Partners - Anno VII - ottobre-novembre 2018
P AR TNERS Informazione e formazione per il canale Ict a valore
La magia digitale Speciale al servizio Il travel online pag. 44 inchiesta delle imprese storage
I dubbi sullo storage pag. 32
ott-nov n°46
Cloud e Managed Servicefocus
Security pag. 50
INFORMATION SECURITY & DATA PROTECTION
È disponibile il nuovo libro sicurezza e protezione dei dati In oltre 200 pagine il punto sulla situazione della cybersecurity e sulle dinamiche aziendali nella protezione del dato e della continuità del business. Una tematica sempre più vitale per le imprese, le quali devono mettere in conto che saranno attaccate. Ormai esistono sistemi automatici e pressioni da parte dei cybercriminali, tali per cui nessuno può sentirsi al sicuro: chi non è ancora stato attaccato lo sarà e, se non subirà danni gravi, sarà solo perché chi l’ha assalito cercava qualcos’altro.
INFORMATION SECURITY & DATA PROTECTION , difesa globale e intelligence Cyber security, object Storage, biometria per un business always-on
EDIzIONE 2018
EDIzIONE 2018 Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio -
Riccardo Florio
09/03/18 10:58
CLOUD E LEGACY TRANSFORMATION
Il Cloud si sta afferman do come un modo rapido, fruire di infrastrutture flessibile e a costi predeterm e applicazioni IT senza inabili per gestione. In sostanza doversi curare del loro , per portare all’estern o dell’azienda la compless aggiornamento e re sempre di tecnologi e e applicazioni di ultima ità dell’IT e dispordella loro selezione e integrazione. Il crescente generazione senza doversi preoccup are primis la possibilità interesse è favorito di concentrarsi sul da svariati fattori, in core business demanda entità terze specializ ndo la gestione dell’IT zate che permettono a di far di disporre, soprattut to per le PMI, di infrastrut leva su economie di scala, la possibilit à cilmente accessibili ture sicure e altament al singolo, nonché e ridondate diffila rapidità con cui risorse alle dinamich diventa possibile adeguare e di business e del mercato non sempre le Pur in un quadro generale prevedibili. di sua crescita nuovi pio l’interesse per un paradigmi si sono evidenzia Cloud ibrido che abbina ti, ad esemun Cloud pubblico, i benefici di un IT on-premise l’espande con quelli di te connubio con l’Internet rsi del Software as a Service, i servizi di storage e il nascenof Things. Sono tutti aspetti del Cloud che vengono esaminat un’analisi generale dei concetti e una disamina i in questa edizione del volume, che, dopo nenti, dall’IaaS al SaaS, degli economics, ne considera le compononché le strategie e le soluzioni di primari operatori del settore. Giuseppe Saccardi è autore e coautore di
È disponibili anche
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Via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano
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Hybrid Cloud, Data Backup, Big Data e Servizi per un’azienda dinamica e comp etitiva
edizione 2015
numerosi libri, rapporti, società di primo piano studi e survey nel settore nel campo dell’informa dell’ICT. Ha tica e delle telecomunic una trentennale esperienza azioni nazionali e internaziona lavorato in nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto li, maturando cofondatore e President all’ordine dei giornalisti di Reportec. della Lombardia. È Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle principali riviste è iscritto all’ordine specializzate nell’ICT. dei giornalisti della Giornalista professionis Lombardia ed è coautore Laureato in Ingegneria, ta, di rapporti, studi e survey è cofondatore e Vice nel settore dell’ICT. President di Reportec. Riccardo Florio ha collaborato con le principali case Survey nel settore dell’ICT. editrici specializzate nell’ICT. È coautore È laureato in Fisica ed di rapporti, studi e è iscritto all’ordine dei e Vice President di Reportec giornalisti della Lombardia. È cofondatore
CLOUD E LEGACY TRANSFORMATION
Giuseppe Saccardi - Gaetano
Di Blasio - Riccardo Florio
1
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Il libro è acquistabile al prezzo di 30 euro (IVA inclusa) richiedendolo a
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Tra Virgolette Il numero 46 di partners
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transform to succeed SDN e Cloud riscrivono le regole dei Network Life-Cycle Services
Partners Anno VII - numero 46
ottobre-novembre 2018 Direttore responsabile: Gaetano Di Blasio In redazione: Giuseppe Saccardi, Paola Saccardi Grafica: Aimone Bolliger Redazione, amministrazione, pubblicità: REPORTEC srl via Marco Aurelio, 8 -20127 Milano Tel 0236580441 - Fax 0236580444 www.partnersflip.it partners@reportec.it pubblicità: edmondo.espa@reportec.it Diffusione: 35.000 copie Iscrizione al tribunale di Milano n° 515 del 13 ottobre 2011. Stampa: Media Print Srl, Via Brenta 7 37057 S.Giovanni Lupatoto (VR) Immagini: Dreamstime.com Proprietà: Reportec Srl, c.so Italia 50, 20122 Milano
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Panorami Assintel: il mercato ICT cresce grazie alla trasformazione digitale Enterprise data integration in crescita secondo IDC Il Digital Transformation Index di Dell In lieve crescita la spesa IT EMEA nel 2019 secondo Gartner
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Primo piano Cloud e Managed Service 20 La flessibilità del cloud, le applicazioni e la sicurezza 22 Aruba: strumenti e servizi ascoltando i partner di canale 24 I piani di Cloudera 26 Citrix cresce in Italia ed Emea coll’approccio customer centric 28
Tutti i diritti sono riservati Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società
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3 sommario
OAD: Osservatorio Attacchi Digitali in Italia L'OAD, Osservatorio Attacchi Digitali, è l'unica iniziativa in Italia per l’analisi sugli attacchi intenzionali ai sistemi informatici delle aziende e degli enti pubblici in Italia, basata sui dati raccolti attraverso un questionario compilabile anonimamente on line. Obiettivo principale di OAD è fornire reali e concrete indicazioni sugli attacchi ai sistemi informatici che possano essere di riferimento nazionale, autorevole e indipendente, per la sicurezza ICT in Italia e per l’analisi dei rischi ICT. La disponibilità di un'indagine sugli attacchi digitali indipendente, autorevole e sistematicamente aggiornata (su base annuale) costituisce una indispensabile base per contestualizzare l'analisi dei rischi digitali, richiesta ora da numerose certificazioni e normative, ultima delle quali il nuovo regolamento europeo sulla privacy, GDPR. La pubblicazione dei rapporti OAD aiutano in maniera concreta all’azione di sensibilizzazione sulla sicurezza digitale del personale a tutti i livelli, dai decisori di vertice agli utenti. OAD è la continuazione del precedente OAI, Osservatorio Attacchi Informatici in Italia, che ha iniziato le indagini sugli attacchi digitali dal 2008. In occasione del decennale OAD, in termini di anni considerati nelle indagini sono state introdotte numerose innovazioni per l’iniziativa, che includono:
• s ito ad hoc come punto di riferimento per OAD e come repository, anno per anno, di tutta la documentazione pubblicata sull'iniziativa OAD-OAI: https:// www.oadweb.it • v isibilità di OAD nei principali social network: pagina facebook @OADweb, in LinkedIn il Gruppo OAD https://www. linkedin.com/groups/3862308 • r ealizzazione di webinar gratuiti sugli attacchi agli applicativi: il primo, sugli attacchi agli applicativi, è in https:// aipsi.thinkific.com/courses/attacchiapplicativi-italia •q uestionario OAD 2018 con chiara separazione tra che cosa si attacca rispetto alle tecniche di attacco, con nuove domande su attacchi a IoT, a sistemi di automazione industriale e a sistemi basati sulla block chain •o maggio del numero di gennaio 2018 della rivista ISSA Journal e di un libro di Reportec sulla sicurezza digitale ai rispondenti al questionario OAD 2018 •a mpliamento del bacino dei potenziali rispondenti al questionario con accordi di patrocinio con Associazioni ed Ordini di categoria, quali ad esempio il Consiglio Nazionale Forense con i vari Ordini degli Avvocati territoriali •R eportec come nuovo Publisher e Media Partner •c ollaborazione con Polizia Postale ed AgID (in attesa di conferma).
inchiesta Hosting, housing e servizi alimentano il data center Il data center protagonista della trasformazione digitalele Lenovo ThinkAgile CP Series: cloud data center tutto in uno Net App supporta ogni cloud e usa l’Artificial intelligence I data center Next generation per partner e clienti di Data4
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speciale power & cooling le soluzioni e i sistemi di Power & Colling Nuovi scenari all’orizzonte per l’energia Vertiv amplia le attività sul canale ICT per moltiplicare il business della vendita indiretta Nuove soluzioni di Eaton per la gestione energetica e la sicurezza
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speciale smau Speciale Smau 2018 53 Nuovo programma di G Data per Managed service provider 54 L’integrazione dei dati e l’augmented Intelligence di Tibco 56 Nuovi prodotti per un mercato Voip che cambia 58 Sales Hub debutta in Smau vincendo un premio con Parmalat 60 Parmalat ottimizza Vendite e Marketing con Syntonia 61
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5 sommario
gustare DE alla scoperta dei sapori d’Italia
01 giugno 2015
giornalisti, enologi, chef, nutrizionisti, esperti alimentari vi promettono un’esperienza nuova
DEgustare
La Toscana di Biella
Agricoltura biodinamica
Asparago in cucina
alla scoperta dei sa pori d’Italia
Alla corte del RE
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1
01/07/15 15:38
Il numero 46 di partners Come sempre Partners apre con i Panorami sulle tendenze preceduti dalla rubrica Transform 2 Succeed, a cura di IDC che dal prossimo numero sarà disponibile solo per gli abbonati paganti, cui saranno offerti vantaggi esclusivi. Su questo numero lo scenario sul Software Defined Networking, presentato da Daniela Rao, che parte dal cambiamento indotto in primis dal Wi Fi e successivamente dalla fruizione della banda. Ora, con il moltiplicarsi dei dispositivi e con la crescita esponenziale del traffico dati, avere una
Un vento nuovo sul data center spazza le nuvole del cloud facendo brillare i servizi
di Gaetano Di Blasio
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WLAN facile da gestire, sicura ed efficiente, anche per le PMI, diventa fondamentale. Si pensi ai negozi, ai bar e agli hotel. Nell’era delle app, la rete è critica per, entrare in contatto con il cliente/ cittadino utente. Cloud e managed service aprono lo speciale di primo piano, con dati degli analisti Gartner e IDC circa l’andamento di un mercato che appare florido, ma intento a fare i conti con la sicurezza e la compliance. Gli operatori, italiani e stranieri, possono far leva su questa come su altre caratteristiche e sull’offerta di strumenti e servizi a disposizione di partner e clienti. Altro appuntamento fisso è l’inchiesta della redazione, che ha “auscultato” il data center, cuore pulsante del sistema informativo e, di fatto, dell’intera impresa. Un data center in piena trasformazione tra tecnologie consolidate
e nuove soluzioni, con un cloud che si fa sempre più privato. Lo speciale tecnologico resta vicino al data center, approfondendo le ultime novità in tema di power & cooling, non tanto e non solo illustrando le soluzioni e i dispositivi più recenti, quanto approfondendo i cambiamenti che stanno interessando questo settore dal punto di vista energetico e di opportunità per il canale ICT. Infine lo scenario verticale riguarda proprio il nostro settore di riferimento. Questa Information e Communication Techonolgy che lo scorso ottobre si è ritrovata in uno Smau che ha visto una buona affluenza, più variegata del solito, con meno droni e più realtà virtuale e IoT ad accompagnare workshop e premi. Spazi ridotti ma meglio organizzati e un flusso di persone altalenante nell’arco dei tre giorni. v
7 tra virgolette
SDN e Cloud riscrivono le Nell’impresa regole dei Network del futuro, la rete è il tessuto Life-Cycle Services connettivo alle fondamenta del sistema informativo esteso, che comprende tutto l’ecosistema
Tutto è iniziato qualche anno fa con il Wi-Fi che ha cambiato l’infrastruttura dei cablaggi delle LAN/WAN, le regole dell’accesso alla rete aziendale e la fruizione della banda, in gran parte delle aziende italiane. Ora, con il moltiplicarsi dei device e la crescita esponenziale del traffico dati, avere una WLAN facile da gestire, sicura ed efficiente, anche per le PMI, diventa fondamentale per garantire lo svolgimento delle attività quotidiane e, nel caso degli esercizi commerciali e delle strutture ricettive, entrare in contatto con il cliente/cittadino utente. Anche ai CIO e ai Network Manager delle aziende italiane è ormai chiaro che nell’impresa del futuro, la rete
I criteri di selezione dei fornitori di Network Life-Cycle Services 1. Supportare il management nella scelta strategica di nuovi modelli di outsourcing cloud-based 2. Coordinare il percorso di migrazione dei sistemi e delle soluzioni, guardando anche all’estensione della sicurezza e all’impatto organizzativo 3. Affiancare il CIO e lo staff IT accompagnandoli nell’adozione delle più innovative soluzioni di Network Management e nel processo di transizione verso modelli operativi più efficienti.
di Daniela Rao
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è il tessuto connettivo delle fondamenta del sistema informativo esteso (addetti + business community + sensori + oggetti + ambienti), senza il quale non è possibile affrontare la rivoluzione digitale che stiamo vivendo, con sempre nuove e più difficili sfide su complessità, sicurezza e competitività. È aumentata e aumenterà ancora la complessità delle reti aziendali da gestire, perché oltre alla crescita esponenziale del traffico, degli utenti e dei device connessi, si moltiplicano e si moltiplicheranno nuove sfide sui fronti della sicurezza, del ridisegno dell’organizzazione aziendale e dell’allocazione dei budget ICT. E conseguenza di questa pressione, sta crescendo l’attenzione delle aziende italiane verso fornitori di servizi in grado di proporre strumenti e metodologie per gestire le complessità emergenti, mantenere il controllo su infrastrutture multisede
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e, soprattutto, essere pronti al cambiamento imposto dalle nuove regole del mercato. In un contesto in cui le reti diventano il tessuto connettivo del sistema informativo aziendale, le tecnologie SDN e di virtualizzazione estese a reti e datacenter abiliteranno la transizione verso ambienti ibridi e diversificati, la progressiva migrazione del traffico da on-net a off-net (dai datacenter verso l’edge), la continuità tra risorse on-premise e off-site, proprietarie e di terze parti. I servizi dedicati alla gestione di router e switch, delle funzioni di monitoraggio, della Class-of-Service (CoS), Quality of Experience (QoE), application & end-user delivery, saranno sempre meno costituiti da attività quotidiane “ad hoc” a carico dello staff IT interno e sempre più spesso erogati attraverso piattaforme e applicazioni (software) disponibili in cloud, dove le funzioni di gestione configurabili direttamente dagli utenti alleggeriscono l’attività di routine e offrono una migliore visibilità dei flussi della rete: in sintesi più automazione,
9 TRANSFORM TO SUCCEED
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meno errori, meno complessità, ma anche meno lavoro in azienda. La domanda dei CIO e Network Manager italiani sarà infatti sempre più spesso correlata a: • La necessità di implementare automazione, virtualizzazione e ottimizzazione per fronteggiare la complessità delle reti estese e diversificate, esposte a minacce e a problemi di sicurezza sempre più imprevedibili. • L’esigenza di automatizzare anche i processi “core” aziendali, utilizzando il software per attività di controllo ed esecuzione anche per l’interazione con il cliente che evolve rapidamente verso la multicanalità e l’interazione digitale. • Il cambiamento del modo di lavorare: aumenta la spinta alla collaborazione e ad affrontare la complessità tecnologica con un approccio multidisciplinare. Nelle aziende italiane la competitività del mercato contribuisce ad abbattere le barriere tra dipartimenti IT e divisioni aziendali, imponendo l’approccio DevOps, dove sviluppo e gestione non possono più essere separati.
