88
Orchis simia Lam. 1779
SERRA DI VALPIANO (PENNABILLI) 17 maggio 2012
Nome comune
Orchidea scimmia, Omiciattolo Sinonimi
O. macra Lindl.; O. tephrosanthos Vill. Etimologia
Il nome di specie è tratto dal latino simia, “scimmia”, in relazione al labello dalla sembianza di una vivace scimmietta.
Distribuzione
Specie a distribuzione eurimediterranea, con areale dalla Spagna all’Inghilterra alla Turchia, Caucaso e Africa settentrionale. È presente in tutta la penisola italiana fino a 1800 m, ad eccezione di Puglia, Val d’Aosta e Sardegna; da verificare in Sicilia. In Emilia-Romagna è comune in tutta la fascia collinare e rara lungo la costa. Presente nelle pinete litoranee. In provincia di Pesaro e Urbino non è rara ma localizzata, presso luoghi erbosi e cespuglieti nella fascia collinare, tra 150 m e 800 m.
Habitat e distribuzione locale
In provincia di Rimini è distribuita in tutta la fascia medio e alto collinare su suoli asciutti, scarpate stradali, prati, cespuglieti e boschi luminosi. Poco comune. Vari siti presentano elevate concentrazioni.
SAN LEO, 30 aprile 2012
90
MONTEBELLO (TORRIANA) Forma apocromica - 6 maggio 2012
Orchis simia Caratteri
È una specie dalla scarsa variabilità e di immediata identificazione. L’apparato radicale presenta due rizotuberi ovoidali più o meno allungati. Il fusto, alto tra 20 cm e 40 cm, è eretto, con foglie basali ovate disposte a rosetta, avvolgenti ed erette superiormente. Le brattee sono verdastre. Unica tra le orchidee italiche, l’apertura dei fiori procede dall’apice dell’infiorescenza, che si presenta breve, all’inizio globosa poi poco più allungata. Il perianzio è costituito da un casco compatto e allungato, formato dai petali e sepali uniti inferiormente, con punte libere. Il labello presenta lobi lunghi quasi filiformi rivolti in alto, con dentino ben visibile. I laterali sono simili ai lobuli, anch’essi diretti superiormente. La colorazione è biancastra con minuti peli porporini a gruppi. L’interno del casco, lobi, lobuli e dentino sono rossastro-violacei. Può presentare apocromia. Lo sperone è circa metà dell’ovario. Fiorisce tra Aprile e Maggio. È impollinata da Lepidotteri e Coleotteri.
SAN LEO, 30 aprile 2012
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
SERRA DI VALPIANO (PENNABILLI) 17 maggio 2012
SERRA DI VALPIANO (PENNABILLI) Forma ipocromica - 17 maggio 2012
92
Anacamptis coriophora (Pollini) R.M. Bateman, Pridgeon M.W. Chase 1997.
Nome comune
Cimiciattola, Orchidea cimicina. Basionimo
Orchis coriophora L. 1753 Sinonimi
Orchis fragrans Pollini. Etimologia
Nell’entità tipo i fiori emanano un odore sgradevole, dal greco koris, cimice, quindi “che porta cimici”. Nel Riminese sono presenti solo individui che profumano gradevolmente di vaniglia. Determinati Autori attribuiscono tale forma alla sottospecie fragrans, altri la ritengono un chemotipo o ecotipo.
Distribuzione
Eurimediterranea, presente in tutte le regioni italiane dal livello del mare fino a 1500 m. Secondo un ampio numero di Autori in Italia O. coriophora subsp. coriophora (Pollini) R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase, è presente a settentrione del Po, mentre nella penisola predomina la più xerofila subsp. fragrans. Comune nella fascia collinare dell’EmiliaRomagna, progressivamente meno frequente procedendo da Est a Ovest. Rara lungo la costa. Non rara e localmente abbondante nell’adiacente provincia di Pesaro, tra 300 m e 700 m.
Habitat e distribuzione locale
Si rinviene su suoli calcarei, in luce piena o mezz’ombra, in prati aridi o più raramente freschi, nelle pertinenze fluviali, radure e cespuglieti aperti collinari, margini di strade e carraie su terreni in genere asciutti. Presente all’interno di un residuo di vegetazione psammofila a Miramare di Rimini. Localizzata dalla quota di pianura nel tratto finale del Conca alla media valle del Marecchia e Savio (Sapigno), non comune. Fiorisce da Aprile a Giugno.
&
Caratteri
L’apparato radicale presenta due rizotuberi globosi sessili o subsessili. Pianta robusta, alta tra 10 e 35 cm, con foglie basali eretto-patenti. Scapo eretto con foglie superiori guainanti, corte e lungamente acute. Brattee con nervatura centrale verdastra. L’infiorescenza è densa e multiflora, i fiori piccoli, da rosati a porporini con tonalità variabili. Il perianzio presenta i tepali riuniti in lungo casco acuminato; il labello è ginocchiato alla base, profondamente trilobato con lobo mediano più lungo dei laterali, con macule purpuree e aree da rosse a verdastre di intensità variabile. Lo sperone è conico e arcuato verso il basso, subuguale all’ovario. Il ginostemio è apicolato e rossastro con pollinii gialli. Specie nettarifera, impollinata da diversi Imenotteri, più raramente Coleotteri.
CASAROLA (SAN CLEMENTE) 9 giugno 2009
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
SAPIGNO (PERTICARA) 2 giugno 2011
EX COLONIA NOVARESE (RIMINI) Forma ipocromica - 1 giugno 2006
CÀ DEL VENTO (NOVAFELTRIA) 17 giugno 2012
94
Anacamptis laxiflora (Lam.) R.M.Bateman, Pridgeon M.W.Chase 1997
Nome comune
Orchidea acquatica, Galletto di palude Basionimo
Orchis laxiflora Lam. 1779 Etimologia
L’epiteto specifico deriva dai fiori disposti in modo rado lungo l’asse, ovvero per l’infiorescenza lassa.
MONTE CANALE (PENNABILLI) 27 maggio 2012
&
e i pollinii verdastri. La specie mostra una variabilità molto limitata. Si distingue dalla vicina Anacamptis palustris (Orchis palustris Jacquin 1789), assente in provincia di Rimini, per il colore più scuro dei fiori, il labello ripiegato e il lobo mediano più corto. Viene impollinata da Imenotteri del genere Bombus.
Distribuzione
Eurimediterranea (mediterraneo-atlantica). Specie ad ampia diffusione ma ovunque in generale regresso a causa della scomparsa o alterazione degli habitat. La specie è considerata in pericolo su aree molto estese. Rara e localizzata in Emilia-Romagna, nella fascia collinare, bassa montagna e alcune stazioni costiere. Nella Regione, come ovunque, ha subito una drastica riduzione numerica, accentuatasi in tempi recenti. In Provincia di Pesaro e Urbino è rara. Sono presenti popolazioni tra 200 e 1000 m di altitudine.
Habitat e distribuzione locale
Rarissima. Individuato un solo nucleo nel comprensorio di Carpegna presso il Monte Canale (Pennabilli) su suolo fresco, in ambiente di prato-pascolo arbustato costellato di stagni, in piena luce.
Caratteri
Pianta con due tuberi sessili, subglobosi, alta tra 20 e 60 cm, con fusto angoloso, robusto, foglie distribuite lungo il fusto e brattee rossastre. Infiorescenza lassa e allungata; fiori grandi, rosso-violacei con area bianca non maculata nella parte centrale del labello. Il perianzio presenta sepali laterali eretti e patenti; il mediano è connivente con i petali. Il labello è piegato in senso longitudinale, più largo che lungo, poco trilobato con lobo mediano più breve dei laterali. Lo sperone è appena ascendente e dilatato all’apice. Il ginostemio è breve, l’antera violacea
Dato originale
MONTE CANALE (PENNABILLI) 27 maggio 2012
MONTE CANALE (PENNABILLI) 27 maggio 2012
MONTE CANALE (PENNABILLI) 27 maggio 2012
96
Anacamptis morio (L.) R.M.Bateman, Pridgeon M.W.Chase 1997 &
Nome comune
Giglio caprino, Pan di cuculo Basionimo
Orchis morio L. 1753 Sinonimi
O. morio subsp. morio L. Etimologia
L’origine del nome è controversa. Può derivare dallo spagnolo morrion, cappuccio o elmo, per la forma a cappuccio del perianzio. Il termine latino morio significa matto. Plinio ha citato il termine greco moria per indicare una pianta in grado di generare pazzia.
Distribuzione
L’areale è europeo-caucasico-mediterraneo. È l’orchidea più comune in molte regioni italiane, con popolazioni ricche e dalle fioriture policrome. Diffusa in tutte le regioni italiane, ad esclusione della Sardegna. Frequente nell’intera EmiliaRomagna; presente anche in pianura. Molto comune nella provincia di Pesaro fino a 1300 m.
Habitat e distribuzione locale
Presente con elevate concentrazioni ed estesi popolamenti ad ampia variabilità cromatica lungo prati magri sia aridi che freschi, garighe, cespuglieti, radure, margini falciati di strade, dove forma vere bordure colorate, luoghi aperti presso carraie e sentieri. Inizia a fiorire precocemente, a Febbraio a quote basse. Protrae l’antesi fino a Maggio in rapporto all’altitudine. Diffusa da poco al di sopra del livello del mare fino ai massimi rilievi interni, è tra le specie più comuni, adattabile e ampiamente distribuita in ambienti molto differenziati, in piena esposizione o comunque assolati. Assente nelle aree periurbane e agricole della fascia litoranea, a quota di pianura si concentra lungo i maggiori alvei fluviali (Marecchia, Marano, Conca) con popolamenti variabili, da pochi a numerosissimi individui.
TAUSANO (SAN LEO) 5 maggio 2010
Caratteri
L’apparato radicale presenta due tuberi ovali interi. Specie politipica, di modeste dimensioni, da 10 a 35 cm, raramente più alta, con fusto robusto, foglie basali disposte a rosetta patente. Le brattee presentano spesso nervature violacee. L’infiorescenza è densa, corta e cilindrica. Nella media infiorescenza le colorazioni possono presentare grande variabilità, con toni dominanti dal rosa al viola. I tepali sono riuniti a formare un casco ampio con punte ottuse, i sepali mostrano evidenti striature verdi. Il labello è di solito poco trilobato e più largo che lungo, con lobo mediano lungo circa come i laterali, con settore basale molto chiaro, macchie e strie purpuree o viola. Lo sperone è cilindrico, orizzontale o appena ascendente, lungo circa come il labello. Il ginostemio è ottuso, rossastro e i pollinii verdastri. Tra le varianti cromatiche individuali, la forma alba (Arcang.) F.M.Vázquez 2009, a fiori completamente bianchi è stata rinvenuta in più siti nel corso della ricerca. Impollinata principalmente da diverse specie del genere Bombus.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
TAUSANO (SAN LEO) Forma apocromica - 5 maggio 2010
TAUSANO (SAN LEO) Forma ipocromica - 19 aprile 2012
TAUSANO (SAN LEO) Foglie basali - 25 aprile 2010
98
Anacamptis pyramidalis (L.) Rich. 1817
Nome comune
Giglione, Cipressino, Orchidea piramidale Basionimo
a numerosissimi individui. Fiorisce tra Aprile e Luglio, in rapporto all’altitudine.
Orchis pyramidalis L. 1753 Sinonimi
Aceras pyramidale (L.) Rchb. f. Etimologia
Il termine “piramidale”, molto usato nella nomenclatura botanica, sottolinea la conformazione dell’infiorescenza, principalmente nelle fasi precoci della fioritura. La denominazione del genere può provenire dal greco anacamptein, dal significato di “ripiegare”, con probabile riferimento alle lamelle basali del labello.
Distribuzione
Eurimediterranea, presente in tutte le regioni italiane dal livello del mare fino a 1900 m. In Emilia-Romagna è comune in gran parte della regione, con popolazioni talvolta molto dense e appariscenti. Presente anche sulla costa; in regressione in pianura. Nel territorio provinciale di Pesaro e Urbino è considerata comune e ubiquitaria nella fascia collinare e montana fino a 1200 m.
