REPORT
UNA GIOIA RICUCITA Percorsiurbanipartecipati 20-25 giugno 2011
Comune di Gioia del Colle
GIOIA PORTAOVEST
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La progettazione partecipata è un percorso discendente e orientato. Dall’alto al basso. Scende nelle strade e nella vita. Diventa vera se ascolta, se accoglie le persone e le parole. L’urbanistica diventa vera se cammina a piedi scalzi, se tutta la sua pelle sente i terreni e le sabbie. Le impronte non sono mai uguali. Quando una città si trasforma, cambia le cose concrete, le abitudini, i fatti e i futuri possibili. Le trasformazioni della vita urbana non sono fatte di carta. Segnano. Nemmeno sono soltanto conseguenze di scelte semplici. Riguardano decisioni difficili. Decisioni esperte. Quando i progetti nascono, hanno volontà di migliorare e costruire. Quando si sviluppano, hanno bisogno di nuovi accumuli del senso. Hanno bisogno di tanti esperti. Moltissimi. I Cittadini sono espertissimi in problemi. Ascoltarli è strategico. Si sbaglia meno. L’ascolto è scrittura, riconoscimento delle cifre, fissazione del senso, sostegno. Ascoltare per decidere meglio, capitalizzando le fratture e le divergenze. Ascoltare per condividere forze e debolezze. Per vedere i problemi con più occhi. Ascoltare per riconoscere i valori, che intorno a noi sono ovunque, disseminati e diversi. La cucitura attiene all’esperienza, ma è un fatto quotidiano.
LA PARTENZA: Gioia Porta Ovest UN LABORATORIO IN COMUNE
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RICOGNIZIONE
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PROBLEM SETTING Incontro con la Pubblica Amministrazione Incontro aperto con
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CAMMINATA DI QUARTIERE
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RICERCA-AZIONE e TAVOLI DEI SEGNI L’urbanistica cammina L’urbanistica oltre la ferrovia
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COMPONENTI dei gruppi di lavoro CREDITS
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SOLUZIONI CREATIVE La convergenza del pensiero collettivo Progettare gli attraversamenti con i cittadini
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INDICE
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Il progetto Gioia Porta Ovest per la rigenerazione urbana promuove il recupero, la riqualificazione e la rigenerazione di un ambito urbano identificabile con la parte occidentale della città: con le aree, i luoghi e gli spazi (e quindi anche i relativi valori sociali ed economici) attestati lungo le due storiche strade di Via Lagomagno e di Via Dante/Via Paolo Cassano/Via Santeramo. Una Gioia Ricucita è il percorso partecipato che accompagna e sostanzia la candidatura del Comune di Gioia del Colle per Gioia Porta Ovest, ai fini dell’attuazione dell’Azione 7.1.1 con il contributo e la partecipazione attiva della collettività. Ad ovest del fascio ferroviario, lungo queste due strade storiche, si è consolidata nel tempo una parte di città che, nonostante la presenza di importanti testimonianze architettoniche e ambientali e la considerevole dimensione degli interventi edilizi degli ultimi decenni, appare ancora oggi incompiuta e “sospesa” in una indeterminata
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A fronte dell’aumento delle caratteristiche funzionali e di sicurezza della circolazione ferroviaria, che presupporrebbe persino la definitiva eliminazione di tutti i passaggi a livello, si dimostra l’inadeguatezza delle opere sostitutive realizzate e in particolare dei sottopassaggi pedonali, con la necessità
Altri interventi, pur progettati, quali il parcheggio di scambio alle spalle della stazione ferroviaria, lungo Via Lagomagno, con un nuovo sottopassaggio in prolungamento di quello della stazione, o la definitiva pedonalizzazione di Piazza Kennedy, in continuità con l’asse pedonale di Via Roma, sono ancora in attesa di finanziamento. Ulteriori trasformazioni, quali la riqualificazione delle Piazze Umberto e Plebiscito (naturali punti di snodo e di convergenza dei due percorsi di Via Dante e Via Roma) attendono ancora
una precisa definizione, così come, all’esterno dell’area ferroviaria, l’importante asse della “città lineare” di Via Santeramo richiede un complessivo ripensamento qualitativo e funzionale. Al centro di questo complesso sistema vi è il nodo funzionale, ma anche economico, sociale e simbolico dell’attraversamento ferroviario in corrispondenza di Via Dante, su cui, indipendentemente da quanto già realizzato, occorre identificare nuove modalità di passaggio tra le due parti di città, in grado di rappresentarne efficacemente la capacità di relazione e di vita. Il Laboratorio partecipato agisce su questi transiti a più scale fra le dimensioni urbane. Lo fa con i cittadini, protagonisti degli attraversamenti e delle storie urbane.
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Nonostante il valore della risorsa di mobilità territoriale e nazionale, offerto dalla presenza della stazione ferroviaria, il rapporto tra infrastruttura e città è divenuto sempre più complesso e difficile. Il numero dei collegamenti ferroviari, anche commerciali, è aumentato così come il numero dei binari, rendendo il fascio ferroviario più ampio e più difficile da attraversare; l’inefficacia dei tradizionali modelli di mobilità urbana si è conseguentemente manifestata.
di ridefinire l’intera relazione tra le due parti di città. Per questo motivo, è nato un progetto di riqualificazione degli attraversamenti e della viabilità da Via D’Annunzio a Via Giovanni XXIII, finanziato dalla Regione Puglia con fondi CIPE e FESR per 7 Milioni di euro. Tra gli interventi vi sono la riqualificazione dei sottopassi esistenti, la complessiva riqualificazione di Via Lagomagno, l’adeguamento e il recupero ambientale di Via La Villa (in continuità con il sottovia veicolare di Via Benagiano), il recupero e il potenziamento del cavalcaferrovia di Via Giovanni XXIII, la realizzazione di una nuova viabilità esterna (tra la strada provinciale 51 e l’uscita autostradale sulla Via per Santeramo) al fine di sottrarre la Via Lagomagno al transito di mezzi pesanti.
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dimensione suburbana, senza qualità evidente. Il progressivo irrigidimento e ispessimento della barriera ferroviaria sta rendendo sempre più complessa l’interazione tra le due parti di città, fino a consolidarne l’immaginario, lungo una dimensione interna ed una spazialità esterna, determinando condizioni di decadimento urbano sui due lati. La ferrovia diviene così la cesura dura su cui si compiono i passaggi quotidiani e le transizioni umane.
