LA MORTE DEI FASCISTI

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Giano Accame LA MORTE

DEI FASCISTI

Prefazion e di

Giorgio Galli

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PREFAZIONE

Questo è l ' ultimo libro di Giano Accame . No n ne scr iverà più. È un a forte em oz ione trattarne. Ci erava mo conosciut i a vent'a nni , negli orga ni smi rapprese ntativi d ell ' uni vers it à di Milano. Avevamo poi seg uito per cors i molto diversi, legge ndoci a distanza.

Ne ll'ultimo quindicennio ci eravamo incontrati in alcuni convegni, organi zza ti dal più giovane ami co Luca Gallesi. Aveva mo compiuto in sieme ottant'an ni , lo ri co rdo nel legge re , ogg i, L'ultimo: « Prevedevo altri capito li , ma, g iunto a ottant'anni , m e ne manca l'e n e rg ia». Qu ando li compì , mi venne chi es to di scr ive re qualche paro la, per un num ero spec iale, a lui dedicato, di «Letteratura e T radizione». C it ai la co nclusione del su o libro più imp ortante, Una stona della /~e pubblica, uscito nel 2000. Parl ava del «ge nerale tramon to d e ll e pass ioni po li t ich e ... finché l'eco nom ia regge». Mi ch iedevo: « Ma reggerà? Se nuove diffico ltà dovesse ro em e rge re, ri e mergerebbero an ch e le pas sio ni politic h e. Avanti , dunqu e, o ltre gli ottant 'a nni » .

Le difficoltà sono e m erse e l'ultim o libro di Accam e trabocca di pa ss ion e politica. S'intitola La morte dei fascisti, m a la su a lettura mi fa pensare c he i pensieri cieli' Autor e fossero rivolt i, più che all a mort e, all a vita : se sia , cio è, possib il e che v i s ia qualche fo rma di sopravv ive nza alla morte po lit ica di qu el fe n omeno ril evante nella sto ria del XX seco lo ch e fu il fascismo . Nat ur almente il libro parla m o lto

d ell a morte . Delle strag i nella storia d ell ' Occid e nte , ch e il fasc ismo evocò prima di s ubirle, ma ch e, ovviamente, non sono id ent ifi ca bi li co l suo ventennio tra i prim i a nni Ve nti e i p rimi a nni Quaranta de llo scorso seco lo.

La mort e d ei fascist i parte dall 'aprile de l 1945. Mo lto se ne è scritt o, m a Acc ame tocca un a not a soven te trasc ur ata, co n l ' episo di o pe rso na le d ell a sua cattura, g iova ni ss im o volonta ri o d ell a RS I , quando, tentando d i ragg iu ngere Milano d al Garda, non va o ltre Bresc ia. La nota sovente tr asc ur a ta è quel la de ll a rapidità d el cro ll o del fronte , che dell a RSI disor ie nta vert ic i e combatte nti e sp iega l' im provvisaz io n e ch e porta, in so li q u attro giorni, a Don go e a P iazza le Lore to. Non credo però al ruolo , ch e l 'A ut ore se mbra accreditare, de i se rvi zi in gles i, int eressat i ali ' u cc is io ne d i Mu ssolini e al recupero del fantoma tico cartegg io co n C hur chill: qu est i era un poli ti co troppo esperto per scr ive re le tt e re che lo pot essero co mpromettere , anc h e se Francia e In ghilt erra, nel 1940, come g ià Germani a e Austria nel 1915, fecero promesse all ' I tali a, p e r tenerla fuori dal co nflitto.

Con cordo invece con Acc ame s u un pu n to co mun e di rifl ess ione: s ul fatto ch e le responsab ilit à del fascis mo e del comunismo n ei mas sac ri non pos sono prescindere da qu elle del lib eral -cap it alismo, che so litam e nte ne è esenta to dagli storici e dai po lit olog i. È un ragionam ento in b ase al q uale, nel mio ultim o libro, ho definito Stalin un mo st ro al dod ici p e r ce nto, p e rch è ha provo cato dodici mili on i di morti, q uell a percent u ale sui se ttantacinqu e d ell a seco nda g ue rra d ei Trent'anni, 19 14 - 1945, inizi a ta da Stati lib e ral- democrati ci (o lt re ch e dall a Russia a cap it ali smo a u tocratico) quando non es is teva no né il fascismo n é il comun ismo, e il c ui ri sultato finale è stato il tri onfo del s istema li beral-cap ita li sti co, co mpl e tato d all ' implo sion e d e ll 'im p ero sov ietico.

Al di là di q uesta c rucial e rifl ess ione, dunq ue, mi pare ch e il lib ro s ull a morte si pon ga la questione d i un a possibi le sopravv ivenza. Su l piano intern o, it a li a no , mi pa re ch e Acca m e la sco rga n e ll a concil iazione tra il ri sca tt o de i lavoro e i va lori d e ll a patria e de ll a reli g io n e, per cui Togli att i votò p e r l' introdu zion e nell a Costituzione d el Co ncordato d i Mu sso lini e p er l 'art ico lo ch e cons id era la d ife-

sa della patria un dovere del cittadino (oggi il serv iz io di leva è abo lit o). Questa era la s int es i del fasc ismo «regim e», p e r stare a ll a di st in zion e defeliciana co l fasc ismo movimento. A mi o avv iso, non s i può vede r e n e l fasc ismo un esemp io di riscatto d e l lavoro. Comunque , quell'esempio di cont inuit à appa rti e n e a l passato , a n c h e se ogg i G iulio T r e m ant i , c h e Acca m e r iti e n e il miglior po li tico ita li an o attua le, vede nel vecc hi o trinomi o Di o- P at ri a-Fa mi g li a la bandiera de ll 'Occ id e nte (s u un 'a lt ra possibile bandiera dirò p iù avanti) .

Provo a sv ilupp a r e altrim e nti la rifl ess io n e di Acca m e s ull a sopravv ive n za . Co lgo una coincidenza: il «Seco lo d ' Italia», il quotidiano g ià del MSI che eg li h a per qualche tempo d ir e tt o, segna l ava, me ntre mi accingevo a scrive re quest e r ig h e, una mia prefazione a l lib ro di I va n Bottignon c h e h a per titolo un oss im oro: Compagno Duce. Il comm ento parte da San Sepolcro (la piazza milanese d ove furono fo nd ati i fasci) per r i portarela mi a co nclu s ione: «Tutt o quello c h e può matura r e è un event u ale co ntrib uto non g ià d i s ini st ra , bensì d i d estra : un a dest r a p iù innovativa e sofisticata che sapp ia lavorare con la do vuta lu cidità in tutti i poss ib il i panorami po li t ici de l post-berlusconismo ».

Ecco : questo mi pare un possibile elemento di sopravv ivenza di qu e ll o c h e fu il fasc ism o s tor ico, c h e Accame n o n ha mai interpre tato da s ini s tra, a n c h e se questo aspetto è que ll o c h e h a più int e r essato g li stor ic i, co me r is ult a da un'altra co in c id e n za, il numero mono grafico d i Microm ega d e dicato a Norberto Bob bio , amp iam ente e cr iti camente c itato da Accame nel lib ro. Microme ga ripubblica una lezion e di Bobb io nel 1985 c he certa m ente a suo tempo avrà interessato Accame, perc h é, vi s i affer m a : «In ques ti ultimi a nni c'è stata una ce rt a co nfu sione tra la sini st ra e la destra, nel se n so che molti stud ios i di sinist r a h an n o rivend icato degli scr ittor i di destra ... soprattutto Ca ri Schmitt». E di Sch mitt Accame parla m olto, co ll ocandolo , co n Pound, Marinetti, Céline e i romeni in quel fascismo e urop eo per il qua le u sa, in senso co ntrappo sit ivo, l'esp r ess ione di « impresentab ili » d i un c ritico illu stre (d i s ini stra) qua le Giovann i Raboni (un 'assona n za con Accame: a n ch' io, su ll a

scorra di Raboni, aveva intitolato il capito lo di un mio libro Scrittori impresentabili, a proposito dei grand i autori del fascismo europeo; e, per quanto riguarda Eliade e C ioran, i romeni della « Legio ne» di Codreanu, dei qua li il li bro tratta ampiamente, non mi sembra giusta la definizione di «delatori o» dell'ampio sagg io su di loro di Alexandra LaignelLevastine: sono i « leg ionari » che hann o occu lt ato il loro passato). Tra questi autori è Roberr Brasillach, protagonista di un altro libro di Accame, col suo richiamo al «fasc ismo imm enso e rosso», la cui lettura al momento della morte l'ha accompagnato nel fata le 15 aprile 2009.

Ma veniamo all 'essenziale, proprio all a ricca cu l tura europea che si è sc hierata co l fascismo, nei suoi anni d'oro, ma, con coerenza, sino alla tragica fine. Anche per essa, per i suoi rappresentanti che Accame tratta con grande partecipazione (si vedano le pagine su Genti le), mi pa re ci sia la riflessione impli cita sulla possibi le sopravv ivenza all a morte politica del fasc ismo. Credo che se n e possa pa rl are, mantenendo la distinzione tra d estra e sinistra, ev itan do però la confusione di cui parla Bobbio e seguendo la traccia degli autor i di Accame, particolarmente il Pound de lla usurocrazia e il Gentile della celebre definizione dei comunisti come corporativis ti impazienti, citazioni che Accame riprende.

Tanto i corpo rati visti impazienti che i critici della cosiddetta usurocrazia (la finanza de ll e multinazionali) possono oggi concordare su l fatto che l'Occid e nte è dominato da cinquecento multinazionali, una decina dei cu i vertici per ciascuna forma un'élite di cinquemila persone che decidono dei nostri destini senza alcun controllo e svuotando i poteri dei sin go li Paes i, Stati Uniti compresi. Credo si possa definire di sinistra un pensiero ch e preveda contro lli e di destra un pensiero che non li ritenga necessari.

È mia convinzione, che ho documentato in altr i testi, ch e il contro ll o non può ass um e re le forme della pianificazione centra li zzata, de ll a naziona lizzazione, de ll a socia lizzazione, dell'autogestione, tutt e già sper im entate e non riuscite. È ipotizzabile un contro llo con l 'elez ione diretta di alm eno una parte dei vertici de ll e multinazionali, in un contesto ch e

non pu ò esse re che globale per l ' Occid ent e, no jus cosmopoliticum di ka nti a na memor ia. Ne accenno qu i prop rio in rife rim e nto a un ' inte rpreta zi on e dell'u lt im o libro di Accame, a un 'es perienza ch e non si r iduca a ll a morte , al retagg io di su o i maestri come Pound e Gentil e, a un a d estra « innova ti va e sofistica ta », c he credo sia sta t a il s u o id ea le di po liti co milit ant e e di uomo di altissima cultura.

NELLA LETTERATURA: UNO SCHIANTO, NON UNA LAGNA

Ezra Pound

The enormous lragedy o/ lhe dream in 1he peasanl's beni shoulders

Manes.1 Man es was tanned and slu//ed, Thus Ben and la Clara a Mi lano by 1he heels at Milano

That maggots shdl eat the dead bullock DIGONOS, otyovoç, the twice cruct/ied where in history will you /ind il? yel say this lo 1he Po.uum: a bang, noi a whimper, with a bang not with a whimper, To build lhe city o/ Dioce whose /erraces are the colour [o/ stars. '

L'enorme tragedia del sog no s ull e spa ll e cur ve de l contadino

Manes! Man es fu conciato e impa gliato

Così Be n e C laretta a Milano per i calcagn i a Milano

C he i ve rmi man g iassero il tore ll o morto

D I GONOS, otyovoç, ma il due volte croc ifi sso dove lo troverai nella stor ia?

ma d itel o al P ossum: uno sc hianto , non un a lagn a

con un o sc hi anto senza un a lagna, P e r costrui re la c ittà di Dio ce ch e h a terrazze co lor [d ell e s te ll e.

Sono tra i ve rsi più noti del XX secolo, p e rch é a prono i Canti Pisani, ca polavoro di Ezra Pound , affid a ndo all a c ultura mondi ale l ' immagine di Mussolini appeso co n l' a m a nte a Piaz zal e Loreto. Il più inn ovativo poeta a m e ri cano del Novecen to li scr isse impri g ion ato dai connaziona li nel Discip linar y Training Center di Metato, n ei press i di Pisa. '

Versi famosi anche se non facili, com e l'intera stesura dei Cantos, c h e p e r esse re ben compre sa richi e d e la co no sce nza approfond it a dello stile, dei temi e p e rsino di p e rsonali ricordi poundiani . Digonos (il nato du e vo lt e) è un appe llativo di Di oniso, figlio di Zeus, che fu fatto a p ezz i, sacr ificato, m a n g ia to, ma risorse: Pound vi s i ri c hi ama come pred ecessore del C ri s to ( Prendete e mangiate; questo è il mio corpo, Mt. 26,26). E voc aro in sieme a ll o g no sti co Man i - il

Paraclito martirizzato lo defini sce E li ad e' - sugge ri sce signifi ca ti mi st e ri ci, di rev iviscen za p aga na , cl ass ica, n e l fasc ismo more nt e. Lo scrittore libane se Amin M aa lou f h a intitolato Giardini di luce' un a storia di Mani , fondatore del mani ch e ismo , un culto imp e rni ato su l dualismo tra Luc e e Te n ebre, Be n e e Male, Spirito e Mate ria, c h e visse in M esopota mi a dov e venne sac rificato e imp ag li ato: i g iardin i di lu ce di Mani sembra no quasi evoca re le mus solinian e terrazze co lor delle stelle.

Ma ss im o Baci ga lupo int e rpr etando quel brano h a co lt o il g ioco di parole allu s ivo tra Dioce e Duc e : la città di Dioce o D e io ce, altro nome d e ll a sco mpa rsa Ecbata n a, cap ital e d e ll a M e dia sacch egg iata nel 550 a.C. dal p e rsi a no Ciro, è ri co rdata da Erodoto. Qui a Pound serve per ec hegg iare il pa cifi co, costru tti vo sogno fasci s ta de i fant i contadin i imp eg n a ti ne ll e bonifiche da cui so rs e ro le c itt à nuo ve del Du ce : Questa è la guerra che noi preferiamo.' Tra le citt à di fondazione deg li an ni Trenta: Litt or ia, Sabaudia, Apr ili a, Pom ez ia, Pontinia, Guidonia città delle ali, n el L azio; Torviscosa per la produzione di fibre tess ili a utar c hi ch e, n e ll a Bass a F riul ana; T irr en ia , cit tà del cinema, su l litorale cosca-

no; Tres iga llo a Ferrara; Marconia a Mat era; Borgo Incoronata e Segezia in Puglia; Ars ia, Pozzo Littorio , Villaggio Luigi Razza in Istria e Dalmazia; Carbonia, Arborea, Fe rtilia in Sardegna; i vill agg i colonici in Libia intorno a ll a Via Balbia; ' a Roma l' Eur (E 42 ), il Foro Italico, prima Foro Mussolini, Città dello Sport, la Città universitaria, la Casa Madre de i mutilati, m a a n ch e in tutta I ta lia l'a ppar isce nt e ri cordo dell'architettura dell'epoca tra le d u e g u erre.

Bacigalupo prosegue l' int e rpre taz ion e:

«L'awic inam ento della c ru enta fine di Mani (276 d.C.) a ll a recente ma cabra istan t anea d i M u ssolini e d e lla Petacci appes i per i ca lc agni sig nific a sub ito non so lo che il dittatore era un capo religioso m a, a li vello di senhal (" And they ca ll ed us che Manicheans", c. 23), l'a llin ea r si dell'Italia fasc ista ad a ltr e c ivi lt à del 'sog n o' distrutte, soprattu tto qu e lla provenza le-a lbi gese : è questa per Pound la tragedia del contad in o c h e si ripete n e ll a stor ia in guanto g li usurai, i croc iati d i turno, sopraffan no il m o ndo de ll 'econo mi a n at u ra le e della sua cu ltura per introdurvi lo sfr utt ame nto. Q u ando il dittatore (il nom e della c ui compagna accenna g ià il tema della sposa mi st ica e della lu ce c h e è a l centro del parad iso poundiano) viene paragonato ad un torello divorato dalle larve (la fo lla di Pi azza le Lo r eto), Pound sta ri sale ndo a ll e origini della tr agedia, al sac rificio del capro, e acce nnando, come n e i ca nti ce nt ra li , l 'interpre ta zione di morte e resurrezione: e infatti sub ito appare Dioni so, "due volte nato", (anc h e perché ucciso e rinato) , e, per via dell'a llu sione a ll a "dopp ia crocefissione" (di Mani o di Musso lini prima g iu stizia to e po i impi ccato?), lo st esso Cristo». '

Pound, accusato di tradimento perché aveva parlato da Rad io Roma durante la g uer ra, era stato chiu so per tre sett imane in un a gabbia da go rilla (c . 83, p. 1041). Tratt ato come g li eretic i in lo nt an i conflitti di religione. Era un a delle gabbi e dove st ava n o segregati i c rim ina li dell'esercito americano, co ndannati a morte per diserzione, o mi cid i, stup ri , rapine. Og ni t anto q u alc uno di loro ve ni va portato a ll 'esecuzion e. Q u est i ladron i della sua crocifiss ion e, per lo p iù n eg ri ai guaii

più spesso toccavano le punizioni esemp lari, li h a rico rd ati con tenerezza nei Canti Pisani. I: espe ri en za gli p arve simil e a quella di François Villon , poeta amato, e l' induss e a ec heggiarne le ball a te, a includere nei Canti i comes miseria e, i loro sch erzi di malavito si (c. 74, pp . 847-849) :

Pi sa, nel XXIII anno' del tentati vo in vista della torre, e ieri fu impiccato Till per omicidi o, st u pro con sev iz ie più mito logia di Cholchis, si credeva il mont one di Ze us o al tr o «Ehi, Snag che dice la bibbi a? che sono i libri de ll a bibbia ? non crede r e di far fesso ME.»

OYTir' su quest'uomo il so le è tram o nt ato

opp ure evocando (p . 857) la gen t ilezza del ne gro ch e da un a cassa d ' imb all agg io g li aveva fabb ri ca to un tavolino:

e Mr. Edwards magnifico, verde e marrone, nell a ce ll a N. 4 b enig no e di steso, com e un a maschera b alub a: «non dire a n ess u no che so n stato io a farci il tavo lo».

Gli umiliati comprendono più dei prepotenti, meritand o perciò più comprensione. La simpatia per i compagni di sventura gl'ispirò accenti di razzismo capovolto (c. 74 , p. 869):

la mano nera delicata

m ano d i bianco com e sa ls icc ia d allo sp irag lio della tenda, int rav iste

e ancora (c . 79, p. 953) :

mentre ci rallegra la vista d'un bel negro i cattivi n o n ti g uardano in facc ia.

11 vecc h io pacifista amico d ei gatti vagan ti p er i carr ugg i di Rapallo non e bb e diffico h à a ri cavare da ll a ga bbi a di Pisa

(c . 83, p. 1023 ) lez ioni di non violen za, anche ve r so g li anim a li:

C hi h a trascorso un me se nel le ce ll e de ll a m o rt e n o n c rede più n e ll a pena capitale

D o p o un mese n e lla cell a della mort e un uomo n o n a mm etterà ga bbie per belve

s pin ge nd o, n e ll a disperata sol i tudin e all'aperto s u una piastra di ce m e nto, la comunione idea le co l mondo an im a le, co me nel la filosofia d'Esopo e Fedro, s ino a decantare l'ese mp lare va lore d e ll e form iche, g ià esa ltate da ll a Bibbia ne l libro d e i Prove r bi, ' (c. 81, p. 1037):

La formica è centa uro nel suo mondo di dra g hi.

D epo ni la tu a vanit à, non è l'uomo

c h e h a fatto il coraggio, o l' ordine o la graz ia. Deponi la tua va nit à, di co, deponi la!

la n a tura t ' in seg ni qu a le posto ti spetta

Pe r gradi d ' in ve n zion e o di ve ra ma es tria

ce rca nd o n e un co nforto (c. 83, p. 1041):

Q u a ndo la me nte s'ap pig lia a u n filo d 'e rba la za mpa d'una formica può sa l vart i

c o n versi a ncora più toccanti de ll a tanto c itata escla ma zion e (c . 76, p. 903 ).

Formica so li ta ria d ' un formicaio di strutto da ll e rovine d'Europa, ego sc riptor.

A sessa nt 'a nni (ma a nch e Musso lini n e aveva sessan tuno quando l' a mma zzaro no ) la pro va fu severa. Già la pr ima n o tt e, r iferisce un bi ogra fo , si trovò sotto la pio ggia:

« Non era divertente per un a pe rsona che a ogn i minimo acce nn o di b rutt o tempo si copr iva e che si m etteva a le tto a ppena aveva un po ' di ma l di gola . Non era a l rip aro n e m -

meno quando andava al gabinetto; aveva solo un secc hi o in un ango lo della ga bbia , rimo sso solament e quand'era pieno e puzzo le nte .'" Spiegò Julien Cornell , su o awoc ato: L a notte non gli po rtav a so nno o riposo - luci el e ttri ch e illumin avano la ga bbia , gli bru ciavano gli occ h i venati di sang ue . Non c'erano nell e gabbie se die o brand e, giac eva s ul ce mento , avvolto n ell e copert e, bruciato dal sole, bagnato d alla piogg ia. Dopo tre se ttim ane, trasco rse com b att endo co ntro se st esso per non im pazzire, il disgraziato si ammalò» .

Trasfer ito sotto un a tenda, scr isse i Canti Pisani:

with a bang not with a whimper,

«con uno sch ianto, m a se n za un a lag n a» tenne a preci sa re all 'a mico Thom as Stea rn E li ot, prossimo premio Nobel, chiamandolo Poss um . 11 Eliot n e Cli uomini vuoti ( T he I-l o!low M en, 1925 ) aveva prev isto il co ntrario:

This is the way the world ends

Not with a bang but a whimper.

È questo il modo in cui il mondo fini sce

Non co n un o sc hianto m a con un pia g ni s teo.

Pound sapeva con es attezza cosa poteva significare, ancor più d ella morte, la ca duta del sogn o per i fascisti : un imm e nso schi anto, m a tratt en endo i lamenti. Cupa fi erezza, orgogli o, poco vitt im ismo. Osservò con sc rupolo il divieto fasc ista di piagn uco lare affermando: «Se un uomo n on è di sp osto a affr o nt are qualch e ri sc hio per le sue id ee o le sue id ee non va lgono ni en te o non vale ni ente lui ». Appena giunto in man ette negli Stat i Uniti proclamò con tono strafotten te : «La cosa migliore ch e pos sa ca pit are a un poe ta è venire in1piccato! ». 12

In Ame ri ca l 'a ttesero qu asi tr edici anni di manicomio criminale , cura ps ich iatr ica d ell e dissiden ze che no n furono i sov iet ici i so li n é i pr imi ad a pplicare. All 'e poc a del mancato processo a P o und nell'Urss i m e todi era no più sb riga-

tivi. La repressione politica in Russia usò le finezze dei manicomi qualche anno dopo, con la destalinizzazione. Pound avrebbe voluto difendersi imponendo in tribunale un dibattito sulle teorie economiche sostenute nelle trasmissioni da Radio Roma per cui l'avevano incriminato , ma l'avvocato Cornell, specializzato in obiettori di coscienza, preferì fa rlo passare per matto: " soluzione comoda anche per l'accusa. Uscendo privato per sempre, come infermo di mente, d e i diritti civili (fino all'ultimo giorno rimase affidato alla tut ela della moglie) ebbe , pur essendo ancora in grado di sc rivere, crescenti difficoltà nel parlare.

Piero Sanavio ne rievocò l' impatto col manicomio a Washington:

«In un primo tempo era stato destinato a Howard Hall, una corsia senza finestr e , le porte inlucchettate perché qui e ra no confinati i pazzi criminali. Alcuni vagavano urlando, le braccia dietro la schiena, strette nei lacci della camicia di co ntenzione.

Rimase in quella corsia (il " buco d'inferno" come lo c hi a mava) per un anno e mezzo e letteralmente per quell' anno e mezzo non vide più il sole. I rari visitatori non pote va no restare con lui più di quindici minuti e allora solo in p resenza di una guardia. In quel mondo di continuo inverno, pareti bianco sporco sotto gli occhi accecanti delle lampad in e , del tutto isolato dal mondo, le ore segnat e dalle urla le bes temmie e i singhioz zi dei pazzi, adesso Pound tornava a d e ssere preda di angosce, vittima di paure, preda di attacc hi di claustrofobia. Temeva di cedere, farsi travolgere d a l p e renne buio». "

Così gli americani salvarono il poeta , a lui risparmiandos i d isse - la sedia elettrica e a loro stessi l'imbarazzo d'affr n t are in un processo le motivazioni del suo filo-fascismo. Ne ha nno salvato la poesia, perché la follia si perdona agli a rr is ti come un vezzo che può persino renderli più attraenti : da Tas so a Hiilderlin a van Gogh a Dino Campana. MenI re col marchio della pazzia puntarono a distruggerne la c red ibilità di riformatore economico contro il potere del-

l ' usura e de ll a finanza interna zional e. Il poeta pa zzo si accetta, l' economista pazzo no . Butt andolo in mani co mio, hanno protetto Wa ll Street, la cassaforte.

In se n so st re tto Pound non fu mai fasc ista" com e lo era diventata la mia ge n e raz ione su i b an chi dell e el ement ar i a i te mpi e s ulle s uggest ioni di Faccetta nera, dell 'Im pero riapparso, come proclamò il Du ce d al balcone centrale d i P alazzo Venezia il 9 magg io del '36, dopo quindici secoli sui colli/atali di Roma. Del fasc ismo condiv id eva l ' idea di pr imato dell o spir it o s ull a materia , m a se n za disprezzarla (non e ra inclin e a mortificare la carne ), d e ll a pol itica sull 'eco nomia, comprend endo p e raltro l' imp ortanza del den aro n ell a vita dell ' uom o, dei popoli, e ancor p iù ne i process i d i modernizzazione. Non gli piacevano in vece le di vise, perché era pacifi sta (l o erano però div ent ati in Franc ia di ve rsi scri ttor i fascist i o accusa ti d 'esse rlo , d a Brasillach a Dri eu la Roche ll e a C é lin e; 16 e in Italia erano co ntrari all 'e ntrat a in g ue rra, fr a i tanti, l' am ico Ca rl o Delcroix, president e d e i mutilati nomin ato cinq u e volte n e i Cantos, e It alo Ba lbo, ch e avendo appena porcaro quasi tr entam il a contadin i it alian i a far ri vivere l 'agr icoltura in Libi a non voleva ch e si ritro vassero, come p urtroppo po co dopo awe nn e, in mezzo a un cam po di b attag li a : la var iante d'un pacifismo fasc ista è es istita), disprezzava la nietz sc hiana volontà di potenza, od iava la viol en za; contrad di ceva il clim a co rr ent e d 'esa ltazion i ero ich e presentando le g ue rre co me un losco affare per gli usurai ; non co lti vava sog ni imp e ria li per la Terza Roma; s i co n sid e rava un vero p a tri ota ame ri ca no proprio acc usan do l'establishment po liti co- fin an zia rio d egli Stati Un iti d'aver tradito la Costituzione nel ce dere ai banchier i la sovranità monetaria, che i padri fondato ri avevano invece rise rvato al Congresso . Diss e ntiva dalla g ue rra , come decen ni dopo il giovane Bill C linton contestò l'i nt ervento in Vie tn am in sieme a tant i st ud enti n ei campus de ll e uni versità sta tunit ensi. Ma mentre Clinton pot é in seg uito di venta r pres idente, a P o und il d isse n so l' h anno fa tt o pagare caro. Di più lun go res p iro è però il conto che h a presentato all a lett era tu ra mondi ale, impon en do il mito dell a Repub b lica

Soc ial e It ali ana e l ' imbarazzante spettacolo de ll a Lib eraz ione a Pia zza le Loreto tra i moti vi ricorrenti nel la seco nd a me tà d e i Cantos. L a m arte ll ante propaganda ce leb rati va dei vin citori h a fatto in modo c h e le violen ze prati cate da i loro a vve rsa ri fascist i dive ni sse ro m ater ia d'in seg n a m e nto in tutte le sc uo le del mo n do. Ma a c hi studi Pound n e mm e no la rep ress io ne sub it a dai fascisti nel XX seco lo, co me quella toccata ai m an ichei nel III seco lo o ag li al bigesi nel XIII, passerà più in osservata. E do vrà sfo r zars i d i cap ire a c hi va nno i sa luti (Xaire come Salv e o 1-l eil) n e l Ca nto 83 (p . 1053) d e i Pùani:

Xa ir e Al essa ndro

Xaire Fernando, e il Capo, Pi er re , Vidkun , H e nriot.

Si tratta di perso n agg i tu tt i morti ammazzati: Alessandro è P avo lini , seg re tario del P a rtito fasci s t a rep ubbli ca n o e comandante , in guanto t ale, d ell e Br iga t e Ne re ; Fernando è Mezzasoma, c he n ell a Re pubblica soc iale fu mini st ro d ell a Pro pag a nd a; il Capo è Musso lini ; Pierre è Lava i, capo del gove rno filo fasc is ta franc ese di Vic h y; Vidkun è il vitup erato Qu is lin g , che da coe re nt e n az ionalsociali st a g uid ò il gove rno filon az ista norv egese ; e Philipp e H e nriot fu un celeb re g iorna li sta fasc ista francese, nomina to min ist ro a Vic h y e u cc iso in un atte nt ato dai partigiani . E ancora un verso (c. 8 9, p, 1157):

Tr ad it o M ih ail ov itch , " assass in ati H e nriot e Gem il e

dove a n che il filosofo del fasc ismo viene ricordato.

Ma lap ar te , Quasimodo, Gadda , Govoni

C ur zio Mal apa rt e dopo esse re sta to fervente fascista era caduto in di sgraz ia , maturando moti vi di di sse n so da l reg im e; e a ve va ri sa lito la p e niso la n ell ' ultim o tratto d i gu e rra co me uf-

ficiale di collegamento con gli americani. Sull e tapp e d ell a Lib e ra zione, ini ziata con la ' peste' e la putrefazione di Napoli (fenom e no ricorre nte nell ' incontro tra eserciti ricchi e popoli in1po ve riti: la cinematog r afia amer icana con Il cacciatore e Apocalipse now l ' ha registrato nel Vietnam), sc ris se quell o straordinar io reportage metafisico che è La pelle. All a fin e d el libro poch e ri g he su Piazzale Lore to concludono la ca mpagna di libera zione . Davan t i all a folla urlante so no il cadavere appeso di Mussolin i , bianco e gonfio M alap a rte vomita. Nu ll a riman e va da fare per l' I ta lia se non vomitare. "

Anche Sa lvatore Q uas im odo si è occupato di Piazzale

Lor e to , ma dedicandov i vers i da cui traspaiono punt e di necrofil ia per le ga mb e di C lare 11 a Petacci (co m e l'appesero, era apparsa priva di mutandine: don Giuseppe Poll arolo, cappe ll a no dei gariba ldini, si sfil ò la cintura d e i panta loni per celare pudic a mente le parti intin1 e fi ssando la go nna ), il bel se no lacerato dalle pallo11o le :

LAUDE

29 aprile 1945

FIGLIO

E perché, madre, sput i su un cadavere a testa in g i ù, legato per i p ied i a ll a trave? E non ha i sch ifo deg li al tri che g li pendono a fianco? A h quell a donna, le sue ca lze da macabro can-can e go la e bocca d i fiori pestati 1 No, madr e, fermat i : gr ida all a folla di andare via . N on è lamento, è ghigno, è gioia: g ià s' a11accano i tafani ai nod i dell e vene. Ha i sparato s u quel viso, ora: madre , madre , madre !

M ADRE

Sempre a bb iamo sputato sui cadaveri, figlio : appesi alle grate di finestre , ad al b ero di" nave, incene r it i

per la Croce, sbranat i dai mastini pe r un po' d 'e rb a a l limit e dei feu di. E fosse so li tu din e o tumulto, occhio per occ hi o, de nte per d en te, dopo d ue mil a a nni di eucar ist ia, il nostro c u ore h a vo luto ape rto l'a lt ro cuore c h e aveva ape rto il tuo, fig li o. T'hanno scavato g li occ hi , rotto le mani per un nome da tradire. Mostrami g li occ hi , dammi qui le m a ni: se i m or to, fig li o ' Perché tu sei morto puoi perdonare: fi g lio , fi g lio , figlio'

FIGLIO

Quest'afa ri p ug nant e, questo fumo di macerie, le grasse mosche verdi a g rappo li ag li un c ini: l' ira e il sangue colano giustamente. No n per te e non per me, madre: occ hi e mani ancora mi bucheranno d oman i. Da seco li la p ietà è l' url o dell'assassinato. "

Sub it o dopo, a rafforzare l' asso lu zione vendicatoria per il vili pe n dio dei cadaver i fascisti, in una breve raccolta intito lata Quando caddero gli alberi e le mura Quasimodo fece segu ir e t re co mponim e nti sui quindici ostaggi precedenteme nt e fucilati dai fasc ist i a Pia zz ale Lor e to, s ug li orro ri di Ausc h w it z e s ui sette fr a telli Cerv i, anch'essi fuci lat i dai fasc isti. An cora poco il male ric evuto -· questa è la severa, dura log ica dei cont i da sa ldare - in cambio del molto male compiuto. Una g uerra c ivil e non può t erm in are a comando, con un tratto cli penna, co m e i conflitti tra forze regolari.

L'od io accu mul a t o deve trovare sfogo e a i vio lenti non è pe rmesso la me nt are le vio le n ze subi te, quando al l' im provviso la vittoria re nd e i de boli più forti. Rag ionamento semp li ce - e, in fondo, con di viso dai perdenti, s ia pure con dive rso attegg iamento, sor ret to da ll a co n vin zione d'aver usato a buon motivo la vio le nza - che rimu ove i r im orsi per la morte de i fasc ist i, così come i fascisti, d 'altra parte, non

aveva no mai patito di rimors i . Rimane tutto al p iù la se n sazione di disgusto pe r i volti pescati, le mosche ve rdi s ugli sputi , le lacerazion i della carne. L'atrofia della p ietà per il nemico - pi età sove r chiata da moti d 'a utocommi seraz ione pe r i propri ma rtiri - ricorda i film western di vecchia mani era, ove un pubb li co infantil e era preparato a appla u dire con l' arrivo de i «nost ri », dell a cava ll e ri a stat unit en se , il genocidio d eg li indi ani. Fi e ri scotennatori c h e, a loro vo lt a, non pensarono ma i di poter ch iedere p ietà, p erch é sare bb e stato poco dignit oso.

Più greve del commento - pur sempre poetico - di Quasimodo fu qu ell o d'uno dei più interessan ti narratori d el nostro Novecento, il raffinato manipol atore del lin guagg io Ca rlo Em ili o Gadda , comp iaciut o perché «la sconc ia bestia è sta ta appesa a pi azzal e Loreto grazie a una provvid enz iale sca rica nell e busecche» ."' In un a lettera al filolo go e stor ico della letterat ur a italian a G ianfran co Cont ini , rit enuta degna anni dopo d i p ubbli cazione, aveva sc ritto: «L' appiccagione di Priapo e d ell a sua Vulva in un coniugato fetore a p iazzale Lore to fu gran let izia p e r me, il segno d ell a r es urrezione delle anim e e della carne». " Sergio Lu zzatto, raccog litore d i quest e e altre perle di Ga dda , ha ri corda to ch e «s i era iscr it to al Part ito fascista fin dal 1921 co me opera meri toria di riqu alificazione n azionale, quind i pa rl ava di Musso lini da innamorato deluso»; " e pur essendo ab itu ato a temi ma ca bri (Luzza tto h a scritto un altro libro sull a mal riuscita imb alsa mazione di Ma zz ini ) nel p r esentare le inv e ttive di Gadda n o n h a trattenuto un se n so di disag io: « Vin cendo la ripu gnan za, guardiamo questo ritratto. Secondo Gadda, il cranio alopecico di M usso lini so mi gli ava indifferentemente a un provo lone o a una testa d i cavo lo : era co munqu e un rice ttaco lo vuoto, poiché il du ce manca va di encefal o . Il suo grug n o suino risult ava tip ico del "nato scemo". G li occhi erano que lli sp iritati , bas edowiani, del lu eti co all ' ultimo stadio . All e m ascelle da ciuco facevan o riscontro due mandibol e da ste rratore analfabeta. Il "bucc ale sfin c te re" s i chiude va su lab b ra turpem e nte prolate in un bron cio d a id iota. D entro la b occa, la lin g ua era 'rossa e po i nera e po i rossa e n era, ma ognora di lecca cul o'. In fondo a du e brac cia co rtiss im e, da rospo, le

ma n i stav an o a bb ar bi cate in mo d o inn a turale, pareva n o que Ue di u n m o rto o di u n fant occ io d i pezza . " Die c i deto ni [ . . . ] je cascavan o s u li fi a n c hi com e d u ra m pazz i d e b an a n e , e vid e n zia ndo le m e rcl os iss ime un g hi e s u e" . Il torace - c h e p ur e Mu ss olini a m ava es ibire nud o n e ll e p iù va rie o ccas ioni - co n tava appena "cl u ' p elu cchi (c h 'al tr i n' h a un b osco) to rn o to rn o i capèzzo li " . Go nfia e rilasc ia ta la pan c ia, m a lame nt e t ra tte nut a d a l c intu ro n e d ell a di v isa m ilit are. " Pi e n cl i le bbre" il "genic a! fus to", la ve rga ulcera ta d all a sifili de . In fine , i g in occ hi i r ri g iditi ciel du ce, le s u e "gam b e a icc h ese" e i rncc hi tripli d e ll e sca rp e co ntribuiv an o a re nd e r e s p ec ialme nt e go ffo il m a p pa m o ndo ciel sede r e , " in a pp e tibil e a chiun que''» . 23

So n o ca dut e cl i g usto rivela t r ic i cl i qua nt a avvers io n e g li e r rori comm ess i da M ussolini avessero s usc itato in p erso n agg i d i destra, co me app unto il co nserva tore Gacl cl a, c h e e r a n o stati un te mpo s u o i a mmir a tori . Si a n o ta to pe r in ciso: M u sso li ni n o n soffri va affa tto cli sifilid e . Lo h a rib a dito Pi e rlui g i 13ai m a Bo llan e, professo re cli med icin a lega le a ll ' Uni ve rs it à cli 'Tori n o e p res iden te ciel Centro int e rn az io n ale d i stu d i s ull a in clone, co nclu de nd o un ca pito lo s u La presunta infezione lue tica . L' aveva n o escl uso ta n to le an al is i fatte da vivo qu anto g li esa mi svolti in A me r ica s u b rani de l suo cervell o nel te ntat ivo cl i r intra cc ia rv i mo ti v i clini ci di squil ib ri o :

« L'esa m e d e i pr e p arat i istol og ic i eseg uit o n e g li S t a ti Un it i è ri s ulta t o t o t a lm e nt e n egat ivo p e r la p rese n za di lu e ce re bra le. D 'a lt ro n de, c h e si p ossa n o escl ud e r e manifes t az io n i ne urop sic hi c h e da tabe d o rsale o da pa ra li si p rogress iva e merge dal la co n siderazio n e c h e M usso li ni sino a ll 'u l1imo fu p e rfett a me n te in gra d o di p il otare ae r e i, e ch e s ia in ,e rm a ni a sia du ra n te le c ure di Za ch a ri ae n o n mostra va a luna alt e razion e d e l sis te m a ner vo so» ."

Al co nfro nt o con g li eccess i ve r ba li d i Ga dcl a posso n o Hp par ire, se n o n d el le fin ezze, nor m a li reg ist raz io ni d e ll a p,iss ione pa rti giana d u ra nt e la lo tt a le esp r ess io ni di E li o

Vitto r in i c h e h a nn o tur ba t o C a rl o M azzant ini , un o de i

pochi n a rr ator i 'repubblichini ' posit ivamente r ecepiti dalla saggistica degli antifasc ist i perché non h a eluso gli episodi più crudi della gue rra civile . Mazzantini, che divenne noto negli anni Ottanta col romanzo dal titolo indic at ivo A cercar la bella morte, proprio aprendo un nuovo libro su llo stesso argomento, I balilla andarono a Salò, " ha lament ato che Vittorini in un racconto del 1944 aveva fatto definire quattro militi fascisti figli di stron za dai partigiani mentre s ' accingevano a sparare su di loro.

L'atteggiamento di Vittorini è parso sbilanciato, oltre che a Mazzantini, a Luzzatto , che h a aperto un paragrafo intitolato Cadaveri e no con queste osservazioni:

«Manicheo, sin dal titolo, anche il romanzo resistenziale di Vittorini, Uomini e no; e categorico sopra la semantica della morte. 1 cadaver i degli antifascist i sono corp i di uomini, che trasmettono a chi li guarda pietosamente lo st igma della dignità. I cadaveri dei fascisti sono corpi di nonuomini, davanti ai quali i gapp isti non possono provare pietà: "Can i ", disse l'operaio . "Carogne, ormai", disse Orazio. Né bisogna credere che la discriminazione tra cadaveri e carogne appartenga so lamente all 'universo narrativo del comunista Vittorini, in quel romanzo-manifesto che è Uomini e no. Ne ll a realtà dell ' Itali a liberata, fascisti e antifascisti ancora combattono la battaglia per la sepoltura iniziata durante la guerra civile. Con la differenza che il potere cimiteriale sta adesso nelle mani dei reduci della Resi·stenza, mentre sono i soprawissuti di Salò che debbono lottare per sottra rre i camerati uccisi al destino di una illacrimata sepo ltura». "

Il sign ificato di quel titolo venne ammorb idito dallo stesso Vittori.ni (e dal suo biografo Raffaele Crovi) rispetto all'interpr etazione che ne era stata data nello sp irito del tempo:

«Il titolo del romanzo Uo m ini e no è stato (ma le) interpretato, come se la e fosse un segno di disgiunzione (come non è) anziché un segno di congiunz ione (com e è). Si è

d a to , in altre parole, a questo titolo un significato manic he o , come se il romanzo fosse una s toria di uomini e di no n uomini, m e ntre il romanzo intendeva studiare quanto d i " umano" e " non umano" ci fosse (e ci s ia) in ogni uomo. Da una lett era di Vittorini al proprio traduttore frances è · Miche! Arna ud d e l 7 lu g lio '47: " Il titolo di questo romanzo, Uomini e no , significa esattamente c he noi , g li uomini , poss iamo anche esse re ' non uomini ' . Mira cioè a ri co rd are c he c i so no , n ell'u omo, molte possibilità umane. Ma n on divid e l' umanit à in due parti, una delle quali sia tutta um a n a e l' a ltra tutta inumana ». Il titolo scelto per l'edizion e frances e del libro fu Les hommes et /es aut res; e nella lettera ad A rna ud Vittorini lo co nt es ta va appunto co m e m an ic h eo ». 17

S i avv icinano all e in ve ttive di Gadda , ma motivati d a una s tra ziante vic enda p e rsona le, alcuni ve rs i di Corrado Govon i in ricordo d el fi g lio Aladino, m e da g li a d ' oro della Resist e n za, ucciso d a i tedeschi nell e Fosse Ardeatine:

« Vigliacco, c h e tu sia » ti mal ed iss i « im piccato p ei piedi!» Così fosti. E fu scag liat a la carogna ign u da ne ll a Cain a in s ieme all a s u a drud a. "

Aure lio Lepre, tr a i pochi (e ve dre mo perché pochi ) ario rdare qu esti vers i, ha notato un a toccante coincidenza: o rr ado Govoni s ul « M e ridiano di Roma» (7 sett e mbre 194 1), prendendo parte da padr e e da fasc ista al suo dolore, avev a dedicato a l Du ce un a po es ia su ll a m orte in vo lo di s uo fi g lio Brun o M u ss olini. " E c'è di più: Mussolini stesso, co mmosso , aveva riportato p e r int e ro la poesia di Go vo ni , int it o la ta Il padre per la mo rt e di Bru no Mussolini, nel suo lib ro a ricordo del fi g lio: Parlo con Bruno, insi e me ad alt re co mpos izioni di po e ti meno noti. La liri ca di Govoni, divisa in c inqu e parti di c ui riportiamo l' ultima a esempio di reto r ica fascista s ull a morte , si chiud eva con l'imm ag in e, a su o modo ardita, de l Du ce c he pian ge.

Mang iato h a il pane dell'esilio a m aro.

O ra man g ia in sil e n zio le sue lac rim e .

Ver sa to h a il sa n g u e del suo gran d e c uor e. M a chi ri ceve più del don atore?

E offr e il san gu e del figlio giov in e tt o .

Ma ve rr à il gio rno; e non sa r à più solo nel camp o sempr e ve rd e p e r il vo lo.

Intorn o a lui s i s trin gerann o i mo rti , i più fede li , i p iù p res enti e vivi , i soli d eg n i di res t argli acca nt o .

C on qu e ll a voce tu o n e rà: «Sold ati ! ... »

E ssi lo in voc h e ranno com e un pa d re . Come un 'o nd a le lib e re marin e Batterà quel fatal e canto .

Allora tutti li ve d ra nn o pi ange re . Sap ra nn o co n ch e cuore egli fu pad re.

Tra le altr e poes ie in mort e del figli o Mu ssolin i n e riport ò un a, u sc ita in se ttembre su « Rasseg na Naz io n ale», del lucano Albino Pi e rro , allora prin c ipi a nte (nato il 19 n ovembr e 191 6 avev a 24 anni e co llab orava con ra ccont ini al se ttim an a le «Il Balilla », ve rsio n e fasc ista del «C o rri er e d ei Pi ccoli » e di «Topo lino »), m a in seg ui to co ns id era t o tra i magg iori p oet i dial etta li del n os t ro Novecento e più vo lt e ca ndid a to al No b el. '° Ec co la poes ia di Albin o Pi e r ro :

Per la mo rte di Bruno M ussolini

Bruno , co me un fi o re nel turbin e o fr esca co n chi gli a n e l! ' ond a, com e un g ui zzo di luc e n ell a ten e bra fo nd a, veloc eme nt e h a va rcato il limitar d ell a t omba com e in un mito h a volato là do ve null a rimb o mb a. H a vol ato, e l' ala s u a rapid a av eva il fr emit o d ell 'ala tag li ata d all ' im peto·di ro mbanti m oto ri ,

il ca lore della te rra sq uarciata profo nda a fat ica da l vomere . Ha volato, e d era come un'aureol a d i mille colori fe rventi la su a an im a. In a lt o , in alto una co rona d i raggi lu ce nti int ess uta da gl i angel i in sog no co n l'a nim a degl i ero i co l so rriso de ll e int repide madri quando muor e un prode su l campo, l'a ttrasse nel suo g re mbo d'oro nel suo go rg o di stel le.

Tra i più noti poet i futur isti , Corrado Govon i era stato da l 1928 al 1943 stretto co ll a bo ra t ore cl i Marinetti all a g u ida ciel Sind acato nazionale autori e sc ritt o ri , fi g urando come di re ttor e responsabi le ciel bollettino «A utori e Scritto ri » cli cui Marin ett i e ra d irettore polit ico . In pieno reg ime, cli Govon i apparvero Sa luto a Mu ssolini (Roma 1932 ) e Poema di Mus solini (Ro ma 1937). P oté quindi sorprendere il suo comportamento eia voltaga bbana , appe na caduto il reg im e cl i Mu sso lini. C la udia Sala ris ne ll a biogra fia cli M ar in e tti nota c he Govoni n ell 'agosto 1943

«su ll ' ultimo num e ro cli " Autori e Sc ritt ori" - da cui sco mp a re la firma d i Marinetti - ha pubblic a to un editoriale aperta mente antifascista, intitol ato Scrittor i co n la mord acc hi a, in cui a tt acca il " n efando sistema torturatore e co mpr esso re di og ni lib e rtà sp i ritu ale", respo nsabil e cli "ve ntun anni di ce ns u ra od iosa el eva ta a s istema"» .n

La tragedia na ziona le della sconfitta - in a tt esa di qu e ll a fam ili a re per la perdita di A ladino- re ndono comprensibile il ca mbiamento cli id ee da cui usc ir à il poema civil e La l'oss a Carnaria Ardeatina e dito a Rom a nel 1944 dal Mo vime nto co muni s ta d 'Itali a . L a pubbli caz io n e a cura del g ruppo d isside n te cli Bandiera Rossa (a ltro no m e d el Movime n to com uni sta d ' It a li a) spiega la sca rsa eco ottenuta tra i tes ti let t era ri dell a Res ist e nza eia quel poema e dal successi -

vo Aladino. Lamento su m i o fig lio mo rt o, co mpo sto di 104 el eg ie c h e M o ndadori pubbli cò nel 1946 n o n nell a prin c ipa le collana di poes ia L o Specch i o, ma in un a coll an a m a rg in ale e sen za m ai pi ù ri p rop o rlo . N el p ia n gere il fi g li o cadu to G o voni aveva comm esso l' e rror e d i p igli a r sel a co n ru tt i. N on so lo con Mu sso lini e i te d esc hi , ma anch e co n chi , concepend o l'a ttentato di Vi a Ras ell a co m e op e ra zio ne di g ue rra p sico log ica per avvel e n a re la sin o ad allor a tro ppo t ra nquill a co n viven za t ra la citt a dinan za ro man a e i « n azifasc isti », aveva inn es cato la furibond a rappresag li a d ell e A r dea tin e :

Il vil e c h e ge t tò la bomb a n era di v ia Rase ll a, e fu ggì co m e un le pre, sa p eva trop p o b e n e qu ale st rage tr a i d e te nuti d a Reg in a Co eli a v ia 1àsso , il te d esco ordin e re bb e : di m and an te e sica rio uni ca m ira .

C hi fu l'a nim a n e ra d ell a b o mb a?

Fu Bonomi, o Togliatti ? O fu Badog li o?

Tacc iono i vili. In g ola h a n l'o sso orr e nd o d e lla Fos sa ca rn aia ard ea tin a pe r tra ve rso: n o n va n é in su n é in g iù .

C hiunqu e s ia il co lp evo le , in ete rn o rutt o qu el san g ue il fr edd o c uo r gli sc hi acc i, accecando lo co me un 'o ssess ion e sca rlatta di fun e re i ro so lacc i. "

No n è u n caso se la ripub b li caz io n e di Aladino è avvenu ta m ezzo seco lo dopo la p rima e di zio ne (e an co ra un a vol ta in ton o min o re) a cur a di Pi e ran g el o M a uri zio , a ut o re di un ' inchi esta co nt rocorre nt e s u Via Ra se ll a in cui acc u sa il P art ito com uni s ta d 'esse rsi avv ant agg ia t o dell a s t r age de ll e Fosse A rd eat in e , pe r c hé, d o po i 75 eb re i c h e fo rm aron o il g rupp o p iù num eroso tra le vittim e, le p iù g ra vi p e rdi te colpiron o alcun e form az io ni politi c he co ncorr e nti all'inte rno d e ll a Res is ten za: d a i co muni s ti di ss id e nti di Ba nd iera Ross a co n 68 ca duti , ag li az io ni s ti d i Giu sti zia e Lib ertà con 52 ca du ti , sino al Cent ro militare cl a nd es tin o fe.

dele al la mon arc hi a del co lonnello G iu seppe L a n za Cordero di Mo nt ezemo lo con una tr entina d i cadu ti ." Il g ru ppo d i Ba ndi era Rossa c ui appa rt e neva Alad in o Govoni, connu e n za di m a rx- le nini sti , trotzki st i, a nar chi c i e g iovani uffic ia li antimon arc hi c i, tutt i co ntrari all'intesa di To gli a tti co n ·.

Badog li o, fu qu as i cance ll at o dalla stor ia e Corrado Govoni da ll a le tt eratura del la Res ist enza. It a lo Ca lvin o nel breve sagg io La letteratura italiana sulla R esistenza" c it a fra i poeti

Alfonso Gatto, Sa lvato re Quasimodo, Franco Fortin i, Se rg io Sa lmi , Giorgio Capron i e, destinati a success ivo ob li o, la tr ies tina Graziana Pentich e l' alessa ndrino Gino Bagli o, ma n o n n omina Govo ni , autor e presente con altr e su e poes ie in t utt e le anto log ie del Novece nt o. Con un d ep rezzame nto letterar io e non politico se l'è cavata in vece Pier Vince nzo Mengaldo ch e , dopo aver fatto apr ir e prop rio d a Govo ni l' anto log ia sui poet i ita li ani del Novece nto , attribue nd o al suo «ster min ato repe rtori o d i immagini» un 'i m po rta nza seco nd a so lo a que ll a dannun zia n a e pasco li an a, h a p ru de ntem ent e awert ito:

«I m o m e nti d i maggiore ripiegamento interiore, come sop rattutto n el l'eleg ia di Aladino (la racco lt a in memoria del fig lio t ruc id at o all e Fosse Ardeatin e), n o n contano tra i s uo i ris ulta t i mi gliori». "

r ranchi tiratori a Firenze: Malaparte e Pratolini

Tuttav ia anc he la morte dei fasc isti è più vo lte gi unt a a turba re e commuovere la lettera tur a de H'e poca. Sono indiment icab ili le pa g in e di Ma lapa rt e su ll a fucil az io ne dei fra n chi t iratori fascist i fiore ntini.

Malapa rte descrive l'a tt es a di quei ragazz i se duti su i g rad ini d i Santa Maria Nove ll a ma cc hi ati da l co lare lento del sa ng ue d i chi li h a preced uti n el la m orte e ora g ia ce su l sagrat o. L a curiosità dei poch i presenti n ell a piazza, l ' in differe n za del co m an d ante partigiano che dà gl i ordini se du to a un tavol in o da caffè, l'immobilit à d e i giovani co muni sti della ' Potente' davant i a i ca d aver i ammassati in un gruppo

confuso iso lano ancora più trag ica mente il gruppo di chi attende di morire . H anno tra i quindici e i sed ici anni, occhi vivac i , vol to pa llid o, parlano rid en do con l 'accento de i rioni più popolari di Firenze, tra di loro anche una ragazz in a bionda che fissa immobil e il cielo.

Malaparte e un ufficial e amer icano giun gono all e spall e del comand an te partigiano ch e, ignorando il loro a rri vo, ch iam a un al tro condan n ato . Pallido ma spavaldo il ragazzo con a ri a di sfid a scavalca gli alt ri e si mett e davant i al mucchio d ei morti, in mez zo all a pozza di sang u e, l' accompagna l'ultim o scherzo dei compagni ch e gli raccom a ndano rid c:nd o di non sporcars i le sc arpe.

E inutil e lo stop urlato dall ' uffi c iale americano, il ragazzo grida:

«Viva Mussolin i !», e ca d e sotto le raffic h e dei mitra.

«Pe rch é u cc id e re qu est i ragazzi?» è la dom and a dell'an1encano.

«Perché g rid ano viv a Mus so lin i» è la risposta.

«Lo grid ano perché voi li u cc id ete» ."

In un li bro gr emito d 'ep iso di avvilent i q uesto è l' unico ed ifi can t e. Ri affe rm a co m e il fascismo s ia morto : con ostentato compiacimento vir il e nel non vo ler so ll ecitare se n s i di co mp ass ion e. Le ang h erie sub ite dal fasc ismo aveva no sp into Malapart e all 'oppos izion e, ma la s u a coerenza naz iona lpopolare stava con l 'iron ica dignit à p lebea di qu e i ra gazz i. E li ammirava, non li compativ a.

Ciò che ha raccontato di Fir en ze non è in ve ntato , co me non lo era l' umilia zione di Na poli , il ricatto sess u ale d eg li All eati ca ri chi di ve tto vaglie s ull a fame d ell e fam iglie, i c ui e pisodi sono co nfermati dallo scrittore in glese Norman Lew is, all ora imp eg nato nei se rvizi seg reti ." La resistenza del popolo fascista ch e ritardò otto g iorni la lib eraz ion e di Firenze , b ench é più corposa, non fu nemmeno, co l s uo sbri ga ti vo ep il ogo, qualcosa di molto diverso dai m assac ri di fascisti, gio vani e adult i , uomini e donne, rip e tuti in altr e città ital iane man mano che ve ni vano lib era te. Analoghe resis t enze di fr a n chi tiratori fascist i so no state r eg ist rate da Napo li a Reggio E milia, Parma , P iace nza , Milano, Tor in o. "

Su Milano c'è la testimonianza di Riccardo Lombardi, rappr ese ntante del Partito d'Azione nel Comitato Liberazione Naz ionale Alta Italia, da cui la mattina del 25 aprile fu nominato anche prefetto della città. Secondo Lombardi nella not t e tra il 25 e il 26 era venuta meno una resistenza arma- ·. ta o rganica da parte fascista, «residuando solo il cecchinagg io , che si prolungò accanito e mortale nei giorni successivi costandoci perdite assai dolorose». Il carattere popolare d e i disperati residui fascisti nei quartieri poveri parrebbe co nfermato da un successivo accenno alla presenza di «cecc hini annidati alla periferia». "

Resa minoritaria dal disastroso andamento della guerra, un a resistenza di popolani fascisti era iniziata a fine settemb re 1943 proprio nella Napoli delle «quattro giornate che no n ci furono», come recita il titolo d'una ricostruzione ove En zo Erra dimostra che i veri scontri con i tedeschi duraro no «una giornata e mezzo», cioè metà del 28 e l'intero 29 se tte mbre, mentre il 27 non era ancora successo qualcosa da ricordare e «il 30 in città non c'era più un solo tedesco co ntro cui "insorgere"» (la motivazione della medaglia d ' o ro alla città data invece in calce 27-30 settembre) e che co munque «non la città di Napoli ma un piccolo, forse pico li ss imo , num e ro di napoletani sparò sui tedeschi». '° Benint es o: l'essere stati pochi non ne diminuisce e semmai ne acc res ce il valore. Ma il 30, spariti i tedeschi, proseguirono le o p e razioni per snidare i fascisti in armi rimasti nella Case rm a Paisiello o che da un paio di giorni, soprattutto al Vome ro , sparavano dalle finestre . Persino il primo caduto de ll e «quattro giornate» fu un giovane fascista, Mario Giovine, colpito dai «partigiani» (che non sapevano ancora di es se rlo: quella parola entrò in uso dopo) mentre era di g u a rdia in Via Cimarosa alla sede della ricostituita federazio ne del fascio. Nell e memorie dell'epoca su quei primi rra n chi tiratori rimasero alcuni episodi:

« Artieri narra di un fascista che dalla terrazza della Rinasc e nte sparò con la mitragliatrice, e quando venne ragg iunt o " si lasciò precipitare stringendo la propria arma", di u n ca pitano della milizia che a via Duomo si asserragliò,

co mb att é s in o a quando g li in so rti ra gg iun se ro la po rt a , e poi si u cc ise, di un altro fa sc ista ch e d a un prim o pi an o di pi azza M arin e lli sp arò e tirò b o mb e, ve nn e pre so e fu cil ato : "Pochi si sa lva rono , pochis simi chi ese ro pietà, non il To mmasone, ch e ave va sparato tr e gio rni da un a ca sa all a Salute, non il Porro , non altri u cci s i in co mbattim ent o o fu cil ati so mm a ri a rn e nt en»:u

N ess un o di loro h a las ciato sc ritti o tes timoni an ze , n é d ire tte n é indire tt e , e di quel ch e fece ro abbiamo con os ce n za solo d ai res o conti dei loro awe r sar i, tanto ch e nel film s u qu egli eventi gira to venti anni d o po da Nanni Lo y, p e r non turb a re il qu adro ,

«o gni t racc ia d e i fa scis ti ve nn e ca n ce llat a d all a sce negg iatura in c ui , in un primo mo me nt o, la loro pr esen za e ra stata prev isra»:'2

A Firen ze inv ece l'embl e mati ca e re dità di guelfi e ghib ellini , se dim ent andovi una seco lar e predispo sizio ne all a g u erra civil e, vi h a r es o più co nge ni ali , di casa, le fi e rezze po pol ar esc he in q u el ge n e re di co nflitti e p iù pro nt e qu indi a ri ve rsa rsi in m e mori a lettera ria. Ol t re a M alapa rt e vi co ntribuì con qu alch e tratt o d i faz ios it à - d iffi cilm ente ev ita bil e n ell a n uova condi zion e di fasc ista di sini s tra passa to ai comuni sti - an ch e Vasco Pratolini n elle Cronache fiorentine de l XX seco lo sc ritte p e r «Il P o lit e cnico» (n. 3 9 d el dice mbre 1947 ) di Elio Vittorini:

«L a Re pubbli ca So ciale Fasc ista sal vò la fa cc ia so lta nto a Firen ze. Un a facc ia ch e sp unt ava co i mitra d ai co mig n oli e d ag li a bb aini . So ltanro a Fire n ze ci fu , tra patri o ti e fasc isti , vera g uerra civile. Fu lì e so lta nt o lì, ve ra Sp ag n a: ross i e neri di e tro le b arricate, a riparo di un a c antonata , la lin ea del fuoc o sugli arg ini di un corr ent e, n ell e stes se o re de ll 'a· go sto 1944 in cui anche P ari g i lo tt ava p e r la s u a lib e raz ion e . I p a rti g ia n i scese ro dall e mo nt ag n e , e i fa sc is ti li aspe ttarono . Solt an to a Firen ze li aspe tt a ron o . N on e r a più Nazifasci smo e Naz ioni Unite c he s i b a tt eva no: e ran o fi o renti-

ni di due opposte fazio ni c he si ritro vava no ad uno dei tanti a ppuntament i della loro storia. I tedeschi , fatti saltare i po nti , piegavano in ritirata; lasciavano le Bande Nere a ve nde r cara la pelle; g li Alleati avevano segnato il passo davanti a ll e rovine dei ponti: affidavano ai Volontari della Libertà l' o nore di cavare la castagna dal fuo co , espugnando la città. Durò otto g iorni . Sulla stessa pi etra che ricorda il rogo di F ra Savo narol a, ven n e fucilato Pietro Ches i, trionfator e con d is tacco di una Milano-Sanremo c h e fa testo negli an n a li de l c iclismo italiano. Dietro l 'abside di Santa Croce, ove ripo sano Machiavelli, Galilei, Foscolo , fu passato per le armi Alfr edo Magnolfi, "challenger" al campionato europeo dei pes i ga llo. I partigiani dissero: "A lfred ino era una merda, ma è morto bene!". Morirono bene, questi spo rti vi; gli inte ll e ttual i neri, n o: aveva no preferito fuggirsene in tempo, da l pr imo all ' ultim o». "

L'osservazione finale - poco generosa - è inesatta. Non e ra fuggito il maggior filosofo accademico italiano, Giovanni Gent ile , assassinato pochi mesi prima a Firenze per la s u a fedel tà fascista. Ne ll 'aderi re alla Repubblica soc iale b be il preciso presagio d'andare in contro a ll a morte e l' inv cav a, non volendo sopraw ivere a ll a sconfit ta. Gli intellC1t ua li fasc ist i fiorentini, c he stavano co ndi videndo g li stess i risch i, fecero appena in tempo a seppe llirlo in Santa C ro ce , vicino a Machiavelli, a Foscolo, profeti d ' italianità in te mp i a ncora più bui. Il pittore-poeta-scrittore Ardengo So ffi ci a 65 anni venne condotto con l'amico Barna Occhini , d ire ttor e di «Itali a e C iviltà », la rivista degli intellettuali fo sc isti fiorentini sorta durante la RSI, in un campo di co nc nt ra me nto frettolosamente attrezzato dagli All eat i a Terni p r rinchiudervi i "fascist i pericolosi". Uno dei più tipi ci in1c ll e rtua li fascisti fiorentini, Alessandro Pavolini, autore ne l 1928 del primo romanzo sportivo italiano Giro d' It alia, p ros eg uì per altri otto mesi la guerra civi le co me comandH nt e g e nerale delle Brigate Ne re term inando, dopo aver ~pa ra to si no all ' ultimo, appeso per i piedi insieme al Du ce . Né qu i si fer m a il tributo d egli intell ettual i a l tramonto dell' l 11di a mussoliniana: lo stor ico e arc h eo logo Pericle Du ca -

ti, ch e aveva aderito con entusiasmo all a RSI, colpito in un agguato dai partigiani a Bologna n el febbra io 1944 morì dopo alc uni mesi di soffe r enze. Il la tini sta e grec ista Goffredo Coppola, rettore dell'Università di Bo logna, presidente dell'Istituto d i cultur a fascista, auto r e di testi divulgativ i s u Augusto (Ure e 1941) e s u Epicuro (Garzanti 1942), finì fu cil a to a Dongo. Pao lo Orano m orì di sten ti nel campo di co n centramento anglo -ame ri cano di Padula. A gue r ra finita vennero fucilati a Milano il poeta Carlo Borsani, cieco di guerra e medaglia d'oro; i giornali st i Enzo Pezzato, direttore del quotidiano «L a Repubb li ca Fasc ista», Sandro Giuliani, pen ultimo caporedatto r e del «Popolo d'Italia», don Tu lli o Calcagno, diretto r e del settimana le ca ttoli co nazionale «Croc ia ta Italica», il direttore de ll 'Agenz ia Stefan i Ernesto Daquanno, m entr e era già stato ucciso in un attentato a To rin o il condire ttor e della «Gazzetta del Popo lo » Ather Cape lli ; la coppia d'accori cinematografici Osvaldo Valenti e Lui sa Ferid a, fatti passare per dei tort ura tor i perché lui nei film si era specializzato nelle part i del ca tti vo . Juliu s Evo la , sepo lto sotto le macerie durante l' ultim a battaglia di Vienna poc hi giorn i prima che vi entrassero i russi, rimase per il resto della vita paralizzato all e gambe .

Fortini e Pavese

La spava ld eria nel morire non fu so lo de i fascisti fiorentini. Il giovane poeta e scr ittore ebreo F ranco Fortini (ch e, prima di diventare antifa sc ista per b en motivata r eaz ione alle discriminazioni razziali, aveva partecipato ai Littoriali della cu ltu ra col vero cognome, Lattes, classificandosi ai primi posti nel 1937 e nel 1938) la ritrovò a g u erra ormai finita in un franco tiratore torinese:

Q uel fasc ista a Torino ch e sparò per due ore e poi scese per strada con la camic ia candida con i modi aistinti

e disse an d ia mo p u re asc iuga nd o il sud ore co n un foul a rd d i seta ."

T u tt i allora inte n deva n o p e rfe tt a m e n te c h e andùuno

pure s ign ifi cava avv ia rs i sen za fa re sto ri e all a fu cila zio n e. A

T rino i cecchi ni fascist i cont inu a ron o a spara re fin o all '8 magg io . Luca Tado lini ri po rt a la test im on ianza di F e d er ico l) e l Boca, un partig iano inca ri ca t o d i sta n a rli , c h e co in c id e co n i ve rsi d i Fo rt ini:

« .. .Da un a fin es t ra q ua lcuno sparava co m e un p azz o , riusc immo a raggi un ge re il po rto ne, su per le scale e di n uovo d,i vant i a un a porta c hi usa a chi ave; un a raffica d i mit ra per fo r sa lta re la serra tu ra, l' u sc io si a prì , e ra so lo e t alme nte in -

I neo a spara re ai nostri com pagn i c he lo te n eva n o a bada dalla stra d a c h e si accorse di no i q u an d o se ntì u n mitra p u nlHLO su ll a sc hi e n a; alzò le m a ni ge ttando l' a rm a, tra nquill ame nt e c i seg uì e se n za un a p a rola si dir esse ve rso un m o nume nto , si agg iu stò la d ivisa e il b e rretto e aspettò la m o rte; c m da am mira re, mor iva per il su o idea le». "

E ra ge nt e profo n dame n te (diciamo p ur e offe ns iva m ente) co n vin ta d ' ave re rag io ne e che co n siderava g li avve rsar i dis ,t o ri , viglia cc hi , t rad itor i, b anditi . Non c'era a n coraco me s i diffu se più ta rd i in alcun e fr a nge g iova ni li p e r p ass iva acc ettaz io n e di ruo li cos truiti d a dece n n i d i p ressa n te pro pa ga n d a ant ifascista - ne p p ure il p iù vago sos p etto d 'ess re « da ll a p a rte de i cattiv i». Ta nto p iù c h e a ll ora no n si sap va cos a fosse su ccesso n e i L age r tedesc hi . C iò c h e se m ma i oIl'e poca pa reva sconvo lge nte era il rico r rente spettacolo dei bomba rda m e n ti terror istic i a ng lo-a mer ican i: ci rca settan tam il a mo rti , di c ui q uat t ro mil a mili ta ri e il res to civili.

Un' im p ress io n e di pe rb en ism o sac ri ficato h a res ist it o p ra nn i, no n so lo t ra i fasc ist i, m a tra la gen te co mun e. Nel

19 O Cesa re P avese, poco pri m a di co m p ie re il così spesso mina cc ia to sui cidio , nel suo capo lavoro, La luna e i/alò, h a d esc r itto la co mm oz ione di ff u sas i - e la stru m enta l izzaz io -

ne emotiva fattane dal parroco a favore della Democrazia Cristiana - in un paesino della campagna piemontese, per il ritrovamento d'un paio di morti «repubblichini» seppelliti nel bosco. Il ritratto d'ambiente è tanto più significativo in quanto collocato nelle Langhe, proprio al centro della guerriglia partigiana: testimonia come un certo qualunquismo non fosse riserva esclusiva del Sud, che non aveva conosciuto la guerra civile. Pavese s'era posto dal punto di vista dei partigiani, che si sentirono isolati prima dalle persone «perbene», possidenti e borghesi, poi da gran parte della popolazione:

«Quei due morti della Gaminella furono un guaio. Cominciarono il dottore, il cassiere, i tre o quattro giovanotti sportivi che pigliavano il vermut al bar, a parlare scandalizzati, a chiedersi quanti poveri italiani che avevano fatto il loro dovere fossero stati assassinati barbaramente dai rossi. Perché, dicevano a bassa voce in piazza, sono i rossi che sparano alla nuca senza processo. Poi passò la maestrauna donnetta con gli occhiali, eh' era sorella del segretario e padrona di vigne - e si mise a gridare ch'era disposta a andarci lei nelle rive a cercare altri morti, tutti i morti, a dissotterrare con la zappa tanti poveri ragazzi, se questo fosse bastato per far chiudere in galera, magari per far impiccare, qualche carogna comunista, quel Valerio, quel Pajetta, quel segretario di Canelli. Ci fu uno che disse: - È difficile accusare i comunisti. Qui le bande erano autonome. - Cosa importa, - disse un altro, - non ti ricordi quello zoppo dalla sciarpa, che requisiva le coperte? - E quando è bruciato il deposito ... - Che autonomi, c'era di rutto ... - Ti ricordi il tedesco ... - Che fossero autonomi, strillò il figlio della madama della Villa - non vuol dire. Tutti i partigiani erano degli assassini»."'

A questo punto interviene l'attivismo del parroco, che per organizzare le esequie ai due sconosciuti, probabilmente meridionali, ma secondo la convinzione comune militari fascisti uccisi dai partigiani, convoca sindaco, maresciallo dei carabinieri·, un comitato di capi-famiglia, le priore:

« E così la domenica si fec e il funerale. L e a ut o rit à, i caraI ini e ri , le donne velate , le Figlie di Maria. Quel diavo lo fece v ·n ire anche i Battuti, in casacca g ialla , un o stra zio. Fiori da t utte le parti. L a maestra, padrona di vigne, aveva mandato in g i ro le bambine a sacc heggiare i g iardini. Il parroco , parato a I' s ta, con gli occ hi al i lu cidi, fece il d isco rso su i grad ini della hi es a. Cose grosse. Di sse ch e i tempi erano stati diabolici, he le an im e correvano perico lo. Che trop po sangue era stato s parso e troppi g iovan i ascolt ava no ancora la paro la del l'odio. , he la patria, la fam ig li a, la reli g ione erano tuttora minacciate . li rosso, il bel co lo re d e i martiri, era diventato l' in seg na dcl i' Anti c ri s to, e in suo nome si e rano commessi e s i co mmettevano tant i delitti. Bisognava pentir ci anc h e noi, purifi·arc i, riparare - dar sepoltura cristian a a quei d ue g iovani ig not i, barbaramente trucidat i - fatti fuori, Di o sa, senza il ·o nforto dei sacrame nti - e riparare, pregare per loro, drizza re u na bar ri era di cuori. Di sse anche un a parola in latino. Farla vede re a i senza patria , ai violenti, ai sen za dio» .

Appa re ev idente co m e n e i primi anni del dopogu e r ra la riminalizzaz ione de i fascisti non fosse a n cora entrata n ell' on imo popolare. Non lo conse nti va no i ri cordi fresc hi . C o ntroversa e ra piuttosto l' imma g in e della Res istenza, s ia p r la g uerra c ivi le c h e aveva inn esca ta , per le ta nte pe rsone u cc ise , per le requisizioni compiute, per le rappresag li e 1111.irate s ull a popolazione, s ia per la su a id e ntifi caz io ne co n il co mun ism o. P e r modifi ca re quest i atteggiamenti c i vollero a nni d i propaga nd a, quasi un lavagg io del ce rve ll o ra fforzato da d ue nuovi reati d'opinione int ro d otti a sosteg no del la parte vincente: il reato di v ili pe ndi o de ll a ResiMc n za e quello d'apolog ia del fascismo, per c ui i vint i - in t • ria, perch é in pratica qu e ll e legg i ve nn ero scarsamente ri s pettate - non av re bb ero più potuto n é pa rl ar bene di se M ss i n é male dei loro avversari .

Vo lutam e nte toccante in Pavese, che pure tra il '35 e '36 11 vcva sco n tato sette m es i e m ezzo d i confino polit ico per 11 • use d ' a nt ifasc ismo, è - n el rac co nt o La casa in collina ( I 48) - la descr izione di g io va ni fascisti cadut i in un'imh sc a ta part ig iana :

«Uno - divisa grigioverde tigrata - era piombato sulla faccia, ma i piedi li aveva ancora sul camion. G li usciva il sangue co l cervello da sotto la guancia. Un altr o, piccolo, le mani sul ventre, guardava in su, giallo, imbrattato. Poi altri contorti, accasciati, bocconi, d'un livido sporco. Quelli distesi erano corti, un fagotto di cenci. Uno ce n'era in disparte sull'erba, ch'era saltato dalla strada per difendersi sparando: irrigidito ginocchioni contro il fildiferro , pareva vivo, co lava sangue dalla bocca e dagli occhi, ragazzo di cera coronato di spine». ,,

L'immagine ragazzo di cera coronato di spine è d'una tale forza poetica da escludere ogni intenzione polemica antifascista, come del resto conferma poche pagine dopo la riflessione generale sui caduti dell'altra parte:

« ... Ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l'ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso . Si ha l'in1pressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi . Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce - si tocca con gli occhi - che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile : ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione». "

E ancora, nelle ultime righe del resoconto, senza porre distinzioni maturate decenni dopo tra caduti della parte giusta e di quella sbagliata:

«Ora che ho visto cos'è guerra, cos'è guerra civi le, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei ca-

du ri che facciamo? Perché sono morti ? - Io non sap rei cosa rispondere . Non adesso, a lm eno. Né mi pare ch e g li a ltri lo sappia no. Forse lo sanno uni camente i morti, e so ltanto per lo ro la gue rra è finita d avvero». "

È un a test im on ianza più impegnat iva de ll e pagin e d i tacc uino con le te ntazioni 'repubb li chi ne' di Pave se pubb li cate su «La St a mp a» 1'8 agosto 1990, dopo ch e erano s t ate occ , il rate p er d ece nni. '° Ness un o potrà mai sapere qua le efrertivo valore eb b ero per lui degli appunti ch e h a tenuto in e d iti. Uno scr ittor e assume p iena paternità dell e cose che pub blica. La meditazion e co n cui chiude La casa in co llina fu c riticat a neg li ambienti progressisti frequentat i da Pavese pe rch é no n s'ac cod ava all 'a nda zzo, pra ticato da entrambe le parti, d e lla criminal izzazio n e d ell ' awersario, rico nosc e ndo di g nità umana a i morti fasc ist i e toccando s ul tema il pu nt o più int elli ge nt e , maturo , de ll a nostra le tt era tura pos tb elli ca. Qu i, impli c itame nt e, Pa vese ci h a in segnato c he la ve ra stori a d ' un a Na zion e de ve infin e gi un gere a sa ldars i in una sintes i d egl i opposti: da qua lun que parre uno si colloc hi dovr ebbe tener conto anch e de ll e pass ioni e pers ino d eg li int er ess i deg li «a ltri».

Unga retti, Cardarelli , Mazzantini , degli Uberti

11 perbe ni s m o fasc ista h a un docum e nto poetico deg li unni del co n senso in un a poes ia di Giuseppe Un ga retti , a llo ra fascista a n ch e se n on molt o imp eg nato. Nel 19 19 e ra s tato co rri s pond e nt e d a Pari gi del « Popolo d ' I ta lia», il quo tidiano d i Mussolini. Lo sos ti tuì l'a nn o dopo Nicola Bonserv iz i, che diven n e a nch e seg re ta ri o del fascio pari g ino e nel fe bbraio 1924 fu assass inato con un co l po d i rivo lte ll a dal co muni sta Bonom ini. Un ga rett i ricordò co n ri e rez za que ll a co llab orazione, in sieme a ll 'o ri g in e co mhfl tt e nt is tic a della s ua poes ia («Le mi e pri m e poes ie so no du nque po es ie di guer r a . Sono nato poe t a n e ll a trinca»), " nell ' appu n to autob iografico Le mie prime poesie del 1933:

«Era l' imm e di a to dopo g uerra. Co me cittadino fa cev o il mi o d ove re sc ri ve ndo d egli arti co li di po liti ca, sul «P o polo d ' It ali a». Co me poeta , cioè cittadin o an cora e d i più , prec isa m e nt e p e r ritro va re in qu ell ' ora di sm a rrim ento un a fermezza d ' itali ano se nti vo la nec ess ità di tutto un lav oro ch e avesse fa tto p re nd e re radici nel p a trim o ni o trad izio n ale alla mi a esp ressio ne». '2

Po es ie sc ritt e in trinc e a e p e rtanto intri se in un imm ag in ari o di m o rt e, come in

So ldati:

(B osc o di Courton luglio 1918 )

Si s ta co me d 'a utunn o s ugli al b e ri le fog li e

c he a ppunt o ca d ono nella sta gion e a utunn ale . Mu sso lini , tra i primi a co mpre nd e rn e la ge ni a le nov it à poe ti ca, n el 192 3 gli aveva sc ritto una Pr ese nt az io n e al Porto sepolto . No n b an ale è la co nclu sion e di Un ga re tti nel br eve sagg io Originalit à del/ascismo del 1927:

« Se una co sa è origina le nel fasc ism o, se un a cos a è int esa m ale fu o ri d ' Italia , o appena so s p e ttata , o n on vo luta capir e, è la magm/icen tia, proprio com e l'int en d eva Sa n Toma so, è la mag nificen za ch e li evita in qu es to n ost ro movime nt o .

Ve nu to dal popolo , educato p er il p o p o lo, in un p aese dove i prob lemi a rdui sono di m asse, se n za miscon osce re le cl ass i, ch e so no una natura le di s tin z io n e, se n za null a g uastare, Mu sso lini s'è co s tantem e n te a pp ogg ia to a l po p o lo e il s u o e difiz io h a le fondamenta nel po po lo, cioè n e ll 'a nim a; e qu an do, p res to , la "Carta del Lavo ro " sa rà un fatto compiuto , ve dre mo ch e, fin alment e, d op o tanti seco li , a nim a e ment e av rann o ritro vato il loro lib e ro gioco, e la lo ro e qu ilibrat a coes isfe n za.

I l p unto di part e n za, indubbiam e nt e, di t utti i ri volg im e nti che si succedo n o dal 1760 , s i trova n e ll a riuni o n e cli alc uni datori di p arole d'ordine . D a M o ntesqui eu a Ka rl Marx, da Bab e uf a Mussolini , da Robesp ier re a Le nin è la med esi m a t e cnica. Ma per la p rim a vo lt a dopo ta nti seco li , dando un 'a rm o n ia milit a re e religiosa a ll a com unit à ita liana , un capo se nt e il caratte r e so pran n a tur a le le ll 'i mp e to eh~ la Pro vv iden za g li h a d e tt ato di im pr i m ere a ll a s to ri a. E ri compa rso nell a sto ri a il torren te , il pop o lo» ."

G li e ntusia smi p e r quel torr en te dopo la sco nfitta n e ll a e co nd a g uerr a mond ia le cos tarono a l ma gg ior poeta it ali ano de l N ovecento l'ep ura zione , la sospensione d all ' in seg na me nto, come conseg ue n za un in/arto che lo colpì nel '46, proba bilmente di origine nervosa" e alt re ttanto probabi lme nt e g li procur a rono i pr eg iudi zi che pesaro no sul confo rmi s mo de ll a g iuria sve d ese facendo lo es cludere da l premio

N ob el , ch e avre bb e me ritato più d i Quasimodo o di Dario

Fo. Ma ec co la po es ia di Un garett i a un o sq u ad ri sta caduto pe r la ri vo lu zione fa sc is ta :

E PIGRAFE

P ER UN CADUTO DE L LA RI VO L UZIONE

193 5

Ho so g nato, h o c re duto , ho tanto ama to C h e non sono più d i quagg iù.

Ma la be ll a m a n o c h e pronta Mi sorregge il passo g ià inerme , Ment re disanim a nd os i

M i pesa il bracc io c h e e bbe vo lontà

P e r mille,

È la m ano mat e rn a de ll a Patr ia.

Forte, in an sia , i spirata , Premendos i al mi o petto,

TI mi o g iova n e c u ore in sé im mortala. "

Pur nell ' in evitabile ferocia della lotta, era un più delicato morire quando i poeti s'associavano a ll e celebrazion i del regime e a i fast i delle Camicie Nere. Come in questa riflessione isp irata dell 'et rusco Vincenzo Cardarelli su l sign ifi cato della loro camicia color di morte:

CAMICIA NERA

Nata di certo tu sei in Tos cana , cam 1c1a nera.

Su per quei monti ove cadde Ferruccio e s'aprono i valloni

dell ' in ferno di Dant e, io ti vid i (e non eri che un ' umile camic ia da ca rbonai ) mirabilm ente fresca di recessi boschivi, nativa e pura come quella ge nt e che vigi la sulle alte fonti.

Tu mi rammenti l' Appennino bruno i suoi crepuscoli profondi e mitici. Lassù ti vidi. E già del tuo co lore s i vestirono gli anni del riscatto, la Giovane Italia e Mazzini.

Poi fosti manto di più duro lavoro, di utopie disperare.

Hai conosciuto il fumo d e ll e offic in e, la fe bbr e degl i anarc hici, la lun ga, eroica, faticosa storia di un popolo in esil io.

O I talia di spersa e proletaria, non p e nsavi alla guerra ed eri fatta per ritrovarti in le i.

Nel tuo co lor di morte si riconosce orma i la fiera gioventù.

Ruggono al vento le Fiamme Nere. E le Camic ie Nere che s'avanzano con vio lenza e voce d'uragano h anno le in segne, il grido, il passo, l'ordine, de ll e antiche leg ioni .

Quale cammino il tuo 1

Da quando fost i co n sacrata, camicia storica.

Ora sei la g loriosa veste dell'Italia nuova.

Beato chi sia degno di portarti a capo scoperto, lungo le vie so leggia te ."

Quando per il fasc ismo, dopo l'esito disastroso della g ue rra e il genera le collasso de ll 'S settembre, s'approssimò il traco ll o, il rapporto retorico-letterario con la morte dei g iova ni vo lontari c h e nella Repubblica socia le fino ag li u ltim i g iorni ne seguirono il dramma rimase di sfida scherzosa, co me ne «Le donne non ci vogliono più bene/ perché port ia mo la camicia nera», canzone strafottente di Mario Caste llacci, ma poté assumere a tratti anche accent i lu g ubri e d is perat i. Trent 'a nni dopo in A cercar la bella morte Ca rl o Mazza ntini li ha così rievocati:

« Non c'era rimasto altro: morire 1 Come se tutti fossimo r s ponsa bili e dovessimo pagare per guanto era successo . I .. ] Mo rir e 1 Sape r morire! Era uno dei nostri rov elli. Tutta la nostra mistica del coraggio ruotava a tt orno a quella capac it à di affrontare la morte. Un uomo valeva per come sapeva morire». }7

Ebbe tono più scanzonato nell'affrontare la fine Ubaldo d eg li Ubert i, vecch io amm iragl io letterato, discendente del Fa rinata d eg li Uberti ricordato da Dante all 'Inferno e diretl re di «Marina Repubblicana»" su cui p ubbli cò i due Canti sc ritti in italiano dal suo am ico Ezra Pound per la Repubb li ca socia le . Aderendo alla RSI, degli Uberti con amara ironia ave va borbottato: «Qui chi crepa fa un affare 1». Il 25 11p ril e de l '45, mentre si recava in macchina da Montecc hi o

a Vicenza (ove era prowisoriame nt e sistemato il ministero della Marina ), nel n e rvosismo di quei giorni l 'uccise per sbagli o il «fuoco am ico» d'un posto di blocco affidato a so ld ati russi arruo lati come vol ontari ant icom uni sti nel!' esercito tedesco. Finirono a loro vo lta massacrati dai sovietic i, cui poco dopo li consegnarono perfidamente gli inglesi.

PIAZZALE LORETO

Aprt'l is th e cruel!est month

Thoma s Scca rn s Eliot , Th e \\!'a ste Umd

L' Appeso Ignoto

N o n r ipropo n go il prob lema , su cu i tant i m e m oria li sti e SLO ri c i s i so n o im pegnat i, di co m e , q u a n do, da c hi s ia st ato u c c iso Be nito Mu sso lini : se n e lla ta rd a m a ttin ata o n el pome r igg io del 2 8 ap ril e 1945; se v i abb ia d i rettame nt e provve d u to Lu ig i Longo , p rin c ip a le espo n ente comun ist a n e ll a Hes istenza e po i successore d i Tog li att i ne l 1964 a ll a seg r ete ri a ge n erale del Pc i, o il fu tu ro dep u tato comu ni sta Wa lte r Audis io, o, come soste nn e G iorgio P isanò, c h e fu il pr imo a ri costru ir e da parte fa sc is ta la c ro ni sto ri a de ll a g ue r ra c ivil e,' il v ice co m a nd a nte dell e b ri gate p a rti g iane co mun iste Aldo Lampred i, o qu a lc un a l tro; n é se l'u cc ision s ia stata ri so lta in una vo lt a so la o - var ie r icost ru zion i lo sos te n g o n o - co n rep l ic a po m er idi ana sui cadaver i del I uce e de ll a P e tacci d 'ese cuz io ni awc nu te o r e p r ima. InI r rog a ti vi probabi lme nt e des ti na ti a rima n ere ir riso lt i e su c ui co nd iv ido la pos izione di R enzo D e Fel ice :

« Sa p e r e cosa è successo n e i minimi dettag li mi se mb ra un ' aspe tta t iva sbagli ata : scop ri re se il gr ill etto l'h a tirato Ti z io e Se m proni o , se è stato fu cil ato davanti a l fa m oso cane Ilo d i Mezzeg ra o u cc iso in casa de i De Maria - mo lt i si me rav ig li eranno - a me impor t a p oco. La morte n on è stata !t1 cosa più importante de lla vita di Muss olini.'» .'

Qui il tem a riguarda piuttosto la discutibile es t eti ca della sua mort e e cosa essa possa signific a re nella storia del potere e delle idee . Pur avendo supe rato d'Annunzio, ch e ne fu maestro, nella spettaco lar iz zaz ion e della poli tic a, all 'u ltimo momento il Du ce trascinò questa forma d'arte. Non si mise in co ndi zione d'andarsene in posa. Lacuna ch e gli avversari , malgrado le direttive di Longo secon d o cui i gerarch i fasc is ti «dovevano esse re accoppati in malo modo , senza teatralit à, senza frasi sto ri ch e», ' hanno provveduto a colm ar e con l ' impr essionante e indim e ntic abi le messa in scena di piazzale L oreto, atroce ma non b anal e, an che perché evoca ti va di destini e drammi ricorrenti nel sogno plurisecolare della Terza Roma.

Un tempo i govern i erano sne lli. Non c'erano i più d i cento tra ministri e sottosegre tari r es i poi necessari dai dosagg i partitici e corre nto crat ici. Del governo de ll a Repubblica Sociale Italian a, composto in tutto d i ventidue person e (q u attor di ci ministri, otto sottosegreta ri ), ve nn ero fucila ti tra Dongo e Giulino di Mezzegra s ul Lago di Como per espo rli a Milano in piazzale Lor e to se i mini stri e un sottosegretario: Benito Mussolini, capo del gove rn o e ministro degli Este ri ; Paolo Zerb ino, ministro dell' Int erno; Ruggiero Roma no , de i La vo ri pubblici; Au gusto Liverani , delle Comunicazioni; Fernan d o Mezzasoma, della Cu ltura popolare; Alessandro Pavolini, mini st ro segretar io del Partito fasc ista rep ubbli cano ; la m e d ag li a d'oro F ranc esco Maria Barracu, sottosegretario addetto al capo del governo . Quasi un terzo del gove rn o trovò lì la fin e . Fuc il arono a parte, qua lch e sett iman a dopo, Guido Buffar ini G uidi , ch e e ra cons id era to molto ast ut o e aveva preceduto Zerbino nell ' in carico di ministro dell'Interno. In prigione si era avve lenato, come in seg uito fece a No rimb erga Goe rin g; ma a Buffarini non permisero di cavarse la semp li cemente così, con i1 su icid io: lo portarono al plotone d' esec u zione ormai privo di conoscenza, agon izzante, in barella. Carlo Alb erto Biggini, ministro dell'Educazione nazionale, morì in novembre n ell a clinica S. Camillo d i Milano ricoverato so tto falso nome con la protez ione di padre Agost ino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica: era malato di cancro,

ma la sua «morte im prowisa , oscura, non avvalorata da alc una ca rtella clin ica»' parve misteriosa al b iografo L uciano Ga ribaldi e legata alla sparizione d'una fotocopia dei carreg g i co n Churchill, che Mussolini g li aveva affidato. Roberto Farinacci, «ras» di Cremon a, ch e era stato segretario d e l partito dopo il delitto Matteotti e aveva fatto parte del G ra n Cons igl io del Fascismo, ma non aveva più ottenuto inca ric h i dal 1926, ven n e fucilato il 28 apri le a Vim ercate, me ntre cercava di raggiungere Mussolini, c h e non lo poteva soffr ire. Durante la cattura fu ferita a morte accanto a lui la marc h esa Carla (L il y) Medic i del Vasce.ll o Soranzo, d i r ige nt e del fascio femmini le cremo n ese. Sembra che il loro rap porto fosse politico, non sent im entale; ma tale da valorizz a re, nel fascismo more n te, il ruolo dell a donna , come lo va lo rizzarono le se imi la vo lon t arie (e le centinaia d i loro cad ut e o assassinate ) del Serv izio Ausiliario Femmini le a l coma ndo di Piera Gatteschi Fonde lli , cu i fu dato gra do di gene ra le cli brigata: prima d' i mmettere donne in divisa ne ll e ro r ze arma te e d i polizia la Repubb li ca d e mocratica esiterà mezzo seco lo. Masson e in g ioventù e nuovamente po lem ico con tro la larga parte del clero che s i stava a llin eando ai vin citor i, Farinacci fu ass ist ito in mort e da due sacerdoti. Seg u irono la sorte di Mussolini e de i ministri Claretta P etacc i, anche se i capi del Com itato di Lib eraz ione Nazionale lta Italia n egarono semp re d'averne ordinata la fucilazion e, o ffredo Coppo la, rettore dell'Univers it à di Bologna e pres id e nte de ll 'Isti tut o d i cu ltura fasc ista; il tr ibun o soc iali sta romag nolo N icola Bombacc i, che fu tra i fondatori del Partito o munista, ma si era riavvicina to a Musso lini , suo antico co mpag no di lotte pe r il ri sca tto del proletar iato (morendo Bo mbacci agg iu n se un «V iva il soc iali smo» al «Viva l'Italia » g ridato dagli alt ri); il giorna li sta Ern esto Daquan no , d irettore ci e li' agenz ia stampa Stefan i (Man li o Morgagni, suo pred ees so re e fondator e de ll a Stefa ni , c he aveva all ora le fun zion i del l' Ansa, si era suicidato nell' estate del 1943 , all a prima caIuta di M u ssol in i); Td reno Utimperg h e, coma nd a nt e de ll a 13ri ga ta Nera d i Lu cca; il colonnello Vit o Casa linuovo , uffiia le d'ord in anza del Duce; Pao lo Porta, ispetto re generale d e i Fasci e federale di Co mo; Lu ig i Gatti , g iorna lista di tren -

radue anni cui solo un me se prima era cap itata come g ran fort un a la nomin a a seg re tario particolare d el Du ce; e Pietro Calistri, ca pitan o d'aviazione d ell a RSI, che si era occasionalmente unito all a co lonna dei gerarchi pe r raggiun ge re la mogli e sfo lla ta n ell a zo na alta del lago . Scambiato p e r il «p ilota persona le di Mus solini », incarico che n o n es istev a, ce rcò di chiarire l'e quivoco con parol e sob rie , se nza mostra re apprensione. Quando, sch ierato con gli altri di front e al p lo tone d 'esec u zion e, perse ogn i sp eranza di far capire che si era trovato per caso in que ll a compagni a, accese una sigaretta dicendo: «Va b en e, allora fate com e vole te» . Morì fumando .'

Tra i fucil a ti che, come Cali stri, avrebbero superato ind e nni un norm ale processo vi fu Mario Nudi, fun zion a rio di rango minore all a Confederazione fascista d ell 'agrico ltura e distaccato all a segre te ria del Du ce. Di lui si sa poco, ma lo ricordò simp a ti camente Indro Montane lli in un a descrizio n e giornalistica di pi azza le Loreto :

«Facendomi largo a gomitate, mi avv icinai e vid i i corpi di Mussolini , della P e tacci e di tant i altri p enzolanti a tes t a in giù da forch e improvvisat e su un di stributore di b enz in a. Una folla inferoci ta imperversava su di ess i ; sputando gli e orinandogli addosso. Fra qu e i pove ri res ti riconobbi que lli di un mio co mpa gno d 'a rmi in Abiss inia , Mario N udi , di cui non capivo la presenza. Era un g io vane te n e nt e allegro, coragg ioso , ge n e ro so e sport ivo: non mi e ro mai accorto che avesse id ee po liti che. Poi sepp i dalla famig lia che, entrato in se rvi zio come " moschettiere " del Du ce, lo aveva seg uito a Salò e aveva volu to re stargli accanto fino all ' ultimo ». '

Finì u cc iso a D o ngo anche Ma r ce ll o P etacci, capitato in m ezzo ai gera r ch i del fascismo mor en te nel tentati vo di sa lvare la sorella. Co rreva voce ch e trafficasse con le ra ccomandazioni , co lpa tuttavia non p ass ibil e di pena cap itale, come non lo e ra il peccato d' a mo re di C laretta. Ma n e ll a giustizia so mm ar ia affidata all'estro del ra g ioni er A udi sio, «co lonnello Valer io» seco ndo il gra d o e il nom e d a partigiano , l ' el emento sca ndali st ico rap p resentato d all 'a m ante del dittatore cò l fratello manegg ion e agg iun gev a note d i co-

lo re, c he s ulle prime parvero giovare a ll a causa de ll'antifasc ismo, come h a osse rvato il più serio e acuto fra gli storic i d e ll a Resistenza, Claudio Pavone:

« L'u cc isione de ll a Petacci, non prev ista, fu dovuta all a fe deltà, degna di rispetto, da le i dimostrata per la p erso n a d i Musso li ni . Ma l'esposiz ion e del s u o cadave re finì con l' appa rire co m e un a moralist ica e pubblica punizione de ll a lu ss uria del tiranno e come una di ssacrazione del mi to, ta nto co lti vato, della sua viril it à» .'

I n effe tti, s ull e prime, la ri ve lazione seco nd o cu i, mentr e ta nti g iovan i consumavano g li a nni mi g li or i in g u e rr a, il D u ce se la spassava con l'amante fece cattiva impressione. Invece, co l pa ssare del tempo, la m oral ist ica «p uni zione d e ll a lussu ri a» si è r ivo ltata co n tro la parte po lit ica c h e l'aveva sfruttata. C laret t a , da amante app icc icosa, in va d e nt e, ha infin e ottenuto qu e ll o che sog na va; e c i te n eva talment e c h e, co me h a not ato R affae llo Ubo ldi ricostruendo « i g iorn i de ll 'o di o e d e ll a li bertà», pers in o n e ll 'o rrendo ca rnaio di p i11zza le Loreto «i l s u o v iso non h a perso la be ll ezza, s i dire bbe a l co nt rar io c h e l' immobi li tà de ll a morte la esa lti » .' Uc cisa a trentatré anni, è e n trata nella sto ri a; e, a n cor più , è e ntrata co mmoven te, poe ti ca, nel mit o de ll e copp ie in separa bil i, tra le fig ur e di donna ass unt e n e ll ' imma g inario polit ic o-a moroso d e ll a destra populista: Ev ita Per6 n , Eva Braun, la b e ll ezza c in e m atog r afica di Lui sa Ferida, fucil ata in c inta a Milano nei g iorn i de ll a Lib eraz ione . Marcello P etacc i, che neppure i gera rch i fasc isti affianca t i n e ll' attesa de ll'ese c u zione gradivano di ve d e r fucilato in sie me a loro, s i b u ttò di scatto nel lago cerca ndo di fu gg ire a nuoto: lo fi. n irono in acq ua con r affic h e d i mitra. Il fi g lio Benve nut o di sc i a nni , ave ndo vi ass istito da un a fin estra, im pazzì e morì g iova n e in un istitut o ps ic hi a trico.

Se r g io Lu zza tto h a ini ziato il libro su l co r po del Duc e' c ita n do un caso d ' im p r ess iona nte r ip etit ività n eg li eventi :

« La stor ia ita liana non h a episo di così atroc i come quello de l p iazzale Loreto. Ne mm e no le tribù antropofaghe in-

fieriscono sui morti. Bisogna dire che quei linciatori non rappresentano l'avvenire, ma i ritorni dell'uomo ancestrale (che, forse, era moralmente più sano dell'uomo civilizzato) . Né giova ributtare sulla guerra l'origine unica di questa ferocia. I linciatori di piazzale Loreto non videro mai una trincea: si tratta di imboscati o di minorenni che non hanno fatto la guerra».

Queste frasi sembrano deplorare quel che avvenne a Milano il 29 aprile 1945, ma erano state scritte da Mussolini un quarto di secolo prima sul «Popolo d'Italia», per deprecare il linciaggio a piazzale Loreto d'un vicebrigadiere dei carabinieri . '0 Il luogo era segnato da lugubre predestinazione.

