birdwatching & wildlife magazine

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La lettera del

direttore:

luglio/agosto 2012

Eccoci giunti al nostro appuntamento mensile con la “natura”, questo numero sarà bimestrale, il prossimo uscirà i primi di settembre. Ogni mese i lettori aumentano, questo sta a significare che la rivista è sempre più apprezzata, grazie al lavoro dei nostri inviati che ogni mese contribuiscono con le loro foto e i loro articoli a renderla sempre più interessante. Ringrazio voi lettori che ci seguite, e tutti i collaboratori che hanno contribuito alla stesura di questo numero: Cristina Usanza con l’intervista e Laura Zambelli con le sue foto e la sua disponibilità; Martina Lucky che ci ha regalato un fantastico viaggio in Ruanda con la sua fantastica esperienza tra i gorilla di montagna; il Dott. Marco Scutellà e i suoi fenicotteri; Lorenzo Nottari che ogni mese ci insegna il comportamento da usare quando si è in mezzo alla natura; Roberto Basso con la sua esperienza alla reserva Natural Remolar; il Dott. Riccardo Di Giuseppe e l’Oasi di Macchiagrande; Marco Ricciardi Tenore con la sua lezione di fotografia subacquea; Gabriele Ferramola con i suoi daini del parco nazionale d’Abruzzo e le sue libellule; ed infine Giusy Baffi, insostituibile correttrice dei nostri errori di battitura. Grazie ancora a tutti. Vi ricordo il nostro gruppo su facebook: e il nostro sito ufficiale:

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https://www.facebook.com/groups/149952581724988/

http://bwmagazine.ning.com/

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! Riccardo Trevisani http://www.facebook.com/riccardo.trevisani

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Sommario: in questo numero:

pagina 4: L’intervista: “Laura Zambelli”, di Cristina Usanza pagina 7: Ruanda: i gorilla di montagna, di Martina Lucky pagina 9: Storia degli insediamenti dei fenicotteri ad Orbetello, di Marco Scutellà pagina 12: Educazione ambientale, di Lorenzo Nottari pagina 16: Reserva natural remolar - Filipines del delta del Llobregat, di Roberto Basso. pagina 18: Una domenica all’Oasi di Macchiagrande, di Riccardo Di Giuseppe pagina 19: Lezioni di fotografia subacquea, di Marco Ricciardi Tenore pagina 23: Week end con il daino, di Gabriele Ferramola pagina 25: Si fa presto a dire Libellula, di Gabriele Ferramola pagina 26: Comunicato stampa di Riccardo Di Giuseppe pagina 27: le foto più belle del mese pagina 28: programma wwf: corso di guida naturalistica

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Tutto il contenuto della rivista è protetto da copyright, vietata la riproduzione e la copia dei testi e delle foto a scopo di lucro


L’intervista: “Laura Zambe"i” di:Cristina Usanza foto di Laura Zambelli Buongiorno e bentrovati amici per questa nuova intervista... in questo numero abbiamo voluto porgere delle domande ad una donna appassionata di fotografia naturalistica e che, spesso, posta meravigliose fotografie sulla nostra pagina..... Laura Zambelli ha

accettato gentilmente di sottoporsi a una raffica di domande alle quali ha risposto più che volentieri... è stato interessante scoprire la sua passione, il suo amore per la fotografia e la natura.... CRISTINA - come è nata la tua passione per la fotografia naturalistica? LAURA - la mia passione è nata perché ho sempre amato la natura e quando è nata la passione per la fotografia nel giro di poco tempo queste due passioni si sono fuse da sole. CRISTINA - la tua attrezzatura di cosa si compone? LAURA - Canon 450d e Canon 7d con obiettivi Canon 18-55 24-105 70-200 e 400. CRISTINA - come ti prepari per affrontare una "spedizione" nella natura, hai materiali speciali, scegli i luoghi.... ? LAURA- io ho un luogo a cui sono legata particolarmente ed è la Valle Vecchia in provincia di Venezia e lì ho i miei percorsi e miei luoghi di appostamento, poi mi piace anche girare per le montagne piuttosto che per prati e raccogliere quello che la natura ci regala. !

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CRISTINA - qual’è la fotografia da te scattata che più ti ha resa contenta? LAURA - beh, sicuramente la foto che ho in bacheca e che è stata pubblicata sul National Geographic di maggio. CRISTINA - pensi che la fotografia naturalistica possa essere di aiuto per la salvaguardia della natura stessa? LAURA - l'uomo ha molto da imparare dalla natura e purtroppo ogni giorno mi rendo conto di quanto poco rispetto abbiamo nei suoi confronti, di certo la fotografia naturalistica in qualche modo sensibilizza le persone quindi è sempre un qualcosa di positivo. CRISTINA - che consigli senti di dare a chi si approccia per la prima volta verso questa tipologia di foto? LAURA - di avere rispetto per prima cosa della natura in se stessa e di viverla fino in fondo con i suoi ritmi con il suo naturale evolversi, e munirsi di tanta pazienza! ;-) • CRISTINA - pensi che per le donne avere spazio e successo nella fotografia, e in questo caso in quella naturalistica, sia più difficile? LAURA - Diciamo che è più pericoloso, in quanto essere da sole spesso in luoghi isolati non è il massimo ed è una cosa che una donna percepisce molto. Per il resto credo che la determinazione e la costanza siano armi ! vincenti che possono avere' sia l'uomo che la donna, quando ho comprato il Canon 400 5 tutti mi hanno detto che come donna avrei avuto problemi a scattare a mano libera, ma quando sono lì in mezzo alla natura il mio corpo si carica....


