LA CITTĂ€ SPONTANEA Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana Comune di Palagiano - Provincia di Taranto
Comune di Palagiano Ufficio Tecnico
Associazione culturale
Documento redatto a cura dell’ Ufficio Tecnico del Comune di Palagiano Ing. Giuseppe Iannucci Arch. Giuseppe Laterza co-progettisti: Ing.- Arch. Serena Vinci Arch. Elena Maria Elefante con la collaborazione dell’Associazione Culturale: Reset Carmine Elefante Arch. Gabriele Leo Arch. Mariantonietta Mongelli
Elaborazione: Aprile 2017 Concept grafico a cura di Rocco Leggieri reset.chiatona@gmail.com
INDICE INTRODUZIONE
I principi della rigenerazione urbana La rigenerazione urbana in Puglia
1. QUADRO CONOSCITIVO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
Il territorio comunale Le infrastrutture Struttura idrogeomorfologica Struttura ecosistemica-ambientale • la riserva naturale biogenetica Stornara • Il S.I.C. pinete dell’arco ionico Contesto storico e culturale • Patrimonio storico • Patrimonio rurale Dimensione demografica e caratteristiche strutturali della popolazione Il contrasto all’esclusione sociale Sistema economico locale • Il sistema produttivo agricolo
2. ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO 1. 2. 3. 4.
5.
Il sistema storico, paesaggistico ed ambientale sovralocale Stato di fatto della pianificazione Il dissesto idrogeologico La città spontanea • Palagiano e il paradosso • La strada • Il paesaggio costiero e le sue criticità Analisi dello spazio urbano e dei servizi
3. LA PARTECIPAZIONE 1. 2.
Sperimentazione: uso e creazione non convenzionale dello spazio urbano Indagine
4. LA RIGENERAZIONE URBANA 1. 2.
3.
Lo stato giuridico della rigenerazione urbana Le politiche pubbliche, in particolare abitative, urbanistiche, paesaggisticoambientali, culturali, socio-sanitarie, occupazionali, formative e di sviluppo, che concorrono al conseguimento degli obiettivi del programma di rigenerazione urbana La visione progettuale-strategica sovralocale del piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia • Cinque progetti territoriali per il paesaggio regionale
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pag. “122
5. GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
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6. I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
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1. 2. 3. 4. 5.
1. 2. 3. 4.
La strategia delle connessioni I criteri della perimetrazione Ambito 1: Centro storico Ambito 2: Il margine urbano sud Ambito 3: Chiatona
I Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana Le iniziative per assicurare la partecipazione civica ed il coinvolgimento di altri enti e delle forze sociali, economiche e culturali alla elaborazione e attuazione dei programmi I criteri per valutare la fattibilità dei programmi I soggetti pubblici che si ritiene utile coinvolgere nella elaborazione, attuazione e gestione dei programmi e le modalità di selezione dei soggetti privati
QUADRO CONOSCITIVO
INTRODUZIONE
Rigenerazione Urbana è concetto che parte dal basso, dalla necessità e dalla volontà che una comunità dimostra nell’intenzione di migliorare (rigenerare) il luoghi che abita. Col passare del tempo, il valore di questa buona prassi basata sul recupero sostenibile e sul rinnovamento dell’esistente è stata riconosciuta a tutti i livelli, tanto che negli ultimi anni la rigenerazione urbana ha trovato un suo ruolo anche all’interno degli strumenti di pianificazione a disposizione dei territori. Per rigenerazione urbana non si intende una serie precisa e determinata di azioni finalizzate alla trasformazione di uno spazio, ma piuttosto l’intenzione di dare nuovi indirizzi ad aree della città che hanno perso il contatto con la vita. Il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana, infatti, è un testo strategico che ha lo scopo di individuare una visione di sviluppo per il futuro di una comunità, sulla base di processi di ascolto e osservazione critica. La natura di questo documento è quella di uno strumento flessibile, in grado di fornire una serie di indicazioni e porre dei margini di azione, senza mai entrare nella scala del dettaglio. In definitiva il D.P.R.U. non sostituisce gli strumenti di pianificazione esistenti e, piuttosto, aggiunge nuovo valore definendo una serie di strategie che vengono sviluppate sulla base di processi di pianificazione virtuosi, come la partecipazione attiva della popolazione e, in particolare, la flessibilità della programmazione. Le esperienze prodotte negli ultimi dieci anni nel campo della rigenerazione urbana e della progettazione partecipata hanno dimostrato come, per quanto importante e fondamentale, la partecipazione dei cittadini alle decisioni della pianificazione - seppur opportunamente filtrata - non sia uno strumento sufficiente a garantire una progettazione attenta alle esigenze e capace di colmare le urgenze. É infatti necessario associare un processo di ‘osservazione gentile’ delle pratiche d’uso dello spazio in atto in uno specifico luogo: è fondamentale che il progettista si ponga della con4
dizione d’essere un attento e scrupoloso osservatore di tutte le dinamiche, in particolare quelle spontanee, che una comunità mette in atto con il fine di “fare città” nel modo più essenziale. Questa pratica, apparentemente semplice, ci mette davanti alla necessità di capire un luogo sotto diversi punti di vista, come la conformazione geo-climatica, la situazione politico-economica o i processi storici. L’attenzione avuta negli ultimi anni a una particolare area del Comune di Palagiano, Chiatona, luogo paradossale della periferia balneare che abbiamo preso a simbolo degli errori e dei sogni della società contemporanea, rappresenta un momento metodologico del ‘fare città’ attraverso la sperimentazione sull’uso e la creazione non convenzionale di uno spazio pubblico che fondamentalmente non esiste se non nell’accezione di bene comune. Da esso deriva quindi una diversa impostazione metodologica attraverso la quale si è cercato di interpretare l’intero territorio comunale, contestualizzandolo all’interno di dinamiche urbane che caratterizzano la provincia italiana e i modi dell’abitare ai quali questa è oggi associata. Il D.P.R.U. di Palagiano è stato un’occasione importante per imparare a guardare a questo luogo attraverso uno sguardo più complesso, in un certo senso più profondo. L’intenzione alla base di questo testo è, infatti, non limitarsi a prendere coscienza della complessa e intricata struttura morfologica ma, piuttosto, cercare di comprendere quali siano state le dinamiche che hanno portato alla sua specifica conformazione attuale, cercando di calare ogni volta il ragionamento progettuale all’interno della dimensione reale. Da questo processo sono emersi diversi lati dell’identità di Palagiano che sono tutti, in diverse misure, legati alla sua storia recente, caratterizzata da un’espansione rapida e incontrollata che sembra avere conservato, nonostante le veloci trasformazioni urbane e culturali dell’era globale, la connotazione intrinseca di borgo rurale.
QUADRO CONOSCITIVO
Questa condizione, che si manifesta in diversi aspetti della vita pubblica, è stata fondamentale per concepire una visione di Palagiano intesa come La Città Spontanea. Il termine ‘spontanea’ è qui inteso in tutte le sue sfaccettature: quelle negative, legate all’inadeguatezza, quasi assordante, della pianificazione esistente, e soprattutto quelle positive, intese come una serie di pratiche non convenzionali che hanno prodotto, ad oggi, una complessa varietà di situazioni urbane che si interfacciano dando vita ad un grande potenziale latente. Si tratta del potenziale che risiede nella sua diversità (intesa, in questo senso, sia come diversità della struttura urbana che di quella sociale), amplificata da un paradosso che si riassume nei vantaggi di una crescita non pianificata che trova nel sistema delle connessioni, e quindi nella strada, un fondamentale strumento relazionale. L’intento di questo documento programmatico è, in definitiva, quello di innescare in questi luoghi la possibilità di rinnovarsi reinterpretando i propri spazi ed elementi sotto-utilizzati per costruire reti e risorse, moltiplicando le occasioni di crescita culturale, sociale ed economica secondo i principi dello sviluppo urbano autosostenibile. Con la sua natura pianeggiante, priva di ostacoli naturali e la struttura complessa ed intricata, Palagiano offre notevoli opportunità di creazione di spazi comuni e di riattivazione di luoghi pubblici mal progettati e scarsamente valorizzati o più in generale di tutte quelle aree sottoposte a una crescente esclusione sociale e urbana, caratteristiche rese ancora più evidenti dalla crisi economica globale. RESET
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QUADRO CONOSCITIVO
I PRINCIPI DELLA RIGENERAZIONE URBANA
In questo clima di crisi globale, si è spesso ricercato nei processi di “rigenerazione urbana” una risposta alle problematiche sociali, economiche e ambientali attraverso esperienze fondate sul coinvolgimento attivo degli abitanti in un dibattito che nasce dalla dimensione umana della città. Con il termine “rigenerazione urbana” si designa l’insieme dei programmi di recupero e riqualificazione di parti della città che puntano a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, in particolare nelle periferie più degradate. Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di territorio salvaguardando il paesaggio e l’ambiente. Sostituendo i termini di riqualificazione, ristrutturazione, recupero, con rigenerazione urbana quindi si fa riferimento alle operazioni di trasformazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, di riorganizzazione dell’assetto insediativo attraverso il recupero e/o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi, di contrasto dell’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni nel campo abitativo e in quello sociale ed economico 1.
locale autosostenibile” per un territorio considerato come interazione tra popolazione-attività-luoghi 3. I temi della superata riqualificazione urbana, che nei decenni scorsi aveva già riconosciuto nei centri storici e nelle periferie gli ambiti di intervento da cui partire, vengono ora riproposti con un taglio maggiore sul concetto di comunità e di luoghi, sulla creazione di un’immagine condivisa dei luoghi dell’abitare, sulla creazione di un nuovo sentimento di appartenenza degli individui ai luoghi e di conseguenza sull’attivazione di nuove forme di riappropriazione degli stessi.
Caratteristica principale della rigenerazione urbana è quella di concentrarsi sulla città esistente infondendo nuova linfa vitale alle sue parti oggi prive di vitalità - funzionale, sociale, economica, culturale - in quanto degradate, sottoutilizzate, prive di servizi, del necessario mix funzionale, o semplicemente non integrate nel contesto urbano. La rigenerazione è quindi una metafora organica che legge la città come organismo vivente 2. Il concetto di trasformazione, contrapposto a quello di espansione, è assunto come linea guida e la città è considerata un sistema dinamico, in continuo adattamento così come gli organismi della natura. Questa esigenza, oltre a riconsiderare brani di città come i centri storici, esclusi dalle logiche del modello fordista, nasce per ripensare e metabolizzare l’enorme produzione edilizia realizzata dal secondo dopoguerra. In sintesi i concetti cardine su cui si basa il nuovo pensiero, oltre al riutilizzo del dismesso, sono: la riconversione ecologica delle aree urbane, la creazione di nuove forme di sviluppo sociale, la considerazione di dinamiche urbane informali, la promozione di tutte le forme di “sviluppo
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SELICATO Francesco, ROTONDO Francesco, TORRE Carmelo Maria, Percorsi di rigenerazione urbana e territoriale, Bari, Mario Adda editore, 2012. COUCH C., FRASER C., PERCY S., Urban regeneration in Europe, Blackwell Publishing, Oxford, 20032 MAGNAGHI Alberto, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Torino, Bollati Boringhieri editore, 2010.
QUADRO CONOSCITIVO
LA RIGENERAZIONE URBANA IN PUGLIA
In Puglia il concetto di rigenerazione urbana è stato declinato in diversi modi. Un primo approccio indiretto è stato portato avanti attraverso il Programma Regionale Bollenti Spiriti come risposta all’impostazione top down di quegli interventi di rigenerazione urbana di prima generazione i cui piani sembravano delle riproposizioni dei classici temi della riqualificazione urbana e non prevedevano un processo realmente basato su forme di partecipazione dal basso della cittadinanza. Capovolgendo la questione e riportando l’attenzione alla partecipazione concreta della comunità sulla base di una illuminata “politica generativa” 1, il Programma Bollenti Spiriti ha previsto, come linea principale di intervento, l’attivazione dei Laboratori Urbani: grandi contenitori, ricavati dal recupero di edifici abbandonati, trasformati ora in spazi pubblici e messi a servizio della comunità. Ricollegandosi quindi al tema del recupero del patrimonio edilizio dismesso, condiviso anche dall’approccio più istituzionale, si è tentato di mettere al centro del processo le iniziative della società civile, offrendo spazi ad associazioni, gruppi giovanili, artisti, start-up e incubatori di impresa. Negli intenti questi ‘contenitori urbani’ sarebbero dovuti diventare il motore dei quartieri o di interi territori comunali nei quali erano stati inseriti, attivando meccanismi di “autorecupero”. Si è assunto infatti come paradigma di base il concetto che il recupero del tessuto sociale equivalesse al recupero dell’ambiente fisico, che le due cose fossero legate inesorabilmente. L’idea di dare spazio alle iniziative della comunità per innescare meccanismi virtuosi di autorecupero dei quartieri - e soprattutto delle periferie - ribalta completamente la necessità di investire i territori con gli interventi di rigenerazione urbana di prima generazione che portano “finanziamenti cataclismici” in un’impostazione top down 2.
riferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti e processi di esclusione sociale, ivi compresi i contesti urbani storici interessati da degrado del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici e da disagio sociale; i contesti urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di terziarizzazione; le aree dismesse, parzialmente utilizzate e degradate. Gli strumenti esecutivi individuati dalla Legge a tal fine sono i Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (PIRU), strumenti volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico. I programmi si fondano su un’idea-guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti. Essi comportano un insieme coordinato di interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico. La metodologia attraverso la quale vengono individuati i PIRU prevede che i Comuni si dotino di un Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana in cui individuino parti significative della città, definite “Ambiti Territoriali”, che richiedono interventi prioritari di rigenerazione urbana.
Il secondo approccio, più diretto, è regolato dalla Legge Regionale n.21 del 2008 “Norme per la rigenerazione urbana” e si assume come riferimento normativo ufficiale. La Regione Puglia con la presente legge promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati. I principali ambiti d’intervento sono i contesti urbani pe-
MINERVINI Guglielmo, La politica generativa. Pratiche di comunità nel laboratorio Puglia, Carocci editore,2016.2 COUCH C., FRASER C., PERCY S., Urban regeneration in Europe, Blackwell Publishing, Oxford, 20032 2 JACOBS Jane, Vita e morte delle grandi città, Torino, Giulio Einaudi editore, 2012. 1
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QUADRO CONOSCITIVO
1.0 QUADRO CONOSCITIVO
1.1 IL TERRITORIO COMUNALE territorio
superficie in km2
popolazione residente al 1/01/2016
densità demografica per km2
Palagiano
69
16.067
232.85
Provincia di Taranto
2.437
586.061
240.48
Regione Puglia
19.345
4.077.166
210.76
Relazione tra superficie, popolazione residente e densità demografica
Il territorio del Comune di Palagiano si estende per 6.915 ettari ed è ubicato nella zona occidentale della provincia di Taranto. Confina a nord con Mottola, ad est con Massafra, da ovest a nord-ovest con Palagianello, a sud-ovest con Castellaneta e affaccia a sud sul mar Ionio con un litorale lungo circa 7 km. Attualmente la popolazione residente è di 16.067 abitanti, circa il 2,7% della popolazione provinciale e lo 0,4% di quella regionale, con una densità di 232,85 persone per Km2, che risulta più alta rispetto alla media regionale ma inferiore alla media provinciale. Il territorio si presenta in prevalenza pianeggiante e forma un tavolato lievemente digradante verso il mare segnato dalle lame che si presentano come incisioni poco accentuate. A ovest la Lama di Lenne e, nella parte terminale, quella del Lato segnano il confine del Comune. Ad est Lama di Vite e Lama d’Uva segnano in parte il margine. A sud, in prossimità della costa la Lama del Lenne e del Lato danno vita agli omonimi fiumi. La maggior parte del territorio comunale è sottoposto ad attività agricola intensiva. In particolare, per l’ampia produzione di agrumi, Palagiano è anche denominata “Città delle Clementine”. Il paesaggio rurale è caratterizzato da forme di appoderamento storiche rappresentate dai nuclei isolati delle masserie, associate a dinamiche insediative a carattere sparso perseguite per lo più dalle politiche agrarie del ‘900. Sui 7 km di costa si sviluppa uno dei più importanti sistemi 8
di formazioni a Pino d’Aleppo su duna d’Italia che fa da margine ad un’estesa costa sabbiosa. La fascia costiera, grazie alla presenza della Riserva Biogenetica Statale “Stornara”, risulta sufficientemente integra nelle sue qualità naturalistiche e le aree edificate sono limitate quasi unicamente alla località di Chiatona. Il centro urbano, sviluppatosi su un’area pianeggiante attraversata dall’antica via Appia, comprende un nucleo più antico, costruito a ridosso dell’attuale Piazza Cristoforo Colombo e del Palazzo Baronale, che va in direzione nord-ovest fino all’attuale via Le Mura, a sud verso la Chiesa Maria SS. Annunziata, ad ovest nelle vicinanze della Chiesa Madre, e verso est in direzione dell’attuale via San Marco. La parte nuova del paese si è sviluppata intorno a questi rioni, a partire dagli anni ‘50, in principio verso est e sud lungo la direttrice che collega le stazioni ferroviarie di Palagiano-Mottola e Palagiano-Chiatona, e negli ultimi anni indifferentemente in tutte le direzioni saturando i terreni inedificati della campagna periurbana. Il borgo costiero di Chiatona nasce per “gemmazione” dai Comuni di Palagiano e Massafra e sorge, come molte delle marine esistenti lungo il litorale ionico, in corrispondenza del casello ferroviario sulla linea Taranto-Metaponto. Sin dagli anni ‘30 nella zona è attivo uno stabilimento balneare intorno al quale si è poi successivamente sviluppato l’abitato a carattere residenziale turistico.
QUADRO CONOSCITIVO
Ortofoto: territorio di Palagiano
1.2 LE INFRASTRUTTURE
Il territorio di Palagiano è strategicamente collocato ad un crocevia di assi di comunicazione. Il paese è ben collegato alla rete stradale, autostradale e ferroviaria nazionale. Le principali arterie stradali sono: • Autostrada A14 Bologna-Taranto da e per l’Italia settentrionale (Svincolo in territorio di Massafra e in direzione Palagianello); • Strada statale 7 ter “Salentina” da e per Lecce; • Strada statale 7 Via Appia da Roma passa da Palagiano a Taranto e per Brindisi; • Strada statale 106 Jonica da Taranto e per Reggio Calabria; • Strada Statale 106 dir Jonica da Palagiano a Chiatona; • Strada statale 100 di Gioia del Colle da Bari che termina immettendosi nella strada statale 7 Via Appia, con lo svincolo per Palagiano. La linee ferroviarie che attraversano il territorio sono: • La ferrovia Jonica che collega Taranto a Reggio Calabria attraverso la costa ionica di Puglia, Basilicata e Calabria. Costruita nella seconda metà dell’Ottocento, ha il suo snodo territoriale nella Stazione ferroviaria di Palagiano-Chiatona, situata in prossimità del litorale. • La ferrovia Bari-Taranto che nasce come derivazione della ferrovia Adriatica per raggiungere Taranto e la sponda Ionica. Ha il suo snodo nella stazione ferroviaria di Palagiano-Mottola che è contemporaneamente a servizio delle cittadine di Mottola e di Palagiano. Entrambe sono linee ferroviarie italiane di proprietà statale e sono gestite da RFI SpA. 9
QUADRO CONOSCITIVO
1.3 STRUTTURA IDRO-GEO-MORFOLOGICA
Il Comune di Palagiano, si colloca al confine tra la piana della costa ionica, a sud, e l’altopiano delle Murge, a nord. La conformazione geologica é essenzialmente calcarenitico-sabbiosa ed argillosa, sovrapposta ad una spessa successione di strati rocciosi di natura carbonica, di età cretacea. Le rocce costituenti la piattaforma di base sono note con il nome di Formazione del Calcare di Altamura e hanno spessore variabile da 10 a 15 centimetri fino a due metri. Caratteristica è la presenza di calcareniti bianco-giallastre, tenere e porose che si rinvengono lungo i versanti delle incisioni naturali (gravine e lame) e sui fronti delle numerose cave aperte nei comuni limitrofi di Palagianello, Mottola e Massafra. Le suddette incisioni naturali, più o meno accentuate, rompono la continua successione di superfici pianeggianti che, a partire dalle ultime alture delle Murgie, digradano verso il mare e si identificano in strutture morfologiche di rilievo quali “Gravine” e “Lame”. Le prime appaiono come incisioni vallive profonde, che in direzione nord-sud segnano pesantemente i sedimenti calcarei per svariate decine di metri. Le seconde presentano invece alvei più piatti e svasati, sono incise nei depositi marini terrazzati e si approfondiscono per una decina di metri mettendo a giorno localmente le argille subappennine. All’interno del territorio comunale di Palagiano, prevalentemente pianeggiante è ben visibile il sistema a pettine costituito dalle suddette lame e corsi d’acqua, che discende verso il Mare Jonio solcando il territorio: a est del nucleo cittadino la Lama di Lenne, in prossimità della costa, diven-
Foto aerea del Fiume Lenne, Archivio personale di A. Bergamotti
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ta il fiume Lenne e costituisce l’emissario del bacino che raccoglie le acque provenienti dalla gravina di Palagianello e, in parte, di Mottola nonché di alcuni canali di bonifica. Analogamente il fiume Lato, che segna il confine ovest del Comune, raccoglie le acque rinvenienti dal sistema di gravine e lame di Castellaneta e Laterza. A valle del territorio, il paesaggio costiero del Comune di Palagiano si estende per circa 7 km, a forte impatto visivo, esso è caratterizzato dalla presenza della riserva boschiva a macchia mediterranea che, dove l’antropizzazione lo permette, si estende fino all’arenile. La morfologia costiera si presenta bassa e sabbiosa, a profilo digradante in prossimità del mare. Lungo tutto il litorale è possibile percepire la presenza di cordoni dunari, a composizione calcarenitica e depositi alluvionali, trasportati dalle aree interne attraverso i numerosi corsi d’acqua presenti. Esse, dove visibili, sono ampiamente colonizzate da vegetazione arbustiva e macchia mediterranea.
QUADRO CONOSCITIVO
Vista del Fiume Lenne
Vista del canale Marziotta
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QUADRO CONOSCITIVO
CARTA DEL SISTEMA IDRO-GEOMORFOLOGICO (elaborazione su dati S.I.T. Puglia aggiornati al 2011) Scala 1:50000
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QUADRO CONOSCITIVO
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QUADRO CONOSCITIVO
1.4 STRUTTURA ECOSISTEMICO - AMBIENTALE
Il paesaggio del Comune di Palagiano si caratterizza morfologicamente come una piana che si estende a valle del sistema altopiano-Gravine e che degrada sino alla costa. Si tratta di un ambiente del tutto diverso dal suddetto sistema a monte sia nella natura geomorfologica che di uso del suolo. I suoli profondi per via della loro natura sono stati sottoposti ad un’intensa attività di messa a coltura, principalmente a frutteto, uliveto e vigneto. Tutta la piana ad ovest di Taranto è in generale caratterizzata da piccoli corsi d’acqua superficiali che sfociano nel mar Ionio, tra questi come precedentemente accennato, il fiume Lenne e il Lato solcano il territorio comunale. I valori di questo paesaggio sono soprattutto naturalistici e riguardano, in primo luogo, i grandi areali di bosco di pino e tutte le aree di foce dei corsi d’acqua che discendono verso il mare dalle alture circostanti, formando il sistema a pettine perpendicolare alla costa. La foce del fiume Lenne è situata a 4 km ad ovest dell’abitato di Chiatona. Il fiume, che assume una consistenza significativa solo nell’ultimo chilometro oltre la SS106, scende dalle colline di Mottola, scorre profondamente incassato nella gravina di Palagiano, percorre tutta la Lama di Lenne e sbocca a mare tra il Bosco Romanazzi ed il Bosco di Marziotta, dopo aver raccolto le acque collettate nell’area dell’antica palude di Vega, ormai bonificata. Anche se l’assetto vegetazionale del fiume Lenne è in parte degradato, il corso del fiume è contraddistinto ancora da valori paesaggistici e naturalistici degni di tutela e valorizzazione: le sponde sono lambite da ampi areali pinetati, oltre che dalla tipica vegetazione ripariale. All’altezza del confine tra i Comuni di Palagiano e Castellaneta, scorre il fiume Lato, il corso d’acqua più importante per portata della costa ionica pugliese, originato dalla congiunzione, a circa 5 km dalla foce, delle gravine di Laterza e Castellaneta. Il nome del fiume pare derivare dalla parola ebraica lat (occulto), in ragione di una sua caratteristica topografica: esso avanza infatti quasi nascosto nei profondissimi burroni di Castellaneta, tanto da apparire per lunghi tratti invisibile. Prima di raggiungere lo Ionio, il Lato riceve le acque delle paludi bonificate Menagiola della Principessa, attraverso una fitta rete di canali artificiali, per poi insinuarsi nella Pineta della Marina ed nel Bosco Romanazzi, un’estesa pineta d‘Aleppo, in alcuni tratti così fitta da impedire l‘accesso alle sponde del fiume. Nonostante le numerose bonifiche, l’area di foce del fiume Lato si presenta ancora come un paesaggio fluviale di notevole
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qualità naturalistica, anche grazie alla presenza della ferrovia e alla mancanza di un’adeguata viabilità di penetrazione nelle aree boscate protette circostanti. Le sponde del fiume offrono rifugio a numerose specie di volatili, mentre nei boschi di pino circostanti si rinvengono ancora le tracce di mammiferi predatori come la volpe ed il tasso 1. In generale i 7 km di litorale palagianese sono parte di una più vasta unità paesaggistica, definita “paesaggio costiero ionico-tarantino” dal PPTR, che si estende da Lido Azzurro (al confine tra i comuni di Taranto e Massafra) al lago Salinella (al confine tra Puglia e Basilicata), e comprende i territori dei comuni di Massafra, Palagiano, Castellaneta e Ginosa. Essa è classificata tra i 16 “paesaggi costieri ad alta valenza naturalistica da riqualificare” 2. Questo paesaggio fu per secoli disabitato a causa della spessa fascia di aree umide, bonificate progressivamente solo a partire dall’Ottocento quando, data l’elevata fertilità dovuta all’idrografia sotterranea, l’occupazione dei terreni ad uso agricolo e per la coltivazione del cotone si spinse quasi fino alla costa. In principio, furono i proprietari a curare personalmente, ed a proprie spese, il funzionamento e la manutenzione di una fitta rete di piccoli canali con funzione di drenaggio ed irrigazione. Le operazioni di bonifica continuarono per tutto il periodo borbonico, tuttavia, solo attraverso l’opera dell’O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) nella prima metà del XX secolo a “bonifica della Stornara” ebbe compimento e la viabilità litoranea acquistò caratteri di stabilità, diventando punto terminale della viabilità che dalle alture murgiane punta verso il mare, correndo parallelamente al ciglio delle gravine. Oggi il paesaggio rurale dell’immediato entroterra costiero reca ancora chiaramente visibili i segni delle bonifiche ed è intensamente coltivato a vite, frutteti e agrumeti. Le operazioni di bonifica non hanno permesso solo il rilancio dell’agricoltura, ma hanno anche favorito, a partire dal dopoguerra, la costruzione di insediamenti costieri di tipo turistico, localizzati in molti casi presso le stazioni ferroviarie preesistenti, come nel caso di Chiatona. Sulla costa si sviluppa uno dei più importanti sistemi di formazioni a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) su duna d’Italia. La pinete ionica costiera si estende per circa 34 Km e per una profondità media di 2 km, dalla foce del Tara sino alla foce del Bradano in Basilicata, la sua superficie complessiva comprende: il bosco Il pineto, bosco Romanazzi, bosco Marziotta, Patemisco-Gallio, Tagliacozzo, pineta della Regina; e si estende
P.P.T.R., Elaborato 5.8, Scheda ambito paesaggistico dell’Arco Ionico P.P.T.R., Elaborato 4.4.2, La valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi costieri.
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per circa 2600 ha. In particolare nel territorio comunale di Palagiano sono interamente comprese le sezioni di bosco Marziotta e Romanazzi. Questa pineta è insediata su un frastagliato sistema di dune, localmente dette Givoni, alcune delle quali superano i 15 m di altezza. Le formazioni di Pinus halepensis, probabilmente di natura autoctona ma certamente rimaneggiate nel corso dei secoli, vegetano in una fascia territoriale caratterizzate da substrati di natura sabbiosa; in questo contesto la specie forma popolamenti puri con fitto sottobosco a macchia mediterranea che, lungo tutta la costa senza soluzione di continuità, corre dai sistemi dunali prossimi al mare fino ad alcune
Foto aerea della costa, Archivio personale di A. Bergamotti
centinaia di metri all’interno. Le formazioni vegetanti su duna sono riconosciute ai sensi della Direttiva 92/43 come habitat prioritario delle “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster” (cod. 2270). L’insieme di questi valori ha determinato l’istituzione di numerose forme di tutela per la conservazione della biodiversità, in particolare: • la Riserva Naturale Biogenetica “Stornara” • il Sito di Importanza Comunitaria “Pineta dell’arco ionico” (cod. IT9130006).
QUADRO CONOSCITIVO
LA RISERVA NATURALE BIOGENETICA STORNARA
La R.N.B. “Stornara” è stata istituita con decreto DM 13 luglio 1997 ed è di proprietà del Demanio dello Stato. Si estende per 1589 ha ed è attualmente gestita dal Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale Biodiversità di Martina Franca (TA) 1. Ancora prima di diventare riserva la pineta veniva intensamente sfruttata per l’estrazione della resina e per l’esercizio del pascolo. Il regime vincolistico a cui oggi la pineta è sottoposta le garantisce un’ottima copertura del suolo ed un interessante strato cespuglioso ed erbaceo la cui consistenza e composizione varia a seconda della distanza dal mare. L’intera Riserva è suddivisa in sei sezioni, tutte iscritte nel Libro Nazionale Boschi da Seme (Patemisco, Marziotta, Romanazzi, Principessa, Perronello e Marinella). La sua continuità si interrompe in pochi casi, sia per la presenza di altre pinete pubbliche, sia per la incidenza di insediamenti turistici come quelli di Chiatona, Castellaneta Marina, Riva dei Tessali e Marina di Ginosa. Studi recenti di fitosociologia hanno attribuito il popolamento forestale al Pistacio-Pinetum halepensis ma in prossimità del mare esistono ben altre associazioni, completamente diverse, che vanno da quelle colonizzatrici erbacee a quelle più stabili rappresentate per lo più da piante cespugliose. La pineta è quasi tutta di Pino d’Aleppo ed è rappresentata da una fustaia coetanea, alternata da piccoli gruppi di diversa età e strutturata da una densità, per lo più, normale o colma con alberi che possono raggiungere l’altezza di 20 metri. Rappresentano allo stato cespuglioso una componente essenziale delle sclerofille sempreverdi che sono tipiche degli ambienti litoranei: Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Rosmarinus officinalis, Juniperus pho-
enicea, Juniperus oxycedrus subsp. Macrocarpa, Phillyrea latifolia, Asparagus acutifolius, Lonicera implexa, Rhamnus alaternus, Smilax aspera, Rubia peregrina, ecc. L’attuale gestione della Riserva, pur tenendo presente l’attività di produzione del seme del pino d’Aleppo, è improntata su interventi di grande cautela per stimolare i processi dinamici dell’attuale comunità vegetale verso specie più evolute nei riguardi delle esigenze idriche. Di tale modo di operare si osservano i primi effetti positivi tesi a contenere la distribuzione di specie fortemente xerofile quale la Plantago albicans (specie tipiche della vegetazione del Sahara) ed a favorire alcune altre più esigenti in fatto di risorse idriche, quale Ulmus minor e Populus alba. Nella Riserva, sia pur in modeste quantità, è possibile riscontrare la presenza di piante rarissime, quali: Helianthemum sessiliflorum, Ophrys tarentina e Romulea rollii. La fauna della Riserva è ben rappresentata da volpi, ricci ed alcuni individui di tasso; recentemente si registra un cospicuo popolamento di cinghiali. In forma sostanziale è presente il colombaccio, che trova in questo habitat le migliori condizioni per la sua riproduzione. Particolarmente ricca è la presenza di rettili, alcuni dei quali inseriti nell’allegato II della direttiva habitat 92/43/CEE, quali: Elaphe quatuorlineata, Testugo hermanni; Emys orbicularis e Caretta caretta. Si ricorda che tali ultimi animali sono anche protetti dalla Convenzione di Berna e che la stessa normativa, inoltre, considera come fauna rigorosamente protette le seguenti specie, pure presenti nelle riserva: Bufo viridis, Coluber viridiflavus, Coronella austriaca, Natrix tassellata e Podarcis sicula.
Veduta della Riserva Stornara CORPO FORESTALE DELLO STATO, Riserva Naturale Biogenetica Stornara, http://www.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/754 ; consultato il 22/04/2017 1
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QUADRO CONOSCITIVO
Vista dei percorsi interni alla Riserva Stornara
Il “Pino di Lenne - Esemplare di Pinus Halepensis 17
QUADRO CONOSCITIVO
IL S.I.C. PINETE DELL’ARCO IONICO
Un ulteriore livello di protezione dell’area è costituito dall’istituzione del Sito di Importanza Comunitaria “Pineta dell’Arco Ionico”, codice IT9130006, secondo il D.M. Ambiente del 03/04/2000, G.U.95 del 22/04/2000 in ricezione delle Direttive europee 92/43/CEE e 79/409/CEE. Esso si estende per un’ampiezza di 3.686 ha lungo la zona costiera del Golfo di Taranto e comprende per un 20% anche il territorio ricadente nella regione Basilicata. L’altitudine del territorio è compresa tra 0 e 16 m s.l.m. Il sito è caratterizzato da esposizione meridionale e dalla presenza di scarse precipitazioni che si attestano fra i 400 e i 600 mm annui. Pertanto il clima è spiccatamente caldo-arido e corrisponde alla seconda più estesa area di minima piovosità dell’intera Italia peninsulare. Questo sito comprende la lunga fascia costiera che da Taranto si porta fino al confine della Basilicata, interessata da una vasta fustaia disetanea autoctona retrodunale a Pinus halepensis ascrivibile alla associazione Plantago albicantis-Pinetum halepensis. Da segnalare l’enorme e plurisecolare (oltre 600 anni) “Pino di Lenne”, nelle vicinanze della foce dell’omonimo fiume, per alcuni il più vecchio esemplare di pino d’Aleppo d’Europa. Nella zona retrostante la pineta si sviluppano piccole zone umide, prati allagati, salicornieti, incolti e seminativi. Sul versante opposto, invece, la duna, che separa la pineta dal mare, è caratterizzata da formazioni a ginepri arborescenti. A tratti l’area è caratterizzata da aree di pseudosteppa a Plantago albicans. La pineta presenta un ricco sottobosco a macchia mediterranea. Nel sito non nidificano specie di Uccelli di interesse comunitario (in All. I della Direttiva 79/409/CEE) ma nella scheda del SIC è segnalata la presenza di alcune specie di Rettili in App. II della Direttiva (92/43/CEE) la Caretta caretta, la Testudo hermanni e l’Emys orbicularis. Le spiagge e le dune costiere sono forme di accumulo di materiale sabbioso, costituitesi principalmente per azione eolica. I sistemi spiaggia-duna meglio sviluppati si formano generalmente in coincidenza di tratti di costa bassa, confinanti verso l’interno con zone pianeggianti e caratterizzati, sul lato marino, dalla presenza di fondali poco profondi. I sedimenti di origine sia alluvionale che marina, sono continuamente sottoposti all’azione combinata di molteplici agenti fisici, chimici e biologici, fondamentali per la genesi e la strutturazione delle dune. Una delle caratteristiche più importanti di questo ambiente sono i forti gradienti ambientali, poiché dalla linea di riva, verso l’interno, si osservano notevoli e rapidi cambiamenti dei fattori abiotici, lungo un gradiente mare-terra. L’aerosol marino e gli effetti del vento e della salsedine diminuiscono progressivamente
d’intensità andando dal mare verso l’entroterra, mentre la quantità di materia organica, di umidità e di nutrienti nel suolo hanno un andamento opposto. Il primo meccanismo di deposizione che innesca la formazione delle dune costiere è rappresentato dall’accumulo, ad opera del vento, delle particelle di sabbia intrappolate nelle prime formazioni vegetali psammofile della spiaggia emersa. In particolare, l’azione di barriera naturale contro il vento esercitata dalle graminacee come Elymus farctus e Ammophila arenaria, permette il depositarsi dei granelli di sabbia in corrispondenza della parte basale della pianta. Si formano così le prime dune embrionali, che permettono il successivo sviluppo dei cordoni dunali, che vengono stabilizzati dagli apparati radicali della vegetazione. Il sistema ‘duna stabile-vegetazione’ che in tal modo progressivamente si sviluppa, costituisce una vera e propria barriera contro venti e salsedine provenienti da mare, favorendo le condizioni per lo sviluppo degli ecosistemi e degli habitat retrodunali. Sui litorali in buono stato di conservazione si può riconoscere una ben definita zonazione (Fig. 1) (o sequenza) della vegetazione, detta anche sequenza catenale, in cui si susseguono comunità vegetali con ben definiti caratteri floristici, fisionomici, strutturali ed ecologici. Lungo questa zonazione vegetazionale si realizza, procedendo dal mare verso l’entroterra, un susseguirsi di fitocenosi diverse, in contatto catenale tra loro, ovvero non collegate dal punto di vista dinamico (successionale). Il sistema delle dune stabili è caratterizzato da ginepreti e fitocenosi legnose a sclerofille (habitat 2250*, 2260) e dalle loro comunità di sostituzione mentre nei settori più interni e protetti, si possono trovare comunità forestali naturali (habitat 9340) e pinete (habitat 2270*) 1. Gli habitat presenti nell’area sono di tipo costiero con dune e pinete litoranee. Tra gli habitat definiti ‘prioritari’ ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, ovvero habitat in pericolo di estinzione sul territorio degli Stati membri per la cui conservazione l’Unione Europea si assume una particolare responsabilità, vi sono il 2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster e il 2250* Dune costiere con Juniperis ssp. L’habitat 2250* Dune costiere con Juniperis ssp. è caratterizzato da formazioni arbustive dominate da ginepri che si rinvengono sulle dune stabili. Lungo il versante a mare della duna le specie legnose sono organizzate in gruppi di altezza limitata (fino a un metro) nelle quali domina Juniperus oxycedrus var. macrocarpa. Nella parte più interna e stabile della duna, invece, gli arbusteti si presentano in
ACOSTA A.T.R. & ERCOLE S. (Eds), 2015. Gli habitat delle coste sabbiose italiane: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti, 215/2015. 1
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QUADRO CONOSCITIVO
modo continuo e più sviluppato, arrivando anche a 4 metri di altezza; nelle aree più protette può essere presente anche Juniperus phoenicea. Ai ginepri si accompagnano altre specie arbustive come il lentisco, la fillirea e il mirto. L’habitat si colloca tra le comunità erbacee e camefitiche delle dune mobili e quelle legnose e forestali che si sviluppano verso l’entroterra sulle sabbie stabilizzate, dove le condizioni diventano meno limitanti. Le numerose combinazioni dei fattori ecologici, fitogeografici e climatici che determinano la presenza di questo habitat si rispecchiano nella grande varietà di associazioni. L’habitat 2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster è identificato da formazioni a Pinus pinea, Pinus pinaster e Pinus halepensis che occupano il settore dunale
più interno e stabile (dune stabili interne o dune fossili). In Italia si tratta per lo più di fitocenosi impiantate in tempi diversi come rimboschimento e ormai diventate parte integrante del paesaggio costiero italiano. Queste comunità rappresentano una sostituzione artificiale dei boschi a querce sempreverdi; sono infatti spesso caratterizzate da un abbondante sottobosco di specie della macchia a sclerofille e della lecceta. Storicamente le pinete costiere sono state create e mantenute dall’uomo per diversi scopi, tra i quali la necessità di difendere dai venti marini i terreni coltivati retrostanti, la produzione di pinoli e l’utilizzo del legname e della resina. In alcune regioni d’Italia sono presenti pinete di interesse storico che hanno assunto valore culturale, paesaggistico, ma anche ecosistemico.
Fig. 6. Zonazione schematica della vegetazione delle coste sabbiose italiane ben conservate. Viene rappresentata Fig.posizione 6. Zonazione della vegetazione delle coste(Direttiva sabbiose 92/43/CEE). italiane ben conservate. la idealeschematica degli habitat di interesse comunitario in Acosta Viene A.T.R.rappresentata & Ercole S. la posizione degli habitat di interesse (Direttiva 92/43/CEE).diinconservazione. Acosta A.T.R.ISPRA, & Ercole S. (Eds), 2015. ideale Gli habitat delle coste sabbiosecomunitario italiane: ecologia e problematiche Serie (Eds), 2015. Gli habitat delle coste sabbiose italiane: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti, 215/2015 Rapporti, 215/2015
Fig.1_Zonizzazione schematica della vegetazione delle coste sabbiose italiane ben conservate. Viene rappresentata la posizione Fig. 6. Zonazione della(Direttiva vegetazione delle coste sabbiose italiane ben conservate. Viene rappresentata ideale degli habitat di interesseschematica comunitario 92/43/CEE) la posizione ideale degli habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE). in Acosta A.T.R. & Ercole S. (Eds), 2015. Gli habitat delle coste sabbiose italiane: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti, 215/2015
Fig. 7. L’habitat 2250 Dune costiere con Juniperis ssp. Fig. 7. L’habitat 2250 Dune costiere con Juniperis ssp.