Secondo un primo conteggio i cadaveri dei gerarchi da portare a piazzale Loreto dovevano esser quindici, per pareggiare il numero degli ostaggi che vi erano stati fucilati ed esposti l'anno prima dai fascisti. Le rappresaglie sono previste dalle regole internazionali di guerra, ma per praticarle di solito in territorio nemico: in casa propria equivalgono a un'ammissione avvilente d'incapacità a identificare e colpire gli autori delle azioni terroristiche. E d'isolamento: si punta a intimidire· con rappresaglie un'opinione pubblica che non si sente più dalla propria parte. Oltre che deprecabili sotto il profilo umanitario, nella guerra psicologica sono un errore. Sulle esposizioni di cadaveri d'ostaggi ribelli fucilati o impiccati dai nazifascisti si è costruita una letteratura tesa a presentarle come precedenti a giustificazione di piazzale Loreto." Controrappresaglie vennero peraltro praticate anche dal movimento partigiano; " e in quella circostanza qualche motivo (specie da parte tedesca) poteva esserci. Luciano Garibaldi così ricorda:

«Gli sfortunati "martiri di piazzale Loreto", quindici ostaggi fucilati il 10 agosto precedente, per ordine del generale delle SS tedesche Tensfeld, da un plotone di fascisti della Legione Muti, a titolo di rappresaglia per un attentato compiuto dai gappisti (da Gap, gruppi d'azione patriottica) comunisti contro un camion tedesco che distribuiva viveri alla popolazione all'inizio di viale Abruzzi, all'angolo

co n piazza le Lo re to. In qu el! ' a tt e ntato (bombe a t e mp o e ra no st at e na scoste tra le ces te di pan e e ve rdura ) avevano pe rduto la vita un m a resc iallo te d esco di nome K a rl , che la ge nte c hiamava "e l Ca rlùn ", quattro altri militari germanici e nove tra uomini , d o nn e e bambini. I fe ri t i e rano sta ti tredi c i: tra ess i, numero s i ba mbini . Ogg i tutto questo è dim ent i cat o » . 0

Resta l' im p ressio n e odiosa d ell a fu cila zio ne d'ostagg i e d e i lo ro cadaver i es post i, per cui av eva protestato Mussolini e s i e ra dime sso indi g nat o il prefetto fasc ista Piero Parini . Pia zz ale Lor eto era lu ogo, come s i è d e tto, predestinato ,i co ntroproduc e nti es ibi z io ni di fero cia.

l ca d ave ri port a ti dal L ago di Co m o, a n ziché quindi c i, e ra no saliti a dic iotto; e s ul piaz za le di ve nt a rono ventitré. I c i cinq u e agg iun t i a M il ano se ne conosce uno , Ac hill e Sta race, c h e fu a l ungo seg re tario del Partito fascista d urn nte g li anni del co n se nso, ma nell a RSI e ra st ato emarg inato e ridotto qu asi all a fame: lo fucilarono eg ualm en t e di fronte a l mucchio d e i morti e alla folla url a nt e. Era un perfe zio ni sta dello s til e litt or io, del portam e nto marziale, d ell e div ise. Si era prodi gato per abol i re il le i sos tituendolo co l vo i nelle con ve rsaz ioni e la stretta di m a no , a volt e umidicia , co l più ig ienico sa lu to romano. Uffic iale d e i ber sag li e ri, d ec o ra to al va lore, rag ioni e re, onesto quanto può esse rl o un be ne ficato da imm e rit ata fortuna nell a ca rri e ra, g li si rimp ro ve rava scarsa int e lli ge nz a risp e tto all 'i mportan za dei o mpit i ricoperti. L e ultime fotografi e lo mostrano in tenu1u d a g inn as ti ca, sull 'a tte nti di fronte a l cadave re del Du ce, o n d ue fili di san g ue c h e g li scend ono, per le bo tte bu scaI , da i ca pelli lu ngo la g u ancia senza turb a rn e un ' espress ion d ' a ttesa sprezzante. Si piegò un attimo nello spasimo, me ntre i proi e ttili gli e ntravano in co r po, ma a te rra , morto, ri c upe rò la posi zione d ' attenti, con le braccia rigide e le man i lun go la cu citura d e i panta lo ni , co m e es igeva quando g uidava il part it o.

G li altri quattro , non si sa chi fossero. Sulla base d ' a pp ross im ative so mi g lianze, si sup pose ch e t ra loro potesse es·re i il co nsole de ll a Mi li zia Attil io Te ru zz i; o Q uinto Navar-

ra, cameriere personale di Mussolin i; o il generale Ann ibale Bergonzoli, detto «Barba Elettr ica» e segna latos i nelJa guerra di Spagna; o Giuseppe Gelorm ini , locale coman d ante delJa Guard ia Nazionale Repubblicana. " Ma passata la b ufera costoro riapparvero: se l'era no cavata. Al loro posto pres umibilm e nte ci lasciarono la pell e dei pi cco li fascisti vanitos i, ch e si erano fatti crescere la barba «a11a Teruzzi» o, magari, «ele ttri ca» alla Bergonzoli. Incid e nti n on in soli ti: qualcosa del genere, seco ndo quanto riferì n el giugno del 1947 il periodico torinese «La verità», redatto da ex partigiani anticomunist i tra cui il gi udi ce Durando, successe a Torino, ove quattro svent urati, un professore, un operaio, un ferroviere e un altro malcapita to, furono uccisi perché sca mbiati per il co lonn elJo Giovanni Cabras, che comandava il loc ale presidio della Guardia Nazionale Repubblicana. "

A uno tra gl i ignoti spettò addirittura l'o nore di comparire appeso accanto a Mussolini, all a Petacci, a Pavolini, a Zer bino , a Starace, a Bombacci , ment re il cadavere di Barracu, legato male , era ricaduto. Quando alle sette sa lm e selezionare perché più significative e quindi issare su ll a longa rin a venne assegnata, per mig lior istru zion e degli spettator i, una didascalia con il nome, lo sconosc iuto , un vecc hio con st ivali e barba, fu segnalato come Gelomini o Ge lormini. Ma s iccome quel nome d iceva poco a l pubb li co festante, o impr eca nt e, e avido d'apprend ere nei partico lar i quel capito lo finale d i storia, la didascalia con un tratto d'umorismo popolaresco fu modificata in «G irolimoni », nel ricordo d ' uno sve nturato che qualche anno prima a Roma era stato accusato (po i risultò innoc en te) d'aver stuprato e ucciso delle bambine.

Secondo la rico struzione di Franco Bandini, questa vittima ignora della co ll era antifasc ista sare bb e sta to un comme rc iante di vini tedesco «fuci lato n ell a no tte per chi ssà quali motiv i». 16 Bandini non sp iega però perché portasse st iv ali e panta loni di foggia militare. In un a più recente ricerca Fabio Andriola sost iene che il cadavere non identificato fosse stato pescato tra i morti di Dongo, ma se n za indicare chi fosse. 17 Dalle fotografie non assom iglia a nessun personaggio iinportante tra i fuci lati di Don go, men tr e di-

vis a e barba inducono a pensare che l'abb iano est ratto dal mucchietto dei falsi Teruzz i o Bergonzoli agg iun t i dopo, su l posto . Avreb be, d'altra parte, un ' importanza relativa accertarne ora l ' id ent it à . L' inclusione d'uno sco no sc iuto , o comunq ue non faci lmente identificabi le, tra i morti presi a ca lc i, coperti d i sputi, su cu i si cont inu ò a d dir ittur a a spara re, e pers in o tra i cinque cons id erati ta lm ente rappresenrat ivi da appen d e rli bene in vista accanto a l Duce e a ll a Petacc i, rima n e indicativa dei modi sbrigativi e pasticcion i con cu i ven n e esib it a e ancor prima esegu it a la g iu st izia popolare . A proposito di barbe e d ei rischi c he quel po' di peloso pratt utto se curato, mentre i part ig ian i lo portavano fluente - in que i giorn i poteva comportare non sa rà supe rìluo, per cog liere m eg li o il clima, ri portare il tragico ep isod io d' in co mpre n sio n e tra g li stess i insorti contro il n az ifasc is mo svoltosi a Milano il 29 ap rile 1945 e che s i concl u se co n la morte di

« Federico Barbi ano d i Bel g io ioso, un no to capo partig ia no, fermato a un posto di blo cco mentre è in auro co n cinq ue compagn i. La barbetta su l mento è sufficiente a ra rlo considerare un fasc is t a, e finisce in una cella, lui e gli altr i c inqu e. Inutili le proteste, inutili gl i in viti a telefo n a re ai co mandi che potrebbero ch iarire l 'eq uivoco. Una telefonata viene fatta, ma dall'altro capo del filo un a voce ri spo nd e d i m ette rli a l muro »."

E così se i pa rtigian i venn ero fucilati da loro «co mpagn i» in una Milano appena li berata.

Tn og ni caso il Milite I gnoto p resente tra g li appes i di p iazza le Loreto ne a rri cch isce il valore simb o lico, imp ersona nd o co n un tratto d i mi stero le tante alt re mig li aia di vittime senza no me de ll a Lib erazio ne, quei semp li ci fascist i, umili, fedeli res idu i d i trascor si entus iasm i neg li ann i del co nse nso , ch e non e rano Nessu no : ge nte co mun e decisa per passione al te mpo stesso n azionalpopolare ed elit aria a rischiare la vita p r entrare di perso n a nel pesante g ioco de ll a sto ria.

Qua n do i cap i del Co mit ato di Libera zione, su p ress ione de ll e a utorit à reli g iose, decisero di far cessare la macabra

lezione, la corda che legava Mussolini all a lon ga ri na venne t ranc ia t a di nerro lasciandolo cadere di resta. Il cranio finì d efor mato.

Ri so lut ezza giacobina

I b ecc hini o la n e ttezza urbana ch e in qu e i giorni , a Milano e altrove, racco lsero migliaia di corpi senza vira n ell e strade , li reg istrarono come «fasc isti o rit e nuti rali». Giorgio Am en do la, comunista d'estrazione li b e ra le e tra i più moderar i tanto da esse r considerato all a fine «d i d es tra», il 29 ap ril e 1945 sc risse s ull'«Unirà »:

«Pi e tà l' è morta. È il grido che ab biamo lanc iato quando p iù d ura, e ra la lorr a, quando i no s tri migliori cadevano assass in a ti. E la paro la d ' ordin e del mom e nto. I nostr i morti d evo no esse re ve ndicati, rurri. I criminal i devo n o essere elimin ati. L a p es te fascista deve essere ann ie nt a ta. So lo così porr emo fina lm ente mar ciar e ava nti. Con ri so lut ezza g iac obina il colre ll o de ve essere a ffond ato n e ll a p iaga, turro il m a rcio deve essere ragliato. Non è l ' ora , qu es ta , me ntr e n o n sono an cora se polti i cad uti de ll a barrag lia li berat ri ce, di abbandonarsi a indulgenze, che sa r e bb e ro tradim e nto d ell a causa per cu i abb iamo lorrato. Pietà l'è morra».

L'invito fu la rgame nte racco lto n e ll ' int ento d'est irpare un 'e rnia politica, dai quad ri ai p iù animosi tra i militanti. Avevano fa tto paura, do vevano scomp a rir e . Le mi gli aia di fasc isti anonimi am maz za ti , tra cui p e r sbag li o o per sce lr a cla ss is t a venne a cad ere anche qual c uno che veramente fascista non e ra , m a so lo un b enestante, o un pre te, sono a lun go rim asti appena cifre , non la pidi, n o n cond iviso ricordo di ge nt e ch e - pur praticando a volte e non se mpre la vio lenza : p e rch é i violent i, ave ndo più mor ivi p er temer e, s p esso ev irarono di farsi trovare , mentr e era no impru dentemente rim ast i su l posto a p aga re con la vit a i fasc isti più pacat i, c h e s' illu deva n o di non avere «nient e da rimpro ve rars i» - s i e ra es posta, come quelli d e ll 'alt ra parre, al serv iz io

d ' idea li. E c ifre persino inc e rt e, osci ll a mi tra le esageraz ioni po le mi c h e del qua lun qu ista Gu g lielm o G ian n in i, che us ava p a rl a re d i trecentomi la m orti n e ll e strag i d e ll a L iberazio n e a l No r d (c ifr a registrata nell e m emo ri e di Pin o R om u a ldi '" e r ipetuta a vo l te n e i com izi mi ss in i prima c h e G io rgio Pi sa nò provvedesse a d arne una quantifi caz io n e p iù attend ib il e) e la ve rs ion e mali ziosamente ridutti va del ministro de ll 'Interno d e mocri s tiano Mario Scelba, c h e irrirn to da ll a concorrenza e le ttorale neofa sc ista liqui dò le v ittime in m e n o di duemila in una dichiara zion e a ll a Ca m e ra d e lI' 11 g iu g no 1952:

«Seco ndo un' in c hi es ta fatta dal gove rno - so no le parole d i Scelba - su ll e persone scompar se dop o la li berazione c h e s i potevano p res um e re uccise pe r motivi po lit ic i, il lo ro num ero è ri su ltato acce rtato in 1. 732. E posso dire che n o n so n o fo rse neppure 1.732 , perché in quell'elenco so n o o mp rese p e rsone non sopp r esse, m a squ ag liatesi p er timore di in co rr e r e in r app resag li e». '°

Ab i tua lm e n te int e ressano so prattutto le p e rsone c h e s i pos so n o c i ta re per n ome e cognome esse nd o state, pe r un mot ivo o per l'a ltro , « qu a lcuno». Nonostante i ge n eros i s fo r zi d e i ri ce r cato ri spess o co ll ega ti con le assoc iaz io ni d e lle fam ig li e dei cad uti della RSI, non si è m a i più potuto ste nde re con asso lut a prec ision e il co n to d e i poli ziott i, d e i v ec hi sq u adrist i tornat i a ll ' opera , d e i podestà di piccol i p ae s i, de i segreta ri di fasc i minori, de i s in daca li st i fasc is ti e le i m e mbr i d e i consig li di ges tion e n e ll e im prese soc ia li z1. at e , de ll e m aest re e lemen tari e dei professo ri r es is i res ponsa bi li d'avere insegnato in c hia ve fascista l'a m o re di patria oi ragazz i, d e i ragazz i appe na an d ati vo lontar i, co n le d ita on co r a s p o r che d 'i n ch iostro e ta lvolta indo ssando co l g ri1-( io -ve rde i loro pr imi pantaloni lun g hi , che finiron o co ntro 1111 m uro . Si sa so lta nt o c h e i fascist i am m azza ti nei g io rni e mes i dopo la Li beraz ione so n o stat i ta nti . Nel te nt at ivo di 1n1cc iare a n c h e d a s ini stra un più veros imil e b il anc io d e ll e stra g i avven ut e a g u e rra finit a Gianni Oli va, avv isando c h e si t ra tta di «co ntegg i fatt i per approssima zione , pr ivi d i va-

!ore scie ntifi co», h a correttamente r ife rito , di là d all e opposte esagerazioni, quell a dei tr ecento mil a e qu ell a esage ra ta per difetto d i 1. 732, questo ve nt ag lio di valutaz ioni:

«Ca rl o Sim iani , nel 1949, h a sc ritto ch e "seco nd o i dat i da noi racco lti e vagli ati, i g iu st iz iat i d el Nord dovrebbero agg irars i intorno a i qu ara nt amila"; Giorg io Pi sanò, nel 1966, ha parlato di 34 .500 vitt im e, di c ui o ltre diecimila nell' Em ili a-Romagna, cifra r iproposta d iec i anni p iù tardi da Duilio Susmel; Pau l Sérant, in un o s tudio su i fasc isti co ll abora zioni st i g iu st iziat i in tutt a Europa, h a indicato per l ' It ali a un tota le di quara nt ase imil a vittime; G iorgio Bocca, ne ll a su a R epubblica di Mussolini, h a invece ca lcolato un numero d i vittim e comp reso tra dodicim il a e quindicimil a». "

Nel 2003 li h a va lutati intorno a vent imila il giorna li sta e s torico di sin istra G iampao lo Pansa rielaborando ne I! sangue dei vinti" la vasta letteratura de ll a part e perdente, ch e sino ad all o ra non e ra stata presa sul se r io; e in Sconosciu t o 194 5 tornava a espo rne dramm a ti c i ep iso di:

«Int e r rogando fam igli ari di fasc isti , o presunti ta li , u cc is i o sco mp ars i n ell a resa dei cont i: un a fase brut ale, durata p e r p iù di un ann o dopo il 25 apr ile 1945 e ch e ha visto la mort e vio lenta d i alm e no ventimil a it ali ani , secondo un ca lco lo prudente e ch e per me riman e infe riore a ll a rea lt à» ."

L'a ccorto cond uttore televis ivo Bruno Vespa h a azza rd ato , col punto interrogativo, «Trenta mila ese cu zion i?»; " accr ed it ando la c ifr a tra ve nti e trenta mil a il p iù recente (e favorevo le ) biografo in glese di Musso li ni, N icholas Farre ll , h a osservato: «Pe r ca pir e meglio l'enor mità di questo cr imine di ma ssa - a g uerra finita - b asta ricord ar e quanti civili it ali an i so no s tati uccisi dai na zis ti ne ll e loro rappresagli e tra il 1943 e il 1945: 10 .000» .'' La ci fra addeb itabile a ll e ve nd ette de ll a Res is ten za si co ll oc h e re bbe , b e n a l d i là di Marzabotto e de ll e Ar deatine, tra il dopp io e il tri p lo dei crimini n azis ti in I talia. To gliatti il 31 maggio 1945 sostenne, van tandos i con l'am b asc iatore sov ie tico Kosty lev, ch e

a ll a fine della guerra i partig ian i aveva n o fu ci la to cinquanw mi la fascisti; " m e n t r e P iet r o Nen ni il 15 maggio 1945 r eg is trava l'allarm e del democristiano Sc e lb a (lo stesso c h e q u a lche a nno dopo n e av rebbe sottovalutato il numero) per « l' ill e ga li s mo p art ig ia n o al nord dove c i sa reb bero ottocento fuc ilati so lo a R egg io E mili a e più morti c h e in tutta la r ivo lu zione frances e ». " La tragica co munit à dei fascisti n e uscì , oltre che decapitata ai ve rti ci, fa lci ata a ll a base, co me e ra s uccesso so lo al P a rtit o co muni sta in Ru ss ia nell e purg h e vo lute da Stal in .

Un ese mpio de ll e perdite sub ite tra g u e rra es te rna e g u e rl'fl c ivil e da una famig li a fascista s i può ri cava re dalla stessa fa m ig li a Mussolini: secondo dati raccolti da Dui li o Susmel e , io rg io Pini , oltre a Benito erano caduti prima o cad d ero ,d ia fine suo fi g li o Br un o , ufficia le d ' aviazio n e precipitato nel 1942 a 25 anni n el volo di co ll audo d'un nuo vo boml a rdiere della Pi agg io a Pisa; il figlio de ll a sorella Edvige, Pin o Mancin i, volo nt ar io n e lla Tagliamento , u cc iso dai parI ig ia ni a Rovett a in s ieme a un g iova n e Bondanini parente di Vit o Musso lini ; Piero Ri cc i Crisolini , tenente colonnello ti Il a Gua rdi a Naz io n a le R ep ubli ca n a e genero di Edvige , fu c ilato a P a d ova; Ge rm ano Moschi, nipote di R ac hel e M usso lini , assassinato a T hi e ne ; s uo fratello Sesto Moschi, ·o mbatte nte aerosi lu rato re, cadu to in Ad riatico ; Tullio M uss o lini , cugino del Duce e te n e nt e co lo nn e llo d'aviazion , c o lpito da mitra g li a m e nto nemico. " A ll 'e le nco andre bb e 11 gg iunto (o ltr e a ll 'amante C larett a) il genero di Mu sso lini , ~a le a z zo C iano , g ià mini stro fascista deg li Ester i e fu c il ato me trad it o re dai fasc isti repubblicani a Vero n a.

Ne i mesi seg u e nti i mitr a g iu sti zie ri con tinuarono a c r ep ita re. Il 23 g iu gno F e rru cc io P ar ri , espone nt e d el Comitato d i Liberazione Naziona le Alt a It a li a appena ch iamato a l\o ma a pr es iede r e il g ove rno ispirato a l «Vento del Nord», s o ngiurò con un radiomessaggio i parti g ia ni di smetter la p e r il buon nom e della Resistenza:

« A ncora una parola per g li a tti a r bitrari di g iu st izia, q u a ndo non so n o di ve ndetta, e pe r le esecuz io ni ill ega li r h c turba no alcune c itt à del Nor d , c i compro mettono con

gli al/eati e offendono soprattutto il nostro spirito di gi u stizia. E un invito preciso che io vi formu lo. Basta: e sia n o i partigiani autent ici, diffamati da questi turbol ent i venuti fuori dopo la vittoria, siano essi a cooperare per la difesa della lega lit à che la nostra stessa rivoluzione si è data». "

Mai nella s tor ia d'Italia, pur di laniata coi guelfi e i gh ibe ll in i, le insorgenze antigiacobine o filoborboniche, da lotte civil i, una classe politica, intesa nel senso più amp io , dal Duce al suo segu ito , ai quadri, sino ai militanti senza grado, alle fam igli e, alle donne, aveva pagato di persona tanto duramente per la propria sco nfitta e i propri erro ri.

Umano, troppo umano

L a morte di Mussolini, così « uman a, troppo umana», è per tutti imbara zzante. Per gli awersari e per i fedeli. Se qualcuno all a fine l'abbandonò per na sconde rsi, al tri a miglia ia su ll e strade del Nord rischiarono la pelle tentando di raggiung e rl o per sta re sino all ' ultim o istante con le a rmi in pugno accanto a lui, che in vece diede l' impress ion e di sfuggirli , pur lamentando al tempo stesso ne ll ' ulrinia telefonata con la moglie Rachele d'essere «r im asto solo». '" Erano in parte vere entrambe le situazioni: qualcuno vicin o a lui tagliò la corda; ma tanti, poco più lontani, creparono a migliaia co me avv iene nelle disfatte, senza riuscire a intercettarne i disordinati spostament i. Pochi mesi prima il vice segretar io del Partito Antonio Bonino prevedeva che convergessero a Milano «300 mila uomini » ." Quando gi un se sul ser io la d isfa tt a furono molto meno, ma nel pomeriggio del 25 aprile a Milano, come ha raccontato il federale Vincenzo Costa, «sotto gli al ber i di via Bo sc h ett i fino all 'an go lo di via Palestro era tutto un brul icare di fasc ist i giunti da tutt e le province con og ni mezzo . Vi erano donne, ragazzi, uomin i anziani , gen te che aveva abbandonato la propria te rra , i loro averi, tutto, di fronte all' in calza re del nemico , e che attendeva di con1battere , di difendere il duce». "

Altri erano in arrivo o a lmeno ci provarono. Tra questi, a 16 a nni , arruolatomi proprio la m a ttina del 25 ap ril e n ell a Ma rin a Repubblic a n a, c'ero anch'io ed e bbi modo di co ns tatare di persona la rapidità imprevista e para li zza nt e co n c ui precipitò la situ az ione , pur esse ndo attesa da tempo la sco nfitta. Sapendo c h e g li americani stavano arr ivando, porc i ancora arruolarmi a D ese n za no su l Garda e ri ceve re l'o rd in e di ra gg iun ge re il comando del la D ec im a a Milan o pe r partecipare a un ' ultim a difesa; non riu sc ii ad arrivarci: nel la notte mi trova vo g ià prigioniero nell 'a ula d'una scuoh, e le mentare a Br esc ia . Può sembrare stupida ve ll eità di ragaz zino che non sopporta l 'idea di p e rd e re la guer ra: cioè di vede rl a finir e se nza esse rci stato. M a la so rpresa co lse a nc he persona gg i più a ttr ezza ti a va lutar e il corso d eg li e ve nti, come ha r icordato Pino Romu a ld i, un uo mo sp iritoso, intell ige nte, c h e in qu e i g iorni d 'ap ril e e ra vice seg retario d el Partito fascista re pubblican o in ispez ione a F e rrara e in altr e città minac cia te da un ced im e nto del fronte:

« Nessuno, dico ness uno , pot ev a esse re in grado di pe nsa re che sei o se tt e g iorn i dopo l'Ita lia sare bbe stata tow lm e n te occupa ta. [. .. ) A Re gg io Emi lia, dove g iun s i se n za in c id e nti , trovai una ca lma esa gera ta. Ness uno voleva cred e re all a grav it à d e ll a s iru az ione: ne mm e n o il più cata st rofi co d i noi avr ebbe potuto imma g in a re in qu e l mom ento ·he la c ittà sarebbe s tara occupata m e n o di 48 ore dopo. I ... J li g iorno 23 da Pia ce nza , il capo de ll a prov incia assicurn va anco ra una vo lta che il nemico sareb b e stat o arr estato n s ud di Regg io E mil ia. [ ... ) Da Cremona , Far in acc i tel efonava c h e tutto era ca lmis simo' Non rit e n eva di part i re se no n di lì a qualch e g io rno . Fu questa ca lm a es age rata c h e, ·o ns igliando i repa rti ripieganti dall 'E mili a a fe rmarsi per rip os a re e ricost ituirsi a Cremona e n e i pa es i a nord di qu ern, c ittà, impedì l'a fflu ss o a M il ano di mo lte mig liaia di u om ini bene armati e fede li ss imi. Attard at is i troppo a lun go, I u ro no infatti so rpr es i da l precipitare p a uro so degli eventi , u m ezz a via , in pi ena crisi di movin1e nt o. Mil an o era, in qu e i Hio rn i, s traordinari ame nt e calma [. ..) D a l Piemonte ness un s i e ra ancora mo sso. A Torino reg n ava una calma per-

fetta, così come in tutte le altre città piemontesi. Nel Bresciano e nel Bergamasco la vita procedeva normalmente». "

A Milano nel pomeriggio del 24 aprile al Teatro Lirico per la Stagione scaligera (la Scala era stata bombardata e la sostituiva il Lirico) il maestro Gino Marinuzzi poté dirigere il Don Giovanni di Mozart, Renzo Ricci recitare con la sua compagnia all'Odeon, Nuto Navarrini con Vera Ro! (che verrà rapata a zero qualche giorno dopo per collaborazionismo) presentare a! Mediolaum la rivista Gli allegri cadetti di Riva/iorita e la compagnia Dapporto-De Rege far sganasciare il pubblico con la rivista Bo-bi-bo. "

Diversi reparti combatterono fino ai primi di maggio. Ed è stato il Duce a seminarli, dando l'impressione di volersi mettere in salvo da solo, anche se non era vero, se niente su suo ordine era stato preparato per favorirne la fuga, né in Svizzera, né in Spagna, né in Baviera: anzi, aveva sen1pre nettamente scartato con fastidio proposte di quel genere. Tante incertezze negli spostamenti, come ha ribadito il figlio Romano confermando i memoriali di chi gli fu vicino in quei momenti, dipesero dalla volontà di non provocare, a cose finite, mentre il suo destino si era consumato, altre distruzioni e lutti a Milano e a Como: «Sono contrario con tutto me stesso - ribadì - a innescare un massacro fra italiani». " Così finì per farsi scovare travestito in un camion di tedeschi in fuga, loro sì ormai preoccupati soltanto di scappare e pronti - come fecero - a consegnarlo per ottenere via !ibera. A chi coltiva in chiave mitico-eroica il ricordo della Repubblica Sociale e di Mussolini, incute disagio il confronto con Hitler/'' wagneriano e soprattutto espressione di un popolo portato alla metodicità organizzativa, che - sia pure decidendosi all'u!cimo momento - si preparò alla morte con teutonico rigore, scomparendo nel fuoco de! bunker, per ripetere scenari da leggenda nordica, ma anche per non fare a pochi giorni di distanza una fine paragonabile a quella dell'amico Benito. A Berlino piazzale Loreto servì d'awertimento: " una mortificazione assolutamente da evitare. Hitler studiò il rito suicidario nei particolari, come in una rappresentaziorie di Bayreuth, con febbrile, lugubre ma lucida,

minuz iosa e anc h e fasc in osa regia del trap asso. Tutta via, alme no per un aspetto del la tra ge dia , il gen io m e lod rammatico deg li ita li a ni h a potuto far scuo la n e i tetri sotterranei d e ll a Ca ncell e ri a d el Terzo Re ic h: a comp le ta r e il quadro oc correva la donna. Il Fuhre r, ch e non aveva mai lasc iato a p pa rir e imma g ini femm in ili al suo fianco, se n za l'ese mpi o del la P eracc i, bal zata in fo rm e pic cant i a ll e cro n ac h e durn nte i quarant aci nqu e g iorni di Badog li o, forse non c i av re bb e pe n sato: n egl i ultimi g iorni il r ich iamo d ' Eva Bra un a Berlino , mentre era stata sino a d a ll ora la compag n a apparta ta , di sc r eta, de ll e vacanze a Be rcht esg ad e n , fu u n rocco g eniale e un po' me ridi o n a le, d a austr iaco, ec h egg ia ndo a ll a Mayerling il su ic idio dell 'arc iduca Rodolfo d'As burg o co n Maria Ve t sera, co n cui contornare la fine . li m al rimon io come preliminare del su icidio a du e in sie me a ll a so pp ressio n e de ll a ca g na a dorata , la fedele lupa Biondi e i s uo i c u cc ioli , doveva pesa r e n e l g reve sent im e ntalismo c in filo dei tedeschi.

Mussol ini , intri so di sco nfit ta, p e r la quale si n dalle avv is ag li e, dal 1942 , con disturb i psicosomatici co minciò a esse re divora to d a ll a d epre ss ion e, esausto d ' un a g ià mortal e st a n c h ezza quasi si n o a ll ' a bulia , r iu scì tutt avia a d ar me n o l' impress io ne dell'uomo ab b att ut o, co m e in vece era cap it alo v istosame nt e a l p i ù g iova n e Hitl er, " c h e s in da l lu g li o del 1944, dopo il fa lli to a tt enta to d i von Sta u ffenberg, piegato dri I d e stino awerso a n c h e se s i ostinava a n o n riconosc e r lo, or ma i pa r eva più vecc hio d i lui, con la man o rattrappita, 1r mante, e g li scopp i di rab bia isteric i di fronte a ll ' in esorabi le ava n za t a dei russ i. Un g iovan e uffici ale c ui ca pitò di v ive re acca nto a l fiihrer n eg li ultimi n ove m es i co me a iu ta n1~ di c a mpo del generale Gude ri an ne h a così descr itt o il p rimo in co ntro:

« Non ho m a i dim en ti cato l'impr ess io n e c h e mi fece Hitl e r e ntran d o n e ll a sa la. Avevo scorro il Ftih r e r una vo lt a, nc ll ,i p rim ave r a del 1939 [ ... ] No n c'era affa tto bi sogn o d i l'Ssc re naz io n a lsoc ia li sti per rimanere co lpiti dal suo v igo r e t· d ,1l la s u a vitalità . Que ll ' immag in e m i è rimasta impressa , ro n fo rr ata d a que ll e dei ci n eg io rn a li e dei g io rn a l i. Il 23 lu -

glio 1944 l'uomo che avevo davanti non gli somigliava. Non era il "Fi.ihrer del Reich della grande Germania in lotta per il proprio destino", ma un uomo di cinquantacinque anni con l'aria di un vecchio, curvo, gobbo, la testa incassata fra le spalle, il volto pallidissimo, gli occhi spenti e la pelle grigiastra. Camminava a passettini, trascinando la gamba destra, con il braccio destro leggermente ferito dall'attentato. Guderian ha fatto le presentazioni. Con un sorriso stanco mi ha teso una mano molle, mormorando qualche parola di benvenuto. Ero stupefatto. L'eroe celebrato dall a propaganda ciel regime era un rudere». "

Il Duce al confronto mantenne sino alla fine un portamento che non pareva affatto cadente, non perse mai il senso della realtà e, mentre Hitler fo ll emente desiderava che l'intero popolo tedesco si annientasse insieme a lui nella tragedia finale, Mussolini si preoccupava d'evirare agli italiani delle ormai inutili sofferenze. Anche per questo, una vo lt a tanto infastidito dalla vanità del continuo mettersi in posa secondo i canoni della politica spettaco lo , trascurò come abbiamo osservato l'estetica della propria morte. Al punto cli lasciar credere alle versioni degli awersari, secondo cui stava scappando, come un topo inseguito dalla ramazza, nello scombinato trasferimento verso quell'estrema Ridotta alpina della Valtellina ove in realtà nulla, a cominciare da! breve perco rso che non fu pres idiato, era stato adeguatamente preparato ad accoglierlo con il governo. Nei giorni ciel tracollo finirono - come a Berl in o, dove 600 volontari francesi della Brigata cl' assa lto SS Char!emagne"' furono tra gli ultimi a battersi insieme ai ragazzi della Hitler Jugend intorno alla Cancelleria ciel Fi.ihrer - per trovarsi quasi so li fra Tirano e Grosio nel!' Alta Valtellina, disperati e fedeli all'idea cli un'Europa fascista, 680 uomini della Milizia francese in divisa azzurra e basco nero a! comando cli Joseph Darnand, ex sottosegretario all'ordine pubblico nel governo di Vichy." Arrestato dagli inglesi a Edolo nel giugno del 1945, consegnato ai francesi, detenuto a Fresnes, Darnancl fu processato e fuc il ato il 10 ottobre 1945."

Diciannove mesi dopo la sconvo lgente lezione dell'S set-

te mbr e 1943, quando mi lioni d ' uom ini in a rmi furono abb a ndonat i d a Bad og li o se n za una d i rett iva, la stessa impr evid e n za, quindi la s tessa con fusion e n e ll a d isfatta, da t e mp o in co mb e nte ma anco ra un a vo lta non pi a nifi cata, s i è rip etuta n e ll a tragedia di ce ntinaia di mi g li a ia di mili ta nti d e ll a RSJ , c h e si trovaro n o a ll o s barag li o, espost i con le fami g lie a lle vendette e a l ma ssac ro.

E ppure più d e ll e so rti pe rso n a li ciò c h e g ravava s u tutti e ra la cad ut a del sogno così inte n sa m en te evoca to e vis s uto da Musso lini. Addio Imp e r o ri so rto sui co ll i fata li di Rom a, Ma re Nost ro, « mal d ' Africa», navigare necesse est , viv e re 11 011 est necesse, mill e n a ri e paludi bonifi cate, c itt à nu ove s p untat e a l ritmo di un a l'a nno come p e r un mira co lo d e ll a vo lo nt à, na zione o rgog li osa, milioni d i b a mbini che a i sagg i g in n ic i intonava n o in coro: « Dio ti m a nd a all ' Itali a/ com e ma nd a la l u ce / Du ce, Du ce, Du ce!» , legio ni di g io va ni p ro nt i a sac rificars i («Co n tro l' oro c 'è il sa n g u e e fa la stori a/ co ntro i g h etti profuma n o i g iardi n i/ Su l mo nd o b a tt e il c uo r di Mussolini ... », rec it ava l'inn o d e i Batta g li oni M ), fo ll e osannan ti. Ri cadeva nel nulla il mira gg io d i res t aurata p ote n za ro m a n a: aveva att r ave rsato la n o tt e dei seco li tras me ttendosi attraverso pochi ge ni so litar i, da Mac hi ave ll i, c h e co nclu se Il Principe in v itando g li i ta l iani a ll e v irtù milirn ri co n i versi de ll a ca n zo n e a ll ' I ta li a scr i tti du e cento anni pr ima da Petrar ca («C h é l' antico va lore / Ne ll ' it a li ci co r n o n è a n cor morto»), a Leopa rdi («O patr ia mia , vedo le m u ra e g li arc hi / E le co lo nn e e i simu lac ri e !'e rme / Torri d eg li av i no s tri ,/ Ma la g lor ia non vedo,/ Non vedo il la uro ' il fe rro ond'eran carc hi / I nost r i padri ant ich i») per po i odd e nsa rs i con F osco lo (« O It al iani , io vi eso rto a ll e stori e»), Gio b e rti , Pisac a n e, Maz zini , Ca rdu cc i, Pasco li (« la gr an d e pro letaria si è mo ssa») come m it o c u ltura le domi1wn te n e ll 'Ottoce nt o e nel pr im o Nov ece nt o .

D'A nnunzio , il «Vate», s ia pure con ac ut e p unt e di ri valità, aveva c hi ama to Musso lini a mi co e compag no. Marin e t1i, pad re d e ll a n ostra ava n g u ar di a, g li e ra s t ato a mico su l s r io; Marconi, l'uo m o c h e n e lla comuni caz ione v ia e tere , iuscì ad avv icin are le d iffe renti famig li e del gene re uma n o s up e ra nd o distanz e d i te mpo e di spazio , aveva pres ieduto

per lui l'Accademia d'Italia e partecipato con lu i alle sedute del Gran Consiglio del Fascismo; Italo Balbo aveva organizzato per lui trasvolate atlantiche; Gentile, filosofo del!' attualismo, si era immolato per lui.

Il grande economista e sociologo Vilfredo Pareto poco prima di morire nell'agosto 1923 aveva pubblicato i suoi ultimi scritti, per simpatia verso il fascismo, su Gerarchia, la rivista fondata l'anno pr im a con Margheri ta Sarfatti da Mussolini. Su que ll a stessa ri vista Pareto era stato defin ito da Vo lt (pseudonimo di Vincenz io Fani Ciotti) «il Carlo Marx del fascismo» e quell'indicazione gli era p iaciuta. Marcello Veneziani correttamente ha avvertito che «la morte di Pareto nel 1923 impedisce di va lu tare come si sarebbe comportato lo stud ioso di fronte al fascismo-regime, al caso Matteotti e via dicendo», ma è da presumere che il suo rea li smo non si sarebbe lasciato impressionare più di tanto da que ll e vicende. "

Persino uno scr ittor e problematico, relativista, come Pirandello aveva usato vaghi accenti retorici quando gli chiese persona lm ente la tessera del partito nei giorni difficil i dopo il delitto Matteotti. Quasi tutto ciò che c'era stato di grande in Italia nella prima metà del seco lo l'aveva riconosciuto per capo.

Con una carica straordinar ia di volontà, d'energia, era stato per eccellenza la figura del decisore nello stato d'eccez ione, posta da Carl Schmitt a cardine dei sistem i politici. Ma ormai era tutto finito e il senso dell'inutilità d'ogni cosa che gli stava calando addosso ne confondeva e appannava le decisioni rendendole contradd ittori e, come tante volte era avvenuto in que ll e drammatiche conclusioni delle battag li e che i romani definivano caedes . Parola familiare, per reminiscenze sco lastiche, al la classe dirigente fascista (l'ultima, in Italia, a essere quasi tutta capace di tradurre dal latino); e il cui lugubre significato è strage, massacro, carneficina de i vinti, per la paralisi della volontà, che nella sconfitta improvvisamente svuota le capacità di reagi r e . Solo così si sp iega come la co lonna di Mussolini, raccog li ticcia e ingombra a quel punto, p iù che d'armi, di va li gie, soldi, ori, gioiell i , mogli, amanti, figli le gittimi e naturali (era spuntata

q uas i da l nul la per unir si coragg iosamente n ell ' ultim o atto co m e in un dramm o ne de ll'Otto cento E le n a C urti , figlia narura le di Mussolin i), che i ge rarchi co n scarso reali smo si s tava no portando dietro, s i sia lasc iata fermar e e disarmare da uno s paruto gr up petto di pa rti g iani: app e na diciannove e fo rse meno. ~~

La sc iatta vis io ne d e ll a sco n fitta ve nn e int eg rata a Mil ano con un ric h iam o in consa pevo lm ente ge ni a le a ll e o rigini d e lla no stra storia naz io n ale, co m e ved re mo evoc ando il p rece dente del tr ibuno romano Cola di Rienzo appeso per i p ie di alcu ni seco li pr im a . Giorgio Bo cca, capo nell a Res ist e n za d'u n a forma zion e part ig iana del Partito cl' Az ione , h a sc r itto non del tutto a torto che lo sce m p io di p iazz ale Lore to fu un «atto rivo l u zio n a rio su c u i si fa rà d e ll ' i nu tile mora lis mo» ." In rea lt à que ll 'a tto rivo lu zio n a ri o, qu el batt es imo de ll a Lib eraz ion e, quel p resentarsi cele b ra n do la prop r ia vittoria con un ritu a le d a valut are p iù sotto il profi lo es te tico e m it ico che non mora li st ico, fu da part e d ella Res is te nza un gesto important e di filo sofia d e ll a stor ia e un a a su o m o do ge n erosa confess ion e. Vo g liamo attr ibu irl o a li ' ast uz ia h ege liana de ll a rag io ne o all 'e te rn o rit orno dell 'eg uale se con do la visio n e d i Nie t zsc h e?

Da un la to propone la diffi co lt à di sos te n e re troppo n e tte disti nzion i tra ben e e m a le , tor t o e ragione. P e rch é la storia si fa se mpre in du e, tra i « nostri» e i n em i ci, tra vin cit ori e vinti, c h e, a dispetto d ell e diffe re n ze e d eg li od i profo n d i da c u i so no contrapposti, n e l fondo si asso m ig liano. E tant o p iù s i so mig li ano in una g ue rra «fratricida», come h a osservato

Cla ud io Pavon e ce rca nd o d i dis t ing ue re m a a nch e confron1a re la vio le nza res istenz ia le co n qu ella fasc ista:

« ln una guerra civile e " irregolare", la po litica e la culi urn, i fin i e le " t ecn ic h e" pe r attua rli , si in t recc iano in e n1ra m b i i campi in mani e ra partico larm e nte s tr etta e i d u e dive rs i ord iti rivelano anc h e qualche fil o co mun e . Esiste va no in g rad i d ive rsi di profondità e di assimi laz ione alcu ni sot1o fond i culturali affini c he lo sch iera rs i dal le opposte p a rti del la barri ca ta non era s uffic ie nt e a spezza re com pletam e nte d a ll'ogg i al dom a ni ». "

A pia zza le Lo r eto, involontario regalo al fascismo (e alla s toria d' I ta lia, che ri chiedeva - per un così inten so vente nnio - una conclus ione drammat ica, non «a ll a buona») da parte de ll' ant ifascismo, la Resistenza ha come confessato: «S iamo tutti de ll a stessa pasta». E ancora: «Tra noi c'era - o s i è aggiunta - la feccia», così come accanto ai capi politici e mi litari formati da ll ' Illumin is mo sp untarono le tricoteuses, le megere che in nome del rivoluzionario trinomio liberté, égalité, /raternité sghignazzavano lavorando a mag lia sotto il palco de ll a ghigliottina all'epoca del Terrore g iacob ino, rich i amato imp l ic itamente da Bocca ed esp licitame nt e da Amendo la come ill ustre p recedente democratico all e stragi del 1945. Anche il fascismo, del resto, aveva esaltato insieme a l «sa nto mangane llo» la «san ta canaglia» che lo man egg iava . Ma Leo Valiani, uno d e i capi inte ll ettualmente più dotati d ella Res ist enza , spingendos i troppo oltre ne ll 'i mpi ego del le a n alog ie, esagerò in pess im is mo su ll a natura umana di ce ndo che da piazzale Lor e to gl i era sorto il dubbio se «q u ell a fo ll a che insultava il corpo morto del Du ce non fosse la m edes ima delle adun a t e oceaniche». Una gra nd e c ittà come Mi lano ha folle d i ricambio, diverse tra loro , con cui vo lta a volta acclamare ancora il Duce al Lirico nel dicembre del 1944 e sputacchiarlo morto nell'apr il e successivo. Qui p i uttosto si pone un confronto antropo logico su ll a qualità delle fo ll e: perché sembra veramente diffici le affermare che la fo ll a di piazza le Lo reto sia stata più e lega nte, apprezzab ile , di qu ella del Lirico . Que ll i del Lirico, a co minciare da Mus so lini, avevano torto ne ll 'ostinazione a n egare l'ev idenza d ella disfatta, così contribuendo in parte a pro l ungare inutili so ffe renze, d istruzioni, lutti (ma ang loamer icani e tedeschi a combatters i in casa no s tr a ce li avremmo avuti lo st esso); eppure si distin g ueva no pe r un ' incattivita , disperata, fo ll e nob iltà nella sconfitta, mentre a piazzale Loreto la ragionevo lezza vincente scadeva n e lla volgar i tà de ll a « macell e ria messicana» deprecata da quel ma l incon ico galantuomo di Ferruccio Parri. Confrontando nelle foro, n ei fi lmati, i vo lti magri, tirati , duri d e i «repubb lichini», si può· aver l'impressione che da un a part e ci fossero,

in s ie me a brutti ceffi, de ll e per so n e perbene, decent i , che s tava no sbagliando, a n c h e grave m ente, per amore d ' un sog no d i grandezza italiana al cu i tramonto non s i rasseg navano; dall'altra una teppa sgh ig n azzante c ui il tribunale g loba le della st o ria aveva dato ra g io n e, ma in molti cas i s lo provvisoria. Provvisoria perché la magg ioranza tra i co mbattenti de ll a Resiste n za c h e s ' illu deva d'aver lottato pe r il co muni s m o - e a ta le scopo s i era prod igata n el ma ssac ro de i vinti - si stava spo rca n do le mani come « util e idiota» al se r viz io di poter i ben più durevo li e forti, cioè p r la rivincita li beralcapita listi ca s u que ll a c h e il Du ce usava chia m are !'« It a li a pro le tari a e fasc ista» . Una quarant ina d'a nni d opo i com unisti , che più aveva n o pa gato co n sa ng ue e ga lera la lotta al fasc is mo , sarebbero sta ti travo l1i da ana loghe accuse di tota litarismo.

Per l'immagine del fasc ismo la so lu zio n e di pia zza le Lore to è stata più conve ni e nt e d i quel c h e poteva emergere da u na ve rs ione in to n o minore d el pro cesso di Norimberga. Pr o cesso da cui Mu sso lini poteva forse uscire non solo vivo, ma persino li bero dopo qualc he anno d i detenzio ne , co m e il capo delle forze ar m a te della RSI , il maresc iall o Rodolfo ,ra zia ni , o il coma nd a nte d ella D ec im a Mas,Junio Va ler io Bo rg h ese. Tra g li argoment i a difesa sembra a ttribui sse ·no rme importan za a l cartegg io con Chu rc hill. Ne aveva d iS I r ibuito tra persone d i fiduc ia d ell e fotocop ie, che C hurhi ll e i serv izi seg re ti in g les i si sa re bb e ro poi p re mura t i di ra r s pa rir e. In un a conve rsazion e deg li ultimi g iorni co l g io rna lista Cabe ll a, indi ca ndo una borsa d i cuo io, aveva afrc rmato:

«[ ... ) Il co lm o è c h e i nost ri ne mi c i h an no otte nu to ch e i pro le ta ri , i poveri, i bisognosi di tutt o, si sc hi erassero a nim a , co rpo dalla p a rt e dei p luto crati, deg li affa mato ri , del µra nde cap it a li smo. [. .. ) Ho qui tali p rov e di ave r ce rcato co n t utt e le mi e forze di impedire la g ue rra , che mi pe rme tto no d i essere perfettame nt e tranqu ill o e se re no sul g iud iz io d e i poster i. [ ... ) No n so se C hu rchi ll è, come m e , tranqu illo e se ren o. Ricordatevi bene : abbiamo spaventato il mo ndo d e i gra ndi affa ri st i e d ei gra n di specu latori». "

Ma la g uerra non so lo non fu im ped ita : fu lui - sbagl iando la puntata n e ll 'e rra ta conv in zion e ch e i tedeschi l'avessero di fatto già vinta - a dichiararla. Tesi piuttosto fantastica, corrente tra cultori di sto ri a giocata dietro le quinte , ma non provata giacch é le lettere - se pu re c'erano - non si sono trovate, è che C hur chill in persona abbia prega to Mussolini d 'entrare in guerra per ave re tra i vin citori , accanto a Hitler, un negoziatore p iù ragionevole al tavolo della pace. E ch e, durante la Repubblica Sociale, siano proseguiti t ra loro segre ti contatt i in fu nz ion e ant isovie tica. La ri ve laz ione sarebbe stata imbarazzante per Churchill e utilizzabile da Mussolini come atten u ante di fronte a un tribun ale int e rn az ional e da c ui fosse stato accusato per l' e ntrat a in guerra; ma insufficient e ad assolve rlo per la sco nfitt a di fronte agli it aliani , di cui aveva azza rd ato i destini, perdendo: n on avrebbe comunque potuto giu stificarsi davanti all e famig li e dei cad ut i sp iegando che tanti sacrifi ci erano stati richiesti ai nos tri so ldati per fare un favo r e ag li in gle si. La morte, da lui stesso invocata, gli è stata meno impi etosa e amara di un processo, an ch e se, da po liti co e polemista di razza, a ll 'eventualit à d i do ver rispondere dei suo i att i si era preparato.

Esiste su quei ca rt egg i e sui tentativi di Musso lini durante la RSI di stab ilir e contatt i per otte n ere un tratt ame nto corre tto, se n on addirittura amichevole da parte britannica, un a quant it à di libri. " Parrebbe decisiva l' affermazione di De Felice, appassiona to ind agato r e di carte seg r ete e retroscena, nell'intervista rilasciata il 19 novembre 1995 al «Co rri e re della Sera», ch e rafforza guanto il maggiore storico di Mussolini aveva già detto nel libro-int er vista Rosso e Nero con Pasquale Chessa:

« L a documentazione in mi o possesso porta tu tta a una conclusione : Benito Mussolini fu u cciso da un g rup po di partigiani m il anes i su so ll ecit azione dei se rvizi seg reti in glesi. C'era un interesse a far sì che il capo del fascismo n o n arri vasse mai a un processo . C i fu il suggerimento inglese: "Fatelo fuo ri ", mentre le clausole dell'armistizio ne stabilivano la co n segna . P e r g li in gles i era molto meglio se Musso lini fosse ·morto. In gio co c'era l'interesse nazionale lega-

to a ll e es plo sive comp romi ss ioni prese n t i n el ca rt egg io c h e il pre mi e r b r ita nni co av reb b e sca mbi a t o co n Mu sso lini p r im a e durant e la g u e rra » .

TI gove rno in g lese fu ini zia lmente co n t r a r io anc h e a l processo di No rimb e rga, cui av re bb e p re fe rit o esec u zioni somma ri e: C hurc h ill a Ya lta, ve rso la fin e de ll a sed uta d el 9 fe bbra io 1945 , «espose la sua so lit a tes i a favo r e d e ll a fuc ilaz ion e de i " prin c ip a li n az isti " un a vol ta st a bi li tan e l'id entit à» ."

A n a log hi so spe tti s u un ' is ti g azion e in g lese a i g io vani com uni s ti ch e u cc ise ro a F i re n ze il filo so fo G iov an ni G e nti le so n o st a t i, se ppur e a n ch e in que sto c aso se n za prove , ra cco lt i d a l fi g li o Be n e d etto. C iò ripro p on e la r ifl ess ion e s u ll a co ll abo ra zio n e a nti fasc ist a tr a i co muni sti ita liani , ch e vi s i pres ta ron o co m e b racc io se co la re, e l' imp er ia l is mo an glosasso n e: legarn e c h e rip eteva qu e ll o m agg io r e tra le « d e m oplutoc ra zie» e l'U ni o n e Sov ie t ica. I co muni s ti de vo n o esse rs i ill u si, con l' e li min azi on e fisic a d el ma gg io r n u m e ro poss ib il e di fa sc is ti (e pe r a ltro ver so conv e rt e ndo n e e asso r be nd o n e d ec in e d i mi g liai a nel lo ro pa rt i to ), di porre ut il i pre m esse a ll a futu ra p r es a di pot e re. Q u a lch e d ece nni o d o po si so no in vece di sso lt i so tto il cro ll o del m u ro d i Be rlino. M e nt re « l 'i nt e rn aziona lis m o ban ca rio o imp e riali s m o ini: e rn az ionale del d e n aro», b o ll at o d a P io X I n e ll 'e n c icli ca uadragesimo anno c h e l' indi cava sin d al 193 1 c ome « n o n me n o fun e sto e d esec rab il e » del na zio na lis mo , dopo av e r t rnsfe r ito il c e nt ro di grav it à da ll a s te rl in a a l d o ll aro, d a ll a , ra n Br e ta g n a ag li Sta ti Uniti d 'A m e ri ca, h a ra ffo rzato il p rop r io pot e re m o ndi a le n el n om e de ll a lib era ld e mo craz ia c a pita lis ta : un s ist e ma d a trasm e tt ere a ll ' int ero ge n ere uma no co n l a co nv in zio ne o con le armi .

Fidar si di C hur c hi ll (c h e lo vol eva mo rt o) d o po ave rn e tanto c r itic a to lo sp ir ito p lutoc r a t ico e ad d i r i ttura atte nd ere da lu i la sa lvezz a sare bb e s tato da p a rt e d i Musso li n i - se foss e ve ro - un ' imp e rd o n a bile in ge nu ità. M a poco o n ul la si1ppiamo s ul l' aut e nt ica sce n a e s ui re trosce n a dell a s ua lin c . N ulla d i q u eg li istanti , affid at i a esecu to ri osc u r i e fa ls i tes t im o ni , c i p o t rà p iù pe r ven i r e in for me c r ed ibili. Sessant ' a nn i d o p o l' h a ri co rd a to il fi gli o Roma n o :

«An co r a ogg i , quest a è l' in cr edi b il e ve rit à, n o n si co n osce co n asso lut a ce rt ezza l'id entit à de ll ' ucc iso re d i mio p ad r e. Così com e n o n è an cora stato p oss ib il e st ab ilire con p rec is io n e il luogo in cui a vve nn e ro la su a esec uzio n e e quell a di Cl a re tt a P e ca cci » .'°

A bbi am o un a q uantità d i ve rsio ni di vo lta in volta ri toccate e co ntr affa tt e d ai comuni sti , ch e sb r iga ron o qu el ca pitol o di sto ri a it aliana come una lo ro facce nd a .

«Qu el le di cui res ta sicura docum ent az io n e so no a ppunto le imm ag ini ripugnanti, ma non pri ve d 'oscena g rand ezza, di Pi azza le Lor e to. Il vilip endi o e bb e - co m e in un cale idoscop io - un a rip e tizi o n e in ton o min o re co l ca d ave re d' un altro ca p o di p a rtito e gove rn o, il democr ist ia no Aldo M oro, fa tt o t rova r e t re ntatr é anni d o p o in un cofa n o d 'a uto da i g iu sti zie ri d ell e Briga te Rosse, ch e si co n siderava n o e redi de i pa rti g iani n e ll a p rosec u zio n e id ea le d ell a Res isten za " tradit a".»

M a s ull a tragica fin e di Moro no n s i è in nes t a to il c ulc o ch e con tin ua a a ttira re o g n i a nn o una q u anti tà d i visitato ri sull a to m ba d i Mu ss olini a Pre d app io.

Come Cola di Rienzo

P e r alt ro ve rso, seg ue ndo la mi ste ri osa ri velaz io ne d ell 'e te rn o ri to rn o de ll 'eg ual e, la fine di Mu sso lini s ugge risce impress ion anti co in cid en ze con qu ell a di Co la di Ri en zo, il po po lan o am m irato da F ra n cesc o P e tra rca, co m e il Du ce lo fu da ta nti poet i del suo tem po. C ola te ntò di resta u rare la Rep ub b li ca romana e nell 'o tt o bre del 13 54 venn e ap p eso pe r i pi edi s u is ti gaz io n e de ll e p iù ri cch e fan1i gli e rom ane d ell 'epoca. Era figli o d ' un tave rnie re com e M u sso lini , il c ui padre d o p o aver fa tto il fa bbro aprì un ' oste ri a . Appass io n ato le ttore d i class ici latini, voleva riproporre la g rand ezza anti ca d i Ro m a con un mov in1 ent o ch e p ogg iav a sul ceto b o rg hese ed era ben vi sto da pap a Cl em ente VI , esili ato a Avign o n e; in vece l'av-

ve rsava no i « pote ri forti » del patriziato , la p lu tocraz ia del T rece nt o. Ne l ma gg io del 1347 Cola organizzò co n seg uac i a rm at i un a ma rcia s ul Campidog lio , do ve si fece incoron are I ribuno me ntre reggeva un gonfalon e con ri camata la sc ritta Roma caput mundi. Si proclamò libera/or Urbif e zelato r Yt alie. Gregoroviu s «lo g iudi cò dotato di "fantas ia im pareggiab il e", d i "pazz ia in ventiva", di " intelli genza polit icame nt e d ebo le" e alla fin e " istrione ge niale "» ," cioè g ro sso modo le s tes se c ritich e rivolte al moderno «Cesare di cartapesta».

Ne ll a Cronica d e ll 'A nonimo Rom an o, scr itt a tra il 1357 e l' ini zio d e l 1358, so no raccontate le esita zioni di Cola , asse rrag li ato in Camp id og lio con pochi fedeli, di front e a un moto d i fe ccia partito « d a i quartieri dominati da gli Ors ini , dai Save ll i, e dai Co lo nn a»' 1 al g rido «Mora lo traditor e Co la d e Ri e n zi, mora 1». Il tribuno era combattuto tra due opposte «o pi nioni. L a prima op inion e soa, de vo le re morire ad onore nr mato d ell e ar me, co ll a spada in m ano fr a lo puopo lo a muod o d e perzona m ag nifi ca e de imper io». Ci fa pe n sa re all' u lt imo bagno di fo lla di Mussolini a Milano, nel d ice mbr e de l 194 4 , me ntre a rrin ga in p iedi su un ca rro a rmato i militi del la Muti. « La sec und a opinione fu d e vo le re ca mpar e la perz o na e no n morire . Qu este do i vol unt a te co mmatt eva no ne ll a me nte soa . Venze la voluntat e de vo le re campare e vivere. O mo era corno tutti li aitri, temeva dello mor ire.» Te n tò d i s a ppa re traves tito con « uno tabarro d e vi le panno », ma fu rico no sc iut o e subito ammazzato con un co lp o di stocco al ve ntre sfe rrato da tal Cecco d ello Viecchio , di c ui non si sa fi ltro a l di là de ll a rapida pu g nalata, ma ci fa pensare al col nnello Valerio (o c hi per lui ) e a Mussolini scovato a D o ngo co n ad dosso un cappot to da militare ted esco . Sul pe n oso detlflg li o, rinfa cc ia to in s iste nteme nte da c hi no n a bbi a s uffici ente co mprension e e p ietà per le umili azio ni e la debole zza che 11 co mp ag n ano le sconfitte, lo sto ri co fran cese Pi e rre M ilza in un ' int elligent e biog rafia d i Musso lini ha osservato : « Ma, dopo rutt o, Napo leo ne non s i era imbarcato pe r l'iso la d 'E lb a in unifo rm e da ge ne ral e aus triaco? »." Milza h a anche r ipreso bra ni di un ' int e rvista improntata a ras seg naz ion e c he ne l ma rzo d e l 1945 Musso lini rila sciò alla g iorna li s ta M addale na Mo lli e r, m og li e d e ll' addetto stampa dell ' amba sc iata te desca:

«La mort e mi è diventata amica , non mi spaventa più. [ ... ] Per me non si apr iranno le porre se non per la morte . Ed è an che g iu sto . Ho sbagliato e pagherò, se qu esta mia povera vita va le da pa ga. Non ho m ai sb ag li ato qu ando ho seg uito il mio istinto ; se mpr e, qu ando ho obbed it o a ll a ragion e. Io sono responsabile , tan t o per le cose b e n fatte ch e il mondo non mi potrà m ai n egare, qu anto per le mie debol ezze e la mia decadenza. Sì, signora. Sono finito. L a mia ste ll a è tramontata. Lavoro e faccio sfo rzo, pur sa p e ndo che tutto non è ch e una farsa. Aspetto la fin e d ell a tragedia, estrana ment e distaccato da tutto - non mi se nto più attore; mi sento co me l'ultimo degli spettato ri » . ' "

Gravano i ricorsi sto ri ci su ll a sorte d e l no stro Pae se, nell ' in ev it a bile riproporsi di periodici, se mpre infe lici , ve ll eitari , frustrat i co nfronti con la grandezza a nti ca: destino irripet ibil e e asp ira zion e riaffiorante di tanto in t anto con lotte di popolo, ch e non sa dar se ne pa ce . Du e seco li prima di Cola di Ri e n zo già Arnaldo da Brescia n el 1154 , vittima de ll a repress ione anticomunale di Federico Barbaro ssa e di papa Adriano IV, aveva scontato sul rogo e co n la di sp e rsione de ll e ceneri nel Tevere il sog no mai del tutto es tinto de ll a gra nd ezza romana. Con la sua e loq ue n za, in cui la preva le nt e voc az ione di riform atore reli gio so per un ritorno all a povertà eva n gelica si confond eva con la pass ione civil e, Arna ld o e ra sta to il più suggestivo sosten itor e d ell a rivoluzione popolare contro l'aristocra zia dominant e e il papato, che nel 1144 aveva portato all a renovatio senatus segnando « la data di nascita del Comune romano e l' ini zio del gove rno a utonomo del popolo sotto la sigla glor io s a SPQR». "

Da Arnaldo a Co la a Beniro l'es po s izio n e a Pi azza le Loreto fu opera anonima , istintivam e nt e rip e titi va come un arc het ip o jun ghiano , che ri scattava a furo r di ca na glia il fatali smo ormai ras seg nato e l' im preparazione t ip ica del temperamento itali ano con cui , per la seco nd a vo lta, il Du ce a nd ò in contro al tramonto .

Gabr iele d ' Annunzio , nel 1912, aveva divinato l 'epi lo go

d esc ri ve nd o la fuga cli Co la di lli enzo e l' in fier ire sul cadave re, di fronte a un a Roma a bb ando n ata ai suoi sog ni per se icento a nn i nell 'a tt esa che qualcuno ri provasse a darlepe r appena cinqu e an ni , dal 1936 al 194 1 - l'Impero:

«A llora g li si scag liarono sopra urlando i più feroci e tutto lo sta mparono co' ferri, a gara lo cr ive ll arono, le man i g li orecc hi il naso le pudende g li mozzarono. Po i, pres ig li in un capp io scorso io i fuso li delle ga mb e, lo t rascinaro no f in o a ll e case dei Co lo nn es i in San Marc ell o. Quivi g iun t i lo a ppese ro per i p ied i a un pogge tto , con gra n festa e gazza rra lo lap idarono . Penzo lava giù senza il t esc hio , ché que l poco lasc iatog li nudo era, d i pelle come femm in a bianco dove sa ng ue n on l'a r rossava; e, al modo dei bufo li in beccheria, da ll a sparata grassezza le inte ri ora ancor fumide sgo rgavano mal coperte dall a rete la cera.

Q ui vi rim ase a l lud ibr io du e dì e una n otte, finch é non e b be ap pe stato co l gra n fetore quel capo d i strada. P er coma nd amento di G iu g urt a e di Sciarretta Co lo nn a ca lato g iù d a l pogg iu olo, fu t ratto al campo cieli ' Aust a, al luogo de l Ma uso leo im pe ri ale, e dato all a rabbia dei G iu de i sozz i c h e l' ardessero. Gl i fecero costoro un rogo di cardi secchi, e in g ra n num ero acco rsero intorno gli ad att izza re il fuoco c he nucl ri to da ll 'ad ipe va mp egg iava forte. I ve n t i eb b ero la cene re , i seco li la memor ia, g li uni e g li altri discordi .

Così scompa rve il T ribuno di Rom a . E l'U rb e ste tt e s u s uo i co lli so la co' s uoi fati e co' s uo i se polcri ». "

/\ttraverso i n e mici, postuma vittoria

I I sog no d e ll a passata g ra n dezza, comprom esso forse per se mpr e n o n solo da ll a sconfi tta del 1943-194.5, ma da ll e p rospett iv e del Du e mil a, c h e ri serva n o a ll'in te ra Europa pos izion i marg in al i rispetto al riemerger e d elle a nti c h e pote n ze as ia tic h e, della C in a e de ll ' Indi a, n e l mi gliore dei cas i pare destinato ad attrave rsare nuo vi lun g hi per iod i d 'a bbando no pol it ico. P o tr à tutt 'a l più rip e n sarlo qualche isolHto sc rittore o po e ta, mentre sorgono persino inte rrogat i-

vi su ll a soprawivenza a medio t ermine del popolo it alian o, in cui la ridona coscienza di sé e l'edonismo hanno infi acchito l'i stinto n a tural e al rinnovo d e ll e generaz ion i. Va ne ll o st esso senso, s uperaci atav ic i pregiudizi, la ste ri le moda deg li a mori omosessuali . Si sono avv iat i in co mp enso, per tener popo lata la piazza, processi d i sost itu zion e con immigrati d 'or igine islami ca e afr icana, spesso d ec is i a non abba ndon a re le basi reli g io se e c u ltura li dei loro cos tumi. Non avrebbe senso ri chi edere a costoro se ntim ent i d'orgoglioso a tlacc amento alla tradi z ione romana dei Cesar i e dei Papi. La continuità ge n e tic a e culcura le co mincia g ià a esse r di l uita. I nuov i ita li ani (m a anche molti tra qu elli d'antico ceppo, educaci a l ripudi o del razzismo per gli eccess i compi uti in suo nom e) saran n o portati a co n sider ars i p iù modestamente a bit ant i dell ' It a li a, anz ich é gli ered i di t roppo pesanti t radiz ion i e ambiz ioni, che erano del resto g ià sta te interrotle. L'8 se n e m b re 1943, co n la «morte della Patria» indi vidu ata e sofferta in De profundis da Salvatore Sa n a, " ha riawicinato la P en isola all a d efin izione di «es pr ess ion e geogra fi ca» per le i con iata da Metternic h . Conce no , d 'a l tra parte, n e mm e n o mo lto offe n sivo in bocca a un con serva tor e avverso ai principi, all ora rivoluzionari, di nazionalità.

Tuttavia d ell a culcura polit ica affe rm a ta da Mussolini non tulio è andato perduto . A live ll o di pensiero d e bol e, in un clim a me no passionale o addirinura di disaffezione, il nucl eo ce ntral e d e ll e idee intorno alle q u ali si racco lse il consenso di massa al sistema fascista è stato rag ion evo lmente fono proprio e applicato - vista la co n ven ie n za - dai s uo i avversa n.

Mussolini era n ato alla politi ca d a soc ia li st a in un periodo d'insensace, est remi sti ch e franure tra le aspi r azio ni al progresso socia le e la fedeltà ai valor i d i Dio e dell a Patria, imp oste d all a preva le nt e cultura pos iti vista e mater ialist a, più p icco lo borgh ese ch e operaia e ancor me no contad ina. All'internazional ismo socialista la Patria pareva strum ento della reazione borghese, che se ne serv iva per far ma ssacrare era loro i pro leta ri . Mussolini aveva asso rbit o e predicato da g iova n e-queste convinzioni:

« li prol e tariato non de ve più ve r sa re il s u o sa n g u e prezioso in o loca u sto a l Molo c h pa t riotti co . L a bandi era n az io n a le è pe r n o i uno str a ccio d a pi a nt a re n e l le tam e . Du e pa tri e so lo c i so no nel mondo: qu e ll a d eg li sfru tta ti e l'a ltra d e g li sfrutt a to ri » ."

Ma g ià n el 19 11 , come h a notato A.J a m es Grego r, c h e fu il prim o po lit o lo go am e ricano ad applicar s i se ri a m e n te n e ll o studio d e ll ' id eo lo g ia fascista (col sos t eg n o d e ll 'I s tituto di St ud i Int e rn az ionali dell ' Univ e rsit à di Be rkel ey, Califo rn ia ), Mu ss o lini ave va com in ciato a sta cca rsi d a ll a « te olog ia mar x is ta» affe rmando che «Ca rl o Mar x n o n è n e c essa ri o p e r il so ci a li s m o ». " Pochi anni dop o a vr e bb e pr es o le d istan ze a n c h e d a ll e posizioni antipatriotti c h e d e ll ' Inte rn az io n a le . N el prim o di scor so alla Cam era, il 21 g iu g no 1921 , d isse da fasc ist a a i vecc hi c omp ag ni:

«Neg hi a m o c h e es istano du e cla ss i, pe r c h é n e es isto n o mo lt e di più ; n eg hi amo c h e s i po ssa s pi ega re tu tta la s toria uma n a co l d e te rmini s mo e conomico. Neg hi a mo il vos tro inte rn az io n a li s m o, p e rch é è una me rce di lu ss o , c h e può esse re pra ti ca ta so lo nell e alte cla ss i, m entr e il po p o lo è dis p e rat a me nt e lega to a lla s ua terra nat iva» .

Il 24 m agg io 19 15 , nel giorno dell 'e n t ra ta in g u e rra , ave va sc ritto:

« N o n ma i co me in que sto mom e nt o no i abbi a mo sentito c h e la P at ri a es iste, eh 'ess a è un dato in so pprimibil e e fo rse inso r mo nt ab il e d e ll a cosc ie n za umana; non m a i, co me in qu es to co min c iam e n to d e lla g u e rra , noi abbi amo se ntit o c h e l'It ali a è una p erso n alità sto ri ca, v ive nte, co rporea, imm o rt a le» .1,11

E un mese d o p o :

« L a P a tri a è il te rre no duro e saldo, la cos tru zion e mi lle na ri a de ll a stirp e; l' int e rnazionali s mo e ra l' id eo log ia fra g ile c h e non p o teva reggere a l soffio della te mp es ta. Il sa ng ue h e viv ifi c a la Patr ia h a ucc iso l'Interna zion a le» ."

Il m at e ri ali smo m a r xis ta, s ub e n t rand o in It a li a a d ece nni di sfr en a to laic ismo lib e ral e dur ant e i qu ali le p ropr ietà e ccle sia sti ch e erano s tat e in go r da m e nt e sa cch egg iat e d a llo

St ato e - lo racco nta ben e Il Gattopa rdo - da sp e cul a to ri privati , aveva a s ua volta boll a to la reli gion e com e «o p p io d e i pop o li » . An ch e s u qu es to ve r sa nt e Mus solini sep p e sup e rar e i preg iu d izi an tireli g iosi co n d ivisi in g iove nt ù e app e n a p r ese la paro la in P a rlam e nt o, n el p rim o di scorso già citato , ri co n o bb e ch e

«la tradi zio n e lat ina e imp e ri ale di Rom a ogg i è r appr ese ntata d al ca 11 o li ces imo. Se, com e di ce va Momm se n ve nticinqu e o tr en ta anni fa , non si res t a a Roma sen za un ' id ea uni ve rsal e, io pe n so e affe rm o ch e l' uni ca id ea u n ive rs al e ch e ogg i es is ta a Ro m a, è qu e ll a ch e si irr a di a dal Vat icano».

È rim as to me mo rabil e il ri chiamo «Iddio mi ass ista nel condurr e a te rmin e vi11 o ri oso la mi a a rdua fati ca » p ro nunziato il 16 n ovembr e 1922 co nclud e ndo la pr ese nt az io n e d e l suo go ve rn o all a C am era p e r il vo to di fidu cia. Il ca rdin ale G aspa rri , ch e nel 1929 av re bb e firm a to co n Mu sso lini i Pani L atera n en si, se pp e cog li e rn e la no vit à: « D al 1870 non era m ai u sc ita dall a bo cca di un so lo so vran o o mini st ro ita lian o un a in vocaz ion e all a Di vin a P rovv id en za». "'

L e la ceraz ioni a p erte n ell ' anim o popolare d u ra nte il « biennio ro ss o» (19 19- 1920 ) d all ' ac uir si d eg li otto ce nt esc hi preg iudi zi antin az io nali e antireli gios i, ma anch e sull a sp inta imitativa d ell a ri vo lu zion e soviet ica, e la con seg u ent e reaz ion e d ell o sq u ad ri s mo fas ci sta var ca ron o la sogli a dell a gue r ra civil e . P e r il pe ri o d o d e ll o squ adri smo Mimm o F ra n zin e lli h a parl a to d i «g ue rr a civil e st risc ian t e», " con di verse ce ntin aia e, secon do valuta zioni go n fiate da inte nti p ro pagandistici, fo rse ad dirittura alcun e mi gli aia di morti p e r pa rt e .

La contrapp os izione tra fe d e e rag ion e, tradizi on e e prog res so conce pit a da ll'Illumini sm o av eva s pri gion a to co n la ri volu zio n e g iaco bina vio le nt e m o bilita zioni d'ene rg ia .

Co me tull e le idee na sce nti , o ri c up erate d o p o lun g hi , fe roci, fa z ios i co ntras ti , anch e la lo ro r ico mpo siz io n e nel ri con os cim ento èh e Dio e la P at ri a so n o b eni pop o la ri e ch e il

p rog r esso a ltro n o n è se n o n t rad izione c h e avanza ndo si ari u a lizz a , s i a rri cch isce dopo avere abbandonato i rami secc hi , doveva fatalm ente scate nare un nu ovo c icl o di viol enza po li t ica . Di quest e sepp ur manesch e ricomp os izion i il pop lo e la c ultura so n o stat i gra ti a Mu sso lini: n e uti liz zò la 14 ra titudine p er co n so lida r e il pot e re pr im a di provocare ultr e lacerazio ni co n le leggi razziali e prolun ga nd o inutili lim iri a lle lib e rt à, c h e e rano s tati del r es to praticati a n c h e d a i gove rni libera li e ini zia lm e nt e furon o accettat i come pro vviso r ie mi s ure d 'eme r ge nza impi egate da l r eg im e a sostegno del l' o rdin e.

A Mu ss o li ni , in quanto r ea lizzator e di un pens iero poliI ic o innovativo , spetta un posto di primo piano n e lla stor ia d e ll e id ee . Marx e E n gels, ge niali pensatori , co n cep irono il co munismo n e ll'Ott ocento , ma la tentata r ea li zz azione del ma r x is m o fu impresa successiva, nel Novec e nt o, d 'a ltri p erso nag g i dotati di spessore t e orico, c h e si ap pli caro no s u un co r po di dottrin e g ià formato: la tradu zio n e in potere poli1i c o è s tata compito di L e nin , Sta lin, Mao s ino a Palmiro ' log li att i, c h e r ese compa tibil e il mar x ismo in un quadro cli d e mocraz ia occid e nt a le. Il fasc is mo in vece, ra ccog liend o e u nifica ndo ge rmi s p ars i di pens iero , l ' h a s ia id ea to s ia poli1i ca me nr e realizzato Mu ss olini , lib eran d os i d a ll e fobie provo c at ri ci d ' inut ili spacca ture d a cui era appesa ntito il sociali s mo. L e rifinitur e di Giova nni G e ntil e, A lfr edo Rocco , già 1 o ri co d e l naziona lis mo , Corrado G ini, Car lo Cos tama g na , :i no A ri as, Sergio P a nun z io , Gioacchino Volpe, Antonino l' ,ig li aro "' e altri sono ven ut e quando il fascis mo era saldame nt e impiantato a l gove rn o con Mus so li ni , uscito da un a s to la del Partit o soc ialista_

Tra i pr im i pa ssi di un 'e mancipazion e de st inata a largo res p iro Farrell h a seg n a lato un articolo s ull '« Avanti 1» del 18 lu g lio 1912 dove Mu sso lini introdu ceva moti v i inu s ua li pe r le orecch ie soc ia liste :

« L'a nima reli giosa del partito h a ancora una volta lottaI co ntro il realistico prag m atis mo d e i s ind aca ti econo mi ci I... _I l'e te rn o confl i tt o tra id ea li s mo e uti litari s mo , tra fede e n c ess ità [. .. ] No i vog li a mo credere , dobb ia mo cre d ere che

l 'u m anit à abb ia bisogno di una fede. È la fede che muove le m ontagne pe r ché dà l'illusione ch e le montagne si nrnovano. L'i llusi one è forse l'unica realtà de ll a vita». "'

Intuizioni rafforzate nel febbraio del 1922 chiedendosi «Da che parte va il mondo?» e r ispondendo con riferimento a ll a nuova presenza fascista :

«Questo processo po litic o è affiancato da un processo filosofico: se è vero ch e l a materia è rimasta per un secolo sugli alt ar i , ogg i è lo spirito che ne prende il posto [ ... ] Quando si dice ch e Dio ritorna, s' int en de affe rm are che i va lor i de ll o sp iri to ritornano». 66

Erano le e res ie ant iur ili rariste e antimater ialiste di un nrnestro elementare, po i diplomato in lingue all 'Un iversità di Bologna, influenzato da N ietzsche sin da quando era sociali sta, che an1pliò le sue basi culturali continuando a legge r e lib ri lun go tutta la vita. Nell'estate del 1943, confinato da Badogli o a Ponza, ingannava il tempo t raducendo «in tedesco, a memoria, alc un e Odi Barbare d i Carducci». "' Quando, all a fine degli ann i Quaranta, i fratelli Sc ianti progettarono con Duili o Susmel, ch e ne fu lo scrupo loso curatore, di pubb licare nel loro Stab ilim ento Tipografico di San Casciano Val di Pesa i trentasei volum i (cui se ne agg iun sero altr i otto d'appendici) dell'Opera Omnia sembrò un atto di postumo omaggio destinato a consuma r si in perdita. Al contra ri o, si rivelò un affare : dalla prinrn edizione 195 1-1962 si arrivò co l su ccessivo ed it ore Giuseppe C iarrapico alla quinta per migli aia di cop ie sparse in biblioteche pubb li ch e e private an ch e ali' estero, quale strum ento necessario per comprendere aspetti imporranti nella cultura pol iti ca del Novecento. Lo stor ico austra li an o Richard J.B. Bosworth, tra i più acidi nel suo ant ifascismo (apre la biografia di Mussolini premettendo: «I lettori si accorgeranno - almeno speroch e lo gi udi co uno spaccone, un coda rd o e un fa llit o»), 68 nell'introduzione si è però posto q ues t e domande:

«D i quale politico europeo della p rim a m età del XX se-

co lo potre mm o dire con ce rt ezza che leggesse le opere filosofiche e lett era ri e dei co nna zionali , e invi asse poi agli a utor i m ess agg i di cr itic a o di plauso? C hi , in un periodo di p rofo nda crisi e nonostante l'evidente m a lesse re fis ico , tene va su ll a scrivania le opere d i Platon e le tt e e chiosate? Chi d ic hi arav a pubbl icame nt e di amare g li a lb e ri e chiedeva co n a n sia noti zie su ll 'e ntità dei d a nni ca u sa ti all 'a mbi e nt e da l m alte mpo ? Ch i, dopo esse re sa li to a l po te re , nel co rso d e ll e c hiacchi e re co n vivia li era affascinato d a ll'idea di ce rca re i propri pr edecessor i inte ll e ttu ali ? C hi disse d i a mmirare g li storic i contemporanei p e r la professionalità e per il rifiuto di inchin a rs i a ll a moda, e pre tese che la linea di condotta del s uo partito fosse: "S ii indu lge nt e co i professori"? hi se mbrò qua si se mpre disposto a co n cede re un ' int erv ista e , q u a ndo lo fece, fu p a rti cola rm ente co mpi aci uto d e ll a p ros p e tt iva d i dis c u te re delle idee politich e e fi losofich e? hi lasc iò oltre quarantaquattro vo lumi d i sc ritti? Chi affe rmò, in parte a ra g io n e, c h e le propri e m a ni non erano ma i st a te sporcat e dal denaro) Ch i era in g rado d i sost e n ere una co nve rsa zion e in tre li ngu e o ltre all a sua?». 69

Boswo rth h a ri tratto co n ciò un in te ll ett ual e, oltre c h e po litico, di d iscreto li ve ll o . P e rsino amb ie ntali sta an t e littem m. II principal e bi ografo, Ren zo D e F eli ce, sos t e nn e c h e q ua ndo Mu sso lini abba ndonò la dir ez io ne de ll ' «Avanti 1» (d a lui portato in un paio d'ann i da 37.000 copie a 70.000, o n punte sulle 100. 000) per corr e re l'avve ntura interv e ntisia co n il « Popo lo d ' Itali a», fece la sc elt a azzard ata , m a in p ros pettiva vi n ce n te, del partito della cultura . P e rché erano 11 favo re dell'entrata in g u e rra d'Annun zio , Marinetti e i fuI urist i, le più inn ova ti ve riviste, d a « L a Voce» di Giu seppe l're zzo lini a «L'Unità » d i G ae tano Sa lve mini e altri es pone nri dell'interventismo democratico, a « L ace rba» di Giov,i nni Papin i e Ardengo Soffic i al g iorn a le « L'id ea naz ionale» di Luigi Fed e r zo ni alle pubblica zio ni d e i sindacali sti rivo lu zio n a ri , il fi lo sofo G io va n n i Gentil e, G ug lielmo Marr ni , pe rsi no un gra nd e sc r ittore formatosi nella cultura ted es ca co m e Lui g i Pir a nd e llo e altre punte d e ll a più viva inrc lli ge nza dell'epoca.

Sui larg hi ed entusiastici, non se mpli cemente passivi, consens i ri scoss i dal fascismo ebbe t empo di r ifl errere in prig ione Antonio Gramsc i, cercando d i comp r ende re co me ma i turro un siste m a di partit i, ch e s'i llu deva d'essere amp iamente rapp rese ntativo , era stato spazzato via tra l'indifferenza e il plauso di gran parte d eg li italiani. Ne ll 'a ttribuire, con inte lli ge nte intuizion e inno va tiv a, un ruolo di p rim o piano all a cultura nella conquista del consenso e ne l controllo della soc ietà, Gramsc i sv ilu ppò tesi contra r ie a ll 'o rtodossia marxista, che considerava la cultur a semp li ce sovrast rurrur a asse rvita ai cet i dominanti e sos te n eva, su ll a base del mat e rialismo sto ri co, che il motore d ell e soc ie tà andasse individuato nello sv ilu ppo d ei rapport i d i produzione. Nella seconda metà del Novecento la rivelaz ione gra msciana su ll ' utilità po liti ca d'arrivare int en se relazion i con il mondo de ll a cu ltura fu app li cata con sis tema tic a accortezza e co n s ucce sso da Togliarri, ma riprendendo appunto uno s trum ento per il controllo ege moni co del la soc ie tà c he e ra stato meto dicamente utilizzato prima d al fascismo. Vedremo, in un ca pitolo a lui dedicato, come il ruol o di g rand e operatore cu ltu rale svol to da Giovanni Genti le in epoca fascista attraverso la ri forma d ell a sc u o la, l'Enc iclopedia

It ali ana, l 'organ iz zaz ione del sapere, l ' I stitu t o naziona le di cu l tura fascista, il rafforzamento della Scuo la Norma le di Pi sa, l' I st ituto italiano per il Medio e Estremo Or ien te (Ismeo) affidato a Giuseppe Tucci, l 'Istituto it ali ano di studi ger manici e così via sia stato ben co mpre so e consapevolmente prosegu ito d a s ini s tr a . Ma non vanno sorroval utate altre iniziative , come i Lirrori ali della C ultura promossi da Alessandro Pa vo lini, da cu i sono usc iti tanti po litici e int e ll err ua li dei più vari orientamenti (da Fanfani, che vi fu professore, a Tav iani, Moro, Vassalli, Fortin i, Giaime Pintor, Alicara, In grao, Tromb ador i, Pratolini ecc.).

Nel merrere a frurro la lez ione de l fasc ismo Tog li arr i non si è fermato lì. Si deve a questo lu cido esponente de ll a sin istra italian a l' inclu sione nel 1947 di un o de i più fortunati att i politici d i Benito Musso lini, la Conci li azione con la Chiesa, nella Costituzione de ll a Repubb lica, a ll 'a rti co lo 7, ch e vi ha recep ito i Parri Lateran ens i. Sulle prime non com -

pr es a da altri espon e nti de ll a sini stra e del la icismo , la d ec is io n e di Togliatti d 'appogg iare su que sto punto le richi es t e d e l mondo cattolico mirava a non rip e te r e e rrori compiuti d a soc ialisti e comunisti prima della rivoluzione fascista esas p e r a ndo conflitti reli g ios i che si sono poi ritorti contro di lo ro. Il deciso rifiuto di tornare a ferir e la se n s ibilità dei crede nti fu la pre messa p e r tenere aperto il dialogo con i catto li c i p e rs ino in tempi di scomuniche anticomuniste e propo rr e la politica del co m promesso storico. Ri g urg iti d 'aggres s ivo laici smo in Itali a ri apparvero n e l 2007, sessant'anni dopo, ma in ambi e nti politici marg in a li , me ntre le princ ipa li forze della s ini s tra ev itarono di ricadervi.

La s tess a accortezza d 'ev itare provocaz ioni rivelatesi dis,rstr ose in passato venne adottata da To g li atti s ul tema na1, io n a le , a lmeno n e i marg ini in cui g li fu poss ibile: l'impa cç io de ll ' intern azional is mo mar x ista ri e m e rse n e ll e complic it ir c o n il comuni s mo ju gos lavo , sino a che Tito non ruppe co n Mosca. Qui Togliatti incontrò ma gg iori difficoltà nella I asc co munista, p e rch é proprio sulla scelta nazionale si ·r,1110 ver ificati gli sco ntri più duri con i fasc isti, e cercò di pres e nt are l a svo lt a patriottica come ortodossamente ma r x is ta- len ini sta parlando a i quadri d e ll 'o rga ni zzaz ione ro mun ista napoletan a l' I I apri le 1944:

« Quando noi difendiamo gli interessi d e ll a nazione [. ..] s inmo n e lla lin ea e d e ll a dottr ina e delle tradi zioni di Marx l' d En g els , i quali m a i rinnegarono g li interess i della lo ro ,rn zio n e [ .. .] siamo n e lla lin ea del g rand e L e nin , il qual e afk rmava di sentire in sé l' orgog lio del ru sso [. .. ] siamo n e ll a line a d el p e n siero e d e ll 'az ion e di Stalin ». "

Ma anche il richiamo demagogico a Sta lin , grad ito al fa11111 is mo filosovietico d e ll a base comunista, c he a quei tempi so s p irava «Ha da venì Baffone!», nel fondo conteneva ve11t 11 u re di tipo fasc is ta. L'ha sostenuto con un ra g ionamento , nsì art icolato Gregor:

« L' Italia fu tra i primi paesi sottosvi lupp a ti del ve nte s i1110 se co lo ad esse r e scossa da un m ov im e nto di rivolta na-

zionale. I suoi avversari dichiarati erano le nazioni della terra più favorite o "plutocratiche". Il Fascismo fu il primo rappresentante di quelle rivoluzioni che vengono oggi c hiamate "rivo luzioni progressiste". L'Unione Sovietica, circa nello stesso periodo, assunse un aspetto simile . Le caratteristich e int ernazionalist e, lib ertarie, distributive e democratiche del marxismo classico vennero rapidamente tra sformate in caratteristiche nazionaliste, autoritarie, produttivistiche ed eliti ste di un fascismo inco e r ente e in cong ru ente : di ciò che correntemente oggi si definisce stalinismo. Le principali vittime delle purghe di Stalin erano esponenti della soc ialdemocra zia e del bolscevismo, esponenti, cioè, degli stess i elementi politici che vennero eliminati nell'Italia fascista». "

Beninteso, tra Italia fascista e Unione Sovietica l'entità delle eliminazioni praticate resta imparagonabile. Ma è vero ch e per sostenere lo straordina rio imp egno co ll ett ivo della «Grande guerra patriottica» Stalin dovette operare una conversione di tipo vagamente «fascista», uscendo dagli schemi dell'internazionalismo socialista per ricuperare i sentiment i patriottici dal fondo della Madre Russia e persino - in funzione patriottica - spumi di tolleranza religiosa. Milovan Gilas, che divenne il più noto tra i dissidenti jugoslavi, inviato durante la g uerra da Tito in visita a Mosca, si meravigliò di veder campegg iare nello studio di Stalin i ritratti dei generali zaristi Kutuzov e Suvorov e di sentir usare da Stalin il termine Russia e non Unione Sovietica." Le revisioni introdotte da Mussolini erano fondate su esigenze reali.

Giorgio Amendola h a ricordato che «ci fu una accesa battaglia nel partito per fare accettare sotto la bandiera rossa la strisciolina bianca, rossa e ve rd e», " così confermando anche attraverso il distintivo che il «partito nuovo», come To gliatti tornò a spiegare a Roma nel settembre del 1944, doveva

«esse re un partito nazionale italiano, cioè un partito che ponga e risolva il problema del!' emancipaz ion e del lavoro nel quadro della nostra vita e lib ertà nazionale, facendo proprie tutte ·le tradizioni progressive della nazione».' "

Un linguaggio che oggi appare del tutto normale, ma allo ra fu di rottura rispetto alle proteste contro l'enormità dei sac r ifi ci imposti dalla Prima grande guerra, che nel 1919-20 uve vano spinto i socialisti a immedesimarsi con i disertori e fl in s ultare i mutilati, i decorati al va lore, gli ufficiali in divisa così provocando le reazioni da cui sorse il fascismo. Ano ra Tog li atti, giunto a rivendicare la nazione quale «patrimo nio delle masse» , si adoperò - l'ha opportunamente rico rdato il generale Carlo Jean - per fare approvare anche l' a rtico lo 52 della Costituzione che proclama (riprendendo pe ra ltro un'espressione g ià usata nella Costituzione dell'Un io n e Sovietica) «La difesa della Patria è sacro dovere dei itta dini»; e sostenne l'ut ilit à dell'esercito di leva nella convinz ione, tra l'altro, che forze armate tratte con la coscrizio ne generale obbligatoria dal Paese, quindi formate da g io van i di tutte le opinion i polit iche (compresi i comun isti), sa re bbero state meno esposte a tentazioni go lpi ste. " Né questi sono i soli elementi di continuità del nuovo asse tto politico-istituziona le con le principali intuizioni del fasc ismo. Se la storia d'Italia nel Novecento ha due ben marm i punti di frattura nelle date del 28 ottobre 1922, con la ma rc ia su Roma e l 'awento del fascismo , e del 25 apri le 1945, con la Liberazione, al di sopra e al di sotto di queste dra mmatiche cesure si sono svo lti processi unitari. Tra le inn vaz ioni portate dal fascismo e influenzate dalla persona1ità di Mussolini vanno considerate la st ruttura organizzativn, la militanza, le sezioni, le tecniche di mobilitazione, com u n icazione , propaganda del moderno partito di massa. Ha osse rvato lo storico cattolico progressista Pietro Scoppo la:

«Il fascismo era stato un regime di massa: aveva suscitato un consenso, non certo affidato alla "libera gara", ma ,·s res o ; per mobilitare il consenso si era servito d i strumen1 i n uo vi. La democrazia che rinasceva in Italia doveva miMir a rs i con questa realtà. So lo grandi movimenti popolari, p r fo ndamente radicati nel paese e nelle diverse cu lture po po lari, potevano assumere l 'ered ità del fascismo» ."'

C o nstatazione anticipata a sinistra da Aldo Schiavone :

«È su ccesso co me se la mobilita zione aut o rit a ri a e " d all 'alto" d e ll e ma sse, ind otta dal fasc ismo - ch e aveva portato per la prima vo lt a a un a diffu sion e moleco lare de ll a poli t ica ne l tess uto profondo d ell a società, o ltr e i confini riso rgim e ntali e g io!itti ani , e anc h e al d i là d i q uel che erano s ta ti in g ra do di fa re gli stessi p artiti opera i - avesse tr asmesso, per via di misteriosi e ininterroni ca nali , l'e red it à del suo passaggio all ' It alia repubb li cana» ."

E da Sil vio Lan aro per il qual e

« in qualc h e m odo i gra ndi p art iti popo la ri , n o n pote ndo n é vo le ndo rit orna re ai ritu ali della politi ca di élit e, so no cost rell i a muo ve rsi nell'a lveo d ell a m acc hin a messa a punto d al Pnf [Part ito n azio n ale fascista], e ciò pe r la mera ragion e ch e è stato il fascismo a ina ug urare in It ali a la po liti ca di massa, a decli n a rn e alcu n e regole fi sse e a esp lorarne le p rin c ipal i p oss ib ilit à» ."

Ti pici process i d ' un a s tag ion e contrasseg n ata an cora da grandi a pp ass io nament i p olit ici, ch e potrebbe essers i sp ent a co n la Prim a Repubblica , co n la cr isi delle ideologie, col tramont o de ll e fedi laiche n ei p artiti , cioè co i ripi egam enti che h anno fa110 seg uito alla caduta d e lm di Be rlino , all a scompar sa de ll ' URSS e del Pci, e su un alt ro versante all o sv uotame nt o d e ll e formazion i mod era te, del eg inimat e dal congiunto anacco giudizi ar io e massmediatico d i 1à n ge ntopoli.

Nel Pa rti to socia li sta il proce sso di rev is ione aw iato cultura lm e nt e da Gramsci e compiuto politi came nt e da Togli an i n e ll 'imm edi a to seco nd o dopo gue r ra s i svo lse qualch e dece nni o dopo con l 'es trosa g uida di Be nin o Crax i, a pp assio n ato di cimel i ga rib a ldini e patro c in ato re in s ie me all o sto ri co Ar du in o Agne lli , ch e f u se natore e sindaco soc ialist a d i Tri es t e, di un «soc iali smo tricol o re». " Craxi ri calcò le or me di Mu sso lini anche rea li zzando u n nuo vo Conco rd ato co n la C hi esa.

Le posizion i antina zion ali e ant ireligiose del pr im o Novecento contro c ui reagì il fascismo sono sta te ab b andonate o se n sibilmen·te mod erate ne lla seconda m età de l secolo,

dura nt e la qua le è stata a n che minore la press ione d e i va lori nazional i e re li g ios i s u ll a socie tà. La P atr ia non ha p iù ric hiesto gra ndi sac rifici ed è costato quindi m eno r ispettarne i sim bo li; m ent re il lu n go governo d e ll a Democraz ia Cris tia n a è paradossalmente co i nc iso con un a p e riodo di gradua le sc r ist ia ni zzazio n e de ll a socie tà. Approvate le leggi a fav ore d e l di vo r zio, de ll 'aborto, e senza g uerre, s ui tem i di Dio e de ll a Patria sono ve nuti a man care i prin c ipa li motivi d i co ntra s to. Ma la sa ld at u ra a n zic h é il conflitto tra obiettivi d i mi g li oramento nel tenore di v it a de ll e ma sse da una p a rt e, e da ll 'a ltra il r ispetto de i valori na ziona li e d e ll a pace rel ig iosa, c ioè tra le principali pass ioni id ea li affid ate a ll a p o liti ca e di c ui il popolo è depositario, fu un a novi tà sco nvo lge nt e quando l'introdusse im po n endo la Musso lini. Risc h iamo d i dim e ntic a rl o d opo la b ana li zzaz ione di ta le sa ldat ur a, cu i si è ded icato con tanta d ili ge n za e successo n e i p rim i a nni Du e mila , r iu scendo persino a far bo rb ottare l'inno cli Mameli a i giocato ri della sq u adra na zio nal e d i calc io , il P r es ide nt e de ll a R ep ubblic a C a rl o Azegl io C iampi , u ltimo c re de de ll ' int e rve ntismo democratico e ri spettoso am ico la ico di papa Wo jtyla. Se nel nuo vo mi ll en nio espress ion i p la tea lm e nt e offensive d e i se ntim enti n az ionali e rel ig ios ip u r ri emerge n do - rimangono m arg in a li , iso la t e, e a Rom a il s in daco di sin istra Wa l te r Ve ltroni per i fu n era li dei ca du1i italiani a Nass iri ya h a potuto raccomandare a ll a c itt a din a nza d'esporre i trico lori a n zic h é le bandiere irid ate d e i pac ifisti, lo si d eve in gran parte all a decisa azio n e di rotturn a suo tempo co nd o tta da Benito Mus so lini e a lla lez ione c h e propr io i s uoi più d ec isi avversa ri n e h anno ri cavato.

A n che n e l p iù vas to ca m po del pens iero il m a te riali s m o, p ur a t t raversan do un pe ri odo di n otevole fioritura culturale , no n h a r ipreso l'agg r ess iva presunzion e d 'a l tr i te m p i. Ai p iù il m ate ri a li s mo o r a pa re in comp leto , più povero di var ia nt i, com e c hi ave per la compren sione del rea le e guida ne i co mp ortamenti; m e ntr e lo sp iri tua lismo sembra accresce re il va lore anc h e de ll a materia agg iun gendov i da a ltre d im e n s ion i, d a profondità forse solo sog n a te, m a cl i cui p iac e imm ag in a re l'es iste n za, q u alco sa che man cava.

No n osta nt e le ri co r r e nti p o le mich e s ui cost i de ll a po li t i-

ca e i privilegi dei parlamentari (però tutte interne e non alternative alla logica democratica), non resta quasi nulla, invece, della componente di pensiero antidemocratico e antiparlamentare che all'inizio del secolo scorso ebbe un ruolo culturale importante, col liberalconservatore Gaetano Mosca, con Vilfredo Pareto, Georges Sorel, Roberto Michels, Gusrave Le Bon, col Thomas Mann del 1918 ancora visceralmente antidemocratico che protestava:

«lo non voglio il gran trafficare dei parlamenti e dei partiti che finisce con l'appestare di politica tutta la vita nazionale. [. .. ] Io voglio concretezza, ordine e dignità. Se questo è filisteismo, voglio essere filisteo. Se questo si chiama esser tedesco, allora, la Dio mercé, voglio esser chiamato tedesco anche se in Germania oggi non è un onore. [ ... ] Essere conservatore significa volere che la Germania rimanga tedesca, proprio quello che non vuole la democrazia». '°

E, sul versante della sinistra, coi sindacalisti rivoluzionari Angelo Oliviero Olivetti, Sergio Panunzio, ma anche coi marxisti ortodossi sempre pronti a ripetere quanto recita il Manifesto: «Il potere politico dello Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese». Proprio gli empiti di rivolta della sinistra socialista contro il «cretinismo» o l' opportunismo parlamentare si sono trasmessi nella visione politica del primo fascismo, più degli elementi di critica conservatrice soprawenuti attraverso la cultura dei nazionalisti. Converrà ricordare che Lenin, pur avendo constatato nel gennaio del 1918 la caduta delle illusioni «sulle forme ingannatrici del parlamentarismo democratico-borghese» e ribadito che

«le classi lavoratrici hanno dovuto persuadersi, sulla base dell'esperienza, che il vecchio parlamentarismo borghese ha fatto il suo tempo, che esso è assolutamente incompatibile con l'obiettivo dell'anuazione del socialismo», "

ebbe poi a ·polemizzare ne I.: estremismo, malattia infantile

de l comunismo contro il ri fiuto dei co muni sti «d i sini stra» te deschi e olandesi p e rsino di partecipare a i parlamenti b org hesi , riconoscendone peraltro i moti v i:

«Nel l'E uropa occidentale e in America il parlamento è ' d iventato particolarmente od io so ai rivoluzionari avanzat i d el la classe operaia. Questo è incontestabi le. Ed è b e n comp re nsibile, perché è difficile imm aginare cosa più ignob il e, v il e , perfida del conteg n o della schiacciante maggioranza de i deputati soc ial ist i e socia ldem ocrat ici nel parlamento durante e dopo la guerra. Tuttavia sarebbe non tanto irrag io nevole, ma addirittura criminale cede re a un simile sent im e nto nel decidere come si debba lotta r e contro questo ma le riconosciuto da rutti». "

In Italia le posi zioni estre me contro l'opportun ismo pa rla m e ntare furon o assunte, come ricordava in quel resto a n c he Lenin, da A m adeo Bordiga, an im atore n el 1920 della p ubblicazione «Soviet», che un anno prima d e Ua scissione da cui sa rebbe sorto il Partito comunista d'Italia nella restata g ià recava l' indicazione: «O rgano della frazione comunis ta astension ista del PSI». Ne llo stesso periodo i g iovani soia listi d'estrema sinistra ini ziavano una campagn a con la pa rola d'ordine: «Compagn i deputat i, via dal Parlamento!». Po té ricordarla l' anno dopo il giovane intellettuale abruzzese Seco ndino Tranquilli (p iù noto in seg uito firmando s i Ig na zio Silane), che era stato eletto a ll a direzione di «Avang u a rdi a»: « Dop o la baldoria e lettora le il nostro g iorn a le iniziò una forte prop ag anda antiparlamentar e co mb atte nd o c o n accan im ento ogn i residuo democratico nell a mente dei g iovani .. ». L o storico del Pci Paolo Sp r iana ha ria ss unto:

« La carica antid emocratica del gr up po bordighiano si sa lda con l'aspir azione rivoluzionaria di quest i g iovani , c h e s pess o sono giovaniss imi , operai, impiegati, stude nti , tutti es pr essi da un amb ie nt e popolare».