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E NUMERI DELLA PARTECIPAZIONE I LUOGHI E LUOGHI I NUMERI DELLA PARTECIPAZIONE Chiostro di Palazzo San Domenico Viale Paolo Cassano
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Un momento interattivo cinque colloqui informali approfonditi più di 50 persone coinvolte
incontro con la P.A. incontro con la Cittadinanza Attiva colloqui approfonditi con due giovani tecnici che si sono occupati di programmazione urbana. laboratorio aperto continuo tavolo di progettazione partecipata: la mobilità urbana tavolo di progettazione partecipata: il quartiere oltre la ferrovia tavolo di progettazione partecipata: gli attraversamenti
In tutta la Città e in particolare nel quartiere di riferimento Ricerca-Azione: 14 interviste a soggetti chiave almeno 20 colloqui informali approfonditi
Quartiere oltre la stazione diverse ricognizioni due passeggiate con cittadini e amministratori almeno 20 colloqui informali approfonditi
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Viale Roma Due momenti interattivi di Animazione territoriale almeno 20 colloqui informali approfonditi sul tema più di 100 persone contattate
UN LABORATORIO IN COMUNE
Sono costruiti su domande contenitore generali. Riguardano problemi e valori, sulla scala urbana e locale. I contributi individuali sono depositati su un foglio mobile, esplicitandone la natura: giallo per i fatti economici, verde per gli aspetti culturali, azzurro per la natura ambientale, rosa per elementi di derivazione sociale. Questa modalità consente di comunicare la dimensione originaria dei contenuti. In ogni caso, la provenienza dell’osservazione assume una contaminazione costruttiva in radice e converge dentro un’inaspettata integrazione delle visioni e delle competenze.
Due tavoli per georeferenziare i problemi e i valori, sulla scala generale del territorio e sullo spazio urbano ravvicinato. Per ancorare gli aspetti più importanti alla realtà con il semplicissimo e sistematico meccanismo dei post-it. Un post-it si può spostare, ma essenzialmente ci ricorda nel posto giusto le cose importanti. Su un’ortofoto consente la disseminazione del senso.
3. I muri nomadi. La scrittura in tempo reale
dei discorsi a più voci. La genesi di mappe mentali ad accrescimento successivo, per fissare la memoria delle storie e consentire l’accumulo narrativo. Nuvole di senso e legami. Nel laboratorio in comune i tre livelli operativi sono sincronici, come le scale della realtà. Partecipano nello stesso istante, per generare un paesaggio di conoscenza.
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1. Gli aggregati discorsivi a scala omogenea.
2. La localizzazione.
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Il governo della città è una questione plurale. Riguarda gli altri e le risorse di tutti. Le cose pubbliche. Le decisioni e i ragionamenti hanno bisogno di abitare e di essere sempre accessibili. Per questo, il laboratorio urbano è in comune. E’ informale, con la lettera minoscola e maiuscola. Chiunque entra in Comune, nel chiostro e nel laboratorio, condivide sullo stesso piano discorsivo le questioni. Utilizza gli stessi strumenti della Pubblica Amministrazione, gli stessi codici cromatici. Gli strumenti della partecipazione annullano le gerarchie, preferendo un sistema co-progettante. Tre i livelli strumentali.
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8 Casa Cantoniera - vista da via Antonio Cassano
Linea ferroviaria - vista dal passaggio a livello di via Dante
Cimitero - vista laterale dal quartiere Lagomagno
Mulino Pagano e Orti - vista sul retro
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UAR IL Q RE TIE
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Verde pubblico
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La ricognizione è l’azione effettuata oltre la linea del fronte per acquisire informazioni. La strada è un luogo di convergenza. Il fuori, l’oltre. La sfera dello spazio collettivo, di comunicazione e rappresentanza, di informalità, di regole sovrapposte e di confronto. L’urbanistica se ne occupa, perché lavora sulla di vita quotidiana. Se deve rappresentare il cambiamento deve cambiare, uscire dalle stanze e camminare a piedi. Il senso delle cose è nella realtà, nei dettagli della vita. Nei passaggi. La città è viva perché è imperfetta. Facciamo una ricognizione come cittadini stranieri fra gli abitanti, nei luoghi delle cesure, lungo la ferrovia, sui margini.
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RE OLT
Ogni storia inizia come cammino individuale, fuori dal sè
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Tavolo dei segni
Codice colore
Ortofoto di riferimento
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PROBLEM SETTING Pubblica Amministrazione
E’ un incontro di avvio e di confronto, che coinvolge assessorati e dirigenti dei settori. Si parla insieme della dimensione urbana e territoriale della mobilità, dei valori umani e delle relative pratiche, dei problemi, a scala urbana e a scala locale. Si usano i codici comuni. Valori e problemi transitano su superfici comune, per attivare confronti. I discorsi individuali diventano collettivi se le idee si ancorano. Per questo avviene una fusione attraverso la pratica del muro nomade. Il muro offre una documentazione dei discorsi immediatamente riproducibile. La visione diventa collettiva, perché i linguaggi, i saperi esperti e quelli naturali accettano la fusione del senso. I muri urbani sono il luogo ed il tempo di questo passaggio di stato. Il grande tavolo centrale accoglie valori e problemi per una loro fissazione. Lo schema direttore del sistema degli interventi è sovrapposto all’ortofoto urbana. La realtà è riconoscibile. Chiunque può renderla parlante attraverso i post-it. Attraverso i discorsi si veicolano i luoghi.
La dimensione della mobilità è interscalare. Riguarda il sistema delle identità urbane. Il movimento crea i presupposti del senso e delle funzioni. Per questo, nei problemi e nei valori della mobilità precipitano gli spazi comuni di relazione, accanto alle questioni infrastrutturali. I colori dei fogli mobili definiscono l’impronta dimensionale dei contributi: BLU: ambiente e territorio (A) VERDE: cultura (C) ROSA: società (S) GIALLO: economia (E)
I problemi della mobilità a Scala Urbana Declinati in forma positiva restituiscono i principi, gli obiettivi indentitari della mobilità: - la mobilità come strategia di riqualificazione urbana e motore dei servizi (A) - la mobilità come ossatura per gli spazi sportivi ed il verde pubblico (C) - con le aree incolte del centro destinate a verde attrezzato (A) - la mobilità come tessuto di servizi per il pubblico, con un centro di assistenza per persone economicamente svantaggiate (S) - la mobilità coinvolgente la dimensione culturale giovanile (C) e la dimensione dell’aggregazione sociale (S) - la mobilità connessa alla questione dell’edilizia sociale (S) - la mobilità per ridurre l’isolamento e la generale dimensione del ghetto (S) - la mobilità per l’attivazione delle iniziative private, per l’incentivazione e lo sviluppo di attività economiche nuove e diversificate, per attività commerciali di pubblica utilità (E)
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mobilità
Aggregati discorsivi
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Primo tempo, le scale della
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PROBLEM SETTING Pubblica Amministrazione
i fulcri dei sottopassi e la via per Santeramo restituiscono uno scenario locale da risolvere.
