Shuzo Azuchi Gulliver From/To Quantum (beyond horizon 2017)

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SHUZO AZUCHI GULLIVER

From /To Quantum (beyond horizon 2017)

SHUZO AZUCHI GULLIVER From /To Quantum (beyond horizon 2017)


SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Three ‘Three ‘Three ‘Three

figures-1-1’” figures-1-2’” figures-1-3’” figures-1-4’”

2012 2012 2012 2012 acrylic on canvas 39x50

From /To Quantum (beyond horizon 2017)


SHUZO AZUCHI GULLIVER

From /To Quantum (beyond horizon 2017)

Shuzo Azuchi Gulliver, 11 May 2017 Milano

Ho sviluppato il mio interesse per forme e segni in varie declinazioni. Penso che forme e segni sembrino essere correlati agli ideogrammi giapponesi che assumono forme diverse. Le cose prendono forma e vediamo una forma in tutto. Penso che sia stato all'inizio dell'anno scorso, quando ho sviluppato il mio interesse per la parola "Quantum". In quei giorni stavo facendo un grande disegno nel tempio buddista Ishiyamadera vicino a Kyoto. La mia opera era stata commissionata in occasione dell'apertura delle porte del Buddha segreto che avviene una volta ogni 33 anni. Dopo un po', in quel grande lavoro ho iniziato una sorta di prototipo del lavoro 'Quantum ' che ho esposto. Non avrei mai creduto che l'eco degli insegnamenti del Buddismo Esoterico che è "vuoto", sarebbe diventato uno dei miei principali interessi. Il concetto "Quantum" è sorto spontaneo, quale titolo delle opere Non conosco la 'teoria quantistica' in dettaglio. È tuttavia troppo attraente lasciarsi trasportare nel labirinto della sua concettualizzazione, e il mio interesse risiede nella possibilità di entrare nella mappa di quel labirinto. Il mio interesse si riferisce al modo o all'atteggiamento della spiritualità umana (che potremmo chiamare «perdita elettrica»), che sembra entrare o creare un tale labirinto. Si tratta della qualità della libertà che sembra aver cambiato il concetto del concetto. (Nei dipinti è anche descritto come la rappresentazione delle possibilità disegnare il disegno?) (Perché vogliamo disegnare? Perché dobbiamo disegnare? Sembra anche come empatia, nostalgia per il nostro cammino glorioso e solitario che ha portato questo concetto di quantum.)


SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Colour and figure – blue”

2013

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acrylic on canvas 39 X 50


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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Anche la parola 'intervento' è lucida. La nostra funzione è quella di essere il nostro spirito? Tutto sembra una figura che prende forma ed è questo il nostro intervento, credo. (Una sorta di "perdita elettrica" che si verifica nel cervello o nel corpo) Anche le opere intitolate 'Color' e 'Figure', che sono precedenti alla mia scoperta del concetto di 'Quantum', costituiscono una sorta di premessa logica del lavoro successivo. Mi ricordo chiaramente quello che ho imparato sulle equazioni da mio fratello, che è maggiore di 11 anni rispetto a me: mi diceva: "Metti X" con quello che non sai ", questa idea era intensa e fresca. E poi inizia la tua operazione (calcolo). All'inizio per me, ch ero uno studente alle elementari, era impossibile mettere una X per identificare qualcosa che non conosco. Ancora oggi c'è un momento in cui mi sembra che l'azione del disegno sia come mettere una “X” per poter iniziare l'"operazione". Le immagini sono sempre sottili e collegate, ed è la cosa migliore. Ci sono molte forme nell'opera fotografica 'Chances and views' tra le due stanze. Ho sentito dire che i gatti sollevati per mostrare le righe orizzontali non possono vedere strisce verticali. Il mondo deve anche essere "perdita elettrica". Prego affinché la natura generi una simile "perdita elettrica" in me.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Colour and figure yellow 2013” “Colour and figure blue” 2013 acrylic on canvas 39 X 50