Habitat e distribuzione locale
Specie molto comune, presente talvolta con elevate concentrazioni ed estesi popolamenti su prati aridi, cespuglieti, radure e al limitare di boschi, ambienti calanchivi, garighe, margini di strade, formazioni erbacee post-colturali, aree erbose aperte o moderatamente ombreggiate, anche disturbate. Particolarmente diffusa all’interno di formazioni erbacee dominate da Bromus erectus. Adattabile e ampiamente distribuita, in piena luce o comunque in ambienti luminosi, dalla quota di pianura ai massimi rilievi dell’interno. Assente nelle aree agricole della fascia litoranea, a quota di pianura è presente lungo i maggiori alvei fluviali (Marecchia, Marano, Conca) con popolamenti variabili, da pochi
VILLAGRANDE (PENNABILLI), 15 giugno 2009
MONTE CANALE (PENNABILLI) 29 giugno 2010
100
MONTE CANALE (PENNABILLI) 29 giugno 2010
Anacamptis pyramidalis Caratteri
L’apparato radicale è costituito da due rizotuberi ovoidi. La pianta è alta tra 25 cm e 60 cm, raramente fino a 80 cm, con foglie basali più lunghe e molto ravvicinate. Le brattee sono spesso rossastre o violacee. Presenta un fusto sottile e flessuoso. L’infiorescenza è densa e multiflora. La morfologia varia, passando da piramidale a ovoide poi cilindrica a maturità, con fiori di piccole dimensioni di varie tonalità di rosa, leggermente profumati. Il perianzio presenta sepali laterali patenti e incurvati, il mediano connivente coi petali in un casco lasso; il labello è formato da 3 evidenti lobi simili, provvisto alla base di 2 pieghe longitudinali circa parallele. Lo sperone è rivolto in basso, lungo circa il doppio dell’ ovario. Il ginostemio è breve e ottuso; i pollinii sono verdastri sul retinacolo unico. Il fiore è tipicamente organizzato per consentire l’impollinazione da parte dei Lepidotteri. La farfalla si posiziona tra le due lamelle basali del labello, introduce la spiritromba nello sperone filiforme per aspirare il nettare, consentendo l’adesione poi l’asportazione delle masse polliniche. La specie è moderatamente variabile. Da segnalare la presenza della forma a fiori bianchi nivea (P.Delforge) O.Gruss & M.Wolff 2007, lungo la congiungente Villagrande-Soanne (Pennabilli) su prato mesofilo; presso Casa Ragione (Perticara) in un brometo di ambiente calanchivo, con numerosi individui e presso Tausano (San Leo), all’interno di un rimboschimento a conifere e latifoglie.
T. CONCA (GEMMANO), 14 maggio 2009
Dato originale Dato originale e bibliografico
SOANNE (PENNABILLI) Forma apocromica - 14 giugno 2009
RIO MANDRIO (MONTESCUDO) Forma ipocromica - 11 giugno 2009
102
Neotinea tridentata (Scop.) R.M.Bateman, Pridgeon M.W.Chase 1997
Nome comune
Orchidea screziata Basionimo
Orchis tridentata Scop. 1772 Sinonimi
Orchis variegata All. Etimologia
Il nome di specie si riferisce alle tre estremità acute del casco fiorale.
VALLE PRENA (PENNABILLI) 28 maggio 2011
&
e divergenti. I sepali sono lanceolati e i petali circa lineari. Il labello presenta la stessa lunghezza del casco, con lobi laterali aperti e più corti del lobo centrale, a sua volta di poco bilobato, dotato spesso di un dentino mediano. Lo sperone ha all’incirca la stessa lunghezza dell’ovario ed è rivolto inferiormente. La specie viene impollinata sia da Imenotteri che da Coleotteri. La fioritura avviene tra Aprile e Giugno.
Distribuzione
Specie eurimediterranea. Il centro di diffusione è orientale ed è distribuita dalla catena dei Pirenei al Caucaso. Può superare i 1600 m. È presente lungo l’intera penisola italiana. In Emilia-Romagna si rinviene dal livello del mare fino a 1500 m, presente sulla costa e, meno comune, in pianura. A Sud della Via Emilia è comune su prati asciutti o moderatamente umidi, cespuglieti e boschi aperti. In provincia di Pesaro e Urbino è comune ovunque, dalla prima collina a 1400 m.
Habitat e distribuzione locale
in posizioni assolate su terreni calcarei poveri, lungo scarpate e banchine stradali, prati, garighe e boschi aperti. In provincia di Rimini è comune dalla media collina ai rilievi interni, con elevate concentrazioni locali.
Caratteri
La parte ipogea della pianta comprende due bulbi ovoidi. Pianta dal fusto gracile e angoloso nella parte superiore, alta tra 15 cm e 40 cm. Le foglie basali, ovate-lanceolate, sono da 3 a 5 disposte a rosetta. Le brattee hanno circa la stessa lunghezza dell’ovario. L’infiorescenza è raccolta, di forma conica all’inizio, di seguito circa rotondeggiante. I fiori presentano una colorazione bianco-rosea, con striature rossastre. Il perianzio presenta una struttura a casco ovoidale con terminazioni appuntite
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
VALLE PRENA (PENNABILLI) Forma ipocromica - 28 maggio 2011
VALLE PRENA (PENNABILLI) 28 maggio 2012
F.MARECCHIA, PONTE OTTO MARTIRI (SANT’AGATA F.) Forma apocromica - 6 maggio 2012
104
Neotinea ustulata (L.) R.M.Bateman, Pridgeon M.W.Chase 1997
MIRATOIO (PENNABILLI) 24 maggio 2012
&
Nome comune
Orchidea bruciacchiata Basionimo
Orchis ustulata L. 1753 Etimologia
Il nome di specie proviene dal latino ustulatus ovvero “bruciacchiato”, a causa del tono di colore rosso-bruno dell’infiorescenza, particolarmente del casco e della maculatura del labello, più evidente all’inizio della fioritura.
Distribuzione
Il tono scuro dei sepali nei fiori chiusi rende l’infiorescenza nerastra superiormente, la quale da conica, diviene ovoidale, cilindrica poi rotondeggiante. I tepali formano un breve casco con punte poco acuminate; i sepali sono bruno rossastri e lanceolati. I petali sono lineari. Il labello bianco è tipicamente punteggiato di rosso, con lobi laterali aperti e il centrale bilobato, più allungato rispetto al casco. Lo sperone è più breve dell’ovario e appena ricurvo inferiormente. La specie è impollinata da Coleotteri e dai Ditteri Tachinidae. Fiorisce tra Maggio e Giugno.
La diffusione della specie è eurosiberiana. In Italia si trova dalla collina alla montagna, dove è più frequente, raggiungendo i 2100 m. Divene meno comune al meridione e nelle isole è assente. In Emilia-Romagna manca dalla costa alla pianura fino alla prima collina. Si distribuisce da 500 m fino a 1500 m in particolare in provincia di Piacenza, dove è comune, per diminuire progressivamente nel settore centrale e meridionale della regione. In provincia di Pesaro e Urbino è considerata non rara, nei prati montani freschi, da 600 m a 1400 m.
Habitat e distribuzione locale
In provincia di Rimini risulta abbastanza rara e localizzata nel settore montano su praterie e pascoli in prevalenza cespugliati, a substrato calcareo. La prima segnalazione come Orchis ustulata Linn. Si deve a Alberto del Testa (1903), il quale riferisce di un campione osservato nell’erbario Matteini, riferito genericamente a Rimini.
Caratteri
Presenta due rizotuberi ovali o sferici. Specie poco variabile, le modeste dimensioni, fino a 30 cm, la rendono poco visibile negli ambienti erbosi. Lungo il fusto, robusto pur nella modesta altezza, si distribuiscono foglie lanceolate, con le inferiori verdi e glaucescenti. Le brattee sono più brevi dell’ovario.
Dato originale
MIRATOIO (PENNABILLI) 24 maggio 2012
MIRATOIO (PENNABILLI) 24 maggio 2012
MIRATOIO (PENNABILLI) 24 maggio 2012
106 Himantoglossum adriaticum
SAN LORENZO (PENNABILLI) 20 giugno 2012
H.Baumann 1978
Nome comune
Barbone adriatico Etimologia
L’epiteto di specie fa riferimento all’areale, costituito dai territori che si affacciano sul Mare Adriatico.
Distribuzione
La diffusione della specie è circoscritta al contesto submediterraneo centrale e paesi balcanici settentrionali, fino all’area danubiana. E’ presente con maggiori concentrazioni nelle regioni centrali d’Italia fino a 1600 (1900) m, e tende a rarefarsi sia a settentrione che a meridione della penisola. In Emilia-Romagna è da considerarsi diffusa ma non comune a Sud della Via Emilia nella fascia collinare, assente in pianura e rarissima sulla costa. Nella provincia di Pesaro e Urbino non è ritenuta rara, con distribuzione tra 300 m e 1000 m e concentrazioni maggiori nel settore montano. Presso il Monte Carpegna e l’adiacente territorio sono state segnalate un buon numero di stazioni.
Caratteri
L’apparato radicale è provvisto di due grossi tuberi ovoidali. Pianta vistosa e di aspetto peculiare a causa del particolarissimo labello, può raggiungere i 90 cm di altezza ma esistono ecotipi a dimensioni ridotte. Le foglie inferiori si presentano grandi e ovate, guainanti quelle superiori. L’infiorescenza è lassa, con numero variabile di fiori (fino a 40) privi di odore. I sepali e i petali sono di un verde tenue, con striature interne rossastre. Formano per connivenza un elmo. Il labello presenta una estrema caratterizzazione, con tre lobi allungati. Alla base è bianco con punteggiature rosse, rossastro in tutte le restanti parti. I lobi laterali sono lineari e dal bordo irregolarmente ondulato, lunghi fino a 2,5 cm. Il lobo mediano raggiunge i 6,5 cm di lunghezza, contorto, elicoidale, con estremità profondamente bifida. La specie è simile ad Himantoglossum hircinum, ad areale meridionale, segnalato anche in Liguria e Sud del Piemonte. Fiorisce tra Maggio e Luglio.
Habitat e distribuzione locale
Rinvenuta presso cespuglieti aridi, prati arbustati, scarpate stradali e rimboschimenti a conifere. Non è stata rinvenuta presso la costa, nella bassa e media collina. Le stazioni, rare e distanziate, sono localizzate su suoli calcarei e asciutti a partire dalla media valle del Marecchia (Tausano), rilievo di Maioletto, fino alla zona di Villagrande di Montecopiolo, versanti marecchiesi del Monte Carpegna, dove si concentra maggiormente, e territorio di Casteldelci.
Dato originale Dato bibliografico
SAN LORENZO (PENNABILLI) 20 giugno 2012
SAN LORENZO (PENNABILLI) 20 giugno 2012
108
Serapias lingua L. 1753
Nome comune
Serapide lingua, Lingua di gallina Etimologia
Il nome di specie, dal latino lingua, si riferisce alla conformazione dell’epichilo.
Distribuzione
Specie mediterranea e atlantica, distribuita dalla penisola iberica alla Grecia, presente nell’Africa settentrionale. Tutta la penisola italiana è interessata a eccezione delle regioni alpine. Comune nelle isole e lungo l’intero versante tirrenico. Diviene rara lungo il versante adriatico a partire dal dal Molise. In Emilia-Romagna è molto rara, segnalata per sole nove stazioni fino al 1996 nel settore collinare centrale e meridionale della regione, incluso un sito costiero. In Provincia di Pesaro e Urbino è rarissima.
