Kel 12 04sito singole

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issue 04 / marzo 2017

M A DAG A S C A R Una terra da lasciarci il cuore

CINA La potenza dopo l’Impero

BALCANI

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI

Un trittico d’eccezione


TANTI VIAGGI. UNA SOLA ANIMA Viaggi di ricerca o di avventura, viaggi spedizione o viaggi classici: l’anima è sempre la stessa. Cultura che si scambia, che si riceve e che si lascia. Racconti di emozioni e incontri, di storie e tradizioni. Competenza e passione per i luoghi, le persone, l’arte e la natura. ESPERIENZE DIVERSE IN UN UNICO RESPIRO

Viale Achille Papa, 30 - 20149 Milano - Tel. 02 2818111 - info@kel12.com

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EDITORIALE direttore responsabile

Stefano Ampollini art director

Carlotta Petracci progetto grafico

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Marilena Roncarà redazione

Enrico S. Benincasa grafica

Susanna Castelli collaboratori

Elena Bianco, Paolo Brovelli, Anna Canuto, Ornella Centanni, Elena Dak, Alessia Delisi, Marino Keller Bard, Anna Maspero, Nicola Messina, Nicola Pagano, Angelica Pastorella, Marco Restelli, Mario Romualdi, Alfredo Luís Somoza, Silvano Spinelli, Elisabetta Tiveron fotografi

Lilia Andreata, Archivio Kel 12, Paolo Brovelli, Paolo Cavanna, Elena Dak, Nicola Fossella, Megan Lendman, Massimo Lodini, Nicola Messina, Paolo Mazzaracchio, Office National du Tourisme de Madagascar, Nicola Pagano, Guido Spinelli, Silvano Spinelli, Laura Tonicello foto di copertina

Paolo Cavanna publisher

M.C.S. Media Srl, via Monte Stella 2, 10015 Ivrea (To) stampa

Tipolitografia Pagani Via Adua, 6 25050 Passirano, Brescia www.tip-pagani.it È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 239 del 24 luglio 2015

Kel 12 è partner Astoi

E

ra considerata una virtù non parlare se non in caso di necessità, sul mare, e il vecchio l’aveva considerata tale e l’aveva rispettata. Ma ora diceva spesso ad alta voce i suoi pensieri poiché non vi era nessuno che potesse esserne disturbato. Così Ernest Hemingway racconta il suo rapporto personale con il mare in uno dei suoi più celebri romanzi, “Il vecchio e il mare”. Il viaggio è prima di tutto un modo per ritrovare se stessi, un percorso intimo attraverso il quale poter accarezzare i propri sogni e mettere in discussione le proprie certezze. Il mare, con i suoi orizzonti infiniti e la sua forza, riporta ogni pensiero umano a una dimensione naturale, reale. La nuova proposta di Kel 12 è ACQUA: destinazioni che fanno sognare a occhi aperti. Luoghi inesplorati e lunghe spiagge deserte dove un mare cristallino e barriere coralline incontaminate possono accompagnare il viaggiatore a ritrovare un rapporto simbiotico ed empatico con l’ambiente che lo ospita.

UN VIAGGIO TRA di Stefano Ampollini

N AT U R A E U O M O Non sono da meno i colori del Madagascar, un Paese che è trionfo di natura. Sospeso tra Africa e Oceano Indiano, quest’isola ha saputo mantenere nei secoli un rapporto privilegiato con il proprio ecosistema, intatto e unico. Abbiamo scelto di dedicare a questo paradiso in Terra la copertina di questo numero di Kel 12 Magazine, ricco come sempre di tante novità. Innanzitutto la Cina, meta del viaggio Rendez Vous della prossima stagione. I viaggiatori più fortunati di Kel 12 potranno cenare su uno dei luoghi simbolo dell’operosità e dell’ingegno dell’uomo: la Grande Muraglia. Un evento che ci riporta ai fasti di dinastie millenarie, una passeggiata sotto le stelle d’Oriente per ripercorrere le orme di Marco Polo e scoprire le meraviglie di questo Paese sconfinato, che rappresenta la sintesi perfetta, a volte complicata, tra il trionfo della natura e l’operosità dell’uomo. L’Italia, lo sappiamo bene, non è da meno. Il Bel Paese è riconosciuto in tutto il mondo sia per il suo ambiente unico e vario, dalle Alpi al mare, sia per i suoi patrimoni artistici che testimoniano l’ingegno dell’uomo e la sua capacità di valorizzare il territorio attraverso il saper fare dei suoi artigiani e lo stile inconfondibile dei suoi artisti. Nessuna città più di Venezia, la perla sospesa sulla Laguna, è in grado di rappresentare tutto questo. Un viaggio tra natura e uomo. Anche questo è Kel 12. Buona lettura!


C A RTOL INE

CARTOLINE DA KEL 12

Pag. 6 BALCANI SAPORI E SAPERI

O PINIONI

Pag. 52

P E R C H É G L I I TA L I A N I AMANO IL GIAPPONE

Pag. 12

Genealogia di una curiosità di massa nei confronti della cultura nipponica

La penisola balcanica è allo stesso tempo Occidente e Oriente, nord e sud, crocevia di lingue, etnie e religioni

I S A P O R I D E L L’ A F R I C A CHE NON È AFRICA

Pag. 14 L’atto di mangiare è un modo di introiettare la cultura dell’altro

I TA L I A VENEZIA AUTENTICA

Pag. 66 Una lunghissima, ideale e preziosa foglia d’oro attraversa la città di Venezia: parte da lontano, da Bisanzio e poi si perde tra calli e campielli

BRASILE B O N I TO P O R N AT U R E Z A

Pag. 74

Quando si descrive il Brasile come un Paese-continente non si sbaglia affatto. L’unico gigantesco stato lusofono del continente americano

MADAGASCAR U N L U O GO DI AP P RO DO

Pag. 36 C’è un’isola d’Africa che porta su di sé le tracce di tutti i popoli che l'hanno eletta a loro terra


SOMMARIO S CH E D E

PA E S E

CINA

Pag. 25 CINA I M I S T E R I D E L L’ A L D I L À

Pag. 18 A uno sguardo attento, la Cina appare ancora quel meraviglioso Paese al centro del mondo culturale e commerciale fin dal millennio prima di Cristo

MALESIA

Pag. 33 MADAGASCAR

Pag. 49 BALCANI

Pag. 57 LADAKH

Pag. 63 I TA L I A

Pag. 71 BRASILE LADAKH MOON LAND

Pag. 60

Pag. 80 NEPAL

Pag. 88

Sembra di essere in un deserto d’alta quota o a scelta su un altro pianeta. Qui il territorio è sempre pervaso da una profonda spiritualità

MALESIA UN CUORE VERDE N E L L’ O C E A N O

Pag. 28

Tra foreste tropicali, parchi nazionali tracce di colonialismo europeo, la Malesia non lascia indifferenti

N E PA L I L T R E K K I N G D E LLE M E R AV I G LI E

Pag. 84

Un trekking per camminare e nutrire gli occhi, godendosi il fascino di una vetta appena conquistata e la sensazione di non voler più scendere

R UB R I CH E

LIBRI

Pag. 92 CINEMA

Pag. 94 NEWS DA KEL 12

Pag. 98


C A RTO L I N E DA K E L 1 2

ACQUA

PHU QUOC: UNO DEI LUOGHI PIÙ BELLI DEL VIETNAM, FRA A C Q U E C R I S TA L L I N E E V I L L A G G I D I P E S C AT O R I

Maldive

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Vietnam

COME SI PUÒ CAPIRE Q U A L C O S A D E L L A V I TA , E CAPIRE A FONDO SE STESSI, S E N O N LO S I È I M PA R AT O DAL MARE? ( F E D E R I C O G A RC Í A LO RC A )

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C A RTO L I N E DA K E L 1 2

ACQUA

Tanzania

CLIMA TROPICALE, MARE SMERALDINO, SPIAGGE CHE NON HANNO EGUALI: ECCO L A TA N Z A N I A

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DI FRONTE AL M A R E L A F E L I C I TÀ È UN’IDEA SEMPLICE ( JEAN-CLAUDE IZZO)

Zanzibar

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C A RTO L I N E DA K E L 1 2

ACQUA

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THE SEA a cura della Redazione

COLLECTION

CI SONO DELLE SPIAGGE DA VEDERE ALMENO U N A V O LTA N E L L A V I TA : M O LT E D I Q U E S T E S O N O AI CARAIBI

estinazioni di mare che fanno sognare a occhi aperti. Luoghi inesplorati, lunghe spiagge bianche pressoché deserte, mare aperto o ancora piccole calette protette da una fitta vegetazione, barriere coralline incontaminate: ecco alcune delle mete di Acqua: The Sea Collection, la nuova linea di viaggi Kel 12. Dalla Birmania al Belize, da Antigua alle Bahamas all’Honduras e ancora Messico, Thailandia e finanche Costa Rica, Sud Africa e Turks e Caicos: queste e tante altre sono le destinazioni di Acqua, mete paradisiache scelte con cura da Kel 12 e ideali sia per un soggiorno relax di qualche giorno a fine tour, sia per una vacanza al mare tout court. La scelta che fa la differenza è aver privilegiato piccole strutture adatte a garantire un’atmosfera intima ed esclusiva. La bellezza e l’integrità del paesaggio esterno si riverberano in strutture ricettive realizzate in perfetta armonia con il territorio. Le immagini di Cartoline da Kel 12 ci introducono alla magia di Zanzibar, Cambogia, Tanzania, Vietnam e Maldive, alcune delle mete con un mare da sogno.

Caraibi

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KEL 12 CIRCLE. DENTRO A OGNI VIAGGIO.

Appartenere a Kel 12 Circle vuol dire entrare in una community di viaggiatori che condivide lo stesso concetto del viaggio, animata da un desiderio autentico di conoscenza delle persone, dell’altro, del diverso. Kel 12 Circle è un modo di viaggiare in punta di piedi e accettare il confronto tra culture e civiltà, consapevoli che non è la destinazione che determina la differenza, ma lo spirito con cui si affronta il viaggio. www.kel12circle.com


Stiamo parlando di

P O P O L I E C U LT U R E

PERCHÉ GLI I TA L I A N I A M A N O IL GIAPPONE G E N E A LO G I A D I U N A C U R I O S I TÀ D I M A S S A N E I C O N F R O N T I D E L L A C U LT U R A N I P P O N I C A

R MARCO RESTELLI

Giornalista e scrittore Marco Restelli, Esperto Kel 12 per l'Asia, è laureato in lingue orientali. Da 30 anni viaggia in Oriente come giornalista, autore di libri e blogger (www.MilleOrienti.com). Ha insegnato allo IULM e all'Università Statale di Milano.

A L L A R I C E R C A D I R A G I O N I E S I G N I F I C A T O • Quando mai in Italia una mostra di arte giapponese ha totalizzato in soli quattro mesi quasi duecentomila visitatori? Fino a non molti anni fa esposizioni del genere attiravano un pugno di esperti della materia. Invece la mostra Hokusai, Hiroshige, Utamaro, svoltasi fra la fine 2016 e il gennaio 2017, è stata un successo travolgente, con code continue di fronte alla sede espositiva del Palazzo Reale di Milano. Senza nulla togliere ai tre grandi artisti esposti, non è tutto merito loro: il boom della mostra è solo la più recente manifestazione di una curiosità di massa nei confronti della cultura giapponese. Gli amori più belli sono ovviamente quelli corrisposti, ma un tempo la passione dei giapponesi per l'Italia era a senso unico: visitavano il nostro Paese e ne apprezzavano un po' tutto - l'arte, la cucina, la gente, la moda, l'ambiente.... Tanto che l'Italia è ancora in cima ai loro desideri di viaggio. Viceversa, noi italiani andavamo a Tokyo solo per business e tornavamo indietro senza aver capito un granché. Ma nel tempo le cose sono lentamente cambiate. Una generazione di ragazzini è cresciuta guardando in Tv i cartoni animati di Goldrake o di Lady Oscar, ha usato videogame nipponici, mangiato sushi, cantato al karaoke e letto prima i manga e poi i romanzi giapponesi, a partire dall'enorme successo di Banana Yoshimoto negli anni '90. Arriviamo così ad anni recenti: questa consuetudine con i prodotti culturali del Sol Levante ha finito per generare quella "curiosità di massa" di cui parlavo all'inizio (ricordiamo le code interminabili davanti al Padiglione Giappone all' Expo 2015 di Milano) e si è poi tradotta in un boom di viaggi. Bastano due cifre eloquenti: fino a quattro anni fa andavano in Giappone ventimila italiani all'anno; oggi sono centomila l'anno. L'amore dei nipponici per noi è finalmente corrisposto, grazie anche alla celebrazione, nel 2016, dei 150 anni del Trattato di Amicizia fra Italia e Giappone. A noi di Kel 12 resta l'orgoglio di aver colto fra i primissimi questa tendenza, proponendo il Giappone con itinerari inediti, fra i luoghi più affascinanti dello Zen, o alla scoperta delle tradizioni popolari. E ora vi porteremo alla scoperta della "nuova frontiera" giapponese, la sua isola più sconosciuta: la bellissima Hokkaido. 12


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Stiamo parlando di

C I B O E M A DAG A S C A R

I L C I B O È S T O R I A D E I P O P O L I • L’atto di mangiare è un modo di introiettare la cultura dell’altro. Così accade anche in Madagascar, l’isola-continente con una storia unica. È un’anomalìa dell’Africa in tutti i sensi, sin da quando, 150 milioni di anni fa, questo immenso

I S A P O R I D E L L’A F R I C A CHE NON È AFRICA DOVE LA CUCINA PROFUMA DI UN’ORIGINE PLURALE DELLA POPOLAZIONE

B ELENA BIANCO

Giornalista e fotografa Giornalista e fotografa giramondo, Elena Bianco si occupa di viaggi e di enogastronomia per numerose testate. Ama i deserti del Nord Africa, i siti archeologici dell’Asia ma anche le grandi metropoli. È membro del GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) e dal 2010 anche foodblogger: www.enogastronomiablog.it. È laureata in Filosofia e diplomata all’Accademia di Brera.

scoglio nell’Oceano indiano si separò dalla terraferma. Diverso quindi l’ecosistema e diversa l’antropologia, che nasce dalla pluralità di origine della sua popolazione: dall’Indonesia e Malesia nel VII secolo d.C., dai paesi arabi nel X secolo, poi i Bantù, i pirati e i colonialisti olandesi, portoghesi e francesi a partire dal XVII secolo. La cucina profuma di tutte queste genti e dell’agricoltura di sussistenza che per secoli hanno praticato. A partire dal vary, il riso, che dipinge specchi d’acqua traslucidi nel paesaggio e scandisce i riti e le feste popolari. L’altro grande protagonista è lo zebù, status symbol per procurarsi moglie o mezzo di trasporto, incarnazione animale di tutti i valori. Da questi elementi nasce il Romazava, il piatto nazionale composto dai colori della bandiera, uno spezzatino di zebù con brodo, riso bianco, pomodori rossi e verdure in foglia verde tipo crescione, le brèdes mafana (bredo in portoghese è una verdura e mafana significa caldo in malgascio). Nelle zone in cui il maiale non è un fady (tabù) di derivazione musulmana, si mangia il Henakisoa sy amalona, piatto asiatico che mescola la carne di maiale all’anguilla. Sulle coste il pesce la fa da padrone: dentici, cernie, spigole alla brace e crostacei cotti nel latte di cocco. Interessante l’accompagnamento di molti piatti con il ranavola, o whisky malgache, così chiamato per il colore brunito: si tratta dell’acqua di cottura del riso bruciacchiato, altro retaggio del divieto islamico all’alcol. Più familiari col cibo per gli europei sono le birre, il vino prodotto dai francesi e il rum distillato a Dzamanzary, a Ambilobe e a Maromamy. Di mattina, i malgasci si risvegliano con una colazione che non ci crea “imbarazzi” culturali: il mokary gasy, tortine dolci di riso al cocco cotte in contenitori tondi e accompagnate da caffè. Ovunque, nei centri più grandi, si trova un restaurant: gli ultimi coloni francesi che se ne andarono nel 1960 hanno lasciato in eredità alcune ricette (magret de canard, foie gras) e la seconda lingua del Paese. 14


© Trym Ivar Bergsmo 2010

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S UP R E M A Z I A

D E LLA

CINA G R A ND E

M UR AG LI A

Alla scoperta dell’immenso territorio cinese tra mete classiche e itinerari sconosciuti con la possibilità di disporre in esclusiva della Grande Muraglia al tramonto, per una passeggiata in mezzo alla storia. Pechino, Xi’an, Guilin e Shanghai, ovvero le irrinunciabili mete classiche, insieme ad altre destinazioni meno conosciute eppure essenziali per carpire qualcosa dell’anima di questo Paese dalla storia millenaria e dall’arte maestosa e sublime. Ecco allora che a sorprenderci ci penseranno Pingyao, la cittadina fortificata più conservata del Paese e ancora la pagoda in legno più antica e più alta al mondo, la collezione cinese di sculture buddiste e la Grande Muraglia al tramonto, avvolta nel silenzio e nella propria grandezza.