la dimensione del rischio: - su via Paolo Cassano la mobilità pedonale è rischiosa per conformazione stradale e per l’assenza di marciapiede; la strada è utilizzata come una statale (S) - la configurazione del sottopasso su via Dante genera insicurezza sociale (S) - le cesure determinano difficoltà nel connettere e nell’attrarre l’utenza (S) - su via Paolo Cassano e via Lagomagno incide il traffico pesante (A) - densità veicolare: il flusso di auto proveniente dall’autostrada, da Santerano, da Gravina e da Altamura genera problema sociale (S)
la dimensione dell’economia: - la cesura ad ovest condizione pesantemente l’economia esistente ed inibisce le nuove iniziative: è una cosa assolutamente insensata, considerando che si tratta dell’unica zona destinata al commercio dal PRG (E)
la dimensione umana e culturale:
- i manufatti importanti esistenti archeologici e industriali a vocazione culturale (C)
Creatività e dimensione della formazione:
- non c’è interesse ad andare “oltre” la ferrovia (C) - la cesura ad ovest della città trasforma il modo di vivere, di camminare, di riposare, di una parte importante della città (A) - il mancato collegamento con la Distilleria Cassano, un sito culturale (C)
- la Distilleria Cassano è potenziale contenitoreattrattore della creatività giovanile (C) - l’offerta formativa e culturale dell’Università: la LUM (C) - l’ipotesi di interramento di RFI formulata in Area Vasta potenzierebbe l’interazione giovanile (C) - l’acquedotto come suggestivo percorso ciclabile (A)
Valori e mobilità a scala urbana
Interazioni umane:
e locale
i valori disseminati nel territorio oltre la ferrovia hanno funzionamento a scala urbana valori storici e archeologici: - la valorizzazione del patrimonio archeologico industriale fondata sulla piena connessione al centro urbano (C) - la grande dimensione storica ed archeologica della zona nel suo complesso (A) - la cultura dei luoghi (C)
- le relazioni significative e disperse con il mondo rurale (S) - una cultura dei luoghi estesa (C)
Sfera dello sviluppo: - un tessuto economico disseminato da incrementare (S) - un’estensione della città attraverso la riqualificazione ambientale (A) - i conflitti sono utilizzabili come generatori di conoscenza (C) - la mobilità sostenibile per migliorare le
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locale
- le attività commerciali avrebbero dei problemi qualora non vi fosse un ottimale collegamento fra centro e periferia (E)
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I problemi della mobilità a scala
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PROBLEM SETTING transitano nel muro nomade
La rigenerazione come processo di bilanciamento, fra città ad ovest e città ad est E’ una frattura costruita dall’urbanistica, con una diffusa carenza di servizi ed un attuale deprezzamento del territorio. Il flusso veicolare è l’unica motivazione alla permanenza urbana, per contro molti sono in fuga, verso le aree con standard soddisfatti. La possibile ricucitura parla di un’attesa sociale importante, di una riqualificazione “esterna”. La rigenerazione urbana è un’azione di ridimensionamento delle crisi, un bilanciamento del transito inevitabile, attraverso la forte qualificazione territoriale locale, oltre la ferrovia. I cittadini chiedono garanzie di parità fra i due territori, per forza di servizi comuni, per l’unione dei due pezzi del paese.
La rigenerazione come questione multiattoriale Riguarda un ambiente urbano di valore, i temi dell’abitare. Attiva interventi privati, aree e opere di scambio, set di operazioni
pubbliche-private e mix di interventi. Accende riflettori sui beni pubblici e li immette nella definizione dello scenario. Contestualizza l’analisi del (fab)bisogno su una scala concreta. La molteplicità degli stakeholders narra il senso di una situazione complessa. Dopo la prima chiusura di un passaggio al livello senza contrasto sociale, la seconda ipotesi su via Dante attiva il conflitto e questioni di natura integrata: sociali, culturali, economiche, politiche. E’ un problema a più livelli sull’asse per Santeramo: l’antica strada verso occidente, con una viabilità di origine bizantina. Non un problema di mera fondazione tecnica, ma di natura ambientale ed umana.
La rigenerazione come scenario di tessuti di interventi Diversi gradi e diversi livelli, secondo un complesso programma, interno ed esterno. Una molteplicità di interventi in coerenza con il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana e con i livelli locali di pianificazione. La rigenerazione come strumento aperto. Dal 2008 il fascio ferroviario ed il sistema urbano sono centro dei discorsi, con una serie di interventi di ottimizzazione a scala comunale e tentativi di risistemazione
dei passaggi, secondo una pura logica riempitiva. Opere realizzate a catalogo e opere incoerenti, come sull’asse del cimitero, un luogo di deposito della memoria, che ha perso parte del suo valore. Un valore cinematico e percettivo incrementato su via D’Annunzio, un percorso da percepire nell’anima. La rigenerazione è l’opportunità di una nuove relazioni fra Gioia nodo cruciale locale, la dimensione intermodale, la scala internazionale attraverso RFI.
La rigenerazione come sistema di legami La programmazione futura si fonda sulle relazioni transcalari nascenti dall’asse di via Dante. E’ un cammino verso una rivisitazione della mobilità, per percorsi di connessione interno-esterno. Per una viabilità plurima e complessa. Per un potenziamento ambientale, che definisca la strada come spazio pubblico di eccellenza, plurimo e complesso. Per una pedonalizzazione che qualifichi le aree fra la strada e le piazze, dove il tema di via Dante è cardine dei discorsi. tttttttt1Muro Nomade
Le questioni dalle persone
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Pubblica Amministrazione
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PROBLEM SETTING Incontro aperto con la Cittadinanza Attiva
Ragionamenti collettivi in sintesi attraverso il muro nomade
Sicurezza L’asse stradale oltre la ferrovia ha le caratteristiche di una strada statale: è senza marciapiedi ed è attraversata ad alta velocità.
Impresa e ambiente Il degrado ambientale incide sulle attività, piccole e grandi.
Commercio, residenza e valore economico Oltre la ferrovia, una zona D4 ha ormai una natura reale solo residenziale. I valori immobiliari sono crollati, a causa delle cesure. Il mercato rionale non esiste. I produttori dell’artigianato e del commercio sono depotenziati.
