Riflesso Settembre-Ottobre 2012

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NUOVA APERTURA FILIALE P.TE S.GIOVANNI VIA CESTELLINI

NUOVO ORARIO SABATO 9.00 13.00 11

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NUMERO UNICO: 075 60 50 40


Ragazza Riflesso Umbria Settembre - Ottobre 2012

Foto realizzata presso

EDITORE CT Comunicazione

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DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE Alessio Proietti, Noemi Furiani, Giulio Siena, Alessia Mencaroni, Roberto Gagliardi La Gala, Elisabetta Bardelli, Barbara Isidori, Marilena Badolato, Laura Patricia Barberi, Walter Leti HANNO COLLABORATO Francesca Magnani, Claudio Cattuto, Filippo Fagioli, Manila Ciacci, Elisa Giglio, Beatrice Cuniberti, Rita Valletti, Maddalena Mommi, Alessandro Biscarini, Marco Zuccaccia, Kanako Yamamoto, Carrie Ann-Stein, Wilson Pk, Ashley Kang REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2012 IMPAGINAZIONE e STAMPA Tipografia Metastasio Palazzo di Assisi - Perugia RINGRAZIAMENTI Antonio Morabito, Gianluigi Angelantoni, Massimiliano Tremiterra, Eugenio Guarducci, Nando Mismetti Scuola del Cioccolato Perugina Umbria Trade Agency Philms CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info PUBBLICITÀ commerciale@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info DISTRIBUZIONE Regione Umbria e Principato di Monaco

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EDITORIALE 03 Umbria… l’estate sta finendo 05 Lettera dell’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco 06 08 09 10 11 12

APPUNTAMENTI EVENTI - Eurochocolate Assisi e il World Heritage Tourism Expo Giostra della Quintana EVENTI RIFLESSO Cashmere District Award - Umbria Jazz ‘12 - Trasimeno Blues Umbria, un’estate di musica AGENDA - Settembre - Ottobre 2012

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ECONOMIA MODA - Umbria Happy List Stilisti internazionali e Cashmere umbro MADE IN UMBRIA - Il Cluster Nautico Umbria si ripresenta a Montecarlo 18 GREEN ECONOMY - L’Agricoltura Biologica in Umbria 21 La creativitá e la Rigenerazione Urbana Sostenibile 22 24 26 29

ARCHITETTURA, ARTE E TERRITORIO BORGHI - Venere e Tane del Diavolo nel Principato di Parrano PALAZZI STORICI - Palazzo Trinci a Foligno CONTEMPORANEITÀ E DESIGN - Aldo Rossi e l’Ex Sogema DISCOVERY - Mostri a tre teste nelle nostre Chiese

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SOCIETÀ PERSONAGGIO - Eugenio Guarducci, l’ideatore di Eurochocolate WELLNESS - Dieta Zona come cura LA VOCE DEL POLITICO - Nando Mismetti, Sindaco di Foligno LIFESTYLE - Le riviste straniere che amano l’Umbria PARLA L’ESPERTO - Scippo “in itinere”: spetta l’indennizzo BRIEFING CULTURALE - L’Almanacco di Barbanera C’Era l’Umbria” - Documentario sui siti Geo-paleontologici LONDON CALLING - Olimpiade 2012: Londra medaglia d’oro NEW YORK - Design e artigianato ecosostenibile STORIE INTERNAZIONALI - Il Giappone ammira l’Italia

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TEMPO LIBERO GIRI DEL GUSTO - La Cioccolata: un gusto degno di eterna lode SPORT - Sir Safety Perugia Volley: inizia la magia dell’A1 SELEZIONE LIBRI


Ri#torante

Il Convento Antica Dimora Francescana sec. XIII

RISTORANTE TIPICO UMBRO - PIZZERIA

Via del Serraglio, 2 CORCIANO (Pg)

Tel. 075 6978946 - Cell. 334 7178439


EDITORIALE

Umbria…

l’estate sta finendo

di Mario Timio

L’estate che sta scivolando verso un autunno che speriamo non sia troppo caldo, viene archiviata come una delle più infuocate degli ultimi anni. E non solo da punto di vista meteorologico con le sue calure, siccità, incendi, ma soprattutto per l’atmosfera surriscaldata dalla politica, dalle polemiche partitiche, dalle discutibili iniziative di leader, dagli interventi di giudici d’assalto, dalla ventilata chiusura dell’ILVA a Taranto. Ci si divide su tutto. Persino l’Olimpiade di Londra è stata oggetto di controversie. La Pellegrini dall’altare alla polvere; al contrario la Rossi con la sua medaglia d’oro al tiro a piattello, esprime nella sua disarmante semplicità e bravura il vero volto dei giochi. A questi hanno partecipato anche degli atleti umbri, senza medaglie (tranne il bronzo ad Andrea Giovi per la pallavolo) ma tutti accomunati da quello spirito decouberteniano che conferisce all’Olimpiade il valore aggiunto di ogni competizione sportiva. Ma gli umbri non sono preoccupati delle mancate medaglie; altri sono i problemi che li assillano. Emergenza siccità, stato di calamità per l’agricoltura, infiltrazioni criminali nel tessuto economico e sociale, ventilata chiusura di centri direzionali e fabbriche, aumento della disoccupazione giovanile. Nulla di nuovo. Su questi problemi paginate di quotidiani ci hanno “riscaldato” il cervello per tutta l’estate. Ma ce l’hanno riscaldato anche per un altro paio di motivi: l‘eliminazione o l’accorpamento di istituzioni, il varo seppure parziale della riforma sanitaria umbra. Terni scompare come provincia, a meno che non intervengano salvataggi dell’ultimo momento. Ma serve veramente la provincia? Non dovevano essere tutte eliminate nel 1970 quando sono state istituite le regioni? A chi hanno giovato? Pensiamo male se diciamo essenzialmente ai politici? E chi protesta se si effettua la fusione dei piccoli comuni che in Umbria passerebbero da 92 a 50 dopo il “disboscamento”? Certo no i cittadini quando si spiega loro che accorpare significa semplificare e sburocratizzare. E soprattutto effettuare risparmi che potrebbero esser dirottati verso servizi sociali. Senza amputare tradizioni e culture di comuni confinanti. Lo stesso vale per l’accorpamento dei tribunali che in Umbria rimangono tre: Perugia, Spoleto, Terni. La tematica della fusione delle ASL e di alcuni servizi, inserita nel contesto della riforma sanitaria umbra, ha una valenza più pregnante poiché muove maggiori interessi di cui la salute è il principale. Si parte sempre dalla spending review montiana, che vede nel risparmio e nell’eliminazione di sprechi l’asse portante delle strategie sanitarie, per portare alla gente un messaggio di novità che significa mantenere la qualità del servizio a fronte di innovazioni assistenziali che richiedono adattamento e responsabilità. Certo, estremizzando, è duro spiegare ad un cittadino di S. Giustino che deve recarsi ad Orvieto per un accertamento diagnostico eliminato nel suo territorio a causa della spending review. E che dire a quella donna che vorrebbe partorire all’ospedale di Assisi il cui punto nascita è stato cassato perché i neonati dell’anno precedente erano di poco inferiore a quello previsto dalle norme vigenti (500)? Grandi, piccoli problemi che l’Umbria risolve con la sua determinazione e coesione sociale. Caratteristiche che fanno piacere l’Umbria a tante persone.

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S p o l e t o

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F o l i g n o

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T e r n i

Spoleto Corso Garibaldi, 50 - tel. 0743.49.837 - Foligno Corso Cavour, 26 - tel. 0742.352.267 - Terni Corso Vecchio, 7 - tel. 0744.408.111 www.tomasinifrancia.it - amministrazione@tomasinifrancia.it


L’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco Monaco, 5 settembre 2012 Cari lettori, dopo un anno di contatti intercorsi con le istituzionali umbre, che mi hanno consentito di conoscere sia i vertici regionali che le aziende locali, anche quest’anno, nel mese di settembre, avremo a Montecarlo la presenza di un pezzo di eccellenza umbra. Si tratta del distretto della nautica che produce oggettistica e componentistica, nel cuore verde d’Italia, per navi di importanti dimensioni e marchi italiani e stranieri di altissima qualità e prestigio. La liaison tra la Regione Umbria e il Principato di Monaco continua in modo saldo e vivo anche grazie alla rivista RIFLESSO che ci permette di conoscere realtà straordinarie sotto un profilo culturale, paesaggistico, artistico, ma anche imprenditoriale. La magia del vostro territorio si esprime attraverso le eccellenze, la creazione di oggetti di artigianato pregiati, i prodotti raffinati e unici nel loro genere: tutti elementi che fanno gola al segmento del luxury che trova in Montecarlo il suo habitat naturale. Dopo aver tanto apprezzato il metodo di lavoro umbro, fondato sui valori, sulla semplicità, sulla ricerca del bello e sulla spiritualità che contraddistingue l’Umbria dal resto del mondo, ritengo che si debba fare tesoro di questo importante periodo promozionale realizzato a Montecarlo e trasformarlo in qualcosa di concreto. Reputo pertanto che il momento sia maturo per l’organizzazione di una “Giornata dell’Umbria nel Principato di Monaco”, per far conoscere più da vicino quei prodotti caratteristici e tipici della terra umbra, esaltando una regione che sta venendo fuori lentamente ma che si sta affermando sugli scenari internazionali come meta ambita anche per un turismo di nicchia che ricerca la qualità della vita. Antonio Morabito


EVENTI

Eurochocolate

Con il web si tinge di

Perugia e la kermesse del cioccolato sono un connubio indissolubile da quasi vent'anni. Si tratta di Eurochocolate, la manifestazione internazionale piĂš golosa dell'autunno, che anche quest'anno ri-

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cioccolato tornerĂ nel capoluogo umbro dal 19 al 28 ottobre. La dolce kermesse si aprirĂ al mondo del web 2.0, social network e alla tecnologia smartphone. Infatti, il motto


<<appuntamenti>> di questa diciannovesima edizione sarà "iChoc applichiamoci'' per essere al passo con i tempi e con le nuove tecnologie per tablet e smartphone e, quindi, per interfacciarsi con il pubblico e favorire i contatti con la rete. A confermare questa immagine giovane, colorata e fresca sarà la custodia porta tablet "iChoc", che richiamerà il mondo del web e da cui fuoriusciranno tante piccole e gioiose icone simili a quelle che si trovano su tutti gli smartphone di nuova generazione, come fossero dei golosi ciocco-

nuovi modi di avvicinarsi alla cultura del gusto, basata sulla ricerca costante della migliore qualità. Infatti, ci saranno gli appuntamenti giornalieri del Chocolate Show, che allieteranno il centro storico e che accompagneranno i partecipanti verso la Boutique del Cioccolato, la Cioccolateria. Negli stessi giorni, come del resto tutto l’anno, è possibile visitare la Casa del Cioccolato Perugina e frequentare i

Quest’anno sbarca la tecnologia web 2.0 e la dolce kermesse diventa online

latini. In questo modo, lavorare e navigare, restare in contatto con il mondo non solo sarà sempre più facile e veloce, ma, magari, anche più dolce. La linea gadget Eurochocolate "iChoc" proporrà custodie per pc, tablet, cellulari e chiavette usb, che richiameranno le golose tavolette di cioccolata. Inoltre, must delle passate edizioni sarà la ChocoCard, ovvero l'imperdibile “carta servizi” al costo di sei euro, che permetterà, come sempre, ai visitatori di gustare prelibatezze provenienti da tutto il mondo, di partecipare a iniziative esclusive e di acquistare con forti sconti dolci ''ricordi'' della manifestazione cult degli irrimediabili golosi. Eurochocolate organizza ogni anno appuntamenti che hanno come tema di fondo la degustazione del cioccolato e la scoperta di

corsi della Scuola del Cioccolato. Inoltre, si potranno ammirare le Sculture di Cioccolato in Corso Vannucci e, in particolare, la creazione della scultura in cioccolato fondente realizzata dai Maestri Cioccolatieri della Scuola del Cioccolato Perugina. Infine, molti i workshop, le animazioni e le degustazioni per permettere a tutti di assaggiare inedite varianti di quello che gli Aztechi chiamavano il cibo degli dei, come il cioccolato senza glutine per i celiaci e gli intolleranti al glutine.