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I MISTERI D E L L’A L D I L À di Angelica Pastorella fotografie di Megan Lendman

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Cina

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a Cina, a uno sguardo attento, appare ancora quel meraviglioso Paese al centro del mondo culturale e commerciale fin dal millen- Angelica nio prima di Cristo. L’esperienza Pastorella di una civiltà così diversa richiede numerose peregrinazioni per essere compresa nei suoi molteplici aspetti, tra cui quello riguardante le minoranze etniche. Oggi, il governo riconosce 56 gruppi etno-linguistici, di cui quello maggioritario è costituito dagli Han, tradizionalmente indicati come “cinesi”. I cittadini non-Han sono 97 milioni e sono lontani dal rappresentare una cifra trascurabile. Lo scritto che segue, tratta di una mia esperienza di viaggio presso un’etnia particolare della Cina sud-occidentale: l’etnia Naxi, dello Yunnan. “Le donne ricurve, con la gerla piena di grano invernale, il rosario in una mano e la ruota delle preghiere nell’altra, ci scrutano incuriosite. I bambini si nascondono dietro le porte d’ingresso delle case simili a fortezze. Si respira un’atmosfera diversa dal solito. Uno strano fermento anima un gruppo di persone in lontananza. Non sono Tibetani. Sono Naxi. Indossano il grembiule bianco, una fascia sul petto, il cappellino blu e l’inconfondibile mayuba, il tradizionale coprischiena. Un tempo i Naxi erano nomadi allevatori e cacciatori, originari del Qinghai, in seguito emigrati verso sud, stanziandosi definitivamente in Yunnan, in particolare nella zona di Lijiang, l’antica ben preservata cittadina sull’acqua, adagiata su un altopiano a 2600 metri di altezza ai piedi del ghiacciaio Yulong. Strano vederli da queste parti. Recano con sé delle offerte. «Allá lá léi!» (Buongiorno). Li stupisco con l’unica frase che conosco nella loro lingua, a cui rispondono divertiti «Allá lá léi!Allá lá léi!». Fortunatamente uno degli uomini parla cinese e confesso la mia imperdonabile curiosità. Oggi diversi Dongba (una specie di sciamano) dei distretti autonomi di Lijiang, Ninglang 19


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CINA

e Weixi si riuniscono qui per celebrare la Cerimonia degli Spiriti Erranti. Hanno scelto questo luogo, a nord est di Zhongdian, perché così è stato rivelato in una visione al Dongba Wang (il sommo sciamano). Arrivati al campo c’è una tenda color avorio evidentemente più grande delle altre con dei pittogrammi neri disegnati sui quattro lati. Quella Naxi è l’unica lingua “geroglifica vivente” e i Dongba, già dieci secoli fa, dipingevano codici con pennelli di bambù su carta di corteccia, venendo così a formare dei libri lunghi e stretti. Hanno registrato tutto: storia, geografia, filosofia, letteratura, astronomia, medicina, usi e costumi del popolo Naxi. Solo i Dongba, però, la sanno leggere e scrivere. Mr Yang, il grazioso omino dalle gote inaridite dal sole è diventato il mio interprete e mi presenta al Dongba Wang, che, dopo qualche domanda, acconsente alla mia presenza. Anche se non ha mai avuto a che fare con numerosi stranieri, il Dongba dà l’impressione di non essere particolarmente interessato a me, quanto al motivo che mi ha portata fin qui. La sua bocca non parla quanto i suoi occhi, che paiono invece intravedere tutto ciò che noi uomini temiamo di mostrare. Mentre tutti i membri del clan stanno ultimando i pre20

parativi, Yang mi racconta che una giovane coppia Naxi priva di vita, è stata trovata qui, sulla base delle indicazioni del Dongba. I genitori dei due ragazzi avevano impedito il matrimonio. Gli amanti non solo fuggirono ma arrivarono al punto di togliersi la vita. Le famiglie, al momento della scomparsa, si rivolsero al Dongba. Lo scopo della Cerimonia degli Spiriti Erranti è di liberare le anime dei defunti. Infatti i Naxi credono nell’immortalità dell’anima. Essi ritengono che le anime dei morti per cause innaturali, vengano catturate da fantasmi o demoni che le rendono a loro volta malvagie. Pertanto i Dongba devono intervenire invitando le anime a sé al fine di liberarle e pacificarle. In totale ci sono cinque sciamani, ciascuno dei quali indossa una tunica di colore diverso: blu, verde, giallo, viola e il più anziano, il Sommo, di color rosso. Sono riuniti davanti a due fantocci vestiti del tradizionale costume dell’etnia, appesi a mo’ di impiccati al ramo di un albero. Sotto la coppia di manichini, ci sono un altare coperto di bandierine bianche, verdi, gialle e blu, e una decina di bastoni recanti pittogrammi colorati, conficcati nel terreno. Sul retro dell’altare un grosso thangka (un rotolo di tessuto con raffigurata una divinità)


raffigura il Dongba Shilo-Miwu, il primo sciamano e fondatore della religione Naxi. Le donne non cessano, nemmeno per un istante, di accendere incensi e bruciare rametti di ginepro. Dopo qualche attimo di raccoglimento e alcune frasi pronunciate dal capo, tutti i Dongba cominciano a recitare mantra e suonare i propri strumenti, tra cui cimbali, un tamburo color turchese e un corno di yak. Il Dongba Wang regge un lungo pugnale di legno e osso, con alcune divinità raffigurate sul manico. Deve uccidere i demoni. Il suono da lento e lieve, si fa sempre più veloce e incalzante, gli sciamani danzano e saltellano in senso orario. Mentre il Sommo legge il libretto sacro, gli altri raggiungono uno stato di trance. Ridono, urlano, ascoltano e conversano con l’aldilà. Questa prima fase della cerimonia si protrae per circa un’ora. Poi arriva il momento del sacrificio di una capra. A quel punto sono costretta a togliere lo sguardo.

Anche la macchina fotografica si rifiuta di scattare foto, misteriosamente bloccata per tutta la durata del rituale. Le danze, i canti, le offerte e la scacciata dei demoni continuano fino a notte inoltrata. Alla fine mi ritrovo, anche io, sospesa tra mondi paralleli. I fedeli mi invitano a rimanere. «Sarà il Sommo Dongba a ospitarti». Il vecchio saggio è seduto davanti alla stufa, al centro della tenda. Mi accomodo, attenta a non puntare i piedi verso di lui, in segno di rispetto. «La giovane straniera necessita di un colloquio ultraterreno?». «No, direi di no, ne ho avuti abbastanza per oggi!». Scoppiammo in una fragrante risata. Lo sciamano, dopo avermi offerto un tè a base di erbe, si congeda e mi lascia riposare. E chi ha il coraggio di dormire? Appena scorgo le prime luci dell’alba controllo la macchina fotografica, la quale, si accende normalmente, come se nulla fosse accaduto. I misteri dell’aldilà”.

I NAXI CREDONO N E L L’ I M M O R TA L I TÀ D E L L’ A N I M A

Cresciuta nella Perla del Pacifico in Polinesia e abituata a viaggiare sin dall’infanzia, Angelica Pastorella, dopo quattro anni all’Università Ca’ Foscari di Venezia e due alla Yunnan University in Cina, si laurea in lingue e culture dell’Asia Orientale, diventando sinologa. Autrice della guida Cina, edita dalla casa editrice Polaris, scrive su diversi quotidiani nazionali e siti online. Lavora anche in qualità di esperta Tour Leader. 21


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LE POESIE SCRITTE di Mario Romualdi

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ul pavimento d’accesso alla Grande Patato Shanxi, vedremo la pagoda in legno più goda di Xi’an, il vecchio scrive una poesia antica e alta al mondo, la più vetusta collecon un grande pennello intinto nell’acqua. Mario zione cinese di sculture buddiste nelle grotte Con un tempismo straordinario, calcolato, Romualdi a Datong, il tempio appiccicato alla roccia e le prime parole cominciano a scomparire, sospeso tra terra e cielo. Ma, apprezzeremo assorbite dalla pietra scaldata dal sole, prima pure ciò che la modernità cinese, non solo che sia terminata l’ultima strofa. Secondo lui le poesie a Shanghai, mette a disposizione. Qui si concentraandrebbero recitate, non scritte, perché dovrebbero no possenti realizzazioni antiche, scenari dentati di lasciare traccia solo nell’animo di chi le ascolta. Il vec- Guilin, la grazia di piccole gioie meno note in alcune chio, però, è muto e non potendole declamare, le spar- delle tante località visitate. Pingyao, Jinci, Shuanglin, ge sulla pietra, certo che subito spariranno per restare Yangshuo, Zhujiajiao… Prevediamo mete classiche impresse solo tra gli anfratti emotivi di chi le legge. e altre sconosciute al turismo di massa nelle lontane La Cina è temuta come ‘pericolo giallo’ o acclamata province periferiche, con inaspettati siti UNESCO. ‘grande occasione del capitalismo globale’, mettendo Percorreremo l’immenso territorio seguendo itinerari in ombra quello che è il secondo Paese dopo l’Italia diversi e, anche se il solo pensarci potrebbe sembrare per siti UNESCO, e ignorando che qui un vecchio azzardato, per una sera potremo disporre della Grande scrive ancora poesie con l’acqua. Muraglia, senza le migliaia di persone che normalmenAlcuni nostri itinerari di agosto e settembre si incon- te la formicolano. Sarà solo nostra per una passeggiata trano la sera del 5 settembre su un tratto di Grande al tramonto, col silenzio che avvolge il serpentone che Muraglia aperto e illuminato solo per noi. curva tra le alture, le candele, l’aperitivo sorbito sulle In questi viaggi incontriamo la passata supremazia e la pietre antiche, i tavoli bianchi per la cena, i musici prorompente contraddittoria modernità di questo Pa- di sottofondo, l’accendersi improvviso delle luci che ese. La Cina è cosciente di tornare a essere, caso unico illuminano un tratto di mura. nella storia, nuova superpotenza mondiale, basandosi Scienze e filosofie hanno lasciato tracce di arte ora su un modello altrui avversato fino a pochi decenni fa. maestosa, ora modesta, ora addirittura sublime. OpePingyao, la cittadina fortificata meglio conservata del rosità, spirito commerciale, voglia di riscatto, produtPaese, ci avvolgerà per due notti nello charme dell’In- tivismo hanno creato l’altro volto della Cina, che preternational Financiers Club, residenza Ming, com- occupa e affascina ma non lascia indifferenti. Già nel plesso architettonico assai raro. E, nel meno frequen- passato, imprenditorialità inventiva e operosità popo22


lare l’avevano posta al centro del mondo, sin da quando nel XIII secolo Marco Polo ne riportò notizia in Occidente, turbando i sogni di una Chiesa che in ciò temette la messa in discussione della propria centralità. Da tempo questo Paese ha abbandonato velleità di comunismo a favore di un liberismo che può disporre di intelligenze, potere centralizzato, scarsa conflittualità sociale e sindacale, materie prime, innovazione, fonti energetiche, voglia di intraprendere. Non a caso, un’indagine internazionale tra manager di alto profilo rileva che se dovessero indicare una città al mondo in cui far crescere i propri figli, sceglierebbero Shanghai. Come a dire che nessuno canta più “Mamma mia

dammi cento lire che in America voglio andar”. Ma chi conosce la Cina, non ne dimentica le ciclopiche contraddizioni, scempi, inquinamento, arrivismo anche brutale, sciupio vistoso (fenomeno analogo a quello analizzato da J. K. Galbraith negli USA), deficit di democrazia, distruzioni di antichità, sacche di arretratezza, individualismo sfrenato, sbornia produttivistica. Ciò si innesta in un ambiente dove i tradizionali valori continuano a essere presenti. E così confucianesimo, buddismo, taoismo, culto degli antenati, rispetto per gli anziani e autorità, famiglia, tradizioni rurali, autocontrollo, permeano ancora la cultura cinese. La Nuova Cina è arrivata alla modernità a costo di

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non pochi traumi. Pare però immutabile un passato che si perpetua in nuove forme. L’idea confuciana dello Stato e dei rapporti con l’autorità, permane sotto cambiamenti spesso solo di facciata. Pare esserci una sorta di tacito contratto sociale tra le élite dirigenti, (non importa che si chiamino Ming, mandarini, segretari generali di partito o GM aziendali) e i sudditi, (poco conta se identificabili come plebe, classi produttive o consumatori). C’è da chiedersi se caste dominanti, dirigenti di partito o moderni imprenditori, non abbiano sempre beneficiato del forte senso di subordinazione all’autorità insito nel profondo della cultura confuciana cinese. L’aspetto davvero straordinario sta però nel fatto che quella che è destinata a essere la più potente economia capitalista mondiale, lo stia diventando basandosi su un modello altrui, contro cui si scagliava sino a pochissimi decenni fa. Ma, tutto ciò, assieme al perché non si possano far volare gli aquiloni in Piazza Tien An Men, segnala aspetti di una società che rende ancora più appassionante un viaggio in Cina.

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Laureato in sociologia, impegnato nel sindacato, nel giornalismo e nell’editoria, Mario Romualdi è imprenditore e programmatore di viaggi. Negli anni ha smussato angolosità, ma non gli è mai venuta meno l’attenzione per “l’altro” e “il sociale”. E non ha dimenticato di aver attraversato lo Stretto di Messina.

Qui l’idea confuciana dello Stato e dei rapporti con l’autorità, permane sotto cambiamenti spesso solo di facciata


S C H E D A PA E S E

• Chi non scala la Grande Muraglia non è un vero uomo (Mao Zedong) •

CINA GRANDE MURAGLIA Oltre ottomila chilometri è la sua lunghezza MONETA Lo yuan è l’unità monetaria del renminbi (moneta del popolo) o valuta cinese BANDIERA NAZIONALE Adottata nel 1949, è rossa a simboleggiare la rivoluzione e il sangue dei caduti

MEDICINA

CALLIGRAFIA

Medicina Tradizionale Cinese Tra i sistemi di cura più antichi del mondo, la medicina tradizionale cinese si fonda sulla relazione fra uomo e ambiente (sociale e naturale), psiche e soma, pre-natale e post-natale, punti opposti e complementari che si sintetizzano nella relazione fra Yin e Yang. La ragione della malattia va ricercata nella perdita dell’equilibrio tra questi due elementi.

L'ar te dello scrivere Non solo è un modo per comunicare un messaggio ma è soprattutto un modo per esprimere il sentimento dell'artista e il suo senso estetico, per questo in Cina la calligrafia occupa una posizione speciale nel campo delle belle arti. Per praticarla occorre sapere padroneggiare i cosiddetti "quattro tesori dello studio": pennello, bastoncino di inchiostro, calamaio e carta. 25


PROGRAMMA KEL 12

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CINA

IN VIAGGIO CON KEL 12 Etnie e passaggi dello Yunnan Viaggi con l’esperto

Cina, perché no? Viaggi con l’esperto

DURATA 15 giorni

DURATA 15 giorni

PARTENZE 15 aprile 2017

PARTENZE 6 maggio, 5 agosto, 7 ottobre 2017

Kashgar, Lhasa, un viaggio di esplorazione nella Cina non Cina

Karakorum Highway, sul tetto del mondo

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 22 giorni

DURATA 18 giorni

PARTENZE 4 agosto 2017

PARTENZE 7 agosto 2017

Cina, perché no? Viaggi con l’esperto - Rendez Vous

La via della seta Viaggi con l’esperto - Rendez Vous

DURATA 15 giorni

DURATA 15 giorni

PARTENZE 3 settembre 2017

PARTENZE 24 agosto 2017

Il meglio della Cina classica Viaggi con l’esperto - Rendez Vous

Pechino e la Grande Muraglia Viaggi con l’esperto - Rendez Vous

DURATA 10 giorni

DURATA 6 giorni

PARTENZE 29 agosto 2017

PARTENZE 2 settembre 2017

DA NON PERDERE L’Esercito di Terracotta È la rappresentazione in misura reale dell’esercito del primo grande imperatore cinese. Sono migliaia di figure umane e centinaia di animali composti e posizionati secondo l’ordine di disposizione dell’esercito dell’imperatore. Il sito archeologico è stato scoperto nel 1974.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A Cena sulla Grande Muraglia Patrimonio Unesco dal 1987 la Grande Muraglia è tra le meraviglie del mondo. Proprio come un enorme drago, la Grande Muraglia si snoda su e giù per montagne e attraverso deserti e praterie, dalla costa est fino ai deserti a ovest. Kel 12 per un sera dispone della Grande Muraglia per una cena al tramonto. 26


I L

FA S CI NO

D E LLA

MALESIA NAT UR A

S E LVAG G I A

Parchi nazionali, verdissime piantagioni di tè, picchi e plateau di montagna perfetti per l’arrampicata e ancora foreste subalpine e di pianura, riserve per gli oranghi: ecco alcuni fra i tesori della Malesia. Tra foreste tropicali e colonialismo europeo, la Malesia non lascia indifferenti nemmeno nella sua attuale evoluzione in Stato moderno e al contempo selvaggio, dove non fanno difetto le infrastrutture dinamiche ed efficienti. Ma è la natura la vera protagonista, tra spiagge incantevoli, vette imponenti come il Mont Kinabalu ed esplorazioni in barca sui fiumi della giungla, dove non sarà un caso avvistare le scimmie proboscidate.

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Malesia

UN CUORE VERDE NELL’OCEANO testo e foto di Nicola Messina

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ostituita da una Penisola ancorata alla massa continentale dell’Asia e da una regione orientale ubicata sulla vasta isola di Borneo, Nicola la Malesia non lascia indifferenti, Messina soprattutto se motivati da un interesse per la natura, per l’escursionismo finalizzato alla comprensione delle foreste tropicali e per la storia del colonialismo europeo in Oriente. Dopo la conquista del Sultanato di Malacca nel 1511 da parte dei Portoghesi prima, poi degli Olandesi nel 1641 e alla fine degli Inglesi nel 1795, la Malesia si è sviluppata fino a evolvere in quello che oggi è uno stato moderno e selvaggio al tempo stesso, con infrastrutture dinamiche ed efficienti, una terra dove Islam e Cristianesimo convivono, dove la facilità di accesso a molti parchi nazionali consente di sperimentare l’emozione di foreste secolari. Politicamente, la Malesia rappresenta l'unico Paese al mondo ad avere una monarchia costituzionale a rotazione, in cui ciascuno dei sovrani di nove dei tredici Stati ereditari che costituiscono la Federazione, occupa il trono per cinque anni, secondo un procedimento introdotto negli anni 50 dagli Inglesi. Il ruolo del re nella monarchia malese è peraltro di tipo rappresentativo, dato che il potere di governo è di fatto nelle 29


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mani del parlamento e del primo ministro. Sabah e Sarawak, nel Borneo malese, sono regioni a statuto speciale, che godono di totale autonomia in diversi ambiti legislativi. Il viaggiatore che desideri trascorrere nella Penisola o nel Borneo almeno un paio di settimane, troverà soddisfazione nel cominciare il suo itinerario da Kuala Lumpur per poi visitare il più antico parco nazionale malese, il Taman Negara e le verdissime piantagioni di tè di Cameron. Nel Borneo il visitatore potrà dedicarsi a esplorare il Parco Nazionale di Bako e di Mulu e a navigare in piroga attraverso le foreste lungo il fiume Kinabatangan con la sua straordinaria fauna selvatica; oppure trascorrere qualche giorno in uno degli splendidi atolli corallini del Mare di Sulu. Per i viaggiatori con più tempo a disposizione si può scegliere se far visita alle case tradizionali degli ex cacciatori di teste lungo le sponde del fiume Rejang, o se volare nel cuore degli altipiani di Kelabit per osservarne i misteriosi megaliti. Ambiente estremo per grandi strateghi, il parco nazionale di Bako, nel Sarawak, consente di esplorare habitat diversi, grazie alla facilità di uso della sua vasta rete sentieristica e alla sua vicinanza alla

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città di Kuching. I suoli di Bako sono poverissimi di nutrienti, ma questo non ha ostacolato la sopravvivenza di piante e animali che si sono adattati alle sue difficili condizioni, stabilendo relazioni mutualistiche o trasformandosi in trappole mortali per molti organismi animali. Qui vivono numerose piante insettivore e mirmecofile di rara bellezza. Inoltre si possono avvistare scimmie nasiche e langur che frequentano il mangrovieto durante la bassa marea, oltre a pesci anfibi, i perioftalmi. Da Kuching o da Miri si può volare al parco nazionale di Mulu, i cui pittoreschi pinnacoli calcarei attorniati da foresta primaria sembrano bucare il cielo. Questo è anche il posto dove sperimentare le passerelle sospese sulla volta forestale e osservare i movimenti di milioni di pipistrelli in volo in uscita da una delle tante grotte presenti. In poco tempo si arriva, infine, a uno dei luoghi più affascinanti del Borneo malese: il Monte Kinabalu, la vetta più alta dell’isola. Diversi sono i circuiti che si possono seguire per raggiungere i vari picchi e i plateau della montagna, ma quelli più battuti sono il Summit trail e il Mesilau trail, che consentono di raggiungere il Picco di Low, a 4095 metri di altitudine, e godere di un magnifico


