Riflesso Umbria Novembre Dicembre 2014

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DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE Alessio Proietti, Giulio Siena, Noemi Furiani, Alessia Mencaroni, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Marilena Badolato, Italo Profice, Claudio Cattuto, Marco Servili HANNO COLLABORATO Alessandro Biscarini, Elisa Giglio, Laura Patricia Barberi, Paolo Corradini, Eleonora Zeroli, Giuliana Spinelli Batta, Attilio Campese, Ilaria Zannettino, Barbara Venanti, Eleonora Antolini RINGRAZIAMENTI Antonio Morabito, Mariano Di Vaio, Andrea Vecchiotti EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE R!style Project STAMPA Litoprint Via Dei Platani 5/7 Bastia Umbra (PG) CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info

IN COPERTINA

Novembre/Dicembre

DISTRIBUZIONE Regione Umbria e Principato di Monaco

MARIANO DI VAIO

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Anno 3 - n.6

EDITORIALE 5 Inno all’amicizia APPUNTAMENTI 10 AGENDA 12 EVENTi

Presepi in Umbria Albero di Gubbio

22 IL PERSONAGGIO

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16 Weekend News Mariano Di Vaio

SITO WEB www.riflesso.info FACEBOOK Riflesso Umbria GRUPPO EDITORIALE Riflesso Umbria Riflesso Lombardia


economia 24 ARTI E MESTIERI

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La tradizione del cotto

ARCHITETTURA, ARTE E TERRITORIO

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TEMPO LIBERO 52 BRIEFING CULTURALE

38 ARTE

Promessi Sposi stampati a Foligno Domus Romana di Spello La civiltà contadina ad Acquarossa

Gli affreschi di Palazzo Trinci

40 RESIDENZE STORICHE

Rocca Flea a Gualdo Tadino

53 ITALIA IN PILLOLE

44 GIARDINI

Il Colosseo: verso un teatro Riapertura Libreria Rizzoli a Milano Piero della Francesca e Burri

Buzzi e Porcinai all’isola Polvese

54 VIAGGI Berlino

56 ANIMALI

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Pipistrelli

58 EUROCHOOLATE

Reportage fotografico

60 GIOIELLI DI BACCO

Il sapere di vino (seconda parte)

62 GIRI DEL GUSTO

Canapa nel tessile, food e edilizia

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48 SOCIETÁ 46 FASHION STYLIST Il titolo a Eugenia Giglio

48 VIP IN UMBRIA Montone: sogno americano

50 DE LEGIBUS Libertà di scelta per il cognome

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64 SELEZIONE LIBRI

Dodici Città Gli angeli ritrovati Il diavolo veste fresco lana

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EVENTO ARTIGIANATO UMBRO A montecarlo


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Brunello Cucinelli

Andrea Sartoretti

Fabrizio Ravanelli

Frances c a Test as e cc a

Nicoletta Spagnoli

M a r i a n o D i Va i o


La Redazione di Riflesso esprime i più vivi ringraziamenti ai suoi collaboratori per la loro professionalità, serietà e sensibilità riposta su questo nostro progetto editoriale. Un ringraziamento speciale va anche ai nostri lettori e sostenitori! Auguri a tutti per un Felice Natale e Gioioso 2015! CARLO TIMIO

ALESSIA MENCARONI

GIULIO SIENA

ALESSIO PROIETTI

ELISA GIGLIO

WALTER LETI

ELISABETTA BARDELLI

CLAUDIO CATTUTO

MARILENA BADOLATO

MARIO TIMIO

NOEMI FURIANI

ALESSANDRO BISCARINI

MARCO SERVILI

PAOLO CORRADINI

ATTILIO CAMPESE

GIULIANA SPINELLI BATTA

ILARIA ZANNETTINO

ITALO PROFICE

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LAURA PATRICIA BARBERI

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EVENTI

PRESEPI IN UMBRIA: LA MAGIA DEL NATALE E DELLA NATIVITÀ NEL SEGNO DEL COSTUME E DELLA MODERNITÀ SONO DISLOCATI PER TUTTO IL TERRITORIO ORIGINALI RAPPRESENTAZIONI NATALIZIE a cura della REDAZIONE

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radizione, originalità, pregevole fattura, suggestiva ambientazione. Sono questi gli “ingredienti” giusti per un presepe unico. E in Umbria se ne possono trovare di ogni tipo. Viventi, iconografici, in carta pesta, di legno, di cera, con statue a grandezza naturale, allestiti in luoghi di grande suggestione e fatti con sapiente maestria. Ogni anno vengono riprodotti molteplici presepi e rappresentati con dovizia di particolari tutti i personaggi e i posti della tradizione, dalla grotta alle stelle, dai Re Magi ai pastori e al bue e l’asinello. La tradizione, prevalentemente italiana, risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Da allora si sono susseguiti numerosi presepi e nel Cuore Verde d’Italia la tradizione è ancora più sentita. Ci sono dei luoghi in Umbria che sembrano nati per questo proposito, offrendo lo scenario ideale alla sacra rappresentazione. Il tour delle Natività è doveroso per capire ancora meglio il lato mistico di questa regione. Tra i più rappresentativi spiccano: il “Presepe nel Pozzo della Cava” di Orvieto, realizzato nelle grotte sotterranee del pozzo, profondo 36 metri, con grandi personaggi animati; il Presepe di Corciano con statue a grandezza naturale per le vie del borgo. Nella provincia di Terni si

svolge il Presepe di Ferentillo, una rappresentazione multiscenica animata, in cui la narrazione dei passi del Vangelo di Luca è accompagnata ed evidenziata da effetti di luce, fumo e movimenti vari. A Massa Martana viene realizzato “Presepi d’Italia”, la Mostra Nazionale del Presepe artistico, in programma dal 24 dicembre al 6 gennaio. Si tratta di una selezione di bellissime natività provenienti da tutte le regioni del nostro paese, capolavori realizzati da grandi scultori e ceramisti. Tra i vari spicca il Presepe di Ghiaccio, che quest’anno con i suoi 16 metri quadrati si annovera come il più grande. L’unicità del presepe è indubbia, statue a grandezza naturale, scolpite su grandi blocchi di ghiaccio che brillano come se fossero di cristallo. La Sacra Famiglia si ispira alla “Adorazione dei Magi” del Perugino e di fronte a Gesù Bambino ci sono le statue dei due nuovi Papi Santi: San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II. La visita alla mostra offre l’opportunità di poter gustare presso la Locanda dei Re Magi i migliori prodotti della gastronomia umbra. In più, svariati presepi viventi, a partire da quello di Marcellano, rinominata la Betlemme dell’Umbria, che quest’anno compie 30 anni, a seguire il Presepio di Petrignano d’Assisi, che ha finalità benefica, oppure quello di Passignano sul Trasimeno.