CRISTINA - il tuo desiderio.... quel qualcosa che vorresti poter fotografare sempre in ambito naturalistico? LAURA - beh, ci sono molte cose che vorrei fotografare in ambito naturalistico...ma credo che lo scatto pi첫 ambito sicuramente sarebbe quello di riuscire a fotografare un orso in mezzo alle montagne. CRISTINA - ringrazio Laura per la sua gentilezza e le auguro di realizzare ogni suo sogno in ambito fotografico ! Cristina Usanza

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Ruanda: i gorilla di montagna di: Martina Lucky

Ruanda- Volcanos National Park.

E’ il 3 gennaio e finalmente dopo un’attesa durata anni, il sogno di vedere i gorilla di montagna sta per diventare realtà. Partiamo dal lodge di buon mattino per raggiungere il parco dove sbrigheremo le formalità di entrata, e dove pagheremo la famigerata tassa di permesso pari a 500 dollari, che per molti può sembrare una follia ma che per noi non conta. Ci dividiamo in gruppi di 8 persone e ci incamminiamo alla ricerca della famiglia AMAHORI, che in lingua locale significa ”pace”. Il motivo di questo nome deriva dalla docilità del maschio dominante e dal suo carattere affabile. Ci dicono che potremo passare solo un’ora con la famiglia dei primati per ragioni di preservazione e che la camminata potrebbe durare fino ad 8 ore, in quanto non sempre i gorilla sono facili da rintracciare. Vengono monitorati giornalmente ma si spostano di continuo alla ricerca delle foglie più tenere di cui nutrirsi e di conseguenza è facile perderne le tracce. Prendiamo una jeep, percorriamo circa un’ora di strada tra i campi di fiori simili a quelli della camomilla ai piedi delle montagne vulcaniche fino ad arrivare ad un villaggio dai mille colori, dove incontriamo la nostra guida e il ranger di nome Alphonse. Zaini in spalla, borraccia, cappellino e via, si parte! Il venticello mattutino si placa ben presto e l’aria fresca si trasforma in aria calda e soffocante man mano che il sole si alza in cielo. Camminiamo per circa 5 ore senza vedere nessuna traccia del gruppo Amahori, vediamo solo fango e sterco di elefante, orme di bufali e capre. All’improvviso sentiamo dei rumori strani, simili al grugnito dei maiali. Le guide si fermano di scatto e ci dicono che i gorilla sono vicini a noi. Dopo qualche minuto sulla nostra sinistra vediamo un’ombra nera immensa, è il maschio dominante, seduto tranquillo sotto una pianta che sta mangiando una pianta simile a sedano, contenente molti liquidi. Ci diranno in seguito che questi mammiferi non bevono quasi mai proprio perché traggono i liquidi necessari da questa pianta. Con il macete Alphonse taglia alcuni rami, ci addentriamo sempre di più nella foresta ed arriviamo ad una specie di spiazzo in ! 7 cui troviamo due femmine coi piccoli e altri maschi.


Che emozione indescrivibile! Facciamo quasi fatica a respirare, non vogliamo disturbarli e siamo consapevoli di avere solamente 1 ora a disposizione per osservarli, dunque ogni secondo è preziosissimo. I gorilla sembrano quasi non notare la nostra presenza, si comportano come se nulla fosse: mangiano, dormono, saltano e fanno capriole sui rami degli alberi, si puliscono, corrono e ogni tanto ci degnano di qualche sguardo. L’unico che sembra veramente incuriosito da noi è un piccolo di circa due anni, che si avvicina così tanto ad un nostro compagno di viaggio da toccargli i pantaloni sulla caviglia! I 60 minuti che abbiamo a nostra disposizione passano veloci e il tempo giunge a termine…dobbiamo fare retro front! Ma non è ancora finita perché sulla strada del ritorno vediamo ancora altre due mamme gorilla coi piccoli, portando a 12 il numero degli esemplari avvistati, su 18 da cui è formata la famiglia. La strada del ritorno è tutta in discesa, ci impieghiamo circa 4 ore; nessuno parla, non per la stanchezza ma perché stiamo tutti ripensando e rivivendo i momenti magici appena vissuti insieme a questi animali meravigliosi. Siamo tra i pochi eletti ad averli visti da vicino e ad esserci resi conto che dietro a tanta possanza e massa nera, si nasconde tanta dolcezza e tranquillità. Martina Luchi

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Storia degli insediamenti dei fenicotteri ad Orbetello

di: Dott. Marco Scute"à Negli ultimi venti anni le presenze di fenicottero nella Maremma tosco-laziale ed in particolare nella laguna di Orbetello si sono fatte sempre più frequenti fino ad assumere carattere di regolarità (cfr. 2.5.1.). Per quanto riguarda il secolo scorso, risultano 3 segnalazioni in Maremma: due ad Orbetello (un individuo il 3 marzo 1879 ed uno in settembre del 1888) ed una a Castiglione della Pescaia (un individuo nel settembre 1888) (Romè, 1980). Nel corso del Novecento le segnalazioni nella Maremma tosco-laziale sono andate aumentando come testimoniano i dati della tabella 2.2, riferiti da Romè (1980): Tabella 2.2. Presenze di Fenicottero in Maremma dal 1900 al 1975 (Romè, 1980). numero di individui

data

località

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maggio 1907

Orbetello (GR)