E ne h a citat i un buon numero di destinati a passare al la sto ri a del comunismo italiano, tra cui il romano Edoardo

D'Onofrio, il triestino Vittorio Vidali, il bo log nese Giuseppe D ozza, Lui g i Lon go, Pi e tro Secchia , Giuseppe Berti , Mauro Scocc im a rro , Antonio Ro as io . Uno di loro, Lui gi Ama d esi, ricorderà in una tes tim on ianza racco lt a tanti anni dopo da Felice Chil anti: «N oi g u ar d avamo al parlamento co me ad una esp ress ione ma rcia della corruz ione borghese. La sola via ch e avevamo d inan zi era l'a zione r ivo lu zionari a». Con l'obiettivo d ell a ditt at ura del pro le tariato. " È ev id ente la diffusione, non solo in ambienti fascis ti , d'umo ri ant iparlame nt ari, di cui og gi, dop o la fin e dei tota lit a ri sm i e l' es pansione planetaria de ll a democrazia cap it alist a, cog li amo meno la trascorsa ampiezza e le co n seg ue n ze.

L' es ito della Seconda gue rra mondiale e poi quello de ll a g ue rra fr edda h a spazza to via - a spese di chi vi h a credutole errate convinz ion i secon do cui le democrazie sa rebbero s truttur a lmente debo li e imb elli . Restano tuttavia degli int e r rogativi da ch iar ire : qual i care n ze nei sistemi d emocratic i, o lib eralcapit a li sti , ha nn o permesso che al loro posto si affe rm assero, ci rcondati alme no ini zialm e nt e d a tanti entu s iasm i, i fascism i e i co muni smi ?"' G iacc h é tutto può esse re mi gli o rato, la risposta può ancora esse re uti le. Ri affiorano a tratti le prospettive d ' un a «terza via» tra cap italismo e soc iali smo. Sull ' int e resse susc itato dalle innova zioni tent a te dal fasc ismo in tal senso rim ane tra i documenti su cui m ed it are l'E nciclica socia le Quadragesimo Anno di pap a Pio XI, che nel 193 1 valut ò in cinqu e punti (da l 92 al 96) la so lu zione co rporativa sper im entata allora in Italia:

«92. Recentement e, come tutti san n o, venne iniziata una s p ec iale o rga ni zzaz io n e s ind acale e corporativa, la quale , data la mat e ri a di questa Nostra Lett e ra enciclica , richiede da No i qualche ce nno e anc h e qualch e opportu n a cons id eraz i one».

I p un t i success ivi so no d esc ritti vi, s in o al 96 nel quale furo n o esp r ess i app rezzam ent i:

«(Bas ta poca rifl ess ion e per vedere i vantagg i dell'ordì -

na mento per quanto sommariamente indicato; la pacifica co llaborazione delle classi, la repressione delle organizzazio ni e dei conat i soc iali sti, l 'azione moderatrice di una speciale magistratura)»

s ia pure bilanciati, anche per non venir meno all a trad iziona le prudenza de ll a Ch iesa, da ri serve non esp resse d irettame nte , ma riferite come timori raccolti da altre font i:

« Per non trascurare nulla in argo m ento di tanta importa nza [. .. ] dobbiamo pur dire che ved iam o non mancare ch i te me che lo Stato si sostitu isca all e lib ere att ività invece di limitarsi all a necessaria e sufficiente assistenza ed aiuto, ch e il nuovo ord in amento sind acale e corporativo abb ia caratre re eccessivamente burocratico e polit ico , e che , nonostante g li accennati vantaggi general i, possa serv ir e a pa r tico lari intenti politici pi utt osto che all 'awiamento ed inizio di u n mig li ore assetto socia le» .

Sono stati nel frattempo cance ll at i da ll a stor ia tanto il co rporativismo fascista, d i cui giustamente la Ch iesa reg is rra va il mancato rad icamento da l basso, quanto i modelli d i pianificazione soviet ica. Ma appena si sono ri aperti i me rcat i il sistema produttivo ita li ano vi è rientrato senza di fficoltà, anz i con successo, tanto da poter presto vantare ad dirittura un «m iraco lo econom ico». Ne l nuovo campo d i ga ra tra i popo li , ancor più dell'Italia s ' affermarono rispettiv amente a l terzo e a l secondo posto subito dopo gl i Stat i Un it i nella classifica mondiale de ll e potenze produtt ive la e rmania lib era e il G iappone , nostri all eati nella g u erra pe rduta «del sang ue contro l'oro» . L'esper im ento di terza v ia co rp orat iva o comunque impostata s ul primato degli b ie ttivi nazionali, com unit ari, fu superfic iale, ma non d e fo rmante, e lasciò dopo di sé le premesse d i un'economia co mpetit iva. Tutti i Paesi sottopost i all e fa ll imentari sperime nta zioni d i t i po sovietico, compresa la Germania Es t , ha nno invece in co nt rato ser ie difficoltà nel confronto co l me rcato aperto . È qu ind i improprio parlare a n cora d'una « te r za via», perché i modelli di derivazione mar x ista so no

D'Onofrio, il triestino Vittorio Vidali, il bo lognese G iu seppe Dozza, Luigi Longo, Pi e tro Secchia, Giuseppe Beni, Mauro Scoccimarro, Antonio Roasio. Uno di lo ro, Luigi Anrndesi, ricorderà in un a testimonianza raccolta tanti anni dopo da Felice Chilanti: «Noi gua rd avamo al parlamento come ad una esp ress ione marcia della co rru zio n e borg h ese. La sola via che avevan10 dinanzi era l'azione rivoluzionaria». Con l'obiettivo della dittatura del proletariato. " È evident e la diffusione, non solo in am bi ent i fascisti, d'umori ant ip a rlam enta ri , di cui oggi, dopo la fine dei totalitarismi e l'espans ion e planetaria della democra zia cap it ali sta, cogliamo meno la tras co rsa ampiezza e le conseguenze.

L' es ito della Seconda guerra mondiale e poi quello della guerra fredda ha spazzato via - a spese di chi vi ha cred utole errate convinz ioni secon do cui le d e mocrazie sa rebbero struttu ra lm ente deboli e imb elli . Res tano tuttavia degli interrog ativi da chiarire: quali carenze nei sistem i democratici, o lib era lcapitalisti , hanno perm esso che a l loro posto s i affermassero, cir condati almeno inizialm ente da tanti ent u siasmi, i fas cismi e i comunismi? '" Giacché tutto può esse re migliorato , la risposta può ancora esse re utile. Riaffiorano a tratti le prospettive d'una «terza via» tra capitalismo e soc ial ismo. Sull ' int eresse susc itat o dalle innovazioni tentate dal fascismo in tal senso rimane tra i documenti su cui meditare l'Enciclica soc ial e Quadragesimo Anno di papa Pio XI, che nel 1931 valutò in cinqu e punti (dal 92 al 96) la soluzione corporativa sper im entata allora in Italia:

«92 . Recentemente, come tutti sanno, venne ini ziata una spec iale organ izzazion e s ind acale e corporativa, la quale , data la mat e ria di questa Nostra Lettera enciclica, richiede da Noi qualche cenno e anche qualch e opport un a cons id er azio n e» .

I punti su ccess ivi sono descrittivi , sin o al 96 nel quale furono esp ress i apprezzamenti:

«( Basta poca riflessione per vedere i vanta gg i dell'ordì-

name nt o per quanto sommar iam e nt e indi cato; la pacifica co llaborazione delle classi, la r epressione delle organizzazioni e dei conati soc ial ist i, l 'az ione m oderat ri ce di una spec ia le ma g istratura )»

sia pure bilanciati, anche per non venir meno a ll a tradizion a le prudenza della Chiesa, da riserve non e spresse direttame nte , ma rifer it e com e timor i raccolti da altre fonti:

«Per non trascurare nulla in argomento di tanta imp o rta n za [ ... ] dobbiamo pur dire che vediamo non mancar e chi te rne c h e lo Stato s i sost itui sca alle lib e r e att ivit à invec e di lim it arsi a lla necessaria e s uffi c iente assistenza ed aiuto, che il nuovo ord inam ento sindaca le e corpora tiv o abb ia caratte re eccessivamente burocra tic o e pol iti co , e che, nono stante g li accennat i vantaggi general i, possa servire a particolari intenti politici p iutt osto che all'avviamento ed inizio di u n migliore assetto soc ia le» .

Sono stat i n e l frattempo cancellati da ll a stor ia tanto il co rporativismo fasc ista, di cui giustamente la Ch iesa regist rav a il mancato radicamento dal basso, quanto i modelli d i pianificazione sovietica. Ma appena si sono ri ape rt i i me rc at i il sistema produttivo itali ano vi è rientrato senza d ifficoltà, anzi con successo, tan to da pote r presto vantare a d d irittura un «miracolo eco nomico». Nel nuovo campo di ga ra tra i popoli, a n co r più dell'Italia s'affermaro no ri spetti va mente a l terzo e a l secondo posto subito dopo g li Stati

Un iti n e lla cla ssifica mondiale delle potenze produttive la ,c rmania li bera e il Giappone, nostri a ll eat i nella g u erra per duta «del sa n gue co ntro l'oro». L'esperimento di terza v ia c orpora ti va o co munqu e impo stata su l primato degli b ie ttivi nazion a li , comunitari, fu superfic ial e, ma n on d e fo rmant e, e la sc iò dopo di sé le prem esse di un 'econom ia co mp e titiva. Tutti i Paesi sottopost i a ll e fa llim entar i sperime nt a zion i di tipo sov ietico , compresa la German ia Est , h a nno in vece incontrato serie difficoltà nel confron to col m re ato ape rto. È quindi improprio pa rl are ancora d ' una « tc rza v ia», perché i modelli di deri vazione marxista sono

diventati improponibili. Mentre l'idea d'un necessario primato della politica sul!' eco n om ia, co n cor re tti vi sugger iti da princ ipi e tic i, comunitari, social i , nazionali all'impero assol uto del mercato non ha perso, ma h a anzi visto crescere i motivi della su a attualità. Il pere n ne con flitt o del san gue contro l'oro non ci vede pi ù imp eg n at i dalla parte dei popoli poveri contro le plutocrazie ang losasson i, che abbiamo raggiunte e in parte add iri ttura superare nei li ve lli di benessere. Non esport iamo più braccia e miseria: al contrario, invidi at i per il n ostro paradiso consumist ico , imporriamo i bisognosi dai Paesi a economia arretrata . Ma, in forma aggiornata, rivendicare il primato del sangue, dei valori umani, pratici e mo ra li , contro l' oro, contro la tirannia dei valori monetari, " oggi è un 'esigenza ancor p iù a ttu ale, ch e p uò e deve comb inars i con ob iett ivi di difesa delle democraz ie nazionali (o continentali , co me l'Uni one Europea co n la su a va lut a competitiva rispetto al do ll aro) da ll 'espropr ia zio n e dei poter i popolari da parte dei poteri finanziari: d'una finanza apo lid e, glob ale e irresponsab il e, nel duplice senso ch e non è più tenuta a rispondere ad alc una s up er iore a utorit à politica, ma anche ch e, n e ll 'apparentement e irr efrena bil e espans ione della s ua vit al it à, non h a la capacità d'ordinare col mercato il genere umano negli incalzanti processi di globa li zzazione. "'

PER UNA STORIA DELLA TRUCULENZA

Ne i gi ur ame nti

No n es iste a lt ro mov i mento po litico c h e n e l Novecento abb ia così ostentato un preciso e t rag ico patto d i sangue con i suo i aderenti. Ricordo ancora a memor ia, pe r l'emoz ion e c h e ne prov avo leggendo la di e tro a ll a tessera da balilla e prendendola forse troppo sul ser io rispetto a ll a c o mm e dia che rappre se ntò per tanti a l tri, la formu la del g iur ame nto : «Ne l nom e di Dio e d e ll ' Itali a g iuro di eseg ui r e g l i ordini del Duc e e di servire con tutt e le mie forze e se è n ecessa rio col mio sa n gue la causa de ll a Rivo l uzion e fasc ista».

Il significato è ineq ui vocab il e : tutt e le mie /orze, il mio san gue, ciò che il fasc is mo ch iedeva a tutti g li iscritti , compresi i bambin i, era d'essere pronti a morire pe r la causa de lla Rivoluzione affidata a ll a g u ida del Duce, ma evocandone quali g aranti e d es tin a tarie le imp eg n a ti ve pre se n ze g iu stificatrici d i Di o e de ll ' Italia. Il ra gazzo che il 28 ottobre, g io rno de ll a leva fascista, e ra c hi amato a pronunz iare questo g iuramento pot eva sent i re esalt ata da ll a gravità dell 'imp eg no - un imp eg no da adulto - la propr ia importanza.

All 'este t ica del fascismo è sta t a imput ata - come lug u bre incli na zione a l cattivo g u sto - la trucu le nt a in sistenza con cu i utili zzò l ' imma g in e d e ll a morte per improntare can zo ni ,

gag li ar de tti , di vise , rituali. Umb e rt o Eco h a a ddirittura indi ca to nel cult o del l a mort e, an cor più ch e n o n n ella violen za pr a ti cata anch e d a altri mo vim e nti , la «co m po n ente d all a qu ale è ri co no scibi le il fas ci sm o allo s ta to p uro . Nessun mo vim e nto p olitico e id eologico», agg iun geva,

«s i è m a i così dec isa m ent e id enti fica to co n la n ecro fil ia ele tt a a ritual e e a rag io n di vita. Molta ge nt e mu o re p e r le prop rie id ee, m ol t a altra gente fa m o rire g li altri , pe r id ea li o p e r in te r esse, ma quando la mort e n on vien e con sid e rat a un m ezzo p e r ott e ner e qualcos'a ltro b e n sì un va lo re in sé, all ora a bbi amo il germe del fa sc ismo e d o vre mo chi amare fasc ismo ciò ch e s i fa age nte d i qu es t a p rom oz ion e . Di co la m o rt e co me valor e d a affe rmare p e r se s tesso . No n di co la mo rt e pe r cui vive il fi lo sofo , il qu ale sa ch e s u ll o sfo nd o di qu es ta n ecess it à, e tramite la su a acce tt az ione, p re n do n o se n so g li altr i valor i; n o n dico la m o rt e d e ll ' uomo di fede, il qu a le no n rinn ega la propri a mo rtal it à e la g iu dica p rovv id enz iale e b e n e fi ca p e r ch é a ttravers o di essa a rr ive rà a un 'a lt ra vita. Di co la m o rt e sentit a co m e " ur gente" p er ch é è gio ia, ve rit à , giu s ti zia, purific az ion e , o rgog li o, sia ch e essa ve n ga d at a ad alt r i sia ch e ven ga rea lizza t a s u d i sé» .'

Ne ll a stessa lin ea int e rpret at iva si è co ll oca to Lui gi G an apini in un ge n e ro so , anch e se non sempre riu sc ito , prop os ito di co mpr end e re la mentali tà d ell e ulti me cami cie n e re:

«I simbo li fun e re i , le in seg n e di mort e, la sce n og rafi a te t ra : so n o ele m enti ch e p e r la Re pubbli ca soc iale ita lian a seg n a n o in mo do q u as i ossess ivo l ' in,m ag in e co rr en te e la pe rcez io n e d e tt at a d al comun e se n so sto rico». '

E co nclu deva il capitolo intro d u tt ivo co n un sovracca r ico di tr ist ezza:

«Il seg n o d el lutt o, il segno d ell a morte, l' in seg n a di u n' id eo log ia eve rsiva e ni chil is ta sono di ve n ta ti un a cosa di ve rsa d a qu e ll a ch e se mbra all o sg u ar d o in ge nu o e dir e tto. So n o di ve nt a ti . l' o mbra, la notte se n za lu ce, es press ion e

dello smarrime nt o e de lla so litudine: di essa i protago ni st i della storia de ll a Repubblica si sono purtuttavia ammantati per dire c iascuno una sua ver ità. Su c ui è tempo di fa r lu ce. Facc iamo li uscire dalla te n ebra in cui è fac il e mimetizzarsi anc h e se n za co l pa; facc ia moli u sc ire d all'om b r a in cu i è comodo m antene rli perc h é può ev itar ci di guarda rli in viso. Portiamo a ll a lu ce caratter i e temi c h e non sono estra n ei a ll a stor ia d'Italia; portiamo alla lu ce anc h e le n ostre responsab ilit à in tanti sil e n zi; e le connivenze c h e, attraverso mediazioni co mpl esse, una parte non piccola della soc ie t à ita li a na h a pur co nc esso a queste ideolog ie e a qu esta cu ltura non pe r vent i m es i m a per quasi un seco lo ». '

An a log h e osservazion i erano state proposte anni prima da Er ic h Fromm, il quale sosten n e che il sacrificio co m e fin e in sé

«non è che la sup re m a esp ressio n e di quello a cui mira il fascismo in tutt e le sue ram ifi cazio ni: l'annullamento dell'io individua le e la sua totale sotto mi ssio ne a un p otere s up er iore . È la perversione del vero sacrifici o».'

Accanto a semp lifi cazioni e forzature polemiche (Fromm e ra un ebreo tedesco, c h e sc ri veva - comprensibilmente r ise ntito - da esu le n egli Stat i Uniti durante la guerra) v i so n o in q u este notazioni d e i s ia pur contraddittori elementi di ver ità da approfon dire, m a cogliendo, accanto a c iò c h e può a pparire e forse realmente fu singolare e specifico nel fascis mo, so tt o un profi lo es iste n ziale oltre che estet ico, anc h e c iò c h e d'universale - ed epoca le - seppe espr im ere in quel così ins istito richiamo all a morte.

J; imm edes im azione se non proprio l'annu ll amento dell'io individuale ne ll a com unità n az ion a le e la sottom issione a pote r i supe ri o r i sono stati richiesti e ottenuti per miglia ia d'anni da ogn i genere di culti e poteri, rip resentandos i come un do vere nelle religion i civili ge rmin a te dall a seco la ri zzazione: lib e ralismo, democrazia, patr iotti smo, etica mazziniana, soc iali smo, anarch ismo, com uni smo hann o cont inu ato a chied e re e g lor ifi care att i di dedizione sacrificale. No n può esse r e

co nsid erato un ca rattere del solo fascismo, c h e anz i v i incluse vistose manifes ta zioni ridancian e di menefreghismo: un anticonvenzionale Me ne frego. 1 era ricamato accant o a u n teschi o su i gag li a rd e tti; e il legio n a ri o sfidava la mentalità borgh ese di legge e ordine cantando «Ce ne fregammo un dì de ll a ga lera/ ce n e fr eg an1mo d ella brutta m orte/ per preparare questa geme forte/ c hi se ne fr ega adesso di mor ir. .. » . Può cond urr e ve rso un campo interessante di rifless io ni la più matura Anatomia della distruttività umana, in cu i Fromm, a oltre un quarto di secolo d all a fine dei fasc ism i e dalla sc hi acc ia nt e vittoria delle d e mo craz ie, lamentava che « la n ec rofilia , l'attrazione per ciò che è morto , putrescente, se n za vita, p uram ente meccanico , sta a um e ntand o in tutta la no s tra soc ie tà industriale cibernetica». ' E indi cava preocc u pant i cont inuit à tra atteggiamenti fascisti, o addi r ittu ra prefasc isti , de l futurismo, e quell i d el macchinismo in c ui s i sostanz ia no i s uc cess i del li beralcapirnlismo:

«F.T. Marinetti fu il primo ad es prin1 ere in forma lettera ri a lo sp irito della n ecrofili a nel s uo Mani/es/o futurista del 1909. La st essa te nden za emerge in gran parte dell'arte e della lettera tu ra degli ultimi d ecen ni , ostentatame n te affascinata da tutto ciò c he è putrefatto, n on-v ivo, distruttivo e meccanico. Il motto falangista " Viva la muerte" minaccia di diventare il principio segreto di un a società in cu i la conqui sta d e lla n a tura ad opera d ell e ma cc hin e cost itui sce il s ign ifi cato stesso del progresso, e in cui la pe r so n a um a na diven t a un 'appe ndice della macchina » .'

C'è da chie d ers i quanto sia fondata la tesi seco nd o cu i l'attrazione per la morte , che nell'immaginario fasc ista s i adde n sò in forme particolarmente m an ifeste, ap p arte nga a un a sens ibilit à più general e nell'uom o mo derno, di c ui co nve rreb b e rintracciare in tal caso precedenti, ri s ult ati e st ridenti con tr add izio ni: perché in n ess un 'a ltra epoca de ll a stori a un fatto in ev itabil e e narurale qual è in fin dei co mi la morte è stato così istericam ente rifiutato come nell e moderne costit u zioni , ispirate all ' id ea le illumini st ico della fel icit à, e n ell e attese che ne disc e ndon o . L a morte , e il dolore

c h e p rovoca, imb arazza n o p e r ch é contravvengo no ag li obie tt ivi libera lprogress ist i di feli c it à.

T ra gl i inte r roga ti vi d a p o rsi, no n pu ò esse re trascu rata la do m a nd a su q uan to vi s ia di mod e rn o - o no n p iu ttos to d'a nti co - ne ll ' ico nogra fi a fasc ist a d e ll a mo rt e. Ne ll ' imp ia nto c h e vo leva esse re so lare, cla ss ico, g iovanili st ico del fasc ismo, l'e m b le m a ti ca mo rtuari a è stata un suo vizio ro m ant ico e deca d e n t ist a . T utt av ia q ues to v iz io aveva n o n so lo rom ant ica m e nte scava to ra di c i profond e, d ' ori g in e me di ev al e (s i p e n si all a lode per so ra nostra mo rte corporale n el Cant ico di / rate Sole di san F ran cesco) e fioritur e baro cc he (tra c u i o ltre ai tr e vo ti di cas tità , povert à ed o bb edi e n za, il qu a rt o voto d i o bb edi e n za to ta le al pap a perinde ac cadaver ri c hi esto d a S. I g n az io ai gesu it i), pas sate a ttrave rso il Ri n asc im e n to ne ll a Mo rte affi a n cata d a Diire r co l Di avo lo a ll a fi g ura ero ica del Cava lie re e n el Totentanz d i H a n s H o lbe in il

G iova ne, m a ri p re nd eva p rece d e nti m o d e rni nel la de di zione di ti po rel ig ioso c he a lt ri m ov im e nti de ll a mo d e rni tà laica aveva no ri chiesto ai loro segu a ci.

P rop rio la co n cez io n e a rr ivistica, vo lo n tar is ti ca, vit alis tica del fasc ism o aveva piutt os to t o l to a qu el la sim b o log ia i tratt i p i ù tr iste m e nt e fun e re i, p e r esa lta re attraverso la sfid a a ll a m o rte la v ita in tesa com e p ass io n e e com b at tim e nt o . Ma a n cor p rim a d'a pp a rire in g u e rra l'e m b le m a del tesc hi o si po rt ava di e t ro il ri co rdo d elle prim e spe ns ie rare le ttur e ado lesce n ziali: il t esc h io e le t ibi e orn a van o le b a nd ie re d e i co rsa ri , co n c ui E mi lio Salg ari a ve va po po la to s im pa t ic ame nt e la fantas ia d e i ragazz i. P e r a ltri perco rs i il s imb o lismo d el nero e d el tesc hi o era s tat o tr asmesso al fasc ism o nasce n te, co n sp i rit o t urr ' altro c h e m alin con ico e fun era rio, da i ta nti ar diti d e ll a Prim a g ue r ra m o n d iale c h e vi ad e rirono. Aveva n o p reso l' u so di sc h e r za re co n la mo rt e , s fi da ndo la co n sfrenata all eg ri a :

«G li a rdit i d e ll a seco n da ar m a ta pa rti va no og ni vo lta pe r l'azio n e n o n co ll a ca lma rass eg n a ta d i c hi co m p ie un dovere , n o n co l sorr iso fo r zato di chi vu o le im pors i u n co nt eg n o, ma co n esp los io ni di g io ia b a rb a r ica c he s pa rgeva n o odo re cli o rg ia ca rn eva lesc a an zi che di batt ag lia imm in e nt e» .'

Sono aspetti d'un carattere italiano, sia pur minoritario, che sembrava essersi quasi completamente perduto insieme alla Repubblica Sociale nella primavera del '45.

Il gusto della sfida, del rischio, potrebbe essere in qualche modo riemerso nelle più recenti missioni militari all'estero; certo lo ha espresso Fabrizio Quattrocchi morendo da «mercenario» in Iraq con molta italiana fierezza. Uno spirito che era stato ancora ben rilanciato dalla più popolare tra le canzoni «repubblichine», scritta da Mario Castellacci, giovane poeta e allievo ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana:

Le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia nera. Hanno detto che siamo da galera. Hanno detto che siamo da catene.

L'amore coi fascisti non conviene: meglio un vigliacco che non ha bandiera, uno che serberà la pelle intiera, uno che non ha sangue nelle vene.

Ce ne freghiamo. La Signora Morte fa la civetta in mezzo alla battaglia, si fa baciare solo dai soldati.

Forza ragazzi, fatele la corte! Diamole un bacio sotto la mitraglia. Lasciamo le altre donne agli imboscati.

La spavalderia copriva peraltro aspetti più profondi e aggrovigliati dell'interdipendenza tra Eros e Thanatos, tra prepotere delle energie vitali e pulsioni di morte. Appunto: tra una classica vocazione d'allegria solare espressa nel ritornello goliardico dell'inno ufficiale del partito fascista («Giovinezza, giovinezza I primavera di bellezza/ della vita nell'ebbrezza/ il tuo canto squilla e va 1») e tormentati richiami romantici. Nel giuramento fascista si ripetevano non solo i più immediati ricordi dei giuramenti militari, che sino

a pochi an ni fa, quando v igeva a n cora l' o bbli go militare di leva, persino in un 'epoca meno sensibi le al fascino d ell e divise e all'idea di serviz io, attiravano una quantità di fami g li e ne ll e caser me per ass istere al giuramento d e i figli coscritti ; ma ri affioravano a nch e, se ppure senza pi e na cosc ienza, le d e riv az ioni da remoti patti e riti se tt a ri , portandoli però sv ecch iati in p iazza , all a luc e del sole, a suo modo democ rat izza ndoli , spalancandone l' accesso a i g io va ni e al proleta riato o rgog li osamente in divisa.

Viciniss imo preced e nte del g iuram e nto fascista fu nel 1920 la formula dei leg ionari fiumani: «Giuro di difendere con tutte le mie forze e fino all 'est remo il te rritorio na zionale e di o bbedire agli ordini d el Comandante di F ium e Gabriel e d ' Annun zio» .' Col ritual e eroico del poeta g u err iero, creatore d ' un a liturgia na zional e, siamo nell'anticamera del fa sc ismo . E pp ure, più che anticipare, d ' Annunzio aw ia va all'epilogo, p rop rio nella sua es te nsione pl ebiscitaria a Fiume e poi all e fo ll e «ocean ich e» p e r Mussolini, l' epoca d e ll e religioni civili c he, maturata con l'Illumini smo, ini ziata nel 1776 con la Dic hi araz ione d 'Indip enden za degli Stat i Uniti, es plosa con la R ivol u zio ne Francese , aveva viss uto p ass io ni febbrili nel nostro laico, risorgin1enta le Ottocento e nel prim o N o vece nto , me ntre e ra destin a ta a svuotars i ve rso la fine del Novecento con la fase saturnin a, a utodivorante - a n che a sc apito de ll e fed i partitiche - d ei proc ess i di seco lari zzaz ione. È un cambia me nto del modo di porsi di fronte alla vita e all 'imp egno po liti co c he abbiamo vissuto con l' int e n si tà d ' un a mutazion e a ntropo log ica . L'ultin, o grand e esempio si è avuto nella frattu ra es isten zial e tra vecchi e e nuo ve ge n eraz ioni comuniste: di spos te con ge neroso e ntu sias mo a sacrificarsi in seco li di gale ra e come «partito dei fucilati» le vecchi e ge ne ra zioni, sugl i alta ri di Marx, Lenin , Stalin; più freudian e le nuove nel loro rip iego dalla lott a di cl asse a disinibite es p e ri e nze di lib e razio ne sess uale, sguaiati e irritanti o pallidi ero i d el Gay Prid e; d ell ' o rgogli o omosessua le , anc h e loro peraltro co n u n tri ste bag ag lio di vice sac rifi cate alla c ru deltà d e lla cronaca nera.

For mul e d ' inizi az ion e e d ' impe gno di gra n lun g a più tru -

culente di q uell e ado tt ate d all a liturgia dannunziana e fasc ista si ritrovano nei riti d'accesso all a ma sso n eri a, che si svilupp aro n o dietro la facciata dell'Illuminismo e ne furono la parte coperta, esote ri ca, così com e il Rinascimento aveva assoc iato all 'esalta zione dell'umana ragione massicce dosi d i magia e di misteri. Non int endo sugger ire l'id ea d'una trasmissione diretta di queste formule, nonostante l a presenza di forti infl u enze massoniche sia nell'interventismo, che vide per la prim a volta d'Annunzio e Mussolini affiancat i, sia nell'impresa fiumana: massoni erano i giovan i ufficiali che conv in sero d'Annunzio a partire da Ronchi «dei Legionari» per F ium e. Mussolini fu awersar io convinto della massoneria sin da quando era sociali sta e la mise fuo ri legge durante il regime fascista. Ma tanto d'Annunzio quanto Mussolini nell'in1pegnare i seguac i con giur amenti e nel circondarli di simboli sepolcra li trovarono predisposizioni, ab itudini , can ali aperti in prees istent i riti di chiese laiche. Mentre stava per esse re ammesso a ll a loggia massonica il n eofita incontrava un teschio nella camera o gab in etto di rifl essio n e. Pav im ento, pareti, soffitto della saletta d i riflessione eran o d'un nero opaco:

«Nella Parete Nord è dipinto il segn o zodiacale del cancro ed uno sc hel etro um ano, la scri tt a V.I.T.R.I.O.L. ed i simboli alc h emici dello zolfo e del Sole, una lu cerna e la frase: "se la tua anim a h a provato spavento : non anda re più oltre". [ ... ] Su l tavolino è posto un ca l amaio con penna d'oca, una candela, tre ciotole con sale, zolfo, sa bbi a, un pane secco, una brocca d'acqua, un teschio umano . Simb olog icamente nel Gab in etto di riflessione il cand id ato muore per rinascere al canto del gall o» .'

I giurament i massonici imp egnavano sopra ttutto al segreto, non al combattimento e al sacrifi cio di sé pe r la causa, essendo loro ossessione il tradimento, ch e il fasc ismo ingenu am ente non aveva contemplato, almeno s in o a quando ne fece improwisa esperienza su l finire della guerra, in serendolo da quel mom en to tr a gli esped ienti per all eviare se non g iustifi ca r e le ·responsabilità della sconfit t a . La truculenza

d e i g iur amenti ma sso ni c i res ta , nel suo ge n e re, in sup e ra ta . In qu es to camp o fa testo il giuram ento p rev isto d all 'Emulation Ritual, un ritu ale diffu so sin d al Se tt ece nto nelle lo gge in g lesi e che fu introdotto in Ita lia nel 1974, mentre e ra G ran M ae stro Lin o Sa lvini. In un volum e sul rituale Emulation p ubblicato a Ro m a n el 1976 d all e E di zio ni So c . Eras m o del G rand e Ori e nt e d' I ta li a tes tu a lm ente s i legg e:

«Al fine di imp edi re che le no stre arti seg re te e i no stri miste ri n as costi p ossa no esse re impropri am e nt e conos ciuti p e r co lpa d e lla mia imprud e nza, io sole nn e m ent e giuro di oss e rva re qu es ti di ve rs i punti se n za ac camp a re pre testi , equivo co o ri se rva mental e di so rt a, pe na , violand o a n ch e uno so lo d i ess i, d i ave re la m ia g .t. di t. , la mi a l. s.d .s. r. e s .s .l.r.d .m. a. l.d. b. m . o all a d .d. - u .g.d .r. d o ve i.f. e r.d . m. a. r.d. v.o . 24 o».

L a fo rmul a d ivie ne co mpre n sibil e so lo a condi z ion e d i dec rit ta rn e le sigle ca ri che d ell e più te n eb ro se mina cce : g. t. d i t . sig nifica infatti, co m e ha chiarito il m agg iore stori co de ll a m ass on e ri a ita li a na Aldo A. Mo la in un a confere n za, gola tagliata di tondo; l. s.d.s .r. lingua strappata dalla sua radice ; s.s .l.r. d. m. seppellimento sotto la riva del mare ; a .l. d. b.m. al livello della bassa marea; d.d .u .g .d.r. dùtanza di una gome11a dalla riva ; d ove i.f. e r. d.m.a.r.d. v.o . 24 o . dove il flusso e nf!t!sso della marea arriva rego larmente due volte ogni 24 ore. E impression ant e ch e un così tru ce ritual e (di cui e bbi o ccas io n e di far no ta re a pp a renti coin cide n ze col suicidi oo mi c id io del b an c hi e re m ass on e Ro b e rto Ca lvi so tt o il po n te lo n d in ese de i F ra ti N eri (in rea lt à d e i d o minicani che in in g lese ve ngo n o chi am a ti Bl ac k Fra ir s), ove le m aree ha nn o qu e ll 'a n da m ento)' 0 abbi a potuto fo rm a rsi entro un a se tta p e r altri ve rs i co ll ega ta ai Lumi d e ll a Rag ion e e p rot ra rs i seg retam e nt e n e l pi eno d ella nos t ra e po ca. Impress io n ant e- benint eso - non certo per la fr e qu enza di co sì o rride puni zioni , la cui e ffe tti va ca s is ti ca p o tre bb e addirittura esse re in esi ste n te , m a p e r i bi so gni d' imm ag inario pe rico lo, di mi ste ro, e p e r le stran e n ecess it à d 'a ut os tim a ch e so tt in te nd e . L a rec ita di c ru d elt à ve ll e it a ri e è sta ta tram andata n e i secoli pe r ché h a soddi sfatt o es ige n ze non tanto

ope rati ve in difesa dell a confr at ernita, qu an to ps icol og ich e : pe r esse re cio è andat a nel corso di gene ra zio ni in co ntro a es iste n zia li ri chies te d ell o spirito b org h ese , al gus to n o n so lo eso te ri co, m a anch e ve n a to d a fr e u d iane p ul s io ni di mo rt e (Tod e strieb), del ce to p rofess io n a le e intell e ttu ale ent ro cu i la m asso n e r ia re cluta la m agg io r pa rt e d ei p ropr i ade pti. S 'annid an o curi os e contra dd izio ni n e ll a ps ich e di qu e ll a b org hes ia progres si s ta, la ic a, antifasc ista , ch e lasc ia trapel ar e to ni s pr ezz anti ve rso la co muni o n e ca tt oli ca com e rito ca nnib alesc o , p e r la me ssa co me a r ca ica cele bra zion e d ' un sac rifi cio divino, ma poi recita in logg ia ritu ali di qu esto ge n e re ricavandon e fremiti d 'a pp aga m ento. Non è solt a nto l' at traz ion e fascista p e r i simb oli d ell a mo rt e a prese nt ar e q ues iti di non fa cil e so luzi o n e .

Se i g iuram enti m ass oni ci e ra no vo lti sopra ttu tto a cust o dir e i seg re ti d e ll ' ini zia zio ne es ot e ri ca, q ue lli d ell a G iovin e I talia e an co r prim a d ei ca rbo n a ri aveva n o g ià sa ld ame nt e assoc ia to la vo cazione politi ca a un lega m e se tt ario , d a n on t ra dir e, p e r il qual e ri schi are la ga lera e la vita, e al qu ale era n o impli cite inclin az ioni a d o lesce n ziali , ro m antich e, verso aspe tti m ac abri d ell 'es iste n za. Il Ro man ti cism o, n el q u ale s' in nes te ranno le id eolog ie p atri o tti ch e de ll ' Ott oce nt o, aveva er e ditato larga p art e del s uo imm ag in ar io dai ca nti c imit e ri ali in gle si e dai Sepolcri di Fos co lo . Un a form az io n e del g u sto alla qual e apparti e n e l' / nno d i Ga rib aldi, ch e ini zia co i du e notissimi ve rsi di Lui gi Se tt embrini, c ui sia mo trop po a bituati per misu ra rn e co n me nt e ve r gin e l 'o r ro re d ' un "lòtentanz :

Si scopron le t o mb e, s i levan o i m o rt i, i n1arr iri n os tri s on tutti ri so rti !

L'im mag in az io n e poli t ica qui comp ie un a so rt a d i profan az io n e cop ia nd o qu e lla reli giosa d ag li affresc hi s ul Giu d izio Uni ve rsa le, s ull e vic end e d ell 'a nim a, s ull e r ico mpen se e le pe n e dell a virtù e d e l p ecca to, s ull a res urr ez io ne fin ale d e i cor pi.

Il giu ra mento d 'a ffiliazione alla Ca rbon e ri a, ch e si può

presumere pronunziato da Maronc e lli e dal mod era to, mitiss imo P e lli co, recitava tes tualmente:

«Io N. N. g iuro , e prometto sull'onor mio , sug li sta bilimenti ge n era li dell'ordin e, su qu es to ferro punitore deg li s perg iuri , e d innanzi al gran ma es tro dell'universo che è Iddio, di gu a rdare scrupo losamente tutti i seg re ti de lla R. Ca rbon e ri a, di non scr ive re, incid e re, o p ittur are cosa a lcuna, se n z'aver ottenuto il permesso da un a ve ndit a rego lare . Gi uro di socco rrer e i mi ei cugini, di non attentare all 'onore delle loro famig li e : g iuro di tra vag li are ind efessa mente pe r la rego lare propagazione dell'ordin e. Se div engo sperg iuro so no co nt e nto c he il mio corpo s ia fatto in pezz i dalla t reme nda scure, indi bruciare , e le mie ceneri spa rse al ve nto, acciò sia il mio n o me in esecrazione a tutti i B. C. ca rbo nari spars i su tutta la s uperfici e d e ll a terra, e così Iddio mi aiuti» . 11

Il giuram e nto ch e s i p res ta va alla Giovine It ali a, so pra u n pu gn a le, seco ndo un a circolare del 1834 di Giuseppe Mazz ini gro ndante retori ca , ma anche g rande nobiltà prog ra mmati ca, diceva:

«Io c itt adino Italiano, da va nti a Dio , padre de ll a libertà - Davanti agl i uomini nati e da vant i a me e alla mia cosc ienza specch io delle legg i e della natura.

Pei diritti indi viduali e soc iali che costituiscono l'uom o, pe r l'amore ch e mi lega all a mia p atri a infe li ce - per seco li di se rvaggio che la co ntra s tano - per to rmenti soffe rti dai m ie i fratelli it a li ani - per le lagrim e spa r se dall e madr i sui fi g li spenti o capt ivi - pel fr e mito d e ll 'an ima mia nel vedermi so lo, in e rt e e impot e nt e all'azione - p e r sangue d e' martir i della patria - per le me mori e d e' P ad ri - p e r le ca tene che mi circondano

G iu ro

D i con sacra rmi tutto e pe r sempre con tutt e le mi e ponze morali e fisiche all a patria e alla s u a rigen e raz ione.

Di conservare il pensiero, la p aro la e l' azione a co nquis rn re l' indip e nden za, uni tà, e libertà all ' I talia.

Di spegnere col braccio ed infamar colla voce i tiranni e la tirannide politica, civile e sacerdotale, cittadina e straniera .

Di combattere in ogni modo la ineguaglianza fra gli uomini d'una stessa terra.

Di promuovere con ogni mezzo la educazione degli Italiani alla libertà ed alle virtù che la fanno eterna.

Di soccorrere con l'opera e col consiglio chiunque m'invocasse fratello.

Di cercare per ogni via che gli uomini della G. I. ottengano la direzione della cosa pubblica.

Di propagare con prudenza operosa la Federazione di cui fo parte in questo momento.

Di ubbidire agli ordini ed alle istruzioni che mi verranno trasmesse da chi rappresenta con me l'unione de' miei fratelli.

Di non rivelare per seduzioni e tormenti la esistenza, le leggi, e lo scopo della Federazione.

Così giuro rinnegando ogni mio interesse particolare pel vantaggio della mia patria e invocando sulla mia testa l'ira di Dio, l'abominio degli uomini, la infamia e la morte dello spergiuro s'io manco in tutto o in parte al mio giuran1ento». 12

Il giuramento mazziniano è ancora sovrastato da reciproche diffidenze, dall'ossessione interna per la fuga dei segreti e il tradimento (mentre nel giuramento fiumano e fascista l'impegno d i morte si proietta verso l'esterno, come ipotizzabile costo d'una conquista), ma la passione nazionale di cui è permeato l'awicina assai più dei documenti precedenti allo spirito del giuramento fascista. C'è, sotto questo profilo , una linea più diretta tra fascismo e tradizione cospirativa repubblicana che non tra il fascismo e il socialismo, il quale non pretendeva dai seguaci giuramenti e poste di morte, ma altre forme di dedizione in scioperi, picchettaggi, cortei, lotte politico-sindacali in cui è pur sempre scorso del sangue, per non parlare dei terribili costi umani del comunismo.

Nella sua esagerazione, un documento persino spassoso di truculeriza risorgimentale è il Manuale pratico del ri-

voluziona ri o italùmo che Ca rlo Bi a n co di Sa int Jorioz, e ntrato nella Gio vine Italia con il nome di G hin o di Tacco ( pseudo nim o ripr eso da Betti no Crax i), ricavò nel 1833 da un s uo più a mpi o D ella Guerra Nazionale d'insurrezione per bande applicata all' Italia. Tratt ato d edicato ai buoni italiani da un amico del pa ese ( 1830 ). Se n on fosse stato qua s i co mp le tamente dim e nticato a ll ' epoca del la nostra g u e rra c iv ile av re bb e potuto pa ssare tra i prec ur so ri dei parti g iani , ma a n c h e della Mi li z ia fascista e d e ll e Br igate Nere p e r il s uo g u sto lat ineggia nt e di dividere le bande in decurie , manipo li, centurie, affi d a ndol e al co m a nd o di centurioni, tribun i leg ionari , proco n so li e consoli, con «fasc io di litto re» per s imb o lo, m e ntre «og ni Le g ion e porterà un 'aquila di bronzo in asta» e le d ivise saran no « tutto di co lor ne r o». u

Per la del izia d e i g io va ni cosp iratori Bi a nco , c h e da c hi lo co nobbe era considerato una pa s t a d'uomo (di sse di lui G iobe rti: «Eg li non aveva una gra n testa; ma era un o de i mig li or i cuori c h e io abb ia conosc iuto»; e Ma zz ini: «Uomo c he poteva avere, per le opin ioni , avversari, non ebbe mai , tan to era buono , un n e mico »), nel su o M anuale con ostentata ferocia raccoma n dava: « Qua l unqu e it a liano c h e ami il suo paese co n sidere rà qual piacevo le non meno ch e g lorioso passatempo , qu e ll o di a mm azzare g iorna lm ente un q ua lch e nemico». Il capobanda do veva esse re «u n co nd o tt ie ro d'un cuore duro e in access ibil e a qua lu nque g rid o di p ie tà », anche p e rch é, seco ndo le istru zio ni del Bi a n co, nel p rim o per iod o d'i n surrez ione « n o n si fara nn o prigioni e ri , ma s i tog li eranno dal m ondo nel modo p iù spe dito » . I volo ntari , fruga li, dov e vano accont e ntar si d i qua l unque c ib o , g hi a nd e, c ipoll e , castag ne e «con robusta bevanda d i sa ng ue t irannico- tedesco la loro sete ammorzeran no ». Non e ra un vero e proprio g iuramento, ma un so le nn e impe g no q ue ll o per cui «ogn i baionetta d eve alm e n o una volta al mese esse r tint a di sangue n e mi co; di so nore , e biasimo a 1u e l vo lonta ri o c h e p ass i un sì lun go tempo co ll a su a baione tta lucida».

Dalla Divina Commedia ai Sepolcri, l'Italia si forma tra i morti

Il rito del g iuram ento è solo un aspetto d e ll'inclin az ione fasc ista a riproporre precedenti abi tu dini a im pegnarsi co n p att i di sa n gu e. Tendenza che d urante la g uerra di Spagna arriva sino al Viva la M uert e . 1 gridato d a l ge n era le franch ista Mill a n Astray n ell ' Università di Sal am anca, aspramente contraddetto in quella circostanza dal rettore Mi guel de Unamuno , pera ltro autore di saggi d ai titoli non molto più ridanciani co me D el sentimento tragico nella vita degli uomini e dei popoli (1912), suo capolavoro , o L.: agonia del cristianesimo. Si potrebbe anche ricordar e che Vi va la morte' cantano s u libr etto di Luigi Illi ca in un co mmo ve nt e du e tto fin ale, avv iandosi alla ghig liottin a da cui verranno per se m p re uniti , Andrea Chén ier e M a rg he ri ta prot ago ni st i di un 'ope ra liric a, appunto l' A ndrea Chenier di Umberto G ior d ano : e ness un o ci ha mai tro va to da ridi re . Così come viene perdo n ato al poe t a dialettale mil a nese Delio Tessa (1886 -1 939), anche pe rch é ant ifa scista, il titol o dissacratori o della sua principale raccolta: L'è el di' di mori, alegher.1 L' e red it à de i moti vi funerari è p era ltro b e n più estesa, al di là d'alcuni tru ci giuram ent i. Un morbo so intrecc io tra sesso e mort e grondava nel Cinquec ento dai ve rs i di Torquato Tasso. Lo ricordava Mario Pra z:

«Era, è vero, l'e tà del Tasso tutta pi e na d eg li sp iriti de ll a Controriforma, che insisteva s ull a b e ll ezza del ma rtirio per la Fe d e, e d i pitture fosche e cruente ad o rna va gli alt a ri; ma non è se n za significato che la poes ia del Tasso to cc hi alcun e d e ll e più alt e cim e in rappresenta zioni do ve la bell ezza e la morte s' intrecc iano. Anche ag li occhi di lui il dolo re pareva d ar rili evo a lla bellezza , e il martirio es prim e rne più commoventi not e. Si è giu stamente osservato com e Olindo, lega ro al rogo accanto all ' amata , seb b e n e in appa re n za m artire d ell a Fede, non parli che il lin g ua gg io dell'ardente affetto e de ll a brama. L a morte immin ente sem br a co nfe rire un brivido nuovo ali ' amore, e Sofroni a ch e, le mo lli braccia strette da asp re ritorte , con occhi pi e to s i rimira l' amante,

a ppa re più b e lla e d esi d era bil e n el punto ch e è in sidi ata d a l supp l izio. Olint o è lieto di esser co n sorte de l rogo:

Ed oh mia mort e avventurosa a pi e no!

Oh fortunati mi e i dolci martiri!

S'impe tr e rò che giunti seno a seno

L'a nima mia n e ll a tu a bocca spiri ... » . "

Praz poneva d ' A nnun zio , «la fi g ura più m o nument ale del d e cade nti smo » " (aveva intito lato uno dei su o i più rius citi roma nzi li trionfo della mo rt e) e che ha in larga parte anticipato le liturgie anch e fun e bri del fascismo, non quale iniziatore, m a sem m ai al culmin e di un'ampia , articolata, seco lare incl in az ione a coltivare rapporti lettera ri , etico -relig ios i, es te tici, po li tici co n la m orte. Il fascismo tutt 'al più raccoglie, no n c rea, un già b en radicato e diffuso gus to mortuario.

D al cele bre m o no logo secent esco di Amleto sul teschio d i Yor ick discende un a tendenza po e ti ca che va sino ali ' Elegia scritta in un cimitero di campagna (1750) di Thomas Gray. Ugo Foscolo vi si richiamava , ma sovrapponendo ai temi eleg iaci , propri della sc uo la brit a nni ca e più ge nericam ente rivo lti ai destini d e ll 'uo m o e al suo eterno riposo, motivazioni po litiche italian e . Come sc ri sse a un suo cr itico, l'a b ate Guillo n, mentre l'el eg ia di Gray « ha per iscopo d i persuadere l'osc urità della vit a e la tranquillità della m o rte; quindi gli b as t a un c imitero can1pestre», lui consid erava «i sepo lcri po liticame nt e e aveva per iscopo di animare l' em ula zione politica d eg li ita lian i co n gli esemp i delle na zion i ch e onorano la memor ia e i sepo lcri deg li uomini grand i». Riconvers ione temat ica già att u ata ne ll e Ulti me lettere di Jacopo Ortis, ove il d olo re cos mico , es iste n ziale, il Weltschm erz, che avev a con d otto al sui cidio il giovane Werther di Goethe, ass ume m ot ivazio ni anche patri o tti che .

I Sepolcri di Fosco lo, nostro primo mod e rno scr ittoreso ld ato, so no il poema cim iterial e su cui, acca nto all'enfatico « L'a rmi , qua l' armi: io solo/ Combatterò, procomberò so l io / D ammi , o c iel, ch e s ia foco / Agl ' it alici petti il sang ue mi o» della Canzone all' l talza di Leo p ard i , si forma a Stato na zional e l' It alia. L'educazione sentim en t ale dell a cl as -

se dir igent e itali ana si è abbe verata per ge n e raz ioni, d ai liberali ai fascisti, sin o a ch i intese la Res is ten za co me Secondo Ri so rg im e nto , di vers i ch e as soci avano patria e morte («A eg reg ie cose il forte animo accendono I !' urn e de' fort i , o Pind emont e; e bell a/ e santa fan n o al pereg rin la te rra / che le r ice tt a ... ») e propone va no a esempio, moralmente al di sop r a del sup e rbo e vittori oso Ac hill e, la sconfitta d i Troia e il su o eroe ca duto:

E tu onore di pianti, Ettor e, avra i ove fi a sa nto e lacrimato il sang ue per la patr ia versa!O, e finch é il Sole ri sp lende r à su le sc iag ur e um ane.

È la var iante moderna al D ulce et decorum est pro patria mori di Orazio, il mit e , sch e rzoso, pe r s ino un po ' vi le po eta latino del riflu sso nel pri va to. In qu es ta logica, profondamen te penetrata nell 'a nimo dei s uo i volontar i, Gariba ldi pot é e ntu siasma rli proclam ando O Roma o morte e ripr endendo per un suo rep arto il leggenda ri o nom e di Compagnia della mort e derivato dai difen so ri del Carrocc io n e i lontani tempi d ell a Leg a Lomb arda.

Siamo, d el resto, un popolo che sin d all e origini d ell a lingua h a av uto in sorre co me poema na zion ale, ove già ne name nte appare una precisa id ea dell ' I ta li a e de i s uoi confini , un vi agg io nel! ' Aldil à. Ma tuli o cominc ia da Omero . La nékuia, il sacrific io funebre che d à aw io all 'XI lib ro dell ' Odissea, è la p rim a discesa della lene rat ura med it erran ea nel regno d e i morti. Discesa tra i morti che Dant e n ell a Divina Commedia ripre nd e dal] ' Eneide, ass um endo Virg ili o per gui da, e che sovrasta com e motivo ricorrente run a la nostra cultura. D e ll a nékuia Ez ra Poun d, il poeta amer ica no così vicino all 'Itali a, farà a sua volt a un motivo d e i Cantos, concep iti co me rifa cimento della Divina Commedia e con l ' inclusione d ell 'eco nomi a monetaria , punto di arri vo di un 'ep ica mod e rn a.

A due pass i d a Napo li , ai Can1pi Fl eg rei , nel lago di Averno do ve per i miasmi vulc anici non vo lano u cce ll i, s' apri va il regno ·de i morti in cui pen e trò Enea rip e tendo l' e-

sp e rien za di Uliss e . Un ponte id eal e, d a Om e ro a Vir gilio a Da nt e a F osco lo sino all ' e mbl em at ica del fa sci s m o, unisce ne lla rifl ess io ne sull 'a ldil à e sull a m o rte l'e du caz io n e d eg li ita liani ; e se s ull a Di vi na Comm edia b as iamo le fon da m e nta d e ll a n os tra lin g ua e c ul tura , ne i Sepolcri abbi a m o l' a ppello, il mani fes to politi co d el sogno ri sorg im e nt ale, di ciò ch e alm eno sin o al 1945 s' illud e rà d 'esse re la nuo va I ta li a .

[; esse r p ro nti a m or ire pe r la p a tri a di ve nn e lu og o comune ne ll a poes ia ri so rg im e nt a le; e , attrave rso l'inno di Mameli , co n sa crato inn o ufficial e d ell a Repubbli ca italian a p ur app a re ndo qua s i un concent rato di ret o ri ca fa scista ante litteram, la di spo nibili tà è pro cla m at a tuttora :

Frate lli d 'It alia

L'Itali a s'è desta

Dell 'el m o di Scipi o

S' è cint a la tes t a .

Do v'è la Vittori a?

Le p o rga la chiom a ;

Ch é sc hi ava di Rom a

Iddi o la creò .

Strin g iam oc i a coorte!

Siam pro nti alla m o rt e;

Italia chi am ò .

Il fasc is m o e reditan do ca le eso rt az io n e commi se il torto di sottop o rl a a pro ve e azza rdi ch e po t eva ev ita re , a cui s i sa re bb e do vu t o m eg li o p repa rar e e ch e si rivel aro n o infine s uperiori ai nostri più m o de sti limiti di toller a n za e rottura. Si am o a n co ra er e di deg li anti chi ro m ani n e l cos truir e i p o nti , le d ig h e, le str a d e; un po ' m e n o n ell e virtù milit a ri c u i c i h a n no in va n o in c itat i Machi av elli e Pi sa ca ne n e i loro t ratt ati d 'a rt e bellica. In og ni cas o le elucubra zio ni all a Eco s ull ' attra zio n e morbo s a d e lla mort e come ca ttiv o g usto s pec ifi co d el fas ci sm o in un Pa ese c h e s u qu es t o t em a h a fo nd ato la cu ltura d a Or az io a D a nt e a Fo s col o so no stup idaggi ni.

Matrici liberaldemocratiche della violenza

La m ass ima conc e ntrazione d'umori bellici sti e sac rifi cali si ebbe, non solo in Italia , alla vigili a e durante la Prima guerra mondial e, allorch é i sedimenti m arz iali add en satisi nel pensiero dell 'Ottocento fermentarono entro il grembo dei sistemi pa rlan1 entari , vigenti con qualche difetto anche nell' Austria-Un ghe ria e in Germania non os tante le acc use di militarismo e autoritarismo d a cui furono bersagli a te : Cesare Battisti e Alcide D e Gasperi rapprese nt ava no la minoran za it aliana del Trentino al parlamento di Vienna; nel Reichstag tedesco , eletto con s uffragio univ ersa le maschil e, i sociald emocratici alle elezioni politi che del 19 12 e rano dive nt at i con 110 deput a ti il primo partito e du e anni dopo le alm ente rispo sero al ri chian10 della Patria in guerra ; mentre sul fronte opposto il principale all eato delle d emo crazie lib e rali era la Rus sia zarista: non certo un modello di lib eralismo.

D 'a ltra parte la Prima g rand e g ue rra , ch e e ra nata e si svol se preva lentemen t e in Euro pa, ebbe pieno titolo per ch iamarsi mondi al e quando il 6 apr il e 1917, un Ven erdì Santo, vi entrarono gli Stati Uniti d 'A merica. A spedire du e milioni d'americani in Europa , di c ui circa un milion e e quattro ce ntomila pr ese ro parte a combattimenti, fu - con l' app rov az ion e del Congresso - il demo c rat ico Thom as Woodrow Wilson, c h e pochi mes i prim a si era fatto riel eggere preside nte con un a campa gna impo stata su llo sloga n «Ci h a tenuto fuori dalla guerra!».

P e r una breve rassegna s ulla moderna a ttrazion e all a g uerra po ss iamo p a rtire da H eg el , padre d e ll a filosofia che ha p iù marcato il p ensi e ro politico nei du e seco li del progresso, Ottocento e Novecento: ne derivarono tanto Marx sul ve r sa nte della s inistra hegeli an a, quanto il liberali smo ted esco; e in It a li a tanto il lib erale Croce qu anto il fa sc ista Gentil e . N ei Lineamenti di filosofia del diritto (par. 324) Hegel s in dal 182 1 aveva anti cipato la concezione igienica della guerra, in segu ito deplorata come inv e n zion e n ecrofila di M a rinetti, affe rmando:

« La g u e rra h a il s up e riore s ignificato che me diant e essa

viene conservata l a sa lut e morale dei popoli nella loro ind iffe renza verso il crista lli zzars i delle determinatezze finite, così come il movimento dei ven ti preserva i laghi dalla putred in e alla quale essi, com e i popoli da una pace duratura o addir ittura p er petua, verrebbero ridotti da una perpetua bonaccia» .

He gel con ciò traduceva a sua vo lt a la concisa oss e rvazione di Se n eca : Mar ce! sine adversario virtus, la virtù imputridisce senza un nemico.

A Hegel erano venuti di rincalzo sia Marx con l'esaltazione d ell a viol enza n e l primo volume del Capitale («La viole nza è la le vatrice di ogni vecchia soci e tà, gravida di una socie tà nuova»), sia l'anarcosoc iali sta Pierre-Joseph Proudhon che ne La guerra e la pace (1861) riprese dal reazionario de Maistre l' idea dell 'o rigine divina e pur ifi catr ice dei conflitt i:

«V iva la g u erra! P e r essa l'uomo, non appena uscito dal fango che gli servì da matrice , si afferma nella s ua maestà e nel suo valore; è sul corpo di un nemico abbattuto che sog na il suo primo sogno di gloria e di immortalità. Quel sa ngue versa to a fiotti , quei carnai fratricidi, fanno orrore alla nostra filan t ropia. Ho paura che qu es ta moll ezza annunz i il raffreddamento d e ll a nostra virtù. Sostenere una g ra nd e causa in una pugna eroica, dove l' onorabilità dei co mbattenti e la presunzione del diritto sono uguali , e col rischio di dare o ricever e la mort e, cosa ha di terribile? Cosa ha , soprattutto, d'immoral e? La morte è il coronamento d e ll a vita: in qual modo l'uomo, cr eatura intelli ge nte, mora le e libera , potrebbe finire più nobilmente?». '6

Non fu solo Nietzsche a id eali zzare i bri vidi della belva. Vi s'aggiunse nel 1908, ancora da sinistra, George Sorel con le Conszderazioni sulla violenza. Sarà Giovanni Amendola, un li beral-naziona le intriso d i cu ltu ra teosofica e interventis ta, mort o per una bastonatura fascista dopo aver capeggiato il movim e nto pa rl amentare antifascista dell'Aventino, ad a ffe rmare nel 1911 su «La Voce», polemiz za ndo con un libro del pacifista britannico Norman Ange ll :

«E l'asces i, in fa tti , la lotta contro la n a tu ra inte rna , la conqui sta del mondo dello spirito , richied on o all ' indi vidu o quelle virtù di sacrifi cio , di forte zza e d 'a ud ac ia, ch e costitui scono il fond o del combattente, e ch e fanno d ell ' uomo di gue rra , con tutti i suoi ecces si e con tutte le sue brutalità, un ti po infini tam ent e supe riore a quello cieli ' acco rto sib arita che tro va nel culto dell a pace la migliore espress ion e d ella sua co ncez ion e voluttu ari a della vit a . E la massa degli uomini, ai qu ali l' asces i e la sp iritu alit à non son possibili , mantien e in ta tta la virtù comb a ttiva nelle sua forma più comun e : ed è g raz ie a qu es ta folla sempli ce, ma sana, che libri come qu elli di Norrn an Angeli non se rviranno a nulla, e ch e, gra zie a Dio , gli uomini continu e ran no a scannarsi piuttosto ch e ad incan ag lir si» . 17

In qu es to sp irito , gran part e d eg li int e ll e ttu ali e urop einon so lo q ue lli ch e confluirono in seg uito n e i mov im e nti fa . sc ist i - salutarono con entu s ia smi ogg i di diffi cil e co mpre nsion e lo scoppio dell a Prim a g ue r ra mo ndia le. P e rsino Fre ud , ch e pure e bb e due fi gli es p os ti all e armi n ell ' ese rc ito a u s troun ga ri co, all ' inizio ne fu co nt ag iat o . F u p oss ibil e im m ag in arlo me n t re tira va il capp e.Il o in a ri a pe r l'ecc itazio n e in un b ag n o di folla fe stant e , co m e l ' h a desc ritto il dr amm a tur go un gh e re se Miklo s Hub ay in Freud ultim o sogno. " Ha osse rva to Fornari , p sico lo go d ell a gue rra , basa nd os i sulla Vit a e opere di Fr eud di Ern es t Jon es :

«Fre ud n ei primi mesi della prima gu e rra mondi ale e ra e ntu sias ta de ll a g uerra: Era inebriato e p assava il gio rno a di sc ut er e i fa tti quotidi ani con il frat ello Al exa nd e r, tra scurando di sc ri vere lavori . Una su a fr ase " il fu ro re d e i te d esc hi se mbra una ga ranzia di vittoria " lasc ia ad dirittura trasp ar ir e un a ce rt a d os e di fanati smo » . 19

Ri p r end endo , app ena con qu alch e du bb io, a rifl e tte re n ell 'a pril e d el 19 15 p e r una confer en za al cir co lo eb ra ico B'Na i B ' rith di Vi e nn a, Si gmund Fre ud (c h e n eg li anni

Trent a si ri velò p ac ifista nel carte gg io Perché la guer ra con Alb e rt E in ste in ) r egistra va il sapore stin10l ant e del ri sc hio mortal e, d a ll a g ue rra riabilitato:

«Se nel gioco de lla vita non si può arrischiare la puntata massima , la vita stessa , app unto , questa s'impoverisce, perde d ' interesse. E diventa insulsa e vuota come un flirt americano, in cu i - di ve rsamente che in una relazione amorosa del vecc hi o cont in e nte, do ve entrambi i partner h anno costantemente prese nti le più serie conseguenze - fin dall ' ini zio si p uò star certi che non acca dr à nulla. [. .. ] È evidente che la g uerra non poteva che spazzar via questo modo convenzionale di cons id era re la morte. Adesso la morte non può p iù esse re rinnegata; ad essa non si può non credere. G li uomini muoiono dawe ro, e non più uno ad uno , ma in molti , spesso ce ntomil a in un so l giorno . E soprattutto non è più un caso . Certo, può ancora sembrare del tutto casua le che una pa ll otto la co lpi sc a questo o quest ' altro; ma il secondo può incontrare fac ilm ente un 'a ltra pallottola: la frequen za mette fine a d ogni impr ess ione di casualità. E così la vita torna ad esse re inte res sa nte, e ha ricuperato tutto il suo contenuto». 20

!.:idea che la morte in g uerra avesse la capacità di rid are sapore a ll a vita c i rco lava allo r a nella più ava n za ta cultura a ustro -te desca . La condiv id eva un innovativo filosofo del linguagg io, il viennese (dall e origini e b raiche portate con s ig norile distacco ) Ludwig Wittgenstein, che nella Prima g ue rra mondiale si era arruo lato vo lontario nell 'ese rcito austr iaco e nella Seconda in quello inglese: «Forse la vic in anza della morte mi porterà la lu ce della vita». " E: «So lo la morte dà s ignificato alla vita». 22

A s u a vo lt a il filosofo ebreo tedesco Edmund Husserl, c h e all'epoca aveva 56 anni ed era celebrato come fondatore d e ll e fenomenolo g ia , esaminando in un a lezione del novemb re del 1917 l' influ e nza della g uerra («questa g u e rra, qu es to d est ino, gran d e e severo al di là di ogni imm ag in az io n e , d e lla nostra n az ion e tedesca») su ll a vi ta spirituale, affermava :

« Id ee e id ea li sono di nuovo in marcia e trova no di n uovo un cuore aperto ad accogl ierli. !.:unilaterale modo naturalistico di p ensa re e sentire perde la sua forza. La situaz ione cr iti ca e la morte sono oggi gli e ducatori. Da anni o rmai la morte non è più un awenimento ecceziona le, tal e

che si possa occu lt are con convenzion i fastose e so lenni , so tt o mu cc hi di coro n e di fio ri , e ch e si possa fa lsifi ca re n ell a su a severa m aes tà. La mort e s i è di nuovo con qui s tato il s u o sacro d ir itt o o ri gin ari o. Essa è di nu ovo qui ad amm o nire, nel tempo, all 'ete rnità. E così di nuovo c i so no c resc iu ti o rgan i per vedere l'id ealismo te d esco» ."

Un altro gen iale ebreo austriaco , St efa n Zwe ig, pacifista e cos m opo li ta, ha lasc iat o pa gine ese mpl ar i su ll a st raordin a ri a anim az ion e dell'uomo dell a strada p er lo scopp io della g ue rra:

« L a mattin a seguente in Austr ia in ogn i staz ione e ra no a ffi ss i gli avv isi d ell a mobilit az ione ge n era le. I t reni s i affo llavano di nuove re clute , echegg iava no b ande militari , sventolavano b an di e re e d a Vienna trovai la citt à tutt a in preda a li ' ebb rezza. Il primo spavento di fronte ad un a g ue rr a ch e n ess un o aveva vo luto , n é i popol i, n é i gove rni , ad una g ue rra g ui zza t a fuo ri dall e mani m ald est re de i d iplomatici contro le loro stesse inten zioni, si era trasfo rm ato in un imp rovv iso en tu sias mo . Si formav an o spo ntan ei corte i per le str ade, dovunque fiammeggia va no im petuosamente le b a nd iere, ec h egg iava la musica e le giovan i re clut e passavano in tri onfo, co n volti luminosi: perc h é si sent iva no ac cl am ati qu ei bravi giova ni d el piccolo mondo ch e n ess uno di so li to osse rv ava o fe steggiava, go d eva n o di essere ac cl amat i. Onor e al vero , debbo dir e che in quel primo m e tt e rsi in marci a d ell e grand i m asse c'era qualc osa di gra ndioso , di tra sc inante, di sed u cente persino, cui era difficile so ttrarsi. E malg ra do tutto l 'o dio e l'or rore p e r la g u e rra , non vo rrei ca n ce ll a re qu ell e g iornate dalla mi a vit a. Cent in a ia di migliai a di persone se ntivano all ora come n on mai qu el c h e esse av rebbero dovuto sentire in pace, di ap part enere cioè ad una gran d e unit à. Una città d i du e mili o ni di abit ant i, un paese di quasi cinquanta milioni, capirono in que ll 'ora d i p artec ipare all a sto ri a del mo ndo, di vive re un istan t e unico, nel qua le ciascu n ind iv idu o era chi amato a gettare nella gra nd e ma ssa ardente il s uo io picco lo e m esch ino per purifi cars i d a og ni eg oismo. Tutte le differenze di classe, di

lin g u a, di religione erano in quel momento grand io so sommerse dalla gra nd e co rr ente della fraternità. Estranei si rivo lgeva n o ami c h evo lm e nt e la parola per la s trad a, ge nt e ch e si era ev it a t a pe r a nni si porgeva la mano , dov unqu e non si vedeva n o c h e vo lti fervidamente animati. C ia sc un individuo ass isteva ad un ampliam e nto del proprio io , n o n era c ioè più un a persona isolata , m a si sa p eva in serito in un a ma ssa, faceva parte d e l popo lo e la s ua p e rso n a t rasc ur abile aveva acquisito una ragion d 'ess ere . Il pi cco lo impi eg ato postale avvezzo a s mi star lettere da mattina a sera, da l lunedì a l sa b a to, lo sc rivano, i1 ciabattino, tutti ve d eva no d ' un tratto una nuova possibilità romantica nella loro es ist e n za : ognuno pot eva dive nt a re eroe e già chiunque portasse un ' uniform e era in a nti c ipo festeggiato dalle donne e salutato, da c hi non partiva, co n quel romantico nom e . Tutti rico nosceva n o la forza ig not a che li so lle vava s ull a m o n oto ni a quotidiana; pe rsin o il d o lore d e lle madri , l'angoscia de ll e mogl i in quelle ore d el primo e ntu sias mo s i ve rgog n ava no di ri velars i con troppa natural ezza. Ma forse in qu e ll 'e bbrezza operava a n c he un a forza più profonda e mi ste rio sa. L'ondata p ossent e si e ra scag liata così impro vvisa su ll ' umanità da sco n vo lgerne la s up e rficie e so mmu ove re g li oscuri ist inti in cosc ie nti d e ll a bel va uomo, quello che Fre ud co n acuta v is ion e c hi a m ò " il di sg usto della civiltà", il d eside rio c io è di ero mp e r e da l mondo borghese d e ll e leggi e d e i paragrafi per dar sfogo ai più remoti istinti d e l sa n g u e. Forse a nch e que ste forze oscure cooperarono all a se lvagg ia ubriacat ur a di quei g iorn i, in cui tutto si confondeva, sp irit o di sac rificio e a lco o l , s m a nia d ' avventura e fe d e purissima, a ntico fasc in o delle bandiere e retorica patriottica, in questa paurosa follia di mili o ni , indescri v ibil e a parole , c h e conferì per un ista nt e un o slan c io quasi s u gges ti vo a l più gra nd e del itto del t e mpo no s tro »."

Era la soc ia li zzaz ione d e ll 'ero ismo , d e ll a disponibi lit à a l sacr ific io , secondo lo s tesso schema nobili tante co n cep ito t re anni prima a freddo da Amendola, che Zweig r eg ist ra va da l v ivo, co n qualche punta di snobistica ironi a, m a sa ld a ndo la a quel ta edium vitae, a quell ' insoffere n za per il mod e l -

lo di conv ivenza borghese che ri appa rir à nel disprezzo ni etzsch iano e fascista della vit a como d a, così ac u tame nte individuato da Freud.

T h omas Mann, non più un ragazzo come il ve nten n e Ernst Ji.in ge r cui spesso si addeb ita l'esaltazione del combattiment o in Tempeste d'acciaio, m a quasi quarantenne in Pensieri di guerra del 19 14 si era ecc itato a s u a vo lta:

«Come si infiammarono subito i cuor i de i poeti quando ci fu la gue rra! E pensare ch e avevano cre duto di amare la pa ce, l'avevano amata veram ente, ognuno d i ess i seco ndo la prop r ia umanit à, l'u no all a mani e ra d e i co nt ad ini , l' alt ro per mit ezza di caratte re ed educa zion e tedesca. Ora, in vece, esalt avano a gara la gu e rra , giubilando , con profonda , intima es ult anza .. . come se n é a loro, né al popolo, di cu i sono la voce, fosse po tu to ca pitare qualcosa di meglio al mondo, di p iù bello, di più fel ice dell'insorgere con tro qu esto p opolo di una prepotente min acc ia di ne mi ci. E il benvenuto all a guerra del più d ota to e conosciuto di ess i non fu certo p iù sin cero del la se ntita esclam az ion e "Mi sem bra di esser n ato a nuova vit a 1", con la quale un bravo gio rn ali sta in iziava s u un quotidiano la sua e ntusiasti ca apoteos i. [. ..] Come avre bbe potuto l'a rti sta , il soldato n ell 'art ista, n o n lodare Iddio per il cro ll o di qu e l mondo di pac e di cui era così saz io, così nau sea to! Guerra ! Qual e sen so di pur ifi cazione, d i lib erazione, di imm an e spe ran za ci pervas e all ora!» ."

Pensa ndo an che a Thomas Mann, ch e poi dall 'es ilio divenne un oraco lo de ll ' antina zis mo, Hannah Arendt h a osse rvato: «Non soltanto Hitl e r e gli sbandati avevano rin graziato Di o in g ino cch io quando in Europa era sta t a proclam ata la mobilita zione gene ral e del 1914».26 L a s tessa riflessione vale in It al ia per l' int erve nti smo democratico, ri valutato tra fine Novecento e i primi an ni Du em il a dal Presidente de ll a Repu bblica Carlo Azeglio C iamp i, m ent r e era stato osc u rato dall a propag and a fasc ista, come se l'entrata in gu e rra fosse dipesa quasi soltanto d all e manifestazion i promosse da Musso lini , d 'A nnunzio , Cesare Battisti, Fi li p-

po Corridoni e Marinetti. Per comprendere m eg lio chi all' epoca fosse più influ e nt e, autorevole, quindi più determinante nello spingere l'It alia in guerra, converrà riflett ere su una differenza: Mus so lini, interventista rivoluzionario, pur esse ndo direttor e di un quotidiano quando sco ppiò la guerra a ndò a combattere come caporale dei b e rsag lieri; mentre L eo nida Bissolati , socialr iformi sta ch e aveva predicato l'intervento da posizioni di progressismo democratico, in vis ita al fronte ci andò da mini st ro. Ancor più conta rono quei deputati c he , dopo ave r deposto trece nto bi g li e tti da visi t a n e ll 'a nticamera di Gio litti in segno d'approvazione per il suo n e utralismo , il 20 m agg io 1915 alla Ca m e ra applaudiro n o il conferimento al gove rno Salandra dei pieni pot er i in vista dell'entrata in g u e rra .

La Grande Guerra fu tipi ca impresa lib erald e m ocrat ica e prog ressis ta. Un diffic ilm ente s up e rabi le ese mpio di se te dell ' o lo ca usto lo diede il lib eralsoc ia li sta Gaetano Salvemini, c h e nel giugno del 19 15 , quando si pot eva no ormai misur a re i terribili costi umani della mod e rn a guerra di mass e, in un articolo su « L a Voce pol iti ca» esa ltò l' intervento co n ques t ' in saz iato co nteggio d e i morti:

Le gue rre del Risorgim ento

La presente g ue rr a avrà, fra g li altri va nt agg i, qu e llo di g u ar irci della retori ca (censura).

L a batta gli a di Custoza del 184 8 e bb e 270 morti e 497 fe riti.

A C urtaton e si ebbero 166 morti e 508 fe riti.

A Nova ra, nel 1849, 57 8 morti e 1.4 05 feriti.

Ne ll a difesa di Venezia 3 10 morti e 686 feriti.

Ne lla difes a di Ro m a 651 morti e 686 fer iti.

La troppo famos a battaglia della Ce rnaia ebbe 14 (d ico n si qua l/ardici) m o rti e 202 feriti.

A San Martino ave mmo 76 1 morti e 3.661 feriti.

A Varese 22 m orti e 6 1 feriti .

L a battag lia di Ca la t a fimi e bb e 30 morti .

D ei Mille, n e m or irono in tutt a l' impr esa , fra Calatafimi e il Volturno, 68.

La battaglia del Volturno costò 506 morti e 2.697 feriti.

Castelfidardo ebbe 61 morti e 140 feriti.

Bezzecca, 121 morti, 266 feriti.

Custoza (1866), 736 morti e 3.189 feriti.

Lissa, 620 morti, 40 feriti .

Mentana, 150 morti e 206 feriti.

Le guerre d'indipenden za, fra il 1848 e il 1870, hanno avuto in tutto, 6.262 morti e 19.981 feriti.

La sola battaglia di Gravelorte costò alla Germania, nel 1870, 9 mila morti e 18 mila feriti.

L'intero Risorgimento è costato ai nostri padri una miseria: quel che oggi costa una battag li a di mediocre importanza. Il Risorgimento italiano è stato un te rno al lotto , guadagnato con molta fortuna.

La sua prima vera, grande prova (censura) - la nazionalità italiana la sta dando nella guerra attuale.

Qui incomincia la nuova storia."

Salvemini, poi divenuto una delle venerande figure del! 'antifascismo, nella sua sete di sangue echeggiava un cruccio già espresso nel nostro Ottocento all'indomani di un'unificazione ottenuta troppo facilmente, più per abilità diplomatiche che per virtù militari. Pasquale Villari nel seguito delle Lettere Meridionali aveva lamentato che il Risorgimento non era stato sufficiente crogiuolo di sacrifici per farne uscire un popolo cosciente di quanto aveva acquistato:

«Se la rivoluzion e italiana fosse durata un mezzo secolo, di certo, senza bisogno d'altri aiuti, attraverso sventure, sacrifizii, disfatte e vittorie, avrebbe creato una generazione nuova, con la grande educazione che danno ad un popolo i dolori sostenuti per una nobile causa. Ma, invece, al nostro patriottismo s'unirono le combinazioni diplomatiche, gli aiuti stranieri, e la fortuna ci secondò per modo che, in brevissimo tempo, con sacrifizii comparativamente assai piccoli, ottenemmo l'indipend enza e l'unità nazionale, tanto sospirate». "

La nuova storia così attesa dall'interventismo d emocratico costò a tu"tti i contendenti, secondo calcoli di Martin

Gilbert, sin o a nove milioni di morti tra i mili ta ri , d i cui tr a se ice nt o e 650 mila it aliani. Ma altri 5 mili o ni di c ivili sarebbero

« m o rti a ca usa d e ll ' occupazione n emi ca e dei b o mbardament i, o di ste nti e mal atti e. Il genocidio d eg li a rm e ni n e l 1915 e le e pid em ie di influen za che dilagarono quando a ncora in furi ava la guer ra furono due d ei d evasta nti effe tti co llat era li del co nflitto » ."

« L'el e nco che seg u e mostra le cifre degli uomini morti in co mbattim e nto o in seguito alle ferite riport a te in batta gli a . Queste cifre so no in ev itabilmente approssimative e non comp re nd ono tutte le vittime della g uerra . Ne l caso della Serbia , le vittim e fra la popolazione c ivil e (82 .000) furono superiori a quelle fr a i so ldati. Ne ll' ese rcit o st atunit ense fu . ro n o più num eros i i so lda t i u cc isi d all ' influenza (62.000) ch e qu e Ui ca duti in b attag lia. G li armeni m assacrat i tra il 19 14 e il 1919 sup eraro no il milione . I civili te d esc hi mort i a ca usa d e l blocco all eato si ritiene sian o stati più di 750.000.

In b ase all e stim e si co n sidera che, per og nun o d ei p rincipali paesi belli ge ranti , il numero minim o d i ca duti in gue rra sia stato il seg u ente:

Germania :

Ru ss ia:

Francia:

A u st ri a -Un g he ria:

Gran Br etag n a :

It ali a :

Roman ia:

Tur chi a :

Bulgari a:

Ca n ada:

A u st rali a:

Indi a:

Stat i Uniti:

Serb ia:

Be lgio :

1. 800 .000 1.700.000 1.384.000 1.290 .000 743.000

6 15 .000

Nuova Zelanda:

Sud Africa:

Portogallo:

Grecia:

Mont en egro:

16 .000

8.000

7.000

5 .000

3 .000

G li imp er i central i, che p e rsero la g u e rr a, ebbero 3 .500.000 morti s ui campi di battaglia. Le potenze alleate, ch e la vinsero, n e ebbero 5.100.000». ' 0

In un r ece nte testo di Mario Isnenghi e Giorgio Ro chat il num e ro d ei caduti cresce con qualch e arrotondamento sino a 1O mi lioni . La cifra non comprende le vittime civili e s i avve rt e: «I dati comp lessivi dei magg iori eserc iti so no abbastanza sicuri , anche se tra tutte le tab ell e che ab biamo non ce ne so no due ug uali in tutti i particolari». " I cad uti it aliani salgono secondo qu es ti a utori a 650.000 ed è sco ncertante l' in certezza che rigu arda la Ru ss ia, i cui «dati osc illano tra 1.700 .000 e 2.500 .00 0 morti ».

Più di 100.000 ita liani perirono in pri g ioni a, per la ma ggior parte di s tenti , fame, freddo . D ell e loro condizioni n e i campi di prigionia austriaca - e dopo Caporetto an ch e ted esca - le no stre autorità militari e politiche si di sint eressarono deliberatamente, per il timore ch e un miglior trattamento avrebbe inc ent ivato la propension e ad arrendersi. La seve rit à del comandan te in capo, genera le Lui gi Cadorna, in un go verno lib eraldemocrat ico venne assecondata non so lo d a i mini stri della G u erra, generali Vittorio Zuppe ll i e Paolo Morron e, ma anche dal ministro d eg li Ester i , Sidney Sonnino , il qu ale impedì a più ripr ese inizia tive p ubb liche per l'invi o di gen eri alimentari e indum enti ai prigionieri in Austria e Germania. Al punto che «l'assente ismo dell ' It alia nei confronto del problem a dei prigioni er i» ass un se «g li aspetti di uno sca ndalo internazionale» ."

L'el evato numero dei caduti era effe tto- si può dire quasi matematico - della leva generale obb ligator ia e della conseg u ent e partecipazione di massa alla gue rra , introdotta n ell 'E urop a continentale con la Rivo luzion e Francese e sem pre più estesa con i progressi del la d emocra zia. La ca-

pacità di mo bi litazione ne ll 'an t ico reg ime era assa i ridotta e le guerre, riso lvendosi tra p icco li eserciti dove il mercenario , come ironizzava Petrarca, «a lzando il dito co n la morte sc h erza», provocavano min o ri pe rd ite. Dove s'a ff ro nt ano mi lioni d i combatt enti scorre natura lm e nte più sa n gue che non negli scontri tra poche m igliaia d 'a rmati. Ad aggrava re le perdite ne ll a Prima guerra mondia le co ntribuì la rozz ezza de ll e dottrine strat eg iche imperniate su sistema t ic i, ripetut i scontr i fro n ta li d i massa , ch e n on prevedevano risparmi del «mater iale umano». L e perdite pe r le u n dic i battag lie de ll 'I sonzo, addeb itate all 'ost inaz ion e del genera le Cadorna, un li berale catto lico, fu rono pera ltro notevo lmente minori di que ll e sub ite da ing lesi, francesi, austriaci, tedesch i, cioè da popoli co me il nostro dotati di parlamenti. Specia lmente in Gran Bretag na si sv il uppò in seg uito una letteratura cr itica su ll a stupidità dei generali cui e ra stata affidata la vita di tanti rag az zi. A permettere sprechi di giovani vite e ad a u torizzare sistem i d iscip li nar i sp ietat i, co m e il ricorso all e d ec imaz ion i in di sc rimi nate nell e qua li per i cediment i dei loro reparti capitava ch e si fuci lassero a caso dei va lorosi soldati , sono state delle class i d irigent i li berald emocratiche.

Ne ll a g u erra fascista, forse proprio pe rc h é condotta da un a classe politica d i ex combattent i, non s i ripeté l' orro re delle dec im az ion i e, almeno pr ima che d ege nerasse in g uerra civ il e, vi fu magg iore rig u ard o ne ll ' imp iego d i «mater iale uma n o». L e perdit e del pe rso n ale militare ita l iano ne ll a Seco nda guer ra mondiale rispetto all a Prima furo n o meno de lla metà (291.3 76 mi lita ri cadut i ri s p e tto ai 600-650.000 de l 19 15-18), me ntr e aumentaro n o qu e ll e fr a i civili sia per i bombardamenti terrorist ici ang loam e ri ca ni , che provocarono circa 60.000 morti fra i c ivil i (a front e d i 4 .000 militari), sia per la b ru ta lit à de ll e rappresag li e tedesc h e, de ll a Sh oa h e de ll e stragi comp iute dopo la L iberaz io n e. L a ma gg iore gravità è piuttosto consistita nell 'inut il ità del le perdite , in una gu erra dic h iara ta e pe rsa, qu indi già per q u esto motivo sbagliata . E cco i dati pubblicati nel 1957 dall ' Istituto Centra le di Stati stica sulle perdite um ane sub ite da ll ' Italia fra il giugno del 1940 e la fi n e de l 1945:

- Militari morti 159 .957 (di cui 50.355 per malatti e e 109.602 per ferite, annegamenti, ecc.)

-M ilit ari disp ers i 13 1.41 9 (da considera rsi morti)

- Civili morti 14 9 .4 96

- Civili di spersi 3 .651

In total e, t ra militari e civili: 309.453 morti e 135.070 d ispe r si . Totale ge n erale delle pe rdit e , tra morti e d ispers i: 444.523.

In qu es t o tota le sono compres i cir ca 53 .500 part ig ian i e civil i morti in comba ttim ento o f u ci lat i dai nazifascisti, i militari e civili vitti me dei bomb ardament i aere i e nav ali del le citt à e i giu st iziat i dopo il 25 apr il e. "

Occorre ricordare il bellicismo lib era le e democrat ico, perc h é sa r ebbe in sen sa to esa urire n e ll a categoria de i totalitar ism i, innescati da ll a Prima g u e rra mo ndi ale e da tem po finiti, tutte le pulsio ni di mort e , le aspirazioni sacrifica li , ch e dal fondo de ll e epoc h e p iù remote grava rono sull a s toria d el Novecento e - s ia pure con int e n sità più ri dotta - si proiettano nel Duemila. Semplici s tico e pericoloso , come ogni diagnosi in s uffi ciente ch e s' illud a d'aver ri so lto ri co rre nti probl em i dell'uma nit à dopo averne eliminato appena alc uni fattori d 'aggravamento. I tota li tarismi e u ropei posso n o essere in parte visti come e nfati zzaz ioni - a scap ito delle lib e rt à, del p lu ra li smo, della tolleranza - di qu ella partecipazione di massa agli entusiasmi della politica di cui la lib era ld emocraz ia aveva posto le princ ip ali premesse. G li umori vitali de ll a partec ipazione popo lare h anno quasi semp r e m anifestato vocazion i guerriere.

Democrazia e guerra: Pericle, Cesare, Napoleone, Churchill

«F urono i g rec i c he scop riron o non solo la democra zia, ma anche la politi ca stessa, che è l 'arte d i conseg uir e dec is ion i mediante la di sc uss ione pubbli ca e po i d i obbedire a quelle dec ision i in q uanto cond izione necessar ia di una co n vivenza civ il e.» H

E tra i g rec i n e furono campi o ni gli aten ies i. Aten e d emocratica e m erca ntil e, che contrastò i pers ia ni a Maratona e li sco nfisse su l m a re a Salamina , fu p iù imperialista, es pansiva, di Sparta, ne i cui confronti va nt ava, come h a rico rdato Tucidid e, d'ave r sa lva to la Grec ia perciò m e ritando di s premere ch i si era rivolto all a sua protezione:

«I Lace d emoni ese rcit av ano l ' egemonia s ugli all ea ti se n za te n erli sottoposti a un tr ibuto [. .. ] gli At enies i in vece pig li ando per sé col passa r del tempo le fl o tte degli all eat i e d impon endo un tributo a tutti». "

In questa apolog ia d ell ' impero ate ni ese se m b ra d'ud ire le ce le brazion i co rre nti de ll ' imp e ria li smo ang loamericano, pe r ave r contrastato in du e gu e rre mondi ali la b arb arie t e utonica, po i la minac cia so vie tica in una g u e r ra fredda, infin e (ma è tutt ' a ltro ch e finita) p e r ave r di n uovo u sato le a rmi co ntro la ditt at ura di Saddam Hu sse in e il t e rrori smo d i minoranze islam ich e fanatizzate:

«A Maratona siamo sta ti i so li a combatte re co l barbaro in d ifesa de ll a Grecia e quando esso ve nn e per la secon da vo lt a, sicco me non e rava mo in grado di difenderci per rer ra, imbarc at i con tutta la popola zione , abb iamo combattuto a Sa lamin a». "

È la g iu st ifica zion e program mati ca de ll ' imperialismo d emocratico ateni ese di c ui P ericl e, esempio di g uida poli t ica e d 'a rt e orator ia p e r Linco ln , uno d e i più gra nd i demo c rat ic i d ell 'ep oc a m ode rn a e al tempo st esso ca po vittorioso de lla prima g uerra mod e rn a, " fu il m agg io re interpre te . I motivi di consenso popo la re per cui qu el pote re si è affermato sa ld ando es igenze strategich e e di merc ato li ha sp iega t i Rostovtzeff:

«A t e ne era divenuta una gra n de città e g ra n parte del co mmercio egeo vi s i era co n centrata; in olt re essa si e ra trasfo rm ata in un im po rt ant e centro indu st ria le. L a popolaz io ne era mo lto a um e nt ata: ai cittadini si e ra agg iunt a un a

mo ltitudin e di strani e ri (metec i), ch e non aveva n o la cittadin an za, ma si e rano s tabiliti ne ll a citt à p e r svol ge rvi a tti vit à co mm e r cial i e indu s triali: era anch e mo lto a um e nt a to il nume ro d eg li sc hi av i. La perdi ta del p r edo mini o s ul mare avre bb e ce rt ame nt e arrest a to qu es to sv ilup p o ; e av re bb e an che p o tut o cos t r in gere At en e a un ritorn o all e co ndi zioni an te ri o ri all e g ue rr e persian e; e un t ale r ito rn o av rebb e in ev it a bilm ent e cau sa to serie con vul sioni inte rn e. Quindi si dec ise pe r la se cond a alternati va e s i co min ciò a tra sform are la lega in un imp e ro, nel qual e i citt adini di At en e domina van o sui cittadini d eg li altri stati e i contributi deg li all eati fo sse ro tributi. Di qu e sta decision e ri se ntì tutta la politica di A te ne, tanto qu ella interna quanto qu e lla es te rn a. I ca pi del p artito d emo cratico - prim a Efi alte e po i P e ricl e - dive nn e ro asse rt o ri de ll e id ee e d ell e as pira zio ni imp e ri ali s tich e acca rezza te d ai citt a dini . L'a tti vit à di Efia lt e e bb e br eve d u ra ta : s ubito d o po la su a p rim a co mp a rsa n ell a vi ta pubb li ca eg li fu mi ste rio sam ente assass in a to. M a Pe ricl e d iresse la p o liti ca at eni ese p er molti anni e t ro vò se mpr e ap p oggi n e ll 'asse mbl ea p o p o lar e. Egli fu fe rm o e d ec iso asse rtor e d ell ' id ea c h e Ate n e doves se esse re n e ll o st esso tem po un a d emoc ra zia e un a grand e po te n za imp er iale». "

Pur esse nd o il primo grand e politi co d em oc rati co d ell 'anti chit à,

« la strat eg ia fu , di gran lun ga, la prin cip ale tra le funzioni uffi ciali di P e ricl e e la bas e p erm an ent e d ell a su a autorit à. P e r qu es to m o tivo i suoi bu s ti lo ra ffi guran o co n l'elmo, ch e è l'e mbl e ma di tale ca ri ca e un o d eg li el e menti capit ali de ll a s ua uniform e» ."

Sfogg iaro no in ca r ichi militari an ch e gli a ltri ca pi p oli tici d e ll 'es p an sio ne a teni ese, Mil ziad e , Te mi sto cl e, Ari stid e, C ima n e , pe r la semplic e ra gion e ch e il p opo lo si e ntu s ias mava a ll e g ue r re e i po liti ci n e rincorrevan o il co n se n so fa ce nd os i el egge re strat eghi p e r guid ar e di p e r so n a le in curs ioni co lo ni ali. Ri cav iam o ancora d a Tucidid e un ritratt o d eg li um o ri p o p o lai·i a sostegno d e ll a di sas tro sa agg ress ion e in

Sic ili a, contro Siracu sa, approvata a ll ' unanimità dall'Assemb lea ateniese nel 415 a. C.:

«L'e ntusiasm o per la sped izion e infi ammò tutti in eguale misura. I più anziani ritenevano che avrebbero conquis t ato i luo gh i do ve la flotta li avrebb e port a ti o che comunque, con una forza militare così im ponente, non avrebbero av uto danni; i giovani desideravano ve dere luog hi nu ovi e fare nuo ve esperienze, e confidavano di poter ritorn are incolumi; la massa del popolo, tra cui i so ld ati, consideravano la prospettiva di un guadagno immediato e, con l' ing randimento dell'imp e ro, di una garanzia di redd ito futuro. Il risultato di questo eccess ivo entusiasmo della grande ma gg ioranza fu che quelli che erano effettivamente contrari alla sped izion e t em ettero di essere considerati ostili ag li interessi della città se votavano contro di essa, e perciò restarono zitti»:m

G li ateniesi un paio d'anni dopo le buscarono dai sirac usani appoggiat i da Sparta, finendo impri g ionati a mi gli aia ne ll e Latomie , ma re s ta la testimonian za, già all e ori g ini d e ll a democrazia , di come i popoli pe r libe ra scelta possano prec ipitarsi in disa st ro se awenture.

Il precedente è importante, perché è lì , tra i greci, tra Mil e to in Asia Minor e e Atene, che qualche secolo prima d e ll 'era cristiana na sco no la filosofia, la moneta coniata co me strumento d ella sov ranità , la politic a e l'imperialismo co me proiezion e d e mo cra tica del mercato . Da un caso so lo non s i può ric avare un a regola, ma dall a democraz ia aten iese in poi il caso si è ripetuto. Cesare , che conqu istando le Ga lli e diede a Roma l ' Impero, era capo dei democratici co ntro la più prud e nt e aristocrazia senatoria raccolta intorno a Pompeo. Luciano Ca nfora , notoriamente orientato a s in istra, in un capitolo s ul «libro nero» della campagna ga lli ca addebita a Cesare , « dittatore d e mocratico», «un genoc idi o di impressionanti propo rzioni secondo la conv erge nte tes timonianza di Plinio e di Plut arco». " Plutarco h a calco lato in un milion e i morti e un milion e i prigionie ri (ven-

duti come sc hia vi) nella conquista d ell e Galli e, me ntre Plinio il Vecchio nell a Storia naturale valu tò in un milion e e du ecento mil a i galli massacrati d a Cesa re com me nt ando : «No n posso porr e tra i suo i titoli di g lo ri a un così grave oltra gg io da lui arrecato al genere umano ». Ma n emm e no a sini s tra i giudi zi sono sempre stati da «libro n ero» . Il grand e l at ini sta co munista Concetto March es i , traduttore della Guerra gallica, riservava indulgenza a quelle carneficine, così compatendo l a fatica dei legionari imp egn ati p e r tutta una giornata a scannare i belgi sconfitti:

« Si v e de più la giornata di sole ch e la giornata di sangue : e quei so ld a ti che si ritirano al tramonto n ell a qui e te dei lo ro accampament i, dopo aver mas sacra to tanti uomini, paiono piuttosto campagnoli stanchi che tornino di se ra al loro vill agg io » .

È lo stesso Canfora a riportare il lir ismo d e i «cam pag noli s tan chi » d all 'ap pa ss ionato cesarismo di M arc h es i," il prest ig ioso int ell e ttual e cui il Partito co muni sta aveva ad do ssato il compito di giu s tificare di fronte al mondo d e ll a cu ltura l 'assass inio di Giovanni Gentil e . Nei no s tri g inn as i e li ce i vie n e di so lito ignorato l'olocau sto d e i galli , così come nei programmi sco lastici della Turchia si sorvola sul ma ssac ro di qu as i un milione e mezzo di armeni avv iato in modo sistem a tico nel 1915 (mentre minori ecc idi e rano già avvenuti a fin e Otto ce nto) dal movimento laico e modernizzatore dei Giovani turchi giunto pochi anni prim a (1908) al potere adottando il motto della Rivoluzion e Francese Liberté, Égalité, Fraternité ." Sta comunque di fatto ch e tra l'es pansionismo democratico e i massacri, fino al ge nocidio , i confini a volte sono labili , come un paio di mill enni dop o il De bello gallico confermerà lo sterminio degli indiani lun go la fronti era d ell a d emocrazia statunitense. L a democrazia non è d ebole e deli ca ta , anzi è piutto sto - come app r ese busca ndol e nel 1945 chi aveva creduto ch e fosse imb ellequ e lla cosa con cui il più delle volte con la forza con giunta del d en aro e della buona fede sapientemente costruita dai suoi m ezz i d ' informazione, si vincono le g ue rre .

A ripro va : la levée en masse deci sa nel 17 93 dall'Asse mblea Leg islat iva francese, c he fornì pochi a nn i d opo i g randi batt agli on i co n cui Napole one esportò in Europa le id ee di li be rt à e d 'eg u agl ian za, era stata resa possibil e dalla rivo lu zione condo tt a in nome del popolo e del suo po t ere.

La Ri vo lu zio n e Francese s i diede qua si subito , nel 1792, co m e propr io inno co n la Marsig li ese un canto di g u e rra. E ra sta t o in fa tti co mpo s to dal tenent e del ge nio Claud e Josep h Rouget de l'I sle come Canto di gue rra per l'Armata del R en o e il cara tt e re b e llicoso dei suoi versi non lasc ia dubbi, compreso l ' in vito ad abbeverare col «sangue im puro» d e i nemi ci le b andi e re d e ll a nascente d e m oc razia:

Allon s en/ants de la Patrie

L e jour de gioire est arrivé.

Aux armes citoyens.1

Formez vos bataillons,

M archons, marchons.1

Qu'un sang impur

Abreuve non sillons.

A su a vo lta il canto patriottico d ell a «Ca rm agno la», into nato dai sa nculotti d a nzando intorno all 'alb ero de lla Libertà, esa lta va il suono del cannone :

Danson la Ca rma gno le, vive l e son du canon ..

Non sarà supe rflu o qui insistere sulla facilità a ucc id ere co n cui la democrazia in Francia m osse i primi passi attravers o il Te r ro re, le st ra g i dei va ndeani , g li affogat i d i Na ntes. P e r lun go te mp o il lib e ralismo , ch e siamo ab ituat i a co nsid era re quas i sinonimo di democrazia, t enn e a disting uers i da qu e ll 'o rrore , come ha ricord ato d a des tr a Ben ede tto Croce :

«Il liber ali sm o aveva compiuto il s uo di stacco dal democ ratismo, ch e, n ell a s ua forma estrema di g iacob ini s mo ,

persegue nd o a furia e ciecamente le su e astrazioni, non so lo aveva distrutto viv i e fisiologici tessuti del co rpo sociale, ma, scamb iando il popolo co n una parte e con una manifestazione, la meno civile, del popolo, con la inorganica folla sch iamazzante e impul siva, ed ese rcitando la tirannia in nome del Popo lo, era tra scorso n ell 'opposto del s u o ass unto, e , in lu ogo della eguag lian za e d ella libertà, aveva aperto la via all' eg uale servi tù e alla dittatura». «

Nel corso dell'Ottocento, in som m a, si parlò della democraz ia , che pure mantenne appassionati sos t enitor i, co n toni di dep lorazione non molto diversi da quelli oggi usati contro la dittatura fascista o nei libri neri del comun ismo.

Prosegue Croce :

« Il ribrezzo per la rivoluzione, che si sentì all ora e che percorre tutto int ero il seco lo decimonono, il quale pur doveva fare tante rivo l uzioni, era, in realtà, il ribrezzo per la rivoluzione democratica e g iaco b ina, con le sue convu lsioni spasmodic h e e san g uin arie, con gli ster ili suo i conati di attuare l'in attuabile, e col con seguente accasciamento sotto il dispotismo, che abbassa gli intelletti e abbatte le volontà. Il terrore del Terrore passò tra i fondamentali sentimenti sociali »:"

Francia e Gran Br e tagna, nostr e maestre di lib ertà democratiche, ma anc he Belgio e Olanda nell'impegno incrociato di costruz ione in casa propria della democrazia e in terre lontane dei domini d'oltremare, dal Congo belga all' Indonesia olandese, hanno creato su ll a spinta del lib ero mercato (capace, secondo il Mani/esto di Marx ed Engels, d'avv iare la globalizzaz ion e spianando co i «bass i p rezz i delle sue merc i tutte le murag lie cines i») i p iù vas ti imperi co lon ia li appa rsi n ell a sto ri a del genere umano. G li inglesi g iun sero a dominare un quarto della popolazione mondiale espandendosi coi pirati, la Bibbia, la rivoluzione industria le, la li bertà d i mercato nel cui nome giu stificarono a metà dell'Ottocento un paio di sanguinose guer re del!' oppio contro la Cina, provocate da l rifiuto cinese di scamb iare tè con !'op-

pio coltivato dalla Compagnia delle Indie; e reprimendo in India la rivolta dei sepoys con 320 mila indi ani giustiziati (1857-1858); mentre la Francia dovette affrontare e spegnere nel sangue la rivolta algerina del 1871. Il grande teorico del lib eral ismo britannico John Stuart Mili, come ricorda con precise citazioni Domenico Losurdo in una gustosamente ip ercrit ica Controstoria del liberalismo, pur avendo deploraro lo sc hia vismo dei coloni americani non ebbe

«difficoltà a leggere la guerra dell'oppio come una crociata per la lib ertà di commercio e per la libertà in quanto tale: "i l divieto di importare dell'oppio in Cina" viola "la libertà[ ... ] dell ' acquirente" prima ancora che "del produttore o del venditore". D'altro canto, la lezione impartita ai "barbari" cines i può essere solo salutare». 46

A fine Ottocento il giovane Winston Churchill, che della lib eraldemocrazia fu poi combattendo il nazismo tra i massimi campioni, si era trovato co l generale Lord Kitchener in Sudan in lott a contro i dervisci; e il biografo ufficiale Martin Gilbert ricorda che «mentre la fanteria avanzava in trionfo verso Khartum, migliaia di derv isci feriti furono uccisi dai so ld ati vittoriosi» . Churchill ne fu scanda li zzato, ma non poté fare a meno di vantarsi d'averne ucciso uno anche lui («Ferito più vo lte , barcollò verso di me con la lancia levata. Gli sparai da meno di un metro, e cadde riverso nella sabbia») e l'impressione che trasse a Omdurman dalla strage di arab i fanatici fu complessivamente positiva: «La mia fede nella nostra razza e nel nostro sangue ne è uscita molto rafforzata». 47

Olocausti coloniali

Sui genocidi provocati dal colonialismo circo lano cifre che paiono esagerate:

«Il co lonia li smo europeo cominciò con le conquiste in Africa, guida te dal principe portoghese Enrico, 600 anni fa.