10 TRANSFORM TO SUCCEED
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• L a sicurezza e la governance che devono evolvere verso policy aperte alla collaborazione, alla condivisione degli obiettivi con le altre LOB e alla micro-segmentazione (ovvero la divisione delle reti fisiche in migliaia di micro-segmenti logici che utilizzano le identità software-defined). Entro i prossimi cinque anni, la spesa delle aziende italiane per Network Life-Cycle Services (NLCS), ovvero per servizi di progettazione, gestione e manutenzione delle reti aziendali, passerà dagli attuali 1,7 miliardi di euro a oltre 1,8 miliardi, con una crescita media annua intorno al 2%, guidata da (vedi anche la figura): • l ’evoluzione dei servizi professionali dedicati alla progettazione (“Plan”), che dovranno sempre più adattarsi alla trasformazione delle aziende di cui le reti fanno parte; • l ’ampliamento della gamma di servizi professionali dedicati alla realizzazione (“Build”) di reti, che sempre più spesso
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devono offrire una copertura wireless pervasiva per un ecosistema di dispositivi mobili, applicazioni cloud-based e IoT, nonché quantità crescenti di traffico dati scambiati all’edge e da soggetti diversi; • una crescente domanda di servizi gestiti (“Manage”) correlati alla necessità delle aziende di aumentare l’agilità e ridurre i costi tecnologici, introdurre strumenti per la manutenzione predittiva, ottimizzare le risorse, sperimentando anche nuovi modelli di erogazione dei servizi offerti da fornitori che sempre più spesso mixeranno servizi on-premise e in cloud, progressivamente riducendo la componente “umana” nelle attività di routine gestionali. Per indirizzare queste esigenze, i criteri di selezione dei fornitori di Network Life-Cycle Services applicati dai CIO e Network Manager Italiani si focalizzano sulla capacità di comprendere ed affiancarsi all’azienda, disegnando soluzioni e servizi in grado di adattarsi alla velocità dei cambiamenti, in contesti in cui le tecnologie dell’informazione diventano parte integrante dei processi aziendali e lo scambio di informazioni online in tempo reale genera nuovo valore economico. v
I driver di cambiamento della domanda di Network Life-Cycle Services Fonte: IDC, 2018
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Assintel: il mercato ICT cresce grazie alla trasformazione digitale Incremento dello 0,7% nel 2018 per il mercato ICT italiano, che raggiunge i 30 miliardi di euro. Merito di cloud computing e IoT insieme alle tecnologie emergenti tra cui Big data, Analytics e Intelligenza Artificiale di Paola Saccardi
12 panorami
N
el 2018 il mercato ICT italiano ha raggiunto i 30 miliardi di euro, crescendo del +0,7% rispetto al 2017, con una prospettiva di incremento dell’+1,6% nel 2019. Con questi dati incoraggianti è stato presentato l’ultimo Report sull’andamento del mercato ICT di Assintel, l’associazione nazionale di riferimento per le imprese ICT, e realizzato dalla società di ricerca indipendente IDC. Il mercato ICT italiano nel 2018 vale 30 miliardi di euro e se si considera solo il comparto IT, la crescita è dell’1,6%, per un totale di 22,8 miliardi di euro e un trend previsto al +2,3% nel 2019. Merito della Trasformazione Digitale, su cui investono soprattutto le grandi aziende, e delle tecnologie che ruotano intorno alla cosiddetta “Terza Piattaforma” e agli “Acceleratori dell’Innovazione”, che da sole valgono 18 miliardi e che hanno ritmi di crescita a due cifre: cloud +25%, Internet of Things +18%, intelligenza artificiale +31%, realtà virtuale e aumentata +72%, wearable + 43%, big data e analytics +26%. In pratica l’adozione delle tecnologie digitali sta entrando nei piani di investimento di molte aziende e istituzioni italiane che guardano con interesse verso le tecnologie che IDC considera “acceleratori di innovazione”, che possono contribuire ad innovare i processi e presentarsi in modo più competitivo sul mercato, così come per essere più agili ed efficienti. “Per cogliere in pieno i benefici macro-economici della Trasformazione Digitale occorre creare condizioni di contesto
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Il privato avanza il pubblico resta indietro. Nella PA la trasformazione digitale procede a rilento hardware
che incentivino sia la collaborazione, sia una governance del processo: penso alla creazione di sinergie e reti fra gli Operatori dell’Offerta, come, per esempio, la collaborazione fra PMI e Startup innovative, ma anche all’innovazione delle filiere del Made in Italy che coinvolga anche le micro e piccole imprese, ed infine alla grande criticità della digitalizzazione mancata della Pubblica Amministrazione” ha commentato il presidente di Assintel, Giorgio Rapari.
software
servizi IT
2017
5699
5958
10798
2018
5622
6241
10948
2019
5702
6551
11082
Mercato IT (Fonte Elaborazioni IDC per Assintel Report 2019)
Il mercato IT è costituito da Hardware, Software e Servizi IT. Nel 2018 ha raggiunto un valore di 22,8 miliardi di euro
Andamento del mercato ICT
Secondo i dati del Report la leggera crescita dello 0,7% del mercato ICT è il risultato di due dinamiche opposte che rappresentano da una parte il mercato IT, ossia hardware, software e servizi IT, e dall’altra il mercato dei servizi di telecomunicazioni di rete fissa e mobile. Quest’ultimo risulta in leggera contrazione (-2,2% rispetto al 2017) mentre il mercato IT riporta una crescita dell’1,6% nel 2018 sul 2017. Per il 2019 IDC prevede un’ulteriore crescita del 2,3%. Il Report ha messo in evidenza quali saranno le tendenze in corso nel 2019, con lo scopo di capire le direzioni del mercato e le intenzioni di investimento delle imprese. Nel 2019 la crescita positiva del mercato tecnologico sarà soprattutto sostenuta dall’evoluzione positiva delle spese per il Software (+5%, nel 2018 valgono 6,2 miliardi di euro e crescono del +4,7%) e da incrementi più moderati dei Servizi IT (+1,2%, nel 2018 sono cresciuti del +1,4% totalizzando quasi 11 miliardi di euro). L’Hardware, nel 2018 in calo del -1,4% a 5,6 miliardi di euro, sarà in ripresa (+1,4%), mentre continuerà il segno negativo per il mercato Business dei Servizi di Telecomunicazioni di rete fissa e mobile (-0,6%), con un valore di quasi 7,2 miliardi di euro nel 2018 (-2,2%).
hardware IT
servizi IT
servizi di telecomunicazioni
2017
22455
7350
2018
22811
7190
2019
23334
7150
Mercato ICT (Fonte Elaborazioni IDC per Assintel Report 2019)
Il mercato ICT è composto dal mercato IT e dai Servizi di Telecomunicazioni e nel 2018 ha totalizzato un valore di 30 miliardi di euro
IT
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software
servizi di telecomunicazioni
13 panorami
connettività
hardware
software
servizi
2017
935
4942
3054
4672
2018
1104
5841
3628
5481
2019
1235
6899
4300
6384
Mercato IoT (Fonte Elaborazioni IDC per Assintel Report 2019)
Il mercato dell’Internet of Things nel 2018 vale 16 miliardi di euro ed entro il 2019 crescerà con un incremento medi annuo superiore al 18%
La spesa ICT
Il Report ha analizzato anche la distribuzione della spesa ICT italiana prevista nel 2019 per dimensione aziendale, da cui emerge che saranno le grandi imprese con più di 250 addetti a contribuire per il 48% al totale della spesa , a cui seguono le medie aziende con il 14% e le realtà più piccole (10-49 addetti) con il 13%. Da segnalare un fenomeno di positiva sinergia: circa il 15% delle grandi imprese ha in corso collaborazioni attive con startup innovative per progetti di Trasformazione Digitale. Per quanto riguarda invece il settore merceologico, l’analisi indica che nel 2019 sarà il manifatturiero a raggruppare la percentuale maggiore degli investimenti ICT, con il 23% del totale previsto. Seguiranno i trasporti, communications e utilities che hanno in mercato intelligenza artificiale/ cognitive
mercato AR/VR
Intelligenza artificiale (AI)/Cognitive e Realtà Aumentata e Virtuale (AR/VR) 2017 2018
13
5
(Fonte Elaborazioni IDC per 17 9 Assintel Report 2019)
Il mercato AI e Cognitive nel 2018 raggiungerà i 17 milioni di euro per diventare 25 milioni di euro nel 2019. La spesa per AR/VR è ancora contenuta a 9 milioni di euro nel 2018 ma destinata a crescere significativamente. 2019
25
25
mercato intelligenza artificiale/cognitive
14 panorami
connettività
mercato AR/VR
hardware
SaaS (software as a service) 2017 2018 2019
software
PaaS (platform as a service)
servizi
Tabella 1
IaaS (infrastructure as a service)
756
148
266
937
207
356
Mercato Public Cloud
1154 460 (Fonte Elaborazioni IDC267per Assintel Report 2019)
La spesa per servizi di Public Cloud in Italia raggiungerà 1,5 miliardi di euro a fine 2018, con una crescita del +28% rispetto al 2017, e proseguirà nel 2019 sino a sfiorare 1,9 miliardi di euro
SaaS (software as a service) IaaS (infrastructure as a service)
PaaS (platform as a service)
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Tabella 1 mercato big data & analytics 2017 2018 2019
276
Mercato Big Data & Analytics 348 406
(Fonte Elaborazioni IDC per Assintel Report 2019)
La spesa per Big Data & Analytics in Italia raggiungerà nel 2018 i 348 milioni di euro, con una crescita del +26% rispetto al 2017, e continuerà anche nel 2019 superando i 400 milioni di euro
mercato big data & analytics
mercato ecommerce 2017 2018 2019
previsione una spesa di 4 miliardi di euro, circa il 14% della spesa ICT. Le aziende erogatrici di servizi, invece, che rappresentano il 40% delle realtà imprenditoriali italiane, contribuiranno per il 17%. Banche, assicurazioni e altri operatori finanziari hanno in previsione investimenti per circa 6,3 miliardi di euro, ossia il 21% del totale. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio prevede una spesa ICT di 3,7 miliardi di euro, pari al 12%, mentre la Pubblica Amministrazione, Sanità e Istruzione, nel 2019, investiranno 4,1 miliardi di euro. Su questo scenario aleggia lo spettro della mancanza di competenze digitali, difficili da reperire, formare e trattenere in azienda, e di una cultura aziendale manageriale e imprenditoriale sensibile alla Trasformazione Digitale, al primo postoTabella fra1 gli ostacoli v dichiarati da tutti i tipi di impresa.
Mercato e-commerce 23.276 28.855
(Fonte33.349 Elaborazioni IDC per Assintel Report 2019)
La spesa per le transazioni e-commerce, correlata agli acquisti online di consumatori e imprese, continuerà a crescere a tassi sostenuti fino al 2019. Nel 2018 raggiunge i 28,8 milioni di euro
Cloud e IoT i protagonisti della Trasformazione Digitale Crescita a due cifre per le tecnologie emergenti fra cui Big data, Analytics e Intelligenza Artificiale
mercato e-commerce
1 P A R T N E R S 46
15 panorami
Enterprise data integration in crescita secondo IDC L’iPaaS fattore di successo nelle infrastrutture ibride, perché occorre connettere applicazioni e dati on premise e in cloud. di Gaetano Di Blasio
G
li analisti di IDC avvertono: il cloud ibrido (cioè un’infrastruttura che prevede sistemi gestiti interamente nel data center aziendale e sistemi gestiti tramite cloud) è certamente una risposta all’esigenza di digital transformation, ma, affinché sia efficace, le aziende devono poter collegare le applicazioni, i processi e i dati che sono sparsi tra gli ambienti in cloud e quelli legacy, a prescindere che siano on premise oppure off premise. Il mercato sta rispondendo a questa esigenza con le soluzioni per la data integration. In particolare, spiegano gli analisti di IDC stanno raccogliendo consensi soluzioni erogate in cloud di tipo iPaaS (Integration Platform as a Service). Del resto è innegabile che molte imprese hanno da tempo attivato strumenti SaaS e, ormai, gestiscono un sistema informativo molto articolato, alimentato dall’analisi di dati e big data e dallo
16 panorami
sviluppo dell’IoT (Internet of Things), che oltre a essere ibrido, si connota sempre più multicloud. La trasformazione dei modelli di business e innovazione sta portando alla creazione di nuovi formule di partnership tra quelli che, fino a ieri, erano clienti e fornitori. Si accresce l’integrazione lungo la filiera, con una conseguente incontrollata distribuzione di dati e processi. Tutto ciò pone un problema di sicurezza (nel Cyber Index 2018 di BT si evidenzia la crescita degli attacchi informatici che passano attraverso la supply chain), che genera crescita del rischio e debolezza nella governance. Il vero problema, evidenziano però gli analisti di IDC, è che si ostacola la trasformazione digitale. Secondo gli esperti di IDC, infatti, nelle esperienze recenti, è emerso che la capacità di collegare applicazioni, processi e dati (ovunque siano) in modo veloce e agile è il fattore di successo nelle iniziative di innovazione digitale. In altre parole le pratiche di integrazione sono parte essenziale delle strategie di trasformazione digitale secondo gli analisti di IDC. Questi ultimi evidenziano la crescita a doppia cifra delle soluzioni per la data integration che, prevedono, arriverà, a livello mondiale, a un valore di circa10 miliardi di dollari nel 2022, con il iPaaS che dovrebbe registrare tassi di crescita medi (CAGR 2017-2022) superiori al 30%. I dati di mercato sono in linea con i risultati di un’indagine condotta da IDC a cavallo tra il 2017 e il 2018, su un campione di aziende che utilizzano software di data integration. In particolare, l’indagine evidenziava un aumento del 15% nell’uso delle soluzioni iPaaS rispetto al 2015. Una conferma è rappresentata da un piuttosto affollato quadrante Gartner delle soluzioni Enterprise Integration Platform as a Service, dove, tra i leader figurano Informatica, Dell Boomi, Workato, Jitterbit, Snaplogic, Oracle e Microsoft. Appena sotto, v tra i visionari: Sap, Mulesoft e IBM.
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Il Digital Transformation Index di Dell Cyber security, multi cloud, intelligenza artificiale e IoT (Internet of Things le priorità in Italia di Gaetano Di Blasio
L
o studio dedicato alla digital transformation, realizzato dalla società di analisi Vanson Bourne e sponsorizzato da Dell Technologies in collaborazione con Intel, rivela lo stato del percorso di cambiamento in atto presso le aziende italiane, basandosi sui dati quantitativi di Vanson Bourne, relativi alle medie e grandi imprese, e sulle aspettative dei manager. Cyber security, multi cloud, intelligenza artificiale e IoT (Internet of Things) emergono come le priorità d’investimento nei prossimi tre anni. Più precisamente sono indirizzate come primarie esigenze delle imprese: per il 71% la sicurezza, per il 52%il multicloud e, pure per il 52% l’AI, infine per il 37% l’IoT.
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Interessante il confronto con la stessa analisi realizzata nel 2016, che dimostra un incremento d’attenzione per le nuove tecnologie, non solo sulla sicurezza che, ovviamente richiede investimenti necessari per proteggersi dagli attacchi informatici in continua crescita. Infatti, due anni fa, era solo 24,5% a dichiarare che avrebbe investito nell’AI Ciò detto, gli analisti sostengono che, attualmente, solo il 10% della medie-grandi aziende viene considerato “leader digitale”, ma è un passo avanti, rispetto al 2% del 2016. Inoltre, solo il 17% delle aziende prese in considerazione dagli analisti di i Vanson Bourne ritiene che entro i prossimi 5 anni non riuscirà a soddisfare le domande di clienti sempre più evoluti. Coerentemente, una quota pari al 18% dei manager intervistati stima che la propria azienda rimarrà indietro, mentre avanza la trasformazione digitale. Permangono, però, dei freni. Più precisamente, sempre in base allo studio, trasformazione digitale trova ostacoli come l’assenza di collaborazione e di una cultura digitale nella forza-lavoro (28%), la mancanza di una strategia e di una visione digitale coerente (13%), un sistema informatico frammentato (13%). Ancora una volta si osservano contrapposizioni. Nello specifico, va registrato ben un 50% di aziende che sta investendo per accrev scere la cultura digitale dei dipendenti.
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In lieve crescita la spesa IT EMEA nel 2019 secondo Gartner Dopo un 2018 non troppo buono per la spesa IT, come indicato dagli analisti, nel 2019 si prevede una spesa stimata di 954 miliardi di dollari, in crescita del 2%
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l 2018 si conclude con risultati non troppo soddisfacenti per quanto riguarda la spesa in Information Technology nell’are a EMEA (Europe, Middle East, and Africa). È quello che riportano gli analisti di Gartner, nota società di analisi e consulenza nel settore IT. Meglio dovrebbe andare il 2019, che, secondo quanto riportato dalle ultime previsioni di Gartner, dovrebbe riportare in EMEA una spesa IT che raggiungerà i 973 miliardi di dollari , con un incremento del 2% rispetto alla spesa stimata di 954 miliardi di dollari nel 2018. “Il 2018 non è un buon anno per la spesa IT in EMEA “, ha dichiarato John Lovelock, vicepresidente alla ricerca di Gartner. Difatti, come spiega la società, la crescita del 5,8% osservata nel 2018 include in realtà un 4% dovuto alle condizioni favorevoli all’aumento di valore dell’euro rispetto al dollaro USA. “La spesa IT nell’EMEA è rimasta bloccata e rimarrà bloccata finché le incognite intorno alla Brexit non saranno risolte,” ha precisato Mr Lovelock. Fino ad allora, la lenta crescita del mercato globale EMEA sta mascherando i tassi di crescita divergenti tra i segmenti della regione (vedi cfr. Tabella 1). La spesa per dispositivi (pc, tablet e telefoni cellulari) in EMEA è destinata a diminuire nel 2019. La spesa per pc consumer è diminuita del 9,1% nel 2018 e la domanda per i pc Windows 10 concluderà il suo picco nel 2019, con la crescita delle unità dei pc aziendali a 1%. Analogamente, la crescita dei mobile phone, in particolare nell’Europa occidentale, inizierà a diminuire, e dalla crescita del 4,7% nel 2018 arriverà a -1,1% nel 2019, con i cicli di sostituzione che prima raggiungono il picco e poi sono previsti in calo nel 2019.
