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Direction Reportec - Anno XII n.66 marzo 2014 mensile

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Cambiano i modelli di utilizzo dei sistemi di stampa, in risposta a esigenze di efficienza e integrazione, in un contesto sempre più orientato al servizio

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Data Center HP Fortify on Demand • Fujitsu abilita il Bring Your Own Cloud NetApp Data Ontap per i data center del futuro Cresce il cloud per il business • Più spazio a RFID nel retail



cloud l’opinione

ict security focus on l’opinione

software mobility communication networking

Verso un Software defined Data Center Fujitsu abilita il Bring Your Own Cloud Data Center per un futuro nel Cloud con NetApp Data ONTAP Server HP ProLiant Gen8 più performanti con i nuovi processori Intel Anche le SAN virtuali nel Data Center di VMware L’SDN di Huawei per il futuro del Data Center

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Il Cloud personalizzato di CBT Le soluzioni cloud di Oracle per il marketing Il Cloud Computing per il Business gode di buona salute BT al top dei Global Network Service Provider

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Il data center in stallo nuoce al CIO

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l’indice

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Windigo: il trojan che agisce inosservato da tre anni Web più protetto con F5 HP Fortify on Demand: sicurezza applicativa a misura di azienda

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Soluzioni di stampa per contribuire al business Le multifunzione Samsung contribuiscono ai processi di business HP Officejet Enterprise: gestione e risparmio I Managed Printing Services di Brother Puntare sul digitale migliora le decisioni nella PMI

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Internet of Things e storage, un connubio non facile ma proficuo

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Applicazioni mobili e cloud: test più veloce grazie ad HP Cisco rende sicure le applicazioni Open Source

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Smart Connected Device: in Italia trainano tablet e smartphone Zambon sceglie AirWatch per la gestione dei dispositivi mobili Citrix punta a migliorare la mobility aziendale

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Zucchetti entra nel mercato Social Network per le aziende Mitel si rafforza nei contact center Cloud Fax e SMS: alleanza tra Retarus e T-Systems Telefoni IP a banda larga da Alcatel-Lucent

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Cresce l’uso dellA tecnologia RFID nel mercato Retail TP-Link Trio Kit Powerline: Internet fino a 500 Mega sfruttando la corrente elettrica ZTE: mondo fisico e digitale più vicini con il 5G

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Direction Reportec - anno XII - numero 66 mensile marzo 2014 Direttore responsabile: Riccardo Florio In redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi. Grafica: Aimone Bolliger Immagini da: Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - redazione@reportec.it Stampa: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136 Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.

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VERSO UN Software DEfined Data Center di Giuseppe Saccardi

L’evoluzione in atto spinge verso nuovi modelli di data center, che puntano ad allocare in modo dinamico le risorse in base ai requisiti delle applicazioni e ai livelli di servizio attesi. Si tratta di un processo che interessa server, storage e rete, che spinge a un livello piÚ avanzato il disaccoppiamento tra risorse logiche e fisiche avviato con la virtualizzazione.

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VERSO UN SOFTWARE DEFINED DATA CENTER

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l data center come lo conoscevamo è negli ultimi anni profondamente mutato. I trend che l’hanno interessato e lo stanno tutt’ora interessando, sono numerosi. Vediamo di elencarli, anche se non in ordine temporale o di importanza e abbinando aspetti puramente architetturali con altri più operativi. Nell’insieme danno però una idea dei problemi che un CIO e il suo staff si trovano giornalmente ad affrontare e quali decisioni si trovano a dover prendere. La virtualizzazione, il cloud, la ri-centralizzazione delle funzioni prima demandate ai server in un’architettura clientserver che ha dominato le scene sino ad ora, la virtualizzazione dei desktop, il BYOD e cosa ciò implica per la sicurezza dei dati e la gestione delle immagini e dei dati attinenti i dispositivi remoti, il cloud nelle sue diverse incarnazioni (public, private o hybrid) e, ultimo in ordine di tempo ma con un effetto dirompente, il Software Defined Data Center (SDDC). Con quest’ultimo termine, in particolare, si intende in sostanza la capacità di organizzare un data center in modo che sia facilmente gestibile a software, con un disaccoppiamento tra hardware e la sua immagine virtuale così come viene proposta allo strato delle applicazioni e con la implicita possibilità di gestire in modo trasparente le diverse tipologie di risorse, sia che si tratti dei server, dello storage o della rete. È immediato capire come una tale evoluzione sia congruente con le esigenze sia di chi desidera adottare un cloud di tipo ibrido che public. La complicazione ovviamente non si ferma al contorno, perché se

Software Defined (SD) deve essere un data center, software defined devono necessariamente esserlo tutte le sue componenti, come ad esempio lo storage e il substrato di rete. Non a caso parallelamente all’interesse degli user è fortemente cresciuto l’interesse e il coinvolgimento dei produttori per il Software Defined Storage (SDS) e il Software Defined Networking (SDN). Quella dell’SDDC è un’evoluzione che era nell’aria e sembra essere la conseguenza diretta della virtualizzazione, oramai fortemente attuata dalle aziende, e dalla crescente diffusione del cloud, soprattutto di tipo ibrido, che appare sempre più essere la strada che imboccheranno le aziende nel passaggio ad un nuovo modo di concepire e fruire di un infrastruttura ICT il più possibile

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basato sul concetto di dinamicità nell’uso delle risorse, e del loro pagamento. Esaminiamo due degli elementi fondanti di questa evoluzione, quella dello storage e quella della rete e le relative implicazioni. Prima però vediamo perchè interessa sia gli operatori che gli utilizzatori. Dal lato degli utilizzatori e cioè dal punto di vista di chi gestisce un data center, software e servizi interessano la maggior parte delle risorse e assorbono buona parte degli investimenti. Perché allora si dovrebbe parlare di qualcosa di così diverso? Semplicemente perché ci si propone di farlo in un modo diverso da come lo si faceva sino a ora e abilitando un grado di libertà e una rapidità di intervento nettamente

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superiore a quella sperimentata. Naturalmente quello che è chiaro e auspicato come punto di arrivo, e cioè l’indipendenza teoricamente assoluta tra applicazioni e infrastruttura hardware, richiederà del tempo per essere raggiunta, ma è comunque un processo in itinere che appare oramai inarrestabile. In sostanza, quello che ci si aspetta abiliti concettualmente un SDDC è di disaccoppiare del tutto le applicazioni dalla componente fisica sottostante, e tramite un strato software e un insieme di API (che permettano alle diverse componenti di interagire in modo standardizzato), far si che ad una applicazione vengano automaticamente assegnate le risorse che le servono in funzione di parametri prestabiliti, come la potenza elaborativa necessaria, il volume di dati da trattare, il grado di sicurezza, il livello RAID, la dispersione geografica dei dati da accedere, eccetera. In sostanza, ciò vuol dire poter orchestrare automaticamente l’assegnazione delle risorse alle singole applicazioni, e farlo non solo in modo fisso, ma anche in base alle esigenze del momento. Per esempio, se un’applicazione di BI o ERP deve analizzare una certa mole di dati per estrarne informazioni decisionali utili, ma deve farlo in un tempo massimo prestabilito, si deve vedere assegnata in modo automatico la capacità di elaborazione e di storage necessaria, nonché la banda e le connessioni di rete conseguenti, senza che per farlo si debba procedere manualmente. In pratica, ciò corrisponde a un tuning dell’assegnazione delle risorse fatto in modo tale da ottimizzare al massimo le risor-

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se stesse, con in più il vantaggio che, avvenendo l’interazione tra strato di orchestrazione e macchine fisiche in accordo a protocolli e API standardizzate, quest’ultime possono essere sostituite (per manutenzione, upgrade o a causa di guasti) senza interrompere il funzionamento e in modo trasparente per l’applicazione. In pratica, ci si viene a trovare in presenza di un sistema che è in grado di scalare automaticamente sia verso l’alto che orizzontalmente, garantendo (perlomeno teoricamente) la assoluta continuità del servizio. Altro corollario è che se a gestire l’orchestrazione delle risorse è un livello software soprastante il piano fisico che disaccoppia applicazioni e infrastruttura, e lo fa tramite interfacce standard definite da enti o associazioni dedicate (si pensi per esempio a Open Stack e a Open Flow), si ha la possibilità implicita di poter adottare hardware di terze parti e non si è più vincolati al mono fornitore, Va da se che limiti ne esistono sempre, così come esisteranno differenze tra piattaforma e piattaforma. Se un server non ha la capacità di memoria necessaria, o un dispositivo di storage non ha il tipo di RAID richiesto dalla applicazione, diventa impossibile adottarlo anche se costa di meno di un’altra macchina perché altrimenti avrei un degrado delle prestazioni complessive e l’impossibilità di soddi-

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sfare specifici SLA. Prevedibilmente, in un quadro di progressiva standardizzazione a livello di interfacce sarà su questi aspetti che i produttori si giocheranno la loro quota di mercato nello spazio che si apre per la realizzazione di questo nuovo concetto di data center. Per quanto concerne la componete rete di un SDDC vale quanto esposto in generale, e cioè l’interesse nel poter impostare a software le caratteristiche che deve avere il substrato di trasporto in funzione delle esigenze applicative. Ciò dal punto di vista architetturale e nel contesto della rete è ottenuto adottando un principio da tempo usato nei grandi sistemi di comunicazione pubblici e internazionali dove l’esigenza di poter far interagire reti costituite da apparati di fornitori diversi esiste da decenni. In pratica, si è adottato il medesimo sistema di operare su due piani, un piano di alto livello software e un piano fisico di connettività costituito dai nodi di commutazione, in sostanza i router di backbone o periferici. È compito del piano di controllo (e cioè del software che risiede su una macchina specifica o è a sua volta distribuito) determinare quale risorsa, quale cana-


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le, quale banda va assegnata alla applicazione, e che si preoccupa di orchestrare il tutto in modo da garantire ai dati di quell’applicazione un canale di comunicazione per il tempo necessario corrispondete alle esigenze, allo SLA e così via. Come sempre, dato un accordo di massima tra gli operatori di mercato, il diavolo si nasconde nei dettagli ed esistono punti di vista diversi sotto il profilo terminologico. Per alcuni il punto centrale di un tale approccio, che effettivamente permette di creare una infrastruttura di rete molto flessibile e potenzialmente del tutto indipendente dal fornitore, è nella separazione tra piano di controllo e appa¬rati di rete mentre altri puntano sulla tra-

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sformazione in accordo al concetto di openess delle interfacce di controllo sugli apparati quali i router. In realtà lo scenario si presenta ben più complesso anche se entrambi i punti di vista ne possono far a ragione parte e il concetto di separazione tra piani è già noto e attuato da anni. Un consistente passo avanti è quello che si è posto come obiettivo la definizione del protocollo OpenFlow, che dal campo accademico, una volta che è stato adottato dalla Open Networking Foundation (ONF), ha finito con il costituire un solido riferimento nel lavoro di standardizzazione in questo critico settore del data center. Come tutti gli standard nella loro

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fase iniziale i problemi non sono mancati e alla sua definizione iniziale sono seguite attività di messa a punto favorite anche dal crescente interesse e coinvolgimento da parte dei produttori. Quale sia il punto di arrivo di una tale evoluzione è difficile da dire al momento, ma è prevedibile che sul carro del “software defined” in breve saltino anche i pochi che ancora non l’hanno fatto, fosse solo per opportunità di marketing. Una storia che si è già vista con il cloud computing. R

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Fujitsu abilita il Bring Your Own Cloud Con la Cloud Initiative e la Cloud Integration Platform, il vendor rende disponibile una piattaforma che consente ai CIO l’adozione e la gestione del cloud privato o pubblico all’interno delle aziende

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l cloud permea sempre più la società e le aziende vi ricorrono con crescente frequenza. Le soluzioni cloud private o pubbliche stanno rivoluzionando l’approccio all’IT, ma, mette in guardia Federico Riboldi, business program manager di Fujitsu: «non sempre è facile individuare le tecnologie e i servizi realmente utili e il rischio di non ottenere i benefici sperati può essere elevato». Per ridurre al minimo i rischi, ed ottimizzare i benefici che possono derivare dall’adozione delle diverse forme di cloud, Fujitsu ha adottato negli anni un approccio pragmatico costituito dalla sua Cloud Initiative. Parte saliente della Cloud Initiative è ora anche la Cloud Integration Platform, una piattaforma che consente ai CIO, in un’ottica di “Bring Your Own Cloud”, l’adozione e la gestione del cloud all’interno delle aziende. La soluzione, annunciata al recente Fujitsu Forum 2013, permette ai dipar-

timenti IT di agire come elemento abilitante del cloud nell’ambito del business aziendale per il delivery di soluzioni IT in modalità altamente reattiva. In pratica, ha spiegato Riboldi, con la Cloud Initiative Fujtsu ha realizzato uno stack di servizi cloud, e cioè fruibili anche via Web, che si basano innanzitutto su una robusta piattaforma di Infrastructure as a Service costituita dalle sue soluzioni server, storage e di rete. Su questa ha poi reso disponibile una proposta di Platform as a Service (PaaS) e infine su quest’ultima ha realizzato il layer di Software as a Service. «Le SaaS sono dei servizi volti fondamentalmente alla protezione del dato, quali il “Backup as a Service”, l’”IT Management as a Service” o la “Cloud End User Protect” (basata su Symantec - ndr). Sono

tutti servizi che sono parte della ampia Cloud Initiative che è la riformulazione che abbiamo dato al Cloud al fine di combinare la sua formulazione classica con una più aderente alle esigenze del mercato, partendo dalla considerazione che introdurre il cloud in azienda non è semplice e che occorre discriminare attentamente cosa realmente serva, o sia possibile fare» ha osservato Riboldi.

Private cloud e provisioning automatico Come evidenziato, la strategia Fujitsu si è evoluta lungo due direzioni complementari, quella volta a mettere a disposizioni infrastrutture per il private cloud e quella di soluzioni per il public cloud, soluzioni che possono essere combinate in una soluzione ibrida qualora le esigenze aziendali o una fase di analisi approfondita lo suggeriscano. Il portfolio per il private cloud prevede un layer di base costituito da un portfolio di prodotti che comprende una componente elaborativa che spazia dai server stand alone ai server in versione rack sino a sistemi molto evoluti come i Fujitsu PRIMEQUEST, delle macchine molto potenti tipo “Mission Critical” che sono partizionabili, particolarmente adatte per realizzare cloud multiutente o far girare applicazioni intensive. A questa si abbina la componente storage, con un ampio corollario di funzioni di virtualizzazione e di applicazioni per la data protection. Server e

Federico Riboldi, business program manager di Fujitsu

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storage, oltre che la componente di rete, permettono non solo, evidenzia Riboldi, di realizzare una efficace infrastruttura IT, ma anche di porre le basi per una successiva evoluzione verso il privare o hybrid cloud. Gestire una infrastruttura cloud può però rivelarsi un’attività complessa. Per risolvere questo problema Fujitsu ha completato la sua offerta con ServerView Resource Orchestrator Cloud Edition (ROR CE), un software per l’orchestrazione e il provisioning delle risorse IT. Il software aiuta il settore IT di un’azienda nell’orchestrare un servizio IaaS aziendale e porre rapidamente a disposizione quanto necessario ai diversi dipartimenti. Oltre al provisioning provvede a fornire anche numerosi altri servizi, quali la protezione di server fisici o virtuali, il recovery di server o di chassis blade, di componenti storage, sino a servizi di disaster recovery.