Il coloni alismo continuò, dopo i viagg i del XV e XVI secolo di Colombo , Cabrai, d e G am a, Drak e e di altri pirati coloniali, con le in vas ioni portog hes i, spagn ole , olandesi, francesi e brit anniche, di India, Indon es ia , Filippin e, Messico e Perù. Tutte qu es te inv asioni furono genocidi, che uccisero, molto prima del!' olocausto na zista della seco nd a gu e rra mondial e, più di 200 mi lioni di nat ivi. Tutte furono acco mpagn a te d a] traffico di schiavi che, a sua volta, u cc ise 150 milioni di persone in Africa». "

Alcuni testi pongono a carico del lib ero mercato anch e le cares tie:

«Recente m ent e so no state ricordate le g randi cares ti e d ell' epoca co lo ni al e, n eg li anni 1870 -90, ch e fec ero alm e n o 30 mili oni di morti nel Sud-Est as iat ico, in India e in Africa . Bench é dovute ad alc uni anni di sicc it à, esse furon o catastrofiche anche a causa d e ll e scelte delib e rate dei gove rni occ id enta li. Il decesso di milioni di contadin i indigeni sare bbe infatti str e ttamente legato al processo d'introdu zion e di un 'e conomi a-mo ndo lib era le, in p a rticolare del libero me rc ato d ei ce rea li . L a catastrofe de mogra fica fu dunqu e tutt'altro ch e " n a tural e", ben sì po liti ca, cioè inten zion ale. P er lo storico Mike Da vis , quei contadini " furono le vittim e mortali d e ll ' applic az ione letteralm e nt e teologica dei sac ri principi di Adam Smith" m entr e " il ritmo dell 'es pan s ion e colon ial e coincideva regolarm ente co n quello dell e catas trofi naturali e delle e pidemie "» ."

Fatta tutt avia la tara a cifre go nfi ate, a ciò che è addebitabile a seco li re moti , all ' espans ione im periale d eg li zar, a spagnoli e portog h es i che non erano lib e rali e propri o per questo scadd ero da rango imp eria le a que llo di popoli di secon daria imp ortanza, le dimensioni de i genoc idi d e rivati da ll a moderna vita lit à del merc ato e d all 'espans ioni smo anglosassone sopra ttutto nel Nord America, da cui d isce nd e l' affer mazion e plan eta ria de ll a d emocrazia, giustificano le rece nti ri ce rch e s ugli o locaust i rim oss i , giacc hé , come osserva David E. Stannard, autore di Olocausto americano, « la

nega zion e deg li stermini di massa è co mune - e a n c h e pienament e co mprensibil e - tra i dis ce nd e nti di co loro c he co mpirono il ge nocidio » .'0 Stannard conteggia

«g li orrori ineg u ag liabili nel commercio degli schiavi africa ni, nel corso del qual e almeno trenta milioni - m a forse tra quaranta e sessanta mili o ni - di africani furono uc c is i, molti nel fiore della loro esi stenza, prim a ancora di ave r e la possibili t à di ini ziare a lavorare com e schi avi nell e piant ag ioni delle Indie e de ll e Am e ri ch e . E infin e ci fu il total e sterm inio di molti popoli nativ i am e ricani e il quasi totale ste rminio di altri il cui num e ro ammontò a quasi cento milioni» ."

In evitabile l'a neddoti ca sui p ad ri della Costituzione ame ri cana, da Washington a Jeffe r son, padroni di sc hiavi e pronti ad approvare misure di sterminio degli indi ani . Pers ino Benj a min Franklin , che pure in uno scritto deplorò il massacro di pacifici indi an i da part e d'un g ruppo di coloni, avev a annotato con sc h e r zosa leggerezza:

«Se il dis eg no della Provvidenza è di estirpare qu es ti selvagg i per far posto ai co ltivatori della t e rra , non sembra improbabile c h e s ia il rum il me zzo presce lto. H a g ià annienta to tutte le tribù che abitavano prima s ulla costa» ."

Tutto ciò non riduce di nulla l'orrore della Sho a h di cui s i rese r espo n sa bile il n az is mo o quello degli ott a nta milioni di v ittim e pro voca te d a lla fa llim e nt a re sperimentazione m a r x ista -le nini sta . M a l' esp ression e genoc idio , sepp ure appositamente formu lata n e l 1944 d a l g iurista po l acco Raphael Lemkin per indi care le stragi naziste, va d e clinata a l plural e, co me ormai indica un 'a mpi a letteratura. " Il seco ndo a rticolo pubblicato, appe na compiuti 19 a nni , da Benito Mu sso lini nell 'agosto del 1902 g ià si occupa va con enfas i carducciana di genocidi, che si cons umavano n e ll'indiffe renza. Ne r iporto l' inizio, una curios ità non so lo per la firma, ma p e rché il popolo curdo indicato com e persecutore (a l serv izio dei turchi ) è stato a sua vo lt a in larga parte pr iva to della su a indip e nd e n za e p e r seg uitato d ai turchi :

«Vi è un popolo che cade. Un intero popolo, generoso ed obliato, che ogni giorno lascia a brandelli la sua carne, la sua libertà, le sue tradizioni per una insanguinata strada di rovine. Il telegrafo quotidianamente annunzia i massacri consumati dai Kurdi sugli Armeni; nessuno sfugge al macello: giorni sono un capo kurdo, dopo aver incendiato un villaggio, ordinò si legassero tutte le donne, commise su di esse atti di ferocia inaudita e le fece morire fra orribili torture. Ebbene: questi particolari che all'alba augurale del XX secolo dovrebbero sollevare in tutte le anime sensi di raccapriccio, passano inosservati completamente o quasi, come episodi di secondaria importanza, nella farraginosa cronaca d'ogni dì. Pochi solitari alzano la voce per protestare in nome del diritto delle genti». '"

Nonostante la propensione di molti studiosi a confinarlo all'interno dei mezzi tecnici e organizzativi di cui può disporre soltanto uno Stato moderno, un più realistico orientamento

«suggerisce che il genocidio - come la guerra, il massacro, lo stupro di massa e altre simili atrocità - non sia niente di nuovo e che difficilmente possa essere considerato un fenomeno nato nel XX secolo. Che tali orrori si sono sempre verificati nel corso dei secoli e in tutte le regioni del pianeta». "

Abbiamo appena visto le accuse di genocidio rivolte a Cesare per i metodi usati nel conquistare le Gallie. Che le capacità distruttive di masse umane non richiedano affatto le risorse tecnico-organizzative d'un moderno Stato totalitario e siano alla portata anche dei selvaggi l'ha ricordato Hannah Arendt citando l'esempio del re Tchaka in Sudafrica,

«che all'inizio del XIX secolo aveva riunito le tribù zulù in un'organizzazione militare straordinariamente disciplinata, non aveva creato né un popolo, né una nazione zulù. Era riuscito semplicemente a sterminare oltre un milione di membri di tribù più deboli. Poiché la disciplina e l'organizzazione militare non potevano costituire di per sé un corpo

po litico , la distruzione rim aneva un ep iso dio oscuro in un p ro cesso irrea le, in comprens ibil e ch e non poteva essere accetta to dall'uomo, e quind i non ven iva ricordato dalla stori a umana». '6

L'esempio s i è ripetuto recentemente con i m assac ri innescat i da ll a lib e razi one dei popo li s in o a poco prima tenuti a bada dal coloni ali smo in Cambogia, Etiopia, Ruanda. Ma alt re strag i so no state rimosse e la rip e titi vità d eg li o locaust i comp iu t i a supporto del capitalismo liberale con sig li a di n on limit a re la vig il a n za um an ita ria ai so li sistemi cance ll ati da ll a stor ia, giacc h é l 'imperia li smo democratico vi n ce nt e potrebbe tornare a rivelarsi - proprio a ragione del pote re planetario di cu i dispone - altrettanto catastrofico .

Agli imp e ri coloniali de ll a Gran Bretagna e d ell a Fra ncia s'isp irò Giovanni Gio lit ti, il più illumin a to dei nostri gove rnant i demoliberali, per spinge re l 'Ita li a su ll a stessa s tra d a qualc h e decennio prima dell'avventura musso lin iana in Etiopia . Nel 1911 la borghesia libera le celeb rò con G io litti il cinqu antenn io d ell ' Unità nazional e , esa ltata da id ee di grandezza e amb izioni espans ive espresse nel g igantis mo de ll 'A l ta re de ll a Patria (den tro il ve ntr e monu menta le del « cavallo più g rande del mondo» di re V itt or io Ema nuel e II , « sedici volte p iù grande del vero», " festegg iò brindando l'inaugurazione una do zz in a d i notabili li bera li ) e co n la conq ui sta co lon ia li sta d e ll a Libia e de ll e iso le dell'Egeo. Per re nde rsi conto di qual e fosse l' a tt egg iamento corrente, si rilegga no le espress ion i pers in o un po' frivole con cui Benedetto Croce, fi losofo della « reli g ione della li bertà», giust ificava la g u erra di Libia

«per quelle che s i c hi ama no ragioni di sentim ento , e che sono t anto reali quanto le altre. Queste ragioni fecero se ntire la loro fo rza a un uomo come il G io litti, punto fantasioso e retore , ma ch e comp rese quel c he l 'Ita li a d es id e rava, come un padre che si avvede c h e la figliuo la o rm ai è innamorata e provvede a da rl e, dopo le debite informazioni e con le d ovu te ca utel e, lo sposo che il s uo c uore ha scelto» ."

Aldo A. Mola ricorda che con l'imp resa di Tripo li

«le ri viste più diffu se - la tele visione di all ora - n on aveva no più bi sog no di procurarsi in Manciuria le imm ag ini de ll 'orrore. D all a Libia foto g rafi e di fucilaz io ni , sco ntri alla baionetta, atroc it à p e rpetrate anche contro p ersone dal!' a ppar en za in e rm e inondavano le case italian e». "

I primi a ra bi impiccati da italiani apparte n gono all'imma gin ario liberale, così come in preval e n za lib erald emocratico e ra appunto stato il moto espansivo dell 'E uropa colonial e. Non c'era del resto da stupirsi se il Regio Esercito non si faceva sc rupolo d'impiccare gli a ra bi in Libia dopo ave r sp arato di sinvoltamente ancor p oc hi anni prima s ulla po vera ge nt e in Italia. Eseguendo le direttive d e i gove rni lib e rali il ge n e ral e Rob e rto Morra di L av ri ano aveva così stroncato le pl ebi affa m ate dei Fasc i sic ili ani. No n è stato fatto n emme no il conteggio d e i morti e qu esto può essere un ult er iore indice di di spre zzo per le vittime dei moti di pi azza. No n furono molt e se para gon ate a ll e s tra gi poi compiute in varie parti del mondo nel Novecento , m a «nel so lo mese di dicembre 1893 risultarono 9 2 u cc isi tra i pro le t a ri sicili ani »"' e impr ess ionarono Pirandell o ta nto d a indurlo a chiud e re il romanzo I vecchi e i giovani (pubbli cato a puntate n el 1909) propr io con una sce na di quelle repress ioni. Che tra l 'altro avvenivano nel 1893-94 in co in cid en za con lo scanda lo d e ll a Banca Romana, per cui

«Tutt e le se re, tutte le mattin e, i riv enditori di g io rnali vociavano per le vie di Rom a il nom e di questo o di quel d eputato al Parlamento na zion ale, accompagnandolo co n lo squ arciato b an d o ora di una truffa o ra di un o scrocco a danno di q ues t a o di quella Banca [.. .) Ma sì, ma sì: d ai cieli d ' I ta li a, in qu ei g iorni , pioveva fa n go, ecco, e a palle di fango si gio cava; e il fango s'app iastrava d a per tutto , s ulle facce pall ide e viol ente degli assaliti e degli assa li tori, su le me da gli e già guadagnate su i campi di battag lia (c he avrebb ero dovuto alm eno queste , perdio! esser sac re) e s u le croci e le co mi11 end e e su le marsin e gallon ate e su le inse-

g n e d e i pubbli ci uffici e d ell e redazio ni de i giorn ali . Diluviava il fan go e pa reva ch e tutte le cl oac h e de lla citt à si fo sse ro sca ricat e e ch e la nu ova vita n az io n a le d ella t e rza Rom a d o vess e affogare in quella torbid a fe tid a alluvion e di melm a , su cui svo lazzava n o strid end o, n e ri u cce lla cc i, il sospetto e la calunni a» ."

Il cli m a di co rru zio n e li be rald e moc rati ca co n t ribui sce in pa rt e a sp iega re la su ccess iva ad es io ne, n el 19 24 , su b ito dopo il d elitto Matteo tti, di Luig i Pi ra ndell o al fa sci sm o . Be n e d etto Cro ce liquid ò in vece sbri ga ti va m ente gli schiz zi d i fa ngo :

«No n app a rti e ne all o sto ric o so ffe rm a rsi s ugli in cide n t i de i cos id de tti "sca nd ali b an cari " e sull e ind ag ini de ll e res p o n sa bilit à e dell e co lp e, m at e ri a p re dil e tt a d e i mo ra li s ti a b u o n m e r ca to, adope rata ai loro fini dag li o p pos itori »,

tutt ' al più compi ace ndosi ch e gli sca nd ali anzich é res t are n ascos ti fo ssero scop pi ati , co sì cessa nd o « di esse r tali , ap punto per ché fu ro n o qu alific a ti e t ratta ti com e t ali ». 62

M a to rni am o a Pi ra nd ell o , croni sta d 'eccez ion e, pe r ricupera re acca nt o a l fa n go d i Mont ecito ri o il sa ng ue de ll e p le bi contro c ui ap p unt o i go verni lib e ra li , in d isp ettiti , co nt inu aro n o a fa r spa ra re:

« L' anti co , pro fo nd o m alcontent o d e i Sicili ani era d ' un tra tt o d ive nt a to ovu nqu e fie ri ss im a in d ig n az io ne : p er gu anto i p iù alti o rdini socia li fossero s p aventat i d all e ag it az io ni popo la ri , o ra, di fro nte a qu ell a so p ra ffaz io ne mili ta re, a q ue ll 'a ri a di nemico in vaso re d ell a mili zia ch e abo liva pe r tu tti og ni legge e sopp rim eva og ni ga ran zia cos tituzio na le, s i se nti va no inclin ati , se n o n ad affrat ell arsi co n gli infimi , se no n a sc usarli , alm e no a riconoscer e ch e in fin e que sti , fin ora, ne i co nflitti , aveva no av uro sem p re la pegg io, né m ai s'era no so ll eva ti a m an o ar mata , e ch e, se a q u alch e eccesso e rano tras ces i, vi e ra no sta ti crud elm ente e b alo rda m en te a izza ti d ag li ecc id i. La n ati va fi e rezza, co mun e a tutti gli isolani , si rib ell ava a q u esta nu ova ont a ch e il gove rno itali an o

infliggeva all a Sicilia, invece di un tar do riparo a vecchi mali; e per tutto era un fr emito d 'odio alle notizie che giungevano, di paesi circondat i da reggimenti di fanteria, da sq u adroni di cavall eria, per trarre in arresto a centinaia, senz'alcun discernin1ento e con furia selvaggia, ricchi e poveri, studenti e operaj, e qua consiglieri e là maestri e segretari comunali, e donne e vecchi e finanche fanciull i: soppressa la stampa; sottoposta a censura anc h e la corrispondenza privata; tutta l'i sola tagliata fuori dal consorzio civile e resa legata e disarmata all 'arb itrio d'una dittatura militare». "

Ancora confront iamolo con Croce, libera le, ch e non sorvo la come aveva fatto con lo scandalo della Banca Romana s ull e dimostrazioni de i Fasci siciliani, dove i contad ini si muovevano in cortei dietro a ritratti del re Umberto e immagini della Madonna, e le registra approvando chi h a osa to far rispettare l'ordine con la forza:

«Accaddero in p iù luoghi conflitti con soldati e carab inieri e si versò sangue. I proprietari erano atterriti e ch iedevano aiuto al governo di Roma. [. ..] fu invocato e giu n se salvatore il Crispi, di nuovo con respiro generale di fiducia; il quale s ubito chiese ai partiti contrastant i la "tregua di Dio" per la sa lut e della patria, e fece sentire il suo quos ego . L'ordine venne rapidamente ristabilito in Sicilia con l'invio de l generale Morra di Lavriano, munito di pien i poteri, che proclamò lo stato d'assedio : i fasci furono sc iolti , i loro promotori arrestati in gran num ero, giudi cati da tribuna li militari e condannati a gravissime pene. [...] Checché sia di tali peccati di eccess i e di omissioni, il Crispi troncò un movimento , che non conteneva nessun germe vita le ed era privo di avveni re. Non che fosse, come a lui piacque affermare, semplice rivolta di gente di malaffare (quantunque la gente di malaffare vi si mesco lasse certamente); ché , in verità, vi ebbero parte dire tti va id ealis ti e uomini generosi, ta luno anche di carattere sa ldo e di purissinrn vita . Ma il torto di quegli uomini, di quei giovani, era di eccitare e tirarsi dietro masse ignoranti e inconsapevoli, credendo di potersene valere per attuùe idee che quelle non comprendevano e

dalle quali erano lo nt ani ssi m e: cioè di tentare, sia pure a fin di bene, un imbroglio, ch e non è cosa ch e possa partor ir mai b ene , e, tessuta con l'in ganno , m e rita di essere distrutta con la forza».

Subito dopo Croce proseguiva: «A ltro non minore servigio rese a ll ora il Crisp i col pareggiamento del bilancio ... ». "' Altri int erve nti mi li tar i contro movimenti anarco idi furono cons id era ti indi spensab ili in Luni g iana e attraverso uno sti lli cidio di moti e di repressioni s i giun se al m aggio del 1898, quando il ge n e rale Fiorenzo Ba va Beccaris, int erpretando a suo modo g li ordini del gove rno capeggiato dal marchese Antonio Starabba di Rudinì, notabile lib eral e, fece prende re a ca nn o nat e i poveri di Milano ch e protestavano contro l'aumen t ato prezzo del pane , provocando secondo valutazioni u fficia li (inferiori a l vero) ottanta morti e quattroce nt ocinquan ta fe riti . Bava Beccaris per questa impresa fu po i decorato . A qu esto punt o an che Croce ri conobbe

«che la repressione fu smisurata, senza che faccia uopo ri corda re l'assa lto della truppa al convento dei Cappucc ini con l'a rresto de i pericolosi rib elli co là asserrag li at i e che s i scopersero frati e mendicanti, e altrettante grottesc h e cantonate, che comprovano come in qu e i giorn i le autor it à avessero perso la testa». "

Giordano Bruno Guerri tentando di ri cordare il numero esatto dei morti ha po lemicamente posto un confronto : «S i crede c irca quattrocento, di certo furono molti di p iù degli oppositor i uccisi da l regime fascista in ve nt 'a nni di dittatura ». 66

Angelo D'Orsi in una storia de l potere repress ivo h a cont ato le vittim e deg li scontri tra forze dell'ordine e manifestant i (quasi tutt i d i sinistra , ma cadde anc h e il missino Francesco Nigro il 30 ottobre 1949 nel tentativo d ' occupare per distribuirle ai contadi ni poveri le terre in co lte a Meli ssa) durante il primo quarto di seco lo della Repubblica democratica da l giu gno de l 1946 a l gennaio del 197 1: 133

mo rti t ra i man ifes t anti e 14 tra le fo rze di po li zia. " L a p erfez io n e n o n è d i qu es to m o ndo , ma ne ll e cifre appa re n e tt o un m igl io rame nt o.

Grecia , It ali a, I s raele: tre pe ricolo se attr azio n i d ell a s tor ia

In I ta li a la sog n ata grand e zza dell a Te rza Rom a d el P opolo, dopo la Rom a d e i Cesa ri e qu e ll a d ei P ap i, ebb e o ri gin e m azz ini an a, d all a s in istra r isorgim ent ale, e suo Vate fu G ios u è Ca rdu cc i (1 835 -1907) , il po e t a lai co -d em ocra ti co dell'I nno a Satana, es a ltatore in ça Ira d e ll a Ri vo lu zio n e Francese . Ma n on fu es tran e o a questo tip o d i sog ni ne mm eno un p o liti co in a pp ar en za p iutt os to arid o co me G io li tti , ch e ab bi am o già visto lan ciare il giovan e reg n o d'I tali a n ell ' avve ntu ra di Libi a. Semb ra - ci ha ass ic u rato Ald o A. Mo la, lo sto rico ch e p iù l ' ha stud iato - ch e sent isse anc h e l ui il mi ro de ll ' Im pe ro ro mano ; e un uo mo così oste nt at ame nt e p rosa ico g ir ava co n un 'e d izion e ta sca bil e dell a Divina Commedia. Ce rt e sue orgog liose affe rmazion i s ul significa to de ll a gu erra d i Li b ia, d e tt ato d alla «fata lit à sto r ica» co nt ro il ri sc hi o (g ià temuto qual ch e ann o p ri ma da Spe n gle r ) d ella « d eca d en za», so n o a loro modo ese m p lari d'un a se r ia, mis u ra ta, r espo n sa bil e m a non per qu esto m eno p rofo nd a vocaz io n e lib era l d em ocra tic a all ' imp e riali sm o:

Po liti ca d emo cratica non è sinonimo d i p o liti ca fi acca , di po liti ca imp o tente ; la storia di tut t i i popoli e gli avve nim ent i ch e su cce d on o so tto i no stri occ hi, dim ost ran o in vece ch e i govern i ch e san n o ra ppresent ar e tutt e le cl ass i soc iali so n o i p iù gel os i custod i de i g rand i int eress i d el loro paese [... ] Vi sono fatt i che si im po ngono co me una ve ra fa talit à sto ri ca, all a q u ale un po po lo n o n pu ò so tt rars i se n za com pro me ttere in modo irre p ara bil e il s uo awe nire . In tali momenti è d ove re d el gove rn o d i ass um ere tutte le res po nsa b ili t à, p o ich é un a es itaz ion e o u n rita r do può seg n are l' ini zio dell a decad e n za po liti ca, p rodu cendo con segue n ze c he il popolo d ep lo rerà per lun ghi anni , e talo ra p er seco li ». "'

Se rgio Ro m an o, in u n sa ggio su ll a co nqui s ta d ell a « qu ar -

ta sponda» (che, come ricordò un canto patriottico, «già fu di Roma» ) molto attento ai pensieri e all e azioni dell'altra parte ha giustam ente notato che quell'impresa ha segnato non so lo l'affermarsi del nazionalismo italiano, ma anche la nascita di quello arabo . E come esempio del peso che le passate grandezze quasi ovunque eserc it ano su l presente ha citato questa affermaz ione di un giorna le tripolino contro l'It ali a: «Voi arab i, che avete imp erato su metà del territorio italiano, permett e rete che i figli dei vostri sc hi avi diventino i vostri padroni? ». "

Vi sono convinzioni nazionaldemocratiche impront ate a idee di grandezza, a lontan i passati da attua liz zare, che hanno prodotto spinte molto somiglianti nelle vicende storiche e nelle lettera ture di tre popoli mediterranei g iunti tard i a ricostituire lo Stato-nazione: i greci, gli italiani , g li israeliani. I greci moderni , awenturatisi qualche decennio prima di noi in una fase risorgimentale attiva, cantata da l fosco li ano conte Dionigi Solomòs che nel 1823 scrisse di ge tto l ' Inno alla lib ertà da cui fu ricavato l 'inno nazional e, non si accontentarono come capitale di Atene, ridotta all'ini zio dell'Ottocento , dopo quattro seco li di dominazione turca, a un modesto villaggio . La nazione e llenica rinata sog na va la riconquista di Costanti no po li per ri crearvi l' Imp ero di Bisanzio. Questo sog no , chiamato con naturalezza Mega li Idea, la Grande Idea, nonostante l'ev idente consonanza co l concetto di megalomania, ebbe il suo esponen te d i punta nel bellicoso lea d er lib eraldemocratico Eleuterio Ve nizelos; e nel poe ta Kostis Palamas (1859-1943 ), Vate patr iottico di tipo carducciano. La Megali Idea colt ivata dalla de mocrazia ellenica , che dopo la Prima guerra mondiale s'e ra illusa di poter profittare del cro ll o dell'Impero ottomano , naufragò nell 'es tate 1922 sotto l ' imprevista capacità reatt iva d'un genera le d'impronta la ica, Mustafa Kemal Ataturk, creatore della moderna Turchia. Dopo tremila anni la presenza greca, invece di riaffermarvisi, venne spazzata via dall'Asia Minore anche in quel res iduo non trascurabi le che ne era rimasto sotto il dominio turco. Quanto la suggest ione della romanità permeasse la classe po litica prefascista può aiutarci a capirlo, tra tanti altri esem-

pi, il brano retor ico con cui il libe rale Vittorio Emanuele Orlando, «Pres id ente della Vittoria», il 20 novembre 1918 celebrava alla Camera dei Deputati la fine d'una gue rra che al popolo it ali ano e ra costata oltre seicentomila cadut i:

«[. .. ]Un raggio di grandezza tutta romana pervade questa novissin1a epopea; e, per fermo, non mai come in quest 'ora, l'Italia appare la degna erede di Roma 1». ' 0

Mussolini s ul terreno della retorica non aveva inventato molto quando il 6 maggio 1936, in un discorso che occupa appena un a paginetta , poté annunziare «dopo quindici secoli , la riapparizione dell'impero s ui co lli fata li di Roma». " L'ambizione itali an a s ul Mare Nostro, la Quarta sponda, l'Im pero, venne spazzata via dalla sconfi tt a nella Seconda guerra mondiale tra il 1943 e il 1945. Resiste inv ece il sogno sion ista di ricostituire il regno di Gi ud a, pur scontrandos i ne ll 'imprevisto emergere di un Risorgimento arabo-palestin ese, nei sogn i islamici del Grande Califfato. La Storia, s uggeritrice ingannevole di grand i r itorni, sembra vo lerli rendere al tempo stesso improb abili, preferendo affida r e di vo lta in vo lt a le funzioni imp er iali a popoli nuovi, co m e gli anglosassoni, non gravat i da un lontano importante passato. Proprio perché an cora in corso, per il peso dei rimorsi ch e ha lasc iato all 'E urop a l'Ol oca usto, per l'alleanza saldata da Israele con l'impero amer icano nello scontro di civiltà che lo contrappone al fondamentalismo islami co e agli «Stati canagli a», per le incognite che pone agli eq uilib ri nel Med it erraneo, l'avventura sion ista richi ede un a riflessione artico lata anche sulle ana logie con le nostre espe ri enze, dal Risorgimento all 'espans io ni smo democratico al fascismo.

Tra gli ispiratori del sioni smo raramente, accanto a Th eodor Herzl, a Max Nordau, a Mart in Buber, a C h aim Nac hman Bi alik (1873- 1934), il poeta della n az ione ebraica paragonabile a Card u cc i ," o a Nathan Birnbaum, ch e mi se in u so pe r primo la parola «sionismo» (da l monte Sion, la collin etta su c·ui si era formato, come a Roma su l Palatino,

l' in se diam e nto più a nti co di Geru salemme ), vengono indicat i i padri del Risorgimento. Eppure il mito di G ar ib aldi, evoca to nei sagg i dell'ideologo d e ll a d es tr a sio nista (o sionismo revisionista ) Zeév Jabotinsky," e la pre dicazione ma zz iniana di « Dio e Popolo», che tant a influ e n za ebbe n ell 'E uropa centrale e slava incubatrice del sion ismo hanno certame nte co ntribuit o a rendere credibile a n c h e tra g li ebrei, dopo di ciotto seco li di diaspora, un m ov im e nto la ico-patriott ico con forti ve n ature religiose per il ritorno nell a Terra de i Padri, in Ere t z Israel. Ancor più degli altri se miti con cui co ndi vidono le b as i del lin g uaggio (pace è shalom in ebraico e in arabo salam), g li ebrei, pur essendo ormai urbani zzat i più d 'og ni altro popolo, hanno conse rv ato come arc h etipo junghiano un fondo tendenzialment e nom ade, che li h a s pinti a vagare (quando non espulsi ), ma co lt ivando al te mp o ste sso la nosta lg ia del ritorno: !.:a nno prossimo a Gerusalemme' in vocava n o da secoli ogni a nn o nei riti che precedo no la Pasqua . L'atavico nomadism o sp iega il contrasto c he s i trascina d a mi g li aia d'anni nella valu taz ione tanto diffe rente di due vic e nd e tanto somiglianti: nella storia e braica, in t ri sa di senso del peccato , la co nd a nn a priva d'attenua nti p er il fratricidio co mpiuto d al co ntadino Caino ai d a nni del p asto re Abele ;" al contrario, nella stor ia romana, la divinizzazione di Romolo che, impegnato co m e Caino n el p roge tto evo luti vo d ' una civiltà stanziale, uccise il frat ell o Re mo perch é b effegg iava il solco di Roma nascente , rib ella ndos i al tracci ato e ag li obblighi d'una se d e stabil e n el no me d ' abitudini da pasto re l ibero e vaga nt e, come quelle p ra ti ca te da A b e le . Sono contrasti arr ivat i s ino a noi nei film wes te rn , dove si riproducono i conflitti sang uinosi tra pelleros sa, cacciator i n o m ad i e coloni a ng losasson i, oppure le ri ss e tra/arm ers e cowboys , che passando co n le mandri e abbatte vano recinti e d evas ta vano le coltivazioni.

L'idea d'un Ri so rg imento ebraico, d'una nazione disp ersa d ai romani, m a ancor prima dall a propria irrequiete zza, e t n uca unita da un p a tto d 'Allean za con il suo Dio (co ltiva ndo l'escl usività del patto che ne fa il po p o lo eletto , i nos tr i « frate lli m agg io ri » in monotei smo si so no sca rs a m e nt e cJ d ica ci al pro seliti sm o, rimanendo così pochi milioni , men-

tre cristiani e musulmani si contano a miliardi), che in Palestina ritro va la terra, era naturalmente destinata a scontrars i con serie difficoltà: la terra promessa nel frattempo era ab itata da altra gente, come ai tempi di Mosè, quando il ritorno dall'Egitto implicò una dura riconquista affidata all a bravura militare di Giosuè e alle indicazioni d'un Dio ch e raccomandava di sterminare senza es it azion i chi vi si oppon eva. Accanto ai dieci comandamenti il Deuteronomio, con la schie ttezza e il pregio d'una religione radica ta ne ll a realtà s torica , largh eggia d' esortazioni in tal senso , a cominciare dal primo conflitto con il re Seon di Esebon:

«Il Signore, Iddio nostro, lo dette nelle nostre mani, e noi ponemmo in rotta lui , i suo i figli e rutta la sua geme. In quel tempo prendemmo tutt e le sue città, le quali furono vota te allo stermin io coi loro ab it anti, uomini, donne e bambini: non lasciammo nessuno in vit a. Solo furono preda nostra il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese» (Dc 2, 33-35).

In altri casi il Signore ordinava di sterminare anche il bestiame e, soprattutto, una volta sconfitti i sette popoli idola tri , più grandi e più potenti, ch e occupavano la Terra Promessa; la raccomandazione era di non inquinar e il popolo eletto con matrimoni misti:

«Non imparentarti con essi, non dare le tue fi gli e ai lo ro figli, né prendere le loro figlie per i figli tuoi, perché distogli e reb be i figli tuoi dal seg ui re me, per fa rli se r vire a dei stran ieri» (Dt 7, 3-4).

L'endogamia h a co ntribuito a mantenere la fede e il senso della comun ità nei diciotto seco li della di spers ion e. Per i sionisti, politicamente formati n elle concezioni democratiche, nazionali e coloniali all ora corre nti in E urop a, il problema pareva più facile e umano: non era n ecessar io s t erminare gl i arab i della Palestina; sarebbe bastato comprare le loro terre e assoc iarli in un processo di civili zzaz ione meno prepotente di quello che stavano praticando di-

ve rs i Paesi occidentali (la Francia in Tunisia, in Algeria e nel Marocco divi so co n la Spag na; l'Italia in Libia; la Gran Bretagna in Egitto e con il mandato in Palestina) per inserir e n ella modernità quelli che anche nel pensiero progressista ve nivano talvolta definiti con punte di disprezzo «popoli se n za storia» . Non era immaginabil e che degl i ebrei occidental izzati do vessero preoccuparsi degli « indi geni » molto più deg li altri popoli e uropei. Infatti gli arab i non so no nemmeno nomin at i n ell 'op uscolo Der ]udens taat di Th eodor Herzl edito a Vienna nel 1896 (undici anni dopo la co nferenza di Berlino , n e lla quale i governi europei si erano spa rtiti l' Africa) come manifesto programmatico del sionismo , affidandone l'att u az ione a unaJ ew ish Company di diritto in gles e e «pe nsat a almeno in part e seco ndo il mod e ll o delle gra ndi società co loniali » ." H e rzl si preoc cupava invece dei turchi e d e ll 'E urop a cristiana:

«Se Sua Ma es t à il Sultano ci concedesse la Palestina, ci potremmo impegnar e, per sdebitarci , a risistemare le finanze d ell a Turchia. In favore dell'Europa costruiremmo là una parte del vallo per difenderci d all'As ia, cos titu e ndo così un ava mpo sto d e ll a cultura contro la barbarie. [. ..]Peri luogh i santi d ell a cristianità si potre bbe trovare una forma di diritto interna zio n a le , per gara ntirn e la extrater ritorialità ». "

La convenienza alla pacifica co ll aborazione tra arabi ed eb re i g iunse a esp rim e re col tempo una s ugges tiva imma g ine v isiva n e l confine che li separa oltre il lago di Tiberi ade, segnato da du e colori: il ve rde degli alb e ri e de lle co ltiv azioni in Israel e e su bito al di là il gia ll as tro desertico di terreni inco lti. All'estensione del verde av rebbe do vuto corris pondere una comune es tensione di benessere. Ma la storia è intrisa di passioni, orgogli, risentimenti, spinte irrazionali o co munque non so lo ispirate da motivi eco nom ici, e non s 'acco nte nta di mi g lioramenti materi ali: i palestinesi non c i s ta nno. Anche i s ioni st i del rest o stan n o realizzando un ripu di o patr iottico dei ca lcoli economici, pe r ch é ogn i dollaro ve rsa to a I sraele dagli ebrei stat unitens i potrebbe esse re investito molto più va ntaggio sa m ente in altre parti del

mondo anziché in quelle terre aride e contese. Accusati da Marx di non servire altra religione che il denaro («Il denaro è il geloso Dio d'Israele, di front e al quale nessun altro dio può esistere»), " gli ebrei smentiscono nella riedificazione dello Stato nazionale lo sprezzante ed errato pregiudizio.

I rapporti degli ebrei con il denaro sono medievali, imposti dalla Chiesa che non consentiva ai cristiani il prestito a interesse , mentre giunsero a imprimere simboli ebraici su loro monete per gli usi del Tempio di Gerusalemme con secoli di ritardo dopo i greci del! 'Asia Minore, che furono i creatori, insieme alla filosofia, della moneta coniata e controllata dalla Polis e dal Tempio (la stessa parola «moneta» viene dal Tempio di Giunone Moneta, dea del buon consiglio, presso cui funzionò la prima zecca dei romani ). Non era nella banca la vera vocazione degli ebrei. Erano in origine e sono tornati a esserlo un piccolo popolo guerriero e di scrittori abili e sinceri d'episodi piccanti anche su se stessi: dalla Bibbia, questa raccolta di racconti della loro storia nazionale diventata nostro testo sacro, allo straordinario rifiorire negli ultimi due secoli della capacità d'interessa re, che per lungo tempo era rimasta ghettizzata in opere d'approfondimento religioso , cabalistico o talmudico, di cui era no gli unici lettori.

L'influenza finanziaria degli ebrei nell'ultima metà del Ventesimo secolo è proporzionalmente diminuita, perché altre etnie sono entrate in forza nel mondo del denaro: dagli arabi con i petrodollari ai giapponesi ai cinesi, che prima in quesro campo non contavano. Ma gli ebrei sanno bene , per averne praticato l'uso in secoli d'umiliazione, che i poteri dell'intelligenza e del coraggio superano di gran lunga quelli, pur sempre importanti, del denaro. Dopo l'orrenda e, secondo gli scopi che si proponeva, anche stupida potatura nazista è in questi campi che la loro pianta si è rafforzata, seguendo una tendenza avviata da Abi Warburg, figlio d'una famiglia di banchieri ebrei, che voltò le spalle ai maneggi monetari per affermarsi come storico e critico d'arte. Basta osservare di quanti scrittori, artisti, scienziati, premi Nobel e soprattutto opinion leader dispongano in tutto l'Occidente come strumento d'egemonia gramsciana nelle nostre socie-tà e d'influenza sui poteri democratici.

Tuttav ia an ch e i pales tin esi e g li a rabi , da e ntit à irril eva nti , sono perven uti a imporr e de ll e p rese n ze po liti co- m ed iat iche non più tra sc urabili , in Palestina con l' Int ifada scopp ia t a nel dicembre del 1987 e poi rinn ovata co n d eva 0 stant i imm ag ini tel ev isive di bamb ini arab i che tirano le pi etre e soldati eb re i che gli s parano contro; e co l ri pro dur s i in più part i del mondo di vocaz ioni terrorist ico-s ui c id e, di cui si devono d e pl orare le vittime civ ili, ma no n ig no rare la sugges ti o ne in giga ntita dalla pubblicit à televisiva . Ese mpi del ge ne re , ogg i moltiplicati come prodotti in serie da superm e rcato , ci e rano sta ti proposti s in dall e elem ent a ri attrave rso le rare figur e eroich e di Pi etro Mi cca e di Sa n sone, deciso a morire travolto «ins iem e ai F ili ste i» . Secondo il racco nto bib li co sul terra zzo de ll a casa fa tt a cro ll a re d a Sansone «stavano c irca tremila fra u o mini e d o nn e» (G d c 16 ,27 ), cifra ch e richiama 1'11 se tt embre 2001 e il ground ze ro de ll e To rri Ge me ll e. Sa n sone, tip ico eroe solare (il s uo no me s ig nifi ca «co lui ch e appartie n e al So le»), lon ta no progenitore di Gug li elmo Teli e Till Eu le n sp iegel, va nt ava g ià u n leggenda rio passato g uerri ero , ave ndo u cc iso tra alt re im prese ben m ill e uomini col pendoli con una m asce ll a d 'asino, ma il li bro dei Giudici s i compiace in mo do parti co lare del ri s ult ato fina le: «Così furono di più quelli ch e u cc ise mo re ndo di que lli che aveva ucci so in vit a» (16,30).

Al terror ismo is lamico ve n gono rinfa cc iate le fr e qu e nti vitt im e civili , c he non furono peraltro ri spa rmiate n e mmeno da i lib era tori ame ri cani a Hiro shim a e a Nagasak i. Conviene quindi g u ardar si dai giudi zi sbr iga ti va m ente li quidator i del terrorismo, a r ma dei poveri m a usata ieri e ancora ogg i d all a d emocraz ia più ricc a e potente del pianeta, g iudizi ch e, n ell a loro strumenta li tà propagandistica, rischiano d i ve nir respinti da la rga parte de l genere um an o, p iù incline a riconoscere, pur nella barbarie degli atte nt ator i suicidi, anc h e de i t ratt i e roici.

Le accuse di terror ismo rivolte ai fondamentalisti islamici d'a ltra parte pendono an che su personagg i della d es tra is rae li ana, ch e dopo esse re stati a lun go ema rgi n at i come t erroristi dall a m agg ioran za del mo vim ento sion ista so no diventati cap i di gove rno e, nel caso di Beg in, h anno addir it -

tura ricevuto il premio Nobel per la pace . Menahem Begin, erede politico e anivistico di Jabotinsky e diventato primo ministro nel maggio del 1977, come capo de!J ' lrg un Zwe i Le umi (l ' organizzazione militare di destra alternativa all'Haga nah ) assunse la responsabilità degli allentaci che nel lu glio del 1946 fecero crollare a Gerusalemme un 'ala del King D av id Hotel, sede del comando inglese, uccidendovi 94 tra uffici ali e membri del personale britanni co, ma anche una quindicina di civili ebrei. " E a Roma il 3 1 onobre 1946 (di notte e senza vinime) lngun fece saltare l' amb asc iata britanni ca con l'es plosivo fornito dai Far (Fasci d'azione rivoluzionaria), il gruppo clandestino fascista capeggiato da Pino Romualdi , che abb iamo già incontrato nel precedente capitolo come vice seg retario del Partito fascista repubblicano e che fu poi uno dei più autorevoli parlamentari missini. 79 A favorire l'incontro tra i Far e l' Irgun per un anentato all'ambasc iata brit anni ca influiv ano da parte itali ana i residui rancori della guerra perdura contro la «perfida Albion e»; ma Romualdi e ra troppo intelligente per non intravedervi prospetti ve future di pacificazione con il mondo ebra ico dopo gli errori e gli orrori commessi seguendo i nazisti nell' antisem itismo . Nella ste ssa logica si è poi mosso Fiorenzo Ca prioni , red u ce dai mezzi d'assalto della D ecim a Mas e dirigente missino, che nel 194 8 andò ad addestrare gli incursor i della marin a isra elian a: ma in questo caso i rapporti si tennero, anche p er il tramit e di Ada Sereni, con il sioni smo soc iald emocratico, allora mag gioritario. "' A sua volta nel settembre del 194 8 la banda Stern guidata dal futuro primo ministro Yitzhak Shamir assassinò l'inviato delle Naz ioni Unite, il come Folke Bernadotte; e in precedenza, nel novembre del 1944 , aveva ucciso Lord Moyne, ministro britannico per il Medio Oriente. L'lrgun e la Stern

« introdu sse ro (n el 193 7-38 e 1947-48) tecniche tipich e del mod erno terrorismo: la bomba ca muffata nella pi azza del mercato e ne!J' autostazione; l'autobomb a e l'autocarro bomba; le raffiche dalle auto in corsa (ma non l' anenta tore suicida, un'innova zione araba degli anni '80 e '90 del XX secolo)» ." ·

Il terrorismo è l 'ar m a d e i deboli e all ora più deboli pareva no loro. Ancora: ne ll'aprile del 194 8, durante la guerra d ' indipendenza da cui nacque lo St a to d ' I sra ele, le du e orga nizzazioni s i rese ro responsabili del massacro di civili a D e ir Yassin . Gonfiare il numero d ei morti ad almeno 254 a bitanti del v ill agg io, m e ntre secondo rece nti studi sarebb ero stat i «da 100 a 110»,82 fu intere sse d 'e ntrambe le parti: deg li arabi per mo strare la crudeltà d eg li eb re i, ma ancor più deg li ebre i, per a limentare l'ondata di paur a che spinse all a fuga fuori dai confi ni di Israele centinaia di migliaia di palestine s i. Creando qu ei camp i profughi co ntro cui s'accanirono nel 1982 a Sabra e Shatila i cr is tiani maroniti della Falan ge, uccidendone 460 p e r vendicare l'a ss assinio del loro g io van e neoel e tto Pres idente della Rep ubblica libanes e Beshir Gema ye l. I falang isti furono ap pogg iati in quel m assacro dal generale Ariel Sharon , poi pr es id e nt e del partito di destra Likud e primo ministro con le e lez ioni del 2001.

S'agg iun gono a ques t e accuse quell e d i simp at ie fascist e .

Nel lu glio 1922 J abotins k y aveva scritto a Mussolini: «Forse mi sbag lio , ma mi p are ch'E ll a s'immagin i, quando pe n sa ag li Ebrei, un esse re docile , untuoso , furbo, sempre s ulla difensiva [ .. .) Sono, qu es te, favo le del sec olo scorso, e a n c he allora erano favo le . Se v uol cono sce re il grado di vita lit à nostro , studi i s uoi fascisti, solo vi agg iunga un po' più d i tragedia, un po ' più di tenacità - forse anc he più esperienza» . Era vero .

J abot insk y ottenn e l'ammissione , tr a il 1934 e il 1938, di 16 2 g io va ni dell 'o rg a ni zzaz ione sionista re visionista Be ta r all a Sc uola M a rittim a di Civitavecch ia, m a non e bb e rapport i stretti col fasc is mo (Mussolini non l' ha mai ric evut o, mentre si è incontr a to più volte con il pr es idente mod e ra to del movimento s io ni st a Chaim We izmann ), e si proclama va lib e rale. Lo preci sa il biografo itali ano P ao lo Di Motoli:

«All'intern o de l movimento rev isioni s ta vi erano te nde nz e fa vorevoli alla fascis tizzazion e del partito che J abotinsky doveva continuamente arginare. Ne ll 'o ttobr e del 1933 dove tt e rep li ca re duramente a Sh lomo J aco bi che g li domandava di assu m ere un " controllo fascista" su l partito.

Ne lla lett era d atata 4 ottobre Jabotin sky spiegava ch e il revisioni smo non era fascista perché credeva nell a de mocrazia, nel p arl am en ta ri smo, nella lib ertà di parola e di pensiero, nella lib e rt à di stampa. L'unica cosa in comune con il fasc ismo era secondo J a botinsky il rifiuto d ella lott a di cla sse, la d o mand a di un arbitrato na zion ale pe r dirimer e i con fli tti tra lavoro e cap it ale e la t end enz a a considerare gli int eressi n azionali superio ri nei confronti di quelli di classe». "

La stessa es igenza di queste precisa zioni d'alt ro lato confe rma ch e almeno sino a quando furono varate le legg i razziali es istettero varianti d ' un fa sc ismo israe li ano . All'inte rno del sionismo rev isioni sta i poeti Abba Ahime ir e Uri Zev i Greenb e rg cos titui ro no un a corrente di «sio nism o r ivo luziona rio » i c ui cara tter i, persino troppo marcati nel se nso d ' un fascis m o carica tural e, sono così d escritti da Di Motoli:

«La rivolu zion e di Ahimeir era però una ri volu zione fasc ista che si dov eva distin g ue re p e r il culto d ell 'eroismo, dell'originalit à cultural e e per la fede ltà al capo, il cui compito era la rea li zzaz ion e dell ' id ea n az io n ale con la forza. L a co ll e tti vit à d oveva uni rs i a ttorn o a una sin gola idea n azionale per fondare un o st ato g ue rri ero pronto ad allargare i propri confini. La democrazia e il li bera li smo erano, seco ndo Ah im e ir, deboli e pront i per essere spazza ti via d all a rivol u zione n az ion al e» ."'

«Ve cchio ammi rato re d i Mussolin i» era anche il padre di Benjan1in Netanyahu, che di ventò pr imo mini stro per il Likud tra il 1996 e il 1999 ." In somm a : tr a i si oni st i revisionisti qualche in cl in az io n e di tipo fasc ista c'è pur sta ta. Ma non è sempre fac il e distinguere tra va ri e sfumature d'una vocazione n az ion ale di cui era qu as i altre ttanto intri sa la parte sociali sta del sio ni smo. Ri co rd o d'aver pensato già nel 1962, come p rim o inv iato di d estra in I srael e, ch e s ugli israel ian i sa reb b ero piombat e acc u se di fascismo vede nd o nel museo d ell ' Haganà (l a formazione p aram ilitar e dei sion ist i mod erat i, soc iald emocrati ci) a Te! Aviv un a gigan t ografia con ebrei ch e ag itavano b asto n i da un cam io n (mo lto

simil e a qu e lli dei nostri squadr isti ) per delle spedizioni punitive (o, secondo i punti di vist a, d'autodifesa) co ntro g li arabi neg li anni Trenta . Nel frattemp o , mentre nel 1948 nasc eva lo Stato d ' I sraele, g li europe i abba ndona va no la fascia meridional e del Medit er raneo per un processo di d e co lonizzazion e ch e si concludeva all'ini zio degli a nni Sessanta co n la vittor ia della ri vo lt a ant ifran cese in Algeria. Il mondo arabo imboccava un seco lo dopo di noi un pro cesso ri sorg imenta le (il nome del partito Baath , soc iale e na zi ona le, è la ve rsione a raba di Ri so rgi m ento); e gli israeliani s i trovarono so li a fronteggiarlo.

In izialm e nte 750.000 profughi pa lestines i sembraro no un fa lso prob le ma in un 'E uropa do ve la Germani a avev a asso rbi to dodici mi li oni di profug hi dall 'Es t (e a lm e no due mi lioni era no morti n ell a fuga ) ; dov e i franc es i aveva no risiste mat o in patr ia o ltre un mi li one di profughi dall'A lge ri a; noi i profu g hi dall'Istria , dalla Dalma zia, dalla Libia e così via. P areva assurdo che l' ampio mondo arabo- islam ico arricch ito da l p e tro li o non riu sc isse ad assor bire i di seredati da ll ' e spa n sioni s mo e braico e li concentrasse per decenn i in ca mpi profughi a incub arv i odio e se te di rivin cita. Ma era ap punto il seg no d'un a rivalità atav ica tra cugini , che una parte co ns istente de gli ara bi non int endev a sanare. Nel co nflitto t ra a rabi e ebre i, entrambi sem it i, sa rebbe improprio evoca re lo sp e ttro del ra zz ism o. Ma la co mune d iscen d e n za da Abramo, g li ebrei d a ll a mo gli e leg ittima, Sa ra, m adre rispettata di Isacco , e gli arab i d a Agar, la se r va eg iziana messa in cint a da Abra m o e poi scacc iata con il fig lio I sma e le su isti gaz ione d i Sara , t rasci n a s in dall e or igini de i due popoli così imp are ntati d e i rap porti in es tingu ibili di malc elato disprezzo da parte ebra ica e giu st ifi cato ranco re d a parte deg li arabi, fig li dell a se rva e discende nti di Is mae le a l qu ale era s tato predetto: «Sarà un u omo fiero e indom ito co m e l'a sin o sel vat ico. L a s ua mano sa rà contro tu tti e qu e ll a di tutti contro di lui » (G n 16 ,12 ). D es tini seg n a ti già 1800 anni prima di Cristo.

I rapporti di forza (cento milioni di arabi contro un paio d i mili oni di isra eliani , a ttualment e saliti sino a cin que) mos tra va no un a schiacciante prevalenza nume ri ca degl i a rabi,

an che se di fatto più appa rent e ch e reale. Nel giu gno del 1967 con la Guerra dei Sei giorni si comprese ch e la sorpre nd ente vittor ia del giovane eb reo Da vid e contro il gigante palest in ese Goli a era un arche tipo non so lo ri e merso, ma rafforzato n e ll a mod ernit à. In realt à le forze in campo erano grosso modo pari numericamente (250.000 uomini e donne in armi dalla parte di I sraele contro tra i 150 .000 e i 180.000 egiz iani in un ese rcito dove si faceva carriera p e r mer iti politici , o ltre a 70.000 siri ani e 56.000 giordan i) e gli israeliani era no n e ttam ente sup e rio r i qualitativam ente , sia per motivazion i (la pos ta era per l' intero popolo la vita o la mort e) che per preparaz ione : a differen za degli arabi, spesso analfa bet i, i giovan i israeliani, oltre a saper leggere e scr ivere, avev ano q uas i tutt i la patente , sapevano me tt e re le man i in un motore, al punto che l'ultim o giorno rius cirono add irittura a port are contro i siri a ni su l Golan una colo nn a di ca rri armati catt urati ai g iord ani e inseriti nel loro dispos itivo mili tare co n una rapid ità e fl ess ibili tà operat iva di cui probabilmente nessun altro ese rcito al mondo sa rebb e stato capace . D a que ll a campagna , cui assistetti com e inv iato del « Bo rgh ese», s' impose un ribaltam ento d' im magine: q uel popolo di volontar i aveva o rm ai poco da spartire con l 'omino de l banco d e i pegni. Era tornato ai temp i in cui Abramo co n «3 18 dei suoi servi più bravi » (G n 14,14) in seg ui va sino ai pressi di Damasco i Re d'Ori ent e, che gli aveva no rap ito il c ugin o Lot con le donne e il b es ti ame, e li batteva ; ai tempi in cui Mosé in cit ava nel suo Cant ico : «Inebrierò di sang ue le mi e frecce I la mi a spada si pascerà d i ca rn e : / del sa ng ue deg li u cc isi e d e i prigioni er i , / d e ll a tes ta de i cap i n em ic i». (Dt 32,42); a i tempi di Giosuè il co nqui s tator e, ch e fece cro ll a re le mu ra di G er ico ; ai t emp i in c ui Gedeone, selez iona ndo un reparto di 300 a rditi da 22.000 uomini rimandat i a casa, sco nfi sse i madi an iti (Gdc 7). Ai tempi in cui Gi ud a Maccabeo, sb a ra gli ando a più riprese i sele u cidi con le arti improwisate della gu e rri gli a , e con la costant e capac ità eb raica di compensare in combattimento l'in fer iorità numerica co n le riso rse del fattore morale, meritava d'essere defi ni to « uno dei pi ù gra ndi condo tti er i militari che la sto ria possa annovera re». "'

P er la sa ldatura tr a morivi reli g io si e laico-naziona li , tra pass io ni ti p ic h e dell a m o d e rnit à e di una t rad izione p lurimi ll e n ar ia , ricordo, da un a m ia corr ispo nd e n za del g iu gno de l 1967 pe r « il Borghese», l ' impr ess io n e che m i fecero i so ldati israeliani ap p e n a g iunti du ra nt e la Guerra d e i Sei · g iorni a l Muro d'Occidente, vo lgarme nte detto Muro de l Pian to:

«La guerra d i I sraele è stata al tempo stesso una guer r a mod e rni ssima e un a guerra santa. La c hia ve del suo spettacoloso s u ccesso è tutt a qui: n e ll a posit iva fusi o n e d'antico e mod erno c h e ha permesso di utili zza re tecni c h e agg iorn ati ss im e se n za perdere in ca mbi o la forza c he v ie n e dall a trad izione. L'idea d e ll a gue rra santa era sen tita d agl i ebrei assai più che dag li arabi. No n che la vo le ssero, m a è d iventata sa nt a appe n a è scopp iata. G li ara bi sono cadu ti n e ll a trappo la de ll a loro sb ruffo neri a, porgendo a l Dio d'Israele, c h e è anc h e Dio d eg li ese rciti , l'occas ione attesa. Ce rto g li eb rei n on han n o combatt uto so lamente p er recuperare il Muro del P ianto o la Tomba di Rachele vicino Betlemme, o que ll a di Abramo, d i Sara, di Rebecca, d i I sacco a Hebron. Farl i così tota lm ente dis int e re ssat i e pi i sa r ebbe fuori d e ll a rea lt à um ana. Anche i nostri crociati non a nd arono in Terrasanta solame n te per liberare il Sepo lcro. Ma sarebbe altre tt anto sbag li a to sottova lut a r e nelJ'un caso come nell 'a ltro l'e n or m e s pinta de ll 'e le m e nto reli g ioso. No n diment ic h erò più i pr imi gr up p i di e br e i a l Muro del Pianto, torn ati lì dopo ve nt 'ann i che l'accesso per loro era vietato in seg uito a ll a creaz io n e dello S t a to d' I sraele e alla divisione di Gerusa le mm e. Il Muro del Pianto era rima sto d all 'a ltra parte e g li e br e i orto dossi doveva no sa lir e s ulle altur e del la lo ro zo na co i b in oco li: lo g u ardava n o a d ista nza e po i fr ig na vano , alt erna nd o le manovre co l binocolo al loro caratter ist ico dondolarsi su ll e gambe n e ll a lamentazione ritu a le. Ma i so ld a ti c h e l'han n o ri conq ui stato finalmente lo palpavano co me farebbe un lattante co l seno mate rno e soffr eg avan o le g u a n ce contro le p iet re, co l mit ra Uz i ancor ca ldo de ll e ult im e esecuz io ni di franc hi ti rato ri in una mano e l'ed izion e tascabile del la Thorà n e ll 'a lt ra.

Non tutti , int en diamoci: molti so ld at i stavano lì fumando ed osservan do più sb igottiti di me q ueste scene quasi allu cinanti di fervore religioso, d'una lun ga sete sp iritua le appagata con affa nn o. Sta di fatto però che gli sce tti c i h anno co mb attuto per il sog no dei credenti: in fondo , presumendo d'essere più progredito e più furbo degli altri , chi meno crede meno ha ricavato. Israel e è un paese in grato, con molto cald o e molto deserto. Piant arvi un alb ero ed un foco lare costa un a fatica sproporzionata rispetto al puro ris ult ato materiale. Tutto quello ch e fa qui questo popolo di ri ga tti er i, di commercianti, di finanzi er i abilissimi è un' operaz ion e anti econom ica che si giustifica so lt anto co l suo incalcolabile valore di rivincita emico-religiosa. No n è possibile cap ir e gli even ti di questi ultimi giorni senza tener sempre p rese nt e ch e due milioni di persone sono immigrate qui, invece di sceg li ere le migliori prospettive offerte da qualche al tro Paese, per ten e r fede a un programma covato da duem il a anni. I laic i so n o una percentuale rilevante, ma ai fini genera li res t ano un puro st rum ento del disegno religioso per cu i si sac rifi cano come chi ci crede».

Tra gli interrogativi da porsi vi sono le co nt radd izioni (più appa renti che reali) d a cui è attraversata quasi per intero la democrazia isra eliana , di so lit o cons id erata, come prevedeva H erz l, una sorta d 'avampos to e un modello della cultura democratica occidentale tra popoli che ancora stentano ad adeg uarvisi. Sino addirittura a pensare, pe r es te nsion e, che la stessa democra zia , non foss'altro perché antifascista, abb ia in sé qualcosa d'ebraico. Da questo p unt o di vista può quindi essere imbara zzante, per chi co ltiv i i miti dell 'ant ifascismo, dover registra re che la destra israeliana, affermatasi orma i da trent'anni quale partito di governo, sia s tata att raversata in passato da ve n ature fasc iste e cara tt erizzata da ancor più manifeste pra ti ch e terroristiche. Ma è destinata ancor più a stupire e almeno parzialmente a del udere la constatazione che persino la parte ab itu alm ente considerata «più democratica», la sini stra, non si sia nettamente differenziata, nella sostanza, dal naz ional ismo bellicoso e «co lo nia li st a» della d es tra e abb ia praticato anc h 'es-

sa a ntip a tich e di sc rimin az ioni ve rso i c itt a dini a rabi . Ce rto: le d e nun zie del t e rro r is m o a s uo t e mp o furon o c hiar e e p rovoca rono con seg u e n ze traum a ti c h e . Ma , o sserv a Z ee v Ste rnh ell, storico di s inistra e doc e nt e di sci e nze politi c h e a ll ' Università e brai ca di G e rusal e mm e :

« Se vo g li a m o cap ire il moti vo p e r il qu a le gli isra eli a ni n o n so n o riu s citi a te rminare la lo ro ce nte n ar ia g u e r ra c on g li ara bi , a d a bbo zza re una C os titu z io n e lib e rale e un a ca rt a d e i diritti , d o bbi a mo e samin a r e il mondo d e i fond ato ri e la loro e r e dit à . La lotta stori ca fra il movimento lab uri s ta e la de s tra r ev is ionista fu uno sco ntro sui metodi di rea li zz a zione d eg li obi e tti v i na zionali, non s u g li obi e tti v i in sé . F u uno sco nt ro p e r il controll o di un a so cietà ch e il Mapa i di Ben Guri o n , s fruttando la pol a ri zzaz ione id e olog ica de l p e rio d o fr a le du e g uer re, tra s form ò in una lotta fr a il b e n e e il m a le . L'id e olog ia n az ionali s ta d e l mo v im e nto e b r a ico laburi s ta co n s is tev a in ve ce n e l c onquistare qu a nta p iù te rra possibil e» ."

G iunco alla co nclu sio n e Sternhell rib ad isc e:

« [. ..] N ei di ec i a nni d o po il g iu g no 1967 tutti i g o ve rni d i s ini stra port a ron o ava nti la m e d es im a p o liti c a di c e dim e nto d i fr o nt e all a d es tra n az ionalist a e reli g iosa . È tutta via impo rt ante precis a rl o ancora una volt a, t a nto i luog hi comuni so no tenaci: non è solo pe r debole zza ch e la sinistra laburista co n seg na va le a rmi alla d e stra n az io n a li s ta . Qu es to e ra in u n a ce rta mi s ura il caso di Le v i Es hkol e for se di Yit z h a k Rab in. N el s uo in s ie m e pe rò , p e r tutt o c iò c h e r ig uarda va le bas i d el na zionali s mo e i g randi prin c ip i del sioni s mo, qu esta s ini stra , lo si è v is to nel corso di t utto qu es to libro , n o n e ra sos tan zialm e nt e di ve rsa dalla d es tra. Parla va un ling u agg io meno violento e se nza rife rim e nti a Dio ma con alt re tta nti richi ami a ll a B ibbi a e a un p ass at o tr e volt e mill ena ri o. P e r un All o n e p e r un Da ya n là c'e rano riferim e nti fo n d a m ent ali. Sal vo ra re ec cezioni , i diri ge nti d e ll a sini s tra , d i og ni gen e ra zio n e e di o g ni te nd e n za , e ran o altre tt a nto se ns ibili al ri c hi am o della storia di qu e lli d i d es tra » ."

Il ri chiamo dei millenni, che per una ventina d'anni in It ali a fu fascista, ma prima aveva animato tra noi il Risorg im ento nazionale e democratico, che in Grecia precedette il fascismo con la Megali Idea nazionale e democratica, in Israel e ha caratter i espans ivi e combatt ivi s imili a quelli d'altre liberaldemocrazie dell'Occidente. Sternhell, acuto sto ri co de ll e idee e in particolare de ll e concezioni fasciste sv ilup pates i in Francia prima che in lt a li a, 89 ha rag ionevoli motivi di preocc up az ion e e delusione per le difficoltà con cui la sinistra israeliana si scontra nei sinora van i tentativi di stabilire u g u ag lian za nei diritti per i cittadini arabi co me condizione per la pac e. Ma la traduzion e n e lla realtà degli id ea li di lib erà, fraternità, eg u ag lian za incontra sempre limiti e contradd izioni: e, pur nelle esigenze a u tod ifensive alimentate dal te rrori smo is lam ico, i ci tt a di n i ara b i so no trattati in Israele meno pegg io di come furono trattati negli Stati Un iti d ur a nt e la Seconda guerra mondiale i cittad ini d ' or igine nipponica; e in qualche caso di come furono tratt at i n ell'Irl anda del Nord dagli inglesi i catto li ci irl an desi.

Sulla razza, gli ebrei, i colpi di Stato

Non è possibile, dopo avere indicato delle ana logie tra il movimento s ion is ta e il richiamo esercitato dall a romanità ant ica sul Risorgimento e sull'imperialismo fascista, ev it are almeno una nota sul disastroso errore e su lla ve rgogna de ll a camp agna antiebra ic a e d e ll e leggi razz iali. Di chiar are una guerra e p erde rl a g iocando i nostri destini contro gli imperi ang loam er icani fu erro r e ancor p iù grave, ma che non trascina con se la vergogna , mentre im pl ica anc h e questo imbarazzo la canagli esca stupidità dell e persecuzioni razzia li, che anzitutto rappre se ntarono un imperdonabil e tradimento verso la ragg uard evole percentuale di ebre i ita li ani fasc isti.

N el 1938, all 'epoca d elle legg i razziali , gli ebrei italiani secon d o un censimento riportato da Renzo D e Felice erano 47.252 e 10.125 di loro erano iscritt i al Partito fascista, '° in

una proporzione persino più alt a rispetto a l resto d e lla popo la zio ne. Il 23 m a rzo 1919 Cesa re Go ldm ann, e br eo, aveva procurato la sal a in piazza San Sepolcro a Milano per la fondazione d e i Fasc i di Combattim e nto. 230 ebrei aveva no partec ipa to all a Marcia su Rom a in part e finan z iat a da •. G iu seppe Toep lit z de ll a Ba nca commerciale (men tr e il fig li o Ludovico Toeplitz d e Grand Ry era stato a Fium e co n d ' Annunzio, nell'impresa finanziata da un eb reo trie s tino , l'in g . Oscar Sini gag li a) e tre e bre i, Gi no Bolaffi , Bruno Mandolfo, Duilio Sinigaglia, vennero onorati tra i « mart iri fasc isti ». Erano e br e i Aldo Finzi, aviatore d e lla Serenissima co n d'Annunzio, sq u a drista, deputato fascista e sottosegretar io ag li In terni n e l gove rno form ato da Mussolini s ubito dopo la Marcia s u Roma (fin ì m assacrato all e Fosse Ardeatine ); Guido Jun g, mini stro delle Finanze n el 1932 ; Marg he rita Sarfatti, am a nt e di Musso lini , att iva collaboratrice del Popolo d'Ita l ia e co n lui condirettrice d e lla ri vist a Gerarc hi a; Gino Arias, teor ico del corporativismo; il filosofo cie l diritto Gior gio Del Vecc hio , prim o re ttore fascista dell' Università di Rom a, ch e dopo essere stato all ontanato come eb reo dall ' in seg n ame nto uni ve rs it a ri o ve nn e nuo vame nt e epurato come fasc ista .

Renzo De Felice h a ricordato il suicidio toccante del tene n te colonnello G iorg io Morpurgo, co lt o d ai prowed ime nti razziali me ntr e stava combattendo in Spagna: «Informa to dal suo comandante che, in conseguenza di essi, sare bbe dovuto rimpatri a re e avrebbe do vuto lasciare l 'eserc ito, vo ll e partecipare ad una ultima az io n e e, prim a che ques t a avesse ini zio, uscì da so lo a llo scope rto diri ge nd os i ve rso le po s izion i n e mi che , camminando lentamente e se nza tener conto dell e in gi un zioni a fermars i che da esse g li ven ivano ri volte : ferito, continuò a d ava n za re si no a ch e non fu co lpit o al c uor e» ." G li fu concessa la medaglia d 'o ro co n la seguente moti vaz ione: «Ufficia le di Stato Ma gg ior e incaricato di un a spec ial e mis s ion e ne ll e prime lin ee, l 'asso lveva con l'appa ss io nat a competenza che aveva prodigata in numerose pr ecedent i batta gli e . Giunta l'ora su prema de ll a fanteria, pr eso da l s uo s pirito ero ico e aw into dall ' a tmosfera di ent u s iasmo che aveva infiammato le truppe, s i

porta va all a resta d e i p iù arditi al ca nt o g u e rri ero di "Giovin ezza" . Rip e tutam ent e ferito all e bracc ia, in sisteva nel proposito d i s up era re un retico lato ancora intatto , fin ch é un ' ultima fuci lata gli trapas sava il cuore, abbatte nd olo sug li stess i appostame nti n emi ci. - Tes ta di Pont e di Seros, 23 dicembr e 193 8» .

Va ri cordata, tra ese mpi an alog h i, la figura del capo del Ge nio Nava le, ge n erale Umb e rto Pu gli ese, ch e dopo essere staro all ontanato d a l se r vizio in seg uito a ll e legg i razziali , nel nov embr e 19 40 venne p e rso n alm ente pre ga to d a Mussolini di r eca rsi a Taranto p er diri ge re il ricup ero dell e navi da gue r ra a ffondate dall'a viaz ione di marina britannica. All a domand a d i cosa vo lesse in cam bio Pu gli ese chi ese solt anto il fog li o di viaggio anda t a e ritorno e il permesso in quell ' occasione d ' indossare nu ovamente la divisa . F u rono dive rs i i giova ni e bre i ch e, appena dichiarata la g ue r ra, chi esero d 'esse r mandati a combattere: tra questo p e rsino otto che stavano stu diand o a Lo sanna. " Pur non app rezza ndo l 'a ll ean za con la G e rm ania nazista e dissent end o ovviamente dall a ca mp ag n a anti e brai ca g ran parte de gli e bre i it alian i avrebbero fatto il loro do vere in gue rra , come lo fe. cero tanti ame ricani (e tra loro i n eg ri a ncora di sc rimin aci) o russi o cittadini d 'altre n az io ni non rutti nec essa r iamente d 'accor do co n la lin ea po litica prevale nte nel loro paese. Al tempo stesso un a attiva m inoran za e braic a militò in formaz ioni antifasc iste già prim a d ell e legg i razz iali e M eir Mi chaeli s h a notato che «dei quattro firmatar i della condanna a m orte di Musso lini , du e - Emilio Sereni e Leo Valiani - erano e br e i» ." L'a ll eanza con la German ia n azista ha n aturalm ente a ttirato anche contro l' Italia fasci s ta l'ost ilit à d ell ' intelli gen za e braica int e rna zio n ale e la con sapevo lezza di q u esta orma i procurata awersione ha co ntribui to all a cini ca e opportuni s tic a scelta politico -ideologica ant ise mita seco ndo un el e mentare calco lo di conven ienza : fatti s i n emi ci gli ebre i, rafforza r e alm eno i legami con i tedesch i. E tutt av ia, s in o a che la d isastro sa gest ione bado gli ana del1' armi st izio non ci mise in m ano ai te d esc hi non un so lo e breo (sa lvo i poc hi ch e si s ui cid arono p e r disperazione) perse la vi t a sòtto il fascismo itali an o , m e ntre de cin e di mi -

g li aia di ebrei tro va rono p rotezio n e durante la g uerra n e ll e zo ne d'occupaz ione ital iane . Al punto che L éo n Poliakov, sto rico dello stermin io, potè affermare: «Me ntre, in ge n erale, i gove rni filofa sc isti d ell'Europ a asse rvita non opponeva no c he fia cca resistenza all a attuaz io ne di una re te siste matica di d eportaz ion i, i capi del fascismo manifestarono in questo ca mp o un at tegg iam e n to be n diverso . Ovunque penet ra ssero le truppe it ali ane, uno sc h ermo p rotettore si levava di fronte agl i Eb re i, c h e lo sa lvagua rd ava sia da i lacc i del I V b ch e dai massacri e dalle p e rs e cuzioni del Quislin g locali». "

A n c h e seco nd o Geo rge L. M osse: « Il principa le alleato de ll a Ge rmania , l' It a li a fasc ista , sabotò la po litica ebraica naz ista nei terr it o ri sotto il suo co nt ro ll o . Le legg i razz ia li int rodotte d a Mussolini nel 1938 su l mode ll o del le legg i di o rimb erga impedivano ag li e brei d i svo lgere mol te att ività e s i tentò anche di raccog li ere g li eb rei in squadre d i lavoro forzato; m a m e ntre in G e rm a ni a Hitl er restringeva se mpr e più il num ero di coloro che potevano so ttr a rsi a ll a legg e, in It ali a avve ni va il contrario: le eccez io ni furono leg ioni. Era stato Mussolini stesso a enunc ia re il principio " d iscrimi n are, no n perseguitare" . Tuttav ia l'ese r c ito ita li ano s i spin se anche più in là, indubbiamente con il tacito co nsenso di Mussolini : la zo na d 'occupazione itali ana in Fra ncia divenne così il rifugio degli ebre i braccati. Ovunq ue, nell 'Europa occupa t a dai nazisti , le a mb asc iate it a li ane protessero g li eb re i in gra do di c hi edere la na zion alit à ita li a n a. Le deporta zio ni degli ebre i com inciaron o so lo do po la cad uta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l' It al ia. D a all ora aumen tò a n che l'a tti va pe rsecuz ione deg li ebrei n ell a fantomat ica re pubbl ica rimasta a Mussolin i, la repubblica d i Sa lò, dove preva lse la p icco la ala ant ise mita del partit o fascista; ma erano com unqu e i te d esc hi a co mandare e a imp o rr e la lo ro politi ca ebra ica» ."

Super fluo qui ricordare c he la Repubb li ca socia le ita li ana, pur posta in d ifficoltà ri spe tto ai tedeschi da l tradimento di Badog li o, e ra tutt'altro c h e fantomatica con centinaia d i mig li aia di uomini in a rmi t ra cui un a q uota eleva ta di vo lonta ri. Al Manifes to di Vero n a, base progra mmat ica de l

Partito fascista re pubblicano ancora appr ezz abile e attual e in altri dei suoi 18 punti, vi en e rimproverato come indir e tto contr ibuto ag li orrori dell'Olocausto il punto 7 secondo cui : «Gli appart en e nti all a razza ebra ic a so no stranieri. Durant e questa guerra apparten go no a na z ion alità n e mica » .

Una constataz ione d ' inimici zia a quel punto non lont a na dal vero, anche se per torti in giu sta m ente s ubiti.

Ne ll a deplora zion e di ciò che venne co mmesso vanno co munque ricono sc iute d e ll e differenz e di grado nell e c rud e lt à di un anti e brai smo le cui radici storiche sono ben p iù remor e dell 'acc u sa di deicidio , pericolosam e nte affermatas i a partire dal IV seco lo dopo Cr isto quando il cristian es imo giunse a im po rs i com e reli gione di Stato . Pr ecede nti assa i più lont ani s i tro van o nel trattam ento ch e gli ebrei hanno subit o in Eg itto prov oca ndon e l'eso do con Mosé; poi ne lla deport az ione e n e ll e s tra gi s ubit e dai per siani , prima che l'Imp e ro romano tornasse a di sp e rd erli di s tru gge ndone il Sec o ndo Tempio con Tito , dopo un assedio che costò ag li e bre i un milion e e ce ntomil a morti. Giu se pp e Flav io, s torico de lla Guerra giud a ica, ri ve ndicò g ià all ora l ' unicità di quell ' Olocausto: «Il numero de ll e vittim e risu lt ò superiore a quello di qualsiasi sterminio compiuto da n1 ano un1ana o divina» .

Cimiteri di guerra e Militi Ignoti

Il moderno culto d ei Cimit e ri di guerra e de i Militi Ignoti , come h a chi ari to George L. Mosse dedic an dovi un libro , non si comprende e addirittura non esisterebbe al di fuor i d e ll a d emocra zia:

«Le guerre d ell a Rivolu zione francese (1792-1799) e le guer re di liberazione tedesc h e contro Napoleone (181318 14 ) videro le origini del Mito dell ' Esp er ien za d ell a Guerra. Esso appa ga va un bisogno ignoto alle guerre preced enti, ch 'e rano state guerr e combattute da eser citi me rcenari a i cui occhi la causa per cui si battevano significava assa i po co , e ch e sapev ano co me prend e rsi cura di sé e come ev it are di

esporsi se n za necessità ai pericoli dei campi di battag lia. Le g uerre rivoluziona r ie furono le pr im e combattute da un esercito di citta d ini , originariamente costitu ito in buo n a parte da vo lo n ta ri devot i a ll a lo ro ca u sa e all a loro n az io ne . E i cadut i di queste guer re erano compagni d'arme; erano i figli o i fra : te ll i d i qualcuno che si sarebbe potuto conoscere. Era dunque necessa rio legitti mare e giustificare il loro sacr ific io» ."

Lo stesso r ispetto del soldato, che qualcuno pot rebbe esse r te n tato di descr ive re come reazionar io, si affer mò invece - ri co rda Mosse - q u ale n ov ità rivo luz io n aria e prog ress ista :

Se in passato era stata cosa consueta leggere su ll a soglia dei loca li pubblici frances i "Niente ca n i, pros ti tute o so ld ati", ora un man ifesto giacobino proclamava c h e " la profess ione de ll e armi, u n tempo considerata d isonorevo le, è ogg i una professione onorata"». 97

Nascono d i lì, da ll a Rivo lu zione Francese, s ia pure un seco lo dopo per onorare i mort i de ll a Prima guerra mondial e, i C imi teri di guerra, le onoranze ai caduti, i Viali delle Rimembran ze, il culto dei Mili ti I gnot i, i monu menti ai cadut i present i in qua si tutte le nost re città come tratto caratterist ico de l Novecento , che in Ita li a si svilupparono sotto la sp inta pat riottica de l reg ime fasc ista, ma in rea ltà l' avevano prece duto sia pure di poco seg uendo costum i e riti celebrat ivi democrat ici dei no str i alleat i sub ito dopo la Prima guerra mondiale. Quest 'es altaz ione de ll' anonimato, del mart ire sconosc iuto, l'idea d i tra sportare la sal ma d ' un soldato ig noto da u n campo d i battag lia a u no dei luog hi più so lenni d e ll a capitale, per fare della sua tomba un Altare dell a Patria , era maturata sia in Gran Bretagna che in Franc ia, ove la dest inaz ione n at u ra le parve su b it o dover essere l'Arco di Tr ionfo cos truito da Napo leone per onorare il suo ese rcito e le sue battag li e per l'esportaz ione armata de ll a democrazia. M e ntre g li in g les i rimasero incerti t ra l'A bbazia di Westm inste r, il Pantheon britannico ove accanto all e tombe de i sovra n i ve nne collocato il loro Mi li te I gnoto, e W h ite h all ove pos ero

il Cenotafio, tomba vuota sim b o leggia nte la generalità dei caduti in guerra . Nel 1920 le ri spettive cer imon ie, sia a Parigi ch e a Londra , vennero celebrate lo stesso giorno. In It ali a il trasporto del Milite Ignoro, scelto tra undici mili tari se n za nom e nel cin, itero di Aquileia da Maria Bergamas , una popolana tri estina il cu i fig li o Antonio aveva disertato dall' ese rcito austr iaco per arruolars i volonta ri o in qu e ll o ital iano ed era ca dut o in comba rri mento sen za ch e il corpo ven isse id entifi ca to, si concluse il 4 novembre 1921, terzo ann iversar io della virr oria, in un clima di gra nde so len nit à e commozio n e. Il cu lto, che ha preceduto il fasc ismo, gli è sopravv issuto; così come è rimasto luo go sacro all a memoria, meta di pe ll egr in agg i, il cin,i tero militare d i Redipuglia.

Nelle canzoni

Abb iamo in contra to occ up andoci d ell a Prima guerra mondia le, che f u la matrice dei totalitarismi da cui venne m arcato il Ventes imo seco lo, le voc i di T h omas Mann , Si gmund F reud, G iovann i Amendo la, Gaetano Salvemini , d i personagg i ch e, se po i furono ant ifascist i, all ora espr imevano inclin az ioni all a morte la rga m ente diffus e e che il fascismo non raccolse da l nu ll a. Nell e canzoni d e ll a Grande Guerra queste pulsioni e bb e ro versioni popo lar i istinti vamente più sa n e, proprio p e rché do lent i e volt e semma i a stab ili re con la morte rapporti scaram anti ci o ltre ch e di confid en za . I so ldati le cantavano per sentirsi - face nd oci l'ab itu dineme no oppressi d all a sua ass illante p resenza, ma anche ne ll a speranza di rabbo n irla e scansa rl a .

Si p ossono individuare per l'incomb e re de ll a mort e ne i canti de ll a Grande Gue rra due diverse sens ibilit à: una p iù malinconica e rasseg n ata, degli alpin i ; l'a ltra deg li ardit i, strafo rr ent e.

È un cla ss ico del fi lone al p in o 'Jà-pum:

Se d oman i s i va a li ' assalto so ld a tino non fart i ammazzar

Quando poi s i disce nd e a va ll e

b a tt ag li o n e n o n h a più sold à

Ne ll a vall e c'è un c imi te ro

c imit e ro di n o i so ldà

C imitero di n o i so ldati

fo rse un g io rn o ti ve n g o a tro và.

Op pure :

L a t rad o tt a c h e p arte d a Torin o

a M il a no n o n s i fer m a più

m a la va dire tta a l Pi ave

c imitero d e lla g iove ntù.

E a n co ra Bandiera nera:

S ul po nte d i Bassa n o

b a ndi e r a n e r a,

l' è el Imo d eg li a lpini

c h e fan la g u e ra

L'è e l Iuta d eg li a lp ini

c h e fa n la g u e r a,

la me io zove n t ù

c h e va sor o tera

ada tt a ta nell a Seco n da g u e r ra m o ndi a le d a ll a Juli a al p o nt e

d i P e r a ti , sulla Vo ju ssa, a l co nfine g r eco-a lb a nese:

Un coro di fa nt as mi

sce nd e d a i mo n t i,

è il co ro degli al p ini

c h e sono mo rti.

S ul pon e di P e rati

b a ndi e ra n e ra:

è il lutto d eg li a lpini

c h e fan la g u e r ra .

S ui monti de ll a G rec ia

C'è la Voju ssa

col sa ngue deg li alpini

s'è fatta ross a .

Alpini de ll a Ju li a

in alt o i cuo ri

su l ponte di Perati

c'è il Tricolore .

L'esper ienza fasc ista, nel frattempo, ci aveva mes so so lo un t ratto di fierezza in più con l' ultima q u art in a . Ma la più tipi ca e impressionante de ll e canzoni alp in e su ll a mort e è quel Testamento del Capitano in c ui il comandante, che «è fe rito e sta per morir », manda a chia m are i s u o i alp ini perché dividano le sue membra come reli quie:

E io co mando ch e il mi o corpo in cinque pezzi s ia tagli à:

il pr im o pezzo a l Re d'It ali a che si ricordi dei s uoi al p in .

Secondo pezzo al Battaglione

c h e si ricordi del suo Cap itan !

Il terzo pezzo all a mia mamma c he si ricordi del s uo fi gliol.

Il quarto pezzo all a mi a bel la ch e si ricordi del suo primo amor. L'ultimo pezzo a ll e monta gn e c h e lo fior iscano di rose e fior.

Savona e Straniero raccogliendo i canti de ll a Grande Gu e rra hanno fatto notare come ques ta canzone, ch e h a attrav e rsato il fasc ismo e fig ura ancora a i prim i posti nel rep ertor io dei cor i alpin i, der ivi da una ba ll ata co mpo sta da i so ld ati del mar ch ese Mic h ele Antonio di Sal uzzo, capitano genera le delle a rmi frances i n el reame di Napo li , morto nel 152 8 per un a ferita durante l' asse dio di Aversa. " Ma il moti vo è ancora p iù ant ico . Lo si ritrova con l' agg iunta di ritua li cann iba lesc hi nel lamento in mo rte di ser Blacatz sc ritto in lingua provenza le d al mantovano Sorde ll o, poeta

a mato da Dance: brand e lli del fegato di ser Bl aca t z dovev ano esse re distribuiti, co m e le m e mbr a del mod e rn o ca pitano e del rinascimentale marchese di Sa lu zzo, pe rch é chi li r ice veva potesse ereditare mangiando, in _un a sorra di comu ni o n e g u er ri era, le vi rtù del d efunto. E un 'o nd a antro - · po log ica lun ga e comp lessa qu ell a che s ul tema della mort e e ro ica arriva fino a l fascismo.

Al qua le peraltro gi un sero per trasmissione diretta e furo no più conge niali i ca nti me n o malinconi ci co n cui gli ard it i affrontavano l ' id ea d ella m orte. Anzitutto Giovinezza, d i cu i l'ard it o e futurista Marc e llo Manni aveva riadattato pe r i re p a rti d'assa lto l'o ri g inal e sogge tto go li a rdi co scritto da N in o Oxi li a nel 1909, poi trasformato, con un nuovo rifac im e n to di Sa lva tor Gotta , nell 'in no uffici ale fasc ista. Nel la ve rsio n e per gli a rditi colpisce il contrasto tra i primi sc i vers i ca richi di m orte e il ritornello, che conserva intatto l'or ig in a rio spirito go li a rdico: am bi va lenza ch e rest erà se mpre prese nt e nel fascismo come mo vim e nt o spreg iudia to , n on co nformi sta , di gioventù g u er rier a:

De l pugna le al fiero lampo, del la bomba al g ra n fragore, s u compagn i, tutti a l cam po , là si vin ce op pur s i muore. Sono giova ne e son forte, no n mi trema in petto il core, so rrid e nd o vo a ll a m o rt e pr ia d'a nd a re al disonor 1

G iovinezza, giovin ezza , p rim avera di b e ll ezza, d e ll a v ita nel! ' ebbrezza il tuo can to sq uill e r à.

li mo ti vo della morte in chia ve patriottica e gue rri e ra era p~ ra lt ro g ià pr ese nt e n e ll a versione o ri g inal e, go li ardica, di O x ili a , dove ap par e la quartina:

Ma se un dì ve n isse un g rido

dai fratelli non redenti all a morte sorridenti il nemico ci vedrà!

Piero Palumbo ricorda che quella previsione «trovò tragica conferma il 18 novembre 1917, quando Nino Oxilia fu ucciso da una granata aust riaca durante l'assalto al monte Tomba» ." Gi useppe Blanc, che di Giovinezza aveva composto la musica e si era trovato «involont ario autore dell a più celebre fra le canzoni fasc iste», '"' sopraw ivendo poté invece ader ire al regime e mettere in musica, tra l'altro, la canzone dei Balil la, la Preghiera del legionario e la Marcia delle leg ioni. Oxili a aveva imm esso p er inciso in Addio Giovinezza il moti vo dell ' ir redentismo, ch e gli costò la vit a, mentre la versione deg li ar diti aveva racco lto d all a t ra di zione ri sorgime nt ale anc he il richiamo terroristico de ll a bomba scag li ata contro Napoleone III da Filippo O rsini :

D elJ ' Orsini h o qui la bomba, ho il pugnale del terrore, quando l'obic e rimbomba non mi trema in petto il cuore.

L a mia sp lend id a band iera

è d ' un unico co lore, è una fiamma tutta nera, che divampa in ogn i c uor.

Tra la canzone patriottica prefascista e que 11 a fascista p r eva lgono gli elementi di contin uità, compreso il tema della li bertà, un'a sp ira zione che a s uo mod o chi cantava Giovin ezza tanto da go liardo , quanto da ardito e da fascista s'ill ud eva di serv ire. Sicc h é n ell e var ia nti di que ll ' inno comparve ,mche un ritorne ll o in cu i s i affe rm ava:

Giovinezza, giovin ezza, primavera di bell ezza, nel fascismo è la sa lvezza d e ll a nostra lib ertà.

Un mot ivo, questo d ell a lib ertà associa ta a ll a m orte, c h e ver rà ripr eso n el 1941 dalla canzone Dalmazia:

P opo l d 'It alia ava nti, ava nti

Bagna ne l mar le tu e bandiere

G e n te di m ill e p rima ve re

Forse doman s i perirà.

Stretto è il patto co n la mort e

C hiu sa in pugno sta la sorte

Sui leo ni l'abbiam g iurato

Tutt i e te rna li b e rt à !

L a li bertà'

D alm azia, Da lm az ia

Cosa importa se si m uore

Quando il g rido del va lore

Con i fanti e t e rn o sta! '° '

Sono ta n ti g li st orn e lli d eg li arditi c h e ve nn e ro ri adattat i in ca n ti fas cist i, tra cui:

Se no n ci co noscet e, g uardat eci d all 'a lto'

Noi s ia m le fiamm e ne re dei battaglion d 'assa lto'

Bombe a m a n , e col pi di pu g nai!

C i han m esso sul trofeo un cipressetto n e ro e ci h a nn o r ise rvato un posto al cimi tero !

Bombe a ma n , e co l pi di pugnai!

Il batta g lion d ' assa lto è battaglion cli mort e, ava nti a tutti quanti egl i è se mpre il p iù forte.

L'a rd it o va all ' assa lt o con ve nticinqu e b om b e e ve nt ici nqu e b om b e son ci n quece nt o tomb e.

Se anche a no i ard it i ci chiaman farabutt i, n oi altri combatt iamo finché siam morti tutt i.

Motivi , co nve rr à pur rifl ette r vi , destinati bensì a confluir e nell'immaginario fascista, ma sorti intanto n el q u adro d' una g u e rr a democratica, g iacc hé l' int e rvento italiano era stato vo lut o anz itutt o dai rep ubblicani co n un ap p ell o di Arca n ge lo Ghisleri e dall a massoner ia, mentre da un a parte Mussolini , soc ia lista , d iretto re dell '«Ava nti! », e d all'altr a i nazionalisti erano ancora in fase di attesa.

Certo, il fasc ism o, la cui parabo la si svo lge nel trent ennio della gra nd e g ue rra civ il e e urop ea 19 14- 1945 (a sua vo lta un ep iso dio entro i du e secol i ci e li ' era de ll e rivol uzioni, da ll a presa d ell a Bast ig li a il 14 lu g li o 17 89 alla cad uta de l muro di Be rlino nel novembr e del 1989), farà po i d ell a gue rra e d e ll a vocaz ione eroica un cardine d ell a s u a dottrina, salda nd ov i rea li smo di dest ra e utopismo di s ini st ra. Rea listi co il rico n osc imento d e ll a tra g ica in separabil it à dei con flitti dall a stor ia, quindi della n ecess it à di prepararsi a farvi fronte , ma u topistica e perciò n o n reali zzata, se non in pur diffusi cas i singoli (nel cu rsus honorum dei gera r chi fasc ist i i titoli combattentis ti ci, q u as i indispen sa bili , contribuirono a selez io n a re personalità dotate di determinazione , atti vismo, coragg io, genero sità e p ers ino una certa misura di disinteresse), l' id ea di potervi ricavare l'U omo N uo vo «nato dall e trincee».

Nell a pa rt e sc ri tta di rettame nt e da Musso lini de ll a Do ttrina del Fascismo per la Treccani (m entre un a pr im a pa rt e fu re datt a da Giovanni Gentile ) si legge:

«Anz itutto il Fascismo , per quanto ri g uarda, in gen erale, l'avvenir e e lo svil up po d e ll 'umanità, e a parte ogni co n siderazio n e di po liti ca attu ale, non c red e all a poss ibili tà né all ' utilità dell a pace p e rp etua . Resp inge quindi il pacifismo c h e nascond e un a rinun cia alla lott a e un a vilt à - d i fronte al sacr ificio. So lo la guerra porta al massimo di tension e tutte le e n e rgie um an e e in1prime un sig illo di no biltà ai popo li c h e hanno la virtù di affro nta rl a. T utte le altre prove sono d ei sost it uti , ch e non pon gono mai l' uomo d i fronte a se stesso, n ell'alternat iva della vi ta e della morte . Una dottrin a, qu in di , che parta dal postul ato preg iudi zial e d ell a pace, è es tran ea al Fascismo; così'come es tran ee allo spiri to del Fascismo, anche

se accettate per que l tanto di utili tà che possano avere in determinate sim az io n i politiche, sono tutte le costruz io ni inte rna ziona li stic h e e soc ie tari e, le q u ali, come la stor ia dim ostra , si possono disperdere al vento quando elementi sent im entali , ideali e pratici muovono a tempesta il cuore dei popo li .

Questo sp irito antipacifista, il Fascismo lo t raspo rta anche ne ll a vita degli individui. L'orgog li oso motto squadrista "me ne frego", scritto su ll e bende di una ferita, è un atto di filosofia non so lt anto sto ica, è il sunto di una dottrina non so ltanto pol it ica: è l'ed u caz ione al combattimento, l 'accettaz ione dei rischi ch e esso comporta; è un nuovo stile di vita it ali ano. Così il fascista accetta, ama la vita, ignora e riti ene vile il su icidio; co mprende la vita come dovere, elevaz ione, conquista: la vita che deve essere a lta e piena: v issuta per sé, ma soprattut to per gli altri, vicin i e lontan i , presenti e futuri» .

Questo è l'aspetto oggi meno compreso, soprattutto tra i popoli c h e esse ndosi lasc iati contagiare dalla passione pe r il combatt im e nt o sono precipitati nell a mortificazione de ll a sconfitta. I loro a rdori si sono raffreddati e nelle generaz ion i postbe llich e lo sp irit o bellicoso è stato sostituito dal pacifismo. Persino i bambini non giocano più alla gue rra o co i so ldatini, ogg i coll ez ion ati da persone anziane. Mentre le cinqu e potenze v ittoriose n e l 1945 hanno tutte, c hi più c hi meno, co ntinu ato a g u er re gg iare: la leggenda dei «ce nturi on i» c h e, da ll 'I ndo c ina all'A lge ri a, negli anni C inqu anta cercarono di mantenere i possed im e nti francesi d 'o ltrem are; il grosso lano fasc in o cinema tografico di Rambo; i co ns e nsi racco lti dalla Tharcher per la riconqu ista dell e Falk la nd -Malvine in conflitto co i militari go lpi sti argentini e dai Bush padre e fig lio per le gue r re contro l' I raq di Saddam; il mito c in ese della Lunga Marcia e quello dell 'Armata Rossa sopraw issuto in Russia a ll a disso lu zione de ll' URSS t est imoni ano su ll a pers istenza , altro ve , di attegg iam e nti mar zia li , s ia p ure prude nzialmente awo lci dall'ostentazione di giuste cause e b uoni se ntimenti. U fascino dell 'uniforme h a invaso non solo l'immaginario fascista, m a ha contagiato anche quello del proletariato i cu i capi, da Sta li n a T i to a Mao e Lin Pia o a Ki Mii

Sung sino a Fide ! Castro e a Che Guevara vengono ritratti in

divisa. L' aggress ivit à am e ri cana h a assunto tra tti addirittura iste rici dopo l'inatteso affronto d ell ' 11 settembre, anche se il tasso d ei cad ut i in co mb attim ento acce ttati dall'opinion e p ubbli ca sta tunit en se è comunque notevo lm ente calato rispetto alla Seconda gue rra mondial e e al Vietnam.

Dal fasc ism o ve ni va messa in co nto del «v iv e re pericolosa ment e» anche la morte , co me sfida suprema , co m e prova d 'az zardo, ma per amore all a vir a, per darle un sen so sup eriore e un obi e ttivo che non fosse so lt anto qu ello egoistico d ella felicità indi vidu ale . In tale prospettiva h a co lti vato addirittura un suo rit o funebre , con l'app ell o del camerata caduto o p iù semplicemente defunto al cui nom e si ri spon d eva «Pre se nte! », vo le n do int end ere che c'era ancora, ch e r imaneva id ealm ent e n e i ran g hi attraverso l ' affettuoso ricordo dei commilitoni . Un elemento di li t urg ia giu st ifi cato d alla quant it à d i ca duti che h ann o segn ato la stor ia d e l movimento fascista e ch e presto si prolungò , in un am bi e nte rim as to imp ermea bil e alle concez io ni mat e rialistiche e ape rto inv ece alla tradizione cattolica, in una preghiera, La preghiera del milite , in seg ui to rib attezzata «del legionario», sc ritta da Auro D ' Alba e le tt a per la prima volta a H oms, ai militi della Prima Leg ion e Libica , il 20 m ar zo 1927:

« Iddio , ch e acce ndi ogni fiamma e fe rmi ogni cuor e, riscalda og ni giorno la passione mia per l' Italia.

Rendimi sempre p iù degno dei no stri m o rti, affinch é loro s tess i - i più forti - ri spo nd ano ai vivi: "Presente!".

N utri sc i il mio libro della Tua saggezza e il m io mosc h e tto della Tua volontà.

Fa' più ag u zzo il mio sgua rd o e più s icuro il mi o pie d e sui va li chi s acri all a Patria: sulle st r ade, sull e cos te, n ell e fores t e e nella quarta spo nd a, ch e g ià fu di Rom a .

Quando il futuro so ld ato mi m a rci a accanto n e i ran ghi , ch ' io senta batt ere il suo cuore fedele .

Quando passan o i gag li a rdetti e le bandi e re, ch e rutti i volti s i ricon osca no in qu ell o dell a Patria: la Patria ch e fare mo più grande port an do og nun o la s ua p iet ra a l cantie re.

Signore ' F a' de ll a T u a Croce l' in segn a ch e prece d e il Labaro d e ll a mia Legi o ne .

E salva l'Ita li a nel DUCE, semp re e nell'ora di no stra bel la morte. Cos ì sia».

Mus icata come abb iamo visto da Giuseppe Blanc , go- ·. liard ico compositore di Giovinezza, venne ca nt ata durante le cerimonie religiose al campo e ne ll e ch ie se, soprattutto n e ll e m esse per i cadut i, in sere ndo s i n e ll a tradizione delle preghiere militari che aveva un illustre precedente nella Preghie ra del marinaio composta dallo scr ittore catto li comodernista Antonio Fogazzaro.

La vo lontà e la capaci tà di radicamento dei riti fascisti n e i luoghi di cu lt o tradizionali, della religione cattolica in Italia e in Spagna e di quella ortodossa in Romania, li dist insero da ll e piuttosto sq u all id e parodie (si pensi, al di là de ll ' istint ivo disagio che provoca il funera le laico, alle improwisaz ioni neopagane dei nazisti, ma anche all'abitudine sov ietica di diffondere le immaginett e, i distintivi, e con ciò un parod istico cu lto di Lenin Bambino) di altre religi os it à laic h e. Veniva rafforzata da quei riti la co n vi n zion e che o ltre la vi ta persino la morte possa essere bella, in un 'ades ione serena a i limiti temporali dell'esistenza contro cu i si scontra, non accettando li , un ce rt o t ip o di mentalità mode rna . Campiamo entro limiti segnat i non solo dalla vecchi a ia, ma imp osti a capriccio dal caso, dalla stupida indiffe renza e im previdenza per g li inc ident i stradali e sul lavoro, dai microbi, dai bacilli, da ll e malatt ie, accettiamo ch e in Ita lia più di cinquemila vite vengano sacrifica te ogni a nn o a ll ' id olatria de l traffico e della macchina, ma es itiam o a ric uperare da ll a tradizione l'apprezzamento d 'az zardi m ortali riscattati e su blim at i dall'occasione ero ica.

La disponibilità al sacr ificio supremo in nome della vita, es a lt ata dalla dottrina fascista, trovò durante la Seconda g ue rra mondia le - assoc iando odio e amore a un tocco d'a ntisemitismo («contro i ghetti profumano i giard in i/ su l mondo batte il cuor di Mussolini» e «co ntro Giuda , contro l'o ro / sa rà il sangue a far la sto ri a/ t i daremo la vittoria/ Duce o l' u lti mo respir») - l'espressione canora più popola-

re fra i giovani fascist i ne ll 'in n o d e i Batta glioni M sc ritt o da Auro D 'A lba e mus icato da Francesco P ell eg rin o:

Battaglion i d el DU CE, battaglioni de ll a mo rt e, creat i pe r la vita : a pr im avera s'apre la partita, i cont inent i fan no fi amm e e fi o r. Per vincere ci vog li on i i leoni di Mu sso lini , a rmati di va lo r.

Battaglioni - de ll a mo rt e battaglioni della vira, ricomin cia la partita , se nz a l'od io non c'è amor.