Fig. 2_L’habitat 2250 Dune costiere con Juniperis ssp.
Fig. 7. L’habitat 2250 Dune costiere con Juniperis ssp.
Fig. 8. L’habitat 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster
Fig. 8. L’habitat 2270costiere Dune con e/oe/o Pinus pinaster Fig. 3_L’habitat 2270 Dune conforeste forestedidiPinus Pinuspinea pinea Pinus pinaster
Fig. 1, 2, 3 fonte: ACOSTA A.T.R. & ERCOLE S. (Eds), 2015. Gli habitat delle coste sabbiose italiane: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti, 215/2015. Fig. 8. L’habitat 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster 26 26
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QUADRO CONOSCITIVO
Dune costiere
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QUADRO CONOSCITIVO
Vista della costa verso Ovest
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QUADRO CONOSCITIVO
CARTA DELLA NATURALITA’ (elaborazione su dati S.I.T. Puglia aggiornati al 2011) Scala 1:50000
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QUADRO CONOSCITIVO
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QUADRO CONOSCITIVO
CARTA DEI PARCHI E DELLE AREE PROTETTE (elaborazione su dati S.I.T. Puglia aggiornati al 2011) Scala 1:50000
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QUADRO CONOSCITIVO
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QUADRO CONOSCITIVO
1.5 CONTESTO STORICO E CULTURALE
Le origini di Palagiano sono strettamente legate alle sorti dell’intero Arco Ionico, questo lembo di territorio pugliese, fu terra ambita da popoli di conquistatori che si fusero nei secoli con la cultura delle popolazioni autoctone. Fin dall’antichità la morfologia e la posizione strategica del territorio palagianese hanno garantito l’antropizzazione dello stesso in maniera più o meno consistente in differenti periodi storici. A questo proposito citiamo le attività di ‘Archeologia Preventiva’ tra il 2009 e il 2012, a cura della Soprintendenza, che hanno intercettato sull’asse della S.S. 106 una necropoli, eccezionalmente conservatasi per 6500 anni, di cui si ignorava fino ad allora la presenza, risalente all’Età Neolitica. A partire dal 400 a. C. circa, fino alla conquista romana di Taranto, la provincia fu luogo di scambio, guerre e commerci delle popolazioni greche e il territorio comunale fu regolarmente abitato in maniera dispersa e non omogenea: espressione di una cultura contadina focalizzata sulla coltivazione del suolo e sul nucleo di abitazione familiare autocostruita. Dal 207 a. C. con lo stabilizzarsi del dominio di Roma nell’Italia Meridionale, il territorio palagianese andò gradualmente aumentando la propria importanza: per la sua posizione strategica diventò una stazione lungo il percorso della via Appia, che collegava Roma e le grandi città portuali di Taranto e Brindisi. Punto di passaggio obbligato, Palagiano cominciò ad assumere l’assetto di un vero e proprio agglomerato urbano, seppur considerevoli sono le testimonianze di insediamenti rurali sparsi all’interno delle campagne comunali. La conformazione del suddetto insediamento romano risulta di difficile individuazione a causa dall’esiguità dei ritrovamenti archeologici e delle notizie documentarie, specialmente riguardanti il periodo altomedievale. Considerando le criticità dell’epoca e la morfologia territoriale, possiamo invece ipotizzare la presenza degli insediamenti rurali, abitati in più fasi storiche del nostro territorio, a ridosso delle fonti d’acqua dolce presenti nel suolo comunale quali: Fontana Fico, Fontana Calzo e Fontana Trovara. La mancanza di documentazioni univoche ha alimentato il dibattito ancora aperto, sulle questioni che riguardano le origini e l’evoluzione storica dell’attuale abitato di Palagiano, da parte di studiosi più o meno contemporanei. Tale dibattito evidenzia un problema di topografia storica relativo ai centri di Palagiano e Palagianello e si concentra sulle origini di questi due nuclei abitati; e sulla possibilità di una storia comune a entrambi caratterizzata dal trasferimento 26
Atlante Geografico del Regno di Napoli, Giovanni Antonio RIZZI ZANNONI, 1811 (dai rilievi del 1808). Stralcio del foglio 21.
QUADRO CONOSCITIVO
della medesima popolazione nel corso dei secoli. Palagiano, o meglio Paligiani compare, in maniera univoca, all’interno di documenti cartacei, insieme a Palascianello a partire dal XII/XIII sec. Così come l’intero Principato di Taranto, il paese si trovava all’epoca sotto la dominazione Angioina. Tale dominazione non ricevette grande accoglienza dall’intero popolo meridionale e a seguito dei Vespri siciliani, il feudo del nostro paese venne ceduto alla famiglia Dapifaro, cui successero i Casamassima, i Giordano, i Palagano, i Bilotta ed i De Valois. Ai primordi del secolo XV Palagiano si trova infeudata alla ricca e nobile famiglia Capitignano di Taranto col titolo di baronia, cui successero i Protonobilissimo , i Lubelli, i Minutolo , i Pappacoda e finalmente i Caracciolo-Cicinelli Principi di Cursi. Questi feudatari conservarono la baronia del nostro feudo fino alla seconda metà del XIX secolo, con la loro dominazione Palagiano andò sempre più espandendosi fino a divenire un importante centro agricolo. Ai principi di Cursi successero i principi Palomba che detennero gran parte del feudo fino ai primi anni di questo ventesimo secolo. Dai principi Palomba il feudo passò alla famiglia dei marchesi Romanazzi-Carducci che signoreggiò sul feudo palagianese fino alla riforma fondiaria del 1952, anno che segnò uffi-
ciosamente la fine dell’istituto feudale. Lo sviluppo economico e la frequentazione di Palagiano durante il medioevo furono sostenuti dalla realizzazione di un sistema stradale organizzato secondo un modulo stellare tipico dell’epoca. Questo prevedeva che dal centro abitato si irradiassero strade che raggiungevano ogni angolo del territorio: intorno al XVII sec., le abitazioni del nostro paese si sviluppavano a ridosso dell’attuale Piazza Cristoforo Colombo e del Palazzo Baronale, espandendosi in direzione nord-ovest fino all’attuale via Le Mura e a sud, oltre la via Appia (Corso Vittorio Emanuele), verso l’ex monastero (Chiesa Maria SS. Annunziata). La caratteristica più evidente dei percorsi medievali è nell’assenza di tracciati ben marcati, sarebbe infatti più corretto parlare di direttrici. In seguito, dal 1700 al 1800 circa, il paese si estese verso ovest nelle vicinanze della Chiesa Madre, costruita nel primo decennio del secolo XVIII, e verso est in direzione dell’attuale via San Marco. A partire dal XX sec. nuovi sviluppi riguardarono le aree urbane lungo le direttrici principali del paese quali: Corso Vittorio Emanuele e Corso Lenne. L’agglomerato urbano ebbe un’espansione lenta e graduale fino agli inizi del secolo scorso.
Palagiano Ieri, Il Corso, https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1468075143424700&set=pb.100006666850649.-2207520000.149294498 7.&type=3&theater_ consultato il 03/03/2017 27
QUADRO CONOSCITIVO IPOTESI EVOLUZIONE PER MORFOLOGIA
fino al 1700 via Appia fino al 1800 via per Mottola - Lenne IPOTESI EVOLUZIONE PER MORFOLOGIA fino al 1900 croci (limite storico) fino al 1700 fino al 1800 fino al 1900
2. 2. Palazzo Palazzo Baronale Baronale (1400-1500) (1400-1500) Ipotesi costruito fino Ipotesi costruito fino al al 1800 1800 1. Convento ee Chiesa dell’Immacolata (1300-1400) Ipotesi costruito fino 1. Convento Chiesa dell’Immacolata (1300-1400) Ipotesi costruito fino al al 1900 1900 2. Palazzo Baronale (1400-1500) Tessuto storico a maglia irregolare 2. Palazzo Baronale (1400-1500) Tessuto storico a maglia irregolare Ipotesi Ipotesi costruito costruito fino fino al al 1800 1800 Ipotesi costruito fino Ipotesi costruito fino al al 1900 1900 Tessuto Tessuto storico storico aa maglia maglia irregolare irregolare
via Appia via per Mottola - Lenne croci (limite storico)
IPOTESI IPOTESI EVOLUZIONE EVOLUZIONE PER PER MORFOLOGIA MORFOLOGIA fino via Appia Appia fino al al 1700 1700 via fino al 1800 via per Mottola IPOTESI EVOLUZIONE PER MORFOLOGIA fino al 1800 via per Mottola -- Lenne Lenne IPOTESI EVOLUZIONE PER MORFOLOGIA fino al al 1900 1900 croci fino croci (limite (limite storico) storico) fino via fino al al 1700 1700 via Appia Appia fino al 1800 via fino al 1800 via per per Mottola Mottola -- Lenne Lenne fino al 1900 croci (limite fino al 1900 croci (limite storico) storico)
IPOTESI EVOLUZIONE PER ISOLATI nucleo antico via Appia fino al 1800 collegamenti (Mottola, Massafra, Lenne) IPOTESI EVOLUZIONE PER ISOLATI croci (limite storico) nucleo antico fino al 1800
via Appia collegamenti (Mottola, Massafra, Lenne) croci (limite storico)
IPOTESI EVOLUZIONE EVOLUZIONE PER PER ISOLATI ISOLATI IPOTESI
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nucleo via nucleo antico antico via Appia Appia fino al 1800 collegamenti (Mottola, IPOTESI EVOLUZIONE PER ISOLATI fino al 1800 collegamenti (Mottola, Massafra, Massafra, Lenne) Lenne) IPOTESI EVOLUZIONE PER ISOLATI croci (limite storico) croci (limite storico) nucleo via nucleo antico antico via Appia Appia fino al 1800 collegamenti fino al 1800 collegamenti (Mottola, (Mottola, Massafra, Massafra, Lenne) Lenne) croci (limite storico) croci (limite storico)
QUADRO CONOSCITIVO
1. Convento e Chiesa dell’Immacolata (1300-1400) 2. Palazzo Baronale (1400-1500) Ipotesi costruito fino al 1800 Ipotesi costruito fino al 1900 Tessuto storico a maglia irregolare
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QUADRO CONOSCITIVO
IL PATRIMONIO STORICO E CULTURALE
Gli elementi di rilevante importanza storico-archeologica all’interno del territorio di Palagiano sono: siti archeologici, le architetture religiose, le chiese rurali, i frantoi ipogei, le masserie e i tratturi. AREE ARCHEOLOGICHE Il territorio comunale è ricco di testimonianze archeologiche registrate dagli agricoltori del luogo che, durante le operazioni di movimento del terreno, si trovano protagonisti di ritrovamenti di manufatti, resti di abitazioni, tombe e copiosi oggetti risalenti ad epoche differenti: non sono testimonianze di particolare valore artistico-architettonico ma testimoniano la presenza dell’uomo sin dalla preistoria e l’importanza di questi luoghi, a ridosso della via Appia, in età greco-romana.
lo scavo effettuato in località Galliano a ridosso della SS 106, intervento che ha intercettato una necropoli risalente al 4000 a.C., lo scavo di Cozzo Marziotta situato a circa 2 chilometri dalla battigia nell’area compresa nel foglio 202IV (Palagiano) della C.T.I. dell’ I.G.M., le cui coordinate geografiche sono lat. 43° 31’ 20’’, long. 4° 34’ 00’’. in questa località si sono stati rinvenuti utensili appartenuti a pastori, agricoltori e allevatori risalenti all’Età Neolitica.
I ritrovamenti archeologici, riconosciuti dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia, effettuati da studiosi, e resi noti attraverso pubblicazioni archeologiche riguardano:
Immagini da: Ritratto di una società della Preistoria. Soprontendenza Archeologica della Puglia, Anas SpA 30
QUADRO CONOSCITIVO
EDIFICI PER IL CULTO Il patrimonio delle architetture religiose presenti sul territorio si compone essenzialmente delle 3 parrocchie quali: •
• •
la Chiesa SS. Immacolata, risalente al XVI sec., sicuramente la più antica del paese, sorge a ridosso di un vecchio convento francescano di cui è possibile leggere il chiostro a sud della navata unica dell’ambiente religioso; la Chiesa SS. Annunziata, XVIII sec., chiesa matrice di Palagiano che presenta al suo interno diverse manifestazioni artistiche e di artigianato autoctono; la Chiesa San Nicola, 1970 circa, che è la più recente e grande del paese.
E delle tre cappelle “fuori porta”: • Santuario della Madonna della Stella; • Chiesa S.ta Maria di Lenne, sottoposta a vincolo monumentale con D.M. 7.aprile.1982; • Santuario Madonna Delle Grazie, Conca d’Oro.
Chiesa SS. Immacolata
Tali strutture appartenevano al sistema delle chiese rurali caratteristico del territorio e fondato sulla capacità religiosa di catalizzare e radicare la popolazione contadina, suddetto sistema andrà irrimediabilmente in declino con lo sviluppo della rete urbana che richiamò la popolazione verso i centri abitati. ALTRI EDIFICI E SITI DI RILEVANZA STORICA Architetture che costituiscono parte del patrimonio storico e culturale di Palagiano, seppur non sottoposte a vincolo: •
Frantoio Ipogeo in Corso Lenne D.M. 19 gennaio 2004 Vincolo diretto: Foglio 22 Particella 13 parte; Vincolo indiretto: P.lle 14, 13 parte, 12 parte; • il Palazzo Baronale • Parete Pinto - recinto in opus reticulatum;
Palazzo Baronale
Frantoio Ipogeo 31
QUADRO CONOSCITIVO
IL PATRIMONIO STORICO RURALE
Le geometrie del mosaico agricolo intorno a Palagiano sono disseminate dalla presenza di elementi antropici e masserie, che rappresentano una stratificazione storica di notevole interesse. Già in epoca coloniale tante aziende medio-piccole, a conduzione familiare, costellavano la “chora tarantina”1 nei secoli V-III a.C. Lo stesso sistema fiscale bizantino, aveva la sua base negli insediamenti rurali (choria), sorti su precedenti insediamenti, intorno a chiese rurali e in molti villaggi rupestri dislocati nel territorio e in seguito la struttura del paesaggio medievale, organizzato dai casali, nel Tarantino sviluppa un rapporto peculiare tra colture e distanza dal centro cittadino dominante. Le attività agricole subirono diverse mutazioni e, nel corso dei secoli, la nascita dei centri urbani segnò la lenta decadenza della vita rurale seppur rimasero attivi i casali medievali in stretto rapporto con la struttura della rete viaria “situati in genere lungo direttrici in stretta connessione con i principali assi viari, spesso anche in corrispondenza di stazioni (mutationes e stationes), che divennero punto di raccolta di derrate destinate all’annona romana. [...] Corrispondono tutti a insediamenti di rilevante interesse archeologico, situati lungo importanti assi viari e connessi a luoghi di culto; intorno a questi siti sono sorti, nel corso dell’età moderna, numerose masserie2 . Esse segnano oggi il paesaggio in modo significativo attraverso forme e soluzioni suggestive dettate dalle attività produttive e dall’interazione del sistema agricolo con il sistema rurale.
Siti di rilevanza storica Edifici rurali Edifici per il culto fuori porta Vincolo del PPTR
Tra le più importanti di queste citiamo: Presenti sulla cartografia Rizzi Zannoni 1812 1. Mass. Lamardecchia (vincolo del PPTR) 2. Mass. Lenne 3. Mass. Carmignano (vincolo del PPTR) 4. Mass. Marziotta (vincolo del PPTR) Presenti su IGM 1947 5. Mass. La Torrata 6. Mass. Alfonsetti 7. Mass. Peschiera 8. Mass. Gentile (vincolo del PPTR) 9. Mass. Scalcione (vincolo del PPTR) 10. Mass Castiglione 11. Mass. Chiatone (vincolo del PPTR) 12. Mass. Conca d’Oro 13. Mass. Frassino Colombo 14. Mass. Conocchiella Prima esperienza greca di suddivisione funzionale del territorio che prevedeva: koinè chora (comprendente le aree incolte e destinate alla utilizzazione collettiva), una idìa chora (cioè le aree possedute, a titolo di proprietà personale, dai Greci) e una ierà chora (comprendete le terre di pertinenza dei templi). 2 P.P.T.R. Elaborato 5.8 scheda ambito Arco Ionico Tarantino 1
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13. MASSERIA FRASSINO COLOMBO
QUADRO CONOSCITIVO
1. MASSERIA LAMADERCHIA 5. MASSERIA LATORRATA
6. MASSERIA ALFONSETTI 7. MASSERIA PESCHIERA PARETE PINTO
8. MASSERIA GENTILE
9. MASSERIA SCALCIONE
FRANTOIO IPOGEO
FONTANA CALZO
MADONNA DELLA STELLA MADONNA DI LENNE 2. MASSERIA LENNE
3. MASSERIA CARMIGNANO 10. MASSERIA CASTIGLIONE 14. MASSERIA CONOCCHIELLA
11. MASSERIA CHIATONE 4. MASSERIA MARZIOTTA MADONNA DELLE GRAZIE 12. MASSERIA CONCA D'ORO
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QUADRO CONOSCITIVO
La Masseria Lamaderchia
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QUADRO CONOSCITIVO
Masseria Lamaderchia, dettaglio architettonico
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QUADRO CONOSCITIVO
1.6 DIMENSIONE DEMOGRAFICA E CARATTERISTICHE STRUTTURALI
Popolazione residente 2016-2011-2002 (nostra Comune di elaborazione Palagiano su dati Istat)
Comune di Palagiano 16200 16100 16000 15900 15800 15700 15600 15500
2016
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
12000 LA POPOLAZIONE Dall’analisi 10000 dei dati ISTAT la popolazione residente al 1° gennaio 2016 risulta pari a 16.067 residenti. 8000 Nel periodo 2002-2016 la popolazione complessiva del comune di Palagiano è cresciuta di 255 unità con un incre6000 mento percentuale pari al 1,61 % rispetto al primo anno 4000 del periodo (2002); un andamento complessivamente più favorevole sia2000 rispetto alla crescita complessiva, osservata nello stesso periodo, della provincia di Taranto (pari al 1,07 0 %) che a quella dell’intera regione (1,42 %). Lo sviluppo della popolazione nel comune di Palagiano nel 0-14 15-64 65 in su preperiodo 2002 -2016 è caratterizzato da un andamento valentemente crescente, ad eccezione del periodo incluso tra il 2004 ed il 2008 e dell’anno 2015 che risultano essere stati caratterizzati da fasi di flessione.
Andamento Popolazione 2002 – 2016 (elaborazione su dati Istat) Comune di Palagiano
Andamento della Popolazione 2002 – 2016 nostra elaborazione su dati istat 12000 16200
10000
Composizione della popolazione per fasce di età e relativo andamento demografico nel periodo 2002 -2016 – Nostra elaborazione su dati istat
Composizione popolazione per fasce d’età – (elaborazione su dati Istat) 36
16100 16000 15900 15800 15700 15600 15500
2016
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
L’analisi della popolazione residente per fasce d’età e sesso 8000 evidenzia come, nelle tredella areepopolazione demografiche prese in consiComposizione per fasce di età e relativo andamento demografico nel periodo 2002 -2016 – Nostra derazione, la percentuale più alta degli abitanti sia compo6000 elaborazione su dati istat sta dalla classe d’età 15-64, è possibile inoltre rilevare che 4000 la popolazione “over 60” è in continua crescita contrappondendosi all’andamento della popolazione più giovane. 2000 Nel Comune di Palagiano la classe d’età della popolazione 0 oltre i 60 anni ha infatti subito un notevole incremento percentuale, dal 12,55% nel 2002 al 18, 95% nel 2016. Al contrario le classi d’età comprendenti la popolazione 0-14 15-64 65 in su più giovane sono passate rispettivamente dal 68,63% al Composizione della popolazione per fasce di età e relativo andamento 66,17% la classe relativa alla popolazione con età compresa demografico nel periodo 2002 -2016 –(elaborazione su dati Istat)
Andamento
QUADRO CONOSCITIVO
tra i 15 e i 65 anni e dal 18,82% al 14,88% la classe d’età 0/14 anni. Tale andamento ha inoltre caratterizzato non solo la provincia ma l’intera Regione. Confrontando i dati per fasce d’età, nelle aree territoriali prese in considerazione, è importante rilevare come la percentuale di popolazione di età fino ai 14 anni di Palagiano sia maggiore paragonata alle aree provinciale e regionale. Viceversa, la popolazione “over 60” ha una consistenza numerica percentualmente meno elevata. Nello specifico, al 2016, la popolazione del Comune di Palagiano è composta per il 14,88 % dalla classe d’età 0/14 anni, per il 66,17% dalla classe d’età 15/64 anni e dal 18,95% dalla classe oltre i 60 anni.
14,88%
18,95%
14,88%
18,95%
14,88%
18,95%
66,17% 66,17%
0/14 15/64 66,17% 65 e oltre Composizione popolazione per fasce di età (elaborazione su dati Istat) 56
0/14
15/64
65 e oltre
54
L’analisi dell’indice di vecchiaia , indicante il grado di invecchiamento della popolazione , evidenzia come , in tutte le aree prese in considerazione, le persone anziane residenti siano numericamente maggiori rispetto alla popolazione “giovane”, inoltre l’andamento dei valori testimonia l’invecchiamento progressivo della popolazione. Nel comune di Palagiano il numero di persone residenti è di circa 127 anziani su 100 giovani, un dato fortemente negativo, seppur più favorevole se confrontato con il dato provinciale e regionale. Esaminando l’andamento dell’indice di dipendenza strutturale, che calcola quanti individui ci sono in età non attiva ogni 100 in età attiva, emerge una situazione in linea con quella provinciale e regionale, anche in questo caso, l’andamento, nel periodo preso in considerazione, è nettamente crescente, con una fase di flessione, riguardante solo il Comune di Palagiano, durante il 2010. Questo indicatore, di rilevanza economica e sociale, più è alto più è sinonimo di un numero elevato di ragazzi e anziani di cui la popolazione attiva deve occuparsi complessivamente, nel Comune di Palagiano ogni 100 residenti in età attiva ci sono 50 individui in età non attiva. Le seguenti piramidi d’età , mettono ulteriormente in luce tale fenomeno.
Composizione della popolazione per fasce di età – Comune di Palagiano- nostra 52 elaborazione su dati Istat 0/14 15/64 65 e oltre Composizione della popolazione per fasce di età – Comune di Palagiano- nostra 50 elaborazione su dati Istat 48 46 Composizione della popolazione per fasce di età – Comune di Palagiano- nostra elaborazione su dati Istat 44 42
18040 180 160 160 140
Andamento dell’Indice di Vecchiaia (elaborazione su dati Istat) Regione Puglia Provincia di Taranto 140 120
180 120 100 100160
Comune di Palagiano
80
Andamento dell’Indice di dipendenza strutturale anni 2002/2016 Nostra ela 80140 60 120 60 40
40100 20 20 80
0 0 60 40 20 0
Regione Puglia
Regione Puglia
Provincia di Taranto
Provincia di Taranto
ComunedidiPalagiano Palagiano Comune
Andamentodell’Indice dell’Indice diVecchiaia Vecchiaia anni 2002/2016 nostra elaborazione su da Andamento anni 2002/2016 nostra elaborazione su dati Ist Regione di Puglia Provincia di Taranto Comune di Palagiano
Andamento dell’Indice di dipendenza strutturale(elab. su dati Istat) Andamento dell’Indice di Vecchiaia anni 2002/2016 nostra elaborazione su dati
Indicatori socio-demografici - (elaborazione su dati Istat) 37
QUADRO CONOSCITIVO
Nelle piramidi d’età la popolazione è suddivisa per sesso e per classi quinquennali, l’analisi è stata effettuata elaborando i dati degli anni 2002 – 2011 – 2016 relativi al Comune di Palagiano, alla provincia di Taranto e all’intera regione. Il restringimento alla base è legato al declino delle nascite, l’allargamento delle fasce d’età centrali è sintomo dell’incremento demografico degli anni 60, l’allungamento verso l’alto esprime infine l’aumento della speranza di vita e quindi la maggiore longevità. Le seguenti piramidi d’età , mettono ulteriormente in luce tale fenomeno.
DI PALAGIANO ComuneCOMUNE di Palagiano
PROVINCIA DI TARANTO Provincia di Taranto
REGIONE PUGLIA Regione Puglia
Anno 2002 100+ da 90 a 94 da 80 a 84 da 70 a 74 da 60 a 64 da 50 a 54 da 40 a 44 da 30 a 34 da 20 a 24 da 10 a 14 0a4 Ledaseguenti
-1000
piramidi d’età , mettono ulteriormente in luce tale fenomeno. -500
0
500
1000-40000
Comune di Palagiano
-20000
0
20000
Provincia di Taranto
40000
-200000 -100000
0
100000
200000
Regione Puglia
Anno 2011 Anno 2002 100+ da 90 a 94 da 80 a 84 da 70 a 74 da 60 a 64 da 50 a 54 da 40 a 44 da 30 a 34 da 20 a 24 da 10 a 14 da 0 a 4
-30000-20000-10000 0 fenomeno. 10000 20000 30000-200000 -40000 -20000in luce 0 tale 20000 40000 -1000 -500 0d’età 0 500 1000 Le-1000 seguenti piramidi , mettono ulteriormente -200000-100000 -100000 -500 500 1000
Anno 2016 Provincia di Taranto Anno 2011 Anno 2002
Comune di Palagiano
100+ da 90 a 94 da 80 a 84 da 70 a 74 da 60 a 64 da 50 a 54 da 40 a 44 da 30 a 34 da 20 a 24 da 10 a 14 da 0a4 -1000
-500 -1000 -1000 -500 -500
0 0 0
500 500 500
100000 100000200000 200000
Regione Puglia
0 100000 200000 1000 -30000-20000-10000 0 10000 20000 30000 -200000 -100000 -40000 -20000 0 4000030000 1000 -200000 -100000 200000 -200000 -100000 0 0 100000 100000 200000 1000 -30000-20000-10000 0 20000 10000 20000
Le piramidi d’età - (elaborazione su dati Istat)
Anno 2016 Anno 2011
38
0 0
QUADRO CONOSCITIVO
La presenza di popolazione di origine straniera, di modesta entità, influenza parzialmente le analisi demografiche fin’ora condotte. Nel Comune di Palagiano la popolazione non italiana residente, al 1° gennaio 2016 risulta essere di 284 individui. Una parte di essa, pur non avendo fissa dimora sul territorio palagianese, è inserita in differenti progetti governativi e di accoglienza e risiede quindi nel Comune di Palagiano con modalità e tempistiche complesse e varianti da individuo a individuo.
18000
Andamento popolazione straniera
16000
350
14000
300
12000
250
10000
200
8000
150
6000
100
4000
50 0
2000 2011
2012
2013
2014
2015
2016
0 Popolazione Straniera
Totale Residenti
Andamento popolazione straniera - straniera comune di Palagiano (elaborazione su Rapporto fra elaborazione popolazione straniera residente e la popolazione totale resiAndamento popolazione - comune di Palagiano - nostra su dati ISTAT dati Istat) dente - comune di Palagianosu (elaborazione su dati Istat) Nostra elaborazione dati ISTAT
Andamento popolazione straniera - (elaborazione su dati Istat)
Nelle schede seguenti è possibile consultare ulteriori analisi svolte sul territorio palagianese, relative alla popolazione residente, al reddito medio pro-capite, al saldo migratorio ed alle abitazioni totali. Le schede sono state elaborate a partire dagli studi svolti nell’Atlante dei territori post-metropolitani , in esse è possibile confrontare i dati del comune di Palagiano con quelli dei territori limitrofi.
39
scheda tecnica
40
scheda tecnica
41
scheda tecnica
42
scheda tecnica
43
QUADRO CONOSCITIVO
1.7 IL CONTRASTO ALL’ESCLUSIONE SOCIALE
Il sistema dei bisogni sociali comprende tutte le attività sociali ma anche socio-sanitarie presenti sul territorio da destinare alla totalità o a parte della popolazione in base alle direttive di ognuna. I SERVIZI SANITARI In relazione all’offerta di servizi sanitari presenti, a Palagiano non vi è un presidio ospedaliero ma solo un Poliambulatorio sito in Via Beato Egidio da Taranto. Il presidio ospedaliero di riferimento è quello di Castellaneta, considerata la recente dismissione del servizio ospedaliero di Massafra. L’ESCLUSIONE SOCIALE E LA RETE DEI SERVIZI L’esclusione sociale è un fenomeno complesso, non banalmente legato alla mancanza di reddito, ma connesso con le opportunità fornite dal territorio e quindi con la possibilità di partecipare alla vita economica e sociale del paese. A livello nazionale gli interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale sono promossi e gestiti da più soggetti che fanno capo a diversi livelli governativi: nazionali, regionali e locali. Questo non ne facilita una corretta lettura ne programmazione. Le politiche attive, a livello comunale, per l’inclusione sociale, sono caratterizzate da una molteplicità di iniziative pubbliche e private tra loro differenti per ambito di intervento, per tipologia, per strumenti e/o fondi. Si tratta in ogni caso di processi finalizzati ad assicurare le prestazioni atte a rimuovere e/o ridurre situazioni problematiche o di bisogno sociale dei cittadini, processi dei quali si occupa l’Ufficio dei Servizi Sociali. La Regione Puglia, al fine di garantire la gestione unitaria dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, ha istituito con Legge Regionale n 19/2006: “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini in Puglia” gli Ambiti Territoriali che comprendono, di norma, i Comuni che fanno parte di uno stesso distretto sociosanitario. L’Ambito di cui fa parte Palagiano è costituito dai Comuni di Massafra (Capofila), Mottola, Statte e dal Distretto Socio Sanitario n. 2 ASL TA. L’obiettivo principale dell’Ambito Sociale di Zona è dunque quello di dare risposte concrete alle richieste di sostegno attraverso una professionale “lettura dei territori” d’Ambito, esso garantisce la qualità e la conoscenza dei 44
servizi attraverso la Carta dei Servizi: strumento di tutela introdotta nel gennaio del 1994 con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dir. P.C.M. 27 gen. 1994). LE PERSONE ANZIANE Da un’analisi dei dati raccolti e rilevati dai Servizi Sociali del Comune, emerge un quadro indicativo e non esaustivo dei bisogni della popolazione anziana riguardo: la condizione degli anziani; la creazione di momenti di socializzazione tra essi; l’assistenza materiale e sociale per chi vive da solo e la carenza di informazione sui servizi esistenti sul territorio e sulle modalità di accesso a questi. A Palagiano non sono presenti residenze collettive destinate ad anziani con particolari condizioni psicofisiche. Sono tuttavia attive le seguenti iniziative d’Ambito dedicate a questa fascia di popolazione: ADI Assistenza Domiciliare Integrata (Art. 88 R.R. 4/70) con lo scopo di fornire un complesso di prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e/o socioassistenziali secondo Piani di Assistenza Individuale (PAI) (attivo anche per i diversamente abili) Buoni servizio per anziani non autosufficienti e disabili si tratta di un servizio a domanda individuale a sportello, che può integrarsi con altre tipologie d’assistenza, esso è finalizzato a sostenere il carico di cura del nucleo familiare e consiste nell’erogazione di buoni servizio per l’utilizzo di strutture e servizi iscritti a catalogo. Attraverso l’erogazione di contributi economici, il comune supporta le spese farmaceutiche non mutuabili ed un servizio di soggiorno termale estivo per tutti gli anziani che ne facciano richiesta. Organizzazione e partecipazione alle manifestazioni ricreative e culturali; Agevolazioni per gli spostamenti logistici nell’ambito con adeguati sistemi di trasporto. L’elargizione di tali fondi e servizi, pur rappresentando un apprezzabile e valido sostegno economico, non si presta pienamente alla risoluzione di situazioni di particolare disagio.
QUADRO CONOSCITIVO
I MINORI Nel sistema di offerta regionale, come riportato da “L’Atlante dei Servizi Sociali e Sociosanitari in Puglia”, sono servizi strutturati per la prima infanzia sia gli asili nido (fino a 8 hh al giorno, con erogazione di pasti), con le articolazioni in micronido (fino a 20 posti utente) e nido aziendale, sia le sezioni primavera per i bambini 24/26 mesi, sia i centri ludici per la prima infanzia (fino a 5 hh al giorno, senza erogazione di pasti). Tra le suddette strutture va considerato che nel territorio palagianese, circa il 40% sono strutture a titolarità pubblica e il restante 60% sono strutture a titolarità privata. La tipologia di Asilo nido è presente, a titolarità pubblica, all’interno dell’Istituto Comprensivo “G. Rodari” con 2 sezioni primavera: una presso la sede centrale in via Vittorio Bachelet e l’altra presso la sede distaccata “Walt Disney” in via Monteverdi. Le strutture private della stessa tipologia, compresenti a quelle pubbliche, e titolari di autorizzazione al funzionamento, sono attualmente 3 e ospitano circa 20 posti ciascuna. Tali strutture sono rivolte alla primissima infanzia: bambini fra i 24 e i 36 mesi. Nell’ambito di un’analisi delle problematiche dei minori che hanno superato la prima infanzia, emergono fabbisogni di socializzazione: creazione e cura degli spazi urbani; creazione di spazi per attività di socializzazione nel periodo estivo e invernale con la possibilità di utilizzo di locali comunali; e bisogni legati alla sfera educativa e spico-sociale quali: sostegno ai genitori e inserimento dei minori in progetti educativi e in attività seguite da personale competente. L’ambito Sociale di Zona predispone:
Affido Familiare e Equipe che si configura come un intervento di aiuto al minore ed alla sua famiglia di origine, il minore viene allontanato momentaneamente dalla propria famiglia e accolto da un altro nucleo idoneo ad offrire adeguate risposte alle sue necessità. In merito alle strutture residenziali per minori si registra la presenza di n. 1 comunità familiare che propone percorsi educativi di accoglienza per minori provenienti da ambienti familiari in difficoltà. (chiatona) Stessa funzione assolvono i 2 centri socio- educativi diurni: Onlus (mondo di colori) e FIORE DI LOTO. Per quanto riguarda l’accoglienza di minori non comunitari e non accompagnati, nell’ambito della rete dei servizi offerti dallo SPRAR, meglio esposta di seguito, vi è sul territorio palagianese una comunità alloggio di 5 posti gestita dall’ARCI. Inoltre, nell’ambito delle strutture che possono dare accoglienza a categorie di persone in situazioni di disagio, è attiva sul territorio 1 comunità alloggio per gestanti e madri con figli. (escargot) L’assessorato ai servizi sociali del comune quantifica, inoltre, circa 18 minori che sono collocati anche fuori dal territorio comunale per i quali versa un contributo economico, questo, come nel caso degli anziani non rappresenta tuttavia, un valido intervento contro i problemi di dispersione scolastica, devianza giovanile e approccio di minorenni al consumo di sostanze stupefacenti.
ADE: Assistenza Domiciliare Educativa servizio di sostegno psico-sociale, ascolto delle problematiche familiari, orientamento verso i servizi e le strutture di pertinenza. SAD: Assistenza Domiciliare Socio Assistenziale comprendente prestazioni di tipo socio-assistenziale domiciliari per minori e famiglie, prestazioni di sostegno alla funzione educativa genitoriale e quelle di sostegno all’autonomia personale. (attivo anche per i diversamente abili) Interventi Indifferibili per Minori e Infanzia che prevede il collocamento in strutture residenziali, anche a ciclo diurno, di minori destinatari di provvedimenti tutelari da parte del Tribunale per i Minorenni.
45
QUADRO CONOSCITIVO
L’IMMIGRAZIONE Quanto alla porzione di immigrati presente sul territorio comunale, la gestione dei servizi a loro dedicati, è affidata al servizio centrale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. La regione Puglia veste da tempo una posizione di primo piano per quanto riguarda l’accoglienza nell’ambito della rete SPRAR, nel dettaglio nel territorio palagianese suddetto sistema è affidato all’ARCI che ha gestito il progetto SPRAR Koinè sin dalla sua origine, luglio 2009, a seguito della partecipazione al bando, allora biennale per il periodo 2009/2010. Al momento dell’apertura il progetto poteva accogliere un massimo di 15 beneficiari ed è poi stato ampliato con i nuovi e più ampi finanziamenti erogati a dicembre 2012. Attualmente l’ ente gestore ha preso in affitto da privati 7 appartamenti di cui 6 all’interno del Comune di Palagiano e uno in località Chiatona. Un appartamento è destinato ad un nucleo familiare, presente sul territorio. Tutti gli appartamenti hanno almeno uno spazio comune di determinate dimensioni che consenta di socializzare, questi devono rispondere a determinati standards tra i quali la vicinanza alle fermate dei mezzi, alle scuole e alle strutture sanitarie. Si contano ad oggi: un nucleo familiare di 5 persone, 37. I beneficiari del progetto che, di base ha una durata pari a 6 mensilità, sono inoltre inseriti in diverse attività educative e culturali a livello cittadino, ad essi come previsto dalla convenzione, viene erogato un pocket money settimanale del valore di circa 25 euro e una somma di euro 21 per il vitto per gli uomini singoli (totale euro 46). Per le famiglie il calcolo varia leggermente in base al numero dei componenti del nucleo familiare. “Si noti che la permanenza standard di sei mesi è di fatto quasi sempre prorogata almeno una volta, per altri sei mesi, al fine di completare i percorsi di integrazione ed empowerment avviati dai soggetti accolti.”
Grafici da http://www.osservatoriomigranti.org/?scheda-centro&centro=sprar-palagiano# 46
QUADRO CONOSCITIVO
LE PERSONE DISABILI Il tema della disabilità attraversa trasversalmente la popolazione ed insiste in tutte le fasce d’età. A Palagiano è presente un centro socio-educativo a ciclo diurno finalizzato al mantenimento e al recupero dei livelli di autonomia della persona e al sostegno della famiglia. Il centro strutturato per 20 posti circa ed è destinato a persone diversamente abili tra i 18 e i 64 anni, anche psico-sensoriali, con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che necessitano di prestazioni riabilitative di carattere socio sanitario. Allo stato attuale sono attive alcune forme di assistenza nei confronti degli individui diversamente abili disposte dall’ambito Sociale di Zona quali: SAD: Assistenza Domiciliare Socio Assistenziale comprendente prestazioni di tipo socio-assistenziale domiciliari per minori e famiglie, prestazioni di sostegno alla funzione educativa genitoriale e quelle di sostegno all’autonomia personale (attivo anche per i minori in difficoltà). ADI Assistenza Domiciliare Integrata (Art. 88 R.R. 4/70) con lo scopo di fornire un complesso di prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e/o socioassistenziali secondo Piani di Assistenza Individuale (PAI) (attivo anche per le persone anziane). Trasporto Persone Disabili finalizzato a garantire l’accesso delle persone disabili presso le strutture riabilitative pubbliche e private, nonché presso i centri diurni. Il costo del servizio è a carico dell’Ambito e dell’Asl, l’utente compartecipa alla sola quota sociale, nella misura determinata dal Regolamento unico di Accesso dell’Ambito.
la quale si intende la possibilità, per una persona adulta con disabilità grave, di autodeterminarsi e di poter vivere il più possibile in condizioni di autonomia.Si rivolge a tutte le persone con disabilità motoria in età compresa tra 16 e 64 anni con reddito individuale del richiedente,a ogni titolo percepito, non superiore a 20 mila euro annui. DIPENDENZE Nell’ambito delle dipendenze patologiche (legate al consumo di alcool, sostanze stupefacenti, ma anche a quelle alimentari, tecnologiche, da gioco) non vi sono servizi erogati a livello comunale o di Ambito, le prestazioni offerte in risposta a tali problematiche vengono erogate nel territorio palagianese da una comunità di recupero privata e dislocata rispetto al centro cittadino. POVERTÀ E DISAGIO ADULTI Sul versante dell’emarginazione, strettamente dovuta a difficoltà economiche, l’Amministrazione comunale ha sinora agito con sostegni economici, ordinari e straordinari, a valere sui bilanci locali. A livello di Ambito il cittadino può avvalersi del sostegno economico per una durata di 6 mesi, così come disciplinato dal regolamento unico, a seguito di compilazione di apposita richiesta. “Il servizio consiste nell’erogazione di un contributo per arginare situazioni di emergenza abitativa a persone che versano in condizioni di elevata vulnerabilità e si rivolge appunto a persone a rischio di esclusione sociale (cittadini in condizioni di povertà estrema, sfrattati, stranieri, senza fissa dimora, etc), che vengono a trovarsi in situazioni di emergenza sociale.”