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MARIANO DI VAIO

IL SUCCCESSO INARRESTABILE DEL FASHION BLOGGER UMBRO TRA SHOOTING, VIAGGI E CAMPAGNE PUBBLICITARIE, HA LANCIATO ANCHE UNA SUA LINEA DI GIOELLI a cura della Redazione

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ffascinante, giovane, amato da uomini e donne: si parla di Mariano Di Vaio, il fashion e lifestyle blogger più seguito al mondo. Più di 2 milioni di fan su Facebook e quasi 3 milioni di follower su Instagram, numeri da capogiro per un ragazzo nato ad Assisi 25 anni fa e partito, a soli 18 anni, alla conquista del mondo, per intraprendere la carriera di modello a Londra e trasferirsi dopo un anno a New York per studiare recitazione presso la prestigiosa New York Film Academy. Mariano si trasforma ben presto da semplice ragazzo italiano a modello acclamato nel panorama internazionale, protagonista di campagne pubblicitarie, copertine e passerelle, in un percorso d’ascesa inarrestabile che ha ben presto attirato l’interesse del grande pubblico

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maschile e femminile, oltrepassando la soglia d’attenzione dei soli addetti ai lavori del settore moda. Forte di un’immagine accattivante e di doti comunicative fuori dal comune, Mariano apre nel 2012 il suo blog (www.mdvstyle.it), un vero e proprio magazine digitale in cui raccontare passioni e quotidianità tra moda, fitness e viaggi. Un’idea vincente e che, accompagnata dalla progressiva crescita della popolarità del giovane ragazzo umbro sui social network, ha contribuito alla trasformazione di un volto noto nel panorama moda, in un volto noto nel panorama mondo. Oggi Mariano Di Vaio si divide tra shooting, viaggi, campagne pubblicitarie e prestigiose collaborazioni affiancando alla consolidata professione di modello, quella di influencer e blogger. Di recente pubblicazione la campagna di Superga, con Mariano protagonista degli scatti firmati da Gianluca Saragò, in qualità di brand ambassador del marchio, o ancora la collaborazione con Tod’s, per celebrare, con un importante evento a Hong Kong, il gommino made in Italy più famoso al mondo. Si potrebbe però dire non solo immagine, perché l’attività di Mariano non si limita al mostrare su blog e canali social una quotidianità fatta di abiti, accessori, aerei da prendere e sessioni di training in palestra. Mariano Di Vaio non è solo apparenza, ma qualità, professionalità e attenzione per lo stesso pubblico che ha contribuito al suo

successo. Alle collaborazioni con top brand come Roberto Cavalli, Vivenne Westwood, Costume National, parte integrante del suo lavoro e della sua immagine, il ragazzo è solito affiancare attività che possano guadagnare popolarità a livello mondiale, ottenendo visibilità attraverso i suoi canali: si dedica alla promozione di brand emergenti per aiutare i giovani come lui a realizzare i loro sogni e presta il suo volto per attività benefiche, forte di un bacino di risonanza mondiale, come per l’iniziativa #PINKPONYPROMISE, promossa dalla fondazione Polo Ralph Lauren, per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro. I consigli del lifestyle blogger hanno saputo oltrepassare anche il confine dei second screen, concretizzandosi in una linea di gioielli, la MDV Jewels, operazione di successo che, di fatto, ha permesso al giovane di percorrere un ulteriore passo per affermarsi nel mondo della moda come addetto ai lavori. Mariano Di Vaio è l’indubbio protagonista di un percorso di crescita professionale e personale che non sembra conoscere battute d’arresto e che magari, in un futuro non molto lontano, lo porterà di nuovo verso la passione che per prima lo ha spinto a lasciare l’Italia per credere nei suoi sogni: la recitazione. In attesa di un debutto sul piccolo o grande schermo, non resta che continuare a seguire lo stream della sua vita, la vita di un giovane che con pazienza, sacrifici e abilità social, ce l’ha fatta.

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artI E MESTIERI

L’ANTICA TRADIZIONE DEL COTTO IN UMBRIA terra, acqua, aria, fuoco: sono questi gli ingredienti per creare le terrecotte WALTER LETI

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in dal Medioevo la diffusione delle terrecotte umbre nelle diverse aree della nostra regione e l’eccellenza dei risultati raggiunti hanno trovato fertile terreno nella ricchezza d’acqua disponibile, nei boschi che tuttora forniscono il legname per i forni e nella qualità ineguagliata dell’argilla del territorio. Sono molti i centri umbri che possono vantare una propria significativa tradizione in questo campo. Fra i tanti operatori abbiamo scelto di riportare l’esperienza della famiglia Bettini che, fin da tempi remoti, a Deruta, tramanda da padre in figlio l’arte di fare terrecotte. La loro lunghissima attività in questo campo li rende interlocutori sicuramente attendibili. Lasciamo loro la parola: “Un’esperienza secolare ci ha

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permesso di porre sul mercato una vasta gamma di prodotti per l’arredamento di giardini, terrazzi e interni. La scelta delle argille più pregiate, unite a una sapiente lavorazione a mano, conferiscono ai nostri prodotti un tono caldo e nobile, adatto per ogni ambiente, un colore chiaro, antico, dei nostri vasi, legato alle radici della tradizione umbra, agli ziri orci che un tempo venivano utilizzati per la conservazione dell’olio d’oliva, alle scine, vasi utilizzati per lavare la biancheria con l’aggiunta della cenere”. Le particolari sfumature dell’argilla chiara permettono all’oggetto di invecchiare rapidamente, assumendo tonalità più uniformi che variano da vaso a vaso, rendendo ogni pezzo unico nel suo genere. Il giusto tempo di essic-


cazione, variabile che spesso viene trascurata ma di fondamentale importanza, permette al prodotto di raggiungere un corretto equilibrio tra durezza e porosità al fine di ottenere un’elevata resistenza agli agenti atmosferici e permettendo allo stesso tempo alle piante la migliore traspirazione. Un altro fattore di basilare importanza è costituito dalla cottura. Oggi l’innovazione tecnologica ci permette di utilizzare forni sempre più precisi, capaci di utilizzare al meglio tempo e temperatura, rifacendosi comunque sempre, nel solco della tradizione, all’esperienza dei vecchi forni. Nulla si inventa, o poco, in un mestiere le cui origini si perdono nella notte dei tempi. “Noi siamo orgogliosi di entrare nelle vostre case, nei vostri giardini con la semplice arte della terracotta. Non esistono segreti nella realizzazione dei manufatti in cotto per l’essenzialità dei suoi ingredienti: la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco. É impossibile spiegare l’emozione che proviamo ogni volta che vediamo un vaso, creazione di un nostro antenato, inserito nei cortili, nei viali, nelle ville, nei castelli, sia in Italia che nel mondo”. Essenziale la tradizione, il racconto, il ricordo, la famiglia. Non si può ricostruire il lontano viaggio dall’antica Tuscia dove gli Etruschi avevano manipolato ‘la terra’. Un viaggio ricco di conoscenze, di voglia di continuare ad essere utili con la propria arte che si rinnova nella valle Tiberina a Deruta, dove la famiglia Bettini con i suoi carri cigolanti si ferma, allestisce il laboratorio, si organizza alla vita di tutti i giorni. Qui rimane fino ad oggi. Il passato, rimasto legato ai ricordi del più anziano che comunica con gelosa avarizia le proprie conoscenze e conquiste, frutto di un infaticabile impegno di lavoro e di ricerca. Il risultato si concretizza nella realizzazione di questi magnifici oggetti che trovano il pieno completamento alla loro bellezza quando vengono inseriti nelle nostre case sia che essi contengano splendidi agrumi o modesti gerani. Nulla si inventa, o poco, in un mestiere le cui origini si perdono nell’oscurità di anni lontani. “Possiamo solo migliorare, far tesoro dell’insegnamento dei nostri padri per cercare di soddisfare al meglio la nostra clientela, anche la più esigente. Affinchè la tradizione possa continuare”.