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Dopo aver raggiunto la crescita nel 2018, le spese previste per i sistemi data center sono stazionarie o diminuiscono nel 2019 e oltre. Il breve aumento della spesa causato da un aumento delle spese di aggiornamento e delle sostituzioni anticipate come precauzione contro i problemi di sicurezza della CPU è diminuito. Il più grande mercato unico, ossia i servizi di comunicazione, è diventato una commodity ed è destinato a mostrare una crescita piatta nel 2019. Il mercato dei software aziendali continua ad avere un effetto positivo sulla crescita complessiva della spesa in EMEA. Ciò è in gran parte dovuto alla crescente disponibilità e accettazione del software cloud. Nel 2019, Gartner prevede che il cloud, la sicurezza e il passaggio al business digitale sosterranno la crescita in EMEA. La spesa dell’utente finale per i servizi di cloud pubblico nell’area EMEA crescerà del 15% nel 2019 fino a un totale di 38,5 miliardi di dollari. In termini di sicurezza, con il GDPR in vigore, le sanzioni per le violazioni dei dati potrebbero raggiungere il 4% delle entrate. “L’applicazione del GDPR ha spostato la sicurezza ad una priorità a livello di board. Le organizzazioni che non proteggono la privacy dei propri clienti non proteggono nemmeno il loro marchio “, ha affermato Lovelock. “Le spese globali per la sicurezza IT supereranno i 133 miliardi di dollari nel 2019 e nell’EMEA raggiungeranno i 40 miliardi di dollari nel 2019, in crescita del 7,8% rispetto al 2018.”
La Brexit rallenta la crescita della spesa IT in EMEA
Con una crescita prevista del 2% per la spesa IT nel il 2019, l’EMEA si classifica come la terza regione in più lenta crescita per le spese IT, davanti all’Eurasia (+ 0,5%) e all’America Latina (+1,7%). La Bre-
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Previsioni di spesa IT EMEA (Milioni di dollari USA) 2018 Spesa
Sistemi data center Software aziendale Dispositivi Servizi IT Servizi di comunicazione Totale IT
46.430 108.832 155.685 286.717 356.028 953.592
2018 Crescita (%) 5.4 12.7 2.1 8.9 3.2 5.8
2019 Spesa
46.545 116.751 153.909 299,414 356.408 973.023
2019 Crescita (%) 0,5 7.3 -1.1 4.4 0,1 2.0
Fonte: Gartner (novembre 2018)
xit sta avendo un effetto frenante sulla spesa IT in tutta la regione. La spesa IT nel Regno Unito è fissata a 201 miliardi di dollari nel 2019, un calo dell’1,9% dal 2018. “Il Regno Unito non dovrebbe mostrare una crescita superiore al 2% fino al 2020, che sta avendo un effetto negativo sulla spesa media IT dell’EMEA durante tutto il periodo di previsione “, ha dichiarato Lovelock. Israele e Arabia Saudita stanno guidando il tasso di crescita della spesa IT in generale nell’EMEA nel 2019, con ciascun paese destinato a raggiungere rispettivamente un aumento del 5,3 e del 4,2% nelle spese IT. Entrambi i paesi stanno investendo nella costruzione di un solido settore IT e nel percorso verso il business digitale. La crescita di Israele è alimentata dalla spesa per il software e dal maggiore uso del software come servizio. La crescita dell’Arabia Saudita è guidata dalla spesa per i servizi IT, inclusi il cloud computing e lo storage. La metodologia di previsione delle spese IT di Gartner dipende in larga misura dall’analisi rigorosa delle vendite di migliaia di venditori su tutta la gamma di prodotti e servizi IT. Gartner utilizza tecniche di ricerca primaria, integrate da fonti di ricerca secondaria, per costruire un database completo di dati sulle div mensioni del mercato su cui basare le sue previsioni.
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Cloud e Managed Service FlessibilitĂ e sicurezza guidano il modello dei servizi
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La flessibilità del cloud, le applicazioni e la sicurezza Sfide e opportunità con l’agilità della virtualizzazione e il modello as a service di Gaetano Di Blasio
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e il time to market è da sempre considerato un fattore critico di successo, nell’ambito digitale il “tempo” si misura bit al secondo, che, con il 5G in arrivo significa sempre più velocità. Una velocità che, di riflesso, richiederà processi e modelli di business adeguati. In questo contesto il cloud e i servizi gestiti rappresentano una grande opportunità per il mondo del canale. Sono molti, infatti i vendor che promuovono un modello di business basato sui servizi. Gli analisti di Gartner hanno previsto una crescita, dei servizi cloud a livello globale del 21,4% per il 2018. Questa porterebbe tale mercato a arrivare a 186,4 miliardi di dollari. Un successo guidato soprattutto dalla ricerca di agilità, che supporterebbe la trasformazione digitale, aiutando le aziende a costruire i propri modelli di business e i loro processi, basandoli sul software. Lo si percepisce quotidianamente osservando come le App stanno cambiando le modalità d’interazione tra imprese e clienti. In concreto, però, accelerare il Devops (cioè lo sviluppo delle applicazioni, la loro messa in esercizio e le relative operazioni di manutenzione delle stesse), richiede di massimizzare l’agilità del cloud, cioè la rapidità nel reperire le risorse L’organizzazione del Devops diventa pertanto critica, richiedendo la capacità di destreggiarsi tra l’uso dei container e la realizzazione di microservizi.
Uno dei problemi che le imprese devono affrontare riguarda il monitoraggio di un’infrastruttura sempre più unica, con un ecosistema in continua evoluzione. Secondo un recente studio di Dynatrace in media una singola transazione web o mobile passa da 35 sistemi tecnologici rispetto ai 22 di cinque anni fa. Quindi: «il monitoraggio dell’esperienza utente può essere un processo scrupoloso e, in alcuni casi, identificare la provenienza di un problema può essere pressoché impossibile», spiega Michael Allen, vice president e CTO EMEA di Dynatrace. Il punto è che combinare questa nuova dinamicità con gli approcci tradizionali di gestione è improponibile: occorre ripensare l’organizzazione IT e abbandonare la logica dei silos. Lo si dice già da un po’, ma ancora molte aziende fanno resistenza. Compito dei partner di canale è di facilitare tale cambiamento facendo leva proprio sui servizi, in modo da favorire un passaggio a una nuova organizzazione che preveda, anche in favore delle più recenti teorie di organizzazione aziendale, una responsabilità condivisa, con team più aperti.
Nel 2018: Gartner prevede una crescita dei servizi cloud a livello globale del 21,4% Cloud e Managed Service 22 primo piano
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Proprio la semplicità del cloud può facilitare il coinvolgimento di figure professionali più vicine a coloro che gestiscono il core business. Solo così si può aumentare efficacia e successo dei progetti digitali, a partire proprio dalle applicazioni.
Cloud e sicurezza Secondo gli analisti di IDC, cresce presso le aziende la percezione di un cloud più sicuro: nel 2018 quattro organizzazioni aziendali su dieci citano la maggiore sicurezza come principale incentivo per adottare servizi di cloud pubblico. Il merito di questa fiducia verso la cloud security va ricercato nella pervasività del cyber crime, da un lato, e della spinta proveniente dagli adeguamenti alle normative in materia di sicurezza dei dati, in primis, ovviamente il GDPR (General Data Protection regulation). Gli esperti di IDC evidenziano la sentita necessità di predisporre nuove relazioni con gli operatori specializzati in ambito cloud, così da poter affrontare il complesso problema della sicurezza IT con un’adeguata combinazione di responsabilità, competenze e tecnologie. Il cloud appare la soluzione: sempre più aziende stanno in effetti spostando carichi di lavoro e applicazioni sul cloud pubblico proprio con l’obiettivo di ridurre al minimo sia il rischio sia le conseguenze di un attacco informatico. Come accennato, il 40% delle imprese cita la maggiore sicurezza come principale incentivo (insieme a una maggiore agilità e flessibilità per il business) per adottare servizi di cloud pubblico. .Questo secondo una ricerca condotta da IDC nel 2018 su un campione di oltre 5.000 im-
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prese di tutto il mondo. Tale percentuale è andata crescendo negli anni dal 2009, anno in cui IDC ha cominciato a monitorare questo parametro. La sicurezza in ambito cloud, infatti, è un requisito costantemente richiesto da tutte le aziende, insieme alla definizione dei service level agreement (SLA) e al rischio di downtime. Anche qui prevale la fiducia: il livello di preoccupazione è andato calando con il passare degli anni. Se solo nel 2017 la sicurezza del cloud era avvertita come maggiore criticità da parte del 50% delle imprese appartenenti al campione IDC, nel 2018 la percentuale è scesa di cinque punti, attestandosi al 45%. Segno che il bilancio tra rischi e benefici nell’adozione di servizi cloud stia ormai sempre più pendendo dalla parte dei benefici, spiegano presso IDC.
Secondo IDC, il 40% delle imprese cita la maggiore sicurezza come principale incentivo per adottare servizi di cloud pubblico
I servizi gestiti Il cloud pubblico fornisce un livello di sicurezza crescente, ma non immune da rischi, soprattutto occorre considerare che una parte della responsabilità resta totalmente affidata all’utilizzatore, fosse solo per le credenziali di accesso. Se violate, queste spalancano l’ingresso al cyber crime. D’altro canto, le aziende di medie dimensioni, possono disporre di strumenti proprietari e infrastrutture ibride, per le quali la sicurezza del cloud pubblico non è sufficiente. Viene da pensare subito all’IoT. È anche per questo che prende piede in nodo crescente il modello de servizi gestiti, soprattutto degli MMS (Managed Security Service), che tolgono molte castagne dal fuoco. È come dotarsi di un braccio armato di speciallisti contro il cyber crime. v
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Aruba: strumenti e servizi ascoltando i partner di canale Pannello di controllo avanzato e integrato, toolkit, formazione, workshop e strumenti commerciali spingono il business cloud di Gaetano Di Blasio
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el 2018 Aruba ha fatto leva sulle basi realizzate e proseguito in continuità con la strategia di consolidamento, anche in termini qualitativi, dell’offerta rivolta un canale sempre più variegato, come ci spiega Gabriele Sposato, Marketing Director di Aruba.
Un canale che ha bisogno di servizi e di strumenti Per quanto riguarda questi ultimi, il manager evidenzia innanzitutto l’impegno nello sviluppare le caratteristiche dei pannelli di controllo, con i quali si gestiscono i servizi di hosting e cloud. Questi sono fondamentali anche per gestire tutta l’integrazione con gli altri pannelli presenti sul mercato, come Plesk o cPanel, con i quali i responsabili di Aruba hanno stretto una collaborazione e lavorato per testare, per esempio, il Word Press Toolkit, che è una ricca e stabile suite di strumenti. Al riguardo, precisa Sposato: «Abbiamo scoperto essere molto utile in un contesto in cui in tanti usano Word Press con poche competenze e poco aiuto. Con il nuovo toolkit, permettiamo di migliorare molto l’efficienza di istanze multiple, a livello d’installazione, manutenzione, aggiornamento, monitoraggio, di gestione della sicurezza e così via». Sempre in tema di strumenti, il marketing manager sottolinea che è stato completamente rifatto il tool di gestione del DNS, «perché ci si lavora tutti i giorni e averlo reso più veloce, consente che le modifiche siano applicabili in tempo reale, mentre aver inserito tante piccole caratteristiche richieste direttamente dai clienti, è stato un modo per semplificare la vita di tutti i giorni e, non a caso, ha ottenuto grandi riscontri», rivela il manager, che chiosa: «possono sembrare piccole cose, ma anche questo è innovazione». Cloud e Managed Service 24 primo piano
Flessibilità e scalabilità dell’hosting con il nuovo pannello Per quanto riguarda l’hosting è stata aumentata la scalabilità, sia in termini di risorse (per esempio con 8 GB di Ram) e in generale con un innalzamento di tutte le prestazioni, ma soprattutto puntualizza Sposato: «Si è lavorato per dare ai clienti una scalabilità di tipo verticale. In pratica, attraverso il nuovo pannello, i partner potranno decidere quante delle risorse disponibili nel piano, potranno allocare a ogni singolo dominio». Per esempio, un partner potrebbe gestire più siti, di cui alcuni che presentano una pagina di cortesia o poco più e altri che, invece, sono più complessi con picchi di traffico a volte notevole. La flessibilità ora raggiunta, consente di dedicare le risorse in maniera differenziata (tre le varie possibilità, anche in funzione di fasce orarie). «In questo modo – precisa il manager toscano - permettiamo ai partner di ottimizzare le risorse e, per farlo, forniamo loro una capacità aggiuntiva di monitoraggio di queste». Più in generale c’è un aumento di flessibilità, perché quando un progetto scala è possibile aumentare le risorse, senza dover migrare i contenuti. Sono tutte caratteristiche nate dal confronto con i partner nel corso dei Partner Day organizzati da Aruba, che rispetto al passato sono stati in numero maggiore. «Sono momenti preziosi, non solo per noi, tant’è vero, che
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per analisi di mercato o altro. La sicurezza fisica e logica è inoltre un tema importante che presenta più elementi differenzianti, come la localizzazione del dato, i sistemi di backup, quelli di monitoraggio, il rilevamento dei malware e la loro risoluzione.
I risultati Gabriele Sposato, markeging director di Aruba
sono gli stessi partner a intavolare discussioni tra loro» rivela Sposato, aggiungendo con soddisfazione: «Il risultato, stando a quanto ci dicono i nostri partner, è che la nostra suite di strumenti, a partire dal pannello centrale per continuare con i servizi che mettiamo a disposizione è risultata eccellente». La conferma è data dall’utilizzo crescente che i partner fanno dello strumento, ma il manager considera quanto ottenuto un punto di partenza, perché c’è una costante evoluzione.