Em m e rossa - uguale sorte, fiocco n ero all a squadr ista, n o i la morte l 'a bbi am vista con due bomb e e in bocca un fior.

Q uest'ultima immagine venne ril anci a ta dur ant e la Repubblic a Soc iale da l di s tinti vo d e lla D ec ima Mas: un tesch io con la ro sa in bocca ch e parendo partico larm ente sp iritoso esercitava un 'a ttr attiv a s ui ragazz i: a l di là de i lega mi di fam igli a con gli ambient i di Marina, co ntribuì a o ri enta rmi a sed ici anni per l'arruo lame nto nella D ec im a . L'embl ema ti ca mort uari a (come h a notato Canapini) "" s' infittì n e ll a fas e terminale de ll a RSI , su cu i o rm ai incombeva l ' imm in en za d e lla sconfitta , capovo lge nd o la pr es unzi o n e fa sc ista di presentarsi co me movimento e dottrina di vittoria: l' « It alia di Vitto rio Veneto». L'i dent ific az ion e co n l 'Etto re t roian o dei Sepolcri, ca mpi one pr e romantico d e ll 'amor pat rio e d ell a dignità n ell a sco nfitta , per i giovani vo lonta ri dell a RS I che n e avevano pianto la morte ero ica su i banchi de l ginnasio d iven n e a quel punto comp leta. E appa rvero addirittura ne ll e loro canzon i le raffigurazioni erotiche de ll a m orte . Abb iam o già citato il «Fo r za, ragaz zi, fate le la corte! / Diam ole un b ac io sotto la mitragli a / L asciamo le alt re d onne ag li imb oscat i» ·con cui si concl ud e Le do nne non ci voglio-

no più bene di Mario Castellacci, che fu poi tra i fo nd a tori del caba ret di destra il Ba gag lin o e noto a utore d i va ri e t à per la te lev isione; ma va ricordat o in qu esto genere anc h e il can to A noi la mo rte non ci /a paura:

O b attag l ion toscano il be ll o tu se i tu di tutta la Repubb lica la meg li o g iovent ù.

Q u alcuno a rri cc ia il naso vorrebbe biasimar, ma n o i non si fa caso s i tir a a ca mmin a r.

E co n in t esta il nos tro comandante lo seg uire mo lun go il s uo cammin, ca nta mit rag li a la rumba fu lmin a nt e c h e leg io n ar i sia m di Mu ssolin .

A noi la morte non ci fa paura ci s i fidanza e ci si fa l'a mor, se po i ci aw in ce e c i porta al cimitero s'acce nd e un cero e non se ne parla più.

Vo g li a m morir e tutt i crocefissi , per ri sca ttar e un 'ora di viltà, se ci restasse di vita un so l minuto noi lo vivremo per un 'e ternità.

Sono p era ltro ca nti in cui la morte vie ne evocata in forme più sc herzose c h e lu g ubri : i la zz i di spa va lda galan ter ia c he le ve ngo n o rivo l ti scop rono l'in ge nuo inte n to d'impressionare e a ttra rre le ragazze, non d'abb andon a rl e sul se r io ag li imboscat i. Quasi una var iante all'app roc cio più so rrid e n te e diretto di quest 'a ltra ca nzone dei Batta g lioni M:

Oh b im be ch e passate p e r la via e avete il vo lto de ll a pr im avera

o voi ch e siete tuna poesia d e h sorridete alla Ca mi cia Nera

ch é no i vi cant e remo le canzo ni d e i nostri va lor os i banag li o ni.

Eros e Thanatos

Rid e r e della morte co rt egg iandola è attegg iam e nto in cui si combinano motivi anti c hi di quieta rassegnazione all 'inel uttabil e co n spunti di di ssac razione goli a rdi ci o so ld a teschi vicin i all a mod e rnità secolari zz ata d e ll a politica spen acolo, an c h e se oppost i ag li a ll e n ame nti edo ni sti ci e ag li anegg iam enti individual ist i c h e dell a seco lari zzazione son o g li elem e nti p i ù caralle ri zza nti . L a morte eroica è un a sublima zion e d e ll 'esse re - e p er ce rti versi un a for m a est rema d'es ib izionismo - ded icata ag li altri , a c hi rin1an e, a i cam era ti, a un a fede, alla pa tria , non è mai pu ra sco mp arsa, semp li ce fin e d e ll 'es is te n za, un a sventu ra p ri va t a. L a consonan za con la m odern ità si nota spec ialment e nelle forme minori di messagg io, epp ure dotat e d'enorm e efficac ia com unicati va tra i g iova ni , come oggi i pos ter e il rock , che fu rono i manifesti di Gino Boccasile, le ca nzoni di A uro D ' Alba, di Mario Ruccione composito re di Faccetta ne ra , di Mario Caste ll acc i, la prod u zio ne simb o li ca di di st inti vi, p e rsino la nuova fogg ia dell e di vise (co l basco al posto della sg raziata bus tin a, il m ag lion e, la fin e de ll e fasce ai pol pacci d ell a fanteria), c he resero più amaent i per ta nti ragazz i i repa rti di pu nta della Repubblica Sociale. In br eve : le a rti min or i , semp lific ando, accendono e ntu s iasm i più d'intere bibli otec h e. F o nd a m enta le e inn ova ti va ne ll a ri voluzion e fas cista è la riscop ert a g iova nil e d e ll a t ra di zion e co me fa n o re vitale che pros eg ue ag g iorna nd os i, a rri cc h endosi, qua le solo e ffe nivo progr esso capace di ri comporre nella m e n te e n el cuore dell' uom o mod erno le lace ra zioni int rodo n e a partir e dalla presun zion e illumini st ica, le co ntra ppos izioni devi a nti tra mate ri a e sp i rito, tra sc ie n za e fede, t ra rag ione ed e ntusiasmo , tra clas si c is m o e ron1anticisn10, tra n az ione e soc ialit à, tra d es tra e sini s tra , tra memoria storica e futurismo. Que -

sto apparente me nte p aradossa le ricup e ro de ll 'ete rn o in funzion e di novità e di progresso , anziché ricaduta a ll ' ind iet ro, non poteva rea li zza rsi se n za co ntrad d izion i nell a pr im a spe rim entaz io ne , praticata s u bas i cu lt urali an cora d a mettere a punto, da conso lid are e affinare.

Vi furono ri ca dut e in aspetti scl ero ti ci d el tradizionalismo, qu anto ape rture n o n perfettamente co mprese su alc uni n odi tra i p iù misterios i e irri so lti d ella m odern it à. Tra questi ultimi , app unto, le inclinazioni a qu e l senso di m orte d i cui la m ode rnit à è intrisa , sia quando ce rc a di darsene una rag io ne so tto il profilo storico, filosofico, esote ri co, de l cos tum e, s ia quando lo rimuo ve nevrotic am e nt e co m e ostaco lo all 'i llu s ione di un raggiunto, spe ns iera to welfare, co m e contradd izio ne a l mira gg io mercantil ist ico lib era ld emocratico della felic it à. H a n otato a questo proposito Philippe Ariès: «Un caratte re s ign ifi ca ti vo de ll e socie t à più indust rializzate è che la m o rt e vi ha preso il posto della sess u alità come principale tabù». 10 ' Il progressismo non co nosce più il pudore del sesso, scade ndo anzi in osten t az ion i osse ss ive dell 'ero tismo, e tende in vece a cel are la m orte, ad ab breviare e quasi na scon dere i lu tti , come memento mori ch e turbano i trionfi o fferti a i popoli liberi e ben estant i nei superme rc a ti de ll a democrazia. L' attraz io ne r iscontrata in ca nti aspett i d e l cos tum e e dei riti fascisti verso l'idea della mort e è sotto questo aspetto rea zionari a, controcor re nt e. Ma a l tempo stesso mod e rna , gia cché parrebbe in ser ir s i co l suo m asc hili s mo vog li oso dentro la svolta epoca le a nnuncia t a da Freud accop pi a ndo Eros e Th a n a to s, le principa li occas ioni del piacere e del dispiacere; e preced e re, co n la legg e rezza appena vis t a d e lle a rti min o ri, delle canzo ni , l' imp egno di t ant i sto ri c i, filosof i, ps icanalisti, scr itt or i, cr it ic i del costume come Philippe Ariès, ''" Miche ! Vovelle ,'°'

Geoffrey Gorer,"~ Alberto Tenenti, '°' E d ga r Morin , 11 • Mircea El iade ,"" Evelyn Wa ug h ,''° No rm an O. Brown, "' Fausto G ianfra n cesc hi , 112 sino all e rece nti riflessioni co ll e ttive promoss e d a I va n o Di o ni gi '" o da Giu li ano Ferr ara co n « Il Fog li o», '" che a partire dal 1945 hann o a na li zzato le t rasfo rm az ion i d ell ' idea della morte durante g li ultimi seco li in Occ id ente. L a curiosità crescente pe r le ri ce rch e tanatolo-

g ich e ri vel a un ' inqui e tudin e ch e va mol to al di là d e ll a necrofilia adde bi tata al fascism o.

Vi affiora l'an gosc ia ch e inv este il modo di concepire l'esiste nza e la sua prec a ri e tà dopo la vit tor ia del le d emo craz ie vistosamente mar cata dall e due atomic h e di Hiro shima e d i Nagasa ki. Bombe im portanti non tanto in sé , co me m ass acro di popola zio ni civili in G iappone (i bomb a rdamenti ang loamerican i di Dres da , i Lage r naz isti , i G ul ag sovietic i furono pegg io), quanto come avv iso d ell a sconvo lge nt e no vit à rapp resentata dalla co n sa p evo lezza che l' uom o, proprio men tre stava perde nd o col progredire d ell a seco lariz zazio ne il se nso sa cral e dell' es isten za, aveva ra gg iunto la capac it à d i d ist r ugge re og n i fo rm a d i vita su p er io requindi d ' um anità - s ul pian e ta. L'uomo s tess o n e è div enuto «a nti quato», notava n el 1956, ind icando la nuo va fronti era del progress ismo, Gi.inther Anders, primo marito di H an nah Arendt : ,<11{ po st o delta proposizione: "Tutti gli uomini sono mort ali " è su bentrata oggi la propos izion e : " L'um a nità int e ra è elimin a bile "» ."' Un a pro s p e ttiv a ch e Fre ud , concl ud endo il sagg io s ul di sag io d ell a civiltà , aveva in t ravista con strao rdinari a lucidit à sin da l 1929, qu ando n o n si aveva an cora id ea d'un po ss ib il e o loca usto nucl ea re:

«Il pro bl e m a fondament ale del d est ino d e ll a spec ie u mana a me se mbra sia qu esto : se , e fin o a che punto , l'evol u zione civi le d eg li u om ini riu sc irà a dom inare i turb am enti d e ll a vit a co ll e ttiva provocat i dalla loro pu lsion e aggress iva e autodistruttrice. In qu es to as p e tto proprio il te mpo pr ese nt e merita for se particolar e inter esse. G li uomini adesso hanno estes o ta lment e il prop ri o pote re s ull e forze n at urali, ch e giovandosi di esse sa rebbe faci le sterm in ars i a vice nda , fin o all ' ul t im o uom o. Lo sa nno , donde buona parte d e ll a lo ro p rese nt e inqui et udin e, infel icit à , apprension e» . 116

L'imm ag in e di Dio è affievo li ta; e l ' u omo, all 'o rmai so lo imm ag in a ria onnipotenza di Dio , h a sos tituito un inn egab ile, a ut e nti co, umano potere di overkit{. Ne è d er ivato il titolo a im porre un nu ovo ordine m o ndial e al primo sist e ma

c h e questo potere d'uccidere il genere umano se lo è fabb ri cato e lo detie n e massicciamente. Di scende da ll a capacità d i overkilll' in vest itura agli Stati Uniti d'imporre la loro versione de ll a democraz ia sul pianeta, d'affermarvi l'e mpirismo tecnolog ico li beralcap itali sta, la fi losofia ut ilitarista, il costume presentato d a H o ll ywoo d , cioè le qual it à tanto di forza qu anto acca ttivanti che dopo il 1945 e a n co r più dopo la caduta del muro di Berlino hanno ri so lt o le residue ince rt ezze su c hi s ia stato il vero tri onfatore n e ll a Seconda g uerra mondia le e n ei d u e seco li de ll e rivo lu zion i.

L'incogn it a s ull a so pravvivenza d e l gene re umano non ve rreb b e ormai p iù rimossa nemmeno da un disarmo nucleare, perché la cosc ienza del potere distruttivo che è comunque a ll a portata de ll a tecnica ha vu l nerato per sempre le ingenue, ott imi st iche attese del progresso. Una minaccia al l'ab it abi li tà de ll a Terra non viene so ltant o da l pote re distruttivo de ll e a rmi , ma persino d agl i eccessi inquinanti del benessere cons umi sta . Non a caso il miro del progresso si è spostato «a destra», n ell a d es tra del cap it ale, cavalcato dalla

Realpolitik produttivista de ll e multin az io n al i, mentre la s inistra inclin a piuttosto a denunc iarne i ri sc hi e ingigantirne le paure, da l DDT, c h e ci ha pur lib erat i da ll a malaria, a ll'informatica c h e c i spia.

L a stor ia de l Novecento non s i div ide affatto in una prima m età dom in ata con i fascismi da un 'attraz io n e morbosa per la mort e e in una seconda m età c he se ne è li berata con il li beralcap it alismo. Tutt ' altro: il pensiero de ll a morte in co mb e da un 'adesio ne ancora tradiziona le al senso sacrale della vita, della s ua durata aleator ia eppur destinata a proseguire (a nc h e se forse non indi vidua lm e nt e, ma attra· verso la perpetuaz ione della spec ie nel rinnovarsi de ll e generazioni), si no ag li impul s i semp re più nevrotici a sbarazzarsene con un a peraltro impossibi le rim oz ione, perc h é ogn i nascita imp li ca d i per sé una ce rt ezza di morte.

L a c ri si esis tenzia le in veste l'Eros, car ica to da Freud di troppe attese e co mpli caz io ni ; e appesa ntito da un a centralità eccessiva per l' uo m o r im asto (senza Dio) quasi senz'a ltro scopo che tener dietro a ll e ansie da prestaz ione. Ma a n c h e il p iacere sessua le, sfibrando un ' um an ità indebo li ta,

che sempre p iù inclin a ve r so l'om osess uali tà come rifugio al timo re d ell 'a ltro sesso, sta pe r chi edere il cambio all e ril anc iate delizie de ll a gas tron om ia : co n le ri vist e di c u cina ormai p iù tranquillanti e diffuse de lla sq uallida pornografia. L a c ri si in ves te ancora p iù pe sant eme nt e Thanatos, la cu i pr ese nza ap pare inacc ett abi le, in gom b rante, pro pri o ne ll a mi sura in c ui la vit a perde senso e l'aldil à è res o poco cred ibil e dall a seco lari zzaz ione. Il lutt o tende a scomparire co me un a sconve ni e n za, la fasc ia nera al bracc io si è ri ve lata cafo n a, le donne indos sa n o il n e ro non più pe r modes ti a, m a per ecc it are ; e tutt avia la rifles sione s ulla morte, awia t a filosoficament e in campo fascista da Martin H e idegg er con Essere e tempo (1927) e da Giovann i G ent ile al te rmin e dell'ultim a opera, n ei success ivi decenn i è diventata un ge n e re stor ico- le tterario dilagant e, sino ai thr ill e r, innocenti babau pe r adu l ti, sino al piacere di spa ve nt a r ci. Il fa sc ismo res t a sem m a i su l co nfin e e, se non gli è estran eo un se n so tragico d e ll a vita ch e d a rad ic i antic h e h a tratto gli incubi tipicamente moderni dello speng le riano tram o nto d ell 'Occi d ente, d ella de ca den za che ossess iona va Pi e rre Drieu la Roch ell e, è stato an ch e l' es tr emo tentativo politico di ri spo nd e rvi con un a fiera all eg re zza. Con l'esalta zione del coraggio int eso a nzitutto com e p eg n o d 'a mo re, pienezza d i vita non impoverita e rin chiu sa n e ll e angust ie de ll' ego ismo. La g u e r ra qua le v ia d ' usc ita d emocra t ica e viril e da quest 'a n g usti a e ra già stata indi cata da Amen dola e Fre ud. M a ancor pr ima Schopenhauer, padre de l moderno p ess imi smo, aveva sconsig li ato ogni inutil e rin co rsa egois tica all a felic it à : «Ein glucklicher L eben ist unmoglich . Das /-lochste, was der M ensch erreichen kann, ist ein heroischer L ebenslau/», una v ita felic e è impossibile, il massimo ch e l' uomo può ra gg iun ge re è un'esi ste nz a ero ica. E anc he Garibaldi, pur animato da tutto l'o ttim ismo soc ialprogress ista e mas so nico de i su o i te mpi , sos te nne rip e t endo le paro le d ' un vecc hio amico e avve rsario , il generale uru g uaian o Fruc tu oso Ri vera, ch e «la guerra es la verdadera vita del hombre». "' Jasper Ridley, il mode rn o e docum e ntato biog rafo in glese di Gariba ldi , ne ind ica alcu ni aspetti di pr ec ur sor e, pr im a d i d'Annun zio, de l ri tu a li smo fascista:

«Adottò un suo p art ico lare metodo d' orato ri a, un a sorta d i d ia logo co n la piazza, ri volge ndo domande retoriche, c ui la fo ll a ri s p ondeva g rid ando le prev iste r isposte: q uel metodo c h e av rebbe po i adotta to Musso lini in consapevo le imitazio n e di Gar ibaldi, come av rebb e adottato la cam ic ia n era e il sa lu to fascista ad im it az ione de ll e cam ic ie rosse e de l saluto d i Ga ri ba ldi , e il termine " fa sc io " e il t ito lo di Duce che i ga r iba ldini tal vo lta usaro no ri ferendos i a Gar ibald i»." '

Qu i R id ley prosegue espo n e nd o u n mom e nt o de ll a per111anente assoc iaz ion e tra l' id ea ga rib a ld in a de ll a li bertà e le a r111i , la preparaz io n e a ll a g u erra:

«A Casa lmaggiore Garibaldi bandì qu e lla c h e G u e r zo ni c hi a mò " la rel ig io n e de ll a Santa Carab in a" e la n c iò il motto: "G iovan ott i a ll a Carab ina ".[.. .] Gar ib a ldi invitò il popo lo a orga ni zza re de i c ir co li , dove, seco n do l'uso svizzero, c i si p otesse in co n trare a ll a d o111e ni ca e prati care il ti ro a segno, ass icurando così a ll ' Italia, com e alla Svizzera, un esercito popo lare di tirator i scel ti , a us iliario dell' esercito in caso di g u erra. M ig liaia di giova ni ri spose ro a ll 'a ppello , e fo r111 aro n o i c i rco li , addestrandos i co n carabine fornire dal "Fo nd o per il mi li one di fucili" , con il tacito consenso del governo»." '

Pro seg u e ndo n e ll e assonanze suggerire da Rid ley s i potrebbe rintra cc ia re n e ll a retorica di Gar ib a ld i a n c h e un prece dente a l «Sa n to Manganello» e a ll 'O p era Naz io n a le Balill a, c h e abituò « i bimbi d' Italia »''° a m a n egg ia re le ar mi. Ma conve rre bbe a questo punto ri co rd are come l'espress ione «vo lontario di tutt e le g u erre», quasi obb li gata nel cursus honorum dei ge r a r c hi fascist i, fosse d' or igine gar ibaldi na. Non so lo era va n to d'og ni vero gari b a ldino d'a ve r pa rt ec ip ato a tutte le battag li e de ll a li bertà n az iona le; 111a quando c'era pace in I tal ia a nd avano a cercarsi a l tre guerre in gi ro pe r il mondo, pronti a b a tte rs i a n c h e pe r la libertà d'a lt ri popo li . Ese 111 pio d i de voz ion e al bin o mi o gar ib a ld ino lib e rt à e g ue r ra fu il deput ato repubblicano Anto ni o Fratt i, c h e a 49 anni abbandonò la v it a comoda d i Montec itorio pe r a ndar e a mor ir e nel 1897 a Domok os combar-

tendo co nt ro i tur chi per la lib e r tà de i g rec i e lasc iando scr itt o come ultima frase nel diario: «Id eale, tu solo vero 1».

Sfidando la morte per la vita e la g rand ezza dell a st irpe l'u omo fas cista s'i llud ev a di real izzare alm e no entro di sé la trasc e nden za : il combattim e nto com e s ur rogato d e ll a santit à. Ri nno vando così la multimill en a ria eteroge n esi d e i fini, il sistem ico er ror e aurodismmivo dei gu e rri e ri , p e r cui si è poi d e tto ch e la storia è un cimitero d' a ri stocraz ie morte in batt ag li a, m entre l ' um anit à s i ridurr ebbe a rigenerarsi attr averso g li strati in feriori, do ve esseri vo lgar i, pa uro si, privi di id eal i, ma più sca lt r i , custodi scono co n ma gg iore acco rte zza in se stessi, a i mar gini dell a storia, i semi dell a comune sopravvivenza . D ell a razza.

G IOVANNI GENTILE

Profe ta de l Risorgi men to

G e ntiliano di si ni st ra co n lun ga militanza nel Partito comun ista di c ui è stato parlamentare , il fi losofo Biagio de G iova nni nel sessa nt esimo de ll a mort e di Giovanni Gent ile h a a ffermato:

«Gen til e è uno de i gra ndi cl ass ici del pensiero europeo del Novecento, è questo un dato c h e n on può essere né neg ato né sm inuit o. Il suo nome può essere m esso a co nfronto, e lo si è fatto mol to in qu es t i anni, co n pensatori del livel lo d i Husserl e di H e id egge r, e nel confronto egli n o n sfig ur a affatto».'

Posto in ombra dura nt e alcuni d ece nni in n ome de ll 'a nt ifasc ismo - ma anc he per la stanchezza provocata d all a lunga egemon ia fil osofica d e ll ' id ea li smo , che aveva provocato una paralJela rim oz ione po stbe llic a di Benedetto Croce, be nché a n t ifa scista - il ri c up e ro pre sso il p ub b lico co lt o è stato assic urato nel 1984 d alla biog rafia d i Se rg io Romano. ' Il tito lo, Giovanni Gentile. L a /iloso/ia al pot ere , poneva l'a ccento su l rapporto co l fascismo , c he a D aniela Co li h a s ugge ri to paragoni con i te ntati vi di Platone per co n vert ire a lla sua conce zione della politica Dioni gi il Giovane, t i ranno d i S iracusa:

«L.:obiett ivo c ui mirava Giovann i Gent il e era creare un a class e diri ge nt e che avesse il senso della nazione e de llo Stato. Per capire l' inte nsità con cui lavora Gentile - e anch e il suo entusiasmo - bisogna ten e r conto che egli è il primo filo sofo a costruire concretamente, in prima persona, lo Stato di c ui è teorico. Ogni filosofo , a com in ciare da Pl a ton e, è andato a Siracusa - come si usa dire - ha avuto cio è il sogno di costruire una società da lui ideata. Solo G e ntile ha avuto la real e pos sibili tà di far divent are s toria le sue idee. Gentile, a differenza di Machiavelli, aveva trovato il suo Principe: Mussolini, un uomo che crede nella forza della cultura». '

L a rivaluta zione non è st a ta fac il e. Filosofo per filo so fi, fu impegnativo sino a porre difficoltà di le ttu ra negli scritti teorici , anche se poi scorrevo le e trascinante, con tratti di foga oratoria, nei saggi storico-politici, tanto da alim enta re tra g li alliev i antifasci st i la tentazione di se parare g li uni dag li altri , salvandone la filosofia e rigettando co m e incid e nte di percorso e quasi peccato di vanità e leggerezza l 'a des ion e al fascismo, peraltro così convinta da sacrificarvi la vita.

Per liquid are la memor ia di Gent il e, su ll a complicazione di alc une sue opere h a pesantemente giocato Norberto Bobbio , c he in quanto filo so fo professionale sare bbe s tato tenuto a comprenderle senza eccessivo sforzo . Ma da ac canito avversar io de ll '«ideologia italiana» e dello spiritua lismo che la contraddi s tin g u e sostenne:

« La più perfetta incarna zione dello spirituali smo italiano fu Giovanni Gentile , che ci abituò a vedere nello st udio d ei prob lemi concreti un a fat ica da mano vale e c h e per conto suo risolse i grandi prob le mi del t e mpo di cui e bb e una coscienza distorta in in c re dibili spi re verbali, in oscure tau tologie, in formule ad e ffetto» .'

Se mpre Bobbio ha parlato del «d elirio filosofico di Gentil e» '

«e di una fi los ofia come qu e ll a di Gentile, che ora appare non solo come cosa morta ma addirittura in comprens i-

bile (e incomprensib il e ora ci appa re c h e fosse a ll ora così fac il mente compresa ed esaltata». '

Stroncatura tutt av ia bil a n c iat a d a un ritratto più eq u anim e:

«Gen til e ( 1875- 1944) era un uomo inte ll ettu a lm e nt e vigoroso e moralm e n te ge neroso, fatto d ' impeci e di sla nci idea li , o ttimi sta sin o all ' in ge nuit à, con una vocazio n e profonda a ll 'aposto lato filosofico, int esa la filosofia co me fe d e n el vento de ll o Spirito che soffia in ogni c uor e, un a spec ie di reli g ion e laica che suscita pro seliti e ntu sia st i. Promoto re e an im atore di st udi , il suo prestigio presso g li uomin i cl i c ultura de ll a nuova ge nerazione fu forse p iù cir cosc ritto cl i q ue ll o di Croce, m a, là dove g iun geva, p iù int e nso ». '

Nonostante i riconosc imenti all e qu a lità morali de ll ' uomo , c h e g ià da solo ha riempito un o s pa zio impone nt e ne l!'a mpia e va ri a presenza della c ul t u ra fascista, in Bobbio il pro fi lo del Novecento ita li a no rima se tutto rivo lto a di m ostrare contro ogni ev idenza che il fascismo « non d ied e vita a u na prop ri a c ultura ». ' Sot to valu ta ndo q uindi , ne ll a prima parte de l seco lo sco rso, o lt re all 'attual ismo ge ntili ano, il prob le m aticismo di Ugo Spirito, il ruol o precurso re di d ' Annun zio, di Marinett i e del futurismo, la produzione stor ica cl i G io acc hin o Vo lp e, il trad izion al ismo di Evo la, g li sv ilupp i de ll 'o ri e nt a li stica con l'I smeo (Istituto per il M edio e d Es tre m o Or ie nt e) creato da Gentil e e affidato a G iu se ppe

T ucc i, igno ra ndo le e laboraz ioni di Carlo Costamag n a, A nton in o Pag li aro , Ca rl o Curc io , Fel ice Batta g li a, Serg io Panunz io, Giuseppe Maranini e anche di Delio Cant im ori, po i passa to al mar xismo, per il Dizionario di politica del Partito fasc ista, Arcana imperii di Pietro de Franc isci, Italia mia di Papini , le poes ie fasc iste di Carda re lli e di Unga re tti , l'a rc hite ttura littoria , la pittura di Mario Siro ni , la scu ltura di A rturo Mart ini , la lez ione di Ar den go Soffici , il cin e ma di A lessa ndro Bla se tti (precursore del neorea li smo in pieno p eriodo fascista con film sto rico-politici co me 1860 su ll a sped izione d e i Mill e e Vecchia Guardia a esalt azione dello squa -

drismo), la narrativa di Alfre do Panzini, Antonio Beltramelli , Giovann i Com isso, Alessandro Pavolini, Marcello Gallian , il fervore de ll e riviste da Malaparte a Longanesi a Berto Ri cci e Bottai, pe r arrivare a concludere: «Dove c'era cul tura non era il fascismo, dove è stato il fasc ismo non c'è s tata cultura. Non c'è mai sta ta un a cu ltur a fascista».

Anche Gramsci, c he pure fu influ en zato dal pensiero genti li ano, l' acc usò di verba li smo. E la difficoltà del s uo linguaggio, derivato dal ge rgo filo sofico hegeliano, è ammessa da uno dei fil oso fi che l' h ann o rivalutato, Sa lvatore Nato li , ma come problema genera le, incombente s ull a filosofia mod e rna nel s u o sco ntrar si tra i limiti d ell a lin gua e l ' in effab il e:

«Heidegger s i rese conto ch e Essere e tempo non poteva esser co nclu so poiché gli man cava il lin g ua gg io, Gent il e ha pagato caro il fatto di non esse rsi reso conto del su o deficit lin g ui stic o» .'

Ma sono anco r maggiori le oscurità n ell a lettura di Heidegger, pur cons id erato il magg ior filosofo del secolo sco rso. E rn st Nolte, ch e è stato suo alli evo, ha co nfessa to senza imbarazzo nella p refaz ione a un lib ro su H e id egger:

«Ancora oggi, dopo quasi cinqu ant'ann i, non sono affa tt o certo di com pr endere esattamente il nocciolo delle intenz ion i filosofiche di H eidegger. Non sono stati so lo i suoi detrattori a definire gran parte della sua fi losofia un parlare a vuoto. Questo parlare a vuoto p uò essere forse la possibilità p iù alta del linguaggio umano, se la ve ri tà non è a casa propria nella propos izion e enunc iati va, come Heidegger ebbe semp re a sotto lin eare già ne ll e sue prime opere». w

Le vette de ll a moderna fil osofia sono imp e rvie. Compresi i prob lem i che pone la p resenza n ell e posizioni di vetta per il Ventes im o seco lo di G iovan ni Ge ntil e, maggiore filosofo accade mi co it aliano e teorico del fascismo, e di Martin Heidegger, che n on si è mai vo luto scusare per la disc u ssa adesione al nazionalsocialismo.

Napoli; 22 ottobre 1935. Partenza di Camicie Nere per l' Africa O rienta le

Bruno Mussolini terzogenùo dd Duce, in divisa d'ufficia le d'avù1 zione: caduto a Pisa il 7 agos/11 1941, duranle il co!!audo di u 11 aereo.

Fro ntespizio del libretto consegnato ai congiunti dei cadull; come da decreto del Capo del Governo del marzo 1943. / 111111 0, 24 giugno 1943. Giovanni Gentile pronuncia in Campidoglio 1/ I ii-co rso agli ltaliant;· il filosofo verrà uccùo a Firenze il 15 aprile 1944.

li/! ; ., ,

C!()!lGIO TAl'OL \ ~·1t,,c,_.,,v ·n:o t:sco

NON e'è pei,a ~d,,g u:ita a.l <.k!i uo di ct\i, oggi, uadi~ce ri ,;u,.1 P:if'Sf' per nlf'llf'rsi IÙ s._•rvizio dt"1 T tdt"S('hi f' dei las.-,su. Ind ividui cht hanuo iw r· d1.1to il diri tto 1H chionmrsi 11..-.li:mi. dando la luru opera a favure degli oppr~'!!tiOri della Pa• _ :,~:~·c~~":::t~~.~~r ~~-t~ue,::'p~ 1 ; cO:~ la J1.m m,. ~.11r1tbile punizionl' 1..-, m:iuina d <' I 30 aprile In una \0<•11lil~ ddl"ltal ia libc:-ra, qua l\ru :r.~~f' ";, ,;_;G,i,;i~/~!O~~~\'. n f' n llcau \I(' ne diamo , i,0 1111 , per • ehi- \'ese-erazionP d"t(li Ital ian i vad a <>ltn' Jr loro tom i,..; f ra n co A,c hi e ri. m,to" f\oma, dl m nl lii

Vin<'•'"' " 'l'~Jc,,,:o. n a to a Napoli, liR i>lli\9

Gion!iu Tnpoli. n a t o a Roma. d i an nl \ tl

! Lalo P lo,S!«•, mo t o a C;wllllf't lo ,rOer<', IAqui\;1), di anni :?O

Si tratt n di qunuro .:iovani, i\lu~I dlll!f' pro1m 11~c di vb tosi L'Olllpf' n s l, ,·he neppure uclla loro e tà, possono conHmquc trovar!.' un'nllo,nu n\tt al ,J,.H1!ocnmm,.,.sa

Sa botug-g- io . ..

I struz i oni

in centliari e

I1;~,-~;1 ;,~ 1;.. :r~ ;;:;~~~.!-·~:,;;:~~,~:'t~:~

colalo ,fa alli .i, s.:i i.><>tn i:i::io ch e n o i>

ri,!>,rdoi> <>•<Q•=ir>ag i:ii,11wnto rl)("Cl a• I.,," r>tal,·r,:,h (liffid li n p,ocurt,r!' i, o ~,,;.n i~io m 1, cnid 1c p.1 rt it·,.l;1ri

i;,u i: •·1u: rt , <'l"ll" n 1u n1i.i "ni r,!•li oi.:1wni ,l i ,·, stinriu, d :,. lli, Mrni a , "i w irl~ M atni a!r pn•z1oso re r ,I """1i.-1>. che i:,cor,tra sempr,· m~i: · ~iori di f!i,:olti1 a f;, \Jbri •·arnr· e a proç1,rars1·ru:. PoL<'t•• ":-'·i·rt• ,·,m t ro

l> u~ ~•Hthn:mc ur so uo, 1tllrc due s pii: fa.sci l c hanno pai,::o tu co n la wi l a il loro C:l'imine: Enrko t-.lcni• CO<'l'Ì. nn1O a Ma rsiglia, di anni ZO e Mnrino Co11le lll, nat o II San Gi o, •;1nnl in p ,-.,.irrto /Hnl o,!!n n) di >Ulni 'li

Altre fil' " "• ~•.\ µro,.....,,;:;.a tc e condanria!~ all;, fu ei)1nionc. ntt l'ndo no ln L'IHL"Cl'C l'eiit u dei lorO.H llPf'lli a lle 1cntt:-nie d! eond;:,mi.u.

Ai p..itrioii noi rir,<:liamo d, sta ro: tr:iuquit!i: li loro roismo non sarà fr u,t ra10 dull'opera di pudii 1rn• di tori, chC' trovano sempre l'csem • 1, lnro,,:ns1ir.vche mer il;mo. Di, que!' ta pl'lrlt· d !'ll' l!ali:'1 ,i r,r • •ei:11i! ano le ~pì f' con !ti ~ksso ferr <'o rigo re c:oneuidai\'ost rit r i b11n:ili. 11,,t rio ti. ,·~nuono r-ondannati i i n:,.Ji t.,rl. ~,,,. e 1r111Ut<,ri ri,·11r<I no he C!n WG[;i~f~t ~;sTic?6'~lA NO:-;

Volantino a du e facciate aviolanciato dagli ame rican i ne! Cuneese e rtll ' colto dat!o studente Giulio Chiapasco. Ne gli anni Novanta, ne! corso dt una puntata televisiva detta serie «Combat Film », Gia n o Accam e di/e se fa memoria dei quattro giovani qui indicati come traditon; d efine11 doli e roi detta R epubblica Sociale. I n realtà, erano agenti speciali del/11 RS I, volontari op eranti oltre !e linee nem ich e; scoperti, il 30 apr il e 19 t/,/ furono fucilati dagli americani a Santa Marta Capua Vetere (Caserta) , netta cava di Sant'Ange!o in Formis. L e immagini de! filmato sutta !or11 esecu z ion e testimoniano i! fiero contegno con cui affrontarono !a morir

r 'r 1meliu Zelea Codreanu, fondato- Torino, 29 aprile 1945. fl vo lt o sere/r' della Leg ione dell'arcan ge lo Mi- no di Giuseppe Solaro, f ederale del,h,• le e poi de lla Guardia cli Fer ro, la ci/là, pochi istanti prima dell'im1•,·1111e ucciso in prigionia nel 1930. piccagione.

I(I croce che Gesù ha portalo non 1111rì fa r paura a un cristiano.» Que1/1• pa role vennero pronunciate dal 1r1/lo/enen/e della GN R Gino Lor,mi (nella foto a fianco) prima di 1111·re croci/isso alla Cartiera Burga ,/1 Mig nago la (Treviso) la noi/e fra ,/ le il 4 maggio 1945 .

}osé Primo de Riv era, /on datore e capo delta Falang Spagnola, nato il 24 aprii 1903 e fucilato il 20 novem bre 1936 a 33 anni.

L e comp licazioni teo retiche di Genti le h a nno co ntribuito a n on fa rl o ri co no sce r e nemmeno da m olt i fascisti co m e il filo sofo del fascismo, c u i s'avv ic in ò, del resto, qu a ndo la battagl ia ini ziale e ra vi nta, c hi amato da Mussolini come mini stro de ll a Pubb li ca ist ru zio n e n e l gove rno · formato il 3 1 ottobre 1922 , s ubi to dopo la ma r cia s u Roma. Pr im a tra i due non v i era sta to rapporto, nemmeno durante le b a tt ag lie per l'interve ntismo nell e qua li com in c iò a profi lars i l'affinit à d e i loro percorsi , c h e fino ad a ll o r a aveva n o proceduto lun go strade diverse n e ll a r ec iproc a indi ffe re n za . Neg li sc ritti g iova nili di Mussolini, la c ui le ttura filo sofica prefer i ta era N ie t zsc h e, compa r e il nome di Croce, non quell o di Ge ntil e , citato per int ero la prim a vo l ta il 30 otto br e 1922 ne ll 'e lencare i ministri d e l s u o governo, e Marce ll o Venezian i ha pot u to a ffermar e: «A ll e radic i del fascismo e de ll o stesso pensiero mu sso lini ano, l' attua li smo ge n t iliano h a ce rt a me nt e un posto non pr eva lente ri spetto a ll ' i nc ide n za di un P a r e to e un Sorel , di un N ietzsc h e e un Le Bon, un Oriani e un D ' Ann u n zio, un Proudhon. Neg li a nni "crucial i " in cui il fasc is mo pa ssa d a m ov im ento a p a rtito e q uindi a reg i me, va le a d ire nel bienn io 1921-22, la s ua infu enza r esta ancora minore ri spe tt o a quella di un Rensi e un Ti lg h e r, un Croce e anc h e un Mar in ett i»."

A. J ames G rego r da un rag ion amento mu sso li niano isp ir a to a ll a fil osofia n eo id eali sta si è detto sicuro c h e Musso lini a ll 'epoca dovesse ave re g ià letto a lm eno i due primi cap i toli del la principal e opera fil oso fica di Ge ntil e, la Teoria gene rale dello spirito come atto puro ." Mussolini aveva co mpreso il se n so de ll a battag.l ia condotta da Croce e Gent il e contro le co rre nti di pensiero materiali sta, scient ista, pos iti v ista co ndiv ise dai soc ia li sti ; la s u a scelta sp iri tualista proseguiva a n c he in campo fil osofico la po le mic a con il part it o da cui era usc ito. G rego r poté quindi cog liere in un intervento parlame ntare del d ice mb re del 1921 d e ll e affer m azion i o recchiate dall'a ttua lismo co n un a se mpli ficaz io n e d i stil e g iorna li s ti co c h e be n s'acco rdava co n l'egoce ntri s mo musso liniano:

«Vo i socia li st i siete testimoni ch e io n o n so n o ma i stato pos iti vista, m a i, nemmeno quando ero ne l vos t ro part it o.

Non solo per noi n o n es ist e un du a li smo tra mat er ia e spirito , ma n o i abbiamo annull ato qu esta antites i n e ll a sintesi dello spir it o. Lo spirito solo es ist e, nient'altro esiste; né voi, né qu es t 'au la, né le cose e gli oggetti che passano n ell a cin e matografi a fanta st ica d ell ' univ e rso , il quale es iste in qu anto io lo penso e solo n el mio pensi ero, non indipend e nt e ment e d al mio pensiero. (Rumort). È l'a nima , signori , ch e è ritorn ata» . 13

N el fe bbraio del 1922, ce rcando di s pi ega re perch é il mondo stesse andando a destra, Musso lini aveva ribadito: «qu es to processo po litico è affianc a to da un proc ess o filosofico: se è ve ro che la m at e ria è rim asta per un secolo sug li altari , og gi è lo spirito che n e pr end e il posto»." Qualcosa del messagg io fil osofico genti lian o a ncor più che croc iano era ev id entemente g ià giunt o a orientare in senso sp iritualista l' id eolog ia del fascismo. E tutta via il fasc ismo e ra sorto dall a confluenza d'altre componenti cu ltur ali e avr e bbe potu to vive re a nc h e so lo di que sti apporti: il s uccessivo aggiunge rsi di Genti le, pur portando un not evo le contributo di pr es tigio , non fu cerco essenziale come lo e ra stato Marx p e r il co muni smo. All ' im manent is mo gentil iano, monista , acc etta to d a Mu sso lini , s i opposero d e ntro il fasc ismo ori entamenti d'impronta cattolica più tradizionale in nom e del dual ismo t ra m ate ria e s pirito e in difesa dell a trascenden za, bench é lo stesso G entile (la c ui opera era stata messa all'indice nel g iu gno del 193 4 , com e quella di Cro ce) procl am asse con molto fervor e il proprio ca ttoli ces imo . Ciò appart e neva a una normale dialettica, che nel fascismo fu assai più vivace di quanto ora s'immagini: al di so tto del Duc e, int occab il e, tutto , co mpr eso appunto il ma gg iore filo sofo d ell ' Italia fascista, veniva animatamente di scusso.

Marcello Veneziani ne La rivoluzione conse rvatrice in Italia h a potuto d e dicar e o lt re trent a pag in e agl i oppos itori fascisti di G entile; e non è d a es clud e re ch e tanta oppos izione , pur dispiacendog li , abbia confortato Gemile n e ll a convin zio n e di muo ve rsi ancora, nonostante le res tri zioni all a stampa praticate del resto anc h e da sist e mi lib era li , in un qu ad ro di libe rtà.

«I nemici d i Gent il e - notava Veneziani - sono stati finora indi viduati a l d i fuor i del fascismo: è op inion e co rr ente c h e le più dure oppos izioni a Genti le s i siano coagu late intorno a Croce e a l suo "co ntromanifesto " sottoscr itto dag li intellettua li ant ifascist i, e in torno alla Chiesa e al mondo catto li co, rin v igo r ito dopo il Concordato. Esiste, invece, un capitolo ampio e poco esp lorato ne ll a s u a comp less ità, inte rno a l fasc ismo, g remito di acer rimi e dichiarati n em ici del fil osofo " ufficial e" del reg im e. La p olem ica a nti ge ntiliana accompagna l'opera d e l fi losofo in tutti g li an ni della sua egemoni a, acca n endos i nel decennio che sco rre tra il 1925 e il 1935. Sorprende la varietà di prove ni e n za degli attacc hi: co ntro Gent il e in sorgo no i s indacalisti ri vo luzionari c h e vedo no in lui il vecc hi o liberale c h e vuole moderare e annacq u are il fasc is mo; i pe nsator i t rad izio nali sti e " r eazion ar i" che, all'opposto, riconosco no n e ll a s u a filosofia e in que ll a de i s u o i seg u aci Sp iri to e Vo lpicelli una spec ie di criptomarxùmo e di comunismo larvato. Ge n tile n o n piace a mo lti po li to logi e sc rittori prove ni e nti d al nazional is mo c h e vedono la n azione co mpressa n e ll 'ar m a tura gelida dell o Stato e ti co; non p iace a i g iovani c h e sognano un rinno va m ento de ll a cultu ra a l di fuori d e ll e accadem ie e dispiace a n o n poch i accademici c h e, in opposizione a l suo id eali smo, si professano realisti. So n o awers i a Genti le pure i fasc isti ca ttolici , ch e ritro va n o in lui tracce di laic ismo e imman e ntismo ; e d 'a ltra parte respingono Ge ntil e anc h e ce rti pen sato r i volontarist i e re.lat ivis ti c h e se nt ono o d o re di teo log ia pol it ica e di re li g io n e n e ll e su e pag ine filosofiche. Gent il e è detestato pu re dai n eopagan i e dai teo rici del razzismo e dai monarchici integra li st i che oppongo no l'o rga nici s mo n az ion ale all o Stato e ti co e a l s u o h ege lis mo. ln p ri vato lo awersa anche d'An n unzio , che si rifiuta di firmare il man ifesto genti liano». "

Un vero e proprio co n veg no antigenti liano fu pro mosso a Ro m a n e l 1933 da un g ruppo di g iovani r iuni t i n e ll a r iv ista L a Sap ienza con G. Silvano Spi n ett i,16 Giorgio Prosperi, M ass im o Pa ll o ttin o, Vit torio Z in cone e a lt r i, cui si aggregaro no Domenico Bartoli e di Ru ggero Za n gra ndi , legato da un'amicizia sco last ica a Vittorio Mussolini.

Inviarono adesioni Gino Arias, teorico dell'economia cor porati va poi costretto a emigra re in Argentina da lJ e leggi ra zz ial i ; il cattol ico Piero Barge lli ni; Emi li o Bodrero prossimo senatore e già sottoseg retario all 'Educazione nazio n al e; Carlo Costamagna, il giurista che po ch i ann i pr im a aveva re datto la Carta del L avoro; Ca rlo Curcio, tra i fondatori de ll a storia de ll e dottr in e politich e approdato al fascismo come Genti le dal li bera li smo; il poeta Auro D'Alba; il germanista Guido Manacorda; il futur ista Mino Somenz i ; Adriano Ti lgher e tanti alt ri.

Ancora nei primi ann i Sessanta J uli us Evo la, ta lmente di d es tra da non essers i mai iscritto a un partito, nemmeno a quello fascista, in un 'a utobiografia int e ll ett ual e aveva ann otato: «nel Gent ile si aggiungeva una proso pop ea fumosa e un in sopportabi le pedagogismo patern ali stico». " Augusto Del Noce h a potuto però sostene re che se il fasc ismo giunse a affermars i in I ta li a anz iché in Francia lo si dove tt e propr io a Gent il e:

«Il fascismo riu scì in I talia e non in Franc ia, anc he se la cultura di Musso lini fosse assai p iù francese che ita liana o tedesca, perché ne i prim i anni Venti il vertice della cultura italiana - o anzi, secondo il giudizio ch e a ll ora co rreva in Italia , della filosofia mondial e - era rappresentato da Gentil e che poté pre starg li quell'ideo logia unitari a che manc ò inv ece ai movimenti francesi; e perché alle spa ll e de ll a nazione fran cese c'era la rivoluzione, con cu i i moviment i di carattere fasc ista non potevano all ears i, e all e spalle de ll a n azio ne itali ana il Risorgimento, con cui il fascismo poteva inv ece in contrarsi attraverso la mediazion e della fi losofia d i Genti le, come di farro avvenne». "

Su ll 'o ri gine fran cese del fasc ismo si è espresso se nza es ita re lo storico israeli ano Zeev Stern h e ll :

«È in Franc ia che la destra radicale acqu ista più rapidamente le cara tteristi che essenzia li del fascismo; è sem pre in Franc ia che questo processo arriva più rap idamente al suo renn in e - all a •vig ili a della Grande Guerra. La paro la non

es iste a Uora, ma il fe n omeno è g ià lì, prowisto di un quadro concettuale ben so lid o». "

L'atto di nasc ita del fascismo secondo Sternhe ll andrebbe co ll ocato nel 1911 , qu ando si rea li zzò la sintes i soc ia li stanazionale attraverso l'i ncontro tra alc uni monarchic i dell'Ac tion Fra n ça ise ind ottri n a ti da Cha rl es Mau rra s e un gr uppo d i sindaca li sti rivo lu zionar i seguaci di George So re l, che fo nd arono insieme un ci rco lo intitolato a Proudhon. 10 Del Noce ha ult e ri o rm ente anti cipa to la «rad ice p rim a» del fasc ismo , attribuendola a Gent il e a n zic h é a Mu sso lini e face nd o la co in cid ere ne l 1899 col li bro g iovanile di Gentile su La filosofia di Marx, tes t o elogiato da Lenin, come Ge ntile ramme nt ò con leg itt im a sodd isfaz ione nella riediz ione d el 1937: «A qu el mi o vo lu me tto a nc he Lenin aveva fatto attenzione e lo aveva add itato tra gli studi più notevo li ch e in torno a Marx avessero compi uti filosofi non marxisti» ." La remota or ig in e del fasc ismo da una rev isione sp iri tua listi ca del ma r x is mo Del Noce co min ciò ad adomb ra rla nel 1960 in un sagg io poi ripubbli cato co n un titol o teso a indicare più nettamente il co ll egame nto tra le due rivol uzioni del seco lo : Fascùmo come marxismo senza materialismo. " C iò che Genti le cond ivideva di Marx era la filosofia de ll a prassi o dell'azione; cioè la concezione per cert i aspetti tit anica, pro m e teica, di un pensiero, lo Sp iri to, ch e non s'accontenta di sp iega re il mondo, ma si dà il co m pito eroico di ri vo lu zio na rlo , camb ia rl o, così co ntribu endo all a sua continua creaz ion e. Il fasc ismo sarebbe in so mma nato , secondo De l Noce, dalla lettu ra fo lgora n te c he il g iova ne Genti le fece a fin e Ottocento d i un breve scritto (appe n a quattro pagin e) d i Marx, Tesi su Feuerbach, " e precisam e nte dell'u ndi cesima e ult im a tesi ch e dice: «I filosofi hanno so ltanto diversamente interpretato il mondo ma si t ratta d i trasformar lo» . Marx e poi L e nin e Stali n da una parte, Genti le e po i Mus solini da U'a ltra sarebbero appunto gli uo mini c h e co l bolscevismo o co l fasc ismo h a nn o tenta to di tra sforma re il m ondo e creare l'uomo nuovo.

D a Del Noce, soste n ito re d ' un o «s tretto para ll el ism o tra sto ria delle idee e stor ia de i fatt i», vennero co n fu ta ti i te nta ti vi di separa re un Genti le po li t ico minore da l filo sofo :

«Non abbiamo in Gem il e un filosofo a cui si aggiunga un politico. C'è in lui una completa inscindibile unità del filosofo e de l riformatore reli gioso e politi co; ciò che ha tante volte affe rm ato, dev e essere preso rigorosamente alla lette• ra. Non ebbe torto d i sentirsi l ' ultimo , in li nea di diritto o ltre che di fatto, perc h é è una linea che si esa urisc e in lui, nella ser ie di que i riformatori reli gios o-po liti c i it a li ani, ambi g ui nella loro posi z ion e rispetto al catto li cesimo, e insieme avversi a l protestantesimo, da Bruno a Giobert i, autori in cui s i ri conobbe, e sopratt utt o nel secondo . [. .. ] Come non ebbe torto nel sentirsi mediatore ide_ale tra l'in seg namento di Mazzini e l'opera di Mussolini. E la straordinar ia coe renza tra la sua attiv it à teoretica e la pratica che ne fa un docum e nto ecceziona le per l'in terpretazione della stor ia contemporanea; insostituibile per, definire ch e cosa dell a stor ia ita li ana fin isce co l fascismo. E proprio attraverso l' incontro di due pe r sonal it à così lontane n ell a loro formazion e come Gentile e Mussolini che può davvero manifesta rsi app ieno il signi fi cato del fasc ismo». 24

In una racco lt a di saggi segnata da intensa passione naziona le, / profeti del Risorgimento italiano, Gentile aveva tracci a to il percorso che d a G iobert i, Mamel i e Mazzin i sa ldava il fasc ismo a l Risorgimento face nd one il co mpim ento. Il fascismo comp ie (o s'illu de di compiere) il Risorgimento n ell'Im pero (durato cinque anni, da l 1936 al 1941) per poi travo lgerlo nella sua fine, come dopo la guerra perduta notò Prezzo lini in un bilancio malinconicamente intitolato L' It alia finisce, ecco quel che resta:

«Il Fasc ismo non è veduto in questo libro come un'oppos izione al Risorg im ento, anz i come l'ultimo disperato sforzo dell'Italia per diventa re una grande potenza in mezzo all a competizione in ternazionale. Arrivato, anch'esso, troppo tard i, fu sc hiacci a to da un a coal izione straniera. Le forze interne che gli si erano opposte non seppero crea re nulla di or ig in ale italiano». n

Gentile attrib uì a Mazzini p ers ino un a vocazione totali -

caria (beninteso, la parola non aveva per lui l'attuale significato spregiativo), come risulta dal discorso tenuto a Genova, nella casa che fu di Mazzini, il 22 giugno 1934:

«E venne il Fascismo, che ci fa riudire la voce di Mazzini nel suo accento più profondo. La stessa concezione spiritualistica del mondo; lo stesso carattere religioso; la stessa avve rsione all'individualismo; lo stesso concetto dello Stato e della nazione, unità fondamentale e sostanza spirituale dei cittadini; lo stesso postulato di un modo totalitario d'intende re la vita umana; la stessa diffid e nza verso il liberalismo meccanico della classica economia astratta; e quindi il principio della riorganizzazione delle forze socia li in un corpo che l'atomismo delle leggi economiche assoggetti alla conc reta forma de ll o Stato etico, come dire della stessa cosc ienza dell'uomo». "

Un collegamento la cui fondatezza era stata sia pure pole micamente riconosciuta nella Storia delle idee del secolo X IX (uscita quello stesso anno, nel 1934) da Bertrand Russe ll, matematico, filosofo pacifista, discendente dall 'empirismo e dall'utilitarismo britannico, insignito nel 1950 del premio Nobel per la letteratura, che nel descrivere le concezioni profondamente antiutilitariste, antimaterialiste e moraliste di Mazzini concluse: «Queste teorie sono state accolte e a ttuate da Mussolini». Il giudizio di Russell, erede diJeremy Bentham contro cui Mazzini aveva polemizzato, è drastico:

«Così l'etica di Mazzini, che suona tanto più nobile de l pr incipio di felicità di Bentham, non diventa, nella sua app licazione agli affari pratici, gran che di meglio della legge de i grossi battaglioni. Gli uomini che si credono i ricettacoli della rive lazione divina sono proclivi a diventare incomod i, e le dottrine di Mazzini potevano sfociare solo o in una g uerra perpetua o in una ferrea tirannia» ."

L'accostamento tra Mazzini e il fascismo oggi può parer scandaloso, ma nel 1931 fu suggerito anche da un capo comunista colto e intelligente come Palmiro Togliatti. Pole-

mi zza ndo co n gli es u li di Giustizia e Lib ertà, il cui antifascismo era d'ispirazione ri so rgim entale , To gliatti sos tenn e ch e il Risor gimento e ra stato un «movimento stentato, limitato , rachitico»; ch e i suoi prota gon isti era no «fi gu re medio cr i di int ell ettua li di pro vinci a, di intr iga nti di co rte , d i int ell e ttua li in ri ta r do su i loro tempi , di uomini d 'a rme d a oleografia»; e che

«la tradi zione del Risorg imento v ive ... n el fascismo, ed è stata da esso sv ilupp ata sino all 'es tremo. Mazzini , se fosse v ivo , plaudirebbe all e dottrin e corporative, né ripudi e re bb e i di sco rsi di Musso lini su la funzion e de ll'I talia nel mondo » ."

To talit ari smo lib e rale

È n ecessar ia qui un a ricogni zion e s ull a strana ve ntura d ell a parola tota litarismo , imme ssa proprio da Gentile co n for za nel li ngua gg io politico: n asce paradossalmente dal pe nsi ero lib era le e il s uo significato è poi stato stravo lto face ndo gli d e finir e, soprattutto a partire da l classico s tudio di Hannah Arendt, " le p egg iori a t rocità dell'oppressione na zista ecomun ista . Sorte to ccata anche all a paro la dittatura: Gariba ldi durante l' impr esa dei Mi ll e poté ancora procl am a rsi dittatore nel s ignificato positivo che ra ie incarico, eccez ionale e temporaneo, aveva e reditato dall 'an tica Roma e Marx poté invocar e co n Enge ls la ta nto sognata, sin o a qu ando non fu r ea liz zata d a L e nin e Stalin, dittatura del prol etariat o. Sen za usarne in mo do esplic i to la paro la, l'ese rci zio d i poteri dittatoriali era stat o pr ev isto in cas i di g rav e turb amento d e ll 'o rdin e p u bb lico, come ha sp iegato Ca ri Schmitt, per il pres id ente del Re ic h da l co mm a 2 d ell 'a rt. 48 della d emocratica costituzione di Weimar. '" A onor del vero, s in dall 'es ordio del fascismo al potere qualche impi ego in n egativo de ll 'agge ttivo totalitario c'era già st ato. Domenic o Fi sic h ella , stud ioso di qu esta nuov a ca tego ri a della po liti ca, h a r icordato ch e il p rimo a pa rlarn e dep lorandola fu Giovanni Amendo la in un arti co lo su «Il Mondo» d el 12 ma ggio 1923 ove ·definì il fascismo «siste ma total itario, cioè pro -

messa del d o mini o ass o l uto e d e ll o spa dro n egg ia me nt o comp leto e d in co n t roll ato nel ca mp o d e ll a vi ta po liti ca e am m in ist ra ti va»; m entre il sost an ti vo « tota li ta ris m o» se mb ra sia sta to u sa to pe r la prim a vo lta da Leli o Basso s u « Rivo lu zio n e li be ral e» di Pi e ro Gob ett i, la me nt a n do c h e co n il fasc is mo

« tu tt i g li o rga ni statu a li, la corona , il p a rl a m e nto, la m ag is tra t u ra, ch e n e ll a te or ia tradizi o nale incarn a n o i t re p o teri e la for za a r m a ta c h e ne att u a la vo lont à, di ve nt a no s trume nt i d i un solo part ito ch e si fa i n te rp re te d e ll ' un a n im e vo le r e, d e l to ta li tar is m o i n di stinto» ."

L.: a d oz io n e in se n so p o sit ivo d e l n eo log is m o si fa ri salire al q u a rt o co n g resso d el Partito fa sc ista, conclu so d a Mu sso lini il 22 g iug n o 192 5 co n tratti d 'a ll egra s bru ffo n er ia" (in quel d isco rso aveva ment ito pe r di ve rtim e nto , «No n h o ma i le tto u n a pag in a d i Be n e d e tt o C roc e», e così s usc ita to «v iviss im a ila r it à, viv i ap pl a us i») ca ric ando all ' o ste nt az io n e de ll a «volo n tà tota lit a r ia» l'agge tti vo « fe ro ce», c h e p e rmi se d i co nn ota re il te rmin e in mod o s ini stro . Mu sso lini p rec isò: «Vog li amo in so mm a fasc ist izza re la n az ion e, tanto c h e d o ma ni it alia n o e fasc ista, co m e p ress o a po co ita lian o e catto lico, sia no la s tessa cosa» ." E ra la pa r afras i d ' un co n ce tto es presso p oc o p rim a (1 '8 m a rzo) d a Ge n ti le a F ire n ze, n e l Sa lo n e d e i C inq uece nt o, ce r ca ndo d i s p ie g a re cosa fo sse il fa sc is mo . Lo prese nt ò co m e id ea orga ni c a , e p e rc iò totale, d e ll 'es iste n za : una \'(leltanschauung, v isio n e genera le d e ll a v ira e del mo nd o . Q uin d i affe rm ò c h e il fasci s mo in qu an to concezione tota le de lla vita n o n s'a p p licava so lo in Pa rl a m e n to o ne.I la Casa de l Fasc io, ma in offic in a, a sc u o la , a casa, n e ll a v ita co mun e. E s u ll a pa ro la totale i n di cò, co m e poi fece Mu sso lin i, l'ese mp io del ca tt o lices imo, c h e in ves te ogni as p etto del l'es istenza. " L.:ese m p io era così c al zante ch e il 18 se tte mb r e 1930 se n e approp r iò il pa p a Pi o XI r ivend ican do, in ga ra e in po le m ica co n il fa sc is mo, c h e «se c'è un reg im e totali ta r io - tota lita ri o d i fa tt o e di d i ritto - è il reg im e d e ll a C h ies a , d a to c h e l' u omo ap p a rti e n e tota lm e nte all a Ch iesa» ."

ln q u es to se n so è totali ta ri o an ch e il lib e ra li s mo, p e rc h é

l'i dea o addirittura , come la chiamava Croce, la rel igione della li bertà si rifl ette s u tutti i pen sie ri e le dec isi on i, g li att i, d ell a vira. Infatti Croce n el 1928 s i richiam erà a «una co n cezione total e del m o ndo e dell a realt à», " rife re ndos i al lib erali sm o e all a reli g ione della libertà . Da do ve ricavava G e mile quest' id ea d i totalit à, se non tradu cendo il con cetto del li beralismo tedesco, idea li sta , isp i rato da H egel, dell 'unità d ell o spirito p ur nell a varietà de ll e sue manife stazioni ? App li candola al fa sc ismo l'assoc iava a un se ntim e nto parti co larmente int enso dell o Stato , proiettandovi l'orgogli o della classe dirigente lib erale, che n ell ' Ottoce nto aveva finalmente c reato lo Stato nazionale unit a rio. Secondo il filosofo lib erale di scuola tedesca Bertrando Spaventa - ri p reso d a Ge mil e - doveva essere Stato etico e no n agnostico, co me prefer ivano altri pensato ri lib erali più lega ti al li berali smo econo mi cist a brit annico. Il 28 otto bre 1923, n el pri mo ann iversario d ell a ma rcia su Roma , Gemile vo ll e riv endi care il p rim ato de ll o Stato in un art ico lo intitolato I! mio liberalùm o: Liberi si diventa, non si è naturalmente. «E lo Stato è lib e rale, di fa tt o e no n a paro le, se promu ove lo svi lupp o de ll a lib ertà co nsid erand o la come id eale da a ttuare , e non come natural e diritto da gara ntire.»" L a po liti ca del Ri so rg in1 ento , di un lib e ralismo che p uma allo Stato et ico, forte, n o n è quind i

«q uell a gran fest a o lott e ria ch e è la politica d e lla vo lgare democraz ia, tutta p ruden za o candore . Né prudenza di se rp e nti , né ca ndore d i co lombe b astera nn o m ai a far se ntire la mass icc ia rea lt à di que ll o Stato et ico, ch e add im anda a nin1i dispos ti a co ncepire la vita in modo a u stero, sotto la legge del sacrifizio e dell a s ub ord in az ione d'ogni interesse p ri vato a un id eale sup e r ior e . Ma la vit a pol iti ca è per defin izione vita d i abn egaz ion e e di di sint eresse, e religio n e d i patria: è fiamma ch e con s uma nell 'uo mo le sco ri e del bas so eg oismo, e lo p uri fica nel c ult o di un ' ide a. Cavo ur, il nostro g rand e lib era le, visse perciò se mpr e de nt ro alla stessa a tm osfera morale del Mazz ini , a nimato da una st essa fede ne ll a realt à d ell a p a tria da c re are e di un 'I tali a d a evoca re dall 'anim o d eg li italiani o dalla realtà politi ca d 'E urop a , mo sso d a uno stesso spirito anelànte q u asi ali ' o loca ust o de ll a propr ia persona.

Perc iò io sono fer m ame nt e co nvint o de ll a necess ità s u p rema d i u no Stato forte, co m e dove re e come d iri tt o del cittad ino, e di un a disci pl ina fe r rea, ch e s ia sc uo la ri g id a di vo lontà e di caratte ri pol it ici. Pe rc iò sono fer m amente conv in to de ll a necess ità di sveglia re e sv ilup pare in p o li tica u n se n so e n e r- •. gico di rel igios it à e mo ralità, e di po rt a re , d'a lt ra parte, un senso di m isura e d i d ete rmin atezza po li tica, cioè di co n c retezza soc iale e sto ri ca n ell o svi lu ppo et ico- reli gioso de ll'ind ivid uo. Questo il su cco de l mi o lib era li sm o». "

Era all ora co r re nt e la co n vin zio n e ch e nell o stato di natu ra l' uomo fosse assa i m e no lib e ro d ell ' u o m o in se rit o ne ll'o r d ine d' un o Stato mod e rno. P e rch é il selvagg io, viven d o in so li t u d in e, po t rà p ur esse re lib e ro da i vinco li de ll a soc ietà, ma è po i sch iavo de ll a n atu ra, p iù esposto ai da n n i e pe ricol i dell e belve, de ll e int em per ie , de ll a m in o re ab b o ndanza d i cibo, de ll ' ig n ora n za, d e ll a povertà, de ll e ma la tt ie. Me n tre è l' o rgan izzazio ne p o liti ca de ll o Stato che protegge, potenzia, ren de p iù libero l' u o m o, ne accresce le poss ibi li s celte, ne mig liora e allun ga la vit a.

E an cora, sfi d a n do qu e ll e ch e cons ide r ava solo appa re nti co nt raddiz io n i poste al su o lib era li smo da ll ' inc ip ie nt e cens u ra fasc ista, ne l sagg io La tradizione liberale italiana de l 6 ottobre 1924, Ge ntil e d o p o ave r r ico rdato ch e a n ch e Cavou r, «q u an d o fu necessa ri o pe r i su pre mi in te ress i de ll a Patr ia, n o n d u b itò n ea n ch e lui di p o rr e, n e i gio rni do lo ro s i seg ui t i all 'atte nt a to O rsini , dei fr e ni a ll a lib ertà cl i sta m pa», sosten ne:

«E ormai b isogna to rn a re ai p rin cipi i. Questo h a vo lu to fa re il fasc ismo . To rn are, s' inte n de, no n per r ipetere, che non sa rebbe possi b ile, ma pe r ri sta u ra re qu elle energ ie inte rn e dello Stato, che sono necessar ie alla sua r ip resa. G iacc hé, in pa rt e , fascismo è libera li sm o: alm en o il li bera lismo deg li uomini che credettero sincera m ent e n ell a lib e rtà , e ne ebbero perciò un concetto au stero. Qu ando ne ll a m ia lettera de l 3 1 maggio de l '23, io d ich ia rai al Pres id ente del Co n sig li o, on. M usso lini , che " il li bera li smo, co m ' io l' intendo, e come l' inte ndevano gl i u om ini d ell a glo ri osa D es t ra de l Risorgimento,

il lib erali smo d ell a lib ertà ne ll a legge e perciò n ell o Stato forte e ne ll o Stato concepito come un a realt à etica " non lo c redevo in It alia rappresentato dai li berali, che erano più o meno ape rtam ent e co ntro d i lui , ma p er l 'a ppunto d a lui, fu un g ri do ge nera le fr a i sap ienti del corrent e li beralismo, co me se io avess i sm arrito il sen so di qu es ta parola» ."

Ma pe r Gem il e erano sem m ai gli altri a n on ave r cap it o, a co min ciare da l vecch io am ico Ben ede tto Croce, giacc h é « tutta la sostanza del s uo pensiero è», malgré lui, «squis it amente fasc ista»,'° seco nd o la «mia tes i del Croce fasc ista se nza can1ici a nera!»t «per c ui i g iovan i fa sc ist i ora s i vo l• go no a lui e lo sa lut a no loro padre spir itu ale, anco r ché egli , co me ra nci altri, non vog li a ric on osce r e i suoi fig li »."

Gent il e travasò questi conce tti nel la prima parte , d a lui stesso red att a nel 1932, d ell a Dottrina del fascismo fir mata da M u sso lini pe r la Tr eccan i, do ve compare un'unica volta l'espressione «to talitar io». Q u es to termine ritornerà in un o sc ritto, La filosofia del fascismo, del 1941 ov e rivendi cò «il cara tt ere total ita ri o, e tico e pe rc iò lib erale d ell o St ato fasc ista», " mentre non è più im p iegato nell a seco nd a p arte della Dottrina, scritta d a Mussolini. Il ter min e, m arcato da l ge rgo de ll ' id ea li smo ch e non tutti gli inte ll ett uali fasc isti co ndi videvano, non fu amato n é molto usato, tanto ch e nel Dizionario di palifica imposto nei primi anni Quaranta d al Part ito fasc ista alla Treccani in polemica con Gentile (g li si rimproverava d'aver dat o all 'Enc icl ope di a un ' impront a troppo li beral e) non es iste la voce «tota litarismo», an che se qua lche vo lta la paro la vien e ripresa parlando di fasc ism o.

L a q u alifica d i total i tario app li cata al fasc is mo d er iva, inso mm a, dal lin g ua gg io fil oso fi co dell a persona lit à più lib erale, nel pens iero, ne ll e ri ve ndi caz ioni d e ll e prop rie o ri g ini e nei comporta m ent i, tra quante vi co nflui rono da var ie provenie n ze : a rditi ed ex combattenti , futuristi, n az io nalist i, sind acalisti ri vo lu zionar i, socia li sti , borghesi , agra ri , democristiani, anarchi ci . Va anch e detto che i mag giori stud ios i del totalita ri smo come s iste ma di te rr ore ne escludono il fascis mo ita liano, ch e p ure aveva coniato il term in e. Seco ndo H arma h A re ndt

«c ompro vano la n at ura non tot alitari a d e ll a dittatu ra fa. scista il num ero so r pren d ente m e nte b asso e la re lat iva mite zza de ll e co ndann e inflitt e ag li avversari politi ci. Durante g li anni particolarmente attivi d al 1926 al 193 2 i tr ibun ali sp e cial i pro nun c ia rono 7 se nten ze d i condanna a m orte, 257 a dieci a nni o più di carcere, 1.360 a m e n o di di ec i a nni e molte di più al co nfino; ino ltre , 12 mila persone a rresta t e ven n ero tro va te innoc e nti , una procedura asso lu ta m e nt e in co n ce pibi le in un reg ime di terror e tota lit a rio » ."

Altri dati es tes i s ino all a caduta d el reg im e (2 5 lu g lio 1943) co nfe rmano la differenza fondam e ntal e tra i 5.619 imput at i presso il Tribuna le spec iale, di cui 4.596 condannati a pe n e va ri e (incluse 42 condann e a m o rt e d ell e quali 3 1 eseg u ite ) e le decine di mi l ioni di morti a d deb it abi li al co mun is mo e a l n azis mo i ' P e r F isich e ll a il fascismo «va p iutt osto cl assi fi ca to t ra i reg imi autor itari di m obi lita zione», " de fini zio ne ch e qu as i ricalc a quella da t a da Mu sso lin i indi ca nd o ne La dottrina del fascismo il reg im e co m e «democrazia o rga ni zzata, centra lizza ta, a ut or it a ri a». Anche Ra ym o n d Aron n o ta va ch e , se ppure tutti i reg imi to ta lit ar i s ia n o m onopartitic i, non si può ri cava rn e ch e tutti i siste mi co n un so lo partito s iano tota litari: «l'Italia fascista, reg im e a partito uni co, non ha mai conosciuto n é pro life razio n e ideologica n é fe nom eno t ota litario para go nabi le all a g rande purga sov ie ti ca o agli eccess i deg li ult im i a nni del reg ime hi tl e ri a no » ."

Tra le acc u se a Gent il e sono rari i richiami a l tota litarism o. Lo si c riti ca piuttosto come «filosofo d el m anga n ell o», a llud e nd o a un 'esp ress io ne imprudent e pronunz iata a l Teatro Massimo di Palermo il 31 marzo 1924 ove accom un ò la fo rza mora le de lla predica a que ll a del mangane ll o. Se ne p e ntì q ua si sub ito, disse che avre bb e vo lent ie ri sopp resso la frase n e ll a versione a st am pa se no n avesse temuto d all 'a utoce n sura altr i equ ivoci p iù noios i, e preferì precisare:

«Il manganello de ll o sq uadri smo fascista vo ll e esse re e fu la forza vin di ce dello Stato disconosc iuto e denegato dag li stessi organi ce ntrali de' suoi poter i cos titui t i. Fu cioè il s ur -

rogato n ecessar io della forza med es ima dello Stato in un periodo rivoluzionario , quando, secondo 1a log ica di t utt e le rivolu zioni, lo Stato e ra in crisi e la s ua for za g radualm ent e s i spost ava da ' s uoi organ i fitti zi e le gali a suoi o rgan i rea li e illega li ma tend e nti alla legalità . Quindi è ch e alJ'indomani delJa Marci a s u Roma il primo probl ema d el fascismo fu la soppress ion e de ll o sq uadri smo , ch e dive n tò la mili zia vo lo ntari a: cioè la stessa forza armata di p rim a ma ass unt a tra le for ze lega li dello Stato. E il man ga n ello fu riposto in so ffit . ta , con la speranza che non ab bia più a usc irne» ."

Se fra i li bera li fu quell o ch e si sp ins e p ili avanti, sino a l n on ritorn o, n e ll 'a pprezzare la vio le nza squad ri sta, non fu però il so lo. No n era dispi ac iuta nemmeno a l futu ro Pr es id ente della Repubb li ca Lui g i Ein a udi , che in un lib ro ed ito d a Go b e tti nel 1924 e già criti co ve rso il fa sc ismo a l potere aveva ricordato «racca pri cc iando , nel 191 9 e 1920, le fo ll e bri ac h e di sacc h egg io e di sa n g ue p er le vie d e ll e gra ndi c ittà italian e»; e quindi con meritata simpat ia «i g iovan i ard enti che dal 19 19 al 1921 chi amaro no gli italiani alla riscossa contro il bol scev is mo», b e n ch é subito agg iun ge nd o: «Ogg i ch e ess i hanno conquistato il pot e re assol uto , l' e bbr ezza del co mando mina cc ia di di st ru gge rn e l 'opera» ."

P ao lo Vita Finzi , r eg istrando Le delusioni della libertà da c ui ne i primi anni del Novecen to era no sorte tante in soffere n ze ve r so i sistem i pa rl am e nta ri , in un capitolo s u C roc e il cannone e il manganello h a riportato lo spassoso elogio dello squ adr ismo futurista pu bbli cato da Bened e tt o Croce n el maggio del 1924. Al futur ismo Croce avev a se mpr e n ega to og ni val ore arti s tico , ma ricon ob b e l'or ig in e futurista de l fasc ismo:

«Li quella risolutezza a sce nd e re in pi azza, a imporre il pro p ri o se ntire, a turare la bocca ai di ssid enti ... in que lJ' ard ore a romp e re ogni trad izi on e ... che parlò ... ai cuori d e i reduci dalle tri nc ee, sd egnati dell e sc h erm ag li e d e i vecc hi partit i e d ell a m an canza di energia d i cu i davano prova ... E n on vo rre i ch e con questo, ram m e ntando la mia costante fr edd ezza e d avve rsi onéve rso il futuri s mo ... s i pensa sse che io, con l' af-

fe rm are le origini futuristiche del fascismo, int en da estendere lo stesso g iudi zio di ri provazione dall'uno all'altro .. Fa r e poes ia è un conto, e fare a pugni è un a ltro, mi se mbra: e non è detto c h e la eve ntuale piogg ia d i pugni n on sia, in cert i cas i, utilm e nt e e oppo rtunam ent e som mini stra ta». '0

Non aveva del tutto torto Gentile nel pa rl are di un C roce fasc ist a se n za ca mi cia n era. N ico la Ab bag nano ne ll e sue memorie osse r vava:

« Don Ben e d etto, propr io perch é ri cco autoc rat e e borg h ese de l Sud , fu uno dei "fondatori" (e sos te nitori fin dopo il del itt o M atteott i) d el fascismo. I suo i e log i d e ll ' into ll e ranza, il suo di sp r ezzo soreli a n o per la de m ocrazia pa rla m e nt are, la s u a batta g lia co ntro le posit iviste D ea R agione e D ea L ibertà n o n l'a vevano certo trasforma to, al m eno sin o a quel 1922, in un ca mpi o n e de ll a democraz ia ». "

E lo ha ri co rd ato p la ud e nte al di sco rso co n c ui Mus so lini ,ti Sa n Ca rl o di Napo li preparava la marc ia su Rom a:

«Acca n to a lui , G iu st in o Fortun ato (destinato po i a n arra re qu est'ep isodio) scro ll a t ristemente la tes t a. C'è t ro p pa vio le n za in costoro - d ice. Ma do n G iust ino - ribatt e so rride nte il filo sofo - v i s iete scordato que ll o c h e dice Marx, c h e la violenza è la fo r za levatr ic e d e ll a sto ria ?» ."

In du lge nt e, p e r motivi d i re a li s m o stor ico e filosofico (s eco ndo H egel tutto ciò c h e è r ea le, qu ind i a n c h e tutt o ciò c he avviene, è razionale) ve rso la vio le n za, o l tre a pr e di care d is pre zzo per il Parlamento Croce aveva ir riso la c ul tura masso nica in un ' in terv ista del 1910, un pa io d'ann i pr im a c h e Mussolini facesse vo t a re dal P si n e l 19 12 a l con g r esso di Regg io Emili a l' in co mp a tibilit à tra mili ta nza soc iali sta e ap partenenza a ll a massoneria:

«C ul tura ottima per com m e r ciant i, picco li pro fess io n is ti, m aes tri e le m e n tari, avvoca ti , mediconzol i... perc h é c u lru ra a buo n m e rcato, m a perciò stesso pessima per chi deve

approfondire i prob lemi de llo sp irito , de ll a so cietà, d el la rea lr à» .H

Qu es te b a ttut e non a u to ri zz a va no a m e ttere la masso n eri a fuor i legge, com e fece il fascismo, ma non ne pre di spone vano n eppu re il rimpianto. Lo sto rico d e lla ma ss on e ri a A ldo A. Mol a attrib ui sce a l C roce di qu el pe ri odo u n «anrim asso ni smo viscerale»," in cui lo segu iva Ein audi. «Per quanto mi sia sfo r zato - ri spose in fa tti Einaudi a un ' inchi esta d ell '« Id ea Naz io n a le », pro mossa nel 19 12 con non ce laci int enti ant im asson ici - n o n sono riu scito a tro var null a ch e po tes se es ser d etto a favo re di una cosa co sì co mi ca, così ca morri stica come la nos tra Masso n e ri a», s ia p ur e aggiun gend o: « il ch e non vieta ch e la lott a co ntro la Mas soneri a, com e l'anticler icali smo, n on possano div entare d e i m ali ch e in qu inan o la v ira d el paese» ."

Ben più di Gentile, ch e e ra m eno port ato ai paradoss i, Cro ce h a alim e nt ato il gusto di a tt egg iam e nti spreg iudi ca ti e scand alizza nti come qu e lli ve rgat i in un a pag in a del 1909 e riprodotti in Cultura e vita morale del 1926 :

« L ame nt eremo noi le strag i di San Barto lo meo o i roghi dell 'Inqui sizio n e o le cacciare degli e brei e d ei moresc hi, o il suppli zio del Se rver? L ament iamo li pure , ma se rbando chi ara cosc ienza che a qu es to modo si fa poesi a e non già stori a. Qu e i farri so no avv enuti e n ess un o p uò can giarli; come n essuno può dire che cosa sarebbe avvenuto se non fossero avve nu t i. Le es piazioni che la Franc ia e la Spagna avreb b ero farro o dovre bbero fare per pretesi delicta majo ru m è frase di vendicat ivo giudai smo , da lasc iarl a ai pre dicatori , priva d i qu a ls ias i sig nificato. Lo direi pers ino immorale, p e r ch é da qu e ll e lotte d el pa ssato è n a to que s to no stro mondo pres ence, che pret endere bb e, ora , leva rsi di front e al s uo progenitore pe r in sultarlo o , per lo meno , farg li il se rmon e». ,.

S ull a b ase di qu es ta logica sarebbe scorre tto ogg i in s ulta r e o fare il se rmon e al fa scis mo , al n az ismo, al com uni smo e quant 'alr ro! La rinunz ia a giudi ca re sa rebbe eccessiva : ma è vero che il •p iù cru do giu d izio stor ico è già dato da i farri ,

dal le vittorie che assolvono, dalla sconfitte che sono di per sé una condanna (Weltgeschichte ist Weltgericht), dall'avvenuto massacro dei vinti, da piazzale Loreto, da Norimberga, dai processi di Tokyo. Mentre la storia scritta dagli stud iosi n e i libri , più che accusare e condannare con il dito p untato sui fatti, o stilare pagelle coi voti secondo le tende nze celebrative della propaganda commissionata dai vincitori, dovrebbe darsi il compito di spiegare, capire, che non significa affatto approvare, ma cercare semmai di comp rendere per quali carenze degli altri sistemi si siano affermati i totalitarismi e i motivi dei travolgenti, pericolosi ent usiasmi che li hanno resi possibili.

Croce da senatore votò la fiducia al governo Mussolini mantenendola ancora dopo l'assassinio cli Matteotti: il 26 giugno 1924 in un mom e nto di g ravissima crisi del fascismo il Senato confermò la fiducia con 225 voti a favore, 21 contrar i e 6 astensioni. A g iustificazione cli quel voto Benedetto Croce in un'intervista al «Giornale d'Italia» (10 luglio l 924) dichiarò:

«Non si poteva aspettare, e neppure desiderare, che il fas cismo cadesse a un tratto. Esso non è stato un infatuamento o un gioch etto . Ha risposto a seri bisogni e ha fatto molto cli buono, come ogni animo equo riconosc e. ~i avanzò col consenso e tra gli applausi della nazione. [ ... ] E questo il significato del prudente e patriottico voto del Senato .. Per me, e credo per moltissimi altri se natori , quel voto di fiducia è stato un voto cli dovere». "

Le mangan e llate fasciste non dispiacevano a Croce, a E inaudi e presumibilmente neppure a un altro illustr e es ponente del mondo liberale, Alessandro Casati, che sostituì brevemente Gentile come ministro dell'Istru zione ne l governo Mussolini. Gentile si e ra dimesso dopo l'assas sinio di Matteotti per non far gravare sul governo, già pe r questo in difficoltà, anche le ostilità che si era attirato co n la riforma scolastica, considerata da molti troppo elitar ia. Le iniziali simpatie liberali per il fascismo si modifica rono quando, riposto in cantina il manganello impiega-

to «a iniziativa priv ata», il fasc ismo s i è tra sfo rmat o in r eg ime affidan do l' ese rcizi o dell a vio le n za a organi dello

Stato. Q ue ll e s im pa tie ve nn ero di ment ica te nella più lunga cos tanz a a ll 'op posi zione , durante la qu a le peraltro a Croce fu consent ito di pubblic are i suo i lib ri e la s ua ri vista, « La Critica», di cu i nel 1944 annunc iò ch e av r ebb e cessato le r ego la ri pubb li caz ioni proprio per ch é «caduto il fasc ismo, aveva p erd uto quella ra g ione di vit a ch e l'aveva sos tenuta n eg li ultimi vent i ann i». " Ma le indul ge n ze verso la vio le n za fascista n o n furono affa tto iso lat a perfidi a o s tr an ezza di un « fil osofo del man ga n ell o». L' es igenza d'ordin e era larga m e nt e sentita in s iem e al timore del co muni s mo; un celebre liber a le europeo, Lud w ig vo n Mise s, nel 1927 in Liberalismus elog iò Mussolini per av e r sa lvato, s ia pure con m etod i piu t tosto bru sc hi , la civ ilt à: « il merito in ta l mod o acquisito d a l fasc ismo vivrà in e terno n e ll a sto ri a» ." E il batt ag li ero lib eralconservatore Winsto n C hurchill dop o esse r si incontrato il 15 ge nn aio 1927 a tu p e r tu p e r un 'ora e tr e ntacinque minuti con Mu ss olini a P a lazzo C higi in un a co nfere n za sta mpa tenuta p ri ma di rip a rtir e dall' It alia all 'a mba sc ia ta br itannica disse tra l'a ltro de l Du ce :

«Non potevo n on riman e re affascinato, come tant e altr e perso n e, dal s uo cortese e se mpli ce portamento e da l s uo co nt eg n o calmo e sereno m algrado tanti pesi e peri co li. [ .. .) È perfettamente assurdo dic hi arare che il gove rno ita li ano n o n pogg i s u una ba se p opo lare o ch e non sia so rre tto d a l co n senso attivo e pratico d e lle grand i masse».

In quel co ll o quio , nota Fab io Andriola che ha raccolto co n c ur a og ni noti z ia s ui rapport i tra i due personaggi, d eve esse re nata

« l' id ea di far co ll aborare, certo n o n a tit o lo grat uito , C hur chill a "Il Popolo d ' I tal ia " . Furono 14 gli articoli (tutti d i rico st ruzi o n e di fatt i dell a prim a g u er ra m ondial e) de ll o statista in glese pubb li cati co n gran d e ev id en za (tre co lonne d i ap e rtura in prim a pagina) dal quotidi ano di Mu ssolini a

pa

rtir e d a l 12 fe b b rai o 19 27 . [. ..] A n cora n e l 1932, n e l co rso d i un co n vegn o a ntim a r x ist a o rga ni zzato a L o nd ra all a Qu ee n 's H a ll , C hur c hill p a rl ava in te rmini e ntu sias ti c i di M usso li n i. Il ge ni o rom a n o , imp e rso n a to da Mu sso lini , il più gra n de leg islatore vive nt e, ha m os tr a to a m o lt e n azio ni co me si p u ò r esiste re a ll ' inc alza r e d el soc ia li s m o e h a in d ica t o la st rada c h e un a n az io n e pu ò seg uire q u a n do sia coragg iosa me nt e co nd o tt a. Col r eg im e fasc ista, M u sso lini h a s tabi lit o un ce ntro di o rient a me nt o d a l q ual e i paes i ch e so n o im peg n at i n e ll a lott a co rpo a co rpo co l soc ia li s mo non de bb o n o es ita r e a far s i g uidare ». '-0

I r appo r t i co min c ia rono a g uast a rs i n el 1935 co n la g u e rra d 'E ti o pi a, no n ta n to p e r moti v i di lib e rt à qu a nt o piu ttosto d i conco rre n za n e ll a s parti zio n e co lo ni a le d e i «po p o li se n za sto ri a». Ma an cora dop o la m o r te d i M usso lini , forse avve nu ta s u s u a is ti gaz io n e, C hur c hill , ca m p io n e de ll a c rociata a nti fasc ista in E uro pa, ann otava : «Ne ll e d u e occas io ni in cu i avevo pa rl ato co n M u ssol ini , i n os tri rapport i pe rson a li so n o stat i impro nt at i a lla più sc iol t a co r d ia lit à». "

Genti le e la morte

G iova nni Ge ntil e sc ri sse Genesi e st ruttura della società, c h e h a pe r so tt o ti to lo Saggio di /iloso/ta pratica e u scì pos tumo ne l 194 6, n e ll a pesa nt e atmo s fera d e ll 'esta te 194 3 co me testa me n to fil oso fi co . E lo te rmin ò co n un X III capito lo, La Socie tà trascendentale, la morte e l'immortalità, c h e p u ò parere es t ra n eo a ll 'a rgo m e nto . L a c onclu s io n e log ica , do p o ci n q u e cap it o li (da l VI a l X ) d e di cat i a ll o Stato, un undi ces im o su ll a stor ia, p a r re bb e qu e ll a d el d odices im o ca pi to lo s u La Politica, me ntr e im p r ess iona c om e un a n o ta fo rza t a la ri fless io n e fin a le s ull e spera n ze o illu s io ni de ll'im mo r ta li tà, pe rc h é h a p oco di pr at ico . L'ult imo paragrafo è ad di r itt u ra inti to la t o La morte e vi s i pu ò intuir e il presen tim e nt o d ' un dest in o atteso. No n , ovv ia m e nt e, qu e ll o d i m or ir e, pe r c h é cap i ta a tu tt i e d i cui se nti va « qu es t o ribr ezzo d el co r po p ri vo d i vira, qu esto o rror e del nulla , qu es t a pa ura d e ll a

morte che non s'affacc ia a ll'uom o senza agg hi acc iarg li il san gue». " Ma di morire come pochi altri fi losofi nel la storia , da Socrate a Tommaso Moro a Giordano Brun o, u ccisi p er le loro id ee.

Con il reg ime prossimo al crollo, era stato minacciato di morte già pr ima del discorso in Camp idogli o in citante all a resistenza contro gli ang loame ric an i (g iu gno d el 1943), ch e se la legarono al dito. Ha riferito il figlio Benedetto:

«Q uesto suo di scorso fu pronunciato malgrado le molte e gravi minacce di morte che gli pervennero nei giorni precedenti e ch e allarmarono se riam ente anche le auto rità di poli zia, ma di cui mio Padre n on tenne conto, come non tenne alcun conto più tardi delle molte lettere minatorie g iunteg li negli ultimi giorni della sua vita. Di queste s'ast enne anz i da l fare alcun cenno persino a i fam ili ari, ed è so l o dopo la sua morte che se n e ebbe noti zia , rinve nendole tra le sue ca rt e». "'

Ne ll ' immin enza de ll a sconfitta, le tens ioni ch e lo circondavano spi ega no il forte pathos riposto nell'ultimo lib ro, dove aveva es teso l' um anes im o d ell a culcu ra, serv ito lun go tut ta la vita, sin o «a ll ' um anes im o del lavoro»; e si comprende questa in so li ta confidenza: «A Mario Manlio Rossi, amico ma ant ifa sc is ta, Gemile, mostrand ogl i il dattiloscritto, disse: " I vostri amici, se ora vogliono, possono uccid ermi. I1 mio lavoro nella vita è finito"». '"

Tra i filo so fi p e rseg uit at i ricordiamo Severino Boezio , che sc ris se in prigione il De con.wlatione philosophiae; Tomma so Campanella, int eressante a nch e come poeta in t rent'an ni di prigionia; e Anton io Gramsci, ch e elaborò in carcere la teoria su ll 'importanza de ll 'egemon ia cu ltural e per la conquista d e ll a soc ietà, avendo la appresa studiand o i s u ccess i di Mussol ini e il cont ri buto di Gentile , come operatore di cult ura , al l'e steso consenso ottenuto dal fasc ism o n eg li anni Trenta. Renzo De Felice aveva osservato che Mussolini , abba nd ona nd o co n pochi compagni una b rill ante posizione nel Partito socialista di cui diri ge va il quotidiano, «L'Avanti!» (ne aveva raddoppiato la diffusione portan-

do la da una med ia di 34 .000 cop ie a 70 .000 con punte di J00.000), per fondare un quotidiano interventista, «Il Popo lo d' It ali a», scelse il «part ito d e ll a cu ltu ra» perc h é erano Favo revo li all ' in tervento le riviste più inn ova ti ve, «La Voce» e « Lacerba» con Prezzo lini , Sal vem ini , Amendo la, Papini, So ffici, gli organi d i pens iero del si nd acal ismo ri vol u zio n ario , Ma rin etti con il futu ri smo, concep ito come movimento a r tistico di massa , e il pi ù a mmira to poeta dell'epoca, Gabr iele d ' An nun zio. La scelta e litaria del la cu ltura si rivelò in breve giro d'anni vin cente. Togliatti l'app licò con un su cces so m e no travolgente, ma p ur se m p re notevo le : in fat ti il Pci, n ei d ece nni durante i quali stava diminuendo st at ist icamente la classe opera ia, propria classe di riferimento , con tinuò ad a um enta re i vot i, raccog lie ndo li app unt o tra la b org h es ia col ta in virtù del prestig io ch e g li ve niva dall'egemon ia cu ltura le pa ssata a sin istra . Una trasm iss ione riconosc iuta da G iacomo Marramao, filosofo sch ierato a sinistra, ne l co nvegno su Ge ntil e promosso da l Co mun e di Roma (con s indaco Francesco Rutelli e assesso re a lla cu ltu ra Gia nni Borgna) il 21-22 m agg io 1994 in quella s te ssa Sa la de ll a Protomoteca in Ca m pidogl io dov e Genti le aveva sfidato il destino parlando nel 1943 .

«È questa , a ben guar d are - riferì Marramao - la scena infl u ente ch e a nim a l'a ltro lato decisivo de ll 'att ivi t à di Ge nt il e : caso uni co in Europa di g rand e inte ll ett uale che dà mano a un 'o rgan izzaz io n e istitu z io n a le della cultura. C h iunque scorra oggi le voc i dell 'E n ciclopedia I ta li a n a non po tr à no n restare im press io nato da ll ' imp ro n ta " pluralistica" de ll ' opera : d all a va r ie t à d i competenze e di ispiraz ioni po lit ico- idea li che erano s t ate chiamate a raccolta. E non po trà non ri ten ere un fuorv iant e esorc ismo l' asserzione per cui il fascismo sa rebbe in compat ibil e con la cultura o sic e t s impli ci ter "anticu ltura " . Sotto questo pro fil o - e sono perfe ttame nt e co nsapevo le de ll a provocarori e tà dell'affermazion e che mi accingo a fare - non è azza rd ato soste nere che, dopo la ca duta de l fasc is m o, è stata piuttosto la Sin istra ch e non la Destra a rivela rs i e rede dell ' id ea e de ll o st il e "ge ntilian i " di organi zzaz ione de ll a cultura » ."

Ancora nel Du e mila da questo patrimonio ben coltivato i postcomunisti in It al ia continuano a trarre profitto.

Di morte Genti le si era occuparo nella Teoria generale dello spirito come atto puro (I 916), ove un ca pitol o è dedicato all'immortalità, e ancor prima nella conferenza del 1907 su Giordano Bruno, lontaniss im o da ll ' immaginare che il tem a della morte come dramma di coe ren za filosofica l'av rebb e sperimentato a lla fine sulla sua pelle. Ma perché concluderv i un libro di teoria de ll a politica?

Nella guerra orma i persa sent iva arrivare il destino e c i rifletteva, trasformando, per awersione all'atomismo individ ua lista, in un fatto sociale persino qu ell o che potrebbe se mbrare il più inti mo degli eventi :

« La mort e è un fatto socia le. Chi muore, muore a qualcuno. Un'asso lu ta sol itudin e - c he è imp ossib il e - non conosce morte, perché non realizza quella soc iet à d i cui la mort e è la disso luzione. E paradossalm ente può dirsi che il sol itario non muore: non può infatti morire di quella morte civi le, o morale, che è il diventare sp iritualment e nu ll o per gli altri». "

In realtà, come sos ti ene Gentile, della morte, nel momento in cui la dipart ita s i co mpie veramente, nessuno ha più terrena coscienza: è un passaggio di c ui si pu ò rend e re compiutamente conto solo chi resta. Che non si muoia per se stess i l' aveva già sostenuto all ' inizio dell'era cristiana san Pa o lo nella Lettera ai Romani (14, 7-8) : «Nessuno di noi infatti vive per se stesso e nessuno muore per se stesso; perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Dunque, sia che s i viva, sia che si muoia, siamo de l Signore». Concetto mi s tico -reli gioso che Gentile ha volto al soc ial e.

Gentile co llo ca « in Grecia la c ulla della fede ne ll a immorralità». 67 Non troviamo le più suggest iv e im magini dell 'aldi là nei primi libri d e ll a Bib b ia (il Pen tate uco ignora la vit a ete rna , co me ai tem pi d i Cr isto ramm entavano i sadd ucei e seco li dopo Spinoza, negando l' immortalità dell'anima contro i farisei e la s uccess iva cultura rabb inica, che aveva-

no raccolto da altre tra dizioni questa pro spett iva co nso lator ia), b en sì in Omero , Platon e, Vi rgi li o , g uid a di D ante all' In fe rn o . Inferno c ui peraltro Gent il e n o n cre d eva, in c iò p recorre nd o Pap ini e visio ni p iù attua li : « La fe d e ne ll a immorta li tà è messa a dura prova dal mito d e ll 'Inferno do ve il peccato re resta in ete rno inch io dato al s uo peccato d isperatamen te» .68

Ne ll ' inca lzare degl i eve nti qu es t e rifl ess io ni s i faranno meno teo ri ch e e più persona li, giacché la s u a mo rt e - a ncor più ch e se mpli ce «fa tto soc ial e» - div e nt e rà fatto po liti co e sto ri co d i eccez io n a le rilievo. Il 19 m arzo 194 4 Ge ntil e aveva p re messo a ll a commemorazion e di Vico, tenuta ali' Accadem ia d' It ali a a Firenze nel bic ent enari o de ll a morte, una dichiaraz io ne in cu i disse:

«O h , pe r quest' Itali a noi ormai vecchi siamo viss uti: di ess a abb ia mo p ar lato se m p re ai giova ni , accerta n do li ch' essa c'è stata sempre ne ll e me nti e nei cuor i; e c'è, immorta le. P e r ess a, se occorre , vog li amo mor ire; p e r ch é sen za di essa non sapre mm o che fa rci d e i rott ami del mi se rabil e na ufrag io ... ». "

Meno d ' un m ese dopo il desid e rio di non sopraw ivere all a di sfatta ve ni va esa u d it o - u ccidendolo - da un gr uppe tt o d i part ig ia ni.

La famig li a chi ese e otte nn e che per la sua mort e non ci fossero rappresag li e. Ma morì su icid a, butt a nd os i da lla finestra pe r sottra rsi a ll ' int e rro ga torio , il g iova n e parti g iano co munista Bruno Fanciullacci , ch e gli aveva sparato dopo ave rg li chi esto, per non sbag li a re, se fosse vera me nt e il professo r Gent ile. Ab itu ato a essere cercato dag li stude nti , il ve cchio maestro s'era spo rto sorridendo da lla ma cc h ina e no n si sarebbe merav ig liato sa p en d o ch e a int erpe ll a rl o era un com uni s t a, perc h é lu i s tesso aveva lanc iato ve rso di loro dei ponti d efine ndoli de i co rp orativ isti imp az ienti nel discorso tenuto l'a nno pr im a in Campidog lio, il 24 g iugno 1943, per in citare gli ital iani all a res iste n za con t ro l' imp eriali smo ang loa m e ri cano . Te s tu alm ent e, dopo aver riconosc iuto ch e «g li error i del Fascismo so no gli error i in ev it abili di og ni vasto m ot o ri voluzionario» , sos t en n e :

«Chi parla o gg i di comuni smo in Italia è un co rporati vista imp az ient e d e ll e mor e n ecessa ri e di sv ilupp o di una id ea che è la co rr ez ion e te mp es ti va dell ' utop ia comuni s ta e l' a ffe rma zion e più log ic a e p e r ciò più v e ra di qu e llo che si pu ò att end e re dal comuni smo» .'"

Ril egge ndo quel discor so, dove è ig nora t a l' Union e Sovi e tica , colpisce l' a rdore antiplutocratico su cui Gentil e insis te va co nvinto di tratt ar e un tem a de ll 'avve nire :

«Gli Stati ch e si dicono demo cra ti ci per avve rsion e a i nuovi Sta ti totalitari dimo stratisi via via sempr e più in comodi o p e ricolosi , hanno tro va to il mo do di rintu zz are og ni ve ll eit à li be ral esc a indi vidu ali stic a co n la for za stritol atri ce d e i ra gg ruppam e nti economici. La lib e rtà in cod es ti pa es i è a terra , e non pu ò av e r sal vezza [. .. ] se non n e ll 'asse tto co rporati vo; os sia n ell'id ea ch e il F asc ismo , prim o, procl amò in It alia » ."

Se co ndo il fil os ofo cro ciano G e nn aro Sasso «l' ucci s io n e di G e ntil e potr eb b e es sere st at a [. .. ] la pro va ge ne ral e»" di pi azzal e Loreto. Sasso ha a ttribuito ag li ingl es i la sbri gat iva elimin az ione ( usa ndo i comunisti com e brac cio secolar e) t anto di G e ntil e, qu anto di Mu ssolini . La mo rt e di Gentile arri cchi sce l' imma gin a ri o e ti co ed e roico de lla riv o lu zione fa sc ista: si è quindi ce rcato di confond e re e sp o r ca re il qu a dro attribu endol a a dei fa sc is ti es tr emi s ti. Pett ego lezz i s u regolam e nti interni di conti , po i rilanci ati da Lu c iano C anfora ," e ran o circol a ti subito. Ne riferì sd eg nato il fi glio , Ben e d e tto:

« no n so tutt ora ran1m e n ta re se nza che si rinn ovi in me un se n so di dol oros a sorpresa, la sm ani a ciarli e ra di alcuni ambie nti fiorentini , che, p e r la bo cca di per son a del res to s timabili ss im a e d an ch e vecc hio ami co di cas a , non p e rse te mpo quello s tess o pom e ri ggio a vol e r accre ditar e p ress o l'animo di mio fr a t ello, tanto doloro sa ment e sgomento e tanto prov a to gi à d all e su e p enosi ss im e soffere n ze fisi ch e e morali , la voc e che a utori del fatto fosse ro gli s tes si fa sc is ti

fio rentini. [. . .] La voce trovò credito a Firenze e fuori, e forse l 'avrebbe ancora se le dichiara z ioni d e l part it o com uni sta non fossero ve nu te a sfatare que ll a leggend a». "

Ben ed e tto Gent ile soste nn e in vece, come po i Ge nn aro ~ Sasso, ma e nt ra mbi se n za potern e produrre le prove, l'or ig ine britannica d ell 'assass inio:

«Avvenuto p e r mano d e i gapp isti fiorentini , il fatto h a naturalm e nt e ra di ci più lontane. Notizie atte n d ib ili pervenutec i dopo l'a rrivo d elle trupp e "a ll ea t e" in Fi renze acce nn a ro n o ad istru zioni esplicite fatte g iun ge re da ufficia li d i co ll ega m ento itali a ni presso il Se rv iz io Inform az io ni de ll e t ru ppe britanniche o p e ranti in I tali a al ce ntro della Resistenza part ig ia n a in To scana . Personalm e nte h o sempre av uto l'im press io n e c h e qu elle seg nal azio ni pot esse ro ave re fondamento di ve rità » ."