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EVENTI

Assisi e il

World Heritage Tourism Expo

Assisi sarà la capitale della terza edizione del World Heritage Tourism Expo (Wte), un evento riservato ai siti e alle città Unesco che si terrà nella città umbra dal 21 al 23 settembre. La borsa internazionale ospiterà anche la prima edizione delle Giornate della Dieta mediterranea, l’evento nato per far conoscere il modello nutrizionale e culturale della dieta, che dal 2010 è stato inserito nella lista del patrimonio immateriale dell’Unesco, come esempio di eccellenza, di stile di vita, oltre che alimentare. Come sostiene il Prof. Giovanni Puglisi Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO: “Se si pensa alla Dieta mediterranea come motivo per innescare un business commerciale, l’approccio è quello sbagliato. La Dieta Mediterranea rappresenta invece uno stile di vita sano, che riguarda un’alimentazione semplice e genuina”. Il Salone Wte sarà un punto di incontro tra il mondo della cultura e quello dell’economia, un appuntamento importante proprio per far conoscere ai tour operator internazionali i 47 siti Unesco italiani e soprattutto le tante mete turistiche meno note. Il Prof. Puglisi insiste nell’affermare che “il turismo culturale in Italia è una materia prima che non ha motivi di crisi. Anzi al contrario rappresenta

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un elemento di crescita. Occorre però concentrare l’attenzione sulle infrastrutture, sulla formazione e sulla qualità dei prodotti”. Quest’anno la manifestazione si trasferirà dal centro storico di Assisi al Teatro Lyrick. Si tratta di uno spostamento dettato da motivi funzionali e logistici, che garantisce la disponibilità di maggiori spazi. L’anno scorso il Wte ha chiuso il bilancio con oltre 100 siti italiani e stranieri rappresentati, 150 tour operator provenienti da tutto il mondo, 40 incontri scientifici e divulgativi e oltre 15 mila ingressi di pubblico. Inoltre, il Wte potrà contare sulla presenza di Grecia, Marocco e Spagna, i paesi che insieme all’Italia hanno visto riconoscersi la Dieta mediterranea come patrimonio Unesco. Dunque, i prodotti e le risorse del modello nutrizionale e culturale radicato in questi paesi mediterranei si ritroveranno per far conoscere al grande pubblico, agli operatori di settore e alla stampa la realtà della dieta in tutti suoi aspetti.


A Foligno si riapre la sfida della Quintana con la giostra per la rivincita La Giostra della Quintana è il simbolo di Foligno, è l’emblema di una grande occasione di festa per tutta la città umbra. Le spettacolari e avvincenti emozioni della Quintana riecheggiano ogni anno a

Disputa del Palio, mostre, conferenze, spettacoli e gastronomia tipica: si riaccendono i riflettori sul tradizionale evento giugno con la Giostra della Sfida e a settembre con quella della Rivincita. Il tradizionale appuntamento folignate prevede, oltre all’evento culminante della disputa del Palio da parte delle singole contrade, tanti eventi correlati, come mostre, conferenze, talk show, spettacoli, giochi per bambini. Senza dimenticare l’immancabile parte dedicata alla gastronomia tipica locale, con l’apertura ogni sera delle taverne a Foligno. Il palio della Quintana è dipinto ogni volta da un noto artista; la sera seguente la giostra trova posto d’onore nella sede del Rione vincente, dove sono conservati quelli vinti nelle precedenti edizioni. La rievocazione della Giostra della Quintana è stata riproposta a partire dal 1946 e si ispira ad una antica competizione equestre in costume d’epoca, che risale al XVI secolo e che si proponeva

di Elisa Giglio di determinare l’ordine di priorità per un cavaliere d’onore nella fedeltà al principe o alla dama del cuore. Dunque, i dieci rioni con i loro binomi continueranno ad affinare la preparazione nella seconda sessione di prove libere al “Campo de li Giochi”, in vista della Giostra della Rivincita del 16 settembre 2012. Anche per questa sessione i cavalieri avranno a disposizione quattro tornate. All’inizio proverà il cavaliere del Rione Croce Bianca, Daniele Scarponi, il vincitore della Giostra della Sfida a giugno. L’ordine di partenza della sessione sarà, dunque, Rione Croce Bianca, Cassero, Giotti, Spada, Pugilli, Contrastanga, La Mora, Morlupo, Ammanniti e Badia. Infine, la sera precedente la competizione i seicento figuranti del corteo storico sfileranno per le vie della città con costumi che si ispirano ai secoli XVI e XVII, periodo di massimo splendore della Giostra.

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EVENTI RIFLESSO a cura di Beatrice Cuniberti

Cashmere District Award 2012 Si è tenuta il 14 luglio, durante i giorni di Umbria Jazz, la premiazione dei giovani stilisti vincitori del “Cashmere Discrict Award”, l’iniziativa che fa incontrare l’eccellenza dei prodotti del distretto umbro del cashmere con la fantasia e l’estro creativo di giovani stilisti del Central Saint Martins di Londra, per dare vita a modelli inediti. Riflesso ha partecipato all’evento, che ha permesso ai giovani e promettenti stilisti di conoscere in modo più approfondito la nobile fibra del cashmere, da sempre simbolo del lusso e della creatività delle produzioni italiane, nata dalla collaborazione sinergica tra i piccoli laboratori artigianali e la capacità imprenditoriale delle grandi aziende del territorio.

Umbria Jazz ‘12 Non poteva mancare Riflesso all’edizione 2012 di Umbria Jazz, l’evento jazzistico più importante a livello mondiale che da quasi 40 anni si svolge in Umbria. Nonostante la crisi, Umbria Jazz ha mantenuto anche nell’edizione 2012 cifre da record, trasformando ancora una volta Perugia nella capitale non solo italiana, ma mondiale del jazz, mantenendo, come da tradizione, un livello qualitativamente molto elevato. Anche quest’anno il Festival ha espresso la sua vitalità senza mai tradire la propria identità fondamentale. E sebbene la manifestazione abbia più volte cambiato formula e look, è stata sempre capace di offrire ai partecipanti un altissimo livello musicale e un clima di grande armonia

Trasimeno Blues Riflesso ha seguito l’edizione 2012 di Trasimeno Blues, l’evento che da anni attira sulle rive del Trasimeno appassionati del genere e non solo. Anche in questa edizione, Trasimeno Blues non ha disatteso le aspettative, proponendo in 29 concerti, sia grandi nomi del Blues, sia artisti di nicchia, ma comunque di grande valore. Infatti una delle vocazioni principali del festival è proprio di dare spazio agli artisti più giovani per farli conoscere al grande pubblico, oltre che far incontrare culture musicali diverse: dal Blues più tradizionale al Blues urbano, incrociando Swing, Jazz, Soul, R’n’B fino alle contaminazioni con la musica elettronica.

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Umbria...un’estate di Umbria

Musica

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Agenda Settembre - Ottobre 2012 Il sentiero di Francesco Assisi - Gubbio (Pg) 1-3 settembre

Up to you

www.ilsentierodifrancesco.it

Terni 13-23 settembre

Festival Internazionale della Creazione Contemporanea

www.ternifestival.it

Segni Barocchi Foligno (Pg) 1-23 settembre www.comune.foligno.pg.it

Mostra Corpus Ceramicus di Igor Borozan Terni (Tr) 20-29 settembre www.italianartschool.it

Zaff - I giorni dell’afrodisiaco Città della Pieve (Pg) 7-9 settembre

I primi d’Italia Foligno (Pg) 27-30 settembre www.iprimiditalia.it

www.cittadellapieve.pg.it

Otricoli Music Festival Otricoli (Tr) 7-9 settembre

Perugia Science Fest Perugia (Pg) 27-30 settembre

www.otricolimusicfestival.it

www.perugiasciencefest.eu

One (Outdoor-NatureExperience) Cascata delle Marmore (Tr) 7-9 settembre

KlimaHouseUmbria Fiera specializzata efficienza energetica Bastia Umbra (Pg) 28-30 settembre

www.cascatamarmoreoutdoor.it

www.fierabolzano.it

Mac Marsciano Arte Giovani Marsciano (Pg) 7-23 settembre www.marscianoartegiovani.org

10ª Mostra del Fumetto “Lupo Alberto. Quasi un Parente” Città di Castello (Pg) 29 settembre-21 ottobre www.tifernocomics.it

Bianco Rosso & Blues Trasimeno (Pg) 8 settembre-3 novembre www.trasimenoblues.it

Giuseppe Terragni Il primo architetto del tempo CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea

Foligno (Pg) 6 ottobre-9 dicembre www.centroitalianoartecontemporanea.com

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MODA

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Umbria Happy List

Oggetti di abbigliamento e accessori umbri

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1 Camicia in seta stampa anni ‘70 Luisa Spagnoli