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Yosemite Sherwood SuperMatt

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MONTECARLO ARTIGIANATO DI ECCELLENZA ITALIANA DALL’UMBRIA “LA LUCE DELLA CASA E ACCESSORI DI ALTA MODA”

10 - 11 Ottobre 2014 Hotel Le Meridien Montecarlo Evento ideato e curato da Carlo Timio in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia nel Principato di Monaco


PRINCIPATO di monaco


L’ARTIGIANATO MADE IN UMBRIA ILLUMINA IL PRINCIPATO DI MONACO OTTO AZIENDE ARTIGIANALI UMBRE HANNO ESPOSTO A MONTECARLO IN UN EVENTO DEDICATO ALLE LAMPADE E AGLI ACCESSORI PER LA MODA a cura della REDAZIONE

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’Umbria si mette in bella vista a Montecarlo. E lo fa con quello che più si confà a questa regione, vale a dire con l’artigianato di eccellenza, espressione massima del sapere fare, della creatività e della manualità tipici del Made in Umbria. L’evento, cui hanno partecipato otto aziende artigianali di eccellenza umbre, è stato organizzato da Carlo Timio, esperto di comunicazione e promotore del Made in Italy a Monaco, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia nel Principato di Monaco, nel contesto delle attività organizzate per il Mese della Cultura Italiana. L’iniziativa si è svolta a Montecarlo presso l’Hotel Le Meridien, con il contributo del direttore creativo, il designer Daniele Buschi. L’allestimento della Sala dell’esposizione si incentrava sulla presenza di tavoli di design e un’isola speciale composta da diverse tipologie di pavimenti dell’Azienda Spillantini. Il tema dell’evento era racchiuso nell’espressione “Artigianato di eccellenza italiana dall’Umbria: la luce della casa e accessori di alta moda”, a simboleggiare due comparti: quello dei complementi di arredo, specificatamente delle lampade e dell’illuminazione e quello degli accessori di moda, gioielli e capi di abbigliamento Houte Couture. “L’eccellenza del territorio umbro e delle sue aziende artigianali, conosciute in Italia e nel mondo, va in mostra, con le sue creazioni, rappresentando appieno il Made in

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CARLO TIMIO E AMBASCIATORE ANTONIO MORABITO


Italy”. Nelle parole dell’Ambasciatore d’Italia, Antonio Morabito – la cui presenza ha dato avvio ufficialmente all’esposizione –, si evince tutto l’apprezzamento e la gratitudine per aver saputo coagulare artigiani, designer e stilisti umbri, che hanno avuto la grande bravura di creare a mano una linea di prodotti unici disegnata appositamente per Montecarlo. Il merito è stato delle aziende che hanno capito l’importanza di cogliere l’opportunità che gli è stata offerta di essere presenti in una delle vetrine più esclusive e ambite al mondo. Il capo della diplomazia italiana si è soffermato ad ammirare le bellezze dei prodotti artigianali apprezzando l’elevata qualità degli oggetti esposti e presentati con idee innovative, originali e di elevata qualità. Dalla ceramica alla pelletteria, dalle lampade disegnate e creata con i più svariati materiali ai gioielli con oro 18kt, dai cappelli artistici al merletto in oro applicato a gioielli, scarpe e vestiti. Le Ceramiche Sambuco hanno proposto manufatti con forme e decorazioni ispirate alla storia della ceramica di Deruta, capace anche di esprimere un senso di modernità dettato dalle nuove esigenze del gusto estetico. Anna Rita Setti ha presentato i segnaposto per la tavola “Embassy Guest Table” in pelle, edizione limitata, unitamente a borse e sacche ispirate alla bellezza e alla ricercatezza della sua città Perugia. Le stiliste The Twins hanno esposto lampade che traggono ispirazione dal mondo delle scarpe, rappresentando oggetti unici a metà tra opere d’arte

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e design. Altre lampade che uniscono l’innovazione e la storia sono realizzate da Enrico Pazzaglia, un artigiano d’autore che crea pezzi unici in legno lavorato al tornio a mano, con raffinate e assortite finiture. L’azienda Elilux ha proposto lampade con paralumi artigianali classici e moderni, ponendo attenzione alle tendenze in continua evoluzione fino alla realizzazione di creazioni uniche e personalizzate con tess uti pregiati quali legno, metallo e vetro. Elisa L. Studio Alta Moda & Design ha messo in mostra una collezione di cappellini “Acrobatic Huts” e abiti di design “Wearing Art Dress”. Non sono mancati i gioielli di assoluto valore e prestigio. La gioielleria Ca D’or ha esposto tra gli altri gioielli in oro 18kt, anche la linea “Olive Collection”, ispirata alla bellezza antica dell’olivo. La stilista Graziella Bennati ha proposto anelli, bracciali, collane e orecchini, arricchiti con pietre preziose e coralli, oltre che a raffinati pizzi in oro 18kt applicati ad abiti e lingerie, trasformando l’abbigliamento e le scarpe in pezzi unici. Il tutto è stato condito da una degustazione di tozzetti offerti dal Ristorante Il Convento e il vin santo delle Cantine Lungarotti, in rappresentanza della tradizione dolciaria tipica del territorio umbro.



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arte

PALAZZO TRINCI:

UNA DIMORA TARDOGOTICA E I SUOI CAPOLAVORI D’ARTE GLI AFFRESCHI DI GENTILE DA FABRIANO RISPLENDONO NELLA PINACOTECA CIVICA DI FOLIGNO NOEMI FURIANI

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alazzo Trinci a Foligno non è tra i più celebrati dagli studi storico – artistici; ciò dipende dalla particolare conformazione dell’edificio che si salda al tessuto urbano della città, con palese negazione della sua evidenza monumentale, ma soprattutto dalle sfortunate vicende che ne hanno scandito la storia alterando la sua identità originale. Lo scisma d’Occidente (1378 – 1417) accelerò la disgregazione dello Stato della Chiesa e accentuò il sorgere di egemonie locali a carattere ereditario, che si trasformarono, in breve tempo, in vere e proprie signorie. Così andò per la famiglia dei Trinci quando, Rinaldo Trinci, vicario pontificio, nel 1310 fu nominato signore della città. La casata mantenne il potere fino al 1439. Oggi il Palazzo ospita la Pinacoteca civica, il Museo archeologico e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi e con gli affreschi realizzati da Gentile da Fabriano, costituisce uno dei più interessanti esempi di dimora tardogotica dell’Italia centrale. Il palazzo dei Trinci sorse in piazza Vecchia (attuale Piazza della Repubblica) per volere di Ugolino, signore della città dal 1386 al 1415, utilizzando preesistenti strutture. Dopo una prima fase decorativa, in cui furono adottati sem-

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plici apparati ornamentali che rivestono la cosiddetta scala gotica e gli ambienti contigui, Ugolino pensò di far realizzare un complesso ciclo pittorico autocelebrativo, con la precisa finalità di legittimare il ruolo che la famiglia aveva assunto all’interno dello Stato della Chiesa e nell’elaborare il programma iconografico fu aiutato dai numerosi letterati e umanisti che frequentavano la sua corte. A dimostrazione che queste pitture furono commissionate a Gentile da Fabriano da Ugolino Trinci due quietanze di pagamento rilasciate dal pittore tardogotico al signore di Foligno tra il 1411 e il 1412. Ad aprire il ciclo gli affreschi della loggia, che in origine era un ambiente a cielo aperto, con le Storie di Romolo e Remo, proprio per stabilire un filo diretto con Roma e gli eroi che ne avevano scandito la storia. Dalla loggia si accede alla Sala delle Arti liberali e dei Pianeti, nota anche come Camera delle Rose, la più celebre del complesso, che con buone probabilità assolveva alla funzione di biblioteca o studio. In epoca medievale, il tema delle Sette Arti Liberali divenne usuale nella ornamentazione di arazzi e nella decorazione di studi e biblioteche; ciò si verificò anche a Foligno, dove l’impostazione della parete della Camera delle Rose, dipinta con un fondo di azzurrite, sul quale si stagliano di profilo le regali immagini delle Arti, simula appunto un arazzo appeso. Il vicino corridoio è in realtà il “ponte sospeso” che collegava il palazzo con la cattedrale gotica dove Gentile e la sua scuola rappresentarono le figure dei Nove Prodi, scelti tre dal mondo ebraico, tre dal mondo greco – romano e tre dal mondo cristiano. Sotto l’intonaco dipinto compaiono, qua e là, i resti di una decorazione precedente a monocromo con le rappresentazioni simboliche delle età dell’uomo, motivo che Gentile da Fabriano riprese, a colori e di dimensioni maggiori, sulla parete di destra. A concludere il ciclo pittorico di Gentile da Fabriano la Sala dei Giganti, in cui si ammirano ancora oggi 15 delle 20 originarie figure monumentali di grandi personaggi della storia romana: Augusto, Tiberio, Camillo, Fabrizio, Curio Dentato, Manlio Torquato, Cincinnato, Marcello, Scipione l’Africano, Muzio Scevola, Catone, Mario, Publio Decio, Nerone e Fabio Massimo. In questo complesso e importante ciclo in cui più volte ricompare l’emblema del suo committente, la Rosa, di cui Ugolino fu fregiato nel 1398 da Bonifacio IX, emerge in tutto il suo splendore la preziosa pittura di Gentile da Fabriano, poetica e fiabesca, il gusto per la linea e un uso impareggiabile degli elementi decorativi. A decorare le pareti della Cappella del Palazzo con le Storie di Maria fu chiamato invece nel 1424 Ottaviano Nelli.