Il servizio Fujitsu per il public cloud su scala globale All’ampio portfolio per il private cloud Fujitsu ha affiancato un servizio world wide di public cloud. È un servizio basato su sei data center di Fujitsu (e sue tecnologie) che è denominato Fujitsu Cloud IaaS Trusted Public S5,. La sicurezza del servizio è garantita tramite il ricorso a molteplici standard e strumenti (credenziali e password, SSO per la gestione credenziali, PKI manager, VLAN, SSL

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VPN, firewall, sicurezza fisica dello storage con cifratura equivalente a AES 128, data center Fujitsu Green Tier III). Target ideale del servizio sono quelle aziende del settore pubblico o del settore finanziario che devono utilizzare un cloud pubblico con il massimo delle garanzie di sicurezza e con l’assoluta certezza che venga mantenuta la più stretta confidenzialità nel trattamento dei dati finanziari dei propri clienti. In Europa il servizio è erogato tramite un data center situato in Germania, con la possibilità di avere un backup tramite un pari data center in UK nell’ambito del servizio BaaS, al fine di garantire a chi fruisce dei servizi di backup dei dati che i medesimi siano in ogni caso residenti in Europa e soggetti alle sue normative sulla riservatezza delle informazioni sensibili.

Integrare private e public cloud con RunMyProcess Molto spesso, evidenzia Riboldi, la soluzione ottimale risiede in un mix di private e di public cloud. Per rendere più facile e trasparente la realizzazione di una infrastruttura ibrida Fujitsu ha sviluppato una piattaforma e servizi correlati che vanno sotto il nome di Fujitsu Cloud Integration Platform. La possibilità di integrare soluzioni cloud sia “private” che “public” è sicuramente fondamentale per poter realizzare una infrastruttura ibrida ma è anche importante che servizi applicativi esistenti in azienda

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 Fujitsu abilita il Bring Your Own Cloud

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possano concorrere a realizzare tale infrastruttura. In questo senso, da tempo Fujitsu ha integrato nel proprio portfolio di soluzioni la piattaforma RunMyProcess. È una applicazione basata su un motore che consente alle aziende di combinare liberamente applicazioni, servizi e dati on-premis sia nel cloud pubblico che privato e di creare così nuove tipologie di sistemi business, compresa la definizione di processi (workflow) e interfacce web. Comprende un’ampia gamma di connettori (oltre 2000) che ne rendono pressoché immediata l’integrazione con i servizi cloud pubblici. I connettori provvedono a creare un tunnel protetto che collega i sistemi interni all’azienda a quelli esterni che vengono acceduti tramite cloud. Utilizza a tal fine un protocollo standard che forma un link sicuro tra le applicazioni che girano sulla piattaforma RunMyProcess e il Client installato sul sistema on-premise. In sostanza, la soluzione fornisce la capacità di far leva sui servizi disponibili sia nei cloud pubblici che in quelli on premise, partendo con progetti circoscritti per poi scalare via via in base alle esigenze. E se dopo un’attenta analisi ancora ci sono dei dubbi da dove iniziare, cosa conviene fare? «Partire dalle esigenze di business. Se si deve rispondere rapidamente alle richieste del mercato la cosa migliore da fare e rivolgersi al cloud», ha affermato Riboldi. R

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Data Center per un futuro nel Cloud con NetApp Data ONTAP Clustered Data ONTAP 8.2.1 apre la strada al Software Defined Storage e al Software Defined Data Center

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ell’affrontare il problema dei data center di nuova generazione, altamente virtualizzati, software defined e che devono poter diventar parte attiva di una realtà cloud ibrida atta a ottimizzare Capex e Opex, la considerazione di base di NetApp è che il ruolo del CIO si sta evolvendo e l’evoluzione tecnologica deve favorire tale evoluzione. Se prima poteva essere descritto come “costruttore” e “operatore” del data center, oggi si avvia sempre più ad essere un broker di servizi informativi e applicativi. In sostanza, evidenzia Roberto Patano, senior manager Systems Engineering di NetApp Italia, i CIO stanno adottando tecnologie e modelli di servizio di nuova generazione per erogare l’IT in maniera più rapida, economica e intelligente, al fine di rendere l’organizzazione più reattiva e competitiva. In essenza, la strategia di NetApp per i data center di nuova generazione e il cloud si incentra su Data ONTAP, il sistema operativo per lo storage che funziona come piattaforma universale per i dati. Elemento essenziale è che Data ONTAP abilita la portabilità dinamica dei dati e lascia alle aziende utilizzatrici ampia facoltà di scelta in termini di applicazioni, tecnolo-

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gie e partner a cui far riferimento. L’approccio adottato da NetApp ha portato IDC a definire Data ONTAP come “il sistema operativo per lo storage brandizzato numero uno al mondo”. Il problema che si sta affrontando, evidenzia Roberto Patano, consiste nel fatto che ci si trova ad affrontare contemporaneamente evoluzioni complesse che coinvolgono le architetture di riferimento, ad esempio con la diffusione dei Software Defined Data Center (SDDC) e del Software Defined Storage (SDS), la necessità di sfruttare macchine installate, ma ancora valide anche se datate, l’esigenza di utilizzare i big data per decidere strategie e la conseguente ne-

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cessità di memoria flash per velocizzare i calcoli degli analytics, nonché la crescente spinta verso il private e l’hybrid cloud e la loro integrazione.

Clustered Data ONTAP concretizza il software defined storage Clustered Data Ontap risponde a numerosi degli aspetti che caratterizzano data center di nuova generazione. Va infatti considerato, osserva Patano, che sono in aumento le organizzazioni IT che integrano l’infrastruttura di cloud privato con servizi di cloud pubblico, il tutto in un quadro evolutivo verso il SDDC, una cui componente essenziale è il SDS. In un tale scenario, Clustered Data ONTAP consente di disporre di un’unica struttura per lo storage e la gestione dei dati in tutte le risorse cloud. Disponibile nei sistemi ottimizzati di NetApp (FAS), per hardware di terze parti (con V-Series), all’interno di infrastrutture convergenti (piattaforma per data center FlexPod) e come appliance per lo storage virtuale su dischi commodity (Data ONTAP-v), costituisce in essenza una piattaforma storage ideata per abilitare operazioni senza interruzioni e una scalabilità virtualmente illimitata.

Roberto Patano, senior manager Systems Engineering di NetApp Italia


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Le finalità di SDS si allineano a quello che da molti anni è l’orientamento strategico di NetApp, confermato dal rilascio della versione 8.2.1, che comprende una serie innovativa di funzionalità ideate per aumentare l’agilità dei data center e accelerare l’erogazione di servizi storage per i team che si occupano di applicazioni e di sviluppo. «Da tempo l’obiettivo di NetApp è quello di offrire un’elevata agilità dello storage che si estende direttamente a un’applicazione o un processo di business. Questo approccio impone di adottare una prospettiva olistica», ha osservato Roberto Patano. In linea con gli obiettivi di SDS e di un SDDC, la vision tecnologica di NetApp comprende: • Servizi storage virtualizzati che forniscono un insieme dinamico di funzionalità basato su classi di servizio virtualizzate invece che su funzionalità definite dall’hardware. • Un’ampia gamma di piattaforme per standardizzare i servizi storage e accedervi all’interno di una serie di opzioni hardware adattabili alle diverse disponibilità di budget o modello di implementazione. • Applicazioni self-service che consentono ai proprietari delle applicazioni e ai team di sviluppo di utilizzare direttamente i servizi storage attraverso l’integrazione nelle interfacce di gestione native e nelle API aperte e programmabili.

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 Data Center per un futuro nel Cloud con NetApp Data ONTAP

È nello scenario evolutivo esaminato e di esigenze specifiche dei CIO che si sono inseriti tre suoi nuovi annunci, volti a rispondere alle necessità di Unified Scaleout e di gestire e controllare i dati in modo flessibile ed efficiente in una singola piattaforma in un contesto SDS e Cloud ibrido. Esaminiamo nei paragrafi seguenti l’impatto positivo che i tre annunci possono avere sullo storage, sull’architettura IT e sulle operation aziendali.

I sistemi storage FAS8000: ROI assicurato entro 9 mesi FAS8000 è una linea di apparati ideata da NetApp per supportare una vasta gamma di carichi di lavoro SAN e NAS, con un singolo sistema predisposto in modo nativo per lo scale-out. L’architettura di storage è stata ottimizzata per l’I/O tramite l’adozione di chipset con microarchitettura Intel, memoria espansa e un migliore supporto flash. Quello che ne è derivato, ha spiegato Patano, è una capacità di 2,6 milioni di IOPS e una scalabilità di sino a 57 PB di storage. La certezza nei benefici che la linea FAS8000 può apportare allo storage aziendale è così forte che NetApp garantisce, in base a sue best practice e analisi iniziali, il ritorno entro nove mesi dell’investimento. FlexArray è un software che consente alle aziende di continuare ad utilizzare lo storage in

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uso come capacità per i FAS, in modo da ottimizzare il ritorno sull’investimento fatto nell’asset. Supporta SAN e NAS, senza add-on complessi, e consente di unificare l’architettura IT in un unico ambito di gestione dei dati più semplice da amministrare. Rappresenta un passo concreto verso il SDS e può essere acquistato e attivato in qualsiasi momento su FAS8000.

Clustered Data ONTAP 8.2.1 L’ultima release di Clustered Data ONTAP, la 8.2.1, consente di costruire una piattaforma universale per i dati che supporta la loro portabilità dinamica in cloud pubblici e privati, abilitando in pratica un’ampia scelta di opzioni tecnologiche, applicative e di partnership. Il follow-up immediato dal punto di vista operativo, ha chiarito Patano, è che con la sua adozione diventa possibile eliminare i downtime pianificati ed eseguire la manutenzione delle infrastrutture senza interrompere l’accesso alle applicazioni e ai dati dell’utente. Permette anche di semplificare e rendere automatica l’erogazione di servizi IT a utenti e applicazioni, rappresentando così un punto di partenza concreto per realizzare cloud privati, pubblici e ibridi. R

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server HP ProLiant Gen8 più performanti con i nuovi processori Intel Rilasciato il sistema ProLiant DL580 di nuova generazione che si distingue per le elevate prestazioni che lo indirizzano verso l’analisi dei dati e workload di elaborazione su larga scala. Annunciati anche aggiornamenti ai server DL560 e BL660c Gen8 di Riccardo Florio

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er rispondere alle crescenti esigenze prestazionali dei data center HP ha rafforzato la propria gamma di sistemi x86 di tipo scale-up rilasciando ProLiant DL580 Generation 8 (Gen8), un server di livello enterprise a quattro socket basato su processori Intel Xeon E7-8800/4800 v2, indicato per applicazioni mission-critical, business intelligence e database e che viene proposto da HP come un sistema con prestazioni record capace di rendere le transazioni aziendali fino a 30 volte più veloci. Il ProLiant DL580 può ospitare 2, 3 o 4 processori con un numero di core variabile (6, 8, 10, 12, 15). Rispetto alla generazione precedente (HP DL580 G7) il DL580 Gen8, grazie ai processori Intel Xeon E7-4800 v2, offre prestazioni del processore raddoppiate e il 50% di core in più; incrementati anche il numero di slot a disposizione per i moduli di memoria a doppia linea di contatto (DDR3 RDIMM) portandolo fino a 96, per una capacità massima di 3 TB. La dotazione storage prevede fino a 10 unità SAS/SATA/SSD SFF con un miglioramento delle prestazioni grazie alla presenza del controller SAS HP Smart Array da 12 Gbps, mentre la larghezza di banda I/O è

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stata aumentata grazie a 9 slot PCIe Gen3.0 (tra cui 5 slot FL/FH x16). Il server HP ProLiant DL580 Gen8 è dotato anche di funzionalità di sicurezza e protezione dei dati come, per esempio, il supporto della modalità UEFI (Unified Extensible Firmware Interface), la funzione di avvio sicuro, HP Secure Encryption e Intel Secure Key. Gli interventi effettuati a livello di architettura e di gestione intelligente contribuiscono a incrementare l’efficienza di questo server, mentre l’utilizzo di HP Advanced Error Recovery per l’isolamento proattivo degli errori e di HP Memory Quarantine aumentano rispettivamente l’affidabilità del processore e la capacità di memoria. I nuovi server HP ProLiant Gen8 sfruttano HP Serviceguard for Linux, un software di clustering ad alta disponibilità per predisporre un tempo di disaster recovery molto

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HP ProLiant DL580 Gen8

breve e si avvalgono del servizio HP Proactive Care che migliora la disponibilità e la stabilità degli ambienti virtualizzati. Il nuovo server di HP prevede funzioni di gestione “intelligente” e tramite HP OneView è possibile ottenere una visualizzazione unificata integrata dell’infrastruttura IT. Usufruisce dei servizi HP Proactive Care Services che integrano uptime e produttività. HP continua a far evolvere i propri server sfruttando le caratteristiche dei nuovi processori Intel. A inizio anno con l’introduzione dei processori Intel Xeon E5-2400 v2 sui sistemi biprocessore ProLiant DL360e Gen8, DL380e Gen8, ML350e Gen8 v2, BL420c Gen8 e SL4540 Gen8, HP aveva portato un ‘incremento di prestazioni nella virtualizzazione che, secondo il vendor, arrivava al 38%, con anche la possibilità di incrementare di 4 volte il numero di Virtual Machine supportate. Ora HP ha annunciato le prossime evoluzioni che interesseranno i modelli HP ProLiant DL560 e BL660c Gen8, server rack e blade indicati per ambienti applicativi complessi e workload intensivi, che saranno aggiornati a breve con il supporto per la famiglia di processori Intel Xeon E5-4600 v2 che ne espanderanno le caratteristiche di performance e scalabilità. R


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ware prosegue nella strada dello sviluppo di soluzioni per la virtualizzazione dei data center e dell’ICT aziendale. Tra le novità più recenti, la soluzione Virtual SAN, mentre cresce anche la volontà di offrire servizi IaaS (Infrastructure as a Service). Partiamo da questi ultimi: dopo un accordo con un provider statunitense è arrivato l’annuncio di un servizio vCloud Hybrid Service erogato per l’Europa dal data center di Slough, in Gran Bretagna. Tale centro garantisce la residenza dei propri dati in Europa, in linea quindi con le esigenze di compliance e di sovranità dei dati posseduti dalle imprese del Vecchio Continente. Secondo l’annuncio si tratta di un primo passo nello sviluppo del servizio VMware vCloud Hybrid in Europa. Contemporaneamente, i responsabili di VMware hanno reso disponibile VMware Virtual SAN, una soluzione per il Software-Defined Storage. Basato su tecnologia VMware vSphere e operante in architetture server X86, spiegano i responsabili del prodotto, Virtual SAN permette di mettere in pool dischi convenzionali e dispositivi flash, in modo da creare uno storage condiviso per macchine virtuali ad alte prestazioni e resiliente.