Un viperide del genere Trimeresurus

panorama su tutto il Sabah e, spesso, fino alle Filippine. La partenza per la scalata è prevista intorno alle 8 del mattino dal Timpohon Gate - a circa 1800 metri di altitudine - e intorno alle 16 si raggiunge il rifugio di Panar Laban - 3500 metri di altitudine - dove sono presenti strutture ricettive indispensabili per acclimatarsi e riposarsi. Alle 3 del mattino seguente si riparte per il tratto finale che porta alla vetta, raggiungendola in un paio d’ore, in tempo, condizioni meteo permettendo, per godersi lo spettacolo dell’alba. Il Monte Kinabalu non è solo un luogo per cimentarsi in imprese di arrampicata e trekking, ma rappresenta un sito straordinario per lo studio della biodiversità, tant’è che l’UNESCO lo ha inserito tra i patrimoni dell’Umanità. Qui, al di sopra dei 1400 metri le umidissime foreste di pianura cedono, infatti, il passo alle foreste montane, le mossy forests che si spingono fino a circa 2600 m di altitudine. Salendo ancora, la nebbiosa foresta di muschio si lascia a sua volta sopraffare da una foresta di alberi nodosi e contorti, la foresta subalpina, dove le basse temperature, associate ai forti venti, frenano la crescita delle piante e limitano la presenza degli animali. Oltre i 3500 metri comincia il tratto finale per la regione sommitale (Summit region), dove grossi macigni granitici spogli e levigati dall’azione erosiva del ghiaccio, impediscono agli alberi di sopravvivere. In mezz’ora di volo da Kota Kinabalu, la capitale dello stato di Sabah, si arriva a Sandakan, la principale porta di accesso per la Riserva di Sepilok. All’interno di questa riserva si trova l’Orang-utan Rehabilitation Centre, che, fondato nel 1964, ha lo scopo di reintrodurre in natura oranghi sottratti alla cattività e ai bracconie-

ri. E tuttavia i pareri su questo centro-rifugio per gli oranghi restano discordi. Anche se non si tratta di uno zoo, infatti, la presenza di piattaforme di osservazione e il sistema di cavi utili a facilitare il percorso agli animali sono avvertiti come una forzatura e un mezzo per metterli in mostra. In realtà gli animali vivono liberi nella foresta e si presentano solo quando gli addetti della riserva danno loro da mangiare. Anche nei pressi di Kuching esiste un centro con le stesse caratteristiche che, oggi, è quasi più visitato di quello in Sabah.

Naturalista ed esploratore, dopo il conseguimento della laurea magistrale in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Pisa, Nicola Messina intraprende numerosi viaggi, in particolare nella regione indo-malese, in cui lavora da oltre dieci anni. Autore di mostre fotografiche, è anche relatore di conferenze. Attualmente coordina un progetto nelle Molucche settentrionali, finalizzato alla salvaguardia di un gruppo etnico.

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LA MECCA di Anna Canuto

DEI SUBACQUEI

Laureata in antropologia e lingue orientali, Anna Canuto ha viaggiato in quasi tutto il mondo: Africa, Asia, Americhe e Oceania, sempre spinta dall’amore e dall’interesse per le diverse culture. Dal 1987 è Tour Leader Kel 12.

fotografie di Nicola Messina

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l Sabah, detto anche la terra sottovento per via della sua posizione al di sotto della typhoon belt, la Anna zona in cui si formano i tifoni che Canuto poi proseguono verso nord, è una vera e propria meraviglia fatta di montagne e foreste pluviali, ricca di fauna e flora con diverse specie endemiche tipiche del Borneo, come alcune specie di Rafflesia, il fiore più grande del mondo, l’Orang Utan, alla lettera l’uomo della foresta e le scimmie proboscidate o nasiche. La capitale Kota Kinabalu è tra l’altro un punto di transito per le ambite mete subacquee nel Borneo settentrionale. In particolare di fronte alla Baia di Darvel, nel Sabah orientale, a circa 10 km di navigazione dalla città di Semporna, le isole di Sebangkat, Selakan, Maiga, Sibuan, Tetagan, Bodgaya, Boheydulang e Mantabuan costituiscono l’arcipelago delle Semporna Islands, magnifiche isole dalle acque smeraldo, con fondali di straordinaria biodiversità. Geologicamente l’arcipelago è costituito dei resti di un antico cratere vulcanico, oggi parzialmente sprofondato, e di cui le isole maggiori, Boheydulang e Bodgaya, altro non sono che il margine settentrionale della caldera. A circa 50 km a sud di queste isole, sprofondata nel bel mezzo dell’oceano, Sipadan, coi 32

suoi 16,4 ettari di superficie, mostra la spettacolarità delle sue barriere coralline, tra cui “pascolano” numerose tartarughe verdi - Chelonia mydas - che ogni giorno depongono le proprie uova sulle sue candide spiagge. L’isolotto di forma ellittica si erge come una corolla color argilla sulla cima di un incredibile pinnacolo sommerso da pareti pressoché verticali. È una sorta di faro subacqueo che richiama a sé tutti i tipi di creature marine, dal tremolante corallo allo squalo balena, dai grandi branchi di barracuda e di carangidi agli enormi pesci pappagallo, senza dimenticare la grande quantità di spugne e invertebrati. Quest’area è un indiscusso paradiso per i subacquei e i siti più conosciuti per le immersioni e lo snorkeling sono i suggestivi Barracuda Point, Coral Gardens, Turtle Patch e Staghorn Crest, il giardino di coralli a forma di corna di cervo. Tutti siti che già dal nome sono una garanzia.


S C H E D A PA E S E

• La Malesia sarà sempre la mia casa (Jimmy Choo) •

MALESIA MONARCHIA È uno dei cinque stati al Mondo a essere una monarchia costituzionale elettiva TORRI GEMELLE Le Petronas Towers di Kuala Lumpur sono state l’edificio più alto del mondo fino al 2004 POPOLAZIONE Si compone principalmente di malesi, cinesi, Orang Asli e indiani Tamil

N AT U R A

PRODOTTI TIPICI

Parchi e sentieri La maggioranza dei parchi nazionali offre una rete di sentieri molto sviluppata e di facile accesso. In Borneo, il parco del Monte Kinabalu e quello di Mulu, che possono vantare un flusso di turisti elevato, sono i parchi più frequentati e più attrezzati. Per scalare il Monte Kinabalu e raggiungere i Pinnacoli del Parco Nazionale di Mulu la guida è obbligatoria.

Tra aquiloni e batik I batik, tra cui spicca il songket, un broccato lavorato con fili d’oro e d’argento e gli aquiloni dai colori sgargianti sono alcuni dei classici souvenir della Malesia. Caratteristici sono anche i gioielli in peltro e in argento, le maschere dipinte e le marionette di carta pesta e pelle traforata che si producono nel Kelatan. 33


PROGRAMMA KEL 12

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IN VIAGGIO CON KEL 12 Borneo Male se, il meglio

Borneo Malese, il fascino

del Sarawak

della natura

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 13 giorni

DURATA 13 giorni

PARTENZE 27 maggio 2017

PARTENZE 23 LUGLIO, 4 AGOSTO 2017

L’itinerario si svolge nella regione del Sarawak, nell’esotico Borneo Malese, tra giungla e tribù che in gran parte vivono lungo i fiumi o all’interno della foresta. Si farà visita ad alcune tribù nomadi dei ‘Penan’, e si vedranno le spettacolari grotte di Mulu a cui si accede con un piccolo aereo.

Si parte da Sarawak e si prosegue poi per il Sabah: un altro Borneo. Nel viaggio si attraversano ampie spiagge e natura incontaminata e ci si concede un’esplorazione in barca sui fiumi della giungla. È possibile avvistare le Scimmie Proboscidate e ammirare una fra le vette più imponenti del SudEst Asiatico: il Mount Kinabalu.

DA NON PERDERE

Esplorazione del fiume Kinabatangan Il Kinabatangan River è il secondo fiume più lungo in Malesia, considerato da molti come il posto migliore per l’osservazione della fauna selvatica del Borneo, se non di tutto il sudest asiatico. L’escursione in barca consente di esplorare questo interessante ecosistema e dà la possibilità di osservare diverse specie di uccelli tra cui aironi rossi e bianchi e uccelli serpentari.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A

Mulu National Park Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, Mulu National Park è uno dei parchi più spettacolari della Malesia. Si tratta di una distesa di natura incontaminata che offre l'opportunità di esplorare grotte, camminare su ponti sospesi e fare trekking. Tra le sue caratteristiche più rilevanti vi è il fatto che due massicci montuosi, uno di arenaria e l'altro calcareo, si innalzano l'uno di fronte all'altro, all'interno dei suoi confini.

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LE M UR I

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MADAGASCAR A M M A LI A NO Luogo di approdo per genti e culture d’Asia, d’Africa e pure arabe e indiane, il Madagascar si caratterizza per una varietà di paesaggio che fa pensare al momento della creazione, con sincretismi unici al mondo. Paesaggi tropicali, montagne ora lussureggianti, ora stravolte dai venti, pianure dorate e fondali trasparenti, baie dolci e accoglienti che si aprono ai piedi delle montagne. Il Madagascar è terra di suggestione legata agli uomini, ai villaggi allegri e vocianti, all’intenso profumo delle spezie dei mercati e delle piantagioni, alla magia del suono di milioni di conchiglie mosse dal mare e anche ai lemuri, presenti in tanti tipi diversi, ma tutti capaci di ammaliare.

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Madagascar

UN LUOGO DI APPRODO di Elena Dak

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'è un’isola d’Africa che porta su di sé le tracce di tutti i popoli che, approdando sulle sue coste, l’hanno eletta a loro terra. Elena Per genti d’Asia e India, africane Dak e arabe è apparsa come il luogo di approdo e qui le loro culture d’origine si sono radicate garantendo la conservazione di tratti che solo la distanza dalla terra natia promette, dando al tempo stesso origine a sincretismi unici. Anche la varietà del paesaggio fa pensare che al momento della creazione, i pezzi rimasti da altri Paesi del mondo, siano stati impastati per creare un Paese ancora. Lasciando la capitale alle spalle, Antananarivo detta Tanà, le colline brulle si susseguono per chilometri. Dentro le gole si nascondono frammenti verdi, eredi di antiche foreste ormai scomparse, campi color smeraldo e risaie. Lungo il fiume Tsiribihina compaiono minuscoli villaggi e si può cogliere il piacere di navigare lentamente e avvistare i primi lemuri, animali simbolo del paese. Dopo le foreste, grandi falesie di arenaria animano il paesaggio. All’alba tutto è avvolto nelle nebbia fitta che dal fiume si espande sulle rive sabbiose e gli orti. In breve, a partire dalle cime dei baobab, il vapore svanisce in ciuffi che si disperdono e tutto si svela. Oltre il fiume, grandeggiano manghi maestosi: terra rossissima, alberi di papaia, banani, il senso del tropico. La foresta dell’ovest custodisce picchi che sembrano appartenere a un altro pianeta, gli Tsinghi, un’avventura alla portata di tutti: corde fisse, scalette nella roccia, strette gole. I grandi Tsinghi sono

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lame di roccia seghettate, taglienti e nere che svettano tra gli alberi. Arriva la splendida luce del tramonto. I fari delle jeep illuminano chilometri di terra rossa e gente su carri trainati dai buoi che torna, al buio, verso casa. Dall’ampia veranda al primo piano di un piccolo hotel in stile coloniale che fa tanto pensare a Cuba, a Belo si osserva l’Africa che cammina nel primo mattino con le ceste sul capo. Prima dell’alba il muezzin intona il suo canto, poi un numero im-

L’ I S A L O È U N A LT E R N A R S I D I C A N YO N S , G U G L I E DI ARENARIA, CORSI D 'A C Q U A E C A S C A T E 38

precisato di galli, vicini e lontani, danno inizio a un coro, con echi e rimandi, che continua anche ora che è giorno fatto. Il tempo di un’altra giornata passata su piste polverose che attraversano la vita di villaggi e foreste, ed ecco l’Avenue de baobab. Uno di quei momenti che nella vita si presenta assai di rado sta per manifestarsi: mentre il sole tramonta da un lato la luna piena sale, nitida e luminosa, spinta dal buio a lato di alcuni baobab longilinei. Il cielo, alle spalle dei baobab, scultorei come giganti, è sempre più rosso. Oltre le bellezze dell’interno, quando sembra che non ci sia più terra da visitare, si estende il mare. Nell’isoletta di Nosy Ve la spiaggia è cosparsa di conchiglie e ricci. Qui vive solo il guardiano dell’isola in compagnia degli uccelli con la coda sottile e lunga come un ago. Avvicinandosi all’estremità dell’isola tre piroghe a bilanciere riposano sulla spiaggia lambita da un azzurro turchese, verde acqua tagliato da qualche lingua di sabbia della stessa gradazione delle vele, color crema. Lontano si fa e si disfa una riga di schiuma nel punto in cui il mare si infrange contro la barriera. Pescatori stesi sulla sabbia, attendono. Alle 6 del mattino è an-


Elena Dak (Dacome per l’anagrafe) nasce a Venezia nel 1970. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo Antropologico, dal 1997 lavora come Tour Leader Kel 12. Ha scritto La Carovana del Sale (Corbaccio), Sana’a e la notte (Alpine Studio) e Io cammino con i nomadi (Corbaccio).

cora buio. L’alba spinge via il buio col solito soffio fresco. Basta una passeggiata sulla battigia per arrivare al villaggio di Anakao: una fila di capanne allineate precedute da un’infilata di canoe, come uno squadrone di legni pronti a salpare. Bruciano i primi fuochi intorno ai quali gli uomini sono accucciati, stretti ancora nelle coperte della notte. Carbone e salsedine si mescolano sull’orlo delle narici. In uno slargo si prepara il mercato, tra sacchi, teli e sabbia. Lasciato il mare alle spalle, nel cuore dell’isola si ritrovano le foreste salvate, belle e tenaci. Un esercito di code ad anelli bianchi e neri, dritte come pertiche, avanza in una radura: sono lemuri Katta. In alto tra gli alberi altri lemuri bianchi si lanciano tra i rami: esseri surreali. C’è il tempo per una passeggiata a cavallo nel parco dell’Isalo: il vento si insinua tra le palme producendo fruscii croccanti e scuote vigoroso tutti gli alberi: protezione e timore al tempo stesso. Le erbe dorate sono punteggiate di alberelli argentei e cespugli di fiori viola. Villaggi minimi di case elementari, rosse come la terra su cui sono poggiate, sono raccolti sui pendii delle colline o allungati ai lati della strada. Ogni casa ha un albero di papaia sul davanti, ricco di frutti grossi come seni prosperosi. Tutte le famiglie dispongono le pannocchie a seccare in fila sulla balaustra delle terrazze, altri le appendono sotto il bordo del tetto o le dispongono a cavallo di rami d’alberi secchi. Donne camminano sul ciglio della strada coi bimbi tra le braccia e la faccia ricoperta di una poltiglia biancastra di corteccia di fico o tamarindo per proteggersi dal sole e farsi belle. Davanti a una delle ultime case di un paese c’è un vecchio in piedi, i capelli bianchi e il bastone. Al cenno di un saluto risponde col palmo della mano sollevato. Il sole sta tramontando e tutto finisce in un’ombra

color terra: case, uomini, zebù. Ecco uno di quei momenti che valgono un viaggio. A giorno fatto, montagne terrazzate a risaie si susseguono infinite. Uomini, con l’acqua alla ginocchia, spingono aratri trainati da zebù. Oltre le immagini bucoliche, svettano cime di granito. La foresta pluviale di Ranomafana si estende fitta. Ti accoglie e quasi intrappola. Si vedono tanti tipi di lemuri, talvolta da molto vicino, in silenzio. I Sifaka Edward ammaliano: manto marrone scuro con una cintura di pelo bianco intorno alla pancia! Poco lontano dalla capitale, ecco un assembramento: si sta svolgendo il rito del Famadihama, la riesumazione dei corpi dei defunti dalle tombe, consuetudine legata al culto dei morti. Tutto il villaggio assiste e fa festa intorno alla tomba di famiglia. Le salme chiuse in nuovi sudari bianchi vengono poggiate su stuoie e portate danzando lungo le strade del paese. Emozione a fior di pelle. Si riparte. La città è poco lontana: ai lati della strada montagne di carote arancioni colorano il selciato, i carri, la terra.

Pezzi rimasti da altri Paesi del mondo creano insieme un altro Paese ancora

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NON È AFRICA, I N T E R V I S TA A C I N Z I A C ATA L FA M O A K B A R A LY

NON È ASIA: di Marilena Roncarà

È M A DAG A S C A R fotografie di Elena Dak

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ei, Cinzia Catalfamo Akbaraly, in Madagascar ci ha vissuto 21 anni, lì ha messo su famiglia, ha creato la sua Fondazione e dal 2000 ha anche lavorato come Con- Cinzia Catalfamo sole Generale Onorario d’Italia. In Akbaraly sostanza ha dedicato molte energie a questo Paese, tanto che è stato lo stesso Governo malgascio a insignirla, nel 2014, dell’onorificenza di Chevalier de l’Ordre National de Madagascar. L’abbiamo intervistata per conoscere meglio un’isola unica al mondo. Com’è avvenuto il suo incontro con il Madagascar? Sono andata lì per la prima volta nel 1990 con mio padre che era non solo console onorario di Mauritius, ma anche imprenditore del settore tessile, e molte delle aziende di quel comparto all’epoca avevano delocalizzato la produzione in Madagascar. Poi tornai nel 1992 sempre per motivi professionali e visitando altre aziende tessili, conobbi il proprietario che divenne in seguito mio marito. Ben presto mi trasferii in Madagascar. Cosa l’ha colpita di questo Paese? Senza dubbio la bellezza del paesaggio che poi cambia a seconda della latitudine, perché il Paese è enorme, ma sempre conserva qualcosa di unico e mai aggressi40

Nata in Italia, Cinzia Catalfamo Akbaraly ha studiato Economia all'Università Bocconi di Milano, privilegiando l'economia dei Paesi in via di sviluppo. Trasferitasi in Madagascar nel 1993, ha dato vita all'Associazione Fihavanana per occuparsi dei bambini orfani e svantaggiati, a cui è seguita, nel 2008, la Fondazione Akbaraly che lavora per migliorare le condizioni di vita in Madagascar. Nel 2010 ha lanciato 4AWoman, il più grande progetto di cura oncologica dell’Africa sub sahariana.

vo. La stessa dolcezza la si riscontra nella popolazione, che avendo fatto suo il tratto asiatico della riservatezza, è nel contempo accogliente e discreta. Il Paese è un insieme di armonia e dolcezza. Com’è cambiato nei 21 anni che lo ha conosciuto il Madagascar? Ho visto arrivare i telefoni cellulari e la fibra ottica: alcune cose sono migliorate come nel resto del mondo, ma dal punto di vista economico e sociale non ho visto molti cambiamenti. In 21 anni ho assistito a tre colpi di stato e ogni volta era un tornare indietro. E anche se adesso gli stati dell’Africa sono sostenuti dalle organizzazioni africane e in diversa misura dai


La stessa dolcezza del paesaggio la si riscontra nella popolazione

finanziatori internazionali, la politica resta un fattore di forte instabilità che crea disagi sociali ed economici. Il risultato è che anche un Paese ricco come il Madagascar, ha una tra le popolazioni più povere al mondo. Qualche spiraglio all’orizzonte… I malgasci hanno una manodopera d’eccellenza, anche se purtroppo sono molto sfruttati. Quello che possiamo fare è dare una mano alla popolazione con piccoli o grandi progetti che però devono partire dai loro reali fabbisogni. Ho visto molti progetti studiati a tavolino a Bruxelles che funzionavano finché c’erano i soldi e qualcuno che li seguiva, ma poi finiva tutto. Un progetto che le ha dato più soddisfazione. Qualsiasi cosa si faccia da frutti anche immediati. All’inizio ho lavorato soprattutto per la scolarizzazione dei bambini e molti di loro, che ora sono adulti con laurea o diploma, sono usciti dalla miseria. L’altro grosso progetto è 4aWoman, nato nel 2010, e qui davvero devo dire grazie al mio problema oncologico che mi ha spinto a occuparmi della questione per aiutare le donne nella stessa situazione. È un grosso progetto che funziona, ma vogliamo ampliarlo e migliorarlo ancora. Vorremo ad esempio integrare anche altre tecniche legate a una medicina più dolce e magari più adatta alla popolazione, ma tanti sono i fronti aperti.

Com’è stata la sua esperienza di Console Onorario? C’è stato un periodo negli anni 90 in cui l’Italia è stata molto vicina al Madagascar con la cooperazione internazionale. Inoltre ogni anno sono circa 20mila gli italiani che arrivano per turismo, così come grande è da sempre la presenza storica dei nostri missionari. In tutto ci sono 88 ordini di suore e 80 di preti. In Madagascar esistono 160 associazioni di volontariato, per cui c’è un va e vieni poco conosciuto di italiani a vario titolo vicini alla popolazione malgascia. È come se il Madagascar fosse in qualche modo dentro agli Italiani… Sì e in questo sono stati bravissimi i missionari. Le associazioni di volontariato, compresa la nostra, sono dei riferimenti importanti per conoscere il Madagascar nella sua realtà sociale. Perché è un Paese da visitare? Per gli scorci di natura, per il mare, l’entroterra, i villaggi e la popolazione. Siamo in un posto unico al mondo che non è Africa e non è Asia. Ci sono momenti in cui essere lì, trovarmi a passare in luoghi in cui nessuno era mai passato prima, mi ha regalato qualcosa di indescrivibile: come stare in un angolo di Paradiso.

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UNA di Marilena RoncarĂ

TERRA fotografie di Paolo Cavanna

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uarta isola più grande al mondo, il Madagascar è un vero unicum. Qui numerose specie endemiche di fauna e flora e paesaggi fra i più vari sorprendono a ogni tratto: dalla foresta pluviale alla savana all’altopiano sinuoso che si svolge tra declivi e saliscendi. E ancora la foresta spinosa costellata di baobab e cactus, le spiagge bianche, le acque turchesi protette dalla barriera corallina e punteggiate da piroghe di pescatori all’orizzonte. Colori accesi e terra rossa, grandi strade, mercati affollati o piccoli villaggi. E poi i grandi contrasti che nell’arco di pochi chilometri ci conducono dal villaggio di pescatori alle baracche di chi vive in mezzo ai rifiuti. Ma a prevalere su tutto, anche nel disagio in cui si trova a vivere la maggior parte della popolazione, è un senso di ineludibile purezza. Un tratto forte che accomuna persone e territorio, un amalgama unica di armonia e di bellezza che queste immagini provano a raccontare. 44

G E N T E Q U I E TA E ACCOGLIENTE VIVE IN ARMONIA CON UNA TERRA SPESSO ASPRA


PICCOLE CASE ROSSE A B I TA N O LO S PA Z I O INFINITO VERSO L’ O R I Z Z O N T E

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Uomini e ragazzi guidano aratri tirati da zebù

LA FORZA DI UN’ISOLA CHE SI INNALZA ORA BRULLA ORA ESUBERANTE DI VERDE DALLE ACQUE D E L L’ O C E A N O

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M A DAG A S C A R

Nato a Genova nel 1972, Paolo Cavanna è fotografo, art director e videomaker. Da sempre affascinato dalle immagini sviluppa progetti con con particolare interesse per la street photograpy e cerca di osservare il mondo da una prospettiva differente. È anche autore di una mostra: Madagascar, Terra di lavoro e bellezza tenutasi a Budrio (BO) nell’ottobre 2014.

PIANO I N T E R V I S TA A PA O LO C AVA N N A

PIANO di Marilena Roncarà

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ora mora è un detto malgascio che è al contempo una filosofia di vita, quasi un mantra. Paolo Significa piano piano e i Malgasci Cavanna sono il popolo del “mora mora”: camminano piano, mangiano piano, parlano piano, vale a dire senza alzare la voce, sviluppano relazioni piano piano, lasciando tutto il tempo necessario perché crescano. Comincia con il racconto di questo aneddoto la nostra conversazione con Paolo Cavanna, il fotografo che ha firmato il portfolio delle pagine precedenti. Com’è nato questo reportage? Cercavo un paesaggio naturalistico interessante, non cittadino, non metropolitano e volevo fare un viaggio che avesse a che fare con la natura, con gli animali, con i lemuri. Volevo capire come viveva questo popolo che fin dalle origini si è dovuto arrangiare, perché è sempre stato staccato dal resto del continente e quindi ha sviluppato un suo modo originale di gestire la vita. Che cosa ti ha colpito del viaggio? È stato un arricchimento perché il Madagascar è davvero qualcosa che non si vede altrove. Una volta che esci da Tanà, che è la capitale, ti trovi immerso in una magia meravigliosa, un mondo che vive di niente, ma con estrema semplicità, per cui alla fine non hai 48

niente, ma non ti manca niente. La cosa che più cambia rispetto alla nostra concezione di quotidianità è il tempo. Mora mora (piano piano NdR) appunto. Cosa vuoi raccontare con i tuoi scatti? Mi piace essere uno spettatore invisibile dello spazio che mi circonda, cerco intorno a me ciò che mi colpisce e che voglio portare con me nel futuro. Quando hai capito che volevi fare il fotografo? Ho cominciato a scattare fin da bambino con una vecchia Yashica che mi regalò mio padre. La passione credo sia nata ammirando le proiezioni delle diapositive di mio zio, abilissimo fotografo e grande viaggiatore. C’è una tecnica che preferisci? Uso quasi esclusivamente ottiche fisse che offrono grandi aperture focali, che mi consentono di isolare il soggetto. Inoltre prediligo il colore al bianco nero. È più difficile emozionare con il colore e questa è una sfida che mi piace. Qual è il senso della fotografia oggi? Quando scatto una foto devo poter dire qualcosa. Una foto è un fermo immagine nel tempo che congela un momento, una sensazione, qualcosa che può essere visto infinite volte e non si consuma. La fotografia ha sempre un’anima che poi è quella del fotografo.


S C H E D A PA E S E

• Ciò che l’occhio ha visto, il cuore non dimentica. (Proverbio malgascio) •

MADAGASCAR GEOGRAFIA

Il Madagascar è la quarta isola più grande al mondo

CAPITALE

Antananarivo, il nome scioglilingua della capitale, significa “Città dei Mille”, in riferimento ai mille guerrieri qui radunati dal fondatore Andrianjaka

ECONOMIA

L’agricoltura, pesca e silvicoltura comprese, impiega l’80% della popolazione

G E O LO G I A

FA U N A

La terra isolata I geologi stimano che 165 milioni di anni fa il Madagascar fosse connesso con il continente africano e che nei successivi 15 milioni di anni si sia distaccato favorendo così uno sviluppo della fauna e della flora a sé stanti. Non a caso il Paese si è guadagnato l'appellativo di Santuario della Natura: qui troviamo, infatti, più di 12.000 le specie di piante, 700 di orchidee, oltre 110 tipi di palme.

Animali endemici Circa l'80% degli animali presenti in Madagascar sono endemici, tra queste migliaia sono le specie di farfalle e di invertebrati nelle foreste dell'est e quasi un centinaio sono le specie di lemuri, che devono il proprio nome ai loro grandi e impressionanti occhi: lemure deriva infatti dal latino lemures, ovvero gli spiriti della notte della mitologia romana. 49


PROGRAMMA KEL 12

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MADAGASCAR

IN VIAGGIO CON KEL 12

Dall’estremo Sud al Perinet

Nel cuore del Gondwana

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 12 giorni

DURATA 13 giorni

PARTENZE 13 maggio, 17 giugno 2017

PARTENZE 6 agosto 2017

Lemuria Experience Viaggi avventura DURATA 10 giorni PARTENZE 24 giugno, 12 agosto, 2 settembre 2017

DA NON PERDERE

Fianarantsoa Nel cuore di una delle regioni più fertili e rinomate per la produzione di tè e vino, Fianarantsoa o Fianar, come viene comunemente chiamata la città, fu fondata nel 1830 per volere della Regina Ranavalona I che desiderava un grande centro a metà strada tra Tana e le remote regioni meridionali del regno. Oggi è il secondo centro del Madagascar per estensione.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A La Riser va del Perinet La riserva speciale di Analamazoatra, più semplicemente conosciuta con il nome francese del vicino paese e stazione ferroviaria: Périnet (Andasibe in malgascio) occupa un’area montana a circa 1000 metri sul livello del mare con una sommità pianeggiante e ospita numerose specie di eccezionale interesse sia rettili, che rane e uccelli. Soprattutto qui si può incontrare il più grande dei lemuri esistenti, l’Indri-Indri. 50


UN

T R I TT I CO

BALCANI I NS O LI TO Tra i monti dei Balcani e la costa adriatica si cela un piccolo scrigno, basta aprirlo per scoprire tre territori affascinanti: Albania, Kosovo e Macedonia. Due stati fuoriusciti dall’ex Yugoslavia, Kosovo e Macedonia abbinati con l’Albania, danno origine a un trittico d’eccezione. Sono piccoli Paesi con un ricco patrimonio storico artistico che dopo anni di instabilità politica, fanno finalmente la loro ricomparsa come mete turistiche, rendendo di nuovo fruibili preziosità architettoniche e paesaggistiche con tracce significative della cultura bizantina, della fede ortodossa e del passato ottomano.

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Veneziana, laureata in storia contemporanea, Elisabetta Tiveron affianca l’attività di scrittrice e curatrice editoriale a quella di consulente culinaria (e alla danza). Autrice di numerose pubblicazioni. Dal 2011 cura il progetto La strada del cibo. Si occupa anche di ricerca storica in senso più classico.

SAPORI di Elisabetta Tiveron

E SAPERI fotografie di Nicola Fossella

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a penisola balcanica è nello stesso tempo Occidente e Oriente, nord e sud. Nessun’altra parte d’Europa si può definire “crocevia” con la medesima pienezza di Elisabetta significati. Etnie, lingue, religioni: Tiveron giustapposte, sovrapposte... a volte pacificamente, in altri casi in un clima di tensione. Storia e storie. Volti. Suoni, colori, profumi. Sapori e saperi. Cibi. Ma proprio il cibo riserva una sorpresa: in un’area così vasta si riscontra un’organicità che a prima vista stride con l’immagine che noi tutti abbiamo di quei posti, fatta di contrasti e disarmonia. L’eredità dell’impero ottomano è un patrimonio condiviso, anche se alcuni eredi forse non gradiscono ammetterlo e quindi calcano un po’ la mano sulle differenze, che spesso però sono sottili, semplici sfumature. L'orografia - montagne, montagne, e ancora montagne - si è rivelata un ulteriore fattore di unificazione alimentare: la pastorizia è stata in questi luoghi l’attività più facile da praticare, accomunando per secoli popoli diversi e distanti tra loro; e infatti i latticini, la carne e la cottura sulla brace regnano sovrani dalle coste dell’Adriatico al Danubio e, scendendo, fino alle isole dell’Egeo. Anche i circa 4.000 km di frastagliatissima costa che vanno da Trieste a Istanbul presentano, sotto il profilo alimentare, un’omogeneità data dalla pesca di specie simili praticata (nella sua forma tradizionale) con i medesimi metodi. E trattandosi di costa prevalentemente montuosa, dove alla pesca si so52

stituisce la pastorizia appena ci si allontana di qualche chilometro dal mare, anche qui ritroviamo la costante dei latticini e della carne. Questa omogeneità, però, non significa poca originalità. Viaggio nei Balcani è un libro che racconta di viaggi, cibi, persone, luoghi ed emozioni. Viaggi che si intrecciano. Da una parte quelli compiuti dagli autori tra il 2011 e il 2012 a bordo di una vecchia Fiat Panda 900: migliaia di chilometri macinati, e tante occasioni in cui il cibo (o anche solo la sua idea) è stato d’aiuto per entrare in contatto con le persone ed ha regalato esperienze indimenticabili. Dall'altra ci sono quelli compiuti dai cibi. Ricette, prodotti, modalità di cottura, nomi che ricorrono, come fiumi carsici si inabissano e poi rispuntano, o sono presenza costante e rassicurante; cibi di cui si è cercato di ricostruire, per quanto possibile, le strade. È un invito a partire e viaggiare usando tutti i sensi, e il cibo come linguaggio universale. Non importa quan-


ti luoghi visiterete, non importa se mancherete quel monastero dagli affreschi tanto suggestivi, quel museo imperdibile, quella capitale di cui gli amici vi hanno decantato la movida, quel produttore di formaggio o quel ristorante: non resterete comunque delusi. Viaggiare nei Balcani è un continuo susseguirsi di emozioni contrastanti. Greggi che pascolano non lontano da vecchie e cupe centrali elettriche a carbone, scalcinata edilizia dell'epoca comunista e hotel di lusso, automobili costosissime e carretti di legno trainati dai cavalli, spiagge da sogno e discariche a cielo aperto. Siti archeologici e bunker in cemento armato, bambini che giocano con armi giocattolo che sembrano fin troppo vere, centri storici pieni di turisti, paesini di montagna che sembrano fermi nel tempo, nuovi ricchi

… E NELLA GENTE O S P I TA L I TÀ , S PAVA L D E R I A , ORGOGLIO, ALLEGRIA… STUPORE

e mendicanti, fiumi che scorrono in canyon spettacolari, le cicatrici di una guerra terribile, anziane contadine nei loro piccoli orti domestici, uomini seduti per ore nei caffè, venditori di strada, bandiere USA, branchi di cani randagi, centri commerciali, cartelloni che pubblicizzano le prestazioni degli ospedali privati, strade sconnesse, casinò, quartieri e villaggi gypsy, minareti e campanili, locali affollati di giovani il sabato sera, i richiami dei muezzin, banche straniere, alberi da frutta in fiore, laghi cristallini, campi minati, boschi... e nella gente, ospitalità, spavalderia, gentilezza, timidezza, orgoglio, allegria, rassegnazione, stupore... sì, anche molto stupore, di fronte al viaggiatore che si interessa a quelle terre. È una lezione di umiltà, e aiuta a riscoprire la bellezza nascosta nelle piccole cose.

Viaggio nei Balcani di Elisabetta Tiveron, fotografie di Nicola Fossella, 2014, Kellermann edizioni Il libro nasce da un doppio desiderio: raccontare il sud-est europeo da un punto di vista diverso, ricostruire percorsi e connessioni. Per fare ciò, il cibo si rivela uno strumento perfetto: specchio di un luogo e di chi lo vive, è anche grimaldello, filo d’Arianna e mezzo che facilita l’incontro. esperienza di viaggio.

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FAT T I C O L O S S I P E R R I T R O VA R E S E S T E S S I testo e foto di Paolo Brovelli

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aggiù in mezzo ai Balcani, rotta a Salonicco, Skopje s’erge capitale sempre più macedone d’una Macedonia in cerca d’un sé eroico. Lo racconta bene il centro, da poco dissodato dal nuovo corso dell’era dell’indipendenza (dal 1991), e piantumato con sfarzi che bramano (anche) un passato prossimo a quello sbandierato dai vicini del Sud: i macedoni di Grecia. In bilico tra i cugini serbi e bulgari, balcanico d’odori turchi, questo Paese grande come la Sicilia, ma vuoto come la Sardegna, raspa sul fondo per trovar se stesso. E allora, ecco il milionario progetto ‘Skopje 2014’: colossi dorati di bronzo, colonne slanciate di bianco, che presidiano palazzi come campidogli, cupole, piazze, vie, ponti di pietra lastricati di nuovo. «Roba da grandeur. Buona per i ricchi, non per noi» protesta l’amico Vlatko. Così, nel 2011 irrompe al gran galoppo Alessandro il Grande, impennato su un Bucefalo bronzato come lui, proprio in mezzo alla città, in Piazza Macedonia. Più di venti metri d’altezza (col piedistallo!), il ‘Guerriero su cavallo’ viene da una fonderia italiana, da dove lo raggiungerà l’anno seguente, con più calma, anche suo padre Filippo, il ‘Guerriero a piedi’ e tutte le altre statue minori che ne fan la corte: la madre Olimpiade, Alessandro bambino, soldati, ancelle, lance, scudi, leoni… Tra loro, restaurato simbolo tradizionale della città dai tempi del grande sultano turco Maometto II il Conquistatore (di Costantinopoli, nel 1453), il vecchio Ponte di pietra, sul Vardar, il mitico fiume Asso, la cui valle fa da culla a molta della Macedonia storica, da qui fin giù a Salonicco, sul mar Egeo.

D’anima bulgara screziata d’albanese (il 25% della popolazione), la nuova Macedonia che alcuni vogliono FYROM (Former Yugoslavian Republic Of Macedonia, ossia Ex Repubblica jugoslava di Macedonia), cerca la via balcanica alla quiete, che serba (!) sempre qualche mina occulta. L’unica repubblica, oltre alla Slovenia, a essere uscita dalla Jugoslavia senza colpo ferire, zigzaga con orgoglio tra le grinfie dei vicini, riesuma simboli frugando tra le storie e la storia. Si costruisce. Si fa autonoma mettendo insieme i pezzi, e poi spargendoli, a che tutti sappiano chi c’era, e cos’è successo qui, e quant’è importante. Così Skopje, giusto ai piedi dell’antica fortezza di Kale (VI secolo, rimaneggiata più volte) e appena fuori dalle viuzze piene di negozietti e ora anche di locali notturni della stara čaršija, la città vecchia turco-balcanica, una delle meglio conservate della penisola nonostante il devastante terremoto del 1963, si riassume a suon di statue, per non sapere dove andare. O dove tornare. E allora, ecco l’antica Grecia, l’impero romano, re macedoni, serbi, bulgari, nazionalisti albanesi, indipendentisti, rivoluzionari, anarchici, antifascisti, gente di cultura, padri della patria. E i santi. I santi, sì. Paradossale che proprio in questo Paese, la cui lingua standard è stata codificata solo una cinquantina d’anni fa (sotto la Federazione socialista di Jugoslavia, 1944-1992) distillandola da varianti bulgare occidentali, sia stato perfezionato il cirillico, l’alfabeto che ha permesso l’evangelizzazione dei popoli slavi, avvicinando testi e rito sacro alla gente. A Ocri55


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Nelle pagine precedenti: la statua equestre di Alessandro Magno troneggia nella piazza principale di Skopje

A fianco: la Biblioteca Nazionale del Kosovo, che ha sede a Pristina

da, in particolare, sul lago omonimo. Lì, San Clemente e San Nahum, discepoli dei Santi (e fratelli) Cirillo e Metodio, avrebbero perfezionato (e ribattezzato) l’alfabeto glagolitico, inventato dallo stesso Cirillo, al secolo Costantino filosofo, quando da Costantinopoli furono inviati a evangelizzare la Grande Moravia (862), odierni territori cechi, slovacchi e circonvicini. La chiesa di San Clemente, centro dell’antica Scuola letteraria di Ocrida, è ancora al suo posto, sulla collina a dominare il lago e la bella città di struttura turca. Insieme a tutti gli edifici intorno, abbozzo d’un nuovo, discusso centro di studi, è stata eretta sulle vecchie fondamenTraduttore di lingue imparate per mescolarsi al mondo, Pata dopo mezzo olo Brovelli scrive di viaggio millennio di come giornalista e autore, per dominazione “restituire un po’ di quel che ottomana. Proha spremuto dal suo peregrivincia romana nare”. Tour Leader Kel 12 ha dal 148 a.C., adattato la sua esistenza all’eluogo di nascita splorazione, allo studio e allo dell’imperatore spostamento. Giustiniano I il 56

Grande (483, Taor, antica Tauresium, presso Skopjie), percorsa da un lungo tratto della antica via romana Egnazia, da Durazzo (Albania) a Bisanzio, la Macedonia esibisce anche bei resti dell’epoca, dal teatro nella fortezza di Ocrida, alle città ben preservate di Eraclea Lincestide e Stobi, con mosaici che ricordano quelli di Aquileia. Un piccolo Paese con un grande passato, dunque, e una discreta varietà etnica, con comunità turche, bulgare, serbe, rom e arumene, e gli albanesi, che con oltre il 20%, sono maggioranza in diverse regioni, con lingua parificata. Ma le due etnie faticano a integrarsi, nonostante la millenaria vicinanza. Forse la lingua. Forse la religione, con gli albanesi musulmani. Forse il passato. Ognuno pare far per sé, e di recente (2001) ci sono stati bagliori da guerra civile, solo sopiti. Sì, c’è un canale televisivo in albanese. Sì, c’è una piazza Skanderbeg con una statua dell’eroe nazionale albanese, a Skopje. Sì, eran fianco a fianco nelle guerre Balcaniche dei primi del Novecento. Ma… Fuma, Vlatko. Sbuffa silente sulla panchina nuova, e osserva distante il nuovo memoriale a Santa Teresa di Calcutta, lì nella capitale venuta al mondo cent'anni fa. Pensa, Vlatko. Pensa ch'era albanese ma anche turca, serba meridionale, bulgara e anche italiana, prima d’esser jugoslava. E poi indiana. E se non fosse stata donna del pianeta e di Dio, sarebbe morta FYROM.


S C H E D A PA E S E

• La mia musica è una miscela, nasce dalla frontiera balcanica, una terra misteriosa dove si incrociano tre culture: ortodossa, cattolica e musulmana (Goran Bregovic) •

BALCANI BALCANI

Il termine Balcani viene introdotto nel XIX secolo per indicare la parte europea dell’Impero Ottomano

MONTI BALCANI

“Montagne Vecchie” è il significato di Monti Balcani, in bulgaro e in serbo Stàra planinà

S TAT U E

PA S T O R I Z I A

La pianta cara ai greci e ai roma ni È l’ulivo che prospera rigoglioso su gran parte delle colline, il re indiscusso della vegetazione in Albania, una coltura che concorre a regalare al Paese il tipico aspetto mediterraneo. Il raccolto inizia di solito a fine ottobre e ogni anno, in quantità diverse, vengono esportate olive, olio e sansa.

Pascoli verdi per i formaggi Su quasi tutte le aree montagnose dei Balcani, la pastorizia è ancora viva. In particolare in Macedonia, al confine con il Kosovo, nel parco naturale di Mavrovo, resiste ancora la transumanza: le pecore sharplaninska vanno d'estate sui pascoli in altura dove i pastori-casari producono belo sirene, un formaggio simile alla feta e kashkaval (caciocavallo) di notevole qualità. 57


PROGRAMMA KEL 12

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BALCANI

IN VIAGGIO CON KEL 12

Il cuore dei Balcani Viaggi con l’esperto DURATA 10 giorni PARTENZE 22 aprile, 1 giugno, 9 settembre, 7 ottobre 2017

Un trittico insolito che abbina due stati fuoriusciti dall’ex Yugoslavia, Kosovo e Macedonia con l’Albania. Piccoli Paesi con un ricco patrimonio storico, culturale e paesaggistico che finalmente dopo anni di instabilità politica, rifanno la loro comparsa e si propongono come destinazioni “nuove” ancora poco intaccate dal turismo di massa.

DA NON PERDERE La sorgente Occhio Azzurro L'Occhio Azzurro (in albanese syri i Kaltër) è una sorgente carsica situata sulle pendici occidentali del monte Mali i Gjerë in Albania. Qui l'acqua sgorga a una temperatura di circa 12,75° e sullo sfondo della roccia calcarea la sorgente assume una colorazione blu scura alla quale deve il nome. Secondo la leggenda l’Occhio Azzurro è stato creato da un serpente precipitato sulla terra.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A

Ohrid Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco già nel 1980, Ohrid è una delle città più affascinanti dei Balcani. Situata sulla riva orientale dell’omonimo lago, la città si caratterizza per le graziose case bianche, per le stradine tortuose e il prestigio dei suoi tesori d’arte. Da visitare è anche la Cattedrale di Santa Sofia eretta nel 10371056 con affreschi del XIV secolo. 58


UN

PA E S E

LADAKH I N

V E RT I CA LE

Sembra di essere in un deserto d’alta quota o a scelta su un altro pianeta, dove la cultura tibetana è ancora intatta e il territorio, arido e selvaggio, è pervaso da una profonda spiritualità. Immense pietraie glaciali solcate da fiumi impetuosi, dune di sabbia, vallate impervie tagliate dalla montagna e oasi di un verde sorprendente dove l’uomo ha saputo convogliare le acque: ecco il Ladakh. Qui è possibile vedere i resti dei fondali dell’oceano scomparso, insieme alla testimonianza di un antico regno buddhista. Castelli, antichi palazzi reali insieme a grandi e piccoli monasteri sono solo alcuni motivi di interesse di una piccola regione dalla storia antica.

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MOON LAND testo e foto di Nicola Pagano

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amayuru compare all'improvviso dopo l'ultimo tornante della strada carovaniera che risale l'aspra vallata. È un villaggio tibetano medievale, un gioiello di spiritualità incastonato nella la sua corona di montagne. È il luogo della "svastica del lama" - Lama Yung-Drung - fondato dal mistico eremita Naropa dove un tempo sorgeva un lago abitato dai Naga, uomini serpente vissuti lì dai tempi del Buddha Siddhartha. Il saggio Madyantaka evocò forze soprannaturali per prosciugare il lago e profetizzò la fondazione di un monastero. I grani di frumento che aveva gettato sulle onde, tornati a riva, crebbero disponendosi in forma di svastica, segno di prosperità. Si vede ancora il fondo dell'antico lago dalle forme bizzarre e dai colori pastello, "moon land!" dicono qui. Ma del resto tutto il Ladakh, piccola regione montuosa del Jammu Kashmir indiano, presenta le caratteristiche dei deserti di alta quota. Immense pietraie glaciali solcate da fiumi impetuosi, dune di sabbia, vallate impervie intagliate nelle montagne e oasi di un verde sorprendente dove l'uomo ha saputo convogliare le acque. Un ambiente arido e selvaggio, altro pianeta. Inerpicandosi sulle stradine polverose che portano al monastero principale di Lamayuru si viene sopraffatti dai suoni rauchi dei Duncen (le trombe tibetane), il tintinnio di cembali e il rimbombo di tamburi bassi e gong. È il festival che si svolge ogni anno nel mese di giugno dedicato al mitico Padmasambawa, il sant'uomo che diffuse il buddismo in tutta la regione himalayana cavalcando la sua tigre alata. Le pesanti maschere indossate dai monaci roteano in maniera ossessiva 60

ripetendo gesti antichi e ritualizzati che attraversano i vari stadi della morte. Appare chiaro come ogni esistenza sia caratterizzata dall’impermanenza, dalla futilità di provare attaccamento alle cose materiali e dall’alterno trionfo del bene e del male. Trascinando le lunghe maniche, avvolta nei suoi mantelli, la gente gira in un lento vortice, ringraziando l’infinita saggezza del Buddha e recitando il mantra del fiore di loto: “om mani padme hum”. Nelle animate stradine di Leh, il capoluogo del Ladakh, ci si risveglia ben presto da questo sogno mistico. Centinaia di bancarelle colorate, bar, ristoranti, guest houses, internet cafè, agenzie viaggi e negozi di alpinismo incorniciano la vita turistica durante la stagione estiva. La strada che conduce al Khardung La, il passo carrozzabile più alto del mondo (5.600 metri) è impervia ma è l'unica via d'accesso alla Nubra Valley, un'immensa vallata intagliata tra i monti Zanskhar e le propaggini del Karakhorum. Il clima, qui, è più mite e d'estate crescono meli e albicocchi. I lavori fervono nei campi per approfittare della breve stagione calda e della sapiente rete di irrigazione. A Deskit, su uno sperone roccioso, sorge uno dei monasteri più antichi del Paese, silenzioso testimone delle carovane che per secoli hanno percorso la Nubra Valley come via d'accesso all'India. Piu a sud, risalendo la valle dell'Indo e poi il passo di Taglak La (5.340 metri) si plana su un altopiano desertico abitato dai nomadi Khampa. Questo fiero popolo tibetano ha una storia leggendaria: in tempi lontani i guerrieri Khampa, alleati di Altan Khan, pronipote del condottiero mongolo Gingghis


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Khan, aiutarono il consolidarsi del buddhismo Mahayana sull'antica religione animista "Bòn" del Tibet. In anni più recenti furono i fautori della rocambolesca fuga del XIV Dalai Lama attraverso l'Himalaya, dopo l'invasione cinese, nel 1959. Oggi, la pastorizia è l’attività principale di questa popolazione e le mandrie di yak sono una garanzia di sopravvivenza per il latte, la carne, la pelliccia e perfino lo sterco, fondamentale combustibile. Molte famiglie Khampa, in estate, conducono le mandrie alla ricerca di pascoli stagionali e vivono spostandosi con le tende sulle montagne più alte, oltre i 5.500 metri. Non hanno mai neppure messo piede nel loro sacro e amato Paese. Lo sognano e lo immaginano ma il Tibet, annidato oltre quelle cime laggiù, si nega al loro sguardo. Passeggiando tra i pochi edifici in muratura di Korzok, villaggio affacciato sul lago Tso Moriri, si sente nell'aria il profumo della tsampa, fatta con l'orzo tostato e il burro di yak. Si accompagna con il tè salato ed è il pasto tradizionale, importante fonte di energia. Non appena il sole scompare dietro le creste innevate, la temperatura crolla e i 4.500 m di altitudine si fanno sentire. Le attività vengono sospese e i vicoli si popolano di cani assonnati. Nel piccolo monastero i volti della gente, assorti nella preghiera, raccontano di grandi montagne, di lunghi inverni gelidi e di una fede incrollabile che regala speranza. 62

I volti delle persone assorte nella preghiera raccontano di grandi montagne, di inverni gelidi e di una fede incrollabile

Antropologo e musicista trentino con la passione per il mondo e i suoi popoli. Nicola Pagano comincia a viaggiare fin da piccolo e terminata l’università è in Australia per apprendere l’uso del didgeridoo, lo strumento a fiato degli aborigeni. Tour Leader Kel 12 collabora con le maggiori riviste di viaggi, ma soprattutto non smette mai di viaggiare e studiare culture e usanze lontane.


S C H E D A PA E S E

• Come si può impedire a una goccia di evaporare? Gettandola nell’oceano. (dal film Samsara di Pan Nalin) •

LADAKH POPOLAZIONE

La densità della popolazione è di circa 3.1/km2

ECONOMIA

Si basa su un’agricoltura di sussistenza

CAPITALE Leh, famosa per il Palazzo Reale

TRADIZIONI

F R U T TA

Le preghiere del vento Nate probabilmente con la bön, l’antica religione tibetana precedente al buddhismo, le bandiere di preghiera sono delle piccole bandierine di stoffa appese sulle cime delle montagne o sugli alti picchi spesso per benedire i luoghi dei dintorni. Sono intoccabili perché per essere efficaci devono disintegrarsi fino a diventare un tutt’uno con la natura.

Albicocche Localmente conosciute come chulli, le albicocche sono il frutto più coltivato in Ladakh. Introdotto dalla Cina o dall'Asia Centrale, questo frutto è diventata parte integrante del panorama culinario di questa regione, tanto che che vengono consumate anche in inverno in forma essiccata. Tra le tante qualità di albicocche coltivate in Ladakh, le più commercializzate sono le Halman e le Latse-Karpo. 63

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PROGRAMMA KEL 12

Stai viaggiando a

L A DA K H

IN VIAGGIO CON KEL 12 Festival di Lamayuru

Festival di Hemis

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 13 giorni

DURATA 13 giorni

PARTENZE 19 giugno 2017

PARTENZE 1 luglio 2017

Festival di Phyang e Korzok

Kashmir, Zanskar, Ladakh e Il Festival di Naros Nasjal

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 14 giorni

DURATA 15 giorni

PARTENZE 19 luglio 2017

PARTENZE 30 luglio 2017

Lassù, in fondo al mare

Punjab Himachal Ladakh

Viaggi con l’esperto

Viaggi Avventura

DURATA 13 giorni

DURATA 11 giorni

PARTENZE 5 e 12 agosto, 2 settembre 2017

PARTENZE 18 giugno, 30 luglio, 13 agosto, 3 settembre 2017

DA NON PERDERE Le valli di Nubra e Shyok A nord di Leh, chiuse tra la catena montuosa di Leh e le montagne orientali del Karakorum si trovano Nubra e Shyok, due valli scenografiche solcate da due fiumi e dalla loro spettacolare confluenza. Siamo in una regione in parte verde, in parte rocciosa e in parte desertica. Qui si trovano, infatti, anche dune di sabbia e cammelli della varietà battriana.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A Diskit Il monastero di Diskit si annuncia da lontano, con i suoi antichi edifici aggrappati alla montagna in un labirintico succedersi generato da secoli di lavoro e di devozione. Per la teologia e la formazione dei monaci, è tuttora il centro più importante della valle, famoso per la sua immagine del “Buddha della Medicina”. Situato 150 metri sopra il villaggio omonimo il monastero si estende quasi verticalmente lungo una parete scoscesa.

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A S S E D I AT I

I TA L I A DA LLA

BE LLE Z Z A

Secoli di storia e arte hanno percorso e fecondato la nostra penisola creando sovrapposizioni di linguaggi architettonici e di cifre stilistiche da andare a riscoprire. È a casa nostra che abbiamo formato il nostro gusto al bello e imparato ad amare le forme e i linguaggi dell’arte. Il progetto Italia Insolita è un modo per condividere le emozioni e lo stupore per i luoghi che già attraversiamo, condotti per mano dai veri protagonisti dello spettacolo: di volta in volta artigiani, agricoltori, abitanti dei luoghi, capaci di trasformare ogni viaggio in un’immersione intima e autentica nel territorio.

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VENEZIA di Marino Keller Bard

AUTENTICA fotografie di Laura Tonicello

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na lunghissima, ideale, preziosa foglia d'oro attraversa Venezia: parte da lontano, da Bisanzio e poi si perde tra calli e campielli, si tuffa in laguna, si mostra Marino Keller nelle facciate degli antichi palazzi e Bard nelle segrete cripte delle chiese. Alla città di Venezia si addice il prezioso metallo e qui ci si potrebbe dilungare parecchio fino ad arrivare all'ambito Leone d'oro, prestigioso premio della Mostra del Cinema. Ritroviamo nel lontano 1926 l'ultima famiglia che si dedica all'antico mestiere nello storico laboratorio artigianale. Se ci si addentra per le strette calli del sestriere di Cannaregio si trova la casa di Tiziano Vecellio, maestro incontrastato del suo tempo, conteso da papi, principi e cardinali. Non esiste in tutta

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Europa un laboratorio simile, i preziosi fogli vengono utilizzati in cosmesi, decorazioni artistiche e alimentazione, come testimonia la famosa ricetta di Gualtiero Marchesi Riso oro e zafferano. Una parte dell'oro qui lavorato, non fa molta strada: si ferma sempre nel sestiere di Cannaregio. Questa volta siamo a pochi passi dal Ghetto Ebraico, il primo al mondo. Il termine deriva dal fuoco: prima dell'arrivo degli ebrei quella era zona di fonderie, i metalli subivano la gettata, il getto, che gli ebrei aschenaziti, arrivati a Venezia dalla Valle del Reno, pronunciavano con la 'G' dura, quindi 'Ghetto'. Ed è al di là di una piccola porta che si apre un mondo fatto ancora una volta di fuoco, di oro e di colori: con poche decine di minerali si possono ottenere migliaia di colori e sfumature diverse, segreti e ricette gelosamente custodite che fanno unico il mosai-


co che esce da questa fornace. Le sorprese non sono finite, dietro una vecchia porta di legno si apre quella che il pittore veneziano Virgilio Guidi definì la biblioteca del colore: gialli assoluti, solari, verdi cristallini, rossi accesi o rosa pastello; un incredibile rincorrersi di tonalità di migliaia di tavolette di vetro colorato che riposano sugli antichi scaffali in legno, intrisi del mistero e del fascino del passato, una meraviglia assoluta per gli occhi. Attraversiamo il Canal Grande utilizzando la gondola per giungere nel sestriere di Santa Croce, in campo San Zan Degolà (San Giovanni Decollato). Oltrepassiamo il ponte, una fondamenta e un campetto affacciato sul canale: qui da tre secoli la stessa famiglia realizza tessuti di altissima qualità. I 25 telai ancora funzionanti risalgono al 1700 e vengono utilizzati per produrre gli stessi velluti soprarizzi che furono vanto della Serenissima. Gli acquirenti non sono certo i frettolosi turisti che ogni giorno invadono la città, ma la Casa Bianca, il Quirinale, il Cremlino fino alle grandi firme della moda da Roberta di Camerino negli anni 50, e poi

Gucci, Prada, Dolce & Gabbana. Il telaio va conosciuto e ascoltato, il lavoro non è automatico, qualsiasi suono diverso dal solito mette la tessitrice sul chi va là, significa che qualcosa non funziona ed è necessario intervenire subito, per non rovinare il lavoro di giorni. Siamo al tramonto, è ora dell'aperitivo, l'ora di un'ombra e un cicchetto. Piazza San Marco, la sera è quasi deserta, i turisti stremati, non si vedono più in giro. La Basilica domina la grande Piazza, splendida! Non entriamo dalla porta principale, il custode ci apre, con le vecchie chiavi di bronzo, un ingresso laterale: entriamo nel narcete, la volta dorata ci racconta le storie dell'Antico Testamento, con il naso all'insù ci prepariamo a godere dell'ingresso alla Grande Sala. Gli occhi e lo spirito fanno fatica ad abituarsi a tanto splendore. Solo per la nostra visita serale, prendiamo una ripida scaletta in marmo e scendiamo nella cripta, normalmente chiusa al pubblico, abbellita da 50 colonne di marmo greco e dove, nel 1811, furono ritrovati i resti di San Marco. Un'ultima curiosità: sul lato esterno della Basilica, verso l'ingresso a Palazzo Ducale, troviamo le statue dei misteriosi tetrarchi abbracciati fra di loro. Scolpiti in durissimo porfido rosso vengono anch'essi dall'Oriente. A Venezia però sono conosciuti come i quattro ladroni che, messi a guardia del tesoro di San Marco, furono fulminati e pietrificati per aver tentano di profanare il sacro patrimonio. A uno di essi manca un piede, chi volesse ritrovarlo deve recarsi al Museo Archeologico di Istanbul dove è custodito.

Ideatore del progetto Italia Insolita, Marino Keller Bard condivide da sempre la filosofia e il modo di pensare il turismo di Kel 12: originalità, approfondimento, incontro con culture diverse. Esperto d’arte rupestre e preistoria, laureato in Scienze Demografiche con antenati polacchi, boemi e svizzeri, Marino non poteva che appassionarsi al viaggio visitando più di 100 Paesi. 67


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LA BELLEZZA ALLE PORTE di Ornella Centanni

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iene prima la bellezza o lo sguardo capace di coglierla? È ispirati da questa domanda che abbiamo pensato di sviluppare il progetto itinerari in Italia, perché è a casa nostra che abbiamo informato il nostro gusto al bello e imparato ad amare le forme e i linguaggi con cui l’arte ci parla. Da anni Kel 12 programma itinerari nel mondo con la voglia di condividere le emozioni e lo stupore per i luoghi esplorati. Ci mettiamo cura e attenzione perché siamo convinti di conoscervi, di sapere cosa vi piace, quali sono i vostri interessi, i significati che date alle parole: cultura, arte, tradizione, bellezza. Pensiamo insomma di assomigliarvi, perché ‘abbiamo fatto le scuole insieme’, ci siamo nutriti dello stesso sapere, abbiamo attinto alle stesse fonti il nostro senso del bello. È questa radice comune che ha creato nel tempo il circolo virtuoso, tra noi che tracciamo le strade e voi che vi affidate alla nostra sensibilità per percorrerle. Siamo stati impressi con la stessa matrice ed è a questa, la nostra terra, che dedichiamo il progetto “Italia Insolita”. Secoli di storia e di arte hanno percorso e fecondato la nostra Penisola, creando le sovrapposizioni, le stratificazioni di linguaggi architettonici e di cifre stilistiche che tutti conosciamo. Queste impronte e queste forme, che spesso troviamo sotto casa, nelle strade antiche che attraversano le nostre città o nei borghi storici che punteggiano le nostre campagne, sono così a portata di mano che a volte ci capita di guardare senza più vederle, di darle per scontate, di non stupirci più della

ricchezza e del privilegio di vivere in luoghi così straordinari. Ecco allora che è nata la voglia di ‘tornare a casa’, insieme al desiderio di condividere con voi il piacere e l’orgoglio per il nostro lavoro di scoperta e progettazione, in un’Italia che potesse diventare per voi una nuova meta e per noi una nuova sfida. Durante le nostre spedizioni per preparare gli itinerari alla ricerca dell'Italia Insolita, abbiamo partecipato a eventi folkloristici e religiosi, come la Festa di Sant'Efisio in Sardegna e la Pasqua in Sicilia, in cui riti e tradizioni hanno mantenuto intatta la potente forza evocativa di un passato ancora capace di raccontare il presente. Abbiamo cercato, per ogni destinazione, un aspetto che fosse ‘tagliato e cucito’ su quel particolare sguardo che più nitidamente rendeva il senso della nostra narrazione. Saranno nostri compagni di viaggio gli studiosi e i professionisti che abbiamo conosciuto in queste occasioni: come gli archeologi che ci guideranno alla scoperta della Sardegna nel Sulcis e lungo le coste della Sicilia Occidentale, gli storici dell’arte che ci descriveranno i mosaici bizantini durante la visita privata alla basilica di San Marco a Venezia, i naturalisti che ci accompagneranno alla scoperta del paesaggio della Val Pusteria e gli antropologi che ci porteranno a conoscere le radici preistoriche di Matera e dei suoi antichi abitanti. Saranno loro a guidarci, condividendo saperi e competenze per attivare la nostra memoria storica, amplificando così la nostra capacità di guardare e comprendere. Questo significherà allora ricor69


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RITI E TRADIZIONI MANTENGONO I N TAT TA L A F O R Z A E V O C AT I VA

darci chi eravamo, come abbiamo nutrito la nostra sensibilità e attraverso quali passaggi siamo diventati ciò che siamo. Un altro punto di forza della nostra proposta sarà la scelta di far parlare le persone capaci di creare il giusto equilibrio tra approfondimento culturale e conoscenza autentica: i veri protagonisti dello spettacolo, che sapranno trasformare così ogni viaggio in una immersione intima tale da rendere più solido il nostro fare esperienza del mondo. Tra questi non mancheranno gli artigiani, che andremo a conoscere nei loro laboratori e botteghe mentre lavorano, gli agricoltori, che con passione ci mostreranno il senso profondo dell’avere cura del territorio, i vecchi e gli abitanti dei luoghi che ci racconteranno le storie della loro terra e l’attaccamento alle tradizioni. Abbiamo scelto strutture alberghiere armonicamente inserite nel contesto culturale del territorio e posto particolare cura nella selezione dei prodotti tipici e dei piatti locali più rappresentativi dell’area geografica in cui ci muoveremo. L’enogastronomia infatti, sarà un viaggio nel viaggio per approfondire il nostro racconto,

perché in nessun altro Paese come in Italia la cultura del cibo ha un ruolo così importante per interpretare e spiegare le diversità del territorio, delle tradizioni e della storia. Una scelta questa, che sarà arricchita da continui cambi di prospettiva: dal ristorante stellato alla cucina tradizionale e ruspante delle locande o del cibo di strada. Abbiamo predisposto differenti angolazioni per offrirvi una visione aumentata dei siti più belli del nostro patrimonio storico-artistico e vogliamo scommettere che anche nelle città più conosciute riusciremo a sorprendervi, mostrandovi quella 'bellezza alle porte', fatta di dettagli inaspettati ed eccellenze ancora da scoprire ed assaporare.

Ornella Centanni ha curato la redazione dei testi di Itinerari in Italia e collabora allo sviluppo di programmi in ambito turistico, letterario e filosofico. In continua ricerca di sintesi, cambiamenti di prospettiva e contaminazioni feconde, è convinta che l’inizio obbligato di ogni viaggio sia nel racconto e nelle parole capaci di dare sostanza alle differenti declinazioni di arte, stile e culture con cui il mondo si esprime. 70


S C H E D A PA E S E

• Se dovessi cercare una parola che sostituisce “musica” potrei pensare soltanto a Venezia (Friedrich Nietzsche) •

VENEZIA QUARTIERI La città è divisa in sei parti o sestieri: Cannaregio, San Marco, Dorsoduro, Santa Croce, San Polo, Castello PONTI Sono oltre 400 quelli che attraversano Venezia SPRITZ È l’aperitivo cittadino per eccellenza

TOPONOMASTICA

DA P ROVA R E

Nizioeti e numeri civici I 'nisioeti' sono la tipica toponomastica di Venezia. Sono scritti su fondo bianco e assomigliano a lenzuola, da qui il nome 'nisioeti' (piccole lenzuola). Dipinti sui muri delle case, quasi sempre in dialetto, raccontano la storia e le tradizioni della cittá, un mestiere, un fatto, una leggenda: Calle del Megio, Campo dei Tedeschi, Fondamenta del Vin, Ruga degli Oresi, Ponte Dea Dona Onesta, Calle Larga dei Proverbi e via così. La numerazione delle abitazioni, invece, avviene per sestriere e non per singola strada.

Ombre e cicchetti A Venezia un bicchiere di vino si chiama 'ombra' per l'antica usanza di andare a bere all'ombra del campanile di San Marco quando la Piazza era ancora il mercato della città. È tradizione, nei 'bacari' (osterie) accompagnare il vino con un 'cicchetto', un piccolo spuntino che può essere baccalà mantecato, folpeti (polipetti) lessi, sarde in saor, nervetti, bovoleti (lumachine di mare, lessate con aglio olio e limone), musetto caldo (simile al cotechino), fondi di carciofo lessi, spienza (milza) e rumegal (esofago) entrambi lessi. 71

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PROGRAMMA KEL 12

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IN VIAGGIO CON KEL 12 Venezia autentica con visita esclusiva alla Basilica di San Marco

Mantova, la Manhattan del Rinascimento

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 4 giorni

DURATA 3 giorni

PARTENZE 24 aprile, 18 maggio, 12 giugno, 21 settembre, 12 ottobre 2017

PARTENZE 23 giugno, 29 settembre 2017

Napoli misteriosa con visita esclusiva alla Cappella di San Severo

Matera, la terza città più antica al mondo

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 5 giorni

DURATA 4 giorni

PARTENZE 3 maggio, 1 novembre 2017

PARTENZE 11 settembre, 9 novembre 2017

Sicilia Pasqua Barocca

Sicilia occidentale, alla scoperta delle radici multietniche dell’isola

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 6 giorni

DURATA 8 giorni

PARTENZE 12 aprile 2017

PARTENZE 3 giugno, 7 ottobre 2017

Sardegna insolita, in occasione della Festa di Sant’Efisio

Viaggi con l’esperto

DURATA 7 giorni PARTENZE 25 aprile 2017

DA NON PERDERE La festa del 'bocolo' Il 25 aprile si festeggia San Marco, il Patrono di Venezia. La leggenda del 'bocolo' narra di un innamorato morto in battaglia contro i turchi che, prima di esalare l'ultimo respiro, bagna una rosa col suo sangue da portare all'amata a Venezia, proprio il 25 aprile. In questa data i veneziani recano in dono un bocciolo di rosa all'amata, alla madre, alle donne di famiglia.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A

Venezia è Contemporanea In occasione della 57esima Esposizione Internazionale d'Arte, una delle rassegna d'arte più antiche e prestigiose al mondo. Attiva dal 30 aprile 1895 con un unico padiglione ai Giardini di Castello, la Biennale di Venezia fu inaugurata all'epoca dai regnanti Umberto I e Margherita di Savoia. Data unica dal 21 al 24 agosto 2017 72


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PA R A D I S O

BRASILE T RO P I CA LE Ma anche il Paese continente, o tanti Paesi dentro il Paese, come si addice a un vero gigante, con in più quel forziere unico al mondo per biodiversità che è l’Amazzonia. Benvenuti in Brasile! Visitare il Brasile oggi significa immergersi in un Paese dalle mille contraddizioni, modernissimo e arcaico allo stesso tempo con grattacieli avveniristici, come quelli di São Paulo e tribù sperdute nella giungla. Terra benedetta da Dio e bella per natura, il Paese carioca è da percorrere per le vie di terra e di acqua, ritrovando avventura, ma soprattutto impressioni, storie, vita ed emozioni.

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BONITO POR NAT U R E Z A di Alfredo Luis Somoza

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Brasile

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uando si descrive il Brasile come un Paese-continente non si sbaglia affatto. L’unico, e Alfredo Luis gigantesco, stato lusofono del con- Somoza tinente americano era e rimane un’eccezione rispetto agli eredi della conquista spagnola, inglese e francese che cambiarono il volto delle Americhe tra il XVI e il XIX secolo. Un’eccezionalità non solo linguistica ma anche etnica, culturale, geografica e storica. Il Brasile nasce dalla spartizione delle terre extraeuropee tra le Corone di Lisbona e Madrid, sotto la regia di papa Alessandro VI Borgia, all’indomani dell’approdo di Cristoforo Colombo nei Caraibi. Dal ’500 in poi, lo sviluppo della presenza portoghese su quel lembo d’America toccato a Lisbona lo isolerà ermeticamente dal resto del Sudamerica, in mani spagnole, proiettandolo piuttosto verso Europa e Africa. Il Brasile divenne la capitale dell’Impero lusitano quando Napoleone invase il Portogallo, ma successivamente si rese indipendente dalla madrepatria diventando a sua volta “impero”. Unica monarchia in terre americane fino alla fine dell’800, l’Impero con capitale a Rio de Janeiro basava la sua ricchezza sullo sfruttamento crudele di uomini strappati all’Africa. Il Brasile odierno racconta questa storia particolare, che lo avvicina più all’Angola o a Capo Verde che alla Colombia o al Venezuela. Solo il sud “gaucho”, che condivide una cultura pastorale con Argentina e Uruguay, si sente un po’ sudamericano. In Brasile sono tanti i “Paesi dentro il Paese”, come si addice a un vero gigante. Ed è difficile individuare quale sia il suo vero cuore. La foto da cartolina che tutti conosciamo è stata scattata decenni fa a Rio de Janeiro, ex capitale nazionale, importante centro culturale e sintesi del modo di vivere brasiliano. Racconta la leggenda che tutti i cariocas, gli abitanti di Rio, amino la musica, che una volta all’anno siano risucchiati dalla follia collettiva del Carnevale e che le spiagge 75


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siano piene di belle ragazze. Tutto vero? Per i media forse sì, ma la realtà è molto più complessa. Ed è ormai difficile nascondere l’altra faccia di questo paradiso tropicale: la diseguaglianza sociale portata agli estremi che condanna un terzo degli abitanti della cidade maravilhosa a vivere nelle favelas, sospese sui fianchi di colline affacciate su un panorama tra i più spettacolari al mondo. Diseguaglianza che spesso coincide con il colore della pelle. I governi di questi ultimi anni hanno tentato di aggredirle con politiche sociali come non si erano mai viste prima, anche se i risultati sono ancora modesti. A nord del triangolo industriale Rio-São Paulo-Belo Horizonte si trova la parte del Paese più legata alla storia coloniale portoghese: il Nordest, con Salvador de Bahia, Fortaleza e Recife, città simbolo diventate ricche ai tempi del primo mercato globale, al quale contribuivano con la produzione di zucchero e cacao coltivati da manodopera schiava. Questo è il Brasile meno “americano” di tutti, e il più affascinantemente meticcio, o meglio mulatto. Qui si invocano Oxum e Yemanjà, gli dei portati dagli schiavi originari del gol-

Antropologo italo-argentino, esperto di politica internazionale, Alfredo Luís Somoza collabora con varie testate giornalistiche. È direttore della rivista online dialoghi.info e presidente dell’Istituto di Cooperazione Economica Internazionale. Ha scritto libri su temi storici, internazionali, turistici e insegna in master e corsi universitari. È stato fondatore e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile.

fo di Guinea, si cucina con l’olio di dendé (palma), il portoghese si riempie di parole di origine yoruba e la pelle della gente diventa nera. La parola che spiega meglio la cultura afrobrasiliana del Nordest è sincretismo: le sue espressioni culturali e religiose sono nate dalla fusione di tradizioni africane, europee e indigene. La fascia più popolata del Brasile segue quasi integralmente la costa atlantica, dal Nord dove batte con forza il cuore africano, fino all’estremo Sud, profondamente influenzato dall’immigrazione tedesca e italiana, soprattutto veneta. Ma per conoscere la terza componente di questa grande nazione bisogna affrontare un lungo

In alto: le dune del deserto del Maranhão

A fianco: le cascate dell'Iguazú. Foto di Lilia Andreata, autrice anche della foto delle pagine precedenti 76


GLI INDIGENI SONO I CUSTODI DI UN PAT R I M O N I O I M P R E S C I N D I B I L E P E R L’ E Q U I L I B R I O D E L C L I M A viaggio fino al centro del Sudamerica. L’Amazzonia, la più grande foresta tropicale primaria al mondo, tocca praticamente tutti i Paesi sudamericani, ma per due terzi si sviluppa in Brasile. Qui, dove ancora vivono alcuni gruppi etnici indigeni che rifiutano il contatto con la civiltà bianca, è stata costruita una città, Manaus, diventata la capitale industriale dell’entroterra. L’Amazzonia è un forziere unico al mondo di biodiversità e di materie prime pregiate. Dai tempi della febbre del caucciù, che portò i primi avventurieri nel cuore della foresta a cercare quel lattice con il quale si fabbricano i pneumatici, fino ai trafficanti di legname, ai coltivatori di soia, alle imprese minerarie, l’Amazzonia è stata man mano aggredita e ridotta nelle sue dimensioni. Gli indigeni, le cui terre sono state riconosciute finalmente dalla Costituzione del 1988, sono i custodi di un patrimonio imprescindibile per l’equilibrio del clima globale. Il più importante antropologo brasiliano, Darcy Ribeiro, scriveva negli anni ’60 che i brasiliani - a differenza degli argentini “trapiantati dall’Europa” o dei boliviani (“testimoni del passato

indigeno” - sono un popolo nuovo. Frutto di un processo intenso di meticciato durato secoli, che non ha riguardato solo le persone ma anche la cultura e la società. I capisaldi di questo laboratorio etnico-culturale sono il grande attaccamento emotivo al Paese e ai suoi simboli, la nascita di una delle più grandi tradizioni musicali al mondo, la forte identificazione reciproca a prescindere dalle origini. Ecco perché visitare il Brasile oggi vuol dire immergersi in un Paese dai mille colori e dalle mille contraddizioni. Da ammirare e rispettare, da scoprire e capire. Modernissimo e arcaico allo stesso tempo, con grattacieli avveniristici, come quelli di São Paulo, e di tribù sperdute nelle giungla. Nella sua canzone País Tropical, il cantautore Jorge Ben descrive il Brasile come una terra benedetta da Dio e bella per natura. È uno dei tanti inni alla grandezza del Brasile, perché mai un brasiliano parlerà male della sua patria, come capita soltanto nelle grandi nazioni. Il Brasile è di tutto e di più, dunque. Sicuramente, quello che non sarà mai per il viaggiatore curioso è un Paese scontato o noioso. 77


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BRAZILIAN JAM Al centro dell'attenzione internazionale per avere ospitato i mondiali di calcio nel 2014 e le Olimpiadi nel 2016, il Brasile è un Paese le cui tensioni hanno dato vita a una fusione di culture opposte, una marmellata, come l'ha definita il regista Arnaldo Jabor, in cui la creatività sborda dai propri ristretti confini geografici. Questo cosmopolitismo, che dalla terra delle palme arriva fino all'Italia, è evidente nel lavoro di Fernando e Humberto Campana: qui l'attaccamento alla terra d'origine, costantemente rintracciabile nell'uso dei materiali, ha un carattere internazionale, immerso com'è nella contemporaneità del design. Declinate con caratteri locali, ma frutto di un intenso dialogo e di forti interconnessioni con il nostro Paese, sono pure le borse e le pochette multicolori che Paula Cademartori propone per questa Primavera Estate. Al paesaggio brasiliano in chiave contemporanea guarda invece Bloom, la collezione di gioielli con cui Fernando Jorge esplora la natura effimera del mondo botanico, catturando l'attimo in cui la sua bellezza e la sua esuberanza sono finalmente rivelate.

