interni, se non per criticarne l’impostazione vecchia scuola, quindi superata, alla luce del «sentimento di radicale sfiducia nei confronti delle forme politiche tradizionali», estranee alla vocazione palingenetica di GL, e del disprezzo per le «formule di partito travolte dal nullismo politico nel quale i partiti si erano inabissati»139. Nell’estate del 1934, per di più, l’isolamento di GL si aggrava: in agosto, è di fatto incompatibile con il patto di unità d’azione fra socialisti e comunisti, che si riavvicinano quando la Concentrazione si spacca sotto le bordate gielliste140.
1.7 La malattia del «cavaliere fenicio» Mentre la Concentrazione agonizza, nel maggio 1934, GL apre un nuovo settimanale, omonimo del movimento. «Giustizia e Libertà», è la testata sotto cui si legge: «Movimento unitario di azione per l’autonomia operaia, la repubblica socialista, un nuovo umanesimo». Nella fondazione, Bresciani scorge la candidatura «a laboratorio privilegiato dell’ideologia e della pratica antifascista, che contemperava insieme una lucida analisi del fascismo e una prospettiva utopistica di emancipazione umana e sociale»141. Malgrado il sottotitolo, in superficie vicino alle istanze di Lussu, questo secondo tempo giellista rischierà di provocare il distacco del sardo. Da Parigi, dov’è tornato, a fine marzo ha scritto all’«Adunata dei refrattari», foglio anarchico dell’emigrazione newyorkese, per replicare alle critiche, firmate «M.S.», comparse sul giornale del 24 marzo: «Secondo me, oggi, il peggiore dei disastri è la così detta pace che regna in Europa — Lussu interviene contro chi teme un nuovo conflitto mondiale — e che consente a Mussolini i plebisciti trionfali, a Hitler i campi di concentramento, a Dolfuss la tattica del cannone: che consente insomma ai governi della reazione di praticare, armati, la loro guerra contro i popoli inermi»142. Di fronte al militarismo, inseguire la pace è un anacronismo: lo ha scritto nella Marcia, lo ribadirà nella Teoria dell’insurrezione.
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Cfr. GIOVANA M., Giustizia e Libertà in Italia, cit., p. 376. Cfr. GENTILE E., Fascismo e antifascismo, cit., p. 347 e ss. 141 BRESCIANI M., Quale antifascismo, cit., p. 50. In quella stagione dell’esilio, Rosselli aspira a «sottrarsi a un antifascismo che fosse la pura e semplice negazione della sua matrice», avverte l’urgenza di «imparare dal nemico»; cerca di trasferire questo spirito al movimento per vaccinarlo contro «il clima spesso settario e claustrofobico delle emigrazioni politiche»; cfr. ivi, pp. 51-52. 142 LUSSU E., Guerra e rivoluzione, in «L’Adunata dei refrattari», 21 aprile 1934, riportato in BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., p. 119. La lettera spedita al quotidiano è datata 31 marzo. 140
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