SAN LEO 7 giugno 2010
Il tono cromatico del labello varia dal rosa chiaro al rossastro. L’ipochilo presenta lobi laterali di tono intenso, con due tipici ed evidenti calli (o bottoni), lucidi e rosso scuro. L’epichilo è più stretto dell’ipochilo, ovato, appuntito e percorso da una rete di nervature rossastre. Oltre alla riproduzione vegetativa, S. lingua utilizza l’impollinazione ad opera di insetti in forme analoghe a quelle poste in opera dal genere Ophrys. Nello specifico, è in grado di attirare il maschio di Ceratina cucurbitina, una piccola ape, sembra in primo luogo per mezzo della brillante callosità basale, oltreché probabilmente per richiami olfattivi. Fiorisce tra Aprile e Luglio.
Habitat e distribuzione locale
Rinvenuta nel corso della ricerca in due sole stazioni ad altitudini diverse. Nei due casi si tratta di prati spontanei falciati, in un contesto di suolo arido e magro di collina, presso San Leo, il primo, nel prato di un parco privato sulla collina presso San Giovanni in Marignano, il secondo. È segnalata in Mattoni & Molari, 2006 ma non viene indicata l’area di ritrovamento che presumibilmente è da collocarsi presso Montebello (Torriana). In provincia di Rimini è quindi da considerarsi molto rara. La sua visibilità si deve primariamente ai nuclei ricchi di individui, generati in via vegetativa tramite lunghi stoloni.
Caratteri
L’apparato radicale è formato da due o più tuberi peduncolati. La pianta presenta modeste dimensioni. Alta tra 10 cm e 30 cm, gracile, il fusto può presentare sfumature rossicce, foglie lineari aperte, superiormente semierette e in alto simili a brattee. Queste ultime hanno lunghezza minore del casco e nervature rossastre. L’infiorescenza presenta pochi fiori (2-7), relativamente vistosi.
Dato originale Dato bibliografico
SAN LEO 7 giugno 2010
SAN LEO 7 giugno 2010
110
Serapias vomeracea subsp. vomeracea (Burm. f.) Briq. 1910
Nome comune
Caratteri
Serapide maggiore, Lingua lunga Basionimo
Orchis vomeracea Burm.f. 1770 Sinonimi
S. cordigera subsp. vomeracea (Burm. f.) H. Sund.; S. longipetala (Ten.) Pollini, S. pseudocordigera (Sebast.) Moric.; Helleborine longipetala Ten. Etimologia
Il nome di specie proviene dal latino vomer, “vomere”, l’elemento in ferro dell’aratro che affonda nel suolo, con riferimento alla conformazione del labello.
Distribuzione
Specie a distribuzione eurimediterranea, dalla Spagna settentrionale, Francia e Italia, con esclusione della Valle d’Aosta. La sottospecie longipetala viene da alcuni autori considerata una variante, stenomediterranea con baricentro orientale, distribuita tra l’Italia peninsulare, Grecia e Turchia. In Emilia-Romagna S. vomeracea è relativamente comune nella fascia collinare, assente in pianura e sulla costa. In provincia di Pesaro e Urbino S. vomeracea è ritenuta non comune presso luoghi erbosi e prati montani.
Habitat e distribuzione locale
Presente in prati aridi anche degradati nelle pertinenze dei corsi d’acqua maggiori, prati magri anche calanchivi, pascoli, cespuglieti collinari e radure boschive, in genere in piena luce. I nuclei di collina sono talvolta molto numerosi. In provincia di Rimini S. vomeracea è da considerarsi in generale non comune. La prima segnalazione come Serapias longipetala Poll. è stata pubblicata da Alberto Del Testa nel 1903, riportando un campione dell’erbario Matteini, riferito genericamente a Rimini.
L’apparato radicale è formato da rizotuberi ovoidali. La pianta assume dimensioni variabili, con individui di non oltre 20 cm. In alcuni casi può superare 50 cm. Si rinvengono individui isolati, in particolare nelle aree fluviali o popolamenti numerosi, in ambito collinare. Le foglie sono lanceolate, al massimo 10, di forma carenata e arcuata le inferiori, le più alte bratteiformi e rossastre. L’infiorescenza è inizialmente compatta, diviene successivamente allungata, portante un numero variabile di fiori vistosi, fino a 12, fecondati da insetti. Le lunghe brattee superano il casco, argenteo con venature rosso scure, formato dai tepali conniventi. Il labello è rossastro, con lobi laterali più scuri. L’ipochilo presenta lobi laterali nerastri e 2 tipiche callosità lamellari scure. L’epichilo è allungato, stretto e lanceolato, con fitti peli chiari, più evidenti alla base. Nella sottospecie longipetala l’epichilo è più stretto e non supera i 9 mm. Fiorisce tra Aprile e Giugno.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
T. CONCA (MORCIANO DI R.) 29 maggio 2009 MONTE S.SEVERINO (SAN LEO) 7 giugno 2010
MONTE S.SEVERINO (SAN LEO) 7 giugno 2010
MONTE S.SEVERINO (SAN LEO) 7 giugno 2010
112
Ophrys fusca subsp. fusca Link 1800
Nome comune
Ofride scura, Moscaria Sinonimi
Arachnites fusca (Link) Tod.; Ophrys lupercalis Devillers-Tersch. & Devillers Etimologia
MAIANO (SANT’AGATA F.) 2 giugno 2011
di colore plumbeo. La cavità stigmatica si presenta più larga che alta. Alcuni autori ascrivono le popolazioni italiane a O. lupercalis Devillers-Tersch.& Devillers, dalla fioritura precoce, labello appena più corto e più scuro rispetto alla sottospecie tipica. Fiorisce tra Aprile e Giugno.
Il nome di specie proviene dal latino fuscus, “scuro”, con riferimento alla tonalità brunonerastra del labello.
Distribuzione
Specie a distribuzione mediterranea occidentale. Secondo alcuni autori la sottospecie tipica è presente nella sola Penisola iberica e territori circostanti. In Italia, ad esclusione del Friuli e della Valle d’Aosta, O. fusca si ritrova in tutte le regioni fino a 1400 m. In Emilia-Romagna è abbastanza comune a sud della Via Emilia. Non è presente in pianura ed è rarissima sulla costa. Non è stata segnalata recentemente per le pinete costiere tra Ravenna e Cervia. In provincia di Pesaro e Urbino è comune presso luoghi erbosi e prati tra 300 m e 1000 m, con maggiori concentrazioni tra 600 m e 700 m.
Habitat e distribuzione locale
Pianta di non agevole localizzazione per le ridotte dimensioni, in provincia di Rimini non è frequente, con nuclei distribuiti presso i prati anche calanchivi dell’alta collina, in piena luce o penombra, e tra gli arbusteti fluviali asciutti della media e alta valle del Marecchia.
Caratteri
L’apparato radicale è costituito da due rizotuberi ovoidi. Il fusto è alto tra 10 cm e 30 cm. Le foglie basali sono disposte a rosetta, le caulinari abbraccianti il fusto, con bratte e più lunghe dell’ovario. L’infiorescenza è relativamente compatta; i fiori da 2 a 8. I sepali sono verde chiaro e i petali ondulati e giallastri. Il labello trilobato raggiunge i 2 cm; i lobi sono appena ripiegati e la macula bilunulata
Dato originale Dato bibliografico
MONTE S.SILVESTRO (SANT’AGATA F.) 25 maggio 2011
MONTE S.SILVESTRO (SANT’AGATA F.) 25 maggio 2011
114
Ophrys insectifera L. 1753
Nome comune
Fior mosca, Vesparia Sinonimi
O. myodes Jacq.; O. muscifera Huds. Etimologia
Il nome di specie deriva dal latino, con significato di “portatrice di insetti” per la morfologia del fiore.
MONTE S.SILVESTRO (SANT’AGATA F.) 15 maggio 2012
a rossastro, con il lobo mediano a sua volta bilobato, molto lungo. I lobi laterali hanno forma triangolare. La macula, intera e azzurrognoloargenteo, sembra imitare il riflesso delle ali di un insetto. Il ginostemio presenta uno stimma quadrangolare e logge dell’antera brunorossastre. Fiorisce tra Maggio e Giugno. È impollinata da vespe della famiglia Sphecidae, in particolare da Argogorytes mystaceus, A. fargeii, A. combinata.
Distribuzione
Specie a distribuzione europea, con areale esteso fino al centro della Scandinavia, unica del genere Ophrys a raggiungere tale latitudine. Sul Mediterraneo diviene localizzata e rara. Nella penisola italiana non è presente in Puglia, Sicilia e Sardegna. In Emilia-Romagna è abbastanza diffusa in tutta la fascia collinare, fino a 1000 m. È assente nella pianura ed è rarissima sulla costa. In Provincia di Pesaro e Urbino è ritenuta abbastanza comune presso luoghi erbosi, cespuglieti e margini di boschi, tra 200 m e 850 m.
Habitat e distribuzione locale
In provincia di Rimini è stata rinvenuta in un limitato numero di stazioni nella fascia altocollinare, in pieno sole o più frequentemente in posizioni semiombreggiate all’interno di arbusteti e boschi e su scarpate stradali al margine di boschi misti termofili.
Caratteri
L’apparato radicale presenta due rizotuberi ovoidi. Alta tra 20 cm e 60 cm, di aspetto gracile, con foglie lanceolate in genere concentrate inferiormente e brattee più sviluppate dell’ovario. E’ una ofride di immediata identificazione. L’infiorescenza è allungata e lassa e può comprendere fino a 20 fiori. I sepali sono verdi, appena concavi. I petali, scuri e filiformi, ricordano le antenne di un insetto. Il labello nettamente trilobato, di colore da bruno
Dato originale
MONTE S.SILVESTRO (SANT’AGATA F.) 15 maggio 2012
BIFORCA (SAN LEO) 30 aprile 2012
MONTE S.SILVESTRO (SANT’AGATA F.) 15 maggio 2012
116
Ophrys speculum Link 1800
Nome comune
Ofride a specchio, Ofride ciliata, Vesparia pelosa Sinonimi
O. ciliata Biv.; O.vernixia subsp. ciliata (Biv.) Del Prete Etimologia
Il nome di specie deriva dal latino speculum, “specchio”, a causa della macula del labello particolarmente brillante.
Distribuzione
Specie stenomediterranea. Assente nell’intero arco regionale alpino, distribuita in modo irregolare nell’Italia peninsulare dall’Emilia-Romagna alla Puglia fino a 1200 m, con segnalazioni sporadiche. E’ molto comune nelle isole maggiori. In Emilia-Romagna è stata segnalata dapprima presso Torriana (Alessandrini & Scaravelli, 1988) e più recentemente nel Bolognese (Bernardi e Rapparini, 1996). La stazione di Torriana non è stata confermata, per cui la presenza nel Riminese è per ora esclusa. In provincia di Pesaro e Urbino è rarissima, rinvenuta per la prima volta nel 2009.
Habitat e distribuzione locale
La stazione, non confermata nel corso della ricerca, è stata rinvenuta lungo il versante sud della rupe calcarea di Torriana, a 410 m di quota. L’unico individuo rinvenuto si trovava in una radura all’interno di un rimboschimento ad aghifoglie (Pinus nigra Arnold e Pinus pinea L.), precisamente all’interno di una buca da rimboschimento in cui il pino non aveva attecchito.
Caratteri
L’apparato radicale è formato da due rizotuberi ovoidi. È una pianta di modeste dimensioni, alta tra 8 cm e 20 cm. Alla base del fusto angoloso le foglie sono disposte a rosetta.
Le brattee superano di poco l’ovario. L’infiorescenza è formata da pochi fiori, da 2 a 6, in posizione alterna. Lungo i sepali si notano linee rossastre. I petali sono brunastri, più brevi dei sepali, di forma circa triangolare. Il labello è caratteristico, composto da tre lobi, quasi orizzontali e con una vistosa e fitta peluria rossastra ai margini. I lobi laterali avanzano anteriormente. Il campo basale è ovale e brillante, gli pseudoocchi sono neri. Il nome specifico si deve alla macula che invade il lobo mediano, di tono blu-violaceo, sfavillante. Una linea giallastra delimita la macula. Il ginostemio è arrotondato e breve. Il motivo della distribuzione sporadica di O. speculum nella penisola si ritiene derivi dall’assenza dell’impollinatore specifico Dasyscolia ciliata. La specie si propagherebbe quindi per via agamica. Fiorisce tra Marzo e Aprile.