C’è una mobilità circolare intorno al centro storico, ma quella interna non è ragionevole. E’ un problema strutturale a scala urbana. Non ci sono relazioni e collegamenti idonei con via Milano, via Lagomagno, via La Villa. La ferrovia è un blocco, mentre la dinamica verso Noci comunica una prospettiva di espansione. Le cesure sulla ferrovia segnano il passaggio fra due città, mentre una parte importante di Gioia è dalla parte opposta, oltre l’area storica. I passaggi, come tagli, hanno penalizzato nel tempo le relazioni di vicinato, demotivando le attività.
Nuovi sistemi di relazioni L’immaginario delle cuciture è a più scale. Funziona con circuitazioni di natura territoriale, urbana, locale. Gli attraversamenti trasversali possono collaborare, per meccanismi più dolci di scambio, a maggiore coerenza.
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I ragionamenti collettivi della Pubblica Amministrazione sono ampliati con il libero contributo delle associazioni, dei gruppi informali, dei cittadini.
Connessioni, espansioni e cesure
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Secondo tempo - Incontro Aperto
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Una Gioia Ricucita parla di legami. Per essi occorre “andare a vedere di persona”. Percorrere insieme un luogo, attraversandolo con il proprio modo di vivere quello spazio. E’ il presupposto della valorizzazione dello stare insieme, comunicando esperienze e osservazioni specifiche: gli elementi che colpiscono ciascuno e che sono rivelatori. La camminata di quartiere riconosce il senso delle competenze degli abitanti. E’ un cammino per scambiare osservazioni, problemi, idee, ricordi, speranze. Per un flusso di informazioni continuo, ricco di spunti e confronti. Attraversamenti. Storie. La percezione che un abitante ha del proprio quartiere è un tipo di conoscenza di cui non si può fare a meno. E’ una conoscenza che il professionista non può possedere. La camminata di quartiere è affidata all’intelligenza emotiva ed alla sfera attiva dei cinque sensi, che coinvolge perché è emersione. La camminata di quartiere avvia un rapporto di reciprocità tra professionisti e abitanti, che esclude relazioni di dominanza-dipendenza e riconosce flussi orizzontali di apprendimento.
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CAMMINATA DI QUARTIERE
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RICERCA-AZIONE e TAVOLI DEI SEGNI L’urbanistica cammina
“Questa zona, è la prima zona industriale di Gioia. Di fatti questi mulini, queste distillerie, che si trovano lungo la strada, sono ubicati proprio in questa zona, perché era a ridosso della ferrovia. Quindi era facile per queste strutture industriali, ed era facile comunicare con l’esterno per lo scambio merci. Secondo: ha una notevole falda acquifera, che la rendeva favorevole sia all’agricoltura, che ai mulini per la produzione di grano.“
(Intervista 13)
“Io quando sono venuto qui era campagna, nel ’75. Sono venuto qui con l’officina, sono venuto come artigiano. Poi nell’80 sono venuto ad abitare. Dopo gli anni ’80 la zona si è popolata.” (Intervista 12)
“Io vivo qui dall’86. È una zona un po’ particolare, c’erano parecchi giardinieri, qui si chiamano giardinieri coloro che producono gli ortaggi.” (Intervista 5) Intorno alla fine degli anni ’70 il PRG rende la zona “direzionale commerciale”, ma dagli anni ’80 si verificano processi poco chiari, che ne trasformano, sostanzialmente, il suo aspetto e utilizzo. In questo periodo l’ambito inizia a costellarsi di residenze in forma del tutto abusiva. La perdita radicale di identità funzionale avvenuta negli ultimi anni, porta a definire la zona – nel senso in cui la sociologia del territorio intende questo concetto – area naturale nel comune di Gioia del Colle, non essendo riconosciuta come quartiere o subunità urbana di altro tipo. “Questa zona, da PRG, era direzionale e commerciale. Nell’arco del tempo hanno fatto delle costruzioni per metà commerciali e per metà residenziali; poi di fatto con i condoni l’area è diventata completamente residenziale. Però ci sono gli opifici dell’antica distilleria. Attualmente sono la nostra archeologia industriale. Una è stata restaurata ed è diventata la sede della LUM. La maggior parte dei palazzi erano commerciali e direzionali, poi gli appartamenti hanno avuto il condono. Di fatto questa
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idee in merito alla loro trasformazione. La storia locale riconosce l’ambito come prima zona industriale del Comune, sviluppatasi dal 1891 al 1951, con stabilimenti destinati prevalentemente a distillerie e mulini forniti anche di edifici residenziali funzionali ai produttori e agli operai. Un’altra caratteristica economica storica configura la zona come agricola, con una produzione prevalentemente ortofrutticola, agevolata dalla presenza di una falda acquifera, da cui deriva il toponimo Lagomagno (grande lago).
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Il laboratorio partecipato “una gioia ricucita” ha promosso due criteri congiunti: un approccio sociologico attuato per ricerca-azione e la fissazione dei problemi sul tavolo dei segni, strumento della progettazione partecipata. L’approccio sociologico consente una più diretta conoscenza del contesto, attraverso il coinvolgimento diretto del tessuto sociale e la sollecitazione di azioni di cambiamento, collettive e condivise. Dai metodi classici della ricerca sociale, la ricerca-azione assume le tecniche dell’osservazione diretta e delle interviste strutturate, al fine di raccogliere un largo patrimonio conoscitivo e percettivo, allo stesso tempo se ne distanzia tramite l’attivazione di tecniche innovative di azione. Pertanto, l’accezione “azione” si deposita in attività di animazione territoriale, di interazione/scambio e di cambiamento. Durante l’indagine partecipata sono state somministrate 15 interviste strutturate agli abitanti della zona oltre la ferrovia. L’individuazione dei soggetti è avvenuta secondo un campionamento ragionato e costruito anche in base all’aiuto di alcuni opinion leaders. Gli ambiti di interrogazione dell’intervista sono stati suddivisi in quattro aree, al fine di indagare le percezioni dei cittadini nei confronti della zona d’indagine, il sistema della mobilità, la qualità degli attraversamenti e le
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RICERCA-AZIONE e TAVOLI DEI SEGNI ad andare in centro. In piazza Pinto, ti devi spostare. La gente che abita in centro non viene mai qui.” (Intervista 9)
Le percezioni che i soggetti intervistati hanno della zona è sostanzialmente negativa a causa di una identità non compiuta e definita in linea generale. Nel tempo la speculazione edilizia ha solo arricchito l’ambito di residenze, trascurando una serie di bisogni comuni a chi vi abita. La zona risulta del tutto sfornita di servizi e di attività commerciali di vicinato. Si genera un continuo spostamento dei residenti nelle zone centrali per assolvere alle esigenze quotidiane, propriamente familiari e domestiche. Inoltre, l’assenza dei servizi combinata con quella delle attività commerciali, rende la zona poco attrattiva, provocando uno spostamento esclusivamente unidirezionale e verticale: dalla periferia al centro e mai dal centro alla periferia. Non si compie l’integrazione e la fusione delle aree urbane necessarie, utili a garantire una migliore qualità della vita.