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Anche le SAN virtuali nel data center di VMware

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Continua l’impegno nell’espansione delle infrastrutture basate sulla virtualizzazione, grazie al rilascio di Virtual SAN, mentre partono i servizi cloud anche in Europa di Gaetano Di Blasio

Secondo benchmark realizzati internamente, VMware Virtual SAN raggiunge sino a 2 milioni di IOPS (operazioni input/output al secondo) su un cluster a 32 nodi. «VMware Virtual SAN è una soluzione ottimizzata per ambienti virtuali che porta nella gestione dello storage un nuovo approccio incentrato sull’applicazione. I clienti che conoscono VMware vSphere potranno contare sulla familiarità che hanno

già con la tecnologia di virtualizzazione per capire rapidamente il funzionamento di VMware Virtual SAN e ritrovare lo stesso approccio», ha osservato Alberto Bullani, Regional manager di VMware. Più nello specifico del prodotto, VMware Virtual SAN si propone di semplificare il provisioning dello storage riducendo al tempo stesso il TCO e dando vita a un modello operativo più agile. È proposto dall’azienda per utilizzi in ambienti virtuali, dalla Virtual Desktop Infrastructure (VDI), al test e sviluppo, al disaster recovery. VMware Virtual SAN può essere implementato su un’ampia gamma di server, essendo indipendente dall’hardware. Virtual SAN Ready Nodes (configurazioni di server pre-validate) e una lista di hardware compatibili consentono di scegliere le componenti che si preferiscono. Più di 150 componenti e 13 nodi sono certificati per VMware Virtual SAN. R Il funzionamento di VMware Virtual SAN D66

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L’SDN di Huawei peR IL FUTURO DEL Data CENTER Le soluzioni di rete del colosso asiatico puntano su un modello software-defined in grado di supportare le nuove esigenze di mobility, BYOD e cloud di Giuseppe Saccardi

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n un momento di rapida evoluzione, con tendenze e tecnologie emergenti come il cloud computing, i big data, la mobilità e i servizi di social networking, le reti aziendali e dei carrier devono affrontare, evidenzia Huawei, tre grandi sfide: la capacità insufficiente di elaborazione; le difficoltà di localizzazione dei guasti e le risposte lente di un servizio di rete. In sostanza, e come conseguenza di ciò, Huawei ritiene che le aziende necessitino, per supportare adeguatamente i loro data center, di reti in grado di fornire servizi più agili e flessibili. Ciò porta necessariamente a riconsiderare architettura, piattaforme e modalità di realizzazione delle reti di campus e aziendali tramite nuove tecnologie. Un esempio è l’infrastruttura di rete di Campus e i data center. Si tratta di una realtà in rapida evoluzione a causa della natura dinamica della mobilità aziendale, delle implementazioni BYOD, dei servizi cloud,

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delle applicazioni multimediali in tempo reale e della Unified Communication, della crescita dei servizi video, così come della necessità di un approccio globale alla sicurezza di tutta l’infrastruttura IT aziendale. Per le reti aziendali Huawei ha ideato soluzioni integrate che possono costituire le fondamenta di una infrastruttura IT ed ICT dinamica adatta sia per il mondo enterprise che per la PMI, appartenente al settore privato o pubblico. Nello specifico, ha reso disponibili modelli flessibili per il delivery di soluzioni di rete e cloud. Questi modelli rispondono a tre tipologie di utenze ed esigenze IT: la realizzazione di una propria soluzione di rete privata su base end-to-end; la realizzazione in partnership con gli operatori di piattaforme che abilitano l’erogazione di servizi di rete al mondo delle aziende; la realizzazione di partnership e il supporto alle aziende in modo da permettere loro di erogare servizi di rete e cloud ai propri clienti. In funzione delle esigenze dell’azienda e della complessità della infrastruttura di rete richiesta, Huawei provvede anche a fornire soluzioni chiavi in mano che possono comprendere componen-

data center

ti hardware e software di partner industriali nel campo della virtualizzazione, della sicurezza, delle facility o del consulting. In particolare, le soluzioni per Data Center sono state sviluppate da Huawei per permettere alle aziende di migliorare la user experience. Il portfolio include lo switch di core CE12800, un apparato caratterizzato da elevate prestazioni, e gli switch CE6800/5800, degli apparati predisposti per un accesso a 10GE/G. Tutti i dispositivi della serie CE per data center si basano sulla piattaforma software VRP8 di Huawei e supportano un ampio insieme di servizi di rete, di campus e di data center. Come evidenziato, i dispositivi della serie CE12800 sono degli switch per il core di una rete a elevate prestazioni progettati per le esigenze di rete di data center e di Campus. Forniscono sino a 64 Tbps di capacità di commutazione e hanno una elevata densità di porte operanti a velocità di linea. I diversi equipaggiamenti dei dispositivi della serie sono equipaggiabili rispettivamente con sino a 128*100GE, 384*40GE, o 1536*10GE porte. La serie CE12800 si basa su una architettura di switching riferita come “rete di Clos “, che permette di gestire i pacchetti in transito in modalità non bloccante. A questo aggiunge un canale di ventilazione di tipo front-to-rear progettato per garantire un elevato grado di affidabilità. Gli switch della serie comprendono anche funzionalità di virtualizzazione e servizi specifici per data center. Non ultimo, sono stati progettati con tecnologie che hanno permesso una forte riduzione dei consumi energetici. R


cloud Flavio Radice, general manager di CBT

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l cloud è sicuramente un forte abilitatore di innovativi ed efficaci approcci all’IT. Nel momento economico contingente, in cui gli investimenti in tecnologie devono essere mirati ad aumentare l’efficienza, è fondamentale modificare il modello da CAPEX a OPEX pagando un canone direttamente proporzionale all’utilizzo di risorse, consapevoli che in qualsiasi momento queste possono essere riadeguate in brevissimo tempo e a costo prefissato. «Un approccio orientato al cloud - evidenzia Flavio Radice, general manager di CBT - permette di porre in atto una strategia di cessione della crescente complessità di ambienti informatici sempre più articolati, virtualizzati, che coinvolgono svariate tecnologie e crescenti problemi di sicurezza. In un tale scenario, che implica maggiori costi sia tangibili che intangibili e in quanto tali difficilmente prevedibili, portare all’esterno presso un operatore qualificato tutte o parte delle tecnologie e delle applicazioni informatiche fornisce un livello di “confidence” elevato nell’IT, nello

Il Cloud personalizzato di CBT sviluppo delle applicazioni e nella certezza dei costi». Il cammino verso un IT basato sul cloud appare oramai inarrestabile e i risultati dell’ultimo anno fiscale di CBT sostanziano questa evoluzione, con una raccolta ordini complessiva in cui l’apporto dei servizi e del cloud computing ha superato l’ammontare delle tecnologie. La sfida nel cloud secondo CBT non si gioca però solo sulla componente hardware: i responsabili dei sistemi informativi non hanno più l’esigenza di conoscere nei dettagli l’infrastruttura tecnologica, le loro richieste devono essere orientate alla disponibilità di risorse ed ai livelli di servizio: questo permetterà una sempre maggiore focalizzazione sulla componente applicativa, che in definitiva è l’unica leva abilitante per il business e quindi per i responsabili commerciali, di produzione, o logistica, dove si giocano i margini. «All’interno di CBT - ha precisato Radice - c’è una componente applicativa molto importante dedicata alle nuove soluzioni di Enterprise Information Management e di CRM, due temi essenziali per il corretto funzionamento dei processi di business che si coniugano molto bene con il mondo del cloud». R

Servizi per infrastrutture IT, CRM, desktop, sicurezza e applicativi “as a service” per la Cloud Business Transformation nel portfolio cloud di CBT

Le soluzioni cloud di Oracle per il marketing Oracle Eloqua arricchita di nuove funzionalità a beneficio dei CMO e i loro team, con il vantaggio del Software as a Service

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racle ha annunciato nuove funzionalità e miglioramenti a Oracle Eloqua, confermando il proprio impegno nell’aiutare i CMO (chief marketing officer) e i loro team a ottimizzare la customer experience, con l’obiettivo di realizzare campagne marketing dall’impatto evidente e misurabile sui ricavi. In Oracle sottolineano che la più recente versione

di Oracle Eloqua, permette ai responsabili marketing di offrire un “engagement” più significativo ed esperienze migliorate, integrando le fonti dati per costruire una panoramica completa e operativa dei clienti. Le novità, secondo quanto riportato, riguardano il supporto alle attività marketing più importanti, inclusi content marketing e social relationship management, consentendo agli addetti marketing di creare contenuti targettizzati e dinamici nelle e-mail, nei blog, sui social media e nelle landing page. Oracle Eloqua, sostengono i responsabili della società, è l’unica soluzione che permette agli addetti marketing di gestire attraverso un’unica piattaforma campagne con obiettivi suddivisi tra i media owned, earned e paid. Sul tema delle soluzioni in cloud, segnaliamo lo speciale di copertina sull’eMagazine Solutions, gratuitamente sfogliabile online. R D66

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cloud

Il Cloud Computing PER IL Business GODE DI buona salute I dati forniti da Sirmi evidenziano una crescita a 2 cifre nel 2013 e prevedono un trend positivo ma rallentato nel 2014. Più apprezzato il SaaS dalle PMI e l’hybrid cloud dalle aziende più grandi con oltre 250 dipendenti

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i sviluppano, anche nel nostro Paese, i servizi cloud per il Business che nel 2013, secondo quanto riportato da Sirmi, hanno generato complessivamente un mercato da 788,8 milioni di euro, con una crescita del 16,9% rispetto al 2012 e che nel 2014 dovrebbero superare quota 915 milioni. Numeri che vanno in controcorrente rispetto al settore dei servizi IT business che, lo scorso anno, ha lasciato sul campo il 4%. Il peso predominante del mercato è legato ai servizi di tipo hybrid cloud che, insieme alla componente public cloud, coprono il 60% dell’offerta totale, mentre il 40% è ancora stabilmente generato da servizi di virtual private cloud. La suddivisione per tipologia di servizio Il mercato del Software as a Service (SaaS), cresciuto significativamente nel 2013 pesando sul totale per il 41,5%, nel 2014 secondo Sirmi continuerà ad aumentare ma a un ritmo più rallentato; un risultato che deriva anche dal fatto di aver annoverato nella valutazione servizi che, pur essendo erogati su piattaforme tipicamente cloud (per esempio la Firma Digitale e la Posta Elettronica Certificata), solitamente non vengono fatti rientrare in questa practice: per esempio nel 2012 la Firma Digitale aveva registrato performance

Il mercato dei servizi Cloud Business in Italia per tipologia

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negative e nel 2014 la Posta Elettronica Certificata ha iniziato a scontare un effetto di progressiva saturazione. Nel 2013 il mercato Infrastructure as a Service (IaaS) che pur occupava il 54,6% del totale, ha rallentato la crescita a causa, sostiene Sirmi, di uno scenario economico ancora negativo che ha frenato gli investimenti e rinviato l’inizio dei progetti soprattutto di carattere infrastrutturale e che ha risentito anche di una progressiva diminuzione delle tariffe e dei prezzi (minore ARPU). Platform as a Service (PaaS) e mobile cloud si presentano, invece, ancora come aree di nicchia. La suddivisione per realtà di adozione La domanda di servizi di cloud computing è generalmente in crescita, ma sono soprattutto le aziende con oltre 250 addetti che hanno generato nel 2013 la maggior parte degli investimenti (53,5%), mentre quelle nella fascia tra 50 e 250 addetti hanno contribuito alla spesa totale con una quota pari al 26,8%; il restante 19,7% è stato appannaggio delle aziende più piccole che impiegano meno di 50 dipendenti. La distribuzione delle tipologie di servizi cloud non è uniforme. Nell’area SaaS l’incidenza delle aziende più grandi scende al 44,9%, mentre le due fasce dimensionali inferiori presentano un peso analogo stimato in circa il 27,5%: risultati che confermano la preferenza delle PMI verso il mondo cloud nella declinazione SaaS rispetto alla scelta IaaS. Un’ulteriore conseguenza della crescita di servizi cloud è l’aumento dei cloud service provider attivi in Italia poiché quasi tutte le tipologie di player del mercato ICT, compresi i distributori, hanno predisposto una qualche tipo di offerta cloud. In questo scenario si stanno dimostrando particolarmente vivaci gli


 Il Cloud Computing PER IL Business GODE DI buona salute

operatori di piccole e medie dimensioni, che sorgono anche con vocazione regionale o locale. Anche molti ISV e software house con applicazioni di proprietà stanno scegliendo di proporsi come cloud solution provider sostenendo direttamente gli investimenti necessari in infrastrutture e piattaforme. Contrariamente all’opinione diffusa, Sirmi evidenzia come il successo del cloud computing stia favorendo e non penalizzando i partner di canale che hanno la possibilità di aggiungere valore all’offerta dei cloud service provider oppure limitarsi all’attività di rivendita dei servizi. Tra i cloud service provider, secondo Sirmi, il leader di mercato è Telecom Italia, a cui la società di analisi assegna una quota complessiva di mercato pari al

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Il mercato dei servizi Cloud Business in Italia per segmento

13,6%. Posizione di leadership mantenuta anche nel segmento virtual private cloud con una quota del 19,6% seguita da IBM a quota 14,0%, ma che scende al secondo posto (con il 9,6%) nel public & hybrid cloud, preceduta da Aruba a cui Sirmi assegna il 9,8%. R

BT AL TOP dei Global Network Service PROVIDER

L’azienda vede riconosciuta la completezza di vision e capacità di esecuzione del suo portfolio di servizi di rete globale con il posizionamento di leader nel Magic Quadrant di Gartner

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l numero di aziende che necessitano di servizi di networking globale è in continuo aumento, per via della globalizzazione e della crescente adozione di servizi cloud, che sono spesso ospitati in aree geografiche diverse rispetto a quelle in cui i servizi sono utilizzati. La tendenza delle aziende a richiedere una maggiore banda non mostra segni di arresto, sostenuta da comunicazioni video machine to machine, Big Data e centralizzazione dell’IT. L’importanza dell’affidabilità e del controllo delle prestazioni aumenta man mano che i processi aziendali diven-

tano sempre più dipendenti dall’IT; inoltre, le architetture IT, come il thin client computing, fanno sempre più affidamento sulla rete. BT ha in proposito sviluppato un portfolio molto nutrito che gli ha valso da parte di Gartner il posizionamento per la decima volta come Leader nel Magic Quadrant nella categoria Global Network Service Providers. «Sono orgoglioso di aver migliorato la nostra posizione di Leader in un report così importante. È la decima volta che ci posizioniamo nel quadrante e ciò meno di sei mesi dopo esserci classificati come Leader nel Magic Quadrant Gartner per Communications Outsourcing e Professional Services» ha dichiarato Luis Alvarez, CEO di BT Global Services. L’obiettivo di BT è però quello di continuare a migliorare la sua posizione e in proposito si sta impegnando nel crescere ulteriormente in termini di qualità del servizio, prezzi e risultati. R