TORRIANA 1988
Dato bibliografico
TORRIANA 1988
TORRIANA 1988
118
Ophrys bombyliflora Willd. (1805)
Nome comune
Ofride fior di bombo Sinonimi
O. distoma Biv.; O. hiulca Sebast. & Mauri; O. pulla Ten. Etimologia
Il nome di specie deriverebbe dal latino bombyx, lepidottero notturno del genere Lasiocampa, e da flos, floris,“fiore”, quindi “fiori di bombice”. Altra e più probabile derivazione potrebbe riguardare il termine greco bombylè, con significato di bombo, quindi “fiore di bombo”, in ogni caso con riferimento alla conformazione del labello.
Distribuzione
Orchidea stenomediterranea. La distribuzione in Italia è disomogenea. Manca in tutte le regioni alpine e accentua irregolarmente la presenza dal centro al meridione, fino a 1000 m. In Emilia-Romagna è stata segnalata una stazione nella Valle del Conca riminese presso Morciano di Romagna (Alessandrini & Bertolaso, 1991). Un recente ritrovamento presso Brisighella (RA), sulle colline faentine, (Sangiorgi, 2012), trasferisce verso settentrione l’estremo limite di areale della specie. In provincia di Pesaro e Urbino è ritenuta probabilmente estinta.
Habitat e distribuzione locale
La stazione segnalata in provincia di Rimini era situata su un prato arido di terrazzo fluviale in destra Conca. L’abbandono di una pista motoristica improvvisata, all’interno del quale il nucleo di O. bombyliflora si trovava, ha determinato sfavorevoli mutamenti ambientali, con la crescita di una rigogliosa vegetazione erbacea ruderale e la conseguente scomparsa. Al momento i tentativi di individuare nuove stazioni non hanno dato esito.
T.CONCA (MORCIANO DI R.) 1989
Caratteri
L’apparato radicale è formato da due rizotuberi ovoidi. È una pianticella minuta, non supera i 15 cm. Tende a formare nuclei omogenei e numerosi. Le foglie basali sono disposte a rosetta. L’infiorescenza è formata da pochi fiori. Il perianzio presenta sepali verdi e concavi, petali triangolari e pubescenti. Il labello ha conformazione trilobata, i lobi laterali tomentosi. Il lobo mediano è globulare, con apicolo ripiegato inferiormente. La pelosità è assente al centro e modesta marginalmente. La macula è brunastra, con scarso risalto. Il ginostemio è breve e le cavità polliniche rossastre. La cavità stigmatica è evidente, di aspetto cuoriforme. Fiorisce tra Aprile e Maggio. È impollinata da api del genere Eucera (in Italia E. nigrescens subsp. continentis), ma può riprodursi anche per via vegetativa.
Dato bibliografico
T.CONCA (MORCIANO DI R.) 1989
T.CONCA (MORCIANO DI R.) 1989
120
Ophrys apifera Huds. 1762
Nome comune
Fior d’ape, Vesparia Etimologia
L’epiteto di specie proviene dal latino con significato di “portatrice di api”, per la conformazione del labello.
Distribuzione
Specie a diffusione mediterraneo-atlantica. In Italia è presente in tutte le regioni. In Emilia-Romagna è distribuita dalla costa, dove è rara, e lungo la fascia collinare, dove è relativamente comune, fino a 1000 m. In provincia di Pesaro e Urbino è considerata comune, dal livello del mare a 1100 m, con maggiori concentrazioni tra 500 m e 600 m.
Habitat e distribuzione locale
Si rinviene in ambienti differenziati, anche fortemente disturbati come margini stradali, aree con presenza di rifiuti, suoli aridi destrutturati, scarpate stradali, mostrando particolare adattabilità. È presente in coltivi abbandonati, prati, pascoli, cespuglieti, margini di boschi e boschi aperti, suoli da asciutti a freschi. In provincia di Rimini dai maggiori greti fluviali a livello di pianura, dove è meno frequente, accentua progressivamente la propria presenza nella fascia collinare, raggiungendo i maggiori rilievi dell’entroterra, anche con nuclei consistenti.
Caratteri
L’apparato radicale è costituito da due rizotuberi ovoidi. E’ una pianta di aspetto robusto, alta tra 20 cm e 60 cm. I fiori, da 4 a 12, sono di dimensioni medie, abbastanza distanziati. I sepali sono da ovali a lanceolati, vistosi e con toni variabili dal bianco al rosa al rossoviolaceo. Può essere presente una nervatura mediana verdastra. I petali presentano una colorazione verde-rosata, molto ridotti e di forma triangolare. Il labello presenta tre lobi. I laterali sono conici e pelosi; il mediano
SENATELLO (CASTELDELCI) 7 giugno 2012
è appariscente, di forma rotondeggiante e bombata, di aspetto vellutato. L’ornamentazione del labello comprende, su un campo basale chiaro, una semplice macula centrale contornata da una linea giallastra. Gli pseudoocchi sono verdastri e l’apicolo ripiegato sotto il labello bombato. Il ginostemio ha forma sinuosa, allungato e acuto. Si deve sottolineare la frequenza con la quale la specie ricorre all’autogamia mediante il ripiegamento delle sacche polliniche sullo stigma. Sono state descritte numerose entità infraspecifiche di diverso rango. Ricordiamo tra le varietà descritte in Italia: aurita (Moggr.) Gremli; bicolor (Nägeli) E. Nelson; botteronii (Chodat) Asch. & Graebn.; chlorantha (Hegetschw.) Arcang.; fulvofusca M.P. Grasso & Scrugli; tilaventina Nonis & Liverani; var. (o lusus) trollii (Hegetschw.) Rchb. f. Una varietà cervia (Carli et al., 2003) è stata proposta per una forma anomala rinvenuta nell’omonima pineta costiera romagnola. Fiorisce tra Aprile e Giugno.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
OASI WWF (VERUCCHIO) Autoimpollinazione - 26 maggio 2012
SENATELLO (CASTELDELCI) 7 giugno 2012
T.CONCA (GEMMANO) 15 maggio 2009
122
Ophrys bertolonii subsp. bertolonii Moretti 1823
Nome comune
Ofride di Bertoloni, Uccellino allo specchio Sinonimi
O. speculum Bertoloni non Link Etimologia
Dedicata al botanico, naturalista e medico bolognese Antonio Bertoloni (1775-1869), autore di una Flora Italica in dieci volumi e che per primo riconobbe questa specie, pur denominandola O. speculum.
Distribuzione
Specie ad areale centromediterraneo, dalle Baleari ai paesi transadriatici e isole Ionie della Grecia, diffusa nell’intera Italia peninsulare e in Sicilia, fino a 1000 m. In Emilia-Romagna la distribuzione coincide con quella di altre specie stenomediterranee. Comune in tutta la fascia collinare, raggiunge il pieno crinale appenninico solo nella Provincia di Forlì, avvicinandosi a questo nell’entroterra delle province di Bologna, Parma e Piacenza. Manca dalla pianura ed è rarissima sulla costa. Presente nelle pinete costiere. Nella provincia di Pesaro e Urbino è comune fino a 1000 m presso luoghi erbosi, con concentrazioni maggiori tra 500 m e 600 m.
Habitat e distribuzione locale
Comune in prati e pascoli magri, bordi stradali, garighe, anche su suoli parzialmente calpestati. I prati su calcare presentano talvolta nuclei ricchissimi. Presente localmente con popolazioni numerose nel tratto di pianura fino ai tratti più interni dei greti di Marecchia e Conca, in prati assolati e cespuglieti. Accentua localmente le concentrazioni nella fascia collinare e nei settori montani della provincia.
Caratteri
L’apparato radicale è costituito da due rizotuberi ovoidi. Pianta di ridotte dimensioni, esile, da pochi cm su terreni disturbati e aridi a circa 30 cm. L’infiorescenza è vistosa, lassa, con pochi fiori grandi rispetto all’insieme della pianta.
MOLINO RENZINI (GEMMANO) 18 maggio 2009
I sepali sono da biancastri a violacei, i petali lineari presentano colorazione porporina più intensa e più brevi di un terzo rispetto ai sepali, dai bordi minutamente ciliati. Il labello è densamente peloso specialmente lungo i margini, del tutto bruno e mostra una evidente insellatura. L’apicolo verde è rivolto verso l’alto, all’interno di una netta scanalatura. Nella metà distale del labello risalta una macula intera, generalmente scudata, bluastra e lucida. Al centro della macula alcune popolazioni mostrano un punto o alcune macchie irregolari di colore rosso vivo che la invadono quasi per intero. Il ginostemio è allungato e il rostro appuntito. Gli pseudoocchi sono nerastri, di poco distanziati dalla cavità stigmatica, la quale presenta forma rettangolare. La sottospecie tipica è caratterizzata in particolare dalla forma della cavità stigmatica e per il labello piegato “a sella”. Viene impollinata da api del genere Chalicodoma (C. parietina e C. pyrenaica). Fiorisce da Aprile a Maggio. Nota Secondo R. Souche (2012), O.bertolonii è diffusa nel Nord-Italia. Al Centro-Sud è presente invece O.romolinii Soca 2011. In Emilia-Romagna, sempre per lo stesso Autore, quest’ultima raggiunge il suo limite settentrionale di areale. Più precisamente riferisce che “a Sud del fiume Po esistono piante che presentano caratteri intermedi tra i due taxa”. Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
TORRIANA 13 maggio 2010
TORRIANA 13 maggio 2010
TORRIANA 13 maggio 2010
124
Ophrys holoserica
FIUME MARECCHIA (SANT’AGATA F.) 13 maggio 2012
Burm. f. 1770 Kreutz 2004
Nome comune
Ofride dei fuchi, Fior bombo, Pecchia Basionimo
Orchis holoserica Burm. f. 1770 Sinonimi
Ophrys fuciflora (F.W. Schmidt) Moench; Arachnites fuciflora F.W.Schmidt; Orchis arachnites Scop.; Orchis fuciflora Crantz Etimologia
Il nome deriva dal greco holos e serikos, con significato “interamente di seta”, riferito all’aspetto vellutato del labello.
Distribuzione
La diffusione della subsp. holoserica è eurimediterranea, dal sud dell’Inghilterra alla Romania. È presente in tutte le regioni italiane fino a 1400 m, a esclusione delle isole maggiori. L’areale della subsp. dinarica non è ben definito. Descritta per la Dalmazia come specie autonoma (Ophrys dinarica Kranjcev & Delforge, 2004), è presente nella Francia sud-orientale ed è stata rinvenuta da vari autori in Liguria, Piemonte, Umbria, Lazio, Molise e Abruzzo. In base all’Atlante della Flora protetta dell’E-R. (Alessandrini & Bonafede, 1996), Ophrys holoserica, (sub Ophrys fuciflora) è comune a sud della Via Emilia fino a 1400 m; rarissima sulla costa e scomparsa dalla pianura. In provincia di Pesaro e Urbino, secondo Klaver & Rossi (2011), Ophrys holoserica subsp. holoserica è considerata non comune in quanto la maggior parte delle segnalazioni sono da riferirsi alla sottospecie dinarica, l’antesi della quale precede di due settimane quella della sottospecie holosericea. Per gli stessi Autori la sottospecie tetraloniae è presente in una sola stazione.
Habitat e distribuzione locale
In senso lato Ophrys holoserica è distribuita su prati aridi fluviali, calanchivi, garighe, prati
collinari e montani, arbusteti e radure in boschi termofili, su suolo calcareo e su terreni alloctoni. Ophrys holoserica subsp. holoserica (Burm.f.) Greuter e la conspecifica Ophrys holoserica subsp. dinarica (Kranjcev & P. Delforge) Kreutz., costituiscono le due entità accertate in provincia. Non appaiono evidenti differenziazioni in termini di habitat. Entrambe possono essere rinvente dalla pianura, esclusivamente presso i greti dei corsi d’acqua maggiori, fino al tratto fluviale superiore del Marecchia, dai 300-400 m del piano collinare, dove sono poco comuni e dove sembra prevalere la prima sottospecie, all’entroterra montano, dove può formare ricchi popolamenti in ambienti prativi anche in ambito calanchivo, dove sembra dominare la seconda sottospecie. Si trovano a contatto, con forme intermedie di non agevole identificazione. Ophrys holoserica subsp. tetraloniae (W.P. Teschner) Kreutz 2004, non è stata accertata nel corso della ricerca.