“Mi piacerebbe che ci fosse un giardino, dei servizi in più, anche per fare la spesa, mia madre ogni volta deve andare in centro!”
(Intervista 15)
“Ci hanno imbottigliato: non c’è niente, non c’è un campo per i bambini. Siamo costretti
“Se ci fosse qualche altro servizio sarebbe anche comodo! Se dobbiamo andare in banca, alla posta o fare qualche altra cosa dobbiamo andare sempre in centro. Quindi servirlo, in un certo modo.” (Intervista 7)
(Intervista 3)
Nell’immaginario collettivo, la scarsa integrazione tra le parti di città viene incrementata dall’ipotesi di una reale e imminente chiusura del passaggio a livello di via Dante. La preoccupzione degli abitanti è che questa zona si isoli del tutto dal resto della città. La chiusura del passaggio a livello è un fatto previsto dalle Ferrovie dello Stato, per garantire il potenziamento e l’ammodernamento della logistica integrata del trasporto merci dell’ hub portuale sulla linea Taranto-Bari. Trovandosi esattamente a metà strada, Gioia del Colle ha un nodo ferroviario significativo, che risulta utile alla condivisione del tratto per il trasporto merci e passeggeri. La questione ha avuto conseguenze su specifici assi viari comunali,
primo fra tutti via Dante, dove è prevista la soppressione del passaggio a livello. La linea ferrata viene attraversata in maniera carrabile in due punti relativamente vicini: una verso nord in via Lavilla con un sottopasso, l’altro a sud con un sovrapasso carrabile a senso unico alternato che in futuro sarà potenziato tramite il raddoppio di corsia. Il tema della ferrovia è conflittuale nel rapporto tra sistema ferroviario e sistema urbano. Via Dante si mostra come questione complessa, con declinazioni sociali, economiche, politiche e culturali. Questo stato di cose, ha provocato in anni non lontani una riflessione collettiva e la costruzione di un comitato di cittadini - comitato interramento binari - composto anche da alcuni tecnici. La proposta del comitato immaginava l’interramento della ferrovia. , La cesura è percepita negativamente, anche, per i gestori delle poche attività presenti, che nell’ultimo periodo hanno preso in considerazione la possibilità di spostare la propria attività in altre zone. L’assenza o il depotenziamento di una rete viaria carrabile diviene, ai loro occhi, fortemente rischiosa per la fruibilità delle attività. La successiva testimonianza spiega i possibili rischi di un tale intervento. tttttttt1Muro Nomade
zona, anche la mappa lo dimostra, non ha strade, vie di fuga. Le vie che conducono alle abitazioni sono tutte a ferro di cavallo: entrano dentro e si bloccano. Ecco perché dico che questa zona residenziale può essere tale, se si portano i servizi di cui ha bisogno e un parco. C’è un piccolissimo giardino che è stato sistemato”.
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L’urbanistica cammina
“Se dovessero chiudere il passaggio a livello non ci sarebbe più attraversamento di auto. Adesso passano anche gli autocarri, ma
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RICERCA-AZIONE e TAVOLI DEI SEGNI L’urbanistica cammina
“Noi abbiamo aperto apposta, proprio perché non c’è niente! Poi la zona si sta popolando, stanno edificando nuove case vicino l’autostrada, c’è gente nuova.”
(Intervista 4)
La questione degli attraversamenti è ovviamente centrale nelle pratiche quotidiane degli abitanti: il loro approccio al tema è molto incisivo. Essi percepiscono come “non luoghi” gli attraversamenti esistenti, giudicandoli estremamente insicuri. Il principale passaggio, quello di via Dante-Via Cassano, è un percorso sotterraneo, stretto e scarsamente trasparente; non è lineare, ha una limitata altezza interna ed una larghezza ridotta. E’ costruito con materiali banali e poco luminosi. La scarsa illuminazione, la cattiva manutenzione, ed in ultimo i continui allagamenti, dovuti a basse qualità progettuali, hanno definito negli anni il senso oggettivo di un cattivo funzionamento e di un’insicurezza diffusa, con evidenti ricadute sul tessuto sociale. “I sottopassaggi non li utilizziamo, innanzi tutto perché andiamo sempre in macchina, ma se andassi a piedi non li prenderei, perché avrei il terrore di trovare qualcuno,
qualcosa.” “Quei sottopassaggi non servono proprio! Acqua, sporchi, ci sono i drogati, abbiamo paura! Non servono proprio! Abbiamo paura a scendere sotto. Si trovavano siringhe a terra, cose buttate. Il passaggio a livello deve essere dritto. Se c’è la curva non sai cosa c’è dietro! Deve essere dritto.” (Intervista 4)
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Ci sono poi fenomeni controversi: un certo dinamismo urbano che investe la zona, con la nascita di edifici residenziali prossimi all’imbocco autostradale, tanto da connotare l’ambito come una “periferia di pendolari”. Queste nuove abitazioni, oltre ad essere vissute da persone del luogo, si caratterizzano per le nuove presenze, provenienti da paesi limitrofi. Questa popolazione non originaria di Gioia del Colle spesso lavora, praticando quotidianamente altre città pugliesi, come Bari e Taranto, stabilendo pochi rapporti con la comunità locale. L’acquisto della casa in questa parte della città dipende da due fattori: il basso costo degli appartamenti e l’ottima accessibilità, per la vicinanza del casello autostradale. L’incremento dei residenti ha determinato le scelte conseguenti dei nuovi operatori economici, che hanno investito in
nuove attività, prevalentemente commerciali di vicinato. Ecco le testimonianza di due giovani nuovi esercenti:
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nel momento in cui faranno la bretella in via Matera non passeranno più, e chiudendo il passaggio a livello, neppure le automobili! Anzi, ci sarà il divieto di accesso. È dequalificante, la JBC sta andando via, sta cercando una nuova sede. Nel momento in cui la chiudono, nessuno più lo verrà a visitare, dobbiamo fare in modo che questo quartiere si vengano a creare altri tipi di attrazioni.” (Intervista 15)
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RICERCA-AZIONE e TAVOLI DEI SEGNI L’urbanistica cammina
Il Tavolo dei Segni è uno strumento di
conoscenza ad aggregazione continua. Accompagna la ricerca-azione. E’ un punto di raccolta dei problemi e dei valori puntuali sulla scala del contesto urbano. I cittadini sono esperti. Conoscono la città in ogni sua piega perché la vivono. Sono seminatori di valutazioni. Generano il senso.