I L B R A S I L E N O N È N O T O S O LTA N T O P E R L' E N E R G I A I N F O R M A L E E L A P U L S I O N E M O D E R N I S TA , M A A N C H E P E R L E S U E T E N S I O N I C U LT U R A L I . P R O P R I O A P A R T I R E D A I C O N T R A S T I D E L L A S O C I E TÀ V E R D E - O R O NASCE QUESTO VIAGGIO VISIVO.

di Alessia Delisi

Fortemente voluta da Nina Yashar, fondatrice della galleria milanese Nilufar, Brazilian Design è una collezione di oltre 40 pezzi realizzati da Sergio Rodrigues, Joaquim Tenreiro, Zanine Caldas, Jorge Zalszupin, Martin Eisler e Oscar Niemeyer tra il 1940 e il 1970. Foto di Mattia Iotti. www.nilufar.com

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WIDE ANGLE

FERNANDO JORGE

Celebra le icone della natura brasiliana questa collezione di gioielli firmata Fernando Jorge.

www.paulacademartori.com

BERDOUES

Petitgrain del Paraguay, fava tonka del Brasile e legno di guaiaco dell'Argentina per Selva do Brasil, la fragranza che evoca tutta l'esuberanza della foresta amazzonica. www.berdoues.fr

www.antoniomarras.it

PA U L A C A D E M A R T O R I

Raffinati dettagli e fantasie preziose rivestono le borse proposte da Paula Cademartori per questa Primavera Estate.

Con il progetto Façades, il fotografo Roland Fischer ritrae edifici apparentemente banali – come quello di Eldorado, a Brasilia – rappresentando la grammatica architettonica nell’epoca della globalizzazione.

www.fernandojorge.co.uk

F R AT E L L I C A M PA N A

PEDRO PA U LO -V E N Z O N

Creata per la galleria Firma Casa di San Paolo e composta di sei pezzi in pelle e vimini, la collezione Cangaço si ispira al tradizionale abbigliamento in pelle decorata indossato dai banditi Cangaceiros nel XIX secolo. www.campanas.com.br

Combinando la vocazione carioca alla più pragmatica e funzionale attitudine del modernismo brasiliano, nascono gli arredi in stile minimale di Pedro Paulo-Venzon, come il tavolo Bamba www.pedrovenzon.com

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• Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio (Eduardo Galeano) •

BRASILE COSTE Sono circa 7500 i chilometri di costa che fanno del Brasile il 16esimo Stato al mondo in questa classifica IMMIGRAZIONE Quella giapponese è una delle più significative: ci sono circa 1.500.000 persone di origine nipponica nel Paese

CIBO

P RO D OTT I LO C A L I

Una fusione di culture Ricca di specialità regionali, la cucina brasiliana nasce dalla fusione di più culture: l’indigena, l’africana e quella di derivazione europea. Alimenti base della dieta brasiliana sono il riso bianco, i fagioli neri e la farina di manioca (farofa), ingredienti che entrano tutti nel piatto nazionale per eccellenza, la feijoada, lo stufato di carne arricchito con grani di pepe e bucce d’arancia.

La costa che profuma di cacao Dalla prima metà del Settecento la costa meridionale dello Stato di Bahia si è trasformata nel luogo in cui, più di ogni altro in Brasile, si è concentrata la coltivazione della pianta di cacao. Non a caso questo tratto di costa baiana prende il nome di Costa do Cacao, a raccontarne l’epopea è Jorge Amado, uno dei più celebrati scrittori brasiliani. 80


PROGRAMMA KEL 12

IN VIAGGIO CON KEL 12 In viaggio con l’infame

Selvaggio Nord Est tra dune e lagune

Viaggi con l’esperto

Viaggi con l’esperto

DURATA 17 giorni

DURATA 12 giorni

PARTENZE 29 settembre 2017

PARTENZE 17 GIUGNO, 22 LUGLIO 2017

Un viaggio che ripercorre, a grandi linee, la doppia avventura raccontata da Paolo Brovelli nel suo libro “In viaggio con l'Infame", sulle tracce di una delle spedizioni di Antonio Raposo Tavares, la più lunga e complessa mai realizzata nel continente americano alla ricerca di schiavi e di ricchezze. Oggi Brovelli ripercorre alcune tappe di quel viaggio alla scoperta di un Sud America inedito.

Viaggio di grande impatto per natura, spiagge immense, gente, musica e colori. Da segnalare lo spettacolo naturale delle dune che verranno attraversate in fuoristrada. Osservate dall’alto le dune sembrano delle lenzuola (lencois appunto) stese ad asciugare sul mare.

DA NON PERDERE Pantanal Campo Grande è la capitale dello stato di Mato Grosso del Sud ed è la porta d’accesso alla splendida regione del Pantanal, un ecosistema unico. 230.000 chilometri quadrati che formano la più vasta pianura alluvionale al mondo, la più ampia superficie umida del pianeta. Qui sono le acque a regolare il ritmo della vita di uomini e animali.

K E L 1 2 T I P O R TA A N C H E A Sao Luis Fondata dai francesi nel 1612, Sao Luis è considerata la città più lusitana del Paese. Passeggiare per le sue strade, strette e colorate, ricorda infatti un po’ Lisbona. Questo anche grazie ai 3.500 edifici storici risalenti al XVIII secolo e interamente rivestiti dalle caratteristiche piastrelle di maiolica dipinte a mano (azulejos). Dal 1997 è Patrimonio Culturale dell’Umanità per l’Unesco. 81


Cinzia Catalfamo Akbaraly Fondatrice della Fondazione Akbaraly

“CARE FOR WOMEN, LIFE FOR A COUNTRY” La Fondazione Akbaraly è un’organizzazione

nasce nel solco dei valori che ci identificano:

umanitaria

il

che

lavora

per

migliorare

le

rispetto

della

diversità,

la

trasparenza,

condizioni di vita in Madagascar, combattendo

l’imparzialità

la povertà estrema e contribuendo allo sviluppo

degli interventi, con l’obiettivo di mettere al

sostenibile del Paese, con una particolare

primo posto le esigenze reali dei beneficiari e

attenzione per la salute e per l’educazione delle

permettere loro di contribuire attivamente allo

donne e dei bambini.

sviluppo del proprio Paese.

Il miglioramento delle condizioni di vita risponde

Continua la collaborazione tra Kel 12 e la Fondazione

all’esigenza di proteggere e promuovere i

Akbaraly per il progetto “4AWoman” dedicato alla

diritti inalienabili di ogni essere umano, in linea

lotta contro i tumori femminili in Africa.

e

la

sostenibilità

economica

con i principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Le attività della

Aiutaci anche tu con una donazione!

Fondazione si integrano anche negli Obiettivi

ASSOCIAZIONE AKBARALY ONLUS IBAN: IT02 X034 8801 6010 0000 0023805 SWIFT / BIC: LOMCITMM Cassa Lombarda - Via Manzoni 12/14 Milano (Italia)

di Sviluppo del Millennio promossi dalle Nazioni Unite: porre fine alla povertà e alla fame, assicurare la salute e il benessere per tutti, uguaglianza di genere, disponibilità di acqua potabile e strutture sanitarie. Ogni progetto messo in campo dalla Fondazione

www.fondationakbaraly.org


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Q UATT RO

N E PA L OTTO M I LA Ammirare in un solo colpo d’occhio i quattro ottomila e attraversare gli spettacolari ponti sospesi tra Phakding e Namche Bazar: siamo dentro al Trekking delle Meraviglie in Nepal. Avere la sensazione di non voler più scendere, nemmeno tirati giù a forza, perché godersi il fascino di una vetta appena conquistata o luoghi della natura, come i laghi di Gokyo, solo un attimo prima impensabili è qualcosa che dà senso al viaggio. Ed è questo quello che accade nel Trekking delle meraviglie, in viaggio nelle valli del Khumbu, fino ai piedi dei quattro ottomila. Tutto nella consapevolezza che raggiungere l’Everest con le proprie gambe, è un’esperienze da fare almeno una volta nella vita.

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Nepal

IL TREKKING DELLE M E R AV I G L I E di Silvano Spinelli fotografie di Guido e Silvano Spinelli

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postarsi nel mondo per guardare la buccia delle cose non vale il prezzo del biglietto nemmeno nell’epoca dei voli a basso costo. La buccia dei monumenti la si può guardare Silvano benissimo da casa, comodamente se- Spinelli duti davanti alla Tv o al computer. Perché valga la pena di spostarsi, arrivare in un posto lontano, vedere - e non solo guardare quello che c’è da vedere, il viaggio va fatto in altro modo. La “semplice occhiata” di cui scrive Vargas Llosa non basta. È necessario sapere cosa si ha di fronte: non solo qualche data e i nomi ma le circostanze, gli avvenimenti, le persone, i mutamenti. (Corrado Augias, I segreti di Istanbul, Einaudi) Sono stato in Nepal tantissime volte, quasi sempre con in testa una vetta da scalare. Non ho mai prestato molta attenzione a tutto quello che vedevo prima e dopo il campo base, nella mia testa bacata c’era tutto ciò che serviva solo per acclimatarsi, per abituarsi al cibo, dovevo solo star bene e non sprecare le energie. Questa volta invece sono andato fino al campo base dell’Everest solo per camminare e nutrire gli occhi. Ho scoperto un nuovo mondo e mi sono accorto di quanto ho perso nei viaggi precedenti. Il trekking nelle valli del Khumbu, fino ai piedi dei quattro ottomila che le chiudono a nord, è una delle esperienze più appaganti 85


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che un appassionato di montagna e di natura possa fare. La storia e la civiltà degli sherpa offrono un approfondimento culturale continuo che ti aspetta dietro ogni angolo del sentiero, da non perdere. Durante il trekking le ore di cammino non sono tantissime e i dislivelli sono ben dosati dalle tappe. Se ci si dedica il giusto tempo - circa 15 giorni - si riescono a fare tappe di tutto comfort. Lentamente ci si può abituare all’altitudine, mai estrema, in un modo naturale, in una maniera che nelle nostre Alpi non ci concediamo quasi mai. Si vive, si dorme e si mangia in quota in modo pacifico, ci muoviamo tutti solo a piedi e i tempi assumono un’altra dimensione. Le uniche cose che convivono, nella valle, sono solo due mezzi di trasporto, diametralmente opposti, i piedi e l’elicottero, ogni altro mezzo semplicemente non esiste. In quei giorni ho visto gente di ogni genere, mai la folla, come la intendiamo noi. Sicuramente si tratta di molte persone interessanti, personaggi che per dimensioni corpo-

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Appassionato di sci e di alta montagna Silvano Spinelli fonda nel 2006 Mountain Kingdom con Cesare Cesa Bianchi. Partecipa a numerose spedizioni in Himalaya e nel 2009 sale con Cesare il Cho Oyu, 8210 metri, senza usare ossigeno supplementare. Silvano Spinelli è socio di Kel 12, co-fondatore e presidente del consiglio di amministrazione di BiovelocITA S.r.L.

ree mai mi sarei immaginato di trovare a quasi a 5000 metri. Ho scoperto che per molti stranieri, specie per gli orientali, muoversi con le proprie gambe per arrivare sotto l’Everest è una di quelle esperienze che vanno fatte almeno una volta nella vita. Devo dire che hanno veramente ragione, non solo per la vista dell’Everest, ma per tutto quello che c’è prima e dopo, monasteri variopinti e magici, montagne immense, senza fine, che ti seguono passo passo mostrandoti tutte le loro facce, villaggi ricchissimi di


Lo yak è simile a un grosso toro, ma con pelo più folto e lungo

L’ E V E R E S T È U N ’ E S P E R I E N Z A D A F A R E A L M E N O U N A V O LTA N E L L A V I TA gente, fiera delle proprie origini, boschi, laghi e deserti e infine ghiacciai, tanto grandi da sembrare mari. Inoltre vedi gli ottomila dal loro lato Sud, solitamente quello più alto, il Cho Oyu, l’Everest, il Lothse ed il Makalu. Da qui capisci perché gli ottomila sono differenti rispetto tutte le altre montagne, anche di 7000 metri. Magari non sono i più arditi, ma di sicuro le dimensioni e il fascino di queste montagne ti segnano dentro. Lassù in alto, oltre la soglia degli 8000 metri, sopra le nuvole, il vento e i jet stream invernali alzano le piume di neve anche quando più in basso c’è calma e sole. Se non lo hai mai provato di persona, riesci a capire lo stesso cosa deve essere quell’aria secca e “vuota” che lassù in alto brucia la gola e spacca le labbra, io me la porto ancora dentro. Ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza con Mountain Kingdom, che certamente ti facilita la vita, hai uno sherpa a tua disposizione che ti spiega tutto e ti guida passo passo, il tuo bagaglio ti segue o ti precede al lodge. Con Mountain Kingdom si dorme in lodge semplici in alta quota a 5100 metri, sotto l’Everest. Nonostante l’altitudine, anche da lassù viene proposta sempre la colazione, il pranzo e la cena in un ristorantino caldo. A Namche Bazar, se vuoi, puoi anche concederti il lusso e il relax di un vero bagno in una came-

ra col piumino e di una sala da pranzo apparecchiata come in un vero e proprio museo dell’arte tibetana. Ammetto che dopo 10 e più giorni di trekking e di docce improvvisate, è difficile resistere alla tentazione! Le parole servono a poco di fronte alle foto. Lo sherpa che ci ha accompagnato, Nuru, vive in un piccolo villaggio chiamato Portshe adagiato su un altopiano a 4000 metri proprio di fronte all’Ama Dablam. Nuru ha salito due volte questa montagna, bellissima, ma “bassa” per lui. Era appena tornato dalla sua seconda salita del Cho Oyu, un ottomila, senza ossigeno supplementare ed era in gran forma. A Gokyo ci ha presentato il suo amico, Tendi Sherpa, che ha scritto un libro sulla storia degli sherpa. Tendi Sherpa gestisce il lodge Lakefront View, alle spalle di un ghiacciaio gigantesco e di fronte un lago da sogno, in fondo alla valle la muraglia di ghiaccio e roccia del Cho Oyu, tremila metri più in alto. Il lago alla sera si increspa per il vento, d’inverno gela e viene coperto da un metro di neve. Date le condizioni, le due ore, solite, di cammino da Gokyo al paese più vicino diventano più di una giornata. Da Gokyo, noi siamo arrivati col sole e ripartiti con il cielo blu, abbiamo lasciato lassù una parte del nostro cuore, soprattutto pensando alla vista mattutina dalla finestra della nostra cameretta. 87


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• Il Nepal dà alla testa o, semplicemente, fa tornare alle proprie origini, a quello per cui si è nati: esseri speciali della natura (Veronica Benardinelli) •

N E PA L BANDIERA È l’unico Stato a non averla quadrangolare, la forma è data da due bandiere triangolari BIRD WATCHING Nel Paese esistono oltre 850 specie di volatili SUPERFICIE Si estende per oltre 140.000 chilometri quadrati, circa la metà dell’Italia

COMUNICAZIONI

CUCINA

Connettività Nella valle del Khumbu è stato creato un sistema di connessione wifi che è attivo fino a Gorak Sheep, ai piedi dell’Everest. Qui ogni lodge è dotato di ricezione wifi tramite l’acquisto di una scheda fornita da Everest Link: con pochi euro si hanno a disposizione da un minimo di 164 a un massimo di 320 megabite in 12 ore.

Dal Bhat Il piatto base della cucina nepalese è il Dal Bhat, si può preparare in molti modi, a volte anche con l’aggiunta di carne (masu), ma gli ingredienti principali sono il riso (bhat), la zuppa di lenticchie (dal) e curry di verdure (tarkari). Molto popolari nella dieta nepalese sono i momo, ravioli di pasta di riso ripieni di carne di bufala o anche di verdure, pollo, formaggio e uova. 88


P R O G R A M M A M O U N TA I N K I N G D O M

I N V I A G G I O C O N M O U N TA I N K I N G D O M Nepal. Nelle valli di Khumbu Il trekking delle meraviglie DURATA 17 giorni PARTENZE 14 ottobre 2017

Il trekking nelle valli del Khumbu comprende fra l’altro l’attraversamento degli spettacolari ponti sospesi tra Phakding e Namche Bazar e i laghi di Gokyo, che sono un’altra meraviglia della natura. È proprio dall’altura di Gokyo Ri che si possono ammirare con un solo colpo d’occhio i quattro ottomila: il Cho Oyu, l’Everest, il Lothse e il Makalu. Ancora la salita al campo base dell’Everest assicura il fascino di un luogo unico.

DA NON PERDERE

Salita a Kalapattar Si tratta di un colle, anche perché sorge in mezzo alla valle del Khumbu proprio alle pendici dei giganti come sono l’Everest, il Lhotse, il Nuptse e il Pumori. Si sale su un facile sentiero battuto anche se a questa altitudine i passi vanno lenti. Tuttavia una volta raggiunta la cima la ricompensa è immediata: dovranno portarvi via a forza da quei sassi, non vorrete più scendere.

