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XII. La Questione dei Sindacati

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LA QUESTIONE DEI SINDACATI

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La rapida crescita del movimento ci obbligò nel 1922 ad adottare un atteggiamento verso una questione che ancora adesso non è del tutto chiara. Nei nostri sforzi per studiare i metodi più rapidi e più semplici con cui il movimento potesse penetrare nell'orecchio delle masse, incontrammo di continuo l'obiezione che il lavoratore non avrebbe mai potrebbe mai dargli completo credito fintanto che i suoi interessi professionali ed economici erano salvaguardati da uomini che avevano opinioni diverse dalle loro, e la sua organizzazione politica era nelle loro mani.

Nella Parte I di questo volume ho scritto della natura e degli scopi, ed anche della necessità, dei sindacati. Ho fornito la mia opinione secondo cui, a meno che questo non venga fatto per mezzo di misure dello Stato (che di solito non portano a nulla) o di un nuovo ideale educativo, se l'atteggiamento dei datori di lavoro verso il lavoratore subisse un cambiamento, quest'ultimo non avrebbe altro futuro che prendere da solo la difesa dei propri interessi, facendo appello ai suoi pari diritti come partito che contratta la vita economica. Ho continuato dicendo che tale azione difensiva era lesiva dell'intera comunità nazionale se, a causa di essa, non era possibile evitare delle ingiustizie sociali che comprendevano una serio danno per la vita della comunità. Ho anche detto che la necessità dei sindacati deve essere data per scontata nel caso in cui i datori di lavoro comprendano fra di loro degli uomini che non hanno alcuna sensibilità per gli obblighi sociali, o addirittura per i diritti più elementari dell'umanità.

Nell'attuale stato di cose, sono convinto che i sindacati non possano probabilmente essere messi da parte. Infatti sono fra le istituzioni più importanti nella vita economica della nazione.

Il movimento Nazionalsocialista, che mira allo Stato Nazionalista per il Popolo, non può avere dubbi che ogni futura istituzione di tale Stato deve avere le radici nel movimento stesso. E' l'errore più grande di tutti immaginare che il possesso del potere in sé permetterà di realizzare determinata organizzazione, partendo dal nulla, senza l'aiuto di una squadra di uomini che sono stati precedentemente addestrati secondo lo spirito dell'impresa. Anche qui, il principio afferma che lo spirito è sempre più importante della forma, che può essere creata molto rapidamente. Quindi nessuno può proporre all'improvviso di estrarre dalla propria cartella la bozza di una nuova costituzione ed aspettarsi di poterla 'introdurre' con un editto proveniente dall'alto. Si potrebbe tentare, ma il risultato non durerebbe; quasi certamente sarebbe un bambino nato morto. Mi viene in mente l'origine della Costituzione di Weimar, ed il tentativo di scaricare una nuova costituzione ed una nuova bandiera sulla nazione Tedesca, e nessuna di esse aveva alcun

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collegamento con qualsiasi cosa che era già nota alla nostra nazione nel corso dell'ultimo mezzo secolo. Lo Stato Nazionalsocialista deve evitare tutti gli esperimenti simili; deve far crescere un'organizzazione che ha già lavorato da molto tempo. Perciò, il movimento Nazionalsocialista deve riconoscere la necessità di possedere una propria organizzazione sindacale.

Quale deve essere la natura di un sindacato Nazionalsocialista? Quale il nostro compito, e quali sono i suoi scopi? Non è uno strumento per la guerra di classe, ma per la difesa e la rappresentanza dei lavoratori. Lo Stato Nazionalsocialista non conosce differenza di classe ma, in senso politico, soltanto i cittadini che hanno diritti assolutamente uguali, ed allo stesso modo uguali obblighi, e, fianco a fianco con essi, non sono soggetti assolutamente ad alcun diritto in senso politico. L'obiettivo primario del sistema sindacale non è combattere una guerra tra le classi, ma il Marxismo lo ha forgiato come strumento per la sua guerra di classe. Il Marxismo ha creato l'arma economica che l'Ebreo internazionale utilizza per distruggere le basi economiche degli Stati nazionali liberi ed indipendenti, per rovinare la loro industria ed il loro commercio nazionali; il suo obiettivo è di rendere le nazioni libere schiave della finanza mondiale dell'Ebraismo, che non conosce confini di Stato.

Lo sciopero non è, nelle mani dei sindacati Nazionalsocialisti, uno strumento per rovinare la produzione nazionale, ma per incrementarla e farla fluire, lottando contro tutti i difetti che, per loro carattere antisociale, ostacolano l'efficienza negli affari e nella vita dell'intera nazione. Il lavoratore Nazionalsocialista deve essere cosciente che la prosperità della nazione significa per lui la felicità materiale. Il datore di lavoro Nazionalsocialista deve essere cosciente che la felicità e l'appagamento del suo lavoratore è essenziale per l'esistenza e lo sviluppo della sua grande impresa d'affari.

Non ha senso che ci sia un sindacato Nazionalsocialista fianco a fianco ad altri sindacati. Perché questo deve essere profondamente convinto dell'universalità del suo compito, e dei conseguenti obblighi, e non deve essere ostacolato da altre istituzioni con scopi simili e forse ostili, ed essere pronto a proclamare la sua individualità di base. Non può esserci alcun compromesso con aspirazioni simili; il suo assoluto diritto di essere il solo deve essere mantenuto.

C'erano, e ci sono ancora, molte discussioni contrarie alla fondazione di sindacati che siano nostri. Ho sempre rifiutato di prendere in considerazione degli esperimenti che erano destinati a fallire dall'inizio. Dovrei aver considerato un crimine prendere dal lavoratore una parte del suo salario duramente guadagnato per pagare un'istituzione, di cui io non fossi fermamente convinto che sarebbe stata utile per i suoi membri. La nostra azione del 1922 era basata su queste opinioni. Gli altri apparentemente erano più giudiziosi ed avviarono dei sindacati. Ma non molto prima di scomparire. Così che, alla fine, erano nella stessa nostra posizione. La differenza era che noi

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non avevamo tradito né noi stessi, né gli altri.

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