Due cose positive dominanti: l’archeologia industriale e la possibilità di restringere l’assetto dei binari, per un sottopasso migliore.
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Urbanistica di strada. Vicino al passaggio a livello, accanto ai treni che passano. Per le persone che si fermano e aspettano davanti alle sbarre chiuse. Per quelli che attraversano a piedi. Per gli abitanti. Un tavolo con la foto di Gioia dall’alto, per le impronte di tutti. Per ascoltare i problemi, mentre si manifestano. L’urbanistica è sincronica, contemporanea. Quotidiana. Le persone, come i compositori musicali, la agiscono. E infatti depositano subito i problemi ricorrenti. Gli aspetti negativi, oltre la ferrovia, davanti alle sbarre chiuse:
Mancano i servizi e le attività commerciali. Mancano i collegamenti con il centro. C’è senso di abbandono. Il sottopasso pedonale per via Dante troppo è stretto, privo di visuale aperta: è pericoloso. Non c’è sicurezza. Il senso di abbandono è anche senso di spaesamento, come al sottopasso del cimitero. La manutenzione stradale è inadeguata. E la ferrovia sembra anacronistica, con una linea Gioia-Rocchetta inutile.
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Oltre la ferrovia
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SOLUZIONI CREATIVE La convergenza del pensiero collettivo
Dopo le ricognizioni effettuate durante il corso della settimana di laboratorio, dopo i colloqui e le interviste della ricerca-azione, sono emersi diversi temi interessanti, evidentemente centrali per le dinamiche e per gli assetti urbani della rigenerazione urbana. Il principale nodo tematico è la parte di Città oltre la linea ferrata. Tre forti percezioni diffuse sembrano connotare questa zona:
1) il senso di un luogo “altro” rispetto a Gioia, con un immaginario di cesura netta
che distingue l’ambito dalla città, nonostante le distanze minime e la considerevole entità del quartiere, di almeno 1200 abitanti;
2) il senso di un non-quartiere, di un quartiere non compiuto. La forma stessa,
lineare e fortemente allungata; la mancanza di tessuto urbano riconoscibile e di altri assi stradali oltre via Cassano; la carenza di spazi aggregativi e di servizi identitari: una parrocchia, una scuola;
3) la vocazione commerciale-direzionale originaria, dettata dagli strumenti di
pianificazione dell’assetto generale, non si è mai tradotta in maniera concreta; nel tempo si sono manifestate tendenze opposte: la graduale scomparsa delle attività commerciali esistenti e la completa dominanza residenziale delle nuove costruzioni.
Lo spazio di lavoro ha uno scenario semistrutturato, per libere discussioni generate dai partecipanti. Le persone costruiscono una stanza fatta di parole. Con pareti mobili, per ragionare sul sistema della mobilità urbana, sulle forme e sulle funzioni del quartiere Lagomagno. Dai collegamenti con il centro e gli attraversamenti, alla vita quotidiana: i percorsi, gli sbarramenti, il commercio e la mobilità oltre la ferrovia. La genesi di una stanza del pensiero collettivo è affidata all’articolarsi del Muro Nomade in pannelli successivi, quasi incernierati nelle transizioni delle parole. Il muro è “nomade” perché ha accettato di scendere in strada, andando per pezzi prima e dopo la stazione, trasmigrando per generare dentro la città. Le pareti del muro nomade crescono per il racconto, davanti alle persone narranti e partecipanti. Raccolgono tutti gli interventi. La scrittura che evolve e permane aiuta a essere sempre dentro i discorsi, nella stanza, abitandola. Crea un ambiente favorevole, la stanza del pensiero collettivo, per un sistema di voci moltiplicate, in trame di pensiero. Chi scrive è solo un modellatore della forma della mappa, un medium puro per le narrazioni del gruppo.
La chiave di questa storia è la contemporaneità, ma anche la mobilità del muro ed il precipitare delle parole chiave dentro un flusso. La visione diventa collettiva, perché i linguaggi, i saperi esperti e quelli naturali, accettano la fusione del senso. Il muro urbano che ricuce è il luogo ed il tempo di questo passaggio di stato. Il muro sollecita uno scenario futuro: una scrittura intergenerazionale a catena collettiva, da affidare nelle piazze a persone di ogni età: ai bambini, ai nonni, ai genitori, secondo un modello autogenerativo, per l’emergenza dei bisogni e la permanenza dei racconti. I contenuti, i nessi, i legami nella stanza generano un discorso sul genius loci. L’identità e lo spirito della terra, delle comunità. Il ground. La comunità come fondazione del senso. Genius loci come geni invisibili della terra. Le storie. Genius loci come non negoziabile identità. Il nomadismo del muro viaggiante fra i cittadini, dal Comune alle strade, in andata e ritorno, per affermare l’essere immersi nella terra, l’abitare stanziale. E’ come andare per paesaggi, con papiri di carta infiniti, avvolti per le persone. Con parti bianche e parti gia scritte. Con libri al seguito. Da leggere nelle piazze. In ogni luogo pezzi di pensiero collettivo. Nello spazio in Comune, si può vedere e leggere per intero. Nello spazio in comune, si può scrivere ancora, un altro pezzo di muro.
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percezioni
Sviluppo nomade
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La focalizzazione delle
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SOLUZIONI CREATIVE La convergenza del pensiero collettivo
e stazione sono parte della stessa storia. La Distilleria nasce nel 1830, per la presenza della ferrovia e per la disponibilità dell’acqua di falda. E’ un paesaggio di mulini. Ma il ciclo che legava mulini e pastificio si è gradualmente depotenziato, negli anni ‘30 e ‘40. Venti anni dopo, la perdita delle funzioni, l’abbandono e la riconversione. L’immaginario di fondazione è quello dei pastifici, di un quartiere fondato sulla vicinanza, fra casa, opificio e ferrovia. Questa dimensione oggi diventa valore potenziale, per un polo di promozione territoriale. L’identità territoriale è stata ricostruita da una larga bibliografia.
Le feste rupestri. La Madonna della Croce
è la chiesetta vicino al cimitero. Ha forti legami con la vita agricola. E’ la Madonna della Lattuga, a protezione dei giardinieri. C’è la memoria delle feste.
L’asse viario, la stazione, la distilleria e l’uliveto. Sono valori ambientali primari e parlano di reti possibili di mobilità dolce. Per rendere più vicine le persone che abitano.