3 Pashmina in cashmere e Orecchini, bracciali in cashmere e pietre Paola Mela Cashmere

2 Il braccialetto del Melograno Le Sacche di Anna Rita Setti

4 Felpa in cotone e lycra T-Shirt T-Shops

www.luisaspagnoli.it

www.lesacchediannarita.com

www.paolamelacashmere.com

www.assisitshirt.com

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MODA

Stilisti internazionali alla scoperta del

Cashmere Umbro

di Carlo Timio

L’estro e l’ingegno di talenti internazionali al servizio di aziende di moda umbre. Questo in sintesi il progetto Cashmere District Award. Uno scambio di idee, una conoscenza di tecniche e tanta passione per il filato più pregiato: il cashmere. Il progetto è stato ideato dal Centro Estero Umbria, che è riuscito a mettere le gambe a questa ambiziosa idea anche grazie al prezioso contributo di una qualificata giuria costituita da Brunello Cucinelli, Anna Zegna, Marcella Gabbiano e Renata Molho. Ma di cosa si tratta in sostanza? Grazie a un accordo con una delle più prestigiose scuole di moda e design al mondo, la Saint Martins College of Art and Design di Londra, la giuria ha selezionato e quindi premiato i migliori tre studenti dell’anno. I quali hanno avuto modo di soggiornare in Umbria facendo un traineeship presso tre aziende di moda. Un territorio, quello umbro, dove ha trovato una sua collocazione ottimale la filiera produttiva del cashmere, composta da grandi, medie e piccole aziende, oltre che da laboratori artigianali e fasonisti, che sanno lavorare il filato del cashmere con cura, attenzione e passione, creando prodotti di eccellenza per il mercato del lusso. Il tutto condito da una cultura dell’ambiente, del territorio e da una filosofia di vita che affonda le radi-

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ce in un patrimonio di arte e di spiritualità che solo questa terra può offrire. “Sapevamo che l’Umbria fosse un importante centro del cashmere di altissima qualità, ma non immaginavamo che ci fosse un numero così elevato di aziende del settore”. Sono queste le parole dell’inglese Carrie Ann-Stein, che ha fatto uno stage da Brunello Cucinelli, cui fa eco l’opinione del cinese Wilson Pk (che invece è stato nell’azienda di Paola Mela Cashmere), che aggiunge: “Avere a che fare con un filato così importante è stata un’esperienza formativa e altamente professionale. Abbiamo ricevuto calore umano e una grande accoglienza”. Continua la coreana Ashley Kang, asserendo che “da Lorena Antoniazzi ho avuto l’opportunità di disegnare dettagli per la collezione, osservando anche le modalità con cui questa azienda cerca di allargare il mercato delle vendite”. “Da questa esperien-


za – sottolinea il cinese Wilson Pk – ho imparato a conoscere il design che deriva dalla ricerca e non dalla semplice ispirazione. Qui si dà molta importanza alla creatività e all’attenzione verso il cliente”. Conclude la ragazza inglese Carrie Ann-Stein, che parla dell’ “incredibile organizzazione di Cucinelli. Tutto è molto efficace e sembra che funzioni alla perfezione. Oltre all’aspetto produttivo, ho anche visto come viene promosso un fashion brand”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche le aziende ospitanti. Lorena

Il progetto Cashmere District Award, ideato dal Centro Estero, ha premiato i migliori stilisti del Saint Martins College di Londra Antoniazzi ha speso parole favorevoli all’iniziativa, sostenendo che “la presenza della stilista coreana è stata un’ondata di freschezza. Lo studio del dettaglio e la rifinitura hanno permesso di dare più stile ai nostri capi di abbigliamento. Auspico una continuazione di questo progetto per facilitare l’arrivo di nuovi stilisti”. Ampia soddisfazione anche per Paola Mela che reputa l’esperienza molto positiva. “È stato un bel confronto, molto valido. Abbiamo presentato il cashmere, le sue caratteristiche e tutta la filiera produttiva. Per noi il cashmere suscita emozione ed è questo il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere”. Lo stesso dicasi anche per l’azienda Brunello Cucinelli che incalza affermando che “lo stagista ha preso nota dei processi produttivi

per la realizzazione del capo finale, osservando anche come un prodotto viene veicolato all’estero. Questo progetto rappresenta sicuramente un modo per farsi conoscere ed entrare in contatto con nuovi talenti che saranno i possibili stilisti del futuro”. È della stessa opinione anche il direttore del Centro Estero Umbria Massimiliano Tremiterra che ribadisce come questo progetto abbia avuto un indubbio successo, sia in termini di immagine che di sostanza, non solo in tutto il territorio nazionale, ma anche in quello internazionale. “Spazio Umbria all’interno di Umbria Jazz e il contributo di Confindustria hanno garantito l’ottima riuscita dell’evento. Il prosieguo di questa iniziativa prevede che i collaboratori selezionati dalle aziende partecipanti, potranno seguire corsi specialistici su design e marketing presso la Scuola Saint Martins. Di rilievo è stata l’interazione tra aziende umbre e gli ambienti più dinamici del design internazionale. Il distretto del cashmere è tuttavia ancora poco conosciuto all’estero. È necessario quindi farlo uscire dal cono d’ombra. Il progetto, seppur piccolo, con il sostegno delle imprese e delle istituzioni, può essere ampliato e diventare qualcosa di più strutturato. Per questo, stiamo prendendo contatti con altre scuole internazionali di design e moda in diverse nazioni, tra cui la Germania, per ripetere la stessa esperienza entro l’anno”. In attesa del Cashmere District Award 2013.

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MADE IN UMBRIA

Il Cluster Nautico Umbria

si ripresenta a

Montecarlo

È considerato il più prestigioso salone nautico nel mondo. E si trova a Montecarlo. Parliamo del Monaco Yacht Show (Mys). Quest’anno, l’esposizione di oltre cinquecento aziende tra le più importanti dello yachting di lusso e cento super megayacht a galla, aprirà i battenti dal 19 al 22 settembre. Sono

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circa 28.000 i visitatori professionali e privati che ogni anno prendono parte a questa importante manifestazione. Il Mys rimane l’atteso incontro superyachting dell’anno per i suoi marchi prestigiosi, che permettono di soddisfare i clienti più importanti a livello internazionale. E anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva, sarà presente anche l’Umbria. In che modo? Attraverso la partecipazione del distretto umbro della nautica, con il prezioso supporto organizzativo e sostegno finanziario del Centro Estero Umbria. Dopo aver avviato la sua attività nel 2011, l’Associazione “Cluster Nautico dell’Umbria” conseguendo un innegabile successo con la missione al Monaco Yacht Show di Montecarlo, merito anche del supporto della Presidente dell’Um-


<<economia>>

bria e dell’accoglienza dell’Ambasciatore d’Italia nel Principato, Antonio Morabito, ha impostato per l’anno in corso un programma ancora più ambizioso, che prevede nuovamente la presenza al Mys. “L’auspicio – asserisce il presidente del Cluster Luciano Franceschini – è quello di poter dare conti-

Le aziende umbre specializzate nel settore nautico tornano a Montecarlo con il supporto del Centro Estero nuità alla presenza umbra al prestigioso Salone del Mys, grazie all’aiuto e contributo del Centro Estero Umbria, e di poter valorizzare al meglio la partecipazione a questo evento. Sebbene l’Umbria non sia una regione lambita dal mare, il settore nautico ha ricoperto da decenni un’importanza strategica per l’economia regionale. Per il futuro, il numero dei partecipanti al Cluster dovrebbe passare dalle attuali dieci aziende a circa il doppio, migliorando così il funzionamento, adottando regole più precise e adeguando la struttura operativa interna. La filiera della nautica, in particolare nella divisione lusso, maxi yacht, coinvolge i comparti dell’impiantistica elet-

trica, idraulica, lavorazione e trattamento del legno e di metalli, arredo e accessori di ogni sorta. Nasce così l’idea di fondare un vero distretto, aperto a tutte le aziende umbre che intendono apportare nuove esperienze, know-how, maestranze e innovazione in un settore che, sotto l’ottica del profitto, risulta ancora promettente. La nautica rimane per l’Italia, seppure in questo periodo di crisi, un ambito di eccellenza produttiva ed un significativo settore di esportazione. È però anche un segmento caratterizzato da elementi di debolezza a causa delle ridotte dimensione delle imprese e della massiccia diffusione di modelli produttivi eccessivamente basati sull’artigianalità. Tuttavia, il fattore frenante che appare di maggior rilievo è senz’altro la difficoltà di molti imprenditori nel fare sistema ed affacciarsi sui mercati internazionali. “Con questa adesione alla manifestazione a Monaco – continua Franceschini –, confidiamo di poter rafforzare il network di relazioni con i principali clienti internazionali, che si è avuto modo di strutturare lo scorso anno proprio a Montecarlo”.

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GREEN ECONOMY

L’Agricoltura Biologica in Umbria di Walter Leti

Un metodo di produzione agricola rispettoso dell’ambiente che prevede la coltivazione di piante, l’allevamento di animali e l’acquacoltura senza l’uso di prodotti chimici L’argomento è di moda. Se ne parla molto e non sempre a ragion veduta, ricorrendo spesso a stereotipi ideologici piuttosto che a valutazioni di carattere strettamente scientifico. Ci riferiamo all’agricoltura biologica, con particolare riguardo alla nostra realtà regionale. La definizione che ne viene data dagli “addetti ai lavori” ufficiali è la seguente: “L’agricoltura biologica è un metodo di produzione agricola (vegetale e animale) rispettoso dell’ambiente e prevede la coltivazione di piante, l’allevamento di animali e l’acquacoltura senza l’uso di prodotti chimici di sintesi (fi-

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tofarmaci, diserbanti, medicinali ecc.) e di organismi geneticamente modificati”. La Regione Umbria eroga contributi alle aziende agricole che introducono o mantengono il metodo di produzione biologico attraverso fondi erogati ad hoc dalla Comunità Europea, sulla base del PSR (Piano di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2007-2013) elaborato dalla Regione stessa. Le associazioni di produttori biologici riconosciute possono usufruire, per le proprie spese di funzionamento, delle agevolazioni previste dalla L.R. n. 39/1995. Vengono concessi, inoltre, finanziamenti nazionali in attuazione del Programma di azione nazionale per l’agricoltura biologica, per interventi di promozione e informazione al consumatore. Il Regolamento comunitario n. 834/2007 definisce le seguenti norme tecniche che l’agricoltore o il trasformatore devono seguire per poter produrre, trasformare e commercializzare


le proprie produzioni come biologiche: nutrire il terreno affinché sia in grado, da solo, attraverso gli esseri viventi che lo popolano, di fornire alle colture i necessari elementi nutritivi; incrementare la fertilità del terreno da un punto di vista chimico, fisico e biologico con l’apporto di sostanze organiche e lavorazioni che garantiscano la conservazione dello stato iniziale; l’uso della rotazione colturale, l’impianto di siepi e alberature; l’impiego di varietà vegetali e razze animali adeguate all’ambiente. La difesa delle piante dai parassiti viene assicurata solamente con preparati vegetali, minerali e animali non tossici e/o con l’utilizzo di insetti predatori. Gli animali vengono nutriti con prodotti vegetali ottenuti da agricoltura biologica, evitando tecniche di forzatura della crescita e metodi industriali di gestione dell’allevamento, mirando nel contempo al loro benessere. La cura delle malattie è basata essenzialmente sull’impiego di prodotti fitoterapici e omeopatici.. Non è consentito utilizzare organismi geneticamente modificati (OGM) né per l’alimentazione del bestiame né per le produzioni vegetali. Il Regolamento (CE) n. 834/2007, oltre a definire le norme dettagliate in materia, ha previsto, a garanzia dei consumatori, un regime di controllo al quale i produttori, i trasformatori e i rivenditori devono obbligatoriamente essere assoggettati. Vediamo il rovescio della medaglia: il mancato uso di prodotti chimici volti a uccidere gli insetti e le muffe che potrebbero infestare le coltivazioni de-