Luis Alvarez, CEO di BT Global Services D66

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l’opinione

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Il data center in stallo nuoce al CIO

di Gaetano Di Blasio

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Negli ultimi dieci anni (nel 2004 apriva VMware in Italia) abbiamo assistito a "un'ubriacatura" da virtualizzazione. Il consolidamento e la flessibilità delle virtual machine ha cambiato di molto il system management nell'IT aziendale. Non tutto è andato liscio, ma poi è arrivato il Cloud Computing a promettere un ulteriore salto avanti con un IT convergente in grado di realizzare data center dinamici, altamente efficienti, che rendono il business dell'azienda. Più precisamente, le promesse sono diventate: "ubiquità" dell'accesso, massima disponibilità del servizio, soluzione al problema del mobile device management e, soprattutto per la gioia dei marketing manager, possibilità di guidare le decisioni con il supporto dei Big Data e degli Analytics applicati ai contesti più vari, social in primis. Il punto è che le imprese italiane non sono pronte. Nulla di allarmante, considerando che anche negli USA si è ancora all'inizio, ma non possiamo permetterci né il ritardo di dieci anni come è sempre stato in passato, né di cinque o tre. Occorre un'accelerazione verso la rivoluzione del data center, tenendo presente che non c'è molta scelta: la strada è quella del cloud ibrido. Le applicazioni legacy non consentono facilmente un passaggio alla modalità Software as a Service. Portare su cloud privato applicazioni tradizionali è già un successo: integrarle su OpenStack significa riscriverle. Significa che i tempi e i costi vanno diluiti nel tempo e, quindi, si deve partire subito se si ritiene che l'applicazione è troppo critica per migrare verso piattaforme standard più moderne. Contemporaneamente, si deve valutare attentamente come sfruttare l'offerta di nuove soluzioni in cloud. Si tratta di un'offerta SaaS che sta maturando in fretta, superando anche le criticità legate alla sicurezza dei dati. Ovviamente, quest'ultima non va trascurata, ma si stanno compiendo i corretti passi avanti sulla certificazione dei provider e in termini di contratti. Proprio ambiti innovativi come la mobility e i Big Data sono rapidamente integrabili nei processi aziendali se si utilizzano le soluzioni disponibili in cloud. Il CIO e l'IT manager devono affrontare il problema: rimanere in stallo significa perdere il controllo, perché il business manager agirà per conto suo, soprattutto in questo periodo in cui gli obiettivi che gli vengono posti sono critici. Bisogna allearsi con lui, diventando un consulente di business e trasformando le persone del proprio staff in service broker. R


ict security Windigo: il trojan che agisce inosservato da tre anni

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a dimensioni gigantesche la campagna di cybercrime battezzata Operazione Windigo, dal nome della creatura cannibale della mitologia dei nativi Americani Algonchini. L’allarme è stato lanciato dai ricercatori di ESET, azienda fornitrice globale di software per la sicurezza informatica nota soprattutto per l’antivirus ESET NOD32 che hanno evidenziato come la campagna abbia coinvolto 25mila server Unix a livello globale (1000 in Italia), di cui 10mila circa attualmente tenuti sotto controllo, con un’infezione di circa 500mila pc al giorno. Tra le vittime dell’Operazione Windigo anche kernel.org (il sito di distribuzione ufficiale dei sorgenti Linux) e cPanel (tool grafico per la realizzazione e la gestione di siti Internet). I siti Web colpiti da Windigo tentano di infettare i pc in ambiente Windows attraverso exploit kit, mentre gli utenti Mac sono bersagliati da annunci di siti di dating e i possessori di iPhone vengono reindirizzati a contenuti pornografici online. Per verificare la contaminazione del server i ricercatori di ESET invitano a eseguire il seguente comando: $ ssh -G 2>&1 | grep -e

illegal -e unknown > /dev/null && echo “System clean” || echo “System infected”. «La vasta Operazione Windigo si è sviluppata negli ultimi tre anni, passando quasi inosservata allacomunità internazionale degli esperti di settore - ha dichiarato Marc-Étienne Léveillé, capo ricercatore ESET - e attualmente ha preso il controllo di 10mila server. Più di 35 milioni di messaggi di spam sono stati inviati ogni giorno ad account di utenti ignari, intasando le caselle di posta e mettendo a rischio i sistemi informatici. Peggio ancora, ogni giorno oltre mezzo milione di computer è a rischio infezione, nel momento in cui visitano i siti contaminati dall’operazione Windigo, che li reindirizzano verso programmi e pubblicità malevoli». L’elenco delle componenti pericolose del malware è scaricabile all’indirizzo welivesecurity.com/windigo mentre sul dito di ESED è disponibile il rapporto completo sull’Operazione Windigo. r

I ricercatori di ESET lanciano l’allarme in tutto il mondo su una campagna di attacco che ha già preso il controllo di 25mila server Unix e che ogni giorno infetta 500mila pc

Web più protetto con F5

Per la protezione contro le frodi, il produttore migliora l’architettura Synthesis con servizi avanzati per applicazioni Worry-Free e l’accesso a Internet

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Networks ha rilasciato due nuove soluzioni per la sicurezza: la prima è Secure Web Gateway Services, che consente alle aziende di difendersi contro possibili minacce malware a cui vanno incontro i dipendenti che hanno accesso regolare a Internet o che usano applicazioni Web-based, applicazioni Software as a Service (SaaS) e social media. Con la soluzione, ha spiegato F5, le aziende possono consolidare la propria infrastruttura IT e rafforzare le proprie policy. La seconda è l’architettura Web Fraud Protection, che aiuta le aziende a proteggere dipendenti e clienti da minacce Web e mobile, a prescindere dal dispositivo o dal browser che utilizzano o da dove accedono a

Internet. Insieme, si propongono di aiutare le aziende a difendersi dagli attacchi Web, assicurare la conformità con le policy e migliorare la produttività. Le due nuove proposte si aggiungono all’offerta Software Defined Application Services di F5, studiata per aiutare a sviluppare applicazioni in modo sicuro in qualsiasi ambiente IT. Nel novembre 2013, come parte della propria vision F5 Synthesis, F5 aveva già annunciato l’architettura DDoS Protection per consentire alle aziende di garantire la disponibilità delle reti e delle applicazioni, e l’architettura Cloud Federation per permettere di utilizzare applicazioni SaaS in modo sicuro. L’architettura F5 Web Fraud Protection comprende in particolare F5 MobileSafe e F5 WebSafe. Websafe è una soluzione clientless che può ispezionare l’endpoint in maniera trasparente, identificare malware e fornire protezione. È una soluzione in abbonamento, che prevede un supporto 24x7x365 erogato tramite il Security Operations Center (SOC) di F5, parte dell’acquisizione di Versafe avvenuta a settembre 2013. R

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HP Fortify on Demand: sicurezza applicativa a misura di azienda Un servizio per testare le applicazioni disponibile in cloud e in modalità on demand, che fornisce un report dettagliato sul livello di sicurezza di un applicazione senza richiedere l’acquisto di hardware o l’installazione di software di Riccardo Florio

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l software mantiene attivo il business aziendale ma, se lasciato privo di protezione e vulnerabile, ne diventa un’importante fonte di rischio. Tutti gli analisti concordano nel sostenere che la maggior parte degli attacchi avviene attraverso lo strato software perché è qui che si trovano le maggiori vulnerabilità. Purtroppo, in un contesto globale governato da temi quali il cloud e il mobile e in cui regnano i dettami del time-to-market, l’esigenza di fornire in tempi rapidissimi una risposta alle richieste espresse dai clienti mette a dura prova la capacità di molte organizzazioni di effettuare test di sicurezza approfonditi prima della distribuzione delle applicazioni. All’interno della sua strategia per una sicurezza integrata HP, attraverso la divisione Enterprise Security Products (ESP), propone la famiglia di soluzioni software Fortify per rispondere alle esigenze di protezione nello sviluppo applicativo e per garantire la sicurezza di un’applicazione nel corso del suo intero ciclo di vita. Questo ventaglio di opportunità viene proposto anche in modalità di servizio attraverso l’offerta Fortify on Demand (FoD), una soluzione di sicurezza applicativa “cloud-based” che non richiede l’acquisto di alcun hardware né l’istallazione di alcun software: è sufficiente caricare il codice e scegliere il tipo di test che si desidera effettuare per ottenere un report dettagliato. Questo servizio supporta Web, mobile e applicazioni thick-client sia sviluppati internamente sia da organizzazioni di terze parti, con tre opzioni differenziate in base al livello di rischio a cui l’applicazione espone l’azienda: basso, medio, alto. FoD è disponibile per assessment sia statici sia dinamici e con diverse opzioni all’interno

di ciascuna di queste categorie. È possibile acquistare singole valutazioni o un abbonamento di un anno per valutazioni illimitate di una particolare applicazione. «Fortify on Demand coniuga le esigenze di protezione applicativa con quelle di efficienza e riduzione dei costi - ha osservato Pierpaolo Alì, regional sales director Italia, Iberia, Turchia, Israele & Grecia di HP ESP -. Questo servizio mette a disposizione delle aziende le risorse tecnologiche più avanzate e la competenza di un team di professionisti tra i più qualificati al mondo, per ottenere una valutazione approfondita sul livello di sicurezza delle loro applicazioni senza creare interruzioni di servizio e senza obbligarle a rivedere le proprie infrastrutture, a effettuare investimenti in conto capitale o a installare software». Analisi di sicurezza statica e dinamica L’analisi statica di Fortify on Demand permette di valutare il livello di sicurezza del software e di rendere sicuro il codice legacy mentre questo viene sviluppato. L’utente carica il codice sorgente, byte o binario di un’applicazione e riceve risultati recensiti manualmente solitamente in meno di 24 ore. La soluzione proposta da HP utilizza diversi algoritmi e una base di conoscenza estesa di regole di codifica sicure per analizzare il codice sorgente di un’applicazione alla ricerca di vulnerabilità che potrebbero essere sfruttate in applicazioni distribuite. Questa tecnica analizza ogni percorso che l’esecuzione e i dati possono seguire per identificare ed eliminare più di 500 categorie di vulnerabilità nel codice sorgente, in 21 linguaggi di sviluppo esaminando più di 700mila componenti a livello di API. L’analisi di sicurezza di Fortify on Demand di tipo dinamico combina l’attività di test automatico con una metodologia di test manuale svolta da un gruppo di “application penetration tester” sull’applicazione Web. Questo tipo di test imita le tecniche di attacco dei cyber criminali, consentendo di analizzare a fondo le applicazioni e i servizi Web per individuare possibili vulnerabilità di sicurezza.


 HP Fortify on Demand: sicurezza applicativa a misura di azienda

Analisi delle applicazioni mobile L’ approccio HP Fortify on Demand ai test delle applicazioni mobili prende in considerazione i tre livelli che costituiscono lo stack tecnologico: client, rete e server. Il servizio prevede l’installazione iniziale di un’applicazione per poi eseguire un’analisi preliminare sfruttando tutte le funzioni disponibili. Questa analisi permette di comprendere dove vengono richiesti i dati sensibili, come si spostano attraverso l’applicazione, come sono utilizzati e così via. Viene quindi costruito un diagramma di come questi componenti operano congiuntamente, che viene sfruttato per determinare la progressione della valutazione. Il test viene eseguito sia su dispositivi mobili di prova sia utilizzando dispositivi simulati, a seconda del tipo di applicazione e delle sue funzionalità. Tutte le valutazioni HP su applicazioni mobile coprono le prime 10 vulnerabilità definite all’interno dell’Open Web Application Security Project (OWASP). Fortify Vendor Software Management (VSM) e Digital Discovery Fortify VSM è un sevizio on demand che consente di verificare la sicurezza di un software di terze parti, lasciando al fornitore del software la possibilità di mantenere il controllo del processo. I fornitori di software possono semplicemente caricare i propri codici binari, sottoporli a scansione, risolvere eventuali problemi e quindi pubblicare un report che sintetizza la sicurezza della loro applicazione. Fortify VSM svolge quindi il compito di un laboratorio indipendente, in grado di fornire un’analisi imparziale e coerente dell’applicazione e di produrre una relazione dettagliata di prova che ne attesti il livello di resistenza a possibili manomissioni. Il servizio di Digital Discovery si propone di fornire alle aziende la visibilità (che spesso viene a mancare) su quali delle loro proprietà sono su una rete interna o esterna a causa di vari fattori quali: ristrutturazione e acquisizioni, alterazioni della rete, attività di marketing, nuove registrazioni di sottodominio e consume-

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rizzazione dell’IT. Come parte del ciclo di assessment fornito da Fortify On è possibile eseguire un’attività interna o esterna di Digital Discovery su domini e spazi di protocollo Internet di proprietà di un’azienda. Come parte di questa valutazione il servizio determina quanti siti Web “live” o sconosciuti l’azienda possiede, quale di questi siti ospita funzionalità applicative sconosciute e il profilo di rischio di questi siti. Testare la sicurezza in produzione Troppo frequentemente le applicazioni vengono rilasciate in produzione con vulnerabilità non risolte. HP FoD risponde a questo problema fornendo un servizio per effettuare il test delle applicazioni Web in produzione senza causare interruzioni dell’attività. HP ribadisce che le applicazioni di produzione non dovrebbero essere testate con lo stesso approccio aggressivo utilizzato nelle fasi di sviluppo perché quando si è in produzione sono i dati reali che si espongono a un rischio. Per questo Fortify on Demand offre quattro opzioni metodologiche per la verifica delle applicazioni in produzione: • S icuro – Il team HP FoD realizza una mappatura autenticata dell’intero sito, esamina il sito alla ricerca di vulnerabilità che non richiedono l’invio di moduli usando tecniche di test automatizzato e manuale e poi ricerca le vulnerabilità che possono essere presenti all’interno dei campi modulo. • V erificato - Il team HP FoD verifica che le problematiche che sono state identificate e risolte negli ambienti di pre-produzione siano state risolte anche nella fase di produzione. • A ggressivo non autenticato - La base di questo metodo è di verificare l’applicazione similmente a come un hacker o un BOT attaccherebbero il sistema usando una combinazione di tecniche di manuali e automatizzate. • C ombinato - Fornisce una combinazione di tutti i metodi. R

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Soluzioni di stampa per contribuire al business Cambiano i modelli di utilizzo dei sistemi di stampa, sempre più multifunzione e versatili, per rispondere alle esigenze di mobilità, cloud, sicurezza, in un contesto sempre più orientato al servizio e in cui cresce l’importanza strategica del printing all’interno di processi avanzati di gestione delle informazioni aziendali di Riccardo Florio

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iorganizzare i processi di stampa in modo che risultino più funzionali ai processi di business, maggiormente produttivi e contemporaneamente permettano una razionalizzazione dei costi, è un’esigenza che si pone sempre più di frequente all’attenzione dei manager. In uno scenario che si prospetta sempre più competitivo, la tecnologia deve essere necessariamente integrata da una serie di servizi e di funzionalità adeguate all’interno di un’architettura informatica estesa che ne permettano l’inserzione in modo profittevole ed efficace nella catena del valore aziendale e la trasformino in uno strumento funzionale per il business. Non fa eccezione a questa regola il settore del printing, che rappresenta un elemento strategico all’interno del più ampio processo di gestione documentale, a partire dalla fase di input di un documento sino a quella del suo output. Quello del printing è un settore che è stato per anni dominato da uno spinto individualismo che ha portato alla proliferazione di dispositivi di stampa, copiatrici, apparati multifunzione e altro in modo incontrollato e non è raro che in un’azienda ci siano un numero elevato di stampanti personali, dispositivi multifunzione a livello divisionale, dispositivi condivisi a livello di ufficio di fornitori e modelli diversi e una disomogenea connettività in rete. Questo determina in genere costi elevati di manutenzione, gestione inefficace dei ricambi e dei con-


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sumabili nonché una difficile integrazione con i processi documentali sempre più di tipo digitalizzato. Ne risente ineluttabilmente anche la produttività perché quando una stampante personale o di ufficio non funziona diventa difficile usare quella del vicino di scrivania o dell’ufficio a fianco per stampare il proprio documento. Le aziende più accorte hanno invece fatto evolvere i propri centri stampa da semplici strutture per la fornitura di servizi di stampa e copia ai reparti e gli uffici, per rivestire un ruolo attivo nel contribuire agli obiettivi di business, favorendo strategie di marketing, comunicazione e vendita. Nel centro stampa si possono, per esempio, realizzare campagne di marketing multicanale e personalizzate a supporto delle vendite di prodotti e servizi; sfruttando i nuovi sistemi di stampa è anche possibile produrre documenti e materiali on-demand per aumentare la flessibilità e velocizzare i tempi di risposta al mercato nonché per ottimizzare la produzione eliminando le stampe inutili e riducendo così i costi.