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Shuzo Azuchi Gulliver, 11 May 2017 Milano From/To Quantum’ I have developed variously with interests in shapes and signs. I think it seems to be related to having Japanese hieroglyphics traced in shape. Things take shapes. We see a form in everything. I think that it was the beginning of last year when I developed my interest in the word 'Quantum'. In those days I was making a bran drawing of Esoteric Buddhist temple, Ishiyamadera near Kyoto. Bran drawing was in commemoration of the opening of the doors of secret Buddha once in 33 years. After a while, for that extension I began making something like the prototype of the work 'Quantum' that I've been exhibiting. I do not believe resonance with the teachings of Esoteric Buddhism that is 'Empty', it became one of my important interests last year. The concept 'Quantum' came out right away in the beginning of its groping. I wanted to make title those works as 'Quantum'. I do not know about 'Quantum', 'Quantum theory' in detail. It is too attractive to be brought into the maze of its conceptualization, but my interest is the likelihood that it might be called that map of that maze. It is an interest in the way or attitude of human spirituality (call it 'electric leak'), which seems to have entered or created such a maze. It is about the quality of freedom that seems to have changed the concept of the concept. (in the paintings, is it also described as the depiction of the possibilities of drawing about drawing?) (Why do we want to draw? Why do we need to draw? It seems even like empathy, nostalgia for our glorious and lonesome path that has led this concept of quantum.) The word 'intervention' is also glossy. Is this our function to be our spirit? Everything seems to look like a figure, taking shape, it is our intervention, I guess. (I would like to call it also because of 'electric leak' in the brain or in the body)


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Works with titles of 'Color' and 'Figure' that developed before discovering the word or concept of 'Quantum' are also showing. In those works, the interest in the concept 'Quantum' seems to have been underwater in its developing. I strongly remember what I learned about the equation from my 11 years older brother. 'Put “X” with what you do not know', this idea was intense and fresh. And then its operation (calculation) starts. First of all, it was impossible for me to put something I do not know to ‘X’ for me as elementary school student. There is a time when it seems that the action of drawing seems to be an act which is like 'this putting' and close to that 'operation'. Pictures are always thin and ‘pera-pera’, and it is the best. There are many forms in the photo work 'Chances and views' in between the two rooms. Cats raised with being showed only horizontal stripes can not see vertical stripes, I heard. The world must also be 'electric leak'. I would like to praise for the bottoming nature of similar 'electric leak' in me.


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“Colour and figure red” 2013 acrylic on canvas 39 x 50

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Primi passi nel mondo di Gulliver (Shuzo Azuchi) Capita un giorno che mentre sei di passaggio in galleria ti trovi un simpatico signore che arriva dal Giappone, ha un paio di cataloghi e parla un abile mix di inglese (85%) e giapponese (15%), insomma il giappinglese che assomiglia tanto al nostro inglaliano (70% inglese e 30% italiano). Intesa perfetta, ovvio e ci si saluta con la promessa di riprendere il discorso. Dopo qualche mese arriva un catalogo importante pubblicato dal museo di Shiga, in occasione della mostra antologica del 2010, che ha ripercorso il viaggio artistico del nostro Gulliver dal 1960. La varietà dei lavori è tale da lasciare disorientati ed è quindi necessario leggere. Dalle premesse vediamo che SHUZO AZUCHI GULLIVER è nato nel 1947 nella prefettura di Shiga e fin dal liceo si è interessato all'arte partecipativa, ha poi collaborato con il dipartimento di filosofia dell'Università, esperienza che ha favorito il suo primo approccio con la figura di Marcel Duchamp. Continuando la lettura, grazie ai testi di Tadashi Yokoyama (Professore Emerito dell'Università di Tokyo, Istituto di nuovi media e scienze) e di Atsuo Yamamoto (curatore del museo di Shiga) troviamo le chiavi di lettura del personaggio, che si rivela essere un antesignano dell'arte multimediale, un performer in tempi assolutamente non sospetti ed anche un creatore di installazioni site specific, il tutto sempre supportato e integrato da appunti visivi, quali fotografie, disegni, collages, incisioni e stampe.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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“Quantum 2017 (2017 version) 2017” inkjet print on photo paper 32 x 48 (edition 10)