termina un rischio di perdita produttiva che implica la necessità di una maggiore superficie da coltivare rispetto all’agricoltura tradizionale. Un aspetto che mal si concilia con la crescita demografica e la mancanza di spazio. La presenza degli infestanti è rischiosa per tutta la vita del prodotto. Le micotossine prodotte da alcuni funghi, tra cui le muffe che possono infestare le coltivazioni, possono trovarsi nel prodotto finito in quantità più elevata rispetto ai prodotti convenzionali. La deperibilità dei prodotti biologici, inoltre, è maggiore: un alimento come la farina, ad esempio, è più soggetto alla contaminazione da parte di insetti quando proviene da agricoltura biologica. È opportuno rilevare che gli slogan pubblicitari che vantano la qualità superiore degli alimenti “biologici” sono ingannevoli e fuorvianti e, pertanto, proibiti per legge. Non esistono, infatti, dati statisticamente significativi che dimostrino tale assunto. L’intento ecologico della produzione biologica è senz’altro utilissimo in un ambiente sempre più provato dagli eccessi umani e industriali, ma, per essere veramente utile dovrebbe essere sostenibile sia dal punto di vista dei volumi (materia prima, terreni ecc.) che dei costi.

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GREEN ECONOMY

La creativitá e la

Rigenerazione Urbana Sostenibile di Giulio Siena

Rigenerare l’esistente significa ri-dare al costruito nuova vitalità, funzionalità e qualità economiche e sociali, pur nella consapevolezza delle difficoltà tecniche operative Oggi il concetto di Rigenerazione Urbana Sostenibile (RI.U.SO), già ampiamento discusso nell’ambito di Festarch 2012 presso la Fondazione Umbra per l’Architettura (Fua), sta sempre più assumendo un ruolo centrale nel rinnovamento tecnologico, strutturale ed economico del patrimonio edilizio. L’accento viene posto sulla necessità di fare architettura recuperando il patrimonio esistente al fine di rivitalizzarlo e arricchirlo. Come sostiene il Presidente del Fua Paolo Vinti “la crisi ci ha costretti a riconsiderare alcuni aspetti L’Auditorium Paganini a Parma

dell’architettura. Costruire sul costruito, rigenerare l’esistente significa dare nuova vita, funzioni e qualità economica e sociale sapendo trovare le soluzioni a problematiche ben più complesse che non in una costruzione ex novo”. Il Progetto RI.U.SO fonda i suoi presupposti sulle pessime condizioni del patrimonio edilizio italiano e sulla loro pericolosità per la salute e per la sicurezza dei cittadini. Il patrimonio sedimentato è intimamente legato all’immagine stessa del contesto in cui insiste elevandosi in taluni casi a memoria storica e identità del luogo. Interessarsi a questo costruito, pertanto, al suo recupero e alla sua riqualificazione, individua un ambito di profonda sensibilità. “Nel rifunzionalizzare occorre una forte creatività – continua Vinti – uno sforzo tecnico e di immaginazione di nuove destinazioni, di nuove risposte in forma di spazi e materiali. La rigenerazione non è solo il restauro dei beni storico architettonici ma riguarda anche l’edilizia residenziale. E’ arrivato il momento di prendere in seria considerazione l’utilizzo di quell’enorme patrimonio storico di cui l’Umbria è molto ricca e che versa, in certi casi, in gravi condizioni di sotto utilizzazione”. Per poter ridare vita ai centri storici e ai borghi si devono tuttavia dare risposte credibili e sostenibili anche assumendo decisioni che potrebbero oggi sembrare insostenibili per mantenere in vita le città.

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BORGHI

Venere e Tane del Diavolo nel Principato di Parrano Nella parte sud occidentale dell’Umbria si trova Parrano, un piccolo borgo adagiato sulla sommità di una collina dominante il corso del fiume Chiani. È costituito da un impianto ellissoidale, con due porte d’accesso e tre strade parallele, un tessuto urbano seicentesco ben conservato sul quale svetta il Castello, che si sviluppa su cinque piani, con due torri a pianta quadrata con merlature imperiali. Ai piedi dell’altura ove sorge l’insediamento urbano si trova il Fosso del Bagno Minerale: un canyon che l’acqua ha scavato nella collina col suo scorrere millenario.

Il 10 ottobre 1733 la contea di Parrano fu elevata a Principato da papa Clemente XII Lungo questa stretta gola di pareti rocciose si apre un articolato complesso di grotte di origine carsica, noto con il nome di Tane del Diavolo. Da queste cavità provengono rilevanti reperti archeologici che testimoniano la presenza dell’uomo fin dal Paleolitico Superiore (dai 40.000 ai 10.000 anni fa). Si suppone che tali “Tane” ospitassero riti e cerimonie sacre; la tesi è avvalorata anche dal ritrovamento, eccezionale nel suo genere, di una rappresentazione

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di Alessio Proietti scultorea raffigurante una figura femminile. Questa piccola scultura, tra le più antiche rinvenute nel centro Italia, è ben nota al mondo scientifico con il nome di Venere Verde di Parrano. Interessante inoltre la presenza di una sorgente di acqua minerale che sgorga alla temperatura di circa 27°C, utilizzata per bagni termali fin dall’antichità. Questo territorio fu anche insediato dagli Etruschi e probabilmente dai Romani. Risale invece al 1118 il primo documento storico che menziona il castello di Parrano, data in cui il vescovo di Orvieto lo concesse in feudo ai conti Bulgarelli. Ereditato dai Baglioni passò poi ai Marescotti; nel 1733, papa Clemente XII elevò la Contea di Parrano a Principato ed Orazio Marescotti ne divenne il primo principe. Si sono poi succeduti nel tempo diversi proprietari del castello, che ritrovò un rinnovato splendore quando fu acquistato nel 1943 dal celebre imprenditore Antonio Valletta, storico Direttore Generale della FIAT dei tempi d’oro e dal nipote Marchese Fantauzzi, il quale affidò il restau-


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ro all’architetto Tommaso Buzzi, lo stesso autore dell’affascinante Scarzuola, la “città ideale” di cui ci siamo occupati in un numero precedente della rivista. I lavori liberarono l’antica costruzione dalle sovrastrutture murarie che nel corso degli anni si erano aggiunte e si realizzò un giardino pensile con piscina. Oggi il castello ospita una dimora storica di

charme con centro benessere. Il territorio di Parrano dunque, scoperto dagli uomini del Paleolitico, riscoperto da Etruschi e Romani e da alte personalità nel corso dei secoli, è ancora oggi un luogo da riscoprire all’insegna della ricerca storica, scientifica e dell’eco – lifestyle.

Le “Tane del Diavolo” Foto by www.umbrianascosta.it

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PALAZZI STORICI

Palazzo Trinci a Foligno:

di Giulio Siena

connubio di rigore e gentilezza

Le prime testimonianze della famiglia Trinci si hanno con un atto notarile del 1226, dove figurano Trincia e Rodolfo, figli di Berardo, celebre capitano di Federico I e Enrico VI. I Trinci otterranno ampio potere nel 1394, quando Corrado verrà eletto abate di Sassovivo. Questo titolo rinforzò il prestigio locale che già la famiglia aveva acquisito con l’ottenimento del vicariato pontificio, potendo ora controllare un territorio esteso tra l’Umbria, il viterbese e il marchigiano. Dal 1394 al 1439 i trinci amministrarono l’abbazia dalla quale dipendevano ben 92 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Sarà Nallo nel 1321 ad istituire una vera signoria sul comune che reggerà Foligno con numerose cariche istituzionali quali capitani del popolo, vescovi e gonfalonieri di giustizia. Ugolino Trinci invece darà inizio ai lavori per la realizzazione della dimora gentilizia nel 1389, acquistando alcune frammentate proprietà nella piazza principale. La scelta della localizzazione insediativa rispose a un chiaro e ufficiale intento di autocelebrare la famiglia e di conferirle una

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<<territorio>>

La scelta della localizzazione nella piazza principale rispondeva a un chiaro intento di autocelebrare la famiglia e di conferirle una promozione politica promozione politica. Il palazzo infatti si ergeva a quinta scenica del contesto cittadino più evocativo: la piazza, simbolo civico e religioso, sede dei rituali processionali più significativi della cittadinanza. Si trattò di una complessa operazione immobiliare di accorpamento e modifica di proprietà esistenti per generare un nuovo impianto signorile. Un assetto planimetrico geometricamente irregolare che si mimetizzava nella trama urbanistica della città. Edifici che mostravano un esterno severo quanto un intimo e accogliente interno fatto di cortili e loggiati. Forme solide ingentilite da deliziose bifore e cicli pittorici. La sala delle arti liberali, la loggia delle virtù, la sala degli imperatori e la cappella sono memorabili affreschi alcuni dei quali attribuiti a Gentile da Fabriano. Una meravigliosa avvitata scala gotica con affacci, sorprese e pause funge invece da seducente cerniera interna. Il palazzo cesserà le sue fun-

zioni di residenza privata per assurgere a palazzo apostolico pontificio con Sisto IV e da qui subirà i primi restauri. Le radicali e traumatiche destrutturazioni dell’impianto avverranno principalmente nel ‘700 -‘800. Su tutti il fronte principale affacciato sulla piazza che snatura profondamente l’identità originaria. Una “manipolazione genetica” della fisionomia e dell’articolazione distributiva del palazzo che tuttavia non condanna l’emozione di vivere le sue eccellenti sale.