F.MARECCHIA, PONTE 8 MARTIRI (CASTELDELCI) - 10 giugno 2012
MIRATOIO (PENNABILLI), 24 maggio 2012 Le immagini delle pagg. 126 e 127 si riferiscono a Ophrys holoserica subsp. dinarica
M.CANALE (PENNABILLI) 29 maggio 2011
MIRATOIO (PENNABILLI) 24 maggio 2012
126
F.MARECCHIA, PONTE 8 MARTIRI (CASTELDELCI) - 2 giugno 2010
Ophrys holoserica Caratteri
Apparato radicale con due rizotuberi ovoidi. Pianta polimorfa, con il fusto alto tra 15 cm e 40 cm, presenta una rosetta basale e foglie superiori guainanti. L’infiorescenza è lassa, con un numero variabile di fiori, tra 2 e 10. I sepali sono biancorosati o porporini, talvolta percorsi da una nervatura centrale verde; petali di colore variabile, piccoli, triangolari, vellutati, lunghi circa 1/3 dei sepali. Il labello è intero, trapezoidale, convesso, con gibbosità evidenti, esternamente ricoperte da pelosità. La macula è brillante, glabra, di forma variabile, circondata da un bordo biancastro. L’apicolo è ben evidente, robusto e rivolto in avanti. La cavità stigmatica è ampia, con pseudoocchi nerastri, ginostemio corto e acuto. Fiorisce tra Aprile e Giugno. È impollinata da Imenotteri, in particolare Eucera longicornis e Hoplitis rufohirta. La discussione tra i vari autori sulla più corretta e accettabile collocazione sistematica delle varie forme di O. holoserica prosegue da tempo ed è tuttora in atto. Si ritiene che O. holoserica subsp. holoserica costituisca l’entità tipo, evoluta in tempi recenti e quindi plastica e variabile, comportamento che le ha consentito una vasta distribuzione. Ophrys holoserica subsp. dinarica presenta un fusto 25-60 cm, 4-10 fiori grandi, labello convesso lateralmente e longitudinalmente. La macula è grande, con ornature complesse e spesso di aspetto marmorizzato, con bordatura giallastra larga. Il campo basale tende ad assumere un aspetto bilobato che ricorda la forma di una farfalla, non di rado del tutto diviso in due.
Le immagini delle pagg. 128 e 129 si riferiscono a Ophrys holoserica subsp. holoserica.
CÀ PIAGOLA (SANT’AGATA F.) 29 maggio 2011
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
F.MARECCHIA, PONTE 8 MARTIRI (CASTELDELCI) - 2 giugno 2010
POGGIO (SANT’AGATA F.) 13 giugno 2011
F.MARECCHIA (POGGIO BERNI) 3 maggio 2012
128 Ophrys sphegodes
UFFOGLIANO (NOVAFELTRIA) 25 aprile 2012
Mill. 1768
Nome comune
Ofride verde, Fior ragno Sinonimi
O. aranifera Huds.; O. araneola Rchb. Etimologia
Il nome di specie proviene dal greco sphekòs, con significato di “simile a vespa”, riferito è alla sembianza del fiore
Distribuzione
Specie mediterraneo-europea a centro di diffusione occidentale. La sottospecie sphegodes è ritenuta a maggiore diffusione in Europa. Presenta forme molto variabili in area mediterranea, dove viene considerata da alcuni rara e soppiantata da altre entità di rango sottospecifico o specifico, come ad esempio Ophrys classica Devillers-Tersch. & Devillers, indicata per la costa medio-tirrenica. Nella penisola Ophrys sphegodes è presente in tutte le regioni fino a 1300 m a eccezione di Valle d’Aosta e Sardegna. In Emilia-Romagna è abbastanza frequente a nord della Via Emilia, rara in pianura (presso gli argini fluviali) e lungo la costa centrale e settentrionale. In Provincia di Pesaro e Urbino è comune presso luoghi erbosi e fruticeti, dal livello del mare a 1000 m, con maggiori concentrazioni tra 300 m e 700 m.
Habitat e distribuzione locale
In provincia di Rimini è relativamente diffusa in vari ambienti aperti e assolati: prati aridi fluviali, radure boschive, scarpate e bordi stradali, ambienti prativi di calanco; essenzialmente nella fascia collinare medio-alta. Sono presenti ricche popolazioni lungo la dorsale calcarea TausanoMonte Gregorio (San Leo), presso Uffogliano (Novafeltria), lungo il medio corso del Marecchia. La prima segnalazione si deve a Alberto del Testa (1903), il quale cita un campione di Ophrys aranifera Huds. osservato nell’erbario Matteini, riferito genericamente a Rimini.
Caratteri
L’apparato radicale è costituito da due rizotuberi ovoidi. Pianta polimorfa, può assumere dimensioni variabili, tra 20 cm e 40 cm. Il fusto presenta una rosetta basale con poche foglie ovate e foglie caulinari guainanti, portante una infiorescenza lassa pauciflora. I sepali sono giallastri o biancastri. I petali, in genere più scuri dei sepali, mostrano talvolta un margine rossastro, con eventuali ondulazioni. La tipica macula, circa a forma di H, si trova all’interno del labello bruno-rossastro, convesso, e dal margine chiaro, con apicolo ridotto o assente. La macula delimita inferiormente il campo basale rossastro, di tono meno intenso del labello, sul quale dominano i pronunciati pseudoocchi grigiastri. Fiorisce tra Marzo e Aprile. Viene impollinata da vespe del genere Andrena.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
UFFOGLIANO (NOVAFELTRIA) 25 aprile 2012
UFFOGLIANO (NOVAFELTRIA) 25 aprile 2012
130
Cephalanthera damasonium (Mill.) Druce 1906
Nome comune
Cefalantera giallina Basionimo
Serapias damasonium Mill. 1768 Sinonimi
Cephalanthera pallens Rich.; C. latifolia Janch.; C. alba (Crantz) Simonk. Etimologia
Il nome relativo al genere proviene dai termini greci kephalè, ovvero testa, e anthèra, antera, con significato quindi di antera a forma di testa, a causa della sua forma rotondeggiante. Il nome latino di specie deriverebbe da una pianta citata da Plinio il Vecchio che alcuni identificano con Alisma plantago-aquatica, a causa della somiglianza delle foglie. Per altri l’origine va trovata nel “damassonio”, latino damasonium, una pianta erbacea dalle foglie simili alla piantaggine.
BADIA M.ERCOLE (SANT’AGATA F.) 2 giugno 2010
Caratteri
Pianta provvista di un fusto sotterraneo, detto rizoma, che ad ogni fase vegetativa emette radici e fusti avventizi. Il fusto è robusto e sinuoso, con 2-5 foglie ovate e larghe, abbraccianti e quasi piane. Le brattee hanno aspetto fogliaceo e sono più lunghe dell’ovario. Come le congeneri ha una infiorescenza lassa. I fiori sono da 3 a 12, semichiusi, di tonalità bianco-giallastra. L’epichilo è ottuso. L’ovario è glabro. I fiori si presentano in generale socchiusi, indice di una forma riproduttiva autogamica e spesso cleistogamica. La fioritura va da Maggio a Luglio. È specie nettarifera, con impollinazione effettuata da più specie di Imenotteri, più raramente Coleotteri.
Distribuzione
Diffusa nell’Europa temperata centro-occidentale e nell’area mediterranea. In Italia è presente in tutte le regioni, con una maggiore diffusione nel settentrione. In Emilia-Romagna è presente a sud della via Emilia. Molto rara in pianura. In Provincia di Pesaro è considerata non rara. Le concentrazioni maggiori si trovano tra 400 e 600 m.
Habitat e distribuzione locale
Si rinviene in boschi termofili, cespuglieti, scarpate stradali boscate, raramente in ambienti prativi e semiruderali, con preferenza per substrati neutri o calcarei e posizioni ombreggiate, dalla prima fascia collinare ai maggiori rilievi dell’entroterra. Più diffusa di C. rubra ma meno di C. longifolia.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
POGGIO (SANT’AGATA F.) 24 maggio 2012
BADIA M.ERCOLE (SANT’AGATA F.) 24 maggio 2012
MONTE FAGGETO (MONTEFIORE) 5 maggio 2010
132
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch 1888
Nome comune
Cefalantera bianca Basionimo
Serapias helleborine var. longifolia L. 1753 Sinonimi
C. ensifolia Rich.; C. xiphophylla Rchb. f.; C. angustifolia Simonk. Etimologia
Il nome di specie deriva dalla forma allungata delle foglie.
MONTE FAGGETO (MONTEFIORE) 5 maggio 2010
fiori bianchi, più aperti che in C. damasonium, con epichilo ottuso con 4-7 creste, con ipochilo trilobato e ovario sessile glabro. I sepali e i petali sono acuminati e conniventi. Il labello è più breve rispetto ai sepali, con ipochilo concavo ed epichilo cordato ad apice arrotondato che presenta creste giallastre allungate. Fiorisce tra Aprile e Giugno. È in grado di riprodursi per autogamia ma sembra più frequente il ricorso all’impollinazione entomofila rispetto a C. damasonium.
Distribuzione
Specie a diffusione eurasiatica, dall’Atlantico alla catena himalayana. Presente in tutte le regioni italiane, con maggiore diffusione dalla catena alpina alla Toscana. In Emilia-Romagna è comune a sud della Via Emilia; relativamente anche sulla costa. In provincia di Pesaro è distribuita in tutto il territorio a partire da 300 m fino a 1400 m, con concentrazioni maggiori tra 400 m e 600 m.
Habitat e distribuzione locale
Presente in ambienti variabili ma principalmente boschivi quali castagneti, boschi a latifoglie miste, querceti, cerrete. Non manca all’interno di arbusteti e su scarpate stradali ombreggiate, raramente parchi, su substrati da neutri a calcarei. Scomparsa dal litorale, si rinviene con maggiore frequenza rispetto a C. damasonium e di C. rubra, dalla prima catena collinare ai rilievi dell’interno.
Caratteri
Come le congeneri possiede un rizoma che annualmente produce radici e fusti avventizi. Pianta alta fino a 60 cm, con fusto robusto e sinuoso, spesso a gruppi, con 4-12 foglie alterne rigide e divergenti, lanceolate, strette, lunghe fino a 18 cm. La brattee sono molto ridotte, più corte dell’ovario. L’infiorescenza a spiga è densa, spesso multiflora, contiene fino a circa venti
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
F.MARECCHIA (VILLA VERUCCHIO) 19 aprile 2012
SCAVOLO (SANT’AGATA F.) 24 maggio 2012
UFFOGLIANO (NOVAFELTRIA) 6 maggio 2010
134
Cephalanthera rubra (L.) Rich. 1817
Nome comune
Cefalantera rossa Basionimo
Serapias rubra L. 1767 Sinonimi
Epipactis rubra (L.) All Etimologia
Il nome specifico deriva dal latino ruber, rosso, colore caratteristico dei fiori.
Distribuzione
SAN LORENZO (PENNABILLI) 27 giugno 2010
dell’ovario ma più brevi le superiori. L’infiorescenza, comprendente da 3 a 10 fiori distanziati di tonalità porporina, rende inconfondibile la specie. I fiori si mostrano maggiormente aperti rispetto a C. longifolia, con sepali laterali patenti. L’ epichilo è acuto. L’ovario presenta pubescenza. I pollinii formano due masse compatte facilmente staccabili a differenza dalle altre specie. L’apertura del fiore, unitamente a questo elemento consentono di ritenere che C. rubra ricorra con maggiore frequenza alla riproduzione allogamica. Fiorisce da Maggio a Luglio.