1

9 ottobre 1956

Orbetello (GR)

7

3 agosto 1964

Orbetello (GR)

1

4 novembre 1964

Orbetello (GR)

1

7 novembre 1964

Orbetell (GR)o

1

21-25 aprile 1964

Orbetello (GR)

1

15 settembre 1973

Orbetello (GR)

1

5 marzo 1975

Palude della Trappola (GR)

La segnalazione per la Palude della Trappola, che risale al gennaio 1967, quando tre individui furono osservati (e uno di essi abbattuto), rappresenta il primo avvistamento invernale della specie in Maremma (Corsi, Giovacchini, 1993). L’insediamento dell’attuale colonia nella Maremma tosco-laziale inizia ad Orbetello nel 1975. Il primo svernamento si è osservato nel 1978: 3 individui ai quali, dal mese di gennaio, se n’è aggiunto un quarto. Da allora i fenicotteri hanno regolarmente svernato nella laguna di Orbetello con presenze sempre maggiori

Un immagine del tentativo di nidificazione del 1995 ad Orbete"o-1. Tentativo fa"ito per diturbi di vario genere. !

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La prima estivazione completa della specie si è registrata nel 1985 con 18 individui (Calchetti et al., 1991). Nel 1993 vi è stato un tentativo di nidificazione nella laguna di Ponente, con la costruzione di 22 nidi, senza deposizione di uova (Baccetti et al., 1994). Nel 1994 c’è stato un secondo tentativo di nidificazione, con 63 nidi nei quali sono state deposte circa una quarantina di uova. Nel mese di luglio, 26 giovani hanno lasciato la colonia, formando un asilo a breve distanza. In entrambi i casi la colonia si era insediata su un isolotto del diametro di circa 8 metri, coperto da Arthrocnemum e situato a pochi metri dal più ampio isolotto di Neghelli (Baccetti et al., 1994). Nel 1994 hanno estivato nella laguna di Orbetello almeno 500 fenicotteri (Baccetti et al., 1994), nel 1995 circa 550. I fattori di disturbo avuti in laguna nel 1995 (aerei da turismo, lavori di sistemazione della laguna, apertura della caccia in laguna), potrebbero aver influito sul quasi totale abbandono dell’area tra febbraio ed aprile 1996. Da allora i fenicotteri svernano regolarmente ad Orbetello ma non hanno più tentato la nidificazione. Nel 2008 2 fenicotteri si sono involati alla Diaccia Botrona (GR) dando ancora speranza di poter vedere ancora nidificazioni di fenicottero in Maremma (Baccetti N. et al., 2008). Dott. Marco Scutellà Segretario letture italiane – Flamingo network Presidente ALV https://www.facebook.com/pages/Associazione-ALV-Vasche-di-Maccarese/260221667343189 ©Roberto Zarlenga

©Francesco Monari

©Ne"o Alberti

"A.L.V - Associazione Litorale Romano e Vasche di Maccarese" http://www.facebook.com/ALV.VaschediMaccarese

©Paolo Cusufai !

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©Ne"o Alberti


©Francesco Monari

©Ne"o Alberti

©Francesco Monari

©Massimo Notarangelo

©Claudio Gennari

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©Francesco Monari


EDUCAZIONE AMBIENTALE di: Lorenzo Nottari Con molto piacere ho accolto la proposta di Riccardo Trevisani di scrivere un altro articolo su un tema a me molto caro ed in cui credo molto: l’Educazione Ambientale. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità. E' una celebrazione della varietà della vita sulla terra e del valore che ciò ha per le nostre vite. Noi siamo parte di questa ricca diversità della natura ma spesso ce ne dimentichiamo e questo legame non lo sentiamo, non lo percepiamo. Negli scorsi anni ho partecipato a diversi corsi di educazione ambientale, mosso dalla voglia di saperne di piu’, di formarmi ed anche con un obbligo morale di far capire alle generazioni future l’importanza di tali temi. Quando si parla di educazione ambientale si rischia spesso di essere noiosi, di trattare temi non alla portata di tutti e quindi di non stimolare quella curiosità, quell’empatia che invece si rende necessaria per apprendere e condividere l’argomento. Nell‘autunno del 2011 ho frequentato presso il Bioparco di Roma il 1° corso di “animatore scientifico” che aveva tra i suoi scopi il rimettere in discussione lo stereotipo dell’educatore/ comunicatore ambientale e naturalista. (qui il video del corso http://vimeo.com/44316731 ). E’ stata una settimana intensa e ricca di incontri con professionisti del settore (guide e funzionari del Bioparco, professori universitari, cooperative di educatori ambientali, guardia parco) ed in tutti questi interventi e’ emersa la necessita’ di usare un linguaggio, una metodica molto semplice, dinamica, divertente ma che ha alla sua base una preparazione seria e soprattutto continua.