Integrazione Scolastica Alunni con Disabilità Il servizio è finalizzato a garantire il diritto allo studio attraverso interventi che rimuovano gli ostacoli di natura fisica, psichica e ambientale che impediscono la piena fruizione del diritto allo studio; che incentivino l’integrazione dei bambini con handicap nelle scuole pubbliche e paritarie (scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado) con l’ausilio di educatori specializzati e attraverso attività di integrazione sociale extrascolastica. Abbattimento Barriere Architettoniche L’intervento ha l’obiettivo di agevolare e consentire alle persone portatrici di handicap riconosciuti, con difficoltà nella deambulazione, l’accesso alla propria abitazione e il movimento all’interno della stessa. PRO. V. I. Progetti Vita Indipendente la finalità è quella di sostenere la “Vita Indipendente”, con
47
QUADRO CONOSCITIVO
1.8 IL SISTEMA ECONOMICO LOCALE
Unità locali delle imprese (Elaborazione su dati Istat)
Le dinamiche economiche analizzate attraverso l’elaborazione dei dati degli ultimi due Censimenti delle Industrie e dei Servizi (2001 e 2011) evidenziano come , nel lasso di tempo preso in considerazione, vi sia stato un aumento del numero delle unità locali delle imprese e conseguenzialmente degli addetti. La definizione di unità locale delle imprese è conforme al regolamento del Consiglio Europeo N. 696 del 15 marzo 1993, secondo cui “un’unità locale corrisponde a un’impresa o a una parte di un’impresa situata in una località topograficamente identificata. In tale località, o a partire da tale località, una o più persone svolgono (lavorando eventualmente a tempo parziale) delle attività economiche per conto di una stessa impresa”.
Occupati(Elaborazione su dati Istat) 48
In riferimento a tale definizione possiamo considerare come unità locali le seguenti tipologie: agenzia, albergo, ambulatorio, bar, cava, deposito, garage, laboratorio, magazzino, negozio, officina, ospedale, ristorante, scuola, stabilimento, studio professionale, eccetera; a condizione che tali attività siano presidiate da almeno una persona. L’impresa plurilocalizzata, di conseguenza, è un’impresa che svolge le proprie attività in più luoghi, ciascuno dei quali costituisce un’unità locale.” Per quanto riguarda gli occupati, nel 2011, l’ambito che assorbe la maggior parte della manodopera è quello del settore comprendente le attività di agricoltura, silvicoltura e pesca , seguito dal settore industriale e da quello commerciale.
QUADRO CONOSCITIVO
Secondo i dati rilevati dall’Istituto Pugliese di ricerche Economiche e Sociale , la condizione economica anzidetta risulta pressocchè identica anche nel 2015. La suddivisione per settori, effettuata considerando gli ambiti ATECO 2007, evidenzia , in linea con le analisi degli anni precendenti, la supremazia delle attività legate all’agricoltura , alla silvicoltura e alla pesca, che , nel 2015, secondo l’analisi delle localizzazioni d’impresa per comune e settore economico risultano ammontare a 1025 unità, il 53,7% del totale. Nelle seguenti tabelle il totale include non soltanto le Sedi di Impresa ma anche le unità locali con sede in provincia e le unità locali con sede fuori provincia
Suddivisione occupazionale per settori (dati IPRES) 49
QUADRO CONOSCITIVO
Localizzazione d’impresa (elaborazione su dati IPRES 50
QUADRO CONOSCITIVO
IL SISTEMA PRODUTTIVO AGRICOLO
L’insediamento nel territorio Palagianese ha da sempre privilegiato le aree vicine a una falda freatica poiché, insieme ai nuclei abitativi, nascevano le prime forme di organizzazione agricola territoriale tese a sfruttare al meglio le acque defluenti da fonti spontanee, dalle lame e dalle gravine, per irrorare terrazzamenti, orti e giardini. Il paesaggio agrario inizia a strutturarsi in epoca neolitica nelle aree intorno al Mar Piccolo, in particolare nel territorio immediatamente a Nord Ovest della città tarantina: in luoghi caratterizzati da fertilità dei suoli e facilità di accesso a fonti idriche. L’entroterra e le aree più interne furono invece coinvolte da queste trasformazioni in un secondo momento, in esse la pastorizia ed in genere l’allevamento ebbero, probabilmente, un peso molto maggiore rispetto ai siti litoranei, dove si sviluppò la cerealicoltura. L’introduzione delle pratiche viticolturali nel Tarantino si deve, probabilmente, ai coloni spartani che fondarono la città greca. “Della viticoltura di epoca coloniale sappiamo molto poco, ma è molto probabile che essa rivestisse un ruolo molto importante all’interno delle tante aziende medio-piccole che costellavano la chora tarantina nei secoli V-III a.C. La bontà del vino prodotto lungo il Galeso e sul colle Aulone
Coltivazioni legnose agrarie (elaborazione su dati IPRES) 1
era, ancora nei primi secoli dell’Impero, rinomata e ricorre di frequente nei testi classici.”1. Nel corso del Tardoantico, seppur la cerealicoltura era la coltura principale del Tarantino, a seguito della perdita per l’impero delle tradizionali aree fornitrici di grano, l’Africa del Nord e l’Egitto, si va affermando sempre più un modello policulturale insieme a forme di pastorizia transumante. La crescita del commercio e dell’economia mercantilizzata, privilegiarono le produzioni agricole di grano, olio e vino fino alla crisi tardomedievale che vide la riduzione delle ultime a favore di cereali e del pascolo. Tra sei e settecento vastissime aree furono nuovamente convertite a vigneti e uliveti, a partire dalla metà del XVIII sec. si incrementò la commercializzazione dell’olio tarantino e la viticoltura conobbe un’espansione progressiva e irreversibile. Nacquero così una miriade di micro-aziende che colonizzarono l’intero territorio fino alla fascia dunale, fornite di pozzi e cisterne e caratterizzate dalla presenza di strutture quali masserie e trappeti.
Seminativi (elaborazione su dati IPRES)
P.P.T.R. Elaborato 5.8 scheda ambito Arco Ionico Tarantino 51
QUADRO CONOSCITIVO
Differente è il quadro storico che riguarda lo sviluppo della coltura degli agrumi: i coloni greci al loro arrivo introdussero le colture di castagne, pere, mandorle, fichi, noci, capperi, cipolle, pinoli e i Bizantini contribuirono alla diversificazione colturale con l’importazione di agrumi, albicocchi, palme da dattero, gelsi, giuggioli, meloni irrigui e zafferano. Inizialmente tali colture facevano parte dei giardini a ridosso di ville signorili o nelle aree intorno alle cinta murarie dei centri abitati, spesso organizzati in terrazzamenti scenografici, erano utilizzati per definire il prestigio della città o dell’abitazione. In seguito le lame e le gravine antropizzate divennero sede di orti e giardini grazie alle caratteristiche del territorio particolarmente favorevole alla coltivazione degli agrumi e con la nascita e lo sviluppo della masseria il giardino entrò a far parte integrante della sua struttura produttiva, ora limitandosi a fornire un’integrazione per l’alimentazione dei coloni stanziali, ora invece costituendone un autonomo e distinto capitolo gestionale, in grado di contribuire ai bilanci aziendali in maniera cospicua. Le condizioni economiche del Comune di Palagiano rispecchiano le principali caratteristiche di un contesto incentrato
Superficie totale (elaborazione su dati IPRES) 52
in maniera significativa sulle attività primarie, è infatti indiscussa la prevalenza del settore agricolo sugli altri ambiti. Secondo i dati IPRES, nel 2010 le aziende agricole nel comune di Palagiano erano 1317 suddivise secondo lo schema nella pagina seguente. In particolare, la superficie aziendale del Comune di Palagiano è di 4.510,40 ettari, di cui 4327,85 ettari sono utilizzati per la produzione agricola a fronte di 96,08 ettari di superficie agricola non utilizzata. La superficie agricola inattiva corrisponde a terreni momentaneamente inutilizzati, ma sui quali è possibile riprendere la coltivazione e le pratiche agricole Della superficie agricola utilizzata è significativo notare come 85% del totale, ovvero 3.695,99 ettari sia utilizzata per le coltivazioni legnose agrarie, a fronte dei 587,55 ettaridestinati a seminativi. In merito alle coltivazioni legnose 2.292,52 sono destinati agli agrumeti, a dimostrazione del fatto che tale tipo di coltivazione nel corso del tempo ha acquisito la sua autonomia nell’economia locale
Superficie agricola utilizzata (elaborazione su dati IPRES)
QUADRO CONOSCITIVO
Dati IPRES, Numero di aziende agricole per tipologia di coltivazione e superficie NOTA METODOLOGICA Con riferimento alle coltivazioni si distinguono: 1. seminativi: cereali per la produzione di granella, legumi secchi, patata, barbabietola da zucchero, piante sarchiate da foraggio, piante industriali, ortive, fiori e piante ornamentali, piantine, foraggere avvicendate, sementi, terreni a riposo; 2. coltivazioni legnose agrarie: vite, olivo per la produzione di olive da tavola e da olio, agrumi, fruttiferi, vivai, altre coltivazioni legnose agrarie, coltivazioni legnose agrarie in serra; 3. orti familiari 4. prati permanenti e pascoli
Con riferimento alla tipologia di superficie si distinguono: 1. superficie aziendale totale (sat) , superficie agricola utilizzata (sau), arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole, boschi annessi ad aziende agricole, superficie agricola non utilizzata, altra superficie 2. funghi in grotte, sotterranei o in appositi edifici 3. serre 4. coltivazioni energetiche
(Il totale di ciascuna categoria è minore della somma delle singole voci che compongono la categoria stessa poichÊ le aziende che coltivano piÚ prodotti, sebbene conteggiate nelle sottovoci, ai fini del totale sono conteggiate una sola volta.)
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QUADRO CONOSCITIVO
CARTA DELL’USO DEL SUOLO (elaborazione su dati S.I.T. Puglia aggiornati al 2011)
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QUADRO CONOSCITIVO
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QUADRO CONOSCITIVO
2.0 ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO
2.1 IL SISTEMA STORICO, PAESAGGISTICO ED AMBIENTALE SOVRALOCALE
“La Regione Puglia ha introdotto una serie di innovazioni nel proprio sistema della pianificazione finalizzate a passare dall’intervento urbanistico settoriale e correttivo di modelli di sviluppo dati, nei quali territorio, ambiente e paesaggio avevano un ruolo strumentale, all’intervento di governo integrato per la promozione di modelli di sviluppo sostenibile. Modelli che vedono nell’interpretazione strutturale del territorio e del paesaggio e nei loro valori patrimoniali gli elementi costituenti la qualità dello sviluppo stesso, nella direzione peraltro indicata sia dalla Convenzione europea del paesaggio che dal Codice dei beni culturali e del paesaggio” 1. L’INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI DI PAESAGGIO E DELLE FIGURE TERRITORIALI La articolazione dell’intero territorio regionale in ambiti in base alle caratteristiche naturali e storiche del territorio regionale richiede che gli ambiti stessi si configurino come ambiti territoriali-paesistici, definiti attraverso un procedimento integrato di composizione e integrazione dei tematismi settoriali (e relative articolazioni territoriali); dunque gli ambiti si configurano come sistemi complessi che connotano in modo integrato le identità co-evolutive (ambientali e insediative) di lunga durata del territorio. La perimetrazione degli ambiti è dunque frutto di un lungo lavoro di analisi complessa che ha intrecciato caratteri storico-geografici, idrogeomorfologici, ecologici, insediativi, paesaggistici, identitari; individuando per la perimetrazione dell’ambito volta a volta la dominanza di fattori che caratterizzano fortemente l’identità territoriale e paesaggistica. Gli 11 ambiti di paesaggio in cui si è articolata la regione sono stati individuati attraverso la valutazione integrata di una pluralità di fattori: • la conformazione storica delle regioni geografiche;
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P.P.T.R Relazione generale
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• • • • •
i caratteri dell’assetto idrogeomorfologico; i caratteri ambientali ed ecosistemici; le tipologie insediative: città, reti di città infrastrutture, strutture agrarie l’insieme delle figure territoriali costitutive dei caratteri morfotipologici dei paesaggi; l’articolazione delle identità percettive dei paesaggi.
Questo lavoro analitico ha sostanzialmente intrecciato due grandi campi: l’analisi morfotipologica e l’analisi storico-strutturale. a) l’analisi morfotipologica, risultato interpretativo sintetico di tutti i tematismi del territorio fisico sopra citati ha portato a una l’individuazione degli ambiti a partire dalla individuazione delle singole figure territoriali-paesaggistiche; in questo modo è stata disegnata la carta dei paesaggi della Puglia che mette insieme tutte le figure territoriali-paesaggistiche individuate; a partire da questa visione di insieme sono stati individuati gli ambiti come aggregazione di unità minime, ovvero di figure territoriali e paesaggistiche; b) questa analisi è si è intrecciata con lo studio e la rappresentazione dei paesaggi storici della Puglia, che confluisce nella definizione delle relazioni fra insediamento umano e ambiente nelle diverse fasi storiche, anche in questo caso individuando regole, permanenze, dominanze. L’analisi che ha guidato il lavoro di differenziazione delle regioni geografiche storiche pugliesi, ha adottato due livelli di articolazione: un primo livello di carattere soprattutto socio-economico che distingue la Puglia “classica”, caratterizzata storicamente da grandi eventi e dominanze esogeni, da un secondo livello di contesti regionali con una maggiore presenza storica di fattori socioeconomici locali. Il secondo livello articola la Puglia definita “classica” in quadri territoriali minori. Alla Puglia classica o grande Puglia dun-
QUADRO CONOSCITIVO
que, al cui interno sono ricomprese le sottoregioni (secondo livello) del Tavoliere, della Murgia Alta e Ionica, della piantata olivicola nord barese, della Conca di Bari, della Piantata olivicola sud barese, della pianabrindisina, della piana di Lecce, dell’arco ionico di Taranto, si contrappongono con le loro caratteristiche peculiari i contesti del Gargano, del Subappennino Dauno, dell’insediamento sparso della Valle d’Itria e del Salento meridionale (a sua volta differenziato in Tavolieresalentino e Salento delle Serre). Mentre in questi ultimi ambiti le vicende dell’insediamento e dell’organizzazione sociale e delpaesaggio agrario e urbano sembrano rispondere, sebbene con varianti locali, a canoni “normali”ed europei di contiguità e reciprocità sinergica tra spazi dell’abitare e spazi del lavorare, fra città e campagna, la Puglia classica si configura storicamente come luogo in cui questi spazi non coincidono, determinando forme insediative e territoriali peculiari a questa frattura storica. Sia la definizione delle invarianti regionali che di quelle dei singoli ambiti ha tenuto conto diqueste macroarticolazioni e differenziazioni socioeconomiche e territoriali. Da questo intreccio di caratteri fisico-morfologici, socioeconomici e culturali si è pervenuti, attraverso un confronto delle articolazioni territoriali derivanti dai due metodi analitici, ad una correlazione coerente fra regioni storiche (non precisate nei loro confini, ma nei loro caratteri socioeconomici e funzionali) ed ambiti di paesaggio e figure territoriali (individuate ai fini del piano in modo geograficamente definito) .
IL SISTEMA DELLE TUTELE DELLO SCHEMA DI PPTR L’ulteriore aspetto innovativo del sistema normativo è consistito di restituire certezza, georeferenziazione, e coerenza di sistema a un insieme di tutele ampio, ma caotico, giuridicamente incerto, che ha generato sovente ricorsi all’autorità giudiziaria, confusione e/o evasione nell’applicazione delle norme, ecc. Tutta la materia è stata dunque riordinata in un unico sistema di beni sottoposti a tutela che comprende: i Beni Paesaggistici (ex atr. 134 Dlgs. 42/2004); gli ulteriori contesti paesaggistici tutelati ai sensi del piano (ex. 143 co.1 lett. E) Dlgs. 42/2004 ) attraverso la seguente classificazione: • Struttura idro-geo-morfologica Componenti Geo-morfologiche Componenti Idrologiche • Struttura ambientale-ecosistemica Componenti Botanico-vegetazionali Componenti delle aree protette e dei siti naturalistici • Struttura insediativa e storico culturale Componenti culturali ed insediative Componenti dei valori percettivi
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PPTR _ SISTEMA DELLE TUTELE
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PPTR _ SISTEMA DELLE TUTELE
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PPTR _ SISTEMA DELLE TUTELE
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ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
2.2 STATO DI FATTO DELLA PIANIFICAZIONE
L’EVOLUZIONE A partire dalla città consolidata, costruita fino al 1900 possiamo ricostruire l’evoluzione del Comune di Palagiano attraverso le stratificazioni che si sono succedute negli anni fino ad oggi. Dagli anni 40 nasce la strada SSn°7 (oggi viale Chiatona) che collegava la Stazione di Chiatona con quella di Palagiano-Mottola, divenuta in seguito un’importante asse commerciale a ridosso del quale nel 1949 fu costruito l’ex mercato ortofrutticolo all’ingrosso. Successivamente l’espansione del paese si sviluppa principalmente in questa area, a est della strada, con la realizzazione della “zona Misciagna” negli anni 70 e via di seguito fino allo stato di fatto attuale. Fondamentalmente la crescita edilizia a seguire ha avuto caratteristiche tipiche di un’ espansione a “macchia d’olio”, resa possibile grazie all’orografia del territorio, priva di particolari ostacoli fisici. Negli ultimi vent’anni l’edificazione ha saturato le aree mancanti fatta esclusione di quelle sottoposte a vincolo del PAI (Piano di Assetto Idrogeolocico) del 1989. GLI STRUMENTI URBANISTICI Lo strumento urbanistico generale vigente nel Comune di Palagiano è il Programma di Fabbricazione approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 1091 del 23.06.1973 e successiva Variante dello stesso approvata con Decreto della Giunta Regionale n° 1868 del 26.07.1977. Con la Variante vennero individuate le seguenti zone omogenee: B1 - Centro abitato - è suddivisa in B1A, B1B, B1C. B2 - Completamento; C1 - Espansione; C2 - Espansione; C3 - Espansione; CES - Espansione; D - Insediamenti Produttivi; C1T - Insediamenti stagionali e turistici; C2T - Lottizzazione esistente; ES - Zona agricola speciale; E - Zona agricola. •
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Con Delibera della giunta regionale n°1006 del 21 luglio 2005 è stata approvata una Variante al P.d.F riguardante la zona omogenea D , situata a nord del territorio comunale in prossimità della S.S. 100 , della estensione di oltre 41,00 Ha, destinata ad accogliere “... opifici di carattere artigianale o per trasformazione di prodotti agricoli”. La Variante porta l’indice fondiario della zona da 1,0 a 4,0 mc/mq.
•
A seguito di tale variante, con Delibera di C.C. n°37 del 28/10/2005 il C.C. adotta il Piano degli Insediamenti Produttivi Zona omogenea “D” del vigente Programma di Fabbricazione, successivamente approvato con delibera di C.C. n°2 del 19/01/2006.
•
Con Delibera della giunta municipale n° 42 del 14/04/2015 viene adottato il Piano Comunale delle Coste ai sensi della Legge Regionale n°17/2006
•
Con Delibera della giunta regionale n. 176 , il 16 febbraio 2015 viene approvato il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia (PPTR). Nello specifico il territorio del comune di Palagiano è incluso nella scheda d’ambito “ARCO IONICO TARANTINO” in cui è stabilito lo scenario strategico generale, la scheda d’ambito unitamente alla scheda di identificazione PAE0139 norma gli indirizzi e le direttive per la disciplina d’uso del vincolo paesaggistico.
• con Delibera di Consiglio Comunale n. 8 del 26/03/2010 ad oggetto: “Redazione di variante al P.d.F. vigente, proposta di adozione del D.P.P. per l’individuazione di nuove aree per insediamenti di nuove aree per insediamenti produttivi”, si adottava, su proposta della Giunta Municipale, il Documento Programmatico Preliminare (D.P.P.) per la individuazione delle nuove aree da destinare ad insediamenti produttivi; • con deliberazione di C.C. n. 22 del 21.03.2012 è stato adottato il “piano di utilizzazione delle aree per gli insediamenti produttivi (P.I.P.)”. • con Deliberazione di Consiglio Comunale n.2 del 05.01.2016 sono state esaminate e controdedotte le osservazioni pervenute a seguito della pubblicizzazione ai sensi dell’art. 16 della L.R. 56/1980 e dell’art. 11 della L.R. n. 20/2001.
ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
Centro consolidato fino al 1900 Costruito fino al 1950 Costruito fino al 1980 Costruito fino al 2000 Costruito fino al 2017 Lottizzazioni in fase di completamento
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PIANO DI FABBRICAZIONE
PIANO DI FABBRICAZIONE
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P.P.T.R.
P.P.T.R.
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PIP
PIANO DELLE COSTE
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ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
2.3 IL DISSESTO IDROGEOLOGICO
Il territorio palagianese è caratterizzato da una ricca circolazione idrica più o meno profonda, individuabile in superficie dalla rete di lame, gravine e terrazzamenti. Dalla Cartografia aggiornata il 19/01/2016 consultabile tramite WebGIS, del Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico sono individuabili i 2 principali bacini idrografici ai confini del territorio comunale: il bacino della Lama di Vite ad Est e il Bacino della Lama di Lenne nella parte occidentale. Il Bacino della Lama di Vite raccoglie, a sud dell’abitato, le acque provenienti da due rami principali che circondano il centro urbano quali: il Torrente Lamoscella a Ovest e il Fosso San Marco dei Lupini che partendo a Nord segna Palagiano su tutta la fascia orientale. Il sistema idrogeografico caratterizzato dalle suddette incisioni del suolo raccoglie le acque ricadenti dai comuni limitrofi e le convoglia verso il mare. Il reticolo idrografico e le suddette morfologie del territorio sono state, negli anni passati, soggette a trasformazioni e occupazioni talora abusive che hanno contribuito a frammentare la naturale continuità morfologica tra le stesse e ad aumentare le condizioni di rischio idraulico. Le forme di occupazione particolarmente pericolose e impattanti riguardano le aree prossime a orli morfologici, quali ad esempio quelli al margine di terrazzamenti, lame e gravine che ostacolano fisicamente il naturale deflusso delle acque superficiali, oltre a precludere la percezione fisica
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di tali elementi fortemente caratteristici del suolo. Palagiano è stata infatti protagonista di frequenti fenomeni di alluvionamento più o meno gravi che hanno interessato le aree urbane e quelle extraurbane. In particolare l’evento meteorico dell’8 Settembre 2003 ha coinvolto in maniera rilevante il territorio di Palagiano compromettendo i raccolti, la fruibilità dell’abitato e le funzionalità di strade e ponti. Il Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia (PAI) è finalizzato al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e della stabilità geomorfologica attraverso uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto degli assetti naturali, della loro tendenza evolutiva e delle potenzialità d’uso. Il PAI costituisce Piano Stralcio del Piano di Bacino, ai sensi dall’articolo 17 comma 6 ter della Legge 18 maggio 1989, n. 183, ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo attraverso il quale sono definiti: i quadri di pericolosità e gli interventi di protezione, difesa, salvaguardia e valorizzazione delle caratteristiche naturali del territorio. A seguito dell’ultimo e devastante evento metereologico, in linea con le direttive del PAI, sono stati eseguiti interventi di adeguamento della rete idrografica attraverso la realizzazione di nuovi canali e opere idrauliche al fine di evitare futuri danni a raccolti, edifici e infrastrutture.
scheda tecnica
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO
Scala 1: 50000
Pericolosità e Rischio Peric. Idraulica bassa (BP)
media (MP)
alta (AP) Rischio R1
R2
R3
R4
Cartografia di base
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ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
2.4 LA CITTA’ SPONTANEA
La costruzione dello spazio pubblico è il primo passo per la costruzione di comunità. Si potrebbe partire da questa considerazione per indagare l’importanza che assume lo “spazio” nella città contemporanea. Si definiscono spazi pubblici tutte quelle aree iscritte al patrimonio pubblico, di proprietà di Enti statali o locali: da esso realizzate, tutelate e gestite, e la cui manutenzione rientra nel bilancio economico dell’Ente stesso. Nel secolo scorso questi spazi erano progettati sulla base di specifiche indicazioni normative (formalizzate nel D.I. n.1444/68), spesso di natura unicamente quantitativa: i cosiddetti standard, tutt’oggi in vigore. Secondo tali standard ad ogni individuo è associata una quota di aree verdi, parcheggi, scuole e altri servizi. Gli standard sono gli stessi per qualsiasi tipo di contesto geografico, sociale e per qualsiasi tipologia di domanda, il tutto condensato nell’unico indicatore fornito dalla superficie delle aree a servizi. La critica a questa impostazione viene mossa sin da subito nel momento in cui si è constatato che la vera risposta alle esigenze della città, riconosciuta finalmente nella sua organicità, non poteva essere una soluzione unica, così rigida e estremamente votata a una funzionalità quantitativa. La città, composta da una moltitudine diversificata di individui, non è una sommatoria di abitanti standard. Nei piccoli come nei grandi centri, negli entroterra costieri come nelle aree metropolitane le periferie sono gli spazi slegati dai propri contesti, aree volute come ingranaggi di un meccanismo che inevitabilmente ha smesso di funzionare. Rivalutando quindi l’importanza qualitativa, e non quantitativa, delle scelte di impostazione degli spazi della città, all’interno della più ampia visione di welfare urbano che riconosce nel luogo pubblico “tutte le attrezzature e i servizi urbani utili al soddisfacimento delle esigenze dei singoli individui, sia quelli gestiti o di proprietà pubblica sia quelli privati”, l’evoluzione del concetto di spazio pubblico integra ai materiali tradizionali di cui è composto (piazze, strade, parchi, servizi) il sistema complesso degli “spazi informali” (spazi aperti, percorsi, patch vegetazionali, luoghi di incontro come piazze, slarghi, bar, ecc) per riportare le città contemporanee a quella qualità del vivere e dell’abitare che le rende uno dei luoghi dove gli uomini preferiscono stabilirsi. 1 Analizzando la morfologia del tessuto urbano palagianese e dei suoi spazi pubblici si tenterà di proporre un nuovo modello di spazio pubblico per Palagiano e di ricostruire le dinamiche per una corretta costruzione dello stesso guardando altrove, agli altri paesi dell’arco ionico, trovando una soluzione di continuità nell’identità storica del nostro 74
paese e imparando dai fallimenti della concezione moderna di spazio pubblico. Nei centri urbani dell’arco ionico, tra cui Massafra, Castellaneta, Ginosa, Laterza e Palagianello, la struttura del centro storico è composta da una rete di abitazioni su più livelli, scavate parzialmente nella roccia e collegate in maniera disordinata a edifici sovrastanti. La loro distribuzione è condizionata soprattutto dalla geologia, essendo costruite o scavate in aree dove le tipologie di roccia prevalenti sono le rocce calcaree (localmente detta tufo). Si crea così un sistema organico e flessibile di spazi, nella ricchezza e nel gioco tra i pieni e i vuoti, che storicamente ha risposto a una vasta gamma di utilizzi (abitazioni, magazzini, botteghe, stalle, cisterne, chiese) e che ha la caratteristica di non essere ben definibile nella proprietà. Si creano nelle corti, negli slarghi, sui tetti delle case, tra gli usci e le scale, spazi a metà tra il pubblico e il privato. Non è possibile stabilire dove finisce lo spazio privato e dove inizi quello pubblico. Questa indeterminatezza assume un valore positivo: da un lato garantisce una flessibilità di spazi che asseconda i bisogni contingenti di chi ne fa utilizzo, dall’altro stimola gli stessi fruitori – soprattutto i residenti – a una maggior cura degli spazi, percependoli come propri. Nei centri storici quindi non si dovrebbe mai parlare di spazi pubblici, ma al più di spazi comuni: le strade sono la proiezione esterna dello spazio abitativo delle case dove i bambini giocano e gli anziani sostano; gli slarghi tra le case diventano luoghi di incontro dove si aprono botteghe, locali commerciali, bar e dove le sedie si trasformano in espositori di prodotti ortofrutticoli del giardino; i tetti diventano un sistema complesso di percorsi e punti panoramici. Lontani anni luce dagli standard urbanistici ma potenzialmente più efficienti, questi spazi informali sono sempre stati gestiti dalla comunità, realizzati secondo processi derivanti da una complessa stratificazione di interventi dei singoli individui, in tempi lunghi e senza finanziamenti cataclismici. Per tutti questi motivi le modificazioni dello spazio pubblico sono sempre risultate efficienti e non sono mai state percepite come invasive. La cura dello spazio aperto, un più forte senso civico, il conflitto propositivo di idee per la progettazione dello spazio pubblico e la sua appropriazione informale non sono da considerare concetti puramente legati al passato; queste “regole” non rimangono circoscritte agli ambiti del tessuto storico ma si evolvono ed hanno una ricaduta sulla natura spontanea della struttura urbana dell’insediamento moderno, sulla struttura sociale odierna della comunità. Anche i progetti e i piani derivano implicitamente dalla riproposizione delle regole strutturali del centro storico, in alcuni casi in maniera virtuosa, in altri meno.
ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
Foto aeree del tessuto Urbano _ foto dal web
Foto aeree del tessuto Urbano _ foto dal web
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SELICATO Francesco, ROTONDO Francesco, TORRE Carmelo Maria, Percorsi di rigenerazione urbana e territoriale, Bari, Mario Adda editore, 2012. 75
ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
PALAGIANO E IL PARADOSSO, I VANTAGGI DELLA CRESCITA NON REGOLATA Palagiano è l’unico comune della parte occidentale della Provincia di Taranto che sembra sorgere all’interno della piana del metapontino come un centro a carattere produttivo votato all’attività agricola, piuttosto che come insediamento di carattere difensivo in posizione protetto sul vicino costone murgiano. Il carattere di efficienza dovuta all’aspetto produttivo è confermata dalla posizione dell’abitato e dalla struttura storica delle strade che a partire dall’abitato si sviluppano a raggiera in tutto il territorio per raggiungere con facilità le campagne. Anche il tessuto urbano risente di questa influenza e, come se fosse considerato in un ordine di importanza minore rispetto all’agro, quasi una struttura a servizio all’attività agricola, contrappone alla geometria dei campi e all’organizzazione del sistema rurale, un disegno urbano non omogeneo e una carenza dei servizi. Così la città è diventata il negativo della campagna, sia nelle sue componenti fisiche che socio-culturali ed economiche. Ai grandi spazi aperti della campagna, fa da contraltare la carenza di spazi liberi nell’edificato; alla terra si contrappone l’asfalto, all’ordine dei filari l’assenza di una trama urbana; alla cura e all’efficienza degli spazi nell’agro, l’incuria e il degrado dei luoghi pubblici. Tutt’oggi il disegno generale dell’abitato si regge solo sull’impianto a raggiera delle strade storiche e non vi sono ulteriori elementi che contribuiscono a sviluppare un disegno organico del centro urbano che riesca a metabolizzare l’espansione degli ultimi 50 anni. Inoltre, analizzando la morfologia di quello che risulta essere - stando alle poche testimonianze cartografiche disponibili - il borgo antico di Palagiano, ci si rende immediatamente conto dell’assenza storica e congenita di una prassi virtuosa di conservazione del patrimonio esistente. Assenza che ha evidentemente avuto il suo apice nel boom economico del secondo dopoguerra. Ciò è confermato dal fatto che ancora oggi, nel 2017, la pianificazione urbanistica di Palagiano non riconosca una area A, ovvero una serie di costruzioni e isolati la cui conformazioni storica deve essere salvaguardata tramite vincoli. Le radici delle problematiche urbanistiche di Palagiano, e le loro ricadute sociali, vanno quindi ricercate nella mancanza di un elemento ordinatore come il centro storico medioevale e nel mancato riconoscimento di un heritage urbano che, poichè non adeguatamente tutelato, ha lasciato testimonianze frammentate. Palagiano rientra tra quei numerosi centri abitati che, a partire dagli anni Sessanta ad oggi, hanno vissuto una stagione di crescita urbana esponenziale che non sempre è stata sup76
portata da una pianificazione urbanistica adeguata. A differenza della maggior parte di queste realtà urbane, però, la città di Palagiano ad oggi non è riuscita a regolarizzare la propria situazione in termini di pianificazione urbanistica, fino ad arrivare ad un momento critico in cui gli strumenti in vigore risultano essere obsoleti e non rispondono alle attuali esigenze. Se si osserva la struttura delle aree periurbane, infatti, si nota uno scollamento netto tra i quartieri delle zone 167, progettati e costruiti assecondando l’omonima normativa rigida e ormai superata, e le lottizzazioni a ridosso della campagna. Le zone 167, pur essendo ormai assorbite in maniera consolidata nell’immaginario collettivo degli abitanti di Palagiano, sono state concepite (e in parte lo sono tutt’ora) come una delle tante periferie industriali di Taranto. Derivavano da una logica territoriale ed una progettazione gestita su scala nazionale. Le lottizzazioni private, invece, assecondano ancora oggi una logica di natura contadina, non determinata dalla costruzione dello spazio collettivo, ma piuttosto conseguenza diretta dei confini della proprietà privata. Un’altra conseguenza della crescita esponenziale dal secondo dopoguerra, che cammina di pari passo con la tendenza a episodi di edilizia non regolata, informale o addirittura abusiva, è quella del fenomeno dell’incompiuto. All’interno dei comuni dell’arco ionico tarantino, infatti, Palagiano è probabilmente il comune che può vantare il più vasto repertorio di costruzioni non ultimate, quanto meno in proporzione al numero di abitanti. La portata del fenomeno è tale che ormai l’estetica dell’incompiuto è diventata parte integrante del paesaggio urbano, passivamente accettata da tutti gli abitanti del paese. Anche se in maniera meno massiccia, la presenza di case e palazzine incompiute caratterizza anche il centro consolidato. Le ragioni di questo fenomeno sono prevalentemente di due nature: politica ed economica, dal momento che la costruzione sovradimensionata, era giustificata da una crescita demografica dell’intero centro che invece ha visto, negli ultimi due decenni, un drastico rallentamento. D’altronde, in seguito ad una serie di concatenazioni come la bonifica dei terreni agricoli, un’esplosione demografica diffusa su tutto il territorio italiano e i vari ampliamenti dell’industria siderurgica, la comunità palagianese ha dovuto fronteggiare l’esigenza contingente di una crescita rapida. Pur non mancando di episodi di speculazione, quindi, la crescita spontanea è stata in qualche misura un’esigenza dettata anche da una scollatura piuttosto evidente che in quegli anni si interponeva tra la normativa nazionale (sem-
ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
Fonte PPTR, elaborato 5.8
pre indaffarata a rincorrere le veloci trasformazioni socio-economiche) e le esigenze del paese reale. In questo senso, infatti, l’abusivismo deve essere interpretato secondo le sue molteplici sfaccettature e con le dovute contestualizzazioni. Si tratta, infatti, non solo dell’inadempienza al rispetto di una normativa, ma anche (e soprattutto) della risposta di una comunità alla mancanza di un programma funzionale. Per usare le parole di Federico Zanfi, “La città abusiva è il più vasto progetto collettivo mai realizzato nel nostro paese. Un intreccio tra strutture famigliari arcaiche, desideri omologati e una implicita politica di auto-organizzazione che ha drammaticamente influenzato lo sviluppo urbano italiano, non soltanto nel Mezzogiorno. Osservato da vicino nelle sue forme e nelle sue storie, questo paesaggio abitato ci svela oggi che le sue attese di futuro si sono in realtà esaurite da tempo, dissolte nella domanda di qualità che la società contemporanea esprime. La sua costruzione perennemente non finita testimonia – più che una curiosa modalità di crescita “aperta” – l’esplicito fallimento del grande disegno collettivo ad esso sotteso” 1. A questo punto, però, è importante notare che a Palagiano fenomeni come la rapida crescita urbana ha dato vita ad un paradosso in termini di potenziale di sviluppo urbano. Se da un lato il mancato rispetto di regole standard ha prodotto una drastica carenza di spazi pubblici e servizi collettivi, dall’altro la costruzione informale ha prodotto una ricca varietà sia in termini di strutture e orditure urbane, sia nell’aspetto formale delle costruzioni e dei tipi edilizi utilizzati. 1
Inoltre la crescita spontanea ha dato vita, in maniera del tutto inconsapevole, ad un tessuto stradale estremamente articolato e nodoso, pieno di intersezioni e sezioni stradali di natura ambigua. La varietà che ne deriva conserva un potenziale inespresso che oggi, in particolare nei centri di nuova fondazione, è difficile riscontrare. Se si analizza il tessuto costruito di Palagiano cercando di interpretarlo come un fatto compiuto in sè, è possibile notare come, fatto salvo per le arterie di traffico principali e i quartieri sorti al di là di viale Chiatona, il tessuto complessivo risulti essere un ricco mosaico di orditure di natura diversa le quali, ogni volta che si incontrano, danno vita a episodi urbani eccezionali, spesso non contemplati nella città moderna in quanto regolata da una serie di standard di natura oggettiva. Non è raro, ad esempio, riscontrare, sparsi nella magli urbana, una serie di vicoli ciechi come quelli che caratterizzavano la struttura delle città di fondazione araba, in cui svolgevano il ruolo di luoghi di scambio e socialità. La struttura urbana è densa e articolata, anche in aree di recente espansione, tanto che il disegno della città sembra quasi voler ostacolare la fluidità del traffico automobilistico e genera il vantaggio di una prossimità spontanea, non programmata, che si traduce nell’effetto di ”unità di vicinato”. Oggi, in un contesto in cui il concetto di standard è ormai superato, è importante riconoscere che, in particolare nel meridione, la crescita e la costruzione informale hanno generato centri che assecondano una dinamica tipica del borgo.
ZANFI Federico, Città latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Moondadori, MI, 2008. 77
ANALISI DEL SISTEMA INSEDIATIVO URBANO
Vista da via Gorizia _ Scorcio urbano che racconta una crescita non pianificata, capace di generare inconsapevolemente episodi di varietĂ urbana
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Vista da via Cesare Pavese _ Scorcio urbano che racconta una crescita non pianificata, capace di generare inconsapevolemente episodi di varietĂ urbana
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LA STRADA TAVOLINI ALL’APERTO “Sera a Palagiano, dolce e ingannatrice. Dopo il nubifragio l’aria si è fatta straordinariamente leggera sul Metaponto, come accade spesso fra un temporale e l’altro. [...] Ma intanto tutto il paese è per strada a godersi la tregua, seduto davanti agli usci di casa, ai tavolini dei bar e sulle panchine, o in piedi, in crocchi di uomini dalle mani grosse, da zappa, annodate dietro la schiena. [...] Mi perdo a osservare le scarpe della gente. Se il passo è la base della personalità, il formicolare di un popolo sulla strada offre una perfetta radiografia del paesaggio sociale. Il popolo del Metaponto cammina bene, ti viene incontro guardandoti negli occhi, il che facilita il rapporto con i forestieri. Forse questa indole viene dal fatto di abitare in una terra-promontorio, impossibilitata a sottrarsi al suo destino di approdo. Terra di genti che si sovrappongono e che costruiscono la loro identità per addizione.” (Paolo Rumiz, Appia) Il tessuto urbanizzato di Palagiano è molto denso ed è caratterizzato da una particolare scarsità di spazi pubblici aperti votati alle attività collettive, sia ricreative che commerciali. Di conseguenza la strada - intesa non tanto come una rete di percorsi gerarchicamente organizzata ma letteralmente come lo spazio fisico compreso tra gli edifici - acquista un valore particolare nell’esercizio degli scambi di relazioni tra la dimensione privata e quella pubblica della città. Questa tendenza può essere riconosciuta come una caratteristica congenita di questo centro abitato, radicata in qualche misura nella storia della sua formazione. Il nucleo originario, infatti, sorge proprio intorno ad una strada, la via Appia che era tra i più importanti assi di collegamento di epoca romana. La stessa piazza principale, quella in cui si concentrano le più importanti manifestazioni legate al rito e alla vita associata, si sviluppa come un’espansione ____ di suddetta strada. Nonostante la stratificazione di successive fasi di sviluppo, ancora oggi quell asse rappresenta una delle principali arterie viabilistiche di Palagiano. La vita pubblica, quindi, si è adattata a compiersi lungo le strade, in un’ottica di utilizzo flessibile dello spazio urbano che oggi potrebbe rappresentare un modello di sviluppo all’interno delle dinamiche della città contemporanea. Nelle aree che si sono sviluppate attorno al nucleo storico si articola una maglia di strade molto strette su cui si affacciano direttamente, al piano terra, le abitazioni. Pur essendo carrabili, queste strade non sono particolarmente trafficate dal momento che a stento riescono ad offrire un sufficiente spazio di manovra. Si tratta di un tessuto particolarmente votato allo scambio e alla creazione di un sistema di relazioni di prossimità, il cui potenziale oggi non è messo a sistema con l’offerta di servizi pubblici concentrata nella piazza e nelle arterie principali.