Specie eurasiatica, diffusa dall’Atlantico alle montagne himalaiane. Presente in tutte le regioni italiane ma più frequente al Nord. In Emilia–Romagna è considerata non rara nella fascia collinare e nell’area della bassa Romagna, presso le pinete litoranee e pertinenze di una ex colonia. Nel territorio provinciale pesarese è considerata generalmente rara ma localmente abbondante attorno agli 800-900 m, in particolare presso il Monte Carpegna e il Monte Catria.
Habitat e distribuzione locale
Diffusa in contesti boschivi dominati da faggio, cerro o carpino nero. Presente nei castagneti del territorio di Sant’Agata Feltria. Concentrazioni elevate si riscontrano anche in boschi misti termofili. Molto rara e localizzata nel settore basso collinare della provincia (castagneto di Monte Faggeto presso Montefiore, circa 150 m), diviene relativamente comune nell’alta Valmarecchia, in particolare lungo i versanti dei Monti Carpegna e Canale.
Caratteri
Pianta provvista di rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi. Alta tra 20 cm e 60 cm, dal fusto gracile che nella parte alta presenta una pelosità grigiastra. Le foglie, da 4 a 7, abbracciano il fusto e sono divergenti, larghe, allungate e ristrette in alto. Le brattee hanno aspetto acuto ed erbaceo, più lunghe
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
SAN LORENZO (PENNABILLI) 27 giugno 2010
MONTE FAGGETO (MONTEFIORE) 12 giugno 2010
SAN LORENZO (PENNABILLI) 27 giugno 2010
136 Epipactis helleborine subsp. helleborine (L.) Crantz 1769
Nome comune
Elleborina comune Basionimo
Serapias helleborine L. 1753 Sinonimi
Epipactis latifolia (L.) All., Helleborine latifolia (L.) Druce Etimologia
L’epiteto di specie deriva dal latino helleborus, con il quale si indica il Veratro, appartenente alle Liliaceae. Le foglie dell’orchidea sono simili a quelle del Veratro, dal quale prende quindi il nome.
Habitat e distribuzione locale
È prevalentemente diffusa all’interno e al limitare di boschi e cespuglieti in posizioni ombrose o parzialmente luminose e presso le scarpate stradali. Le forme boschive nelle quali è presente sono le più varie, dalle formazioni miste termofile a quelle mesofile collinari, ai castagneti, alle cerrete e faggete della fascia montana. La specie è la più comune tra le congeneri; non è selettiva rispetto al substrato e mostra notevole capacità di adattamento. Alcuni individui sono stati rinvenuti al margine di boschi su inerte stradale e a diretto contatto con l’asfalto.
Distribuzione
L’areale è paleotemperato, esteso su un territorio vastissimo, dalla Scandinavia al Mediterraneo all’Africa nord-occidentale; dalla Siberia all’Himalaya. È comparsa in Nordamerica da oltre un secolo. In Italia è presente in tutte le regioni ma diviene meno comune nel meridione. In Emilia-Romagna è molto diffusa a sud della Via Emilia fino a 1700 m, ma è rara in pianura e presso la costa. Nel Pesarese è diffusa da 300 m a 1500 m, con concentrazioni maggiori tra 500 m e 600 m. È stata qui osservata una forma ad habitus gracile, ricondotta alla varietà viridiflora Irmsch . Si ritiene che la specie sia alla base dell’intero gruppo e che le varie entità siano derivate da questa come conseguenza di fattori geografici ed ecologici. La versatilità ambientale della specie ha determinato una serie di differenziazioni morfologiche che coinvolgono aspetti dell’intera pianta al punto di portare vari Autori alla descrizione di una serie ampia di forme. Un elemento comune è comunque la forma riproduttiva allogamica.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
ROCCA PRATIFFI (SANT’AGATA F.) 1 luglio 2011
138
ROCCA PRATIFFI (SANT’AGATA F.) 1 luglio 2011
Epipactis helleborine subsp. helleborine Caratteri
L’apparato radicale è un rizoma provvisto di radici secondarie. La pianta è in genere vistosa e può superare il metro. Sono frequenti esemplari di modesta taglia, a partire da 20-30 cm, in virtù della grande plasticità ecologica. I fusti sono robusti e flessuosi, isolati o a gruppi, di colore verde, a base glabra e sfumata di biancastro-violaceo. La parte superiore, talvolta di tonalità rossastra, può presentare una pubescenza densa. Le foglie sono da 4 a 10. Le inferiori e medie sono grandi, ovato-lanceolate; le superiori lanceolate o bratteiformi, disposte a spirale, patenti, verde scuro, a margini appena ondulati. Le brattee sono più lunghe del fiore. L’infiorescenza è di solito densa, lunga meno della metà del fusto, con molti fiori grandi e aperti. I tepali sono ovati-lanceolati, verdastri, variamente sfumati di rosa-violaceo, con nervature evidenti. I petali sono più chiari e piccoli dei sepali. Il labello assume toni dal verdastro chiaro al violaceo, con ipochilo bruno-nerastro all’interno ed epichilo abbastanza larghi. L’ epichilo in particolare assume aspetto cordiforme ad apice ribattuto, con due increspature basali talvolta verrucose di colore più intenso, separate da un solco. Il clinandrio è ben sviluppato, l’ovario piriforme, verde e pubescente. Fiorisce da Maggio ad Agosto.
Nota: per alcuni Autori, vicina a E. helleborine è E. leptochila (Godfery) Godfery 1921. A quest’ultima è attribuito un campione conservato presso le collezioni botaniche del Centro Ricerche Floristiche Marche di Pesaro (Erbario PESA). E. leptochila è stata rinvenuta lungo il versante Ovest del M. della Biforca, presso il valico omonimo, in comune di San Leo (A.Alessandrini, com. pers.).
POGGIO (SANT’AGATA F.), 13 giugno 2011
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
ROCCA PRATIFFI (SANT’AGATA F.) 1 luglio 2011
ROCCA PRATIFFI (SANT’AGATA F.) 1 luglio 2011
SAN LORENZO (PENNABILLI) 20 giugno 2012
140
Epipactis microphylla (Ehrh.) Sw. 1800
Nome comune
Elleborina minore Basionimo
Serapias microphylla Ehrh. 1789 Sinonimi
Helleborine microphylla (Ehrh.) Schinz & Tell. Etimologia
Il nome di specie deriva dal greco, con significato di “foglie piccole”.
Distribuzione
L’areale è europeo-caucasico, diffusa in aree submediterranee; dai Paesi Bassi all’Iran. Rara in Italia settentrionale, diviene maggiormente frequente verso Sud. È segnalata in tutte le regioni ad esclusione della Valle d’Aosta. Si ritiene distribuita con maggiore ampiezza rispetto a quanto verificato in Emilia-Romagna, a sud della Via Emilia, fino a 1500 m. Rinvenuta lungo la costa ma assente dalla pianura. In provincia di Pesaro è considerata non comune ma localmente abbondante nelle faggete montane, con distribuzione tra 350 m e 1400 m. e maggiori concentrazioni tra 1200 m e 1400 m.
Habitat e distribuzione locale
Specie ombrofila legata a suoli calcarei, è presente ssenzialmente in boschi di latifoglie. Nella provincia è da considerarsi rara, presente con individui isolati nella bassa e media collina presso Mondaino, all’interno di un impianto per la tartuficoltura e a Onferno, all’interno di un bosco termofilo a latifoglie. È segnalata in letteratura (Mattoni & Molari, 2006) ma non viene indicata l’area di ritrovamento che presumibilmente è da collocarsi presso Montebello (Torriana). Il limitato numero di ritrovamenti è da attribuirsi in primo luogo alla difficoltà di localizzazione, dovuta alle modeste dimensioni e alla scarsa evidenza nel sottobosco, per cui la frequenza è con ogni probabilità sottostimata.
S.APOLLINARE (MONDAINO) 27 maggio 2011
Caratteri
L’apparato radicale è costituito da un rizoma. Pianta dai tratti non confondibili, alta tra 15 cm e 50 cm, grigio-cenerino e con fusto pubescente. Le foglie sono corte e distanziate, di forma lanceolata, con bordi minutamente denticolati. Le foglie superiori sono simili a brattee. L’infiorescenza è pauciflora e lassa; i fiori sono di piccole dimensioni e spesso semichiusi, bianco-verdastri con sfumature violacee. Emanano un tipico aroma di vaniglia. I tepali sono ovati, ottusi o acuti; i petali più piccoli dei sepali e con venature porporine. L’epichilo presenta una base ornata da due creste rugose ben evidenti riunite in punta acuta. Il clinandrio è sviluppato, il viscidio presente ma non sempre funzionale. L’ovario è tomentoso, con breve pedicello a base porporina. E. microphylla è allogama, ma ricorre frequentemente all’autogamia e a volte alla cleistogamia, coi fiori che rimangono chiusi. Fiorisce tra Maggio e Luglio.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
S.APOLLINARE (MONDAINO) 27 maggio 2011
S.APOLLINARE (MONDAINO) 27 maggio 2011
142
Epipactis muelleri Godfery 1921
Nome comune
Elleborina di Müller Sinonimi
E. helleborine subsp. muelleri (Godfery) O. Bolòs, Masalles & Vigo Etimologia
L’epiteto di specie ricorda il botanico Ferdinand Jacob Heinrich von Mueller (1825–1896); fisico, geografo e botanico di origine tedesca.
Distribuzione
Specie centroeuropea, diffusa dai Paesi Bassi ai Pirenei, dalla Slovacchia alla Croazia. È presente nell’Italia settentrionale e centrale, da 200 m a 1600 m. In Puglia e Sardegna è più rara. In Emilia-Romagna è rarissima lungo la costa. Presente ampiamente a sud della via Emilia fino a 1500 m, non è segnalata per il Riminese nell’Atlante della Flora protetta dell’Emilia-Romagna del 1996. In provincia di Pesaro e Urbino è ritenuta non rara, distribuita tra 400 m e 1200 m, con diverse stazioni nel Montefeltro.
Habitat e distribuzione locale
Tendenzialmente termofila, appare legata in primo luogo ad ambienti boschivi luminosi, anche soggetti a ceduazione; più raramente cespuglieti, su suoli calcarei. Compare a bassa quota (250 m) nei castagneti della bassa collina della Valconca. È stata rinvenuta a Onferno (Gemmano) ed accentua decisamente la sua frequenza, presso i cedui misti dei versanti dei monti Carpegna e Canale.
VALLE PRENA (PENNABILLI), 8 luglio 2010
VALLE PRENA (PENNABILLI) 8 luglio 2010
144
VALLE PRENA (PENNABILLI) 8 luglio 2010
Epipactis muelleri Caratteri
L’apparato radicale è formato da un rizoma. Pianta simile a E. helleborine, presenta fusti isolati gracili che possono raggiungere i 90 cm. L’intera pianta presenta una tonalità chiara. Le foglie sono distiche, da 5 a 10, verdi-giallastre, di forma lanceolata e con margini ondulati, coriacee. Le foglie superiori sono bratteiformi, le brattee lanceolate. L’infiorescenza è multiflora, densa o più lassa, con fiori verdastri non grandi e poco aperti. I tepali sono lanceolati e carenati; i petali verde chiaro, talvolta con toni rosati. Il labello è biancastro; la giunzione ipochiloepichilo è abbastanza larga. L’ipochilo è nettarifero, scuro internamente, l’epichilo è triangolare, con larghezza maggiore della lunghezza. Il clinandrio e il viscidio sono quasi inconsistenti, l’antera è giallastra e peduncolata. L’ovario è allungato, con pedicello corto pubescente verde-giallastro. E. muelleri presenta pollinii sfarinati e rostello inefficiente. L’impollinazione non sempre è cleistogama. Fiorisce tra Giugno e Agosto, precedendo di una-due settimane E. helleborine.