L’uliveto, l’università, l’archeologia industriale, il contesto economico. Sono scenari congruenti. L’Università LUM ha
Gli orti giardino, una geometria di profumi. E’ il ricordo del passaggio a livello
che si apre. Ma forse è anche una dimensione collettiva. Quella è la zona degli orti. Il luogo della geometria. Ogni riquadro aveva colture diverse, con colori diversi, in primavera e in autunno. Una geometria di profumi. I giardinieri erano fondamentali. Creavano l’orto-giardino, che oggi è un’opportunità.
Gli allagamenti oggi, l’acqua ieri. Si sta
creando una memoria di allagamenti, che un tempo non esistevano. Le norie erano a servizio dei pozzi. C’era una rete complessa di pozzi e canali sotterranei, alimentati dalla falda superficiale, da ovest ad est. I canali erano profondi, a 4-5 metri. E ogni orto aveva quattro o cinque pozzi. Era un sistema di setti di drenaggio. Una rete complessa d’ingegneria fatta a mano. I canali come cantine, edificati per spezzoni, larghi fino a due metri, percorribili. Un sistema che conteneva il rischio di allagamento, per il letto di argilla profondo fino a trenta metri. La rete dei canali ha significato storico e svela identità tecnologica. E’ un esempio di come i problemi si trasformano in risorse.
Biciclette fra poli dominanti e turismo del passaparola. Il sistema ciclabile non è
astratto. Esiste un cicloturismo affermato, fra reti di B&B, per esperienze sensoriali che legano la stazione all’enogastronomia. E’ un turismo del passaparola, secondo la direttrice Ciclovia dei Borboni. C’è il percorso dell’Acquedotto Pugliese del 1903: un’ingegneria complessa e voltata. Interseca l’area e va verso SudEst. Ci vanno con i canottini. E’ un’opportunità di ciclovia naturale, una vera via dedicata. Un’autostrada delle bici che almeno in due punti può avere snodi con l’asse ferroviario. La ciclabilità mista lega stazione, ciclovia e autostrada, in una forma di iperaccessibilità. Restituisce il tessuto identitario della strada, i punti di forza delle radici, l’eredità archeologica e un senso dell’abitare collettivo. C’è un’ipotesi di recupero della dimensione urbana: un centro di promozione turistica, con un’erogazione continua e un’economia, fra produttori e turisti.
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Un immaginario industriale di fondazione. La stazione è un valore. Distilleria
ancora un funzionamento “interno”, poco permeabile. Ci sono i sistemi commercialiabitativi, le officine meccaniche lungo la strada, i locali vuoti a potenzialità commerciale.
Due territori, due quartieri. Un’identità
conferita dallo zoning, una tipizzazione dell’assetto programmatico degli anni ‘70 da modificare, con Norme Tecniche di Attuazione che non consentono il decollo. Con una quantità di terziario velleitaria, che genera un falso mercato. Gli insediamenti residenziali tttttttt1Muro Nomade
Pareti della Stanza
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SOLUZIONI CREATIVE La convergenza del pensiero collettivo
Taranto e la Valle d’Itria.
Cesure, barriere, trasparenze. La chiusura
del passaggio a livello di via D’Annunzio ha occultato la visione della città. E’ avvenuta una perdita del percorso percettivo, delle visioni dalla zona agricola stabili nel tempo, collegata al fatto di attraversare e percorrere. Ora è una discesa rapida nel sottopasso. Con la bicicletta non ce la faccio. Possiamo mitigare queste barriere visive con maggiori trasparenze, videosorvegliare e inserire barriere diverse, barriere verdi. Le pareti della ferrovia hanno disperso il paesaggio.
L’immaginario industriale di fondazione: il legame fra distilleria e stazione L’uliveto, l’università, l’archeologia industriale, il contesto economico. Scenari congruenti L’orto-giardino, luogo della geometria collettiva cromaticamente significativa. I giardinieri, abitantihub. L’orto, il rito, le feste rupestri La regimentazione storica delle acque, il sistema dei pozzi, dei canali, delle norie
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Gioia su larga scala è essa stessa una cerniera, fra la Murgia, i due porti di Bari e di
I valori di riconoscimento, fra scala urbana e quartiere
Un sistema ciclabile non astratto per strutturare lo spazio e legare i paesaggi Due territori e due quartieri: cesure, barriere e trasparenze per mitigare tttttttt1Muro Nomade
vicino al casello sono significativi: molte famiglie lavorano all’aeroporto e sono in transito da Turi a Gioia. E’ un contesto favorevole per costi e per accessibilità, con servizi rarefatti e a quantità variabile. Il rischio è che le relazioni con Gioia siano esterne e distanti; le opportunità sono quelle di persone stanziali, che ancora non hanno collegamenti con Gioia. Il rapporto con il territorio del sud-est è una realtà travagliata. La zona oltre la ferrovia è priva di aree per il tempo libero, dedicate alle famiglie. Il verde pubblico è assente. I lampioni in via Santeramo sono spenti.
Gioia su grande scala, una grande cerniera 37
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SOLUZIONI CREATIVE Progettare gli attraversamenti con i cittadini
Dalla città al quartiere, dal quartiere alle cerniere dei passaggi
I legami fra città e quartiere consentono una discesa di scala, verso i punti di attraversamento. Sono legami di vita: sociali, ambientali, economici e culturali. Sono relazioni, non solo di mobilità. I passaggi legano parti di città e riguardano la sicurezza. I passaggi sono pratiche umane. Riguardano la dimensione urbana. I modelli della mobilità sono sovradimensionati: domina la monocultura automobilistica. E’ importante ripensare. Ragionare sul trasporto pubblico locale. Rivedere le fermate, in funzione dei bisogni quotidiani. Oggi gli autobus sono vuoti. E le attese interminabili. La mobilità va fondata sulle percezioni dei cittadini, che cercano le fermate più vicine a casa. La percezione del tempo è importante.
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Il gruppo lavora sul sottopassaggio di via Dante. Utilizza le planimetrie in scala 1:500. Linguaggi tecnici e naturali si sovrappongono. Le idee giungono su un unico piano comune, attraverso i fogli mobili colorati. Ogni elemento diventa significativo per tutti. Nelle pagine seguenti gli indirizzi progettuali formulati.
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Un ragionamento collettivo conduce alla scala del problema.