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Non basta piu’….dire il nome della pianta alle persone… bisogna farla odorare, toccare a chi ti ascolta … Non basta piu’….far vedere un animale ai visitatori… devi spiegare il suo ambiente, le caratteristiche fisiche della sua evoluzione anche usando modelli e riproduzioni di parti anatomiche… Non puoi piu’…..spiegare la Migrazione degli uccelli con powerpoint in un’aula… devi portare le persone nei parchi e farle emozionare con termiche di decine di uccelli sopra le loro teste.… corrente ascensionale Non devi spiegare…devi comunicare ed emozionare…solo termica

così rimarrà nella memoria dei visitatori un momento condiviso ed indelebile.

corrente ascensionale di pendio

termiche

E’ stato chiesto, nei primi minuti del corso, cosa fosse per noi l’Educazione Ambientale, io ho risposto:“trasmettere e condividere conoscenza, passione ed entusiasmo. Usando parole semplici ed esempi locali e quotidiani” il corso per fortuna aveva questi temi tra i suoi argomenti principali. Lo stesso zoo di Roma e’ cambiato, si e’ evoluto in Bioparco, una fucina di iniziative, convegni, incontri, visite e, come nel mio caso, corsi di formazione. Ho cercato subito di usare questi nuovi insegnamenti e tecniche realizzando presso il Centro Habitat Mediterraneo LIPU OSTIA www.lipuostia,.it un corso di Birdwatching per bambini, che ho chiamato “Il corso Birdwatcher Junior – Occhi di Falco”. Un corso fatto di due lezioni il sabato mattina, con i genitori, anch’essi coinvolti e parte attiva del corso. Dopo due giorni abbiamo avuto ben 12 iscrizioni, il che vuol dire quasi il triplo di persone quando venivano entrambi i genitori. Ho pensato a svolgere delle lezioni che avessero nella parte pratica il loro fulcro….avendo bambini ed un’oasi a disposizione era per me impensabile rimanere in aula

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Ai bambini abbiamo dato un kit che ho ritenuto potesse aiutarli subito ad entrare nel “ruolo” del birdwatcher e sentirsi quindi parte attiva nel corso. Abbiamo dato a tutti un binocolo 10x25, una guida Lipu ed un taccuino che sarebbe servito a disegnare insieme ai genitori, gli uccelli visti nei giorni tra le due lezioni. Non vi dico le facce dei ragazzi, a dir poco contenti ed entusiasti….e le domande interessate venivano poste anche dai genitori, anch’essi curiosi di questa nuova passione…il birdwatching e l’osservazione della Natura. Si, perché insieme a penne, borre e foto di uccelli ho anche portato aculei d’istrice, fossili per spiegare loro che il vero birdwatcher non osserva solo gli uccelli ma e’ “un curioso affamato di Natura”! E così, mentre andavamo ai capanni, i bambini mi chiamavano per sapere i nomi delle farfalle, degli insetti e delle libellule incontrate durante il cammino. Lo stimolo ed il coinvolgimento era ormai inziato e nei capanni avrebbe avuto il suo climax maggiore! Infatti, dopo gli argomenti trattati in aula (accenni di morfologia tra cui ali, penne, becco, zampe, un po’ di sistematica per spiegare le famiglie) era forte la voglia di vedere quello che si era studiato! Come dicevo nella parte iniziale dell’articolo emozione=educazione Con i bambini e’ fondamentale..... ed anche con gli adulti non si sbaglia mai! E cosi’ sono iniziate le osservazioni con i binocoli ed il mio cannocchiale…..cigni con i piccoli, gruccioni, cavalieri d’italia, folaghe e gallinelle con i loro pulli, rondini, balestrucci e rondoni a pelo d’acqua, l’airone rosso..insomma il meglio da vedere in questa stagione anche allacciandoci alla Migrazione che avevamo discusso pochi minuti prima. Al termine del corso la consegna degli attestati ai ragazzi, una idea molto apprezzata dai bambini e dai genitori.

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Ora, con un sorriso sulla faccia, penso all’attestato appeso nelle loro camerette...... ed ai binocoli nelle loro cartelle….12 piccoli birdwatcher che ameranno la Natura e la proteggeranno anche per noi! Come scrisse Tiziano Terzani:“Sei tu che puoi decidere se portare tuo figlio a mangiare una pizza o a vedere le lucciole…..” Un ringraziamento di cuore a: Fulvio Fraticelli e Manuela Scolavino del Bioparco Di Roma per l’organizzazione dello splendido corso di Animatore Scientifico (per info www.bioparco.it ). All’instancabile Alessandro Polinori del Centro Habitat Mediterraneo LIPU OSTIA per l’organizzazione del corso “I corso Birdwatcher Junior – Occhi di Falco” ( qui le foto del corso http://tinyurl.com/BWJUNIOR ). A Valter Ventura ed agli amici del “Circolo dei Birdwatcher per la Conservazione LIPU OSTIA” per avermi fatto scoprire questo mondo….che mi ha cambiato la vita ( www.lipuostia.it/circolobw ) ed alla mia compagna di vita e di passione Marcella…condividere e’ felicita’ Lorenzo Nottari – Roma +39 338/1041209 lorenzonottari@hotmail.it http://tinyurl.com/LorenzoNottari http://www.facebook.com/lorenzo.nottari

"A.L.V - Associazione Litorale Romano e Vasche di Maccarese" http://www.facebook.com/ALV.VaschediMaccarese !