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
CÀ ROMANO (PENNABILLI) 29 giugno 2012
VALLE PRENA (PENNABILLI) 8 luglio 2010
146 Epipactis palustris
MIRAMARE (RIMINI) 12 luglio 2010
(L.) Crantz 1769
Nome comune
Elleborina palustre Basionimo
Serapias helleborine var. palustris L.1753 Sinonimi
Helleborine palustris (L.) Schrank; Serapias palustris (L.) Mill. Etimologia
L’epiteto di specie deriva dal latino, con evidente riferimento agli ambienti umidi ai quali è legata.
Distribuzione
Specie eurasiatica temperata, a Est raggiunge Siberia e Iran, più rara verso il settentrione e il meridione dell’areale. In Italia è presente in tutte le regioni ma è considerata sporadica in primo luogo per la riduzione degli habitat umidi. In Emilia-Romagna la distribuzione va dal livello del mare a 1400 m., non rara ma localizzata in rapporto agli ambienti di elezione. Sono note molte stazioni costiere nel Ravennate, incluso le pertinenze di ex colonie marine. Non è segnalata nella pianura ma è ben distribuita nelle fasce collinari e montane. Nella provincia di Pesaro è ritenuta rara, presente in un numero molto limitato di località, fino a 900 m di altitudine.
Habitat e distribuzione locale
E. palustris è specie localizzata, legata ad habitat molto differenziati ma sempre umidi, con acque mobili o relativamente stagnanti. Alcune popolazioni presentano decine di individui in pochi metri quadrati. Presente sulla costa, con un nucleo lungo un fossato a Miramare di Rimini, presso i corsi d’acqua, in collina e in area montana, in corrispondenza di fossati e versanti umidi.
Caratteri
L’apparato radicale è formato da un rizoma stolonifero portante anche più di un fusto. È una specie igrofila, di immediata identificazione. L’altezza varia da 25 cm a 50 cm, con base del fusto avvolta da poche squame e parte superiore frequentemente con toni porpora. Le foglie sono da 6 a 8, di forma lanceolata e a carena. L’infiorescenza è lassa e tomentosa, con un numero variabile di fiori vistosi, allogami, fino a 20. I sepali, fino a 13 mm, presentano tonalità dal verdastro al violaceo. I laterali sono aperti e il mediano eretto a formare un casco con i petali bianchi e rosei alla base. Il labello supera di poco il cm; l’ipochilo è bianco con strie violacee, l’epichilo bianco, cordiforme e a margine ondulato, con 2 creste giallo-arancio alla base. L’intensità cromatica dei fiori è un elemento di relativa variabilità nella specie. L’ovario è fusiforme, con pedicello, tomentoso e porporino-violacei. Fiorisce tra Giugno e Agosto. Viene impollinata da varie specie di insetti, incluso le api.
Dato originale Dato bibliografico
GATTARA (CASTELDELCI) 28 giugno 2011
GATTARA (CASTELDELCI) 28 giugno 2011
GATTARA (CASTELDELCI) 28 giugno 2011
148 Epipactis purpurata Sm. 1828
Nome comune
Elleborina violacea Sinonimi
E. viridiflora Hoffm. ex Krock.; E. helleborine subsp. varians (Crantz) H. Sund. Etimologia
Il latino purpura indica il tipico colore ottenuto dal murice. Il nome di specie significa quindi “avvolto di porpora”, con riferimento alla tonalità rosato-violacea dell’intera pianta. Si deve sottolineare che il binomio E. viridiflora Hoffm. ex Krock. 1814, da viridis, “verde”, e flos, floris, “fiore”, precede E. purpurata, maggiormante utilizzato per consuetudine.
Distribuzione
Specie subatlantica, presenta una distribuzione europea centro-occidentale disomogenea. Si rinviene dall’Inghilterra alla Lituania alla Romania. L’areale italiano è ugualmente frammentato. È in generale rara e localizzata in settori appenninici da 1000 a 1400 m di quota, tra EmiliaRomagna e Abruzzo, tra Lucania e Calabria. In Emilia-Romagna è estremamente rara, riportata nell’Atlante della Flora protetta regionale (Alessandrini & Bonafede, 1996) per un solo quadrante nell’alto Appennino romagnolo (Savelli, Alessandrini & Liverani, 1988). Successivamente la specie è stata rinvenuta in altre località della fascia montana. La sola stazione segnalata da Crescentini e Klaver (1997) per la provincia di Pesaro e Urbino, in seguito all’acquisizione da parte dell’EmiliaRomagna dell’alta Valle del Marecchia, si trova ora in provincia di Rimini.
SASSO SIMONE (PENNABILLI), 6 agosto 2012
SASSO SIMONE (PENNABILLI) 6 agosto 2010
150
SASSO SIMONE (PENNABILLI) 6 agosto 2010
Epipactis purpurata Habitat e distribuzione locale
Un ricco nucleo, il solo noto per la Provinvia di Rimini, è stato rinvenuto all’interno di un bosco a latifoglie, a circa 1000 m di altitudine. La stazione è situata nel comprensorio del Parco del Sasso Simone e Simoncello, in comune di Pennabilli.
Caratteri
La specie mostra caratteri ben identificabili. L’aspetto è cespitoso, il tono cromatico violaceo, la riproduzione è allogamica e la fioritura tardiva. Il rizoma è in grado di originare vari fusti robusti, fino a 70 cm di altezza. La colorazione violacea interessa sia il fusto che le foglie, piccole e lanceolate le inferiori in numero da 4 a 8, bratteiformi le superiori. L’infiorescenza si presenta densa, multiflora, con fiori evidenti e aperti, più brevi delle brattee inferiori, a riproduzione allogama. I sepali presentano la colorazione della pianta, leggermente pelosi all’esterno e da verdi a violacei internamente. Il labello è chiaro, con l’ipochilo violaceo all’interno e l’epichilo cordiforme, sfumato dello stesso tono, separati da una ristretta giunzione. Quest’ultimo presenta margini ondulati e crespi, alla base due bottoni violacei e apice rivolto posteriormente. Il clinandrio è evidente, il viscidio funzionale. L’ovario è fusiforme, leggermente peloso e con pedicello corto. Fiorisce tra Luglio e Agosto.
Dato bibliografico
152
Limodorum abortivum (L.) Sw. 1799
Nome comune
Fiordilegno, Limodoro Basionimo
Orchis abortiva L. 1753 Sinonimi
Epipactis abortiva (L.) All.; Serapias abortiva (L.) Scop. Etimologia
Il nome di specie, dal latino abortus, fa riferimento all’appassimento dei fiori che precede spesso la loro apertura o, con minore probabilità, all’aspetto minuto delle foglie.
Distribuzione
L’areale è eurimediterraneo, imperniato sul bacino Mediterraneo. Raggiunge a occidente l’Atlantico, i Paesi bassi a Nord, il Caucaso e l’Iran a oriente. È diffusa lungo l’intera penisola italiana, dal livello del mare fino a 1800 m. In Emilia-Romagna è ben distribuita in tutta la fascia collinare, meno frequente in quella montana, assente in pianura e rarissima sulla costa (pineta di San Vitale). In provincia di Pesaro è considerata relativamente comune in tutto il territorio nella fascia tra 300 m e 1200 m.
Habitat e distribuzione locale
Specie termofila, può situarsi all’interno di boschi radi a latifoglie e conifere, cespuglieti e scarpate stradali, su suoli aridi e compatti, a mezz’ombra o in pieno sole. Alcuni individui sono stati osservati al limitare di strade, su inerti, nonchè a contatto con l’asfalto. In provincia di Rimini è relativamente comune ma abbastanza localizzata, dalla prima collina alle zone montane.
Caratteri
Apparato radicale con rizoma breve. Inconfondibile pianta in genere robusta, vistosa per dimensioni, alta fino a 80 cm, spesso in densi aggruppamenti in cui sono presenti fusti
di minori dimensioni. È resa evidente anche dalla colorazione violacea dei fusti e dell’infiorescenza a spiga, allungata fino a 30 cm, con 8-20 fiori. Le foglie sono squamose e guainanti, brattee lanceolate solitamente più lunghe dell’ovario. I fiori sono grandi, bianchi e violacei, con sepali laterali opposti, lanceolati, ad apice acuto. Petali più ridotti, acuti. Il labello è vistoso ma più ridotto dei sepali, insellato, presenta un ipochilo con restringimento alla base, epichilo ampio all’estremità, con margini ondulati e rialzati. Lo sperone è sottile e cilindrico, con lunghezza simile all’ovario. La pianta è da annoverarsi tra le saprofite. Il pigmento clorofilliano è comunque presente ma in quantità ridotta. È ormai accertata la sua costante dipendenza da miceti del suolo (micotrofismo). Non altrettanto certa l’azione di parassitismo nei confronti di alcune specie arbustive o arboree. I fiori producono nettare, concentrato nello sperone, e possono aprirsi per breve tempo per cui può avvenire la fecondazione tramite insetti. La specie è però in prevalenza autogama e i fiori si autofecondano rimanendo chiusi (cleistogamia). Si possono trovare in Italia esemplari con dominanti verdastre o rossastre. Fiorisce tra Aprile e Luglio. Dato originale Dato originale e bibliografico
MADONNA DEL PIANO (CASTELDELCI) 13 giugno 2010
ALBERETO (MONTESCUDO) 16 maggio 2009
MADONNA DEL PIANO (CASTELDELCI) 13 giugno 2010
MADONNA DEL PIANO (CASTELDELCI) 13 giugno 2010
154
Neottia nidus-avis (L.) Rich. 1817
Nome comune
Nido d’uccello Basionimo
Ophrys nidus-avis L. 1753 Sinonimi
Epipactis nidus-avis (L.) Crantz; Malaxis nidus-avis (L.) Bernh.; Listera nidus-avis (L.) Curtis; Serapias nidus-avis (L.) Steud. Etimologia
Il nome della specie, il latino nidus-avis, “nido d’uccello”, fa riferimento alla forma intricata delle radici.
Distribuzione
La diffusione è eurasiatica, fino al Giappone. È presente in tutte le aree temperate. Si trova nell’intera penisola italiana ed è relativamente comune negli ambienti boschivi a latifoglie e misti, su suoli ricchi di humus fino a 2000 m. In Emilia-Romagna è molto comune a sud della Via Emilia, dalla bassa collina a 1700 m. È stata segnalata da Pietro Zangheri nelle pinete ravennati (1936),oggi assente o non rinvenuta. In provincia di Pesaro e Urbino è comune nei boschi da 150 m a 1300 m.
Habitat e distribuzione locale
Si rinviene su suoli maturi e umici, neutri o basici, con maggiori concentrazioni all’interno di boschi ombrosi e freschi, talvolta al loro margine e su scarpate stradali. In provincia compare nella media collina nei boschi termofili, espandendosi gradualmente verso i massimi rilievi dell’interno, dove è ampiamente diffusa.
Caratteri
Il rizoma radicale presenta fibre carnose, contorte e intrecciate. La pianta è poco variabile, alta fino a 50 cm. Non può essere confusa con altre orchidee a causa della colorazione completamente brunastra (alcuni individui possono assumere una tonalità più chiara), che le fornisce
un aspetto “saprofitico”. Il fusto, robusto e fistoloso, presenta foglie ridotte a squame avvolgenti. Le brattee sono brevi e lineari. L’aspetto d’insieme della pianta ricorda il genere Orobanche. L’infiorescenza, multiflora, si presenta di solito allungata, con i 15-40 fiori appressati soprattutto verso l’estremità superiore. I sepali e i petali sono riuniti a formare un casco lasso. Il labello, pendente, mostra lobi arrotondati e divergenti. L’ovario è sostenuto da un pedicello ritorto. È una pianta micotrofica. Stabilisce fin dalla germinazione un rapporto di simbiosi micorrizica con miceti del genere Rhizoctonia che perdura per l’intero ciclo vegetativo. Mostra quindi di svilupparsi in modo parassitico sul micelio micorrizico. La forma saprofitica attribuita al genere Neottia viene quindi considerata impropria (Scrugli A., 2009). È impollinata da insetti, soprattutto da ditteri, ma ricorre con frequenza all’autogamia. In condizioni ambientali avverse è in grado di riprodursi per autofecondazione fiorendo e fruttificando al di sotto della superficie del suolo. Si riproduce anche in forma vegetativa dal rizoma, originando aggruppamenti di individui. Fiorisce tra Maggio e Luglio. Dato originale Dato originale e bibliografico
MONTE AQUILONE (PERTICARA) 27 maggio 2010
SELVE DI ONFERNO (GEMMANO) 14 maggio 2011
CÀ ROMANO (PENNABILLI) 29 giugno 2012
VALLE PRENA (PENNABILLI) 2 giugno 2012
156 Listera ovata
MONTE FAGGETO (MONTEFIORE) 15 maggio 2009
(L.) R.Br. in W.T. Aiton 1813
Nome comune
Listera maggiore, Giglio verde Basionimo
Ophrys ovata L. 1753 Sinonimi
Neottia ovata (L.) Bluff & Fingerh. Etimologia
Il nome di specie si deve alla forma largamente ovale delle foglie.