I servizi ai partner Per Aruba il supporto, sia tecnico sia commerciale rappresenta la sfida dei servizi per i partner: «Un vero supporto tecnico h24 non è semplice da realizzare e mantenere nel tempo, dal punto di vista organizzativo, ma i nostri sforzi sono stati efficaci, come dimostra il tasso di soddisfazione dei nostri clienti, calcolato con Net Promoter Score, in crescita dal 91% al 95%. Ci vuole costanza nell’ascolto, sottolinea Sposato, anzi, bisogna stimolare l’interazione, perché non tutti i partner hanno un approccio attivo. Da qui l’organizzazione di workshop e, più in generale lo sviluppare contenuti, in modo che gli stessi partner possano utilizzarli per le loro azioni commerciali». Per esempio, in tema di GDPR ci sono molti argomenti che possono fare la differenza, come la gestione del dato con la garanzia che i dati dei clienti siano protetti e non condivisi
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Se quanto su illustrato è già motivo soddisfazione, presso Aruba si vuole evidenziare altri indicatori. È importante, sostiene Sposato, cercare i giusti KPI (Key Performance Indicator), come, per esempio, dati quali il transfer in e il transfer out, per confrontarsi con realtà internazionali. Il fatto che i clienti in uscita siano inferiori a quelli in ingresso è certamente positivo. D’altro canto, in generale Aruba sta crescendo e il 2018 è stato un anno notevole, evidenzia infatti Sposato: «Abbiamo fatto meglio del mercato in tutti i segmenti in cui operiamo. In particolare, nell’area data center, abbiamo riempito le dieci sale del Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro in provincia di Bergamo con clienti di classe enterprise, anche internazionali, e stiamo costruendo ancora a Milano, mentre abbiamo annunciato un nuovo data center a Roma». Aruba, afferma il marketing manager, sta crescendo anche nell’ambito dei servizi trasversali, come la PEC, lo SPID o la fatturazione elettronica. Una crescita, in questo caso, dovuta ovviamente a motivi diversi (vedi l’obbligo di legge imposto per la fatturazione elettronica). A proposito di quest’ultima, Sposato sottolinea: «Abbiamo realizzato un applicativo cercando di farlo semplice, soprattutto ma non solo per le partite IVA, che pagano solo 25 euro l’anno». Anche la PEC cresce e gli stessi privati hanno imparato a usarla invece di gestire una raccomanda tradizionale. «Sono mercati, anche consumer, che ci danno molta prospettiva», chiosa Sposato. v
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I piani di Cloudera La società americana sta conoscendo una fase di forte crescita, grazie anche al merge con Hortonworks, a una politica commerciale basata su un modello fortemente ibrido e un catalogo prodotti rinnovato e potenziato. In Italia organico e vendite in forte sviluppo di Gian Carlo Lanzetti
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loudera è una azienda di Palo Alto che sviluppa e vende software, soprattutto per il data management, basato su Apache Adoop con relativo supporto e servizi correlati. Si avvia a chiudere l’esercizio fiscale 2019 con un fatturato di 450 milioni di dollari, in significativa crescita rispetto alla gestione precedente, e una perdita per azione tra 38 e 40 centesimi, in flessione. Conta circa 1700 dipendenti, 3200 partner (ma quelli strategici sono pochi) e una capitalizzazione al Nyse intorno ai due miliardi di dollari. La società sta conoscendo una fase di forte sviluppo, che trova riscontro anche in Italia dove è presente direttamente da un paio d’anni: i dipendenti sono attualmente una dozzina, quasi il doppio di un anno prima e il fatturato ha avuto uno sviluppo grosso modo uguale. I partner sono 110 ma quelli strategici una decina. I clienti, un centinaio (in prevalenza società di grande dimensione) sono seguiti con un modello commerciale ibrido (diretto e indiretto, Accenture e Deloitte sono in prima fila), potenziato da poco anche da un distributore di valenza europea (Tech Data). Cloudera, inoltre, ha in corso un merge con Hortonworks che mira ad accentuare ulteriormente il suo appeal competitivo sul mercato. Hortonworks è marginalmente presente in Italia, con una decina di clienti servizi quasi sempre serviti insieme alla stessa Cloudera. In particolare l’operazione dovrebbe comportare un rafforzamento della leadership nello specifico settore, un ulteriore miglioramento della piattaforma, più capacità innovativa e maggiori sinergie. Cloud e Managed Service 26 primo piano
La maggior parte di queste indicazioni, unitamente alle informazioni di prodotto, sono state rese note di recente alla stampa italiana da parte dei vertici: Michele Gugliemo, Regional Sales Director, Christian Violi, Partner Sales Manager e Romain Picard, Regional Vice Presidente South Emea.
Offerta potenziata e migliorata La società ha appena completato un processo di potenziamento e miglioramento della sua linea di prodotti. In particolare Cloudera Enterprise 6.0 è la versione più potente della propria piattaforma per data warehousing e machine learning. Essa offre una serie di miglioramenti nelle prestazioni e qualità di livello enterprise, con innovazioni a livello di ricerca, streaming, scalabilità e controllo; il tutto è stato progettato per aiutare le aziende a rendere più rapidamente fruibili le informazioni derivanti dai dati. A differenza di altre piattaforme dati concorrenti, che sfruttano componenti open source non collaudati e spesso nemmeno testati, puntualizza la diretta interessata, Cloudera gestisce, integra e pone una grande attenzione al testing della propria piattaforma open source ibrida in condizioni reali, in modo da avere la certezza che soddisfi i requisiti più rigorosi del cliente. La versione più recente è la piattaforma più potente in assoluto della società per le applicazioni mission-critical di data warehousing e machine learning e può essere eseguita on-premise oppure nel cloud, ovunque si trovino i dati. La versione 6.0 offre miglioramenti nelle prestazioni per i carichi di lavoro SQL, in tempo reale e di streaming e aggiunge la capacità di ricerca full-text per il data warehousing. Questa versione semplifica inoltre la gestione
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Michele Guglielmo, regional sales director di Cloudera
efficiente e sicura di un maggior num ero di nodi (fino a 2.500 con una singola istanza di Cloudera Manager) sfruttando meno risorse, riducendo i costi amministrativi e infrastrutturali e accrescendo la sicurezza nella continua espansione delle implementazioni su larga scala. Essa consente a data scientist e business analyst di ottenere valore aggiunto dai dati in modo più semplice, sicuro ed economico e indipendentemente dall’ubicazione dei dati stessi. Cloudera ha inoltre presentato una serie di innovazioni all’interno di Cloudera Altus per il cloud ibrido, che unificano controllo e governance dei carichi di lavoro transienti e prolungati su cloud pubblici e data center, gestiti direttamente dai clienti oppure come servizio da parte di Cloudera. Questi nuovi miglioramenti della piattaforma accelerano l’espansione delle applicazioni enterprise di data warehousing e machine learning, aumentando le possibilità d’implementazione in cloud e garantendo sicurezza e controllo di queste opzioni a livello IT. È stata da poco altresì annunciata nuova piattaforma di machine learning cloud-native di nuova generazione sviluppata su Kubernetes. La nuova Cloudera Machine Learning arricchisce le attuali offerte di data science in modalità self-service studiate per le aziende offrendo provisioning rapido e scalabilità automatica, oltre a un’elaborazione containerizzata e distribuita su elaborazioni eterogenee. La soluzione garantisce anche un accesso sicuro ai dati grazie a un’esperienza unificata in ambienti on-premise, cloud pubblici e ambienti ibridi. A differenza degli strumenti di data science che interessano solo alcune parti del flusso di lavoro del machine learning, o che sono disponibili unicamente per il cloud pubblico, Cloudera Machine Learning combina data engineering e data science su qualunque tipo di dato e in qualunque tipo di ambiente. Inoltre, scompone silos di dati semplificando e accelerando il flusso di lavoro del machine learning end-to-end. Da parte loro i container e l’ecosistema di Kubernetes abilitano l’agilità del cloud in ambienti diversi con un’esperienza coerente, sbloccando la fornitura di servizi scalabili per l’IT attraverso distribuzioni ibride e multi-cloud. Allo stesso tempo, le imprese cercano di rendere ope-
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rativi e scalabili i flussi di lavoro del machine learning end-to-end. Aspetto non trascurabile, il Cloudera Machine Learning consente alle aziende di accelerare il machine learning dalla ricerca alla produzione, consentendo agli utenti di eseguire facilmente il provisioning degli ambienti e gestire al meglio le risorse. In precedenza era stata la volta di Cloudera Data Warehouse, un moderno data warehouse basato sul cloud ibrido, cui si affidano circa 800 grandi imprese per archiviare, analizzare e gestire i dati in cloud pubblici e on-premise. La sua struttura ibrida e cloudnative è in grado di gestire quotidianamente carichi di lavoro da 50 PB di dati, fornire query inferiori al micro-secondo e servire cluster con centinaia di nodi di calcolo. Cloudera Data Warehouse consente il calcolo, l’archiviazione e il controllo ibridi, o H3, affinché sia possibile ottenere la portabilità e l’ottimizzazione del carico di lavoro tra i cloud pubblici e i data center aziendali.
Modello commerciale ibrido Un accenno, ancora e da ultimo, al modello commerciale ibrido. Questa impostazione nasce dall’esigenza di focalizzare la struttura commerciale diretta su una lista di 5000 nomi aziende nel mondo, molte delle quali già clienti, senza lasciare scoperto il resto del mercato. E’ un modello che oggi può funzionare rispetto a qualche anno fa in quanto adesso ci sono partner molto ben preparati dal punto di vista tecnico e attivi dal punto di vista commerciale. Cloudera, infine, da poco ha ritenuto che il passo successivo fosse portare alcuni di loro, i più autonomi, verso la rivendita all’interno di una distribuzione che potesse garantire supporto, solidità e governo dell’ecosistema su scala continentale. Da qui l’accordo europeo con Tech Data siglato recentemente. v
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Citrix cresce in Italia ed Emea coll’approccio customer centric Investimenti in partnership tecnologiche, supporto dell’ecosistema con il programma CSP Motion, coltivazione dei talenti con le università di Gaetano Di Blasio
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roseguendo verso il “future of work”, Citrix mantiene al centro i clienti: «Un approccio customer centric - spiega Mario Derba, Area Vice President, Western Europe di Citrix,- che costruisce un ponte tra la tecnologia e le persone, per garantire alle imprese di ottenere tre vantaggi in particolare: elevata experience per gli utilizzatori, sicurezza e libertà di scelta tra on premise, in cloud e hybrid». In termini di offerta questo si traduce in tre aree di business: Citrix Workspace, Citrix Networking e Citrix Analytics. Una combinazione di soluzioni che abilitano il Secure Digital Perimeter, che protegge le applicazioni e i dati in qualsiasi scenario. Tutto ciò, continua Derba, per supportare la trasformazione in atto, che non “è solo digital”, ma “anche digital”. È cambiato per sempre il modo di lavorare e interagire lungo la filiera del valore. Citrix si è, dunque impegnata a sostenere tale evoluzione grazie a costanti investimenti, che nell’ultimo anno sono stati di circa 3,3 miliardi di dollari, afferma il vice president Western
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Union di Citrix, ricordando la recente acquisizione di Sapho ( vedi riquadro). In Italia, che cresce su tutti i fronti, l’intenzione di Andrea Dossena, Country Manager di Citrix nel nostro Paese da ottobre è di migliorare ulteriormente i risultati conseguiti in passato, affinando le leve di coinvolgimento dell’intero ecosistema. A tal proposito, va evidenziato che il manager, è in Citrix dal 2015, con il ruolo di responsabile Emea del canale. Per le diverse fasce del mercato, dall’azienda di classe enterprise a scendere, si «deve creare una comunanza di obiettivi da mettere a disposizione dei nostri clienti», afferma il country manager, che precisa: «Significa sedersi al tavolo con questi grandi player e lavorare affinché l’unione generi valore per i nostri clienti, lavorando insieme al partner per costruire competenza sia da trasferire al partner sia in Citrix Italia. Infatti, se è vero che il partner, tipicamente aziende che realizzano grandi progetti di trasformazione, necessitano di competenze per realizzare al meglio uno specifico progetto, è altresì vero che in Citrix abbiamo bisogno di comprendere le dinamiche e i modelli di business di ciascuna impresa, come potrebbero essere IBM, Accenture o Fujitsu, ciascuno con le proprie
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peculiarità, in modo da lavorare al meglio insieme. Aggiunge poi Dossena: «La competenza rimane un pilastro. Se un partner segue un modello di business puramente “transazionale”, ha bisogno di essere affiancato da un partner che abbia le competenza da portare al cliente finale. Ci focalizzeremo, pertanto, sullo sviluppo di queste competenze, che molti già posseggono, ma per le quali occorre una formazione costante». A ciò si aggiunge lo sviluppo di strategie per avere successo sul mercato: piani disegnati su misura per l’ecosistema di Citrix in Italia. «Abbiamo la capacità di poter incontrare tutti i nostri partner (circa mille e cinquecento in Italia) per indirizzare esattamente le priorità loro e dei loro clienti, con una presenza su tutto il territorio», afferma il country manager. Per questo Citrix prevede di assumere, come ha già fatto negli anni scorsi, anche, in particolare persone di vendita che aiutino il canale a sviluppare sul territorio un ecosistema proattivo, nel quale l’impegno di Citrix è quello di supportare i partner. Questi possono scegliere quale modello di Citrix Service Provider vogliono “indossare”, per esempio quello di un cloud provider o di un managed service provider. Come accennato, le soluzioni di Citrix possono essere implementate indipendentemente on premise o in una modalità cloud ibrida o no. Oggi sono circa 45 i dipendenti di Citrix in Italia, che sono più del doppio rispetto a qualche anno fa, dichiara Dossena, senza poterne precisare il numero. v
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Citrix Acquisisce Sapho
Ne solco dello sviluppo tecnologico perseguito da Citrix, va segnalata l’acquisizione di Sapho, una piattaforma di micro-app che, a detta dei responsabili della società, migliorerà le funzionalità di guida del lavoro in Citrix Workspace, permettendo agli utilizzatori di lavorare più rapidamente e in maniera più intelligente, aumentando la produttività. Per esempio, le micro app Sapho raccolgono in un unico “feed” l’accesso ai tool, ai task e alle varie attività. Più in dettaglio, ci spiegano presso Citrix, un utente potrebbe ricevere dall’azienda notifiche finanziarie, report di spese, aggiornamenti dal supporto IT e risultati di campagne marketing in tempo reale, il tutto in un unico luogo e organizzato per priorità. Questi eventi possono essere condivisi su qualsiasi dispositivo, su una intranet o un qualsiasi strumento di collaborazione, a seconda loro natura. Sapho, inserito in Citrix Workspace, fornisce a ogni utente un accesso flessibile ad app e insight. Ciò consente di sfruttare nuove tecnologie come l’apprendimento automatico per workflow semplificati, che sono capaci di organizzare il lavoro e di guidare le persone nello svolgimento dei loro compiti, mettendo in evidenza, in maniera automatica i passi sa eseguire e quelli su cui si devono concentrare, eventualmente aiutati da da sistemi intelligenti che forniscono del supporto quando necessario, così da accelerare i processi. A detta dei progettisti di Sapho, il sistema aiuta a costruire competenze e a mantenerle sempre aggiornate, per ciascuno nel proprio settore. In una fase iniziale viene fornito anche un assistente virtuale. Proprio la capacità di sviluppare assistenti digitali è una delle caratteristiche su cui Citrix conta di sviluppare una nuova generazione di sistemi di supporto. Al riguardo, Tim Minahan, Executive Vice President Business Strategy e Chief Marketing Officer di Citrix, afferma: «Le capacità di Citrix nella distribuzione di applicazioni e le caratteristiche di sicurezza dei suoi prodotti, unite al focus di Sapho su automazione e produttività permetteranno di aiutare le aziende a creare un’esperienza utente di livello superiore, che ridefinisce il futuro del lavoro rendendolo già attuale». Con soddisfazione, il co-fondatore e CEO di Sapho, Fouad ElNaggar, aggiunge: «Sapho e Citrix condividono una visione per cui la tecnologia può migliorare l’esperienza utente aiutando le persone a essere più produttive». Il Ceo conclude: «Le nostre tecnologie creano un ambiente intelligente che aiuta a risolvere le sfide di produttività che lavoratori e aziende stanno affrontando. Organizzando il lavoro in un unico luogo, introducendo micro app e automatizzando i task perseguiamo l’obiettivo di dare a chi lavora più tempo per focalizzarsi su azioni che portano valore aggiunto».
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Hosting, housing e servizi alimentano il data center L’infrastruttura sempre più critica richiede sicurezza e disponibilità
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conferma di quanto sostenuto da tutti gli analisti, il data center aziendale non è più costituito dalla vecchia “glass house” o da una sorta di bunker, il cui accesso richiede un equipaggiamento da circolo polare artico. È finita l’era del Centro Elaborazioni Dati tutto on premise, a vantaggio di un’infrastruttura che è interamente o in parte in hosting o housing presso un fornitore esterno, almeno per il 69,7% dei rispondenti alla nostra inchiesta.
Premettiamo, come sempre, che si tratta di una indagine della redazione basata su alcune interviste dirette e un sondaggio online, cui complessivamente hanno partecipato una quarantina di rispondenti, appartenenti ad aziende di ogni dimensione. Il campione è selezionato a caso e il
Come è impostato il vostro data center aziendale?
Interamente o in parte in hosting e/o housing presso un fornitore esterno 69,7%
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100% on premise 44,12%
sondaggio è anonimo. Non vi è, dunque alcuna validità statistica, ma solo un insieme di dati che forniscono elementi di riflessione qualitativi. Come accennato il data center non è necessariamente interno all’azienda, il che è più che altro un bene, poiché la struttura esterna è probabilmente Come è organizzata la vostra infrastruttura ICT (Information e Communication Technology) ?
Multicloud 15,63%
Hibrid cloud 34,38%
private cloud 50%
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manutenuta da professionisti per i quali la gestione delle facilty di un data center è il loro core business. Peraltro, il data center non è neanche più un solo luogo fisico. Infatti, se metà dei rispondenti dispone di un data center private cloud, l’altra metà ha una infrastruttura organizzata per la maggior parte in modo ibrido. È, infatti, il 34,38% dei rispondenti totali la quota dell’hybrid cloud, cui si aggiunge un 15,63% di multicloud. In pratica, metà dei data center aziendali, si appoggiano cloud pubblici, il che è coerente con le valutazioni di
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IDC che trovate nell’apertura del Primo Piano, dedicato a Cloud e Managed Service. Una conferma, d’altro canto, della flessibilità che le imprese rincorrono con sempre maggiore impegno, a supporto dell’efficienza e dell’innovazione digitale.
Le tecnologie innovative A proposito di flessibilità e innovazione abbiamo cercato di indagare circa alcune delle tecnologie più recenti, ma già diffuse sul mercato. Tra queste, in particolare quelle note con il prenome “sofware defined”, quindi
lo stato dell’arte della virtualizzazione che tende ad astrarre le infrastrutture fisiche a vantaggio di strumenti software, molti dei quali sempre più arricchiti da un’automazione crescente, proiettata verso l’intelligenza artificiale, dal machine learning al deep learning. Più in dettaglio, osserviamo una certa “maturità” del sofware defined storage, utilizzato dal 54,84% dei rispondenti, mentre ancora in una fase iniziale appare il software defined networking. È altresì vero che verso quest’ultimo cresce l’interesse, come ci dicono gli analisti,
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Quale di queste tecnologie utilizzate?
Quale di questi servizi utilizzate
Container (esempio Docker) 22,58%
Database as a Service 9,38% Software Defined Storage 54,84%
Software Defined Network 22,58%
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Quale tra queste caratteristiche di un data center ritenete più importante?
Altri servizi gestiti 31,25%
Managed security service 12,50%
Flessibilità 2,94% Disponibilità 35,29%
Sicurezza 44,12%
Scalabilità 17,65%
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in funzione delle automazioni relative alla network security e all’ottimizzazione delle reti geografiche, con la prospettiva di mandare in pensione il protocollo MPLS. Ancora non sembra avere tanta diffusione l’utilizzo dei container, ma ricordiamo che i dati sono da prendere con le pinze in quanto non relativi a un campione statisticamente rigoroso né rappresentativo di tutte le imprese.
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I servizi Più maturo appare il ricorso ai servizi, in particolare quelli gestiti, che sono impiegati dal 43,75% dei rispondenti, complessivamente, con un 12,5% di servizi gestiti per la sicurezza. Un dato che valutiamo poco attendibile, ma probabilmente non inclusivo di servizi forniti di default da alcuni operatori, anche alle piccole e medie imprese.
Infine, si è voluto fare una classifica delle caratteristiche di un data center ritenute più importanti tra disponibilità, scalabilità, sicurezza e flessibilità. Vince con oltre il 44% la sicurezza (il che lascia pensare ancor di più che il dato sui servizi gestiti sia anomalo). Al secondo posto la disponibilità, che con la sicurezza è collegata in un certo modo, seguono scalabilità e flessibilità. v
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Il data center protagonista della trasformazione digitale Un’indagine di IDC per NetApp mostra il futuro delle aziende data driven, con la tendenza ad accrescere il cloud privato
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ntro il 2020, la maggior parte delle attività condotte da metà delle 2mila aziende più grandi al mondo dipenderanno dalla capacità di creare prodotti, servizi ed esperienze digitalmente avanzate, secondo le previsioni degli analisti IDC. Questi ultimi ritengono anche che la spesa per la digital transformation raggiungerà, a livello globale, 1,7 bilioni (migliaia di miliardi) di dollari entro il 2019, con un incremento del 42% rispetto al 2017. Del resto è evidente come la tecnologia digitale stia modificando la vita di tutti i giorni, mentre i modelli di business si basano sempre più su un approccio data driven, accelerando i risultati. In un contesto del genere diventa cruciale ottenere il massimo dai propri dati, per accrescere il rapporto con la clientela, creare nuove opportunità di business e ottimizzare le operazioni. In particolare, una ricerca di NetApp, realizzata con IDC nell’ultimo trimestre del 2018, ha dimostrato che è possibile ottenere un miglioramento dell’efficienza operativa pari a sei volte, mentre la redditività e l’acquisizione di nuovi clienti presenta un moltiplicatore per tre e, infine, un raddoppio della capacità di aumentare
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i ricavi con l’innovazione dei prodotti. D’altro canto, l’indagine ha messo in luce una sostanziale immaturità digitale: solo l’11% delle imprese è in grado di “spremere” a fondo i propri dati. La maggior parte è ancora in una fase di transizione. In dettaglio, il 18% si trova nella categoria dei “data resister”; il 34% in quella dei “data survivor”; il 22% ricade tra i data risponder; il 15% è già un “data synergizer”. In buona sostanza, solo un quarto circa delle organizzazioni è in grado di ricavare vantaggi realmente significativi dall’analisi dei dati. Non c’è, però da stupirsi, spiegano gli analisti, in quanto il percorso è lungo e presenta importanti ostacoli, quali le carenze di budget, risorse e competenze. Tre fronti su cui concentrare gli sforzi preparandosi ad affrontare previsioni avverse. Secondo IDC, infatti, gli investimenti in IT resteranno limitati fino al 2020. In termini di risorse, gli analisti evidenziano che la domanda per lo sviluppo di app supererà la capacità del mercato nel realizzarle. Infine, sono anni (dal 2015), che la mancanza di competenze impedisce a sei CIO su dieci di sostenere il ritmo del cambiamento.
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Il Cloud e i dati distribuiti, dinamici e diversificati Alle suddette difficoltà si aggiunge l’esperienza che occorre maturare in azienda per capire cosa farci con i dati, che, per loro natura sono distribuiti, diversificati e, soprattutto dinamici. La capacità di adattamento è uno dei requisiti principali. Il problema che emerge con insistenza oggi, però, riguarda l’abbondanza di possibilità circa il dove e il come memorizzare ed elaborare i dati: cloud e devops rappresentano al tempo stesso una sfida e un’opportunità, introducendo un ulteriore elemento decisionale relativo alla gestione dei workload e allo sviluppo delle applicazioni. Secondo l’indagine commissionata ad IDC per l’Italia, sarà evidente, nei prossimi 12 mesi, la tendenza a portare in casa l’infrastruttura, organizzata, ovviamente come cloud privato, mentre resiste una scelta di outsourcing. Il bisogno di controllo viene così soddisfatto, ma senza temere un aggravio operativo, anche grazie alle potenzialità dell’automazione. Sta crescendo, infatti, l’uso di intelligenza artificiale/ machine learning interna all’infrastruttura. Solo il 10% delle imprese coinvolte da IDC affermano di “non avere
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soluzioni di automazione IT su alcuni processi e di non avere alcuna strategia aziendale in questa direzione”. C’è poi un 36% che dichiara di avere soluzioni di automazione IT su alcuni processi ma non segue una strategia aziendale. Il livello di maturità è comunque sostenuto da alcune eccellenze: l’8% afferma di avere soluzioni per automatizzare l’IT e semplificare l’AM; il 9% sostiene di aver adottato soluzioni di automazione IT, anche se solo per la ridistribuzione dei workload; infine, un 34% ha attivato l’automazione di integrazioni dati/servizi.
Vari e con diversi gradi di complessità, i progetti di semplificazione dell’IT che sono stati o saranno implementati da più imprese: • adozione di soluzioni per automazione e integrazione (64%); • consolidamento e deduplica di piattaforme (44%); • Introduzione di storage SSD e/o Flash (24%). A questi si aggiungono i progetti per la revisione dei progetti: • Modernizzazione di applicazioni legacy (64%); • Consolidamento e deduplica di applicazioni (31%). v
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Lenovo ThinkAgile CP Series: cloud data center tutto in uno Un’infrastruttura integrata che fornisce una piattaforma cloud componibile, per ottenere la sicurezza del cloud privato con l’agilità di quello pubblico
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a flessibilità è una delle caratteristiche più apprezzate della virtualizzazione e del cloud, eppure per le imprese resta altresì fondamentale mantenere il controllo, il che spiega il successo dell’hybrid cloud, ma la “nuova” strada” indicata da Lenovo chiude il cerchio con le tendenze più recenti, che vedono emergere l’esigenza di portare il cloud in casa. Più precisamente, ci rivelano i manager di Lenovo, i clienti chiedono continuamente di volere il meglio dell’agilità del cloud pubblico combinato alla sicurezza del cloud privato. Per rispondere a questa esigenza Lenovo, in collaborazione con Cloudistics, società statunitense specialista in software, ha sviluppato la piattaforma cloud componibile ThinkAgile CP Series, una soluzione “cloud in a box”. «Le aziende sono passate al cloud pubblico e ne hanno apprezzato i vantaggi, come l’approccio as a service e pay per use, ma ne hanno anche sperimentato i difetti, come la carenza di sicurezza. Con la nostra nuova soluzione possono mantenere tutti e solo i pregi dei due mondi» sintetizza Alessandro de Bartolo, country manager per l’Italia del Lenovo Data
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Center Group. Quest’ultimo è stato classificato da IDC tra i vendor di infrastrutture iperconvergenti in più rapida crescita. Più precisamente, la serie di sistemi ThinkAgile CP consente di installare on premise una piattaforma Cloud end-to-end sicura e automatizzata, componibile in base ai propri bisogni, come ci spiega de Bartolo: «Think Agile CP è la più recente soluzione targata Lenovo ThinkAgile, il brand che raccoglie le appliance e i sistemi che forniscono le tecnologie di ultima generazione per il data center, in particolare in ambito software defined. Queste si affiancano ai sistemi Think System, più tradizionali», spiega il manager italiano, che precisa: «La nuova soluzione realizza, per la prima volta, un vero private cloud interno all’azienda, fornendo, cioè la stessa esperienza e capacità d’utilizzo delle soluzioni e applicazioni erogate dai cloud pubblici, ma con la sicurezza di un data center on premise posto dietro i firewall aziendali». In buona sostanza, ThinkAgile CP,disponibile tramite i canali di Lenovo, estende il portfolio del Data Center Group di Lenovo e rappresenta
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un’importante semplificazione nella messa in esercizio nella e gestione operativa del data center.
Alessandro de Bartolo, Country Manager Lenovo Data Center group in Italia
Un virtual data center per ogni dipartimento Progettata per aziende sotto il migliaio di dipendenti o per imprese di classe enterprise, la soluzione ThinkAgile CP ha un approccio multitennant, che consente, per esempio, in un’azienda medio grande, di erogare risorse dedicate alle diverse funzioni aziendali e, potenzialmente anche a clienti e fornitori lungo la filiera, Il tutto misurando l’utilizzo e, all’occorrenza, “fatturandolo”. Avendo a disposizione un proprio cloud, il dipartimento IT mantiene il controllo, evitando il fenomeno dello shadow IT, ma, contemporaneamente, consente di attivare gli ambienti dinamici delle applicazioni cloud, soddisfacendo le esigenze dipartimentali, come quelle del marketing, garantendo maggiore sicurezza e flessibilità di configurazione potendo, contemporaneamente, “addebitare” i consumi delle risorse alle organizzazioni cui competono. Si ottiene, così, una doppia flessibilità: dal lato IT si eliminano gli obsoleti silos tecnologici, abbracciando la flessibilità del software defined, mentre dal lato business, si ottiene un più rapido
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supporto operativo, che si traduce in miglior time to market per ciascuna funzione aziendale. Ciò con estrema facilità, sostiene de Bartolo, grazie a un’interfaccia intuitiva che permette, all’eventuale dipartimento o fornitore di accedere al suo virtual data center, per configurarlo rapidamente.
Semplicità e funzioni integrate Questo è possibile perché ThinkAgile CP mette a disposizione un marketplace applicativo, che replica la facilità di accesso alle applicazioni tipiche dei cloud pubblici. Al suo interno sono predisposte alcune applicazioni, ma ciascuno può aggiungere le proprie con la user experience tipica degli app store, ormai di uso comune. Lorenzo Comina, Lenovo Certified Data Center Sales Professional di Lenovo Italia precisa: «L’applicazione viene scaricata e
installata in 20/30 secondi e poi si eseguono i diversi provisioning, andando a selezionare le risorse necessarie, in termini di core, spazio disco eccetera, il tutto in poco tempo». Tempo che si riduce al minimo qualora si introducano applicazioni “all in one” inserite in container come Kubernetes, “trascinandole” nel proprio virtual data center. In pratica, conclude Comina; «un virtual data center può essere creato, partendo da zero in venti minuti e può essere anche temporaneo». Quindi, aggiunge de Bartolo, «con una flessibilità mai concepita prima per un’infrastruttura on premise». Questo anche grazie all’automazione end-toend di una rete software-defined. Nell’ambiente creato da Lenovo Think Agile CP sono altresì disponibili ulteriori garanzie legate alle funzioni integrate per l’alta disponibilità, il backup, la replica da remoto, la citata misurazione dell’utilizzo, con supporto fornito da Lenovo. A tutto ciò si aggiungono sistemi di sicurezza multilivello. La soluzione fornisce, inoltre semplici unità disaggregate di calcolo e di storage plug-and-play e scale-out. In pratica, l’allocazione on demand delle risorse evita l’over provisioning tipico di configurazioni rigide e contribuisce, insieme alla suddetta semplicità, a ridurre il TCO (Total Cost of Ownership) della soluzione. v
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Net App supporta ogni cloud e usa l’Artificial intelligence
NetApp OnTAP
Per facilitare la gestione e l’utilizzo dei dati in attività a valore sono state rilasciate numerose novità di Gaetano Di Blasio
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olte le novità presentate da NetApp tra ottobre e novembre, all’insegna della propria visione: stimola la crescita del business attraverso l’innovazione su cloud, multicloud e ambienti di cloud ibrido; offri ai tuoi clienti un’esperienza ricca di dati nuove implementazioni delle applicazioni; ottimizza la crescita delle fonti di dati nell’intera infrastruttura, inclusi sistemi multicloud, di cloud ibrido e on-premise; implementa i dati con la certezza che le informazioni saranno protette e verranno ripristinate in caso di perdita. Per supportare tale visione, NetApp ha annunciato molte soluzioni, tra cui le principali sono: NetApp Cloud Insights, Azure NetApp Files, Cloud Volumes Service, Cloud Volumes ONTAP, NetApp HCI, SaaS Backup for Microsoft Office 365 e NetApp Data Availability Services. Il primo aspetto da considerare è relativo a, supporto “incondizionato a qualsiasi tipo di cloud, per consentire
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ai clienti ai clienti di innovare nel cloud in qualsiasi forma, migliorando i risultati aziendali di fronte a un panorama tecnologico in rapida evoluzione Il ricorso al cloud è oramai essenziale per poter sfruttare i dati di tutta l’organizzazione e prendere così decisioni aziendali più mirate, migliorare l’esperienza dei clienti e sfruttare l’IoT per offrire nuovi servizi e sviluppare nuovi modelli di business. Tuttavia, il successo nel cloud dipende dall’integrazione, dalla protezione e dall’ottimizzazione dei dati archiviati in qualsiasi ambiente cloud. Anthony Lye, senior vice president e general manager Cloud Data Services di NetApp, afferma: «Non è un’esagerazione affermare che ogni volta che creiamo un prodotto o un servizio su NetApp, ci chiediamo sempre in primo luogo che cosa sarà in grado di fare nel cloud». Aggiunge poi il manager: «Per i nostri clienti, il vantaggio competitivo dato dalla trasformazione in un’organizzazione cloud-first è ormai divenuto un imperativo, mentre il raggiungimento di un impatto significativo sul business non lo è. La nostra vision è quella di ispirare l’innovazione basata sui dati attraverso il cloud».
NetApp Data Fabric e l’intelligenza artificiale Un ulteriore fronte d’innovazione è quello dell’AI. In particolare, ha annunciato ONTAP 9.5, MAX Data, StorageGRID SG6060, NetApp Solution Support for FlexPod e Flash Performance Guarantee. Questi nuovi servizi e soluzioni dati estendono ulteriormente NetApp Data Fabric a livello di edge, core e cloud e consentono alle organizzazioni di attuare le promesse dell’intelligenza artificiale. Quest’ultima, secondo un report di Gartner, sarà una delle cinque priorità di investimento più importanti per oltre il 30% dei CIO entro il 2020, mentre IDC afferma che quasi il 75% degli sviluppatori si dedicherà alla definizione di funzionalità AI nelle proprie app. Ciò detto, anche se le aziende pianificano di utilizzare l’AI per creare opportunità di business, spesso scoprono che i loro dati più preziosi sono intrappolati in silos, ostacolati dalla complessità e troppo costosi da sfruttare per applicazioni AI che prevedono un uso intensivo delle risorse. Joel Reich, executive vice president Storage Systems & Software di NetApp, afferma:« Con la velocità e il volume di dati generati e gestiti attraverso dispositivi IoT, data center onpremise e ambienti di cloud ibrido,
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disporre di un Data Fabric esteso tra edge, core e cloud è essenziale per avere successo con l’AI». Quindi, continua il manager: «Con NetApp Data Fabric, le organizzazioni possono accelerare le pipeline di dati attraverso l’intera azienda per formare modelli di apprendimento approfondito e alimentare le applicazioni AI con la semplicità, la libertà di scelta e la scalabilità necessarie per ottenere un impatto concreto».