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Reserva Natural Remolar – Filipines del Delta del Llobregat di: Roberto Basso

Diverse volte l’anno sono a Barcellona a causa del mio lavoro e questo da parecchi anni. Sempre con la macchina fotografica dietro, quando qualche pausa me lo consente, mi proietto subito in giro per questa magnifica città con panorami, scorci ed edifici favolosi. Un pomeriggio, (io vado sempre per il pernottamento a Castelldefels che si trova a 25 km da Barcellona, la zona turistica balneare molto meno “agitata” della capitale catalana) il mio collaboratore che vive almeno 300 giorni l’anno qui, mi vede tirar fuori il teleobiettivo per fotografare dei tranquilli passerotti sugli alberi del lungomare. Mi sorride e mi dice di salire in auto, qualche chilometro ed arriviamo lungo un canale in cui la facevano da padroni folaghe e germani. Al mio iniziale entusiasmo mi chiede: “Ma anche questo è il genere di fotografia che ti appassiona? Allora domani pomeriggio, finito il lavoro, ti porto in un posto dove penso ti divertirai …….” parlandomi di un luogo in cui “c’è molta avifauna” ……..mai avrei immaginato che Barcellona avesse anche delle Oasi fantastiche, la più importante delle quali è la Reserva Natural Remolar – Filipines del Delta del Llobregat. Il giorno dopo, arrivando all’oasi, la prima cosa che mi colpisce è la vicinanza con l’aeroporto El Prat, incredibile, solo qualche centinaio di metri e ci sono le piste di decollo ed atterraggio e le piazzole di sosta!! Ma come faranno a coesistere le due cose? Ma tant’è e ripresomi dalla sorpresa parto alla scoperta dell’oasi. Il percorso si snoda in 2.000/2.500 metri di stradine ai lati della vegetazione e degli specchi d’acqua del Delta del fiume Llobregat dopo aver attraversato un ponte, predisposto con muro e feritoie per l‘osservazione e la fotografia, del fiume vero e proprio. A qualche radura aperta seguono i viali che attraverso la vegetazione o al riparo di altri tre muri e tre capanni permettono di apprezzare l’enorme quantità di volatili (e tartarughe) presenti, alcune specie stanziali ed altre migratorie. Un buon controllo ed una buona organizzazione fanno da completamento a questa splendida realtà. Nel corso delle mie spedizioni alla reserva non c’è stato giorno in cui non ci fosse la visita, educata e silenziosa, di qualche scolaresca accompagnata da insegnanti e personale dell’oasi, ma nonostante la discrezione dei gruppi, non vi nego il sollievo ogni volta che lasciavano il posto. !

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Meta molto frequentata da studiosi, appassionati e fotografi racchiude in un breve itinerario possibilità di scatti “tranquilli” (germani, folaghe , mestoloni, cavalieri d’Italia, volpoche, piro piro, tuffetti, da pochi metri e con la possibilità di aspettare il momento e la posa migliore) a scatti più impegnativi dove contano un buon tele e soprattutto una buona dose di fortuna (da garzette ad aironi, da cormorani a tarabusi etc etc e, per finire, al sogno di ognuno di noi: l’aquila pescatrice). Nei momenti di pausa, sorseggiando una bibita e mangiando un bel bocadillo, la possibilità di tenersi in allenamento fotografando i giganti dell’aria che ci sorvolano a poche centinaia di metri.

http://www.deltallobregat.cat/?url=index

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UNA DOMENICA ALL’OASI WWF DI MACCHIAGRANDE… di Riccardo Di Giuseppe (Responsabile oasi WWF di Macchiagrande, Vasche di Maccarese, Bosco Foce dell’Arrone) Una normalissima domenica di inizio giugno, una brezza piacevole, qualche nuvola in cielo e tanta voglia di passare una giornata immersi in natura. Sono passati anni, ma ogni volta che arrivo all'incrocio tra Via della Veneziana e Via di Castellammare rimango ancora affascinato dalla vista dello scorcio dell'Oasi di Macchiagrande che si intravede dalla strada, oltre i campi coltivati a carote. Scendo dalla macchina, apro il cancello di legno e davanti a me ho questa lunga strada sterrata che profuma di polvere di cui non riesco a vedere la fine, costeggiata da una varietà di piante della macchia mediterranea tra cui il lentisco, fillirea, corbezzolo, mirto e ginepro; l'erica, la ginestra e i cisti con i loro colori accesi e profumi inebrianti, incitano gli insetti pronubi come api e bombi a bottinare nettare e trasportare polline. E poi, è proprio questa la stagione in cui gli occhi dei bambini spesso si illuminano di stupore quando all'ingresso dell'oasi scoprono lo stagno didattico dove poter osservare le rane verdi in canto e i girini che nuotano frenetici; e che meraviglia quando grandi e piccoli si accorgono di avere a pochi passi da loro un esemplare di testuggine comune simbolo dell'oasi che, da buon padrone di casa, magari gli "fa strada" in uno dei sentieri natura. È si, perché i sentieri sono tanti come quello della lecceta, della macchia, e quello della duna che porta fino al mare! E mentre si passeggia, specialmente la mattina presto o nel tardo pomeriggio, può capitarvi di scorgere l'occhio vigile di Pompeo che vi guarda incuriosito; per chi non lo sapesse Pompeo è da anni la nostra mascotte, un daino adulto di oltre dieci anni che spesso e volentieri arriva a farsi una passeggiata fin quasi al cancello di entrata, alla ricerca di erbe, foglie, germogli e bacche di cui è particolarmente ghiotto! I daini fanno parte della famiglia dei cervidi e la loro caratteristica principale è la presenza del "palco": sono corna presenti solo nei maschi, grazie a cui combattono tra loro per il possesso del territorio e delle femmine del gruppo. La caduta dei palchi avviene di anno in anno, principalmente nel mese di maggio... per questo abbiamo avuto la fortuna di trovarne diversi, alcuni anche durante le visite guidate delle scolaresche, sotto l'occhio sorpreso e divertito dei componenti del gruppo!