I servizi di stampa gestiti In molti casi questo processo evolutivo sta avvenendo delegando la gestione a fornitori esterni a cui le organizzazioni (soprattutto quelle di classe enterprise) chiedono la fornitura di servizi evoluti e personalizzati (per esempio servizi di marketing che le aiutino a realizzare progetti di comunicazione crossmedia) attendendosi una forte collaborazione al fine di risolvere i problemi che hanno in azienda. Di conseguenza il fornitore di servi-

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Soluzioni di stampa per contribuire al business

zi gestiti di stampa si sta progressivamente configurando come un vero e proprio consulente in grado di identificare per l’azienda cliente le soluzioni migliori, in un quadro funzionale che deve tenere conto dei limiti e dei vincoli economici. Un ruolo che richiede una preparazione di alto livello, con conoscenze dei processi aziendali e architetturali che consenta di dialogare non solo con l’ufficio acquisti, ma anche con gli altri decision maker all’interno dell’azienda.

Cloud printing Pensare al printing come servizio in un contesto di cloud computing implica disporre di soluzioni basate su un connubio molto forte tra tecnologie di nuova generazione e un insieme sofisticato di strumenti che permettono di stabilire una correlazione e una misurabilità tra investimenti IT e risultati di business. Nel concreto, significa rendere corresponsabile il reparto IT dei risultati di business di un’azienda e sensibilizzare sul piano dei costi i responsabili delle varie direzioni business o del singolo ufficio. In sostanza, l’evoluzione verso il cloud printing si è posta l’obiettivo di porre a disposizione del mondo aziendale soluzioni che possono apportare immediati benefici in termini di business e che si inseriscono in modo trasparente nei processi aziendali. Si pensi, per esempio, a una società del settore delle assicurazioni; la sua polizza è un documento fondamentale per l’azienda, perché trasmette al cliente una visione immediata di come opera nei suoi confronti e, più risulta leggibile e chiara con gli elementi importanti

ben in evidenza, più l’azienda ottiene un ritorno in termini di immagine e di fidelizzazione del cliente. Va però considerato che i dati che appaiono sulla polizza presa a esempio, possono essere distribuiti su più database o provenire da diverse applicazioni di business. Integrare il tutto in modo automatico e sicuro e verificare i benefici che ne derivano richiede un approccio che trova la sua naturale collocazione in un contesto di enterprise cloud, estendibile anche a un public cloud quando sono coinvolti attori esterni all’azienda oppure personale mobile. Con il cloud printing si è anche in grado di produrre la stampa di un documento (per esempio una fattura o un ordine) quando e dove serve, senza doverlo necessariamente portare al seguito. Uno degli aspetti interessanti del cloud printing è la possibilità di inserire il documento stampato in un processo di gestione documentale caratterizzato da un’elevata connettività e indipendenza tra il luogo in cui si trova l’informazione da riprodurre su carta e quello dove è collocata la stampante più vicina al fruitore. Si tratta di un approccio che richiede dispositivi (mono o multifunzione) che possano connettersi in

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rete e siano predisposti per essere inseriti in un contesto gestionale integrato oltre che dotati di caratteristiche di affidabilità elevata. Ed è proprio in questo contesto che i vendor stanno aggiornando le proprie offerte e sviluppando nuove funzionalità tecnologiche capaci di trasformare un sistema di stampa in una soluzione a elevato valore aggiunto per il business.

Stampa da smartphone utilizzando connessione NFC, realizzata con tecnologia Samsung

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La stampa è mobile Il tema della mobilità si inserisce in modo complementare all’interno dello scenario finora descritto. È un dato di fatto che la forza lavoro sta diventando sempre più mobile e che le aziende sono alla costante ricerca di opzioni per rendere i propri dipendenti mobili sempre più efficienti nel loro lavoro. Secondo gli analisti, entro il 2015 la metà degli utilizzatori di smartphone e circa il 60% degli utilizzatori di tablet farà uso di funzioni di stampa da dispositivi mobile. Per indirizzare queste esigenze, i vendor stanno sviluppando soluzioni di mobile printing sempre più avanzate che consentono di stampare o recuperare contenuti intuitivamente, ovunque e in qualunque momento e da ogni tipo di device. È interessante notare che le offerte in tal senso si indirizzano ormai ad aziende di ogni dimensione e non solo a quelle di classe enterprise. Si amplia quindi l’offerta di funzionalità touch-to-print, di stampa

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wireless diretta, tramite l’invio di e-mail oppure via Internet senza la necessità di installare driver di stampa o di collegare cavi, con funzionalità sempre più evolute e flessibili. Crescente interesse sta suscitando l’utilizzo della tecnologia di comunicazione wireless a corta distanza NFC (Near Field Communication) nell’ambito del printing, che estende e rafforza la crescente diffusione di questa tecnologia che i principali analisti prevedono in rapida diffusione guidata soprattutto dalle nuove soluzioni per effettuare micro-pagamenti con i dispositivi mobili. NFC, integrata all’interno delle stampanti, rende estremamente semplice stampare da dispositivo mobile predisposto, consentendo anche di scandire o spedire documenti via fax con un semplice tocco dello smartphone a anche semplicemente avvicinandolo al dispositivo di stampa. Si tratta di una tecnologia che finora è stata introdotta prevalentemente nei sistemi di stampa consumer ma che sta evolvendo verso il mondo business parallelamente allo sviluppo di funzionalità software più evolute: una di queste è per esempio l’autenticazione. Altri esempi vengono dal connubio tra mobile e cloud. Per esempio sono già attivi servizi che consentono di individuare, tramite GPS, le stampanti che si trovano in una determinata area geografica e su cui è fornito un servizio di stampa on-demand conforme alla richiesta dell’utente; in questo caso è l’applicazione stessa che ricerca le postazioni di stampa disponibili nei luoghi pubblici compatibili con l’iniziativa, quali hotel, aeroporti e così via.

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Stampa e gestione documentale Il valore per il business alimentabile dall’evoluzione dei modelli di stampa, delle tecnologie e delle funzionalità finora descritte richiede però il presupposto implicito che i documenti cartacei, unitamente a quelli digitali, siano inseriti all’interno di processi documentali integrati da porre al centro di molte attività di comunicazione, per esempio con i clienti. Per le imprese è quindi importante riuscire a gestire le informazioni digitali e cartacee in maniera non solo integrata ma anche centralizzata. Questa esigenza alimenta la crescente presenza di funzionalità di gestione documentale gestibili direttamente tramite sistemi multifunzione. Si va dalla possibilità di inviare via e-mail i documenti per la stampa senza la necessità di installare driver o scaricare applicazioni, alla possibilità di integrare applicazioni per l’archiviazione automatica in modalità cloud di documenti cartacei scanditi, alla composizione dinamica e personalizzata di stampati che integrano dati e immagini provenienti da diverse fonti. La gestione dei documenti va poi di pari passo con la gestione remota della rete e le soluzioni per il controllo e la gestione attiva dei dispositivi di output consentono infatti di gestire l’ambiente di stampa, anche se multi-sede, contribuendo a ridurre tempistiche e costi. Le multifunzione diventano strumenti per la sicurezza Un elemento oramai irrinunciabile nel processo di acquisizione e distribuzione è la riservatezza e la protezione dei dati. Per questa


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ragione, sempre più spesso, nei dispositivi multifunzione per esigenze business l’accesso alle funzioni di copia, fax, scansione, stampa è reso sicuro, chiedendo all’utente di autenticarsi con un badge personale (che può coincidere con il tesserino di riconoscimento aziendale) per evitare la perdita o la diffusione di informazioni aziendali critiche, favorire il controllo e ridurre possibili errori. Nelle piattaforme di ultima generazione è di solito garantita la compatibilità con i più diffusi standard di mercato e la gestione delle utenze è semplificata dalla possibile interazione con i sistemi di autenticazione già presenti in azienda. Le operazioni di login permettono anche di mantenere la riservatezza delle informazioni, poiché si riducono le stampe lasciate incustodite sui vassoi dei dispositivi. Inoltre è possibile indirizzare in modo sicuro le proprie stampe, comprese quelle inviate da tablet e smartphone, a qualsiasi terminale MFP tra quelli disponibili e vicini. Tra le funzionalità di sicurezza emergenti vi è anche la possibilità di autenticarsi sfiorando semplicemente il dispositivo multifunzione con il proprio smartphone o tablet sfruttando la tecnologia NFC in combinazione con opportune App rese generalmente disponibili gratuitamente dai fornitori delle soluzioni di stampa.

Cresce la stampa digitale guidata dall’on-demand Nell’attuale scenario evolutivo va anche sottolineato come la stampa digitale stia cominciando a conquistare spazi anche in ambiti di mercato che in precedenza erano ad esclusivo appannaggio dei

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Soluzioni di stampa per contribuire al business

sistemi offset. La stampa digitale, rispetto a quella offset, ha le potenzialità per coniugare la flessibilità del print-on-demand con la qualità, requisiti indispensabili per conquistare un mercato di addetti marketing sempre più attenti al valore dei loro acquisti e a un rapido ritorno dell’investimento. L’utilizzo di stampa digitale on-demand diventa particolarmente interessante per la realizzazione di produzioni non usuali, per rispondere a esigenze di produzione in tempo quasi reale o in contesti dove i volumi si riducono a causa della concorrenza del mondo digitale. L’adozione della stampa ondemand basata su public cloud, dai libri alle brochure aziendali, anche in tirature ridotte, permette di abbattere i tempi di realizzazione e le eccedenze di magazzino, creando un circuito virtuoso nel quale i materiali stampati vengono utilizzati pressoché tutti, con un notevole risparmio di risorse: si pensi, per esempio, che nel settore dell’editoria una percentuale fino al 30% delle scorte di libri resta invenduta o viene riciclata. Un interessante esempio di print on-demand, che è già realtà nel nord Europa, è quello dei distributori automatici connessi a Internet da cui è possibile scegliere tra centinaia di riviste e giornali, per ottenerne su richiesta la versione stampata in solo due minuti. Grazie a una soluzione di questo tipo gli editori hanno l’opportunità di ridurre i costi per la distribuzione e la logistica e in pratica di azzerare i resi, oltre che ridurre l’impatto ambientale. Vi sono poi macchine da stampa a bobina a getto d’inchiostro che cominciano a essere utilizzate anche dagli editori di quotidiani nella rea-

lizzazione di basse tirature (qualche migliaio di copie) di giornali e allegati localizzati, magari da abbinare a quelle stampate con tecnologie tradizionali. Un risultato reso possibile anche dalla possibilità di disporre di un livello qualitativo paragonabile a quello offerto dai sistemi offset di tipo tradizionale e alla possibiltà di lavorare sugli stessi formati.

La stampa in grande formato Il mercato del grande formato si conferma ancora in crescita guidato dallo sviluppo tecnologico. C’è peraltro, pur in un contesto economico difficile, un margine di ulteriore crescita per rispondere alla domanda di qualità di stampa sempre più elevata, affidabilità, stabilità cromatica e di assistenza tecnica. Per i fornitori di prodotti stampati che operano in settori come quelli dell’architettura, dell’edilizia, dell’ingegneria, la sfida è diventata di mettere a punto flussi di lavoro più efficienti grazie all’impiego di software e strumenti di ultima generazione che consentano di incrementare la produttività e la competitività e, al contempo, di soddisfare meglio le esigenze di ogni specifico settore. Per gli stampatori commerciali che si rivolgono al mercato delle arti grafiche, gli strumenti adatti a incrementare il business sono sempre più quelli progettati per produrre lavori di elevata qualità e con il valore aggiunto della creatività. R

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Meganews Magazines è il chiosco selfservice basato su tecnologia Ricoh per stampare ondemand riviste e quotidiani

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Le multifunzione Samsung contribuiscono ai processi di business Grazie al supporto dell’architettura XOA è possibile installare applicazioni software dedicate all’interno dei sistemi multifunzione del produttore coreano e renderle accessibili direttamente dal pannello di controllo di Riccardo Florio

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amsung ha saputo conquistare nel tempo una solida posizione all’interno del mercato printing B2B grazie anche a un’offerta ampia e diversificata di soluzioni multiformato. A concorrere al successo delle soluzioni di stampa Samsung vi sono una serie di plus tecnologici quali l’insieme di tecnologie Rendering Engine for Clean Pages (ReCP) per la qualità di stampa business, la presenza di processori ad alte prestazioni, funzionalità avanzate di sicurezza e gestione centralizzata del parco macchine grazie alla soluzione software SyncThru Admin in dotazione gratuita. Sfruttando queste caratteristiche, la strategia di Samsung per il mercato business prevede l’integrazione dei dispositivi multifunzione

in modo strutturato all’interno dei processi di business aziendali; un ulteriore elemento di versatilità in tal senso è fornito dall’architettura eXtensible Open Architecture (XOA), supportata su una selezioni di modelli di sistemi multifunzione. XOA è stata sviluppata da Samsung per offrire un ulteriore possibilità di personalizzazione all’interno dei suoi sistemi multifunzione; grazie a questa architettura è, infatti, possibile creare applicazioni personalizzate (integrate o Web-based), installarle sulle soluzioni multifunzione Samsung MultiXpress ed eseguirle attraverso specifici tasti funzione accessibili sul pannello frontale “touch”. Samsung, congiuntamente ad alcuni suoi partner, ha messo a punto alcune soluzioni specifiche per mercati verticali, in fase di ampliamento. Una di queste è la soluzione indirizzata agli studi professionali che è stata integrata all’interno di modelli selezionati di soluzioni di stampa a colori multifunzione A3 di Samsung, che permette l’archiviazione digitale e indicizzata di documenti. È sufficiente la pressione di un tasto sul pannello frontale per avviare la scansione di un documento