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In queste aree della città, che costituiscono in definitiva una percentuale elevata di tutto il contesto urbanizzato, si sviluppa uno scambio particolare tra lo spazio domestico e la strada. In particolare nei mesi più caldi, ad esempio, è pratica diffusa che buona parte della giornata venga trascorsa all’esterno della propria abitazione, occupando fisicamente lo spazio carrabile secondo una prassi che gli automobilisti tendono ad accettare ormai passivamente. Questa pratica vede coinvolte prevalentemente le persone più anziane (la cui esigenza di servizi di prossimità è più elevata) che tendono ad incontrarsi e socializzare con gli altri abitanti della strada in cui vivono. Si tratta di un fenomeno riconoscibile in buona parte delle realtà urbane meridionali, che va inserito all’interno di un più ampio processo di “teatralizzazione” della vita di comunità all’interno dello spazio pubblico. Già nel finire dell’800, ad esempio, Walter Benjamin si era fatto sorprendere dalla complessità di questo scambio tra pubblico e privato durante il suo soggiorno a Napoli, descrivendolo in questo modo: “Come l’ambiente domestico si ricrea sulla strada, con sedie, focolare e altare, così, solo in maniera molto più chiassosa la strada penetra all’interno delle case” 1. Certamente questa prassi non ha soltanto le proprie motivazioni in fattori di carattere storico-culturale, ma trova una forte relazione di dipendenza con la questione climatica. Le strade così strette e articolate agevolano la formazione di correnti d’aria che danno vita ad una sorta di climatizzazione naturale degli spazi aperti.
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LA VERANDA SU STRADA “…se ci pensi, pensa a quante case vuote, a centinaia, dietro la faccia della gente, alle spalle di ogni veranda, migliaia di case perfettamente in ordine, e vuote, pensa l’aria lì dentro, i colori, gli oggetti, la luce che cambia, tutto che accade per nessuno, luoghi orfani, loro che sarebbero I LUOGHI, gli unici veri…” (A. Baricco - City) All’interno di questo scenario, non crea particolare sorpresa il fatto che la conformazione delle tipologie edilizie utilizzate si sia modellata per venire incontro ad una serie di esigenze sia di natura climatica che di natura culturale. Se si percorrono le aree urbanizzate tra gli anni ‘60 agli anni ‘80 (fascia di tempo che determina l’esplosione dell’area urbanizzata di Palagiano, avvenuta prevalentemente in un regime di auto-imprenditorialità e caratterizzata dalla diffusione di case unifamiliari o palazzine di modesta entità) ci si rende immediatamente conto della diffusione piuttosto elevata, ai piani terra, dell’elemento della veranda. Molti ingressi delle abitazioni al piano terreno, infatti, sono caratterizzati da una rientranza - mai superiore ai 2m di profondità - che definisce uno spazio di filtro tra la strada e l’interno abitato. La diffusione delle verande è tale che possiamo spingerci ad affermare rappresentano un tratto caratteristico dell’edilizia del paese, caratterizzando e costruzioni sia da un punto di vista formale che estetico. Inoltre, data per scontata l’utilità di uno spazio aperto, ventilato e ombreggiato in un contesto climatico e sociale come questo, è bene notare come in questo tipo di centri urbani - contenuti caratterizzati da una crescita veloce avvenuta nel giro di pochi decenni - si verifichi spesso una sorta di fenomeno di emulazione di alcune particolari soluzioni funzionali ed estetiche. In questo senso è importante notare come la natura di questo elemento sia strettamente correlata alle potenzialità del cemento armato che, in questo caso come in altri, facilita la realizzazione di soluzioni particolari a costi contenuti e senza la necessità di maestranze specializzate. Va detto, purtroppo, che non sempre questi meccanismi di emulazione danno vita ad una prassi positiva come nel caso della diffusione della tipologia della veranda. Spesso, infatti, la facilità di impiego del cemento armato e la tendenza ad auto-influenzarsi delle comunità locali hanno favorito fenomeni meno felici, come il fenomeno piuttosto diffuso delle sopraelevazioni incompiute, che merita un approfondimento a sé.
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Esistono diverse ragioni per cui l’elevata diffusione di queste verande possa essere definita come una prassi sana e virtuosa. In primo luogo, si tratta di elemento (uno spazio privato) che produce uno scambio, fosse anche soltanto una relazione visiva, con la strada (lo spazio pubblico). La presenza di questi elementi filtro ci fa riflettere su come a Palagiano sia invece limitato l’utilizzo di tipologie a corte interna, tendendo a privilegiare l’affaccio sulla strada che a questo punto viene interpretata come un luogo complesso, non solo votato al transito ma anche ad una innocua teatralizzazione della scena pubblica. In un certo senso, quindi, le verandine possono essere sintetizzate come balconi al piano terreno, poiché il loro scopo principale sembra essere quello di innescare la possibilità di uno scambio con lo spazio esterno, pur mantenendo una dimensione privata e, in qualche modo, protetta: intrinsecamente manifestano un’esigenza del tutto umana di comunicare. A questo proposito ci vengono in aiuto gli studi analitici fatti ormai diversi decenni fa da Jan Gehl che dimostrano come, nei quartieri dove questo è possibile, le persone tendono a percorrere con più frequenza le strade in cui possono innescare uno scambio (anche solo visivo) con i residenti del quartiere. Inoltre le verandine su strada sono uno degli elementi più personalizzati e caratterizzati delle abitazioni. Spesso al loro interno troviamo esempi molto ricchi e curati di giardini pensili, e in molti casi vengono arredati proprio come se fossero la stanza che, in un interno, rappresenterebbe lo spazio di rappresentanza. Si assiste quindi ad un campionario vasto e vario, diffuso in maniera piuttosto omogenea in tutta l’area urbanizzata, di variazioni sul tema raggiunte tramite una fantasiosa combinazione di materiali, arredi ed elementi strutturali. Questo è un bene in un contesto urbano come quello di Palagiano, caratterizzato da una qualità dell’edilizia troppo spesso ai limiti dell’indispensabile.
BENJAMIN Walter, Immagini di città, Einaudi, TO, 2007. 81
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IL PAESAGGIO COSTIERO E LE SUE CRITICITA’ Il paesaggio costiero ionico-tarantino, in cui è inserita la porzione di costa palagianese, è un’area che ha subito dinamiche di umanizzazione relativamente recenti. Per secoli è stato disabitata a causa della spessa fascia di aree umide, bonificate progressivamente solo a partire dall’Ottocento. Le operazioni di bonifica, attuate con maggior vigore nel XX secolo per il rilancio dell’agricoltura, hanno favorito, a partire dal dopoguerra, la costruzione di insediamenti costieri di tipo turistico, localizzati in molti casi presso le stazioni ferroviarie preesistenti. A partire da Taranto, sono sorti così Lido Azzurro, Marina di Ferrara/Verde Mare, Chiatona, Castellaneta Marina, Riva dei Tessali e Ginosa Marina (senza considerare numerosi villaggi turistici, enclave completamente estranee al contesto). Negli anni, ogni “marina” ha subìto dinamiche di trasformazione molto diverse che hanno portato alla formazione di insediamenti ciascuno con proprie specifiche caratteristiche. Più ci si avvicina a Taranto, al porto, all’ILVA, più le località si dissipano e il tessuto edilizio si sfrangia; è il caso di Lido Azzurro e Verde Mare che insieme formano quasi un’unica conurbazione a carattere diffuso. Più ci si allontana e più le località risultano meglio strutturate e trovano maggiore autonomia; è il caso di Riva dei Tessali che possiede rigide regole per le urbanizzazioni (tutte le strade non sono asfaltate, tutte le delimitazioni degli spazi privati sono permeabili e realizzate in materiali ecocompatibili) o il caso di Ginosa Marina che, a fronte di una maggiore indipendenza dal comune madre ha sviluppato un’organizzazione completa in ogni tipologia di servizi. In questo quadro generale delle urbanizzazioni costiere arco ionico occidentale Chiatona, che a differenza degli altri centri si sviluppa già a partire dagli anni ‘30 ospitando una stazione balneare turistica, risulta in una posizione intermedia sia per ubicazione geografica che per status urbano. Nel Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia l’area costiera dell’arco ionico è classificata tra i 16 “paesaggi costieri ad alta valenza naturalistica da riqualificare” ed è riconosciuta come ambito unitario denominato “Pinete costiere ionico-tarantine”, andando a ricalcare quella che è la delimitazione del Sito di Importanza Comunitaria “Pinete dell’arco ionico”. Il contesto costiero è quindi fortemente caratterizzato da un elemento omologante rappresentato dal sistema delle pineta litoranea che corre per circa 34 km, da Taranto alla foce del Bradano, per una profondità media di 2 km. Essa è il secondo nucleo di pino
d’Aleppo della Puglia, dopo quello garganico, ed è tutelato in ampi tratti mediante la Riserva Naturale Biogenetica dello Stato “Stornara”. Ma a caratterizzare fortemente la costa ionico tarantina occidentale non è solo la presenza delle Pinete dell’Arco Ionico, quanto piuttosto l’intero ambito naturale composto dal sistema mare/spiaggia/duna/pineta retrodunale. Il conflitto paesaggistico avvenuto nel recente processo di trasformazione di questi luoghi ha interessato proprio questo macroambito e il suo ecosistema. L’edificazione è esplosa in particolare nella località di Chiatona dapprima lungo il bordo costiero dimostrando indifferenza verso i valori paesaggistici presenti se non per la presenza del mare. Il fenomeno non ha risparmiato neanche le aree naturali, con la distruzione di ampie zone di macchia mediterranea e pineta, e la frammentazione o addirittura l’obliterazione dei cordoni dunari. Sulla spinta del turismo balneare divenuto una pratica di massa nel secondo dopoguerra, buona parte delle aree urbanizzate sono state costruite con una logica funzionale di sfruttamento del territorio, con una edificazione di carattere scadente, quasi unicamente secondo il tema della seconda casa o casa in affitto. Il risultato è stato la creazione di una periferia balneare a servizio delle esigenze temporanee di un turismo di prossimità, quartieri sorti senza piazze e spazi pubblici, ma ipertrofici di bar e attrezzature a servizio della balneazione, chiuse fuori stagione, che amplificano enormemente un paesaggio urbano già desolante. In questo scenario l’apposizione dei vincoli posti per arginare il fenomeno dell’espansione edilizia incontrollata, se da un lato ha prodotto una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali riuscendo ad arrestare questo processo, dall’altro è risultato, al pari dell’urbanizzazione e dell’abusivismo costiero, derivante dalla stessa idea funzionale e rigida di territorio; un’idea che minando le fondamenta stesse del paesaggio ne ha negato nel tempo le possibilità di una sua virtuosa riproduzione. L’accostamento forzato di ambiti completamente opposti ha generato frizioni fisiche e sociali che ancora oggi stentano a trovare una loro compiuta risoluzione 1. Le marine sono diventate luoghi di margine dove il carattere conflittuale (ma anche l’alta capacità di resilienza) trova chiara espressione nel fenomeno degli incendi boschivi2. Piuttosto che la ricerca di un rapporto armonico con il contesto naturale, il bosco e le dune costiere, piuttosto che “abitare la pineta” dopo che si era desiderato viverla inter-
Solo con il nuovo Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia oggi si sta tentando un superamento di questa logica, attraverso il progetto di Valorizzazione e riqualificazione integrata dei paesaggi costieri. Tavola 4.2.4. del PPTR 2 PERRONE, LEONE, SARACINO, Edilizia selvaggia e fuoco nelle pinete ad ovest di Taranto, in “Umanesimo della Pietra – Verde” n.5, Martina Franca, 1990. 1
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pretando localmente il modello della garden city, la tensione prodotta negli anni trova periodicamente sfogo nel rito terribile del fuoco in cui l’elemento più debole è destinato a scomparire. Solo nel giugno del 2012 l’ultimo grande incendio ha distrutto 45 ha di pineta in prossimità del fronte ovest dell’abitato di Chiatona. L’intera fascia pinetata, i sistemi dunali ricoperti da ginepri, le foci dei corsi d’acqua che dalle alture murgiane si riversano nello Ionio, sono oggi habitat costieri a forte criticità. Per le pinete il pericolo maggiore, oltre agli incendi, è rappresentato dalle perforazioni dovute allo sviluppo di insediamenti edilizi di tipo turistico. Gli habitat delle dune si mostrano molto fragili in relazione alla elevata pressione antropica legata alla fruizione estiva del litorale, con asportazione di sabbia dagli arenili ed apertura di varchi di accesso tra la vegetazione dunale. La foce del fiume Lato non è stata armata ma versa in stato di completo abbandono, così come in uno stato di grave incuria versa anche l’omonima Torre Lato, che si erge a poche centinaia di metri da essa tra i cordoni dunali. La torre, risalente al XVI secolo, fa parte di un sistema di torri costiere di difesa anticorsara (nell’area ionica tarantina occidentale rappresentato da Torre Mattoni, Torre del Lato, Torre del Tara, Torre Rondinella), poste in comunicazione visiva con altre torri presenti nell’immediato entroterra, a qualche chilometro dalla costa. A differenza delle coste salentine, qui il passo delle torri è più ampio, forse anche in ragione delle estese lande paludose che di per sé formavano un baluardo difensivo a protezione dei centri disposti sulle alture circostanti . Oltre alle frequenti esondazioni in corrispondenza delle aree retrodunali, il Lato e il Lenne presentano specifici pro-
blemi nelle aree di foce, soggette ad interramento per accumulo e rimaneggiamento di materiale solido, anche a causa della contemporanea azione di contrasto del moto ondoso. Ciò nonostante il ritardo storico del processo di trasformazione turistica del tratto di costa palagianese può essere considerato come una risorsa per il futuro, una preziosa unicità per l’alto grado di conservazione di paesaggi dalla grande bellezza, se la si confronta alla turisticizzazione aggressiva di molti altri litorali italiani. In generale, il turismo praticato nell’arco ionico-metapontino mostra uno scarso dinamismo, ha un carattere prevalentemente monofunzionale e stagionale ed è legato unicamente allo sfruttamento della risorsa mare nei mesi estivi. Si tratta, dunque, di un turismo essenzialmente locale, che si serve di seconde case di proprietà o in affitto. D’altro canto il degrado provocato dal turismo di massa sta portando inevitabilmente alla crescita di una domanda turistica diversa, che va profondamente evolvendosi verso la ricerca di un turismo più consapevole, attento ai patrimoni ambientali, paesaggistici e culturali locali, ad una fruizione più articolata della profondità dei territori nelle loro valenze paesaggistiche, escursionistiche, culturali, urbane, etc. Dunque ci sono tutte le condizioni favorevoli, dando risposta a questa nuova domanda, per attrezzare le località costiere ripensando il ruolo delle attrezzature esistenti per il turismo di massa in favore dello sviluppo di un turismo sostenibile, che aumenti il valore patrimoniale territoriale, creando valore aggiunto, senza ripercorrere gli errori del passato. Ad oggi però è del tutto mancante la capacità da parte dell’offerta turistica di rivolgersi a un bacino di utenza globale, valorizzando le peculiarità locali.
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2.5 ANALISI DELLO SPAZIO URBANO E DEI SERVIZI
LA MAPPATURA DI PIAZZE E SERVIZI PUBBLICI Di seguito vengono messi in relazione una serie di dati qualitativi riguardanti l’utilizzo dello spazio urbano e la distribuzione, all’interno del territorio urbanizzato, dei servizi offerti ai cittadini. Quella che ne consegue è un mappatura che si basa su un’interpolazione di due processi: la resituzione delle aree a standard elencate nel Piano di Fabbricazione insieme con un’analisi dell’effettivo uso odierno degli spazi e delle strutture. Il grafico che identifica la distribuzione delle piazze, tiene conto di tutti gli spazi non costruiti identificati dalla toponomastica locale come piazze. La lettura di questa mappa è particolarmente utile ai fini della comprensione della porosità e dell’articolazione del nucleo storico consolidato. Risulta infatti evidente come, man mano che si procede dal centro verso le aree più periferiche, le piazze urbane si fanno notevolmente più rare e sovradimensionate. E’ anche importante notare la quasi totale assenza di piazze (o più in genrale di spazi pubblici di raccolta) in alcune aree marginali di recente edificazione. La distribuzione dei servizi, contempla quattro diverse macro-categorie: le strutture e gli spazi per il culto religioso; gli spazi che forniscono servizi culturali; le scuole; le strutture e gli spazi che erogano servizi di carattere sociale ai cittadini. LA MAPPATURA DEL VERDE Quello degli spazi verdi è un tema piuttosto sentito dalla cittadinanza palagianese, ed è spesso associato ad una carenza sia qualitativa che quantitativa degli spazi urbani deputati al ristoro ed alla mobilità dolce. Di conseguenza si è deciso di elaborare la mappatura del verde urbano attraverso una categorizzazione prevalentemente qualitativa che tiene conto dell’elenco delle aree verdi standard definite dai piani urbanistici e mette in evidenza almeno due criticità fondamentali: lo stato di abbandono di alcune aree verdi e la distribuzione notevolmente disomogenea. La restituzione grafica utilizza una classificazione del verde tipica degli strumenti urbanistici ed aggiunge a questa la voce dei vuoti urbani intesi come una risorsa per lo sviluppo futuro della città. Le voci sono quindi le seguenti: - verde urbano attrezzato, con cui si identificano le aree verdi alberate di libera fruizione; - verde funzionale, che è suddiviso in: verde scolastico; attrezzature sportive; verde per le attrezzature religiose; - vuoti urbani, con cui si intendono tutti gli spazi vuoti interurbani (sia pubblici che privati) che versano attualmente in una condizione di abbandono e sotto-utilizzo.
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Piazze
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Istruzione Servizi sociali Servizi culturali Strutture religiose
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Verde pubblico attrezzato Verde strutturale: sport, istruzione, strutture religiose Vuoti urbani
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LA PARTECIPAZIONE
3.0 LA PARTECIPAZIONE
3.1 SPERIMENTAZIONE: USO E CREAZIONE NON CONVENZIONALE DELLO SPAZIO URBANO
Dal 2013 l’attività svolta dall’associazione Reset ha teso a sviluppare una forma di sperimentazione basata su pratiche non convenzionali di utilizzo e creazione degli spazi urbani. Si sono sviluppati idee e progetti di rigenerazione concentrati sulla località di Chiatona, luogo temporaneo della periferia balneare che è stato eletto a campo di sperimentazione in virtù delle sue caratteristiche intrinseche di luogo paradossale, riconosciuto di grande importanza dalla comunità ma allo stesso tempo lontano dal raggiungere un certo sentimento di appartenenza, luogo della memoria e del desiderio in cui l’agire presente sembra astenersi. La presenza del vicino centro siderurgico di Taranto, il contesto territoriale ad alta valenza naturalistica, la natura stessa dell’insediamento fanno sì che essa rappresenti uno tra i più interessanti casi di studio sul tema delle urbanizzazioni contemporanee nel Comune di Palagiano e nell’intero ambito territoriale. I progetti sviluppati agiscono su scale differenti, da quella territoriale attraverso la costruzione di uno scenario strategico, a quella urbana con la riprogettazione puntuale di aree verdi e di edifici pubblici in abbandono e la realizzazione di progetti pilota, fino alla costruzione di progetti culturali legati alla spazio urbano, alla costruzione di identità, allo studio della comunità e del territorio; il tutto ponendo costantemente un accento sulle dinamiche di attivazione e coinvolgimento della comunità. Le attività svolte sono risultate uno stimolo costante producendo un meccanismo di “azione e reazione” 90
attraverso il quale è stato possibile leggere le criticità, i punti di forza e le opportunità dei luoghi, indagare le forme spontanee e talvolta creative di utilizzo dello spazio urbano e infine conoscere le necessità e i desideri latenti della comunità. Il fulcro dell’iniziativa è stato il progetto di “rigenerazione urbana di un tratto del Lungomare Marinai d’Italia”, vero e proprio progetto pilota, che attraverso un finanziamento pubblico della Regione Puglia area Politiche Giovanili, seppur a budget limitato, ha trasformato parte del lungomare esistente generando uno scambio attivo e virtuoso tra il centro urbano e il paesaggio delle dune. Il nuovo lungomare, con grande successo, è diventato oggi il luogo eletto dalla cittadinanza per le pratiche dello stare in condivisione. Questo processo ha catalizzato intorno a sé gran parte delle attività di partecipazione e sperimentazione. Alle prime esperienze poco incoraggianti di coinvolgimento attivo della comunità in attività dedicate alla partecipazione (incontri, assemblee alle quali partecipavano solo tecnici e stakeholders forti) si sono calibrate in itinere una serie di strumenti e attività non convenzionali che attraverso l’analisi indiretta, l’arte, l’esperienza ludica hanno garantito un miglior coinvolgimento attivo ed emotivo dei singoli individui della comunità. Ciò si è dimostrato utile al fine del raggiungimento di una cospicua partecipazione al processo soprattutto per quanto riguarda le fasce di popolazione più deboli, ha inoltre costituito di per sé un’occasione per una più profonda riflessione sulla condizione urbana.
LA PARTECIPAZIONE
RESET SCUOLA - Ricominciamo da loro
giugno 2013
Durante l’ultima settimana dell’anno scolastico 2012/2013 è stato sviluppato un laboratorio di partecipazione nella scuola elementare Giovanni XXIII di Palagiano (TA) al fine di effettuare un’indagine a partire dalla percezione innocente ma allo stesso tempo critica che i più piccoli hanno nei confronti dei luoghi in cui vivono. Il laboratorio si è svolto in 3 giornate durante le quali sono stati coinvolti i bambini delle II classi e quelli delle IV con i quali si è fatta una riflessione su Chiatona, sul mare, sui problemi e sulle possibilità del territorio, attraverso l’ausilio di disegni, pennarelli, giochi e tecniche di conversazione finalizzate a stimolare la creatività. Le tematiche emerse sono state utili e a tratti illuminanti. I bambini hanno espresso il loro disagio nei confronti della condizione del degrado, dell’inquinamento, della mancanza di strutture ludiche, fino a considerare il limite visivo che il muretto del lungomare presente poneva tra il bambino e il mare. Sono emersi quindi alcuni punti di forza importanti comuni a molte località costiere come il rapporto con la sabbia e con gli ampi spazi. Ciò ha aiutato a immaginare e progettare una Chiatona ideale, fatta di piste ciclabili, aree gioco, spazi verdi e soprattutto pulita. Il progetto si è concluso sul lungomare e in spiaggia con attività ludiche e sotto la supervisione e la partecipazione attiva di genitori e insegnanti.
Incontri con le classi II e IV della scuola elementare “Papa Giovanni XXIII” di Palagiano 91
LA PARTECIPAZIONE
RESET LAB - Laboratori di autocostruzione
In collaborazione con The Factory Urban Lab di Palagiano si è svolto il laboratorio di autocostruzione, con il supporto di artigiani locali, per sperimentare la creazione di uno spazio pubblico sul lungomare di Chiatona mediante metodi e tecniche non convenzionali. Si è trattato di un’attività di partecipazione attiva rivolta essenzialmente ai più giovani al fine di fare una riflessione sui temi urbani, ambientali, sul rapporto tra la spiaggia e il centro abitato. Si è mostrato alla comunità come, aggiungendo un certo livello di complessità anche mediante allestimenti temporanei, è possibile creare uno spazio pubblico vivo. L’obiettivo del laboratorio è stato quindi quello di creare, a seguito di una prima fase di analisi della località di Chiatona, dei “gesti” da donare alla fine del processo alla comunità stessa. Ad ogni gruppo formatosi all’interno del LAB, è stato chiesto di sviluppare delle proposte, programmare delle azioni, costruire strutture e/o oggetti, creare installazioni artistiche di arredo urbano. Il laboratorio di autocostruzione mediante l’utilizzo di soli materiali di recupero ha permesso di allestire un luogo di aggregazione temporaneo e sperimentare le trasformazioni future del lungomare secondo le dinamiche della rigenerazione urbana.
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agosto 2013
LA PARTECIPAZIONE
INCONTRI CON LA COMUNITA’
Si è proseguita l’indagine dando voce in maniera diretta ai cittadini, ascoltando le loro necessità e talvolta le lamentele. Si sono avviati una serie di momenti di incontro durante il periodo estivo, spesso associati ad eventi culturali come “Heidi for Reset” (13 agosto presso Lido Impero), in cui vi era la vitalità della località era tale da garantire la presenza degli abitanti e il confronto con le associazioni e i comitati presenti. Il 12 agosto presso Lido Oasi di Chiatona è avvenuto l’incontro ufficiale di presentazione del progetto Reset Chiatona a cui ha partecipato la cittadinanza, le associazioni territoriali, la stampa e i rappresentanti degli enti locali. L’incontro si è concluso con un dibattito aperto ponendo le basi di una progettazione partecipata su scala urbana attraverso la creazione di un’analisi SWOT condivisa.
agosto - dicembre 2013
L’incontro “E’ ORA” svolto a dicembre presso il The Factory Urban Lab di Palagiano è invece stato finalizzato a una riflessione generale sul tema della rigenerazione urbana attraverso l’analisi di casi studio di livello nazionale e internazionale. Dopo aver illustrato le linee guida del progetto di “rigenerazione urbana di un tratto del Lungomare Marinai d’Italia”, la discussione sui diversi modi e tecniche di rigenerazione è stata canalizzata in due sottogruppi: un gruppo si è dedicato alla progettazione architettonica e un gruppo alla progettazione di eventi legati alla promozione e allo sviluppo del territorio. L’incontro ha rappresentato inoltre l’occasione di costruire e suggellare una solida rete di collaborazioni con le associazioni e gli attori locali finalizzate allo sviluppo di micro-progetti di rigenerazione urbana.
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LA PARTECIPAZIONE
CLESSIDRA #1
Il progetto, promosso in collaborazione con il Teatro Delle Forche di Massafra (TA), ha previsto un Laboratorio di Teatro di narrazione tenuto dall’attore Fabrizio Saccomanno, strutturato in due fasi: dal 3 al 6 gennaio 2014 e dal 31 luglio al 4 agosto. Nella prima fase il laboratorio ha visto la partecipazione di 15 attori provenienti da tutta Italia. I tema del laboratorio sono stati l’identità culturale e la memoria storica di Chiatona, attraverso lo studio e la catalogazione di materiali raccolti durante una fase preliminare di interviste agli abitanti, di incontri e di ricerche sul campo. La documentazione audio/video fatta a un campione rappresentativo di abitanti di Chiatona è servita ad individuare i temi ricorrenti e i luoghi identitari della località (es. le dune, la fontana, il verde, le case, ecc)che sono stati successivamente rielaborati e inseriti coerentemente nel progetto pilota di “rigenerazione urbana di un tratto del Lungomare Marinai d’Italia”, traducendone le aspettative. Una trama fitta di storie di vita quotidiana, aneddoti e racconti che vengono riportati alla luce e soprattutto “riutilizzati” per indagare e riconoscere le identità strutturali del territorio, operazione fondamentale per avviare tutti i pro-
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gennaio - agosto 2014
cessi di cambiamento e trasformazione. Dal 31 luglio al 4 agosto è avvenuta la seconda sessione del laboratorio di teatro di narrazione. Gli attori partecipanti hanno lavorato direttamente nei luoghi oggetto delle storie in un’ottica di coinvolgimento della comunità locale nei processi di creazione artistica. Il laboratorio si è avvalso della preziosa collaborazione del Comitato Pro Chiatona e dell’associazione Donneuropee Federcasalinghe che hanno garantito la residenza artistica e l’ospitalità all’equipe di attori presso alcune famiglie di Chiatona. Il tutto si è concluso il 4 agosto con “Al mare, Racconti di un luogo”: attraverso la restituzione al pubblico e alla comunità del prodotto finale del laboratorio: una festa-spettacolo itinerante per le strade di Chiatona come riflessione sui luoghi del quotidiano e sulla rigenerazione urbana, che restituiva ai luoghi memoria e dignità. A seguire vi è stata una grande festa comunitaria con installazioni video, musica e cena di quartiere. La grande partecipazione della comunità ha reso la festa-spettacolo “Al mare, Racconti di un luogo” un vero successo.
LA PARTECIPAZIONE
IL PROGETTO PILOTA DI RIGENERAZIONE URBANA
marzo - luglio 2015
La “riqualificazione di un tratto del lungomare Marinai di Italia” di Chiatona è avvenuta mediante un processo che, tramite indagini storiche, laboratori nelle scuole, laboratori di autocostruzione, interviste, incontri, spettacoli teatrali, ha visto la partecipazione della comunità alla costruzione delle idee guida della rigenerazione. Il lungomare esistente di Chiatona è caratterizzato dalla presenza di un muro continuo che si pone come un vero e proprio ostacolo alla fruizione degli elementi naturali. Il progetto ha avuto quindi lo scopo di rovesciare drasticamente la natura respingente del luogo in questione, generando uno scambio attivo e virtuoso tra il centro urbano e il paesaggio delle dune. La demolizione di una parte del muro esistente e la sua trasformazione in un più complesso elemento di arredo urbano ha rivelato un paesaggio domestico, una sorta di giardino a disposizione della comunità, prima invisibile. Lo spazio lineare è stato attrezzato con una serie di volumi modulari realizzati in muratura utilizzando esclusivamente maestranze e materiali locali. Tutte le sagome infatti, anche quelle più complesse, sono state ricavate dal taglio e assemblaggio di conci di tufo, materiale della tradizione costruttiva pugliese.
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LA PARTECIPAZIONE
I volumi delle sedute sono disegnati in modo da garantire complessità e diversità di utilizzi, in base al tipo di utenza ed alle fasi della giornata. Le sedute che maggiormente caratterizzano l’intervento hanno uno spiccato carattere ludico, sviluppandosi su una sagoma che si articolata su diversi livelli e che cita, con una vena di ironia, le forme degli elementi naturali con cui si relaziona. Fulcro dell’intervento è l’area centrale della fontana che, per l’occasione, è stata totalmente rivisitata con la creazione di uno spazio per la sosta che ne agevola notevolmente l’utilizzo. La vasca, inoltre, è stata rivestita con una pavimentazione galleggiante in legno resistente all’acqua e servita di appositi canali di scolo che indirizzano le acque grigie verso l’irrigazione del nuovo giardino urbano.
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In pochissimo tempo il nuovo lungomare, seppur caratterizzato da un intervento semplice e a budget limitato, è diventato il luogo eletto dalla cittadinanza per le pratiche dello stare in condivisione. Il progetto, infatti, è frutto di un attento lavoro di osservazione dei fenomeni sociali che ha identificato in questo spazio lineare privo di contenuto, un potenziale luogo dello scambio sociale situato tra l’importante vuoto urbano costituito da piazza Stella Maris e il mare.
LA PARTECIPAZIONE
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LA PARTECIPAZIONE
febbraio 2015
PIANTALA
COMITATO PRO CHIATONA
Dall’osservazione dei fenomeni naturali, dei processi antropici in atto e delle loro combinazioni si è evinta la grande importanza che assumono le dune costiere nell’equilibrio dell’ecosistema litoraneo urbano, oltre che naturale. Le dune costiere che sono attualmente in fase di formazione nei pressi del lungomare di Chiatona, se rinaturalizzate e lasciate in libera crescita vegetativa, fungono come il più sicuro ed efficace mezzo per il contrasto al fenomeno dell’erosione eolica, proteggendo di conseguenza l’abitato e le attività umane. Una delle attività partecipate, in collaborazione con il Comitato Pro-Chiatona, è stata quindi legata alla cura del verde, con la bonifica dell’area dai rifiuti antropici e con il rinfoltimento della vegetazione dunale mediante essenze tipiche dell’ecosistema dunale con oltre 200 piantine fornite dal Corpo Forestale. L’attività ha avuto valore di sensibilizzazione oltre che di esperimento e di impulso alla costruzione collettiva del paesaggio. Un sorta di “patto” siglato dalla comunità con il luogo.
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LA PARTECIPAZIONE
FESTA DI QUARTIERE
luglio 2015
COMITATO PRO CHIATONA
In collaborazione con Comitato Pro Chiatona, The Factory Urban Lab, Rebelarci, Libreria Scaramouche e Biblioteca Comunale “V. Laterza” si è dato vita alla festa di quartiere per l’ultimazione dei lavori di rigenerazione urbana del lungomare, cuore del progetto “Reset Chiatona”. L’intera comunità si è auto-organizzata ed ha condiviso la cena con il supporto di diverse realtà attive sul territorio: “TEMP la cucina mobile temporanea” (Laboratorio urbano The Factory Palagiano); Comitato Pro Chiatona; la musica affidata alla jam session dei “maestri” del cantiere; l’angolo di cultura a Libreria Scaramouche e Biblioteca Comunale Laterza di Palagiano; il sostegno artistico del ReLab (RebelArci Palagianello). La festa è stato un momento di grande condivisione e di gioia per tutti, per i ragazzi, per le famiglie, per i tanti anziani di Chiatona. Una sorta di festa di paese, in un paese temporaneo come Chiatona. Per una notte la comunità ha potuto sperimentare per la prima volta cosa significhi avere una piazza, piuttosto che un parcheggio ed ha capito quanto è importante la costruzione di luoghi per l’aggregazione e la socialità.
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LA PARTECIPAZIONE
CLESSIDRA #2
In collaborazione con il Teatro delle Forche, si è promosso per il secondo anno consecutivo il Progetto Clessidra. La seconda edizione si è tenuta a Chiatona dal 31 luglio al 4 agosto 2015 sottoforma di un Laboratorio tematico di Teatro di narrazione condotto dal regista, attore e pedagogo Fabrizio Saccomanno con una residenza artistica rivolta a 15 attori professionisti. Clessidra è un progetto culturale orizzontale e generativo, che si innesta nel tessuto socio-urbano che lo ospita. Lo scopo del progetto può essere sintetizzato nel principio di “dare luogo”; più specificatamente consiste nell’attivare processi culturali innovativi e partecipativi e promuovere così un’esperienza di rigenerazione umana ed urbana. Clessidra, attraverso le pratiche di teatro partecipativo, innesca dispositivi generativi di relazione, pensiero e conoscenza, miscela la dimensione intima e quella pubblica, predispone uno spazio di promiscuità tra attori e spettatori tendendo al superamento dei loro ruoli a favore di una par-
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gennaio - agosto 2015
tecipazione consapevole. Il focus dell’attività ha riguardato il tema del “viaggio” e l’iniziativa ha, per questo motivo, interessato l’edificio abbandonato della Stazione ferroviaria di Chiatona. L’obiettivo finale dell’operazione è stata la produzione di una Festa-spettacolo itinerante completamente gratuita con la regia di Fabrizio Saccomanno. L’intero spettacolo di è sviluppato intorno alla stazione ferroviaria che per una sera è ritornata a vivere negli spazi esterni e nel’ex sala d’attesa, ed ha mostrato come è possibile riutilizzare gli edifici abbandonati della periferia balneare attraverso eventi e iniziative culturali.
LA PARTECIPAZIONE
FUORI DAI BINARI
luglio 2015
COMITATO PRO CHIATONA
In collaborazione con il Comitato Pro-Chiatona e Carlitops, si è organizzata una manifestazione di street art per la realizzazione di un’opera artistica collettiva a Chiatona tra via del Giglio di Mare e via degli Anemoni. A seguito della realizzazione di nuovi muri in cemento armato sulla linea ferroviaria che divide in due l’abitato, percepiti dalla comunità come una presenza ingombrante e segno di ulteriore degrado, con il coordinamento di maestri street-artist locali sono stati riqualificati i lunghissimi muri di Via degli Anemoni e Via del Giglio di Mare secondo le forme suggestive e colorate della street-art. L’intervento è stato immaginato come un’esplosione di colore per ravvivare questi luoghi ad alta criticità secondo i principi della rigenerazione urbana spontanea bottom up, ovvero con semplicità di realizzazione, costi bassi, con la riproposizione in chiave artistica della simbologia identitaria dei luoghi, con la partecipazione della comunità, dai più piccoli ai più grandi. Sono stati riprodotti i colori della
nostra terra: il verde dei pini e dei ginepri, il giallo delle spiagge, l’azzurro del mare. Con questa iniziativa si è voluto avviare un processo aperto e coordinato di street-art nella speranza che questa possa continuare e interessare i tanti muri che costringono Chiatona, muri che dividono, muri che diventano margini, muri che rompono il paesaggio.
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LA PARTECIPAZIONE
NEXT STOP - Cinema sul mare
In collaborazione con l’associazione Il Serraglio si sono programmate a Chiatona alcune tappe della rassegna cinematografica “Next Stop - visioni di viaggio”, all’interno del ricco calendario di avvicinamento al Festival Vicoli Corti, dando vita ad un esperimento tanto inedito quanto suggestivo: portare il cinematografo direttamente in un luogo atipico come la spiaggia, nei pressi del Bar del Pescatore, per tre appuntamenti con i grandi protagonisti del cinema italiano. - Lunedì 20 luglio: Omaggio ad Alberto Sordi - Lunedì 27 luglio: Omaggio a Vittorio Gassman - Lunedì 3 agosto: Omaggio a Marcello Mastroianni La magia immortale del cinema ha permesso di trascorrere una serata sul mare per apprezzare il gusto semplice di essere sdraiati in spiaggia, il rumore del mare e le immagini di un viaggio in cui perdersi. Il grande successo dell’operazione ha permesso di riflettere su come l’utilizzo creativo della spiaggia, intesa come
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luglio - agosto 2015
spazio pubblico, poteva sopperire al fabbisogno di luoghi di incontro nella marina anche nelle ore serali e risultare al contempo una soluzione tanto suggestiva da raccogliere un pubblico vasto che richiamava gente da fuori paese e includeva anche gli anziani e i bambini.
LA PARTECIPAZIONE
FLASHBOOK - letture a ciel sereno
luglio 2015
In collaborazione con Biblioteca Comunale “Vito Laterza” di Palagiano si è organizzato il primo appuntamento al mare di “Flashbook - letture a ciel sereno” presso lo storico Lido Impero giovedì 30 e venerdì 31 luglio. Il Flashbook è stata un’attività di lettura ad alta voce rivolta ai bambini e svolta all’interno della Biblioteca Comunale durante tutto il mese di Luglio. Nella fase finale si è voluto portare l’evento fuori dalle mura convenzionali della struttura per estenderlo a tutti i bambini al mare. Ad animare la lettura sono intervenuti anche gli attori del Progetto Clessidra - seconda edizione ed è stata l’occasione per trasformare ancora una volta il mare in una grande palcoscenico per letture e rappresentazioni.
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LA PARTECIPAZIONE
AWANDA - Chiatona Indie Fest
luglio 2016
www.prolocopalagiano.it
In collaborazione con Pro Loco Palagiano si è organizzato il grande evento Awanda, una due giorni di concerti con musica cantautoriale e indipendente, a Chiatona in piazza Caio Duilio. L’idea è stata quella di creare un evento con una forte rilevanza culturale e turistica che accogliesse formazioni cantautoriali da tutta Italia senza negarsi la possibilità di espandere l’offerta anche a livello internazionale nelle edizioni successive. Gli artisti coinvolti sono stati tutti giovani autori, compositori e strumentisti, legati a etichette produttive indipendenti giovani e coraggiose, sperimentatori veri e artisti riconosciuti che nonostante la giovane età vantano già un curriculum solido e collaborazioni importanti. Awanda è stato l’occasione per sperimentare l’applicazione di un grande evento inserito nel tessuto urbano della marina, sfruttando le caratteristiche intrinseche di un territorio adatto ad accogliere grandi flussi turistici ma sviluppando al contempo il potenziale inespresso dei luoghi.
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I numerosi parcheggi, che rendono alienante la vita nelle marine, sono infatti utilizzati in maniera rigida, monosettoriale e non contemplano una complessità di funzioni che tramite l’evento si è invece palesata ed espressa al massimo delle sue potenzialità.
LA PARTECIPAZIONE
CLESSIDRA #3
Per la terza edizione consecutiva, in collaborazione con il TEATRO DELLE FORCHE, si è attivato il Progetto CLESSIDRA, progetto culturale orizzontale e generativo, che si innesta nel tessuto socio-urbano che lo ospita; un processo svolto attraverso la sperimentazione di poetiche innovative che ambiscono a coinvolgere, assieme ai luoghi, il sistema di relazioni che questi stessi ospitano. Il progetto CLESSIDRA tende ad emanciparsi progressivamente dalla funzione di mera “produzione” e/o “programmazione” di spettacoli dal vivo, per prefigurarsi come uno spazio di socialità sperimentale. La sua terza edizione ha avuto la sua fase conclusiva– come gli anni precedenti – a Chiatona, dall’1 al 5 agosto 2016, avvalendosi dell’ulteriore collaborazione del Comitato Pro-Chiatona, della Riserva Naturale Biogenetica Stornara (Corpo Forestale dello Stato – Ufficio per la Biodiversità). Il focus dell’attività nel 2016 ha riguardato il tema del “paesaggio”, inteso come l’azione di una comunità su un deter-
gennaio - agosto 2016
minato luogo, paesaggio che è esso stesso una performance. Si è potuto abitare quindi il Bosco Marinella con uno spettacolo finale dal titolo: “Nel bosco. Sentieri fragili” con la regia di Gianluigi Gherzi, scrittore, attore e regista teatrale. L’evento è stato l’occasione per far conoscere al pubblico le opportunità che la vicinanza di ambiti naturalistici importanti, come le pinete dell’arco ionico, offrono alla località di Chiatona e ha rappresentato una riflessione sul tema degli incendi boschivi e sull’importanza dei sentieri informali nelle pinete come archetipo di questo territorio. Il progetto, anno dopo anno, ha visto accrescere il suo successo tanto che allo spettacolo finale si sono registrate centinaia di presenze.
