9 minute read

1.7 La malattia del «cavaliere fenicio»

Next Article
Bibliografia

Bibliografia

interni, se non per criticarne l’impostazione vecchia scuola, quindi superata, alla luce del «sentimento di radicale sfiducia nei confronti delle forme politiche tradizionali», estranee alla vocazione palingenetica di GL, e del disprezzo per le «formule di partito travolte dal nullismo politico nel quale i partiti si erano inabissati»139. Nell’estate del 1934, per di più, l’isolamento di GL si aggrava: in agosto, è di fatto incompatibile con il patto di unità d’azione fra socialisti e comunisti, che si riavvicinano quando la Concentrazione si spacca sotto le bordate gielliste140 .

1.7 La malattia del «cavaliere fenicio» Mentre la Concentrazione agonizza, nel maggio 1934, GL apre un nuovo settimanale, omonimo del movimento. «Giustizia e Libertà», è la testata sotto cui si legge: «Movimento unitario di azione per l’autonomia operaia, la repubblica socialista, un nuovo umanesimo». Nella fondazione, Bresciani scorge la candidatura «a laboratorio privilegiato dell’ideologia e della pratica antifascista, che contemperava insieme una lucida analisi del fascismo e una prospettiva utopistica di emancipazione umana e sociale»141. Malgrado il sottotitolo, in superficie vicino alle istanze di Lussu, questo secondo tempo giellista rischierà di provocare il distacco del sardo. Da Parigi, dov’è tornato, a fine marzo ha scritto all’«Adunata dei refrattari», foglio anarchico dell’emigrazione newyorkese, per replicare alle critiche, firmate «M.S.», comparse sul giornale del 24 marzo: «Secondo me, oggi, il peggiore dei disastri è la così detta pace che regna in Europa — Lussu interviene contro chi teme un nuovo conflitto mondiale — e che consente a Mussolini i plebisciti trionfali, a Hitler i campi di concentramento, a Dolfuss la tattica del cannone: che consente insomma ai governi della reazione di praticare, armati, la loro guerra contro i popoli inermi»142. Di fronte al militarismo, inseguire la pace è un anacronismo: lo ha scritto nella Marcia, lo ribadirà nella Teoria dell’insurrezione.

Advertisement

139 Cfr. GIOVANA M., Giustizia e Libertà in Italia, cit., p. 376. 140 Cfr. GENTILE E., Fascismo e antifascismo, cit., p. 347 e ss. 141 BRESCIANI M., Quale antifascismo, cit., p. 50. In quella stagione dell’esilio, Rosselli aspira a «sottrarsi a un antifascismo che fosse la pura e semplice negazione della sua matrice», avverte l’urgenza di «imparare dal nemico»; cerca di trasferire questo spirito al movimento per vaccinarlo contro «il clima spesso settario e claustrofobico delle emigrazioni politiche»; cfr. ivi, pp. 51-52. 142 LUSSU E., Guerra e rivoluzione, in «L’Adunata dei refrattari», 21 aprile 1934, riportato in BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., p. 119. La lettera spedita al quotidiano è datata 31 marzo.

Sulla vecchia rivista, a giugno, contrappone agli sbandamenti patiti dalla sinistra italiana e tedesca il «fatto eroico» dello Schutzbund (letteralmente: «lega difensiva»), il braccio paramilitare della socialdemocrazia austriaca che ha conosciuto durante il soggiorno a Vienna del 1932. La vittoria è impossibile, le squadre si battono per salvare l’onore. Nonostante la fascinazione per l’austromarxismo, che in altre occasioni additerà come modello, Lussu contesta ai vertici (Otto Bauer su tutti) lo sbaglio cronico del fronte anti-reazionario di ogni Paese: l’attendismo. Una «soluzione costituzionale e pacifica» è la solita illusione, come i carrozzoni assieme a forze estranee alla lotta armata e quindi controproducenti: l’ennesimo palliativo, quando servirebbe una terapia d’urto. «In tutti gli attimi d’incertezza, l’audacia è sempre il fattore risolutivo. E purtroppo non la si apprende a scuola — si sgola Lussu — […] In un periodo di crisi politica, un partito rivoluzionario, se non vuol lasciarsi sfuggire la vittoria, non può attendere di far agire la sua violenza solo in reazione alla immediata e decisiva violenza avversaria, ma […] deve saperla prevenire […]. Deve volere e ricercare la battaglia, non manovrare per evitarla»143. Ancora una volta: l’unico destino dei «profeti» disarmati è il martirio. Parafrasando Cicerone, quando le leggi tacciono è il momento di impugnare le armi, non di sfoggiare nozionismo sulle norme costituzionali. Un abbaglio da cui l’antifascismo pare non riuscire a liberarsi. Una nota confidenziale dalla capitale francese, in quel periodo, lo dà per spacciato: «soffre di disturbi cardiaci gravi»144. In realtà, a tormentare Lussu non è il cuore. Da anni convive con febbre e improvvise debolezze, mentre nei polmoni gli brucia una malattia terribile: la tubercolosi, ormai cronica, contratta in carcere nel 1927. Nella Marcia, ha parlato di «una bronchite ed una pleurite», che hanno rischiato di minare il suo trasferimento da Cagliari al confino, «a causa dell’umidità della piccola cella e delle fredde correnti d’aria per le frequenti ispezioni notturne»145 .