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Un accenno ad alcuni lavori permette di intuirne la statura intellettuale e artistica: SWITCH: un film sperimentale realizzato tra il 1966 e il 1967 nel quale l'inquadratura è fissa su di un interruttore fino a che una mano aziona l'interruttore “finisce il film e si accendono le luci in sala”; BODY: l'approccio concettuale al corpo e alla sua relazione con la vita, sviluppato nel corso di un lavoro fotografico, ha dato origine negli anni '70 all'opera concettuale, tuttora in corso, Body Contract, disposizione postuma di parti del corpo dell'artista stesso DE STORY: una performance del 1984 nel corso della quale Shuzo Azuchi Gulliver si chiuse in un habitat artificiale da lui stesso costruito con tre contenitori completamente chiusi e privi di finestrature , ove rimase per 240 ore, invisibile agli altri, ma percepibile per il tramite di un sensore del battito cardiaco collegato ad una cassa acustica esterna: il corpo occultato che rende manifesta la vita. SHUZO AZUCHI GULLIVER dice: “mi piace viaggiare nello spazio e nel tempo, con la differenza che il viaggio nello spazio comporta il consumo di energie, mentre il viaggio nel tempo mi carica di energia”. Penso che questa sia la prima vera chiave di lettura della sua vita, sempre in movimento per smarcarsi da ogni connotazione e per non voler essere un artista legato ad un contesto geografico, ma l'espressione di un pensiero che, proprio con le parole di Shuzo, “vuole essere nuovo”. La possibilità di viaggiare nel tempo è invece garantita dalla coerenza delle idee e dalla continuità dei progetti: facilmente ci si accorge che il tema del corpo, che addirittura è oggetto di disposizione dopo la morte, la presenza del corpo fisico coniugata alla possibilità di oscurarlo, lasciando comunque una traccia udibile della sua presenza, la voce, il peso, le misure e, alla base di tutto il genoma, sono argomenti permanenti di tutta la sua storia artistica. SHUZO AZUCHI GULLIVER si muove così nel tempo per il tramite di progetti indiferenti all'elemento temporale, non c'è urgenza, non ci sono né un prima, né un dopo, le idee e il lavoro fluiscono, ma sono anche contestuali. L'opera e le parole di AZUCHI GULLIVER mi hanno riportato alla mente un bellissimo volume di Denise Green dal titolo Methonymy in Contemporary art, nel quale l'artista (australiana) affronta il concetto di metonimia, ponendo l'accento sul flusso degli eventi che nelle culture orientali non è necessariamente lineare, come rappresentato nelle culture occidentali, e consente di percepire la complessità dell'esistenza. Penso che la metonimia descriva in modo appropriato anche la vita di Shuzo.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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Di tutto questo abbiamo un distillato nella mostra From/to Quantum (beyond horizon 2017) per la quale l'artista ha selezionato alcuni lavori fotografici e tre serie di opere su carta. Si tratta di appunti del suo percorso, abbiamo cosĂŹ foto di foto scattate in diverse occasioni, appese nello studio dove Shuzo lavora e assemblate per ricrearne l'habitat. Abbiamo altre fotografie nelle quali vengono compressi elementi fisici, abbiamo opere su carta che propongono le figure geometriche che ci riportano alle misurazioni della fisicitĂ che tanta parte hanno nel pensiero di SHUZO AZUCHI GULLIVER. E' solo un primo approccio ad una dimensione artistica splendida, che certamente approfondiremo in un prossimo futuro, anche con un viaggio a Tokyo per la prossima mostra museale del nostro.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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First steps in the world of Gulliver (Shuzo Azuchi) It happens one day that while you are in the Gallery you meet a nice man coming from Japan, he has a couple of catalogs and speak a skillful mix of English (85%) and Japanese (15%), in short, the giappling that resembles so much Our English (70% English and 30% Italian). Meaning perfect, obviously, we grew up with the promise to resume the speech. After a few months arrives by mail an important catalog published by the Shiga Museum, on the 2010 anthology show, which show the artistic journey of our Gulliver since 1960. The variety of works is such that it leaves disoriented and it is therefore necessary to read. From the premise we see that SHUZO AZUCHI GULLIVER was born in 1947 in Shiga Prefecture and since high school he has been interested in happenings art, he then collaborated with the Department of Philosophy of the University, experience that has favored his first approach to Marcel Duchamp figure. Continuing reading, thanks to the texts of Tadashi Yokoyama (Professor Emeritus of the University of Tokyo, Institute of New Media and Sciences) and Atsuo Yamamoto (curator of the Shiga Museum), we find the keys for reading the character, which turns out to be a Formerly multimedia artist, a performer, and a site-specific art creator, always supported and integrated with visuals posts such as photographs, drawings, collages, engravings and prints. A hint of some work allows us to understand his intellectual and artistic stature: SWITCH: An experimental movie made between 1966 and 1967 in which the framing is fixed on a switch until a hand drives the switch "ends the film and lights up in the room"; BODY: The conceptual approach to the body and its relationship to life, developed during a photographic work, gave rise to the conceptual work still underway in the 1970s, Body Contract, posthumous arrangement of body parts Artist himself DE STORY: a performance of 1984, during which Shuzo Azuchi Gulliver closed himself in an artificial habitat he himself built with three fully