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LA PARTECIPAZIONE
3.2 INDAGINE
Oltre a costituire uno strumento di pianificazione strategico, il D.P.R.U. rappresenta l’occasione per dare vita a processi di partecipazione che coinvolgano, nella maniera più trasversale possibile, una gran fetta di cittadini e city users solitamente non attivi sulle tematiche urbane, poiché magari privi di nozioni tecniche. Al di là degli esiti degli incontri con la popolazione, che hanno fornito una serie di dati preziosi relativi alla percezione dello spazio urbano, il processo innescato si è rivelato un’esperienza preziosa per la cittadinanza palagianese, poiché ha costituito un primo passo fondamentale verso la presa di coscienza delle complessità della progettazione dei fatti urbani e in particolare dei temi che, prima di questa esperienza, erano sempre stati affrontati con un’attitudine passiva. Durante gli incontri si è dato vita ad un meccanismo di ascolto basato su metodi al contempo flessibili e analitici. I processi partecipati concepiti per l’occasione, infatti, si sono concentrati su modelli di indagine finalizzati alla raccolta tanto di dati statistici, quanto di opinioni critiche. La scelta di indirizzare i processi di partecipazione verso meccanismi di indagine sociale è stata dettata dalla necessità di comprendere, ai vari livelli, la complessità di un territorio e di una comunità urbana notevolmente stratificata. I cittadini che hanno preso parte alla pratica sono stati coinvolti in una serie di esperienze di diversa natura, alcune delle quali prevedevano un livello di interazione con la pratica del progetto. Queste erano caratterizzate da una forte componente ludica che nascondeva una difficoltà notevole: le attività interattive meglio definite come i “giochi”, erano di fatto concepite in modo da mettere il cittadino nelle condizione di dover prendere delle scelte consapevoli rispetto alle sorti della propria città, e quindi della comunità a cui appartiene. Se da un lato al cittadino è stata data la possibilità, in diverse occasioni, di raccontare apertamente il proprio sogno o la propria visione sul futuro delle aree urbane a lui care, dall’altro si è cercato di mettere i partecipanti nella condizione di dover comprendere il compromesso, tipico delle questioni legate alle politiche di rigenerazione urbana, tra il desiderio e i vincoli del reale.
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L’interazione con i cittadini coinvolti nel processo di partecipazione si era articolata in diverse fasi, ognuna delle quali si concretizzava in un’interazione mirata a soddisfare un particolare ambito di analisi. Il processo era suddiviso in 5 steps: • • • • •
il questionario i luoghi della rigenerazione pianta un albero il gioco della viabilità il gioco del sindaco
Gli incontri per la partecipazione si sono svolti presso il Laboratorio Urbano “The Factory Urban Lab”. La scelta è derivata da una serie di fattori: da un lato la necessità di utilizzare un luogo che avesse il valore simbolico di contenitore non istituzionale votato a fenomeni di aggregazione informale e spontanea, dall’altro la volontà di concentrare l’attenzione della popolazione sulle potenzialità latenti di questo spazio, candidato ad essere un catalizzatore culturale importante per la comunità. In questo luogo si sono tenuti quattro incontri: i primi due aperti a tutta la cittadinanza e ai city-users interessati; un terzo destinato ad un incontro con le associazioni locali e l’ultimo strutturato invece come un confronto con tutti i tecnici e gli “addetti ai lavori” interessati. Al fine di raggiungere un target di popolazione più ampio e eterogeneo possibile oltre agli incontri fisici, si è scelto di utilizzare il web per veicolare il questionario - lo stesso somministrato durante gli incontri al Laboratorio Urbano. Questo ha permesso di ottenere una quantità notevolmente maggiore di interazioni e risposte da parte dei cittadini e, quindi, un campione di valutazione più vasto e completo.
LA PARTECIPAZIONE
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LA PARTECIPAZIONE
IL QUESTIONARIO
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LA PARTECIPAZIONE
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LA PARTECIPAZIONE
Il questionario è il tipo di indagine più formale tra quelle messe in campo durante gli incontri con la popolazione. Esso era costituito da due parti, la prima, di carattere generale, canalizzava l’attenzione sull’intero paese, la seconda invece, portava il cittadino ad esprimersi su tematiche riguardanti il quartiere di provenienza. Somministrato durante gli incontri partecipati e diffuso attraverso la pagina FB “reset chiatona”, il questionario ha raggiunto un numero di compilazioni totale pari a 162 cosi composte: Sesso Sesso
Età Età oltrei 65 i 65 oltre
Femmina Femmina
50,60% 50,60%
fra4545e e6565 fra fra fra2525e e4444
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fino finoa a1414
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48,50% 48,50% 49,00% 49,00% 49,50% 49,50% 50,00% 50,00% 50,50% 50,50% 51,00% 51,00%
0,00% 0,00%
Età Età
20,00% 20,00%
40,00% 40,00%
60,00% 60,00%
80,00% 80,00%
oltre oltre ii 65 65
Ogni partecipante ha potuto esprimere, in una scala di criFemmina Femmina 50,60% ticità da 1 a 5 le problematiche che riteneva50,60% fossero da af- fra fra 45 45 ee 65 65 frontare le con urgenza tenendo territorio Individua problematiche del paese che vadano Individua le problematiche delconto paesedell’intero cheritieni ritieni vadanoaffrontate affrontatecon conurgenza. urgenza.InInuna unascala scaladidiurgenza urgenzadada11a a55 comunale. fra fra 25 25 ee 44 44 Nei grafici sottostanti emerge il malcontento dei cittadiQualità spazi eecura del Illuminazione ni nei confronti dei macrotemi come la qualità degli spazi fra Qualitàdegli degli spazipubblici pubblici cura delverde verde IlluminazionePubblica Pubblica fra 15 15 ee 24 24 Maschio Maschio 49,40% 49,40% pubblici, la cura del verde, il sistema dei rifiuti e la qualità dei percorsi pedonali e carrabili. fino fino5aa 14 14 55 66,70% 27,20% 5 66,70% 27,20% Seppur con percentuali minori anche i risultati relativi alla 48,50% 49,00% 49,50% 50,50% 48,50% 49,00% sanitari, 49,50% al50,00% 50,00% 50,50% 51,00% 51,00% 0,00% 20,00% 40,00% 60,00% 80,00% 0,00% 20,00% 40,00% 60,00% 80,00% mancanza di servizi congestionamento del traf44 44 16% 18,50% 16% 18,50% fico, alla sicurezza e alla gestione del randagismo esprimono un di insoddisfazione generale. È singolare 33 forte senso 33 10,50% 35,20% 10,50% 35,20% notare come i temi della qualità edilizia e dell’illuminazione pubblica abbiano urgenza divadano livello me22le 22 con Individua del ritieni affrontate una scala Individua le problematiche problematiche del paese paesediche che ritieni vadano affrontate con urgenza. urgenza. In In13,60% una scala di di urgenza urgenza da da 11 aa 55 4,90% 4,90% una percentuale 13,60% dio pari a 3 nella scala di valori da 1 a 5. 11
1,90% 1,90%
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20,00% 20,00%
40,00% 40,00%
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55
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44
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33
55
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44 4,90% 4,90%
11
331,90% 1,90%
Sicurezza Sicurezza
18,50% 18,50% 21,60% 21,60%
0,00% 0,00% 22
20,00% 20,00% 5,60% 5,60%
1 110 1
6,20% 6,20%
40,00% 40,00%
60,00% 60,00%
0,00% 0,00%
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Illuminazione Illuminazione Pubblica Pubblica
80,00% 80,00%
Rifiuti Rifiuti
55
22
44
11
33
0,00% 0,00% 22
62,30% 35,20% 35,20% 62,30% 19,80% 13,60% 13,60% 19,80% 5,60% 5,60%12,30% 12,30% 10,00% 10,00% 3,70% 3,70% 1,90% 1,90%
0,00% 0,00% 55
40,00% 40,00%
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33
Sicurezza Sicurezza
30,00% 30,00%
27,20% 27,20%
11
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55
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44 48,10% 48,10%
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11
20,00% 20,00%
20,00% 20,00%
Rifiuti Rifiuti
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30,00% 30,00%
40,00% 40,00%
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ano affrontate con urgenza. In una scala di urgenza da 1 a 5 1
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4 5 3 4 2 3 1
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1
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3
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1
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5 5
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45
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3
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Rifiuti 5
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5
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111
30,
FRANTOIO IPOGEO PIAZZE CAMPO VIA MATERA VIALE STAZIONE
LA PARTECIPAZIONE
CANILE CONCA D'ORO
2
4 4 4 4 3 3
5 5
7 6 6 6
PERIFERIE In merito agli elementi, ai luoghi22 e agli edifici caratterizzanVECCHIO POZZO 2 ti il territorio palagianese, di cui12 si reputa indispensabile la TURISMO 1 conservazione e la valorizzazione, l’interesse mostrato è CORSO VITTORIO EMANUELE 1 1 PALAZZETTO DELLO SPORT alla 1 piazza principale, alle maindirizzato prevalentemente 1 CAPOVENTO rine, alla villa comunale e agli11 edifici storici, in primis il SAN NICOLA palazzo baronale,ZONA seguito dalle11 chiese e dalla sede dell’ex CONCA D'ORO 1 municipio. Un datoSETTIMANALE interessante11 è stato espresso da alcuni MERCATO intervistati, i quali hanno manifestato di valoriz0 10il desiderio 20 30 40 zare dei caratteri identitari immateriali del territorio, come il mercato settimanale e la sagra del mandarino.
50
60
70
LITORALE (CHIATONA E PINO DI LENNE
110
CENTRO ABITATO
62
CAMPAGNA
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PINETA
15
VILLA COMUNALE
7
ZONE PERIFERICHE
7
URBAN LAB THE FACTORY
6
CONCA D'ORO
1
AREA PIC-NIC
1 0
20
40
60
80
100
120
Il grafico successivo indica i luoghi del territorio palagianese in cui i cittadini sono soliti trascorrere il tempo libero e individua in questo modo le aree che la popolazione predilige per questioni legate a contesti ambientali e di conservazione e per la presenza di servizi e attrezzature. PALAZZO BARONALE EX COMUNE CHIATONA PINO DI LENNE PINETA ZONE VERDI
9
CHIESE
11 11
14 14 13
16
72
34 32 31
VILLA COMUNALE 22 20 19
8
7 6 6 6 5 5
FRANTOIO IPOGEO PIAZZE CAMPO VIA MATERA
4 4 4 4 3 3 2 2 2 2 2
VIALE STAZIONE CANILE CONCA D'ORO PERIFERIE VECCHIO POZZO TURISMO
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
CORSO VITTORIO EMANUELE PALAZZETTO DELLO SPORT CAPOVENTO ZONA SAN NICOLA CONCA D'ORO MERCATO SETTIMANALE 0
10
20
30
40
50
60
70
112 LITORALE (CHIATONA E PINO DI LENNE CENTRO ABITATO
80
110 62
80
LA PARTECIPAZIONE
Nella seconda parte del questionario l’attenzione si sposta sulla carenza di servizi caratterizzanti la zona di provenienza dell’intervistato. Il dato interessante è che quasi ovunque in maniera omogenea gli intervistati segnalano come prioritaria l’insufficienza di aree verdi e percorsi. In seconda battuta le differenze tra quartieri diventano più evidenti. Se nella zona del centro e nelle zone immediatamente adiacenti si registra una mancanza percepita di spazi culturali e di spazi di aggregazione, nei quartieri periferici si riscontra una maggiore varietà del dato.
Nel quartiere Bachelet alla mancanza di spazi culturali si associa quella delle attrezzature sportive, nonostante siano presenti in quantità elevata nel quartiere. Nella zona Miscagna e zona Agip, accomunate dall’essere separate dal resto del paese per mezzo di un importante asse a scorrimento rapido quale viale Chiatona, è interessante la segnalazione di insufficienza delle attrezzature commerciali, oltre che di spazi di aggregazione. Nel dettaglio l’elaborazione dei dati ha prodotto i seguenti risultati:
113
LA PARTECIPAZIONE
ZONA 1 Altro
Valorizzazione beni culturali Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi
Altro
6,2%
ZONA 1
Valorizzazione beni culturali
10,8%
Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi
6,2% 6,2%
12,3% 10,8% 7,7% 6,2% 9,2% 12,3% 7,7% 7,7%
1,5%
Aree Parcheggio Abitazioni
ZONA 2
29,2%
9,2% 9,2% 7,7%
29,2%
Abitazioni
1,5%
Altro Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi Aree Parcheggio
Altro
13,3%
ZONA 3
Valorizzazione beni culturali
3,3% 3,3%
3,3%
Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi
10,0% 13,3% 16,7% 10,0% 10,0% 13,3% 16,7% 10,0%
30,0%
13,3%
0,0% 3,3% 0,0%
30,0%
0,0%
Abitazioni ZONA 0,0% 5 Altro
Valorizzazione beni culturali Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi Aree Parcheggio Abitazioni
3,6%
0,0%
20,7%
6,9%
17,2%
3,4%
20,7%
3,4% 6,9% 3,4% 3,4% 0,0%
31,0%
10,3% 31,0% 10,3%
0,0%
ZONA 4 0,0%
ZONA 4
7,1%
0,0%
16,7%
14,3% 7,1% 4,8% 16,7% 9,5% 14,3% 2,4% 4,8%
45,2%
9,5% 0,0% 2,4% 0,0% 0,0%
Abitazioni
0,0%
Altro 14,3%
Valorizzazione beni culturali
21,4% 14,3%
3,6% 3,6% 0,0% 7,1% 3,6% 3,6%
21,4% 39,3% 39,3%
7,1%
ZONA 6
Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi
3,6%
45,2%
5,9% 11,8% 5,9% 5,9% 5,9% 5,9% 5,9% 5,9%
Aree Parcheggio Abitazioni
ZONA 7 Altro Valorizzazione beni culturali Spazi di Aggregazione Altro Spazi Culturali Valorizzazione beni culturali Attrezzature turistiche Spazi di Aggregazione Attrezzature Sportive Spazi Culturali Attrezzature Commerciali Attrezzature turistiche Aree verdi e Percorsi Attrezzature Sportive Aree Parcheggio Attrezzature Commerciali Abitazioni Aree verdi e Percorsi Aree Parcheggio Abitazioni
114
0,0%
Aree Parcheggio
3,6%
3,6% 3,6%
17,2%
6,9%
ZONA 6
ZONA 5
3,6%
6,9%
0,0%
Aree Parcheggio
9,2%
ZONA 3
Valorizzazione beni culturali
ZONA 2
0,0%
ZONA 7
4,3%
0,0%
17,0%
10,6% 4,3% 4,3% 17,0% 8,5% 10,6% 12,8% 4,3%
8,5% 4,3% 12,8% 0,0% 4,3% 0,0%
38,3% 38,3%
17,6% 11,8% 11,8% 17,6% 11,8% 11,8% 11,8% 11,8% 11,8% 11,8% 11,8%
5,9%
LA PARTECIPAZIONE
IL GIOCO DEL SINDACO
L’ultima attività interattiva è stata fortemente contraddistinta da un approccio ludico e consiste nel mettere il cittadino nei panni del sindaco del proprio paese, alle prese con complicate dinamiche di bilancio. Ad ogni partecipante è stata messa a disposizione una quantità limitata di fondi economici (che nel gioco sono rappresentati da simbolici gettoni virtuali) ed è stato messo davanti alla necessità di dover distribuire la quantità di risorse economiche totali in 5 diversi ambiti di investimento: • ECONOMIA: Turismo, Agricoltura, Attività Commericiali, Attività Produttive, Artigianato; • ARTE - CULTURA - SPORT: Loughi di Aggregazione Sociale, Eventi Culturali, Associazioni, Attrezzature Sportive; • ISTRUZIONE - SANITA’: Scuole, Biblioteche, Presidi e Servizi Sanitari, Servizi Sociali; • MOBILITA’: Trasporti Pubblici, Strade Urbane ed Extra-urbane, Percorsi Pedonali e Ciclabili, Gestione del Traffico e Parcheggi • AMBIENTE: Salvaguardia dell’Ecosistema, Igiene Pubblica, Paesaggio, Decoro Urbano
23,3% 20,9%
20,5%
AR TE -CU LTU RA -SP
IST
RU
ZIO NE -SA
NIT A’
ITA ’ BIL MO
TE IEN AM B
A MI EC ON O
OR T
17,8%
17,5%
L’elaborazione dei dati raccolti durante gli incontri ha dato vita ad uno scenario complessivo pressoché omogeneo, la distribuzione dei fondi a disposizione non ha infatti generato forti disuguaglianze tra i vari ambiti presi in considerazione. Seppur l’importanza data al settore “ambiente” risulta essere la più alta tra tutti i temi, e quella data alla “mobilità” la più bassa , lo scarto tra i vari risultati è di cosi modesta entità che ne influenza solo parzialmente le considerazioni finali. Gli istogrammi mostrano i risultati di ogni singola giornata partecipativa e in ultimo l’elaborazione totale dei dati.
115
LA PARTECIPAZIONE
I LUOGHI DELLA RIGENERAZIONE
Questa attività si è rivelata, insieme con il gioco del sindaco, il tipo di interazione più coinvolgente, dal momento che ha messo il cittadino nella condizione di fare una serie di scelte con un doppio livello di complicazione. Si trattava di individuare, all’interno di tutto il tessuto urbanizzato di Palagiano e Chiatona, 3 luoghi da rigenerare di varia natura, percepiti come una risorsa non utilizzata, sotto-utilizzata, o utilizzata in maniera non adeguata scegliendo, senza nessuno genere di vincolo, tra: edifici; spazi aperti; aree verdi; vuoti urbani... Agli abitanti veniva chiesto inoltre di mettere a sistema questa loro selezione con un ulteriore livello di complessità avendo a disposizione 3 diversi spilli cartografici di diversi colori, ognuno corrispondente ad un livello di priorità: • rosso per la priorità alta; • giallo per la priorità media; • verde per la priorità bassa;
116
LA PARTECIPAZIONE
Un fattore importante da notare è che ai cittadini era specificato di non tener conto soltanto degli edifici e degli spazi di proprietà pubblica, ma anche (ed in modo particolare) dei luoghi di proprietà privata che presentassero un notevole potenziale rispetto alle dinamiche di comunità e di sviluppo economico locale. Come per “il gioco del sindaco” e per “pianta un albero” anche qui il cittadino si è relazionato con delle esigenze del reale, dal momento che ha a che fare con una scelta limitata e, in più, con l’esigenza di gerarchizzare, secondo il livello di urgenza, gli ipotetici interventi. Da tale attività è emerso che la scelta dei luoghi e degli elementi, in coerenza con i risultati del questionario, si è concentrata da un lato sui siti che potrebbero caratterizzare l’identità storica del paese , come il palazzo Baronale, il frantoio ipogeo e l’oleificio abbandonato, e dall’altro, su quelli in stato di abbandono e degrado, scelti perchè ne risulta necessaria la rivitalizzazione e la riappropriazione da parte della collettività, come la villa comunale e il palazzetto dello sport. Limitatamente a questi luoghi la distribuzione delle urgenze da parte degli intervistati è risultata complessa e eterogenea dando vita al risultato variegato visibile in mappa. 117
LA PARTECIPAZIONE
PIANTA UN ALBERO
Questa attività è sicuramente quella più semplice e comprensibile, ma allo stesso tempo di maggiore impatto emotivo. Il tema del verde attrezzato urbano, infatti, è piuttosto sentito tra i cittadini palagianesi in quanto rappresenta un’urgenza che è universalmente percepita, e che si manifesta sia sotto il profilo della disomogeneità di distribuzione degli spazi verdi, che sotto quello della qualità di questi spazi, spesso poco ospitali, indefiniti o incolti. Il concetto di “pianta un albero”, quindi, è qui inteso in senso simbolico, poichè il gioco consiste nel posizionare uno spillo cartografico in un punto della città in cui risulta opportuno inserire una nuova area verde e/o alberata. Il gioco viene ripetuto due volte: prima per il territorio urbanizzato di Palagiano, succesivamente per il territorio urbanizzato di Chiatona. Anche in questo caso, avendo a disposizione solo uno spillo cartografico per ogni realtà urbana, il cittadino partecipante viene messo di fronte alla necessità della scelta, immedesimandosi in qualche misura con le condizioni di lavoro di un’amministrazione pubblica.
118
LA PARTECIPAZIONE
L’elaborazione dei risultati mostra esigenze diverse nei luoghi presi in esame. In paese, la scelta è ricaduta su localizzazioni ed ambientazioni che portano ad una casistica assai ampia, ciò, probabilmente, è dovuto all’attuale condizione di mancanza, omogenea e diffusa sul territorio urbano, di aree verdi idonee e non opportunamente attrezzate. Sebbene l’elaborazione degli esiti risulti tanto variegata, è altresi evidente che la percentuale di “alberi piantati” presso Piazza Vittorio Veneto e, in generale, nel centro storico che è maggiore rispetto a quella degli altri siti scelti. Nella marina di Chiatona, la necessità di aree verdi si concentra lungo la costa , probabilmente perchè caratterizzata da una densità urbana dalla trama più compatta rispetto all’area abitata a ridosso della zona boschiva, infatti la necessità di realizzare spazi destinati al verde va disperdendosi a mano a mano che ci si avvicina alla pineta, particolarmente sentita è, inoltre, la realizzazione di verde pubblico nei pressi della stazione ferroviaria. 119
LA PARTECIPAZIONE
IL GIOCO DELLA VIABILITA’
Questa interazione è stata studiata per analizzare la questione della congestione del traffico nell’asse viario principale, corso Vittorio Emanuele, che attraversa la città in direzione Est - Ovest. In particolare il gioco consiste nel confrontare una serie di tracciati preferenziali che gli abitanti, in veste di automobilisti, utilizzano per raggiungere due punti situati ai poli opposti del tessuto stradale. Uno degli scopi principali di questa attività, oltre a sensibilizzare sul tema della congestione automobilistica del centro urbano, è stato indagare su quali sono le principali alternative all’attraversamento del corso centrale, nelle fasce orarie in cui questo è chiuso al traffico. Al partecipante è stato quindi chiesto di descrivere il suo tracciato per tre volte: • la prima volta è stato invitato a descrivere il suo tragitto nella situazione in cui il corso principale è aperto al traffico (colore blu mappa 1); • la seconda volta immaginando che il corso principale sia chiuso al traffico (colore rosso mappa 1); • la terza volta è stato invitato a individuare un tracciato tra due punti opposti dell’area Sud - Ovest (la zona 167) (mappa 2).
120
LA PARTECIPAZIONE
Come è possibile notare dall’elaborazione dei risultati, per quanto riguarda i percorsi carrabili frequentemente utilizzati quando il corso principale è chiuso al traffico (colore rosso), le zone di maggior congestionamento automobilistico si hanno in Via Piccinni , lungo la S.S.7 e, a sud della piazza, da Via Marconi proseguendo su Via Oronzo Massa. Una percentuale ridotta di automobilisti intervistati preferisce invece percorrere altre strade del centro urbano, spesso a ridosso della piazza principale. Quando il corso principale è aperto al traffico veicolare (colore blu) risulta consuetudine degli automobilisti attraversarlo. È tuttavia interessante notare come una parte degli intervistati preferisca, in ogni caso, percorrere la S.S.7 o via Piccinni, gli stessi dichiaravano che tale scelta fosse giustificata dal fatto che il corso principale risulta ordinariamente di difficile percorribilità a causa dell’intenso traffico veicolare. Nell’ipotesi di attraversamento carrabile della zona sud-ovest del paese la più alta percentuale degli intervistati percorre via Rocco Scotellaro, attraversando quindi la zona Bachelet, per arrivare infine in Viale Chiatona. 121
LA RIGENERAZIONE URBANA
4.0 LA RIGENERAZIONE URBANA
4.1 LO STATO GIURIDICO DELLA RIGENERAZIONE URBANA
Attraverso l’approvazione della LEGGE REGIONALE 29 luglio 2008, n. 21 in materia di “Norme per la rigenerazione urbana”, la Regione Puglia ‘promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati. Come definito dall’art. 2 della 21/08, la rigenerazione va attuata attraverso strumenti di intervento quali Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana, ‘volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico.’ Tali programmi hanno valore di Piani Urbanistici e comportano un insieme coordinato d’interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico in relazione alle specificità del contesto interessato. I comuni definiscono gli ambiti territoriali che, per le loro caratteristiche di contesti urbani periferici e marginali interessati, rendono necessari interventi di rigenerazione urbana. A tal fine predispongono il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana, da mettere a punto con la partecipazione degli abitanti, tenendo conto anche delle proposte di intervento avanzate da altri soggetti pubblici e da soggetti privati, e da approvarsi con apposito atto deliberativo del consiglio comunale. Il presente documento è quindi orientato all’individuazione di “contesti urbani periferici e marginali da riqualificare”, quali “parti del territorio urbanizzato che necessitano di 122
politiche di riorganizzazione territoriale finalizzate al miglioramento della qualità ambientale e architettonica e urbanistica e ad una più equilibrata distribuzione di servizi, di dotazioni territoriali o di infrastrutture per la mobilità, nonché alla eliminazione delle eventuali condizioni di abbandono e di degrado edilizio, igienico, ambientale e sociale” cosi come definito nel DRAG: Documento Regionale di Assetto Generale. Il DPRU nasce dalla necessità di dotarsi di programmi di trasformazione per quelle aree dell’abitato che, in condizioni di degrado fisico e disagio socio-economico, costituiscono i luoghi di maggiore potenzialità per l’evoluzione urbana; considerando dei principi di comportamento operativo ben al di là delle singole proposte progettuali e definendo obiettivi di riqualifica del territorio da perseguirsi attraverso processi di rigenerazione urbana. In risposta, a tali situazioni urbanistiche e necessità, piuttosto frequenti sul territorio nazionale si è costituita sin dal luglio 1995 l’ “AUDIS-Associazione Aree Urbane Dismesse” che ha elaborato e prodotto studi, piani e progetti, volti alla riqualificazioni di parti di città, attraverso nuove procedure urbanistiche recentemente sviluppate. La “Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana”, redatta nel giugno 2008 valuta i principi su cui basarsi e gli obiettivi da perseguire, per sviluppare i programmi di riqualificazione delle aree urbane dismesse o dimettibili. “La Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana propone i principi di riferimento per i programmi di trasformazione delle aree urbane dismesse o dismettibili che, avendo perduta l’originaria funzione, costituiscono oggi i luoghi di maggiore potenzialità per la città, dal punto di vista della ri-
LA RIGENERAZIONE URBANA
qualificazione economica, sociale, urbanistica e ambientale. La Carta si rivolge a tutti i soggetti che operano nella città (il Pubblico, il Privato economico e il Privato collettivo) offrendo l’insieme di idee e pratiche che hanno retto alla prova delle trasformazioni avvenute, selezionate dai soci AUDIS in oltre dieci anni di attività. La Carta, individua dieci elementi di qualità che sono quelli ritenuti necessari perché la trasformazione delle aree dismesse o dismettibili produca non solo la loro riqualificazione, ma la rigenerazione urbana nel suo insieme. Si tratta della qualità: urbana, urbanistica, architettonica, dello spazio pubblico, sociale, economica,culturale, ambientale, energetica e paesaggistica” 1.
1
AUDIS, Documento di proposte per la Rigenerazione Urbana 123
LA RIGENERAZIONE URBANA
4.2 LE POLITICHE PUBBLICHE, IN PARTICOLARE ABITATIVE, URBANISTICHE, PAESAGGISTICOAMBIENTALI, CULTURALI, SOCIO-SANITARIE, OCCUPAZIONALI, FORMATIVE E DI SVILUPPO, CHE CONCORRONO AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEL PROGRAMMA DI RIGENERAZIONE URBANA
Di seguito i contenuti della Carta Audis riferiti ai dieci obbiettivi di qualità. LA QUALITA’ URBANA Perseguire la qualità urbana significa porre in rapporto dinamico tutti gli elementi legati alla riqualificazione di un’area con quelli più ampi del contesto nel quale essa insiste. La somma di singoli buoni progetti non basta, infatti, a garantire qualità urbana, in termini di miglioramento della vita dei cittadini. La qualità di un intervento di rigenerazione si misura anche dalla sua capacità di divenire fattore di innesco e moltiplicazione di un più ampio ed equilibrato sviluppo urbano che comprenda residenzialità, servizi e lavoro. Il concetto di “qualità urbana” rimanda a definizioni complesse e non uniformi le cui componenti interagiscono tra di loro in modo.diverso nello spazio (città piccole/grandi; centrali/periferiche; nord/centro/sud, ecc.) e nel tempo (particolari condizioni storiche, sociali ed economiche). I presupposti per realizzare gli interventi di rigenerazione sono essenzialmente: • che il governo della riorganizzazione territoriale sia esercitato dalle istituzioni in modo sempre più aperto al contributo di tutti gli attori; • che i processi di trasformazione abbiano come obiettivo generale quello di contribuire a realizzare maggiore coesione sociale ed economica, presupposto per lo sviluppo di tutto il territorio; • che il giudizio sulla qualità di ogni singolo intervento comprenda la sua capacità di integrazione fisica, sociale ed economica con il contesto urbano e che l’effetto riqualificativo sia duraturo nel tempo. LA QUALITA’ URBANISTICA Ogni progetto di rigenerazione deve essere inquadrato in una logica definita a monte dagli strumenti di pianificazione e programmazione strategica di ampia scala, quali i piani urbanistici generali, i piani strategici, i programmi dei sindaci etc. Ciascuna collettività può scegliere lo strumento più congeniale purché capace di subordinare ogni trasformazione urbana agli obiettivi condivisi che compongono l’interesse generale della città e sono perciò irrinunciabili. Senza un disegno complessivo c’è il rischio che prevalga la logica interna del singolo progetto, spesso a scapito della collettività e della qualità urbana. E’ indispensabile che il contesto istituzionale abbia definito, oltre alle regole di governo del territorio e i conseguenti 124
strumenti operativi, anche la strategia di sviluppo che i cittadini, attraverso gli strumenti democratici della rappresentanza e della partecipazione, intendono imprimere alla loro città. Il quadro strategico scaturisce da una sintesi degli interessi sociali, economici e culturali che la comunità urbana si è data; è espressione del ruolo che la città intende ricoprire nel territorio e del grado di competitività da attivare su scala regionale, nazionale e internazionale. E’ necessario un processo di progettazione trasparente che, unito alla semplificazione delle procedure urbanistiche, renda espliciti gli obiettivi dell’intervento, riduca i rischi legati ai ritardi e alla lievitazione dei costi e, quindi, favorisca il giusto operare. L’impianto normativo e lo strumento urbanistico devono garantire, all’interno di parametri chiari e definiti, elementi di flessibilità perché la proposta urbanistica possa essere attuata anche nel medio-lungo periodo, garantendo sempre la certezza del diritto e la coerenza con il progetto/ programma iniziale. LA QUALITA’ ARCHITETTONICA La qualità architettonica di un processo di rigenerazione è riferita sia ai manufatti progettati ex-novo che a quelli riqualificati e costituisce un’occasione per elevare la qualità complessiva della città del ’900,spesso drammaticamente carente. La qualità architettonica si gioca sostanzialmente su tre piani: • la sfida della contemporaneità e dei nuovi stili dell’abitare, del lavorare, del vivere, della multietnicità; • l’uso delle nuove tecnologie compatibili con l’ambiente e che assicurino il risparmio delle risorse; • l’integrazione e la continuità con l’esistente, la storia dei luoghi e i fattori identitari locali. L’integrazione tra questi aspetti produce attrattività per i potenziali investitori e i futuri fruitori che sono incoraggiati a investire, abitare o trasferire le loro attività nelle aree riqualificate. Per raggiungere elevati livelli di qualità della forma urbana e architettonica va usato al meglio l’apparato disciplinare in nostro possesso e perseguite tutte le procedure utili a questo scopo. Tra queste, il ricorso ai concorsi pubblici, promossi anche da parte dei privati, può rendere ogni progetto un vettore di idee per arricchire la città e per darle identità, anche nella realizzazione delle urbanizzazioni e delle opere pubbliche in generale, che rivestono un ruolo primario nella vita sociale degli abitanti.
LA RIGENERAZIONE URBANA
In questo senso va riabilitata la centralità della figura del progettista, garante del rapporto tra le esigenze dell’abitare e del vivere, qualità del progetto e necessità del costruttore. LA QUALITÀ DELLO SPAZIO PUBBLICO Una città fatta di adeguati spazi pubblici favorisce lo sviluppo, la convivenza civile, la comunicazione e l’aggregazione sociale, la sicurezza, la conoscenza reciproca e la partecipazione. Riferita alla rigenerazione di aree dismesse o dismettibili, la qualità dello spazio pubblico ha una funzione di rilievo per riavviare i necessari processi di identificazione e integrazione sociale e per la riconoscibilità del luogo; è importante per la ricucitura e la fluida circolazione e scambio con il contesto urbano. Esso costituisce il completamento indispensabile alla valorizzazione del patrimonio architettonico e urbanistico, aumenta la qualità generale del tessuto urbano laddove accresce le opportunità di mobilità, anche per le categorie più svantaggiate, crea un ambiente attraente,sicuro e flessibile capace di competere con i nuovi poli residenziali, terziari, commerciali e del tempo libero sorti all’esterno dei nuclei urbani, restituendo valore aggiunto alle parti centrali e consolidate delle nostre città. Secondo la tradizione storica europea, gli spazi pubblici devono tornare ad essere elemento costitutivo del tessuto urbano dove la mobilità, pedonale in primis e veicolare (se necessaria) sia garantita senza il ricorso a soluzioni viabilistiche improprie per la città (svincoli, sottopassaggi e rotonde), favorendo la realizzazione di luoghi aperti, piacevoli e sicuri. In controbilanciamento alla scarsa durabilità delle opere di architettura contemporanea, avere nuovi spazi pubblici di qualità significa investire nel capitale sociale urbano fisso a medio lungo termine. LA QUALITA’ SOCIALE Qualità sociale significa benessere per gli abitanti (residenti e city users), sia come individui che come collettività. Il contesto urbano deve facilitare la coesione, favorire i rapporti interpersonali e l’interazione con i luoghi, offrire servizi adeguati ed evitare processi di esclusione o emarginazione. In questa chiave è fondamentale puntare, negli interventi con destinazioni residenziali, ad una composizione sociale articolata, attraverso la realizzazione di un’offerta immobiliare diversificata (proprietà/affitto,mercato/social housing). Inoltre, laddove è possibile, occorre mantenere e sviluppare le attività lavorative all’interno delle aree, in modo da scongiurare il rischio della riproposizione del “recinto” monofunzionale. E’ indispensabile verificare la sostenibilità sociale delle trasformazioni prevedendo l’impatto che esse avranno sul contesto. La tenuta e il miglioramento delle dotazioni territoriali, delle aree verdi, delle aree pedonali, del commer-
cio, dei luoghi di aggregazione, degli spazi pubblici, della residenza sociale e non convenzionale, sono tutti fattori imprescindibili nelle operazioni di riqualificazione urbana. Gli obiettivi sociali devono essere perseguiti dal programma di rigenerazione nelle sue premesse, politiche e tecniche, e sviluppate nel progetto, nella sua esecuzione e gestione, attraverso un processo codificato di partecipazione. LA QUALITÀ ECONOMICA La qualità economica di un intervento a scala urbana risiede essenzialmente in due fattori: • la capacità di produrre occasioni di sviluppo autopropulsivo duraturo nel tempo e crescita economica dell’area urbana in cui si inserisce; • il bilanciamento tra qualità tecnica, tempi, efficienza attuativa e costo globale per evitare diseconomie nelle fasi di progettazione e realizzazione dell’opera,nonché nella sua gestione e manutenzione. Una trasformazione urbana di qualità genera benefici economici sia per gli investitori (Privato economico), sia per il Pubblico, che per i cittadini (Privato collettivo); attira investimenti generando sviluppo e nuove opportunità di lavoro. I benefici potenziali devono essere considerati e assunti fin dalla nascita del programma di recupero che, nella sua valutazione, deve evidenziare le utilità e i benefici più larghi (pubblici e privati) generati dagli investimenti di riqualificazione (pubblici e privati). È importante determinare i presupposti finanziari ottimali per le trasformazioni, in particolare favorendo le condizioni che danno maggior spazio all’investimento privato e alle sue ricadute pubbliche. È fondamentale, in tal senso, il ruolo dell’investimento pubblico come innesco all’investimento privato, a partire da un uso intelligente del patrimonio immobiliare pubblico come leva, anche economico-finanziaria, per gli investimenti privati. Ogni processo di trasformazione urbana è accompagnato da un potenziale rischio d’impresa. Tutti i rischi vanno valutati nella fase iniziale del processo attraverso opportuni studi di fattibilità che identifichino, anche attraverso più ipotesi di scenario complessivo, le destinazioni d’uso più appropriate, in relazione ai costi potenziali di intervento stimati nel modo più realistico possibile. I singoli progetti di trasformazione sono avvantaggiati se inseriti in una più vasta iniziativa di rigenerazione. È perciò fondamentale che la progettazione economica e finanziaria alla base di un intervento nasca insieme ad esso e sia coerente con gli strumenti pianificatori e programmatici generali, in modo da rispettare, nel processo attuativo,le strategie di lungo periodo che la città si è data.
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LA RIGENERAZIONE URBANA
LA QUALITÀ AMBIENTALE Il recupero delle aree urbane dismesse ha due importanti ricadute sulla qualità ambientale: • la prima è legata ai fattori generali che definiscono la crescita sostenibile di una città; • la seconda riguarda le bonifiche ambientali che tale recupero produce quando, come accade nella maggior parte di casi, si tratta di siti storicamente inquinati. Un’accurata valutazione delle condizioni ambientali delle aree, accompagnata da studi sugli impatti determinati dalla bonifica dei siti potenzialmente contaminati, costituisce un passaggio imprescindibile per il successo dell’intera operazione; preserva la salute dei cittadini ed è il primo passaggio necessario per assegnare attrattività ai luoghi, diminuendo le incertezze e aumentando il potenziale del mercato locale. Una politica del pieno utilizzo delle aree disponibili che minimizza l’espansione urbana, riduce inoltre la necessità di urbanizzare nuove aree verdi o agricole,contribuisce all’uso efficiente delle strutture e infrastrutture esistenti e abbatte il consumo energetico sia degli edifici, sia della città. LA QUALITÀ ENERGETICA Il rispetto dei principi cardine della sostenibilità ambientale sono un requisito essenziale pienamente affermato a scala urbana. L’obiettivo dichiarato sono le eco-città,caratterizzate dal contenimento dei consumi energetici, dall’impiego minimo di risorse naturali, dalla riduzione dei rifiuti e delle emissioni clima-alteranti, nel rispetto di elevati standard abitativi. Il patrimonio edificato esistente, buona parte del quale costruito nella seconda metà del ‘900, non rispetta queste qualità e costituisce anzi una delle principali cause di spreco energetico e d’inquinamento. La rigenerazione delle aree dismesse o dismettibili, contribuisce a raggiungere obiettivi di sostenibilità attraverso: • la trasformazione degli edifici da consumatori a produttori di energia; • l’integrazione del linguaggio del progetto con le tecnologie più avanzate per il contenimento dei consumi energetici; • l’adozione di sistemi passivi (materiali di costruzione, esposizione, uso del verde,ventilazione, ecc) e attivi (teleriscaldamento,impianti di condizionamento intelligenti, fonti energetiche rinnovabili, raccolta e utilizzazione dell’acqua piovana, ecc) per migliorare l’efficienza energetica; • la produzione di biogas dai rifiuti; • l’utilizzazione di biotecnologie per assorbire le sostanze inquinanti nelle bonifiche di aree inquinate; • l’incentivazione della produzione di energia domestica (fotovoltaico, solare termico etc.) promuovendo un 126
•
nuovo mercato energetico nel quale i cittadini, fino ad ora solo consumatori, diventino anche produttori d’energia; la progettazione degli spazi aperti (pubblici e privati), del verde e delle superfici d’acqua come elementi integranti del riequilibrio bioclimatico.