143 LUSSU E., Scelta del momento e iniziativa militare, in «Quaderni di Giustizia e Libertà», n. 11, giugno, 1934, dall’opera omnia Id., Tutte le opere, vol. 2, cit., pp. 250-257. Nell’articolo è sprezzante con chi, abitualmente al centro della scena, vorrebbe partecipare all’opposizione, che finisce per paralizzare con la sua indecisione: «I moderati, nelle ore insurrezionali, non moderano un bel niente, ma senza volerlo, sabotano e insurrezione e rivoluzione»; ivi, p. 254. Sul viaggio in Austria di Lussu cfr. FIORI G., Il cavaliere dei Rossomori, cit., pp. 340-341. 144 Riportato in BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., p. 119, l’originale è in ACS, SP Duce, Lussu, nota confidenziale da Parigi 7 maggio 1934. 145 LUSSU E., Marcia su Roma e dintorni, cit., p. 176. Nell’articolo del giugno 1930 sul «The Atlantic Monthly» di Boston ha aggiunto dettagli: la cella «misurava tre metri per due, era molto fredda, ed era malamente illuminata da una piccola finestra con sbarre che dava in cortile. […] Quando la porta era aperta, si formava uno spiffero fra questa e la finestra, che durante l’inverno era come una doccia

All’indomani del tramonto della Concentrazione, Lussu intensifica il turismo in località salubri: sale a Chamonix, troppo costosa per le sue tasche asfittiche, quindi ad agosto ripara a Saint-Cergues, in Alta Savoia. A dicembre si trova a Plateau d’Assy (a 1.050 metri sul livello del mare), sopra Passy, alle pendici del monte Bianco, mentre spera di raggiungere presto il sanatorio di Praz-Coutant. Ci riesce ai primi di gennaio 1935: deve irrobustire una salute pericolante, prima di sottoporsi a un’operazione. Meno di un mese dopo, è costretto a tornare ad Annemasse per colpa — lo racconta in una lettera a Rosselli datata 5 febbraio — della frattura di un piede. Resterà fuori combattimento fino all’aprile 1937. Prosegue il saliscendi: da marzo a settembre ad Assy; toccata e fuga a Lione, poi finalmente il ricovero alla Kurhaus di Clavadel, sopra Davos, in Svizzera, più vicino (in linea d’aria) a Milano che a Ginevra. È operato il 7 aprile 1936: toracoplastica, cioè resezione delle costole (le prime sei di destra, in questo caso). Si apre una lunghissima convalescenza. A luglio l’infezione è sanata, ma torna sotto i ferri per rimuovere la settima costola, che lo tormenta sfregando contro il braccio146. «È bene chiamare le cose con il vero nome — così descrive a Rosselli il primo intervento —: è un’operazione bestiale, per buoi e cavalli, non per un cavaliere di razza fenicia quale io sono»147. La collassoterapia, volta a immobilizzare il polmone, ha successo. Il cavaliere si potrà lasciare alle spalle una colonna di mesi d’immobilità: sconfitto il nemico più infido, perché invisibile, potrà fissare nel mirino quelli reali e quotidiani. Questa panoramica, che sconfina temporalmente nei prossimi capitoli, serve a inquadrare le proporzioni dell’attività di Lussu a partire dall’autunno 1934; aver delineato i confini della guarigione combattuta spiega la staticità di quest’arco della sua biografia: frenetico, ma tutto intellettuale, febbrile nel vero senso della parola. La