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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enclosed containers with no windows, where he remained for 240 hours, invisible to others but perceptible through a heartbeat sensor connected to an external acoustic box: the hidden body that makes life manifest.

“Quantum study A� 2016 inkjet on photo paper 21 x 29 (edition 10)


SHUZO AZUCHI GULLIVER

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SHUZO AZUCHI GULLIVER says, "I like to travel in space and time, with the difference that the journey into space entails the consumption of energy, while the journey in time charge me with energy." I think this is the first real key to reading his life, always moving away from any connotation and not wanting to be an artist linked to a geographic context, but the expression of a thought that, precisely in Shuzo's words , "Wants to be new". The ability to travel over time is guaranteed by the consistency of ideas and the continuity of projects: it is easy to see that the subject of the body, which is even the subject of arrangement after death, the presence of the physical body conjugated to the ability to obscure it, Leaving an audible track of his presence, voice, weight, measurements, and the basis of the whole genome, are permanent topics of his entire artistic history. SHUZO AZUCHI GULLIVER moves in time through time-honored projects, there is no urgency, there is neither a prior nor an aftertaste, ideas and work flow, but are also contextual. AZUCHI GULLIVER's work and words reminded me of a beautiful volume of Denise Green entitled Methonymy in Contemporary art, in which the artist (Australian) faces the concept of metonymy, focusing on the flow of events that In oriental cultures is not necessarily linear, as represented in Western cultures, and allows to perceive the complexity of existence. I think that metonymy also appropriately describes Shuzo's life. Of all this, we have a distillate in the exhibition From / to Quantum (beyond horizon 2017) for which the artist selected some photographic works and three series of works on paper. These are notes of his path, so we have photos of photos shot on several occasions, hung in the studio where Shuzo works and assembled to recreate the habitat. We have other photographs in which physical elements are compressed, we have works on paper that propose the geometric figures that bring us back to the physical measurements that so great part have in thinking of SHUZO AZUCHI GULLIVER. It is just a first approach to a splendid artistic dimension, which we will certainly deepen in the near future, even with a trip to Tokyo for his next museum exhibition.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Eleven figures” acrylic and paisted on paper each 39 X 50

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SHUZO AZUCHI GULLIVER

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Shuzo Azuchi Gulliver Born 1947 in Otsu, Shiga. (Japan) Mainly lives in Tokyo. His works include a full-scale replica of himself, symbolism in biological structures (DNA), and performances and drawings on the basis of forms and shapes. These works anomalously question existence and persistently challenge fundamental questions with an antiaxiomatic mindset towards the status quo. While these activities hold a unique position in post-war art, a large number of the work is still unreleased, leaving his countenance in mystery. 1964. Begins working on subjective works such as the performance (‘Happening’). Befriends American beatniks visiting Kyoto, studying philosophy at University. 1967. Makes headlines as one of the leaders representing Japanese “futen,” or hippie. 1967. Forms “PLAY” group with acquaintances from Kansai to oppose “Gutai group” Late-60s. Produces experimental cinematographs, networks with Japanese members of Fluxus. 1973. Begins the exemplary “BODY” project, where the body is divided into 80 parts after death and entrust the parts to 80 specific people through a specific executive group. 1990. Activity in Europe increases. 2000. Researcher, Tokyo University Research into Artifacts, Center for Engineering. 2010. Holds comprehensive oneman exhibition “EX-SIGN” 2014. Begins “Sound gift,” a project to counteract “BODY” project, where ever single sound pronounced until death is presented as a gift.


SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Chances and view” 18 photos 2011

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SHUZO AZUCHI GULLIVER

“Ex - sign/A” “Ex - sign/B” silkscreen 21 X 29 edition 100

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