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Non è infatti cosi scontato vedere gli animali che vivono in oasi, anche perché la maggior parte dei mammiferi sono crepuscolari; ciò significa che compiono le loro funzioni vitali di notte o nelle prime ore del mattino, quando la luce non è ancora tanta e noi dormiamo. In ogni caso ci sono numerose tracce che testimoniano il loro passaggio e che un osservatore attento e vigile potrebbe scorgere. Tra le più comuni gli aculei dell'istrice, un grosso roditore: si ciba principalmente di frutti caduti dagli alberi, tuberi e radici e vive all'interno di tane, che spesso condivide con la volpe e il tasso... si avete capito bene.. in un vero e proprio condominio naturale. Un'altra traccia "curiosa" è la presenza di particolari escrementi di colore arancione...di chi potranno mai essere? le risposte che ci vengono date sono tra le più stravaganti, ma quasi nessuno arriva a capire che sono della volpe, ghiotta delle carote coltivate nei campi adiacenti all'oasi..peccato che non le digerisca bene, motivo che spiega la tipica colorazione dei suoi escrementi!!! Ad un certo punto usciti dal sentiero del bosco ci si trova immersi in un paesaggio agrario dove le graminacee cullate dal vento la fanno da padrone e un canale di bonifica ci rammenta la storia del territorio e dei braccianti veneti. E non è finita qui, basta alzare uno sguardo al cielo o inoltrarsi fino alla zona umida presente nell'Oasi, per rendersi conto che gli uccelli sono un altro importante gruppo di animali che contribuisce all'elevata biodiversità dell'area. Proprio lo stagno costituisce infatti un importante sito di sosta e svernamento di moltissime specie acquatiche, tra cui anatidi, garzette, aironi bianchi e cenerini, cormorani e falchi di palude. E tra gli uccelli come dimenticare i rapaci, oggetto di una delle visite in notturna organizzata ad Aprile: interagire con un allocco e una civetta è stato un privilegio a dir poco emozionante, oltre che unico! Potrei continuare a parlare per ore di quest'Oasi, cosi come vi invito a non perdervi altri due gioielli come l'Oasi WWF Vasche di Maccarese e Bosco Foce dell'Arrone - la "neonata", acquisita grazie alla campagna del 2011 "Una nuova Oasi per te" - entrambe a pochi Km di distanza da Macchiagrande... la cosa migliore è lasciare che siate voi a scoprire le bellezze che la natura ci offre a due passi da Roma, che solo in parte sono riuscito a descrivere..data la loro immensità. Riccardo Di Giuseppe

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Lezioni di fotografia subacquea di: Marco Ricciardi Tenore Introduzione alla fotografia subacquea: l’attrezzatura. Benvenuti alla prima lezione di fotografia subacquea. Prima di vedere questo particolare ramo della fotografia con una prospettiva indirizzata al professionismo, è necessario chiarire l’argomento che stiamo trattando. Cos’è la fotografia subacquea? La fotografia subacquea è un genere fotografico che ha come scopo principale quello di lasciare stupiti gli occhi di coloro che non si immergono negli abissi. Infatti sott’acqua, almeno per quanto riguarda i neofiti che si cimentano in questa attività, si ottiene una bella fotografia quando la luminosità, i colori e la definizione del soggetto dell’immagine hanno dei livelli che ci soddisfano; quando saremo in grado di ottenere questi risultati nelle foto più semplici, potremo passare ai cosiddetti scatti artistici. Prima ancora di trattare l’argomento riguardante il risultato dei nostri scatti fotografici, è doveroso parlare di attrezzatura e di idoneità a questa attività molto impegnativa: la foto-sub può essere praticata durante le immersioni subacquee con bombole o, più semplicemente, con lo “snorkeling” e cioé con maschera, boccaglio e pinne.

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Nel momento in cui avremo deciso in che modo vogliamo avventurarci nell’esplorazione fotografica della natura sottomarina, passeremo alla fase della scelta della nostra attrezzatura. Vi sono vari tipi di macchine fotografiche subacquee: -le compatte subacquee (consigliabili fino a pochi metri di profondità) o le compatte scafandrate per immersioni più impegnative.