gelata». Con lo spirito che abbiamo imparato a conoscere, ha annotato: «Le regole della prigione consentono a chi è in attesa di giudizio di ottenere celle migliori dietro pagamento. Ne chiesi una e la mia richiesta fu immediatamente accolta ed esaudita. Sulla porta della mia cella era affissa una placchetta sulla quale era scritto “Stanza a pagamento”; ma la cella restava la stessa»; cfr. Id., Mille contro uno, orig. A Thousand to One, raccolto nell’Appendice a Marcia su Roma e dintorni, Ilisso, cit., p. 217, traduzione di Gian Carlo Fastame. 146 Sulle tappe delle cure di Lussu cfr. BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., pp. 119, 121, 128-129, 133, 149 e 157. Per la vita, anche culturale, dell’emigrazione politica in Svizzera e i precedenti soggiorni di Lussu, per esempio ad Annemasse, cfr. MONTELLA F., «La vera Italia è all’estero». Esuli antifascisti a Ginevra e nell’Alta Savoia, in «Diacronie», n. 5, gennaio 2011, risorsa digitale: https://goo.gl/bSW8Qj. 147 Lettera dalla Kurhaus di Clavadel del 27 aprile 1936, nell’epistolario di LUSSU E., Tutte le opere, vol. 2, cit., p. 179.

malattia, come vedremo in seguito, sarà fra le cause del suo allontanamento da GL, eppure così propizia all’attività letteraria, alla cristallizzazione della dottrina politica. «Lussu fu una presenza dirompente ma discontinua nei dibattiti di GL — puntualizza Bresciani —, a causa di problemi di salute che lo costringevano spesso a ritirarsi dall’attività politica. […] stabilì un nesso inscindibile tra rivoluzione e libertà, democrazia e socialismo»148. Prima di sparire dal radar di GL, ricomparendovi fugacemente solo per comunicare le sue dimissioni dal Comitato Centrale, Tirreno firma un ultimo contributo, Sulla fiducia nella massa. «Io non ho mai pensato e tanto meno scritto che la massa è stata vile — replica a «Politica Socialista», che ha contestato le tesi di Orientamenti —. Io ho scritto e pensato che la massa, in un periodo che era di guerra civile e non di schermaglie parlamentari, non è stata né organizzata né opportunamente guidata contro il fascismo quando esso non era che una esigua minoranza»149. Poche righe dopo, si dice ottimista: «considero la massa italiana capace d’eroismo e d’azione rivoluzionaria»; alla sbarra ha messo l’«organo di lotta» contingente, il partito150. «Ora — conclude —, io penso che la rivoluzione antifascista in Italia sarà possibile solamente alla condizione che il proletariato – di cui anch’io mi considero rappresentante – si saprà battere in modo totalmente diverso da quello con cui si è battuto – o non si è battuto – contro il fascismo nel periodo culminante della guerra civile»151 . Il generale Gandolfo, nella Marcia, lo ha schernito: «L’on. Lussu è un poeta, ma la politica si fa in prosa e non in versi»152. Come allora, il fascismo sembra trionfante. È trascorso un decennio, l’ex eroe di guerra è fragile, non sa quanto contare neppure sul proprio sistema immunitario, eppure è inossidabile nell’animo: costretto a dosare ogni capoverso, si sforzerà di dimostrare che, se caricata a dovere, una pagina

148 BRESCIANI M., Quale antifascismo, cit., p. 136. 149 LUSSU E., Sulla fiducia nella massa, in «Giustizia e Libertà», n. 1, agosto 1934, raccolto in Id., Tutte le opere, vol. 2, cit., p. 258. 150 Ivi, pp. 259-260. Ribadendone la lezione, sembra voler riscattare la sua opera: «Per dimostrare la volontà e la capacità di resistenza che la massa italiana aveva contro il fascismo, io ho scritto “Marcia su Roma e dintorni”». 151 Ivi, p. 260. 152 LUSSU E., Marcia su Roma e dintorni, cit., p. 176.

è dinamite. La scrittura come riflesso dell’azione, «nel doppio significato di referto e stimolo»153, altrimenti spezzerebbe la penna.

Foto 2 Il sanatorio di Clavadel a inizio Novecento in un’immagine della rivista specialistica «British Journal of Tuberculosis» (vol. 1, issue 4, October 1907, p. 327, disponibile online: https://goo.gl/7afusp).

153 Cfr. ISNENGHI M., Ritratti critici di contemporanei. Emilio Lussu, in «Belfagor», vol. 21, n. 3 (31 maggio 1966), pp. 300-323, consultabile online sul sito della Casa Editrice Leo S. Olschki: http://www.jstor.org/stable/26141780 (ultimo accesso: settembre 2018).

This article is from: