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Editoriale Un periodico per lanciare il
brand umbria di Mario Timio Vi racconto chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare. Il nostro intento è quello di “costruire” una rivista capace di creare un percorso volto all’esaltazione del brand Umbria, come già hanno fatto con successo altre regioni quali la Toscana e le Marche. Con questo valore fondativo intendiamo dar vita ad un prodotto editoriale che rifletta l’Umbria all’insegna delle sue bellezze. L’impegno è quello di adoperarci a delineare un sistema integrato delle varie realtà locali e dei numerosi prodotti umbri per fondare un binomio vincente territorio-prodotto, per promuovere la nostra cultura e i nostri servizi e per mettere in rete gli operatori dei diversi settori. Non occorre troppo arredo, è necessaria tanta sostanza. Poca cronaca, anche se è la più democratica della disciplina, e molto territorio, seppure di questo termine si è abusato nel lessico e nei contenuti. Per noi il territorio è bellezza, quella bellezza che in accordo con Dostoeskij, “può salvare il mondo”. Ma noi in Umbria di bellezze ne abbiamo tante e in molte direzioni. Basta sapere scoprirle, enfatizzarle, valorizzarle, diffonderle. In questo contesto anche la politica può essere bella se rappresenta un servizio agli altri e se depurata dagli orpelli attuali. Nel nostro territorio regionale abbiamo molti esempi di tale politica; basta farla emergere e darle voce. Di questo territorio parleranno non solo testimoni di svariate realtà regionali, ma anche corrispondenti da varie sedi a partire da Londra e Montecarlo. Così come altri personaggi che vivono o che sono vissuti in Umbria, esprimono sulla nostra rivista il loro motivato giudizio su uomini e su bellezze umbre. E come possiamo riflettere su “Riflesso” le numerose e polivalenti bellezze regionali? Bellezze culturali, artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche e storiche. Facendo parlare esperti di settore, abitualmente giovani, che con la loro determinazione, entusiasmo e grinta, fanno emergere ciò che brilla nel firmamento di una Regione che attende solo di essere valorizzata nei suoi gioielli, talvolta celati agli occhi dei più. Gli stessi giovani riescono ad estrarre il bello, in uno sforzo maieutico, anche da eventi o personaggi che possono non essere in prima fila, ma che rappresentano il motore di questa Regione con la loro iniziativa, intraprendenza, fantasia e investimento. Sono insomma gli attori della nostra amata terra che troveranno uno spazio privilegiato per il contenuto e l’immagine del cuore verde d’Italia.
Cari lettori, con grande piacere porto il mio saluto in qualità di Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco a questa inedita iniziativa editoriale volta alla promozione dell’Umbria e delle sue bellezze. Conosco molto bene questo territorio che mi ha sempre affascinato per la grande ricchezza architettonica, storica, artistica e paesaggistica unitamente alle eccellenze dei prodotti locali e alla sua profonda spiritualità. Tale rivista potrà senz’altro rappresentare un appuntamento importante e costante anche per rendere più strutturato e rafforzato il lavoro sinergico tra le istituzioni pubbliche umbre e le realtà estere. Già iniziata lo scorso settembre, in occasione del Monaco Yacht Show, la più grande esposizione di barche al mondo, in cui il Centro Estero Umbria ha acquisito uno spazio espositivo per promuovere il Cluster nautico Umbria. E’ proprio durante questo evento, ho avuto modo di incontrare le più alte cariche istituzionali regionali e di conoscere la vivacità imprenditoriale e la vocazione a internazionalizzare le proprie imprese. Sono convinto che questa brillante iniziativa ideata dal mio caro amico e collaboratore Carlo Timio, permetterà di far conoscere non solo le bellezze monumentali e naturalistiche delle città, dei borghi e delle vallate, ma anche i prodotti strategici che costituiscono eccellenze umbre a livello internazionale. Sono certo che questa iniziativa editoriale, potrà favorire, in modo più incisivo e permanente, la conoscenza dell’Umbria, delle sue imprese e dei suoi prodotti. Antonio Morabito Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco
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Eventi
Perugia sul podio
internazionale del vino di Carlo Timio Prima edizione per la Conferenza internazionale sul Turismo del Vino in Italia. E più precisamente a Perugia. Dopo le due ultime edizioni di Porto e Barcellona, è la volta di una città italiana che dal 30 gennaio al 2 febbraio 2012 diventerà la regina del vino sul panorama internazionale. La Presidenza nazionale del Movimento Turismo del Vino sarà co-organizzatore e main sponsor dell’evento, mentre Wine Pleasures di Anthony Swift sarà l’organizzatore. L’appuntamento prevede la partecipazione di oltre 300 addetti, tra giornalisti internazionali, tour operator, aziende ed amanti del mondo del vino provenienti da 45 differenti paesi. Il programma si articola in un fitto calendario di conferenze, seminari sui vari argomenti che ruotano intorno all’enoturismo e case history da tutto il mondo, degustazioni e uno spazio espositivo per presentare servizi e prodotti. Un carosello di iniziative che si concluderanno con un Workshop sul Turismo del Vino, una piattaforma per comprare e vendere pacchetti enoturistici, prodotti del turismo eno-gastronomico e servizi correlati.
Al termine della kermesse, il gruppo di tour operator e di giornalisti verrà diviso in tre sottogruppi per effettuare un Wine Tour in Umbria, in Toscana e nelle Marche. Significativa la presenza dei social media che, come afferma la Presidente del Movimento Turismo del Vino Chiara Lungarotti, “rappresentano oggi un strumento rilevantissimo di promozione anche sui mercati del nord America e sui mercati emergenti come in Asia”. L’evento farà da volano anche per l’economia locale, rappresentando un valido strumento per promuovere al meglio i nostri territori e la nostra
Chiara Lungarotti
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enogastronomia. Per l’occasione, è stato costituito un “Tavolo di lavoro” che vede la partecipazione, oltre alle 190 aziende vitivinicole di cui 62 socie del Movimento Turismo del Vino regionale, anche della Camera di Commercio Umbria, del Centro Estero Umbria, dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione e del Coordinamento delle Strade del Vino. Negli ultimi dieci anni, il comparto dell’enoturismo ha registrando un trend positivo, con oltre 3 milioni di turisti che scelgono percorsi legati al vino e all’enogastronomia. Secondo una ricerca di mercato realizzata da Anthony Swift, che interessa 500 cantine in tutto il mondo, il 69% degli intervistati ritiene che l’enoturismo sia una leva fondamentale per l’affermazione di un brand territoriale, che può determinare un incremento dei ricavi e la possibilità di creare posti di lavoro e nuove figure professionali. “L’enoturismo – continua la Lungarotti – è una voce molto importante per i bilanci delle aziende vitivinicole. Prima cosa per la vendita diretta. Poi per il passaparola, il marketing, la fidelizzazione del cliente. Le istituzioni, il pubblico e il privato devono lavorare insieme per creare un marchio, un brand per vendere l’Umbria e farla conoscere a un turismo giusto che apprezza la nostra terra,
che ricerca il territorio, le tradizioni e quindi il vino, che può contribuire a far conoscere la cultura di questo territorio. Occorre far passare il concetto che l’Umbria è una terra che dà grandi vini”. Movimento Turismo del Vino L’Associazione annovera oltre 1.000 fra le più prestigiose cantine d’Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica. Obiettivo dell’Associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità. L’attuale presidente nazionale è Chiara Lungarotti.
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LUSSO
Listone Giordano, un equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione L’azienda Listone Giordano rappresenta un vero esempio di intreccio tra storia, tradizione, ricerca e design. Una famiglia di imprenditori, le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento quando a Deruta venne avviata un’attività che si occupava di utensili meccanici per l’agricoltura e la silvicoltura. Nella generazione successiva è avvenuto il passaggio dalla meccanica alla gestione dei boschi. E’ stata questa l’origine dell’interesse e la passione della famiglia Margaritelli per il legno. “La grande capacità di questa famiglia è stata l’abilità di adattarsi ai cambiamenti anche repentini – sostiene Andrea Margaritelli direttore marketing dell’azienda. Il cambiamento è il filo
Famiglia Margaritelli
conduttore di tutta la nostra storia imprenditoriale che è sempre riuscita ad adattarsi al mutamento degli scenari”. Il lavoro di foresta diventa sempre più importante e per soddisfare la domanda di materie prime l’attenzione si orienta verso la Francia che ha una storia millenaria di gestione ecosostenibile della foresta. “Ci tengo a sottolineare – continua Andrea Margaritelli – che la gran parte del patrimonio forestale francese è certificato secondo un codice denominato PEFC che è un protocollo internazionale e di cui la famiglia Margaritelli è stata tra i soci fondatori per la sezione Italia. Tra l’altro oggi la sede è stata spostata in Umbria”. Negli anni Settanta il patrimonio di knowhow viene trasferito nei pavimenti in legno. “Abbiamo cominciato a sviluppare una collaborazione sul concetto
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di pavimento innovativo che è poi sfociato nel 1984 nel brevetto Listone Giordano, nato da una fruttuosa collaborazione tra impresa e università nella persone del professor Guglielmo Giordano”. L’innovazione consiste nella realizzazione di un supporto di tecnologia fatto con strati di legno a fibra incrociata, che ha l’effetto di garantire stabilità dimensionale ai pavimenti. Il prodotto nel giro di pochi anni si colloca sul segmento alto per pavimenti e nei primi anni Novanta Listone Giordano diventa il primo produttore italiano. La tappa successiva è la costruzione di una catena vendita ispirata al modello di franchising. Il prodotto è presentato come un gioiello per l’abitazione, come un vestito per la casa. Listone Giordano è presente con negozi monomarca in oltre trenta paesi del mondo, in cinque continenti, dalla Cina alla Corea, dagli Stati Uniti al Messico e nei principali paesi europei, rappresentando così una bandiera del made in Italy e del made in Umbria. “Questa rete qualificata ci permette di trasferire i contenuti di qualità al prodotto finale, traendo ispirazione dai valori fondamentali del
nostro Paese, dalla cultura del bello alla naturalezza, dallo stile di vita italiano all’equilibrio tra uomo e natura, tipico soprattutto dell’Umbria”. La ricerca è un altro caposaldo dell’azienda Margaritelli. “Cerchiamo sempre di trovare nuove soluzioni, sia orientandoci sul connubio tra diversi materiali tipo il legno e il vetro, sia ispirandoci alla tecnologia e al design. Per il nostro lavoro di ricerca abbiamo ricevuto il “Premio dei Premi per l’innovazione 2010” dalla Presidenza della Repubblica per il parquet della collezione MEDOC, un prodotto fondato sulla tradizione, sul rapporto uomo e legno, sul colore e sulla finitura, mantenendo i colori del legno più naturale”. Il successo è stato inaspettato e nel 2011 ha vinto il premio Menzione d’onore al Compasso d’oro, uno dei più importanti a livello internazionale.
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GREEN ECONOMY
Il punto sulle
fonti rinnovabili
di Francesco Asdrubali I finanziamenti per le fonti rinnovabili nel mondo hanno superato nel 2010, per il terzo anno consecutivo, quelli per le fonti convenzionali, toccando la cifra di 211 miliardi di dollari. La potenza installata da fonti rinnovabili ha raggiunto i 1320 GW, con percentuali di crescita molto marcate nel solare fotovoltaico e nell’eolico. Non si ferma quindi, nonostante la crisi economico-finanziaria che è mondiale, la corsa della green economy , in cui l’Europa è leader: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) nel 2008 le eco-industrie nell’Europa a 27 hanno fatturato 319 miliardi di euro (il 2,5
% del PIL) e dato lavoro a 3,4 milioni di persone. I paesi in via di sviluppo non stanno però a guardare: la Cina è il paese che ha saputo attrarre i maggiori investimenti nel corso del 2010 e che primeggia anche per le installazioni eoliche e di impianti solari termici; notevoli le performance di Germania e Stati Uniti; da notare il quarto posto dell’Italia per i nuovi investimenti ed il secondo per le nuove installazioni fotovoltaiche del 2010. Parlando in particolare del nostro paese, i dati sono piuttosto confortanti, soprattutto grazie ai diversi meccanismi incentivanti: l’idroelettrico, di lunga tradizione, conferma il suo ruolo di principale fonte, ma crescono in maniera molto significativa eolico e fotovoltaico. Secondo il GSE (Gestore Servizi Energetici), dei circa 3500 MW di po-
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tenza fotovoltaica installati nel nostro Paese, ben 2300 MW sono stati aggiunti nel corso del 2010. Il settore delle fonti rinnovabili dà lavoro a circa 100.00 addetti, di cui 25.000 nelle biomasse, 6000 nel fotovoltaico, 10.000 nell’eolico, i rimanenti nel geotermico ed idroelettrico. L’opinione pubblica è fortemente orientata in maniera positiva verso la rivoluzione “verde”: da un sondaggio Ipsos di novembre 2010 emerge che tre italiani su quattro ritengono lo sviluppo di un’economia verde fondamentale per far crescere il Paese e renderlo più competitivo. Anche l’Umbria punta sulle rinnovabili, con risultati di tutto rispetto: secondo il GSE, all’11 dicembre 2011, erano presenti nella nostra regione ben 7427 impianti, per una potenza complessiva di quasi 300 MW (più della Calabria e quasi quanto la Campania!). E’ inoltre di recente emanazione il Regolamento regionale 29 luglio 2011, n. 7 “Disciplina regionale per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” che contiene le procedure ammini-
strative, i criteri e le condizioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, comprese le aree di esclusione, nonché specifiche prescrizioni per gli impianti realizzati nell’ambito di interventi edilizi e per l’installazione di impianti fotovoltaici in aree agricole. Il Regolamento contiene anche la strategia regionale per la produzione di energia da fonti rinnovabili 2011-2013, a testimonianza della volontà politica di dare slancio al settore.
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MADE IN UMBRIA
Il Centro Estero Umbria rilancia i settori strategici La crisi c’è e non si discute. Ci sono anche segnali di ripresa che hanno contraddistinto il primo semestre del 2011, sebbene siano stati neutralizzati dalle turbolenze sui mercati finanziari. Tuttavia in Umbria qualche buona notizia sembra farsi spazio. E la riporta la Banca d’Italia che nell’ottobre 2011 ha riscontrato un incremento del 15,3 per cento delle esportazioni di beni e servizi rispetto allo stesso periodo del 2010. I settori che hanno tirato di più sono stati quelli del tessile, dei metalli e della meccanica. Va segnalato però, che al netto delle export del comparto dei metalli (che incide per circa un terzo), la dinamica delle esportazioni sarebbe stata
del 12, 2 per cento, con un valore al di sotto della media nazionale. Dati positivi invece emergono per i prodotti dell’abbigliamento e dell’agroalimenatare, a testimonianza che la vocazione della Regione su questi due fronti rappresenta una risorsa fondamentale per l’intero territorio. Il comparto moda, nel primo semestre 2011, fa registrare un incremento delle export di 15,4 per cento rispetto all’anno precedente, collocandosi un punto al di sopra della media nazionale. Anche le vendite del vino presentano una variazione percentuale positiva del 26,4 per cento, marcando un distacco di 12 punti con i dati italiani. Boom delle esportazioni nell’agroalimenatare che crescono del 26 per cento in relazione al 2010. Ma dove vanno a finire i prodotti umbri? Principalmente in Europa dove le vendite registrano un incremento del 23,4 per cento a fronte di un 4,4 per cento di esportazioni verso i paesi extra EU. Vendite in calo nei paesi asiatici, specificatamente in Cina dove la contrazione è del – 43,3 per cento e dove arrivano solo il 2,10 per cento
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dei prodotti regionali. Come si orienta allora il centro Estero Umbria per affrontare le nuove sfide che il mercato internazionale gli pone? Il Direttore Massimiliano Tremiterra intende puntare sul rafforzamento dei settori strategici della Regione, concentrando l’attenzione sui paesi emergenti, quali Cina, Russia e Brasile, oltre ovviamente agli Stati Uniti e Germania. Per poter aggredire i mercati e la concorrenza internazionale in modo efficiente e produttivo, si deve cercare di destrutturare la polverizzazione delle piccole e medie imprese umbre. “Per far questo, occorre concentrare tutte le energie degli enti regionali deputati all’internazionalizzazione – sostiene Tremiterra – per operare con programmi almeno triennali che coniughino la commercializzazione dei prodotti strategici umbri con la promozione del territorio, un valore aggiunto in grado di fare la differenza. La creazioni di cluster nel settore spaziale e nautico rappresenta sicuramente un cambio di passo per il sistema imprenditoriale umbro, il cui sostegno delle istituzioni pubbliche può facilitare il radicamento nei mercati esteri delle aziende regionali. Il Centro Estero per il 2012 ha definito un piano promozionale volto a sviluppare il processo di internazionalizzazione delle aziende attraverso due direttrici: aggregare le imprese nei settori automotive, arredamento, cachemire, energie rinnovabili e agromeccanica, anche per partecipare a manifestazioni fieristiche internazionali in modo compatto, unitario e produttivo. E fornire assistenza e servizi personalizzati alle imprese con l’ausilio di professionisti, esperti in materia fiscale, doganale e legale, ricorrendo anche a un sistema di monitoraggio per
valutare il lavoro svolto e il livello di efficienza raggiunto. Nel programma annuale è prevista la partecipazione a 20 fiere internazionali. Un padiglione dell’Umbria sarà presente a Londra - Farnborough (aerospazio), a Montecarlo - Monaco Yacht Show (nautica), a Mosca - Saloni Worldwide (arredamento), a Parigi - Sial e a Shangai - FHC (agroalimentare). Allo stesso tempo verranno organizzate missioni commerciali incoming per puntare ad esaltare il binomio territorio prodotto, dando anche spazio ad eventi di caratura internazionale capaci di attirare operatori economici ed esperti dei vari settori commerciali quali giornalisti specializzati, architetti e designer. Infine verranno messi a disposizione delle aziende strumenti creati dalla Commissione europea per cofinanziare programmi di sviluppo commerciali ed economico.
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MOda
Glocal Italian Cashmere tra cultura e web Il cashmere umbro esplora nuove modalità di business, ideando un modello innovativo che sfrutta le opportunità offerte dal web. Si tratta della nuova azienda Glocal Italian Cashmere (www.cashmerino.it) che produce maglieria 100% cashmere interamente lavorata nel Cuore verde d’Italia. Un prodotto contemporaneo, di altissima qualità e ricerca, realizzato esclusivamente per uomo, a manica lunga e collo a V, in dodici colori. Il filato proviene dalla Mongolia ed è tra i più pregiati al mondo, tanto da ottenere un capo estremamente caldo e morbido. Ma la vera particolarità di questo prodotto è la mancanza di un punto vendita. O meglio, la mancanza di un vero e proprio
negozio. Tutti i prodotti cashmerino infatti vengono venduti online, nello store ufficiale, ad un prezzo estremamente conveniente. Il web assurge così a veicolo per diffondere un prodotto locale in un mercato globale, bypassando i costi della normale distribuzione. Ogni maglia cashmerino contiene circa il 10 - 15% di filato in più rispetto ad un capo basico in cashmere, traendo ispirazione dalla tradizionale tessitura inglese, con gli aghi dei telai molto stretti. La colorazione della lana avviene a livello del fiocco, prima che il cashmere venga
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filato, per garantire la massima qualità anche sotto l’aspetto tintoriale. Ogni dettagli e tutte le rifiniture del capo sono realizzate a mano. Ma non è tutto. L’azienda Glocal Italian Cashmere si spinge oltre, sposando la cultura come strumento per promuovere e comunicare la sua filosofia. E lo fa partendo dal Jazz, che in Umbria raggiunge livelli di eccellenza qualitativa riconosciti a livello planetario. Per valorizzare tale ricchezza culturale, nel rispetto della filosofia che contraddistingue il brand, Glocal Italian Cashmere ha avviato una campagna di promo-
zione a supporto dei giovani talenti del Jazz italiano. Tutto è inizio al Teatro Alighieri di Ravenna dove si sono alternati talentuosi jazzisti, in un percorso sostenuto e incoraggiato dalla magia del cashmere. Tuttavia, il primo grande vero appuntamento è stato l’Umbria Jazz Winter, tenutosi a Orvieto dal 28 dicembre al 1 gennaio 2012, per il concerto del pianista Giovanni Guidi. A seguire, dal 6 all’8 gennaio a Foligno sono state esplorate nuove tendenze della musica jazz con lo Young Jazz Festival. Il titolare dell’azienda Ivan Pericolini è convinto che “fare cultura sia un imperativo per un’azienda intelligente. Vogliamo essere un brand con personalità, più che identità”. Con Cashmerino, Glocal Italian Cashmere, moda e musica si incontrano in un percorso che si evolverà con le sfide che il brand affronterà per la nuova stagione, sia in termini di prodotto, con l’introduzione del pregiatissimo cotone sea island e l’ampliamento dei modelli in collezione, sia in termini di promozione culturale.
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Arti e Mestieri
L’Arte dei Vasai e la ceramica di Deruta La ceramica di Deruta, con oltre settecento anni di vita, continua a conquistare i mercati stranieri. Ne è testimone l’Arte dei Vasai, una bottega del centro storico di Perugia che spicca per la bellezza delle opere di artigianato locale. La signora Maria Rita Nicolini, titolare della bottega insieme a suo marito, ha cominciato a maturare la passione per l’artigianato vedendo i suoi genitori praticare l’arte della decorazione. Una tradizione passata di padre in figlio, nel classico binomio casa e bottega. La produzione avviene totalmente a Deruta, mentre a Perugia c’è un mini laboratorio all’interno del negozio per mostrare ai turisti l’arte della decorazione e le tecniche di lavoro. I prodotti possono essere personalizzati per tutte le occasioni. Vengono fatti disegni particolari e nei decori la specialità è il Rinascimento, l’epoca che ha reso Deruta famosa in tutto il mondo. “Lavoriamo molto con il turismo – afferma la signora Nicolini –, e gli stranieri rappresentano un buon quaranta per cento dei nostri clienti. Spesso ci chiedono di inviare i nostri prodotti all’estero e noi li spediamo in tutto il mondo. Ci sono capitate anche richieste strane. Tra le svariate formelle, abbiamo dovuto preparare una targhetta per uno psicologo-veterinario. C’è chi ci ha portato la foto del cane chiedendoci di riprodurla”. Tuttavia, l’articolo che si vende di più è il piatto, ma negli ultimi dieci anni c’è stato un grande boom dell’orologio a muro che è molto
richiesto. “Traggo ispirazione dal Rinascimento – continua la Nicolini – dai libri, dal Museo di Deruta e dai 170 musei dislocati in tutto il mondo, tra cui il Museo Hermitage in Russia e il Victoria and Albert Museum di Londra. I colori tipici delle ceramiche di Deruta sono il blu, il verde e il giallo. Il rosso è stato aggiunto solo verso la fine dell’Ottocento. Ma quando nasce di preciso questo prodotto tipico umbro? E’ una storia che parte da molto lontano. Risale al 1282 il primo documento che attesta la nascita della lavorazione della ceramica derutese. Ai primordi tali oggetti erano di uso comune. Il primo documento parla
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di una vendita fatta da un artigiano di Deruta ai Benedettini di San Pietro a Perugia, consistente in una fornitura di ciotole e brocche per l’uso dentro il convento. La materia prima usata per la lavorazione della ceramica è l’argilla che si
prendeva dal Tevere. Dopo essere modellata nelle varie forme, l’argilla viene messa al forno dove avviene la cottura (diventando terra cotta, volgarmente chiamata il “biscotto”) e poi si trasforma in maiolica per essere successivamente smaltata con una pellicola bianca, decorata e di nuovo in forno per la seconda cottura. “Auspico che ci possa essere un rilancio di questa arte. Dato che la ceramica è diventata non di prima necessità ma un prodotto di lusso, oggi la crisi si fa sentire. Per questo è sicuramente importante fare molta promozione. Speriamo tuttavia in un futuro migliore”.
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LA VOCE del politico
Turismo in forte crescita, l’Assessore Lomurno snocciola i dati a cura di Carlo Timio La città di Perugia lo scorso ottobre ha raggiunto un traguardo inaspettato, collocandosi al secondo posto dopo Roma tra le città più visitate in Italia e toccando quota un milione di turisti, facendo registrare un incremento di visite turistiche rispetto al 2010. Merito non solo dell’amministrazione comunale, dei grandi eventi (che sono più di 200 l’anno), delle attività culturali, ma anche di una lavoro promozionale di marketing urbano. E’ anche vero che molti italiani oggi preferiscono visitare luoghi
Piazza IV Novembre
d’arte italiani piuttosto che recarsi all’estero. Il capoluogo umbro ha senz’altro molti aspetti che vanno valutati e pubblicizzati, a partire dal modo di vivere umbro e quindi perugino. Accoglienza, positività e rispetto dell’altro sono ormai parte del patrimonio genetico e degli abitanti di Perugia. L’Assessore allo Sviluppo economico e Turismo Giuseppe Lomurno sottolinea che “è stato fatto un lavoro sinergico con le altre istituzioni, le associazioni di categoria, i commercianti e gli albergatori e ai cittadini che subiscono i grandi eventi ma che capisco che l’evento presenta opportunità di crescita economica”. Perugia ha un turismo d’arte, un turismo congressuale, di grandi eventi – come tutti i festival internazionali –, dei mercatini. Esiste poi un turismo religioso, con le città di Assisi,
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Norcia, Cascia e con le centinaia di chiese che attraggono molti turisti. Perugia offre anche enogastronomia del territorio: prodotti che rappresentano un territorio, una cultura, la storia e tradizioni che si sono tramandate. Grazie alle due università umbre, Perugia attrae anche numerosi studenti. Inoltre, il ruolo che può svolgere l’Università per Stranieri nel promuovere la cultura umbra è decisamente rilevante, avendo contatti con oltre 120 paesi stranieri i cui studenti che vengono a studiare la lingua e la cultura italiana, possono trasformarsi in opinion leader per divulgare la vivibilità dell’Umbria. “La nostra azione – continua Lomurno – è volta alla promozione del nostro territorio anche all’estero attraverso la creazione di pacchetti che permettano di visitare in pochi giorni l’intera regione e le bellezze paesaggistiche e architettoniche. E’ importante puntare anche si internet e su un portale snello e accessibile a tutti in modo semplice ed impattante. Il nostro
Via Appia
Giuseppe Lomurno sito nel 2011ha registrato 350.000 visite. Stiamo lavorando sull’aeroporto, che è un mezzo per attirare in modo efficiente più turisti. E poi si devono creare infrastrutture di altissimo livello anche per un turismo di lusso. “Importante è anche cercare di creare spazi commerciali in grado di attirare persone anche fuori regione. Mi riferisco all’Ikea o al Decathlon (un villaggio dello sport, unico in Italia, con un’area di oltre 4.000 metri immersi verde)”. Cultura, università e sport sono quindi un importante bandiera per rendere conosciuto il territorio umbro. Ma soprattutto si deve puntare anche su internet e sugli osservatori privilegiati che creano un eco facilmente divulgabile.
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SANITà
Il sistema sanitario umbro secondo orlandi di Mario Timio Anche la sanità risente della cura dimagrante del governo Monti e gli effetti non possono non riflettersi su quella umbra. Ciò comporta un resetting del servizio sanitario della nostra Regione con una filiera di problemi che i politici tentano di risolvere tenendo però fissi due obbiettivi: salvaguardare gli standard di qualità finora raggiunti e mantenere i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), impegno programmatico del SSN. Di questi e di altri problemi abbiamo parlato con il Dott. Walter Orlandi, Commissario Straordinario della Azienda Ospedaliera (AO) di Perugia che proprio dal suo osservatorio privilegiato può guidarci con
Walter Orlandi
competenza nei meandri generali e locali della sanità dell’Umbria. Egli è dell’avviso che nella razionalizzazione del servizio sanitario che prevede il dimezzamento delle ASL, l’accorpamento delle due AO, l’eliminazione di doppioni quali la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la chirurgia toracica, la riduzione dei punti nascita, non ci sono modelli uniformi da seguire. “Quello che è importante - sottolinea Orlandi - non è il contenitore, ma il contenuto con le sue professionalità, le sue eccellenze, la semplificazione dei percorsi assistenziali volti ad offrire prestazioni di alto livello”. Egli insiste anche sulla eliminazione dei ricoveri impropri a carico essenzialmente degli anziani e segnatamente degli ultraottantenni che negli ultimi anni sono aumentati del
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23,7% nelle corsie ospedaliere. Ciò avviene essenzialmente per la carenza di strutture territoriali quali le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e moduli sanitari differenziali. Il tutto può contribuire ad eliminare l’emergenza delle barelle nei corridoi ospedalieri. E’ auspicabile un regime ambulatoriale che faccia da filtro al Pronto Soccorso dell’Ospedale, sgravandolo così dai codici bianchi. Il tutto all’insegna della razionalizzazione, dei minori costi, e della conservazione e miglioramento della qualità, dando attuazione al corrente slogan “spendere meno per assistere meglio”. E che l’assistenza sia a livelli elevati lo testimoniano i numerosi riconoscimenti di qualità rilasciati all’ospedale S. Maria della Misericordia. A nostra specifica domanda il Dott. Orlandi ha confermato questo trend valutativo effettuato da organismi o enti esterni e compatibili attraverso procedure di benchmarking. Egli si sofferma con orgoglio sulla implementazione del progetto Accoglienza per “umanizzare” l’Ospedale, sull’accreditamento del blocco operatorio “Trancanelli”, sulla realizzazione del progetto “parto indolore”, sul percorso multidisciplinare per la patologia mammaria.
Senza ostentazione di autoreferenzialità, il Dott. Orlandi elenca i numerosi premi regionale e nazionali che l’Ospedale da lui diretto ha ricevuto negli ultimi tempi. Che egli tenta di bissare, malgrado i tagli di Monti.
Cellule staminali a Terni Terni è divenuto il Centro mondiale più importante per lo studio delle cellule staminali. E’ infatti iniziato recentemente uno studio diretto dal Prof. Angelo Vescovi per sperimentare l’efficacia e la sicurezza delle cellule staminali cerebrali nei pazienti con SLA. Il Centro cellule staminali di Terni sale così nell’empireo della scienza medica e rappresenta un grosso successo del direttore Vescovi e della Regione Umbria che fortemente ha voluto e sponsorizzato lo studio.
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BORGHI
Monte Santa Maria Tiberina,
un singolare esempio di feudo imperiale “Sorge tra ‘l regno d’Arno e il Tebro molle un Monte che col ciel quasi confina e sua fama all’empireo in fin s’estolle per il gran nome di Maria divina”. Con questi versi, tratti dal “Libro delli ricordi della ill.ma casa Borbonica”, inizia la descrizione di Monte Santa Maria Tiberina. Situato a confine con la Toscana, a 14 km da Città di Castello, questo pittoresco borgo, posto sulla sommità di un colle di 688 metri d’altitudine, domina la ricca vallata sottostante.
di Alessio Proietti Originariamente villaggio etrusco sorto alla destra del Tevere, insediato in epoca romana, divenne feudo longobardo tra il VII e l’VIII sec. Secondo un’ipotesi storica, nell’801 Carlo Magno lo avrebbe concesso in marchesato al barone Ariberto di Bourbon, i cui discendenti legarono strettamente il loro nome a quello del luogo. Nel 1198, dopo la distruzione del
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Castello per ordine di Papa Innocenzo III, i Marchesi Bourbon del Monte, diventati una delle casate toscane più importanti del Medioevo, lo ricostruirono e riuscirono ad ottenere una serie di diritti e privilegi. Poterono battere moneta propria (Fiorino Montesco), di valore pari al Fiorino d’oro della Repubblica Fiorentina. Il Marchesato era uno dei tre campi franchi esistenti in Europa (si potevano liberamente svolgere duelli all’ultimo sangue per risolvere questioni d’onore, senza incorrere nella scomunica della Chiesa). Questo territorio godeva del diritto d’asilo, ovvero era garantita l’immunità dei delitti e delle pene per banditi e rifugiati senza rischio di estradizione. Il marchesato godette della protezione di Firenze fino a quando, nel 1816, successivamente ad accordi presi durante il Congresso di Vienna, venne abolito ed annesso al Granducato di Toscana. Nello stesso anno Monte Santa Maria Tiberina fu costituito comune. Dal 1860 al 1927 appartenne alla Provincia di Arezzo, per poi passare sotto Perugia. Il borgo ha un impianto medievale con interventi urbanistici del XIV secolo. La rete viaria, delimitata dal tessuto edilizio, è costituita da anelli concentrici disposti seguendo le curve
di livello che circondano il palazzo Bourbon posto in sommità. Lo stesso edificio, con la sua alta torre, rappresenta l’emblema del centro e del suo passato; sorto a cavallo tra il XVI e il XVII sec., in seguito alla trasformazione dell’originario castello, fu abitato fino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Grazie ad importanti lavori di restauro, può ospitare dal 2010 il Palazzo Museo del Marchesato Imperiale di Monte S.Maria. Di fronte ad esso, troviamo il castello privato appartenente ai principi Boncompagni Ludovisi, con interni di notevole interesse artistico ed architettonico. Da visitare inoltre, la chiesa dedicata alla Madonna, di cui le forme attuali sono riconducibili ad un rinnovamento del 1500; il suo interno ospita la cappella gentilizia dei marchesi Bourbon del Monte, ultimata nel 1613, oltre ad altre opere di particolare pregio. Monte S. Maria Tiberina rappresenta la testimonianza di un singolare esempio di feudo imperiale, un luogo in cui è possibile vedere, toccare e percorrere le tracce di una vicenda stratificata e complessa.
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PALAZZI STORICI
Sobrietà e Ricchezza a Palazzo Pianciani
di Spoleto di Giulio Siena
Sin dal medioevo si hanno documenti che attestano l’esistenza della famiglia Pianciani in Spoleto, originaria del castello di Pianciano. Il forte legame stretto con la corte pontificia permise ai Pianciani di ottenere rilevanti incarichi di natura militare, diplomatica e di magistratura. Uomini d’arme, ambasciatori, senatori, tesorieri e podestà. Tra le figure più alte spiccano Don Celle di Bartolotto, fine ‘200, podestà a Pisa e Orvieto e capitano del popolo di Perugia; Pietro, che dominò la vita spoletina tra il 1327 e il 1347 con le sue doti di guerriero e politico, gonfaloniere e arbitro assoluto del potere. in epoca più recente invece Luigi, 1810-1890, soldato, esule, oratore, magistrato, statista. Promotore della costituzione liberale, collaboratore di iniziative mazziniane e protagonista nella campagna meridionale del 1860 e nella terza guerra d’indipendenza. Sarà eletto deputato al parlamento italiano, vicepresidente della camera e primo sindaco di Roma capitale. Nel’800 si diceva che Spoleto fosse ragguardevole per quattro cose: il monte (monteluco), il ponte (delle torri), il fonte (mascherone), il conte (Luigi Pianciani). I Pianciani
desiderarono manifestare la loro potenza imponendosi sensibilmente sul volto e l’immagine di Spoleto e il palazzo ne fu l’emblema. E’ del ‘700 la costruzione del palazzo nobiliare di famiglia che riassunse le proprietà immobiliari dell’isolato in un unico
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nuovo volume. Sorse su un tessuto che ospitò insediamenti romani e longobardi a testimonianza della stratificazione millenaria della topografia spoletina. Palazzo Pianciani è tra le dimore nobiliari più rappresentative del gusto raffinato spoletino. Avvolto in un delicato velo di intonaco, il palazzo con linee discrete e pulite, aperture finemente incorniciate, il volto piatto e la gentile gronda, si erge limpido e quasi timido, per poi invece impressionare con splendidi interni. Gli appartamenti vantano una superba decorazione, spesso a grottesche, e specialmente le sale delle arti, dei paesaggi e dei cammei, sono grandiosi saloni affrescati che esprimono con la forte scala il prestigio e la magnificenza della casata. Recente è il restauro che ha restituito all’antico splendore il palazzo così come il battistero altomedievale, costruito sopra ambienti termali di età romana. Dopo la totale decadenza ed estinzione della grande famiglia spoletina, il palazzo verrà acquistato
dalla Banca Popolare di Spoleto nel 1977. Potere e raffinatezza dell’architettura.
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CONTEMPORANEITà E design
Perugia,
una cittá ridisegnata da prestigiosi architetti di Alessia Mencaroni Archi-tour in Umbria. I nuovi scenari architettonici delle città opera delle archi-star e dei giovani progettisti di talento, risaltano per scelte linguistiche significativamente contemporanee. Opere recenti, spesso sconosciute, che cercano di dare qualità al paesaggio urbano. Percorrendo le strade dell’Umbria, ci si imbatte in architetture silenziose, dotate di contenuti e passione in un certo senso imprevedibili. Conoscere queste opere significa anche rispondere ad una tematica latente, spesso motivo di dibattito culturale, del rapporto conflittuale dell’Umbria con l’Architettura contemporanea. Iniziando il nostro archi-tour dalla città di Perugia, nomi quali Jean Nouvel, Aldo Rossi,
Italo Rota e Paolo Zermani hanno operato con esempi importanti e consistenti di architettura. Jean Nouvel è il direttore artistico delle Stazioni e della linea del Minimetrò, progetto originale scaturito da principi di spazio e funzionalità, dalle linee e dai materiali leggeri e trasparenti, fatta eccezione per il fil rouge dei binari che “corre” sospeso per la città. Altro nome nel panorama delle archi-star è Aldo Rossi con il Cen-
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tro direzionale di Fontivegge, un’opera dalle forme monumentali e severe, portatrice di un linguaggio architettonico dallo stile geometrico e asciutto, attorno alla piazza del Bacio e la sua fontana. Queste due opere rappresentano forse gli esempi più conosciuti di architettura contemporanea nella città. Ma sempre nella nostra città esistono altre opere di importante rilievo architettonico; Italo Rota è l’autore della Mediateca di San Sisto. L’edificio sfrutta la naturale pendenza del terreno ed emerge come un grande disco atterrato in zona; dominato da grandi vetrate retroilluminate nella zona d’ingresso, e di colore rosa nella parte superiore del disco. Un’architettura quasi emozionale. Anche Paolo Zermani è l’autore di un’opera di gran pregio ma di tutt’altro genere: la Chiesa di San Giovanni Apostolo; la nuova chiesa francescana e il centro parrocchiale. Il volume maggiore della composizione è incastonato nel terreno a costituire un “grande
muro”; l’intera composizione ha un notevole impatto visivo e simbolico. Conoscere le realtà dei nuovi scenari architettonici che costellano la nostra regione, rappresenta una ricchezza non solo individuale, ma anche per il nostro territorio. Quindi usciamo a stupirci, perché già dietro l’angolo potremo iniziare il nostro archi-tour in giro per l’Umbria e farne tesoro. Buona Architettura a tutti!
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ARTE
il giotto che non ti aspetti: il diavolo tra le nuvole di Noemi Furiani Condotto ad Assisi dal maestro Cimabue, Giotto di Bondone (1267 – 1337), nel fervido cantiere della Basilica Superiore di S. Francesco, a contatto con le personalità più eminenti della pittura romana e senese, maturò le sue prime esperienze, manifestando apertamente il suo genio rivoluzionario. Il primo documento dell’arte matura di Giotto sono gli affreschi con le Storie di S. Francesco, compiuti già negli anni Novanta del Duecento che mostrano, nella loro successione cronologica (dal presbiterio verso l’ingresso sulla parete destra e dall’ingresso verso il presbiterio sulla
sinistra), il graduale accostamento di Giotto al suo ideale artistico. Cennino Cennini nel suo Libro dell’arte, scritto in volgare all’inizio del XV secolo, scrive di Giotto: “ rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”. In questa breve frase si riassume tutta la novità del linguaggio formale di Giotto che fu capace di dare maggiore evidenza plastica a ogni singola figura, mediante un sapiente uso del chiaro-scuro, rappresentando uno spazio reale e concreto, concluso da sfondi architettonici o da paesaggi ancora in certa misura simbolici e astratti. Questa importante novità ha dato la possibilità all’artista di rappresentare le figure non più secondo gli schemi convenzionali, frontalmente o di profilo, ma libere di muoversi in ogni direzione, di presentarsi persino di spalle, soluzione inconcepibile nella pittura anteriore a Giotto. Un altro importante traguardo dell’arte giottesca, parzialmente raggiunto ad Assisi, è quello della rappresentazio-
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ne prospettica dei corpi e degli oggetti anche se la sua prospettiva appare poeticamente intuita – i corpi visti in lontananza diventano più piccoli – anziché costruita su regole matematiche. Le scene affrescate nella Basilica Superiore di S. Francesco in cui si coglie maggiormente la novità del linguaggio figurativo di Giotto sono: il Presepio di Greccio (tredicesima scena), l’Accertamento delle stimmate (ventiduesima scena), la Morte del Cavaliere di Celano ( sedicesima scena) e la Predica innanzi a Onorio III (diciassettesima scena). Oggi è tornata al centro dell’interesse a livello mondiale la ventesima scena del ciclo pittorico, quella che rappresenta la Morte di S. Francesco. Ciò che per oltre settecento anni è sfuggito a milioni di persone non è sfuggito a Chiara Frugoni, una studiosa di Medioevo e della figura di S. Francesco: il profilo di un demone in mezzo alle nuvole. Che significato può avere
l’immagine di un diavolo in una scena che rappresenta il Transito del beato Francesco? La Frugoni ha suggerito che potrebbe essere una rappresentazione dei demoni che nel Medioevo si pensava risiedessero nelle nuvole per ostacolare la salita al cielo delle anime. Che significato ha invece questa scoperta per la storia dell’arte? Sarà il tempo a dirlo, quello che è certo è che da oggi Giotto detiene un altro primato: è stato il primo artista a utilizzare le nuvole in forma plastica per nascondere un’ immagine in un quadro, primato che prima d’ora spettava al Mantegna con il suo S. Sebastiano del 1460. Oggi più che mai è veritiero il modo di dire: “Il diavolo si nasconde nel dettaglio!”.
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IL PERSONAGGIO
Franco
Venanti Fanfani, La Malfa, Ingrao, De Gasperi, cui ho fatto anche un ritratto, e tanti altri politici, letterati e persone emerite quali l’attrice Marta Abba, la cantante Cecilia La Gasdia e il tenore Alfredo Kraus”. a cura di Carlo Timio Recentemente Marco Nicolini ha pubblicato il libro “Omaggio in Bianco e Nero a Franco Venanti” con fotografie che riassumono l’ambiente di lavoro e la vita quotidiana del pittore. Maestro Venanti, che effetto le ha fatto rivedere quelle immagini? “Questa pubblicazione è stata per me fonte di grande piacere anche perché sono state scattate delle foto in cui mi sono esibito mostrando le mie numerose collezioni che rappresentano momenti della mia vita e del mio lavoro. Le collezioni configurano il mio mondo, la mia fantasia, il piacere, il gusto, la creatività e l’evoluzione dell’uomo e costituiscono uno stimolo per la mia professione e per la mia vita. Il mio studio, che posso definire come una piccola bomboniera, è stato per molti anni una fucina di incontri e dibattiti culturali. Ho avuto il piacere di incontrare personaggi di fama come
La pittura ha caratterizzato, e continua a farlo, tutta la sua vita professionale. Quali sono stati i maggiori successi che ricorda con più emozione? “L’arte mi ha sempre emozionato e dato entusiasmo. Come pittore sono nato precocemente. All’età di sei anni ho fatto il primo quadro, la figura di un Cristo. Anche durante il liceo ho continuato a dipingere e a disegnare. La mia prima mostra l’ho realizzata a tredici anni durante il fascismo: disegnavo ghigliottine, gente a cui veniva tagliata la testa e il popolo acclamante. Sentivo molto la reazione contro il fascismo che aleggiava in famiglia e io mi sfogavo attraverso la grafica e la pittura, dipingendo anche quadri di grosse dimensioni. La storia della mia infanzia è molto movimentata. Ero entrato nell’orbita dell’antifascismo, tanto che a tredici anni ruppi
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un vetro della porta d’ingresso della sede della Gestapo e fui arrestato dai nazisti insieme a mio padre”. Oltre alla pittura si è occupato di tante altre attività. Come nasce la sua passione per la scrittura? “Devo premettere che non mi sento né reputo uno scrittore. Mi piace semplicemente raccontare le storie di ciò che ha gravitato intorno a me, le emozioni, gli scontri e gli incontri che ho avuto. La mia vita da ottantunenne l’ho vissuta intensamente. Ho Studio di Franco Venanti sempre amato le donne e spero che dove nasce l’interesse verso quequalcuna abbia contraccambiato. Oggi voglio molto bene a Zaira, la mia seconda moglie con sta Paese emergente? E dell’Africa cosa mi vuol dire? cui sono sposato da trentacinque anni. Ho an“L’Africa e la Cina sono due realtà che due figli, un geologo e un archeologo”. che non si possono disconoscere. Il mondo si sa allargando velocemenL’Associazione culturale L. Bonazzi da lei te consentendo di incrementare i istituita continua con grande entusiasmo contatti anche con realtà e popoli di ad organizzare eventi di rilievo. Con quale cui prima conoscevamo poco. Queste spirito porta avanti le attività di tale Assonuove dinamiche metteranno in crisi ciazione? “Nel 1963 ho fondato questa Associazione che la vecchia società occidentale di cui stiamo assistendo impotenti alla sua tuttora va avanti con le sue attività e continua decadenza. Auspico tuttavia la fora darmi notevoli soddisfazioni. Mi ha permesmazione di una società migliore dove so di conoscere tante persone, avere contatti ci sia la possibilità di vivere tranquilli importanti e ampliare il mio spazio mentale e e dove si rispettino i diritti degli altri. culturale e la mia visione del mondo. Io non Non credo nel pacifismo perché la sono un gran viaggiatore ma viaggio con la vita non è basata sulla lotta armata fantasia. Tra poco celebreremo i cinquant’anni ma sullo scontro di idee e di opiniodell’Associazione”. ni, che però spesso possono sfociare nella violenza, dato che l’uomo non è Di recente è stato l’ideatore e l’organizzatore di un importante evento sulla Cina. Da un essere perfetto”.
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associazioni Gruppo archeologico
Perusia
Con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, archeologico e culturale del territorio di Perugia è stato fondato il Gruppo Archeologico Perusia affiliato ai Gruppi Archeologici d’Italia. “Abbiamo scelto la stilizzazione del volto del satiro scoperto durante gli scavi archeologici presso la cattedrale di San Lorenzo - afferma il Direttore Barbara Venanti -” come simbolo da affiancare a quello nazionale, proprio per valorizzare le nostre ricchezze. Quest’attività è stata finalizzata alla valorizzazione delle aree indagate, così da renderle fruibili dall’intera collettività. “Abbiamo pensato – argomenta il Direttore –
PG*UP:
di dar vita a questa associazione per valorizzare i monumenti che la nostra città offre e che molto spesso non sono ancora del tutto ben conosciuti. Per fare questo ci siamo affilati ai Gruppi Archeologici d’Italia che da sempre hanno condotto attività di ricerca archeologica in collaborazione con le Soprintendenze Archeologiche, distribuite in tutta Italia. Del Gruppo fanno parte anche Alessandra e Francesca Cioccoloni, Zaira Morettini, Chiara Porcorossi e Andrea Damis.
un ponte per il futuro I giovani hanno voglia di fare. E’ il caso di un gruppo di persone che hanno costituito l’Associazione “PG*UP – Un ponte per il futuro” la cui mission è quella di riqualificare il territorio di Ponte San Giovanni e di tutta Perugia attraverso momenti di aggregazione e di confronto che servano a far crescere la comunità locale per la prosperità e il benessere comune. In questo senso “UP” sta proprio a indicare questo percorso in salita, e quindi non privo di difficoltà, che però permette alla comunità soprattutto dei più giovani, di crescere e progredire nella consapevolezza che alcuni valori, quali il
senso della comunità e la coesione sociale e culturale, hanno importanza e devono essere mantenuti se si vuole evolvere come società. Questo l’organigramma: Presidente Francesco Diotallevi, Vice Presidente Antonio Abbate, Tesoriere Riccardo Baldoni, Segretario Oliver Pascoletti. Fanno parte del comitato direttivo anche Daniel Chiabolotti, Federico Tini, Matteo Bonini, Chiara Lupi, Elliot Pascoletti, Andrea Dell’Aquila, Gabriele Lucantoni, Ruggero Baldoni.
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PARLA l’Esperto
Novità nel sistema pensionistico Uno degli aspetti più discussi della riforma voluta dal Governo e contenuta nel decreto Salva Italia riguarda l’intervento sul sistema pensionistico, che prevede una serie di modifiche tese a rendere omogeneo l’articolato regime previdenziale già in vigore. Si sono introdotte regole più restrittive che trovano applicazione già dal 1° gennaio 2012, a discapito dei lavoratori che si credevano prossimi alla pensione. Tra le principali novità è previsto un innalzamento della soglia della vecchiaia. L’età pensionabile delle donne lavoratrici del settore privato sale a 62 anni nel 2012 per arrivare progressivamente a 66 anni nel 2018, mentre per gli uomini cresce a 66 anni già dal nuovo anno. Ai trattamenti anticipati si potrà accedere solo con 42 anni e un mese di contribuzione per gli uomini e con 41 anni e un mese per le donne, con l’applicazione di penalizzazioni per chi non ha ancora raggiunto i 62 anni di età. Non sono
di Elisabetta Bardelli soggetti alle nuove misure coloro che hanno già maturato i vecchi requisiti entro il 31 dicembre 2011. È inoltre previsto un meccanismo di adeguamento alla speranza di vita che comporterà, anche per i soggetti esclusi dalle nuove norme, un ulteriore allungamento di tre mesi di tutti i requisiti, che avverrà per la prima volta nel 2013 e si applicherà ogni tre anni fino al 2019, per poi diventare biennale. Inoltre, dal 1° gennaio 2012, tutti i trattamenti previdenziali devono essere calcolati con il metodo contributivo pro-rata. Viene invece incentivata la prosecuzione dell’attività lavorativa oltre i limiti dell’età pensionistica, fino a 70 anni e oltre. Queste, in estrema sintesi, le principali novità, che, con alcune deroghe ed eccezioni, porteranno, nel giro di qualche anno, all’auspicata armonizzazione, non senza il sacrificio di molti pensionati (e pensionandi) e con le inevitabili polemiche sull’opportunità di mettere mano al sistema previdenziale nel tentativo, più o meno dichiarato, di contribuire così al risanamento del debito pubblico italiano.
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STORIE internazionali
Dal Perú a Perugia,
un passo difficile ma entusiasmante
di Denisse Elcorrobarrutia Mi sono trasferita dal Perù a Perugia per motivi principalmente familiari ed economici. Sono nata a Nazca, una piccola città del centro-sud del Perù. Sono di origini basche e cinesi, quindi sono da sempre “innamorata” di tutto ciò che riguarda la multiculturalità e l’integrazione dei popoli. Anch’io come tanti altri giovani immigrati ho trovato enormi difficoltà nell’adattarmi a una nuova realtà. In primo luogo la lingua e le differenze fisiche, che sono quelle più visibili seguite dalla cultura e il cibo, e non meno importante, il senso di rifiuto a questo nuovo ambiente che ci porta ad allontanarci dall’esterno per chiuderci in gruppi di persone con le stesse somiglianze etniche. Ricordo ancora i primi
Linee di Nazca
giorni di scuola, avevo dieci anni ed ero l’unica ragazzina straniera in tutta la scuola. Io ero la novità, circondata sempre da mille domande, sul colore della pelle, sulle abitudini, sulla provenienza, all’epoca non c’erano tanti adolescenti immigrati; oggi invece viviamo di fronte a un vero e proprio fenomeno multietnico. Ora posso dire che mi sono integrata perfettamente, che condivido in gran parte lo stile di vita italiano. Al momento frequento l’Università per Stranieri di Perugia e sono iscritta a una laurea triennale in Comunicazione Pubblicitaria. Come tante altre persone cerco una opportunità da sfruttare per poter crescere e maturare sia come persona che professionalmente. A Perugia ce ne sono tante ma credo che manchi un po’ di interesse da parte dei giovani e maggior incentivo da parte delle istituzioni per promuoverle. Non so quali altre difficoltà incontrerò ma io sono convinta che il duro lavoro, l’ onestà e la perseveranza premino sempre.