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cartaceo, trasformarlo in formato PDF e, grazie alla connessione di rete supportata dalla stampante e al software preinstallato, ottenerne direttamente l’archiviazione all’interno di uno spazio cloud riservato e sicuro (per un anno fornito gratuitamente da Samsung). Il documento viene memorizzato con un codice identificativo a cui è possibile associare altre chiavi di ricerca personalizzate utili a identificare e gestire il documento digitale. Una volta memorizzati, i documenti digitali sono accessibili da qualsiasi postazione Internet accedendo a uno spazio reso sicuro da credenziali di accesso. Questa soluzione Samsung permette di liberare gli studi professionale, per esempio di commercialisti, notai e avvocati, da molti dei documenti cartacei forniti dai loro clienti quali fatture, documenti di identità, dichiarazioni antiriciclaggio e così via; inoltre, se abbinata a una soluzione di firma digitale, permette di predisporre una soluzione di sostituzione documentale a norma di legge. Un’altra applicazione XOA indirizzata alle catene retail, risultato della collaborazione tra Samsung e il Gruppo Massinelli (partner specializzata in progetti IT con sedi a Perugia e Rieti), permette di mantenere una connessione Web costante tra la multifunzione e un server centrale per ricevere in tempo reale avvisi su campagne promozionali avviate a livello centralizzato e stampare direttamente in locale volantini promozionali messi a disposizione sul server centrale, armonizzati per grafica e contenuti tra tutti i punti vendita distribuiti sul territorio. R

La stampante multifunzione a colori in formato A3 Samsung CLX-9252NA è uno dei modelli che supporta l’architettura XOA

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HP Officejet Enterprise: gestione e risparmio

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circa un anno di distanza dalla Con la tecnologia PageWide, HP promette riduzione dei costi prima OfficeJet Pro X con testina anche del 50%, con prestazioni elevate e PageWide (cioè una sola funzionalità avanzate per il document management testina larga quanto tutta la pagine) e oltre 60 midi Gaetano Di Blasio combinano con altre zione, di un hard disk protetto dalla liardi di pagine stampate soluzioni per realiz- crittografia. con questa tecnologia, zare sistemi di stam- Per quanto riguarda in particolare alla ricerca e sviluppo pa su misura. Senza il software, in HP spiegano che i di HP sono andati olcontare gli effetti be- due modelli (oltre al multifunzione tre, realizzando due nefici sull’ergonomia, c’è l’Officejet Enterprise Color nuovi modelli, di cui con un posto di lavo- X555) forniscono le stesse fununo multifunzione, ro meno surriscalda- zionalità presenti sulle HP LaserJet e, di fatto, varando la to, e sull’ambiente, di classe enterprise, inoltre supnuova serie HP OffiLuca Motta, grazie all’uso di ma- portano le versioni più recenti del ceJet Enterprise. country director Printing teriali meno inqui- firmware HP LaserJet FutureSmart Rispetto a laser di pari prezzo, come Systems Category di Hp Italia nanti e alla riduzione e di HP Open Extensibility Platform dell’elettricità neces- (OXP), consentendo di accedere dispiegano i responrettamente dalla stampante, attrasabili di HP, il confronto è inop- saria, come sottolinea Motta. portuno perché le prestazioni non In altre parole, anche grazie alla verso l’uso di un pulsante, al sofdotazione software dei modelli tware e alle soluzioni enterprise, tra sono paragonabili. HP Officejet Enterprise Color OfficeJet Enterprise, è per esempio cui HP Access Control e HP Capture R MFP X585, il modello multifunzio- possibile integrare sistemi laser & Route. ne arriva a 70 ppm (pagine per mi- per grandi volumi di stampa, con nuto) a colori in qualità standard e apparecchi a getto d’inchiostro in HP Officejet Enterprise Color MFP X585 occorre un modello più costoso sul ambito dipartimentale o periferico. fronte stampanti. Contemporanea- La tecnologia PageWide combina mente, i costi complessivi calano la tecnologia di una testina dotadrasticamente, perché la tecnolo- ta di 42mila ugelli con lo sviluppo gia a getto d’inchiostro non richiede di inchiostri particolari, in grado di garantire la precisione e la qualità. i consumi energetici delle laser. «I costi di stampa possono ridursi Aumenta anche l’affidabilità, non anche del 50%», afferma Luca Mot- essendoci testine in movimento: ta, country director Printing Systems più precisamente, le stampanti Category di HP in Italia, che corret- PageWide sono garantite per fino a tamente si rifiuta di generalizzare, 6000 pagine al mese, con un buon perché ogni azienda ha le proprie margine di riserva, sempre a detta esigenze e condizioni d’utilizzo. In di Motta. Ma “l’enterprise” nel nome ogni caso, le nuove macchine, di- si deve soprattutto alle funzionasponibili sia per l’acquisto sia per il lità software e alla dotazione di “noleggio” in modalità di print ser- tecnologie per la sicurezza, come vice, portano dei risparmi e ben si la presenza, sul modello multifun-

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I Managed Printing Services di Brother Una formula “all inclusive” per servizi che comprendono hardware, installazione, training e assistenza, applicando un modello “pay per click”, che permette al cliente di pagare solo ciò che stampa, senza obbligo di volumi minimi di Loris Frezzato

L’

offerta di Brother per il mondo business prevede un ampio ventaglio di soluzioni di stampa basate su tecnologie proprietarie che spazia dalle printer desktop e di rete ai dispositivi di stampa mobile, passando dai sistemi di scansione fino ai sistemi di etichettatura in ambito ufficio e in ambiente industriale. Nel tempo, la multinazionale giapponese ha continuato a estendere la gamma di soluzioni per la comunicazione verso settori adiacenti al tradizionale portfolio printing (per esempio videoconferenza) e spingendo ulteriormente nella direzione dei servizi. L’obiettivo di supportare la diffusione e la commercializzazione di queste soluzioni dall’alto grado di specializzazione, vestendole di servizi a valore, è delegata in Italia alla divisione Services & Solutions. «A differenza dei competitor - sottolinea Stefan Dawid, direttore della divisione Services & Solutions di Brother Italia attraverso la nostra offerta

siamo in grado di rispondere non solo alle necessità delle grandi organizzazioni e della PA, ma anche alle esigenze d’efficienza delle piccole e medie imprese italiane mettendo a loro disposizione una serie di servizi estremamente semplici e finanziariamente sostenibili. Troppo spesso, infatti, le PMI si trovano costrette a rinunciare ai servizi di stampa gestiti per problemi legati ai costi o alla complessità d’accesso a programmi MPS pensati solo per i grandi clienti». Un esempio è la soluzione software B-Guard, indirizzata alle piccole e medie realtà che desiderano gestire in modo avanzato, ma soprattutto integrato, i dispositivi di stampa presenti in azienda. Il software, che funziona con tutti gli apparecchi indipendentemente dalla marca, consente di gestire e monitorare il parco stampanti garantendo visibilità e controllo sui costi e contribuendo all’ottimizzazione dell’efficienza operativa degli ambienti di lavoro. Le varie funzionalità della soluzione, che permettono tra l’altro di impostare precise quote di stampa in base al ruolo dei dipendenti e ai reparti aziendali, includono il “Mail2print” (che, oltre a consentire agli amministratori il controllo delle attività di stampa da dispositivi mo-

La stampante “ibrida” Brother HL-S7000DN

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bili dotati di email, permette agli utenti di inviare documenti via posta elettronica a un indirizzo email preconfigurato e di ritirare la stampa previa autenticazione), il “Pull printing” (che consente all’utente di eseguire la propria stampa sul dispositivo selezionato immettendo un codice Pin o passando una scheda di identificazione su un apposito lettore collegato), il “Secure function lock” (che limita le funzionalità dei dispositivi in base alla tipologia di utente) e “ScanDirect” (che consente di effettuare scansioni direttamente sul proprio indirizzo email senza installare i driver dello scanner. All’interno del programma MPS Brother ha inserito, oltre a multifunzione e printer tradizionali, anche dispositivi innovativi e nuove tecnologie quali i multifunzione A3 inkjet a colori e la nuova stampante A4 HL-S7000 per gli ambienti di lavoro con alti volumi di stampa in grado di produrre 100 pagine al minuto. La Brother HL-S7000DN rappresenta un’evoluzione della classica tecnologia a getto d’inchiostro poiché si basa su una tecnologia “ibrida” che combina tre componenti: acqua, inchiostro e Primer (un sistema di pre-rivestimento della carta che fissa l’inchiostro, riducendo i rischi di sbavatura). I Managed Print Services di Brother mettono a disposizione un servizio “all inclusive” comprendente hardware, installazione, training e assistenza, aggiungendo una formula “pay per click” in base alla quale il cliente paga, sei mesi dopo, solo ciò che stampa senza obbligo di volume minimo. La veicolazione dei servizi di stampa gestiti è delegata in esclusiva ai partner. R


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Puntare sul digitale migliora le decisioni nella PMI P

ur in un quadro dove la stampa cartacea continua mostrare il suo valore ed efficacia, si rafforza lo scenario che vede la progressiva digitalizzazione dei documenti. Fino a qualche anno fa le soluzioni IT più all’avanguardia e il paperless office erano un “lusso” che solo le aziende più grandi potevano permettersi. La situazione però è cambiata e la trasformazione dell’ICT ha creato molte opportunità anche per le PMI che stanno implementando tecnologie innovative per la trasformazione dei processi, come emerge da una ricerca di Ricoh. Lo studio, commissionato a Coleman Parkes Research, ha messo in evidenza come l’88% dei manager delle PMI europee sia convinto che la digitalizzazione delle informazioni e dei documenti migliorerebbe i processi decisionali e consentirebbe di pianificare meglio le strategie aziendali. Gran parte del potenziale delle nuove tecnologie rimane inesplorato, dal momento che la maggior parte delle PMI è ancora impegnata nella digitalizzazione delle informazioni. Accelerare l’adozione delle tecnologie in questo segmento di mercato è fondamentale non solo per la sopravvivenza di queste aziende, ma anche per la competitività del sistema Paese e di tutta l’Europa.

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Una ricerca, commissionata da Ricoh a Coleman Parkes Research evidenzia come l’88% dei manager delle aziende europee di piccole e medie dimensioni ritenga che la digitalizzazione migliorerebbe i processi decisionali di Giuseppe Saccardi

Il dato di fatto è che la ripresa economica in Europa dipende dallo “stato” di salute di oltre 20 milioni di PMI che rappresentano il 99% di tutte le aziende e sono la chiave per la crescita, l’innovazione, l’occupazione e l’integrazione sociale. Come conseguenza dei cambiamenti guidati dalla tecnologia è importante che le Pmi europee siano agili e in grado di cogliere le nuove opportunità di business. Neelie Kroes, commissiario europeo per l’Agenda Digitale ha evidenziato come la “trasformazione digitale” sia essenziale per il futuro economico dell’Europa. Il Piano d’Azione 2020 sull’imprenditoria elaborato dalla Commissione Europea afferma addirittura che le PMI potrebbero crescere due o tre volte più velocemente facendo leva sull’ICT. Sono percentuali che fanno riflettere. Nonostante il cammino verso una digitalizzazione completa sia ancora lungo per le aziende le PMI stanno completando la trasformazione digitale più velocemente rispetto alle grandi aziende: oltre due terzi (64%) ha in previsione di completare la digitalizzazione dei documenti cartacei entro i prossimi tre anni, mentre per le aziende di grandi dimensioni la percentuale scende

al 46%. La trasformazione digitale è anche necessaria per porre le basi per la crescita degli Intelligent Workers (iWorkers), vale a dire knowledge workers che hanno accesso 24/7 a tutte le informazioni utili a soddisfare le necessità dell’azienda e dei suoi clienti. Attualmente solo il 15% dei dirigenti delle PMI europee definirebbe la maggioranza dei dipendenti della propria azienda con il termine di iWorkers. La situazione però è destinata a cambiare entro i prossimi cinque anni: il 30% dei dirigenti è infatti convinta che entro il 2018 la maggioranza della popolazione aziendale sarà costituita da iWorkers. Per riuscire a comprendere il reale potenziale delle tecnologie a disposizione le aziende devono però trasformare le modalità operative utilizzate fino a questo momento. È importante, ritiene Ricoh, che i processi vengano analizzati e rivisti con periodicità in modo da aumentare costantemente l’efficienza e la produttività aziendale. La focalizzazione sul miglioramento continuo consente, in sostanza, alle aziende di cogliere tutte le potenzialità dei cambiamenti guidati dalla tecnologie e di avere successo in un contesto europeo competitivo e in continuo cambiamento. R

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l’opinione

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Internet of Things e storage, un connubio non facile ma proficuo

di Giuseppe Saccardi

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Assorbito il paradigma del cloud e del BYOD, della mobility e alle prese con un IT in via di "softwarizzazione", e come se tutto ciò non bastasse, le aziende, a partire dalle grandi, sono decisamente entrate in un'epoca in cui la quantità di dati elaborati e memorizzati sta mettendo a dura prova le architetture storage, e questo ancor prima di decidere cosa farne e come trarne profitto. Quello del volume dei dati e la loro conservazione è un aspetto molto critico, accelerato dalla diffusione dell'Internet of Things e da sensori di vario tipo e per tutti gli usi che si stanno diffondendo in modo più che esponenziale praticamente in tutti i settori industriali e commerciali. Il contesto dei nuovi campi di intervento che si evidenziano è proprio uno dei fattori critici per lo storage e i Big Data, che ne costituiscono l'utilizzo pratico, perché richiede che possano essere messi a fattor comune dati provenienti da silos informativi diversi, con la capacità di dialogare, poter essere analizzati con strumenti statistici sofisticati, eccetera, cosa che necessariamente fa emergere l'esigenza di standard internazionali o di architetture compatibili. Le possibilità, superati gli ostacoli iniziali, si prospettano però decisamente interessanti ai fini del business. Incrociando i dati di un incidente stradale (o dichiarato tale) con quanto disponibile sui social network o in altri archivi sarebbe possibile vedere se le persone coinvolte non abbiano qualche grado di parentela, non si conoscano da tempo, o non abbiano qualche relazione di lavoro dipendente, tutte cose che potrebbero sollevare qualche dubbio su come si sia realmente svolto il tutto e sui suoi reali motivi. Un altro esempio è la possibilità di controllare coltivazioni di qualità (ad esempio vigneti) in modo da valutare praticamente per singola pianta le esigenze di acqua o concimi. Insomma, è l'Internet of Things che avanza. Naturalmente più lo storage su cui i dati sono memorizzati è intelligente, e più bravi sono i Data Scientist a disposizione, più l'analisi viene velocizzata e facilitata. In sostanza, in un tale contesto evolutivo quello che serve è uno storage che sia veloce quando serve, affidabile e che si caratterizzi per consumi ottimizzati e per non impattare sui costi operativi. È in quest’ambito che i produttori si apprestano a sfidarsi per accaparrarsi quote di mercato. R