Co n cl u dendo il reso conto sull a morte del padre, Benedetto ev it ò il vittimismo: « Fu un a mort e, la s u a, co n sapevo lm e nt e accettata: acce ttat a e at t esa, resa fa mili a re al s u o spirito dalla m e dicazione c he di qu el probl e ma si era soffe rm ato a fare nell'ultimo anno di s u a vit a». 76

Qu es ta dignità e ass ue fazion e al d est in o in co mb e nt e era a l te mpo s tesso personale ed epoca le . Il costum e fascista, di un movim ento n a to dai combattenti , imp o ne va il coragg io co me undi ces imo comandamento. Va lore tipico di qu ei temp i, da ricor dar e a c hi rimprovera le a u to rit à fasci s te d'ave r lasc iato Ge ntil e, benché es pos to a minacce di morte, se n za scorta . Sono rimpro ve ri mo ss i sin da all ora anc h e da «I ta li a e C ivilt à», la ri vista d egli int e ll e ttu ali fasc ist i fior e ntini. In temp i recenti a rafforzarne la credibilit à contribuì il cos tum e int rodotto n egli an ni di piomb o, quando l'asseg n azio n e deUa sco rta e ra d ive ntato s ta tu s sy mb o l. Dur a nte la Repu bbli ca Soc iale, a part e qu e lla ge rm anica che sorveg liava il Du ce, non ve niv ano u sa te co n alt retta nt a larg h ezza le sco rte. Il segre tario del Par t ito, P avo lini , g i rava p e r le a utos trad e del Nord con il solo autista . Aldo Resega, federa le di Mi la no e d iri ge nt e industrial e, venne u cc iso a due pass i da

casa ve r so le otto de l mattino da un gapp ista in bic icl e tta m entre per an dar e nella più importante federazione del fasci smo repubb lic ano as pett ava da so lo il tr am . Alm eno Gentil e, come presidente del!' Acca d emia d' I talia, aveva l'a utista. Alessandro Campi ha pa rlato di «mort e, non solo annunci ata e attesa, ma, in un se n so più profondo, "inevitabile e n ecessaria"»77 d el fi losofo. In realt à , nessun tribunale avrebb e po tuto con d ann a re a morte Gentile, ma, com e suppon e Campi , sarebbe stato penoso imma gin a rl o «ne i panni dell 'epu rato, collocato forzatamente a ri poso». " La feroce e odi osa soluzion e fu più decorativa: per lui, an ch e se forse, passata la prima ama rezza, l'avrebbe vo le nti e ri ev itata; certo p er i] fascismo e per la storia d' I talia. A un p e riodo così int en so , m a nato n e ll a violenza e n ell a violenza d est in ato a chiud e rsi co l massacro postbe lli co di deci ne di mi gliaia di milit anti , si a ddi ceva d'essere coro n ato dalla fin e dramma ti ca del F ilosofo e de l s uo Du ce.

L a d isperazione per c ui Gentile des iderava mor ir e ven iva dall'irrimediab il e c roll o del Risorg im ento , int eso come resurrez ion e, in un 'idea di grand ezza e d'universale mi ss ion e, dell a Terza Rom a del Popolo . Il tram o nto di q ues te illu sion i l' aveva ge tt ato n e ll a disperazione , ins iem e all e migli aia di li cea li arruo lat isi n ell a RSI per un es tr emo rifiuto del verdetto della sto ria . In fondo non e ra pr ivo d i senso che accan to ag li stud e nti ca d esse anc h e il Pro fessore (e il Du ce), chiudendo in uno scen ario sac rifi cale un tratto della no stra stor ia così denso non solo d'errori, ma d'arte, pensiero, avv in cen ti e ge ne rose avventu re.

Epp ur e non so lo Gentile fu uno sco nfitt o . Tre anni dop o questo sentin,ento av re bb e ama r egg iato anche il suo p iù intim o ami co e awersa rio , co me h a fatto n o ta re D an iela Col i in un profilo ne ll a co ll ana «L'ide ntit à itali ana», curata p er il Mulino da Ernesto Galli dell a Logg ia :

«N el ' 47 anche Croce avev a perso e gli era dive nt ato amaro vivere . [ ... ] il Croce ch e vota contro la ratifica del Trattato di pace, è un uomo che h a perso , pe r ch é è fa ll ito il su o progetto politico. Il leade r dell 'a ntifa sc ismo dichiara in Senato ch e la gu err a è stata pe r sa da tu tt i gli itali an i , fasci -

s ti e antifascisti, e che il trattamento riservato all'Italia è inaccettabile». "

Ecco il 24 luglio 1947 un brano dell'intervento di Croce all'Assemblea Costituente:

«Io non pensavo che la so rte mi avrebbe riserbato, negli ultimi miei anni, un così trafiggente dolore come questo che provo nel vedermi dinanzi il documento che siamo chiamat i ad esaminare . [ ... ] Noi italiani abbiamo perduto una g uerra e l'abbiamo perduta tu/li, anche coloro che l'hanno dep recata con ogni loro potere, anche coloro perseguitati da l regime che l'ha dichiarata, anche coloro che sono morti per l'opposizione a questo regime, consapevoli, come erava mo tutti, senza eccezioni, noi che non possiamo distaccarc i dal ben e e dal male della nostra patria, né dalle sue vittor ie, né dalle s ue sconfitte» . 80

Perché i partiti possono odiarsi tra loro, ma la patria è una. Nel suo libro su Croce e Gentile anche Jader Jacobelli , sia pure osservando più il tramonto delle filosofie idealiste che quello del paese, era arrivato alle stesse conclusioni: « non vi furono in quello scontro di filosofie un vincitore e un vinto, ma entra mbi furono forse perdenti». " E il crociano Gennaro Sasso parlando della «rimozione' di Gentile» ha confermato:

«Senza dubbio, l'idealismo, e non solo quello di Gentile , anche quello di Croce, era già in c risi quando, nel dopog uerra, la "r imozione " fu messa in atto. [ ... ] La rimozione d i Gentile andò, per questo verso, di pari passo con il violento attacco che, essenzia lmente da sinistra, fu sferrato nel dopog uerra contro la filosofia di Benedetto Croce e la sua (presunta) egemo nia». "

Rialzavano la testa il marxismo, il positivismo, il pensiero scien tifico, le concezioni materialistiche, l'esisten zialis mo, gli orientamenti che Croce e Gentile all'inizio del seco lo avevano contribuito insieme a m ette re fuori gioco. Pur

ave ndo poi declin ato du e contrapposte ve rsioni politiche dell'idealismo, le loro parabole finirono con il co in cidere: non so lo Gentil e , ma persino Croce aveva tro vato più ascolto (lui ovv iam ente come oppos itor e) durante il fasci smo che dopo, quando, come implicit a e r e dit à del fascismo, prim o vero grande moderno partito di massa in It ali a , av reb bero co ntato sul se ri o solo i partiti di massa, democristiani e soc ialcomuni sti. Qualche anno dopo la Lib eraz ion e in Parlamento l a minoranza neofascista avrebbe nettamente sup e rato qu e ll a lib erale, ma essendo e ntr ambe ridotte a es ig ue minoranze.

Scon ce rtant e seg no d e i tempi, nella toponomastica fiorent in a non è r ico rdato il fil osofo che vi pr esiede tt e tra il 1943 e il 1944 1' Accademia d 'I tal ia, ma so ltant o chi l'ha ammazzato. Ma n on sare bb e del tutto giu sto nemmeno il contrario , pe r ché com unqu e Gent ile è sepo lto con una lapide - mo lto sobr ia, come h a notato Gabriele Turi: c'è ap p en a il nome" - vicino all e tombe di Machiavelli, M ich elangelo, Fosco lo, Alfieri, Rossini, tra i gra ndi it aliani in Sant a Croce a Firenze. Ha il monumento nei su o i libri , ch e co ntinu ano a essere r istam pati , e in quelli ch e su di lui sc rivono gli altr i, mentre anc he il giovane gapp ista che h a pagato l'u cc is ione co n la vita è stato in qualche mod o parte n ecessa ri a d'un momento alto e drammatico della stor ia e della cultura itali ana . Ormai raggiunta la necessaria dista n za prospe tti ca, la sto ri a dobb iam o così comprenderla: non so lo sintes i m a anc h e concilia zione degli oppos ti.

POUND, MARINETTI, CÉLINE: LE RIVOLUZIONI NEL LINGUAGGIO

U n incontro di tipo dantesco

Seg na un m o m e n to alto e dramm at ico n e ll a sto ri a d e ll e av a n gua rdi e a rtistiche de l Novece nt o il canto 72 d edica to da Pound a un immagi n a rio incontro di tipo dantesco con lo s p iri to di Mar in ett i, stroncato dal ma l d i c uo re a Be ll ag io il 2 dicembre 1944 . È uno dei due Cantos ded icati all a Re pubblica Sociale e scritt i int erame nt e in it a li a n o. Una pH rte del canto 72 (co l titolo Presenz a di F T Marinetti) uscì il 15 genna io 1945 e l' intero ca nt o 73 (co l titolo Cava lcanti - Corrispondenza Repubblicana) n e l s u ccess iv o nume ro d e l 1° febbra io s ulla rivista « M a rina rep ubbli ca n a» . La dir igeva l'amm i rag lio Uba ld o de g li Ub ert i, a mi co e tradutto re cli Pouncl, c h e lo ha citato cinque volte ne i Canto.,·. I o lit icamente compromette nti , i du e ca nti vennero ripubb licat i so lo m olt i a nni dopo (q u a nd o o rm a i Pouncl era mo rto) e fin a lmente inclu si n ell' ediz ione comp leta d e i Can tos curata da Mary de Rachewi lt z per i Meridia ni d i Mo n clador i nel 1985.

L'u ltim a poes ia di F ili ppo Tomm aso Marinett i, Quarto d'o ra di poesia della X Mas , scr itta sul q u ade rn o de ll a fi g li a Vittoria «universitar ia aspiran te aus ili a ri a» ' poc h e ore pr ima di morire, esaltava nei fanti di marin a di Juni o Va lerio Borg hese il rifiuto de l P a ra di so in nom e de l combatt im ento:

«Non v i gr id o a rrived erc i in Paradi so che lass ù v i toccherebbe ubbidir e all ' infini to amo re p uri ss im o d i Di o me ntr e vo i ora smani ate dal d es iderio di coman da re un esercito di rag ionamenti e perciò avanti autocarri». '

Poco dopo il motivo è ripreso :

«I cimit eri d e i gra ndi Italiani slacciano i loro mur ett i ag res ti n e ll a vilt à de llo scirocco e d anno iraconde sc intill e cre pitan o imp az ie n ze di p o lve rie ra senza dub b io es pl oderanno esp lo don o morti un ghiuti dunque autocarri ava nti ».

E an cora:

«Autocarri avanti e tu non distrarti raggomito la il tuo co rpo a rdito a brand e lli che la rapidità crud ele vuol sbalestrarti in c ielo p r im a del tempo

Scoppia un cin1irero di g randi I taliani e chiama Ferm atevi fermatevi vol antisti itali an i ave te bisogno di trito lo ve lo regaliamo noi ve lo regaliamo noi no i ott imo tritolo es t ra tto dal midollo dello sc hel etro

[ ... ]

Saremo siam o le in g ino cc hi are mitragliatrici a can n e palp it anti di preg hi e re

Ba cio ribacio le armi chiodate di mill e mill e mille cuor i tutti tra forat i dal veement e o bli o ete rn o».

Il rip e tuto motivo «autocarri avanti» si rivo lgeva a i mezzi ch e dovevano portare i «ma rò» della D ecima al fronte. La proiezione era es terna, un a g uerra d e i mondi, contro le arm are messe in campo dalla City di Lond ra e da Wa ll Street n ella lotta «de l sangue contro l'oro» : i due poeti non se mbran o essers i acco rti della guerra civ il e ch e stava dil aniando gli italiani intorno a lo ro.

Marinetti, che aveva ini ziato come anticleri ca le, predicato lo «svat ic anam en t o» dell ' It alia , di sprezza ta in uno scritto d el 1910' !'«ob brobri osa sp eranza de ll ' imm o rtalit à,

sog no d'anime usurai e, spregevo le quanto il ca lcol ato parad iso cr ist iano», imma g inato di rapire il papa p e r butt a rlo da un aerop lan o n e ll' A driatico ,' n e l 1931 aveva la n ciato un « Manifesto dell'arte sacra futurist a» e nel 194 4 , ri avv ic inatos i a Dio , aveva sc ritto un Aeropoema di Gesù d est in ato a us c ire postumo . L'ultima opera pubbl icata in v it a, a Venezia nel 194 4 presso le Edizioni Err e, sarà L'il eropo ema di Cozzarini. Primo eroe dell'esercito repubblicano, caduto c o mbatt en do contro gli angloamericani il 10 no ve mbr e 1943 a ll a tes ta dei suoi vo lontar i nei pressi di Mondra go n e : d ifend eva a distanza Montecassino, di cu i i te d esc hi, prima c h e i bombardi e ri a ll ea ti distruggessero il seco lare co nvento, avevano messo in sa lvo la biblioteca e le opere tra spo rtab ili consegnandole in Vaticano. L'Aeropoema di Cozzarini in izia co n i luo g hi d e lla batta g lia:

« Il qu a dril ate ro d i chiostr i e bibliotec h e p las m a to d al Bra m a nt e a g ui sa di ton s ur a su l cranio del monte Cass ino do min a la battagl ia d e i germani ci contro g li angloamericani e merce nari

Ne rintuonan o tipografie di mona c i collane a u t unn a li di v igne ti a istrici di fi amma lampeggianti funebri corte i di tarl i su biti n e i seco li d ag li eccelsi vo lumi del ca ndor e filosofico».

Poco o ltre presenta l'eroe:

« Poi c h é a tradim e nto compiuto muore l' Italia co l pita lace rata il capita no Rino Cozzarini si affanna per socco rre rl a a nsando co l suo vo lto affilato di scure o li vastra occhi di lique ri zia sotto grappo li di capelli n e ri » .

Lo scopo del ritratto è evidente . Marinetti, c h e si era dissoc ia to a suo te mpo d all e le gg i razziali e dall e discr im inazion i a nti e brai c h e , qui ri vendi c a la fedeltà a ll 'alleato tedesco imperso n ata fino a l sac rificio da un tipo m ed iterraneo, non so lo bruno, add irittur a olivastro, in controtendenza ri spetto a ll a re to ri ca n az ista che attribuiva ma gg iori doti militari e q u a li tà di carattere a g iovani biondi con g li occhi azzurri.

Pound n el r ico r da re l' ami co riprese il te m a d ell a s ua ultima co m pos izio n e :

«Dopo la s u a morte mi venn e Filippo Toma so di ce ndo: "B e', so n o n1orro ,

M a n o n vog li o andar e in P ar ad iso, voglio comb a tt e r " [an co ra .

Vogli o il tu o co rpo , con ch e po tre i an cora co mb att e re» .

Il poeta a me ri ca no ri spo se d 'esse r e t ropp o vecc hi o e con sigli ò a Ma rin e tti, con toni ch e contraddi ceva n o il suo radicato p ac ifi smo , d'andar si a re in carn are piutt os to n el corpo di q u alch e giovanott o :

«P a r d a re all 'It ali a an cor ' un eroe fr a tanti ;

C osì p uoi rin asce r e, così di vent a re p anter a ,

C osì p uoi con os cere la bi-n asc ita, e morir un a seco nd a [volta

Non morir vi e jo a letto , anzi m o rir a s uon di batt agli a

Per ave r P a ra di so.

Pur ga tori o hai g ià fatto

Dop o il t rad im ento , n e i giorni d i Se tt embre

[Ventun es im o ,

N e i zio rni d el c rollo.

Vai! Vai a fa rti di nuov o e ro e.

La sc ia a m e la p arola.

La sc ia a me ch ' io mi spi eg hi ,

ch ' io facc ia il ca nto d ell a gue r ra e te rna

Fra lu ce e fa n go .

Addi o, M arin e tti 1

Torn a ci a par lar quand o ti sem b ra.

" P RESENTE"» .'

Ma dal! 'Aldil à il padr e del futuri s mo non si ra sseg n ava :

«Ri p rese , e d io riconobbi la voce di Marin e tti

Com e senti ta Lun goteve re, in Pi azza Adrian a: '

"Va i! Va i !

Da Macalé sul le mbo es tremo

Del gobi, bian co n e ll a sa bbia, un t esc hi o CANTA

E non par stanco, ma canta, e canta:

- Alame in I Alam e in !

Noi tornere mo'

No i torn eremo ! "

" Lo credo." Di ss' io,

E mi pare che di q u ell a rispo sta e bb e pac e» .'

Res tano così ricordati nei Cantos que s ti e a ltri elem e nti de ll a retorica fascista : l'anno ventunesimo (de ll 'e ra fascista); l' ap pello «Presente» ne i funerali fascisti; il tradimento mona rc hico-badog li a no co n l 'ar misti zio e la fuga dell'S settemb re 1943; el Alam e in e il « mal d 'Afr ic a»; più oltre , riferendos i a ll 'e mblemati ca mortuar ia del fascismo repubb li cano :

Dove il teschio canta

Torneranno i fanti, torneranno le bandiere . 8

e infin e:

che ragazze, c h e ragazzi, portan ' il nero! '

co lore emb lematico della camicia e d e i gag liardetti fasci sti.

C'è una prorompente partecipa zion e se ntimentale, non d istacco, nel reali smo d el poeta ch e si fa cronista reg istran d o le espress ioni tipi c he di un ' epoca. Ma Pound tro va al tempo stesso il m odo di so ttolineare la sua posizione di uomo di pace . TI canto 72 inizia con la «guerra di merda», incolp a ndo ne pe raltro« ... il gran' usuraio Satana -Ge rione , prototipo I D ei padroni di Chu rch ill » (è l'unico accenno a temi econom ici nei due canti pe r la RSI , che pur e su questo terreno ofrri va spunti interessa nti, spec ie in tema di propriet à d ell a cas a per i la vorat o ri , d es tinati a essere in vece ripresi nei Canti Pisani e a ritorn a re quasi sino alla fin e),' " e mette in bocc a a Mar inetti una «co nfess ion e» che è anch e un bilancio critico

su ll e differe n ze tr a le due avanguard ie, il fu t uri smo e l'im ag ismo o vorticismo po undiano:

In molto seg uii vuota van irad e, Spettaco lo amai più ch e saggezza

Né co nobbi i sav i anti chi e ma i non lessi

Paro la di Confuc io n é di M en cio.

Io ca ntai la g u erra, tu hai vo lu ta pac e, Orb i ambidu e !

All ' interno io m anca i , tu all 'o di e rno. "

Il diverso a tt egg iam ent o d e i d ue poe ti di fr onte al fenom eno d e ll a g uerra h a r eso il futurista Marin ett i più dip end en te da lla p l urimillenaria tradi zione epico-eroica ch e non Pound pacifi st a . Il fo nd ato re del fut uri smo sin dal 1922 n e Gli Indomabili a propos ito d ell a rivoluzion e esp ress iva da lui introdotta si era vantato:

«Le paro le in lib e rtà spaccano in du e n e tt ame nt e la stor ia del pensiero e de lla poes ia umana, da Omero all ' ult imo fiato liri co d ell a terra . Prima di noi gli uomini h anno sempre cant ato come Omero , co n la su ccess ione n arrativ a e il catalogo logico di fa tti , imm ag ini , idee . Fra i versi di Omero e quelli d i Gabriele d'Annunz io non es ist e d iffe r en za sostanz iale. L e nostre tavo le parolib e re, in vece, ci distinguono finalment e d a Omero, po ich é n on contengono p iù la s uccess ione n a rrativa, m a la poli es pression e simultan ea del mondo. L e paro le in li bert à so n o un nu ovo modo di vedere l ' uni ve rso [ ... ] D all e n ostre paro le in li bertà na sce il nu ovo s tile it al iano sin tet ico, veloce , simu lt an eo, in cis ivo, il nuovo s ti le lib e rato ass o lu tamente da tutti i fronzo li e pa ludam en ti classici , capace di esprimere int egra lm ent e la nostra anima d i ultr a -veloci vinc it or i di Vitt o rio Veneto». "

Ma qui appunto l' accenno a Vitto ri o Veneto ricondu ce a un e lemento di continuità con l' ep ica om e ric a fino al d' Annun zio ca ntore de ll a gu e rra e poeta-sol dato, u n se ntim e nto ant ico, in cui an ch e Mar in e tti sin dal Mani/es/o del Futurismo (20 febb·raio 1909) si ri co no sceva: «Noi vog liamo glo-

rificare la g u e rra - so la ig iene del mondo - il militarismo, il pat riotti sm o, il gesto distruttore de i lib ertari, le belle id ee pe r c ui si mu o re». E l'a nno dopo recandosi a Trieste ancora in n1 ano austriaca annotava:

«Non è lont a no il g iorno in c ui per forza si do vra nno consta tare su i nostri cadaver i ammonticchiati la straz ia nt e sin cer ità del nostro programma e la tragica serietà della nostra vio le n za . Questo però non c'impedirà di esse re alle gr i, pazzamente a ll egr i, questa sera ... » ."

L'elenco dei futuristi caduti, fe riti , decorati confermerà d i lì a poco una disponibilità atav ica a donare la vira per la patria. La costante esa lt azione della g u e rra, da La battaglza di Tripoli (26 ottob re 1911 ) d esc ritt a in un a b reve missione com e co rrispond e nt e di guerra in Libia; a Zang Tumb 1ì1um su l conflitto bulgaro-turco del 1912; a L'alcova d'acczaio del 192 1 (a s ugger ir e l 'atmosfe ra erot ica dell'alcova fu l'a utoblinda usata da Ma rin e tti nella fase finale della Grande G u e rra ); a Il Po ema africano della Divùione «28 ottobre» (1937) sull a campagna d'Etiopia, ove ripartì volontario; a Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana (1942 ) e alla partecipazione alla ca mpa gn a d i Russia d a cui torn e rà co n il c uore a pezz i per gli strap azz i affrontat i a 66 a nni; sino a L'a ero poema di Cozzarini e al Quarto d'ora di poesia della X Mas h a contribuito a rendere più lontano dalla prevalente se n s ibili tà del Duemila il Marinetti politico. A partire dall'agosto del 1945 con Hiroshima e Nagasa ki , sopratt utto nei paes i vinti e adagiati n e ll a blanda - almeno in a ppare n za pe rsino conve ni e nte - coloni zzaz ion e consumistica d ell ' impero a m er ica no, una traumatica mutazione antropologica ha orientato g li animi, che erano stat i per secoli ed ucati a glorificare il va ler mili ta re, verso l' id ea della pace . Il futuro si profilava diverso da come l'aveva imma g inato il bellicoso inve ntore del futurismo.

Pound, invece, aveva solo superficialmente sfiorato le apologie poetiche della guerra poco più che ve nt enne nello stud io dei trovatori, ec h egg iando in Sestina: Alta/orte, inserita in Persona e d e l 1909 , lo sfrena to b ell ici s mo di Beman s

de Born, messo da D ame in In ferno «fo r th a t h e was a stirre r up of st rife (perch é era un sem inator e di discordia »" e giungendo a proclamare con giovanile leggerezza in qu esta po es ia imitativ a (q ua si un a tr ad uzione): «May God damn for eve r all who c ry " Peace " ! (Ma le dica per sempre I ddio qu elli ch e grid an o "Pace"!)» ." Ma già con la perdita d i du e cari am ici, lo scultor e Henri Gaud ier-Brzes k a e il po eta-filosofo T hom as Ernest Hulm e, durante la Prima g ue rra mondial e si era conve rti to alla pace, ch e co n siderava perenn e me nte mina cciata d ai g r and i us u rai: « Be llu m cano perenn e ... b e rwe en th e u sur e r a n d any man who wants rodo a good job, 16 canto l 'e terna gu e rra. tr a l ' u suraio e chiunqu e vog li a fa re un lavo ro pulito » (i p unti sos p en siv i di vid on o l' ul timo verso del canto 86 e i p rimi du e d e ll '87). È laripeti zion e postb elli ca di conce tti già es press i in un opu sco lo pubbli ca to nel 1944 a Ve n ez ia, presso le Edi zion i E rr e dove era usc ito an che il Cozzarini d i Marinetti , s u !..:A merica, R oosevelt e le cause della guerra presente, che ini ziava afferman do:

«Q uesta gu e rra non fu cag io n ata da un cap ri cc io di Mu sso lini né di Hitl e r. Questa gu e rra fa part e d ella g ue rra mill e naria fra u surai e contadini , fr a l' u s u rocraz ia e chiunqu e fa una giornata di lavo ro onesto con le braccia o co n l' inr e ll e tto » . 17

In un altro pun to di quell'opus colo Pound , es tremamente se mplificando , sos te nne: « l. Le g ue rr e si fa nno per c reare d ebiti. 2. La g ue rra è il sabotaggio al ma ss im o , il sabotaggio più atroce. 3 . Un a nazion e che non vuol e inde bit ars i fa rabbia ag li usurai » . " Visioni spoet izz ami s ull a gue r ra, ch e, pur esse ndo dire tt e co ntro i pot e ri ban ca ri ch e avevano espropriato i po te ri popo lari n ell e p luto crazie, non si accordavano n emm e no co n la retorica marziale im p iegata a p ie n e mani da ll a propa ga nda fa sc ista. Su ll e condizioni politich e d eg li Stati Uniti e dell ' Impero britannico Pound inc alzava:

«S i perde tempo pa rl ando di questa o di quell ' altra "nazion e" d emoc ratica. Il ve ro gove rno sta va, e sta ancora, d ie-

rro le quint e. Il siste ma democratico è di qu es ta n a tura: du e o più part iti s i presentano a l pubb lico , tutti a l co mand o d e ll' us uro craz ia . P e r ma ggio r comodità e per t ra nquilli zza r e i g onz i è concessa a lla brava gente, all' id ea lista iso lato, di fare un po' di lavoro pu lit o finché non rocca i d ive rsi rack et , i dive rs i r agg iri. I ma ss imi racket sono que lli della finanza e del mon opo lio e m onopo lizza no la moneta stessa, dentro la n azio n e, ed in g iuoco con le divers e monet e este re» ."

Qu e i tem i la propaganda fascista li aveva ria ss unt i nel la «g u e rra d e l sa ngue contro l 'oro» o de ll o spirito co ntro la mat e r ia. L a s u gges tiva immag ine po lemica, pur cog lie ndo s ituazioni profondamente mu t ate (non siamo più, n é no i, n é tanto me no i t edesc hi e i giapponesi, popo li poveri in lott a co n le pluto c razi e imperialiste ), è tuttora in gra do di rappresentare i co nflitti ogg i addirittura in g iga ntiti tra i pote ri demo cra ti c i, n az ional i e popolar i, e il potere g lo bale dell a finan za a po lid e, c he rende a espropria rl i. '° Lo h a co nstatato n e ll a prefaz ione a una ried izione di qu eg li opuscoli l' econo mi sta Paolo Sav ona, persona gg io in se rito n e ll e istit u zioni , ch e e r a sta to direttore genera le d e ll a Confindustria, a mmini s trator e del ega to o presid e nte di gra ndi banche e poco prima mini s tro d e ll'Industr ia in un gove rno presieduto da C iampi , ma a l tempo stesso coraggiosamente lib e ro n e l formu lare analisi non conform iste. Secondo Savona, pur mo lto c rit ico su ll ' incons ist enza de ll e so luz ion i ca ld egg iat e da Pound,

« non v i è dubbio che Pound abbia d e nunci a to co rr e ttame nt e alc uni difetti di funzionam e nto di un ' eco nomi a in cui l' uomo è sc hi acc iato da un meccani s m o econo mico iperlubr ificaro da ll a moneta e i governanti co nt ro ll a t i e non co ntrollori d e ll a stess a [. ..] Con l 'a fferm arsi d e ll'id ea r iformatrice in m a ter ia monetaria e in rema di intervento pubb li co n e ll 'eco n o mi a - s ia a live ll o inte rno c h e s u l piano mondia le - i prob le mi sollevat i da Pound si era no in parte a tte nuati m a, pur in forme nuove , s i va nn o ripr ese ntando co n le stesse ca r a tt e ri st iche di fondo del p assato: la fin a n za h a ripre so il dominio dell 'e conomia produttiva , es re nd e n -

dolo alla società [. ..] L a sovranità politi ca ed economica, dopo millenni di lott a per strappa rla ai "potent i ", sembrava fosse sa ld am ente tornata n ell e mani del suo titolar e n aturale, ci oè il popo lo (meglio sa reb b e dire d ell ' indi vi du o), ma il " m ercato fin an ziario internazionale" l ' ha q u as i int erani e nt e riespropri a ta» . 21

Tra i primi a capire la globalizzazione

Sar eb b e peraltro sbagli ato esa urire l 'avvento della global izzaz ione nell'inv ade nte vitalit à d ell a finan za. Sia Pound ch e M a rin e tti tra i pr imi avevano in div iduato , con largo antic ipo, alc uni scenar i d e ll a g lobalizzaz ion e , c he, aggiungendo impr ess ionanti risu l tati di c rescita alla potenza um ana , p resentava aspetti d a cui soprattutto il padr e del futurismo non poteva non essere attra tto .

Ben in teso l 'aspiraz ione a visioni uni ve rsa li aveva g ià a ttr aversato i millenni con l' ec um enismo de ll a C hi esa. Nei cant i cin es i Pound h a ricord ato (canto 58) il missionario gesui ta p a dre Matteo Ricci, che giunto nel 1601 a ll a corre di P ec hin o indi vid u ò punti di con tatto tra mora le cattoli ca e confuciana. Può esse re di qualche inter esse nota re che né il fr an cesca no G iovanni d a Pian del Ca r pine, in viato dal papa nel 1245 pre sso l'i mp e ratore d e i mongo li a Kara korum , né

M ar co Polo colsero l ' im portanza di Confu cio: da loro n on venne mai n eppure nominato. " La compresero i gesu iti. Sotto il profi lo geog rafi co un ruolo rilevante n ell a glob ali zzaz ion e va r iconosciuto ai navig atori it aliani e portogh es i e più di tutti a Colombo. Per alt ri ve rsi l'un ifi cazio ne del ge n ere um ano in una Soci e tà delle Nazioni o l 'appe ll o «pro leta ri di tutto il mondo unit ev i 1» appartennero ai prog ram mi della massoner ia e del comu ni smo. Marx e Engels n el Ma nifesto del Partito Comunista (1848) ne avevano indi vid u a to il mot o re eco nomico:

«Con lo sfruttamento del mercato mondial e la borgh es ia h a dato un ' im pronta cos mopoliti ca alla produ zione e al cons um o di tutti .i p aesi. All'antica a uto suffici en za e all 'an ti co iso-

lamento locali e na zionali subentra uno scamb io universale; un'interdipendenza uni versale fra le n azioni. La borghesia trascina n e Ua c iviltà tutte le nazioni, anche le più barbare. I bassi pre zz i de ll e sue merci sono l'artigli eria pesante con la quale essa spiana tutte le muragli e cinesi , con la quale cost ringe alla capito lazione la più ten ace xe nofo bia dei barbari».

Attendendo l'a wento del proletariato i padri del socialismo sc ientifico co ltivarono opinioni lu s in gh iere della borg h es ia cap italista, riconoscendole d'aver «avuto nella stor ia una parte sommame nt e rivoluzionaria»; e altrettanto pensavano del mercato g loba le, considerando lo destinato - come in realtà è avve nuto - a irreversibile espansione. Mentre reag irono indispettiti contro gli aristocratici e il clero, le due classi scavalcate dalla borghesia, che avevano preceduto il co munismo n e lla difesa dei proletari sfru tt ati. Si scag li arono infatti n el Ma nifesto contro la « d estra soc ia le» affermando c h e « il sociali s mo sacro è soltanto l'acquasanta con cui il prete benedice la rabbia degli aristocratici».

L e basi tecniche dell'attuale processo confermano le previsioni del Manifesto, anche se non fino al punto di favorire l' awento a l potere , con il socia li smo, del proletariato: la Terra si è come ristretta. Non avrebbe senso tornare a ll'in gen uo progressismo di Jules Verne, cui parve prodezza far co mpi ere un giro del mondo in 80 giorn i. Oggi in aereo sembrerebbero lunghe 80 ore. M e ntre via Intern e t possiamo trasferire m essagg i o miliardi di do ll ari virtuali da un ango lo a ll 'a lrro del g lobo in tempo reale. Da questi trag uardi non si torna indietro. Adoratore della tecnica, nel [913 tra i poet i l'aveva capi to Marinetti:

« L a terra rimpicciolita dalla veloc it à. Nuovo se nso del mondo. Mi spiego: Gli uomini conquistarono success ivament e il senso d e ll a casa , il se n so del quartiere in cu i abitava no , il senso della città, i] senso della zo na geografica, il se nso del co ntin e nte. Oggi posseggono il senso de l mondo; h a nno me diocremente bisogno di sapere ciò c h e fac eva no i loro avi, ma bisogno assiduo di sapere c iò che fanno i loro contemporanei in ogni parte del mondo. Conseg u ente ne-

cessità, per l 'individuo, di comunicare con tutti i popoli della t erra. Conseguente bisogno di sentirsi centro, giudi ce e motore dell'infinito esplorato e in esp lorato. Ingigantimento del senso umano e urgente necessità di fissare ad ogni istante i nostri rapporti con tutta l 'uman it à»."

L'invito al cosmopo litism o è int eressante, perc h é nessuno può rimproverare a Marinetti scarsa passione nazional e. Eppure era al tempo stesso aperto all e relazioni con altr e culture, estraneo all e inclin azioni offens ive del raz zismo, compiac iuto - pur non essendo co muni sta, ma fascistach e il futurismo avesse assunto un ruolo nella rivo luzion e sov ie tica, come riconobbe nel 1920:

«So no lieto di apprendere che i futuristi russi sono tutti bolscevichi e ch e l'arte futurista fu per qualche tempo, arte di Stato in Russia. Le città russe, per l 'u ltim a festa di maggio, furono decorate da pittori futuristi. I treni di Lenin furono dipinti ali ' esterno con d in am ich e forme colorate mo lto simili a quelle di Boccioni, di Balla e di Russolo. Questo onora Lenin e ci rallegra come una vittoria nostra. Tutti i Fut urismi del mondo sono figli del futurismo it aliano, creato da noi a Milano dodici anni fa. Tutti i movimenti futurist i sono però a utonomi . Ogni popolo aveva o ha ancora il suo passatismo da rovesciare. Noi non siamo bols cevichi perché abb iam o la nostra rivoluzione da fare». 24

Poco dopo nell 'U nione Sov iet ica venne im posto come unica forma d 'arte il realismo soc iali sta e i futuristi finirono fuori legge, come p iù tardi avvenne nella German ia nazista. La dimensione int ernaz ion ale del fut uri smo com unqu e dimostra ch e può non esserv i un inconciliabile contrasto tra realtà globali e na ziona li. Anzi: la coscienza de ll 'ident ità tende a raffo rzars i se s'accorciano le distanz e co l « di verso» . Il senso dell'io si sviluppa in forme non n ecess ariamente ostili al contatto con l'altro, come possibilità d'arricchimento, di scambio, d'amicizia.

Anche Pouhd, assolvendo al comp ito del poeta come «an -

tenna della razza», fu tra i primi a indi vidu are queste prospett ive. In quello stesso ann o, il 1913, a Londra ri cevette da ll a vedova di E rn es t Fenollosa , un profe sso re ame ri cano che aveva appreso la le tt era tura cin ese da studi osi giapponesi, le carte d e l marito. Ne ricavò la passione per la su pposta concretezza del mezzo es press ivo id eogrammat ico , divenne traduttore di poes ia cinese, giappo n ese, di Confuc io, assorbendone il pens ie ro, e finì co l cospa rgere i Cantos d ' id eogram mi cin es i, acca nto a citazioni di greco ant ico, latino , proven za le, ted esc o, francese, spagnolo , portogh ese, espressioni e parodie dialettali, note musicali, gerog lifi c i egiz iani colti in vecc hi aia dal ge nero Boris de Rac h ew ilt z. Accusa to talvolta di raz zismo, Pound fu un precursore ne ll 'intu ir e il destino, il se n so, le va ri e co mp onent i d'una c ivilt à aw iata a diventare planetaria. H a rivalutato e imm esso nel suo imm ag in ar io non so lo il ricco patrimonio delle cu ltur e or ienta li, ma, attrave rso l 'antropologo tedesco Leo Frobenius, p er sin o quello p iù m o d esro dell 'Afr ica n era con i su o i imp e ri d ist rutti dai mer ca nti (anc h e arabi) di sc hi av i e dall e colon izzaz ion i. I Cantos sono il primo g rande im peg no nella sto ri a de ll a letteratura mondi a le per superare pr egiudi zi , limiti , co nfusion i di Babele assum e n do la di ve rs ità di cu l ture, lin g ue (co mprese le lingue mort e), scritt ur e, n o n più come barri e ra, m a m ezz i di comunica z io n e multi razziale e po li glotta cui adeg uarsi per esse re in lin ea co i tem p i, n e l ri spetto delle diffe ren ze da non ridurre - secon d o l'esp ression e di Evo la - a un a polti gli a uman a. Co m e h a osse rv a to Andr ea Marciliano:

«I Can t os, che molti cre dono esse re un a babel e di ling ue, im m ag ini , frammenti , sono in vece o p era d i s t raordinaria organ icità e d i metafisica concretezza. Sono il Poema co n il qual e l' ultim o gra nde aedo h a " re ttifi cato" nomi e legg i dell 'età n ostra. E ci h a rid ato , così, d opo secol i di confusione, un ideogra mm a capace di espr im ere la seg ret a a rmo ni a del Mondo ». "

Una punta di van it à ra zziale Pound t utt 'a l p iù la esp resse ch iedendo nel canto 9 1:

Ch e io giacc ia co n A urelio a es t di Ston eh en ge do ve la mi a s tirp e ripo sa. "

Eva H esse spi eg a in una not a ch e Aurelius Ambro s ius, ultimo roman o rimasto in Britanni a dopo la part en za d e ll e leg ioni , g uid ò i britanni celti co m e co ndotti e ro e sov r ano n ell a loro difesa contro i sasso ni , c he ve nn ero vin t i in b att aglia nel 517. Seco ndo la legge nd a Aurelio fu sepo lto e ntro l'an ello m ag ico d e i giganti a Sto n e h en ge ."

Da Frob eniu s Pound as sorbì il co n ce tto p er lui di ve nuto ess enzial e di Pai deu m a , vari ante d el Ze it ge ist , lo s pirito d e i tempi (o d ' una cultura ), ch e d e finì « il gro vig li o o co mpl ess o d ell e id ee radi ca t e in un qu al sia si p eri o d o». " M a anch e in un a q u a lsias i ci vilt à; co mpr ese appunt o q uel la primiti va de ll' abo ri geno au s t ralian o Wondjina , stud iata d a F ax (a lli evo di F rob eniu s), o qu ell a del s uon a to re di liuto Ga ssire, e ro e della tribù dei Fasa, d i c ui Frob eniu s scr isse n elle E rleb t e Erdt eile . Sicch é, se il marxismo e il lib e ri smo hanno affidat o il compito d ell ' unifi caz ione pl an e tari a all 'eco nomi a, Ma rin e tti e Pound n e h ann o el ev ato sp iri to e o ri zzo nti indi ca n do le vie de lla g lo b ali zzaz io ne attra verso sca mbi di cultura e d 'a rt e .

Pound n e i p ri m i anni Qu ara n ta aveva trado tto lo Studio integra le e il Testamen t o di C o nfu c io e all ' ini zio d el 1945 nonostant e i raz ionamenti d ella ca rta e ra riuscit o a far s i pubbli car e d all e e dizioni d ella C ultura Popolar e un altro tes to co nfu c ian o, Chung Yung. L:asse che non vacilla, d is trutto all a Lib e ra z io n e p e r ch é sca mbi ato per prop aga nda d e ll ' Asse Roma- Be rlino. Durant e la RSI affi ggeva s ui muri di Rap allo fras i di Confu cio: «li tesoro di un a n az io n e è la sua one st à; Così viv ere ch e i tu o i fi gli e i loro di sce nd e n t i ti rin gra zino ; L' a r cie re che man ca il ce ntro del b ers agli o ce rca la causa d ell 'e rrore d e ntro se st esso» ; e in una nota s u «Marina Repubbli cana » sostenn e :

« Sono assolu ta m e nt e co n vint o ch e po rtand o in I tali a una m agg io re co n osce n za d ell ' ero ica d o ttrin a di Co n f u cio vi port e rò uli regal o più util e del p la toni smo ch e Ge mi s to

vi po rtò nel X IV seco lo rend e nd ov i un così g ra n serv izio d i stim o lo a l R inasc im e nt o» .

Se mb rava no s tr avaga n ze d'un poeta fissa to, se n o n p roprio m atto, co m e lo gi udi ca rono neg li St at i U n it i p er no n : d ove rs i co nfr o nt are co n le s ue « p azzesc h e» sim pat ie pe r il fasc ismo. Ma s ull ' im po rt a n za d ell a C in a e di Co nfu cio, come sull a cent ra li tà m ala ta d ell 'eco n o mi a mo n etar ia, fu a n tic ipatore, g iacc h é è impront at o a un rit o rn o di fil osofia prat ica co nfu cia na lo st raordinario ri em e rge re de ll a C in a sull a sce n a m o ndi ale ."

N el 2008 T im Re dm a n , lo s crittor e am e ri ca n o ch e h a più a p profo n d it o il ra pp o rto di Pound co n il fasc ism o ,'" m a in un a visio ne an cora pr eva lent em ent e m e dit e rr a nea, agg iungeva pe r un o «Spec ia le» sui mi e i 80 a nni de ll a rivist a Le ttera tu ra-Tra di zio ne (n. 42 ) un sagg io appos it amente ded icato al Fasc ismo co n fuc ia n o d i E zr a P o und .

Le rivoluzioni nel pensiero e nel linguaggio

Dio è in riparazion e Loui s- Fcrdinand Cé line1'

Si pa rl a ab itua lme nt e d e ll ' isolam ent o cultura le in cui venn ero a t ro va rsi M a rin etti e Pound nell a Rep ubbli ca Soc iale, dise rt ata d i fr o nt e all 'ev id ent e immin e n za d ell a sco nfitt a d a la rga parte deg li int e ll e ttu a li un te mp o vicini al reg im e fasc ista. Ma no n c'è vero isolam ento qu an do i gra n d i s' in co n trano tra loro; e lo ru ppe ap punt o la s in go la re e d uratura test imo n ia n za le tt era ri a de ll ' imm ag ina rio in contro nel ca n to 72. Mar inett i co l fu turi sm o aveva ri dato all 'arte ita li an a la d ime ns io n e internaz io n ale pe rduta do p o l'epoca d el barocco . E aveva c reato la p iù co mpl eta dell e ava ng ua rd ie. Altre ava ng u ar d ie, che come il c ub ism o p e r cert i n o mi (Picasso) e aspe tt i paio no più im po rt an ti , rim asero co n fi n ate n ell 'am bito delle art i fig u ra ti ve, me ntre il futuri sm o h a spaz iato da ll a let t erat u ra all a p ittura e sc ultu ra, all a fot ogra fi a e all a m o d a, all a m us ica e da n za, sino alla p oliti ca e all a cu cin a. P o un d a

sua volta era «il mi glior fabbro » secondo la dedica con cui si apre La terra desolata di Thomas Stearns Eliot , che rip etev a una lod e ri vo lt a ne ll a Divina Commedia al poeta proven zale Arnald o D an iello ;" o, co me scrisse Giovanni Rab oni , «il più grande inventore di possibilità poe tiche di questo secolo»; " il poe ta ricuperato come maestro anche a sinistra da Pasol ini e dai beat:'" Allen Ginsberg, profetico e br eo buddi s ta , lo venne a trovare in Italia nel 1967, ma già qu ando Pound era a Was hin gton in man icom io aveva provo ca tori am ente scritro sui muri Ez /o r Pres durante una campa gna el e ttorale presiden ziale, «certo a tutto pen sa ndo trann e all a sua reputazione fa sc ista e antisemita». "

Si tratta di valor i poetici che vanno molto al di là delle pos izioni politi c he. Le qu ali però pongono inte rrogati vi non trascurabili. Nel cupo scenario del fascismo morente significa ce rto qualcosa la compresen za dei due protagonisti d ell e avan g uardie che hanno più decisamente scardina to il modo tradi zionale di fare po es ia in lin gua ita li ana e in ingl ese, ma con un ' irradiazion e mondial e, mentre n egli stess i mes i Célin e, innovator e d ell a prosa narrativa fran cese paragonato a Rabelais, seguiva sempre bofonchiando da un cas tell o a li ' altro i rottami del fascismo parigino e di Vichy rifu giati in Germania, prim a di tentare di me ttersi in sa lvo in Danimarca, dove venne in vece sbattuto in pri gion e p e r coll aboraz ioni smo fino a metà del 1947. E mentre d a que ll e stesse parti Martin Heidegge r, ri volu zionatore del lin guagg io filo so fi co ted esc o , e Cari Schmitt , il più ge niale polito logo del Novecento, attendevano d i lì a poco d ' essere epurati com e fiancheggiator i d el na zio nalsoci ali smo. Vicin an ze che indu co no a un a riflession e : le front ie re politico-cultura li della mod e rnit à appaio no più comp li cate da disegnare di quanto non p e nsi chi coll o ca i vinti nei più bassi giron i infernali d e ll a reaz ione, se non addirittura in un vuoto della c ultura.

Si pone a qu esto punto il prob lema se e come i tre autori , Marinetti, Pound e Céline, possano essere co nsider at i fasc is t i. Su l fascismo di Marin e tti non ci sono dubbi. Del fas ci smo si considerò a gi usto titolo precursore e partì vo lontario n ell e gu-erre del tempo fascista (t ranne ch e in Sp ag n a)

in cam ic ia n era co m e ufficiale della mili zia. Ma sopportò ma le le limi tazioni a ll e lib e rtà e la r eto ri ca del le aquile, della romanità a n t ica. Un'eco dei s uoi malum or i s i trova nella presentaz io n e a Quarto d'ora di poesia della X Mas scr itt a da ll a m og li e Be n edetta per il tri ges im o d e ll a m o rt e: «Se i ·. partito da n o i co m e partivi in g u e rra p e r ag i re. "F in alm e nte", dirai, "posso se n za divie ti e limiti is pirar e proteggere g u ar i re la no stra adorata It a lia fer ita ma imm orta le"» ."

Co m e d 'An nun zio, Gent ile, Berto Ricci e tanti a ltri sog nava la gra nd ezza italiana n e ll a lib e rtà , «senza div iet i e limiti». E senza di sc rimin az ioni razziali. Marin e tti, vero fascista, n on fu mai antisem ita, come invece Pound e Cé lin e, la cui appa rt e n e n za a l fa sc ismo è più dubbia.

Continuo a cons id era re Pound ri s petto al fasc is mo non p iù d'un ge neroso, e ntusiasta simp atizzante. Ma è n ecessari o te n e r e con to dell a ric e rca di Lu ca Ga ll es i s ull e origin i del «fasc is m o» di Pound , di particolare int e resse perc h é le co ll oca in Gran Bretagna ." L' an ti se miti s mo di Pound ve niva dall'estero, in minor parte d all o s n ob ismo br itannico di sua s u ocera e di s ua mo gl ie , e per la maggior parte d a una tra di zio n e soc iali sta che va da Fourier a Prou dho n si no a Marx e a li' ana r c hico B akunin " . Qu a nd o P o un d arriva in Itali a n e l fasc ismo p e r c ui comincia a simpatizzare non vi era no ancor a t ra cce d i umori antiebrai c i, co n la marginale eccez ion e d ' una inascoltata (s u qu es to punto) r iv is ta, «La vita itali a na» d i Giovan ni Pr ezios i, c h e a ll a v ig ilia d e lla G rand e Guerra aveva accusato i banchi e ri e br e i, tr a c ui Toep lit z - po i tra i finanz iatori del pr im o fascismo e de ll a mar c ia s u Roma - d 'esse re strument i d e ll 'espans ion ismo tedesco. Mentre era a ntise mita e di ve nne poi ac idam e nt e antifasc ista il magg iore Dou g las, che nel 19 19 aveva isp irato a Pound i prim i int e r ess i per l' economi a. Caso n o n raro d'antisemitismo coes ist e nte con l 'a ntifa sc is mo: se ne so n o av uti esempi n e ll 'Un io n e Sovietica e n e i Pa es i sate lliti. Va agg iunto c h e Pound e bbe amici ebre i e di e d e a ll 'ant ise mitis m o motivazion i di cara ttere finan ziar io, assa i più ch e ra zziste, co m e si legge nel canto 52 (del 1938) : «pover i ebre i pagano per la ve nd etta su i goyim d 'a lcuni eb re i ricch i». "

Pound g iun se in Italia preparato a comprendere il co r-

porarivismo avendo collaborato a Londra all a rivista «T h e New Age» di Alfred Richard Orage, espressione di una corr ente gildisra , cioè corporativa, del laburismo. Orage era fautore di un socia li smo sp iritu alista , con ve nature nietzschiane (come Mussolini) ed esoter iche, dec isame nte antiurilirari sta e antimateria li sta. Tra i co ll aboratori della rivista assunsero posiz ioni filofascist e George Bernard Shaw in pol emica con Gaetano Salvemini, H il a ire Belloc e Ramiro de Maezru (con cui però, precisa Ga ll es i , Pound non ebbe r apport i ), ch e il 29 ottobre 1936 finì fucilato d ai rossi alla periferia di Madrid come intellettua le ispi ra tore dei falangisti. Meritano comunque di esse re ricordar e le ultim e spavalde parole indirizzare da de Maezru (ricche, nota Gallesi «di illu minanti ana logie con i messaggi di Pound ai giovan i della Rs i») al plotone d 'esecuzione: «Voi non sape t e perché mi u cc id e te! Io inv ece so perché muoio: perché i vostri figli siano m igli o ri di vo i! ». '°

Anche fuori dalla cerc hi a di «The New Age», tra gli runici più s tretti di Pound ebbe simpatie d'ultradestra, «con pagine vio lentemente anticapiralisre ed antisemite mai più ristrunpare»,41 T. S. E li ot; il pittore e scrittore Whindam Lew is , strettamente legato a Pound con la rivista «B lasr» nell'avv entura dell'imagismo, nel 1931 scr isse addirittura un li bro elogiativo su «Hitl er "uomo di pace"» e, imp egnato in poli tica come se natore dal 1922 al 1928, il poeta irlandese W illi am Bu rler Years (p rem io Nobel per la letteratura nel 1923), di cui Pound era stato seg retario , del fasc ismo fu aperto ammiratore aven do assunto g ià prima delle posizioni « prorofasc iste» e una concezione esorer ico- spir iru alisrica dell a vira:

«Il cu lto deg li ero i, l 'amore per la bell ezza, il d isprezzo per la borghesia intesa come "staro mentale", l 'a desion e a una visione aristocratica dell a vita so no valo ri e idee ch e traspaiono sin dall e prime raccolte, dove un posto prim ario viene dato all 'amore per la propria terra e alla devozione per la tradizione naz iona le». "

In una conferenza tenuta il 30 novembre 1925 Years auspicò l'i ntrodu zione in I r landa della riforma Gentile e le

esp ress ioni d 'a pprezzamento per il fascismo pro seg ui rono n e l co rso d egli anni Trenta. Si era anc h e avv icinato «a l movim e nto fascista irl andese del genera le O'Duffy, per cui co mpos e tre canti di b attag lia». " Se n e distaccò solo p e r ch é si se nti va più a destra , s u posizioni più a ri sto cra tich e . Ap- ·. pena maturò l' impr essione che anc h e il movimento di O' -

Duffy fosse «guastato da ista n ze d e m agog iche al pari deg li altr i partiti» ri scrisse q u e i Marchin g Songs accentuandone «la stravaga n za e il tono fantastico "d i modo che nessu n part ito av rebbe potuto ca nt a rli "» ." Si po tr ebbe comunque affe rmare ch e Yeats ab bi a colmato ciò ch e mancava al fil ofascis mo di Pound: un 'a rd e nte passione n az ionale , n a tur almente irland ese. P e r cui sos ten eva:

«All o scopo di mantenere il loro ca rattere sacro , i po e ti devono cessare d i por si al serviz io di un internazionalismo astra tto e vago; ess i devono sposare i t ratti d ella natura ch e li c irco nda , i se ntim e nti dominanti di un a razza e di un popolo. L'Irlanda , rima sta iso lata d a una civiltà industri a le e p ri va di personalità , pe r le circostan ze della sua stor ia è intensa me nt e cosciente de lla s u a orig in al it à naz ional e. E ll a offre agl i a rti st i tem i privilegiati: l'a more d e l sop rannaturale e la passio n e d ell a sua indipend en za, creando così fra i s uoi poeti e il s uo popolo una co muni o n e ra ie da fare dell a razza irland ese un a razza el e tta , e uno d e i p il as tri ch e sos te n go no il mond o».' '

E anco ra poco prima di morir e, nel ge nnai o 1939 - d isp rezza nd o i te mpi mo d e rni e « la razza c he ora c resce I Tutta difforme dall a t esta ai p ie di, / I loro cuori , le loro teste se nza m e moria , I Ma l genera ti d a g iac ig li vili », così es ortava i poeti:

Ca ntate i contadini, e i ge nti lu o mini

Di ca m pag na , ab ili cava li e ri , e

L a sa ntit à dei mo n ac i, e anche

Il riso fragoro so d e i bev it ori d i b irra;

Canta te i sig n or i e le da m e

C h e ve nn ero gettat i nell'argilla

Per se tt e secoli ero ic i; vo lge te

L'anim a ad altri tempi ,

Così che ne i giorni a venire si po ssa

Esse re ancora gli indomabili irland es i. 46

Conclud e ndo co n questi versi d es tinati a essere riportati s ulla s u a tomba :

Gett a uno sg u a rdo freddo

Su ll a vita e s ull a morte.

Cavali e re , prosegu i il tuo camm in o! "

L'influ e n za fasc ista tra gli sc rittori d i lin g ua in glese è stata minimi zza ta in uno studio di Ala s tair Hamilton:

«P er la maggior parte d eg li a uto ri att ratti d a l fasc ism o esso costituiva un divertente st rum ento di provocazione, un a piuma co n la qua le soll e ticar e i lib erali in gles i. Dobbiamo però ammettere che un num e ro so rpr endentemente p iccolo di questi auto ri era di na sc ita inglese. Yea ts e Shaw era no irland esi, Pound americano, Wyndham Lewis e E li o t e ran o n ati in Ame ri ca, Ro y Ca mpb ell sudafri cano e Hil a ire Belloc fi g li o di padre franc ese». "

Ma all a presenza di due prem i Nobel, Yeats ed E li ot, di Shaw, di Pound e de gli altri nomi citati cor ri sponde una notevole quantit à di le ttori d i lin g ua in glese, cioè nell 'area da ll a qua le partì con Churchill e Roo sevel t la crociata antifascista, cu i erano g iunti messagg i di tipo fasc ist a, «n:iale d el secolo» , formulati da imp o rt anti autor i an glofoni. E prob abil e ch e molti di qu ei lettor i non ab bi ano infi ne accettato il fasc ismo sop rattutto in quanto aspirazione im pe rial e di popo li cons id e rati inferiori secondo la convinzione che i negri cominc ino a Cala is. Era infatti imp ensabi le ch e d egli inglesi , e ducati da Kiplin g a portare con falsa modestia « il farde ll o de ll'uomo bianco » e a p udi can1ente nascondere più che a esibire la realtà de ll a loro appagata vocazione imp e ri ale, potessero fars i in segnare l' imp erialismo d all e più recent i sbruffonate d egli icariani. Allo stesso mod o gli Stati Uniti d'Ameri-

ca non hanno avuto bisogno di predica z ioni di tipo fascista per far proprio ed estendere il mod e ll o lib era ldemocratico ing lese di dominazione mondiale. Ba sterà confrontare il co nfino po liti co fascista di Ventotene con le prigion i di Guantanamo o Abu Ghraib per ri stab il ire le proporzion i.

Non a caso g li apprezzament i di Pound per il fascismo era no motivati d a comun i visioni economiche e d alla posizione subordinata che, pur r ispettandolo, il reg im e fascista assegnava al cap italismo rispetto alle più elevate final ità um a ne la cu i realizzazione rient rava i nvece tra i comp iti politici. Pound e ra rimasto entusiasmato, come ha notato Leon Surette," da l d iscorso con cui M u sso lini parl a ndo nel 1934 ag li operai di Milano annunziò un'era dell'abbond a n za :

«Se il secolo sco rso fu il secolo della potenza del cap it ale , questo ve nt es imo è il secolo d ell a p ote n za e della g loria d el lavo ro . Io vi dico c he la sc ie n za mod e rn a è riuscita a mo lti p licare le possibilità de ll a ri cc h ezza; la scienza, co ntrollata e pungo lata d a lla vo lontà de ll o Stato, deve ri so lvere l'altro problema : il problem a della dist ribu zione de ll a ricchezza in modo c h e non si verifichi p iù l'eve nto illog ico, pa rado ssa le e al tempo stesso crudele d ell a mi se ria in mezzo a ll 'abbo nd a nz a». '"

Pound s i se nt iva p iù li bero in Ita li a c h e altrove, pe rché riusciva a farsi pubb li ca re - e a farsi asco ltare , pers ino all a Bocco ni " - su te mi di economia rifiutati da g li ed itori ang losassoni .

Ancor p iù co mpl esso è il discorso su ll e co mp ro mi ss ioni di t ipo fascista addebitate a Louis-Ferdin a nd Cé lin e. Lo stile ge rga le, tra bofon c hiato e abbaiato, di Cé lin e, int e rrotto co nt inuam e nte da punt i sospe nsivi , esclam a ti vi e ar ri cc h ito da un ' allu vion ale in ve nz ione di neologi sm i, inno vava portando ne ll a prosa sc ritta la lin g u a parlata con d ell e così pesanti immissioni d i volgarità che lo fecero sulle prime sca mbi are, in q uan to sc rittor e plebeo, pe r auto re d' es tr e ma sini s tra. Poteva parer di sini stra pe rsino l'antisemitismo da portin e ria, nu-

trito d'invidia per i posti di lavoro , le carriere privilegiate da cui riteneva ingiustamente gratificati gli ebrei. L'antisemitismo così blaterato era in effetti un a delle tante sue ostentazioni di turpiloquio. Una variante del buco del cu lo, sua immagine preferita. Sin da1la prinrn pagina de l libello antisemita Bagatelle per un massacro con cui s i è rovinato lo ved iamo citare questo proverb io spagnolo: «Mo lta vasel ina , tanta pazienza, e l 'elefante s'incula la form ica». " Riferisce lui s tesso le acc use che fioccano: «Un povero imbeci ll e maniaco della volgarità gratuita ... Una grossolanità piatta e funebre ... Il sig. Céline è un plagiario di graffiti da vespasiano ... » " Lo confermano le sue critiche agli scrittori borghesi:

«Non ne hanno mai avuto un cazzo di st il e! Non ne avra nno mai I Il problema li scava lc a compl etamente. Uno stile è un 'emozione, per prima cosa, innanzitutto, soprattutto ... Non hanno mai avuto un'emozione .. dunque nessuna musica. Si rifaranno con l' intelli ge nza? ... Si dovrebbe vedere. [.. .] Non hanno mai visto niente.. non vedranno mai nient e .. umanamente parlando ... Hanno app reso l 'esperienza nelle traduzioni grec he, la vita nelle ve rs ioni lat ine [... ] Non faranno che pensare la vita ... e non la prove ranno mai ... anc h e in gue rra ... nella loro spo rca carne d i "prezios i ", di spava ldi sornio ni ... Incrostati, scleroti zzati, rincoglioniti dalle prime composizioni, conse rvano per tutta la vita un mani co di scopa nel buco del cu lo, la pompa la tina su ll a lin gua . . .». ' "

Solo lui sa dar vita al francese, ch e gli altri usano come una lingua morta . In politica si vanta di non aver mai votato; e non vuole ch e gli diano del fasc ista: «ma io 1 mica sono reazionario! neanche tanto così! neanche un secondo! niente fascista!». "

Nel suo primo capolavoro, Vzaggzo al termine della notte, poteva parer di si ni stra oltr e all a cr itica del colonialismo la descrizione dei criter i di selezione con cui si veniva assunt i neg li stabiliment i Ford di Detroit:

«Ragazzo ·mio, qui i vostri stud i non vi serviranno a nien-

te! No n s iete ve nuto qua per p e n sa re, ma per eseguire i gest i che vi ordineranno d i fare ... Ne ll a nostra fabbri ca non ab biamo biso g no di immagin a tivi. Ci serv ono d eg li sc im, l6 panze ... ».

Sono osservazion i fatte anni prima , in un viag g io di studi co mpiuto com e m ed ico per la Società de ll e Naz ioni e co nse r va te a Gin evra n eg li archivi d elJ ' Organ izzaz ion e Mondiale d e ll a Sani tà , ove ha lasc iato g li appunti:

«Vengono automatica m e nt e a cercare lavoro da Ford tutti i disgra ziati dell 'e sistenza, g li operai senza arte, c h e n o n h a nno alcuna s peran za di g uad ag n are a ltro ve più di se i do ll a ri (non s i paga molt o di più a lJa Ford, ma mai di me no ), o che il loro st ato di sa lut e min acc ia in molti modi e dest in a all ' ospedale piuttosto c h e a ll'indu st ria. [ ... ] Abb ia mo visto p assare davanti a noi un mu seo clinico, se n za o quasi senza sani, ce rti proprio cadenti. Il medico inc ar icato de ll e ammiss ioni c i co nfidava d'altrond e c h e ciò di cui aveva n o bisogno "e ran o degli sc im panzé", che questo sarebbe ba stato "pe r il la voro a l quale sono destinat i "». "

P e rché «a ll a Ford la salute d ell 'operaio è se n za imp o rtanza, è la ma cc hin a c h e g li fa la carità d i ave re ancora bisog no di l ui ». " Qui si celebra al tempo s tess o, in forme g rottesche, la ge nialità organizzativa di Ford, che riduc e ndo a pochissimi mov im e nti il lavoro di fabbrica ha aperto mi g.liori prosp ett ive di vita e re tribu zion e (è d i F ord l' id ea c h e g li operai , per pote r a lim entare i co n s umi , debbano esse re d ece ntem e n te pagat i ) a mi g li aia d i rottami um a ni. La sco perta non è di Cé lin e , g iacc h é nell'Autobzo gra/ia di H e nr y Ford , uscita nel 1922 , e ra g ià c hi ara mente s pi ega to c h e avendo suddivise le 7.882 mansioni di fabbrica in 94 9 lavo ri pesanti e 3.338 mansioni che « ri c hi e devano uomini d i normale for za», n e riman evano a ltre 3 .595 affidabili a persone «deboli di sa lut e», scoprendo «c h e 670 di esse poteva no essere affidate a uomini privi de ll e ga mbe , 2.637 a uomini con una ga mb a so la, 2 a u o mini se n za brac c ia, 715 a uomini con un br acc io solo e 10 m a n s io ni pote vano esser

svo lt e da ciechi». " La gra titudine degli sto rpi, che altre az ie nde non avrebbero assunto, ne fac eva d ei lavor a tori volo nt eros i un e nd o al fine um an itario la log ica produttivista; ma n e i rapporti di Cé lin e la d escrizion e no nos tante un a prima sup e r fic iale a pp a r e n za di sinistra, inclina va piuttosto verso un 'a ntrop o logia pe ssim istica, n egat iv a, un t empo a ttribuita all a d estra, mentr e il progressismo ader iva ancora ai doveri del! ' ottimismo.

D e tto per in c iso : H e nr y Ford all'inizio degli anni Venti fu anc he autore d i a rti co li antisemiti racco lti in un volum e dal tit o lo L'ebreo internazionale. Contrario all 'ent rata in g uerra d eg li Stati Uniti sia nel prim o che nel seco ndo conflitto mondiale, nell 'Autobiografia uscit a nel 1922 lasc iò intendere :

«U n'anali si imp a r zial e dell 'ultinrn g u erra, di ciò ch e l' h a preceduta e di ciò che l ' h a seg uita, dim os trere bb e c he nel m o ndo esiste un g ruppo di uo mini con grandi poteri di dominio, ch e preferisce resta re sco nosc iu to, c he no n cerca caric he pubbliche , né alcun sin1b o lo d el potere, ch e non appa rtiene ad alcuna n az io n e in particolare ma è inte rn az io n ale; una forza che adope ra ogni gove rno , ogni grande organizzazione impr e nditoriale , ogni mezzo di pubblicità, ogni risorsa de ll a psicolog ia nazionale, per gettar e il mondo nel pan ico all a scopo di co nqui stare ulte ri o re pote re sul mondo stesso. [... ] In tutti i paes i ci furon o uomini che furono lieti di vede r com in ciare la Guerra mondial e e sp iacenti di vederla finire . Centinaia di pat rimoni americani risal go n o alla Guerra civile. Migliaia di nuove fortune ri salgon o alla Gue rr a m ond ia le . Ness uno p uò nega re c h e la gue r ra sia un affa re molto lu croso per co loro ch e amano quel tipo di denaro. L a guerra è un 'o rg ia di denaro, come è un 'o rgia di sa n g ue». 60

Sembra di leggere P o und ed è curioso ch e Pound non l'abb ia m ai cita to.

Una piccola sp ia sulle c uri os it à reaz ionarie di Cé line pot eva ve nire intravista dal ti tolo del prim o romanzo, ri cavato da una can zone de ll e Gu ardie sv izze r e cui era stata affidata la vana difè sa de ll a Bastiglia onero la Rivoluzione francese:

«La nostra vita è un viagg io / nell'Inverno e nella Notte / cerchiamo il n ostro passaggio / in un C ielo senza luce». Come Pound spoetizzava la guerra, così Céline - da posizioni che stanno al di là della destra e della sinistra - resesubumana la fabbrica in una visione che al superuomo di N ietzsche contrapponeva il lavoratore a li enato dal macchinismo, come lo ha poi ritratto Chap lin in Tempi moderni. Sia pu re con vistos i tagli il Viaggio al termine della notte venne tradotto in Un ione Sov iet ica. Ma quando Cé lin e si decise ad andarci, per spendere su l posto i diritti d'autore ch e non avrebbe potuto altrimenti incassare, a differenza d i tanti a lt ri scrittori che si lasc ia ro n o incantare dai complimenti e da ll a propaganda, scrisse al ritorno in Mea culpa una ventina di pagine con la ver it à su quanto aveva visto :

«A Leningrado, intorno ag li alb erghi, se siete turisti, fanno a gara a chi vi ricompra dalla testa ai p iedi, da ll a bianch eria al cappello. L'individualismo inn ato la fa da padrone, nonostante tutto, mina tutto, corrompe tutto. Un egoismo rabb ioso, livoroso, brontolone, invincibile, già imbeve, penetra, corrompe quell'atroce miseria, ci sgocciola dentro, la rende più fet ida ancora» . 61

Fece i conti:

«Perché il bell'ingegnere guadagna 7000 rubli al mese) Parlo di laggiù jn Russia, e la donna de ll e pu li zie solo 50? Magia! Magia! E che siamo tutti letamai! Là come qui I Perché un paio di scarpe costa già 900 frnnc hi ? e una risuolatura decisamente precaria (visto coi miei occhi) sugl i 80? .. E gli ospedali? ... Questo a parte le meraviglie del Cremlino, e le camere per l'lnturùmo . Le alrre , francamente , sono sordide! Vivono appe n a al dieci per cento di un bilancio normale. Tutta la Russia vive al dieci per cento del bilancio normale, tranne la Polizia, la Propaganda, l' Esercito ... ». "

Nel 1936 erano poch issimi a dirlo. Cé lin e inframmezzò le rivelazioni su l sistema sovietico a consideraz ioni contro la modernità:

« La po li tica ha im put ridi to l' Uomo n egli u ltimi tre secoli an co ra pi ù a fo ndo che in tutt a la Pre isto ri a. N el Medioevo eravamo p iù vicini a essere uniti di ogg i... un o spirito co mun e prende va forma. Le ball e erano montate meglio a poesia, più intim e. È finit a». "

Segu iva un autentico manifes to ant im ate ri ali s ta:

« La gran pretesa della felicità, ecco l'e n or me impostura . ..] Il pr in cipio d el diavo lo non fa un a gr in za . Aveva ragion e co me se mpre, lui , di in chiod are l'U omo all a mat e ri a. Non è che ci sia vo lu to molto. In un pa io di seco li , pazzo d 'orgog li o, dilatato da ll a meccan ica, è diventato imp oss ibile. E cos ì lo vediamo oggi, st ravo lt o, saturo, ubri aco d 'alcol , di petro li o, diffid e nte , pr e ten zio so, uni verso col pote r e in seco ndi ! Sba lordito, smi surato , irrim ed iabil e, mo nton e e toro mi schi a ti in s iem e, an ch e un po ' iena m agar i. Graziosiss im o. Il m inimo impra ticab il e buco del cu lo si ve d e G iove all o specchi o. Ecco il gran miraco lo moderno. U n a fat uit à g ig antesca , cosmi ca. L'in vidi a rende il pian e ta rabb ioso, tetan ico, sop raffuso. Su cce d e se n za scampo il contrario di q uel ch e s i vo leva . Ogni crea tore appena ap re bocca si trova schiacciato dag li odi, macinato, vapo ri zzato. Il m on do int ero si ritro va cr it ico, va le a dire o rribilm ente med io cre . C ritica co ll e ttiva, torva, leccac ul esca, ottu sa, sc hiava al ce nto pe r cento. Abbassar e ]' Uo mo all a materia è la legge seg reta, nuov a, impl aca bil e ... » .'"

La cr iti ca ai du e volti del mat er iali sm o co nt emporan eo, que ll o marx -le nini st a e qu ello cap italista, n el fo n do e r a di tipo fasc ista. E d era a n cor più n e ll o sp irito del fasc ismo l' osse r vaz io ne seco n do cui: «L' a rr e non è ch e Razza e Patri a ! Ecco la rocc ia s u cui costru ire! Rocc ia e nu vo le in ver it à, pa es aggio d 'anima ». " Un patr iota oss ess io n ato d all a d eca denz a francese:

«Noi s pari remo co r pi e anime, d a questo te rritorio al pari dei Ga lli , quest i fo lli ero i , i no s tri gran d i sc iocc hi anten a ti in futi lit à, i pegg iori zimb elli del c ri st ianes im o . Non c i

hanno lasc iato n e ppure una ven tin a di paro le del loro ling ua gg io. Di noi, se si conserverà la parola " me rda", sa rà g ià un a g ran cosa». 66

L a s ua critica, tuttavia , non anda va oltre a i so litari mu - ·. g ug ni , non s i traduceva in az ione, perché Cé line, m e dico d e i poveri, professione da cui ricava va pochi so ldi e ancor m e no co ntatti su cui fare le va , non riusc ir à a st a bilir e legami a l di là d ' una ballerina (dopo la ba ll erina ame ri cana Elisabeth Graig, ch e l 'ab bandonò per un e breo , durò p iù a lungo Luc e tte Almanzo r, da n zatrice incontrat a nel 1935 e ch e nel 1961 d ive nterà la sua vedova), del gatto Bé bert, ch e lo seg uì nella fu ga in German ia e in Danimarca , e d e i can i.

Cé lin e è stato un anarc hico di de s tra, condannato p e r co ll aboraz ionismo e amnistiato nel 1951 in qua n to combattente d ecorato e fe rito d ell a Prima g u e rra m o ndi ale. P e r q uanto non dichiarat amente fasci sta come a ltri scr ittori francesi accomunat i in Romanlicismo Jasàsla, P a ul Sérant h a sos t e nut o:

« L a ri vo lta di qu e ll ' ind ividu alista asso lu to che è Loui sFerdinand Cé lin e contro la democrazia lib era le e co n tro il co muni smo, nonch é la sua volontà di un ' int esa franco-tedesca, do veva no aw icina re anche lui all a st essa cor re nt e» ."

A confer m a s i potrebbe ancora citar e qu es to brano d e l 1938:

«G li Stati fascist i non vog li o no la guerra. Non hanno nulla d a g uad ag nare con un a g uerra. Tutto da perdere. Se la P ace pot esse durare ancora tre , qu a ttro a nni , tutto g li sta ti d 'Eu rop a adot ter ebbero il fascismo, se mplice ment e, s pont a nea m e nt e. Perc h é? Perché neg li s tati fascisti s i reali zza so tto i nost ri occ h i, tra Ar ian i, senza oro, se n za Ebrei, se n za ma sso n i, il famoso programma soc iali sta, d i c u i Ebre i e comunisti si rie mpiono cont inu a mente la bo cca e mai reali zza no » .68

A Cé lin e h anno partico larmente nuo ciut o gli sc ritti anti -

semiti (e parallelamente anticattolic i), anche se, efficaci per qualità della prosa, non dovettero essere molto convinc enti p e r i contenuti. Furono esercizi sguaiati di maldicen za, che non avevano probabi lment e nemmeno la pretesa d 'esse re pre si troppo su l ser io . Come bere, infatti , s ul papa Ratti «r ivelaz ioni» di questo genere:

«Niente di più ebreo dell'attuale papa. Del suo vero nome I saac Ratish. Il Vaticano è un ghetto. Il Segre tario di Stato Pacelli , alt rettanto Ebr eo quanto il p apa . La Chiesa è sempre pronta a far riardere Giovanna d 'A rco. Troppo feli ce! La Chiesa, la nostra vecc hia strega g iud ea, mercante di ceri ... » .6')

Il poeta Giovanni Raboni , che aveva tradotto Mea culpa, ha poi dic hia rato in un prog ramma televi s ivo:

«Cé line è uno dei grandi, anzi dei grandissim i , dell a le t· terat ura del Novecento. E p e nso che lo sia in tutta la s ua opera. In questo non sono d'accordo con quanti sostengono che dopo il Via ggio del 1932 e Morte a credito del 1936 ci sia un ' in vo luzi one, una cad uta nella maniera e nella ripetizione. P e n so anzi che so tto il punto di vista proprio dell'inve nzione formale il Cé lin e più tardo, compreso qu e llo dei fam igerati li belli , sia ancora più straordinario. Nel se nso che la sua rivoluzione di scrittura, basata sull'in venz ione di un io lirico, attraverso il quale tutto viene trasfigurato e tutto diventa musica, a rri va a dei risultati ancora più es tremi , più ava nza ti , e quindi più emozionanti. [. .. ] Nel corso di qu esta evolu zione straordinaria, Céline si imbatte e incespica nel fa. moso in cidente d ell 'anti sem iti smo e del co ll aborazionismo. E a questo proposito bisogna intendersi una vo lta p er tutte. O s i prende alla lette ra l'a nti se mitismo , o addir ittu ra come dicono alcun i il filonazismo di Cél in e, e allora va ben e, pazienza1 , è un suo prob lema pr iva to, oltre che una colpa pubblica . Io credo che ci sia un altro modo di legge rlo p e rò: e cioè come un'estre ma forma di provoca zion e e di rivolta anarch ica. E cco: Céline è semp re stato sostanzialm ent e un anarch ico. Qu ando ha cominci ato a sentirsi addosso la pres-

sio ne del successo e della poss ibile uffi cialit à, h a scelt o, no n so quanto consc iame nte , questa m asc hera de l piccolo borghese an ti se mita e un po ' abietto, in qualche m odo prop rio per sott ra rs i a qu esta e tich e tt a . La vicenda anc he um a na di Célin e si può leggere in qu es to modo. Com unqu e, o in un ·. modo o nel !'a lt ro, credo che questo non intacc hi fi no all a fine la sua grandezza di sc rittore» .'°

E il romanziere Gianca rlo Ponti gg ia , ch e h a ad dirittura tradotto Ba gatelle per un massacro, il più virul e nt o d e i su oi lib e lli ant ise miti, pur concludendo in un suo br eve sagg io c he «Cé lin e non si è reso conto di ciò che ha fatto: pensava cli esse re un cava li e re lancia in resta contro la me n zog n a, e inv ece h a reso estet ica la m e nzog na »," n ell a pagina precedent e aveva affermato:

«Qu ello ch e oggi c hiamiamo mondo co nt e mp ora n eo può esse re co mp e ndi a to ne lle parole "de m oc raz ia ", "s inist ra ", "A merica ", t re paro le così di verse tra loro, e ch e pure , prop ri o n el loro intricarsi , d e fini sco n o il cara tte re del Novece nt o. E qui Cé line, nei romanz i co me n e i ter ribili libelli ant ise miti e anticomunist i, u rl a de ll e ve ri tà ch e nessuno aveva m ai sap uto dir e con tant a forza: la tempesta dell a chia cc hi e ra h a ormai rimbambito il mondo , lo h a reso co m e un pu g il e s uonato , come un idi ota pronto a in go iar e tutto. l s ist emi democratici, le istituzion i demo crat ich e, so no dive nt at i d e i c irchi e qu es tri, delle pale st re di buffoneria a b uon m e r cato . Ma qu es to è Célin e, dir ete: n o, questo è il mondo nel qua le viviamo , che Cé lin e è stato il primo, forse l' uni co, ad ave r d e nun c iato. Se n za ombre lli ideo lo gici, se n za van it à, senza protezione, se n za spec ula zio n e: del resto non c'è ni ente di più steril e e noi oso ch e legge re rutti q u eg li scr itt or i im peg nati che denunciano in nome di un part ito, di un ' idea».

L'ant isem iti s mo di Cé line appartenne alla vo lga ri tà tragicom ica con la q u ale gli piacque condire , non sapendo ancora ni ent e de ll ' Olocausto, la denunci a sul tramonto dell' Occid ent e per la povera gente che frequentava.

CAPITO LO SESTO

L'ULTIMO

Prevedevo altri capitoli con approfondi menti es tesi come nei precedenti. Ma , giunto a ottant'anni; me ne manca l'en e rgia e in /in dei conti potrebbe essern e v enuta meno persino la n ecessità. Quel che intendevo chiarire mi sembra d'averlo spiegato sin qui a sufficienza. Il resto, con maggiore efficacia, può venir riassunto in paragrafi; che n o n facciano perdere elementi importanti per una visione d'insieme senza però a/fatica re il lettore più di quanto occorra.

I grandi vecchi e la Ko11servative Revolutio11

\Ver groJs de nkl muss gran irre11 1 (C hi pens,1 in g rand e deve fore grand i error i) Ma rtin J-l eidcgger

Qu es to studio sull' immagine d ella morte seco ndo i fascisti è int eso come sto ria drammatic a d'una parte important e d e ll e id ee del Ventes imo seco lo. Scoria affro nt ata sotto un dupli ce aspe tto: cosa i fas cisti da un lato pensassero d ell a m orte, come sfida vitale, spavald a, valore simbolico; e tesa a ricordare da un altro lato qu e lla sorta di ge nocidio cu ltura le ch e - in un secolo crude le non so lo a senso unico , g iacch é i ruoli di carne fice e vittima vi furono ampiament e scambiat i a vìcenda - ha fatto pagare care le idee ai fascisti

e a chi d i fasc is mo fu acc u sato. Pa ga te ca re a n ch e qu a n do le idee ve nn ero pos te a i punti p iù al t i del p e ns ie ro e d ell'a rt e, co m e abbi a m o vis to ne i cas i ese m p la ri d i Ge ntil e, magg io r fil osofo acca d e mi co italian o d el seco lo sc or so ; o di Ma r in e tti , P o und, Cé lin e , g ran d i inno va to ri n ell 'es pr essione lin g ui sti ca . L e int e lli gen ze scom o d e d e i p e n sa tor i fasc isti o acc usat i d i fasc is m o ch e anim aro n o il Novece nt o in un a ser ie im p ress io n ant e di casi , d a J osé A nt o ni o P rim o de Ri vera a Co rneliu Z . Co dre anu , da Pi e rre Dri e u la Roc helle a Ro b e rt Bras ill ac h , a Yukio Mishim a, tutti m o rti tr ag ica m e nt e, a Knut Ham sun , premio Nobel finit o in mi se ri a, furono sco m o d e an zitutto verso se st esse . C on alcuni la so rte fu più genero sa . O m en o a rri sc hi ata l'es p os izio ne . Giu sep pe Pre zzolini ( 1882 - 1982), ch e aveva p ub b li ca to n e ll e e di zioni d e « La Vo ce» il prim o libre tto di M usso lini , Il Trentino vi sto da un socialis t a , e n e aveva sa luta to a g lo ri a il passagg io all ' in te r ve nti s m o di ve n en do il p rim o corr isp o nd ente d a Ro ma d el « P o p o lo d 'It ali a» , nel 19 2 9 se n e and ò a inseg nare a N ew Yo rk , a ll a Co lumbi a Uni vers it y, ev it an do al t ri com p rom ess i co n l' avv ent ura fasc ista. To rn ò in It a lia ve rso la fin e d eg li anni C in q u ant a : c i in co nt ra mm o co ll abo ra ndo a l se ttim an ale di d estra « il Bo rg h ese» . Ma il b el p aese g li p a rve trop p o d isor din ato e l' a bb a n do n ò un ' a lt ra vol ta p e r trascorre re in Sv izze ra , a Lu gano, g li ultimi anni mor endovi cent e nari o. Gab ri e le d ' Annun zio, Lui g i Pirand ello, Guglielmo Mar co ni , ch e e ra sta to me mbro cli diritto del Gran Con siglio del Fasc ism o e aveva pa rt ec ip a to all e s ue riunioni, morirono in te mp o neg li a nni Tr ent a se n za d ove r ri s po nd e r e d e i loro ra p po rti co n Mu sso lini.

In Ge rm ani a tr e gra ndi vecchi in var io m odo assoc ia ti a ll' awe ntu ra intell e ttu ale d el la «r ivo lu zio n e co n servatri ce » a i cu i m a rgini fe rm e ntò il n azis mo , Ma rtin H e id egge r ( 18891976 ), co n sid erato il m agg ior fi loso fo d el seco lo scorso; C a ri Sc hmitt (1888- 198 5 ), il m agg io r po lito logo d el Novece nt o; e d Ern s tJiin ge r (1 895 - 1998), il p iù ra ffin ato sc ritt ore in lin g ua te d esca d el s uo t empo , u sc iro n o qu as i in de nni da lla sco nfitt a e po t ero n o nella loro lun ga vecc hi a ia an co ra go d e re la so ddi sfaz ion e di se nti rsi appr ezza ti .

Heidegger, in un primo tempo ep urato, dopo qualche anno tornò in cattedra; e Jii nger, che era stato protetto personalm ente da Hitler quando venne duramente repressa la co n gi ura del 20 lu g lio 1944, contin uò a pubblicare occ upandosi di filosofia in due libri a quattro mani, uno con H eidegger e l'a ltro con Schmitt. Heidegger campò, sepp ur malaticcio , sino a 86 anni; Schm itt s in o a 93; Jiing er arrivò addirittura a 103.

L'avventura intell ettuale de ll a Konservative Revolution in Germania non coincise perfettamente con la vicenda politic a del fascismo, o del n az ismo, e in alcuni cas i se ne distaccò in modo traumatico, ma appartenn e a ll a stessa atmosfera di ar d en ti passioni nazion ali. In orig ine il movimento nazi sta fec e parte, come uno fra i tanti , del pu lviscolo di fermenti revanscis tico -na ziona listi sorti dalla sco nfitta tedesca n e ll a Prima gue r ra mond iale. Armin Moh ler, giov ane studioso sv izzero ch e si era arruolato durant e la Seconda g uerra mondia le nelle Waffen SS ed era stato po i per alc uni anni (1949- 1953) segretario d i Jiin ge r, li h a attentamente catalogati in un libro uscito nel 1950 .' Lo stesso J(inger aveva in cluso Ado lf Hitl er (co n foto) n el vo lu me d a lui c urato , Der Kamp/ um das Reich,' su i corpi franchi e su i t entativ i di Putsch, tra cu i quello na zista a Mon aco d el 9 novemb r e 1923 ivi raccontato come partecipante (Mitkiimp/er) da Georg Strasser. Di quei movimenti il n azismo fu la componente più vo lgare, ma proprio per questo elettora lmente vincente. Tra gli scrittor i molti s i allin earono, alcuni vennero perseguitat i, altr i come T h omas Mann che de ll a Rivoluzion e conservat ri ce e di una cri ti ca astiosa alla d emocrazia era stato ant icipatore co n le Considerazioni di un impolitico de l 191 8, scelsero la via d e ll 'es ilio e d e ll a po lemica antinazisca, altri ancora come J iinger e il poeta Gottfried Benn scelsero l 'ese rcito, arruolandosi n ell a Wehrmac ht , quale forma di «em ig raz ion e intern a» . Art hur Moe ll e r van den Bru ck, autore de Il Terzo Reich, termine di c ui si appropriarono i nazisti, s i era s ui cidato si n dal 1925. No n aderì a l mo vimento nazista nemmeno Ernst von Sa lomon, che aveva combattuto ne i Co r pi Fran chi , erarimasto coinvò lc o con un gruppusco lo d ' ultrad estra ne ll 'as-

sassinio di Walter Rathenau, l'industrial e ebreo che era stato un geniale ministro degli armamenti, e si era poi preoccupato di tenere al riparo dalle angherie naziste la moglie ebrea con la quale dopo la guerra finì per un anno in un campo americano di epurazione dove gli fracassarono i denti. Un suo libro I proscritti sull'esperienza della sco nfitta tedesca nella Prima gue rra mondiale vissuta nei Corpi Franchi era stato pubblicato in Italia con copertina di Guttuso dalle edizioni Einaudi nella primavera del '43, nell'imminenza della nostra sconfitta, anticipandone il clima. Qualche anno dopo venne letto come libro di culto dalla prima generazione di attivisti missini. Julius E vola, recensendo nel 1954 un suo libro sul questionario (Der Fragebogen) aminazista di 135 domande' sottopostogli dagli americani , aveva chiarito: «Tutto sommato - dice il Salomon - il regime totalitario instaurato da Hitl e r non e sce dai quadri della democrazia, anzi è una democrazia e sasperata in una specie di tribunato del popolo . [ .. .] P e r questo il von Salomon non poteva essere nazionalsocialis ta; n é lo furono molti altri che, dopo l'avv e nto di Hitler e del "part ito di ma ssa", si tirarono indietro ovvero si aggreg arono al movimento al solo scopo di agire all'interno di esso al momento opportuno, dopo che fossero stati risolti alcuni problemi improro gab ili di politica int e rna ed estera. Molti di tali elementi figurarono fra coloro che cercarono di lib erars i di Hitler nel luglio 1944». '

L: espressione unificante Konservative Revolution risale a una conferenza su «La letteratura come spazio spirituale de lla nazione» tenuta a Monaco nel 1927 da Hugo von Hofmannsthal. Il poeta austriaco, di famiglia cattolica da un paio di generazioni ma nobilita ta perché il nonno ancora ebreo aveva dotato Vienna di una nuova sinagoga, ' in quell'occasione sostenne: «Il processo di cui parlo non è altro che una ri vo luzione conservatrice di un'ampiezza ignota alla storia e uropea». Il concetto divenne però corrente solo molti anni dopo, appunto con Armin Mohler, e ve nn e successivamente ripreso da Marcello Veneziani per inquadrare una rivoluzione conservatrice in Italia, ' che però, a differenza del movimento originale germanico, ebbe

almeno in ori g in e con il fasc ismo l 'i llu sion e di nasce r v incen te, da Vittorio Veneto. Mentre la ver s ione tedesca p o rtò sub it o il peso della sco nfitta , s ia pure con l' ini ziale proposiro d i rib ell arvisi. Proposito abba ndon ato dop o la disastrosa rep lica del 1945 . M a proprio dall 'espe rien za d ella sco nfitta sono maturat e n e i punti più alti del p en sie ro di d estra in German ia rifle ss ioni arditam e nt e anti cip a trici su ll a crisi del co n ce tto di Stato, su l tram onto d ella centralità europea e occidentale d i fronte agli in cal zanti processi di globalizzazione, su i crescenti problem i per la politica esa utorata dai se mpre più incontrollabili poteri della tecn ica e dell 'eco nomia finanziaria .

Oswald Spengler

(1880-1936)

Was wir vo11 unseren Vdtem haben: ldeen ohne \\1/orle (Quel che abbiamo dai nostri pad ri: idee senza parole)

Oswald Spe ng le r

Tra i principali autor i inclu s i da Mohl er ne ll a Ko nservative R evo !ution, O swald Spen g le r nel 1922 ter minava l' o p era maggiore, Il tramonto dell'Occidente, auspicando un nu ovo cesa ri smo come forma conclusiva nella

«lotta fra danaro e sangu e . L' av vento del cesarismo sp ezzerà la dittatura d el danaro e d ella sua arma po liti ca, la d emocrazia. Dop o un lun go trionfo dell 'economia cosmopolit a e de i suoi int e ress i sull a forza politic a creatr ice, l' aspe tto politico della vita din1ostr e rà di essere, malgrado tutto, il più forte. La spada trionfe r à s ul d anaro, la vo lont à d a signor e piegh e rà di nuovo la volontà da predatore» .'

Visione d es tin ata a reggere s ino al 1945, quando i cesari sm i diffusi in larga parte d ell ' Europa contin ental e verranno sc onfitti dal lib e rakapitalismo ang losas so ne nella g u e rra d e tta da i fas cis ti « del sangue co ntro l'oro». Spengler fu a pprezzato da Musso lini , che n el 1934 fece pub blic are la version e ita li ana di Anni decisivi, ma non d a Hitl er, perché cri-

tico d el razzismo biologico, come osservava compiaciuto il Duce su l «Popo lo d'Italia» del 15 dicembre 1933:

«Notevo le il suo atteggiamento sul problema "razza" di così sco tt ant e attualità non so lo in Germania, ma ner mondo. Spengler vuole n etta ment e differenziare il suo punto di vist a da quello vo lga re, darwinistico o materialistico ch e è oggi di mod a fr a gli anti sem iti d 'Europa e d' America. Udite, "L' unità dell a razza - dice Spengler - è una frase grottesca dinanzi al fatto che da mill enni tutt e le ra zze si so n o mescolate ... ,,C~ i parla troppo di razz a dimostra di no n aver ne nessuna » . )

Spengler, cui si deve peraltro proprio in Anni decisivi una delle più to ccanti definizioni di razza « dello sp irito » («Trasmess ici dagli antenati, noi custodiamo nel sangue gli unici elementi ch e promettono so lidità all 'awen ire : id ee senza paro le»), '0 in quell'opera contrappose alla rivolu zione mondiale bianca, che stava dominando ancora per poco il pianeta, l'eme rgente pericolo d'una rivo luz ione mondiale «d i colore»:

«L'uomo di colore sc rut a l'uomo bianco mentr e qu esti discorre di " umanit à" e di. pace pe rp etu a . N e fiuta l ' inc apacità e l' asse nz a di volontà di difendersi. [ ... ] Non possiamo permetterci di essere stan chi. Il pericolo batte all e porte . G li uomini d i colore non sono pacifisti . Non sono attaccat i a un vive r e il cui unico va lore è la lun ga durata. Se noi la deporremo, saranno loro a raccogliere la spada. Una vo lt a ess i temevano l ' uomo bianco, ora lo disprezzano» . "

Ma oggi, n ei primi anni Duemila, s iamo portati a consid era re ancor più pr evegge nt e e pressante di questi perico li la concorrenza sui costi del la voro, così indi viduata da Spe ngle r già all'iniz io d e ll a Grande Depress ione:

«Tr enta milioni di operai bianchi sono oggi disoccupati [ ... ] Ovunque la disoccupazione sta in rapporto proprio con l'alto li ve ll o dei salari minimi politici. [ ... ]L'industriasi rifu gia t ra i popoli d i co lore, m entre nei Pa es i bianchi ri -

mangono co nve nienti solo i me todi e le tecno log ie che /anno risparmiare la mano d'ope ra , riducendo così la pressione salariale». "

Osserva zioni che precedevano di settant'anni le preoccupazioni ril a nciate recentem e nt e e con magg ior e urge n za da Giulio Tre monti ," il più inte lli ge nte e colto tra g li uomini politici italiani.

L e vaincu écril l'histoire Cari Sc hmi n

Ali is race; there is 110 other truth Bcnjamin Disr,1eli

Il senso d ell a sconfitta divenne, da vecc hio , elemento centrale di filo so fia della vita in Cari Schmitt, come ha confidato n ell ' int e rvi sta rilasciata il 9 nove mbre 1982 a Fulco Lanch es ce r:

«" Il vint o sc riv e la storia." Questo se lo annoti: L e vaincu écrit l'h is toire . Non il vin citore. A Nor imb erga i tedeschi hanno vinto la guerra. I gr eci . Ippolito Taine è un tipico vinto . Io sono un vinto: due g uerre mondiali perdute: due e sono stato tota lm e nte coinvolto fino a dover subire una durissin1a pri g ioni a americana». 14

Francesco Merca dante h a b en co lto quanto foss e rilevante que sto tormento intitolando Carl Schmitt tra 'i vinti che scrivono la storia ' una postfazion e alle riflessioni sc hrnittiane sull e «esperien ze deg li anni 1945-47», postfazion e in cu i Mercadant e ricordava tra l'altro ch e Schm itt si era is critto al partito na zista so lo nel maggio del 1933 ottenendo la tessera num ero 2.098.860, quando già più di du e milion i di tedesch i avevano co mpiuto prima di lui la stessa scelta. " In somma , tutt 'a ltro ch e un fervente naz is ta della prim a ora. Eppu-

re tra settembre del 1945 e fine ottobre del 1946 gli erano toccati tred ici mesi d'internamento in un campo americano per crimi nali di g uerra e nella primavera del 1947 altre cinq u e settima ne di prigionia a Norimberga, n ell e ca rc er i doveera no s tati impi cca ti i maggiori gerarc hi o alti ufficiali nazi- ·. st i. Come collaboratore del sistema n az ista venne escluso per sempre dall'insegnamento uni versitario . No n essendo (seco ndo l' ac rimonio so g iudi zio di Alberto Pred ier i) dotato di coraggio pa ri all'intelligenza, " dopo la g u erra ce rc ò d'alleggerire le proprie responsabi lit à di teor ico del Grossraum (il gra nd e spaz io, co nfu so s ul momento con l 'espans ion ismo hitl e ri a no) e del Fuhrerprinzip drammat izza ndo un attacco sub ito nel dicembre del 1936 s ull a ri vista delle SS «Das Schwarze Korps». Non furon o però le SS, bensì i «l ib era tori », a buttarlo in prigione e a pr iva rl o della cattedra uni versita ria . Durante il fasc ismo in Ita li a i suo i sagg i u sc ivano sull a rivista « Lo Stato» di Ca rl o C ostamagna, g iuri sta rigorosamente fascista, e un volume di sc ritti scelt i e tradotti d a Delio Cantimo ri , che poi dive nn e marxista, era appa rso n e l 1935 presso Sansoni con il tito lo Principi politici del Nazionalsocialismo . D opo l' attacco di «Das Schwarze Korps» continuò a pubblicare sagg i d'appogg io al n az ismo e a llo sfo rzo b ellico tedesco, tra cui, nel 1942, La lotta per i grandi spazi e l'illusione americana, ove contro ogni ev id enza sostenne che «l'intervento america n o non è apparso per nulla co m e un fattore decisivo de ll a gue rr a» ." In un sagg io del 1938 su Il Leviatano nella dottrina dello Staio di Thomas Hobbes aveva persino es presso um or i ant isemit i. Ecco uno strano esemp io, da s cr itt o re esoter ico più che da scienz ia to della politica, de ll' ossessione sc hmittiana per l' uso caba li stico dei miti, del Lev iat an o ch e rappresenta le potenze marittime, di Behernot h emb lema di quelle terrestri, e per il senso di s up er iorità ebra ica :

« ... Gli eb rei se ne stan no da parte, a gu ardar e co me i popoli della Terra si u ccidono a vice nd a: per loro, questi re c iproc i "macelli e sgozzamenti" so no lega li e " k osc h er" . P erciò ess i s i cibano della carne d e i popoli uccisi e ne traggo-

no vita. Secondo altre dottrin e di qu es to tipo, Dio g ioca quotidianamente alcune ore col Leviatano. Altr e dottrine ancora raccontano che Dio , per proteggere il mondo dalla selvagg ia ferocia d i queste bestie, abbia cast rato il Leviat ano maschio, e abbia sa lato la ca rne del L ev iata no femmina, per farne cibo p e r il banch e tto dei Giusti in Paradiso. Ma non importano, in questa sede, i particolari delle innum erevoli raffigurazioni e combinazioni del tema; in tutti i cas i L ev iatano e Be h emot h , in qu esta interpre t azio ne , si rivelano potent issimi miti po lemici del popolo ebraico: sono le immagini, viste con occhi e braici, della potenza virale e della fec ondità de i popoli pagani, del "grande Pan", che l 'od io e il senso di superiorità tipici deg li eb re i hanno sfig urato in forma di mostri ». "

Voli inquietanti della fantas ia antisemita, anche se in una versione opposta rispetto a que lla na z is ta. Perch é Schmitt , rea li sta, non disprezzava affatto g li eb re i. Al contrario, ne ammirava l' ingegno e li temeva. Con una punt a di ragione anche personale, g iacc h é è stato un potentissimo ebreo, Henry Morgenthau, s tretto co ll aboratore di Roosevelt a cui propo se di ridurr e la Germania a Paese agricolo dopo la vittori a all ea ta d e l 1945, a dire (esagera ndo a n che in questo vistosa me nte ) che Schmitt gl i era parso l'uo mo più catt ivo che avesse mai in co ntrato.

Ma il 22 e 23 aprile 1980 è stato l' Istituto Gramsci d el Ve n eto a patrocin are presso l'Università di Padova , con la forza leg ittim ante che all'epoca conservava ancora la c ultura marxista, il conveg no su La politica oltre lo Stato: Cari Schmitt, con la partecipazione tra gli altri del cattolico G ianfranco Mi glio , che avev a rilanciato Schrnitt in Italia nel 1972 co l vol ume Le catego rie del 'politico' (il Mulino ), Mass imo Cacc iari (ma manc a il s uo inter vento negli atti), " Mario Tront i con un intervento su Marx e Schmitt, Giuseppe Duso , Carlo Galli e Giacomo Marr amao, che qualche anno dopo in un libro tornerà su l tema del Levi atano.'°

Sulla particolar e sensibilità che hanno i vint i nel comprendere e raccontare la storia, Schmitt g ià negli appunti di prigion ià si era richiam ato a d Alexis de Tocqu ev ill e:

«To cque vill e e ra un vinto. In lui s i ad un ava n o tutte le spec ie di sco nfitt e, e no n p e r caso e pe r me ra sve ntur a, bensì fata lmente e es is t en zialm ente». " In q u a nto ar is tocrat ico era sta to sco nfitto dalla Rivo lu zion e Fra n cese; come francese aveva pe r so a Wa t erloo; si ri co n obbe implicit a me n te •. pe r dente co me e urop e o nel preveder e l'a vve nto d i due nuove s up e rpot enze , America e Ru ss ia; d a cris ti a no sogg iacque «a ll 'ag no s ticismo sc ie ntifico d e ll' e poca» e d ive nne « un vinto ch e accetta la propri a sconfitt a» . L' acce tta?