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RESIDENZE STORICHE

ROCCA FLEA:

FORTEZZA SVEVA NELL’ APPENNINO da sempre contesa tra papi, principi e condottieri, per la sua determinante posizione strategica GIULIO SIENA

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a Rocca Flea di Gualdo Tadino, dal greco flebòs “vena d’acqua”, per la vicinanza con le sorgenti del fiume Flebeo, si erge sul colle che domina la città con una mole massiccia tipica delle architetture militari. Anticamente contenuta da un fossato e delimitata da una robusta cinta muraria, ingloba nel suo interno il corpo centrale, o appartamento Salviati e la palazzina dedicata al cardinal del Monte, un tempo riservata alle cucine e alla servitù. N e l c o rt ile int erno s i affaccia la cap p ella d e d ic at a a S . G io v anni B at t is t a, le maes t o s e s c a le d ’acces s o ai lo cali e l’ ant ica fo nt ana. Co s t r uit a int o rno al X s eco lo , ap p art enne ag li A t t i, s ig n o r i d i F o lig no . N el 11 7 7 co n F ed erico I B arb a r o s s a ent rò nei co nfini d el Du cat o d i S p o let o e n e l 11 9 8 p as s ò alla g iu ris d izio ne d i Inno cenzo III. Sa r à , t ut t av ia, F ed erico II d i S v ev ia Imp erat o re e r e d i G ermania e d elle d u e S icilie, a p ro mu o v e r e in t erv ent i d i p o t enziament o d ella fo rt ezza n e l 1 2 4 0 co n res t au ri ed amp liament i. Dat a la p o s iz io n e s t rat eg ica, lu ng o l’ ant ica v ia ro man a F la m inia, ai co nfini d ello S t at o d ella Ch ies a c o n il Du cat o d ’ Urb ino , fu s emp re co nt es a t r a le milizie p ap ali e i s ig no ri d el t emp o . Da B r a c cio F o rt eb racci a F rances co I S fo rza ai B a g lio n i . N el t emp o , illu s t ri p ers o nalit à h ann o s o g g io rnat o alla R o cca: N ico lò V, F ed er ic o I I I d ’A s b u rg o , Clement e V II, Pao lo III, Ces a r e B o r g ia, Is ab ella D’ E s t e e Lu crezia B o rg ia. N e l 1 51 3 d iv errà s ed e d ella Leg azio ne Card inaliz ia , o s pit and o celeb ri rap p res ent at i d ella S ant a Se d e t r a cu i i Del M o nt e, Palmieri, Pu cci, S alv ia t i, Carafa. N el 1 5 8 7 G u ald o ent rò a far p art e d e lla Circo s crizio ne G o v ernat iv a d i Peru g ia p e r c ui la s t ru t t u ra fo rt ificat a d iv enne la res id e n z a d ei co mmis s ari ap o s t o lici fino al 1 7 9 8 . Co n l’Unit à d ’ It alia o s p it ò u n carcere mas ch ile e c o n t a le d es t inazio ne è rimas t a fino al 1 9 8 5 . L’a t t ua le co nfo rmazio ne è il ris u lt at o ap p u nt o d ei n um e r o si int erv ent i e d elle d iv ers e d es t inazio ni a c ui f u v o t at a. Olt re q u arant a s t anze, u na carat t e r is t ic a s cala t riang o lare, u na p ro fo nd a cis t ern a , un a cap p ella affres cat a, t o rri, co rt ili int erni e c a m m in a ment i. Co n i recent i res t au ri è s t at a riap e r t a a l pu b b lico , o s p it and o s ezio ni d el mu s eo civ ic o , a r c h eo lo g ia, ceramica e u na p inaco t eca d o v e s p ic c a n o o p ere d ella s cu o la cap it anat a d a M at t eo d a G ua ld o e N icco lò d i Lib erat o re, d et t o l’A lu nno .

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GIARDINI

L’ARCHITETTO BUZZI E IL PAESAGGISTA PORCINAI: DUE GRANDI DISEGNATORI PER IL GIARDINO E LA VILLA NELL’ ISOLA POLVESE

UN PERCORSO DENTRO UN “GIARDINO-PAESAGGIO” LACUSTRE CHE CONDUCE DIRETTAMENTE ALLA VILLA ALESSIA MENCARONI

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ono proprio due protagonisti dell’architettura italiana del Novecento che, presenti con continuità in Umbria nei primi anni Sessanta, avranno dal conte Citterio l’incarico di dare vita alla attuale villa con giardino di Isola Polvese: Buzzi noto per il progetto della sua “città ideale” della Scarzuola e Porcinai conteso dalle dinastie industriali perugine. La villa originaria fu fatta costruire negli anni ‘40, su progetto dell’Ing. Sisto Mastrodicasa, da Biagio Biagiotti, uno dei tanti proprietari dell’isola avvicendatisi nel tempo. È possibile ipotizzare che sia sorta sulle rovine di una delle case che componevano il villaggio dell’isola andato poi distrutto. Con il fallimento del Biagiotti, nel 1959, l’isola viene acquistata e utilizzata come riserva di caccia dal conte milanese Giannino Citterio. Il conte Citterio incaricò appunto l’Arch.Tomaso

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Buzzi di trasformare casa Biagiotti in una villa padronale e al Porcinai l’incarico di trasformare il parco agricolo in un elegante giardino-paesaggio. L’edificio originariamente sviluppato su tre piani, dall’aspetto moderno e molto lineare, viene allungato sul fronte creando una nuova fila verticale di aperture in modo da costituire un’asse di simmetria centrale. L’allungamento del fronte viene effettuato anche da due logge posizionate lungo i fianchi dell’edificio a piano terra. La villa ci appare oggi sotto questa nuova forma, ornata da fasce marcapiano, paraste bugnate sormontate da pinnacolo, cornici alle finestre. La centralità del fronte è enfatizzata dal balcone al primo piano e da un fastigio con fregio e pinnacoli. Intorno alla villa sorgono le case dei custodi ed altri edifici di


servizio come la foresteria, il frantoio e gli uffici. Solo nel 1973 è stata acquistata dalla Provincia di Perugia; e da allora la villa è stata ridistribuita internamente come struttura alberghiera con annesso ristorante e negozio di prodotti tipici locali. La Provincia gestisce anche l’azienda agricola con la produzione di olio extravergine di oliva da circa 6000 piante. Passeggiando lungo i viali che segnano il paesaggio dell’isola si può ammirare il lavoro di uno tra i più importanti paesaggisti del Novecento (ideatore, tra l’altro, dei giardini-paesaggio, cioè giardini nei quali l’uomo sembra non aver fatto nulla). Il Porcinai media il rapporto tra la villa e il lago con un sistema articolato di parterre erbosi, confinati a monte da un giardino misurato da un reticolo ordinato di alberi di ulivo a loro volta con-

trappuntati da una boscaglia di arbusti mediterranei posti a cornice di un’invenzione paesaggistica geniale. Il verde davanti all’edificio è costituito dal viale di tigli, che dall’approdo arriva alla villa; ai lati di questo si estendono i grandi parterre. Di notevole interesse è inoltre la piscina scolpita su una cava di pietra arenaria, nota oggi come il “giardino delle piante acquatiche” e disposta in posizione altimetrica strategica, dove restano ancora intorno le lastre di pietra, dette “stenditoi”, utilizzate per prendere il sole. Tracciando un segno nel paesaggio, due viali legano la villa agli approdi. Quello già noto, costeggiato dai tigli, e quello di pioppi cipressini, che dalla residenza raggiunge l’approdo secondario. É dunque solo immergendosi in questo luogo ameno, e non prima di aver percorso un folto viale di tigli, che si raggiunge la villa.

