11. TOOLKIT 11.1 UN APPROCCIO SISTEMICO... Il fenomeno del cyberbullismo è spesso o quasi esclusivamente trattato dal punto di vista dell’informazione sulle forme che esso può assumere o a partire dalle conseguenze che esso ha avuto sulla vita delle giovanissime vittime, di cui veniamo a conoscenza attraverso i media, quando oramai è troppo tardi. Tra le forme di bullismo quello che passa attraverso lo spazio cibernetico è più latente e sfuggevole alle possibilità di intervento e supporto che la società può attivare. Un segno fisico di violenza può essere visibile e leggibile dagli ambiti della società più prossimi alla vittima: famiglia, amici e scuola. Scatena reazioni e attiva allerte, mentre l’azione in rete rischia il più delle volte di non essere notata e, se lo è, di non essere considerata così grave (proprio perché spesso non ha ricadute fisiche) da attivare un sistema di protezione e supporto collettivo, lasciando che esso a volte possa gradualmente incidere in modo definitivo sulla vita di chi subisce. La motivazione di un non intervento in ambito scolastico, se non attraverso lo strumento della sensibilizzazione con l’informazione, è spesso una scelta obbligata per la consapevolezza della fragilità di un qualsiasi approccio che non sia sistemico e quindi strutturato e coinvolgente per tutta una serie di attori come famiglia, gruppo classe, amici e coetanei frequentati fuori dall’ambito scolastico, nonché degli strumenti legislativi preposti. Strumenti che la scuola e gli insegnanti che si trovano a ricoprire il ruolo di persona referente per il cyberbullismo non sempre hanno a disposizione e che esula spesso dai confini del proprio mandato e possibilità di intervento reale. Esistono però delle sinergie e delle modalità di intervento che spesso vedono educatori e facilitatori esterni (in Europa youth worker) costruire con le scuole e con gli insegnanti dei percorsi e delle sinergie funzionali anche alla prevenzione ed al contrasto al fenomeno, che hanno messo in luce come il cyberbullismo, pur utilizzando strumenti di comunicazione collettiva globali, necessiti di interventi che per essere efficaci debbono essere localmente costruiti ed agiti. Lo stesso concetto di viralità è da rivedere nel caso del cyberbullismo, perché il mondo sociale di riferimento degli adolescenti è ridotto e quindi l’impatto, anche con bassi numeri, può essere totalizzante sulla vita della vittima. Se poi si allarga la visione e si abbandona la sola ricerca del cyberbullo per arrivare alla ricostruzione delle condizioni e delle ragioni che lo hanno mosso, potrebbe non essere così strano scoprire che esso stesso è stato vittima di bullismo.
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