Se n e re nd e conto . Part endo da questa lez ione è facile mo ltiplicare gli ese mpi: era un vinto l 'ate ni ese Tucidide nel descrivere la g u e rra del Peloponne so: At e n e vi e ra s tata battuta da Spa rt a; era un vinto Giu seppe Fl av io, storico e br eo d e ll a gu e rra gi ud a ica n e ll a qual e, so tto l ' imp eto de i leg ionar i g ui dat i da Tito, nel 70 d.C. venn e distrutto il Te mpio di Ge ru sa le mm e; era no vinti Po lib io e Plutarco, sto ri c i grec i della g rande zza ro m a n a; era un vint o Tacito , n os ta lg ico de ll 'a ristocra zia se n ato ri a ch e so tto l' Imp ero aveva p e rdut o i poteri e le li bertà di cui invece godeva n e ll a Ro m a repubblicana. Nel Ve n tes im o seco lo, risc hi ò infin e d i esse re vinta dalla g lo b ali zzaz ion e la s tessa idea d i Stato.

Lo sp iega Alessa ndro Campi int rod u cendo L'unità del mondo e alt ri saggi: Sc hmitt è sta t o « il pen sato re d e l Novece nto c he più d eg li altri ha posto a l ce ntro d e lla su a rifl ess io n e il te ma d e l d e clino dello Stato». " N e l marzo d e l I 963, av end o all e spa ll e anche la sco nfitta del 1945, nel t rac c iare un a premessa alla ripubbli caz io n e di un testo del 193 2 , Il concetto di 'politico', con un a p unt a d i co mpi ac ime nto nel rompere il giocattolo rimasto ne ll e mani vin ce nti de ll e d e mo craz ie cap it ali st e era giunt o a co nclu s ioni d i sapo re nich ili s ta:

« L' e po ca dell a sta tu a lit à st a o rm a i g iun gendo a ll a fin e : s u ciò no n è p iù il caso d i sp endere paro le. [ ... ) Lo Sta to co me mode ll o de ll ' unit à po litica , lo Stato co me titolar e d el p iù stra o rdinar io di tutti i mon opo li, cioè del mo nopo lio de ll a d ec is ion e po litica, q u esta fulgida cr eaz ione de l formalis mo e u ropeo, sta per esse re detronizzato » ."

M a a sva lu ta r e l' idea s tessa di vittoria Schmitt ave va pro we du to sin d al 193 2 utili zza nd o rag ion am enti for mul ati più di un sec ol o prim a , nel 18 14 , all a fine d ell e avve nture napol eo ni ch e, d al liberal e Benj amin Costant seco ndo il quale (ria ss um e Schmitt ):

«P o ich é g ue rra e co nqui s ta vio le nt a non son o in g r ad o di pro c urare i vant agg i e la tran q uilli tà ch e ci da nn o in vece co mm e rcio e indu s tri a, allo ra le g uerr e non hann o p iù n ess una utilit à e la g u e rra vitt oriosa è un ca tti vo affa re an ch e per chi la vin ce. Oltr e a ciò , lo sviluppo mostru oso d ella modern a tecni ca militare (C o n stan e si riferisce qui p a rticolarment e all 'a rti g li e ria , sull a qu a le prin c ipalm ent e r ip osav a la s u p rem az ia tecn ica d ell e a rm at e n apo leo ni ch e) h a pr iv at o di se n so tutt o c iò che pr ece d en te m e nt e vi era di ero ico e di glo ri oso ne ll a gu e r ra, co m e il coragg io p e rso n ale e il p iace re di co m ba tt ere . Di con seg ue n za la gu e rra h a ogg i pe rduto - così s uo n a la conclu sio n e di C onstant - og ni utilit à ed o gni attrattiva: " l'uomo non è più portato a d e di ca rvi si , né per int e resse, né per p ass ion e" . P rima i p o poli g ue rri eri so ttomett eva n o i popoli ch e co ndu cevano il co mm e rcio, ogg i acca d e il co nt ra rio» ."

Svilupp an do qu es t e pre m esse Sc hmitt a r r ivò a p reved e r e i t o ni virtu os i con cui si sa r e bb e continu a to a espo rtare in armi la d e mocrazi a : «ogg i l a g uerra più t e rribil e può e sse re co nd o tta solo in n o m e d ell a pac e, l' o p p ress ion e più t e rrifi cant e solo in n om e dell a libert à e la d isum anit à più abb ie tt a so lo in n o me d e ll ' um anità » ." E in Teologia politica (seco n da e di zion e d e l 1933) reg istr ava lo scad e r e d e ll e d em ocrazie spo li t ic izza t e nel domini o d e i pote. . . n ec onom1 c1:

«O gg i non vi è nulla di più mod e rno d ella lott a contro la p oliti ca. Fin an zie ri americani , te cni ci industri ali , soc iali sti m ar xis ti e r ivo lu zion a ri an arco-s in daca li sti s i uni sco no n el ri chi e d e re ch e ve n ga mess o d a pa rt e il d omini o n o n o bi ettivo d ell a po li t ica sull a o bi ett ivit à d ell a vita eco n om ica . Ormai d evo n o es iste re solo co m p iti tecn ico -orga ni zza ti vi e

soc iologico-economi ci, ma non prob le mi pol iti ci. Il t ipo ogg i dominante di pensiero t ecnico-econo mico non conse nte più nemmeno di percepire un ' id ea po liti ca . Lo Stato moderno sembra esse r di ve nt ato davvero c iò ch e Max Weber vide in esso : una grande fabbrica. In gene r a le, un'i - ·. dea po litica viene compresa so lo quando si riesce ad individuare la cerchi a di persone c h e ha un int eresse economico pla u sibil e a servirsi di essa a suo vantagg io ». "

La degenerazion e eco nomicistica de ll a po li t ica in corso nei mode lli lib era ldemocratic i di lingua in g lese è stata nuovamente posta sotto osseivazione in Terra e mare del 1942, un a Ri/lernone sulla storia del mondo, come rec ita il sottotito lo del p iù brillante tra i libri d i Schmitt . In questo breve m a d enso trattato di geopo li tica (o geo filosofia ) Schmitt riass um e:

«La stor ia del mondo è la storia del la lotta delle potenze maritt im e contro le potenze ter r estri[ .. .] L'opposizione e lementare tra terra e mare è stata rilevata fin dai tempi ant ic hi , e ancora verso la fine del X I X seco lo e ra consuetudine raffig urare le tensioni in a tto fra la Russia e l ' In gh ilt erra co me la lotta fra un orso e un a b alena. La balena è qui il gra nde pesce miti co, il Leviatan o ... ». "

Nel Ventes im o seco lo ancor più marc ato fu l ' imp eg no de ll a Gra n Bretag na co ntro il poter e te rr es tre dei tedeschi, c h e ha provocato due gue rr e mondi a li , ma su l con fli tto a llora in corso Cari Schmitt preferì sorvo lare. De ll a Germania , classica potenza te rre st re destinata d i lì a poco a essere un'altra vo lta battuta, in Terra e mare si parla qua si in c identa lm e nte per r icor dare:

«In pochi anni, nel per io d o dal 1890 al 1914, un o Stato del cont in ente e urop eo, la Germani a, recup e rò lo svantaggio nei confronti del.l' I ngh il terra g iun gendo add iri ttura a superar la in settor i importanti come la cos tru zio ne di macchin a ri , navi e locomotive, dopo che già Krupp si era dimostrato a ll 'a ltezza deg li inglesi ne ll a produzione di cannoni». "

Si sa come è anda ta a finire. L'interesse di Schmitt è conce ntrato sui concorrenti, sug li isolani inglesi e sugli Sta ti Uniti cl' America, «l' isola maggiore che perpetuerebb e la conquista britannica del mare e la proseguirebbe su più vasta scala come dominio del mare angloamericano su l mondo intero» ." Gli inglesi, nota con malizia, giungono tardi alle arti navali:

«G li italiani perfezionarono la bussola e tracciarono le carte nautiche, ed è soprattutto all 'inte lli ge nza e alla perspicacia di Toscanelli e di Co lombo che si deve la scoperta del!' America . I Portoghesi e gli Spagnoli intrapresero i primi grand i viagg i di esp lorazione e circumnavigazione del globo. Autorevoli astronomi e insigni geografi tedeschi contribuirono a definire la nuova imm agine del mondo; fu un cosmografo tedesco, Wa!tzemuller, a con iar e il termine "Amer ica" (1507) [ .. .] Gli Olandesi avevano il primato nella cacc ia alla balena e n ell 'ingegner ia navale. [ .. .] Ancora nel XVII seco lo , so tt o il gen iale ministro della marina Colbert, la Francia per molti decenni fu super iore all ' Inghilterra nell a costruz ion e di velieri da guerra . Le imprese dei navigatori in gles i sono - è evide nt e - altrettanto significative . Tuttavia so lo dopo il 1570 si spingono al sud dell 'Equatore , e solo nell ' ultimo te rzo del XVI secolo i corsari inglesi iniziarono a percorrere le rotte oceanich e alla volta delle Americhe». '"

Nei quarantacinque anni di regno della regina Elisabetta (1558-1603) gli inglesi, ultimi arr ivati, ricuperano il tempo perduto diventando con la pirateria «un paese ricco, ciò che prima non era». " La descrizione del «capitalismo di rapina» fiorito nel periodo elisabettiano non è lu singhiera . Un cap itoletto su i delitti della piratessa Lady Killigrew di Cornovagli a, una volgare assass in a, volutamente ripu gnante , rifl e tte il ranco re di Schm itt per !e due guerre contro la Germania in cui gli inglesi si sono imp egnati a fondo insieme agli americani infine destinati a ereditare !' imp ero mondiale.

Alla pubblica es posizione del potere na vale angloamer icano - un 'espos izione che anticipava quasi profeticamente

i rapporti di forza nell'era della globalizzazione apertasi con la cad ut a del muro di Berlino e della potenza terrestre sovietica - Schmitt aggiungeva a livello confidenziale l'ulteriore presenza del potere ebra ico strettamente legato a quello anglosassone. Lo si ricava dal commento all'edizione · Adelp hi di Terra e mare, in cui Franco Volpi ha ricuperato ciò che durante la gue rra Schmitt confidava in lungh e passegg iat e a Nicolaus Sombart, il figlio del grande storico dell'economia Werner Sombart. Al giovane amico ri velò

«la combinazione dell'universalismo ebraico con il dominio inglese dei mari. Ecco la simbiosi ideal e conforme allo sp irito del mondo 1 La visione ebraica di un impero universale e la potenza marittima inglese si unirono in un inarr es tabile progetto per l'umanità , cui più nessuno poté sottrarsi»."

E aggiunse che ciò aweniva perché

«g li ebre i possiedono l 'arte segreta di trattare il L ev iatano. Sanno addomesticarlo e al momento opportuno squartarlo. Senza violenza. Con la magia? Con gli incant esim i? No, con il potere della mente».

Ca ri Schmitt nella Berlino nazista sopra lo scrittoio invece del ritratto del Fi.ihrer teneva quello di Benjamin Disrae li, un ebreo d'origine it aliana convertito da bambino alla reli gione anglicana e diventato ispiratore e capo del movimento n eoco ns ervatore e imp e rialista della «Giovane Inghilterra» per cui tra l'altro merita d ' essere collocato, ins ieme a Bismarck che impose agli imprenditori tedeschi le prime assicurazioni sociali obbligatorie a favore dei lavoratori, tra i capostipiti della «destra sociale». La «Giovane Inghilterra » fu attaccata da Marx e Engels nel Manifesto del partito comunista insieme alle altre forme di «socialismo feudale», religioso e aristocratico - «Il socialismo sacrosostenn ero acidamente i padri del comunismo - è soltanto l'acquasanta con la quale il prete benedice la rabbia degli ar istocratici» - che avevano preceduto i comunisti nell'invoca re interventi pubblici contro lo sfruttamento della clas -

se operai a prati cato dalla m o dern a soc ietà b o rg hese . Disraeli in uno d e i s uo i rom an zi, Sybil or the Two Nations d el 1845 , aveva cont rapp osto all ' unit à m e di evale di p o polo e s ig nori la division e m o dern a tra la n az ion e dei ri cchi e qu ella dei p ove ri , c h e convi ve ndo n ell o st es so P aese st a nn o l' un a con tro l 'alt ra, e stran ee e o stili . Era compi to d ei co nse rvatori ri c re are qu e ll ' unit à e nel 187 9 uno de i primi d eputati laburisti , Al ex and e r M c Donald , riconobb e ch e con Disraeli « in cinqu e a nni il p a rtito con se r va tore aveva fatto p e r le cl ass i lavo ra tri ci più d e i lib e rali in cinquant a» ."

Le pr eoccup az io ni di Schmitt eran o d 'a ltro ge n e re. Co nvinto, se condo Vo lpi , «ch e g li e venti d es se ro rag ion e all 'ebrai sm o»," attribui va un 'es age rata imp o rtan za all a b a ttut a d ' un rom a n zo di Di s raeli , Tanc redi o la nuova crociata (1 847 ), ove si affer m a : «Il c ri s tian es imo è e b ra ismo p e r il popolo » . E comm e nt a va qu e sta ch e pe r Di s raeli era so lo un a s pirito sa ta di ce ndo al g iova ne So mbart: «È m os tru oso! C h e ar roga n za ! C h e sen so di sup e ri o rit à ! Pro va a imm ag in a rti ch e cosa si g nifica! Con questa fra se du e mila anni di s toria occ id e ntal e ve n g on o ca povolti 1» .

In Terra e mare Schmitt co n m agg io r pa ca tezza ri co rd a c h e fu Di s raeli , « il più emin e nt e uom o poli tico in g les e d ell'e poca vittoriana », a unir e nel 1876 al titolo di reg ina d ' Ing hilt e r ra q ue llo d ' impe rat rice d ' Indi a e a ddirittura a p roporre in '/àncredi c h e la reg in a Vittori a si tra sfe ri sse in Indi a:

«Di sraeli fu un A bravan el" del X IX se colo. Alcun e s u e tes i sull a razz a co m e chia ve d ell a stori a mondial e e su eb raismo e c ri s tian es im o sono sta t e fe r ve nt e m e nte pro paga nd ate da non e brei e n o n cri s tiani. Egli sa p e va dunqu e qu ello ch e di ceva quand o fa ceva s imili prop os te . Se nti va che l ' isola non e ra più un fr a mmen to d ' Europ a, e ch e il suo des tin o n o n era p iù nec essar ia m e nt e leg ato a q u ello del contin e n te e urop e o . Es sa pot e va pre nd e re il larg o e, qual e m e trop o li di un imp e ro marittin10 di dim e n sio ni m o ndiali, cambi are luog o. L a na ve p oteva le vare l'anco ra e ge ttarl a di front e a un alt ro contin e nt e . Il g rand e pesc e, il Le viata no , pot eva muov e re all a ric e rc a di altri o cea ni » ."

Sono tre i motivi che qui s' intre cc iano in poche righe: al t e ma centra le su l potere navale e su l cr escente distacco dall' E urop a dell'Inghilterra, s i lega un accenno di sapore esoterico al Leviatano, il m ostro marin o della mitolo g ia ebra ica ch e compare in siem e al mo stro te rrestr e Be h emot nel testo biblico di Giobbe (40-4 1) e a cui s i ispi ra - l 'a bbiamo già vist o - un testo fondamentale di sc ienza politica di Thomas Hobb es, l' autore cui Schmitt più s i richiama e ch e pogg ia lo Stato moderno su una filo so fia della paura. Ma un terzo accenno è al ra zz ismo di Disraeli, che nel romanzo Conigsby or the New Generation aveva fatto proclamare dal saggio eb reo Sidonia, un personaggio costruito sul modello del banchiere Lione! Rot h schild : «Tutt o è razza, non c'è altra ve rit à». Di srael i, .a n ch e se b attezzato, ri vend icava co n fierezza le proprie origini sefa rdit e, lan c iò proposte anticipatr ic i del sion ismo, sostenne la naturale a ll eanza degli ebre i in In ghilt erra con la destra Tory e, segue n do la mod a razz ista recepita dall'Illuminismo, da Vo ltaire, persino da Kant, " fu un acceso apologeta della razza:

«Il fatto è ch e vo i non pot,ete distruggere una razza pura d'organ izzazione ca u cas ica. E un fatto fisiologico ... In questo momento, malgrado decine di secoli di degradaz ione, lo sp irit o ebra ico eserc ita una vasta influ enza n e ll e questioni e uropee. Non parlo delle loro leggi, a cui obbedite a ncora , né della loro lettera tura , di cui i vost ri ist inti so no satu ri , m a del vivo intelletto ebraico . Non esiste grande movimento intellettuale in E urop a a cu i gli Ebrei non partecipino. I primi gesu iti furono degli Ebre i; la misteriosa diploma zia ru ssa ch e turba a tal punto l'Europ a occidentale è condotta principalmente dagli Ebre i; questa potente ri vo lu zion e, che s i prepara in questo momento in Germania, così poco co nos ciut a in Inghilterra, si sv ilupp a int era ment e sot to g li ausp ici degli Ebrei, ch e qu as i monopolizzano le cattedre professorali della Germania ... » . 18

Vanter ie sul po t ere ebraico, non so lo in campo finanziario, ma po liti co e dell'intelligenza, che non parvero imprud enti sul mo mento , m a qualche decennio dopo sarebbero

cir co la te in chi ave a ntisemit a. C ari Schmitt, il più fin e e ma gg ior po lit olo go del Nov ece nto, ne res tò stranam ent e 1m p ress 1o nato .

Tanto p iù st ran ame nte, in qu an to per ca ra tte re e mod o d i far e e rano ali 'opp os to . Schmitt e ra schi vo e, d a stu d io so , profo nd am ente se ri o e docum ent ato . Di sra eli , ge nial e e fortun ato fanfaron e, e ra un esibi zioni sta sfren ato, portato all ' inven zion e, ch e alt e rn ava ai su cces si politi co-m ondani co me prin10 mini stro , ami co per son ale de ll a reg in a, la sc rittu ra di rom an zi. Vi lavorava di fanta sia sa pend o poco o ni en te su un o d ei temi ch e più lo eccit ava: l'e brai smo. Qu es to alm eno so s ti en e Hannah Arendt , l'am ant e ebre a di H e id egg er:

«Di sra eli pro ve ni va d a una fa mi gli a com p le tan1ent e ass imilat a; t anto ch e il p a dre , un gentiluomo ill uminato , l 'aveva fatto batt ezz are pe rché vol ev a as sicurar gli le possibilit à d e i comuni mortali . Egli av eva sca rsi rapporti con la so cietà e b ra ica e non sap eva nulla d ell a reli gion e e d e i cos tumi d el su o p o polo. L' e br aicit à fu sin d all ' ini zio p e r lui una qu estion e di ori gin e ch e egli non si pe rirò di co lo rire a pi ac imento , non o sta co lato com 'e r a d all'effetti va co noscen za . Il ri s ultat o fu che con s id e rò tale o ri gin e pr essa ppoco allo s tesso m o d o d i un ge ntil e» ."

G iun se co sì a co ndire un e brai smo imm ag ina ri o e in fa rcito di va nteri e co n interpre ta zioni fanta siose su qu ant o si muo ve re bbe di et ro le quint e de lla politi ca ufficia le, a ffid and o ag li ebr e i la pa rt e di m an ov ratori seg re ti della sto r ia. Ri co rr iamo an cora a H ann ah Are ndt:

«L'id e a di un po te re mondi ale e braico acc ompagn ò Disraeli p e r tutta la vit a, dalla giov in ez za all a fin e; solo ch e le form e d a lui a ttribuit e a tal e po te re mut aro n o col cr esce re d ell a su a es pe ri e n za politi ca. N el suo prim o ro m an zo, A llroy (1833), eg li es p ose il pi an o d i un imp ero e braico in c ui gli e bre i avrebb ero ass unto la p os izione di ca sta domin ant e ri go ro sam e nte se pa rat a . Il libro rivela l'influ en za d e ll e in genu e op ini oni co rrenti sull a po te n za ebraica o lt re ch e l ' ignora nza del gio và n e autore circa le e ffe ttiv e condi zio ni d el s uo

tempo. [ ... ] In un nuovo romanzo, Coningsby, abbandonò il sog n o di un im pero ebraico e tracciò un fantasioso quadro del mondo, in cu i il denaro ebraico decide de ll 'ascesa e della rovina di dinastie e imp eri e domina sovrano sulla dip lomaz ia. Non abbando n ò mai nella su a vit a questa seconda id ea di una segreta e misteriosa influenza d egli uomini eletti della razza eletta, con cui sostituì il primitivo sogno di una casta di dominatori aper tamente costituita. Essa divenne il perno della sua filo sofia politica». '°

E in un romanzo del 1853, Lord George Bentinck , annunciò precocemente la cospirazione eversiva dei banchieri ebre i co i com uni sti :

« Il popolo di Dio collabora con gl i a tei; i più abili accumul ato ri di ri cc h ezza si all eano coi co muni sti, la peculiare razza eletta tocca la mano della feccia e delle caste inferiori de ll 'E urop a . E t utto ciò perché desidera distruggere q uell' in grata Cristianità ch e le deve persino il nome e di cui non può sopportare la tirannide».''

C'è da stup irsi che l'antisemit ismo del Ventesimo seco lo si sia abbeverato a un falso come i p roto co lli dei Savi di Sion, trascurando g li scri tti ta nto più aut orevo lm ente firmati dal premier conse rvato re eb reo-br it anni co Ben jam in Disraeli. Scritti ch e negli anni C inquanta poterono appar ire dile tt an t esch i e fantas io s i all a lu cida in telli genza di Hanna h Arendt, mentre sin dal 1942 ne era profondamente turbato da cattolico un ragionatore di so lit o freddo come Ca ri Sc hmi tt, la cu i im press ion e della su per iorit à ebra ica è st a ta ricordata dall'amico ]tinger, ch e in vece come H eidegger non s i è mai occupato del pro bl ema eb raico :

«Ca ri Schmitt era lettera lm ent e affascinato dall'ebraismo, ch e considerava come l' oppos izione esse nzial e al cattolicesimo nella lotta per l'inte rpr etaz ione della storia universale, e diceva ch e era molto più int eressante discutere con l 'inte lli genza ebra ica che no n con quella p icco lo-borghese di Berlino»."

Int eresse ch e il polit o logo traduc eva co me Di srael i anche in termini di un potere ch e n e l Duemila opera, tutt 'altro che nascosto di etro imm aginarie q uinte d ell a polit ica mondial e, stre ttam e nt e all ea to non con i comunisti, usciti d all a sto ri a , ma con l'imp ero ang losasso n e, il cui centro , co me già sp iegava Terra e mare, si è t rasfe rito n egli Stati Uniti. Martin Heidegger senza pentimenti

Tutto ciò che è essenziale e grande è scaturito unica ment e da l fatt o che l' uomo a veva un a patriO ed era radicato in 11110 tradi1Jone~ 1

Come Schmitt è considerato il maggior polito logo del Novecento, così i professioni st i d ell a filo sofia considerano il «naz ista» H e id egge r il m aggio r fi losofo del seco lo scorso: «Osse rvare H e idegger "al lavoro", ve d e rl o all ' opera nell'atto del pensare , nel confronto dire tto con i problemi e i testi de ll a tradizion e fi losofica, era co me assistere allo spettacolo di un a forza dell a natura ». « Ma mentr e gli sc ri tti di Schmitt di politi ca sono imb ev uti dalla prim a a ll ' ultim a ri ga, la ri cerca di sign ificati pol iti ci in H eid egger è p iù comp li cata. Neg li an ni in cui all ' interno della Re pubbli ca di Weimar si stava affe rmando il nazismo e ra tanto se Heidegger e i s uoi co ll eg hi o alli ev i davano un a rap ida occhiata ai giorna li . Rimane incert a a q u ell 'e po ca pers in o la sua appa rten enza al compos ito mo vi m ento della Rivolu zione co ns e rva t r ice. Secondo Ernst No lte «il suo rapporto con la Rivolu zione conserva trice non era in ultim a anali s i un rapporto di appartenenza, bensì di co r rispond en za intell e ttu ale». " Ins om m a: più vago . Si era isc ritto al Part ito nazi s ta appe na pochi g io rni prima di Schmitt, il 1° magg io 1933 (i nazisti in quella data fes t eggiavano la «g iorna ta nazion ale del la voro») e aveva continu ato a pagare i co ntributi per il tesseram ento fin o al 1945 , ma se nza la sc iare tracce di partecipazione att iva a parte un paio di E-l ei! l-l itler.1 a conclus ione d i due disco rsi; e una foto ch e lo ritrae a Lip sia 1'11 novem bre 1933

in s ieme a nazisti in div isa e a bandiere con croc i un ci n ate in una m anifestaz io n e della scienza tedesca - ove fu l'oratore uffic iale - pe r l'uscita de ll a Germania d all a Società dell e Naz io ni. Non c'è paragone possibile tr a il contributo dato da Gentile a ll a d o ttrin a del fascismo e praticamente il nulla ·. ch e dal pensiero di Heidegger si trasferì nel nazismo. L'unico va nt aggio c h e il n azis mo poté trarr e dalla su a ades ion e fu il prestig io del nom e, giunto nel 192 7 a fama internazion a le - non ancora tra il g rande pubb li co, m a t ra gli speciali st i - co n la pubblicazione di Essere e tempo. L a compromi ss ion e di H e id egge r in un ru o lo ufficial e co l na zismo durò m eno d i un anno, dal 21 april e 1933, qu a ndo venne eletto rettore di un'università minore , l 'Univers ità di Friburgo (e dovette iscriversi a l partito come cond izio ne per assume re l' in car ico ), s in o al febbrai o del 1934, quando si dimise per motiv i che non sono mai sta ti chiar it i, ma n e i qua li ri entraro n o d isse n si co l partito, in seg uito s icuram ente aggrava ti da l sang uino so rego lam e nt o di conti int e rno con cui il 30 g iu gno 1934 le SS liquid aro n o le SA, per le qua li sembra s im patizzasse, e la raggiunta co n sa p evolezza ch e non sa reb b e mai riu sc ito a in flu ir e co n la sua filo so fia sul regime hi tl e ri ano.

I lib r i ch e p iù grosso lanamente lo accusa no , co m e H e idegger e il nazismo (Torin o 1989 ) di Victor Far ias (Tor ino 19, o anc h e le accuse più raffinate e addir ittura romanzate, come L'ombra di Heid egge r (Neri Po zza, Vice n za 2007) di ] osé Pab lo Fe inm ann, finiscono per nobilitar e involontariamente il naz ism o attr ibuendog li radici cultura li più so li de e ampi e di quelle ch e realm e nt e ebbe.

A re nd e re imprat icabi le in po lit ica il pensiero di H e idegger contrib uì in m odo determin ante la spaventosa comp li cazione del suo ling u agg io. Ne abb iamo g ià accen nat o a proposito di Ge ntil e , accusa to da Nor b e rt o Bobbio d'avere ab itu ato i le ttori «a vedere nello stu di o de i problemi concret i un a fatica da ma n ova le e ch e per co nto s u o risolse i gran di prob lem i del tempo di cu i e bb e una cosc ie n za distorta in incred ib ili sp ire ver bali , in oscure ta ut ologie». Franco Volpi su H e id egge r mette in g u a rdi a: « L a prove rbial e difficoltà del suo lin g u agg io e la vert igin osa al tezza

delle que stioni da lui affront at e rendono particol a rm ent e a rdua la comprens ion e del s uo pensiero»: ' Su Ess ere e tempo Nolte, che era stato su o allievo , ha notato: « un ' impressione adeg uata d elle diffi co lt à del test o e della disperazione ch e n e risulta ciascuno può fa r sela soltanto anraverso una le nura completa dell'op e ra »:' Domenico Lo s urdo , nel tent a ti vo di d im ostrare ch e in Essere e tempo si possono cogli ere i se ntimenti gue rr esc hi di camera ti smo e coragg io d i front e a ll a morte da cu i si al imenta un a com unit à organ ica, ha fatto ricorso a qu esta cita zione: «D a ll 'essere Se -stesso a u tentico nella deci sion e, sca turisce l' essere-assieme autentico: non quindi dall' eq uivoco e geloso accordo e dall 'affr ate ll amento c ia rli ero nel Se e nelle sue imprese» ." Ma con un simil e modo d'espr im e rs i non si fa molta strad a in polit ica.

A H e idegge r, sc hivo d i t e mp era m ento , manc ava no le qualità n ecessar ie per sostenere un a carriera politi ca . Non partecipò ma i n e mmeno a congress i di filosofia e, legato al s uo angolo di p rov incia vicino ali' amato ritiro nella For esta Nera, rifiutò sempre l'offerta d'una cattedra p iù p res tig io sa a Berlino. Indossando sempre una caratterist ica g iacca da paesano vestito per la fes ta , preferì coltiv a re un'immagin e da «fi losofo co nt adino» lega to a un a concezione Blut und Boden, a l culto del san g ue e della terr a di cu i s i era impadronito il nazismo. Ma Blut und Boden, h a giu stament e oss e rvato Alfredo Marini , autore d'una corposa prem essa su La politica di I-Jeidegger all a ve rsion e it ali ana dell 'inte rvista co n « D e r Spiegel », « non è uno slogan in ve ntato da Hitl er più di quanto non lo fosse il " Wi lle zur Macht'' (volont à d i po tenza) . Tuno sta a sapere in qual e co nt esto si debba in t e nd erne il significato ». " Di H e ide gge r s i parla come d ' un «gra nd e pensatore "senza biografia "»'" co n la sola eccezione del tenace amor e intr ecc iato nel 1925 a 35 an ni con un 'a lli eva e b rea diciott e nne, Hannah Are ndt , che può aver contribu ito a tenerlo lontano dalle diffu se tent azioni d e ll 'anti se mitismo , cui si abbandonò in vece Elfride, la mog li e gel osa. D o po le dimissioni dal re ttora to , durant e il qual e vie t ò manifestazioni d 'a nti semitismo e roghi di libri all ' int erno de ll ' università , le a utorità na zist e , ave ndo

colto l' inti ep idir s i d ell a sua adesione e vaghe es press ioni di di ssen so ne ll e su e lezioni, non gli riser varo no part ico lar i rig uardi. Nel 194 4 , co n s id e rato « il più inutil e d e i doc e nti » dal re ttor e n az ista , fu «co mandato per lavori di za pp atore suU a ri va si ni st r a del Reno» e poco dopo, interromp e ndo alcun e lez io ni velata m ente criti ch e sul na z ismo , «arruo lato nei Repa rti popolari d 'assalto [Volkssturm], ero l'uomo più anzia n o tra i me mbri convocati del corpo in seg nante» ." M a a guerra p e rduta furono le autor it à d 'occ upa zion e franc es i a epura rlo:

«Nonostante la presa di distanze e il ritiro ne ll 'esili o d ella Foresta N e ra, a ll a fin e del conflitto mondial e Heidegge r fu chiamato a pagare per il suo interm ezzo politico , a tal punto che n ell ' inv erno del 1945-46 cadde in una profonda cris i perso n ale. Nel cl im a convulso del dopoguerra subì un a se ri e di sve nture e umili az ion i: il seq ues tro d ell a propria casa di Frib u rgo e l' ar ruol amento forzato nelle squadre p e r lo sgo mb ero d e ll e mac e rie , l' incert ezz a su Ua sorte d eUa propria biblioteca, che s i pen sava di de stina re aUa rifondata Universit à di Mago n za, quindi l'imposs ib ilit à di lavorare». "

D ovette ricorrere a cure psichiatrich e nel sa n ato ri o di Badenwe il e r e si sa lvò imp egna nd os i neg li stud i, anc h e se es cluso da ll ' in segname nto , tra l'altro imm e rge ndosi come Ezra Pound n ell a c ultura orientale : n ell 'es tate d e l 1946 e in que ll a d el 1947 lavorò a ll a traduzione del Tao-te-king di Lao -Tse, m aestro di Confuc io e fondatore d el taoi smo. Nel 1949 f u re int eg rato n el corpo docente ma l' acca nim e nto stupid ame nt e eccess ivo con cui era stato epurato e p o i accusato di na zismo in una ser ie di libri che ancora decen ni dopo la morte, awe nut a a Friburgo il 26 m agg io 1976, continuan o a infierire su ll a sua memoria , non vo le ndolo co nt ribui sce a nobilitar e il na zismo conferm andon e l' epocale ca pa cit à d'alimentare almeno in izia li attese, spe ran ze, entusias mi ai piani più a lti della cultura e uro pea.

L a rice rc a di poche frasi , poche parol e versate da H e idegger tra il 1933 e il 1934 nell'oceano d eg li en tu sia smi susc itati d a l na zismo ha provocato dopo la sconfitta de l 1945

dell e precisazioni irritate il cui significato politico, un tempo oscuro, è diventato più chiaro, più provocatorio e controcorrente. Si sono fatti più s tretti an ch e i legami po stbe llici con Ernst }unger, personalit à centrale della Ri vo luzio n e conservatrice, e attra ve rso Jun ger co n Ca ri Schmitt, tanto da farli apparire orm ai come un ' in sepa rabile tri ade d'ultradestra.

Nel 193 3 Heid egge r aveva salutato la nomina di Hitl e r a Cancelliere del Re ich, avvenuta ap pena quattro mesi prima, esa ltando «la gra ndezza e ma gnificen za di qu es ta "ro ttura"» . Quando nell'intervista del 23 sett e mbre 1966 con il sett im anale «Der Spiegel» gli fu ricordata questa dichiarazione, Heidegge r asc iuttam e nt e rispose: «Sì , e ne ero anche convinto», spiegandone i mo ti vi: «N on vedevo allora nessun ' altra alt e rn a tiva. Nell a ge n erale confusione delle id ee e d ell e tendenz e politiche di ventidue partiti si trattava di trova re una posizion e nazionale e soprattutto soc iale ... »."

La saldatura tra motivi n az ionali e soc ia li e bbe pa rticolare rilie vo n ell a breve stag ione filona zista del fil osofo, come ribadisc e Ernst Nolte cita ndo un a ltro discorso pronunciato da re ttor e all ' inizio del semestre inve rnale 1933-34 per la festa d ell e matricol e :

«Qui H e id egger mett e in para llel o il sac rificio degli stud e nti cad uti un tempo a Lan gemark con il " nuovo sacrificio, anche se non sang uin oso" degli studenti di og gi. "Il nuovo studente ted es co pa ssa ogg i per il se rvizio del lavoro, sta nell e SA. " E quindi si in serisce anche nel suo s tudio , il "se r vizio del sapere", "co ns apev olm ent e nel fronte d e i lavoratori". Con ciò non s'intende affatto qu alcosa come un "fronte proletario " . Heideg ge r afferma piuttosto che con la nuov a realtà - n az ionalsocialistica - si è tra sfo rmata anche l 'esse nza del lavoro e del lavoratore. " Lo St ato nazion alsocialista è lo Stato del la voro "» ."

Te ma su cui Nolte torna n ell e consid e ra zion i conclusive:

«Nella pro spettiva politica H e id egger dev' esse r d e finito più che alt ro un "soc iali sta na zionale " che voleva ren d e re

completa e visib il e quell a " conciliazione dell e classi" ch e in linea di principio era già avve nu ta, e ciò in modo ta le che qu es ta comun it à avesse al tempo stesso il coragg io di espors i alla " inc e rt ezza dell'ente nella sua totalit à" . In ultima analisi eg li voleva guidare la German ia su l paradigma della polis ·. greca, e per questo è fa llito , e probabilm ente doveva fa llire. Un fallim ento in grande però e più deg no di attenzione di un successo in piccolo. In questo senso bisog na dare ragione all a sua affermazione secondo la quale chi pensa in grand e d eve errare in grande. Ma H eidegger non era un soc ialnazionalista ch e vo leva sopraffare altri popoli». "

È quindi «inammissibi le , anzi sto lt o», prosegue No lte, me ttere Heid egge r in relazione con gli orrori di Auschwitz, per i quali peraltro rabbiosamente rifiutò di sc u sars i.

L'ostinato silen zio su Auschwitz dopo il 1945 ha attirato su Heidegge r acc use ancor più roventi di qu e ll e per I' abbag lio ini ziale con cui accolse il nazismo. All a richiesta di Herbert Marcuse, filosofo ebreo che era stato s uo all ievo, di giu s tificarsi per Auschwitz, Heidegger contrappose le sofferenze patite dai tedeschi sotto l' occupa zione sov ie tica con un paio di milioni d i morti e altrettante donne vio lentate:

«Per quanto concerne i pesanti, giustificati rimproveri che L e i proferisce "su un regim e che ha ucciso milioni di e brei e che ha rovesciato nel suo opposto tutto quello c he ha sempre avuto davvero a che fare con concetti come spirito, lib ertà e verità" posso solo aggiungere che al po sto di "e brei" biso gna dire "tedesc hi dell 'Es t" e allora lo stesso va le per uno degl i alleati, con la differenza che tutto quello ch e succede dal 1945 è noto pubb licamente a l mondo , mentre il te rror e sanguinoso dei na z isti è sta to di fatto temito na sc o sto al popo lo tedesco». "

Non era sta ta ancora formulata all'epoca la pretesa ebraica sull'unicità dell 'O locausto e non era entrata nel lin guagg io dell ' int ero occidente colpevolizzato la parola Shoah, che que ll a prete sa ha rafforzato, ma mettere sullo stesso piano vittime e braiche e tedesche (e maga ri giapponesi di Hirosh i-

ma 1) nell'immediato dopoguerra era già scandaloso. Quasi altrettanto provocatorio poté ap parir e il giudizio esp resso da Heidegger sulla democrazia trionfant e nell'intervista all o «Sp iegel» . Intervista che nella versione italian a di Alfredo Marini h a un titolo più sugges ti vo, Ormai solo un Dio ci può salvare, ripetto all'originale t edesco, che rec it a Nur noch ein Goti kann uns helfen, dove hel/en s ignific a semp liceme nt e aiutare, mentre per il più inc isivo salvare occorrerebbe il verbo retten. Per chi ci cr e de , Di o ai uta sempre, m a sa l va solo in cas i eccez ion ali.

In quell'intervista, concessa da Heid egge r alla condizione ch e fosse pubblicata dopo la sua morte, il filosofo formulò con lin guaggio d'insolit a chi arezza, giornalistico , la preoccupaz io ne per il prevale re incontrollato del progresso tecnico su i destini dell'uomo. Un fenomeno di fronte al quale nazismo, com uni smo e americanismo gli parevano analogamente sprovve duti.

Il progresso ch e aveva esalt ato Marx ed Engels per la capacità di far cro ll a re con la concor renza sui prezzi le muragli e cin es i; o ecc it a to Marinetti pe r la capacità di rimpicciolir e il mond o co n la velocità, allarmava Heidegger proprio neg li as petti positivi, che addorme ntano il senso del pericolo in co mb ente. Per cui confida a chi lo intervista:

«Tutto funziona . Questo è appunto l ' inqui etante. C h e funziona e che il funz ionare sp inge sempre oltre verso un ult er iore funzionare e che la tecnica strappa e sradica l'uomo sempr e più da ll a terra. Non so se lei è spave nt ato, io in ogni caso lo sono s t ato appena ho visto le fotografie della Terra sca tt ate dalla Luna. Non c'è bisogno della bomba atomica: lo sradicamento d e ll ' uomo è già fatto» ."

E non era in grado di dire chi avrebbe sap uto governa re la tecnica:

«È pe r me ogg i un prob lema decisi vo come si possa attribuire un sistema politico - e qual e - all'età de ll a tecnica . A questa domanda non so dare alcuna risposta. Non sono convinto che sia la democrazia». "

Se g li res ta va an co ra un fondo di fi d u cia, qu es t a n o n veni va d ag li a me ri ca ni , troppo impi gliati n e l lo ro p rag m atism o, n é « tr a mit e l'ass un zion e d el bud d is mo ze n o d a alt re espe ri e n ze or ie n ta li », m a d all a t rad izio ne e uro p ea e d al popo lo te d esco :

« P e r ca mbi a re modo di p e n sare è n ecessa ri o l'ai ut o de ll a t ra d izio ne e u ro p ea e di un a sua riappropri az io n e . Il pe n siero vie n e modi fic a to solo da quel p e ns ie ro ch e h a la s tess a pro ve ni e n za e la s tessa destinazion e» ."

Altrim e nti d e tto: il mondo tecnico s fu gg ito a l co ntroll o uman o p u ò esse r sup e rato solo lì do ve è n a to. Ma « no n attrave rso l' uom o so lt anto » . Torn a a qu es to punto in m e nt e il Goti mit uns sul cinturone dei soldati te d esc hi n e ll ' ultima g u e rr a : qui c i vuo le un Dio e p oss ibilm en te un «n os tro »

Di o . Pe rch é all a do m and a se attribui va « p a rti co la rm en te ai Tedesc hi un co mpito s peciale» la ri s p os ta t ras ud ò di un o sfacc ia to sa po re reva n chi sta :

« Io pen so a ll a p arti col are inte rn a affinit à d ell a lin g ua ted esca co n la lin g ua d e i Greci e co l lo ro pen sie ro . Qu es to mi viene ogg i se mpr e di nuo vo confe rm ato d a i F ra n ces i. Q u and o ess i co min c iano a pensare, p a rl an o in t e d esco; ess i ass icuran o ch e con la loro lingua non ce la fa nn o» .~'

In somm a: in sie m e a un Dio , solo il p e n sie ro te d esc o ci p otr e bb e fo rse salv a re .

Ernst Ji.inger, l'eroico «opportunista »

Ri s pe tt o all' a mi co Schmitt , butt ato in gal e ra a No rimb e rga, e a H e idegger, p or ta to d ag li epurat or i all 'o rl o d el s ui c idi o, E rn st Ji.in ge r, pur ave n d o qualch e tit o lo p e r esse re co n s idera to in q uel te rzetto il più vicin o co me isp irato re a l fasc ism o, ne ll a t rage di a e u ro te de sca d el 19 45 se la cavò m eg li o deg li a ltr i. Ne ll 'amp ia int e r vista I prossimi Titani ril asc iata a Ant o ni o G no li del qu o tidiano « la Re pubbli ca» e a F ra n co

Vo lpi in occasione del centesimo co mp le anno ricordò così le co muni tra ve rsi e del dopog ue rra:

«Per n ess un o di noi fu una passegg iata, Anch e nel m io cas o, come in q uello di Cari Schmitt e di H e id egge r, vennero s ubi to gli inc ar icati d ell e forze occupan ti per in terroga rmi e chiederm i ogni so rt a d i inform az ion i , m a non fui so ttoposto a interrogator i veri e propri , e me la cavai abbas t anza bene , Fu im portante per me passare dalla zona di occ u pazio n e ingle se, dove in un primo tempo mi fu vietato di pubblic a re, a qu e ll a francese, dove ero conosc iuto e go d evo di co nsid eraz ione, ta nto che ott enni nuovamente la lib ertà di stampa . In somma, la tran sizione non fu per me così difficile co me per He idegger o Cari Schmitt , Loro son o s tati espos ti a d attacch i molto violenti , anche perc h é si erano d irettament e compromessi con il regim e nazionalsocialista, Io invece, a Pari gi , ero stato vic in o al gruppo di uffic iali che aveva organi zzato il complotto contro Hitler - n e i mi ei d iar i parigini lo chi amo " Kniebolo ", un nome che mi venn e in mente in un sogno - e allora, co me p ur e verso la fin e del la gu e rra , ebbi grosse difficoltà co n il reg im e. La Gesta po a P ari gi aveva raccol to s u d i me un int e ro dossier» . 61

H an n ah Arend t nel rapporto reda tt o per un 'orga niz zazione ebra ica , la Commis sion on EuropeanJewi sh Cu ltu ra ! Reco nstru c tion , gli a ttribuì titoli res ist enz ial i:

«Nonostante l 'in n egab il e influenza ch e i primi lavo ri di Ji.in ger h anno eserc it ata su certi m embri dell 'intelligenciija nazista , egli è stato dal prim o all ' ultimo gio rn o del reg im e un atti vo oppos ito re del n azismo, dimos trando co n ciò che il concetto d'onore, un po' antiqu ato ma diffuso un tempo fra il corpo d egli ufficiali prussiani , era del tutto sufficiente a motivare una r es ist enza individu ale».

Ric onoscimento acco lto da J i.in ge r co n e legante ri se rva : «Personalm ente, ave ndo visto e viss uto q uel ch e s ucc esse p rim a e dop o, provo un a certa all e rgia nei confronti de ll ' uso indiscrimin ato della paro la "res ist enza "» ."

In rea lt à Jun ge r come ufficiale ted esco a P ar ig i aveva goduto d'un a p os izio ne privilegiat a essendo incaricato d ' intrattenere co rdi a li rapporti con gli scr ittor i francesi n el quadro d ell a coll abora z ione tra il governo di Be rlino e qu ell o di Vichy per la costruzione di un N uo vo Ordine Europeo. Un bel modo di tra sco rr ere la guerra; e le a tte n zioni d ell a Gestapo, che raccog li eva notizie su di lui come su tutti i personagg i dotati di una certa notorietà, non lo disturbarono n emm eno quando fu motivatamente sospettato d'intrattener e contatti con il gruppo di uffici ali e ari stocrati ci che stava n o preparando l'attentato a Hitler del 20 lu gli o 1944, perc hé Hitl e r in persona lo stava prote ggendo. Dopo la sco nfitt a tutti e tr e gli amici h anno esibito qualch e titolo di vittimismo. Schmitt l' artico lo che nel 1936 lo crit icò su ll a rivista « Da s Schwarze Korps» delle SS; H e id egge r l'ar ruol am ent o forzato durante gli ultimi giorni di g ue rra ne l Volkssturm;Junger poté es ibire l'antipatia del mini stro de ll a prop aga nd a Goebbels :

« Ricordo ch e nel marzo del I 945, qu a ndo la catastrofe era ormai so tto g li occh i di chiunque avesse un minimo di buon senso, Goebbels trovò il tempo d i diramare all a stampa l'o rdin e di non fare m enz ione del mio cinquantes imo comp lea nno » ."

Ma ni e nt e di pegg io g li poté accadere appunto perché il Fiihrer strave d eva per lui. E nono sta nt e la manc a ta adesione al na zismo n e aveva ottimi motivi , g iacché }un ge r era pur sempre l'a utore più rapp resentat ivo della generazione d el front e di cui il movimento n az ion alsoc iali sta e ra la più vistosa es pressio n e politica. Volo nt ario di guerra, aveva co llez ion ato quattord ici ferit e, era stato in s ig nito de ll a p iù alt a d eco ra zio ne prussiana al valor militare, il Pour le Mérite, ch e di rado toccava a ufficiali d i grado infer iore, e n el I 920 aveva p ubbli ca to con Tempeste d'acciaio in asso lu to il più bel libro u sc ito dalle trincee della Prim a g uer ra mondiale. Pro seguendo co n Il combattimento come espe rienza interiore de l 1922, Il tenente Sturm del 1923, Il boschetto 125 del I 924, Fuoco e sangue del I 925, si era posto dec isamente

co me «an ti -Remarq ue» contro la letteratura pac ifi sta e disfa ttis ta del p rimo dopoguerra. Con lui Losu rd o non e bb e le stesse difficoltà incontrat e con Heidegger nel rint racc iare citazioni che ne rendes sero convincente l'ad es ion e all'ideolo gia della g uerra :

«L'intr ecc iars i del tema della "com un ità " e de l tema della "morte" produce in Germania un a miscela id eo logica particolarmente to rbid a ed es p losiva. In questo contesto, la figura centrale è indubbiamente cost itu ita d a Ernst Ji.in ge r. Nella s ua opera viene radic ali zzato e rip escato in infinite variazioni il tema de ll a "vicinan za d ell a mort e" che rende, sì , la vita "p iù dolorosa", ma anche "p iù dolce"; il " b attes imo del fuo co" diviene un a vera e propria festa a un a fonte di e bbrezza. No n c i so no dubbi: la vita è più int ensa, più ricca, più scin till ante proprio là dove più infur ia la morte». "'

Persin o l ' imm ag ine convenziona le di Ji.in ge r come ant iRermarqu e, cio è come scrittore che nei suoi primi libri ha opposto - pur senza nascond e rl o - all 'o rror e l 'amo re della gu erra è limit ativa . Lo spec ifico diJi.inger non è nel semp lice amore della gu e rr a, così diffuso neg li scri ttori del primo Novece nt o, quanto n e l! ' aver raggiunto il più alto gra do d'immedesimazione con la g uerra moderna, la gu erra di m a te riali , die Materialschlacht, ch e da secoli, sin dalla prima introduzione delle armi da fuo co, aveva provoc ato cr isi di rige tto n e ll a tradizione eroico-cavalleresca, e n ell a Prima g uerra mondiale aveva concluso il p assagg io all 'e ra indus triale m eccanizzando la spoetizzata fine del gu erriero in una mortale ca ten a di mo n taggio. J unger colse il ru mo re d e lla guerra in d u st riale sin dalle prime ri gh e di Tem peste d'Acciaio, desc ri vendo così l'incontro co l fr o nte:

«Il treno si fermò a Bazancourt , picco la città dell a C hampagne . Scendemmo . Con ri spe ttosa in credulit à tendemmo l'orecc hio al rimbombo lento e r itm ato del fronte, a que ll a melodi a d a lan1 in a to io che poi, per lun ghi anni, ci sareb b e sta ta familiare » ."

Altrettanto efficace un centinaio di pagine dopo la rappresentazione meccanizzata del massacro di massa:

«All'alba il paesaggio sconosciuto si svelò a poco a poco ai nostri occhi stupiti. La strada ci appariva ora come una '. serie di enormi imbuti pieni di lembi di uniformi, di armi e di morti; a perdita d ' occhio il terreno circostante si presentava sconvolto dai grossi calibri . Non un filo d'erba. Il campo di battaglia arato a quel modo era spaventoso. I soldati morti giacevano in mezzo a quelli vivi. Scavando qualche fosso per proteggerci costatammo che i cadaveri erano ammucchiati a strati gli uni sugli altri. Le compagnie rimaste sotto il bombardamento erano state falciate una dopo l'altra. I morti erano poi stati sepolti dalle masse di terra sollevate dai proiettili e gli uomini giunti per il cambio ne avevano preso il posto. Ora toccava a noi.

La strada e il terreno retrostante erano coperti di tedes chi, il terreno antistante di inglesi. Braccia, gambe, teste fuoriuscivano dalla scarpata; davanti alle nostre tane membra strappate e corpi sui quali a volte erano stati gettati, per evitare un continuo spettacolo di facce sfigurate, cappotti o teli da tenda. Nonostante il calore nessuno si sognava di ricoprire di terra i cadaveri». 66

«Eppure - notava Ji.inger - tra queste drammatiche, sanguinose immagini regnava un'allegria selvaggia, incredibile.»" E ancora: «Che volete, la guerra li diverte». Oppure, quasi a conclusione in uno spirito che qui potrebbe sembrare più grevemente nazista e/o teutonico che non fascista:

«Le libagioni tra i soprawissuti di una battaglia restano tra i più bei ricordi di un veterano del fronte. Anche quando ne cadevano dieci su dodici, i due scampati si ritrovavano davanti a una bottiglia la prima sera di riposo, vuotavano un bicchiere in silenzio alla memoria dei camerati scomparsi e discutevano poi piacevolmente delle loro comuni e sperienze. In quegli uomini c'era qualcosa di vivo che cancellava l'asprezza della guerra e spiritualizzava la voluttà del pericolo e il desiderio cavalleresco di vincere la propria bar-

taglia. Ne l corso di quattro an ni , il fuoco forgiò combattenti sempre più puri e più audaci »."

Diffi cil e co ntestare che in questo brodo di cultura sia ferm entata la part ico lare tra gicità d ell a vicenda n azista, anche se ]un ge r n e rimase personalm ente es tran eo, ponendos i a volte più a s ini stra con l'amico Ernst Niekisch , il n az io nalbolscevico e s is tematicament e molto più a de stra , s u posizioni elitari e - mai antisemit e - incompatibili co n la vo lgarità d a Spiessbi.irger piccolo borgh ese della dirigen za naz ista. Tuttavia anche il nuovo imp egno saggistico avviato nel 1932 con Der Arbeiter. Gesta!t und 1-/ errscha/t (Il lavorat ore. Dominio e /orma o L'operaio n ell a sommaria tradu zione it ali ana di Juliu s Evo la e poi in quell a di Quirino Princip e edita nel 198 1 dalla Longan es i) nell' es prim e re la con vin zione che la fi g ura del la vo ra tore - da non co n fon d ersi col proletario essendo in vece il contin uat ore dell 'es perienza e d ella se nsibilit à n azionale maturata al front e - fosse destinata a cancell are l' era indi vidu alistico- econom icista della borgh es ia, pur preferendo riferirsi agli esemp i d ella Russia soviet ica e dell'Itali a fascista, non poteva non esse re rimasto influ en zato anche dall 'a ffermars i in Germani a di un mo vim ento ch e si chiam ava P artito nazionalsocia li sta te d esco dei lavo ratori (Nationalsozialistiche D eutsche Arbeiterpartez). Ormai, in pieno tri onfo p lan e tario (s ia p u re tra un a crisi e l'altra ) della borgh esia lib eralca pitalist a, sapp iamo quanto foss e errata la profezia che pa r ev a stesse reali zzandos i sotto i su o i occ hi con le affermazioni antiborgh es i d i Mosca, Roma e Be rlino. Ma allora quel pr imo saggio in cui ]un ger died e sfogo a un ge n e re di prosa oracolare, n ell a quale lasc iava int rave d e re delle profond ità che lo svilup po storico non h a co nferm ato , colpì per sin o Heidegger.

In periodo fasc ista di ]un ge r, oltre al diario parigino Giardini e strade, venne tradotto in Italia solo Sulle scogliere di ma rmo, racco nto esoterico velatamente ant inazista. Il fascismo al potere, o rgoglioso d ei succ ess i ra gg iun ti n e ll 'archit e ttura, da i nuo vi quarti e ri all e c itt à nuov e, n ell a poesia e nel c in ema, si con sid erava a u tosuffic iente con i s uoi sc rittori e le s ue memo rie; solo dopo la sco nfitta la d es tra ita li a-

na ce r cò di ricup e ra re a ll'e stero qu egli scr ittori a ffini , d a Ro b e rt Bra sill ac h a Pi e rr e Dri eu la Roc h e ll e sino ap p unt o a Jiin ge r, ch e pot eva n o co lmare la min o re p rodutti vit à d el fasc ismo italiano n e ll a n arrativa . Il ca po lavo ro de ll a lett e ra tu- . ra di guerra Tempeste d'accia io ve nn e pubb lica to d all e E di-·· z io ni d el Borgh ese nel 1966 su su gge rim ento di H enr y F ur st , lo sc ritto re am e rica no ch e aveva p a rt ec ipa to all' avve ntu ra fium a n a d i d ' Ann u n zio e si era sis te mato d a all ora in Itali a , tra Ro ma e la Li g uri a, sposa nd o in vecc hi a ia la sc rittri ce Orso la Ne mi , anch e le i ass idu a co ll aborat r ice del «Bo rghese» . Di J tin ge r F urst aveva già pubb licato nel 1957 il D iario 1941 -1945 co n la Lon ga n es i e nel 196 1 a nco ra co n la L on ga n es i L e api di vet ro, me ntr e un altro editore di d estr a, Gio vanni Vo lpe, era u sc ito n el 1965 con Al muro del tempo, t radott o d a Juliu s Evo la, autore a n ch e di un ' util e ridu zio ne d e !.:Operaio nel pensiero di Ernst f unger (Vo lp e 1974 , m a l'op e ra era già pront a nel 1960). Il legam e t ra lo sc rittore te d esco e il suo tradutto re it ali ano si e ra raffo rzat o quando H enry Fur st con il giovan e int ellett u ale di d es t ra M a rce ll o St ag lie n o aveva ricup e ra to e riportato a Wilfl inge n le sp og lie di E rn st , il fi glio di Jiin ge r u cc iso nel no vemb re d el 1944 da i pa rti g iani a C a rrara . Il g iova n e Ern s t vi si t rovava da milit a re t edesco in un repa rt o d i puni zio n e pe r ave re es presso id ee an tin az iste. Vita e mo rt e d evon o co mp rendere an ch e qu es te co ntraddi zio ni : era antin az ista ma ad amma zz arlo furon o i part igian i.

L: adattam ent o ne i te mi volta a vo lta trat ta ti daJiin ge r all'a ri a d e i tempi (n e ll'imm edi at o d o p og uerra aveva g ià p ro nto un li b ro su La pace," con cep ito s in d al 1941 e circolato in d atti los critto t ra am ici fid ati nel 1944; e nel 1960 annun c iava u n o rdin e pl a ne t a rio pross im o a co mpi e rsi n e Lo Stato mondiale)'° h a pos to int er rogat ivi s u un suo « opp ort unismo» . Criti ch e all e qu ali si è rib e ll at a Cate r in a Rest a n ell a p rim a parte di un libro sc ritto insi e me a L ui sa Bon es io e ch e è un o strum ent o p rez ioso per la co m p re n sion e di J iin ge r:

«È strano com e ta lvo lta ci s i debba giu stifi ca r e p e rs in o di vive re tro p p o a lu ngo e ch e la pe riz ia n el n av iga re in acq u e t emp es to se e nel r icondurre in fi n e in porto la p ro pri a

barca, lun gi dal far presentire l'ardimento e le non comu ni capacit à del nocchiero, indu ca piuttosto a sospettare miseri espedienti nell'arte di farla franca»."

Secondo Evo la non era più «il caso di occuparsi delle opere più recenti dello Jiin ger»72 e Luciano Pirrotta ha affrontato «le tante contraddizioni manifestatesi nell'arco di una vita troppo lun ga, i cambiamenti di prospettiva, il graduale scivola re in un a dimensione esiste n ziale di in div idualismo piccolo borghese», ma per riconoscere in un complessivo bilancio

«le illumin az ioni , i ba gliori di verità che la persona intera, più che il letterato, ha saputo coglier e e fissare durante l'esperienza diretta di congiunture eccez ion ali, sia nel segreto di un esaspera to solip sismo che n ell a dimensione epica delle catastrofi collettive»."

Tra i bagliori di verità assumono un sapore quasi profetico le osservazioni sul voto in un s istema tota litar io tracciate nel 1951 daJiinger nel Trattato del Ribelle, scritto pensando a come resistere «passando al bosco» (il titolo or ig inale , Der Waldgang, indica appunto il passaggio nel bosco) entro i modelli sovie tici , e che appaiono per molti versi quasi altrettanto attuali nei tratti seni li d elle democrazie del Duemila. Leggiamone qualche brano.

«Il meccanismo elettoral e, come lo abbiamo visto noi, è diventato un concerto di automi, manovrato da un solo organ izzatore. Il s in go lo può essere costretto, e di fatto lo è, a parteciparvi. Deve sapere però che le posizioni che gli è dato di occupare sul campo sono tutte ugualmente prive di va lore .»74

Un imparagonabile vantaggio rispetto ai sistemi soviet ici è che da noi gli organizzatori sono più di uno: passando dalla tragedia all a farsa di verse segreterie di partito c i pongono le loro scelte. Ma: «A che pro scegliere, infatti, se la situazione ndn consente la scelta? La risposta è questa: la

sched a elettorale offre al nostro elettore l'occasione di prendere parte a un gesto di plauso» ." Per app laud ire chi ?

«Uno d e i ca ratteri pe culiari del nostro tempo è che le sce n e p iù sig nificative sono legate a d attori insi gnifi can ti. ·Sopra ttutto Io si vede nei suoi grandi uomini: ab biam o l'impressione che si tratti di figure che potr emmo incontrare ovunq ue [... ] L' aspe tto irritante d i qu es to spe tt aco lo è il lega me tra un a statura così modesta e un potere funzionale così enorm e." A questo punto dobbi amo constatare che l' uomo comune, l'uomo del la strada , que ll o che ogni gio rno incontriamo dapp e rtutto, ha afferrato la situa zion e me glio di tutti i governi e di tutti i teorici di qu esta terra. TI motivo è che in lui soprawivono le tracce di un sapere ch e h a radici p iù profonde d ei luoghi comuni d el!' epoca presente.»"

Rifl ess ion i sugge rit e da i drammi della dittatura stalini sta possono esse re ogg i bofonchiate in tranquill e vers ioni qualunqui st e. D 'a ltra parte Io stesso Ji.ing er nel commentare, dopo il Ribelle, la fi gura un po ' preten ziosa dell' Anarca sost e nn e: «A ri go re, da l punto di vista del! 'Anarca, del g rande Solitario, tota litar ismo o democra zia di ma ssa non fanno gra nd e differenza». "

Va not ato il ce nno ded icato da Ji.in ger a ciò ch e i te desc hi hanno soffe rto nel dopoguerra (co n mi lioni di morti, ignorato O locausto german ico, e milioni di donn e violentate dai so ldati d ell'Armata rossa) ripet endo l'insoffe re n za co n cu i già H e id egge r avev a rep li cato a chi g li chiedeva di scusarsi per i peccati de ll a Germania na zist a:

« D opo la disfatta , si è tentato di pr iva rli pe r semp re di og ni c[iritto , di re nd e rli schiavi e, dividendo li, di d istru gge rli. E stata una pro va più dura de ll a st essa gue rra, prova che ormai può dirsi superata: i tede sc hi l' h anno soste nut a in silenzio, senza ar mi , se nza amici, sen za una so la tribun a da cui parlare a l mondo . In quei giorni, in quei me si e in queg li a nni i tedeschi hanno fatto un a d e ll e esper ie n ze più grand i in asso luto . Sono stati riso spinti sul loro possesso p iù intim o, s u quello s tr ato che in ciascuno di noi sfugge al-

l 'annientamento . Misterioso questo strato, e giorni, quelli, che hanno creato vincoli più saldi di quelli dovuti a una vittoria decisiva . La ricchezza di questo paese è negli uomini e nelle donne che hanno vissuto esperienze estreme, esperienze che s i presentano una so la volta nel corso di molte generazioni». 79

La passione nazionale esprime in Jiinger, quasi di sfuggita , gli ultimi bag li ori. Ma importante è il legame che si affina con i grandi pensator i della destra, Schmitt, Heidegger, Eliade, nella seconda metà del Novecento, che alla cultura corrente pareva in vece dominata dalla sinistra. Nel 1950 pubblica Oltre la linea, un saggio sul nichilismo in un vo lume per i sessane' anni di Martin Heidegger, a cui il filosofo risponderà nel 1955 col saggio su La questione dell'essere per i sessant'anni di Jiin ger, che diventa in tal modo interlocutore ai punti più alti della filosofia del suo t empo. La conclusione di Oltre la linea era al tempo stesso una confessione e una velenosa diagnosi sulla condizione umana nei tempi presenti:

«L'accusa di nichilismo è oggi tra le più diffuse, tra quelle che più vo lentieri vengono rivolte ali ' awersario. È probabile che tutti abb iano ragione. Dovremmo perciò farci carico di quest'accusa, anziché attardarci tra co loro che sono incessantemente alla ricerca di colpevoli. Ch i non ha sperimentato su di sé l'enorm e potenza del niente e non ne ha subito la tentazione conosce ben poco la nostra epoca . Il proprio petto: qu i sta, come un tempo nella Tebaide , il centro di ogni deserto e rovina. Qui sta la caverna verso cui spingono i demoni». 80

Con Cari Schmitt si confronta negli anni Cinquanta su Il nodo di Gordio, un dialogo su Oriente e Occidente nella storia del mondo. " Con Mircea Eliade, uno dei maggiori storici delle rel igioni del Novecento, dal 1959 al 1971 pubblica la rivista di studi mitico-religiosi intitolata «Anta ios», dal nome del «gigante le cui forze vengono ritemprate al contatto con la Terra, la madre che lo ha generato». " Studi

cui era p red is posto d alla sicur a intui zion e s ull a costant e p rese n za de l mito: «Il mit o non è sto ria rem o t a: è rea lt à se n za te m po ch e si rip e te n ella storia» ." E da ll a co n cez ion e spiritu ali s ti ca, ch e nono st an te tutto ispira o ttimi s mo nell a co nclu s io ne d i Al muro del tempo , qui ripr esa d all a tr a du - ·. zio n e d i Juliu s E vo la:

«L a vera co ntrop art e dell a terra n o n è l' int e ll ett o coi su o i pi ani tit ani ci b e n sì lo spirito in qu anto p ote n za cos mica . Così in tutte le consid e razioni ri guard anti i p rocess i del no s tro te m po ha una parte rile vant e la sp e ra nza, più o me no in es pr essa, ch e le forze spirituali su pe ri o ri fr enin o il possent e mo vim e nto e se ne imp a d roni scan o p e r aw ia rlo ve rso il meg li o» .'"

Sull a s trao rdin a ri a vit alit à int ell e ttu ale d i Jiin ge r sono testim o ni a n za le interv ist e rea li zza t e nel ma rzo d el 1995 in occas io n e d el su o ce nte s imo compl e ann o d a Anto nio G n o li , F ra n co Vo lp i, Sil via Ronch ey, Gi useppe Scaraffia e M a rceHo Stag li eno p e r la RaiT v e qu e ll a rip o rt ata d a A nt oni o G n o li e F ran co Volpi ne I prossimi Titani. Vi p arl ò de ll a glo b ali zzaz io ne c ui «s pin ge in esorab ilm e nt e» la t ecn ica, ann un zia nd o (co n un di sta cco d e ttato d al su o «op p o rtunism o»?) ch e «le n az ioni sono a mio aw iso un fe no men o di t ra n sizio n e»" e rib a d e ndo il giudizi o n ega tiv o sull a sp ro· p orz ion e tr a la pi c col e zza degli uomini politi c i co nt emporan e i e l'e no rm e pot e re di cui dispo ngo no , appli candolo n o n più all ' Union e Sovietica (il muro di Be rlin o e ra orm ai ca dut o d a qu alch e anno ), ma all ' im pe ro d em oc ra ti co: « pu ò su cce d e re ch e un uom o così in signifi cant e co me il pres ide nt e deg li Sta ti Uni ti p os sa pr em e re un b o t to ne e d is tru gge re l ' in te ro p ian eta» . 86

P e r un appass io n a t o bil ancio fin ale s ull a lez io n e di ]unge r ci a ffidi amo a Lui sa Bon es io , ch e così con clud e il saggio s ui « p assagg i a l bo sco » :

«In un p e r corso e po ca le ch e ved e can cell ars i i vecc hi ord ini di se n so, ch e h a ass istito allo sm emb ra me n to di og ni comunit à n e ll 'awe nto della folla so lit a ri a, ch e h a pe rs ino

reso senza significato l'eroismo guerriero e la nobiltà personale, in cui tutte le figure perdono i tratti distintivi a favore di un uni co ingrigimento, di una stessa anon im a trama,Jiinger assume ancora una volta la posizione della postazione perduta, dell'anarca che di fronte all ' invasiva volgarità del tempo nega la propria adesione, anche in pace, scegl iendo la strada dell 'esilio interno: Il tempo non ha più molto da offrire; è l'in temporale che si awicina - ora è tempo d i rientrare in se sress i». 87

José Antonio Primo de Rivera: «con una macabra piroetta»

Altri morirono giovan i. Jo sé Antonio Primo de Rivera, fondatore e capo de ll a Falange Spagnola, era nato il 24 aprile 1903 e lo fucilarono il 20 novembre 1936, a 33 anni. Chiunque si sia occupato di lui ricorda l'inizio colto e la liri ca conclusione del discorso di fondazione della Falange, pronunciato nel teatro «La Commedia» a Madrid il 29 ottobre 1933. Esordì polemizzando non con personaggi viventi della politica attuale, ma con un pensatore che quasi due seco li prima aveva contribuito a ispirare la democrazia: «Quando nel Marzo del 1762 quell'uomo nefasto che si chiam ava J.J. Rousseau pubblicò il Contratto sociale, la verità politica cessò d'essere un'entità permanente». " Obiettivo della polemica contro Rousseau era la pretesa democratica di esprimere attraverso il suffrag io una «vo lont à generale»

«infallibil e, atta sempre a definire il giusto e l'in giusto, il bene ed il male. E poiché questa volontà collettiva , questa volontà sovrana, si esp rim e soltanto attraverso il suffragiocongettura dei più che trionfano sui meno - ne consegu iva che il suffragio, questa forza dei pezze tti di carta introdotti in un'urna di vetro, aveva la virtù di dirci ad ogni momento se Dio esiste o non esiste, se la verità era la verità o non lo era, se la Patria doveva esistere o se fosse preferibile che in un dato momento si suicid asse».

L a po li t ica ch iu sa d i Jo sé An ton io era ir ridente n ei co nfron ti dell e im mi ne nti e lez io ni , c ui p ur e partec i pava :

«In queste e lez io ni vot ate pe r chi vi p a r meno pegg io. Ce rto n on usc ir à da esse la nos tra S p ag n a, né in esse sta il •. nost ro sim bo lo. Io c redo d'esse r ca n di d a to; m a lo sa rò se n za fede e se n za ri spetto. E lo di co ora, q uan d o il d irlo p uò fa r sì c h e m i si ritirin o tutti i vo ti . No n me n e imp o rt a n ull a. No i no n vogliamo and a re a di sputa re ag li ab it u din ar i i res ti in s ip id i di un sudicio b an ch e tto . A n ch e se ta lvolt a t ra n siti a m o pe r qu e i luo g hi, il no st ro pos to è fuo ri di là . Il n os t ro posto è a ll 'a ri a a p e rta, sotto la no tt e lim p id a, ar m a a l b racc io e n el ciel o le st e ll e . Ch e continu in o g li alt r i n e i lo ro fes ti n i. No i, fuo ri , in v ig il a n za a tt e nt a, ferv ida e s ic u ra g ià pr ese nti am o l'a lba n ell 'alleg r ia d e i n ost ri c uo ri » .

TI prese nti me nt o più c he alt ro av reb b e dov u to su ggeri rg li il t ra m on to p oiché, appe n a tre anni dopo l'aw io d i q uell' awe ntur a po lit ica, sare bb e fin ito di fro nte a un p lo to n e d'esecuz io n e, affro n ta n dolo co n di g ni tà , ma se n za spag n olesca iatta n za, anz i co n umilt à, co n mo d es t ia appe n a im bellita da u na so ttil e iron ia, com e si ap pre n de da ll e u ltim e lette re , pe ralt ro intr ise d i profondo spirit o reli gioso :

« T i co n fesso - aveva sc ritto a Rafa el San chez Masas, un o d e i più intimi co ll a b o ratori ne ll ' impr esa po liti ca d ell a F alan ge - c h e in o rridi sco al p e n s ie ro di d ove r mo rir e fu l min ato dall a scar ica d ell e pallottol e , sotto il triste so le de ll e fucil az io ni , d i fro nt e a visi scono sci uti , co n u na m aca b ra p iroe tt a. Avre i vo luto m o rir e len ta m e nt e, in casa, nel mi o le tt o, ci rcondato da vis i fa mili a ri e res pi ra n do il rel igioso aro m a de.i sacra m enti e d el le preg hi ere; voglio dir e co n tutto il rito e la te n e rezza d e ll a m o rt e t radiz iona le. Ma c iò no n mi è co n cesso: fo rse il Si g nor e d es idera che io mu o ia in alt ro modo . C h e Eg li accolga la mia a n ima (che ier i p re dispos i co n u na buo n a co nfess io n e) e mi soste nga affin ch é la decorosa rasseg n az io n e d ell a mi a m orte n on sia inferio re al sacr ifi c io di ta nt e m o rt i recenti e ge n erose c he tu ed io abbi a mo comm e m ora t o in s ie m e» .

E in un'altra lettera aJulio Ruiz de Alda, asso dell'aviazione e collaboratore nel comando della Falange Spagnola:

«Attendo la morte senza disperazione ma, come potrai immaginare, senza alcun piacere: penso infatti che la mia vira sia ancora utile e chiedo al Signore che me la conservi. Tuttavia se Egli ha stabilito diversamente, morirò confortato dall'esempio di tanti altri che caddero più giovani di me, in silenzio e con maggiore umiltà».

Era spiritoso, non era sbruffone, si esprimeva in un raro, originale dosaggio di qualità um ane . Suo padre, il generale Miguel Primo de Rivera, per sei anni, tra il 1923 e il gen naio del 1930, aveva sostituito un sistema parlamentare in decomp osizione con un a dittatura leggera, mettendo un po' di oppositori in prigione e inducendo un int ellettuale di rango come Miguel de Unamuno ali' esilio, ma senza sporcarsi le mani di sangue. Privo di una base attivistica di tipo fascista, appena sentì che i quadri militari non lo sostenevano più abbandonò spontaneamente il potere per ritirarsi a Parigi: «E ora un po' di ripo so, dopo 2326 giorni di co ntinui fastidi, responsabilità e fatiche». Morì pochi mesi dopo, come nota con pesante ironia uno storico inglese di idee laburiste (ma è lo stesso a notare che non ci furono esecuzioni politiche durante la sua dittatura e a escludere che fosse fascista) «in un albergo di seco nda categoria, in rue du Bac, divid endo i suoi ultimi giorn i fra il bordello e il confess ionale ». "

A differenza di suo padre, ]osé Antonio invece fu certamente influ enzato dal modello mussoliniano. I falangisti si distinguevano per una camicia di colore azzurro scuro, usato in Spagna presso i ceti popolari, anziché nero; avevano adottato, come anche i nazisti in Germania, il saluto romano e il rito dell 'appello ai caduti, cui veniva risposto in coro «Presente!», con l 'eccez ione di ]o sé Antonio, che per l'in colmabile vuoto lasc iato venne dichiarato Ausente (assente). Ma al di là di questi diffusi rituali , di una sincera ammirazione per Mussolini, che Jo sé Antonio era riuscito a incontrare, di una sua prefazione a un volume El fascismo con scritti di Musso-

lini , tenne a di stinguersi dal preced e nte italiano insi stendo sui tratti originali, spag noli del suo mo vimento , com e precisò in un comunicato del 19 dicembre 1934 :

«La Falange Spagnola delleJ.O.N .S. non è un movim e n - •. to fascista. Col fasc ismo ha qualche coincidenza n ei punti esse n ziali di valore uni ve rsale, ma va profilandosi ogni g iorno con un proprio carattere peculiar e ed è sicura d'incontrare g iusto su questa via le sue possibilità più fecond e».

Lo distinguevano da l fasc ismo appena 40 attivisti caduti prima che scoppiasse la guerra civile contro i 425 squadristi caduti «a ntemarci a» secondo un calco lo riduttivo di Mimmo Fran zin e lli "' e un seg uito più mod es to , come riconos ceva in un testo apologetico il filo sofo e rettore dell'Uni ve rs it à di Madrid Adolfo Munoz Alonso: « La Fal ange è un movimento d all e radici intell e ttu ali, non un movim en to di massa». " Lo diffe re nziava una a n co r più spiccata tendenza anticapitali st ica, dovuta in parte all a fusione con le j untas de O/ensiva Nacional-Sindicalista promosse da Ramiro Led es ma Ramos, a lli evo predil etto di José Ortega y Gasset e tra i prim i traduttori di Heid egge r in spagno lo, e da Onésimo Re dond o; e in parte alla crisi innescata nel 19 29 d al cro llo di Wall Street e che n e i primi an ni Trenta aveva indotto molti a dubitare della capacità di soprawivenza del sistema capitalista. Il punto 10 del programma della Falange ne pronuncia va così la condanna:

« Ripudiamo il sistema cap it ali st ico , perché disconosce i bisogn i del popolo , disumanizza la proprietà privata, agglomera i lavoratori in ma sse informi , sogge tte all a mi ser ia e all a di sperazion e. La nos tra impo stazione sp irituale e la nos tra coscienza n az ional e ripudiano anche il marxismo. Noi orienteremo l'impeto d e ll e classi lavoratric i, oggi traviat e dal marxismo , su ll a g iu sta via che t e nd e alla loro immedi ata partecipa zion e a ll a g rande opera d ell o Stato Nazionale».

Al punto 13: « Lo Stato ricono scerà la proprietà privata come mezzo legale per raggi un gere i fini indi vi duali , fami -

li ari e sociali. La proteggerà contro le aggressioni del grande capitalismo, degli speculatori e degli usurai » . E al 14: «S iamo propensi a nazionalizzare le banche e, attraverso le corporazioni, i grand i servizi pubblici» . I punti successivi prevedevano vaste espropriazioni e distribuzioni di «terra coltivabile per costitu ire d ell e proprietà familiari e per stimolare energ icamente il costituirsi in categor ia professionale dei contadini».

C'era dell ' ingenuità in questi proposi ti (ma in Itali a sotto la spinta della Grande Depressione il sistema bancario era diventato in gran parte pubblico per esigenze di salvataggio e con esso anche larga parte del sistema indu st ri ale), di cui l'ucci sione di lì a poco di Onésimo Redondo, caduto in un'imboscata il 24 luglio 1936, di Ramiro Ledesma Ramos (catturato dai repubblicani il 28 ottobre dello stesso ann o, preferì farsi ammazzare in un gesto di rivolta anziché finir fucilato) e infine di José Antonio fucilato il 20 novembre, impedì ogni tentativo d'applicazione. Furono tutti vittim e dell e reazioni al maldestro colpo di stato avviato il 18 lu glio 1936 dal generale Francisco Franco. Di solito queste operazioni si risolvono con poch e vittime in una notte. Il colp o di Franco, mal congegnato, inn escò una guerra civile che si prolungò per quasi tre ann i sino a fine marzo del 1939 e costò 4 80 mila morti secondo il calcolo dello storico inglese Hugh Thomas, atroce bilancio che la retorica del regime franchista , nobilitata da un cin1itero co mune per i caduti di entrambe le parti nella Valle de los Caidos, ampliò add irittura a un milione.

Un massacro che ]osé Antonio, avendo scelto di fare l' avvocato anziché seguire la carriera pa terna e diffidando degli sconfinam enti in politica dei militari, avrebbe voluto evitare, anche se al sacrifi cio - seppur riluttante, come abb iamo visto - in qualche modo era preparato già da Cara al sol, l' inno falangista che aveva contribuit o personalme nte a comporre:

«Faccia al sole, con la camic ia nuova, c he ieri hai bordato di rosso, la morte mi coglierà, se mi coglie, e mai più ti rivedrò; torneranno bandiere vi tt or ios e; sorgi Spagna, e p e r vince re : Spagna - Una; Spagna - Grande ; Spagna - Libera; Sorgi Spagna».

Sul prudenziale distacco dai milit ari Primo Siena riporta una circo la re a i comand i della Falange, ch eJosé Anton io riuscì a fare uscire dal carcere il 24 gi ugno 1936 , quando era g ià detenuto a Madrid e nella quale tra l'alt ro diceva:

« L'ammirazio n e , la st im a profonda per l' ese r c it o come organismo essenzia le d ella patria, non imp li ca il conformars i ad og ni pensiero, ogni parola ch e un militare o un gruppo di militari possa professare o acca rezzare. Spec ialm ente in politica la Falang e - ch e d etesta l 'ad ul azion e perché la co n sidera come titolo di spregio per l' ad ulato - non s i ritie n e m eno preparata che l a media d ei militari. La formazione politica dei militari è di so lit o co lma della p iù nobile in ge nuit à [. .. ] Considerino tutt i i ca mera ti s in o a qual p unt o sia offensivo per la Falange il proporle di p rendere parte come comparsa in un movimento che non co n ducesse all 'insta u raz ione dello Stato n aziona lsindacalista, all o spuntare de ll ' imminent e impr esa di r icostruz ione de ll a patr ia abbozzata n e i nostri 27 pu nti , ma a sa lva r e una mediocrità borghese conse rvat ri ce (de ll a quale la Spagna ha conosc iut o va ri esemp lar i), c ircond ata , per maggiore sc h erno, dall'accompagnamento coreografico de ll e nostre camicie azzurre». 92

È appu n to quello che awenne . Morti i cap i, la Fa lange ve nn e sn a turat a co me supporto al re tri vo reg im e co nse rvatore e militar-clerica le di Franco , che della loro scompa r sa consapevolm ente si è awantaggiato, tanto da non muovere un dito per tentare di salva rli . J osé Antonio era sta to arrestato il 14 marzo e lo condannarono a morte il 17 novembre per avere attentato all a sicurezza della Repubblica con la soll evazio ne franchista awe nuta il 18 lu g lio, quando era già da tre mesi in prigione.

Andrea Marcig lia no in un libro sui fermenti cultur ali dei primi dece nn i del Novecento in Sp agna con flui ti nella Falange registra l'assenza de i toni razzisti e antisemiti ch e ali' epoca circolavano in al tre parti d'Europa. Al punto ch e José Antonio sembra abb ia in ca ri cato lo sc ritt ore, E rn esto Giménez Caba ll ero,

«di investigare la possibilità del recupero di un rapporto con le antiche comunità sefardite fuggite dalla Spagna, nella prospettiva di un'azione culturale e politica volta a sanare un'antica piaga e, al tempo stesso, a riappropriarsi di una parte dimenticata della tradizione e della storia nazionale». "

Non solo non erano razzisti né antisem iti : erano filoebraici, come è facile esserlo per storico pentimento in un Paese dove gl i ebrei sono stati scacc iati da secoli.

Da Corneliu Zelea Codreanu a Eliade, Cioran e gli altri

Intriso d'antisemitismo era invece il «fascismo» romeno, la Legione dell'Arcangelo Michele e la Guardia di Ferro, il cui capo Corneliu Zelea Codreanu, nato in Moldavia a !asi il 13 settembre 1899, a differenza di Jo sé Antonio ucciso dai «rossi», a 39 anni nella notte fra il 29 e il 30 novembre 1938 venne fatto strango lare da poliziotti su ordine di un governo di stretta fiducia del re Caro! di Romania presieduto dal patriarca della Chi esa Ortodossa Miron Cristea, che si può quindi considerare di destra.

L'an tisem iti smo di Codreanu - per altri aspetti uno dei personaggi della leggenda fascista che più continuano ad attrarre - era un portato della c ultura romena difficile da evitare. Lo si trova tanto n ella pittura romena, con immagini d'usurai, quanto negli scritti (per citare solo alcuni tra i più noti) di Ion Eliade Radulescu (1802- 1872), difensore della latinit à contro l'infiltrazione nella lin g ua romena di parole slave , ungheresi , turche; del filosofo Vasile Conta (18451882); di Vasile Alecsandri (182 1-1890), poeta romantico autore durante la rivoluzione del 1848 di un a famosa ode, li risveglio della Romania, e appassionato raccoglitore del folclore poetico romeno; o del maggiore poeta rom eno, Mihail Eminescu (1850- 1889), autore di un testo su La questione israelitica. Più antisem iti di Codreanu furono i professori universitari Nicolae C. Paul escu (1869-1931), docente di fisiologi a all'Università di Bucarest e aurore di studi su Il Talmud, la Cabala, la Frammassoneria (1913), e Alexandru Cu-

za (1857-1947), econom ista e nel 1937 primo ministro, da cui apprese le versioni «scie ntifich e» su l perché awersare gli ebrei . Codreanu aveva percorso un primo tratto di militanza politica con Cuza in una Lega di Difesa Nazional e Cristiana tra il 1923 e il 1927, quando accomiatatosi dal mae- ·. stro, che lo aveva nel frattempo deluso , a 28 anni fondò la Legione dell'Arcangelo Michele. Cuza, po li tico di stampo corrente, privo dell'impegno mi stico che Codreanu metteva nella militanza e per tanti altri versi più moderato, si mise in concorrenza proprio sull'antisemitismo quando giunse a formare un governo insi eme al poeta Octavian Goga e al ministro dell'Interno Armand Calinescu, nemico g iurato della Guardia d i Ferro:

«Una certa dose di antisem iti smo, che Goga e Cuza non avrebbero mancato di praticare, sarebbe servita a sottrarre a Codreanu una parte dei s uoi seguaci [. ..] La prev isione circa le misure antisem iti che del governo s i dimostrò esatta, forse a l di là di quanto lo stesso re Caro! avrebbe voluto. Il governo emanò subito delle norme che praticamente annullavano i decreti con cui a ll 'in izio degli ann i vent i era stata concessa la cittadinanza a migliaia di ebrei. [. .. ] Nel contempo veniva di fatto limitato il numero degli ebrei nelle lib ere profess ioni , nella burocrazia, nella proprietà di beni mobiliari ed immobiliari» .'"

La demagogia ant is emita era insomm a un tema obb li gato per il nazionalismo di un popolo che si considerava unico autoctono, in quanto erede dei Daci e di cu lt ura latina, circondato da slavi e ungheresi calat i più di recente in quell' area; un popolo in gran prevalenza di contadini, che tra fine Ottocento e primo Novecento aveva ass isti to a una crescita ebraica rapida e squilibrata dentro il raro ceto borghese e nella dirigenza economica, con rela ti vo controllo sui principali giornali e su ll a classe politica. La Guardia di Ferro, creata nel 1930 come gruppo ancor più selezionato e impegnato all'interno della Legione, si adeguò al già largamente diffuso antisemitismo senza pretendere d'averne il primato.

Carlo Sburlati, biografo del «Cap it ano» (così le Guardie

«d i investigare la possibilità del recupero di un rapporto con le antiche com unità sefardite fu gg ite dalla Spagna, nella prosp e ttiva di un 'az ione cu ltu rale e politi ca volta a san are un 'antica piaga e, al tempo stesso, a riappropriar si di una parte dimenticata de ll a tra dizione e dell a stori a n azionale» ."

Non solo non erano razzist i n é anti se miti: erano fil oebr aici , come è fac il e esserlo p er stori co pent im ent o in un P aese do ve gl i ebre i son o stati scacc iat i da secoli.

Da Corneliu Zelea Codreanu a Eliade, Cioran e gli altri

Intri so d'antisemitismo er a in vece il «fasc ismo» rom eno , la Legione d ell 'Arca ngelo Michele e la Gu a rdia di Ferro , il cu i capo Corneliu Zelea Codrean u, nato in Moldavia alasi il 13 settemb re 1899, a differen za di José Antonio u cciso dai «ross i», a 39 ann i nella nott e fr a il 29 e il 30 no vembre 1938 venne fa tt o strangola re da poli zio tti su o rd ine di un gove rno di st r etta fiducia del re Caro! di Romania presieduto dal patri a rca d e ll a C hi esa Ort odossa Miron Cris tea, ch e si p u ò quindi consid e rare di d estra.

L'antisemitismo d i Codreanu - per altri aspetti uno de i personaggi dell a legge nda fasc ista ch e più cont inu ano ad attrarre - era un portato della cultura romena difficil e d a evit ar e. Lo si trova ta nto nell a pi ttura romena, con imm ag ini d'u s urai, quanto negli scritti (pe r citare so lo alcuni tra i p iù noti) di Ion Eli ade Radul escu (1802-1 872), difensore d ella latinità contro l'infiltrazione n ella lingua rome n a di parole slave, ungheres i, turche; del filo sofo Vas ile Conta (18451882); di Vasil e Alecsan dri (182 1-1890), poeta romantico auto re durant e la rivoluzion e del 184 8 di un a famosa ode, il risv eg lio della Romanza, e ap passionato raccog lito re del fo lclore poetico romeno; o del m agg iore poeta romeno , Mihail Eminesc u (1850 -188 9), autore di un testo su La questione israelitica. Più anti sem iti di Cod reanu furono i professori unive rsitari Nicolae C. Paul esc u (1869 -1931 ), docente di fis io log ia all 'Univers it à d i Buc ares t e a utor e d i stu di s u il Talmud, la Cabala, la Fra mmassonerza (1913 ), e Alexandru C u-

za (1857-1947), eco nomista e nel 193 7 primo ministro , da cui app rese le ve rsioni «sc ientifi ch e» sul p e rch é awe rsare gli eb rei. Cod rea nu aveva perco rso un prim o tr atto di mili ta nza po li t ica co n Cuza in una Lega di Difesa Naz ionale C ris ti a na tra il 1923 e il 1927, quando accomiatatosi dal m aestro , che lo aveva nel frattempo d elu so , a 28 anni fondò la Leg io n e d cli ' A rc angelo Michele . Cuza, poli tico di stamp o co rrent e , privo dell'impegno mistico che Cod rea nu me tt eva n ell a militanza e per tanti altr i versi più mod erato, s i mi se in co ncorr en za proprio sull'antisemitismo quando giun se a formare un governo insieme al poeta Octavi an Goga e al ministro dell'Inte rno Armand Calin esc u , n emico giurato della Guardia di Ferro:

«Una ce rt a dose di antisemitismo, ch e Goga e Cuza non avreb b ero mancato di praticare , sarebbe servit a a sottra rre a Codreanu una parte dei suoi seg u aci [ .. .] L a prev is io n e cir ca le mi sure ant ise mitiche del gove rno si dim ost rò esatta, forse al di là di qu ant o lo stesso re Caro! avreb b e vo luto . Il gove rno eman ò su bito delle norm e che praticamente annull ava n o i decreti con cui all ' ini zio d egli anni venti era stata concessa la ci tt ad inanza a mi gliai a di eb rei. [ .. .] Nel co ntempo ve ni va di fatto limitato il num ero d eg li e bre i nelle lib e re professioni, nella burocra zia , n ell a propri età di b e ni mobiliari e d immobiliari». "

La demagogia ant isemita era insomma un te ma ob bli gato per il n az ionali smo di un popolo che si considerava unico a uto ctono, in quanto erede dei Daci e di cultura latin a, circo nd ato da sla vi e un g here si calati p iù di recente in quell'area; un popo lo in gra n prevalenza di contadini , che tra fin e Ottocento e primo Novecento aveva assistito a un a cresc ita e bra ica rap id a e sq uilibrata dentro il raro ceto borghese e nella dirigenza economica , con relativo controll o su i pr incipali gio rn ali e sull a cl asse politi ca . La Guardia d i Ferro, creata n e l 1930 come g ruppo ancor più sel ezio nato e imp egnato all 'in t erno dell a Leg ione , si adeguò al già la rga m e nt e diffuso an t ise miti smo senza pretendere d'averne il primato .

Ca rlo Sburlati, biogra fo del «Ca pitano» (così le Guardie

di Ferro chiamavano il Capo) , si è preoccupato di riportare nelle sue proporzioni questo pesante capo di accusa contro

Codreanu e il suo movimento. Anzitutto citando alcune cifre che possono aiutare a comprendere le insofferenze tra gli studenti:

«Univers it à di Cernauti (1920):

- Facoltà di Filosofia: 574 studenti ebrei, 174 Rumeni

- Facoltà di Diritto: 506 studenti ebre i, 23 7 Rumeni

Bessarabia:

- Scuole secondarie: 6302 student i eb rei , 1535 Rumeni

- Scuole miste: 1341 studenti ebre i , 690 Rumeni

Università di Iasi:

- Facoltà di Medicina: 832 student i eb rei , 556 Rumeni

- Facoltà di Farmacia: 229 student i ebre i, 97 Rumeni». "

Pe rsino a Mircea Eliade , estraneo al contagio dell 'a ntisem itismo , nel 1934 capitò di osservare:

«Io sono indignato nel vedere vent isei consiglieri stranieri nella città di Sighetul Marmatiei (contro sette Romeni), non perché sia uno sc io vinista o un antisemita , ma perché un senso di giustizia sociale, per quanto debole, è vivo nel mio cuore». 96

Secondo altri dati raccolti da Emanuela Costantini, la percezione irritante della presenza ebra ica tra gli student i romeni superava notevolmente la sua consistenza reale, alimentando richieste di un numerus clausus per 1' accesso di ebrei nella pubblica amministra zione e nelle unive rsità. " Tuttavia, awerte Sburlati,

«è necessario puntualizzare che il richiamo all'antisemitismo riv este un'importanza modesta nei programmi politici di Codreanu . Ciò è tanto più facilmente riscontrabile se s i analizzano i risultati elettorali in quelle zone dove l'antisemitismo risponde ai problemi e all e esigenze locali e dove vanta amic h e e radica te tradizioni. In queste zone i risultati della Guardia di Ferro sono del tutto trascurabili, mentre

la parte del leone la fa la L.A.N.C. d i Cuza-Goga che s i batte su posizioni di più deciso e coerente antisemitismo» ."

Un nuovo alimento ali' antisemitismo giunse a partire da l 1930, quando re Caro! II rientrò in Romania e prese pos- • . sesso del trono pur mantenendo la relazione con l'amante ebrea Magda Lupescu. Relazione giudicata da larga parte de ll 'opin ione pubb li ca scanda losa, perché offensiva per la legittima moglie, la principessa Elena, e per il figlio Michele, erede al trono, oltre che fonte d'affarismo, intrighi, illeciti favori. Ma Sburlati incalza precisando che «Codreanu mai condusse la sua battaglia antisemita partendo da presupposti razzisti»; e che

«il Capitano non avrebbe certamente mai toll erato qualsivoglia violenza contro Ebre i o loro proprietà, cose che purtroppo accadranno dopo la sua dipartita . Qualsiasi atto di indisciplina in questo senso, sarebbe stato punito con l'immediata espuls ione del colp evole dall'organ izzazione. Fra l'altro può essere curioso ricordare che il matrimonio di Corneliu fu officiato da padre Botez, un ebreo convertirosi a l Cristianesimo, e che diversi di essi assumeranno in senso all a Guardia car iche di una certa importanza. Un caso limite è rappresentato da ll a moglie di Vasile Marin, il capo legionario caduto in Spagna. Ella, di famig li a ebrea, fu una de ll e p iù pure ero in e dell a Guard ia di Ferro e pagò con la vita l'aiuto d isinteressato dato a tanti camerati, durante le ricorrenti persecuzioni governative. La lotta, come si sa, assunse in determinati periodi di tempo toni part icolarmente aspri ed accesi; più vo lt e si giunse ai ferri corti, soprattutto per l'implacabile ostilità degli ambienti ebrei nei confronti di Codreanu . Mai però, finché Corneliu fu in vita, fu torto un capell o ad un ebreo o si verifi carono pogroms popolari, come in molte altre nazioni dell'oriente europeo» ."

Sburlati ha anche ri cordato che centinaia di legionari della Guardia di Ferro finirono nei Lager nazisti di Buchenwald, Dachau, Sachsenhausen «per tenere fede ad un loro imp erativo mora le: quell o di non rinunciare al proprio

patrimonio polit ico, nazionale e sp iritu ale nemmeno di fronte a pretesi am ici od alleati». IIJO

Un pogrom orren do, con cent in aia di ebre i massacrati, esplose a Bucarest nel gennaio del 1941, quando Codrean u era morto da più di due anni ; e Horia Sima, suo successore, n egò d'averlo approvato e tanto meno ordinato , attr ibuendolo a elementi incontrollati , che profittarono del d isor dine provocato dal co lpo di stato del generale Antonescu il 21 gennaio 194 1. '" Massacri di ebre i, da parte d ell a teppaglia , e di legionari , da parte degli u om ini di Antonescu, si confusero n eg li stessi giorni. Raul Hilb erg, lo storico dell'Olocausto, ch e non nomin a m ai Cod reanu e per lepresec u zion i antiebra iche muove acc use a Horia Sima, ricorda come in Romania le d eportaz ion i e lo ste rmini o di 270.000 ebre i awennero per ordine di Anton esc u dopo l'elimin azione (fisica) d e i leg iona ri:

«È significativo ch e gl i awenimenti della seconda metà del 1941 e dei primi mesi del 1942 siano accaduti sotto un regime mili tarista ch e aveva eliminato, so lam ente qualche m ese prima , elementi (la Guardia di ferro) che - come la Guardia del Hlinka slovacca, il movimento Ustascia e le SS - e ran o stat i i principa li istigatori d e ll e misure antisemite e i primi a app li ca rl e. La presenza d i teo ri ci in divisa n on è indispensabile, sembra, alla messa in opera di un 'azione radica le. La molla principale di un a tale az ione non risied e nella semplice ag it azione dei partiti e delle loro organizzazioni. L'elemento motore è collocabile negli strati più profondi del carattere naz ionale» .'°'

Abbiamo già visto, tra l' altro, che non furono affatto le Guard ie di Ferro ad app li ca r e le pr im e misure ant isemite, ma il governo C u za-Goga-Calin esc u loro concorrente . Erano altre, rispetto al nazismo, le cara tteristich e de l movimento prevalentemente mistico-religioso e attivistico-giovanile promosso da Codreanu e Ion I. Motza, in permanente con flitto con le au t orità , dalla corte di re Caro! al Parlamento ai partiti ai governi, di cui denunc iavano la cor ru zione . Fu sem mai sconcertante l 'inclinazione dei legionari a uccid ere

personaggi politici o di polizia e traditori interni , diversa dai movimenti fascisti ne i quali le vittime o i martiri erano piuttosto l'effe tto di scontri con attivisti di parte awersa . Qua si vent'ann i di sempre p iù duri e infine spietati interventi di poli zia controllata da forze politiche «mod era te» ini ziarono ', nell 'otto bre del 1923 da progetti vaghi e d esaltati tra otto st u den ti , che lo stesso Cod reanu ha così raccontato:

« Il primo probl ema che ci ponevamo era questo: "C hi ha la colpa maggior e dello stato d'infer iorit à in cu i si dibatte il Paese, i Rom e ni o gli Ebrei?" Eravamo tutti d 'acco rdo che i primi, i ma gg iori colpevoli erano quei Romeni infami ch e avevano tradito la propria Stirpe per il denaro di Giuda. Gli Ebrei c i era no nemici e in questa qualità ci odiava no, ci awelenavano, ci sterminavano. Ma i capi romeni ch e si schieravano con loro erano più che nemici, erano traditori. La prima punizione, qu ell a più tremenda, dovev a colpire in primo luo go il traditore , in secondo il nemico . Se avess i un uni co colpo in canna e di front e a me stessero un nemico e un traditore, se nza pensar ci tanto io abbatterei il traditore . Fummo d'accordo nell 'in di viduare alcuni element i segnalatisi n ell e fil e del tradim ento e scegliemmo se i mini st ri da giu sti ziare, co n Georghe Marzescu in testa».' "

Pochi giorni dopo, denunciati da uno di loro , si ritro varono in carcere; anche altr i studenti e il padre di Codrea nu , professore al liceo, vennero arrestati . I g iornali montarono il caso con titoli cubitali : «Il complotto s tudentesco - L'arresto dei cospiratori». Non avevano scambiato altro che chiacchiere, ma a 24 anni appena compiuti Codreanu volle dar cons istenz a a quei vag hi propositi ri vend icandoli come inten zioni reali. N ell a chiesa del carce re si esaltarono di fronte all' icon a d ell 'Arca ngelo Michel e e decisero d ' intitolargli una nuova più ri goros a organizza zion e. Individuarono il traditore, che alla vigilia del proc esso, tenutosi ai primi di marzo del 1924 , Ion Motza, tre anni più gio vane di Codreanu, procurata si un a pistola riu scì a u cc idere in carcere. I cospirator i, trann e Motza e il compagno che gli aveva fornito l' arma e se ne era fieramente auto accusa to, vennero as -

solei. Ma qualch e mese dopo toccò a Codreanu uccidere il pre fe tto di Polizia Manciu , che l' aveva arresta to e tortu rato in sieme a un gruppo di studenti imp egnati in un campo di lavoro . Ne riportiamo il ra cco nto:

« il mattino di sabato 25 ottobre mi pr ese ntai al tribunale di Iasi, in qualit à di avvocato al fian co del co lle ga Dumbra va nel proc esso promosso d allo studente Coma r zan, tort urato da Man ci u. Il prefetto si presen tò con la poli zia al comp le to e in piena udien za , davant i ag li avvoca to e al giudi ce Spirodeneanu, che pres ied eva il dibattim ento, si precipit ò coi s uoi contro di m e. In ta li c ircostanze, so praffatto da qu e i venti poli ziotti amati , a rischio d i ro vin a rmi estrassi la ri volt ella e s para i, prend endo di mira chi m i s'avvicinava. Cad d e per primo Manciu , poi l'ispettore Clos, e per te rzo un indi viduo molto meno co lp evole, il commissa rio Hu sanu. G li altri sparirono».'"'