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N O I H S FA T S I L STY Il Concorso Fashion Stylist, ideato e lanciato dalla Rivista Riflesso, ha assegnato il titolo di esperta nel settore della moda, con spiccate capacità nel mondo della comunicazione e social network a... Eugenia Giglio a cura di Carlo TImio

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on uno spiccato senso del gusto, una intrigante capacità di esprimere la propria creatività attraverso combinazioni originali di accessori, colori e capi di abbigliamento, con una capacità di intercettare le ultime tendenze, di crearne lei stessa delle nuove e di saperle comunicare tramite canali mediatici, Eugenia Giglio ha dimostrato di avere la stoffa per affermarsi sia nella comunicazione che nella moda. Eugenia, di cosa ti occupi attualmente? “Sono iscritta al quarto anno di giurisprudenza e sto intraprendendo con determinazione i miei studi in vista degli obiettivi futuri”. Da quando hai maturato la passione per la moda? E per la fotografia? “Diciamo che quella che ho per la moda è più una curiosità, consistente nell’aggiornare il guardaroba con capi di tendenza senza però mai abbandonare il mio stile. La fotografia invece è un vero e proprio divertimento. Mi piace immortalare situazioni di vita quotidiana, paesaggi caratteristici, persone con cui trascorro le mie giornate, luoghi delle vacanze, ecc. il tutto

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con la finalità di rivedere gli scatti nei giorni e mesi successivi e viaggiare con i ricordi”. Hai mai pensato di fare concorsi di bellezza? “Onestamente non mi è mai interessato. L’unico episodio risale all’estate della maturità quando con delle amiche decidemmo di partecipare ad un concorso di bellezza in cui il primo premio consisteva in un viaggio a Barcellona. Alla fine lo vinsi io. Mi fu poi proposto di partecipare ad altre sfilate, ma rifiutai proprio perché non volevo entrare in un mondo che non vedevo calzante con il percorso che invece attualmente sto intraprendendo”. Il tuo stile è più elegante o sportivo? “Il mio stile è prettamente classico, mi capita di indossare sia capi non eccessivamente sportivi sia eleganti, a seconda delle occasioni e dei contesti. Ultimamente mixo molto, casual e ricercato, oppure vestiti low cost accompagnati da accessori di marca, dal momento che credo che le firme dalla testa ai piedi non sempre siano sinonimo di buon gusto. Ti piacciono i social network? Quali usi di più? E con quale frequenza? “Non nego che i social network mi piacciano molto. Uso con frequenza facebook e soprattutto instagram, dato il mio divertimento nello scattare foto e postarle. Devo dire che riesco anche ad avere parecchi consensi, il che non può che farmi piacere! Spesso mi capita anche di dare consigli o suggerimenti a delle ragazze che me lo richiedono sui social, su acquisti, look o posti che visito. E lo faccio molto volentieri. D’altronde lo spirito dei social dovrebbe essere proprio questo”. Quali sono i tuoi hobby? “I miei hobbies non sono tanti purtroppo. L’università riempie la maggior parte delle mie giornate, ma nel tempo libero mi piace tenermi in forma, giocando a tennis o andando in palestra, rilassarmi al pianoforte e (quasi superfluo dirlo!) togliermi qualche sfizio per negozi”. Sogni nel cassetto? “Ho tantissimi sogni nel cassetto, primo fra tutti quello di creare una mia famiglia con l’uomo che amo e in un secondo momento quello di realizzarmi nella carriera. Ultimata l’università vorrò provare l’esame di avvocatura di stato e il concorso notarile, percorso lungo ed ambizioso, ma che spero mi porti grandi soddisfazioni. Il tutto però senza trascurare il gusto per la moda”.

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ello scrigno dell’ Alta Valle del Tevere è racchiuso un piccolo tesoro, un borgo di nome Montone che è stato incluso tra i 100 borghi più belli d’Italia. Montone ha una storia antichissima: nel Medioevo fu la terra della famiglia Fortebracci e del suo membro più noto, Braccio Fortebraccio da Montone, descritto da Manzoni in una sua opera in questi termini: “Per tutto ancora con maraviglia e con terror si noma”. Braccio da Montone fu infatti un valoroso guerriero e un politico ardito. Riuscì a divenire, in breve tempo signore di quasi tutta l’ Umbria, parte delle Marche, dell’ Abruzzo e del Lazio, tentando di dar vita ad uno Stato indipendente dalla Curia, a dispetto dello Stato Pontificio. Nel 1416, grazie alla battaglia di Sant’ Egidio, immortalata da Paolo Uccello in un dipinto conservato agli Uffizi, Braccio conquistò anche la città di Perugia, suscitando le preoccupazioni dell’allora papa Martino V. L’ostilità della Chiesa e le invidie dei signori a lui contemporanei per la grandezza dei suoi progetti politici e per la sua abilità in guerra gli frapposero diversi ostacoli, prima la battaglia di Spoleto che riuscì a vincere, poi quella di Cantiano e infine quella de L’ Aquila che gli costò la morte nel giugno 1424. Il carattere ardito di Braccio deve essere rimasto nei suoi discendenti, se un piccolo borgo di circa 1600 abitanti, nei pressi di Umbertide e Città di Castello, ha deciso di dare vita ad un festival internazionale di cinema che dal 1997 anima ogni estate il borgo di Montone e che è giunto ormai alla sua diciottesima edizione. L’ Umbria Film Festival è nato da un’ inedita collaborazione tra il Comune di Montone ed i Riverside Studios di Londra e porta ogni anno nel borgo umbro lungometraggi d’autore provenienti da tutti i Paesi del mondo, ed ha anche la “mission” di avvicinare i più piccoli all’affascinante mondo del cinema, grazie alla proiezione, in prima serata, di cortometraggi per bambini. L’Umbria Film Festival vanta quale presidente onorario il celebre regista e attore Terry Gilliam che della manifestazione dice: “Mentre i bambini giocano, le persone sedute ai tavolini mangiano, conversano e guardano rapite il film. Una luce brilla da dietro il bar e getta le ombre dei bevitori attraverso la piazza sullo schermo. Lì si mescolano con i personaggi del mio film in una danza reale e fantastica allo stesso tempo, che rimarrà per sempre impressa nella mia memoria.” Il regista di “Paura e delirio a Las Vegas” “L’esercito delle 12 scimmie” e di “Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo” si è trasferito a Montone nel 1990, dove ha acquistato un castello in rovina che si è preso la briga di restaurare. A chi gli chiede perché non abbia ancora girato un film in Umbria risponde che quando viene in questo luogo incantato sta così bene che non sente più il bisogno di creare e che si sente “ geloso” di questo luogo incontaminato tanto da sperare che altri stranieri non lo scoprano. Ma il suo desiderio, purtroppo o per fortuna, non pare realizzarsi visto che anche l’attore Colin Firth e il batterista dei Doors John Densmore hanno “scoperto” il borgo umbro e che la Rogers State University di Claremore (Oklahoma – USA) aprirà addirittura un polo universitario a Montone. Sembra quindi che la scoperta di questo gioiello umbro sia solo all’inizio e che, dall’alto, l’imponente rocca di Braccio stia amabilmente a guardare.