Uno storage moderno per abilitare i dati all’AI Il software NetApp ONTAP 9.5 è stato progettato per aiutare le imprese a modernizzare i propri servizi dati con soluzioni che permettono l’integrazione del cloud a prestazioni elevate, targate NetApp. Come affermato dai responsabili dell’azienda, viene fornita un’elevata versatilità con alte prestazioni e bassa latenza. La soluzione unifica la gestione dei dati in tutti gli ambienti di storage: tecnologia flash, disco e cloud. Inoltre, automatizza il tiering di set di dati con scalabilità di petabyte per gli archivi di oggetti nel cloud oppure on-premise. Altro vantaggio è la riduzione dei costi per l’implementazione di soluzioni per la business continuity multisito. NetApp ONTAP 9.5 accelera le performance in lettura, memorizzando i set di dati nella cache all’interno di un cluster e in siti remoti. Sempre in base a quanto comunicato, aumenta i risparmi offerti dall’efficienza dello storage fino al 15% per le applicazioni
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di database relazionali. Aumenta radicalmente le performance mediante il tiering automatico dei dati tra sistemi AFF e NetApp MAX Data sui server. MAX Data, inoltre, consente ai clienti di incrementare nettamente le proprie performance applicative senza dover riscrivere il codice dell’applicazione. MAX Data sfrutta la memoria persistente nei server per ottenere una latenza bassa simile alla memoria e una capacità simile alla tecnologia flash. Come esposto dai tecnici NetApp, MAX Data accelera le performance dei dati a livello di applicazione, consentendo un’elaborazione più veloce dei dati per le applicazioni AI e analisi dei dati real-time. Inoltre, accelera il recovery dei dati delle applicazioni con servizi di data protection per la memoria persistente nei server. Poi migliora l’efficienza utilizzando meno server per ottenere performance simili o superiori e sfrutta tutte le funzionalità di gestione dei dati di NetApp ONTAP. Altra novità è Flash Performance Guarantee, cioè una garanzia di latenza, che consente ai clienti di utilizzare le applicazioni AI con la sicurezza di una bassa latenza prevedibile.
Un’architettura di cloud ibrido per l’IoT NetApp, affermano i suoi responsabili, fornisce funzionalità di gestione dei dati di soluzioni per sfruttare fonti di dati in crescita con performance e scalabilità virtualmente illimitate, alimentando, formando e utilizzando applicazioni di apprendimento
automatico, apprendimento approfondito e AI con un elevato consumo di dati. Di seguito i dati di targa NetApp delle principali soluzioni in quest’ambito. NetApp StorageGRID SG6060 Lo storage a oggetti con accelerazione flash risponde alle esigenze di carichi di lavoro dalle performance elevate e con alta concorrenza per ambienti di apprendimento automatico, big data analytics e IoT. In combinazione con le funzionalità di ONTAP FabricPool, i clienti dispongono di funzionalità di gestione dei dati best-in-class, godendo al tempo stesso dei risparmi offerti dallo storage a oggetti. NetApp Solution Support for FlexPod Il team di supporto centralizzato possiede una vasta esperienza su tutti i componenti chiave dell’intera soluzione: storage, storage network, calcolo, sistemi operativi di calcolo, networking LAN e hypervisor. NetApp Solution Support include anche il software NetApp Converged System Advisor (CSA), che semplifica le operazioni del cliente e il lifecycle management di FlexPod. Il monitoring e la gestione CSA di livello superiore con una vista a riquadro singolo della salute del sistema consentono di ridurre i tempi di risoluzione degli incidenti di supporto. v NetApp HCI
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I data center Next generation per partner e clienti di Data4 Crescono la comunità di partner e i clienti che scelgono di migrare le strutture in campus di nuova generazione, per una maggior efficienza
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Davide Suppia, Country manager e vice president Sales di Data4 per l’Italia. Sopra, il campus Data4 alle porte di Milano
di Gaetano Di Blasio
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ata4 procede con la propria politica d’espansione in Europa (sono partite le operazioni della quarta nazione, la Spagna) e in Italia, dove sono già stati effettuati investimenti per 140 milioni di euro e altri 250 milioni sono stanziati per progetti già in corso. Più precisamente sono stati realizzati 3 data center nel campus di Cornaredo, alle porte di Milano, dove c’è spazio per altri sette, di cui uno già in costruzione, con un rilascio previsto tra maggio e giugno 2019. «A fine 2018 chiuderemo con una crescita di circa il 67%, grazie al grande lavoro per lo sviluppo del canale», afferma Davide Suppia, Country manager e vice president Sales di Data4 per l’Italia. La società francese, recentemente acquistata interamente da AXA France, tramite AXA Investment Managers - Real Assets, ha infatti attivato il Vip Partner program, per un recreuitment rivolto principalmente ai system integrator, senza escludere altre figure del canale ICT che cercano strutture dove “appoggiare” le infrastrutture ICT dei propri clienti. Al momento i partner sono 20 destinati a crescere. Un ottimo risultato, frutto del lavoro
con i partner, che ha permesso di notare quanto la piccola e media impresa italiana non sia ancora pronta a migrare il proprio data center da una soluzione casalinga a una professionale, pur comprendendone i vantaggi, come ci spiega Suppia. Il passo è avvertito come difficile e rischioso. Solo le imprese più grandi sentono di avere le capacità per realizzare un salto di qualità, ma ci sono alcuni interrogativi da soddisfare. Per questo Data4 ha ideato il suddetto programma di canale che ha dato subito buoni risultati. Il modello di vendita indiretta, del resto, rimane quello più efficace per il tessuto economico italiano, costituito da piccole e medie imprese, abituate a seguire proprio partner di fiducia, chiamato a sua volta a impegnarsi a garantire il risultato sul business finale. Per il canale ICT, questo approccio funziona solo se il supporto lungo la catena funziona al meglio, come appare per Data4: seguendo una politica di massima trasparenza, in linea con le richieste del mercato, Data4 propone una partnership per offrire i migliori servizi ai clienti finali. Presso il campus di Milano i partner possono organizzare i Vip Day,
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durante i quali è possibile visitare gli spazi in cui verrebbero ospitate le strutture del cliente, sotto il controllo dei sistemi e delle organizzazione di sicurezza. Nella stessa giornata sono previste sessioni di formazione ed è possibile organizzare incontri con esperti, per studiare progetti specifici e soluzioni su misura. Un approccio “provare per credere”, sempre molto apprezzato dall’utente finale e dal partner che «può mostrare la differenza tra una soluzione casalinga e una struttura specializzata all’avanguardia», evidenzia Suppia.
La garanzia dei servizi specializzati Il supporto di Data4 e il lavoro svolto presso i Vip Day serve proprio a fugare dubbi e paure degli’IT manager. Si tratta anche di migrazioni importanti, che medie e medio grandi aziende sono in grado di realizzare da sole, ma, afferma il country manager italiano: «Spegnere il cuore informatico dell’azienda e spostarlo in un’altra infrastruttura fisica, anche se certamente più sicura e performante, è un passaggio che fa molta paura all’IT manager e il supporto di un partner qualificato è certamente una garanzia, perché spegnere è facile, ma quando si tratta di riaccendere occorre essere preparati ad affrontare ogni possibile imprevisto». I partner scelti da Data4 sono in grado di supportare ogni fase del processo di migrazione e di portare le imprese a migliorare il proprio sistema informativo. Il primo vantaggio di un’infrastruttura
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specializzata riguarda le garanzie che solo chi ha fatto del data center il proprio mestiere può fornire, liberando l’utente dalle tante occupazioni necessarie in un data center, ma molto lontane dal core business aziendale, quali, esemplifica Suppia: « controllare i generatori, cambiare i filtri dei condizionatori, essere sicuri che il gasolio sia sempre disponibile e pulito o che le batterie siano sempre allo stato dell’arte». Oltre a disporre di personale specializzato nella gestione di quanto sopra, Data4 fornisce ulteriori garanzie rappresentate dalle certificazioni internazionali Tier 4, che assicurano la ridondanza e la disponibilità del servizio con un 99,999% di affidabilità, «da quando siamo nati», precisa Suppia aggiungendo: « La protezione del dato con il GDPR e la tutela che della privacy che occorre garantire, nonché le certificazioni ISO di eco compatibilità, sono ulteriori componenti che spingono le imprese a scegliere di migrare il proprio data center presso infrastrutture affidabili e sicure come le nostre».
Next generation con il software DCIM Il prossimo data center a essere rilasciato, il DC04, è un next generation data center, in grado, grazie a un software DCIM (Data Center Infrastructure Management) proprietario, basato su standard aperti, che consente all’utente di “colloquiare” con tutte le strutture. In altre parole, come ci precisa Suppia: «permette all’utente finale di vedere, attraverso un portale dedicato lo stato delle componenti strutturali
riservate al proprio data center. Il software è stato realizzato sulla base delle richieste degli utenti finali, i quali possono così sapere in tempo reale, per esempio: quanto consuma il proprio data center oppure quanto scaldano i server, se c’è umidità nelle sale, se possono crescere o se devono decrescere per ospitare altri sistemi fisici. Insomma, una serie di informazioni che gli utenti, in precedenza, per ottenerle erano obbligati a controllare di persona. Tutto questo è possibile grazie a circa 5500 sensori che contribuiscono all’intelligenza del building che li ospita. Forniscono qualsiasi tipo di informazione dell’edificio stesso e si autogestiscono. «In pratica Quello che abbiamo fatto è di sviluppare un’interfaccia, che consente al cliente di vedere una porzione di queste informazioni, quelle relative alle infrastrutture collegate al data center del cliente. Questa sorta di “virtualizzazione” del data center sarà il futuro verso cui Data4 è già proiettata, afferma il country manager italiano. Nella stessa direzione va Digital Hub, la piattaforma che proprio Suppia ha contribuito a realizzare rendendo il polo di Milano un nodo strategico per collegare i data center del campus a oltre cento cloud pubblici, per supportare lo sviluppo di architetture, ibride. A questo proposito va segnalato che Data4 si professa “carrier neutral” :attualmente il campus di Milano è collegato a 15 operatori ed entro il 2019 Data4 conta di arrivare a 20-25. v
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le soluzioni e i sistemi di Power & Colling Le potenzialità per il canale e gli integratori che devono massimizzare l’efficienza nell’era dei dati che vanno accuditi end to endealtà virtuale e IoT ad accompagnare workshop e premi. Spazi ridotti ma meglio organizzati e un flusso altalenante di persone nell’arco dei tre giorni.
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Nuovi scenari all’orizzonte per l’energia Le nuove tecnologie stanno delineando gli scenari futuri nell’utilizzo dell’energia. Se n’è discusso alla tavola rotonda di Riello UPS con Confindustria e Sole 24 Ore
Luca Buscherini, direttore marketing di Riello UPS, al centro
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l tema dell’energia e dei cambiamenti che stanno interessando i settori ad essa collegati sono stati il tema principale dibattuto nel corso di una tavola rotonda “Elettrificazione della domanda: mobilità, sostenibilità, sicurezza” organizzata da Riello UPS in collaborazione con il Sole 24 Ore, in cui numerosi operatori tra cui RSE/GSE, Enel, Cineca, Areti, Riello UPS, Exide, e ST Microelectronics si sono confrontati. Riello UPS fa parte del Gruppo Riello Elettronica, con cui produce gruppi statici di continuità specifici per uffici, ambienti elettromedicali, apparati di sicurezza e di emergenza, data center, complessi industriali e sistemi di comunicazione. Riello Elettronica con Riello UPS è tra i leader del settore in Italia ed è riconosciuta a livello mondiale per l’impegno nella ricerca tecnologica. La società persegue una strategia di presidio dei mercati internazionali attraverso società commerciali, che offrono un elevato e qualificato livello di servizio alla clientela locale, e ciò ha fatto sì che Riello Elettronica con Riello UPS sia presente in tutta Europa e Cina, Singapore, Australia, Vietnam, India e USA. Nel corso dell’evento, Stefano Besseghini (Presidente e AD RSE, gruppo GSE) e Luca Buscherini (Direttore Marketing Riello UPS) insieme al contributo dei relatori, hanno dato vita a una serie di riflessioni su quelli che saranno
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gli scenari futuri e sulle tendenze di fondo che stanno già ora accelerando un rapido processo di mutamento nel settore. Un esempio di questi fenomeni in corso è la decarbonizzazione dei sistemi economico/produttivi dei paesi più evoluti così come la digitalizzazione dei sistemi di controllo dei flussi dell’energia, che spingono entrambi verso una maggiore razionalità del suo utilizzo. Un altro aspetto da tenere presente è quello del diffondersi delle auto elettriche. Questo processo porterà un cambiamento negli stili di vita e nel modo di accedere alle fonti di energia. C’è da chiedersi, per esempio, in quali orari ci potrebbe essere il maggiore picco di assorbimento di energia e in che modo questo influirà con il sistema. Naturalmente quello delle auto elettriche, così come quelli dei nuovi sistemi di produzione distribuita dell’energia è un settore nuovo ancora tutto da progettare e che se da un lato stravolgerà le dinamiche dei sistemi di erogazione attuali, dall’altro rappresenta una grande opportunità per il sistema nel suo complesso. Le novità in ambito tecnologico ed energetico avranno un impatto sugli stili di vita degli utenti ma ancor di più imporranno ai distributori di reinventare il proprio ruolo e la propria missione per la gestione delle infrastrutture, mettendoli di fronte a nuove sfide per trovare le soluzioni più adatte . Auto, UPS e ancor di più le nuove generazioni di batterie avranno nuovi ruoli e dovranno essere messi a punto sistemi per il coordinamento dei Peak Shaving, ossia quelle misure di emergenza
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stabilite dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico. In pratica si può dire che il futuro è alle porte e il miglior modo per prepararsi è quello di non focalizzarsi su una specifica tecnologia, ma è necessario analizzare ogni risorsa in modo sistemico, puntando sulle sinergie e valorizzando gli effetti delle relazioni che possono instaurarsi tra più tecnologie o addirittura tra gruppi di esse. v
Riello UPS partner Audi nel campionato per auto a motore elettrico
Riello UPS corre nel futuro con la Formula E ed ha rinnovato la partnership con Audi nel campionato FIA Formula E 2018/19 per auto a motore elettrico. Per Riello UPS, specializzata in gruppi di continuità, elettricità e tecnologia green orientata al futuro sono le parole chiave del suo impegno nella Formula E. Come l’anno scorso, il logo Riello UPS campeggerà sugli alettoni anteriori delle monoposto Audi Sport Abt Schaeffler Formula E team e sulla tuta dei piloti. Le auto elettriche sono il futuro della mobilità e Riello UPS, con i suoi prodotti e le soluzioni Smart Grid Ready, vuole essere presente nel futuro della qualità dell’energia. La prossima stagione del campionato 100% elettrico, la prima con le monoposto di seconda generazione, vede confermata la tappa di Roma, con l’ePrix fissato per il 13 aprile.
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Vertiv amplia le attività sul canale ICT per moltiplicare il business della vendita indiretta Nel 2019, buona parte dei clienti di piccole e medie dimensioni seguiti in Italia, saranno affidati al canale, con i commerciali della vendita diretta impegnati a fornire consulenza e competenze, in una nuova logica di servizio.
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n obiettivo ambizioso che rivoluziona il modello di business dell’azienda”, afferma Stefano Mozzato, Country Manager di Vertiv in Italia: «L’expertise che Vertiv ha sempre dimostrato sulla vendita diretta viene ora messa a disposizione anche del nostro canale». Il manager aggiunge: «Finora abbiamo assicurato competenza e risorse dei nostri esperti principalmente per i clienti serviti direttamente, mentre ora ci siamo strutturati per dedicare attenzione anche a progetti e servizi per realtà di piccole e medie dimensioni, ovviamente avvalendoci del prezioso supporto dei partner di canale».
Un cambiamento profondo Il cambiamento non è “solo” nell’approcciare il cliente diversamente: è più profondo, perché si tratta di entrare nella logica del servizio, mettendo in gioco l’esperienza per aiutare il cliente finale a supportare al meglio il proprio core business. Non si tratta di vendere “scatole” che vanno semplicemente installate o al più configurate, ma si deve servire il cliente con competenze e continuità, ci spiega Mozzato, precisando: «Competenza per realizzare un impianto e continuità per il data center, che non è solo quella elettrica, bensì la durata e la stabilità nel tempo. Quindi vanno adottate le tecnologie e soprattutto le tecniche che sono orientate a “seguire” l’impianto assicurando efficacia ed efficienza». Il Country Manager non si riferisce solo al grande impianto, anzi. Cresce, infatti, la realizzazione di sistemi con due o tre rack e, se guardiamo verso l’edge, anche con uno solo. Ma, prosegue Mozzato, il singolo rack è troppo spesso gestito come per esempio si faceva in passato con il centralino analogico, cioè pensando a una struttura statica e consolidata. Nelle tecnologie di oggi, prosegue il manager, c’è una trasformazione e un’evoluzione continua, grazie anche alle revisioni e agli aggiornamenti software, che diventano parte integrante della
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soluzione, inserendola in un processo di costante innovazione. «Per questo non si tratta più di vendere UPS, rack o PDU, ma di fornire un servizio completo al cliente. Anche a chi ha acquistato solo un piccolo UPS, Vertiv offre la possibilità di collegarlo a un centro di monitoraggio 24 ore su 24, grazie al nostro servizio LIFE, che offre visibilità in tempo reale nei sistemi critici con individuazione, da remoto, delle anomalie e risposta immediata in caso di allarmi”, sottolinea Mozzato.
La logica del servizio In questo senso Vertiv sta investendo molto nella nuova logica distributiva con formazione e condivisione di competenze, ma anche fornendo maggiore connettività, come nel caso suddetto del monitoraggio. Un investimento che va controtendenza rispetto a pratiche imperanti che vedono spingere affinché il cliente prosegua singolarmente nella configurazione dei propri sistemi, evidenzia Mozzato, che afferma: «Noi, al contrario, abbiamo adottato il principio della consulenza per rendere i nostri partner sempre più formati e poter così aiutare il cliente a trovare la soluzione migliore per le proprie applicazioni aziendali». La logica del servizio viene adottata anche in fase di scelta delle tecnologie. «Puntiamo ad innalzare il livello delle competenze, perché anche con un semplice rack da 3 kW, significa che in un anno si raggiungono consumi di 26mila kWh. Sbagliare un dimensionamento del 10% e consumare di più costa, senza contare lo spreco d’energia, che non viene utilizzata per altro e, magari, occorre incrementare la potenza al contatore o rinunciare ad altre opzioni» esemplifica Mozzato, che puntualizza quanto l’aspetto della competenza sia a monte, nella fase di vendita, sia a valle nell’erogazione di un servizio, abbia una valenza strategica, più delle formule sui rebate e sugli incentivi.
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Le opportunità, del resto, sono evidenti, considerando che oggi Vertiv in Italia ha percentuali di vendita indiretta limitate frutto, come evidenziato, di una concentrazione sui clienti diretti. Oggi, però, considerando l’edge computing, cresce il volume di piccoli progetti e quindi la necessità di prossimità non solo con il servizio di assitenza tecnica dove Vertiv ha già una capillarità su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il nuovo modello di business è orientato a creare un rapporto di fiducia che travalica il rapporto cliente / fornitore, per sancire una partnership con l’utente finale. Questo è reso possibile dalla condivisione delle competenze il ché porta altri vantaggi, poiché, spiega Mozzato:«Il reseller che prima si limitava a rivendere prodotti e a installarli può salire di livello e, oltre a offrire servizi gestiti, può sfruttare le competenze di Vertiv per accedere a tender e bandi di gara, finora fuori dalla sua portata.»
Il next generation data center Da un punto di vista tecnologico, c’è un ulteriore aspetto che porta vantaggi ai partner di canale. Ci riferiamo, in particolare, al DCIM (Data Center Infrastructure Management), il sistema per la gestione del data center di nuova generazione che è sempre più utilizzato per ottimizzare risorse e consumi. Come spiega il Country Manager di Vertiv, il DCIM è un cambio di paradigma, che impone concetti non ancora utilizzati da tutti, come il capacity management, cioè il piano delle risorse disponibili che sono spesso lasciate a pianificazioni offline, basate sull’esperienza pregressa non più adeguate per una solida gestione del capitale IT. Anche per questo, Vertiv mette a disposizione dei partner lo strumento più adeguato, la piattaforma Trellis, che offre una suite completa di soluzioni per gestire ogni aspetto del data center, consentendo un migliore processo decisionale con un minor rischio a fronte di prestazioni più elevate. v
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Nuove soluzioni di Eaton per la gestione energetica e la sicurezza
Presentati l’interruttore elettrico PXS24 e il sistema di distribuzione MSFS, rispettivamente per la protezione in corrente continua e le partenze motore
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on l’innovativo interruttore elettronico PXS24 Eaton amplia la gamma di prodotti per il controllo e la protezione della corrente DC, disponibile sia in versione Economy sia in quella Standard , fornendo , come spiegano i responsabili dell’azienda, s un’efficienza superiore in termini di installazione e manutenzione,
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oltre che una maggiore affidabilità del sistema. I circuiti a 24 V DC erano tradizionalmente protetti da interruttori modulari elettromeccanici, ma ciò non è più opportuno quando si utilizzano alimentatori elettronici per la generazione di corrente. Infatti, In caso di guasto la tensione in uscita è troppo bassa per consentire l’intervento degli interruttori tradizionali, mentre l’interruttore elettronico PXS24 consente di ottenere una migliore protezione, poiché riconosce rapidamente i sovraccarichi e interrompe selettivamente l’alimentazione nelle parti della macchina interessate. Si ottiene, così, evidenziano dalla casa madre, il controllo del sistema, prevenendo i danni di ampia portata e potendo effettuare lo spegnimento controllato del sistema. Secondo dati di targa, il modulo è in grado di garantire protezione anche per carichi capacitivi fino a 20.000 μF. Inoltre, PXS24 è un sistema scalabile modulare: ogni canale consiste di un modulo separato, ciascuno con sei morsetti di distribuzione integrati, che consentono di collegare direttamente fino a tre carichi a 24 V DC. Non è necessario utilizzare moduli multicanale, mentre è possibile selezionare il numero di canali in linea con le esigenze effettive dell’applicazione in uso. Il cablaggio può essere ridotto al minimo permettendo di risparmiare e rimuovere potenziali fonti di errore tramite morsetti a innesto. Tra i vantaggi promossi dalla casa madre, il più importante potrebbe essere l’opportunità di una maggiore efficienza. Alexander Jellenigg, Product Manager di Eaton afferma, infatti: «Sappiamo che la manodopera è il fattore più costoso nelle attività di installazione e manutenzione. Perciò è importante per noi permettere ai costruttori di macchine, ai quadristi e installatori di lavorare in maniera più rapida ed efficiente». Il manager precisa inoltre che con l’interruttore elettronico PXS24 si ottiene, rispetto alle soluzioni tradizionali, un’occupazione di spazio inferiore
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del 25%, una riduzione dei costi per i materiali del 15% e si abbattono i tempi di installazione del 35% circa.
Il sistema di distribuzione Eaton MSFS Anche il nuovo sistema di distribuzione per partenze motore MSFS è stato progettalo da Eaton, con l’intento di far risparmiare tempo, evitare errori e lavorare in sicurezza. Il sistema, spiegano i responsabili della società d’origine irlandese, è una soluzione che alimenta i circuiti di comando e protezione motore basandosi su una piastra base di distribuzione, un modulo di alimentazione della stessa e vari adattatori per le diverse tipologie di partenze motore. Progettato al fine di fornire una soluzione sicura per la distribuzione all’interno del quadro di automazione fino a 125 A, il sistema MSFS si posiziona tra la soluzione base (costituita dai blocchi di sbarrette tripolari) e il modello appena superiore (le sbarre di distribuzione SASY60i ), costituendo un nuovo sistema intermedio. Gli epserti di Eaton evidenziano che, finora, per le partenze motore, sono stati utilizzati tre metodi, ciascuno con pro e contro. I singoli cavi e i blocchi di barrette sarebbero i sistemi più economici, ma queste ultime presentano una limitazione: quella definita dalla massima corrente (limitata ai 63 A complessivi, senza contare la scarsa flessibilità, qualora si volesse aggiungere, eliminare o sostituire una o più partenze motore. SASY60i ha risolto questi problemi, ma è stato progettato per sistemi di amperaggio complessivo dai 250 ai 1600 A, quindi figura troppo costoso, a differenza del nuovo sistema MSFS. Secondo i progettisti, infatti, la nuova soluzione unisce i vantaggi delle soluzioni su descritte. Fondamentale l’elemento base: la piastra di distribuzione, che permette di distribuire la corrente in modo sicuro e sempre in accordo alle norme, la certificazione IEC/EN 61439 e l’approvazione
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La famiglia DILAS di Eaton
Le famiglie DILM e DILA di di Eaton si ampliano con le nuove serie DILMS e DILAS, dove la “S” finale sta per sicurezza. I costruttori di macchine e i loro quadristi e integratori dispongono di contattori idonei ad aumentare la sicurezza funzionale dei loro sistemi. In particolare i nuovi contattatori, oltre alle leggi europee, sono conformi alle normative UL vigenti in Nord America. Più in dettaglio, la famiglia DILMS presenta tre novità, rispetto la precedente serie: sono equipaggiati di serie di contatti ausiliari frontali, non rimovibili, idonei ad assumere funzioni di sicurezza in qualità di contatti ausiliari “a guida forzata; i moduli sono stati realizzati in colore giallo, così da essere immediatamente identificabili rispetto ad altri contattori e relè; infine i moduli non permettono di comandare manualmente il contattore, nonostante rimanga possibile vederne lo stato attraverso una finestra trasparente. secondo UL 508. Due le versioni di piastra disponibili, larghe rispettivamente 225 e 405 mm, le quali possono accogliere 4 oppure 8 partenze motore dirette (ciascuna larga 45 mm). Inoltre, le piastre possono essere fissate a vite su piastra di fondo oppure su guida DIN (di profondità 7,5 o 15 mm). Il modulo di alimentazione può essere posizionato in un punto qualsiasi della piastra base a scelta dell’utilizzatore e può essere alimentato indifferentemente dal basso o dall’alto. Tutti i moduli si montano a scatto. non è poi necessario aggiungere calotte, protezioni, coprimorsetti, e altri elementi. v
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Speciale Smau 2018 L’Information L’Information ee Communication Communication Techonolgy Techonolgy che che lo lo scorso scorso ottobre ottobre si si èè ritrovata ritrovata in in uno uno Smau Smau che che ha ha visto visto una una buona buona affluenza, affluenza, più più variegata variegata del del solito, solito, con con meno meno droni droni ee più più realtà realtà virtuale virtuale ee IoT IoT ad ad accompagnare accompagnare workshop workshop ee premi. premi. Spazi Spazi ridotti ridotti ma ma meglio meglio organizzati organizzati ee un un flusso flusso altalenante altalenante di di persone persone nell’arco nell’arco dei dei tre tre giorni. giorni.
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Nuovo programma di G Data per Managed service provider Soluzioni e servizi per una sicurezza “armonica” e intelligente, erogata in cloud e gestita dal canale. Premio innovazione all’assicurazione con Reale Mutua e Margas
Paola Carnevale, Sales & Channel Director di G Data Italia
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Data ha sempre cercato di indirizzare il proprio canale laddove si manifestano le esigenze. Negli anni scorsi il vendor d’origine tedesca ha investito per consentire al proprio canale di accrescere le competenze di settore, anche al fine di aiutare i clienti a realizzare progetti sicuri. Oggi prepara i partner a scalare di livello per crescere sulla scala del valore, proponendo servizi gestiti. Come più volte abbiamo affermato, le imprese del canale devono stringere una vera e propria partnership con quelli che fino a ieri consideravano “semplici” clienti. Fornire servizi gestiti, quasi operando come “reparto interno” è il passo più critico per il successo futuro. I partner di G Data dovranno comunque impegnarsi in nuova formazione, anche perché crescono le vendite di prodotti e soluzioni nuove, come il modulo di Patch Management aggiuntivo per G Data Endpoint Protection e integrato in G Data Total Control, che è stato tra i prodotti più venduti dell’ultimo anno, ma che prelude a una serie di novità pronte a soddisfare le esigenze indotte dal cloud, dove tutto si vuole sia “as a service”, dal desktop alle applicazioni alle piattaforme. Esigenze che non tutti i partner sono già preparati a soddisfare, ci spiega Paola
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Giulio Vada, country manager di G Data Italia
Carnevale, Sales & Channel Director di G Data Italia, la quale aggiunge: « La nostra missione, come vendor che fa della propria vicinanza al mercato una vera e propria strategia, è quella di proporre al canale strumenti per rispondere a queste esigenze». In Smau, dunque, G Data ha lanciato un programma studiato appositamente per i partner che intendono rispondere a queste esigenze. In particolare questo sarebbe possibile con la soluzione G Data Managed Endpoint Security, che, afferma Carnevale:« si è rivelato il prodotto più ricercato dagli operatori di canale che desiderano accedere al mercato dei servizi gestiti erogati via cloud e pure dagli MSSP intenzionati a completare il proprio portafoglio servizi». Un programma che non riguarda le solite logiche legate a certificazioni e listini, ma fornisce strumenti per alimentare la crescita, ridefinendo la supply chain per rendere più armonico il modello di ecosistema. Inoltre, pure per promuovere il programma, con le prossime, release sarà resa multitenant la console di gestione delle soluzioni business G Data tradizionali. Diverse le novità di prodotto, tra cui, in particolare, un’assicurazione, elemento sempre più apprezzato dalle aziende, a cominciare dalle piccole e medie, ma non solo. È motivo d’orgoglio per Giulio Vada, country ma-
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nager di G Data Italia, poiché la polizza “Privacy & CyberRisk”, realizzata grazie alla collaborazione con Reale Mutua e il Broker Margas, ha ottenuto il premio innovazione in Smau. Al riguardo, il manager italiano commenta: «Questo premio conferma la bontà della proposta di sostegno alle PMI nell’azzeramento dell’impatto economico di eventuali rischi residui in termini di tutela dei dati».
Le soluzioni analitiche Tornando alle novità tecnologiche presentate da G Data nel corso del 2018 e a quelle preannunciate per il 2019, Vada evidenzia: «Nel corso dell’anno abbiamo potenziato notevolmente le tecnologie analitiche al servizio della clientela G Data. Per esmpio, negli scorsi mesi abbiamo bloccato l’11,6% dei tentativi di infezione con malware non noti su scala globale con il solo impiego dei nostri nuovi strumenti NGAV (Next Generation Anti Virus), tra cui Filecloud e Behaviour Blocker». Si tratta di parti integranti del rilevamento euristico dei software malevoli, che, grazie al sistema di machine learning realizzato da G Data, «contribuisce a determinare quali caratteristiche in quale combinazione e ponderazione danno luogo all’identificazione di una minaccia zero-day come tale», spiega Vada, , che continua: «I nostri clienti beneficiano così, di un livello di protezione superiore, ma grazie ai nuovi processi che saranno implementati nelle release dei prodotti consumer e business nel corso del primo semestre 2019, integreremo funzioni aggiuntive particolarmente innovative». Infine, sono previste novità in tema di soluzioni per ambienti virtualizzati, a completamento delle piattaforme ha disposizione del canale. v
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L’integrazione dei dati e l’augmented Intelligence di Tibco Software all’avanguardia per l’automazione e la gestione dei workflow, puntando su Blockchain, IoT e intelligenza artificiale
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ell’era della “Data Driven enterprise”, che esalta l’importanza di dati, applicazioni e software, Tibco sta crescendo, anche, ma non solo, con alcune acquisizioni, e oggi si presenta sul mercato con due principali famiglie di prodotti. La prima è relativa alla componente d’interconnessione, che comprende l’integrazione di dati, sistemi, piattaforme, nonché la costruzione di microservizi e la loro esposizione, come per le API. La seconda famiglia si concentra sulla “intelligenza” aumentata, che concerne la visualizzazione e analisi dei dati, con soluzioni per streaming analytics, predictive analysis, artificial intelligence e machine learning, con il linguaggio Tibco R per l’algoritmica. La piattaforma è disponibile su qualsiasi tipo di architettura, dall’on premise al container, (Kubernetes, Docker o qualsivoglia altro) mentre altre soluzioni sono disponibili in cloud, pubblico o privato e anche in modalità Managed Service, forniti da Tibco.
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Diversi i punti di forza della piattaforma e dell’approccio, che ci illustra Maurizio Canton, CTO Emea di Tibco. Innanzitutto il livello d’integrazione che si riesce a raggiungere, potendo costruire servizi in grado di integrare i dati ed esporli, così da: «comprendere cosa sta accadendo e agire in tempo reale in base all’effettivo contesto disegnato dai dati e, inoltre, di poterlo fare da ovunque e in qualsiasi modo si preferisca». I prodotti sono tutti integrati tra loro e presentano un’unica interfaccia comune, che fornisce la stessa esperienza a diversi tipi di utenti, dal business user al developer. evidenzia il CTO. In altre parole “si parla la stessa lingua”, il che è fondamentale dalla fase di progettazione alla messa in esercizio di un processo o una soluzione automatizzata. Un aspetto importante, anche perché, come conferma Canton, gli interlocutori di Tibco nelle imprese sono molteplici: sia la parte ICT tradizionale, sia le figure che si occupano dell’IoT all’edge della catena, che sono i protagonisti dell’innovazione, ma, chi è sempre necessario sono i manager a stretto contatto con il business, dal marketing in su.
Open source e IoT C’è una grossa apertura all’investimento verso l’open source da parte di Tibco, che ha acquisito diverse realtà, a cominciare da Jaspersoft, nel 2017, fino ad Apline Data Labs, per la parte di artificial intelligence. A questo si aggiunge anche una crescita interna. In particolare va segnalato il progetto Flogo, che consiste in un process engine scritto in Go, che è sostanzialmente un motore di regole per l’esecuzione di processi su dispositivi con minime capacità di memoria o altre risorse. «Di fatto il compilato che viene prodotto è dell’ordine di 50 o addirittura 100 volte più piccolo di quelli prodotti da engine tradizionali», afferma Canton.
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Questo permette di utilizzare dispositivi “semplici”, appunto, non dotati di intelligenza a bordo, nonché su componenti che appartengono al mondo IoT. Un altro vantaggio risiede nel modello open source che Flogo si porta dietro con tanto di community a supporto. Una comunità che, per esempio, realizza numerosi microservizi. Questi, in particolare, grazie alle caratteristiche su evidenziate, possono essere implementati in modalità serverless. Molti dei prodotti, principali, come pure i microservizi, la componente API insieme agli altri strumenti d’integrazione, che semplificano il lavoro degli sviluppatori, sono e saranno via via disponibili presso i marketplace di AWS (Amazon Web Service), Microsoft e Google.
L’innovazione guidata dai dati
Maurizio Canton, CTO Emea di Tibco
Oggi Tibco, tradizionalmente ben riconosciuta nei settori finance e telco, si è allargata ed è presente praticamente in ogni comparto economico, con qualche punta d’eccellenza, per esempio, nel mondo dei viaggi e in particolare sulla gestione degli aeroporti. Diversi, infatti i progetti per la gestione degli asset o dei gate, con il flusso dei passeggeri da controllare e valorizzare. Anche nel retail Tibco può vantare installazioni interessanti, per esempio per la customer experience o, più precisamente per un’offerta perso-
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nalizzata in base alle preferenze della clientela. Insomma, laddove ci sono dati che possano “dirigere” l’innovazione, la piattaforma di Tibco si adatta a costruire use case molto velocemente, grazie alla rapidità con cui può realizzare l’automazione dei processi e altrettanto rapidamente testarla, riducendo il time to market nella messa in esercizio. Sottolinea infatti Canton: «È un ambito in cui ben si applica l’approccio “fail fast”, potendo rapidamente procedere per tentativi e approssimazioni” successive con costi minimi».
Il rapporto con i partner e i progetti per il futuro Il coinvolgimento dei partner di canale è fondamentale per Tibco, perché «sono loro che posseggono la competenza specifica sui diversi mercati», evidenzia il CTO. Spesso sono i clienti ad andare da Tibco portando con loro il proprio partner di fiducia. L’apertura della casa madre non pone vincoli particolari in termini di certificazioni, anche perché, spiega sempre Canton « i tempi d’apprendimento delle nostre soluzioni sono molto stretti e in poco tempo si è operativi». Inoltre, aiuta che la formazione sia in italiano. Come accennato, un filone d’innovazione in Tibco riguarda l’IoT (non è un caso che i progetti più importanti vedono la partecipazione di system integrator internazionali). Ci sono però altri ambiti di sviluppo cui si sta dedicando la società con sede a Palo Alto, in particolare, importanti investimenti riguardano principalmente le aree della Blockchain, dell’IoT e dell’artificial intelligence. Più precisamente in Tibco vogliono realizzare un approccio Blockchain agnostico, mentre sul fronte IoT, si potenzierà ulteriormente Flogo, sotto i riflettori, per la sua capacità di veicolare dati su piccoli dispositivi. Questo permette, per esempio, di utilizzare micro gateway all’edge, che spediscono solo una parte dei dati, quelli necessari. v
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Nuovi prodotti per un mercato Voip che cambia Dai dispositivi “premium” alla formula noleggio per il centralino che crea opportunità per i partner di Gaetano Di Blasio
Fabio Albanini, Head of Sales South Europe & UK e General Manager della filiale di Snom Italia
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n un mercato che abbandona il centralino a vantaggio di un servizio basato sul centrex, Snom promuove l’innovazione e il design per rispondere alle esigenze della clientela. In particolare Fabio Albanini, Head of Sales South Europe & UK e General Manager della filiale di Snom Italia ha voluto sottolineare: «Smau Milano è un appuntamento annuale particolarmente rilevante per Snom, poiché ci dà modo di raccogliere il feedback del mercato interfacciandoci di persona con aziende e operatori di canale, di valutare l’impatto dei nuovi prodotti su una clientela attenta alla qualità e al design come quella italiana e di dimostrare ai clienti esistenti e potenziali che Snom Italia non è un call center dall’altra parte del mondo, ma un team di specialisti del VoIP altamente motivato e con una forte presenza sul territorio». Il primo feedback è stato il passaggio apprezzato dal modello dell’acquisto a quello del noleggio per quanto concerne il centralino.
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Albanini ha poi posto l’accento sulle novità di prodotto, che spaziano dalla nuova linea premium di telefoni IP fino agli accessori progettati per assicurare, a chi utilizza i terminali del vendor, chi piena mobilità all’interno degli uffici aziendali. Riflettori puntati, quindi, sui telefoni IP da tavolo D785 e D735, sono entrambi disponibili in nero o bianco. Una variante, quest’ultima, che, evidenzia Albanini riscontra successo per la sua eleganza. Soprattutto la versione in bianco risulta apprezzata laddove il telefono possa differenziarsi visivamente rispetto alla pletora di terminali neri o grigi, come per esempio nel settore sanitario. Altre innovazioni, che potrebbero interessare soprattutto il canale, sono relative all’ultimo nato della serie di terminali IP Snom D7xx, lo Snom D735 nello specifico, è dotato di un sensore di movimento che rileva l’avvicinarsi della mano dell’utente, attiva automaticamente il display e presenta le funzioni più utilizzate e i favoriti. Sempre in Smau è stato presentato l’IP Snom D385, per uffici direzionali, dotato di un display TFT a colori da 4,3 pollici in alta risoluzione. Il nuovo terminale beneficia, come lo Snom D785, di una qualità audio potenziata tramite DSP (Digital Signal Processor) e si avvale dei più recenti standard di sicurezza oltre ad integrare la connettività Bluetooth. Per la fine dell’anno sono poi previste campagne promozionali, mentre si sta preparando il nuovo programma di canale. Torniamo ai prodotti con l’adattatore DECT A230 per il collegamento dei telefoni Snom supportati allo headset DECT Snom A170 e l’adattatore WiFi Snom A210 che arrotondano il portafoglio prodotti. v
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Sales Hub debutta in Smau vincendo un premio con Parmalat Un ambiente integrato che sfrutta i dati per ottimizzare i processi di sales e marketing nel settore dei beni di largo consumo
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a digital transformation avanza grazie allo sviluppo di aziende come Syntonia, DSM Group ed Elo Digital Office, che hanno realizzato la piattaforma Sales Hub dedicata al trade e al marketing per il mercato del largo consumo. La piattaforma sfrutta le potenzialità dei dati interni ed esterni all’impresa per alimentare le opportunità di business, coordinando tutti i processi operativi e strategici del retail. Più precisamente, Sales Hub si fonda sul Dynamic Market Model della Suite Syntonia, un “collettore” in grado di raccogliere, sistematizzare ed elaborare tutte le informazioni necessarie al business, da quelle relative alle performance aziendali ai dati Nielsen sul mercato e così via. Il database unico e il modello che viene ottenuto semplifica la gestione dei processi di vendita. L’integrazione è l’elemento chiave della soluzione, che permette di applicare un set completo di business solution sul “motore” del Dynamic Market Model. Tali soluzioni comprendono tutte le principali attività: Sell-In/Sell-Out Integration, Sales Budget, Customer Business Planning, Rolling Sales Plan, Trade Promotion, Activity Execution & Control, Analytics & Insights e altre applicazioni, quali ordini di Vendita, presidio del Punto Vendita e altre ancora. L’integrazione di funzionalità per la collaboration, fornite da Elo Digital
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Office, permettono di interconnettere persone, informazioni e tool delle aree vendite & Trade Marketing, così da favorire coordinamento, pianificazione, gestione e ottimizzazione di tutti i processi operativi e strategici. La disponibilità di un unico contenitore di informazioni, garantisce la coerenza delle stesse, evitando che si utilizzino dati diversi in altri processi, commettendo errori. Alla base della soluzione c’è la logica business centric on cui è stata progettata, che assicura l’utilizzo strategico delle informazioni in funzione degli obiettivi delle attività commerciali. Questa logica, ci spiega più in dettaglio Gianpiero Paraboschi, Managing Director della Division Syntonia di DSM Group parte dalle specifiche esigenze del settore . Solo un’accurata conoscenza e competenza sulle caratteristiche del settore possono reggere la base della realizzazione di una piattaforma integrata realmente in grado di aiutare le aziende a organizzare le attività quotidiane in modo più efficiente, e «abilitando il conseguimento di risultati tangibili, orientati all’azione, duraturi e ripetibili», chiosa il manager. Benefici risvolti si registrano in termini di incremento della proattività, determinato dai “suggerimenti” generati dalla soluzione rispetto alle priorità da affrontare e alle informazioni corrette per decidere. A questo si aggiungono anche: riduzione dei tempi, miglioramento delle performance, analisi puntuale e controllo dei risultati. La soluzione è modulare e si può integrare con tutti i principali sistemi ERP (Enterprise Resource Management) in modo graduale, partendo, per esempio, dalle funzionalità più critiche, quali Dynamic Market Model, Business Warehouse, Hub Portal e Workflow Engine. Successivamente si possono aggiungere le altre funzionalità. v
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Parmalat ottimizza Vendite e Marketing con Syntonia Produzione e distribuzione del latte e suoi derivati sfruttano la potenza dei dati per migliorare i risultati di business
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a valorizzazione dei dati è alla base del successo ottenuto da Parmalat in termini di semplificazione delle attività, riduzione dei margini di errore e composizione di un patrimonio di informazioni univoche, a disposizione in tempo reale di molteplici aree organizzative. Un patrimonio decisivo per impostare le migliori strategie di business. Protagonista è Syntonia, la suite applicativa dell’omonima divisione di DSM Group. Parmalat possiede molti marchi noti e operazioni in diverse regioni italiane da Nord a Sud. A porre Parmalat tra i leader di mercato non sono semplicemente fattori dimensionali, ma la capacità d’innovazione dimostrata dal progetto che ci ha illustrato Paola Narcisi, Business Development e Marketing director di Syntonia. Due le aree di riferimento in cui opera Parmalat: prodotti a lunga conservazione e freschissimi, che presentano modelli di business molto diversi.
Le necessità Presso l’azienda nata a Parma, le fasi di pianificazione commerciale in Parmalat erano basate su tre sistemi, tradizionalmente: una soluzione per la gestione delle promozioni, integrata con la piattaforma gestionale, che alimentava la fatturazione; un sistema di previsione offline imperniato su complessi fogli di calcolo Excel; una soluzione per il caricamento di tutti i contratti. I tre sistemi non erano integrati fra loro e la divisione commerciale doveva intervenire in modalità asincrona sugli aspetti meramente amministrativi
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e su quelli di pianificazione. Evidente la difficoltà di gestione e tracciabilità dei processi poiché, per comprendere lo stato dell’arte di una particolare attività commerciale o promozionale, spesso era necessario necessario risalire a dati presenti in file diversi, generati in tempi e da funzioni commerciali differenti, causando così evidenti inefficienze in termini di dispersione di tempo e possibili errori. Maurizio Bassani, Direttore Vendite di Parmalat BU Italia, spiega: «La nostra forza vendita lavorava in momenti e su strumenti diversi. Inoltre, data la nostra complessità, era necessario che i dati commerciali potessero essere condivisi da tutta la catena: dall’area commerciale operativa all’area vendite, dal marketing a tutta l’area supply chain, in modo da ottimizzare un processo strategico come quello della programmazione. Da qui l’esigenza di trovare uno strumento unico, una soluzione flessibile e integrata a livello aziendale che consentisse un’uniformità di lettura delle informazioni».
Le esigenze di Parmalat Sono state identificate alcune esigenze fondamentali, da affrontare attraverso l’introduzione di una soluzione informativa integrata da mettere a disposizione delle diverse risorse coinvolte nello sviluppo dei processi commerciali. In particolare, l’azienda alimentare puntava ad acquisire una suite applicativa che generasse un output di dati univoci da mettere a disposizione in tempo reale di tutte le aree commerciali interessate. Inoltre, la soluzione doveva consolidare le le informazioni commerciali all’interno di un unico repository integrato e rendere più snello e preciso possibile tutto quel parco di processi che la forza vendita era chiamata a gestire come, ad esempio, il caricamento su TPM delle condizioni promozionali per la generazione della fatturazione. Ancora, la soluzione bisognava che acceleras-
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se le attività di pianificazione e, quindi, l’invio all’azienda delle informazioni gestite. Altri requisiti: consentire alle diverse figure commerciali di operare secondo “linguaggi” e logiche famigliari; permettere alle diverse aree aziendali (vendite, marketing, trade marketing, demand planning, eccetera.) di contare su una base di informazioni qualificate e univoche per sviluppare strategie commerciali e di business efficaci.
La scelta di Syntonia Dopo una fase di selezione per comprendere l’offerta presente sul mercato, la scelta di Parmalat si è indirizzata su Syntonia perché ritenuta la soluzione ideale per la gestione tutti i processi di pianificazione commerciale dell’azienda, per tutti i canali di vendita e per tutti i prodotti. «L’elemento chiave che ci ha spinto a orientarci su Syntonia è stata l’estrema flessibilità sia dello strumento sia del team partner. Non ci è stata fornita una soluzione standard da adattare alle nostre esigenze, ma piuttosto vi è stata una profonda capacità di «leggere» e comprendere i nostri processi, per poi modellare la suite software in modo che rispondesse pienamente ai nostri obiettivi commerciali. Il team Syntonia ha adottato un approccio fondato sulla specificità del nostro business che non ci imponeva uno sforzo di cambiamento per adattarci a qualcosa di già pre-confezionato», sottolinea Bassani. L’implementazione di Syntonia è stata condotta tenendo conto dei diversi modi di operare dei canali di vendita di Parmalat che prevedono strutture commerciali dedicate alla GD/DO, ai marchi nazionali, locali e del latte fresco, oltre alle strutture per il normal trade, il catering, le private label, alcune delle quali operano a livello territoriale, come nel caso della Sicilia. «Per la parte «promozioni, sono stati individuati dei key user che ci hanno aiutato a capire cosa dei nostri vecchi sistemi si poteva riprodurre e cosa, invece, non era presente ed era utile intro-
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durre. Per gli altri canali, abbiamo fatto noi una proposta di modellazione», spiega Laura Tanzi, Responsabile Analisi di Business GDO di Parmalat BU Italia,.
I vantaggi sperimentati L’introduzione della suite applicativa Syntonia in Parmalat ha determinato innanzitutto, la disponibilità di un unico repository alimentato da dati generati in tempi certi e prestabiliti ha consentito alle diverse funzioni commerciali e vendita l’accesso a un patrimonio di informazioni strategico per impostare le politiche commerciali e le programmazioni promozionali. La possibilità di contare su un ambiente unico e di operare secondo una logica integrata ha permesso la drastica riduzione degli errori determinati, in precedenza, dall’utilizzo di differenti sistemi e strumenti per la gestione delle molteplici attività legate ai processi commerciali. Ulteriore elemento particolarmente apprezzato in Parmalat è stato il saving di tempo conseguito dalla forza vendita nella gestione delle proprie attività, sia grazie all’eliminazione della duplicazione di operazioni, sia per la flessibilità della suite Syntonia, che ha permesso la realizzazione di interfacce famigliari alle consuetudini di lavoro già adottate. Infine, ma certamente non meno rilevante, si è determinata un’ottimizzazione del livello di accuracy delle attività promozionali, in particolare per quanto riguarda la generazione dei prezzi. v
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