Distribuzione
Specie eurasiatica, diffusa nelle regioni a clima temperato, meno comune in area mediterranea. Nella penisola italiana si distribuisce con frequenza sia a settentrione (anche in pianura padana), che al Centro, in vari ambienti della fascia collinare e montata, dal livello del mare fin oltre i 2000 m. È presente al meridione e nelle isole. In Emilia-Romagna è ampiamente diffusa dalla bassa collina ai rilievi maggiori, rara in pianura e lungo la costa. In provincia di Pesaro e Urbino è considerata comune, distribuita tra 150 m e 1100 m, con maggiori concentrazioni tra 500 m e 900 m.
sono vistose, di forma ovata e con mucrone terminale, inserite opposte nel terzo inferiore del fusto. L’infiorescenza è allungata, con molti piccoli fiori, fino a 80. I sepali e i petali formano un casco lasso. Il labello presenta lobi paralleli e arrotondati. L’ovario è pubescente e peduncolato. Nettarifera, è impollinata da numerose specie di piccoli insetti, in particolare Ditteri, Imenotteri e Coleotteri. L’insetto, richiamato dal nettare, una volta a contatto con il rostello, provoca la contrazione di questo e il conseguente rilascio a scatto dei pollinii, che aderiscono al capo del pronubo. Si evidenzia quindi lo stigma, in grado di ricevere il polline da un successivo insetto. Fiorisce tra Maggio e Luglio.
Habitat e distribuzione locale
In Provincia di Rimini accresce la sua presenza dalla media collina alla montagna, in ambienti differenziati ma tendenzialmente freschi. Non mostra selettività rispetto al substrato. Si ritrova, anche con notevoli concentrazioni, nei boschi misti mesofili, castagneti, cespuglieti, pascoli e prati anche calanchivi, scarpate stradali, rimboschimenti, cerrete e faggete.
Caratteri
Presenta un breve rizoma con molte radici carnose. La specie non mostra una particolare variabilità. La pianta, alta fino a 60 cm, si presenta integralmente di colore verde. Il fusto è robusto, tomentoso nella parte superiore. Le foglie, a coppia e subopposte,
Dato originale Dato bibliografico Dato originale e bibliografico
VALLE PRENA (PENNABILLI) 29 giugno 2010
TAUSANO (SAN LEO) 5 maggio 2010
158 Gli ibridi Presentazione Nel corso della ricerca sulla presenza e distribuzione della Famiglia Orchidaceae all’interno della Provincia di Rimini, sono stati rinvenuti quattro ibridi interspecifici (originati da specie diverse appartenenti allo stesso genere). Neotinea x dietrichiana (Bogenh.) H.Kretzschmar, Eccarius & H.Dietr. (Neotinea ustulata x Neotinea tridentata). Rinvenuto il 28 Maggio 2011 nell’alta valle del Torrente Prena, affluente di destra del Fiume Marecchia, a circa 1150 m, nel comprensorio del Monte Carpegna, in comune di Pennabilli. L’ambiente è costituito da un prato-pascolo con radi arbusti, su calcare e con scarso suolo, esposto a E. In zona N. tridentata è molto comune, più rara N. ustulata. Orchis x bergonii Tod. (Orchis anthropophora x Orchis simia). Rinvenuto in località Serra di Valpiano (Pennabilli) il 17 Maggio 2012, a quota 900 m. Alcuni esemplari risultano particolarmente vistosi per dimensioni, per la notevole densità e intensità cromatica dell’infiorescenza. Altri presentano minore altezza, una infiorescenza breve e toni rosati. Un nucleo di tali ibridi è presente lungo il versante occidentale di un dosso di natura calcarea, coperto da scarso suolo. Le due specie parentali sono molto comuni in zona. Un individuo isolato attribuibile alla stessa forma ibrida è stato rinvenuto in località San Lorenzo (Pennabilli) a quota 750 m, su un versante a esposizione calda, in un contesto erbaceo-arbustivo termofilo su substrato calcareo e modesto spessore di suolo. Anche in questo caso sono presenti in zona le specie parentali. Orchis x angusticruris Fr.& Humn. (Orchis simia x Orchis purpurea). Rinvenuto a Montebello (Torriana), il 6 Maggio
2012. In questo caso O.simia, presente ma non comune in zona, è incrociata con O.purpurea, molto comune. L’unico individuo osservato si trovava all’interno di una boscaglia rada termofila con un denso strato erbaceo, a esposizione NO, su substrato calcareo e scarso suolo, a quota 400 m. La stessa forma ibrida è stata rinvenuta anche a Serra di Valpiano (Pennabilli), il 6 Maggio 2012, nel medesimo sito di Ophrys x bergonii. Ophrys x enobarbia Del Prete & Tosi (Ophrys bertolonii x Ophrys holoserica). Rinvenuto presso Miratoio (Pennabilli), il 24 maggio 2012. Un solo individuo su substrato arenaceo a quota 870 m, lungo un versante a esposizione SE. Anche in questo caso sono presenti le specie parentali. O.holoserica è qui presente essenzialmente con la subsp. dinarica. In termini generali al fenomeno dell’ibridazione spontanea è stato attribuito nel tempo rilevanza crescente in quanto è una delle modalità grazie alla quale possono avere origine nuove specie. Nelle Angiosperme tra il 50 % e il 70 % di nuove specie si considerano originate mediante questo processo. Altre modalità di speciazione, di minore peso tra le Orchidaceae, rispetto all’ibridazione, sono le mutazioni e la ricombinazione genica. I due processi agiscono sul corredo genetico dall’interno, incentivati da fattori fisici e chimici esogeni. L’ibridazione si verifica quando la fecondazione avviene per opera di polline proveniente da una specie diversa (ibridazione interspecifica) o di specie diversa appartenente a un genere diverso (ibridazione intergenerica); su questa seconda modalità va precisato che in seguito alle recenti nuove sistemazioni la formazione di ibridi intergenerici è quantomai inconsueta.
Orchis x bergonii (Orchis simia x Orchis anthropophora), Serra di Valpiano (PENNABILLI) - 17 maggio 2012 Orchis x bergonii (Orchis simia x Orchis anthropophora), Serra di Valpiano (PENNABILLI) - 17 maggio 2012
Orchis x bergonii (Orchis simia x Orchis anthropophora), Serra di Valpiano (Pennabilli) - 17 maggio 2012
160 Gli ibridi Presentazione Si ottengono nuove specie quando gli ibridi sono in grado di riprodursi, ovvero sono fertili, e quando si crano le condizioni biologiche ed ecologiche perché non si verifichi reincrocio con le specie di origine. Nella Famiglia Orchidaceae il fenomeno ibridativo si manifesta con notevole frequenza, testimonianza di una plasticità genetica attiva e in grado di dare origine a fenomeni evolutivi in tempi relativamente brevi. Sono molti i generi particolarmente attivi dal punto di vista della capacità ibridativa. Tra questi possiamo ricordare Orchis, Anacamptis, Dactylorhiza e Ophrys. È stato verificato che la specializzazione riproduttiva delle Ophrys, riguardo agli insetti impollinatori in realtà non è così esclusiva come si riteneva per cui incroci interspecifici vengono riscontrati ampiamente. Nel caso del territorio riminese, al momento gli ibridi che interessano le specie che rientrano nel genere Ophrys sono due su sette. L’avanzamento delle conoscenze e l’affinamento delle tecniche di laboratorio hanno consentito negli ultimi decenni di specializzare l’approccio degli studi di merito dal puro aspetto morfologico a quello ben più efficace di carattere cariologico e molecolare. Una linea di ricerca tende a quantificare la proporzione di DNA nell’ibrido rispetto alle specie parentali. Ciò consente di accertare se si tratta di un incrocio con un altro ibrido o di un reincrocio con le specie parentali, fenomeno noto come introgressione. Lo sviluppo più recente degli studi citogenetici ha riguardato i marcatori molecolari, i quali hanno reso più agevole le ricerche sui fenomeni ibridativi e introgressivi. I marcatori nucleari sono stati poi utilizzati per indagini a scala di popolazioni.
Orchis x angusticruris (Orchis simia x Orchis purpurea), Serra di Valpiano (Pennabilli) - 6 maggio 2012 Orchis x angusticruris (Orchis simia x Orchis purpurea), Montebello (Torriana) - 6 maggio 2012
Ophrys x enobarbia (Ophrys bertolonii x Ophrys holoserica). Miratoio (Pennabilli), 24 maggio 2012
Gli studi sui marcatori sono in piena evoluzione per cui sono prevedibili nuove e più incisive procedure atte alla comprensione dei processi alla base dei meccanismi di incrocio e di nuove speciazioni.
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Società per gli Studi Naturalistici della Romagna
Presentazione
ORCHIDEE SPONTANEE
E PAESAGGIO VEGETALE
NELLA PROVINCIA DI RIMINI
L’autore, laureato in Scienze Biologiche, insegna discipline scientifiche a Rimini. È membro della Società Botanica Italiana e della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna. Fa parte dell’Ass. WWF Rimini con funzione di referente tecnico dell’Oasi WWF “Cà Brigida” di Verucchio. Ha collaborato alla istituzione del Museo del Territorio di Riccione e della Riserva Naturale di Onferno. Ha pubblicato: Educare all’ambiente, Bergamo. 2002; Natura e Paesaggio nella valle del Conca, Milano, 2002; L’Oasi WWF “Cà Brigida-Lascito Voltolini” e il territorio verucchiese. Guida naturalistica, Rimini, 2002 (coord.); Flora e fauna del Comune di Rimini, Rimini, 2002 (coord.) Fossili, siti paleontologici e musei di geologia tra Romagna e Marche. Rimini, 2004; Sentieri. Percorsi riminesi tra natura e storia, Rimini, 2009; Flora dell’Oasi WWF Cà Brigida. Immagini per documentare la biodiversità. DVD, Rimini, 2010. Con Alessandrini A., Gubellini L. & Hofmann N., 2012. Alcune novità per la flora dell’Emilia-Romagna e della “Romagna fitogeografica” in conseguenza del trasferimento dalle Marche di una parte della Valmarecchia. Quad. Studi St. Nat. Romagna, 36. Il volume presenta gli esiti di una ricerca condotta nell’ambito delle attività dell’Associazione WWF di Rimini, in collaborazione con l’Assessorato all’Ambiente, Energia e Politiche per lo Sviluppo Sostenibile della Provincia di Rimini. Sono stati censiti i taxa appartenenti alla Famiglia Orchidaceae all’interno del territorio della Provincia di Rimini tra il 2008 e il 2012. I dati rilevati sul campo e quelli desunti dalla bibliografia sono stati utilizzati per la redazione di schede e carte della distribuzione. Sono state censite 41 specie appartenenti a 16 generi e quattro forme ibride. Introducono il volume i capitoli riguardanti il mito legato alle orchidee, l’inquadramento geografico, il paesaggio geologico e le forme fisiche della provincia di Rimini, il clima e il bioclima, il paesaggio vegetale e le orchidee, la storia delle ricerche orchidologiche, la metodologia condotta durante il censimento. Le foto sono dell’autore salvo diversa indicazione.