colin firth, attore

John Densmore, batterista dei doors

terry gilliam, pres. umbria film festival

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de legibus

LA LIBERTÀ DI SCELTA PER IL COGNOME DEI FIGLI:UN TRAGUARDO NON LONTANO C A DE L’OBBLIG O DEL CO G NO ME PATERN O I N FAVORE DELL A LI BERTÀ DI AT TRIBUIRE I L CO GN OME DEL PA DR E O DELL A M ADRE O DI EN T R A MBI Elisabetta Bardelli

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l doppio cognome si fa strada nell’ordinamento giuridico italiano, in attuazione del principio di uguaglianza tra uomo e donna nei rapporti familiari, recentemente riaffermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo c h e , c o n s e n t e n z a n . 7 7 d e l 7 g e n n a i o 2 01 4 , h a c o n d a n n a t o i l n o s t r o Pa e s e p e r a v e r n e gato ad una coppia di coniugi la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre. A distanza di qualche mese, la Camera, lo scorso 24 settembre, ha approvato il testo unificato che, riunendo diverse proposte di legge, modifica l’attuale disciplina civilistica in materia di attribuzione del cognome ai figli, eliminando l’obbligo del cognome paterno ed introducendo la piena libertà di scelta per i genitori, che potranno decidere, di comune accordo, di attribuire ai propri figli il cognome del padre o della madre ovvero di entrambi; in caso di disaccordo, il figlio avrà il cognome di entrambi i genitori, in ordine alfabetico. Il genitore che ha due cognomi potrà trasmetterne al figlio soltanto uno, a

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s u a s c e l t a . Pe r i l f i g l i o n a t o f u o r i d a l m a trimonio e riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori vale la stessa regola; se il riconoscimento di uno dei due genitori è tardivo, il secondo cognome si aggiunge solo con il consenso del genitore che ha riconosciuto il figlio per primo o dello stesso minore se ha già compiuto i 14 anni. Il principio della libertà di scelta, con qualche adattamento, viene esteso anche ai figli adottivi. La nuova disciplina diventerà operativa solo dopo l’entrata in vigore di un apposito regolamento attuativo, che dovrà essere adottato con Dpr entro un anno dall’approvazione definitiva del testo in questione. In via transitoria il cognome materno potrà aggiungersi a quello paterno, con il consenso di entrambi i genitori e del figlio minorenne che abbia già compiuto il quattordicesimo anno di età. Si tratta di un passo importante verso la parità dei sessi, che adegua l’Italia all’ord i n a m e n t o d e g l i a l t r i Pa e s i e u r o p e i , d o v e i l doppio cognome è già da tempo una realtà.


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ITALIA IN PILLOLE a cura della Redazione IL COLOSSEO VERSO UN TEATRO ALL’APERTO

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’idea è di Dario Franceschini, Ministro per i Beni Culturali e Turismo: utilizzare il Colosseo come un palcoscenico per rappresentazioni teatrali, musicali, circensi. Insomma farlo rivivere come luogo di incontro e spettacolo, come lo era fino al XIX secolo, quando è cominciata l’eliminazione progressiva dell’arena per far affiorare reperti storici di inestimabile valore che narrano la storia dei cunicoli nascosti alla luce del sole. L’idea di Franceschini è ripresa dagli studi dell’archeologo Manacorda il quale asserisce che il ripristino dell’arena darebbe maggiore stabilità al monumento, per essere parte integrante “calpestabile” dell’Anfiteatro, in grado di accogliere in un prossimo futuro non solo semplici visite turistiche ma anche eventi della vita di Roma. Non tutti sono d’accordo poiché il Colosseo non è stato con i Romani un luogo di teatro, piuttosto una sede ove i gladiatori erano costretti ad ammazzarsi come cani, tra loro o farsi sbranare dalle belve. Allora occorre la discontinuità alla ricerca della Roma che ha fatto grande il mondo.

RIAPERTURA DELLA LIBRERIA RIZZOLI A MILANO

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un evento di grande spessore culturale la riapertura della Libreria Rizzoli nella galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Nata nel 1949 su una preesistente libreria, è stata da subito etichettata il “salotto di Milano”, ove si presentavano libri e si incontravano autori che rilasciavano copie firmate. Oggi è qualcosa di più: “Non sarà un luogo immobile, ma un centro di cultura in movimento non esclusivo ma inclusivo - sottolinea Laura Donnini amministratore delegato di Rcs Libri -. Il libro è il punto di partenza per far fiorire conversazioni, video, eventi digitali, mostre. E partiamo da un’offerta di 40mila titoli”. Raddoppiata negli spazi e sviluppata su tre piani, Rizzoli Galleria diventa un luogo di ritrovo, di discussione, di dibattito. E di lettura, poiché contiene degli spazi ove si sposta l’attenzione dal libro all’esperienza di lettura, in un ambiente caldo e accogliente arredato prevalentemente in legno. Non manca la strumentazione digitale come ad esempio i videowall.

PIERO DELLA FRANCESCA E BURRI SI INCONTRANO IN UNA MOSTRA

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embra un sogno vedere convivere due big della pittura mondiale nello stesso Museo della Valtiberina a Sansepolcro (Arezzo) in una stessa mostra intitolata “Rivisitazion: Burri incontra Piero della Francesca” preannunciandosi come una delle più significative nel panorama nazionale e internazionale. Cosa unisce questi due pittori così lontani nel tempo, ma così vicini nelle interpretazioni artistiche? Il silenzio. Da sempre Piero è presentato come pittore silenzioso (e maestro della luce del Rinascimento) così come la definizione di Burri silenzioso è la più appropriata. Certo, entrambi sono da interpretare nel contesto delle loro opere, ma entrambi sono artisti di finissima grandezza ed è proprio la loro grandezza che consente di tenerli uno di fronte all’altro a Sansepolocro, città natale di Piero, poco distante da Citta di Castello che ha dato i natali a Burri. La mostra si avvale di quattro opere di Burri e quattro di Piero oltre a 12 tavole pierfrancescane. La mostra aperta il 31 ottobre, chiude il 12 marzo 2015.

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EUROCHOCOLATE

foto di Eleonora Antolini

L’edizione di Eurochocolate “Masterchoc” che anticipa l’EXPO 2015 è stata un’occasione di confronti, workshop e dimostrazioni per far conoscere i segreti del mondo del cioccolato declinato in tutte le sue interpretazioni

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WHITE MILANO

La fiera internazionale pi첫 contemporanea della moda segna il ritmo della Milano Fashion Week

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Animali

PIPISTRELLI: L’ANIMA DI BATMAN “IO VEDO ANCHE SENZ A VEDERE, NULL A MI SFUGGE” GIULIANA SPINELLI BATTA

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elle calde sere d’estate, passeggiando in campagna, se rivolgete gli occhi al cielo spesso scorgerete il rapido volo di alcune sagome scure, sono gli “amici pipistrelli”, i cacciatori instancabili e famelici di mosche e zanzare, i fedeli guardiani dei nostri sonni estivi. I pipistrelli sono Mammiferi (Ord. Chirotteri), creature fragili e delicate ma non di bell’aspetto. Sono animali molto antichi che in un “volo evolutivo” durato oltre 50milioni di anni hanno colonizzato il globo adattandosi ad una incredibile varietà di ambienti. Il rapporto tra uomini e pipistrelli è sempre stato inquietante soprattutto nella cultura occidentale, essi hanno fatto e ancora lo sono, parte di quelle superstizioni che influenzano il pensiero e la vita delle persone. Essi rappresentano una delle tante personificazioni del male e delle tenebre e perciò malvisti e perseguitati in quanto legati al demonio e agli inferi. Le leggende e i pregiudizi gli hanno procurato una fama sicuramente negativa, si dice che si attacchino ai capelli delle vittime senza più lasciarli, che siano fedeli compagni di streghe e fattucchiere, che portino sfortuna e succhino il sangue delle vergini o che la loro urina provochi la caduta dei capelli e che siano aggressivi, ciechi e altro ancora. Non sono ciechi e hanno la strabiliante capacità di orientarsi al buio