-le reflex digitali montate dentro ad una custodia scafandrata

-le reflex analogiche a rullino concepite solo per la subacquea

Nel primo tipo, quello consigliato principalmente per gli snorkelisti, l’uso del flash non è indispensabile poiché le fotografie saranno realizzate a luce ambiente. Le immersioni subacquee con bombole, invece, necessitano di un’attrezzatura più specializzata, che può essere la semplice montatura di un flash esteso e sincronizzato alla custodia scafandrata per scattare fotografie anche in assenza di luce o l’assemblaggio di macchine fotografiche studiate appositamente per le immersioni. Queste ultime sono le analogiche sottomarine e le comuni reflex digitali con apposite custodie scafandrate per le immersioni a maggiori profondità. In entrambi i tipi di attrezzatura è consigliato un corretto montaggio ed utilizzo: quale sia il tipo di scafandro da utilizzare, dopo l’inserimento del corpo macchina all’interno della custodia, è fondamentale applicare una crema al silicone sui bordi della custodia dello scafandro per ottimizzare la tenuta stagna. Tale operazione è consigliata anche durante la chiusura dello sportellino delle batterie del flash esteso. I flash estesi sono concepiti per essere istallati all’esterno della custodia per diffondere la luce illuminando al meglio il soggetto da fotografare. Una volta scelto con cura il corpo macchina da utilizzare, è preferibile decidere in anticipo e per ogni singola immersione cosa si vuole fotografare: infatti la scelta anticipata di un obiettivo rispetto ad un altro migliorerà la qualità dei soggetti fotografati. Un obiettivo macro è consigliato per un’immersione completamente dedicata alle macro-fotografie,

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una lente compresa tra gli 8 e i 10mm consente meravigliose fotografie d’ambiente,

dai 15mm in su troviamo lenti adatte alle fotografie a soggetti animati, come pesci, squali, ecc.

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WEEK END CON IL DAINO Di Gabriele Ferramola

Questa volta vi porterò con me nel meraviglioso parco Nazionale D'Abruzzo. Ad aprile, in due differenti date, ho partecipato, con un amico fotoamatore come me, ad un Workshop organizzato dal fotografo naturalista Simone Sbaraglia. Il corso prevedeva un week end in aula e, dopo una settimana, un'altro fine settimana al Parco Nazionale D'Abruzzo. Essendoci organizzati da tempo, Daniele ed io abbiamo deciso di partire un giorno in anticipo per poter arrivare freschi e vedere qualcosa prima. Il venerdì, dopo essere arrivati in albergo a Pescasseroli ed esserci rifocillati, abbiamo subito cominciato a cercare scorci, animali, paesaggi suggestivi... Purtroppo la pioggia ci ha accompagnato tutto il giorno, ma noi temerari….attrezzati e adrenalinici come se fossimo pronti per un lancio col paracadute…. abbiamo cominciato il nostro mini-itinerario. Ci siamo diretti al lago di Civitella Alfedena, camminando e perlustrando siamo arrivati sui monti di Pescasseroli nella speranza di scattare qualcosa di presentabile….purtroppo niente! Intrisi di pioggia e stanchi torniamo in albergo, controlliamo i pochi scatti fatti, ceniamo e andiamo a letto sperando in una mattina migliore. Ci svegliano i tuoni ed il cielo pieno di nuvole non promette nulla di buono. Scendiamo, aspettiamo il resto del gruppo che arriva disgiuntamente e stabiliamo in quali luoghi rischiare la sorte fotografica. Partiamo per il bosco, dopo pochi km. di tornanti infiniti vestiti di un’ammaliante nebbia autunnale parcheggiamo e ognuno prepara la propria attrezzatura. Di animali neanche l'ombra, così ci dedichiamo alla fotografia paesaggistica, alle macro ed a imprimere nelle nostre fotocamere i colori della fine dell’inverno che vivono il sottobosco. Purtroppo la pioggia ci obbliga a tornare in albergo e quindi a controllare gli scatti fatti. Amareggiati ma non rassegnati andiamo a dormire nella speranza di svegliarci con un raggio di sole, anche perché sarà l’ultimo giorno! Yeah c'è il sole!!!!! La domenica mattina ci saluta con un bel cielo azzurro adornato da nuvole bianche. Anche il meteo ci rassicura, quindi colazione montanara con il gruppo e via alla ricerca dello scatto perfetto. Direzione Civitella Alfedena il lago.... zitti tutti! Fermi! Cosa c'è li?! Finalmente ci imbattiamo in un piccolo gruppo di daini. Scendo dall’auto con la macchina fotografica in mano e, badando di non far rumore, faccio qualche scatto dal ciglio della strada. Tecnicamente non è buono, ma è una piccola soddisfazione. Purtroppo alcuni di noi, presi dall’entusiasmo, si fanno scoprire ed i daini impauriti corrono via. Sul ponte di Civitella un poderoso vento ci travolge…..impavidi ed armati di cavalletti e grandangolo immortaliamo i ! 23 verdi, i marroni ed i gialli del paesaggio sconfinato.


Euforici dell’incontro scegliamo d’andare alla camosciara e, a metà strada, avvistiamo un nutrito branco di daini. Questa volta seguiamo passo passo le indicazioni di Simone nell’intenzione di non farli fuggire. Ci mimetizziamo nei cespugli, tra i tronchi facendo il minimo rumore.... i daini non sembrano impauriti al punto che lentamente si avvicinano incuriositi, fino a trovarci a pochi metri. Diventiamo “amici” e gli facciamo un book!!! Simone attraverso dei movimenti e dei suoni li fa muovere così che noi riusciamo a fare qualche panning. Orgogliosi degli scatti e soprattutto della scoperta di questa natura, proseguiamo verso la cascata delle tre cannelle. La pendenza non è elevata anche se con tutta l'attrezzatura sulla spalle e le macchine fotografiche in mano un po’ di affanno l’avevo. Ogni rallentamento ed ogni pausa sono un incanto della natura per i miei occhi e per i miei click. Raggiunta la meta, colloco il mio Manfrotto e faccio alcuni scatti alla cascata montando un filtro tipo 'lee' per poter allungare un pò l'esposizione e fare un effetto seta con il flusso dell'acqua. Il cielo sta mutando, l’affaticamento si fa sentire e la soddisfazione per gli scatti è notevole….così, tornati alle nostre auto, ci scambiamo i contatti e torniamo a casa consapevoli della magnificenza della natura. Esperienza positiva sicuramente da ripetere più volte e in stagioni diverse... Alla prossima avventura. Gabriele Ferramola