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CONTEMPORANEITÀ E DESIGN

Intenti e risultati del progetto tifernate

di Aldo Rossi di Alessia Mencaroni Nel 1990 Rossi approda a Città di Castello. L’architetto presenta le sue idee in tre progetti: la parte commerciale, il giardino e la residenza, e il palazzo comunale mai compiuto. L’area oggetto dei progetti di Aldo Rossi ospitava fino alla fine degli anni ’80 lo stabilimento SO.GE.MA., importante fabbrica locale per la realizzazione di attrezzi agrico-

Le mancate aspettative e i compromessi dell’opera di Aldo Rossi nell’area Ex Sogema di Città di Castello li. La composizione dell’area commerciale seguiva uno schema di grande semplicità riconducibile a due estese aree quadrate, separate dalla stecca tra-

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sversale degli uffici. La stecca degli uffici è stata sostanzialmente realizzata secondo il disegno originale, con un’unica variante legata all’uso degli infissi, sostituendo le tipiche “quadrotte rossiane” con l’arricchimento di persiane in legno. Anche nella realizzazione della fontana, il disegno originario ha subito una variazione, sostituendo la geometria del triangolo



<<territorio>>

con una geometria rettangolare. Il progetto risulta del tutto stravolto anche nello spazio esterno dell’area che abbiamo definito “terrazza”. Se in origine infatti erano previsti 8 spazi coronati con coperture curve in mattoni, semplicemente separati tra loro dai discendenti e con semplici aperture rotonde, l’esito finale è di 7 spazi, dove è stato inserito un ulteriore blocco rivestito in mattoni con una zoccolatura inclinata anch’essa in mattoni. Il prospetto della palazzina degli uffici sul lato di via Giacomo Leopardi prevedeva in origine solo una piccola apertura rotonda nella parte bassa. Oggi è descritta da quattro fila di due finestre quadrate con infisso tradizionale e persiana. Per l’interno del Centro Commerciale Aldo Rossi aveva previsto un’ elegante struttura metallica a 5 campate con quella centrale coperta a botte e le altre a doppio spiovente. Su di esse spiccavano due grandi torri per i collegamenti verticali automatici. Nulla di ciò tuttavia ha visto effettivamente la luce, è rimasta l’idea della struttura metallica, ma declinata in tutt’ altro

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modo. Aldo Rossi è stato spesso accusato di essere un eccellente disegnatore, ma di produrre un risultato estetico delle opere spesso inferiore alle aspettative date dagli elaborati grafici. Nel caso tifernate le mancate aspettative sono rintracciabili in compromessi che hanno costretto il progetto iniziale a prendere strade completamente diverse. Rimanendo nel piano del progetto cartaceo. Rossi ha certamente sviluppato un tema ardito e difficile, riuscendo a individuare una nuova centralità urbana in stretto dialogo con quella storica riproponendo il forte concetto di piazza. Quello che resta oggi dell’opera dell’architetto milanese certamente lascia l’amaro in bocca, anche se a quanto pare il giudizio dell’utenza non sia dei peggiori, sebbene gli intenti iniziali circa la creazione di un luogo di incontro, oltre che di consumo, forse non sono stati pienamente soddisfatti.


DISCOVERY

Mostri a tre teste nelle nostre Chiese di Claudio Cattuto L’insopprimibile volontà di esprimere in termini grafici concetti difficili e alla base di ogni manifestazione artistica nel corso dei millenni non si è fermata nemmeno davanti ai dogmi. L’iconografia della Trinità non ha fatto eccezione a questa regola e le immagini che nei secoli si sono susseguite, hanno sempre tentato di tradurre il dogma in figure capaci di evocare l’idea di un Dio “Uno e trino”. L’intenzione di raffigurare la Trinità si manifestò presto. Già nel 431 in una chiesa di Nola apparve una Trinità in linguaggio simbolico: il Padre Eterno come una mano che esce dal cielo, il Cristo come un agnello e lo Spirito Santo come una colomba. Nell’alto Medio Evo, parallelamente al dibattito sul dogma, le rare rappresentazioni della Trinità assunsero per lo più forme astratte e geometriche (tre cerchi concentrici o un triangolo). Intorno al X secolo invece s’iniziò a ritrarre la Trinità mediante tre persone uguali e distinte. Dal XII secolo si andò affermando un altro modello iconografico, quello della Trinità come figura umana tricefala, cioè costituita da un solo corpo e tre teste, per indicare che in una sola sostanza si manifestano tre volti diversi. Questo gusto tipicamente medievale, non dovette però piacere molto alle supreme gerarchie ecclesiastiche. Per questa ragione, in Italia e nel resto d’Europa, non sono più di una decina le riproduzioni di questo tipo. Incredibilmente, tre di esse si trovano nella nostra Regione: una nella Chiesa di San Pietro a Perugia, una nella chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera e una venuta recentemente alla luce durante i lavori di restauro presso la Rocca Flea di Gualdo Tadino. A proteggere l’affresco,

La Trinità Tricefala di Perugia

La La Trinità Tricefala di Vallo di Nera

La Trinità Tricefala di Gualdo Tadino

situato su una parete della Chiesa di San Giovanni Battista, c’è un muro eretto per consolidare un vano della fortezza costruita incamerando anche la chiesetta. Un pregevole lavoro di restauro ha restituito al godimento di storici e amanti dell’arte questa eloquente opera.

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PERSONAGGIO

Eugenio Guarducci,

l’ideatore di Eurochocolate,

e il suo fiuto nell’anticipare i tempi a cura di Carlo Timio Il fondatore di una delle più grandi manifestazioni del territorio umbro, Eurochocolate, riesce sempre a precorrere i tempi con le sue iniziative proiettate nel futuro, con uno sguardo rivolto non solo all’Italia, ma anche all’estero. Architetto Guarducci, facciamo un passo indietro fino al 1994. Come nasce l’idea di creare una manifestazione così vasta sul cioccolato? “Innanzitutto l’idea è nata già da prima quando casualmente mi trovavo all’Oktoberfest, la festa della birra a Monaco. In quel contesto ho visto un prodotto, la birra, che era inserita non in un contenitore fieristico, ma all’interno della città in maniera festosa e golosa. Questa idea di evento mi spinse a pensare di poter realizzare qualcosa di simile nella mia città, Perugia. Ed ho pensato alla cioccolata. Così è arrivato Eurochocolate”. A partire dal 2000 ha dato inizio a una diffusione di eventi sul cioccolato anche in altre città italiane. Perché questa scelta? “Nel 2000 è nata l’esigenza di arginare la crisi di crescita dell’evento. Eravamo arrivati a un certo livello che quello che avevo immaginato all’inizio, stava diventando qualcosa di più complesso, superiore rispetto a quello preventivato. Inoltre, anche per dare continuità al lavoro svolto dal mio staff, ci siamo strutturati in modo diverso. Ora siamo più organizzati e attenti a rispondere alle nuove esigenze. E così abbiamo deciso di esportare il format in altre città, cominciando da Torino, per poi passare a Roma, Napoli e Modica”. E per quanto riguarda l’estero invece, ha mai

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pensato di allargare gli orizzonti in qualche paese? “Dal 1994 ad oggi abbiamo stimato circa 90 manifestazioni sul cioccolato che ogni anno si svolgono in Italia. Di queste, la principali le gestiamo noi. La nostra leadership nazionale oggi andrebbe tramutata con un processo di internazionalizzazione, che ci consenta di esportare il format di Eurochocolat anche all’estero. In Ecuador abbiamo già fatto qualcosa. In Svizzera, abbiamo organizzato l’Eurochocolate a Lugano, che ripeteremo l’anno prossimo. Ci sono inoltre situazioni curiose che ci vengono prospettate. Stiamo facendo delle considerazioni in Polonia, Dubai e Cina”. Da dove deriva quella creatività che ogni anno costituisce una nuova linfa vitale per Eurochocolate? “Il sassolino nello stagno lo getto io. I cerchietti vengono


intercettati dai miei collaboratori molto bravi nel tradurre un’intuizione in un progetto grafico. La ricchezza di Eurochocolate è quella di sapersi sempre rinnovare e sposare subito un’idea nuova. È un processo questo che sembra facile ma ha dei tempi di gestazione inimmaginabili. Abbiamo chiuso, ad esempio, a giugno 2012 l’immagine, lo slogan, il concept e il tema dell’edizione 2013”. Eurochocolate, Gluten Free Fest, a cosa altro pensa? “L’Umbria Water Festival è stato un evento che ci ha spostato in una dinamica molto diversa da quella del cioccolato. AperiTo a Torino, un festival sugli aperitivi, Fritto misto ad Ascoli, il Festival del pesce Azzurro a San Benedetto. Stiamo organizzando un evento al Parco della Majella. Ci sono poi idee che vengono rinnovate, riprese o sviluppate ex novo. In tutto realizziamo circa 10-15 eventi ogni anno. Qualche anticipazione su questa edizione del Festival? Cosa ha in cantiere per i primi 20 anni di Eurochocolate? “Il tema di Eurochocolate di quest’anno è Eurochoc che è anche un’esortazione a rimboccarci le maniche in quest’epoca complicata. Abbiamo inventato questa linea di gadget legati alla tecnologia e all’informatica, chiavetta usb, porta i-pad, porta i-phone. Per celebrare i vent’anni di Eurochocolate stiamo invece pensando di lavorare per un tour itinerante con venti tappe per tutta Italia, cominciando dall’Eurochocolate del prossim’anno fino al 2014”. Come si può fare in modo che un grande evento come Eurochocolate non coincida esclusivamente con un turismo mordi e fuggi? “I due weekend di Eurochocolate

sono gli unici che registrano il pieno negli alberghi nella provincia di Perugia e non solo. Nessun altro evento regionale fa registrare questi numeri. Una ricerca nazionale di Unioncamere nel 2011 ha riscontrato che in ottobre Perugia è stata la seconda meta di destinazione turistica d’Italia, dopo Roma. È ovvio che a ciò si unisce un turismo giornaliero, mordi e fuggi. Per far sì che questo non sia solo episodico, abbiamo già da tempo maturato l’idea di creare una città del cioccolato, nonché un parco tematico permanente, che consentirebbe che il binomio cioccolata-Perugia non sia soltanto legato alla manifestazione. Questo progetto potrebbe essere risolutivo di molte problematiche consentendo anche un giusto ridimensionamento dell’impatto che l’evento ha nella città”. Altri progetti nel cassetto? “Abbiamo altri eventi in stato embrionale, ma che contiamo di realizzare a breve. Uno di questi è l’evento Hollyfood, una manifestazione dedicata ai prodotti di eccellenze enogastronomiche umbre utilizzando un format cinematografico. L’idea è quella di fare un evento diffuso sul territorio, dove i prodotti diventano attori, i cuochi sono i registi, le ricette diventano dei film, e gli sceneggiatori sono le città, i loro sindaci e gli spazi che mettono a disposizione. Credo che a novembre del 2013 questa idea possa tramutarsi in un fatto concreto. Il nostro obiettivo è quello di cominciare anche a realizzare eventi non solo inerenti all’enogastronomia, ma anche legati alle tecnologie”.

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WELLNESS

Dieta Zona come cura di Manila Ciacci La Dieta Zona è un Life-style vero e proprio, non un trattamento volto ad ottenere semplicemente la perdita di peso. Si chiama così perché il Dr. Barry Sears, suo ideatore, ha individuato la “zona” ideale dell’insulina prodotta dal nostro pancreas dopo

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un pasto: né troppo bassa, né troppo alta. Ciò è alla base del nostro benessere in quanto tale controllo ormonale stimolato principalmente dai carboidrati, è legato alla sensazione di fame, sazietà, lucidità


Una dieta definita 40-30-30 per il contenuto dei suoi nutrienti, è idonea per trovare efficienza psico- fisica e benessere coniugato al mantenimento della salute mentale, produttività. Il cibo quindi diventa un mezzo importante per controllare i nostri ormoni. La Dieta Zona è stata la prima dieta a definire il concetto di controllo ormonale attraverso il cibo. Infatti a questo è unito il concetto di bilanciamento dei nutrienti, cioè carboidrati, proteine e grassi che devono essere presenti in ogni pasto della giornata con percentuali ben precise che sono rispettivamente 40-30-30. Concetto che il Dr. Barry ha ribadito nelle due relazioni tenute recentemente a Perugia (Regione e Università per Stranieri). I carboidrati nella Zona, per spiegare l’influenza che hanno sugli ormoni, sono divisi secondo l’indice e il carico glicemico, concetti scientifici che ci raccontano molto sul viaggio del nutriente nel circolo sanguigno. I carboidrati favorevoli della Zona sono la frutta e la verdura, alimenti colorati che contengono, oltre ai glucidi, polifenoli composti antiossidanti capaci di influenzare l’espressione dei nostri geni. Le proteine nella Zona sono consigliate magre e devono esser presenti ad ogni pasto per garantire la sazietà e, soprattutto a colazione l’avvio della sintesi proteica per la costruzione della fibra muscolare. Ai grassi nella Zona è attribuita la possibilità di modulare, “l’infiammazione silente”, quel tipo di

infiammazione cellulare derivante dalla “tempesta nutrizionale” di un pasto fuori Zona. Il grasso da privilegiare è quello dell’olio d’oliva extravergine e della frutta oleosa (mandorle, noci, pistacchi, avocado) ottima quest’ultima anche per il contenuto di importanti oligoelementi e vasodilatatori. Nella Zona viene consigliato l’uso di olio di pesce, ricco di omega 3, componente essenziale della membrana cellulare. Importante è l’uso di altri acidi grassi essenziali come gli omega 6. La bilancia tra gli omega 3 e gli omega 6 è fondamentale per evitare l’infiammazione cellulare, di conseguenza per il mantenimento della salute. Se possiamo riassumere la Zona, essa è una dieta a moderato indice e carico glicemico per controllare l’insulina, un uso di omega 3 per contrastare l’infiammazione cellulare e un consumo di polifenoli per aumentare le nostre difese antiossidanti ed immunitarie. Naturalmente, l’attività fisica moderata completa e valorizza quello che la dieta Zona produce di base, cioè efficienza psico-fisica e benessere.

Dott.ssa Manila Ciacci Biologo, Nutrizionista

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LA VOCE DEL POLITICO

Il

Sindaco di Foligno

e le carte della vivibilitá, accoglienza e bellezza artistica di Mario Timio Nando Mismetti ha vissuto e costruito la storia di Foligno negli ultimi quindici anni. Cioè nel periodo post-terremoto del 1997, prima come vicesindaco ed ora come Sindaco. Osservatore privilegiato e regista, fa il punto sulle ricadute positive che il sisma ha avuto sulla realtà folignate. Strutture pubbliche dismesse, palazzi nobiliari obsoleti, chiese abbandonate, quartieri fatiscenti hanno subito profonde ristrutturazioni conferendo alla città nuova vivibilità, accoglienza, bellezza artistica con un tocco di eleganza che coniugano antichità e modernità in una sintesi di grande impatto architettonico. “Il processo di ricostruzione punto di riqualificazione della città con proiezione futura - argomenta il Sindaco - ridisegna la città e frazioni dentro filoni che riguardano la valorizzazione dei beni culturali, accettando le sfide del presente e del domani. Lo stanno a testimoniare il centro di

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protezione civile e di arte contemporanea, la chiesa di Fuksas, lo stesso centro storico, in parte il nuovo ospedale. Insomma tutte opportunità di eccellenza e proposte culturali che migliorano la qualità di vita della popolazione. Senza contare il processo di urbanizzazione e di ripavimentazione del centro storico, eseguito sempre nell’ambito della ricostruzione post sisma. Sotto il profilo tecnico l’architetto Luciano Piermarini, dirigente dell’Area governo del Territorio del Comune di Foligno, afferma che il processo di ricostruzione si inserisce nel Piano Regolatore Generale, già deliberato prima del sisma, e che quindi ha aperto la strada ad un processo accelerato e programmato di ristrutturazione sia del centro storico della città che delle frazioni. “Abbiamo conservato tutti i luoghi del patrimonio culturale - spiega Piermarini - con il valore aggiunto della qualità dello spazio e della sicurezza, creando un sistema urbano di tipo policentrico, per cui Foligno torna ad avere un centro di un preesistente piano urbanistico”. Il tutto per dare alla città maggiore vivibilità, accoglienza e bellezza artistica. Viene ribadito il concetto che tutti hanno contribuito alla ricostruzione della città, con una percentuale del 25-30% a carico del privato. Il rinnovato look cittadino richiede ini-


PERSONAGGIO

ziative turistiche che si stanno realizzando. Intanto Foligno viene frequentata da circa 150.00 persone in virtù della caserma militare. È ovvia l’espansione dell’offerta alberghiera e di iniziative culturali come i nuovi circuiti museali e di sicurezza quale il collegamento tra il Plateatico e il centro storico. Mismetti è dell’idea che i centri storici si salvano riportando i cittadini nei medesimi centri riqualificati e tenuti in sicurezza. La realizzazione della pavimentazione e della piedilizzazione delle vie del centro ne è un’ulteriore dimostrazione. Il Sindaco insiste sulle iniziative culturali volte a far conoscere e apprezzare i grandi personaggi della città come l’architetto Giuseppe Piermarini e il medico Gentile da Foligno. Il tutto aggiunto all’espansione pub-

Foligno - Piazza della Repubblica

Consapevole del suo lavoro, attento ai problemi della comunità e innamorato del suo ruolo e della sua città blicitaria dei grandi eventi del folignate: la Quintana, i Primi d’Italia, Segni barocchi. Un sistema culturale che si allarga anche alla periferia. Il museo di Colfiorito ne è una testimonianza. Quando si tocca il problema dell’assistenza sociale, il Sindaco asserisce che pur con le difficoltà del momento, si mantengono inalterati il numero e la qualità dei servizi. Come? La riduzione della manutenzione della città ha compensato l’attenzione al welfare. Parallelamente non si accendono nuovi mutui e si effettuano poche sostituzioni del personale. In sintesi, dall’intervista emerge una figura di Sindaco consapevole del suo lavoro, attento ai problemi della comunità, innamorato del suo ruolo e della sua città.

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riviste straniere

Le

che amano

l’Umbria E quattro. Aspettiamo il quinto che dovrebbe essere olandese, assiduo frequentatore dei circuiti turistici umbri. Ha iniziato la prestigiosa rivista di lingua inglese, National Geographic, che ha individuato in Umbria le località più romantiche d’Italia. Borghi medioevali, viuzze strette ma suggestive, antichi meravigliosi palazzi, ristoranti tipici, insomma tutto ciò che per l’umbro è routine, per lo straniero è oggetto di meraviglia e di appagamento culturale. Le città più romantiche, secondo la rivista, sono Perugia con la Fontana Maggiore e il palazzo dei Priori, Assisi con la Basilica di S. Francesco e gli affreschi di Giotto, Gubbio con il palazzo dei Consoli, le isolette del Trasimeno e i borghi che si specchiano nelle sue acque. Poi è giunto il reportage di Lee Marshall sul quotidiano inglese Telegraph che indica l’Umbria tra le mete turistiche più ricercate per una vacanza stress-free, all’insegna della cultura, della silenziosa religiosità, delle immense distese di verde ove si riposa l’occhio e l’anima, di affascinanti paesaggi e panorami mozzafiato come quelli di Montefalco, Spello e Bevagna citati dall’articolista. Ma qualche giorno prima, in piena atmosfera olimpica, un altro giornalista inglese Fred Redwood sul Financial Times si è lasciato andare in sperticati elogi dell’Umbria come località ideale non solo per una

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vacanza da favola ma anche per viverci a lungo. Sul tema, comunque, la sorpresa più gradita proviene addirittura dalla Germania ove Melania Muhl sull’autorevole quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung esalta le bellezze dell’Umbria, “meta ideale per una vacanza adatta a tutte le tasche” con un idillio regionale che non ha limiti. Muhl invita il turista teutonico a scegliere l’Umbria come meta turistica perché ricca di città d’arte, di castelli e di monasteri saturi di storia che ha interessato anche la Germania, di borghi di altri tempi, di una natura incontaminata, di sentieri incantevoli. Il tutto avvolto in un silenzio che invita alla riflessione e alla contemplazione, che riescono a dare pace e serenità, con un pizzico di romanticismo che non guasta mai. Ma questi non facevano parte dei dieci motivi per vivere in Umbria già descritti sul numero tre di “Riflesso”? È un peccato comunque che queste componenti dell’atmosfera umbra non riusciamo a goderle compiutamente o dobbiamo leggerle sui giornali stranieri per assaporarne il profumo.


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PARLA L’ESPERTO

Scippo “in itinere”: spetta l’indennizzo Anche lo scippo subito dal lavoratore nel tragitto casalavoro è risarcibile dall’INAIL come infortunio “in itinere” Le lesioni riportate dal lavoratore che subisce uno scippo durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro possono legittimare il riconoscimento dell’indennizzo previsto per il c.d. “infortunio in itinere”. Lo ha recentemente affermato la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11545 del 10 luglio 2012, con riferimento al caso di una impiegata di Perugia che pretendeva dall’INAIL la corresponsione dell’indennità temporanea e della relativa rendita per l’infortunio occorsole, sulla strada del rientro a casa, a seguito di una aggressione a fini di scippo, che le aveva procurato varie lesioni. La Suprema Corte, con la richiamata

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di Elisabetta Bardelli sentenza, ha ribaltato la decisione adottata dai Giudici perugini di primo e di secondo grado, che avevano negato l’indennizzabilità dell’evento come infortunio in itinere, sostenendo che “il fatto doloso di un’altra persona aveva interrotto il nesso causale tra la ripetitività necessaria del percorso casa-ufficio e gli eventi negativi connessi”. La Sezione Lavoro della Suprema Corte, richiamandosi alla propria precedente sentenza n. 3776 del 14 febbraio 2008, ha cassato tale decisione, rinviando alla Corte d’Appello di Ancona per il riesame della vicenda, precisando che, ai fini della tutela previdenziale dell’infortunio in itinere, rilevano anche gli eventi dannosi “imprevedibili ed atipici, indipendenti dalla condotta volontaria dell’assicurato, atteso che il rischio inerente il percorso fatto dal lavoratore per recarsi al lavoro è protetto in quanto ricollegabile, pur in modo indiretto, allo svolgimento dell’attività lavorativa, con il solo limite del rischio elettivo”, ossia del rischio determinato dal lavoratore stesso con il suo comportamento assolutamente arbitrario. Buone notizie quindi per i malcapitati che si ritrovino a subire uno scippo mentre si apprestano ad andare o tornare dal luogo di lavoro; pur sempre aggrediti e derubati, ma almeno indennizzabili. Il danno rimane, ma cessa almeno la beffa.


BRIEFING CULTURALE BARBANERA: si scrive almanacco, si pronuncia felicità Chi non conosce Barbanera, l’almanacco che a Foligno prevede gli eventi annuali dal 1762? Vengono scandite aspettative e attese ma anche paure e incertezze del domani stemperate dalla rinnovata fiducia nel futuro, dalla speranza che Barbanera alimenta quotidianamente. Emerge un distillato di felicità che rappresenta il viatico dell’almanacco. E di felicità, Barbanera ne fa oggetto di un concorso fotografico proprio in occasione del 250° “compleanno”. Nel pieno della crisi, Barbanera chiede di raccontare come e quanto gli italiani del 2012 siano felici. Ne è emerso uno spaccato dell’Italia colta in scatti generosi che fermano momenti di felicità possibile alla portata di tutti. Gli argomenti fissati dai 12 vincitori spaziano dall’amore, alla famiglia, dalla montagna alla meta raggiunta, dalla generosità al conforto della terra, dal sorriso di un bambino alla tenerezza di un animale amico. Comunque, tutti temi intramontabili inseriti da Barbanera (di cui si riporta il primo numero) nel capitolo della felicità dal 1762.

“C’Era l’Umbria”- Documentario inedito sui siti Geo-paleontologici dell’Umbria Un approccio più consapevole nei confronti delle risorse del nostro Pianeta, prima tappa verso uno sviluppo sostenibile, non prescinde dalla conoscenza del territorio, il quale nasconde spesso ricchezze ambientali e culturali ancora da potenziare e, cosa forse più importante, da portare alla luce delle coscienze. Nel corso della “Settimana del Pianeta Terra”, iniziativa promossa da Geoitalia Federazione di Scienze della Terra, verrà proiettato un documentario “C’Era l’Umbria” prodotto da Philms e realizzato sotto la supervisione del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Perugia e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria. Porta sullo schermo e spiega con approccio scientifico la presenza di rilevanze fossili in Umbria attraverso cinque siti selezionati: le rocce dell’eremo di Pale, la gola del Bottaccione di Gubbio, la foresta fossile di Dunarobba, il Museo paleontologico Boldrini di Pietrafitta, le Tane del Diavolo di Parrano. Un approfondimento sul territorio per immagini, suggestioni, ma anche, e soprattutto, testimonianze di esperti geologi e paleontologi. Appuntamento il 15 Ottobre, ore 21:15, al Teatro cinematografo Sant’Angelo di Perugia. Ingresso gratuito.

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LONDON CALLING

Olimpiade 2012:

Londra medaglia d’oro di Roberto Gagliardi La Gala (inviato da Londra) Né il nuovo ‘figlio del vento’ Usain Bolt, né l’enfant prodige del nuoto cinese Ye Shiwen, né le 46 medaglie d’oro conquistate dagli USA. Inutile negarlo, è stata Londra la vera vincitrice della trentesima edizione dei Giochi Olimpici. E con essa l’intera Gran Bretagna, piacevole sorpresa sportiva con il suo terzo posto finale, che ha mostrato al mondo una capacità organizzativa seconda a nessuno e dalla quale si dovrebbe prendere esempio. Un risultato che viene da lontano, dal momento in cui sette anni fa la capitale britannica è stata scelta come città ospitante dei Giochi, e mai frutto del caso. Continui test sugli impianti, un’attenzione a tratti forse esagerata alle norme di sicurezza, esercitazioni che hanno coinvolto pedoni, ciclisti ed automobilisti, informazioni date ai cittadini con larghissimo anticipo anche attraverso canali telematici quali posta elettronica ed sms. E non solo. Mezzo miliardo di sterline speso in forze di sicurezza e protezione civile, oltre ad un’esercito di 70.000 volontari che ha reso la capitale una città ancora più accogliente ed efficiente, in particolare nei trasporti urbani dove i disagi sono

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La capitale inglese un esempio da seguire nell’organizzazione di eventi sportivi stati ridotti al minimo non solo per i visitatori, ma anche per i milioni di pendolari che ogni mattina si spremono in metropolitana per andare al lavoro. E nell’ambito strettamente sportivo, stadi e palazzetti bellissimi, sicuri e sempre pieni, con un pubblico di ogni estrazione sociale ed un senso di fratellanza che si poteva respirare ad ogni angolo. Londra ha vinto, e con essa hanno vinto tutte le nazioni partecipanti, ed in particolare Grenada, Bahrain, Botswana, Cipro, Gabon, Guatemala e Montenegro


<<società>>

che per la prima volta nella loro storia sono salite su un podio olimpico. Il successo dell’Olimpiade ha anche mascherato quelli che sono stati i momenti ‘no’ dei Giochi, a partire dalle polemiche sui tweet razzisti (o presunti tali) dell’atleta greca Voula Papachristou, alle bocche cucite dei calciatori gallesi e scozzesi durante l’inno God Save The Queen, al rifiuto di scendere in campo da parte della Corea del Nord dopo che allo stadio era stata issata la bandiera dei ‘nemici’ della Corea del Sud. E ancora, lo scandalo del badminton in cui Cina e Corea del Sud hanno deliberatamente giocato per perdere scatenando l’ira degli spettatori (profumatamente) paganti, fino alla protesta civile ma giustificata di Taiwan dopo che l’Ufficio Esteri di Londra ha ne rimosso la bandiera in seguito alle pressioni del sempre più influente governo cinese. E, come spesso accade, l’euforia sportiva ha anche aiutato a dimenticare quanto in termini economici i Giochi siano costati alle tasche dei cittadini britannici: 9,3 miliardi di sterline, quasi quattro volte il costo con cui Londra si era candidata al Comitato Olimpico Internazionale, dei quali quasi mezzo miliardo spesi per uno stadio che, dopo il timido interesse di qualche società di calcio, ora nessuno sembra più volere.

Costi astronomici, che se nel lungo termine potranno generare un ritorno economico adeguato, nell’immediato si spera almeno servano per dare nuova linfa a quella parte della città, l’East End, dove ora sorge il Parco Olimpico e dove povertà, disocuppazione e criminalità sono state fino ad oggi all’ordine del giorno.

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NEW YORK

Design

e artigianato

Ecosostenibile: il fronte del porto in legno riciclato di Francesca Magnani (inviato da New York) La Promenade di Brooklyn Heights nel film Manhattan di Woody Allen è solo un ricordo: il nascente Brooklyn Bridge Park, ad opera di Michael Van Valkenburgh Associates offrirà oltre alla vista mozzafiato di skyline, Statua della Libertà e tre ponti, due parchi, hotel, grattacieli, colline, e campi da calcio. Ma fino ad ora quello che del parco ha affascinato i newyorkesi sono le panchine. Installate su una collina che è stata creata con 140mila tonnellate di terra scavata per un tunnel della metropolitana, sono fatte di un legno che resisterà alle intemperie e all’uso per almeno 70 anni. È reclaimed wood, legno “ridestinato”, e viene usato in misura crescente per pavimenti e banconi (da Gagosian Gallery al Brooklyn Bowl, da Roberta’s Pizzeria a Dumont Burger). Il legno si trovava già in loco: costituiva le assi por-

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Hector Ducci

tanti di due magazzini frigoriferi degli anni ’40 per le merci in arrivo nel porto. La struttura interna era tutta di pinus palustris, che grazie all’alto contenuto di resina può essere resistente più del ferro (e ha pure proprietà antisettiche). Responsabile della metamorfosi in panchina è Hector Ducci che sostiene: “Il pino giallo dalla foglia lunga proviene da antiche foreste che ricoprivano nei secoli scorsi cinque stati del sud. Le proprietà di questo legno sono fantastiche per resistenza e durabilità, e il fatto che sia un’opzione eco-sostenibile e bella lo rendeva per noi una scelta obbligata”. Ducci ha tagliato e rifinito le assi delle 300 panchine in team con Joe Pepe di M. Fine Lumber, la compagnia che nel 1933 ha inaugurato il business negli USA. Dice Joe: “La vecchia New York è una miniera del prezioso materiale, tanto che gli eco-broker che vanno a caccia di palazzi da demolire parlano di una vera e propria foresta fantasma, Gotham Forest, che si erige nascosta, anima degli edifici più vecchi. Noi ci occupiamo di andarlo a prendere, ripulirlo, togliere i chiodi, e rivenderlo”. Chiosa Ducci: “Sono affascinato dall’idea del ‘costruire’, sia nel rapporto uomo-donna, che nel nostro modo di abitare il pianeta. Gli edifici rivelano il livello di consapevolezza dell’epoca”.


STORIE INTERNAZIONALI Diversità culturali:

Sono arrivata a Perugia lo scorso febbraio da Kyoto (Giappone) per imparare la lingua italiana. Era la prima volta che abitavo in un paese straniero. Faceva molto freddo e sopratutto c’era tanta neve. Allora non potevo parlare per niente l’italiano. Ma dovevo cercare una stanza in un appartamento e comprare una scheda per il telefono italiano. Mi ricordo che andavo in centro ma trovavo tutti i negozi chiusi. Non sapevo che in Italia c’è la siesta dall’una alle quattro di pomeriggio. In Giappone, non abbiamo questa abitudine. C’e voluto un po’ di tempo per abituarmi. Sin dall’inizio ho frequentato un Corso all’Università per Stranieri di Perugia e ho incontrato nuovi amici stranieri, ma anche tanti italiani. E stando insieme a loro ho cominciato a capire i loro modi di vivere e le loro consuetudini. Quando le persone si incontrano e si salutano, si baciano due volte sulle guance. Per me questa abitudine era molto strana anche perché in Giappone non ci stringiamo neanche la mano. Facciamo solo un inchino. A proposito del carattere delle persone, gli europei sono più aperti e passionali dei giapponesi. E sono anche più disponibili e spontanei. Se avessi una valigia pesante e stessi facendo delle scale, mi darebbero subito una mano per aiutarmi. Invece i giapponesi sono più chiusi e riservati. Un’altra diversità tra italiani e giapponesi è la puntualità. Noi non siamo mai in ritardo, nemmeno di cinque minuti quando ci incontriamo. Inoltre i giapponesi sono più organizzati, anche nel lavoro. Ho fatto una piccola esperienza in un ristorante italiano a Perugia. Gli italiani lavoravano poco e facevano lavorare solo a me. Sono tuttavia convinta che il carattere più aperto degli italiani mi ha aiutato molto nella mia vita in Italia e l’esperienza di studio che ho fatto qui è stata insostituibile.

Il

Giappone

ammira

l’Italia di Kanako Yamamoto

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GIRI DEL GUSTO

La Cioccolata

un gusto degno di eterna lode di Marilena Badolato Cacao, teobroma, cibo degli dei, direttamente dalla fucina di vulcano, temperato al punto giusto, così nasce il perfetto fondente: lucido e mai opaco, liscio e vellutato, profumo intenso di cacao, rumore netto limpido, lo snap, quando lo spezziamo, fuso poi tra lingua e palato sarà dolce e lievemente amaro in bocca. Cioccolato nella storia: offerta votiva, bevanda aristocratica, moneta, farmaco, cosmetico. Colombo non ne riportò indietro in Spagna, poco interessato a quelle mandorle di cacao, moneta di scambio offertagli in dono. Poi i monaci nei conventi ne addolci-

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rono il gusto, compito loro trovare le erbe giuste a creare nuovi accettabili sapori per questa sostanza, che si credeva, a ragione, dotata di virtù salutari, nutrimento stimolante anche nei lunghi periodi di digiuno. Con i matrimoni dinastici il cioccolato cominciò a girare per le corti, come in Toscana, alla corte dei Medici o in Casa Savoia. Intanto a Venezia, e siamo nel ‘700, Casanova ne beveva in grandi quantità, scopertone il tratto afrodisiaco. Francesco Majani a Bologna inventerà la Scorza, il primo cioccolato solido a riprodurre esat-


<<TEMPO LIBERO>>

tamente la corteccia della quercia e Caffarel e Peyrano, valdesi a Torino, creeranno fortunosamente il primo Gianduiotto, con la pasta della famosa nocciola delle Langhe, la tonda gentile o “ nocciolla”: estruso, modellato a mano a coltello, una delizia! Ed ecco il cioccolatino più famoso: da noi, a Perugia, siamo ai primi del ’900, da un’antica confetteria di Via Alessi, trasformata in piccola fabbrica di cioccolato, la Perugina, per l’intelligenza, l’intuizione e certo per la passione amorosa di una donna, si crea il Bacio. E il Tre Re e il Dimmi di sì, nomi di una volta, fascino di un tempo, cioccolatini inimitabili a significare un gusto che si tramanda immutabile malgrado il secolo trascorso. E Luisa ancor oggi significa un superbo cioccolato fondente della Perugina, oltre che una delle straordinarie donne italiane che hanno fatto il novecento. Oggi con la Scuola del Cioccolato, la Perugina offre una esperienza creativa ed emozionante sotto la guida esperta del Maestro Cioccolatiere. E che l’aria a Perugia profumasse di cacao lo attesta ancora la storica ciminiera, aroma che dalla stazione saliva su verso l’Acropoli a inondare di gusto i vicoli della nostra città e a raccontare storie di golosità nascenti. E ancora poi il cioccolato della Carla Schucani, della Caffetteria Sandri in pieno Corso Vannucci, 150 anni di storia a Perugia, maestra cioccolatiera

Le numerose produzioni artigianali, tutte di ottimo cioccolato con le sue inimitabili caratteristiche, denotano che il cioccolato oggi scorre come sangue nero nelle nostre vene inimitabile, di tradizione svizzera, con in più il tocco del pastigliaggio d’artista a creare monumenti, luoghi, fontane, la nostra Maggiore e tutte quelle minori di Perugia, splendide sculture di cioccolato, artista di paesaggi sin dalla giovinezza. Che il cioccolato scorra come sangue, nero, nelle nostre vene, lo attestano anche le numerose produzioni artigianali di oggi, tutte di un ottimo cioccolato con le sue inimitabili caratteristiche: il cioccolato di Augusta Perusia, superbo fondente di giovani creativi; quello di Vannucci, grandi creazioni artigianali; il cioccolato di Milepi, piccolissima azienda e quello di Ellegi, cioccolato e pralineria confettata. Insomma senza questa dolce “scioglievolezza” i nostri inverni sarebbero molto più freddi e più tristi. E sarebbe anche un monotono monocorde ottobre senza Eurochocolate, appuntamento ormai quasi ventennale col cioccolato, è indubbio evento commerciale e di grande affluenza e confusione nel nostro bel Corso Vannucci, che spalmato per altre vie funziona poco. Forse perché qui al Corso è nato ed i turisti si aspettano di veder sgorgare in quei giorni dalle famose tazze della nostra Fontana Maggiore, cioccolata invece che acqua, come qualche depliant pubblicitario ha già gioiosamente inventato.

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SPORT

Sir Safety Perugia Volley

A1

inizia la magia dell’ di Barbara Isidori

Esordio per la massima serie per la neopromossa squadra di pallavolo perugina. Kovac: “Un sogno diventato realtà”

Il sogno è diventato realtà. Lo storico traguardo è diventato realtà. Passione, sacrificio, voglia di vincere, umiltà, carattere e determinazione. Con questi ingredienti la Sir Safety Perugia volley è sbarcata con merito in A1 dopo due stagioni da incorniciare.

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Due anni fa il ripescaggio in A2, l’arrivo da Bastia a Perugia, una squadra costruita in tutta fretta e la conquista della permanenza nella categoria dopo una durissima lotta nei play-out. Quest’anno la musica è cambiata. Con pianificazione e uomini giusti il presidente Sirci ha centrato il suo obiettivo. Portare i suoi nell’olimpo della pallavolo. “E’ stata una soddisfazione enorme” ha detto il vulcanico patron dei Block Devils “Volevamo diventare la massima realtà della pallavolo perugina e ci siamo riusciti. Adesso aspettiamo di viverla alla grande”. Da agosto i ragazzi della Sir torneranno ad allenarsi per prepararsi al meglio per lo storico esordio in A1. Il 7 ottobre prossimo, infatti, i bianconeri scenderanno in campo fuori casa contro Latina in una domenica che rimarrà indelebile nella storia del club. Ed è già tutto pronto. Riconfermato il grande coach Slobodan Kovac la società già da tempo ha chiuso il proprio roster tra rinnovi e nuovi arrivi. A disposizione


<<TEMPO LIBERO>>

del condottiero della Sir ci sono i due alzatori Van Harskamp e Daldello, i due opposti Tamburo ed Edgar, i tre centrali Semenzato, Alletti e Tomassetti, e quattro schiacciatori Vujevic, Petric, Schwarz e Van Rekom ed i due liberi Giovi e Pochini. Un gruppo che comprende alcuni atleti esperti e molti giovani di prospettiva che il tecnico bianconero cercherà di assemblare al meglio. Cinque i giocatori confermati dopo la grande vittoria dello scorso anno (Vujevic, Petric, Daldello, Tamburo e Tomassetti) e sette i nuovi acquisti fortemente voluti dalla società e dallo staff tecnico. “Sono felicissimo per questa nuova avventura che inizia in A1 alla guida della Sir” ha commentato il fortissimo coach Kovac, “Abbiamo creato un gruppo molto interessante e credo che potremo essere una squadra ambiziosa , certamente diversa da quella dello scorso anno perché l’A1 è un’altra cosa e c’era naturalmente bisogno di cambiare qualcosa”. Categoria nuova, squadra nuova ma stessa mentalità. “La Sir dovrà avere la mia mentalità che è quella di scendere in campo per cercare di vincere tutte le partite, anche se so benissimo che alle volte sarà estremamente difficile. La pallavolo non si fa a parole, quello che conta è il campo e lì vanno dimostrate le proprie qualità.

Credo fermamente nel lavoro quotidiano e tutti i miei giocatori dovranno sudare per avere il loro posto in campo. Abbiamo la possibilità di avere molte scelte e soluzioni tattiche in tutti i ruoli e sono convinto che la concorrenza ci farà solo bene. Naturalmente in allenamento ci saranno delle valutazioni da fare, ma tutti devono avere un obiettivo importante nella loro testa e tutti sono certo che avranno la possibilità di dimostrare il loro valore”.

Slobodan Kovac

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SELEZIONE LIBRI NATALE GASPARE DE SANTO, professore emerito nella seconda università di Napoli, amante delle bellezze culturali umbre, storico della medicina, epistemologo,. bioeticista, filosofo della scienza, si è cimentato recentemente in un argomento di grande attualità: “Cure di fine vita”. Questo è il titolo di un interessantissimo libro,punto di riferimento di tutti coloro che in Italia e all’estero si occupano delle fasi finali della vita umana in termini di partecipazione e di dedizione . Sulla scorta della sua esperienza, De Santo sa che il medico aiuta a giungere alla morte in maniera serena, infondendo speranza,difendendo la persona dalle paure, insomma mantenendo vivo l’insieme delle relazioni tra uomini e parenti. Umanizzando appunto le cure di fine vita . Attingendo a filosofia, storia, religione, letteratura, psicologia e diritto, il libro analizza il dibattito acceso dalla vicenda di Eluana Englaro e dalla legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento approvata alla Camera. Guida è l’Editore - Napoli. ANGELO VALENTINI, giornalista pubblicista, agronomo, erborista, enologo, ha espresso la sua esperienza nel vivace e delicato libro: “Dal Filo d’Arianna al filo d’oro. L’albero dell’olivo e la sua umanizzazione”. E’ un lavoro che si legge in apnea tanto è interessante l’argomento e soprattutto quanto è stimolante il modo di scrivere. Valentini racconta che il libro è una sorta di autobiografia; di fatto ci troviamo di fronte ad un testo scientifico in cui l’aspetto umanizzante stempera qualsiasi tentativo di salire in cattedra. Una caratteristica tipicamente dell’Umbria, ove gli uliveti dipingono le colline più belle della Regione. Insomma un libro da leggere e da assaporare, come si assapora l’olio d’oliva sopra una profumata bruschetta. L’editore è Arbe Editoriale - Modena.

VANNA UGOLINI, giornalista professionista, ha svolto un’inchiesta sul mondo della droga in Umbria, pubblicata nel libro “Nel nome della cocaina”. Il fenomeno estremamente limitato fino agli anni ‘90, si è esteso rapidamente sull’onda dei grandi flussi migratori che hanno interessato la Regione ed il suo capoluogo in particolare. Dal piccolo spaccio si è passati ad un giro più ampio e radicato. Un benessere diffuso e la mancanza di una criminalità che avesse fatto da barriera all’ingresso di nuove mafie hanno spianato la strada allo sviluppo del fenomeno. Il grande numero di clandestini che non viene regolarizzato, oltre ad essere sfruttato nel lavoro nero, è utile alla criminalità che lo arruola. Quello che la giornalista ha cercato di far emergere con la sua inchiesta è che il fenomeno dello spaccio è estremamente complesso e come tale va contrastato su più livelli: repressione, prevenzione e con adeguate politiche sociali culturali ed urbanistiche, poiché talvolta si tende ad ignorare che l’altra faccia della medaglia è il consumatore. Questo interessa ogni fascia sociale in maniera trasversale. Edito da Intermedia Edizioni.

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Via Gramsci, 39 - Ellera di Corciano (PG) - Tel. / Fax 075 5171090 - info@labottegadellorafo.it - www.labottegadellorafo.it



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