M O U N TA I N K I N G D O M T I P O R TA A N C H E A

Gokyo Ri Gokyo è uno dei più alti insediamenti in quota del Nepal e del mondo, un piccolo villaggio sulla sponda orientale del Lago di Tsho Gokyo, da qui si sale al Gokyo Ri che, dai suoi 5350 metri di altezza, offre un punto panoramico che lascia senza fiato. Qui si possono ammirare 4 ottomila con un solo colpo d’occhio. Il lago di Gokyo è, infatti, circondato dai monti più alti della terra. 89


NOSTALGIA DI VIAGGI D’ANTAN Il binocolo che fa esploratore Chiamatela nostalgia di viaggi d’antan, quelli dall’atmosfera unica capace di mescolare avventura e scoperta, o chiamatele semplicemente emozioni di viaggio, le stesse che noi viaggiatori per professione o per passione abbiamo assaporato attraverso i racconti dei grandi esploratori. Immaginate solo per un attimo che cosa sarebbero stati i racconti di Bruce Chatwin, Henry Norton Stanley, David Livingstone o Amedeo di Savoia se non avessero avuto come compagno di viaggio il loro binocolo. Probabilmente i dettagli di quei racconti di terre lontane non avrebbero avuto su di noi la stessa seduzione di dettagli e particolari che sono la vera essenza di un viaggio. Ci sono destinazioni più di altre che vanno scoperte con lentezza per fermare ogni battito di vita di quel territorio. Qui a Kel 12 ne siamo convinti. Ed è per questo che alcune delle proposte di viaggio del catalogo 2017 avranno come compagno di viaggio un binocolo della gamma di Swarovski Optik. Gli scenari naturalistici di Tanzania, Islanda, Namibia, Mongolia e Botswana offrono emozioni impagabili che potranno essere assaporate immersi nella macchia lussureggiante del Lake Manyara in Tanzania per osservare senza disturbare gli stormi di fenicotteri rosa che riposano nelle acque ferme o scoprire a distanza l’intimità dei cavalli “takhi" nell'Hustai National Park. In Namibia e Tanzania in particolare si potranno scoprire i segreti del digiscoping: un telescopio da osservazione che associato a una macchina fotografica digitale consentirà di fotografare un leone o un elefante guardandolo dritto negli occhi ma a distanza di sicurezza.


VIAGGI IN COMPAGNIA DELL’ESPERTA DI DIGISCOPING ALESSANDRA LARICCHIA IN OMAGGIO UN BINOCOLO SWAROVSKI OPTIK A TUTTI I PARTECIPANTI

NAMIBIA - ZIMBABWE

Dal deserto del Namib alle Victoria Falls con Digiscoping Swarovski Optik Dal 6 al 20 agosto 2017 La Namibia è conosciuta principalmente per i suoi antichi deserti, ma la meno nota regione del Caprivi rappresenta una diversità unica: il Caprivi è acqua, è vegetazione rigogliosa, è vita. Un viaggio inedito e particolare che combina diverse realtà ambientali indimenticabili. Questo itinerario ci porterà dalle sabbie rosse del deserto del Namib alla maestosità delle cascate Vittoria, toccando le coste battute dal vento e dalle onde dell’oceano, le montagne di arenaria del Damaraland, l’abbagliante “pan” del Parco Etosha e le rive di maestosi fiumi traboccanti di vita. Un itinerario ricco di incanti naturalistici da scoprire grazie al digiscoping di Swarovski Optik.

TANZANIA

Atmosfere d'Africa con Digiscoping Swarovski Optik Dal 20 al 30 agosto 2017 Un viaggio in Tanzania è un contatto con l’Africa più autentica, densa di suggestioni e di una straordinaria varietà di paesaggi e animali. I suoi parchi rappresentano una delle aree naturalistiche più spettacolari di tutta l’Africa: il parco nazionale di Arusha, l’ambiente lussureggiante del Lake Manyara, punteggiato da folti stormi di fenicotteri rosa, le sterminate piane del Serengeti, santuario della grande fauna africana. La spaccatura della Rift Valley, il cratere di Ngorongoro, gli elefanti e i giganteschi baobab del Tarangire. Un viaggio indimenticabile che grazie al digiscoping Swarovski Optik consentirà di osservare dettagli invisibili a occhio nudo.

IN VIAGGIO CON L'ESPERTO E CON I BINOCOLI SWAROVSKI OPTIK Per tutti i viaggi in partenza da aprile ad ottobre 2017 che avranno come destinazione Tanzania / Islanda / Namibia / Mongolia gli esperti Kel 12 avranno in dotazione un binocolo della gamma Swarovski Optik che permetterà a tutti i partecipanti di assaporare sfumature e dettagli guardando l'invisibile. Per tutti i viaggi Botswana - In mezzo agli animali e Norvegia - Isole Svalbard, nel regno dell’orso polare, in partenza da giugno a ottobre 2017 i partecipanti riceveranno in omaggio un binocolo Swarovski Optik a coppia.


Stiamo parlando di

LIBRI

VIAGGIARE a cura di Anna Maspero

TRA LE RIGHE Scrittrice e Tour Leader Kel 12

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etambona, un nome che sembra inventato, ma che è un luogo reale, uno scampolo di foresta pluviale di poche miglia quadrate nel Madagascar centro-orientale. Stefano Faravelli, dando forma a un suo sogno di bambino, trascorre un mese come pittore naturalista aggregato a una spedizione scientifica nell’Isola rossa. In un tempo pre-fotografico proprio a pittori come lui era affidata la descrizione delle forme viventi che venivano via via scoperte da esploratori e naturalisti. Ora i suoi disegni sono fuori tempo massimo per questa vocazione documentaristica, ma Faravelli riproduce le forme di questa natura singolare con la stessa esattezza di allora e ne coglie l’essenza profonda evocandola per noi nelle

VERDE STUPORE - MADAGASCAR Carnet d e l l a f o r e s t a p l u v i a l e di Stefano Faravelli

Faravelli, “cacciatore sottile”, armato di taccuini e pennelli, occhi e cuore, insegue e racconta la bellezza e la vita segreta della fauna più stravagante del pianeta. Editore: EDT Collana Carnet di Viaggi Numero di pagine: 94 più inserto

pagine del suo carnet. Questo taccuino, che fa seguito a quelli su Mali, Cina, Egitto, India e Giappone, riproduce esattamente il carnet originale nella dimensione e nell’impaginazione. Rispetto ai precedenti Faravelli entra maggiormente nel suo ruolo di peintre agrégé di stile Ottocentesco e indugia su tavole tassonomiche per riprodurre l’incredibile biodiversità di questo luogo preistorico, la stupefacente varietà di uccelli, rane, serpenti, insetti, gechi e conchiglie, la bellezza dei lemuri Sifaka o la leggerezza del salto dell’Indri… Alla fine del carnet alcune pagine di note, non la trascrizione dei testi delle tavole, ma una contestualizzazione e una spiegazione per aiutarne la comprensione. Allegata in una tasca interna una piccola Esegesi della foresta in cui Faravelli, appassionato di filosofia, racconta con un linguaggio alto e ricco di rimandi la sua esperienza della foresta. 92


LIBRI

M E TA N Ò I A L O N TA N

Editore: Polaris - Collana Romanzi Numero di pagine: 176

È ORIENTE

di Paolo Rumiz Un viaggio lento per ritrovare l’anello che unisce Europa Occidentale e Asia.

Editore: Feltrinelli Collana Universale economica Numero di pagine: 176

Parlando d’Oriente il nostro pensiero va a India e Cina, ma c’è un altro Oriente a noi più vicino e al contempo remoto, oggi etichettato come “Est”. È quell’Europa danubiano-balcanica che inizia oltre Trieste, quella che, scrive Rumiz, era una porta su mondi nuovi, mentre l'Est è un reticolato che esclude. L’autore, che frequenta, conosce e ama questi luoghi, raccoglie in un libro appunti e reportage, alcuni datati ma tutti attuali, dei suoi viaggi con mezzi diversi bici, treno, chiatta, auto - da Berlino e dalle Alpi a Istanbul e lungo il Danubio. Sono riflessioni su luoghi dal passato complesso e dal presente di difficile comprensione, su una storia dimenticata dai libri e trascurata dai giornali, che è anche nostra.

INTERI ORE

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Metànoia (dal greco: radicale mutamento nel modo di pensare e di sentire) è un romanzo ambientato negli anni 70: lei, Francesca, universitaria, lui, Thomas, alpinista famoso. La vita di lei improvvisamente si ferma quando lui scompare durante una spedizione alpinistica in Himalaya. Dopo la vana attesa di un ritorno, Francesca ne ripercorre le orme fino a guardare negli occhi la Grande Montagna, Sagarmatha, per cui lui l’ha lasciata. Thomas che, per affermarsi sacrifica gli affetti, alla fine è abbandonato proprio dal suo corpo in cui tanto confidava. Un percorso che si rispecchia nel figlio Andrea e che in lui avrà l’epilogo liberatorio. Metànoia è arrivato secondo al Premio Letterario Leggimontagna 2016.

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O DA I

LU OG HI CO MU NI

di Luciano Caminati Tre protagonisti per tre viaggi in Himalaya che si trasformano in un viaggio dentro se stessi per scalare la propria montagna interiore.

MY LITTLE CHINA GIRL

di Giuseppe Culicchia Racconto semiserio di un viaggio fra Pechino e la Grande Muraglia con un occhio particolare ai costumi alimentari. Editore: EDT - Collana Alla Carta Numero di pagine: 156

Uno scrittore, incaricato dall’editore di scrivere un reportage sulla Cina, si aggira curioso su percorsi turistici alla ricerca dell’autentico, tentando di andare oltre gli inevitabili stereotipi sui cinesi. L’autore vorrebbe saperne di più di cosa pensa la gente di Mao (Mao?), dei fatti di Piazza Tienanmen (quali “fatti”?), del Ristorante del Partito Comunista Cinese (quale ristorante?), ma le cortesi e rigidamente programmate guide ufficiali di cui è in ostaggio sono un muro impenetrabile. Alla fine rimane il mistero di miliardi di cinesi imperturbabili e sorridenti (pur senza sorridere), di una città in cui ci si sente stranieri e di un Paese imperscrutabile e per noi difficile da interpretare.


Stiamo parlando di

CINEMA

PELLICOLE a cura di Alessia Delisi

IN VIAGGIO

ON THE MILKY ROAD

Emir Kusturica, 2016 Il nuovo film del regista serbo è una storia d'amore e passione tra un lattaio e la seducente Monica Bellucci. Sullo sfondo la guerra dei Balcani. PENINSULA

C

on questo film Emir Kusturica fa ritorno a Venezia dove, nel 1981, aveva debuttato alla regia con Ti ricordi di Dolly Bell?, la sua opera prima che gli era valsa il Leone d'Oro. Da allora niente sembra essere cambiato: stessa eccitazione e stesso spavento, “come all'inizio della mia carriera”, ha dichiarato il regista che, traendo spunto da diversi aspetti della propria vita, tesse la trama di una favola moderna. La storia è quella di un amore proibito sullo sfondo della guerra dei Balcani: in un villaggio di campagna un uomo – interpretato dallo stesso Kusturica – sfida il fuoco nemico a dorso di un asino per portare il latte ai soldati in trincea. Benedetto dalla fortuna e amato da una giovane donna del paese, tutto lascerebbe pensare che un futuro di tranquillità lo stia aspettando. Ma a scombinare i piani arriva Monica Bellucci, la sensuale e misteriosa donna italiana che sfugge all'ossessione e alla gelosia di un generale inglese che per lei ha ucciso la moglie e ora chiede vendetta. Tra i due è subito passione travolgente, un'alchimia che li farà precipitare in una serie di fantastiche e pericolose avventure, immersi in una natura primitiva, selvaggia, a tratti inospitale, la cui profondità rispecchia lo spazio interiore dei protagonisti. Il film, la cui lavorazione si è protratta per tre anni “di fatica e passioni”, uscirà nelle sale italiane tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. 94

Luca Merli, Matteo Ferrari, 2015 Vincitore di numerosi premi, tra cui il San Diego Surf Film Festival 2015, Peninsula è un omaggio al Mediterraneo, il mare di Ulisse che, dopo millenni di esplorazione, scambi e conflitti, ha visto diffondersi, alla fine degli anni Settanta, il surf. Un affascinante documentario che esplora la nostra penisola da nord a sud per raccontare la storia e i protagonisti dello sport dei re, ma anche la meteorologia e lo stato delle coste italiane. A realizzarlo il regista Luca Merli e il fotografo Matteo Ferrari dalla cui collaborazione è nato, nel 2010, il progetto Onde Nostre.


CINEMA

SAMSARA

Pan Nalin, 2002 Cos'è più importante: inseguire mille desideri o soddisfarne uno soltanto? Primo film a essere stato interamente girato nel Ladakh, sui monti Himalaya, Samsara è il racconto di una ricerca, la lotta di un uomo, Tashi, per trovare l'illuminazione spirituale. All'inizio infatti Tashi è un giovane e brillante discepolo che sta per completare una meditazione durata tre anni in un eremo solitario. Il suo ritorno nel Samsara, ovvero nel mondo terreno, coinciderà con l'incontro con la bella Pema e con un incredibile risveglio sessuale che lo porterà a dover fare delle scelte difficili e dolorose.

IL SALE DELLA TERRA

Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, 2014 Da oltre quarant'anni il brasiliano Sebastião Salgado fa il giro di tutti i continenti della terra per seguire le tracce di un'umanità in costante mutamento. Dopo essere stato testimone dei principali eventi che hanno segnato la nostra storia recente – conflitti, esodi, carestie – il suo ultimo progetto fotografico, Genesi, è un viaggio alla scoperta di paesaggi grandiosi e territori inesplorati, un omaggio alla bellezza del pianeta e un monito alla sua fragilità. La sua vita e il suo lavoro sono visti attraverso lo sguardo di Wim Wenders e del figlio Juliano, che lo ha accompagnato nelle sue ultime missioni.

T H E G R E AT WA L L

Yimou Zhang, 2016 Dopo Hero e La foresta dei pugnali volanti, il regista cinese Yimou Zhang torna al cinema e lo fa con un colossal dal budget a dir poco stratosferico – oltre i 135 milioni di dollari – il cui protagonista è il talentuoso e camaleontico Matt Damon, acclamata star hollywoodiana. Una co-produzione tra Cina e Stati Uniti quindi che, tra effetti speciali e moderne tecnologie, porta una squadra di occidentali – guidata, oltre che da Matt Damon, da Pedro Pascal – nella Cina del XV secolo per ingaggiare una battaglia in difesa dell’umanità minacciata da terribili e mostruose creature. Il film, girato interamente in Cina, sullo sfondo della Grande Muraglia, sarà distribuito nelle sale italiane dal 23 febbraio. 95


POLIZZE ASSICURATIVE DEDICATE AI VIAGGIATORI KEL 12 CIRCLE Da oggi i viaggiatori Kel 12 hanno un motivo in più per appartenere alla nostra Community, un gruppo che condivide l’idea di viaggio come scoperta di altre culture, religioni, usi e costumi, sempre nel rispetto dei luoghi e delle tradizioni. È infatti possibile vivere le nuove esperienze di viaggio nella maniera più autentica sentendosi sempre protetti e sicuri come a casa, grazie a coperture e servizi dedicati per garantire un’esperienza indimenticabile. In collaborazione con Allianz Global Assistance, leader nell’assicurazione viaggi e nei servizi alla persona, infatti, Kel 12 Circle protegge tutti i viaggi effettuati in un anno, offrendo la possibilità di scegliere tra due prodotti alternativi: Circle Protection: assistenza h24 durante il viaggio, pagamento diretto delle Spese Mediche copertura del bagaglio protezione carte di credito

Circle Total Protection: assistenza h24 durante il viaggio, pagamento diretto delle Spese Mediche copertura del bagaglio protezione carte di credito annullamento viaggio per qualsiasi motivo documentabile

Il tutto con il supporto di una Centrale Operativa h24 in grado di accompagnarvi durante il viaggio e risolvere piccoli e grandi imprevisti che possono accadere. Grazie ai nuovi prodotti annuali Circle Protection e Circle Total Protection bisognerà preoccuparsi solo di dove andare e quando partire, con la sicurezza di avere stipulato già la polizza viaggio perfetta e ad un prezzo vantaggioso. È possibile acquistare i prodotti annuali Circle Protection e Circle Total Protection presso le agenzie Kel 12. La partnership tra Allianz Global Assistance e Kel 12 sposa la filosofia del viaggio con la garanzia di fornire attenzione e servizi a chi desidera vivere la sua esperienza di viaggio in un modo differente e sicuro.


Protezione ed assistenza ovunque ti guidi il tuo istinto.

How can we help?

Ogni luogo è un’emozione da vivere, Allianz Global Assistance partner di Kel12, è sempre con te per assicurare la serenità del tuo viaggio. Allianz Global Assistance è leader mondiale nell’assistenza, nell’assicurazione viaggio e nei servizi alla persona.


Stiamo parlando di

N OT I Z I E I N E V I D E N Z A

NEWS DA KEL 12 a cura della Redazione

K E L 1 2 A R R I VA A L U C C A , A RO M A E IN CENTRO A MILANO

Ha aperto lo scorso novembre nel prestigioso palazzo dell’Automobile Club Milano, il nuovo salotto di viaggio meneghino di Kel 12, sede anche di numerose serate evento e di presentazioni. Ma le novità non si fermano qui: lo scorso novembre è stata inaugurata anche una sede a Lucca, in via della Quarquonia 3, e da pochi mesi è operativa la sede romana di Piazza Cavour 25.

AC Q UA , U N A N U OVA L I N E A DI SOGGIORNI MARE

Disegnata sulle esigenze di chi desidera un soggiorno mare unico Acqua, The Sea Collection è la nuova linea di viaggi Kel 12. Grazie all’accurata scelta dei luoghi e delle strutture, resort ville boutique hotel di piccole dimensioni, la selezione Kel 12 offre ai viaggiatori l’occasione di vivere il soggiorno mare in un’atmosfera intima ed esclusiva “perché il lusso passa anche attraverso il privilegio di essere in pochi”.

S I LV E R S E A , L U X U RY C R U I S E R

Crociere di lusso ma con navi di dimensioni ridotte: ecco una nuova opportunità di viaggio resa possibile grazie all’accordo stipulato tra Kel 12 e la compagnia di navigazione monegasca Silversea Cruises. Non più di 200 ospiti per crociere che vanno da tre giorni a un mese, con servizi all inclusive, dal maggiordomo, alle suite con veranda privata, ai ristoranti Relais&Châteaux.

L E N O V I TÀ D A K E L 1 2 C I R C L E

Accolto con successo e migliaia di adesioni, Kel 12 Circle, il Club dei viaggiatori è una realtà in continua crescita che mette a disposizione dei propri iscritti benefici sempre più esclusivi: dalla possibilità di acquistare a condizioni privilegiate un binocolo Swarovski Optik o una guida Polaris, a pacchetti assicurativi di viaggio personalizzati.

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VIAGGI AVVENTURA www.viaggiavventura.it



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