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Si fa presto a dire “libe"ula” di Gabriele Ferramola Con il termine libellula si identifica una specie molto più ampia di quello che ognuno di noi possa pensare. Questo insetto fa parte degli 'odonati' dal greco 'mandibole dentate'. Esistono due grandi famiglie di questi insetti le libellule (anisotteri) e le damigelle (zigotteri) . Il metodo più semplice per distinguerle è l'osservazione quando sono posate in quanto le libellule tengono le ali spiegate orizzontalmente mentre le damigelle le tengono chiuse e verticali lungo il loro corpo. Entrambe hanno il corpo allungato, grandi occhi e si nutrono di insetti che catturano in aria. Un'altra differenza tra le due specie la si puo' apprezzare osservando gli occhi: gli anisotteri presentano gli occhi attaccati che formano un corpo unico simile ad un casco mentre gli occhi degli zigotteri non si toccano mai. Il corpo molto allungato si distingue con 11 segmenti il penultimo dei quali è munito di due sporgenze uncinate che formano una pinza nell'esemplare maschio. L'accoppiamento avviene mediante la deposizione delle uova o in acqua o a ridosso di piante acquatiche. Vivono prevalentemente vicino a laghi, stagni o comunque corsi d'acqua e la loro indole da predatore le porta, oltre che a cacciare altri piccoli insetti come le zanzare, a nutrirsi anche di girini o larve di tritoni grazie alle loro poderose mandibole. Consigli utili per fotografarle:

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un'ottica macro (105 180 o 200mm) in modo da rimanere distanti e non disturbare l'insetto. un sistema flash (consigliato flash anulare altrimenti un paio di flash tipo cobra con servocellula e cavo ttl). cavalletto e testa micrometrica (io non li uso mai spesso montarle causa la fuga). come tutte le foto macro è consigliabile ricercare le nostre prede la mattina presto in quanto piene di gocce di rugiada e quindi molto appesantite e statiche.

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COMUNICATO STAMPA Giovedi 19 e venerdi 20 luglio 2012 ALLE ORE 21:15 si svolgerà all’interno dell’oasi WWF di Macchiagrande di Fregene la prima edizione di un evento unico FREGENE FOREST Classic Jazz Festival di Riccardo Di Giuseppe Spengere il rumore della città rimanendo incantati dall’armonia della musica nell’anfiteatro ideale: “la Natura”. E’ questo il pensiero che ha spinto Carmelo Iorio, musicista, di organizzare all’interno dell’incantevole palcoscenico dell’Oasi WWF di Macchiagrande con il supporto del personale dell’Oasi un evento culturale e naturalistico unico nel suo genere. Un vero e proprio percorso musicale tra generi ed epoche diverse nella semplicità immutata del bosco mediterraneo dell’Oasi, con l’intento di creare un momento di equilibrio tra la musica e le bellezze naturali. I concerti si terranno giovedi 19 e venerdi 20 luglio 2012 alle ore 21:30 e saranno serate dedicata alla musica classica e jazz. Giovedì si esibirà Kasia Chojnacka, pianista e concertista, con musiche di F. Chopin, C. Debussy e G. Gershwin; ospite speciale il quartetto Cristalli Barocchi che suoneranno con oboe, pianoforte, contrabasso e batteria. Venerdì si esibirà sempre Kasia Chojnacka al pianoforte, con musiche di F. Chopin e M. Ravel; ospite speciale della serata Giulia Cortina – arpa; si esibirà Carmelo Iorio Duo, con Carmelo Iorio aI sax alto e Roberto Altamura alla batteria (omaggio a Charlie Parker). I promotori ringraziano la Pro Loco di Fregene, il WWF OASI, la scuola di musica “La Pantera Rosa “ e l’Associazione naturalistica Programma Natura per il supporto dato nell’organizzazione delle serate. Come arrivare: L'ingresso dell'Oasi si trova presso Fregene sud, all'angolo tra via di Castellammare e via della Veneziana. Costi: Adulti 15,00 euro, Ragazzi dai 6 ai 14 anni 7,00 euro, Bambini fino ai 5 anni gratuito Socio WWF 10,00 euro È OPPORTUNO PRENOTARSI TELEFONICAMENTE CHIAMANDO I NUMERI: 339.1588245 / 329.0562763 OPPURE VIA EMAIL: macchiagrande@wwf.it N.B.I fondi raccolti con le quote d’ingresso e con le donazioni verranno impiegati per la conservazione e la gestione dell’Oasi. Con la vostra visita date un prezioso aiuto economico, morale e ideale all’opera costante del WWF

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Le foto più be"e del mese

©Zòltan Tùri

©Francesco Monari

©Michele Magnocava"o

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