software Applicazioni mobili e cloud: test più veloce grazie ad HP

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i amplia il portafoglio prodotti HP per l’ Application Lifecycle Management con soluzioni software pensate per migliorare le attività di pianificazione e sviluppo, ridurre i costi di testing e velocizzare il rilascio delle applicazioni. Per aumentare le prestazioni di test sono state rilasciate le versioni 12 dei software HP LoadRunner e HP Performance Center, che comprendono nuove funzionalità di testing basate sul cloud. L’utilizzo del cloud per questo tipo di operazioni abilita funzioni di load-generation su larga scala e favorisce la riduzione degli investimenti di esercizio grazie a un ambiente di gestione integrato. Prevede anche l’integrazione con strumenti di sviluppo come Jenkins e di monitoraggio della produzione come Google Analytics. A supporto degli ambienti mobile HP ha rilasciato alcuni prodotti per il testing funzionale e prestazionale. HP Anywhere Enterprise Mobility è una soluzione per effettuare test in condizioni reali su dispositivi mobili che consente di accedere a script di prova e di caricare risultati e difetti su HP Application Lifecycle Ma-

nagement e HP Quality Center Enterprise in mobilità. HP Sprinter for Mobile rende più veloce il test delle applicazioni mobili e l’eliminazione dei difetti, mentre Shunra Network Virtualization for HP Software migliora l’accuratezza e l’affidabilità delle performance di testing riproducendo condizioni reali di rete. Infine, per arricchire la user experience e migliorare la qualità delle applicazioni, HP ha rilasciato HP Application Lifecycle Management 12 e HP Quality Center Enterprise 12 che si avvalgono di un’interfaccia utente accessibile da vari browser al cui interno viene incorporato HP Business Process Testing 12, un tool che permette di impostare test automatici semplificati. HP Application Lifecycle Management 12 e HP Quality Center Enterprise 12 prevedono nuove funzioni di definizione e gestione dei requisiti la cui integrazione con HP Agile Manager consente l’allineamento critico con i processi di sviluppo Agile. «Grazie all’integrazione di capacità di testing prestazionali e funzionali in una fase precoce del ciclo di vita dell’applicazione - ha affermato Bernd Schlotter, senior vice president, application delivery management HP Software - HP consente alle imprese di fornire applicazioni software mobili, ibride e cloud, innovative, che costituiscono il motore della crescita del business con una velocità senza precedenti». R

Il produttore ha annunciato il rilascio di una gamma di soluzioni nel portafoglio HP Application Lifecycle Management pensate per favorire lo sviluppo e accelerare il rilascio in produzione di applicazioni e servizi business-critical

Cisco RENDE SICURE le applicazioni OPEN SOURCE Il rilascio del linguaggio OpenAppID consente agli utenti del sistema IDS/IPS open source Snort, di realizzare in tempi brevi strumenti per il rilevamento e il controllo delle applicazioni

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on l’acquisizione di Sourcefire si è intensificato l’impegno di Cisco nei progetti di sicurezza tra cui Snort, il sistema IDS/IPS open source sviluppato appunto da Sourcefire che unisce analisi di sicurezza basati su firme, protocollo e anomalie. Cisco ha ora deciso di offrire agli sviluppatori la possibilità di creare e integrare nuove funzionalità open source di rilevamento delle applicazioni all’interno del suo motore Snort. Questa opportunità è resa possibile dal rilascio di OpenAppID un nuovo linguaggio per il rilevamento e il controllo open source delle applicazioni.

OpenAppID consente agli utenti di Snort di rilevare e identificare le applicazioni utilizzate e realizzare report sull’uso delle stesse. Abilita un’analisi del contesto applicativo integrata con quella degli eventi di intrusione alla rete e consente un rilevamento e controllo delle Applicazioni personalizzabile. Le funzionalità includono anche la possibilità di effettuare il blocco delle applicazioni basata su policy e di segnalazione di un “App Name” insieme agli eventi IPS. Cisco sta fornendo una versione specifica del motore Snort che include il nuovo preprocessore OpenAppID che sarà incluso nel prossimo rilascio generale di Snort. R

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mobility

Smart Connected Device: iN italiA trainaNO Tablet e smartphone Le analisi di IDC per il Q4 2013 e le previsioni per il 2014 evidenziano come, nonostante un fisiologico rallentamento del tasso di crescita dovuto agli alti volumi del venduto, il mercato continui a essere uno di quelli a maggiore velocità di crescita nel settore IT italiano di Riccardo Florio

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li italiani amano sempre di più tablet e smartphone. Lo evidenzia l’ultima edizione del Quarterly Smart Connected Device Tracker di IDC dedicata ai dati del quarto trimestre 2013 sul mercato in cui IDC fa convergere pc desktop, notebook, tablet e smartphone. In Italia nel quarto trimestre del 2013 il mercato degli Smart Connected Device (SCD) nel suo complesso ha superato i 7 milioni di unità, portando il totale per l’intero anno vicino ai 24 milioni di unità, con un incremento annuo del 16,9% rispetto al 2012. Il segmento SCD più grande in termini di volumi di vendita è quello degli smartphone, che nel quarto trimestre 2013 hanno rappresentato il 60% del totale degli Smart Connected Device consegnati in Italia (4,5 milioni di unità) con una crescita dell’8,8% su base trimestrale e del 22% nell’intero 2013. Nel 2014 le previsioni della società di analisi sono di un’ulteriore crescita a doppia cifra per questo mercato (+10,2%) trainato soprattutto dai tablet nelle loro differenti versioni, inclusi i modelli 2-in-1 (pc-tablet) che cresceranno a un ritmo previsto del 25,8% mentre la crescita degli smartphone è stimata nel 10,1%. Nel 2014 il prezzo medio di vendita dei tablet, che finora era sceso in picchiata, tenderà a stabilizzarsi: un sintomo della sostanziale maturità del mercato soprattutto nei Paesi più sviluppati. Pc e notebook continuano, invece, a calare: - 7% nel

quarto trimestre del 2013 e previsioni di contrazioni ulteriore per il 2014 che saranno forse contenute dal mercato business, principalmente per far fronte a un ricambio dell’infrastruttura client. A livello di produttori, i dati di IDC collocano Samsung e Apple alla guida del mercato SCD in Italia. In particolare, secondo IDC, Samsung mantiene la leadership nel mercato italiano del tablet per numero di unità consegnate seguita da Apple, mentre le due posizioni si scambiano in termini di valore. Da segnalare al terzo posto per numero di unità la posizione del vendor italiano Mediacom e la forte crescita che ha caratterizzato Acer e Lenovo nella fine del 2013. In ambito smartphone, il 2013 ha visto Samsung precedere Apple e Nokia, con i tre vendor insieme a detenere oltre il 75% del mercato italiano. Sul versante PC, HP si conferma stabilmente in prima posizione nel mercato italiano, seguita da Asus e Acer. R

Nel 2013 sono stati consegnati in Italia 24 milioni di SCD con una crescita del 16,9% rispetto al 2012

Produttore Consegne in Consegne in Market Share in Market Share in Crescita 4Q13 unità 4Q 2012 unità 4Q 2013 unità 4Q 2012 unità 4Q 2013 su 4Q 2012 Samsung 2.339 2.651 35,6% 36,9% 13,3% Apple 1.352 1.335 20,6% 18,6% -1,2% Nokia 356 421 5,4% 5,9% 18,2% HP 300 309 4,6% 4,3% 3,1% ASUS 264 304 4,0% 4,2% 15,0% Others 1.965 2.172 29,9% 30,2% 10,5% Total 6.576 7.192 100,0% 100,0% 9,4% Top 5 Vendor per Consegne di Smart Connected Device in Italia nel 4Q 2013 (in migliaia di unità). Fonte: IDC EMEA Smart Connected Device Tracker, Final Results, 4Q13, Febbraio 2014

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mobility Zambon sceglie AirWatch per la gestione dei dispositivi mobili

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ambon è una realtà italiana che da 108 anni opera nell’industria chimica e farmaceutica. Al fine di favorire un lavoro più efficiente e l’esecuzione di operazioni sul campo, il Gruppo Zambon ha deciso di dotare la propria forza di vendita di dispositivi mobili (iPad). Uno dei requisiti essenziali, a causa dell’elevato volume di dati riservati, era di predisporre condizioni che garantissero l’accesso in maniera sicura dal proprio dispositivo mobile a documenti e applicazioni. «Avevamo bisogno di una soluzione mobile che ci consentisse di proteggere e gestire con facilità i nostri iPad, garantendo un elevato livello di sicurezza dei dati aziendali - ha spiegato Federico Marzio, IT business area marketing & sales di Zambon Group -. Avevamo inoltre la necessità di distribuire le applicazioni interne dall’Enterprise App store». Al termine di una ricerca sui fornitori di soluzioni di enterprise mobility management Zambon ha scelto la soluzione di AirWatch (società posseduta da VMware), la cui implementazione ha richiesto due settimane e il supporto di una sola persona del team IT interno per la preparazione manuale dell’ambiente.

AirWatch Mobile Device Management è utilizzata per gestire e proteggere la flotta di dispositivi mobili, bloccando e rimuovendo tutti i dati aziendali nel caso in cui vengano persi o rubati. AirWatch Mobile Application Management consente ,invece, di distribuire le applicazioni pubbliche e acquistate tramite l’Enterprise App store. In Europa, Zambon ha attualmente registrato con AirWatch 120 iPad, 80 dei quali in Italia e il resto in Olanda, Belgio e Spagna. Ulteriori 140 tablet sono in uso presso gli uffici in Brasile. «La soluzione AirWatch è intuitiva - ha continuato Marzio - e il supporto che abbiamo ricevuto è stato fantastico e siamo stati in grado di preparare i dispositivi in anticipo rispetto alla nostra scadenza. Inoltre, grazie alla possibilità offerta dalle soluzioni AirWatch di creare profili personalizzati dei gruppi di collaboratori in base alla loro funzione lavorativa, siamo ora in grado di garantire che i collaboratori ricevano l’esatto livello di accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per svolgere il loro lavoro. E tutto è monitorabile da una singola console di amministrazione centrale». R

Il Gruppo italiano, che opera nel settore chimico e farmaceutico, ha adottato le soluzioni di enterprise mobility management per rendere più efficiente la forza lavoro sul campo e garantire accesso sicuro e protezione dei dati

Citrix punta a migliorare la mobility aziendale Il produttore rilascia una nuova release della soluzione XenMobile che include miglioramenti nella direzione dell’incremento di efficienza e sicurezza

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itrix ha annunciato miglioramenti in termini di sicurezza e funzionalità per la soluzione Citrix XenMobile. La nuova release ha l’obiettivo di consentire alle organizzazioni appartenenti a settori regolamentati, come per esempio banche o pubblica amministrazione, di adottare dispositivi diversi, migliorare la produttività con l’accesso a più App e fornire il supporto per riunioni online con Microsoft Lync e altri ambienti di comunicazione. Citrix propone, inoltre, alle aziende e agli enti governativi che in-

tendono abbandonare gradualmente l’uso dei dispositivi BlackBerry, una modalità per effettuare questa transizione garantendo che i dati e le App esistenti saranno protetti, integrati e supportati. Le realtà che operano all’interno di settori altamente regolamentati si trovano ad affrontare la sfida di individuare soluzioni di Enterprise Mobility Management sufficientemente economiche in grado di soddisfare i loro requisiti di sicurezza e conformità e di offrire allo stesso tempo un’esperienza utente affidabile. Con la nuova release di XenMobile, Citrix intende consentire a questo tipo di organizzazioni di favorire la mobility dei propri dipendenti senza compromettere la sicurezza o il controllo. I miglioramenti in termini di sicurezza e funzionalità di XenMobile includono, tra l’altro, crittografia conforme a FIPS 140-2 per le App mobili, tra cui email, browser e collaborazione sui contenuti. In proposito va anche ricordato che XenMobile crea un ambiente crittografato e sicuro per i dati applicativi sui dispositivi mobili, in modo che gli utenti possano accedere a documenti e applicazioni critici in modo sicuro. R D66

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communication Zucchetti entra nel mercato Social Network per le aziende Nasce la piattaforma di social collaboration Zeta Social già scelta da Eni per gestire il progetto internazionale di didattica digitale Lab4Energy

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ucchetti entra nel mercato degli Enterprise Social Network con Zeta Social, una piattaforma di social collaboration che mette a disposizione i dati e le informazioni su un progetto in tempo reale all’interno di un unico ambiente integrato gestito con strumenti social. Zeta Social si indirizza ad aziende, studi professionali e associazioni di categoria in ambiti che spaziano dall’organizzazione aziendale, all’editoria, alla pubblica amministrazione ed è pronta all’uso e immediatamente disponibile senza richiedere complicate operazioni di installazione. Grazie a una struttura modulare è sufficiente attivare solo i plug-in desiderati (blogd, wiki, tag, content management e così via). Zeta Social prevede funzioni di Social Intranet per la collaborazione tra i dipendenti, di Social Extranet e anche un modello Publishing pensato per le aziende

del settore dell’editoria che vogliono riunire i propri lettori in community e fornire loro ambienti e contenuti attorno ai quali discutere. La piattaforma di Zucchetti si propone anche come Social Classrom ovvero come scuola virtuale collaborativa a supporto di insegnanti e studenti in cui raccogliere materiali per preparare le lezioni multimediali e condividerle. La piattaforma di enterprise social network di Zucchetti è stata utilizzata da Eni per gestire un progetto di questo tipo; si tratta Lab4Energy, il laboratorio virtuale mondiale sull’uso consapevole dell’energia promosso da Eni che, attraverso Social Classroom, ha permesso a docenti forniti dalle migliori università italiane e mondiali di impartire lezioni di chimica, fisica, biologia in modalità multilingua a studenti di tutto il mondo. R

Mitel si rafforza nei contact center Nasce la piattaforma di social collaboration Zeta Social già scelta da Eni per gestire il progetto internazionale di didattica digitale Lab4Energy

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itel ha annunciato l’acquisizione di OAISYS, fornitore di soluzioni integrate di registrazione delle chiamate e di gestione della qualità per contact center. In linea con la strategia di Mitel di espandere rapidamente la propria presenza nel settore dei contact center, l’acquisizione di OAISYS si propone di rafforzare ulteriormente la presenza della società in questo mercato in forte crescita. L’acquisizione di OAISYS, condotta con il particolare intento di far leva sull’assistenza e sulla fidelizzazione dei clienti come strumenti per sviluppare la crescita e i potenziali utili, coincide con la rapida affermazione delle applicazioni per contact center rivolte al cliente come fattore fondamentale nella scelta di acquisto di molte organizzazioni. Le soluzioni di registrazione delle chiamate e di gestione della qualità per i contact center offerte da OAISYS, spiega la società, consentono ad esempio di convertire i dati in informazioni commerciali immediatamente fruibili. L’acquisizione e l’integrazione delle soluzioni è favorita dal fatto che OAISYS era già membro della Mitel Solutions Alliance e dotato dello status Preferred Gold Partner. In pratica,