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LONDON CALLING
La Londra che
non ti aspetti di Roberto Gagliardi la Gala (inviato da Perugia)
Londra? Caotica, stressante e frenetica. Macché, tranquilla, verde e moderata. Harrods, Piccadilly e Covent Garden? Neanche per sogno. Piuttosto Richmond, Hampstead e Kew Gardens. Per una meta che è diventata di grande attrazione, anche grazie al dilagare delle compagnie aeree low cost, di opinioni se ne sentono a centinaia. Del resto, far coesistere quasi 8 milioni di persone in poco più di 1500 km2, una superficie di appena tre volte il comune di Perugia, non deve essere facile. Certo è che nel definire una città senza conoscerla a fondo, la possibilità di cadere in luoghi comuni diventa un rischio concreto. Frenetica, verissimo. Basti pensare che per non incorrere in odiosissimi Excuse me! da parte dei pendolari
Kenwood House - Hampstead Heath
costantemente in ritardo, tenere la destra sulle scale mobili della tube è importante tanto quanto la sinistra in auto. Ma è anche vero che non appena ci si allontana da quello che si può definire il centro, la percezione di Londra come metropoli veloce e caotica gradualmente svanisce per far posto a ben altro. Richmond, ad esempio, una zona ad ovest della città, sulla sponda sud del Tamigi. Sede dell’omonimo Richmond Park, sconfinato con i suoi quasi 10 km2. Come pure Kew Gardens, poco più a valle, il più grande orto botanico a cielo aperto d’Europa, o Hampton Court,
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splendida residenza reale fino al XVIII secolo. Ma non è solo la zona ovest a far distinguere la capitale britannica dallo stereotipo di città grigia. Primrose Hill e Hampstead Heath si trovano a nord, a pochi minuti di metropolitana dalla ‘sempre alla moda’ Camden Town, eppure con tutt’altro stile. Heath significa ‘terra incolta’ anche se in realtà il parco di Hampstead per alcuni tratti sembra essere più un giardino curato ogni mattina che uno spazio aperto lasciato a sé. Hampstead Heath Dalla collina di Primrose, invece, tradizionali pie and mash. Se è vero che si può ammirare l’intero skyline della città e se di verde, di ricchezza e di tranquillisi è fortunati anche imbattersi in Jude Law e tà in questi sobborghi ce ne è stata Kate Moss, due fra i tanti personaggi illustri sempre poca, è anche vero che negli che hanno deciso di vivere nei paraggi. In una ultimi anni sono stati fatti enormi posizione geograficamente opposta si trova sforzi economici per riqualificare Dulwich Village, una gemma incastonata tra le queste aree. Non ultimo la costruziorocce nel quartiere South. Un discorso a parte ne del nuovo Villaggio Olimpico che merita la zona est, l’East End del dialetto di sorgerà nei pressi di Stratford. Che sia Jack lo Squartatore, dove la squadra di calcio questa la nuova South Kensington? del West Ham è una religione così come le
Primrose Hill
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DAL MONDO Da Alessandria d’Egitto
nostalgia per
Perugia di Ahmed Karim Soliman
Sono un ragazzo egiziano che viene dal deserto arabo, e il mio approccio alla vita di Perugia è stato completamente diverso rispetto a quello che si vive nel mio Paese. Sono arrivato nel capoluogo umbro per studiare la lingua italiana e alla fine ho scoperto che non solo stavo imparando la lingua ma anche la cultura occidentale. Infatti la vita perugina mi ha insegnato come si vive in pace e in armonia in una comunità piena di culture diverse. Devo riconoscere mi si è chiarito il termine libertà, specialmente la prima volta quando ho affittato una camera in un appartamento con cinque ragazze italiane: certamente all’inizio è stato difficile rispetto alla mia cultura ma dopo la vita con loro è diventata interessante. All’Università per Stranieri ho trovato tanti amici non solo tra gli studenti, ma anche tra i professori e i docenti che costantemente mi chiedevano informazioni sulla mia cultura e la mia città Alessandria d’Egitto. Perugia è una città multietnica, un piccolo mondo racchiuso nel cuore del centro e più precisamente in Piazza IV Novembre dove si incontrano persone di ogni razza e di culture
diverse e tutti insieme cantano e ridono felici, mostrando pubblicamente i loro sentimenti. Tra tutte queste scene non ho dimenticato di dare un’occhiata profonda alla comunità perugina, scoprendo che, nonostante questa bella vita, c’è un po’ di delusione tra i giovani perché hanno sempre questa piccola paura per il futuro, il lavoro e lo stipendio. Oggi che sono in Egitto sento forte il desiderio di tornare di nuovo a Perugia per poter fare quattro passeggiate con amici al centro, dare un’occhiata al verde circostante e alle zone ricche di edifici antichi. Alle fine direi che ho fatto un’esperienza indimenticabile, è stato bello anche vivere questo periodo tra tutti gli eventi come Eurochocolate, Umbria Jazz ed altre belle cose che rendono il centro pieno di gente: Perugia è veramente nel mio cuore.
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Percorsi Turistici
Perugia tra medioevo, artigianato e piatti creativi di Laura Patricia Barberi Perugia, un disordinato corteo di stradine medievali che a decine si diramano dal cuore pulsante del centro storico, Corso Vannucci. Oggi in questa città convivono due anime in modo silenzioso e rispettoso: da una parte la tradizione che si arrocca nei monumenti etruschi, medievali, rinascimentali e di epoca risorgimentale; dall’altra la modernità che corre impavida lungo i binari rosso fuoco del minimetrò. Per questo le attività da svolgere nel capoluogo umbro sono eterogenee e affascinanti. In Piazza Piccinino al numero 9, a pochi passi da Piazza IV Novembre si trova la Casa Museo di Palazzo Sorbello. Con il bel tempo è possibile sedersi sulla terrazza in contemplazione della vista mozzafiato su Assisi, Spello e fino a dove l’orizzonte lo permette. Potrete visitare le 5 sale affrescate e costellate di antichità sensazionali: lampadari settecenteschi di
Casa Museo di Palazzo Sorbello
Murano unici al mondo, una collezione importante di 20,000 volumi e porcellane Ginori del XVII secolo sono solo alcune delle sue rarità. (www.casamuseosorbello.org - 075 5732775). Altro luogo affascinante è quello che da secoli porta avanti l’attività rispondendo alla seguente filosofia: “Dipin-
Museo laboratorio Moretti Caselli gere una vetrata vuol dire mescolare i colori e la luce, per dare vita ad un’opera che solo da questo connubio può esprimere tutta se stessa.” Si tratta del Museo Laboratorio Moretti Caselli (Via Fatebenefratelli, 2) dove dal 1860 ad oggi, e per cinque generazioni, una famiglia di artisti esegue vetrate dipinte e cotte e fuoco. Lo studio è situato in una residenza quattrocentesca dell’antica
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famiglia Baglioni. (www.studiomoretticaselli.it 075 5720017). Fatto il pieno di cultura, prenotate all’intimo e seducente Ristorante Culturale L’officina in Borgo XX Giugno: piatti creativi attenti alla tradizione ma al contempo rielaborati da contaminazioni raffinate. L’attenzione è rivolta alla presentazione del cibo nel piatto in un costante colloquio di elementi del ‘vecchio’ e ‘nuovo’, ‘locale’ e ‘straniero’. La carta dei vini conta 500 etichette, e la sala è un gioia per gli occhi degli amanti dell’arte contemporanea. (www.l-officina.net - 075 5721699). Il dopocena radical-chic par excellence è al Combo, spazio multigenere, crocevia culturale, luogo espositivo, caffetteria e wine/cocktail bar con piccola sala concertistica annessa. Nasce dalla necessità di condividere e divulgare la cultura contemporanea in maniera informale e accessibile, senza per questo intaccare o ridurre la qualità della proposta. Via Cartolari 1/A. www.comboperugia.it. L’unico consiglio che vi posso dare nel visitare Perugia è quello di perdervi senza logiche squi-
Ristorante Culturale L’officina
Via Volte della Pace sitamente turistiche nei suoi vicoli (cercate Via Volte della Pace), di entrare nei locali affrescati del centro (Pasticceria Sandri, Corso Vannucci), e di collezionare scorci panoramici dietro ogni angolo (Terrazza di Porta Sole) così da portarvi a casa lo spirito di una città che risplende nella sua dicotomia tradizional-innovativa.
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ACQUA E BENESSERE
Il rilancio delle terme e delle Spa in
Umbria
C’è un diritto al benessere fisico e psicologico, al relax e all’antistress? C’è un diritto ad inseguire il mito dell’eterna giovinezza, al desiderio di fermare il tempo? C’è un diritto alla bellezza fisica in un mondo in cui l’immagine è tutto? Sì! Lo avevano già realizzato i Romani i quali affiancavano alle proprietà salutari delle terme vari centri di benessere del corpo e dello spirito. Le numerose risorse idriche e termali dell’Umbria rappresentavano un vanto per la Regione che ne traeva vantaggi per il benessere della popolazione. Andare a “passare le acque”, considerato nel passato un lusso che pochi potevano permettersi, rappresenta oggi una pratica seguita da molti, anche per le agevolazioni che il Servizio Sanitario offre. E così l’Umbria riscopre le proprie terme, potenzia i propri stabilimenti, ne recupera altri in disuso, ne attiva dei nuovi. Il tutto inserito in un rinnovato slancio per il turismo che nelle pratiche termali può trovare un volano di sviluppo, un ingrediente fondamentale di espansione, un valore aggiunto di attrazione per cittadini regionali ed extraregionali. Tra le terme in corso di recupero, quelle di
Centino di Nocera Umbra sono in pole-position. Come sottolinea il Sindaco, Giovanni Bontempi. “La costruzione di un parco del benessere è una strategia progettuale intorno alla quale realizzare una operazione di ‘prodotto benessere’ che si integri con altri servizi basati sulle peculiarità del territorio”. Quindi tanti centri benessere o Spa (Salus per acquam) affiancati a stabilimenti termali. La Spa come carezza di benessere, come centro di relax, di recupero e di ricarica delle energie, potenzia il beneficio curativo delle acque termali di cui può essere un’estensione. Sulla tematica volta al recupero culturale e operativo delle acque termali, su iniziativa della Regione e di Sviluppumbria è stato recentemente presentato un libro: “Torniamo alle fonti: la memoria dell’acqua, il futuro dei luoghi, le acque minerali e termali in Umbria”. Speriamo che il programma non si fermi solo all’enunciazione.