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I PUNTI EMERSI: Criticità da affrontare
I PUNTI EMERSI: Prospettive da realizzare
qualità dell’attraversamento
Rischio: - il sottopassaggio esistente è pericoloso. - Ha una chiusura percettiva. - la pendenza è eccessiva, per le bici e per gli anziani. - manca il pulsante di emergenza. Visibilità: - è importante eliminare il muro in cemento fra le due rampe ed aumentare la visibilità. Materiali: - uso eccessivo del cemento.
Per un nuovo sottopassaggio: il punto della crisi come punto di svolta
sull’asse di via
Dante
e della stazione
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IL TEMA
Morfologia: • un passaggio a cannocchiale agevole • un passaggio ciclo-pedonale nuovo e ampio Sicurezza: • un percorso lineare • sistema di videocontrollo integrato anche prima della discesa Estetica: • uniformità generale dell’arredo urbano • Dimensione emozionale e percettiva: • musica nel sottopassaggio • i colori e le luci per rivitalizzare e per incrementare la percezione della sicurezza • il passaggio come luogo attrattivo, di narrazione delle storie La scena dei muri: • superfici di storie, superfici degli immaginari, per il senso di appartenenza • una sperimentazione individuale e collettiva • le immagini delle persone
• informazioni e suggestioni • le cose che vogliono raccontare i bambini delle scuole di Gioia • nel sottopassaggio, temi letterari, olfattivi, narrazioni e letture • tessuti aromatici e memoriali collegati alle immagini e alle storie • un racconto della nostra storia e delle nostre radici • un racconto di quello che avrebbero potuto dire L’e-congiunzione: • i pannelli narrativi digitali e le storie dai cinque sensi • il buio appartiene a tutti: afferma il valore delle linee d’ombra La scala narrativa della strada: • ripensare lo spazio del cammino • sviluppare una dimensione colloquiale con la strada • dalla scuola, un’educazione al territorio ed alle diversità
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INDIRIZZI PROGETTUALI
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I PUNTI EMERSI: Criticità da affrontare
I PUNTI EMERSI: Prospettive da realizzare
il quartiere oltre la ferrovia
• la perdita della vocazione commercialedirezionale • i pochi spazi aggregativi • i problemi di assetto idrogeologico lungo via lagomagno • le carenze d’infrastruttura primaria per le abitazioni delle aree rurali, ormai parte del tessuto urbano • la sicurezza stradale nell’incrocio tra via cassano e via lagomagno • l’assetto stradale di via Cassano insoddisfacente: insufficienza di marciapiedi
• gli orti e l’autoproduzione come valore contemporaneo • le norie a servizio dei pozzi come identità del paesaggio • l’hotel come punto di forza economico • i locali commerciali vuoti come fulcri di rete economica • l’università LUM come sistema culturale permeabile • l’archeologia Industriale come patrimonio strategico dello sviluppo • la chiesetta vicino al Cimitero “Madonna della lattuga”: genius loci e dimensione agricola • la stazione, cardine della mobilità dolce • la ciclosttrada degli acquedotti come asse strategico del paesaggio e dei collegamenti • le nuove costruzioni nei pressi del casello autostradale: una nuova dimensione sociale di comunità • un parco olivetato pubblico in simbiosi con l’antica distilleria
forme e funzioni dell’ambito urbano lungo via santeramo
INDIRIZZI PROGETTUALI
• porre le basi per la costruzione di un tessuto di quartiere partendo dalla creazione di spazi pubblici
• immaginare l’asse come asse della mobilità sostenibile, facendo leva sull’innesto alla ciclostrada dell’aquedotto, alla stazione, e al parco olivetato pubblico verso est • conferire una vocazione ambientale e turistica all’ambito, puntando sulla identità di porta orientale della città, che connette Gioia del Colle col sistema delle Murge, origine identitaria del territorio
• valorizzare la presenza di famiglie giovani e creare momenti di incontro
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• valorizzare il rapporto di prossimità con la campagna recuperando la memoria agricola del luogo, partendo dal recupero di un luogo evocativo e simbolico che è la chiesetta della “Madonna della lattuga”
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IL TEMA
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I COMPONENTI dei gruppi di lavoro
Alessio Magistro, Dottore In Ingegneria
Francesco Girolamo, Associazione
Maria Stea, Rappresentante Fidas Gioia
Alessio Milano
Francesco Venere, Presidente “Consulta”
Massimo Mastrovito, Libero Professionista
Francesco Ventrella
Matteo Antonicelli, Direttore Gal Barsento
Diego Maria Domenico Paradiso Donato Capodiferro, Rappresentante Fidas Gioia Elettra M. Panzarino, Libero Professionista Fabio De Benedictis, Associazione
Gabriella Pitarra Giovanni Maria Palmisano Giovanni Mastrangelo Giuseppe Magistro, Rappresentante Comitato Cittadino
Mauro Mastrovito, Rappresentante Comitato Cittadino Nicola B. Laruccia, Dirigente Ufficio Tecnico ComunAle Sante Celiberti, Assessore Ai Servizi Sociali
Giuseppe Marroccoli Saverio Tateo Giuseppe Santoienna, Dirigente Uffici Finanziari I Rappresentanti Di Gioia Soccorso
Federico Antonicelli, Assessore All’ambiente
Ilaria Caputo, Funzionario Ufficio Tecnico Comunale
Filippo Petrera
Iole Maria Pitarra
Stefania Barberio Vincenzo Capozzi, Associazione Legambiente Per Gioia Del Colle Vincenzo Lamanna, Vicepresidente Consiglio Vito Donato Masi
Francesco Acquaviva
Marcello Calefato
Francesco Ventaglini
Rosa Girolamo
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Augusto Angelillo, Associazione
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Antonella Massaro, Segretario Coldiretti
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è il Laboratorio Partecipato di Rigenerazione Urbana della Città di Gioia del Colle a cura della Società Cooperativia Ricerca & Sviluppo
Si ringraziano l’Architetto Michele Cirillo, l’Amministrazione Comunale, i tecnici e i funzionari del comune di Gioia del Colle, le associazioni, i professionisti, i commercianti e i cittadini che hanno costruito insieme l’esperienza
Credits Staff di Una Gioia Ricucita: Luigi Antonazzo, ingegnere ambientale Graziana Basile, ricercatrice sociale Cirino Carluccio, pianificatore Francesca Cofano, architetto Livianna Curri, architetto Fedele Congedo, architetto, coordinatore del laboratorio
Testi, immagini e report: Graziana Basile, Cirino Carluccio, Francesca Cofano, Livianna Curri, Fedele Congedo
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Una Gioia Ricucita
UNA GIOIA RICUCITA
unagioiaricucita.wordpress.com
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nel Chiostro di Palazzo San Domenico e nelle strade di Gioia del Colle Giugno 2011
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