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il portafoglio di OAISYS si fonde senza soluzione di continuità con la piattaforma principale di Mitel MiContact Center, anche con la versione recentemente annunciata dalla società. Con il tempo, la soluzione di OAISYS sarà integrata anche nella piattaforma per contact center di Aastra, Solidus eCare, e nel MiContact Center per piattaforma Lync, nell’ambito di un’integrazione del portafoglio. «I Contact center sono diventati una scelta concorrenziale per le imprese che desiderano sfruttare i dati e le informazioni sul cliente, al fine di trarre un vantaggio competitivo e guidare la crescita», ha affermato Richard McBee, presidente e CEO di Mitel. L’acquisizione di OAISYS è la seconda acquisizione di Mitel legata ai contact center, in seguito al successo dell’integrazione di prairieFyre la scorsa estate. In gennaio, Mitel ha inoltre completato la propria fusione con Aastra Technologies. R


communication La sede centrale di T-Systems a Francoforte sul Meno

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etarus entra a far parte del programma di TSystems per lo sviluppo dei servizi Dynamic Services for Collaboration (DSC), permettendo di realizzare un’offerta di soluzione cloud ibrida scalabile che include la comunicazione Fax e SMS e integra i sistemi Exchange, SharePoint e Lync di Microsoft. Grazie all’accordo, i clienti di T-Systems hanno la possibilità di inviare e ricevere corrispondenza business via Fax e SMS via cloud, eliminando linee, sistemi e infrastrutture per gestire entrambe queste modalità

Cloud Fax e SMS: alleanza tra Retarus e T-Systems di comunicazione, tuttora molto impiegate in ambito business. Nicola Caimi, country manager di Retarus Srl commenta: «I nostri servizi cloud Fax e SMS sono disponibili a livello mondiale e offrono una soluzione completa volta a sostituire a complessa gestione di soluzioni interne. Da più di 20 anni, operiamo nell’ambito della comunicazione elettronica aziendale e offriamo ai nostri clienti una vasta gamma di servizi innovativi con cui ridurre nel lungo periodo la complessità della loro infrastruttura IT». Tra i clienti di Retarus, ricorda Caimi: Adidas, American Airlines, Bayer, Continental, DHL, Honda, Linde, Osram, Puma, Sixt, Sony e Thomas Cook. Come piattaforma UCC (Unified Communication e Collaboration), i Dynamic Services for Collaboration si rivolgono alle imprese con più di 5mila dipendenti. R

I “Dynamic Services for Collaboration” di T-Systems si allargano con le soluzioni in cloud per la comunicazione via fax e SMS di Retarus, integrando Exchange, SharePoint e Lync

Telefoni IP a banda larga da Alcatel-Lucent Alcatel-Lucent ha rilasciato la famiglia di Premium DeskPhone che conferma come la comunicazione sia al centro delle attività lavorative

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a comunicazione continua ad essere fondamentale per il business, osserva Alcatel-Lucent, e spesso è proprio una voce al telefono che influenza una trattativa. Nonostante la crescita dell’utenza mobile, studi in proposito dimostrano che il 70 per cento dei dipendenti, evidenzia la società, lavora ancora dai quattro ai cinque giorni a settimana da una scrivania, utilizzando per comunicare strumenti tradizionali. È a questa esigenza che si propone di rispondere la nuova famiglia Premium DeskPhone, che rappresenta l’evoluzione del telefono da scrivania, rende disponibili audio di alta qualità e funzionalità volte a fornire un’esperienza di comunicazione di alto livello. I telefoni sono disponibili con tecnologia IP o digitale e presentano migliorie nell’ergonomia che consentono agli utenti di utilizzare un audio a banda larga di alta qualità attraverso cuffie o in vivavoce e di sfruttare una connettività di tipo always on. Il lavoro quotidiano viene semplificato, evidenzia Alcatel-Lucent, grazie alla eleAlcatel 8068 Premium DeskPhone

vata qualità dell’audio a banda larga che consente di dialogare come se si fosse nella stessa stanza dell’interlocutore, senza compromettere la comunicazione in entrambe le direzioni. A questo si aggiunge la tecnologia Bluetooth integrata. La famiglia, peraltro, si aggiunge ad una già ampia offerta di soluzioni telefoniche centrate su AlcatelLucent OpenTouch Suite per Imprese Medio-Grandi e per PMI, con oltre 500 funzionalità di comunicazione. Cinque i modelli disponibili. • 8 068 Premium DeskPhone, 8038 Premium DeskPhone e 8028 Premium DeskPhone : equipaggiano una gamma di servizi per comunicazione IP, due porte Gigabit Ethernet Energy Efficient, una delle quali supporta anche l’alimentazione tramite PoE (Power over Ethernet). • 8 029 Premium DeskPhone e 8039 Premium DeskPhone: mettono a disposizione una gamma molto ampia di servizi per comunicazione digitale. R D66

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networking

Cresce l’uso dellA TECNOLOGIA RFID neL MERCATO Retail Lo evidenzia il report di ChainLink Research segnalando come principale driver di successo il miglioramento dell’accuratezza dell’inventario, che consente di ottenere molteplici vantaggi a partire dall’incremento di vendite di Riccardo Florio

Principali motivazioni per l’adozione della tecnologia RFID in ambito retail

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utilizzo della tecnologia RFID nel mercato retail sta avendo una costante crescita negli ultimi anni. Molteplici sono i progetti pilota che sono stati realizzati e che hanno messo a disposizione dati raccolti sul campo per valutare l’efficacia di questa tecnologia le cui prestazioni sono, nel contempo, cresciute enormemente a fronte di un costo dei tag che è ormai un quinto di quello che era dieci anni fa. Tyco Retail Solutions, azienda specializzata nella fornitura di soluzioni di sicurezza e retail performance, ha rilasciato i risultati del report commissionato a

ChainLink Research dal titolo Use Cases Driving the Current Surge in RFID Adoption. Attraverso oltre 120 interviste di retailer nelle Americhe e in Europa, lo studio ha identificato le ragioni principali che spingono i retailer verso l’implementazione della tecnologia RFID. Uno dei principali driver è il miglioramento dell’accuratezza dell’inventario grazie alla possibiltà di effettuare cicli continui con l’RFID a una velocità stimata in circa 25 volte superiore a quella ottenibili con i tradizionali sistemi di scansione dei codici a barre.


 Cresce l’uso dellA TECNOLOGIA RFID NEL MERCATO RETAIL

Poter disporre di un inventario più accurato migliora poi i processi di rifornimento, incrementando il livello di disponibilità degli articoli nel punto vendita da una parte e riducendo nel contempo la possibilità di esaurire gli articoli, con le conseguenze di ottenere un incremento delle vendite, secondo questo studio, compreso tra 1% e 10%. Nel confronto con la scansione del codice a barre, l’RFID viene accreditato da ChainLink Research per fornire un incremento nel livello di accuratezza dell’inventario del 20-30% in più, portando la precisione complessiva fino al 99%. A dimostrazione di ciò, quasi tutti i retailer coinvolti nello studio che sono stati impegnati in implementazioni RFID hanno dichiarato di aver registrato un aumento delle vendite nelle categorie nelle quali hanno adottato questa tecnologia a livello di articolo. Non a caso questo tipo di applicazioni è quella che viene solitamente utilizzata per giustificare verso il management il valore in termini di ritorno di investimento nell’utilizzo di questa tecnologia. All’applicazione di aggiornamento dell’inventario i retailer solitamente affiancano tra le motivazioni che spingono verso l’RFID la “loss prevention” all’uscita del punto vendita e i risultati della ricerca hanno anche evidenziato che i retailer vorrebbero avere a disposizione una tecnologia capace di fornire visibilità sugli ammanchi a livello di articolo. Va osservato anche che la tipologia di utilizzo è molto diversificata poichè esistono molte tipologie di retailer, di negozio, di modelli operativi e di categorie di prodotto che condizionano in modo specifico le scelte. Per esempio, l’utilizzo di RFID per garantire l’autenticità di un prodotto, indicato dal 20% dei rispondenti, è prettamente un dominio associato ai beni di lusso. In ogni caso, circa un terzo degli intervistati utilizza

Attuale modalità di utilizzo della tecnologia RFID in ambito retail

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RFID sia per l’approvvigionamento del negozio sia per consentire ai diversi negozi associati di controllare parametri quali la disponibilità di un articolo, la sua collocazione e il prezzo evidenziando come l’utilizzo di questa tecnologia possa costituire un componente di rilievo all’interno di un programma che coinvolge più canali della filiera. Interessante osservare come quasi un quarto dei retailer abbia dichiarato di apporre ancora i tag RFID all’interno del negozio. Stanno nascendo anche progetti pilota per la gestione di display e delle promozioni, le consegne a domicilio e per le attività di garanzia ma poche sono le applicazioni su larga scala di questo tipo. Il tema delle consegne a domicilio riguarda soprattutto i fornitori di e-commerce che devono consegnare articoli complessi e di grandi dimensioni che richiedono assemblaggio e installazione onsite al fine di garantire processi ottimizzati di consegna e logistica. Le principali ragioni che inducono a cancellare o bloccare un programma RFID sono, invece, indicate nelle modalità di utilizzo poco definite, nella carenza di supporto da parte del management e in altre priorità di business. R Scarica la ricerca in formato pdf

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networking TP-Link Trio Kit Powerline: Internet fino a 500 Mega sfruttando la corrente elettrica Una soluzione wireless che estende la connessione in tutti gli ambienti domestici o di lavoro sfruttando la tradizionale rete elettrica e che consente l’integrazione su Wi-Fi e rete Ethernet

TP-Link TL-WPA4226T

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P-Link ha reso disponibile Trio Kit Powerline TL-WPA4226T AV500 Wireless, che permette di portare la connessione Internet in tutti gli ambienti domestici o di lavoro sfruttando la corrente elettrica. Il dispositivo trova infatti posto ovunque, grazie al design compatto e alle dimensioni ridotte: a comporlo sono un adattatore Powerline (velocità di 500 Mbps) con presa elettrica passante e 2 Powerline Extender Wireless che vantano una velocità di trasmissione fino a 500Mbps su rete elettrica e fino a 300Mbps wireless. La soluzione, spiegano in TP-Link, è dotata di un tasto Wi-Fi Clone, che consente d’importare nome utente e password della rete Wi-Fi, in modo da espandere ulteriormente la copertura wireless. Inoltre, sono disponibili 2 porte Ethernet (10/100 Mbps) per la distribuzione capillare della connettività e per la connessione ad altri dispositivi. Una necessità che si verifica quando l’appartamento è molto esteso o, soprattutto, l’ufficio che è magari su più piani. Anche quando sono presenti muri portanti in cemento armato, è probabile che un semplice

router wireless non basti a diffondere efficacemente la connessione in tutti gli ambienti. Il nuovo Trio permette così di creare una rete Powerline estesa. La configurazione del TL-WPA4226T è indicata come molto semplice, data la caratteristica plug & play dei dispositivi Powerline, almeno stando ai cinque passaggi necessari descritti dai tecnici di TP-Link. Un’ulteriore caratteristica è la compatibilità con lo standard HomePlug AV fino a 500 Mbps, ideale per video HD-3D, e la capacità di trasmissione dati garantita di circa 300 metri su impianto elettrico residenziale. R

Rete Powerline estesa con il kit Trio

ZTE: mondo fisico e digitale più vicini con il 5G

Un report rilasciato dal produttore cinese illustra la “vision” dell’azienda e fa previsioni sugli scenari futuri delle tecnologie di rete wireless

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TE ha rilasciato la relazione 5G-Driving the Convergence of the Physical and Digital Worlds in cui illustra la visione dell’azienda in relazione agli scenari futuri relativi al 5G, la tecnologia di connettività wireless a super banda larga che apre nuove opportunità di interazione in tempo reale tra utenti, applicazioni e informazioni. Secondo questo rapporto, l’adozione della tecnologia 5G creerà un nuovo ecosistema digitale nel quale ogni persona o macchina connessa potrà essere produttore e consumatore d’informazioni, portando così a una crescita accelerata del traffico di rete. Secondo ZTE la tecnologia 5G supporterà una gamma molto più ampia di servizi e applicazioni informatiche interconnesse e i ricercatori 5G dovranno sviluppare nuovi servici centrati sull’utente, offrendo modelli basati sull’uso e sui servizi utilizzati.

Scarica il report in formato pdf

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L’azienda cinese prevede perciò che, per gestire le muove esigenze degli utenti 5G, le reti dovranno necessariamente acquisire maggiore intelligenza, facilità d’uso e versatilità. Zhao Xianming, vicepresidente e CTO di ZTE sostiene che «il 5G sarà il catalizzatore della convergenza fra reti, servizi e dispositivi” e prevede che “il settore delle telecomunicazioni dovrà collaborare con altre filiere nel settore per sviluppare una comprensione approfondita di come questa tecnologia possa soddisfare le esigenze di diversi settori economici». La disponibilità di una connessione wireless ad altissime prestazioni e la sua integrazione nelle diverse filiere abiliterà una mappatura digitale sempre più fitta e pervasiva del mondo fisico. R


È disponibile il libro sullo sTORAGE Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giorn alisti della Lombardia. È cofondatore e Vice President di Reportec, dove ricopre la carica di direttore responsa bile della testata “Direction”.

edizione 2013

o Di Blasio orato presso delle princite specializ’ICT. Giornaessionista, è ll’ordine dei i della Lombardia ed è coau pporti, studi e Survey nel setCT. Laureato in Ingegneria, è re e Vice President di Repo rricopre la carica di direttore bile della testata “Solutions ”.

StoRAGe

È disponibile il libro “Storage” realizzato da Reportec. In circa 300 pagine analizza i temi che definiscono le nuove modalità di approccio come l’evoluzione verso uno storage basato su IP e Internet, l’interesse per ti centrali dell’Informatica aziendale, è dove risiedon o no il funzionamento di un’a sua fruizione come zienda e una per que sto le no numerose. L’evoluzione verso uno storage basato ua fruizione come servizio in modalità Cloud, sia sottservizio o forma di Clou d investimenti e i costi di ges tione, la crescita dei dati big data per una corretta crescita dei dati non pianificazione la del business, tempi che vanno tutte attentamente considerate strutturati, le esigenze ia adottare e a chi rivolger si per disporre di servizi dere alle proprie specific ità aziendaconnesse li. Quelli citati,ai Big Data per saminati nel presente volu me. Completa il volume significativo numero di azie ndeuna che nell corretta o storage epianificazione lo di primo piano del business, il personal cloud, l’efficientamento, la virtualizzazione, la continuità operativa. Completa il volume l’esame della proposizione di un significativo numero di aziende che nello storage rtec S.r.l. lio, 8 - 20127 Milano e nei servizi correlati eportec.it hanno assunto un ruolo di primo piano.

S t o R A G e Lo storage nell’era del Clou

e per rispondere alla sfida dei Bigd Data

Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio -

Riccardo Florio

22/04/13 15:05

Il libro è acquistabile al prezzo di 50 euro (più IVA 21%) dal sito Web www.reportec.it/librostorage

oppure richiedendolo a info@reportec.it - tel 02 36580441 - fax 02 36580444



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