La Pubblica Amministrazione deve adottare normative che stimolino la capacità di produrre edifici con alte prestazioni ambientali da parte degli operatori. Attraverso l’adozione di incentivi (fiscali e normativi) va contrastata la politica del basso costo di costruzione che si traduce nella lievitazione dei costi di manutenzione e gestione e nello spreco energetico, la quale grava sulla salute dei cittadini e sulla qualità urbana. Devono essere elaborati nuovi modelli metodologici per l’edilizia pubblica con la partecipazione degli attori imprenditoriali, sociali e tecnici. LA QUALITÀ CULTURALE Per quanto sia vasta l’area dismessa e lungo il tempo del suo abbandono produttivo, essa non costituisce mai un vuoto urbano. Qualità culturale significa progettare trasformazioni che siano in continuità con le evoluzioni storico-culturali del luogo, o in necessaria e costruttiva rottura, sulla base della consapevolezza della storia fisica, economica e sociale dell’area in questione e della città. Il lavoro di ricerca, indagine e ‘ascolto’ del luogo e dei suoi abitanti è la premessa necessaria ad ogni progetto di rigenerazione e deve accompagnare la sua realizzazione in tutte le fasi, grazie al contributo di professionisti dedicati.Dal punto di vista architettonico, la conoscenza dei valori testimoniali dei manufatti presenti e del loro stato di conservazione consente di identificare le categorie d’intervento, relative al complesso e ai singoli edifici, secondo graduazioni che vanno dal restauro, al recupero, alla ristrutturazione ed infine alla sostituzione per gli edifici che non presentano valori degni di tutela. Dal punto di vista urbanistico, la morfologia delle città che sono caratterizzate da un’importante storia industriale va riconosciuta e salvaguardata; ogni integrazione e trasformazione deve essere coerente a tale peculiare carattere. La vitalità di una trasformazione urbana è legata ad azioni che compongono il senso di appartenenza al territorio e la continuità storica con nuove risposte alle sfide dello sviluppo urbano. LA QUALITÀ PAESAGGISTICA La qualità paesaggistica deriva dall’insieme delle qualità raggiunte negli ambiti già citati, nei casi in cui la loro com-
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posizione crea un rinnovato ‘senso del luogo’. Non si tratta quindi di perseguire l’idea di semplice ‘cosmesi’, ma di giungere a una giusta sintesi tra la morfologia del territorio, il patrimonio presente, il sistema delle risorse di cui gode e il sistema sociale ed economico espresso dalla comunità che in esso vive, creando un ‘bene paesaggio’ inteso come costruzione collettiva. Nel caso specifico delle aree dismesse, particolare rilievo hanno i fattori tempo e gradualità: gli abitanti, le amministrazioni e gli attori coinvolti devono essere sollecitati a riappropriarsi del ‘paesaggio abbandonato’, a volte negato e rimosso, perché i suoi caratteri distintivi possano essere giustamente individuati, valutati e confrontati con le nuove esigenze. Sulla base di questo confronto potranno essere elaborati, secondo le indicazioni legislative vigenti, i termini del progetto di recupero e trasformazione che dovrà essere flessibile e poter interagire sia con gli assestamenti e le modificazioni naturali nel corso del tempo sia con gli abitanti nella nuova graduale appropriazione del ‘luogo’.
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LA PARTECIPAZIONE
4.3 LA VISIONE PROGETTUALE-STRATEGICA SOVRALOCALE DEL PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE DELLA REGIONE PUGLIA
Il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana di Palagiano intende recepire e perseguire gli obiettivi, gli indirizzi e le direttive espresse dal P.P.T.R. approvato con D.G.R. n.176 del 16 febbraio 2015. Si considera il P.P.T.R. come il principale strumento sovraordinato di riferimento al fine di sviluppare principi di rigenerazione coerenti a partire dalla scala territoriale fino a giungere a quella urbana e di quartiere. Questi, associati ai principi e agli obiettivi della Carta Audis da perseguire per sviluppare i programmi di riqualificazione delle aree urbane dismesse o dimettibili, contribuiscono a formare un quadro strategico di base - integrato e complementare - che di volta in volta può essere tradotto in obiettivi specifici declinati in base ai singoli ambiti territoriali da rigenerare. LA STRUTTURA DELLO SCENARIO STRATEGICO DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL P.P.T.R. La visione progettuale del P.P.T.R.1 consiste nel disegnare uno scenario di medio lungo periodo che si propone di mettere in valore in forme durevoli e sostenibili gli elementi del patrimonio identitario individuati nell’Atlante, elevando la qualità paesaggistica dell’intero territorio attraverso azioni di tutela, valorizzazione, riqualificazione e riprogettazione dei paesaggi della Puglia. Lo scenario, assume i valori patrimoniali del paesaggio pugliese e li traduce in obiettivi di trasformazione per contrastare le tendenze in atto al degrado paesaggistico e costruire le precondizioni di un diverso sviluppo socioeconomico e territoriale fondato sulla produzione di valore aggiunto territoriale e paesaggistico e sul principio dello sviluppo locale autosostenibile. I progetti e i processi della parte strategica del piano non possono che essere multisettoriali e integrati. Un processo che produce l’autoriproduzione e la valorizzazione delle risorse patrimoniali del territorio, non può svilupparne una a scapito di altre; diventano dunque fondamentali le sinergie fra i diversi interventi settoriali. In questo quadro, essendo il piano paesaggistico cogente per i piani urbanistici e di settore, esso si configura anche come strumento di valutazione polivalente di questi piani.
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P.P.T.R., Relazione generale, Cap.4
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GLI OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DELLO SCENARIO STRATEGICO DEL P.P.T.R. Gli obiettivi enunciati tengono conto della valenza territoriale del piano paesaggistico della Regione Puglia. Questa peculiarità del piano pugliese porta il PPTR a evidenziare nello scenario alcune strategie di fondo in cui si inquadrano gli obiettivi generali e gli obiettivi di qualità degli ambiti paesaggistici: • sviluppo locale autosostenibile che comporta il potenziamento di attività produttive legate alla valorizzazione del territorio e delle culture locali; • valorizzazione delle risorse umane, produttive e istituzionali endogene con la costruzione di nuove filiere integrate; • sviluppo della autosufficienza energetica locale coerentemente con l’elevamento della qualità ambientale e ecologica; • finalizzazione delle infrastrutture di mobilità, comunicazione e logistica alla valorizzazione dei sistemi territoriali locali e dei loro paesaggi; • sviluppo del turismo sostenibile come ospitalità diffusa, culturale e ambientale, fondata sulla valorizzazione delle peculiarità socioeconomiche locali. Queste strategie sono declinate nel piano attraverso il perseguimento di obiettivi generali di carattere territoriale e paesaggistico. Gli obiettivi generali e le loro declinazioni specifiche hanno costituito il riferimento per l’elaborazione dei cinque progetti territoriali per il paesaggio regionale, oltre che dei progetti integrati sperimentali, delle linee guida e, infine, degli obiettivi di qualità paesaggistica-territoriale e della normativa d’uso degli ambiti di paesaggio.
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GLI OBIETTIVI GENERALI
GLI OBIETTIVI SPECIFICI
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CINQUE PROGETTI TERRITORIALI PER IL PAESAGGIO REGIONALE
Il PPTR concepisce una visione dello scenario futuro come insieme di progetti per la valorizzazione attiva dei paesaggi della Puglia. Si sono elaborati 5 progetti di livello regionale che disegnano nel loro insieme una visione strategica della futura organizzazione territoriale volta a elevare la qualità e la fruibilità sociale dei paesaggi della regione fornendo risposte ai principali problemi sollevati dagli obiettivi generali. 1. LA RETE ECOLOGICA REGIONALE Affronta in chiave progettuale, secondo una interpretazione multifunzionale e ecoterritoriale del concetto di rete, un disegno ambientale di tutto il territorio regionale volto ad elevarne la qualità ecologica e paesaggistica; perseguendo l’obiettivo di migliorare la connettività complessiva del sistema, attribuendo funzioni di progetto a tutto il territorio regionale (valorizzazione dei gangli principali e secondari, stepping stones, riqualificazione multifunzionale dei corridoi, attribuzione agli spazi rurali di valenze di rete ecologica minore a vari gradi di “funzionalità ecologica” ecc); riducendo processi di frammentazione del territorio e aumentando i livelli di biodiversità del mosaico paesistico regionale. Il carattere progettuale della rete (che costituisce un sistema regionale di invarianti ambientali cui commisurare la sostenibilità dell’insediamento) è attuata a due livelli. Il primo, sintetizzato nella Rete ecologica della biodiversità (tav. 1), che mette in valore tutti gli elementi di naturalità della fauna, della flora, delle aree protette, che costituiscono il patrimonio ecologico della regione; il secondo, sintetizzato nello Schema direttore della rete ecologica polivalente (tav. 2) che, assumendo come base la Rete ecologica della biodiversità, assume nel progetto di rete in chiave ecologica i progetti del patto città campagna (ristretti, parchi agricoli multifunzionali, progetti CO2), i progetti della mobilità dolce (strade parco, grande spina di attraversamento ciclopedonale nord sud, pendoli, ecc), la riqualificazione e la valorizzazione integrata dei paesaggi costieri (paesaggi costieri ad alta valenza naturalistica, sistemi dunali, ecc); attribuendo in questo modo alla rete ecologica un ruolo non solo di elevamento della qualità ecologica del territorio, ma anche di progettazione di nuovi elementi della rete a carattere multifunzionale. 2. IL PATTO CITTÀ-CAMPAGNA Il progetto (tav. 3), a partire dalle analisi sulle forti criticità delle urbanizzazioni contemporanee e dai processi di degrado dei paesaggi rurali dovuti ai processi di urbanizzazione della campagna e industrializzazione dell’agricoltura, risponde all’esigenza di elevare la qualità dell’abitare sia urbana che rurale con un progetto integrato fra politiche insediative e agrosilvopastorali, relativo alla riqualificazione 136
dei paesaggi degradati delle periferie e delle urbanizzazioni diffuse, alla ricostruzione dei margini urbani; alla progettazione di cinture verdi periurbane e di parchi agricoli multifunzionali; a interventi di riforestazione urbana. Il patto città campagna, il cui nome “patto” allude ad una profonda integrazione fra le politiche urbanistiche e le politiche agricole ridefinite nella loro valenza multifunzionale, disegna un territorio regionale in cui si percepisce con chiarezza il reticolo urbano, i suoi confini “verdi” le sue relazioni di reciprocità con il territorio rurale. Gli elementi costitutivi del “Patto” sono la riformulazione, al margine dei nuovi confini dell’edificato, degli antichi “ristretti” che si qualificavano di orti, frutteti e giardini i margini urbani delle città storiche; i parchi agricoli multifunzionali sia di valorizzazione di morfotipi rurali di pregio che possono riqualificare il rapporto fra città e campagna, sia di riqualificazione di aree metropolitane degradate; i parchi CO2, di riforestazione periurbana a fini di compensazione di zone industriali ad elevato degrado ambientale. 3. IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITÀ DOLCE Il progetto (tav. 4) ha lo scopo di rendere fruibili, sia per gli abitanti che per un turismo culturale e ambientale, escursionistico e enogastronomico, appoggiato sui progetti regionali di ospitalità diffusa nei centri urbani dell’interno, i paesaggi dell’intero territorio regionale, attraverso la promozione di una rete integrata di mobilità ciclopedonale, in treno, in battello, che recupera strade panoramiche, sentieri, tratturi, “pendoli” costieri, ferrovie minori, stazioni, attracchi portuali, strade e edifici di servizio dell’acquedotto pugliese; e che si connette, attraverso il progetto di nodi intermodali, alla grande viabilità stradale ferroviaria, aerea e navale. Il progetto si avvale di molti capitoli del Piano regionale dei trasporti, sporattutto per le parti relative al recupero dei tracciati ferroviari e delle stazioni minori e dei progetti di metro del mare. 4. LA VALORIZZAZIONE E LA RIQUALIFICAZIONE INTEGRATA DEI PAESAGGI COSTIERI Il progetto (tav. 5) assume il sistema costiero come elemento di grande rilevanza patrimoniale e strategica per il futuro socioeconomico della Puglia, ha lo scopo duplice di bloccare i processi di degrado dovuti alla pressione turistica concentrata a ridosso della costa e di valorizzare l’immenso patrimonio (urbano, naturalistico, rurale, paesaggistico) ancora presente, sia nel sistema costiero che nei suoi entroterra. Rispetto al Piano regionale delle coste, che fa riferimento alla striscia sottile delle aree di pertinenza demaniale, il progetto assume a riferimento progettuale e normativo una
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dimensione profonda del territorio costiero, appoggiata sul sistema delle aree protette a vario titolo, per poter attivare progetti di decongestionamento funzionale e insediativo che valorizzino appieno il patrimonio, urbano, infrastrutturale, rurale e naturalistico degli gli entroterra costieri. Il progetto integra su questa fascia costiera, tutti gli altri progetti territoriali di paesaggio, attraverso interventi articolati sui waterfront urbani, sui sistemi dunali, sulle zone umide, sull’agricoltura, sulle urbanizzazioni periferiche, sui paesaggi ad alta valenza naturalistica, sui collegamenti infrastrutturali con gli entroterra costieri, sulla navigabilità dolce. 5. I SISTEMI TERRITORIALI PER LA FRUIZIONE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI Questo progetto (tav. 6) si propone di rendere fruibili non solo i singoli beni del patrimonio culturale che la Carta dei beni culturali ha censito, ma di trattare i beni culturali (puntuali e areali) in quanto sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesistiche di appartenenza, per la loro valorizzazione complessiva. Il progetto regionale riguarda l’organizzazione della fruibilità (funzionale, paesaggistica, culturale) sia dei Contesti topografici stratificati, in quanto progetti territoriali, ambientali e paesistici dei sistemi territoriali che ospitano una forte concentrazione di beni, sia aree di grande pregio, sia di aree a forte densità beni culturali e ambientali a carattere monotematico ( sistemi di ville, di masserie, di uliveti monumentali, ecc). Questo ultimo progetto salda in modo coerente l’approccio sistemico innovativo della Carta dei Beni culturali, integrando questi ultimi nelle invarianti strutturali delle figure territoriali e paesistiche e negli altri progetti territoriali per il paesaggio regionale; contribuendo in questo modo a sviluppare il concetto di territorilizzazione dei beni culturali, già fortemente presente in Puglia con le esperienze di archeologia attiva e di formazione degli ecomusei. Il visioning emergente dall’insieme dei progetti è rappresentato in una carta di sintesi (tav. 7) da interpretarsi nel suo insieme come una visione integrata del futuro territorio della Puglia e dei suoi paesaggi.
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TAV 1: LA RETE DELLA BIODIVERSITA’
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TAV 2 : SCHEMA DIRETTORE DELLA RETE ECOLOGICA POLIVALENTE
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TAV 3: PATTO CITTA’ CAMPAGNA
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TAV 4: IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITA’ DOLCE
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TAV 5: LA VALORIZZAZIONE E LA RIQUALIFICAZIONE INTEGRATA DEI PAESAGGI COSTIERI
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TAV 6 :I SISTEMI TERRITORIALI PER LA FRUIZIONE DEI BENI PATRIMONIALI
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TAV 7: SCENARIO DI SINTESI DEI PROGETTI TERRITORIALI PER IL PAESAGGIO REGIONALE
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4.4 GLI AMBITI
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
5.0 GLI A.R.U. : AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
5.1 LA STRATEGIA DELLE CONNESSIONI
Le strategie messe a sistema nei Cinque progetti territoriali per il paesaggio regionale trovano applicazione nel contesto di Palagiano attraverso il principio della connettività territoriale. L’area di Palagiano per caratteristiche idrogeologiche, morfologiche, ambientali funge da collegamento intermedio tra il sistema delle Gravine a nord e il sistema costiero a sud. La naturale connessione è garantita attraverso il reticolo idrografico rappresentato in particolare dal sistema a pettine delle Lame che in continuità con le Gravine solcano la piana giungendo fino alla costa. Si può attribuire quindi funzioni di progetto a questi elementi, quali la riqualificazione multifunzionale dei corridoi ecologici secondo i principi della mobilità dolce, in un progetto integrato fra politiche insediative e agrosilvopastorali, relativo alla progettazione di cinture verdi periurbane e di parchi agricoli multifunzionali. In prossimità del centro abitato, la Lamoscella e la Lama di Vite rappresentano un corridoio ecologico le cui potenzialità rimangono ad oggi inesplorate. Reinterpretando in maniera integrata i progetti di Rete ecologica Regionale e del Patto città-campagna, il nuovo asse permette quindi non solo di mettere in rete il paese con la marina, ma anche di collegare le strategie agro-urbane applicate all’ambito del margine urbano sud ad una rete connettiva sovralocale. Sulla costa invece, contestualizzando il progetto di Valorizzazione e Riqualificazione Integrata dei Paesaggi Costieri, è necessaria una complessa strategia di interventi applicata al singolo contesto di Chiatona in grado di valorizzare l’immenso patrimonio (naturalistico, rurale, paesaggistico, urbano) ancora presente. Essa inoltre, se opportunamente rimodulata sulle specifiche di ogni marina dell’arco ionico, può creare una rete integrata di interventi, un continuum progettuale coerente che diventi la base per un piano strategico in grado di riqualificare l’intero ambito costiero ionico-tarantino considerato come ‘bioregione urbana’. Le marine stesse allora possono essere ripensate come i 152
nodi fondamentali di una struttura territoriale complessa, caratterizzata delle Pinete dell’arco ionico, che trova nella rete di connessioni lo strumento principale per la sua leggibilità. Quello proposto è un quindi un’idea di paesaggio che mira a riconsiderare gli elementi identitari del territorio, come le dune e la pineta, essi stessi strumenti di progetto e supporti per una rete di connessione territoriale intorno alla quale organizzare un nuovo ordine urbano per le marine. Le Pinete dell’arco ionico possono essere ripensate come un “Parco”, una via di fuga fisica e ideale al modello industriale imposto al territorio di Taranto. Esse rappresentano per Taranto, in maniera complementare e speculare al sistema ambientale del Mar Piccolo, l’unica connessione con il territorio circostante; una via che può rifondare l’immagine di Taranto puntando su nuovi valori ambientali e sui grandi benefici economici, legati agli aspetti turistici, che ne deriverebbero.
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MASTERPLAN A SCALA TERRITORIALE
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Alla scala urbana, la strategia delle connessioni è concepita per rispondere ad una serie di urgenze legate alla qualità dello spazio urbano e al miglioramento di una rete di servizi interconnessi tra loro. E’ possibile sintetizzarla in pochi punti: • riconoscimento di un tessuto storico Nord-Sud complementare ai principali assi vitali esistenti; • individuazione di un network di epidosi urbani per l’offerta di servizi pubblici; • creazione di un’infrastruttura di cintura per la mobilità sostenibile; • definizione di un tessuto misto nelle aree marginali, orientato verso una natura di parco agricolo-urbano. La strategia parte quindi dalla proposta di restituire importanza storico-culturale all’asse storico della via appia, oggi principale asse commerciale e viabilistico della citta, cercando di alleggerire la portata di traffico automobilistico che comporta spiacevoli e ripetuti fenomeni di congestionamento. A questo scopo è importante riconoscere l’esistenza di un asse storico trasversale, orientato in senso Nord-Sud, che intercetta le testimonianze storiche maggiormente rilevanti come il palazzo baronale, a Nord, e il complesso della chiesa dell’Immacolata, situata sull’attuale corso Lenne, asse storico a Sud di ingresso alla città. Il sistema delle connessioni stradali dovrebbe mettere in relazione un network di episodi urbani puntuali (edifici, spazi aperti e luoghi pubblici già funzionananti con scopi di produzione culturale) da mettere a sistema con una rete di mobilità dolce, al fine di dare vita ad un’offerta di servizi il più possibile sfaccettata e distributita. In particolare si fa riferimento a servizi di carattere culturale, sportivo e legati allo svago e alle esigenze di comunità. E’ auspicabile che i luoghi da attivare in questo senso, in particolare gli spazi aperti che oggi risultano non utilizzati o utilizzati in maniera non appropriata al loro potenziale urbano (come la villa comunale, il teatro o il vuoto interno all’ex mercato su via Sansonetti) vengano concepiti come strutture flessibili, in grado di ospitare servizi ed eventi pubblici di diversa natura. La mappatura di questi luoghi è stata suddivisa in due differenti categorie, relative alla loro posizione rispetto al nucleo urbano consolidato: esiste quindi un sistema di luoghi da valorizzare interno alla città densa, ed un altro circuito complementare di luoghi ed edifici pubblici disseminati nel tessuto periurbano o marginale. Il primo gruppo, quello interno, è particolarmente legato alle assialità storiche precedentemente descritte e comprende il nuovo museo (Narracentro), il palazzo baronale (di proprietà privata), la biblioteca Vito Laterza e gli spazi contenuti nel recinto dell’ex mercato ortofrutticolo. Il secondo gruppo, invece, comprende una serie di edifici e spazi posizionati in aree marginali lungo le radiali principali. La strategia, a questo proposito, è di concepire una sorta di corona infra154
strutturle, particolarmente votata alla mobilità dolce, che metta in connessione questi luoghi generando un’infrastruttura complementare agli assi radiali esistenti in modo da garantire, allo stesso tempo, due fondamentali condizioni: migliorare la rete delle connessioni e dei servizi pubblici periferici, e alleggerire il carico di traffico automobilistico che oggi gravita sul corso principale. A questo sistema di connessioni, si associa la proposta di deifinizione di due differenti tipi di tessuti urbani connettivi, uno per il centro storico, finalizzato alla creazione di un meccanismo di rivitalizzazione dei vicoli e degli slarghi del nuclo centrale, ed un secondo per il margine urbano con lo scopo di definire un’identità ad una complessità funzionale per tutta la corona periurbana. Per quanto riguarda le strade del centro, la proposta è quella di promuovere una serie di azioni e di politiche, sia legate al campo economico che a quello delle mobilità, che possano incentivare la fruizione, da parte del pubblico, dei complessi e articolati spazi del centro (ed in particolare nell’area circostante il palazzo baronale, che sarebbe auspicabile rigenerare e riattivare). Si tratta infatti di spazi che, per loro conformazione, sono particolarmente votati alla vita associata ma che oggi, purtroppo, sentono il peso dell’abbandono e della distribuzione estremamente disomogenea dei servizi commerciali concentrati sul corso principale. Il tessuto periurbano, invece, è da intendersi come una sorta di penetrazione della campagna all’interno degli interstizi e degli spazi aperti delle aree urbane più marginali, fino a coinvolgere gli edifici e i luoghi che ospitano attività di carattere pubblico (compresi quelli ancora da riqualificare, come il frantoio ipogeo situato presso corso Lenne). Palagiano, infatti, è un borgo rurale che, nonostante le trasformazni massicce successive alla svolta industriale del territorio tarantino, ha conservato un carattere agricolo preponderante. Si è letterealmente sviluppato per infiltrazione all’interno di un territorio agricolo e la sua espansione recente si è fatta largo all’interno della campagna produttiva, generando una fascia di limbo, tra la città e i suoli coltivati, che oggi costituisce un potenziale connettivo inespresso. Queste aree quindi possono diventare uno strumento per mettere a sistema il territorio agricolo con quello urbano e, allo stesso tempo riconnettere, tramite un sistema di percorsi di mobilità sostenibile, le aree periferiche frammentate al resto de tessuto urbano. In particolare, nell’area individuata come “margine urbano Sud”, si verrebbe a creare un vero e proprio parco agricolo-urbano all’interno del quale i tratti identitari e le eccellenza dell’agricoltura locale potrebbero trovare i loro spazi di espressione nella realtà urbana. Questo parco, inoltre, permetterebbe la connessione a Sud-Ovest tra i quartieri di edilizia popolare e il canale della lama Lamoscella che, una volta recuperato, potrebbe diventare un corridoio ecologico in grado di “allacciare” la città alla marina.
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MASTERPLAN A SCALA URBANA
lama Lamoscella - connessione ecologica assi storici di fondazione centri potenziali della vita associata - nucleo consolidato centri potenziali della vita associata - fascia periurbana assi stradali radiali collegamenti stradali interni riconoscimento e valorizzazione di un centro storico parco agricolo-urbano
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
5.2 I CRITERI DELLA PERIMETRAZIONE
Solitamente nell’approcciarsi alle città e nel volerne descrivere o identificare i differenti tessuti insediativi ci si occupa della sua conformazione urbana e della sua regolamentazione a partire dalla forma: questa forma è un dato di fatto tangibile e spesso si riferisce ad un’esperienza concreta dell’evoluzione del costruito. D’altro canto ci si rende conto che lo studio del tessuto inteso appunto come ‘forma’ non rappresenta che l’aspetto più immediato di una realtà complessa e di tutta una serie di questioni meno chiare e visibili che si riferiscono alla qualità e alla natura di ogni singola trasformazione urbana. Ci è bastato soffermarci a considerare un solo aspetto insediativo perchè “una fila di questioni siano sorte davanti a noi; principalmente esse sono rapportabili ad alcuni grandi temi che sono l’individualità, il locus, il disegno, la memoria: e con esse si delinea un tipo di conoscenza dei fatti urbani più completo e diverso da quello che siamo soliti considerare” 1. La definizione degli ambiti e la struttura dell’intero documento programmatico è stata quindi pensata secondo due prospettive fondamentali: la prima pone l’attenzione sulla conoscenza della pianificazione urbana esistente, compresa quella giuridica e di programmazione sovracomunale e quella di tutto il sistema di governo del territorio della Regione Puglia, che è considerato uno dei requisiti fondamentali per promuovere uno sviluppo sostenibile e identitario; la seconda prospettiva approfondisce invece lo studio della città, con il fine di stimolare l’osservazione di caratteri dominanti e delle morfologie insediative tipiche della Puglia, cogliendone le differenze e le costanti e concentrandosi sugli aspetti dell’abitato più individuali, particolari e irregolari ma per questo anche più interessanti, in maniera da evitare di costruire teorie e politiche di rigenerazione tanto artificiali quanto inutili. Vi è da precisare, che da un lato, le due prospettive assunte non sono esclusive e, anzi, devono strettamente integrarsi; dall’altro, che entrambe richiedono l’acquisizione di conoscenze ricche e articolate sui caratteri del contesto ad esempio sulle risorse fisico-ambientali del territorio (orografia, vegetazione, permeabilità del suolo ecc.), sulle morfo-tipologie insediative (densità, orientamenti, grado di apertura ecc.), sulle funzioni e sui reciproci rapporti (spazi costruiti/ aperti, edifici/viabilità ecc.): le medesime analisi sono dunque state utilizzate per l’identificazione degli ambiti, orientata da prospettive differenti ma complementari.
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‘L’architettura delle città’, Aldo Rossi 1995, CITTA’ STUDI Edizioni
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A valle di un’analisi degli strumenti urbanistici in vigore, ci si è di fatto riferiti ai criteri dettati dal DOCUMENTO REGIONALE DI ASSETTO GENERALE (DRAG), individuando alcune questioni ricorrenti legate a ‘famiglie’ di problemi che attengono: • ad aspetti ambientali e di relazione con lo spazio rurale o la scarsa integrazione ambientale e paesaggistica (spesso l’assoluta indifferenza del costruito) con i contesti rurali eventualmente adiacenti (morfologia del suolo, orizzonti visivi, valorizzazione delle emergenze naturalistiche e del paesaggio); • la povertà del sistema del verde urbano, spesso mai impiantato o in carente stato di manutenzione, o comunque privo di continuità al suo interno e con lo spazio rurale; • l’accessibilità, materiale e immateriale, e i caratteri della mobilità o l’accessibilità inadeguata, dovuta a localizzazioni estremamente periferiche, alla presenza di barriere, all’assenza di integrazione con i tessuti preesistenti o alla autonomia dell’impianto morfologico; • le grandi dimensioni degli isolati o delle maglie urbane, che impongono l’uso dell’auto anche per piccoli spostamenti di quartiere o la distanza non solo fisica, ma anche sociale e simbolica dalla città consolidata e spesso dai luoghi di origine degli abitanti; • gli aspetti formali e funzionali dell’insediamento o la non compiuta conformazione morfologica, spesso frutto della eterogeneità dei modelli insediativi presenti; • i modelli insediativi privi di alcun riferimento alla città consolidata e ai modelli insediativi di tradizione, caratterizzati dalla dilatazione di spazi e proporzioni, dall’assenza di confort degli spazi aperti, dalle grandi dimensioni delle isole esclusivamente residenziali, all’annullamento del rapporto tra edifici e strade; • la carenza di attrezzature pubbliche o la loro scarsa integrazione con il tessuto urbano; • la presenza di spazi ritagliati e inutilizzati, ai margini e all’interno dei contesti, dovuta alla mancata realizzazione delle attrezzature previste o ad una loro inadeguata localizzazione in fase di progettazione (in aree residuali, scarsamente accessibili o inadeguate funzionalmente e ambientalmente); • la monofunzionalità o la carenza del mix funzionale che, laddove realizzato, è organizzato per giustapposizione di funzioni diverse all’interno di recinti autonomi propri;
GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
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l’attenzione agli abitanti, poiché ogni scelta ed azione è volta a migliorarne la qualità di vita; l’attenzione al luogo, poiché la sostenibilità è necessariamente relazionata al sito di intervento ed alle sue caratteristiche, nel quale si cercherà di salvaguardare gli aspetti positivi e mitigare le problematiche presenti; l’estensione della valutazione di sostenibilità nello spazio e nel tempo, oltre il luogo di realizzazione dell’intervento e oltre la fase di realizzazione, considerando l’impatto ambientale prodotto sui luoghi di produzione fuori opera, al trasporto da questi ai luoghi di edificazione, alla gestione, al recupero o demolizione.
A seguito dell’analisi dello stato di fatto, delle problematiche emergenti individuate e in risposta ai contributi della partecipazione civica sono stati individuati i seguenti “Ambiti di Rigenerazione Urbana”: ARU. 01 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Il Centro Storico” ARU. 02 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Il Margine Urbano Sud” ARU. 03 - Ambito di Rigenerazione Urbana “Chiatona”
IL TERRITORIO COMUNALE
A.R.U 1
A.R.U 2
A.R.U. 3
DI TIPO AMBIENTALE Presenza vuoti urbani Mancanza aree verdi Carenza di infrastrutture per la mobilità dolce Presenza di degrado fisico Assenza o discontinuità connessioni ecologiche Impossibilità di intervento per problemi urbanistici e/o giuridici DI TIPO STORICO Scarsa valorizzazione delle testimonianze storiche presenti Impossibilità di intervento per problemi urbanistici e/o giuridici Presenza di beni storici DI TIPO INSEDIATIVO Scarsa qualità edilizia Inadeguatezza delle connessioni Urbanizzazioni primarie assenti o inadeguate Servizi esistenti (standard) inadeguati Impossibilità di intervento per problemi urbanistici e/o giuridici DI TIPO SOCIO-ECONOMICO Assenza di mixità funzionale Presenza di esclusione sociale
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5.3 AMBITO 1: IL CENTRO STORICO
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CARTA TECNICA REGIONALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI FABBRICAZIONE
PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE PERICOLOSITA’
PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE RISCHIO
scheda tecnica
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IL CENTRO STORICO
I centri storici in Puglia così come nel mezzogiorno, la cui forza espressiva è stata suggellata con la proclamazione di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, rappresentano oggi un modello abitativo sostenibile e comunitario in cui trovare ispirazioni per la città futura, essi sono univocamente riconosciuti come il cuore pulsante del territorio e l’immagine con cui le comunità si rappresentano per rivendicare la propria presenza in un mondo globale. La bella parabola dei centri storici, spesso in stato di povertà e degrado fino a metà del secolo scorso, ha inizio negli anni ’60, in occasione del Convegno di Gubbio, organizzato dall’I.N.U. (Istituto Nazionale di Urbanistica) sul tema “Salvaguardia e risanamento dei centri storico – artistici”. In questa sede iniziò finalmente a nascere, in ritardo rispetto ad altri paesi europei, una nuova attenzione verso i vari tipi di agglomerati urbani di antica edificazione e/o di elementi interni ad essi, dei quali la nostra nazione presenta una stratificazione particolarmente ricca. Esistono infatti in Italia città ben conservate risalenti a tutte le epoche storiche dell’ultimo millennio, lo studio delle quali ci permette di confrontare e valutare le diverse conformazioni urbane poichè esse vivono e funzionano sotto i nostri occhi. Sul piano operativo in Puglia bisognerà aspettare il Laboratorio di quartiere del 1979, sviluppato da Renzo Piano a Otranto, all’interno del programma di Riabilitazione dei Centri Storici patrocinato dall’UNESCO, per cominciare a parlare di una vera e propria rigenerazione dei centri storici. Il laboratorio agì attraverso interventi di risanamento, senza sventrare gli edifici ne costringendo gli abitanti ad evacuare dalle loro case, ma al contrario avviando una serie di processi economici e sociali partecipati che hanno garantito la naturale ripopolazione del quartiere. Uno dei motivi a cui possiamo attribuire il successo dei centri storici, un successo non ascrivibile a recenti vittorie ma a mille anni di storia, è la struttura dello spazio pubblico. Nella storia degli insediamenti umani piazze e strade sono sempre state gli elementi di base intorno ai quali organizzare le città. Si tratta di spazi complessi che si articolano su diversi livelli attraverso sofisticati quanto spontanei meccanismi di filtro tra lo spazio pubblico e quello privato, passando per quello comune. In un certo senso, quindi, i centri storici sono città ideali, “marchingegni di soglie per consentire l’intimità e l’incontro, la difesa dell’individualità e l’appartenenza a una comunità” 1. Volendo descrivere o identificare il nucleo storico di Palagiano attraverso l’analisi della ‘forma’ ci si imbatte subito in un problema di tipo storico-urbanistico: tra i centri urbani 164
del versante jonico occidentale, Palagiano risulta infatti essere l’unico in cui non si riesce nitidamente a riconoscere una distinzione tra un nucleo storico consolidato e l’espansione associabile al boom economico, i cui strascichi giungono fino ai giorni nostri. Diversa è invece la situazione dei comuni limitrofi come Massafra, Mottola o Castellaneta in cui le differenze tra le aree di accrescimento spontaneo e quelle pianificate nel secolo scorso sono evidenti, in particolare la città medievale segna profondamente il tessuto edilizio e le sue caratteristiche sono in netto contrasto con quelle estremamente funzionali delle aree urbane novecentesche. La mancanza di un nucleo storico consistente all’interno del tessuto urbano palagianese dipende da una concatenazione di fattori alcuni dei quali - legati a particolari vicissitudini storiche - sono preponderanti. Le teorie più accreditate, ad esempio, evidenziano come nonostante si tratti di un territorio vissuto sin da tempi antichi e, in periodo romano utilizzato come avamposto sull’antica via Appia, per tutta l’epoca medioevale fu soggetto a impaludamento e all’abbandono. La storia urbana di Palagiano risulta quindi disseminata di lacune dovute alla delocalizzazione degli insediamenti urbani nel corso dei secoli e alla migrazione delle popolazioni secondo necessità legate all’uso del suolo, alla ricerca di protezione, alle alluvioni e agli allagamenti, molto frequenti in un territorio orograficamente depresso e circondato da alture. Inoltre la storia di Palagiano è caratterizzata da una sorta di ritardo cronico nella pianificazione urbanistica, che molto spesso si è limitata ad assecondare e regolamentare fenomeni di crescita già in atto. Questo ha comportato che l’espansione esponenziale, durante i decenni della crescita economica, è avvenuta assecondando tanto le direttrici storiche quanto la conformazione caotica e organica del centro consolidato, generando, in molti casi, un interazione aggressiva con questo. A questi fattori va aggiunta un’assenza quasi drastica e perdurata nel tempo di volontà di conservazione e tutela di un patrimonio storico ed architettonico già non troppo ricco. Una prassi poco virtuosa che ha di fatto creato l’odierna situazione in cui testimonianze fisiche e stratificazioni storiche risultano essere piuttosto carenti e frammentate. Sviluppando lo studio dell’evoluzione del tessuto urbano non sulla ‘forma’ ma sul rapporto tra il luogo e gli uomini e analizzando la tradizione costruttiva e di un modo di “fare città” tipiche dei borghi rurali, attraverso episodi urbani e architettonici che rimandano ai borghi di centri meglio conservati nelle vicinanze; è possibile individuare il tessuto, più o meno contaminato del centro storico di Palagiano. A livello planimetrico si riconosce una struttura urbana ar-
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ticolata e porosa che è caratteristica di un modo di costruire la città nettamente precedente all’era industriale a ridosso del corso principale (attuale Corso Vittorio Emanuele) e lungo la sua perpendicolare: direttrice che collega il Palazzo Baronale con la Chiesa della Maria SS Immacolata (attuale Via Roma-Corso Lenne). Si tratta di una rete di pieni e vuoti fatta di emergenze e costruzioni spontanee, la cui maglia manifesta chiaramente una dinamica di accorpamenti e aperture funzionali all’esaltazione della strada e, più in generale, ad una rete di connessioni che costituiscono lo spazio pubblico.Tale conformazione è di fatto segnata longitudinalmente dall’asse di viabilità centrale: Corso Vittorio Emanuele che, ricalcando in parte il tracciato della Via Appia, taglia in due il tessuto storico sottolineando ulteriormente l’escusività del centro antico di Palagiano rispetto ai paesi limitrofi. Oggi, nonostante questa maglia sia ancora conservata è evidente come una serie di nuove costruzioni residenziali in cemento abbia sostituito o si sia sovrapposta alle costruzioni tradizionali in tufo. Mentre l’edilizia storica locale è caratterizzata da volumi 1
bassi e accorpati, tipici di lotti iper-frammentati, le nuove costruzioni sono intervenute con le dinamiche (e le regole) dell’edilizia contemporanea, snaturando, a volte in maniera drastica, l’assetto urbano storico, tipicamente denso e poroso, e creando la necessità di intervenire a livello cromatico e formale in maniera da rendere più leggibile ed omogeneo il tessuto originario della città. Un caso eclatante ci è fornito dall’uso degli spazi pubblici o meglio delle aree filtro tra lo spazio pubblico e quello privato: nelle costruzioni storiche il livello più basso rappresenta una grande risorsa di prossimità e permeabilità del tessuto rispetto ai luoghi delle relazioni umane, nei palazzi di nuova realizzazione invece il piano terra è spesso destinato ad attività che non producono alcuna relazione di scambio con la strada ed è quindi percepito come una limitazione allo sviluppo sensoriale orizzontale. Nonostante le numerose contaminazioni che rischiano di compromettere radicalmente l’assetto ancora originale di questo luogo, la varietà e la stratificazione storica e numerosi spazi urbani di diversa natura, oggi notevolmente sottovalutati e inutilizzati, rimangono caratteristici di Palagiano.
GIANCARLO CONSONNI., Dalla radura alla rete.Inutilità e necessità della città, Unicopli, 2000. 165
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Questa criticità deve essere quindi affrontata considerando la strada urbana con le sue cortine e le sue ramificazioni come la struttura del borgo antico stesso. Si tenderà perciò alla spazialità e alla multifunzionalità puntando in modo esclusivo su due aspetti: - l’edilizia aperta - la rifunzionalizzazione degli spazi pubblici. L’edilizia aperta e non continua è una prerogativa fondamentale della strada tradizionale urbana e crea co-appartenenza e permeabilità di interno ed esterno: androni, porticati, logge, cortili e patii devono concorrere a costruire la spazialità della strada che tra essi si snoda. Lungo la strada l’invito a proseguire si intreccia con l’invito alla sosta. Questi spazi interstiziali, con diverse dimensioni e conformazioni, derivanti dall’articolazione estremamente organica dei volumi, sono disseminati in tutto il nucleo compatto. Essi rappresentano, come per tutti i nuclei storici delle città mediterranee, una potenzialità latente che oggi non viene messa a sistema con gli assi stradali principali, sui quali invece si concentrano le attività sociali ed economiche. Progetti di recupero, materiali, colori e nuove funzioni possono costituire una tessitura, un collegamento, un reticolo di insieme che porta il cittadino a riconoscere un linguag-
Il Palazzo Baronale 166
gio unico e caratteristico del centro antico e lo invita a riappropriarsi, insieme agli spazi pubblici, delle proprie radici. L’uso inappropriato di tali spazi è inoltre sottolineato dalla congestione del traffico automobilistico, del tutto inatteso, che non può essere supposto in questo tipo di orditure urbane. Il passaggio costante di autoveicoli rappresenta un ostacolo alla vita comune e all’utilizzo degli spazi pubblici da parte della popolazione. Impedendo il dialogo tra ambienti interni e esterni la viabilità carrabile e la presenza di parcheggi a ridosso delle abitazioni limitano infatti l’uso pubblico degli edifici e la multifunzionalità di questi a scapito della socialità che è alla base di una concreta rivitalizzazione del borgo antico. Il manufatto urbano che rappresenta la testimonianza più preziosa e duratura del passato di questo borgo rurale è certamente il Palazzo Baronale, che i cittadini palagianesi hanno ribattezzato “castello di Palagiano”, forse proprio come conseguenza di una ricerca inconsapevole di un passato in cui radicarsi. Situato nel centro del tessuto storico esso presenta un corpo di fabbrica centrale originario, risalente all’epoca medievale, di forma rettangolare con un cortile interno, al quale sono stati aggiunti nel tempo una serie di volumi postumi su tutti e quattro i lati.
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Dettagli del patrimonio architettonico storico 167
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Scorci del centro storico
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Scorci del centro storico
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Insieme all’articolato complesso della chiesa dell’Immacolata (situato all’estremità Sud del nucleo storico) e alla chiesa di San Rocco, il Palazzo Baronale rappresenta un’eccezione urbana caratterizzante e identitaria. Esso è stato oggetto negli ultimi 30 anni di interventi di consolidamento statico, di aggiunta e di demolizione, volti a scongiurare atti di vandalismo e a tutelare l’integrità dello stesso che è purtroppo da tempo in stato di abbandono e chiuso alla fruizione pubblica. Nell’”Architettura della Città”, Aldo Rossi racconta il complesso tema della costruzione della città nel tempo, partendo dal concetto di “fatto urbano”: i fatti urbani sono particolari oggetti (o insiemi di oggetti) che danno una forma concreta alla società, che attraverso essi acquista memoria e coscienza di sé. Se intendiamo valido tale concetto, potremmo intendere il Palazzo Baronale di Palagiano come un potenziale “fatto urbano” in grado di condizionare positivamente, se adeguatamente attivato, gli esiti di un’area urbana oggi dimenticata e in alcuni casi percepita come un articolato e stratificato vuoto urbano. I ‘fatti urbani’, così come il Palazzo Baronale, secondo la definizione di Rossi sono fatti individuali, nel senso che i loro spazi godono di una qualità intrinseca che li rende adattabili, nel corso del tempo, ad un avvicendarsi di diverse funzioni urbane che ogni volta ne arricchiscono i contenuti formali. Grazie alla sua posizione strategica e alla presenza di una serie di articolazioni di volumi, tanto nelle facciate quanto nella conformazione volumetrica, il Palazzo Baronale potrebbe essere protagonista di uno scambio molto ricco con il tessuto urbano circostante. Intorno ai volumi di questo prezioso rudere, infatti, si articolano numerose piazze e slarghi che oggi si spengono contro le aperture murate dello stesso. Sono luoghi che conservano un incredibile potenziale di ricchezza e varietà urbana, e che potrebbero innescare un complesso sistema di scambi, considerando in particolare la relazione con la strada che con la corte interna del “castello”.
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STATO GIURIDICO Programma di Fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: • “zona B1a” • “zona B1b” VINCOLI E/O INVARIANTI STRUTTURALI PPTR Ulteriori Contesti Paesaggistici: • Città consolidata • Rete tratturi • aree di rispetto della rete tratturi PAI/AdB
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AMBITO
DINAMICHE DI
VITA - Spazi aperti frequenti e porosi - Presenza di elementi architettonici simbolici per la cittadinanza - Presenza di tessuto storico rilevante - Presenza di attività di ristorazione e commerciali lungo l’asse storico principale - Prossimità di assi di viabilità automobilistica principale - Disponibilità di spazi per usi pubblici
PROCESSI SPONTANEI MORTE - Spazi urbani di valore storico degradati - Carenza e scarsa qualità del verde urbano
- Occupazione degli spazi di prossimità delle abitazioni
- Scarsa qualità e dotazioni degli spazi aperti
- Chiusura informale delle strade al traffico per l’utilizzo dello spazio aperto
- Ostacoli fisici alla percezione di un linguaggio unitario e caratteristico
- Centralizzazione delle attività sociali
- Assenza di percorsi pedonali e ciclabili - Presenza del traffico automobilistico - Distribuzione disomogenea dei servizi che si concentrano sul corso principale
MEMORIA - Strada urbana come istituzione sociale - Il Palazzo Baronale - Chiesa della Ss Immacolata - Chiesa della Ss Annunziata - Persistenza di usi e espressioni dell’abitare rurale
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- Installazione di gazebo e dehor per allargare gli spazi commerciali sulla strada e sfruttare lo spazio pubblico
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TRASFORMAZIONE
AZIONI
DESIDERI Promuovere l’insediamento di attività turistico, ricettive, culturali, commerciali e artigianali
Potenziare e diffondere il il concetto di identità salvaguardando il patrimonio edilizio esistente
Recuperare e portare a valore gli edifici simbolici abbandonati garantendo dove possibile l’integrazione di funzioni pubbliche
IDENTITA’ APPIA
STRADA RELAZIONI
RECUPERO PEDONALIZZAZIONE
Promuovere la percorribilità pedonale attraverso l’attivazione di un sistema connettivo tra i larghi (vuoti urbani del tessuto storico) sottoutilizzati
CURA
MIX FUNZIONALE
SCENARIO STRATEGICO
Migliorare la qualità architettonica e l’integrazione degli spazi esterni di pubblico esercizio
“S’arrcordn li vign d m’ienz la chiazz” : valorizzare e incrementare le aree verdi attraverso uso di essenze e piantumazioni autoctone (carrubo, arancio, vigna)
Riorganizzare il sistema dei parcheggi
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
LA PIAZZA -CONSERVAZIONE -CURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -RECUPERO POZZI STORICI E FONTANE -SOSTENIBILITÁ -DECONGESTIONAMENTO -ATTREZZATURE SERVIZI
TESSUTO STORICO CONNETTIVO -CONSERVAZIONE -CURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA -RECUPERO POZZI STORICI E FONTANE
L’APPIA ANTICA -CONSERVAZIONE -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MOBILITÁ DOLCE -SOSTENIBILITÁ -DECONGESTIONAMENTO -MEMORIA -ARCHITETTURA
IL PALAZZO BARONALE -ARCHITETTURA -MEMORIA -CURA -ARTE E CULTURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -ATTREZZATURE SERVIZI
AREA CAPOVENTO -CONSERVAZIONE -CURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MOBILITÁ DOLCE -RECUPERO POZZI STORICI E FONTANE -SOSTENIBILITÁ -ATTREZZATURE SERVIZI
CORSO LENNE -CONSERVAZIONE -CURA -ARCHITETTURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -MIX FUNZIONALE -RECUPERO POZZI STORICI E FONTANE -SOSTENIBILITÁ -DECONGESTIONAMENTO -MOBILITÁ DOLCE
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AREA EX MERCATO COPERTO -CONSERVAZIONE -CURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -RECUPERO POZZI STORICI E FONTANE -SOSTENIBILITÁ -ATTREZZATURE SERVIZI
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5.4 AMBITO 2: IL MARGINE URBANO SUD
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CARTA TECNICA REGIONALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI FABBRICAZIONE
PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE PERICOLOSITA’
PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE RISCHIO
scheda tecnica
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
IL MARGINE URBANO SUD
A differenza di ciò che noi immaginiamo, le periferie non sono una caratteristica peculiare solo dei grandi centri. L’area 167 è, per antonomasia, il quartiere periferico di Palagiano. Questo dipende certamente dalla posizione effettivamente marginale dell’insediamento, ma anche (e soprattutto) dalla percezione di un particolare tipo di spazi e costruzioni che generano un’immediata senzazione di spaesamento. La “periferia”, oggi, non è solo un concetto, è uno stato percettivo di alienazione che si prova quando ci si ritrova in luoghi che hanno perso la capacità di essere compresi. Nei piccoli come nei grandi centri, negli entroterra costieri come nelle aree metropolitane le periferie sono gli spazi slegati dai propri contesti, aree volute e pensate come ingranaggi di un meccanismo sovra-locale che inevitabilmente ha smesso di funzionare. La funzione principale di questi distretti urbani, ormai oggi obsoleta in quanto sostanzialmente modificata dal rinnovamento generazionale e delle trasformazioni del tessuto socio-economico, era fornire un alloggio alle famiglie dei lavoratori impiegati nei sistemi di produzione industriale, la cui rete infrastrutturale interessa un ambito territoriale. Se prendiamo il caso dell’Ilva di Taranto, ed esempio, dobbiamo prendere coscienza diel fatto che una quota degli alloggi popolari del quartiere Bachelet di Palagiano erano stati concepiti come parte di un sistema di “case-operaie” distribuite su scala territoriale, tra la aree periferiche dei
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comuni di Palagiano, Massafra, Taranto (vedi Paolo VI) e Grottaglie e connessi da un macro-sistema infrastrutturale. La concezione di queste aree, quindi, ha dovuto assecondare dinamiche di tipo logistico che non hanno tenuto conto della particolarità e specificità delle realtà urbana in cui si insediavano, generando dinamiche oggi paradossali per cui questi quartieri presentano un legame più saldo con la rete stradale di scala provinciale piuttosto che con i tessuti urbani in cui sono state inserite. Molto spesso, aree come queste si sono ritrovate ad essere caratterizzate da un situazione di isolamento dovuta a diversi fattori, tra i quali due principali: la posizione estremamente periferica e la cesura operata dagli assi infrastrutturali che rende difficile le connessioni legate alla mobilità lenta. Riconnettere queste aree al tessuto più organico e flessibile esistente (ed evitare quindi la radicalizzazione di questi a “quartiere dormitorio”) non è un compito semplice, ed ha bisogno di operazioni lente e complesse in cui confluiscano un insieme di volontà e capacità - in particolar modo quelle di carattere politico - che indirizzino i vari (e scollegati) processi progettuali verso un lento e corale meccanismo di ricucitura. Nel caso specifico di Palagiano, ad esempio, questa dinamica virtuosa non è stata quasi mai adottata, al punto che ancora oggi il quartiere popolare, definito dall’intervento della zona 167 risulta ancora contraddistinto da una identità urbana propria, quasi come se fosse un’episodio di unicità all’interno dell’espansione urbana.
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Vista di viale della Pace
L’area che prendiamo in considerazione è identificabile come “margine urbano” sotto diverse chiavi di lettura: è un margine sociale poichè, in quanto costituita prevelanetemente da alloggi di edilizia popolare, concentra in sè una distribuzione socio-economica degli abitanti fortemente sbilanciata verso la concentrazione delle classi operaie e meno abbienti, ma soprattutto descrive un margine fisico, dal momento che definisce a tutti gli effetti la fine della città costruita e l’inizio del tessuto agricolo. Questa condizione di “appendice estrema” rispetto alla struttura fisica della città è una condizione piuttosto comune a gran parte degli agglomerati di case popolari ed è un fenomeno uniformemente distribuito (con casi più o meno eclatanti) su scala globale dal momento che, in grande misura, è frutto di una serie di politiche sociali sulla casa che hanno coinvolto tutti i paesi europei negli ultimi decenni del XX secolo. Si tratta infatti di aree urbane piuttosto consistenti nate per far fronte ad una emergenza abitativa, calate dall’alto sui tessuti urbani preesistenti e concepite per garantire un livello essenziale di qualità urbana. Indipendentemente dal contesto sociale, economico e ge-
ografico in cui sono inserite, queste aree presentano una grande quantità di tratti comuni, in particolare da un punto di vista morfologico, che le rende immediatamente riconoscibili come quartieri popolari. All’insegna della sostenibilità e rapidità della realizzazione, sono state realizzate (in larga maggioranza) attraverso la combinazione di episodi di edilizia residenziale aperta, costituita da lunghe stecche modulari intervallate da grandi spazi vuoti dilatati e sovradimensionati. Lo spazio urbano, che comprende le aree pubbliche, le strade e il verde attrezzato, è disegnato assecondando la normativa nazionale sugli standard urbanistici, oggi in lento abbandono, che determinano una serie di discipline di carattere puramente quantitativo sulla dotazione di aree verdi, parcheggi e servizi. Queste regole, se pure hanno garantito una certa dotazione pro-capite di servizi, hanno contribuito inconsapevolente alla creazione di spazi perififerici dispersivi e avversi alle dinamiche della vita associata, dando anche vita ad una sorta di estetica universale della periferia, i cui connotati sono immediatamente riconoscibili ed associati a particolari dinamiche di emarginazione e criticità sociale. 183
GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
Il caso dell’area 167 di Palagiano è significativo di come il disegno urbano basato sull’esecuzione degli standard urbanistici produca un insediamento rigido, poco flessibile e caratterizzato da un sistema di produzione ottimizzato che genera carenza di varietà e qualità, tanto negli spazi urbani quanto nella produzione architettonica. Questo appare evidente quando si fa riferimento alle aree verdi: il quartiere Bachelet, proprio in conseguenza al rispetto degli standard, presenta una quantità di aree verdi nettamente superiore alle altre aree urbane della città. Ciononostante queste aree sono percepite spesso come una criticità: la loro dimensione è sovradimensionata rispetto alle esigenze della comunità, e la loro manutenzione diventa insostenibile. Inoltre, tutte quelle aree vuote situate nelle aree più esterne, sui bordi degli assi stradali e non prossime ai blocchi residenziali (e quindi difficilmente sorvegliabili, anche da parte della stessa popolazione residente), costitutiscono un margine di un’area già di per sè marginale, aumentando la percezione del rischio e dell’isolamento da parte degli abitanti. Quello che risulta è che oggi quest’area è caratterizzata dalla presenza diffusa di una serie di vuoti urbani, dove per vuoti si intende aree non costruite o incolte, spesso di dimensioni notevoli, che (indipendentemente dall’essere proprietà di privati o comunale) non presentano nessun particolare uso pubblico o caratterizzazione spaziale. Oltre alle aree verdi, anche il tessuto stradale e gli spazi della vita associata sono stati notevolemente sovradimensionati, al punto di risultare prevalentemente sotto-utilizati: la sezione stradale di alcuni assi del quartiere Bachelet è talmente estesa che l’amministrazione ha scelto queste strade come sede del mercato settimanale, mentre vi sono aree pubbliche come piazza Falcone e Borsellino la cui dimensione e qualità del disegno sono estremamente respingenti rispetto alle esigenze delle relazioni sociali. Nonostante la dotazione sovradimensionata di aree a standard, il quartiere risulta particolarmente carente di servizi al dettaglio, in particolare di natura privata, come negozi di quartiere e altri genere di servizi di vicinato. L’area si trova ad essere delimitata da direttrici infrastrutturali che appartengono ad un ordine gerarchico di scala territoriale e che, come tutti i principali assi stradali della città di Palagiano, si sviluppano in senso radiale secondo direttrici che collegano il centro urbano a tutte le realtà insediative (urbane e agricole) circostanti e confluendo, come affluenti di un fiume, sull’arteria principale (corso Vittorio Emanule) che attraversa il centro. La zona interessata dalla nostra perimetrazione, quindi, è caratterizzata da un sistema di connessioni carente e piuttosto sbilanciato a favore di un’assialità longitudinale. Il sistema dei collegamenti trasversali, inceve, è quasi del tutto inesistente (in particolare nella zona più a Ovest, quella delimitata da via Macello) al punto che, chiunque voglia raggiungere un punto situato 184
all’estremità Ovest a partire da un punto ad Est (e viceversa), si trova molto spesso nella condizione di favorire un tracciato che confluisca verso il centro urbano per poi imboccare una seconda direttrice che lo condurrà a destinazione. Questo destino, inoltre, accomuna tanto i pedoni quanto gli automobilisti. Questa criticità interessa particolarmente l’area più a Ovest, che rappresenta un tessuto in trasformazione interessato sia dalla prosecuizone degli interventi di edilizia popolare che da una notevole quantità di perimetrazioni di lotti privati. Qui, infatti, l’utente urbano che voglia attraversare l’area in senso trasversale, trova una serie di ostacoli e impedimenti di varia natura, al punto che nella fascia più marginale, appena oltre gli ultimi episodi di edificazione, si è sviluppato una sorta di tracciato informale: il ripetuto passaggio delle persone ha infatti dato vita ad una sorta di parco lineare spontaneo che si sviluppa tra le case e la prima fascia agricola, che rappresenta una valida alternativa ad un percorso automobilistico estremamente ostile al traffico pedonale.
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Percorsi spontanei nel margine urbano
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La pianificazione futura di quest’area deve quindi tenere conto dell’esigenza di contrastare i princiali fenomeni di criticità che la caratterizzano: la natura estremamente dilatata e dispersiva degli spazi urbani deputati allo svolgimento della vita associata; l’assenza drastica di un tessuto connettivo complementare (in particoalre quello legato alla mobilità pedonale e ciclabile) che costituisca un’alternativa ai principali assi viabilistici radiali; la destinazione tendenzialmente mono-funzionale degli dell’intera area urbana, oggi quasi esclusivamente residenziale Gli interventi in queste aree, in risposta a queste peculiari criticità, dovranno essere concepiti per mettere in moto diversi meccanismi di compensazione, che possiamo in un primo momento suddividere in due macro-tipologie di azioni: da un lato esiste l’esigenza di densificare le aree vuote e sovradimensionate, attraverso la distribuzione e la frammentazione omogenea ed equilibrata di servizi di vicinato di varia natura; dall’altro lato è necessario individuare un tessuto connettivo organico e articolato che metta a sistema tutti gli elementi che costituiscono eccezioni e unicità del tessuto urbanizzato come la scuola, il frantoio e le piazze. DENSIFICAZIONE Il processo di densificazione qui proposto è inteso come una strategia basata sulla pianificazione di micro-interventi distribuiti omogeneamente in tutta l’area, con particolare attenzione ai vuoti urbani, alle piazze e alle sezioni stradali particolarmente sovradimensionate. Gli interventi dovrebbero essere di varia natura: alcuni legati alla cura e all’utilizzo dello spazio pubblico, come piccoli episodi di arredo urbano o installazioni per la fruizione degli spazi aperti, altri invece di carattere commerciali, tramite l’inserimento capillare di un sistema di commerci di vicinato. Le attività commerciali di vicinato sono intese come quelle che non superano i 150mq di superficie, e potrebbero essere concepite come moduli attraverso i quali avviare un processo di saturazione dei grandi blocchi residenziali il cui piano terra è quasi totalmente libero. Inoltre differenti forme di combinazione spaziale e volumetrica di queste strutture potrebbero essere utilizzate per riempire e frammentare gli enormi spazi vuoti oggi dedicati alle strade e alle piazze/ parcheggio. I grandi spazi verdi vuoti e incolti, invece, dovrebbero essere oggetto di azioni di densificazione che, indipendentemente dal tipo di funzione che si andrà ad insediare, producano una frammentazione di questi spazi oggi troppo dilatati e di difficile utilizzo, che garantisca un progetto del verde orientato alla biodiversità e alla diversificazione dei tessuti e degli utilizzi. 186
UN NUOVO TESSUTO CONNETTIVO Il nuovo sistema di connessioni deve essere concepito in modo da mettere a sistema tutti gli elementi che costituiscono eccezioni e unicità del tessuto urbanizzato come la scuola, il frantoio e le piazze. Questo tessuto organico deve poi essere messo in relazione con le potenzialità costituite dai numerosi vuoti urbani presenti i quali, ognuno con la propria dimensione e rilevanza, devono costitutire un sistema ricco e flessibile di spazi pronti ad ospitare micro-interventi di diversa natura finalizzati a rendere l’esperienza urbana più ricca e molto più votata alla produzione di un tessuto di relazioni di scambio. STATO GIURIDICO Programma di Fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: • “zona 167” • “zona B1b” • “zona B1c” • “zona B2” VINCOLI E/O INVARIANTI STRUTTURALI PPTR Ulteriori Contesti Paesaggistici: • Rete tratturi • Siti storico culturali • aree di rispetto della rete tratturi • aree di rispetto dei siti storico culturali PAI/ADB
GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
AMBITO
DINAMICHE DI
VITA - Spazi aperti molto estesi - Aree verdi molto estese - Presenza di attrezzature sportive - Presenza di preesistenze storiche rilevanti - Viabilità automobilistica non congestionata - Aree parcheggio sufficienti, a tratti sovradimenisonate
MORTE - Spazi urbani dilatati, impersonali e sovradimensionati - Presenza di aree vuote incolte e indefinite, spesso si dimensioni notevoli - Scarsa qualità del verde urbano
PROCESSI SPONTANEI - insediamento del mercato settimanale - definizione di un’identità di qartiere molto radicata
- Scarsa qualità e dotazioni degli spazi aperti
- bar itinerante di quartiere “Street Bar”
- Ostacoli fisici alla porosità e all’attraversamento pedonale: muri, recinzioni, strade dissestate
- torneo di calcio di quartiere
- Carenza di servizi di commercio al dettaglio e di esercizi commerciali di vicinato
MEMORIA - Il frantoio ipogeo - Prossimità della lama Lamoscella (corridoio ecologico) - Gli assi stradali storici - La campagna ai margini della città
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- realizzazione di un’area sgambettamento cani
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TRASFORMAZIONE
AZIONI
DESIDERI
Un parco lineare e corridoio ecologico urbano per la connessione trasversale esterna che assecondi i tracciati già presenti
Connessione delle elementi di pregio storico e paesaggistico con il tessuto residenziale urbano attraverso collegamenti per la mobilità lenta
MIX FUNZIONALE RICUCITURA
Introduzione puntuale e omogeneamente distribuita di servizi sociali e culturali di varia natura, sia pubblici che privati
PERMEABILITA’
CORRIDOIO ECOLOGICO DENSIFICAZIONE
MOBILITA’
PARCO AGRICOLO
SCENARIO STRATEGICO
Densificazione di edilizia residenziale e inserimento di attività di commercio di vicinato da accorpare ai blocchi residenziali esistenti
Programmazione e distribuzioni di micro-interventi per la caratterizzazione degli spazi verdi e degli spazi aperti
Istituzione del “Rural Hub”, luogo di riferimento per le attività legate al parco agricolo presso il Frantoio Ipogeo
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AREA EX OLEIFICIO - ABITAZIONI - MIX FUNZIONALE - QUALITA’ URBANA - MOBILITA‘ DOLCE - PARCHI E RETI ECOLOGICHE - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE
TEATRO - ARTE E CULTURA - ATTREZZATURE SERVIZI E FUNZIONI - MOBILITA’ - SICUREZZA - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE - RISPARMIO ENERGETICO
AREA FRANTOIO IPOGEO - ARCHITETTURA - MEMORIA - CURA - ARTE E CULTURA - SPORT - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE - SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI - RURAL HUB
ANTICO POZZO - MEMORIA - QUALITA’ DELLO SPAZIO URBANO - CURA - SPAZI PUBBLICI COLLETTIVI - ORTI URBANI - MOBILITA’ DOLCE - ATTREZZATURE SERVIZI E FUNZIONI - SERVIZI DI SUPPORTO AL MERCATO RIONALE
AREA PIC-NIC - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE - CURA - SICUREZZA - SPORT - ATTREZZATURE SERVIZI E FUNZIONI - MOBILITA’ DOLCE - PARCHI E RETI ECOLOGICHE - SPAZI PUBBLICI COLLETTIVI
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PARCO AGRICOLO - PARCHI E RETI ECOLOGICHE - QUALITA’ DEL PERIURBANO - SPAZI PUBBLICI COLLETTIVI - SPORT - MOBILITA’ DOLCE - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE - SICUREZZA - ORTI URBANI - SOSTENIBILITA’ - PRODUZIONE CULTIVAR LOCALI - ABITAZIONI
PALAZZINE 167 - MIX FUNZIONALE - ARCHITETTURA - CURA - ATTREZZATURE SERVIZI E FUNZIONI - SICUREZZA - SOSTENIBILITA’ ENERGETICA - INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE - QUALITA’ DELLO SPAZIO URBANO - SERVIZI DI SUPPORTO AL MERCATO
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5.5 AMBITO 3: CHIATONA
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CARTA TECNICA REGIONALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI FABBRICAZIONE
PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE STRUTTURA IDROGEOMORFOLOGICA
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE STRUTTURA ECOSISTEMICA AMBIENTALE
PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE STRUTTURA ANTROPICA E STORICO CULTURALE
scheda tecnica
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scheda tecnica
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PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE PERICOLOSITA’
PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO AREE RISCHIO
scheda tecnica
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CHIATONA
Con il passaggio dal turismo moderno relegato a un fenomeno essenzialmente d’elite, al modello del turismo di massa in cui è esplosa l’edificazione dei litorali italiani, al più recente ‘post-turismo’ in cui, leggendo il fenomeno sotto la nuova prospettiva del new mobilities paradigm (estrema facilità degli spostamenti) e della modernità liquida (che si apre a una visione più ‘leggera’ e dinamica degli scambi di persone, cose, informazioni e immagini), non vi è più una distinzione netta tra la città del lavoro e i luoghi deputati alla vacanza, tra l’abitante e il turista. L’insieme e l’interconnessione dei vari sistemi di mobilità, fisiche e simboliche, tendono a generare non più solo ‘contenitori funzionali’ organizzati per il tempo libero e la vacanza, ma spazi e miscele complesse di nodi, flussi, relazioni e, quindi, paesaggi1 . Buona parte delle “marine” però sono nate nella fase intermedia secondo la logica funzionale di sfruttamento turistico della risorsa mare, sono state costruite in fretta e in economia di mezzi, sono prive di qualità architettonica e urbana e presentano forti carenze di servizi e infrastrutture. Il risultato è stato la creazione di una periferia balneare a servizio delle esigenze temporanee di un turismo di prossimità, a monovalenza balneare e fortemente stagionalizzato che, per periodi brevi e intensi, mette a dura prova il sistema ambientale e infrastrutturale locale. Oggi i luoghi della periferia balneare come Chiatona si trovano quindi ad essere fortemente inadeguati alle nuove relazioni che si intessono tra i nuovi city users (nè abitanti, nè turisti) e gli spazi concepiti per i tempi del non lavoro (né urbani, nè rurali), dando vita a nuove pratiche dell’abitare. Una nuova società paesaggista abita questi territori: più ancora di quella che abita in campagna, questa società reclama un contatto con il contesto naturale, mostrando il desiderio di paesaggio dentro il giardino della propria casa 2. Ma le marine vivono ancora in una situazione di stagnazione,
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come nell’esperienza palagianese, incapaci di trovare una sintesi progettuale, una volontà politica e collettiva che sia in grado di di trascendere e di tradurre queste aspirazioni in una nuova interpretazione dell’urbano balneare. Dagli anni ‘80 però inizia ad emergere l’esigenza di rinnovare le destinazione turistiche consolidate. In Puglia, coerentemente con il modello dello ‘sviluppo locale autosostenibile’ a cui tende il recente Piano Paesaggistico, l’obiettivo prioritario per questi contesti è quello di riprogettare un “quartiere urbano” sul mare reinterpretando in chiave contemporanea e sostenibile il significato dell’abitare costiero e il decoro urbano di un borgo a mare 3. In queste aree può verosimilmente avvenire la sperimentazione dell’incontro fra valore potenziale del patrimonio ambientale e società locale per la produzione di nuovi stili di sviluppo in grado di rinnovare anche i modelli distruttori del turismo di massa verso nuove forme conviviali di ospitalità e scambio. Ciò però può avvenire solo dove la crisi dei modelli urbani e dello sviluppo - è emblematico il caso di Taranto - favorisce un recupero forte di identità, che a sua volta consente di rileggere e reinterpretare i valori territoriali, ambientali e culturali locali 4. CENNI STORICI L’arco ionico tarantino occidentale delimitato ad est dal fiume Tara e ad ovest dal Bradano ha vissuto un lungo processo di trasformazioni idrauliche e fondiarie. A partire dai progetti post-unitari si è giunti solo nel ‘900 alla “bonifica integrale”, attuata inizialmente dall’Opera Nazionale Combattenti dai primi anni ‘20 e proseguita con la Riforma Fondiaria del secondo Dopoguerra, incentrata sullo sviluppo delle “terre nuove” attraverso un vasto programma di appoderamenti, colonizzazione insediativa e infrastrutturazione viaria e irrigua, funzionali sia alla risoluzione del dissesto idrogeologico di vaste aree abbandonate a causa della
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malaria, sia perchè ideale veicolo di propaganda e controllo sociale attuato con la dispersione demografica nell’ambito delle politiche di ruralizzazione del Paese 5. Uno dei primi segni di insediamento dell’area di Chiatona è stato sicuramente il tracciato della linea ferroviaria Taranto - Reggio Calabria, il cui tratto da Taranto a Metaponto di 43,39 km è stato completato nel 1869. La stazione ferroviaria di Chiatona, una delle quattro stazioni comprese tra Metaponto e Taranto, è probabilmente databile a un periodo immediatamente successivo. Dei primi anni ‘20 è invece il progetto di bonifica della palude Stornara (a cui dà seguito la fondazione di Ginosa Marina come centro per ospitare gli operai e futura borgata rurale) e delle altre dello stesso bacino come la bonifica del comprensorio Pantano e Cagiuni. Chiatona, non essendo interessata in maniera particolare da zone paludose, si ritrova al centro tra questi due comprensori di bonifica e assiste all’infrastrutturazione del territorio circostante: il 3 novembre 1935 viene inaugurato il primo tratto della Lito-
ranea Jonica da Taranto fino al fiume Lenne; sempre nello stesso anno vengono ultimati i lavori della strada di bonifica Chiatona - Massafra; del 1938 è invece il tratto Chiatona - Palagiano. In parallelo con la realizzazione di queste importanti arterie, nel 1935 viene realizzato lo stabilimento balneare “Impero”, la prima struttura di questo genere in tutto l’arco ionico tarantino occidentale, dando avvio alla valorizzazione di Chiatona, in un primo momento, come ideale “marina di Taranto” 6. Da quel momento la spiaggia di Chiatona ha iniziato a vivere un momento storico importante legato al fenomeno turistico pendolare verso le strutture balneari e le colonie. Fino alla fine degli anni ‘50 erano presenti unicamente sporadiche costruzioni funzionali alle attività agricole dei poderi bonificati. Dagli anni ‘60 viene avviato un processo di trasformazione urbana come conseguenza di un nuovo modo di intendere la vacanza e l’edificato si sviluppa attorno ai due elementi cardine dell’insediamento: la stazione e il Lido Impero.
VESPASIANI Silvia, Città stagionali, Milano, Franco Angeli, 2014 MININNI Mariavaleria, Approssimazioni alla città. Urbano, rurale, ecologia, Roma, Donzelli editore, 2012. 3 Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, elaborato 4.4.3, Patto città-campagna 4 MAGNAGHI Alberto, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Torino, Bollati Boringhieri editore, 2010. 5 ROCIOLA Giuseppe Francesco, Dal borgo di fondazione al podere abitato. La pianura ionico-tarantina occidentale e la costruzione di un nuovo spazio agrario-insediativo, Foggia, Claudio Grenzi editore, 2016. 6 Voce del Popolo, 20 luglio 1935 e 8 febbraio 1936. 1 2
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La violenta evoluzione socio economica, conseguenza del trend positivo degli anni ‘60, non trova adeguati strumenti di programmazione e gestione delle attività sul territorio e si sviluppa in modo libero e sregolato. Sorgono le prime case, tipologicamente inadeguate, in territori dalla forte valenza paesaggistica, in aree prive di qualsiasi urbanizzazione. Nella metà degli anni ‘70, con i primi Programmi di Fabbricazione, si tenta di incanalare lo sviluppo residenziale turistico o delle seconde case in strumenti di programmazione che possano orientare il processo edilizio in ambiti più evoluti, risultando comunque strumenti lenti e inadeguati. Solo a seguito dell’approvazione della Legge n. 431 del 08 agosto 1985, nota come legge “Galasso”, sono state introdotte a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali, in questa maniera il processo di espansione spontanea subì un arresto, sebbene il borgo, in quegli anni, fosse già costituito. LA STRUTTURA URBANA Chiatona è situata all’interno del paesaggio dell’arco ionico tarantino in una posizione geografica favorevole sia perché all’interno di un importante contesto naturalistico costituito dalle “Pinete dell’arco ionico”, sia perché accessibile grazie a una fitta rete di vie di comunicazione tra cui: la SS106 da Taranto a Reggio Calabria, la SS106 dir da Palagiano a Chiatona, e la Ferrovia Jonica (Taranto-Reggio Calabria) che permette di raggiungere il cuore della località attraverso la Stazione di Palagiano-Chiatona. Chiatona all’interno del sistema territoriale composto dalle marine dell’arco ionico, sembra essere uno dei casi più interessanti sia per via di una caratteristica struttura insediativa, sia in quanto possiede al suo interno una serie di aree degradate o sottoutilizzate in grado di accogliere future dinamiche di trasformazione. L’insediamento presenta caratteristiche molto particolari, una sorta di ibridazione tra i caratteri morfologici delle varie località ioniche. In prossimità del mare il tessuto edilizio si presenta compatto e alto, a maglia regolare e parallelo alla costa, cancellando completamente le tracce del sistema dunale su cui si inserisce; questo nucleo cartesiano si sviluppa, come per Ginosa Marina reinterpretando le modalità dei Centri Servizi della Riforma, a partire da una matrice di sviluppo composta da due importanti preesistenze come la stazione ferroviaria e il Lido Impero. Nella fascia della pineta retrodunale, oltre la linea ferroviaria, l’insediamento segue il modello del sobborgo-giardino secondo quei caratteri insediativi applicati anche a Riva dei Tessali e Castellaneta Marina; il tessuto edilizio risulta meno invasivo, si presenta a carattere sparso con uso di percorsi curvilinei che si adattano meglio al sistema dunale. Ma la specificità di Chiatona trova sicuramente le sue radici nella suddivisione amministrativa tra i Comuni di Palagiano 202
e Massafra. Ciò non ha mai permesso la realizzazione di un quadro di conoscenze complessivo e ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, un ostacolo per una pianificazione coordinata tra le due parti. Allo stesso tempo però tale suddivisione può essere considerata come un’opportunità in quanto generatrice di diversificazione e pluralità di situazioni urbane che altre località a monovalenza balneare non hanno. Ad esempio la porzione di Palagiano presenta un un waterfront con un caratteristico rapporto urbano con il mare, che gli vale il nominativo di “centro”, mentre nella porzione di Massafra, a fronte di un edificato meno denso, il rapporto con il mare è diaframmato completamente da strutture ricettive molto invasive. Nella zona edificata più lontana dal mare, la parte cosiddetta “pineta”, l’edificato è basso e a carattere sparso. Nella porzione di competenza del Comune di Palagiano la presenza della pineta è caratterizzata da un rapporto di copertura molto basso che le garantisce un inserimento più virtuoso all’interno del sistema ambientale, nella zona di Massafra, invece, si presenta con rapporto di copertura sensibilmente più alto alternandosi con vaste aree agricole intercluse tra l’edificato e il bosco. STATO DI FATTO DELLA PIANIFICAZIONE Con riferimento alla sola porzione di Palagiano, la prima zona omogenea, corrispondente alla C1T del Piano di Fabbricazione, si trova lungo il litorale a sud della linea ferroviaria. Essa è stata oggetto di Piano di Lottizzazione approvato con delibera di Consiglio Comunale n.10 del 31/3/1958 e in seguito con D.P.R.P. n° 1631 del 17 luglio 1978, destinata a insediamenti residenziali stagionali. Era già quasi del tutto edificata all’epoca della Variante al Piano di Fabbricazione del ‘77, il quale subordinava il rilascio di ulteriori Concessioni Edilizie alla redazione di un Piano di Ristrutturazione che non è mai stato redatto. L’area si presenta oggi in avanzato stato di degrado urbanistico, edilizio, e sanitario. Estesa su una superficie di 40.800 mq, presenta un Indice di Fabbricabilità Fondiaria residenziale di 4,0 mc/mq che permette una volumetria realizzabile di 98.880 mc; di questi solo 4.520 mc sono ancora disponibili: dato, questo, che dimostra un elevato livello di saturazione edilizia. Il numero di abitanti stabilmente residenti non è indicativo e si aggira intorno alle 30 unità, senza considerare le presenze dovute a recenti dinamiche legate all’accoglienza dei migranti. Questo dato cresce enormemente in corrispondenza dei mesi estivi, e gli abitanti insediabili raggiungono le 2.000 unità: dato ricavato applicando il rapporto 60mc/ab ai volumi di residenza esistenti e sommando un coefficiente relativo ad un elevato indice di affollamento dovuto alla provvisorietà della condizione abitativa. La seconda zona omogenea corrisponde alla zona C2T del Piano di Fabbricazione e risulta essere situata a nord della linea ferroviaria nell’area boscata lungo l’asse urbano di
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inserimento di via delle Zagare. Questa è interessata da un Piano di Lottizzazione Convenzionato ed è quasi del tutto edificata con una tipologia a villette mono/bi-familiare. Il Piano di Lottizzazione Vallone, relativo alla zona della pineta di Chiatona nasce, come si legge dalla relazione tecnica, “dal desiderio di valorizzare la naturale bellezza del nostro litorale occidentale e di dotarlo di tutti i conforti necessari, atti a costituire una valida attrattiva turistica e, contemporaneamente, a far sorgere un centro residenziale per chi voglia trascorrere week-end e ferie nella serena ed idillica pace della natura, idealmente lontano dal frenetico ritmo della vita di Taranto industriale. […] La superficie che le vigenti norme consentono di utilizzare per le villette è il 5% dell’intero appezzamento. Sulla scorta di questa superficie base, si sono elaborati volumetricamente alcuni tipi di villette standard, tutte articolate su due piani, che con i necessari adattamenti alle esigenze dei singoli nuclei famigliari, dovrebbero consentire la realizzazione di ridenti villette di linea architettonica moderna ed agile, funzionali
nella distribuzione, armoniche nei giochi dei pieni e dei vuoti, curate nelle rifiniture esterne.” Anche questa zona è destinata ad accogliere residenze stagionali, è dotata di un P.d.L. approvato con D.P.R.P. n° 1631 del 17 luglio 1978. All’epoca della redazione della Variante essa era in buona parte già edificata e si prevedeva la redazione di un piano attuativo. Il P.d.L. prevedeva la realizzazione di 87 villette e un albergo. É interessante osservare che in un primo studio urbanistico datato 1967 il disegno dell’insediamento tendeva ad agglomerare gli edifici previsti secondo la ricerca dell’epoca sul concetto di ‘unità di vicinato’, massimizzando gli spazi aperti in favore delle connessioni carrabili e favorendo il senso di comunità. L’area ha un’estensione di 106.000 mq, superficie fondiaria di circa 95.700 mq e presenta un numero di abitanti stabilmente residenti pari a 32, dato comunque non indicativo per via del carattere stagionale dell’insediamento.
Piazza Stella Maris, ad oggi utilizzata come parcheggio 203
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I CARATTERI DI CHIATONA Il suo rapporto urbano con il mare, espresso soprattutto nella zona C1T, conferisce a Chiatona uno strano status di “borgo a mare contemporaneo” dove, negli anni, i fenomeni di speculazione edilizia hanno fatto posto a processi di appropriazione spontanea degli spazi; questi in molti casi possono essere letti, secondo i canoni tipici della città storica e della città mediterranea, come fenomeni virtuosi in quanto la produzione dello spazio costiero è fatto di pratiche che spesso rimediano alle carenze infrastrutturali che sarebbero spettate alla competenza pubblica. Azioni che mostrano un bisogno di appropriazione di quello che dovrebbe essere lo spazio pubblico per eccellenza, perché demaniale, perché segnala i confini di uno Stato ed è gravato da vincoli che in molti contesti coincidono con i territori dell’illegalità e dell’abusivismo. Al contrario delle enclave turistiche sorte a pochi chilometri di distanza, a Chiatona questa particolare forma urbana sembra possa favorire un maggiore senso di comunità e, conseguentemente, di ricerca di spazi per la socialità. Questi ultimi, ad oggi, sono garantiti solo dalle attività commerciali e in nessun caso come dotazione di standard pubblici. É significativo il fatto che proprio nella direzione della cura e della costruzione di un nuovo spazio pubblico/collettivo siano nate nate negli ultimi anni anche alcune iniziative di cittadinanza attiva. Ma all’interno di un sistema turistico caratterizzato da un importante sviluppo come è oggi quello pugliese, Chiatona sembra essere una delle pochissime realtà che fatica a trovare una propria posizione all’interno di un’offerta turistica in netto miglioramento. L’alto stato di degrado e la scarsa qualità dei servizi pubblici offerti sono dovuti in parte alla fatiscenza e alla scarsa qualità progettuale e di realizzazione di buona parte delle strutture/infrastrutture pubbliche (stazione ferroviaria, sottopassaggio, lungomare, marciapiedi, strade, parcheggi, alberature) e degli edifici privati, in parte all’organizzazione viabilistica complessiva che comporta un elevato livello di congestionamento del traffico veicolare e pedonale. Le vie di comunicazione e gli accessi presentano numerosi punti di criticità, e dimostrano di essere il frutto di una progettazione per nulla coordinata che, invece, tende ad affrontare ogni singola questione indipendentemente, senza curarsi di come gli elementi urbani in questione possano relazionarsi tra loro. I percorsi dei diversi livelli di traffico non sono separati, né gerarchicamente organizzati, ragion per cui i turisti sono costretti ad entrare fin dentro il cuore della località per trovare le aree parcheggio occupando, così, i percorsi che dovrebbero essere prevalentemente ad uso privato-residenziale o pedonale; il lungomare, oltre ad accogliere un flusso di traffico notevolmente sovradimensionato rispetto alla sua portata stradale,
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prevede un parcheggio a spina senza spazi di manovra ed è interessato da un importante flusso di pedoni: a quest’ultimo, però, viene affidata un’importanza minore rispetto agli altri, tant’è che la sezione pedonale del percorso è limitata a poco più di 3 m. Ne consegue che, per la scarsa capacità di trovare soluzioni alternative, gli unici spazi “pubblici” esistenti 1, ovvero le piazze e il lungomare, vengono utilizzate come parcheggi. La popolazione (city users) che gravita nell’area di Chiatona è composta prevalentemente da residenti dei comuni limitrofi che, nei mesi più caldi, si spostano sul mare. La breve “migrazione” stagionale interessa soprattutto i comuni di Palagiano (16.064 ab.), Massafra (32.448 ab.), Mottola (16.333 ab.), oltre ad un piccola percentuale costituita da utenti provenienti da Taranto, Palagianello, Castellaneta, Crispiano, Noci. Oltre agli abitanti stagionali effettivi, la quasi totalità degli utenti tende a preferire la spiaggia prossima al centro abitato, in quanto l’unica ad offrire un seppur limitato ventaglio di servizi legati all’attività ricreativa. Questo fattore, unito alla già elevata densità abitativa del nucleo urbano, moltiplica esponenzialmente il livello di congestione e di inadeguatezza delle strutture pubbliche e private presenti nel luogo. Fatta eccezione per l’attività privata che 3 strutture balneari svolgono, fornendo attrezzature ludiche e ristorazione, nel centro abitato di Chiatona si riscontra una quasi completa assenza di servizi per la comunità, se non per la presenza stagionale di 5 attività commerciali e 1 farmacia. Emerge con una certa urgenza la necessità di luoghi pubblici, spazi di vita collettiva e scambio sociali, strutture per il tempo libero. Dove i luoghi pubblici non sono già stati del tutto cancellati, questi sono ridotti al minimo indispensabile. Non esiste gerarchia tra gli spazi, né differenti declinazioni ed interpretazioni dei luoghi comuni: la strada diventa mero strumento funzionale di spostamento; le piazze (luoghi, per eccellenza, della vita associata) sono state ormai definitivamente sostituite dai parcheggi; non vi è filtro o dialogo tra gli elementi urbani (la strada, il lungomare, la piazza) e quelli naturali (le dune, la spiaggia, il mare). I luoghi di riferimento per la collettività si ritrovano ad essere le strutture private, le uniche in grado di fornire un’adeguata complessità di spazi che soddisfi la naturale necessità di elementi fisici riconoscibili per la collettività. Il vandalismo, inevitabile per luoghi in abbandono per la maggior parte dell’anno, si concentra sulle poche strutture pubbliche presenti poiché riconosce in queste una totale assenza di protagonismo all’interno di un più complesso meccanismo di scambio sociale: la strada pubblica principale - il lungomare - si manifesta come un piatto cammi-
Piazza Stella Maris, piazza Caio Duilio e il lungomare Marinai d’Italia attualmente non sono aree iscritte al patrimonio pubblico comunale.