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tramite un “sonar” naturale, un sistema di localizzazione, che grazie alla produzione di ultrasuoni e all’ascolto dell’eco emesso dall’oggetto colpito gli permette di volare e cacciare tranquillamente durante la notte. In alcune culture orientali come in Cina assumono un significato del tutto diverso infatti sono considerati portatori di fortuna, ricchezza, longevità e felicità. Nella nostra civiltà è solo con la comparsa sulla scena negli anni ’50 di un personaggio quale Batman, l’eroe buono diventato famoso per la maschera orecchiuta e il mantello ad ala di pipistrello che il sentimento popolare molto sospettoso si è trasformato in leggera simpatia. I Chirotteri il cui nome deriva dal greco e significa “mano alata” sono gli unici mammiferi in grado di volare grazie a una speciale membrana alare, il patagio, tesa tra le ossa della mano e delle dita che risultano molto allungate. Essi sono animali in diminuzione in tutto il mondo per l’uso di pesticidi, per la distruzione del loro habitat, per il disturbo arrecato dall’uomo nei luoghi di riposo e per l’ignoranza che molto spesso li rende vittime della superstizione. Hanno le dimensioni di un topo comune ad eccezione dei famosi e temibili “vampiri”, molto più grandi, che vivono in Sud America succhiando il sangue dei bovini, hanno una vita lunghissima anche fino a 40 anni

e la longevità sembra dovuta al letargo invernale a cui vanno incontro che gli consente un ridotto logorio nel tempo. Essi riposano a testa in giù, appesi alle volte delle grotte o di altre cavità purché tranquille è così che trascorrono l’inverno e sopravvivono grazie al letargo dal cui si risveglieranno completamente solo ai primi tepori primaverili. In Italia essi si cibano esclusivamente di insetti nocivi e molesti come zanzare, pappataci, falene e coleotteri, un singolo individuo riesce a fare ogni notte un lauto pasto cacciando fino a 2000 zanzare! Un motivo in più per rivalutarne l’importanza. É pertanto molto utile impegnarsi per divulgare la verità su questi piccoli mammiferi, sfatando le numerose leggende, conservando i rifugi oggi sempre più rari ed aiutando la ricerca segnalando esemplari e siti da proteggere. Per chi poi volesse proteggerli, aderendo al progetto Life Save the Flyers, basterebbe comperare e collocare le BAT BOX , reperibili anche nei nostri supermercati, in posti tranquilli dei nostri giardini dove possono trovarvi rifugio e riformare una nuova popolazione. E se doveste trovare un pipistrello ferito, non lo abbandonate ma rivolgetevi ai centri autorizzati che possono curarli ed accoglierli adeguatamente. Come presso il Dipartimento di biologia cellulare e ambientale dell’Università degli Studi, sezione zoologia dei vertebrati.


gioielli di bacco

IL SAPERE DI VINO… L’IMPORTANZA DELL’ANALISI OLFATTIVA PRIMA DI DEGUSTARE UN VINO (seconda parte) MARCO SERVILI

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l secondo atto della degustazione di un vino è l’analisi olfattiva. Ma prima di approfondire questo argomento dobbiamo capire come si origina una percezione di tipo odoroso. Essa nasce per l’attiva interazione con i recettori (specifiche proteine) presenti nella mucosa olfattiva di numerose molecole volatili che, quando inspiriamo (olfazione diretta) o quando mastichiamo un alimento (olfazione retronasale), raggiungono l’epitelio olfattivo sito in fondo alle fosse nasali, trasportandoci in un mondo di vaste sensazioni difficili da tradurre. All’esame olfattivo vanno presi in considerazione: l’intensità complessiva (quantità di odore percepito, sia a bicchiere fermo che dopo rotazione dello stesso); la franchezza (pulizia odorosa ossia assenza di note odorose negative); la finezza (eleganza e nettezza dei profumi); la complessità (presenza di diverse note aromatiche); l’armonia (equilibrio fra le note dolci/morbide e quelle fresche/penetranti); la persistenza aromatica (rilevante non tanto nella fase olfattiva quanto in quella retrolfattiva, misura la durata e il prolungarsi delle percezioni aromatiche); la corrispondenza/coerenza gusto-olfattiva (coerenza nelle sensazioni olfattive percepite al naso con quelle di tipo gustativo e retrolfattivo). E per un assaggiatore esperto potrebbero essere aggiunte altre due valutazioni di tipicità: l’aderenza degli aspetti aromatici alla caratteristiche conside-

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rate tipologiche del vino (terroir, vitigno, tecnica di lavorazione ecc.) e lo stato evolutivo (grado di maturazione ed evoluzione degli aromi da troppo giovane a pronto sino a decrepito). Quando analizziamo un vino all’olfatto possiamo correttamente descriverlo individuando dei descrittori per analogia con l’oggetto caratterizzato normalmente da quell’odore. Quindi trovare riferimenti alla nostra memoria olfattiva per descrivere gli aromi di un vino non è solo un gioco ma un modo per individuare le caratteristiche olfattive presenti in quel bicchiere. Esistono diverse classificazioni che catalogano gli odori riscontrati ed abbiamo così: aromi floreali (profumi da fiori freschi e quelli da fiori essicati, coi primi molto presenti nei vini giovani, in particolare bianchi, e i secondi riscontrabili nel bouquet dei vini invecchiati); aromi fruttati (agrumi, frutta a polpa chiara, frutta tropicale / esotica, frutta rossa a tendenza leggermente acidula, frutta nera a tendenza decisamente dolce, frutta cotta, frutta essiccata, frutta secca; aromi vegetali (foglia di pomodoro, peperone, ortiche, fieno, paglia, tabacco, tè, asparago, piselli, ceci, timo, rosmarino, salvia, alloro, menta, eucalipto, anice, felce,

humus, terra bagnata, muschio, funghi, tartufo); aromi balsamici (pino, cedro, incenso, ginepro, sandalo, ecc.); aromi speziati (cannella, chiodo di garofano, liquirizia, noce moscata, zenzero, pepe, coriandolo, vaniglia, lievito, burro, pane fresco, ecc.); aromi empireumatici (cacao, cioccolato, caffè, mandorla tostata, crosta di pane, caramello, ecc.); aromi minerali (pietra focaia, gesso, petrolio, grafite, ferro ecc.,); aromi marini (odio, alghe e sentore di mare, riscontrabili talvolta in vini coltivati in aree vicino al mare); aromi animali (cuoio, pelliccia, selvaggina, muschio, pipì di gatto, sudore di cavallo, stalla, pollaio ecc.); aromi lattici (burro fresco e il formaggio, odori riscontrabili in vini soprattutto bianchi); aromi eterei (smalto per unghie, caramella inglese, sapone, cera, ecc.); aromi chimici (il tappo di sughero, odori di medicinale, di disinfettante, di celluloide e plastica, muffa e botte vecchia). Concludendo, possiamo dire che i profumi di un vino che si riscontrano all’esame olfattivo hanno una notevole carica seduttiva che ci svela la sua natura più intima ed i luoghi dove egli nasce,donandoci emozioni che si imprimeranno nella nostra memoria per sempre.