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GIRI del gusto
Il Pane come cibo
del corpo e dello spirito di Marilena Badolato
Giri del gusto perché saranno giri, tour gastronomici alla scoperta di gusti nuovi e antichi, di realtà del nostro territorio, ma anche giri intorno al pianeta gusto, innovazione e tradizione, trend del momento, storia alimentare. Iniziamo allora con un giro sul pane, elemento-alimento primario. Pane, panis, impasto di farina di cereali e acqua. Cibo e nutrimento per il corpo e lo spirito. Accompagna sin dalla notte dei tempi i piatti, la cucina: cumpanaticum, ogni preparazione che si poteva accompagnare con il pane. Pane ovunque, nei proverbi nei detti nelle
citazioni: pane di vita eterna, il pane quotidiano, il pane degli Angeli, ma anche il pane della scienza, buono come un pezzo di pane, rendere pan per focaccia, guadagnarsi il pane da vivere, togliersi il pane di bocca, e tanti e tanti. Fino al massimo della bontà: sapere di pane. Pane, uno dei vocaboli più conservativi della lingua e nello stesso tempo con più varianti lessicali: rosetta, mantovana, spaccatina, puccia, cornetto, mica e michetta, crocetta, coppia ferrarese, spiga e tanti altri. Il nostro pane umbro è senza sale, sciapo, sciocco. Geograficamente lontani dal mare e quindi dalle saline, l’approvvigionamento del sale era per noi costoso. Dal 1540, per non pagare ulteriori gabelle sul prezzo già caro del sale, i perugini cominciarono a farne a meno, e il pane fu la prima cosa da provare senza aggiunta di sale. Ci si accorse che non era poi tanto male, soprattutto se si cuoceva in quei forni a legna, che dava il proprio buon profumo all’impasto. I nostri pani
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umbri, nei formati filoni, filette, filoncini, sono il casereccio, profuma di buono, di farina macinata a pietra, ricco di proteine e oli essenziali e con il lievito madre, che ne preserva la bontà per giorni e giorni; la ruota umbra, caratteristico pane di farina integrale, discendente dal pane quadratus latino, superficie con vistosi tagli, che rappresentavano la “filosofica quadratura del cerchio”; il pane di Terni, tipica pagnotta da un chilogrammo di peso, cotta nel forno a legna e con il suo marchio impresso; il pane di Strettura, dal nome del paese la cui bontà dipende dalla qualità dei cereali e dall’acqua di sorgente del luogo, poi pani di farro, pani integrali, pani di crusca, i pani conditi, il nociato-caciato, pane con olio pecorino e noci. L’Associazione “ Città del pane”, che raggruppa comuni italiani che hanno nella loro storia il pane come pro-
tagonista, vede la città di Corciano organizzare da anni Pane in Comune e Pane in Piazza, arte della panificazione, lezioni sul pane, degustazioni, con la partecipazione di diversi forni del nostro territorio: la Forneria di Corciano, il Forno di Pioppi, i Molini Popolari riuniti di Ellera, la Panetteria Grifo, la Panetteria Fiorucci, il celebre Forno Faffa di Ponte Valleceppi, primitivo molino, poi forno storico per storico pane dal 1851, cotto nel forno di legna di macchia mediterranea non resinosa. Molto richiesto l’ultimo nato: il rustichello, con farina grossolana macinata a pietra, fatto riposare in un letto di farina di crusca e infornato poi nel forno a legna.
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SPORT
La Liomatic basket e la sfida con il nuovo
coach Fabrizi di Barbara Isidori
Quando scendono in campo infiammano il pubblico del Palaevangelisti. In questi ultimi anni hanno regalato splendidi momenti di puro entusiasmo e qualche piccolo dolore. La promozione in A Dilettanti qualche anno fa, le stagioni tra i “grandi”, lo scorso anno la promozione sfumata per un soffio ai play-off. Per chi le segue non è difficile indovinare. Per chi li ha solo sentiti nominare si tratta dei fantastici della Liomatic Perugia Basket. Questa stagione per i ragazzi biancorossi una nuova avventura in A Dilettanti, quest anno denominata DNA, con la missione di provare a vincere per riportare il basket umbro ai massimi livelli. La missione per il momento sembra difficile da raggiungere. Qualche sconfitta di troppo, sono cinque quelle consecutive, e l’esonero di coach Furio Steffè. Un tecnico tosto arrivato quest’estate sotto i pareri più che favorevoli del pronostico. Invece dopo la sconfitta contro la Virtus Siena feralmente è arrivata la notizia del suo addio alla Liomatic. Qualcosa non ha funzionato. L’alchimia con la squadra non si è creata. Il suo parlare troppo da “giovane”, il suo modo di
vedere il basket non è stato congeniale alla squadra perugina. A metà campionato e 18 partite giocate i numeri dicono che la Liomatic ha messo via 8 vittorie, incredibili e al cardiopalma, e 10 sconfitte. Un finale 2011 e un inizio 2012 costellato da 5 sconfitte. Poco. Troppo poco per una società poco alla ribalta ma ambiziosa come quella biancorossa. Per
Andrea Fabrizi
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questo dopo l’esperienza di Steffè in panchina è stato chiamato un nuovo coach. Un tecnico che conosce già la squadra e le sue dinamiche, Andrea Fabrizi attualmente secondo allenatore. Una scommessa verrebbe da dire. Fabrizi è uno che il basket lo mastica fin da giovanissimo. Un tecnico che finora ha ottenuto risultati importantissimi con i diversi settori giovanili che ha allenato. Svariati i titoli regionali conquistati, tra cui l’accesso con i suoi ragazzi alle Finali Nazionali, prima a Bormio (Under 15 Eccellenza, dove raggiunge i quarti di finale) e poi a Bologna (Under 17 Eccellenza). Un bel palmares che gli permette di diventare dal 2009 Referente Tecnico Territoriale per il Settore Squadre Nazionali. La sua collaborazione con il Perugia Basket comincia nel 2009 prima con coach Maurizio Buscaglia lo chiama a far parte dello staff tecnico e poi nella scorsa stagione con Riccardo Paolini. Nella scorsa estate ha brillantemente superato il corso per Allenatori Nazionali a Bormio. Insomma uno che conosce benissimo la materia ma che sarà chiamato ad un compito difficile. Quello di risollevare un gruppo di ragazzi che sul parquet spesso stentano ad avere la grin-
ta giusta. Il campionato è ancora lunghissimo e di tempo per incendiare gli animi dei tifosi ancora ce n’è. Metà campionato da lottare come gladiatori e quel sogno in cui credere con tutte le proprie forze. Senza fare troppi programmi a lunga scadenza. Un passo alla volta.
FARINA: IL GOAL VINCENTE DA TERZINO ONESTO E’ romano di nascita, ma umbro di adozione. Terzino del Gubbio, è salito agli onori della cronaca per un goal di eccezione: quello alla corruzione calcistica, decapitata nelle sue aspirazioni di classifica criminale. Simone Farina ha realizzato un goal di onestà non solo per non aver accettato 200mila euro per cambiare il risultato di qualche partita, ma per aver denunciato i “compari” che stavano dietro il mercificio del calcioscommesse. Convocato a Coverciano dall’allenatore della Nazionale Cesare Prandelli, Farina ha anche ricevuto un gagliardetto durante il gran Galà del Pallone d’oro.
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SELEZIONE LIBRI
Scrittori in Umbria GIAMPIERO MIRABASSI, presenta l’ultimo libro Argì de vita e campi di penzieri e gente ed è ancora successo. L’Autore immerge la poesia nella terra umbra per ritrovare appartenenza, memoria e lingua. Secondo Mirabassi “guardare vuol dire entrare nel profondo delle cose per cogliere l’essenza di ciò che sollecita i nostri sensi”. La raccolta di poesie ci restituisce una consuetudine a guardare il mondo in stile poetico, arguto, velato di malinconia per il passato. Sono tutte motivazioni coniugate con l’amore e il rispetto delle radici, con le convinzioni morali e religiose, con la memoria vigile del passato. L’Editore è Guerra Edizioni-Perugia.
DARIO ANTISERI, filosofo ed epistemologo di fama internazionale, si cimenta nel volume Laicità: le sue radici, le sue ragioni, per spiegare il valore della diversità nel logos, nell’ethos, nella polis, i vantaggi e i pericoli della globalizzazione. L’Autore, nel chiedersi cosa vuol dire essere laici, esplicita i presupposti etici della “Società aperta”, chiarisce i limiti del potere politico e i rapporti con il messaggio cristiano. Con il “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” faceva irruzione nella storia il principio per cui lo Stato non è assoluto, desacralizzando e relativizzando il potere politico. L’Editore è Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ).
GABRIELLA MECUCCI, autrice de Le ambiguità del pacifismo. Luci e ombre di un movimento nato dalla Perugia-Assisi. A 51 anni dalla prima marcia della pace, il libro ripercorre la storia del pacifismo basato sui nobili intenti del suo ideatore Aldo Capitini, ma con le sue contraddizioni e strumentalizzazioni politiche. All’Umbria è sfuggita l’occasione di diventare sede di un grande centro culturale di studi sulla pace, il quale accanto alla marcia Perugia-Assisi, avrebbe potuto organizzare seminari e convegni di respiro internazionale e di orientamento scientifico, assicurare incontri di intellettuali, di scrittori, di filosofi e di storici. L’Editore è Minerva Edizioni-Bologna.