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Episodi di degrado antropico
Episodi di degrado antropico
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namento intervallato da sporadiche alberature e delimitato, verso il mare, da un ingombrante - e oggi inutile - muro di contenimento all’arenile, interrotto solo in prossimità di angusti ingressi alla spiaggia. Questo elemento oltre a rappresentare un manifesto alla negazione di qualsiasi possibilità di identificarsi con il luogo, ribalta il concetto essenziale secondo cui un’opera pubblica dovrebbe offrire un momento di incontro, di scambio tra gli individui, e tra questi ultimi e il contesto naturalistico. Allo stato attuale Chiatona è rappresentata da un insieme di abitazioni senza identità, prive di servizi, reti infrastrutturali organicamente strutturate e fognarie funzionanti; tutte condizioni contemplate proprio tra le finalità e l’ambito di applicazione per gli interventi di riqualificazione urbana, che dovranno mirare alla ricucitura del tessuto, salvaguardando il più possibile le aree libere che rappresentano un patrimonio ecologico e ambientale di grande valore. Pur conservando intrinsecamente le potenzialità proprie dei principali centri che si sono sviluppati nel territorio limitrofo (la stretta relazione con una spiaggia sana e facilmente attrezzabile; la vicinanza alla rete stradale statale e a quella ferroviaria) Chiatona non è mai riuscita a mettere a sistema questi fattori e farne dei punti di forza. La totale assenza di un reale interessamento alle problematiche sociali e urbane del luogo, accompagnate ad un conseguente calo del senso civico da parte degli abitanti - vittime principali del degrado fisico della città – rappresenta per Chiatona un vero e proprio ostacolo che rallenta notevolmente la naturale ricerca di un miglioramento della qualità della vita - e dei servizi - nel nucleo edificato. STRATEGIE Al contrario di facili ma invasive soluzioni, a livello territoriale la strategia propone interventi leggeri e con altro grado di inserimento paesaggistico per l’aumento della fruibilità del tratto di costa interessato e la destagionalizzazione dell’offerta turistica, mentre propone soluzioni più incisive per la riorganizzazione e il decongestionamento dell’ambito urbano di Chiatona. Per salvaguardare un territorio non sempre è necessario un intervento di rinnovamento imponente e oneroso ma può bastare un approccio puntuale in grado di intraprendere un effetto a catena orientato alla rivitalizzazione di aree più ampie (principio dell’agopuntura urbana). Inoltre l’aspetto turistico, seppur importante, non può rappresentare l’unico perno su cui fondare una strategia di rinnovamento territoriale. Troppo spesso si è sacrificato il territorio ai fini di uno sfruttamento, prima industriale
e poi turistico, che ha prodotto proprio i luoghi paradossali che sono oggi le marine. Nuove pratiche dell’abitare interessano questi territori: dalle esigenze abitative temporanee legate al recente tema delle migrazioni, alle ricerca di abitazioni a basso costo legate al tema del crescente disagio socio-economiche, fino ad arrivare alle tendenze di una nuova società paesaggista, sempre più popolazione non abbandona la casa a fine stagione per rientrare in città. Più ancora di quella che abita in campagna, questa società reclama un contatto con la natura, senza però riuscire a trovare un’idea collettiva e solidale di spazialità 1. La strategia di rigenerazione è quindi legata alla valorizzazione di un ‘turismo endogeno’, ovvero legato alla valorizzazione dei caratteri identitari dei luoghi e al rafforzamento della comunità, al fine di promuovere un nuovo ciclo di ‘appaesamento’ degli insediamenti costieri, un processo che trasformi le urbanizzazioni temporanee prive di qualità in borghi permanenti con un più alto grado di autenticità e di inserimento paesaggistico. L’obiettivo generale della strategia per l’ambito costiero di Chiatona è così espresso anche nel Patto Città-Campagna della Regione Puglia 2: Riprogettare un “quartiere urbano” sul mare. Ridisegnare il sistema di spazi pubblici aperti con un attento studio dei materiali urbani, del verde e delle percorrenze, al fine di trasformare un tessuto di seconde case in una “marina” che interpreti in chiave contemporanea e sostenibile il significato dell’abitare costiero e il decoro urbano di un borgo a mare . La strategia, inoltre, conferisce importanza ai tanti residui urbani prodotti dal sistema turistico. A Chiatona ne sono un esempio le superfici e le strutture dismesse delle Ferrovie dello Stato, le aree dunali in ripristino vegetazionale, le vaste aree a parcheggio sottoutilizzate, i lembi di naturalità interclusi. Applicando ad esse i concetti di Terzo Paesaggio3 queste aree possono diventare il vero fulcro di azioni di rigenerazione urbana che riorganizzino l’assetto della località, legandosi al contempo alla nuova rete di connessione territoriale. Un esempio su tutti è il ripristino dell’area dunale del lungomare di Chiatona. Nella parte densa dell’abitato (il centro), infatti, come provato da un’attenta analisi dell’interfaccia area dunale-urbana, il rispetto delle regole costitutive del paesaggio (qui promosso tramite il progetto di “Protezione dall’erosione eolica delle dune di Marina di Chiatona e Lenne” realizzato dal Comune di Palagiano nel 2008) ne permette la sua autoriproduzione. Ciò garantisce notevoli benefici sia dal punto di vista del ripristino ecologico del sistema ambientale, sia dal punto di vista degli aspetti urbani legati alla fruizione e valorizzazione di aree di margine come il lungomare, valorizzando al contempo l’immagine paesaggistica della località.
MININNI Mariavaleria, Approssimazioni alla città. Urbano, rurale, ecologia, Roma, Donzelli editore, 2012. Piano Paesaggistico territoriale della Regione Puglia, elaborato 4.4.3 - Patto città-campagna 3 CLÉMENT Gilles, Manifesto del Terzo paesaggio, Macerata, Quodlibet, 2005. 1 2
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Scorci del borgo a mare
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Gli obiettivi specifici della strategia riprendono e contestualizzano 5 dei 6 punti dell’obiettivo 9 del P.P.T.R., “Valorizzare e riqualificare i paesaggi costieri della Puglia” e sono perseguiti attraverso singole azioni combinazione di esse. Gli obiettivi specifici sono: 9.1 Salvaguardare l’alternanza storica di spazi inedificati ed edificati lungo la costa pugliese: Chiatona come nodo della rete del Parco delle Pinete dell’arco ionico; 9.2 Il mare come grande parco pubblico della Puglia: Aumento dell’accessibilità alle spiagge con potenziamento dei collegamenti multimodali di connessione con Pino di Lenne, 19, La Macchia; greenway dei canali di bonifica paralleli alla costa; asse verde di collegamento trasversale della pineta su percorsi esistenti. 9.4 Riqualificare ecologicamente gli insediamenti a specializzazione turistico-balneare: La riprogettazione del lungomare e del centro urbano integrata al sistema dunale; asse verde attrezzato di connessione trasversale dell’edificato e degli spazi pubblici. 9.5 Dare profondità’ al turismo costiero, creando sinergie con l’entroterra: La riorganizzazione del sistema della mobilità e del modello di fruizione turistica tramite nuovi parcheggi scambiatori nelle aree dismesse delle FF.SS. 9.6 Decomprimere la costa attraverso progetti di delocalizzazione: Arretramento delle aree parcheggio rispetto al fronte mare, riprogettando le stesse a piazze e spazi pubblici verdi e deimpermeabilizzati. Delocalizzazione della sottostazione elettrica. Trasformare le strade secondarie trasversali in aree pedonali per favorire una migliore qualità della vita all’aperto e un supporto alle attività commerciali.
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STATO GIURIDICO Programma di Fabbricazione vigente Destinazione urbanistica: • “zona C1T” - residenziali stagionali a carattere turistico • “zona C2T” - residenziali stagionali a carattere turistico Vincoli e/o invarianti strutturali presenti: PPTR Beni Paesaggistici: • Territori costieri • Boschi • Riserva Naturale Biogenetica Statale • Immobili e aree di notevole interesse pubblico • Ulteriori Contesti Paesaggistici: • Cordoni dunari • Vincolo idrogeologico • Aree di rispetto dei boschi • Siti di rilevanza naturalistica (SIC) • Aree di rispetto dei parchi e delle riserve naturali • Strade a valenza paesaggistica PAI/AdB
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AMBITO
DINAMICHE DI
VITA - Inserimento in un contesto paesaggistico ad alta valenza naturalistica - Accessibilità infrastrutturale sovralocale - Modello del borgo a mare per la zona “centro” - Modello della città-giardino per la zona “pineta” - Recente implementazione dei servizi a rete idrici e fognari - Presenza di vasti ambiti di pineta interclusi nell’edificato - Utilizzo della spiaggia come luogo pubblico e spazio di vita collettivo
MORTE - Forte impatto visivo dell’area industriale di Taranto - Monovalenza balneare, spazi e servizi dedicati al solo turismo stagionale - Congestione, insufficienza di aree parcheggio e scarsa accessibilità locale - Edificato privo di qualità architettonica e urbana - Carenza e scarsa qualità del verde urbano - Ostacoli fisici alla vista del mare - Barriere alla percezione del paesaggio - Assenza di spazi pubblici e per la collettività - Carenza di percorsi pedonali e ciclabili - Limite fisico della linea ferroviaria - Presenza di aree e edifici dismessi delle FF.SS.
MEMORIA - il mare - il paesaggio dunale - le pinete dell’arco ionico - la stazione ferroviaria - il Lido Impero - la vita dolce della vacanza 210
PROCESSI SPONTANEI - Processo di destagionalizzazione e utilizzo della marina come parte del sistema urbano - Rinnovato desiderio di paesaggio - Nuove pratiche dell’abitare costiero - Amplificazione degli spazi di aggregazione intorno al lungomare - Occupazione delle strade minori per la creazione di spazi comuni
GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
TRASFORMAZIONE
AZIONI
DESIDERI Creazione del Parco delle Pinete dell’arco ionico; Chiatona come nodo della rete del Parco.
Aumento dell’accessibilità alle spiagge con potenziamento dei collegamenti multimodali di connessione con Pino di Lenne, 18, La Macchia; greenway dei canali di bonifica paralleli alla costa; asse verde di collegamento trasversale della pineta su percorsi esistenti.
APPAESAMENTO BORGO A MARE SOSTENIBILE
Ri-progettazione del lungomare e del centro urbano integrata al sistema dunale; asse verde attrezzato di connessione trasversale dell’edificato e degli spazi pubblici.
CONNESSIONI ECOLOGICHE DECOMPRIMERE LA COSTA COSTRUZIONE SPAZIO PUBBLICO
MIX FUNZIONALE
Ri-organizzazione del sistema della mobilità e del modello di fruizione turistica tramite nuovi parcheggi scambiatori nelle aree dismesse delle FF.SS.
SCENARIO STRATEGICO Arretramento delle aree parcheggio rispetto al fronte mare, riprogettando le stesse a piazze e spazi pubblici verdi e deimpermeabilizzati. Delocalizzazione della sottostazione elettrica.
Trasformazione delle strade secondarie in aree pubbliche per favorire migliore qualità della vita all’aperto e supporto alle attività commerciali.
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GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
COLLEGAMENTI MULTIMODALI -MOBILITÁ DOLCE -SPORT -ATTREZZATURE SERVIZI -DECONGESTIONAMENTO -CONNESSIONI ECOLOGICHE -CURA DEL CONTESTO AMBIENTALE -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -SOSTENIBILITÁ AMBIENTALE -GREENWAY DEI CANALI DI BONIFICA -PARCHI E RETI ECOLOGICHE
ZONA PINETA -ARCHITETTURA -CURA DEL CONTESTO AMBIENTALE -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -ATTREZZATURE SERVIZI -DECONGESTIONAMENTO -CONNESSIONI ECOLOGICHE
BORGO A MARE -CURA -ARCHITETTURA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -MIX FUNZIONALE -RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA -SOSTENIBILITÁ AMBIENTALE -DECONGESTIONAMENTO -SICUREZZA -DESTAGIONALIZZAZIONE
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AREE DISMESSE DI FF.SS. -PARCHEGGI -NODO DI SCAMBIO INTERMODALE -CONSERVAZIONE VECCHIA STAZIONE -MEMORIA -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -DELOCALIZZAZIONE SOTTOSTAZIONE ELETTRICA -SUPERAMENTO DELLA LINEA FERROVIARIA -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MOBILITÁ DOLCE -SOSTENIBILITÁ AMBIENTALE -ARCHITETTURA -ATTREZZATURE E SERVIZI -MIX FUNZIONALE -SICUREZZA
PIAZZE E LUNGOMARE -DELOCALIZZAZIONE DEI PARCHEGGI -SPAZI PUBBLICI E COLLETTIVI -INTEGRAZIONE E VIVERE COMUNE -QUALITÁ DELLO SPAZIO URBANO -MIX FUNZIONALE -MOBILITÁ DOLCE -DESTAGIONALIZZAZIONE -SOSTENIBILITÁ AMBIENTALE -DECONGESTIONAMENTO -ATTREZZATURE SERVIZI -CURA -ELIMINAZIONE BARRIERE ALLA PERCEZIONE DEL PAESAGGIO -SICUREZZA -SERVIZI A SUPPORTO DEL MERCATO RIONALE -PARCHI E RETI ECOLOGICHE
GLI A.R.U.: AMBITI DI RIGENERAZIONE URBANA
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I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
6.0 I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
6.1 I PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA
Come definito dall’art.2 della lr 21/2008 “I programmi integrati di rigenerazione urbana sono strumenti volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico. I programmi si fondano su un’idea-guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti. Essi comportano un insieme coordinato d’interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico che, in relazione alle specificità del contesto interessato, includono: a) la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-culturale, paesaggistico, ambientale; b) la riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione; c) il contrasto dell’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, socio-sanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo; d) il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, sentieri didattici e mussali, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie.” 214
I programmi sono predisposti dai comuni singoli o associati o sono proposti ai comuni da altri soggetti pubblici o privati, anche fra loro associati. I programmi assumono gli effetti di strumenti urbanistici esecutivi ed interessano ambiti territoriali totalmente o prevalentemente edificati. I programmi non possono comportare varianti urbanistiche per trasformare in aree edificabili aree a destinazione agricola, comunque definite negli strumenti urbanistici comunali, fatta eccezione per quelle contigue necessarie alla realizzazione di verde e servizi pubblici nella misura massima del 5 per cento della superficie complessiva dell’area d’intervento. Tale variante deve comunque essere compensata prevedendo una superficie doppia rispetto a quella interessata dal mutamento della destinazione agricola, destinata a ripermeabilizzare e attrezzare a verde aree edificate esistenti. I CONTENUTI TECNICI MINIMI DEI PIRU Il programma integrato di rigenerazione urbana deve orientare il processo di rigenerazione urbana e legare fra loro interventi diversi afferenti alle politiche abitative, urbanistiche, ambientali, culturali, sociosanitarie,occupazionali, formative e di sviluppo. Il programma riguarda prioritariamente: a) il recupero, la ristrutturazione edilizia e la ristrutturazione urbanistica di immobili destinati o da destinare alla residenza, con particolare riguardo all’edilizia residenziale sociale, garantendo la tutela del patrimonio storicoculturale, paesaggistico, ambientale e l’uso di materiali e tecniche della tradizione; b) la realizzazione, manutenzione o adeguamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie; c) l’eliminazione delle barriere architettoniche e altri interventi atti a garantire la fruibilità di edifici e spazi pubblici da
I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
parte di tutti gli abitanti, con particolare riguardo ai diversamente abili, ai bambini e agli anziani; d) il miglioramento della dotazione, accessibilità e funzionalità dei servizi socioassistenziali in coerenza con la programmazione dei piani sociali di zona; e) il sostegno dell’istruzione, della formazione professionale e dell’occupazione; f) la rigenerazione ecologica degli insediamenti finalizzata al risparmio delle risorse, con particolare riferimento a suolo, acqua ed energia, alla riduzione delle diverse forme di inquinamento urbano, al miglioramento della dotazione di infrastrutture ecologiche e alla diffusione della mobilità sostenibile; g) la conservazione, restauro, recupero e valorizzazione di beni culturali e paesaggistici per migliorare la qualità insediativa e la fruibilità degli spazi pubblici; h) il recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente per favorire l’insediamento di attività turistico-ricettive, culturali, commerciali e artigianali nei contesti urbani interessati da degrado edilizio e disagio sociale. Il programma integrato di rigenerazione urbana è costituito da elaborati scritto-grafici atti a descrivere e rappresentare in scala adeguata al carattere operativo degli interventi previsti: a) l’area d’intervento e le relative caratteristiche economico-sociali, paesaggistico-ambientali, urbanistiche, dimensionali, proprietarie; b) le soluzioni progettuali proposte con particolare riferimento ai caratteri morfologici degli insediamenti e all’integrazione nel tessuto urbano, alle destinazioni d’uso e ai tipi edilizi e insediativi, ai requisiti di qualità e di sostenibilità edilizia e urbana, al risparmio dell’uso delle risorse, con particolare riferimento al suolo, all’acqua e all’energia, alla dotazione di spazi pubblici o riservati ad attività collettive, verde pubblico o parcheggi nel rispetto degli standard urbanistici, specificando gli impatti attesi dalle soluzioni stesse; c) le misure adottate per rispondere ai bisogni abitativi espressi dai soggetti svantaggiati e per contrastare l’esclusione sociale degli abitanti, con particolare riguardo a interventi e servizi socio-assistenziali e sanitari e a sostegno dell’istruzione, della formazione professionale e dell’occupazione, in coerenza con rispettivi programmi e politiche di settore; d) l’esistenza di eventuali vincoli normativi gravanti sull’area d’intervento, con particolare riferimento a quelli storico-culturali, paesaggistici, ambientali, urbanistici, idrogeologici e sismici, e le misure di salvaguardia e prevenzione adottate; e) gli alloggi eventualmente necessari per l’allocazione temporanea degli abitanti degli edifici da risanare;
f) gli alloggi destinati a edilizia residenziale sociale da realizzare, recuperare o ristrutturare, eventualmente previa acquisizione degli stessi al patrimonio pubblico; g) le iniziative assunte per assicurare la partecipazione civica all’elaborazione e attuazione del programma, con particolare riferimento agli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare o negli ambiti ad esso contigui e il grado di condivisione da parte degli stessi, opportunamente documentati; h) le iniziative assunte per coinvolgere le forze sociali, economiche, culturali all’elaborazione e attuazione del programma e il grado di condivisione da parte delle stesse, opportunamente documentate; i) l’eventuale articolazione in fasi dell’attuazione del programma, cui possono corrispondere anche diversi strumenti esecutivi; j) i soggetti pubblici e privati partecipanti alla realizzazione e gestione degli interventi previsti dal programma o i criteri di selezione degli stessi, secondo principi di concorrenzialità e trasparenza; k) i costi dei singoli interventi e le relative fonti di finanziamento e modalità gestionali, specificando la ripartizione degli stessi tra i soggetti coinvolti nel programma; l) lo schema di convenzione che disciplina i rapporti tra il comune e gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti nell’attuazione del programma e nella gestione delle iniziative da questo previste.
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I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
PROCEDURA DI FORMAZIONE DEI PIRU CONFORMI AL PIANO REGOLATORE GENERALE VIGENTE La procedura di formazione dei piru conformi gli strumenti urbanistici vigenti (nel caso del Comune di Palagiano il Programma di Fabbricazione) prevede che gli stessi seguano questo iter proceduale: 1. adozione con atto deliberativo del consiglio comunale tenendo conto delle proposte avanzate dalle forze sociali, economiche, culturali e dagli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare e negli ambiti ad esso contigui. 2. Entro trenta giorni dalla data di adozione, il programma e i relativi elaborati sono depositati, per quindici giorni consecutivi, presso la segreteria del comune, in libera visione al pubblico. Del deposito è dato avviso sull’albo comunale e su almeno due quotidiani a diffusione provinciale. 3. Entro il termine di quindici giorni dalla data di scadenza del periodo di deposito di cui al comma 2, chiunque abbia interesse può presentare proprie osservazioni, anche ai sensi dell’articolo 9 della legge 7 agosto 1990, n.241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi). 4. Qualora il programma riguardi aree sulle quali insistono vincoli specifici, decorso il termine per le osservazioni, il sindaco indice una conferenza di servizi alla quale partecipano rappresentanti delle amministrazioni competenti per l’emanazione dei necessari atti di consenso, comunque denominati. 5. Entro trenta giorni dalla data di acquisizione degli atti di consenso di cui al comma 4, il consiglio comunale approva in via definitiva il programma, pronunciandosi altresì sulle osservazioni presentate. 6. La deliberazione di approvazione è pubblicata, anche per estratto, sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia (BURP). 7. Il programma acquista efficacia dal giorno successivo a quello di pubblicazione di cui al comma 6. PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE DEI PROGRAMMI INTEGRATI DI RIGENERAZIONE URBANA IN VARIANTE AGLI STRUMENTI URBANISTICI GENERALI COMUNALI Nel caso in cui il programma non sia conforme al Programma di Fabbricazione vigente nel Comune di Palagiano, la procedura di formazione che prevede: 1. adozione con atto deliberativo del consiglio comunale sulla base di quanto stabilito dal documento programmatico per la rigenerazione urbana e tenendo conto delle proposte avanzate dalle forze sociali, economiche 216
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e culturali e dagli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare e negli ambiti ad esso contigui. Il sindaco, dopo l’adozione del programma integrato di rigenerazione urbana, convoca una conferenza di servizi, ai sensi del comma 3 dell’articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni competenti per l’acquisizione dei necessari atti di consenso, comunque denominati, per verificare la possibilità di concordare il successivo accordo di programma. In sede di conferenza di servizi le amministrazioni partecipanti, nel rispetto del principio di copianificazione, devono indicare le ragioni ostative o, ove possibile, le modifiche necessarie ai fini della conclusione positiva dell’iter del programma mediante l’approvazione dell’accordo di programma. In caso di approvazione da parte della conferenza, lo schema di accordo di programma, sottoscritto dai soggetti intervenuti alla conferenza di servizi e corredato della documentazione tecnica e grafica prescritta, ivi compresa quella prevista dalle vigenti norme urbanistiche, è depositato per trenta giorni consecutivi presso la segreteria del comune interessato, durante i quali chiunque può prenderne visione. L’effettuato deposito è tempestivamente reso noto al pubblico mediante la pubblicazione sul BURP e su almeno due quotidiani a diffusione provinciale, nonché mediante l’affissione di un avviso all’albo pretorio con l’annotazione degli estremi di pubblicazione nel BURP. Entro trenta giorni dalla data di pubblicazione nel BURP gli interessati possono presentare al comune le proprie osservazioni. Entro i quindici giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni, il soggetto proponente presenta le proprie deduzioni sulle osservazioni pervenute. Entro i trenta giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 7, il sindaco del comune interessato chiede al Presidente della Giunta regionale la convocazione dei soggetti invitati alla conferenza di cui al comma 2 per la valutazione delle osservazioni pervenute e la conclusione dell’accordo. L’accordo, approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale entro i trenta giorni successivi, produce effetto di variante allo strumento urbanistico comunale con l’adozione della deliberazione consiliare di ratifica dell’adesione del sindaco all’accordo. Tale ratifica deve intervenire, a pena di decadenza, entro trenta giorni dalla stipula dell’accordo.
Non costituisce variante ai piani regolatori generali, ai programmi di fabbricazione o alle previsioni strutturali dei
I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
piani urbanistici generali comunali vigenti l’approvazione di programmi integrati di rigenerazione urbana che comportino: a) adeguamento e/o rettifica di limitata entità del perimetro delle aree assoggettate a piani urbanistici esecutivi dovuti alla maggiore scala di rappresentazione grafica; b) modifiche del perimetro di comparti o unità di minimo intervento stabiliti dagli strumenti urbanistici generali. INCENTIVI I comuni, in base ai criteri stabiliti dalla Giunta regionale entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle presenti norme, possono prevedere in favore di coloro che effettuano gli interventi riduzioni dell’ICI o di altre imposte comunali e degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione. In aggiunta agli incentivi di cui al comma 3, per favorire la realizzazione di edilizia residenziale sociale nell’ambito dei programmi integrati di rigenerazione urbana, compatibilmente con i caratteri culturali e ambientali degli edifici e dei luoghi e nel rispetto dei limiti di densità edilizia fissati dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n.1444 e delle quantità complessive minime fissate dall’articolo 41 sexies della legge 17 agosto 1942, n. 1150 (Legge urbanistica e successive modifiche e integrazioni), i comuni possono prevedere senza che ciò configuri variante urbanistica: a) mutamenti di destinazione d’uso di immobili dismessi o da dismettere riservati all’edilizia residenziale sociale; b) incrementi fino al 10 per cento della capacità insediativa residenziale prevista dagli strumenti urbanistici generali vigenti riservati a interventi di edilizia residenziale sociale. Gli incentivi previsti dal presente articolo sono cumulabili con altri contributi compatibilmente con i criteri di cumulabilità previsti dagli incentivi nazionali.
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I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
6.2 LE INIZIATIVE PER ASSICURARE LA PARTECIPAZIONE CIVICA E IL COINVOLGIMENTO DI ALTRI ENTI E DELLE FORZE SOCIALI, ECONOMICHE E CULTURALI ALLA ELABORAZIONE E ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI
Il processo partecipativo sui temi della riqualificazione ha preso il via nella fase di “costruzione” del presente “Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana”. A seguito della sua approvazione il processo di partecipazione è destinato a rivestire un ruolo fondamentale nella costruzione ed attuazione dei “Piani Integrati di Rigenerazione Urbana”, ciò sarà garantito dall’analisi dei fabbisogni dell’utenza finale, dalla trasparenza amministrativa e dal monitoraggio dei programmi. Le attività di comunicazione e partecipazione, che accompagneranno l’intero processo di Rigenerazione Urbana comprenderanno, a seconda dei casi ed in relazione all’importanza che l’Ambito riveste per l’intera città: la realizzazione di manifesti, locandine e opuscoli informativi, attività di coinvolgimento come riunioni ed assemblee, pubblicazione di comunicati stampa Bandi ed avvisi di gara per la ricerca di “manifestazioni d’interesse In particolare le iniziative di comunicazione seguiranno dei criteri precisi, godranno di visibilità tale da favorire la più ampia partecipazione, di chiarezza attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice ed accessibile e saranno credibili dando la massima garanzia di serietà e correttezza. Destinataria delle attività da effettuare sarà tutta la cittadinanza, in particolare: • Rappresentanti della Pubblica Amministrazione • Residenti • Associazioni di cittadini con finalità specifica di rigenerazione e tutela della città o di sue parti • Circoli Didattici • Parrocchie ed associazioni • Comitati dei cittadini • Cooperative Sociali • Associazioni sportive • Associazioni culturali • Cooperative di servizi e gestione ambientale • Associazioni di volontariato e promozione sociale • Associazioni esercenti commerciali e delle attività della ricettività turistica • Imprenditori promotori o potenziali promotori di project financing
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I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
6.3 I CRITERI PER VALUTARE LA FATTIBILITA’ DEI PROGRAMMI
L’individuazione dei criterii per la valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana risulta fondamentale per valutare l’attuazione dei programmi in tempi certi e rapidi. Sono stati individuati i seguenti quattro criteri generali di valutazione: 1. il criterio giuridico, il cui scopo è verificare la fattibilità giuridica dell’intervento rispetto alla normativa vigente (le norme di piano, la legislazione regionale,nazionale, europea, ecc.) 2. il criterio tecnico, che verifica la fattibilità tecnica dell’intervento, in riferimento alle sue caratteristiche ed alla sua costruzione 3. il criterio finanziario, che valuta la fattibilità economico finanziaria dell’intervento 4. il criterio etico, che verifica se il programma risponde alle esigenze dei cittadini, e ne valuta i costi e i benefici sociali e la loro distribuzione Il criterio giuridico potrà essere utilizzato per valutare la conformità e/o la coerenza del programma a norme e/o a criteri. Utilizzare il criterio giuridico significa verificare la complessità e la convergenza dell’offerta legislativa in continua evoluzione che definisce lo spazio dell’azione pubblica. I progetti e le politiche pubbliche devono uniformarsi ad una griglia di regole disegnata da diversi livelli di governo. La definizione e la richiesta di conformità, di coerenza a norme e criteri (più o meno flessibili) costituiscono un carattere rilevante delle decisioni legislative che precisano strumenti e procedure d’intervento. Da un punto di vista legale, sarà necessario definire le procedure urbanistiche e regolamentari sui differenti ambiti, coinvolgendo i proprietari e gli aventi diritto. Ogni fondo pubblico sarà stanziato attraverso gare secondo il principio di concorrenzialità e trasparenza. Il criterio di fattibilità tecnicaconsidera e verifica l’effettiva realizzabilità del programma. La valutazione della fattibilità dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana sono valutati in funzione dei macro-obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale ai sensi della L.R. n.21 del 29.07.2008 e di quelli di pianificazione strategica del territorio e rigenerazione urbana. Gli interventi saranno analizzati attraverso valutazioni: • economiche relative ai costi/benefici dell’intervento, sia diretti che indiretti • sociali, che devono rientrare in tutto il processo di pro-
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gettazione sulla qualità urbanistica e architettonica sulla sostenibilità ambientale e il contenimento energetico
Un ulteriore parametro di valutazione riguarda l’aspetto delle ricadute di interesse pubblico e collettivo che ogni trasformazione produce. In linea generale la fattibilità di un programma integrato di rigenerazione urbana sarà affidata dunque a specifici elementi contrattuali tra la parte pubblica e la parte privata che troveranno la loro attuazione in appositi protocolli di intesa e convenzioni atti a garantire: • l’esatta individuazione dei soggetti coinvolti nell’attuazione del programma,le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse le idonee garanzie finanziarie degli operatori pubblici e privati coinvolti nell’attuazione dei programmi che costituiranno ulteriori elementi di valutazione • la coerenza e l’integrazione tra gli interventi previsti in relazione alla natura del Programma ed alle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche, urbanistiche e socio economiche • l’accuratezza dello studio di relazioni tra l’ambito di intervento ed il sistema urbano complessivo • le sinergie con programmi sociali e l’attivazione di servizi a favore di soggetti deboli quali anziani, bambini, diversamente abili, ecc.. • l’incremento di servizi di quartiere e di spazi di aggregazione in relazione ai bisogni specifici della popolazione residente • l’incremento della dotazione di alloggi di edilizia residenziale sociale al fine di ridurre il disagio abitativo rispondendo ai bisogni di categorie disagiate quali anziani, giovani coppie, diversamente abili, famiglie monoparentali con minori a carico, ecc.. • la realizzazione di infrastrutture e servizi a completamento delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti • la realizzazione di interventi e l’adozione di tecniche costruttive atte a perseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale e tutela delle risorsenaturali in relazione alle specifiche caratteristiche dell’area di intervento La fattibilità tecnica si produce all’interno dello spazio definito da norme eprocedure e razionalità tecnica. Le maggiori e necessarie responsabilità nella valutazione della fattibilità tecnica degli interventi implicano la capacità di interpretazione della discrezionalità delle norme e delle procedure. 219
I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
Considerare la fattibilità tecnica del progetto comporta la responsabilità di raggiungere gli obiettivi prefissati e di risolvere i problemi con competenza, riducendo i rischi delle previsioni. Il criterio finanziario, ovvero la sostenibilità degli interventi, è uno strumento fondamentale per l’attuazione del programma. Il criterio di sostenibilità finanziaria verifica la fattibilità economica degli interventi previsti, accertando l’esistenza e la provenienza delle risorse finanziarie necessarie. Il successo della politica locale dipende in modo significativo dai meccanismi di finanziamento , dalla possibilità e dalla capacità di sostanziare le politiche con risorse finanziarie autonome ed adeguate provenienti dal settore pubblico (da trasferimenti da livelli di governo diversi, dalla politica di bilancio e della fiscalità locale) o della sostenibilità economica allargata ovvero dalla mobilitazione del capitale privato La riduzione dei trasferimenti e la scarsa manovrabilità dei bilanci hanno determinato azioni innovative di finanziamento delle politiche locali verso tre direzioni: • una maggiore attenzione al cofinanziamento pubblico e pubblico-privato • la ricerca di forme alternative di finanziamento • una migliore selezione degli investimenti La progressiva estensione dei protocolli d’intesa e degli accordi di programma tra soggetti pubblici, nonché il sempre più insistente coinvolgimento dei soggetti privati nei meccanismi giuridici e decisionali, ha portato significativi cambiamenti. Gli elementi contrattuali tra la parte pubblica e privata troveranno attuazioneattraverso i protocolli di intesa e le convenzioni garantendo: • l’individuazione dei soggetti coinvolti per attuare il programma, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie e le relative competenze • le garanzie finanziarie sia degli operatori pubblici che di quelli privati La valutazione della legittimità etica considera se le decisioni legate agli interventi di riqualificazione urbana migliorano la distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi verso l’equità distributiva e la desiderabilità sociale. Valutare la fattibilità giuridica, tecnica e la sostenibilità finanziaria dei progetti significa considerare ciò che si può fare, mentre valutarne la legittimità significa verificare se le soluzioni proposte corrispondono ai bisogni sociali dei cittadini interessati in qualità di destinatari dell’intervento pubblico. 220
Per quanto attiene agli enti pubblici coinvolti nell’attuazione del programma, le garanzie riguardo alla loro effettiva partecipazione, saranno assicurate mediante appositi protocolli d’intesa che definiranno le relative competenze, la quantificazione e la natura delle risorse finanziarie a disposizione, ed il programma dei tempi di attuazione. Per quanto riguarda la disponibilità delle risorse messe a disposizione del programma da parte del Comune di Gravina, i fondi a disposizione potranno essere relativi ad interventi inseriti nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche dei quali è certa la copertura finanziaria e ad oneri concessori derivanti dalla realizzazione degli interventi edilizi eventualmente previsti dal programma. Per quanto attiene ai soggetti privati selezionati a seguito di avviso pubblico concorrenziale, ad essi si richiederà di presentare regolari polizze fideiussiorie a favore del Comune, accettando che la polizza fideiussioria venga escussa ed incamerata dal comune senza necessità di instaurare procedimenti in contraddittorio, nel caso in cui gli stessi non intervengano alla firma delle convenzioni successive.
I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
6.4 I SOGGETTI PUBBLICI CHE SI RITIENE UTILE COINVOLGERE NELLA ELABORAZIONE, ATTUAZIONE E GESTIONE DEI PROGRAMMI E LE MODALITA’ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI PRIVATI
SOGGETTI PUBBLICI Per garantire la massima trasparenza, la più ampia condivisione e l’adesione sociale, l’amministrazione comunale di Palagiano sin dalla fase iniziale di predisposizione dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana, si impegna a coinvolgere gli Enti Interessati. Il coinvolgimento è anche finalizzato al concordare e verificare direttamente le scelte da fare e le soluzioni da adottare per rendere più snelle le procedure attuative dei programmi stessi. Gli Enti pubblici considerati sono i seguenti, cui potranno aggiungersene altri nel corso dell’elaborazione ed ogni altro soggetto pubblico portatore di interessi legittimi: • Regione Puglia • Provincia di Taranto • Agenzia del Demanio dello Stato • Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Taranto • ANCI Puglia • Protezione civile • Soprintendenza ai beni Archeologici della Puglia; • Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio • Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed antropologico Provinciadi Taranto • Soprintendenza per i beni Architettonici, per il paesaggio e per il patrimoniostorico, artistico ed etno-antropologico per la Provincia di Taranto • AATO Puglia • Acquedotto Pugliese • ARPA Puglia • ARPA Tarato • Camera di Commercio di Taranto • Enti e concessionari delle reti urbane SOGGETTI PRIVATI Considerando la definizione della Carta Audis per ciò che concerne i soggetti privati, essi si distinguono in due differenti categorie: “il Privato economico: I proprietari delle aree, le imprese,gli investitori, gli sviluppatori, costituisconoil Privato economico che interviene nei processi di trasformazione urbana con legittime finalità di profitto.Il Privato economico deve essere messo nelle condizioni di interpretare, accanto ai legittimi interessi d’impresa, gli obiettivi generarli degli interventi di rigenerazione. L’iniziativa e la partecipazione del Privato economico devono essere orientate a dare prodotti di qualità che facciano crescere il valore economico e sociale degli interventi. È importante che un buon rapporto tra il Pubblico ed il Privato economico porti alla definizione di
programmi che perseguano la qualità urbana (intesa come prodotto delle componenti sopra elencate) e la qualità delle opere sia private che pubbliche (servizi, edilizia, infrastrutture etc.). In questo senso va considerata la responsabilità sociale del Privato economico nella costruzione di progetti di rigenerazione urbana e sviluppo del territorio. A tal fine, l’azione del Privato economico deve essere incentivata garantendo tempi e procedimenti trasparenti e certi.” “I cittadini residenti e tutti coloro che vivono nella città, anche temporaneamente(lavoratori, studenti, fruitori culturali odel tempo libero, ecc.) costituiscono il Privato collettivo che interviene con legittime finalità sociali nei processidi trasformazione urbana. Il Privato collettivo, costituito da cittadini organizzati in associazioni o singoli,ha acquistato un ruolo centrale ed attivo nel campo della pianificazione ed attuazione degli interventi a scala urbana.di una buona qualità urbana che gli interessi del privato collettivo non vadano solo raccolti e registrati, ma anche facilitati, attraverso la più ampia informazione preventiva e un confronto che renda chiare le intenzioni degli altri attori e le condizioni reali nelle quali si svilupperanno i programmi.È inoltre opportuno identificare conmaggiore precisione e ampiezza i soggetti rappresentativi degli interessi legittimi con i quali avviare il rapporto e definire meglio modalità, strumenti, percorsi e tempi della rappresentazione degli interessi sociali.” In merito a quanto detto i soggetti privati da coinvolgere,anche durante le riunioni, gli incontri partecipativi, nell’attuazione dei programmi integrati saranno i seguenti: • Residenti • Parrocchie ed associazioni • Comitati degli inquilini e dei cittadini • Cooperative sociali • Centri di formazione professionale • Associazioni sportive • Associazioni culturali • Associazioni Ambientaliste • Cooperative di servizi e gestione ambientale • Associazioni di volontariato, promozione sociale e della cooperazione • Associazioni esercenti commerciali e delle attività della ricettività turistica • Organizzazioni imprenditoriali nel campo dell’edilizia, servizi, commercio, etc. • Imprenditori promotori o potenziali promotori di project financing • Associazioni di categoria • Ordini professionali 221
I CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI P.I.R.U.
MODALITÀ DI SELEZIONE DEI SOGGETTI PRIVATI Per quanto attiene ai soggetti privati, la selezione degli stessi sarà anche legata alla coerenza degli interventi proposti con i programmi generali e con le garanzie economiche e finanziarie offerte. Al fine di garantire la massima trasparenza e concorrenzialità, i soggetti privati attuatori degli interventi saranno individuati attraverso Avvisi Pubblici diffusi su quotidiani ed inseriti anche sul sito internet del Comune per darne la più ampia diffusione, e saranno relativi a: •
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Manifestazioni di interesse per interventi relativi ad opere e progetti infrastrutturali, strutture per servizi, interventi residenziali e non residenziali, servizi a favore della collettività e di enti pubblici, attività volte alla riqualificazione edilizia e/o urbanistica, del tessuto socio-culturale ed economico ed all’incentivazione della occupazione ad opera di soggetti pubblici e privati; Avviso pubblico concorrenziale per l’individuazione dei soggetti interessati alla realizzazione di edilizia residenziale sociale e servizi annessi ed al cofinanziamento delle opere di urbanizzazione, delle espropriazioni ed opere pubbliche previste nei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana.
BIBLIOGRAFIA • • • • • • • • • • • • • • • • • •
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