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GIRI DEL GUSTO

CANAPA NEL TESSILE, FOOD E EDILIZIA DAL MEDIOEVO AD OGGI, L’USO DELLA CANAPA È TORNATO ALLA RIBALTA, GRAZIE A NUOVE SPERIMENTAZIONI E INNOVAZIONE MARILENA BADOLATO

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’uso alimentare della canapa, famiglia delle “cannabinacee” lo troviamo in antichi manoscritti. “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”, si legge in una iscrizione latina ad attestare che i benefici della canapa erano conosciuti sin dall’ antichità. Le preparazioni a base di questo ingrediente, zuppe o minestre, in genere erano destinate ai malati, convalescenti oppure legate ai periodi quaresimali. Nel tardo medioevo troviamo il suo uso in una ricetta di Maestro Martino, una zuppa di semi di canapa, mandorle e brodo di piselli (E. Carnevale Schianca, La cucina medievale. Lessico, storia, preparazioni, Olschki, Firenze 2011). Qui in Umbria, nei primi anni del’900, si mangiavano “tortelli con fiori di canapaccia”, “minestra di canapuccia”, “focaccia di canapa”, le cui ricette sono state rielaborate di recente dall’Università dei sapori di Perugia. Nel periodo coloniale con la canapa si realizzavano vele e cime per le navi, le vele delle caravelle di Cristoforo Colombo erano in canapa, così come di canapa, anzi di carta bambagina ad essa collegata, erano numerose edizioni a stampa, come quella della Divina Commedia, la prima

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copia nata proprio a Foligno nel 1472, su carta fornita da quei monaci benedettini che gestivano in proprio le famose cartiere di Pale e Belfiore. Coltivata nelle campagne italiane fino agli anni ’60 per ricavarne prevalentemente tessuti di qualità e cordame, dopo un lungo periodo di oblio che coincise con l’avvento delle fibre sintetiche, oggi è tornata prepotentemente di moda per le applicazioni terapeutiche in medicina, per nuovissime realizzazioni in edilizia e per le sue straordinarie proprietà nutrizionali. La fruibilità sotto forma di semi, olio, farina fornisce la base per numerose utilizzazioni. I semi non contengono THC (tetraidrocannabinolo), ma sono ricchi di sostanze importanti ad azione antiossidante, di acidi grassi essenziali polinsaturi omega 6omega 3 nella proporzione ottimale di 3/1, e l’ olio di canapa, dotato di effetti antinfiammatori, è considerato quasi un “vaccino naturale” che, se assunto con regolarità, rinforza la risposta del sistema immunitario, nervoso, ormonale. La farina, ottenuta dalla pressatura e poi macinatura a torchio dei semi, è morbida e dal colore bruno ambrato e leggero gusto di nocciola, caratteristi-


che che trasmette agli impasti a cui va aggiunta in percentuale tra il 5- 10%. E ancora nel seme troviamo la presenza di amminoacidi essenziali, indispensabili per la sintesi proteica; i fitosteroli, sostanze contenute nei vegetali che limitano l’assorbimento di colesterolo nel nostro organismo; fibre che invece contribuisco a regolarizzare le funzioni intestinali; vitamine e sali minerali. Canapa come fibra per splendidi tessuti che oggi sappiamo con certezza scientifica, dotati di importanti proprietà: la resistenza al logorio e alla trazione tre volte maggiore a quella del cotone; la capacità di assorbire l’umidità del corpo disperdendola all’esterno e di schermare i raggi solari e gli UVA e le radiazioni emesse da campi elettrostatici fino al 95%. Ma la canapa viene utilizzata oggi anche nella bioedilizia, la nuova formula di costruzione legata al rispetto dell’ambiente. Secondo questi criteri è stato di recente ampliato il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco, un antico castello nella valle di Narco, nell’area del Coscerno - Aspra, tra gole strozzate e acque di fonti, tra specie animali e vegetali di reale biodiversità, tra campi falciati e distese di canapa, in mezzo a borghi di pietra. Questo ecomuseo fa parte della rete dell’Umbria dei “Musei che hanno stoffa” caratterizzati da importanti collezioni tessili. Il museo, curato dalla sua dinamica direttrice Glenda Giampaoli, grazie all’uso di telai attivi e con la possibilità di creare tramite il suo laboratorio nuove soluzioni tessili, insegna l’arte della tessitura avvalendosi di percorsi interni ed esterni dove si distingue la pianta della canapa, le diverse fasi della sua coltivazione, lavorazione e tessitura, per un recupero delle conoscenze tradizionali secondo moderne interpretazioni, un percorso rivolto anche alle scuole. “Nel nostro Museo - interviene la direttrice - assimilazione e invenzione, conoscenza e progettazione, memoria e immaginazione sono i momenti base su cui s’intende lavorare e innestare l’esperienza creativa”. Ammodernato negli spazi da poco ampliati e rinnovati utilizzando canapa e calce, con i suoi telai attivi per insegnare i segreti della fibra tessile, è sede del progetto Tun (Tessile Umbro Naturale), che ha permesso di seminare alcuni ettari a canapa da destinarsi alla sperimentazione di estrazione della fibra tessile. I terreni utilizzati erano le famose “canapine” di proprietà del Comune e lungo il fiume Nera. “In questo momento - continua la direttrice del museo - stiamo sviluppando un filone di studio legato alla cosmetica”.

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selezione libri a cura di ITALO PROFICE

Matteo Bruno narra le gesta di Dardano, un fabbro etrusco che è maturato a Roma. Nel momento in cui Porsenna, mitico Re etrusco, l’unico di cui ci siano giunte notizie, riunì le dodici città dell’Etruria per muovere guerra alla potenza nascente di Roma, Dardano si sentirà fortemente combattuto. Seguirà Porsenna sulla sua quadriga o difenderà quella che è la sua nuova patria? Come spesso succede sarà il corso degli eventi e con essi l’influenza degli dei a decidere le sorti del nostro protagonista. La sua grande fede negli dei e la Lacrima della Luna, un’antica pietra cui è legata una profezia, lo sosterranno attraverso difficili prove. In Dodici Città, la storia si mescola alla leggenda, ispirata dalle storie dei maestri latini Tito Livio e Tacito. L’autore narra le gesta eroiche di uno uomo comune che diventa eroe nell’Italia di 2500 anni fa. I personaggi descritti con dovizia di particolari segnano un’avventura epica. Leone Editore.

Amneris Marcucci condivide con i suoi lettori la sua esperienza e quella dei santi che l’hanno ispirata, sostenuta e aiutata dal suo Angelo Custode. E lo fa dopo essere andata in pellegrinaggio a Pietralcina e in Terra Santa. L’autrice, ultima di sette figli e credente devota, ci porta alla scoperta di una dimensione d’amore e di cura degli Angeli nei confronti di ciascun essere umano. Tra le altre, riporta anche la testimonianza di Santo Pio, che lo chiamava “Angiolino”. Nel corso del libro l’autrice s’interroga perfino su quale ruolo Angeli importanti come Gabriele, Michele e Raffaele abbiano avuto nelle sacre scritture. Con Gli Angeli ritrovati si riscopre il potente aiuto e l’intercessione dell’Angelo Custode. Sarapar Editore.

Brigitta Buclé scrive una sorta di manuale del praticante che talvolta, alla luce delle confessioni fatte, assomiglia ad un diario. All’occorrenza, però, diventa un vero eproprio romanzo psicologico raccontato in prima persona. Il praticantato presso un avvocato all’apparenza educato, cordiale, affabile, si trasforma in un calvario lungo due anni. L’amore dell’autrice per la professione forense si dissolve al cospetto di un professionista celatamente dispotico e maniacalmente insopportabile. Il tutto però viene raccontato con il dovuto distacco e la necessaria ironia, come spetta ad un’ “esperienza tragicomica”. L’autrice ha voluto condividere i suoi pensieri al fine di poter essere di conforto a tanti giovani, non solo giuristi, che si trovano alle prese con le sofferenze della gavetta. Tanti buoni propositi che mutano in amare illusioni e ciononostante il sogno che, sebbene mutato, permane: in questo Il Diavolo veste fresco lana è un vero e proprio romanzo di formazione. Era Nuova Editore.


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