Sor prend ente, come testimonianza di un attivismo ebraico di piazza che n on ha esempi paragonabili in altri P aes i, è il seg uito di qu ell 'e pisodio:

«Poc hi minuti dopo , d avan ti al tribunale si erano racco lte alcune mi gli aia di Ebrei che, coi pu gni minacciosi e le dit a contratte dall 'o dio, asp e tt ava no che us ciss i per lin cia rmi. Impugnai n ella destra la rivoltella, carica ancora di cinqu e proiettili , e con la sini stra presi il bra cc io del sig. Viet or C lim esc u, avvoca to di Ia si, pregandolo di accompagnarmi fuori del tribunale. Così uscii , passa ndo in mezzo al giudeame urlant e ch e di fronte all a ri volt ell a ebbe il buon senso di lasc iarm i passa re» .

A la si, antica cap ital e dell a Moldavia, o rmai in int eri quart ie ri la lin g ua corrente e ra lo yiddish e gli e brei erano quasi 40.000 s u 100.000 abitant i. '°'

Tornato per qualche m ese in prigion e il 26 maggio 1925 , fu asso lto in un processo per il quale 1. 900 avvoc ati si erano dichiara ti di spost i a difend e rl o ed erano g iunti treni speciali ca richi di ·studenti. Oltr e di ec imila persone in piazza at-

t endeva n o la se nt e n za d 'asso lu zione , me ntr e in sa la i giura ti «te n eva no tutti s ul pe tto il n as t ro tri co lo re co n svas t ica». 106 Erano i seg ni di u n favore po p o lare crescente, ch e co nt rib uì a fare assolve re anc h e il giovan e Motza e Leo ni da Vlad , lo stu d ente ch e s i era a ut oaccusa to co n lui . Favo re ch e to rn ò a • esse re t ri butato il mese d opo p e r le nozze d i Codrea nu co n la b ell a E le n a Uino iu cel eb ra te «su un palco appositamente preparato, alla presenza di ottanta o centomila persone>> . 101

Tra il 1924 e il 1937, rife risc e Z . Bar bu n el cap ito lo s ull a Ro ma ni a in un li bro co ll e tt an e o d e di ca t o al fasc ismo in E uropa, i leg io n ari d i Co dre anu

«co mmi sero 11 o micidi - sop ratt utt o d i im po rt an ti perso n ali tà po lit ich e . Du ra nt e que s to p eri odo, p erò, p iù d i 500 leg ionari ven n ero u cc isi, s p e ci almente dall a poliz ia. Tra I' apr il e e il d icembre d el 1939, l 'a nno del m a rt iri o, circa 1200 legiona ri furo n o arres t at i, impri gio n ati e ste rmin at i» ."11

Il 30 di ce m bre 1933 i leg io n ari u cc isero il p r imo m inistro li berale Ion D u ca, ch e aveva o rdin a to lo sc iog lim ent o de ll a G u ar di a di Fe r ro e l 'a rresto d i 18.000 suo i compone nti . I t re s tu de n t i a u tori dell 'a ttent a to secon d o lo st il e leg ionario si consegnaro n o sp o ntan ea m e nt e e , con d ann ati all'ergasto lo, vennero a lo ro volt a assass inat i d all a po li zia insie me a Cod rea nu a fin e no ve mbr e del 1938. U n prin, o dec re to di sc iog lim e nt o e ra stato firm at o l' 11 ge nn a io 193 I d a Mi ch ael M ich alac h e, mini stro dell ' Int e rn o e leade r del P a rt ito Naz io n ale Co nt a din o; una seco nd a vo lta lo sc iog lime nto - d i u n mov ime nt o se mpre pront o a r isorge re ca mb iando n ome - era stato dec iso il 15 marzo 1932 da un gove rn o Jorga-A rgeto ian u all a vig ilia d i elez io ni po liti c he in cu i la Leg ione ottenne cinque seggi all a Ca m era. Al terzo sciog lime nt o, o rd in ato dal gove rn o Du ca, n e seg ui rono alt r i intris i di sa n gue, in un cresce n do d i vocaz io ni sacrifical i su c ui s i è fo n data in gran parte , accant o all a devozio n e m ist ica e mi litaresca a ll a Stir pe ro men a, la s t rao rd inar ia attratt iva ese rcita t a da ll a G u ar di a di Fe r ro e dall a Leg ione tra i conta din i, gli st udent i, gli inte ll ett u ali .

St ruttura d i b ase eran o i cuib , i nidi , co m pos ti da se tt e

fino a dodici m ilit anti legati tra loro da un forti ssim o ca m era tismo. Si chi amavano camerat i, ind ossava no la ca mi cia verde, facevano il saluto rom ano , come i fascisti di altri Paesi europei. Ma dai fascismi li dividevano una co n cez ione ancor p iù marcatamente spiritua li sta e l'aspirazione ancor più d ec isa a Ua costruzione del!' «uomo nuo vo», sino a vantare, fondando la Leg ion e Arca n gelo Michele , di non ave re altro scopo:

«Caratteristica d egli ini zi, oltre all a mancan za di d en aro, è stata per noi la mancanz a di programma . [ ... ] M a noi c' eravamo uniti in sieme non p e rch é ragionavamo all o s tesso modo, b en sì perché credevamo all o st ess o modo ; aveva mo tutti non lo stesso modo di p e n sa r e, ma la stessa st ruttura spiritual e, lo stesso comportam ento. Ciò significa ch e la s t atua di un 'altra d ea - la dea Rag ione - sa re bbe stata frantumata. Qu ell a forza che il mondo aveva elevato contro Dio, noi - senza res pin ge rl a né di sp rezza rla - l' avremmo rim essa al suo vero po s to, ossia al se rvi zio di Dio e del senso della vita. im Credevamo tutti in Dio; non e' e rano atei in mezzo a noi. Qu anto p iù so li e circondati d a n e mici eravamo, tanto più il nos tro pensiero si ele vava a Dio e ai grandi morti dell a no stra Stirpe . Questa comunione ci dava una forza invincibile e un a se re nit à lumin osa di fr o nte a tutte le avvers it à . "0 [ ... ] Il Pae se va in rovina per man canza di uomini , non per mancan za di programmi. È questa la nostra convinzione . Dobbiamo quindi non elaborar e nuovi programmi , ma allevare uomini , uomini nuovi». 111

Una rice rca ch e li spinse a r icuperare i contatt i con le comunità contadine , t ras curate dai po liti canti. Qual e impressione facesse l 'ar rivo di Codreanu n ell e campagne (q ui pe r il funera le di un camerata ucci so d all a polizia ) lo si ri cava dall a tes timonianza di Nichol as Nagy-Talavera, studioso ebreo un gh e rese e quindi doppiam e nt e ostile al n azionalismo romeno:

«Il piccol o spaz io da van ti alla chi esa formicolava d i co ntadini ves titi ne i loro va riopinti ab iti domenicali [ .. .] Il pre-

fe rro del cir co n da r io d i Turd a - co m e s p ess o fann o i fu nzio n a ri dei reg imi in e ffi c ie nti e co rrotti - aveva fatt o d el su o meglio per indurre la folla all ' irrita zio n e : aveva vietato a C odreanu di p a rl a re, ma non avev a imp e dito il raduno. E la foll a di sempli ci mi se rabili contadini s i in g ro ss ò, finch é il c imit e ro non po té più contenerl a . Impro w is a mente nell a fo ll a int e rvenn e il s il en zio. Un u o m o alt o, di un a b ell ezza tri s te, ves tito d el bi a n co costum e d e i co nt a dini rom e ni , e ntrò a ca vall o n el c imite ro , in se ll a a un cava llo bian co . Si fe rm ò vicino a m e , e io non pot ei ve d e re nulla di m os tru oso e di malva gio in lui. Al contrario. Il su o sorriso infan til e e s in ce ro si irr adi ava sopra la folla mi se rabile , ed eg li se mb rava es se r e mi ste rio sa mente lont an o d a ess a. C a ri sma è un a p a rola inad eg u a t a pe r definire la s tran a for za ch e em an ava da quell ' uo m o . Eg li e ra , è più g iu s to dire co sì, un a se mpli ce parte d e ll e fo res te, dell e m o ntag n e , d egli uraga ni c h e infuriano sull e cim e carp a ti ch e ri cope rt e di n eve , d e i lag hi e dei fiumi. E così , in silen zio , eg li res tò in m e zzo all a folla. Non ave va n ess un bisog no di p a rlar e . Il suo sil e nzio e ra eloquente; eg li se mbra va es se r più fort e di noi , più fort e d e ll' o rdin e d el p refe tto c h e g li vie t ava di p a rlare. Un a vecc hi a co ntadin a d a i cape lli bi an chi s i fece il segno dell a cro ce e c i su ss urrò : " L'in via to d e ll ' arc a n g el o Mi c hel e". P o i la t r is t e campana d ell a pi cco la chi esa co min c iò a suonare, e il se r vizio reli g io so , c he imm a ncabilm e nt e prece d e va i raduni leg ionari, ebb e ini zio. [ . .. ] In più di un quarto di secolo io n o n ho mai dim e nti ca to il mio in contro con Corneliu Ze lea Cod rea nu » . 112

Ne llo s tess o sp irito Ion P. Mot za, in un a raccolta di a rtico li c ui è poi s tato d at o p e r titolo L'u o mo nuo vo , scrivev a:

« Noi non fa cc ia mo , n é abbiamo fatto un sol giorno in vita nostra, politi ca ... Noi abbiamo una reli g ione, noi si amo se r vi di una fe d e. Ne l suo fuoco ci con sumi a mo e , co mplet a m e nte po sse duti da essa, la se r via m o co n tutte le nos tr e forze . P e r noi n o n es is te sco nfitta e resa , p o ic h é la fo rza di c ui vo g liamo esse re g li strum e nti è in v in cibil e pe r l'e te rnit à» .113

La disponibilità al sacrificio, che come abb iamo già visto li impegnava tra l 'a ltro a consegnarsi spontaneamente ai rigori della legge se cap ita va loro di viol a rl a al servizio della Legione, si rifl etteva anch e nelle loro canzoni, di cui Barbu ha raccolto qualche strofa:

Non abbiate timore, le g ion ari, Di morire g iovan i

Voi morite per tornare a nuova vita

E sie te nati per morire .

Siamo la sq uadra della morte

Che deve vin cere o morire.

La morte so lt anto, le gionari , la morte È un lieto sposal izio per noi.";

Ion I. Motza, uno dei primi e più st retti coll aborator i di Codrean u , cadde il 13 gennaio 193 7 insieme a Vasile Marin, giovane brillante avvocato di Bucarest, com batt endo in Spagna per la stessa ca usa anticom unist a de i falangisti . Vi si erano recati per esprimere una breve, rapida te s tim onianza di so lid arietà nella lotta, un po' com e normalmente avv iene nella rou tin e delJe visite di gerarch i parlamentar i al fronte , ma loro vi si esposero secondo lo stile leg ion ario talmente s ul se rio d a la sc iarc i entrambi la pelle. In dicembre la Legione, presentatasi al1 e elez ioni con il nome di Totul pentru T zara (Tutt o per la Patria), con quasi mezzo milione di vot i conqu istò sessantase i segg i all a Cam era affermandosi come terza forza politica della Romania . Poteva asp irare a entrare nel governo, ma poco dopo (12 febbr aio 1938) re Caro!, preoccupato dal cr escente successo d ei legionari, con un colp o di stato sciolse tutti i partiti promuovendo un partito unico a lui fedele . A m età aprile Codreanu fu arrestato iniziaLnente con un banale pretesto (aveva in sultato attribu endog li «un 'anima disonesta» il prof. Nicolae lorga, membro del governo golp ista p res ieduto dal patriarca orto· dosso Miroil C ri stea), ma le imput azion i successivamente s i

agg rav aro no comprendendo il tradimento, la rivoluzione , la guerra civi le e si conclusero in un processo farsa' '' con una condanna a d iec i ann i di lavori forzat i. Ma Codreanu in prig io n e rappresentava pur semp re un p e ricolo pe r la dittatura di corte e il mini stro Calinescu n e d ec ise la soppressione, ·. mascherandola da tentativo di fu ga , come farà poi Badoglio con Ettore Muti.

L'esecuz ione ve nn e affi data al magg iore del la ge ndarm eria Dinulescu , che nel no vem bre del I 940 dichiarò all a co mmissione d ' in chi es ta nominata da ll a Corte d i Cassaz ione d i Bucarest :

«Calinescu mi com unicò che, per rag ion i politich e, Codreanu e tred ici suoi seg u ac i dovevano essere ucci si: ta le era pure il d es id e rio del re. Il 29 dicembre I 938 , all e ore vent idue , Codreanu e i suoi seg u aci ve ni vano fatt i u sc ir e d al ca rcere in cu i era no d e t e nuti, e fatti sa lir e su un autocarro. I leg ionari erano stat i posti a sedere in modo che pote ssero vedere solo davanti a sé ed erano stat i in catena ti , le mani dietro la sc hi ena. Ess i s i tro vava no n ell ' impossibilità di co mpiere qualsiasi movimen to, costretti a rimanere continu amen te a testa a lta . D ie tro a c iascu no di loro sedeva un gen darm e. Io mi pos i acca nto ali ' auti sta. Stavamo percorre ndo la strada tra Ploesti e Bucarest quando all 'a lb a del 30 no ve mbre , non appena eb bi dato il seg n ale co nve nut o con la mia to rci a elettrica, i gen darmi to lsero dalla tasca una co rda che strinsero al co llo del leg ionario ch e sedeva davanti a ognuno di loro. In questo modo vennero strango lat i Codrea nu e i t re dici leg ionar i, me ntr e l'a utocarro co ntinuava la sua corsa. Giungemmo poco do po a Bucarest, di q ui ci muo ve mm o verso il forte di Jil ava, ove già da tre g io rni era stata scavata una profond a fossa. G iunto l 'a uto carro nel forte, i cadaveri d eg li strango lati ricevettero alcuni co lpi d i r ivoltella e di fuci le . Q uindi , dopo che il medico militar e ebbe constatato l'awe nuto d e cesso di tutti i legionar i, i corp i vennero gettat i nella fossa. Dichiarai immedi atame nte ai 14 ge nd a rmi ch e ess i aveva n o esegu ito un ordine del t r ibunal e milit are e asso lt o un importante co mpito patr iottico. La fossa ve nn e ricoperta di terra, ma l' indomani i ca-

daveri ve nne ro dissotterrati e gettati in un'altra fossa. Sui corpi furono versati d ieci bidoni di acido so lforico, poi fu getta t o uno strato di cemento e infine di terra. Sia pur malvo lentie ri , i gen d ar mi do vettero so tto sc r ive re le di chi arazion i di morte, in c ui ven iva precisa to che i 14 legionari erano stat i fu ci lat i in seg uito a un tent a ti vo di fuga. Ciascun gendarm e ric eve tte la ricom pensa di ventim il a lei». "6

Dei tred ici legionari s t ra n go lati con Codrean u t re erano detenuti per l' assass inio del primo ministro Duca e gli altri erano stati condannati per aver ucciso un t rad itore d ella Legione . La sc elta lasc iava tra spa rir e significati propagandistici in nome della democrazia da difendere: Codrean u era fini to in sieme a una banda d i assassi ni , s uo i comp li ci. Il massacro dei legionari , in un a rappresaglia d i Stato orrendamente sp rop o r ziona ta, proseguì s ino a u ccide rn e cir ca 1.200 , mentr e i sopravv iss uti provvidero a lle vendette. Passò q ualch e mese e Calinescu venn e abbatt uto per st rada a Bucarest, pri vando re Caro! del suo strume nt o. I gius tizieri, che come al so lito si consegnarono pe r esp iare, questa volta anz ich é finire ai lavori forza ti vennero fucilati poche ore dopo:

«Non sol o, in og ni provincia i prefetti ricevettero ed eseguirono l'ord in e d i mettere a morte senza processo tre leg ionar i scelt i a caso; ce ntin aia d i prigionieri furono st erm in at i nel giro di poche ore». "7

Nepp ure questo servì a piegare lo spirito legio n ario e a consol id are la corte . I legionari si moltipli carono, re Caro! dovette ce d e re il trono al fig lio Miche le e scappare all' estero con la Lu pescu; i su p erst iti della Leg ione capegg iat i da Horea Sima nel 1940 part ec ip arono a un gove rno di coa lizione guidato da! gene rale lon Antonesc u. Uccisero N icolae lorga, il r ivale naziona!-democratico ch e aveva provocato n e! 1938 !'arresto di Codr ea nu , e i ge nd ar mi che l 'avevano strangolato. Ma ave ndo dato seg ni d'insofferenza per il conse rvato ri smo del ge n erale Antonescu, in una difficoltà di rapport i éhe richiama per va ri as pe tti quelli della Fa!an-

ge co n Franco o tra Mus so lini e Badogl io, ne su b i rono le co nseguenze. Il 2 1 ge nn aio 1941 , e ntrati in confli tt o con l'eserc it o, sub i rono un d e finiti vo massacro co n il consenso della Ge rm an ia n az ista, che ne diffidava considerando controproducenti i loro eccess i di moralismo . C ir cola ad dirittura la voce secondo cui lo s termini o d e i leg io n ar i (e owiamente po i deg li e br e i) sare bb e st ato deciso da Antonescu do po ave rn e avuto l'approvaz ion e da Hitl er, in contrato pochi giorni prima. Del res to, come sost ie n e Cu li anu nel sagg io s u E li ade , lo st esso s arebb e avven ut o per l'eliminazion e di Codrea nu: « Il na ziona li smo di Cod rea nu no n era gra dito a Hitler. Il re Caro! proc e d e all 'assassinio de l capo de ll a Guard ia dopo un inc o ntro con Hitl er il 24 novembre 1938» . "' Miti e mi ster i romeni di un antifasc ismo assass ino con preventiva a ut or izzaz ion e hitl e ri ana.

La storia di Cod reanu qui potrebbe dirsi concl usa se non avesse isp irat o n egli a nni un buon num ero d i ricerche su l fasc in o che h a eserc it ato tra g li intellettual i romeni, alc uni dei qual i d i fama intern az iona le, e in Ita li a su Evola . Primo a occuparsene a fondo è stato C la u dio Mutti, già c urato re in stretto contatto con i leg io n a ri in es il io di divers i libri d i Cod rean u , padroneggiando lingua e c ultur a romen a. Ne Le penne dell'Arcangelo. Intellettuali e Guardia di Ferro ,"' Mutt i h a docu m e ntato i rapport i co n il movimento leg iona ri o del fil osofo Nae Ion es cu , imp orta nt e per la cu ltura romena tra le due g uerr e ; d el grande s tori co d e ll e relig io ni Mir cea E liade (1907-1986); di Emi ! C ioran (19 111995), di ve n tato famoso sagg ista in esilio; del fil osofo Costan tin No ica (1909- 1987), amico di C ioran; e di Vasi le Lovin esc u , culto re d i stu di esote ri ci, c h e potrebbe avere accompagnato Evo la da Codrea nu . E h a poi raccolto g li sc ritti d i Evo la su Codrea nu. 120

Una ricognizione approfo ndit a e corretta sui rapporti di Nae Ionescu, El iade e Cioran con il movime nt o di Codreanu è stato compiuta d a Emanuela Costantin i;"' m e n tre ha ca rattere delatorio il volum e di Alexand ra Laignel -Levastine s ul «fascismo rimosso» da E li ade e Cioran, ai quali h a contrapposto l' ant ifascismo democratico di E ugè n e Ionesco, di madre ebrea, che non g li ha peraltro imp edit o di rappresen-

tare la Romani a di Antone sc u all 'amba sc iat a p resso il gove rno franc e se collaborazioni st a di Vichy. 122 Infin e Ioan P e tru C uli a no , l' allievo e studio so di Eliade ch e ve nn e mi s te ri osam ent e ass as sinato il 21 m agg io 1991 nel cam pu s d ell ' Unive rsit à di Chi cago, n e h a ri con os ciuto l 'a d es ione al Mov im ento leg ion ari o d o po ave rl a a lungo n ega ta ."' Sul te ma conv e rrà consult a re anche Ro be rto Scagno , da cui C uli ano appr ese le prim e n ot izie s ull ' id eo logia leg io n ar ia. ""

È infine di fo n dam ent ale impo rtan za p er un parti co lare aspe tto dell e culture di d es tra fasc isti zzanti l ' ampio (p iù di 500 pa gine ) studio di Mar cell o D e Martin o s ugli int er ess i eso te rici di Mirce a Eliade. "'

È co mprensibil e la preocc up az ione ch e indu sse Eli ade e Cio ra n a na sco nd e re n ell e diffi co ltà d ell 'es ili o la lo ro p artecip az io n e al Movin1ento leg ion ario. Eli a d e, com e prob abilme nt e Ungar e tti , d ove tte all e ri vel azioni s ui s uoi tra sco r si la pe rdit a del pr emio Nob el pe r la letteratura, cui fu candid ato nel 197 9 e 1980 . P e r lo stesso moti vo un altro g rand e scr itto re rom en o, Vintila Hori a, nel 1960 dove tte rinun cia re al P re mio Gon co urr asseg n atogli pe r il rom an zo Dio è nato in esilio . Mutti h a ri cordato che già n el 194 9 Ambrogio Donini , s torico co muni sta d ell e reli g ioni , ce r cò d'imp e dire la pubbli ca zion e press o Ein a udi di du e op e re di Eli ad e d enun ciandolo co m e « uno scell erato fuoriu sc ito dalla Rom ani a, m es tator e fasc ista ».'" Un att acc o più in sidio so partì n el 1972 d a G e ru sal emm e, do ve il primo num ero del boll e ttino «Toladot» (Orig ini ) di un Istituto Dr. Ni emirower pubblic ò un Dossier M ircea Elia de sui s uo i pr e ce d enti d i fasc ista e antisemi ta rom e no, me ttend olo in imbara zzo con il coll ega G e r sh o m Shol em , cel ebre s to ri co d ella mi sti ca ebraica ch e co n Eli ad e ave va s ta bilito cordi ali rapporti , e in seguito contribu endo a co mpromette rgli il Nobel. Me nt endo pe r qui eto vive r e in un a le tte ra a Sh olem ch e continu a a ess erg li rinfacc iata, Eliad e neg ò la trasco rsa vicin an za all a Gu ard ia d i Fe rro. Anch e a C ioran , di ve nu to com e «es te ta d ell ' Ap ocalisse» un famo so sagg ista in lin gua franc ese, capitò di pass ar e a ttr ave rso an alog h e debol ezze . Ma ora ch e sono m o rti il bil anc in o d ell e loro int ern e coe ren ze e d es te rn e di ss inrnlazio ni int eressa me n o del bilan cio s torico sull ' influen za ch e la

figura ascetica di Cod reanu ha esercitato su ll a cultura non solo romena ma in parte a n che europea.

E liade è stato l' alli evo p redil etto e ass istente di Nae Ionescu (1890 -194 0), il fi loso fo antiraz ion alis ta , ma con so lid e basi log ico -m a tematiche , ch e h a più influito s ulla g iovane ge nerazion e romena degli an ni Trenta trasmettendol e messagg i di fedeltà allo s pirito nazional -religioso orto d osso. Nae Ionescu si r improvera un anti semit is mo « m e t afisico» pe r aver soste nu to il cara ttere n ecessar io della sofferenza e braica nella prefazione a un romanzo de ll ' allievo ebreo Mihail Sebastian : «G li eb re i si torm entano perché ... so n o e br e i. Ne llo stesso modo in cui le s te ll e brillano, il cavallo h a quattro zampe e la so mma degli ango li interni di un triango lo è 180°, l'e br eo soffre » .'" Battute di ca tti vo gusto m a poss ibil i nel 1934: sa rà so lo in seg uito Ausc h w it z a rende rl e improponibili . Aw icina tos i a ll a Guard ia di Ferro, ve nn e internato un a prima volta in sieme a E li ade quando questa venn e scio lt a n ell 'a pri le del 1938 e con le su e lez ioni trasformò il ca m po di concentramento di Miercurea C iu c in un a «un ivers it à leg ionari a». Eli ade vi co ntri b uì tenendo lez ion i su ll a reli g iosità indiana , su G h andi, sul risvegli o nazionale dell ' India . Sca r cera t o a ll a fin e dell 'a nn o, nel 1939 Ionescu fece su e g iù t ra brev i lib eraz ion i e nu ove carcerazioni, finendo int e rnato per le sue cond izio ni di salute in un ospedale militare. Ormai fatto a p ezz i, morì lib ero a casa per una c ri si ca rdia ca il 15 mar zo 1940: E lia d e, lib erato a sua vo lt a pe r emott is i, ne tenn e il discorso funebr e e fu tra quell i ch e ne portarono a spa ll a la bara. Per la sua m orte si p a rl ò, senza pot e rl o provare, d 'awe le na mento per compiacere la corte.

L'adesione p e r cui E li ade t rasco rse se i sett iman e in pr ig ione non fu , come pe r tanti ragazzi attratt i dalla mi stica leg iona ria , un peccato di g iove ntù , m a ven n e co mp iuta al seg uit o di Ion escu quando ne era g ià l 'ass istente e dopo precedent i c riti c he tanto a l s iste m a sov iet ico q u a nto a quelli fasc is ti. Ancora nel febbraio del 1934 per E li ade :

«Fa n at ici e b a rbari so no sia i comun ist i c he in cendia n o chiese - come anc h e i fasc ist i persecutori d eg li eb rei. Sia g li

uni ch e gli altri ca lp estano l ' um anit à [ .. .] G u a rdat e la d estra: uomini d eca pitat i in G e rm ania, p e n satori impri g io n ati in It ali a, pr e ti cri sti ani tortu rat i in G e rma ni a, e bre i esp ulsi. Gu a rd a te la s in is tra: pre ti c ri stiani al pat ib o lo in Ru ssia, lib e rt à di p en siero punita con la mort e ...».'"

Tenne a m ar ca re la diffe ren za dai si st emi fascisti an ch e int erp re t a nd o p iù ta rdi co n ev id e nt e entu s ias mo lo sp irito leg io n ari o, co me scri sse in un arti co lo d el 2 1 fe bb raio 193 7 :

« Qu ello ch e import a n on è la conqui sta del p ote re a og ni costo , ma piuttosto , inn anzitutt o e soprattutt o, un uomo nuovo, un uo mo p e r il qu ale la vit a s piritual e esist e e il cr isti an es im o vie n e viss u to res p o nsa bilm ent e, ci oè in m ani e ra trag ic a, asce ti ca. [ ... ] Se, com e ci si d ice, il n az ion alsoc iali s mo si fo nd a s ulla n az io n e e il fa sc ismo sullo Stat o, allo ra il movim e nt o leg ion a ri o h a il diritt o di ri vendi ca re di esse re l'uni ca m is ti ca cri sti an a in grado di g ui da r e le co munit à um an e [... ] un a ri volu zio n e cris ti an a, un a ri vo lu zio n e sp ir itu ale, ascet ica e viril e ma i vista prim a d'o ra n ell a sto ria d ' Europa » . ' "

Co n il mov im ent o legio n ario nel di ce m bre del 193 7 E li ade venn e ele tt o d e putato in qu ell a leg islat ura ch e , p rop ri o p e r reazion e al su ccess o di Co dreanu , fu s u b it o sci o lt a d a un co lpo di st a to mo narchi co . Un 'a pp ass io n a ta ad es io n e d i E li ad e al Movim ento legion a rio è fuori di scu ss ion e e qu alch e traccia è rim as t a nell e opere succ ess ive no nost ant e i tent ati vi di far dim en tica re quel co m p rom e tt ent e p e riod o de ll a su a es ist en za . An cora in una p rem ess a del 197 5 al p rimo volum e de lla Storia de lle credenze e de lle idee re ligiose E li ade ri co rdav a non p ri vo d ' orgogli o :

«A d eccez ione di alcuni cap ito li , q u esto li b ro ri p rodu ce l' essen zial e de i co rsi di re li g ion e ch e h o te nuto d al 1933 al 1938 n e ll'Univ er sità di Bu ca res t, nel 194 6 e nel 194 8 nell' Eco le d es H a ut es Etud es, e d al 1956 ne ll ' Uni ve rs it à di C hi cag o » . ""

Potersi richiamare a un 'e p oca, i perico los i anni Tr ent a, in c ui il suo precoce (n el 1933 aveva appena 26 anni) impegno nell'in segname nto scientifico de ll e id ee religiose correva in parallel o co n l'a wentura para-religiosa d e ll a Legione era in sie m e un tratto di va nt e ri a e di coerenza. : Non è da es clud ere che, ins ieme a l viagg io in Indi a co n una borsa di s tudi o da l dicembre del 1929 al novembre del 193 1, prop rio l 'espe rien za della sp iritu a li tà leg ion ar ia abbia contribuito a d affin arne la comp re n sio n e d ei fe n om e ni relig iosi.

A diffe ren za di E li ade, antina zis ta, l'e ntusiasmo p e r il n az ismo di Emi] C iora n (a lt ro alli evo di Nae Ionescu ), che fu a Berl in o tra la fine del 1933 e l'ini zio del 1934 , è d oc umentato s ia pur e con qualc h e ri serva in un art icolo del febbraio del 1935:

«Q u an do vedo a Berlino la giove nt à hitlerista vest ita in un iforme con la baionetta e la bandi era co n un aspetto solenn e e al tempo stesso aggress ivo, co me se la gue r ra stesse per iniziare da un momento ali ' altro, quando vedo quei giovan i che inizi ano a cinq u e an ni irr egg im entat i e int eg rat i tota lmente in un part it o polit ico , non posso trattene re un senso d i ri vo lt a e d isg u sto pe n sand o all a distanza ch e separa la giove ntù tedesca da quell a rum ena, abban don ata a un disordine ster il e, distrutta e d e ri sa da ll 'uffic iali tà stessa. Per quanto l ' hitl erismo s ia c riticabile e per quanto sia in g iu st a e part ico lari sta l'ideo log ia nazionalsoc iali sta, il fatto che ne ll a nuo va Germania la giove ntù sia tanto brillantemente organi zz ata, che ab bi a una visio ne tant o vitale e attiva de ll a n azio n e e ch e così una intera generaz ione sia stata sa lvata da ll a di spe raz io n e mi fa pensare ch e in defin iti va [. ..] la dott ri na non abbia t anta imp ortanza». '"

Il se nno d el po i co nt r ibu is ce a sp iega re, oltre all a vocazion e g ià abitu alm ente distruttiva de ll a fi loso fia di Cioran, pe r quale m o ti vo s ia stato a vo lt e p iù eccessivo e sgradevole di E li ade nel prendere le distanze d all a L eg ione. Anche se nemme no all ora il suo anti se mi t ismo fu d i tipo n azista, asso mi gli ando p iu ttosto a que ll o de l giovane Codreanu, ch e

ce l 'aveva più contro certi romeni ch e con gli eb re i. Per Cioran infatti:

«In cosa i cap italisti rom eni sono migliori de i cap it alisti ebre i? La stessa bestialit à negli uni e n egli altri. Non posso concepire, e mi rifi uto di c redere , ch e potremmo fare una ri vo lu zione nazionale la quale distruggesse i capita li st i eb re i e risparmiasse q ue lli rom eni » ."'

Staccatosi dal fascismo con motivato rancore perché aveva perduto la g uerra - giacch é qu es t a è la prima imp e rdonabil e co lpa ch e può rin facciarg li chi ci h a creduto - Emi! Cioran h a trascorso il resto della su a vita tra gli app la us i a Parigi sputando da un li bro all ' altro s ull a democrazia. Frammista ai rinn egam enti , la coerenza leg ionaria d i C iora n eme rge rabb iosamente dalle pagine di Storia e Utopia , il suo saggio di maggior s u ccesso, che in izia con un a Lettera a un amico lontano , Costa ntin No ica, rimasto tra mille disagi e var ie carcerazioni nella Romania com uni sta : lettera in cu i tenta un confronto Su due tipi di società . Stando comodamente a Parigi, Cioran s i abbandona a i ricordi («dare i tutt i i paesaggi del mondo per q uelli della mia infanzia») ed è ta lmente sfacc iato da espr im e re in vidi a per Noica:

«Più fe li ce di me, tu ti se i rassegnato alla polvere natia; e possiedi, ino ltre, la capacità di soppo rtare tutti i reg imi , anche i più ri gidi . Non che tu non ab bi a la nostal gia de ll a fantasia e del disordine, ma in somma non conosco mente p iù refrattaria della tua alle sup erst izioni d ella "democrazia". C'è stato un periodo, è vero, in cui anc h e a me ripugnavano come a te, e forse più ch e a te.[ .. .) Vergogna dell a Spec ie, simbolo di un'umanità esang ue , senza passioni né convinzioni, inidonea all'A ssoluto, sp rovvista d'avvenire, limi tata sotto ogni aspetto, incapace di elevarsi a que l! ' alt a saggezza, secondo cui oggetto di una disputa non può esse re che la po lver izzaz ione del contraddittore: così giud icavo io il sis tema parl amenta re. E in vece i sistemi ch e lo volevano elim in are per sopp ia nt a rlo mi sembravano bel li sen za eccezione, all'uni sono col moviment o della"Vita, la mia divinità in quei tempi». '"

E dopo aver sparso altre pillole di saggezza («Merav igli a che non ha null a da offri re, la democra zia è in sieme il paradi so e la tomba de i popoli» )'" Cioran si lib e rava in modo platealm e nt e maramald es co d ella passata ammira zione per i tedesc hi degradati n ell e sco nfitte e democraticamente p entiti:

« Ba rbari p redes tinati , essi h anno d ist rutto l ' Imp ero romano p e r ch é potesse n asce re l'Europ a; la fecero e spettava loro di sfa rla; vac illando co i ted eschi, essa s ubi sce il co ntraccolpo del loro esaurime nto. Per quanto din a mi s mo posseggano an cora, ess i n o n hanno più ciò ch e s i n asco nd e dietro ogn i e n e rg ia , e ciò che la giustifica. Votati a ll 'ins ign ificanza, elvetici in e rb a, per se mpr e fuori d e ll a loro ab itu ale dismisura , rid ott i a do ve r rima sti care le loro virtù degra d ate e i loro vizi rimp icc iol iti , con l'uni ca spera n za di pote r essere un a tribù qualunqu e, ess i sono ind eg ni del timore ch e possono an cora isp irare : cre d ere in ess i o t e merli, signifi ca far loro un onore ch e non meritano» .'"

P e r la lettera di risposta '" a Cioran, No ica fu co nd annato a ve nti cin que a nni di carcere : ne fece q u asi se i e nel 1964 fu scarcerato per amn istia . Nel 1938 Costantin Noica si trovava con una borsa di s tudio a Parigi quando per reazione sent im e n ta le telegrafò in Ro mani a: «In seg uito all 'assass ini o d i Codrean u ader isco al movimento, in segno di protesta».' " Q uel ges to n ella Romania comunista gli costò pe r un a d ec in a d 'ann i il co nfino. Ritorn ato nel 1965 a poter pubblic a re e a campare di filo sofia co me ricercatore principa le pr esso il Ce ntro di Lo gica dell'Accademia Romena, nel 1975, ragg iunt a l' e tà della pensione, si ritirò in una p icco la lo ca lit à d e ll a Trans il vani a, divenendovi continua meta di giova ni int e ll e ttuali. N el presentare «l'am ico lontano» Ciora n sc ri verà di qu est'ond a lun ga de ll o sp irito legio nario:

« Ritiratos i n e i Ca rp azi, No ic a era dive ntat o il ce nt ro s piritua le d e ll a Romania. [. .. ] No n ci si apparta nei Car pa zi per sfuggire a l mondo, m a per conqu ista rlo da lontano [. .. ] Non s i ev itano g li altri per farsi dimenticar e, ma per fars i valere. In Romania, Noica ha fatto la parte del conqu istato-

re : è p e r qu esto ch e la s u a soli t udin e n o n è sta ta un ' abd icazion e, b en sì un trio nfo » .u,

Il più su gges tivo ritratto di Co dr e anu riman e p eraltro qu ello lasc iato d a Julius E vola , ch e lo ha in co nt ra to nel m a rzo del 1938 e lo h a ra ccontato in una se ri e d i a rti co li qua s i tutti uguali , rip e titi vi, ma no n p er q ues to me no e fficac i, racco lti da C lau d io M utti in un q u ad erno di t es ti evoli ani del 1996. È in ce rto se a com binare l ' in cont ro s ia stato Eli a d e o un altro a mico rom en o, Vas il e Lo vin esc u , cul to r e di studi ini zia ti c i in corri spond en za d a t empo con Ren é Guénon . Ma h a co munque lasc ia to un a tracci a int e ressa nt e n ei diari di Eli ad e ch e ri co rd a d 'ave r co no sc iu to Evo la a pran zo da Nae Ion esc u su b ito d opo la visita a l Ca pi ta n o:

«E vo la aveva av uto l ' o ccas io ne di int ra tte n e rs i con Codr e anu , e q u esto in co ntro lo aveva colp ito m olt o. Sicco me E vola lo aveva int e rrog ato cir ca la t atti ca politi ca ch e eg li contava di p orre in atto e cir ca le po ss ibilit à della Leg io ne alle pro ss im e el ez ioni , Codrea nu gli avev a parl a to d egli effe tti d ell ' in ca r ceraz io ne sull ' indi vidu o, d e ll ' asces i ch e essa s u sc it a, d elle virt ù co nt e mpl a ti ve ch e vi si po sso n o m anifestare , in un a so litudin e , un sil en zio e un 'o s curit à che so no altre tt anti mezz i co n cui l ' indi vid uo si ri vel a a se st esso. Evola n e era an co ra a bba gli a to. Mi ri co rdo vagam ent e d e ll e con sid e ra zio ni ch e eg li fe ce all o ra s ull a scomp a rsa de ll e dis ciplin e cont em p la tive n e ll a lo tt a p o liti ca in O cc id ent e».' "

Veni am o ora all e impr ess io ni dir e tte di E vola, ri cava ndol e d al r esoco n to p iù ampio p u b bli ca t o s u «L a Vita It ali an a» nel di ce m b re d el 1938, dopo l' assass inio di Codrea nu. Si p art e d al ri t ra tt o fi sico:

«un gio van e alto , slanci a to , co n una espr ess ion e poc o comun e di no bilt à, di fran ch ezza e di en ergia im p ressa nel vo lto: o cc hi g ri gio-azz urri , fro nt e ape r ta, a ut en tico tip o roma n o-a ri an o: e , mesco lati a i tr a tti virili , qu alcosa di co nte mpl a ti vo, d i mi sti co n e ll 'esp r ess ione» .

E seg ue il giudi zio: «Fra i molti capi di mo vimenti n az ion ali che abbiamo incontrato ne i nos tri via gg i in Europa, pochi, per non dir n ess uno , ci hanno fatta un ' impression e così favo revo le, come Codreanu». All a citazione del libro di Co dr eanu su « L a Guardia di Ferro », Evola agg iun ge un co mplimento grosso per l'ep oca: «S i può mettere in confr o nto quel libro con la p r ima parte d el Mein Kamp/ di Hitl e r, se n za tema ch e in un cale confronto esso n e re sti diminuito ». Purtroppo imm ancabile nel 1938 , l'a nn o delle leggi razz iali in Italia , e an co r più sulla ri vista diretta da Giovanni Prez ios i una part e d e dicata ali ' antis emiti smo di Codrea nu , di cui riprendeva qu es ta descrizione, non priva di qualch e sp razzo di verità se rife rita in genere al progressismo illumini stico positi vist a :

«l) Cercheranno di rompere i legam i del Cielo co n la terra, adoperando la diffu sione, in larga sca la, delle teorie ate ist e e materiali s te, riduce ndo il popolo romeno, o ma gari so ltanto i suoi capi, un popolo separato da Dio e dai su oi m ort i: uccidendolo , non con la spada, ma r ec idendo le radici della sua vita spi rituale . 2) Spezzeranno, poi, i lega mi de ll a Stirpe col suolo , so rge nte mat er ia le de ll a sua ricchezza, attaccando il nazionalismo e og ni id ea di patr ia e d i terra . 3) Perché qu esto ri esca, cercheranno di impadronirs i de ll a sta mpa. 4 ) Adopereranno og ni pretesto perché nel popolo romeno vi siano d iscord ie, malint es i, contese, e, se possibile, lo divid e r anno a nche in più partiti antagonistici . 5) Ce r cheranno di accapa rrarsi sempre più i mezzi di es iste n za dei romeni. 6) Li sp in ge ranno siste m at icamente sull a via d e ll a dis so lut ezza, annientando la famig li a e la forza mora le e non trascureran no l 'awelenam e nto e lo stordim ento per m ezzo di b eva nd e e di altri veleni. E in ve ro chiunque vorrà uccidere e conquistare un a s tirp e, potrà farlo adott a ndo questo sistema» .

Di qui, not ava Evo la, la reazion e sp irituali s ta per cui:

« Potr à stupire il fa tt o che Codreanu avesse imposta la di sci plina del digiuno per due giorni alla se ttimana a tutti

gli aderent i del suo movimento, e potrà anche inter essare conoscere questi s uoi pensieri sulla forza della preghiera, pensieri che sembrerebbero essere formu lat i più da un religioso, ch e da un capo politico: La preg hi era è un elemento d ecis ivo della vittor ia. Le guerre le vin cono coloro ch e h anno sap uto attrarre da ll 'etere, da i cieli, le forze mi st er iose del mondo invi s ibile e assicurarsene il conco rso. Qu este forze misteriose sono le anime dei morti, le anim e dei nostri antenati, ch e furono, an ch e loro, un tempo, lega ti alle nostre zo ll e, ai nostri solc h i, ch e morirono per la difesa di questa te rr a e che sono anche oggi lega ti ad essa da l ric ordo d ell a loro vita e da noi, figli , nipoti e pronip o ti loro. Ma , pi ù dell'anima d ei mort i, sta Di o».

Proprio questo Dio , garanz ia di vitto ri a come quello impresso su lla fibbia de i cinturoni de i so ldati tedeschi, Gott rnit uns, non so lo è mancat o. Era dall'altra parte. Con gli strango lato ri di Cod rean u . Come h a constatato C ioran col tenace rise ntim ento da legionar io trad ito ch e gli ha isp ir ato il testo po lem ico che nella versione italiana avrà per t ito lo I nuovi Dei, m a ne ll 'o ri ginal e francese era intit o lato Le mauvats demiurge (li ca ttivo d em iur go), perché:

«È difficil e, è impossib il e creder e ch e il buon dio, il " P adre", sia coinvo lto nell o scandalo della creaz ion e. Tutto fa credere ch e egli non vi ab bi a partecipato affatto e ch e la creazion e dipenda da un d io senza sc rupoli, da un dio tarato».« 0

Epp ure C od rean u , prin10 nella tra gica serie d ei fasc isti vinti g iacc hé Jo sé Anton io, cad uto un paio d'anni prima di lui , poté sembrare non vinto , cont inua, come aveva intuito Evo la, a ese rcit are un suo fasc in o più di a ltr i cap i della stessa fa mi gli a e urop ea.

In It al ia il nome di Co dreanu comin ciò a circolare tra la generaz ione giovani le missina pos tb elli ca detta ironicament e de i «fig li del Sole» perché seg u ac i di J uliu s E vola, m a soprattutto riaffi ora verso la fine degl i anni Settanta tra la più espos ta e sac rifi cata delle ge neraz ion i g iova nili di «destra» (l o scr ivo tra •v irgolette perché mo lti si sentiva n o fu ori dei

vecc hi sc he mi , «a l d i là de ll a d es t ra e de ll a s ini s tra »), qu ella d ei fr ate lli M atte i, ars i viv i nel rogo d i Prim ava ll e, qu e ll a d i Acca L a re nti a e di Miki s M ant a k as, q u e ll a di Se rg io Ramel li e deg li altri ra gazz i s pr angati. Co dr ea nu compar e il 21 g iu g n o 1977 in un a rti co lo di Steni o So lin as s ul « Rom a» di Napo li indi ca t o d a N ico la Rao co m e a tt o di nas cit a d e ll a N u ova D estra. A q ues ta co r re nte vo lta ad a m b izios i o bi ett iv i d ' inn ovaz io ne c ultu ra le So lin as p ropose:

« Il ritratt o d i un a giove ntù d ec isam e nte ri vo lu zio na ria, c h e s i tro va a di sag io co n il binomio or din e- lega lit à ; ch e ce l 'ha p iù con il sist e m a c h e con il co muni sm o; ch e so gn a un rep uli sti gen erale m a sa c he, a ll a fin fin e, tu tte le ri vo lu z ioni ve ngo no t ra dit e. [ ... ] È ge nt e c he pe r m aest ri s i è scelta Codreanu ed Evo la, g li a nti chi co di c i d'o n ore e d il g u s to de ll ' in t ra n sige n za; che st i ma Dri e u la Roc h e ll e pe rc h é co n il su o sui cidi o o n o rò un a " firm a", e P o und p e rc h é con il suo s il e n zio di spr ezzò un mondo » ."'

Mi st e ri ose sc ritte C uib a pp aio n o anco ra s ui muri n el cen t ro di Ro m a, or m a i imp all idito r ico rdo d i Te r za P os izione, il m ov im e n to s t ude n tesco creato d a Gab riel e A din o lfi, Peppe Dim itr i, Ro b erto Fi o re, Wa lte r Sped ica to verso la fin e d eg li a nni Settanta. Riprese ro in fa t t i d a i « ni d i» de ll a G u a rdi a di F e r ro le fo rmazi oni di b ase co m pos te da t re o qu a ttro raga zz i in c ui si strutturò Te r za Pos izio n e .'" L' a ttr att iva di Codr ea nu vie n e a pprofondi ta da A ri a nn a Str eccio ni a n c he a ttr ave r so int erv ist e a Ma rce ll o d e An gel is e G iu sep p e Dimi tr i, es p one nti d el m ov im e n to c h e ri ve n d icano « la co n sapevo lezza q u as i is tinti va di esse re altro ri spetto al fasc ism o»."' Te r za P os iz io n e ricon o bb e il deb ito c ultur ale co n Fra n co G iorgio F reda e sop ratt utt o co n l'im pa regg iab il e imp eg n o d i C la udi o Mutti n e ll a t ra du zion e e p ubbli caz io n e d e ll e o p e re di Codrea nu , di c ui e rano a pp a rsi n ell e E di zio ni di A r il D iario dal carcere (P ad o va 1970), Guardia di /erro (P adova 1973 ), Il capo di Cuib (P adova 1974), po i In marcia Guardie di/erro (P ar m a 1975), d isco d i ca n t i leg io n ar i, e d i Ion I. M ot za L'uomo nuovo (P ad ova 1978). F a r a nn o seg uit o n eg li anni O tta n ta Circolari e Mani-

/esti di Codrea nu n ell e Edi zio ni all ' In segn a d el Veltro di Mutti (P ar m a 198 0 ) e ris ta m pe d ei titoli app e n a el en ca ti. Ai giovani ex t rapa rl amentari di Te r za Posi zion e tra l 'alt ro non dispia ce va di Co dre anu la condi zion e tragica di « p e rdente» , com e h a riferito Dimitri:

«Ave re co me punto di rife rim ent o C o dre anu e la G ua rdi a di Fe r ro era important e p e rch é era s tato un mov im ento pe rdente, e n on si era tra sfo rm a to in reg im e mante n end o in ta tta la su a fo rza rivolu zio n ari a» .'"

Com e alt e rnativa al pot e re, ch e se ntivamo di ave re contro , li affasc in av a an che il

«"c ivismo leg ion ario " in vi rtù del qual e d ove c'era bi sogno di cost ruir e un pont e Co drea nu m and ava i suo i leg ion a ri a cos truirl o sc avalc and o l'in efficie nz a de ll a bu rocraz ia e d el gove rn o . [... ] Esempl are in pro po sito so n o s ta ti i fa tti accaduti a Roma, n ella borgata di P almarola nel di ce mbr e 1979 , qu and o d e i militanti di T P offrirono gra tuitam e nt e la loro co ll aboraz io n e agli abi ta nti d ella zona p e r cos truir e d ell e case, pe raltro abu sive» ."'

M a so p ra ttutt o, a ra gazz i ch e sco ntaron o co n lun ghi anni di ga lera o d 'es ilio all 'estero e in qualch e caso paga rono con la vita il loro rib elli smo , e ra parso a ffin e un o strano fasci smo , che n on solo non e bb e l 'oc ca sion e s tori ca di pratic ar e il p ote re, n é di potern e abu sa re, m a d el p ote re di poli zia anti fasc is ta avev a in vece s fi dato e soffe r to gli abu s i, com e e ra cap it a to ai cam era ti d ell e pre ce d enti ge n eraz ioni , riorgani zza ti si d op o l'epoca le sco nfi tta del 1945 e il b ag no d i «san gu e d e i vinti » . "6

Brasillach, Drieu la Rochelle, Rebatet

La gioia d' es ser fas cis ti 1 1

Robc rt Bra sillnch

M e ne andai per qua lche gio rn o a Roma a ritemp ranm 1 •~

Luc ien Rcba tc t

A b b ia m o giocato, ho perso. Esi go la mo rte 1"9

Picrre Drieu la Roc hell e

Co ndannato a mort e per nient'altro se non per le cose c h e aveva scritto, per reati d'opinione, avre bbe potuto esse r e graz iato. Ma D e Gau ll e, da cui dipendeva concedere la grazia ri chie sta da una quantità d 'int e ll ettua li per lo più a ntifascisti, rifiut ò. E così Robert Brasillach, il poeta dei balill a e d e ll e vac an ze, l'appass ionat o alla scoperta del c inema e de i di ve rtim e nti, a 35 an ni ''° la m att in a d e l 6 febbraio 1944 finì fucilato per un a decisione ve nuta d a destra . Com e p er Cod rea nu.

La petizione indirizzata a D e Gaulle per sa lva r g li la v ita e r a stata fi rmata da c in q uant anove tra i p rin c ipali a rti st i e scr itto ri francesi , tra cu i Francois Mauriac , Paul Val ery, Paul Claudel , Georges Duh amel, Henry Bordeaux , J e a n Pa ulhan , Thi erry M a ulni er, J ean Anouilh, J ea n Cocteau, Albert Camus, Co lette, Marce! Aymé. E Brasillach, ch e in ca r ce re stava attendendo la mort e, n e fu talmente toccato da scr ive re un Ringraziamento riportato n el lib ro del suo difenso re J acq u es I so rni: « Rin graz io g li inte ll e ttu al i franc es i, sc rittori , art isti , mu s ic ist i, uni versita ri , c h e hann o vo luto amab ilment e inoltrare una richi esta di gra zia in mio favore . No n vog lio qui n o min a r e ne ss un o, ma il loro el enco conti e n e le mi g li or i gen ialità dell a no stra razza, nei cui co nfronti il mio d e bito è immenso. Ve n e so no alc uni i cui perco rsi e d attivit à so no molto lontani dai mi e i e che avrebbero quindi potut o rimanere indiffere nti. Per di p iù n emmen o ci co no sc ia m o di persona, rag ione per c ui ma gg io re è la mia grat itudin e n e i loro confronti. Con a ltri in vece mi è capitato in p assato di ess e re partico lar m ente severo, ni en te fa -

/esti di Co drea nu nelle Edi zio ni a ll'In segna d el Vel tro di Mutti (P arm a 1980) e ri s tamp e d e i tito li app en a el en ca ti. Ai g io vani ex trapa rl am entari di Te r za P os izion e t ra l ' alt ro n o n dispiac eva di C odreanu la co ndi zion e tragic a di «pe rdente», com e h a rife riro Dimitri:

«Ave re co me p unto di r ife rim en to Cod r ea nu e la G uardi a d i F erro e ra import ante p e rc hé e ra stato un mov im e nto p e rd ent e, e n o n si e ra tra sform ato in r eg im e m ante n e nd o intatt a la s u a forza ri volu zion a ri a» .'"

Com e alt e rn ativa al pot er e, ch e se ntivamo di ave re co ntro , li affasc in ava anch e il

«"c ivism o leg ion a rio " in virt ù del qual e do ve c ' e ra b isogn o di cos truir e un p ont e C odrea nu m and av a i su o i leg ion a ri a cost ruirl o scavalc and o l' in e ffi cie n za d e ll a bu roc raz ia e del gove rn o . [. .. ] Es em p lare in p rop os ito son o s tati i fatti accaduti a Ro ma , n ella borgat a di P almarola nel di ce mbre 1979, qu and o d ei militanti di T P o ffrirono gr a tui ta m e nt e la lo ro co ll a b oraz ion e agli abitanti dell a zona p e r cost ruire d e ll e case, pe raltro abu sive» .'"

Ma so p ra ttutto, a ragazzi ch e sco ntaron o co n lu ng hi anni di gale ra o d'es ilio all ' es te ro e in qualch e caso paga rono con la vita il loro ribelli smo , era parso affin e un o strano fascismo , ch e non solo non e bb e l' oc ca sione s to ri ca di praticare il po te re, n é di pot e rn e abu sa r e , m a d el p ote re di poli zia anti fasc ista avev a in vece s fi dato e soffe rt o gli abu s i, co m e era cap ita to a i cam era t i de ll e prece d enti ge n e raz io ni , ri o rgani zzat is i d opo l'epo cale sco n fitt a del 1945 e il b ag no di «sang ue dei vinti ».146

Brasillach, Drieu la Rochelle, Rebatet

La g ioia d ' esser fascisti 147 Robert Brasillach

M e n e a nda i p e r qualche gi o rno a Ro ma a ritemprarnd 48 Lu cicn Rebatet

A bbiamo gi oca t o, ho pe rso. Esigo la m o rt e 1 ~ Pi crrc Drieu la Rochelle

Conda nnato a mort e per nient'alt ro se non per le cose ch e aveva scritto, p er rea ti d 'opinione, avre bb e potuto essere graz iato. Ma D e Gaulle, d a cui dip e nd eva conce dere la grazia richiesta da un a qu antità d ' int ellettuali per lo più antifasc isti , rifiutò . E così Rob e rc Bra si ll ac h , il po e t a dei bal ill a e delle vaca n ze , l'appass ionato alla scoperta del cin em a e d e i divertimenti, a 35 anni " 0 la mattina del 6 febbraio 19 44 finì fucilato per una decisione venuta da destra. Come p e r Codreanu.

L a p etizion e indiri zza ta a D e Gaulle per sa lvargli la vita era s tata firmata da c inquantanove tr a i principali a rti s ti e sc rittori fran ces i, tr a cu i Francoi s Maur iac, Paul Valery, Paul Claudel, Georges Duhamel , H enry Bordeau x, J ea n Paulhan, Thierry M a ulni er, J ean Anouilh, J ean Cocteau, Albert Camus, Co lette, Marce! Aym é . E Brasillach, che in ca rc e re stava att e nd endo la morte, n e fu t alm e nt e toc ca to da sc ri vere un Rin graz iam e nto riport a t o nel libro del suo di fe n sore Jacqu es I so rni: « Rin graz io g li int e ll e ttuali fran cesi, sc rittori , art is ti , mu s icist i, uni ve rs it a ri , che hanno vo lut o am abilmente inolt ra r e una richi es ta d i g ra zia in mio favore . No n vog lio qui nom in a re nessun o, ma il loro elenco conti e n e le mi gli ori gen ialità della no st ra razza, nei cui confronti il mio d e bito è immenso. Ve n e sono alcun i i cui p e rco r si ed attività so n o molto lont ani dai miei e che avrebbero quindi potuto rim an e re indiffer e nti. Per di più nemm eno ci conosciamo di persona, ra gion e per cui ma gg iore è la mi a gra titudin e nei loro confronti. Con a ltri invece mi è capitato in pass a to di esse re particol a rm e nte severo, nient e fa-

cencio dunqu e p er meritarn e l'ap po gg io. Dio mi è te stimone che quanto ab bi a potuto dir e su di loro ha se mpre tratto motiva zion e da reazioni personali anteriori alla g ue rra e che se li ho combattut i è stato in piena onestà. È proprio in questi che ho trovato i più acca lorati difensori, i qua li hanno dato prova di una gen eros ità tale da iscri ve rs i n e lla più bella tr adi z ione dell e lettere fr ances i» .m Er a ta le la ge ntil ezza d'animo di Brasill ach, ch e raccomandò di cancellare da ogni futura ri sta mpa d e ll e su e opere qualunqu e es pressione critica s u ciascuno dei firm ata ri della petizione.

Tra gli intell e ttuali fascisti francesi, ch e per lo più invidiavano il ri go re con cui i regimi in Italia e G e rmania parevano reagire all a decaden za, Brasillach fu in vece incant a to dalla gioi a d i vive re che si ri ve r sava dall e organi zzaz ioni g iovanili di massa: « ... Abbiamo sempre trovato gro tt esco che gli awersari del Fascismo ignorasse ro completamente la gioia d 'esser fasc isti; non cercassero n e anch e di capi re da cosa nascesse qu es ta felicità. Gioia che si potrà c riti ca re, dichiarare abominevo le o infernale, se preferite, ma sempre gioia . li giovane fascista, ancorato all a s ua raz za e alla s ua nazione, fi ero del suo corpo masc hio e vigoroso, del s uo spi rito lu cido, del su o disprezzo p e r gli sporchi beni di q uesto mondo , il gio vane fasc ista nel suo cam po , tra i s uo i came rati in pace o in gu e rra , il giovane fascista che canta, ch e marcia, che sog n a, è anzitutto un esse re gioioso. Prima di giudicarlo, biso gn a sa pere cos' è la sua gioia, il suo ìrre sistibile entusiasmo , che il sarcasmo e l'ironia mai potr enno sca lfire o intaccare. Non so se, come h a detto Mussolini : "Il XX secolo sarà il seco lo del fascismo ", ma so no convinto ch e ni e nte potrà imp ed ir e a1la gio ia fa sc is ta d 'esse rci stata e d'esserci, e di tonifi ca re gli sp iriti con la ragione e con il sentim e nto ». '" Nel 193 7 aveva fatto un paio di viaggi in Italia tra endone sotto il profilo polit ico que st a impressione: « ... L'Italia fasc ista. La scoprimmo di botto sui treni, pieni di raga zz i che cantavano, ch e g ridavano e ovunque ci sembrava di resp irare un'ari a p iù sana, di g uard are il più bel so le del mondo ; ammiravano , am ava n o la sp lendid a I tali a: p e rch é l' It a li a è be1la e bi sog n a che i ragazzi la co no scano . Lun go la strada , vedevam o dov unque campi lumino si dove centinaia di ra-

gazz i e bambini g iocavano nudi nel sole . E n e i vagoni train at i da le nt e e posse nti locomoti ve, ecco ragazzi ni di dieci a nni ves titi di bi anco e di nero , con su l capo il piccolo " fez" fa scista: era no i " Balilla "». "'

An che il più gio va n e libe ll ista Luci e n Reba te t (1 90 3 -1972) pre fe riva andarsi a sfogare in It a li a: «Il mio di sp rezzo per la d emocraz ia cresce va di g iorno in giorno. L e dittature fasciste prendevano terreno , promett eva no di dominare il seco ndo ter zo del XX secolo? Ebb e n e, tanto me g lio , dato che si stavano rivelando le sole in grado di forg iare, governare i tempi mod erni, e di battere in brecci a le dittature ma rxis te . Me n e anda i per qualche g iorn o a Roma per ritemprarmi». m

Bra s illa ch era s tato per «cento ore » (quattro g iorni e m ezzo) in Germania, al Congresso di Norimberga . La regìa delle sfila re naz iste allo Zeppelinfeld , uno stad io imm e n so, co n ce nt o mil a posti sulle grad inat e e altri du e o tr ece ntomil a ne ll 'a ren a, i co ri e i silen zi, le ca tt e d ra li di lu ce, le b andiere rosse e imm e n se come pal azzi, non potevano non impressionarlo: «No n ho mai visto nella mi a vit a s p ettaco lo p iù prodigioso».' " Eppure qualcosa non lo convi nceva : «È st ata propri o qu esta cerimonia ch e mi h a reso perplesso. [ ... ] In sint es i, qu es ta fu l'impression e final e e definitiva che riportammo d a quel breve viagg io oltr e il Reno: spettaco li stupendi, un a gioventù meravigliosa, un a vit a p iù facile di quanto non si potesse credere, e soprattutto l'indeleb il e sent im e nto di una mitologia sorprend e nt e, di una vera e propria nu ova reli giosità. Quando ripen so a quei g io rni così int en si, ri ve d o i gra ndi riti notturni screziati dalle lu c i d ell e tor ce e dei rifl e ttori , i bambini e i ragazzi te d esc hi ch e g ioca no come gio va ni lupi attorno a i ric ord i de ll a gue rra c ivile e del sac rifici o, il suo Capo che e ntu s ias ma e so ll eva in onde e no rmi e commosse quell e folle domin a te, plasmate da l su o ge nio ; e mi chiedo cos 'è , in effetti, questo P aese così vic in o a l nostro. M i ri s pondo , con una punt a d'inquietudin e, ch e ta le vicinan za non impedisc e che si sia lontani q ua s i qu anto da un altro mondo , un altro pianeta; e l' impr ess ion e più profonda res t a qu e ll a di un'incan cell abi le di vers it à, per non dire st ra nezz a o estraneità». "'

Nelle impr ess ioni più imm e diate d el suo roman zo fasc ista, I sette colori , p ubbli cato nel '39, il resoco nto su Hitler visto da vicino è venato d 'o rrore: «Un ometto. P iù p icco lo di qu anto appare sull o sc h e rmo , tri ste , co n la s u a g ia cc a gia ll astra, i calzo ni neri , la cio cca di cape lli sull a front e, il viso stanco. [... ] ... davanti a questo fun zionario vegetariano, che è un dio per il s uo pa ese, com e non pensar e ch e in un ' alb a di g iu gno egli è sceso d al cielo , tale l'arcangelo della morte, pe! uccid ere alcun i de i s uoi compagn i più antichi e più ca ri? E a loro che oggi penso . Qu est' uomo h a sacrificato, a quella che giudicav a la sua mis sione, la s ua pace personal e e la sua am icizi a, e sac rifi ch erebbe tutto , la fe li c it à umana , la sua e q uell a d el s uo popolo p er so pramm e r cato, se il mi st e ri oso dovere al qu ale obbedisce glielo ordinasse. Non pa rl o n at uralm ent e de ll a felicità d eg li altri popol i. La Ge rmania ci h a insegnato ch e non h a m a i av uto molta importanza p e r le i. Non si giudic a Hitl e r come un capo di Stato ord in ario. Ma eg li è an ch e un riformatore, è chi amato a compiere un a mis sion e che eg li crede di vin a, e i su oi occhi ci dicono ch e egli n e soppo rta il terribi le peso». "' Brasillach aveva ep id erm icamente intuito il soffocamento sp ie tato della compassione scambiato per virt ù te u ton ica d a un Fi.ihre r ch e, avendo co piata dal Duce un a r ivo lu zion e in gran p arte ri so lt a all ' it a liana con ol io di ricino e manga nelli , voll e renderla un po' p iù «se ria » co i Lager e milioni di vi tti me ad Ausc hwi tz. Al ca ntor e d ell e vacanze, dell a leggerezza, era più con ge ni ale il fasci smo m ed it erraneo , anc h e se scrivendo in pr ig io n e un a Lettera ad un solda to dell a clas se '4 0 ne do ve tt e reg istrar e la fine: «TI Fasc ismo italiano, è un 'opera di vent 'ann i, straordinariamente cad uca. Mussolini , uomo di genio, malgrado i s uoi errori, ha te nta to di plasmar e il popo lo it aliano secondo un ' imm agine roma n a; ha r isanato paludi , tra cc ia to strade, ridata un ' apparent e di gnit à a un popolo che talvolta ne era privo , seda to sul n asce re il caos r ivolu zio n a ri o. M a h a av uto il torto d i vo le r far far e la g ue rra a un popo lo ch e non la vol eva (e ch e inoltre s'accorgeva quanto fosse in gi u sta la g uerra co ntro la Fran cia), infin e di dar e all 'apparato pol iziesco e bu rocra tico uno svilu ppo eccessivo. Tutto è cro ll ato in poch e setti-

man e». '" Ma n e restavano pur sempre i ricordi: « P e nsava mo ch e il Fa sc ismo fosse una poes ia, la poes ia stessa del XX seco lo (in s ie m e al comunismo , se n za dubbi o). E mi dico che c iò non può morire. I fanciulli ch e sara nno po i g iova ni di ve nt 'a nni , apprenderanno con oscura m erav ig li àquesta esa lta zione di milioni di uomini , i camp i della giovent ù , la g loria del passato, le cattedrali di luce, gli ero i pronti alla lo tt a, l 'a micizia tra le gioventù d e ll e n az ioni rid es tat e, José Antonio, il Fascismo immenso e rosso. So b e n e che il comunismo ha anch'esso la s ua gra ndezza, ugualm e nte esa ltante . Non so, forse tra mill e anni, le due Rivoluzioni del XX seco lo si confonderanno. Mi si concederà che n ella Rivoluzione Fascista, la nazion e è assunta ad un s ig nifi ca to più inebriante, più marcato, e la na zione è essa st essa poesia. Tutto ciò potrà essere vinto dal lib e r alismo apparente, da l capitalismo anglosassone, ma non morirà , co me non è morta la Rivoluzion e dell'89 nel XIX seco lo , nono sta nte il ritorno dei re . Ed io , m algra do in quest i ultimi mes i abbia così fortemente diffidato d e i molti erro ri del Fascismo italiano , del na zionali smo tedesco, e de l Falangismo s pa gno lo , so no certo che non potrò m a i dim enticare il m erav ig lio so s plendore del Fas c ismo univer sa le d e l1a mia gio vin ezza, il Fascismo, nostro mal e del seco lo » .'"

Pu ò stup ire la preferenza accordata al co muni smo rispetto all a lib era ld e mocrazia anglosassone de st inata a uscire vin cente, anche se le sue qualità non sfugg iron o a Brasillach in punto di mort e : «Il regime id ea le sarebbe qu ell o che riuscisse a co n ciliare le id ee di grandezza, di soc iali smo nazional e, e di autorità dello Stato , che mi sembrano proprie del Fa sc is mo, con il rispetto della lib ertà indi vidual e che è appannaggio in co ntestab ile della costituzione in glese». '"' L' abbinamento delle due rivoluzioni del seco lo riduce la c re dibilit à de ll a gio ia fascista percepita da Bra s ill ac h , ma è pur vero che anc h e nell ' inferno dell e purghe staliniane a un inviato della stampa britann ica fu possibile reg istrare gio io se esp ress ioni canore. Alexander Werth, corrispondente di g ue rra dall'Unione Sovietica per il Sunday Times e la BBC, ha ricordato che nel 1939, al termin e del secon do piano quinqu enn a le, le cond izioni di vita a Mos ca era no mi gliora-

te e la ge nt e pareva cre d ere ve ra ment e alla p a rol a d'ord in e diffu sa d a Stalin se condo cui «la vita è di ve nt ata p iù facile, la vita è di vent at a più all egra» . Lo co nfe rm ava n o le ca n zonette più in voga, tra cui la fa mosa Katiuscia di Bl an te r e Grand e, è la mi a patria di Du naevs kij « con quel suo ve r so più ch e strambo ch e dice va " no n conosco alt ro p aese dove l' uom o resp iri così lib ero " (e qu esto al culmin e delle p urgh e!)» .'" M igli aia di giovani a Mosca ca nt av an o qu ell e canzo ni sen za accorge rsi de ll e rep ress io ni in cui sco mpa rve ro d ecin e d i mili o ni di ve ri o an ch e soltanto pres unti awe r sa ri int erni del siste m a so vietico ; e non poc hi tra loro , o rm ai vecchi , sono rin rns ti pate ticam en te nos talgici di qu el " p ar adiso" . L a com p less a re alt à d e i co n se n si a reg imi fo rt e ment e pa rte cip a ti vi, dei p a trimoni di ded izion e di sinteressa ta ch e su scitaron o, no n è st a ta an cora s uffic ient em ente st udi a ta.

D 'altra pa rte an ch e Pie rre Dri e u la Roc h ell e, in attesa ch e gli riu scisse il su icidio , si con solava in catti vito p en sando ch e il comuni smo sov ie tico sa r eb be salt ato a ddos so all e d emocrazie lib eralc apit ali ste ill us e d 'a vere ri solto i prin cip ali probl emi vin cend o i n az isti . Son o pens ie ri affidati a un pe rson agg io d el rom an zo C ani di pagli a , il coll ab oraz io ni s ta Bard y, ch e n ell'immin en za d ell a vitt o ri a all eata g iun ge a conclu sioni ra bbi ose : «O gg i n o n cre d o pi ù al na zio n alsoc ialismo ch e all a d emoc raz ia. C red o ch e il n azio n alsociali smo, ch e ha tent a to di svin cola rsi d all a de m oc raz ia, vi sa rà riasso rb ito e ch e tutta qu es ta ammucchi a ta sar à schiacciata dall a Ru ss ia. E sarà b en e , p e r ch é il mio id e al e di a ut o rità e di a ri stocraz ia è in fond o n ascos to in qu esto co muni smo, ch e ho tant o co mb attuto . Ve rr ò am m azz ato d ai comuni sti con un a am ara so dd isfaz io ne» . 162 Anc h e perch é: «Fasc is ti e comunisti [...] no n c'è null a che asso mi gli di più a un n emi co che il suo ne mi co [. ..] la m aggior p arte d eg li uomini d i Bard y eran o deg li excomuni s ti d ivent a to cagoul ard , do ri o ti s ti o fr an cisti . I co muni sti e ran o di vent ati imperi ali sti , n az ion alisti , mili ta ri s ti incalliti , leg ati a Stalin com e gli a ltri a Hitl e r» ."'

Benint eso : Pi e rre Dri e u la Roc h ell e ha condi viso lo sp irito d ell a croc iata antibol scev ica a g ui da te d esca . Con l'entr ata di Hitl er in a rmi n ell ' Urss nean ch e p e r i fra n ces i e ra più po ss ibilè un a scel t a tra Gran Bre t ag na e Ge rm ani a : la

vera sce lt a e ra tra bolscevismo ed Europa. Già nel lu g lio 194 1 Dri e u reagì dur ame nte contro la borg h es ia c h e da filoin g lese si era fatta anche filosovi e ti ca: « Un borghese cattolico e m o n a rchico non fa voti p e r la vittori a di Sta lin: in tutto il resto d e lla nostra vit a non c i sa rà m a i p i ù d a to di ·. co nte mpl a re qualcosa di più incon seg u e nt e, di p iù in etto». Lo di sgustava vedere lo stesso tipo di borghesia c he po c hi a nni prima prendeva le parti dei ro ss i n e ll a g u e rra di Spag na ora : «P assa re so tto s ilenzio i milioni di vittim e po liti che di L e nin e di Trots k y, le migliaia di fucila t i di Sta lin , i mili oni di d e tenuti in Siberia, che attendono la lib e raz ione».' "

Ancor più vibrante e al tempo stesso sensato il clima reg is trato da Rebatet per l 'intervento militar e tedesco in Uni o n e Sovietica: « L'attacco ted esco contro la Ru ss ia ca mbiò per m e tutto. La notizia mi gettò in un trasporto di entusiasmo. Avess i av uto il fiuto di un Talleirand , av re i capito l' ur ge n za di abba ndonare la partita, d i sceg liersi un a disc re t a riti rata da c ui ass iste re con sommo distacco ag li avve nim e nti . Ma non ero un Tall eyrand , b e n sì un militante sta n co d i sca lpi tare , di valutare la sincerità di Petain o le intenz io ni dei s usce ttibili padron i del Re ic h . Esultai. Ogni e qui voco ve ni va spazz ato v ia , a cominciare d a que ll o del patto ger m a no-sov ietico. Questa g uerra al bolscevismo, fin dalla prima g iovin ezza detestato , assumeva un se n so gra ndio so . Tutto a nd ava rischiarandosi, compresa la seve rità d e ll a German ia n e i nostri confronti , g iu st ifi cante un simil e d iseg no. Rum e ni, italiani, finlandesi , ungh e res i, s lovacc hi , ade rivano all a ca mpa g na al fianco d ell a Wehrmacht. Un co rpo di vo lontari franc es i era in forma zion e. La Spagna inviava un a divisione . Era la crociata d e ll ' int era E urop a contro il s uo abom in evo le ne mico; sovente a usp ica ta n e i miei vo ti , l' Int e rn azio n ale bian ca s i univ a e d ergeva contro l'i nternaziona le rossa d e i barb a ri».' "

L'invasione soviet ica dell'Europa era previst a da Dri e u la Roc h ell e come meritato castigo p er la borghesia filoatl a nti ca. Ne l m igli ore de i cas i (di vittori a angloamericana) co m e lu cida a lt e rnati va Drieu pens ava che l ' An1erica avrebbe imposto all 'E uropa « i principi d'imp e riali sm o e co lo nialismo camuffati, impli c iti n ella legge Affitti e Pres titi , e ciò

allo scopo di gara ntire in primo luogo il pagamento d eg li immen si prestit i, e ciò allo scopo di ga rantir e in p ri mo luogo il pagamento degli imm ens i d ebiti contratt i nei suoi confronti da i vari Paesi di questa Europa occ id ent ale e secondar iamente quella di ass icurare la futur a prosperità americana a ll e spa ll e dei P aesi s uddetti » . Scivo lando in quell a cond izione di dip en d enza eco nomica «c h e l'Italia di M usso lini si è rifiuta t a di essere : un mu se o o un b o rd ell o in ri va al m are ad u so dei turi sti d 'o ltremare». 166

In effetti gli americani a part ire d al 1945 stann o scar icando i cost i de ll e lib erazion i s ull 'Occ id ente - e dopo il cro llo d ell 'Urss, che li la sciati n ell a co ndizion e di uni ca superpotenza, s ull ' intero genere um ano - attraverso il disord in e ind otto ne ll a finanza g loba le e co l do ll aro orma i in gran parte ridott o a puro impulso virtu ale, elettronico. Nonostante il p lanetar io d issesto cui è infin e giun to ne l 20082009 l ' im pero am e ricano è certamente più mo rbi do e persino vantaggioso ri spe tto al d evas tan te do mini o asiar ico ch e Dri e u rit en eva probabile ass egnan do piuttosto all a R ussia la vittoria nella t e rza guerra mondi ale. M a al fondo di qu esta pr ev is io ne , ecc it a ta - pur provenendo da i ranghi d i una «borgh es ia sogna tri ce» '" - da animosi tà ant iborghese, vi era anco ra un a vol ta il tanto diffuso guanto errato pr eg iudi zio fasc ista sul cara tt e r e im belle, quindi s ul destino perdente, delle d emocraz ie.

In co mp enso, pur rim proverando ag li ebrei «d i esse re dei borg h es i ch e imborgh es iscono tutto ciò ch e toccano» Drieu (l a cui p rima mogli e, tra l'a ltro , era e br ea) no n h a co n d iviso l' esasperato antisemitismo così diffu so tra gli sc rittori de ll 'epoca . An zi, di lui si possono ri cordare posizioni filos ion ist e: « I nazion a listi di tutti i Paesi devono a iutare gli ebre i sion isti nei loro sforz i. No n vi è o ma gg io più be ll o all a fi losofia n az ionali st ica d i quello offe rto d ag li e bre i sion ist i» . '" Un esempio di um o ri ch e contr ibuirono a rendere in ce rt e anche fra autor i no n filofasci st i le scelte tra Gran Bretagna «g iudaiz zata» e Germania è sta to forni to in un pregevole sagg io di Moreno March i s ul collaborazionismo . Seco nd o «Pa ul Lèautaud, non-coll aboraz ion ista , nonres is tente, velenoso ma obiettivo» la scelta per i francesi po-

teva porsi in base a questi luoghi comuni: «Cosa dobbiamo preferire? La vitto ria della Germania la c ui influ e n za condurrà ce rtament e ad una riorganizza zione po li tica e morale de ll a F ra n c ia , ma con una pressocché certa diminuzione della lib e rtà , principalmente per noi, g li scr itt ori. O la vit - ·. toria de ll ' In g hilterra , che rappresenterà in modo in contestabi le la vittoria degli ebre i, che me g lio pullulerebbero , meg li o occupando i posti di dirigenza e facendovi meg li o regnare il re gim e dell'imbroglio, del dominio del denaro, dell ' internazionalismo più equivoco, la manc anza di moralit à politica e socia le, nonostante avesse iniziato con una totale lib ertà di tutto dire, tutto scrivere, tutto espr im ere?». 169

Giano Accame mo ri va nel suo le tto , dopo aver ri cev uto i sacramenti, il 15 aprile 2 009, lasciando incompiuto ma prat icame nt e com p leto qu esto vo lum e, in c ui h a es p osto le rag io ni de ll a sua pass ione politic a, ch e è sta t a la sua ragione d i vita.

Po ch e ore p rim a di and arse n e leggeva con la fi gli a Barb ara La morte in /accia di Brasill ac h di cui rip ort iamo qu i di seg ui to le ultim e ri ghe. Ci sem b ra ch e concl u dano degnament e La morte dei fascisti e la sua vita.

Il mattino il prete è venuto con la comunione. Pen savo con dolcezza a tutti quelli che amavo e tutti quelli che avevo conosciuto nella mia vita, e pensavo con dolore al loro dolore. Ma mi sono sforzato il più possibile di accettare.,.,

* Robcrt Brasillach, Ln morte in /accia, in Poemi di Frernes, traduzion e di M.M. Merlino, Settimo Sigillo, Roma l 998.

NOTE

Capitolo Primo

1 Pou n d E ., I CanJos, Mondadori , Mi lano 1985 , c .74 , p. 838. Pe r l'in cip it d e i Pisani m i so no affidat o alla ve rs io ne di Al fredo Ri zza rd i, usc ita pe r p rim a in li ng ua irnli am1: Po und E ., Cnn li Pisani, G uan da, Par ma I 9 53.

1 Semp re n ei p ress i d i Pi sa , m a a su d d e ll a ci tt à me n t re Meta to è u no rd , s i t rova Co han o, d ove nel lo stesso pe r iod o ve nnero rin c h ius i in ca mpo d i concent rnm c n to c irca t rent amila mil itar i d ella Re p ubbl ica Soc iale Ita li an a

1 E lia de M ., Sloria delle credenze e delle idee religiose , San soni, Fi re n ze 1980 , voi. 11 , p. 384

1 Ma alouf A., Gia rdini di luce, Corbaccio, M il an o 199 1.

1 C fr. AA .VV., Metn/is ica co stru i t a. Le citt à d i /011dnzio11e degli ann i Trenta dall' It alia all'Olt remare, To u rin g C lub Italiano , M ilano 2 002 , d ove C arl o Fab rizi o C arli e Ant o ni o P e nna cch i hirnno reg istrato 74 citt ;1 nu o ve d'e poca fas ci sta . Ve di an c he Pe nna cc h i A. , Via ggio per le città del Du ce, Te rz iari a, Milan o 2003, ch e n e ha cen s it e 13 0 ' · 13a c ig alupo M. , L'u ltimo Pou11d, Ed izion i cl i sto r ia e lett e rnturn , Roma 198 1, p. 1 15

1 L'.in n o XX III è, o vv iam e n te, que ll o dell' e ra fasci sta

' OY T I!: ( N essu no) , come disse Ulisse p rese ntandos i a Po li fe mo.

Proverbi 6, 6: Va' da lla f ormica, o pigro, I guarda le sue ab itu di n i e dive nta saggio.

1° Carp e nt e r H ., Ezra Pou 11d, il gran de fa bbro de lla poesia mode rn a, Rusconi , Milan o 1997, p 7 68.

11 Il no m ig no lo d ato anni p rima a ll' a mi co era in rea lt à Oposs u m. C fr. Ac kroyd P. , T.S. Elio ! , Frn ssi nc lli , Mil a no 1985 , p. 19 3 : Era stato Pouud a dargli quel sop rannome, alludendo a!!a fa llica usata in genere da Eliot, basata sulla evasività e la prudenza: l'o possum è un animale che sifinge morto pe r sfuggire ai predato ri.

11 Carpe m e r H ., cit. , p. 8 16

11 l vi: E:z.ra ebbe semp re l'impressione che Comell 11011 foss e l 'avvoca to gius to pe r lui.

"Sa n av io P., La gabb ia di Ezra Po und, Sc he iw ill e r, Mil ano 1986, p. 63. A nc he la p rece d e nt e c itaz ione dell 'a vvo cato C o rne ll sull e su e con d iz io n i ne ll a ga bb ia di P isa è t ra ll a d a San avio, p 46

" Ma per u n a divers a va luta z ione vedi an c he G all es i L. , Le origini del Fascism o di Ezra Pound, Ares, Milano 2 005

1 ~ All e te nde n ze pa c ifiste d i quest i autori d e di c.1 un c.1p ito lo Tarm o Kunnas ,

L.a tentazione fascista, Akropolis, Napo li 198 1, concl udendolo: Nel /ascismo, non è stato il culto della guerra ad o//ascinare gli scrit1ori/ra11cesi.

11 li generale serbo Draza Mi h aj lovic, nazionalmonarch ico, aveva iniz iato per pr imo la resistemrn co nt ro i ted es chi , m a gli a ll ea ri gl i rcferi ro no la rei; istenza ~i:i:1~1;!it:1r:ri~l~·~~tf:o~;~~~i:t~d!if•1~!ec:tl~~li

Tito, anche il loro capo ve n ne fuci la to dai comunist i, come a molti cetnici e ra già ca p it ato.

1 g Ma laparte C., La pelle, da Op ere complete, Va llecchi, Firenze 1959, p. 4 56.

1 ~ Quasimodo S., li/a/so e vero verde, Mon d a d ori, Milano 1956, pp.27 -28.

10 Gadda C.E., Lettere agli amici milanesi, Il Saggi a tore , Milano 1983, p p . 505 1. I brani sono tra rt i da due lettere de l febbraio e m arzo 1947

11 Id, Ca rissimo Gianfranco. L cllere rit rovale, 1943-1963, Arch into , Mi lano 199

~l L.'u:!~rro S., Il corpo dd duce, Ei na udi, Tor ino 1998, .133. Anche Ruth Ben-Ghiat, La cultura fascista, il Mu lino, Bologna 2004, ricorda G a dda tra i molti tale111i emergenti ch e derivarono guadagni e pubblici riconoscime111i 11,,gli anni Lrenla fornendo testi e immagini per l e mostre organizzate dal governo (p. 49); tra i collabo r atori negl i a nni Quaranta , già in tem po di guerra, della rivista Prima/o f~~J~b11 ltr~, 0 c~:-~~i~~~n 8 d~:~ /~fc·~!0d~f di~~id~ 0 n:i ,r~~lj~~~:d:i~ ~;~~I~;Ìi ,~(~ 11 ~~91'.

" Ibidem, p. 134

1 ' Baima Bollo ne P., L e ultime ore di Mussolini , Mo n dador i, Mi la no 2005, p. 104. il c::i~'d:ii~ tt~~d, 1~:~tflii:1&:C~~:~.; f;i~. LJr;ai~t~~,;~id1f;:t:t:-~;:,1~~gIT primo cap itolo

./t, Luzzatto S., cit. , p. 89.

11 Crov i R., Il lungo viaggio di Vittorini, Ma rsilio, Venezia 1998, p. 27 l.

1 ~ Govo ni C., Aladino, Ma uri zio Ediz io ni , Roma 1997, p . 153, ma p rima edizione Mondadori , Mila n o I 946.

l"/ Lepre A., La storia della Repubblica di Munolini, Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mo nda d ori, Mi lano 1999, pp. 216 -217.

w Pe r Tu llio De Mauro Albino Pierro è Ira le voci pitì olle del nostro secolo. Appoggiato dal co n terraneo mi n is tro d egli Esteri Emilio Co lombo, fu candidato al Pre mi o Nobel nel 1986 e nelJ'88. È mono il 23 mar.io 1995.

11 Salaris C., Morinetti Arte e vito/uturista, Editori Riuni1i, Roma 1997, p. 327.

11 Govoni C., Aladino, cit., p. 81.

11 M aurizio P., Via Rasella cinquanl'anni di 111e11zog11e, Maurizio Edizio ni , Roma 1996, p 111.

"Uscito ne li movimenlo di liberazione in Italia, I , 1 luglio 1949 , è ri preso in Calvino !.,Saggi 1945-1985, Monda d ori, M ilano 2005, Tomo primo, pp. 1492- 1500

" Mengaldo P.V.(a cura d i ), Poeti italiani del Novecento, Mondadori, M ilano !J;J~E·p:·rte C., Ci L, pp. 429-433.

11 Lewis N , Napoli '44, Adelphi, Mi lano I 993.

ig Cfr. Tadolini L., 1franchi l i ra/o ri di Mussolini. La guerriglia urbana contro gli invasori angloamericani da Napoli a Torino, Edizioni a ll 'insegna del Veltro, Parma 1998.

'~ Dall'an ll/ascismo alla Resistenza Trentanni di storia italiana (1915- 1945), Lezioni con testi111011ia11ze presentate da Franco Anton icelli, Ei na udi , T'ori no 1961, g. }87.

"'" Erra E., Napoli 1943 L e quallro giornate che non ci furono, Longa nes i & C., Milano 1993, p p . 165 e 168.

• 1 Ibidem, p. 142, ove si cita da AA.VV., Le quallro giornate, a cura di Giovanni A rtie ri , Ma rolta, N apol i 1963, p. 54

•! I bidem, pp. 141 e 173

"«Il Politecnico», antologia a cura di Forti M. e Pautasso S., Rizzali, Milano 1975, pp.420-421

"Fort ini F., Poesie ree/te (19)8 - 1973), Mondado ri, M iJano 1974, p. 64. La poesia è del I 947.

u Ta dolini L, I franchi tiratori di Mussolini , cit., p. 186, che r iporta da F. Del Boca , Il freddo, In paura e la fame Ricordi di un pnrtigiono semplice , Fehrin cl l i, Milano 1966 , p. 168

...-. Pavese C., La luno e i/alò, Einaudi, Torino 1950, p. 64. ,; Id , Prima che d gallo conii, Einaudi, TOrino 1948, p . 209. ' ~Ibidem , p. 216. ' ~ Ibidem , pp. 2 16-217.

'kl Un b loc-notes con 5 1 appunti di diario era stato rinvenuto da Lorenzo Mondo tra le carte di Pavese nel I 962. Vi si scoprirono sorprendenti riAessioni ~~!0°;~::~nd} 2i;~s~ 1:1!:t/!7;;~/::trn°~:-~!;:~~i1,~~e}r~~,:tt://1;h;1~i~'r! 0 ;1t:st et~ g_ione dalla sua. Se anche fossero ve re, la sto ria non va coi guant i Forse il vero di/e/lo di noi italianj è che 11011 sappiamo ess ere atroci. [ 18] Sugli antifascisti : St upido come tm a1111/lascista}. Ch i lo diceva? [19] Su fascismo e antifascismo: li fasc[ismol avl-va posto dei problemi; se anche non tu/li risolti Questi salami ne~;_;'[{f t~~ff~1R~~:r~~~::-

ma ora tende a dargliela repubblicana - contro l'opinione che in lt[alia} la repubbl[ica} siano le repubbl{ichel. Naturale che incontri resistenza e sembri lacerarne la coscienza. Ma è il male della crescila. [36) E sul Manifesto del Partito fascista r~pubblicano: In fondo era un enorme malinteso. li Mamfeslo di Verona - purché sUJ sincero- mostN1 la tendenza che qualcuno auspicava da mmi. Nessuno può negare che difronte all'ùtconcludenz.a di agosto, esso a/fronti la responsabilità Purché sia sincero Perché 11011 dovrebbe esserlo? Siamo in un momento in cui non abbiamo nulla da perdere e tulio da guadagnare. Tullo. (44] Gianantonio Vall i in Sentimento del fascismo. Ambiguità esistenziale e coerenza poetica in Cesare Pavese, Soc. Ed. Barbarossa, Mi lano 1991, p. 91, fa notare le analogie di quest'u ltima norn coi pens ier i che Pavese attribuirà al fascista Lucini ne La casa sulla collina: Questa gue rra- mi disse- non è staia capita. Siamo par11/I· dn un regime ch'era da un regime ch'era ma rcio. Tuili tra d ivano e tradiscono. Ma la prova del fuoco ci vaglia Questa repubblica !ardiva Consultatosi nel '62 con l rn lo Calv ino, Mond o, ch e fu poi l'auto re della rivelazione su «La S tamp,1» n e l 1990, decise di non divu lga re il taccu in o.

11 Ung;1retti G., \lita d'un uomo. Saggi e int erventi, Mondadori, Milan o 1974, p. 267. n Ib idem, p. 268. H I bidem, p. 153.

H Piccioni L. , \lita di Ungaretti, Rizzoli , Milano 1979, p. JJ Ungaretti G., Vita d'un uomo. Tulle le poesie, Mondadori, Mibno 1969, ~-)s~;,~~1.~1 , ~;si::~~ ii~:1[~~ 0 d~ ~;s~~Ìaast~~tb!'t~ii~:!~,:;e: 7;~:,i~:1~/i occhi che furono chiusi alla luce I Perché tutti I Li avessero ap erti/ Per sempre I Alla luce , p .321. Rientra nei rapporti della poes ia tra politica e morte l ' invocazione contro i l bombardamento 1erroristico angloamerica n o su Roma del 19 l ug li o 1943 che colpì anche il cimitero d el Vera no: Poeti d'oltreoceano, vi dico: 'O compagni cari ,ma volta, I Cessate l'offesa alle tombe ... ' . S/, AA.VV., Poeti in Camicia Nera, Roma 1934, pp. 39-40; e adesso nelle opere di Cardare lli ne I Meridiani di Mondadori ,i Mazzantini C., cit., p. 172.

J 8 Cfr. Gallesi L. , Ezra Pound, l'ammiraglio degli Uberti e «Marina repubblica na >> in «Storia cont emporanea», aprile 1996, pp. 309-326.

Capitolo Secondo

1 Pisanò G., Storia della guerra civde in lta/ia 1943-1945, C.E.N ., Roma 198 1 ( ma I ' cd. 1965), pp 156 1-1600.

1 De Fel ice R, Rosso e Nero, a cu ra di Chessa P , Bald ini & Cas told i, Mila no 1995, p. 146. Cors ivo m io.

1 Lazzaro U., Dongo. Meno secolo di mem.ogne, Mondad or i, Mi la no 1993, p 105.

• Garibal d i L , La pista inglese . Chi uccise Mussolini e la Petacci?, Edizi on i Ares, M ila no 2002, p. 146. Tes i d el li bro è c he vi sia sta ta comp licità tra g li esecuto ri comunis t i di Mussoli n i e i serviz i segret i inglesi impegnati a recuperare com p romene nti lettere di C hu rchill a l Duce.

' Ba ndi ni F. , Le ultime 95 ore di Mussolini, M o nda do r i, Milano 1968, p. 35 2.

6 In Bcrtoldi S , Pit11.wle Loreto , Ri zzal i, Milano 200 1, p. 250.

1 Pavone C., Una guerra civile Saggio storico sulla moralità della Resist enza, Bolh11i Boringhieri, Torino 199 1, p . 5 12 -513.

8 Ubo ldi R. , 25 apnle 1945. I giomi dell'o dio e della lib ertà , Monda dori, Milano 2004 , p . 207.

' Luzzano S., li corpo del duce, cit.

10 L'a ni colo del 26 giugno 1920, im i1o la10 Coccodrilli!, è ora nell'Op era Omn ia di Mussolin i, voi. XV, p. 5.

11 Vi rifle tt e Isnenghi M., L'e sposi1.io11 ede /la morie , in Ran z:.1 to G (a cura di) , Guerre fratricide, Bollati Bo rin g hi eri, T'orino 199 4 e riprend e i l te ma tni g li altri D e Luna G., li corpo del nemico ucciso, Einaud i, Torin o 2006.

il Cfr. Pa vone C., Una gue rra civile, c it ., pp. 475-492 su Le rappresaglie e le con trorappresaglie: « In rispos ta a ll a fuci lazione di 5 pa ni g iani catt u rati e sev iziat i dai 1ed esch i in un a piazza d el vi ll aggio d i l ves tri a, la bri g ata Bah era fuc ilò 20 SS tenut e come os 1agg i D e ll a fucilazione di 35 prigi on ieri in risposta all',1s sass inio di 7 patrioti dà notizia " l' Unità " dell 'S ottobre 1944. P a rti co larm en te durn fu la rnppresagl ia per l'uccis io n e di Duccio Gal imbe rti, coma ndant e d e ll e fornrnzioni G L piemontesi. Il Co mando militare regiona le il 12 dicembre 1944 dib:~~i! I dee, rtb~fg~~~i~:r: ~~:ev:j~~':e1.t':~~~!r~'i:i' '~~n~~~:taa~~ePT:1;:r~d~ 1 h5a~ limber1i "».

11 Garibal d i L. , La pista inglese, cit., p. 53.

1 ' Le ipotesi sui « morti in pi ù)) sono re g is1rnte da F. B,mdini, Le ult ime 95 ore di Mussolini, cit., che nota a p. 368: «Si sono fatti parecc hi nom i: Navarra , Tcruzzi , Be rgo nzo li e così via. Ma non si è mai riu sc iti a stabil ire uno solo d ei nomi probabil i di questi cadave ri realmente straord inari. Né chi, e quando, li abbia portati nel tragico mu cchio». is Lo r iferisco no Pi sanò G., Storia della guerra civile in Italia 1943-1945 , cii., pp. 1628-1630 e Sus mel D. in AA.VV. , I giom i dell'odio, C ia rrnpi co Editore , Roma I 985, pp 24 5-246.

11 • Bandini F., Le ullim e 95 ore di Mussolini, c it. , p. 368.

11 Andriola F., Appuntamen to ml lago, Suga rCo, Milan o 1990, p 200.

18 R. Ub ol di , 25 aprile 1945. I giomi dell'odio e della libertà, cit., p. 2 18.

" Romualdi P., Fascismo repubblicano, Suga rCo, Milano I 992, p. 205: «S i ' ,a ri a di trecentom il a persone, di m ill e famiglie interament e distru tt e, di sette mia donn e e mo lti fanc iull i assassinati».

:o Lo riporta Oliva G., La resa dei conti - ap rile-maggio 1945:/oibe, pia1.1.ale ;,o;::irrJ(~~~ilt ~:;~~'g iana, Mondad or i, Milano 1999, p. I 15 d ,ig li Atti Parla-

li lvi. Ca rlo Simi ani, c itato da Oliv,1, era un ricerca to re ,1ppartenente ,1d ambi ent i della Resistenza.

12 Pansa G. , li sangu e dei vint i , Spe rl ing & Kup fe r, Mi lano 2003, p. 37 1.

11 Id. , SconoscÌulo 1945, S pe rling & Kup fer, Mila no 2 005, p. X.

:~ Vespa B., Vincitori e vin ti , Mond a dori , Milano 2005, p 199.

n Farrell N., Mussolini, Le Le ttere , Fi renze 2006, p. 576.

x, Vcs p.i B, Vinci/ori e vinti, ci t. , p . 199-200, c h e ricava la notizia da Tog/intJi e Stalin di Elena Aga-Rossi e Victo r Zaslavsky.

n Ne n ni P., Tempo di guemr/redda. Diari 1943- 1946, SugarCo, Milano 1981, p. 114.

: Pini G., Susmel D., Mussolini. L'uomo e l'opera, La Fenice, Firenze 1955, vo i. IV, p. 538.

l"l Parri F., Scritli 1915 / 1975, Feltr inelli , M ilano 1976, p. 145.

'° Lo ha ricordato il fi gl io Roman o, Ultimo allo. Le verità 1U1scorte rulla fine del Duce, Ri zzal i, Milano 2 005, p . 31.

11 Benino A., Mussolini mi ha dello, Settimo Sig illo, Roma 1995, p. 252.

' 1 Costa V., L'ultimo federale, il Mulino, Bo logna 1997, p. 252.

n Romuald i P., Fascismo repubb licano, cit , pp 152-155 e 162-1 63

14 In Pisan ò G., Storia della gue rra civtle in Italia 1943- 19 45, c it. , a p. 1500 è riprodotta lu pagina deg li spettacoli da l «Co r rie re del la Senm con, oltre una decina 1}'~~:~~\~'tK~,rÙ[i~~~aa~t~i1v!i: .~• ;n;4~re ntina di c ine matogrnfi ap er ti.

"' Quest'amaro con fronto traspare nel sagg io di un giovane e p ro metten te intellettuale di destra prematuramente scomparso in un incid en te d'a ut o, Rom uald i A., Le ultime ore dell'Europa, C iarrapico Editore, Ro ma 1988

17 Fest J., La disfalla, G arzanti , Milano 2003 , p. I 02.

13 Hi tler, s ui cid,u os i il 30 april e, aveva compiut o da di cc i giorni 56 anni; Musso lin i, ucciso d ue giorn i prim a, ne avrebbe compiuti 62 il 29 lug li o.

' ? Freytng von L ori ngh oven B. , Nel bunker di Hitler. 23 luglio 1944-29 apr ile 1945, Einaudi, To ri no 2005, pp. 4-5.

'° C fr. Fest J. , La disfalla , cit. , p. 139: «Fra i più accaniti dife nsori della città r!::~~d~

via zio ne una sp ie hlhl res istenza ai russi. Anche reparti di SS o landes i e scandinav i, no n ché il cor po lettone orm ai ridotto a poco più d i ce n to uomini, co mbatterono accan irnm ente fino ,11 loro comp leto anni e ntam e nt o: non avevano mai fotto prigionieri e sapevano che , a que l punt o, bi loro sorte non sarebbe stat a in ogni caso di versa>>.

1 Zimel la A., L'ora di Dongo, Rusconi, Milano 1993, p. 77.

2 Bonin o A. , Mussolini mi ha dello, cit., p 264

-HM. Veneziani (a cu ra di), Vilfredo Paret o. Borghesia, élit es, fascismo, Volpe editore, Ro nrn 198 I , p. 3 7.

11 Lo not11 fra gli 11ltri lo sbi go ttito biografo inglese Farrell N., Mu sso lini , c it., p. 565.

H Bocca G., La repubblica di Mus so lini, Laterza , Roma- Bari 1977, p. 336.

11 ' Pavon e C., Uno gue rra civile, cit., p. 428.

li Lo riporrnro no Pini G., Sus mel D. , Mussolini. L'uomo e l'op era, cit., vo i. I V, p. 502.

•~ Cfr. Ga ri b al di L., La pista inglese, c it. , con un saggio di Caprnrn M., La pista inglese vista da Bo /l eghe Oscure , che a p. 73 re nd e conto di «con ta tt i, incontri e scambi di leHere tra Mussol in i e agent i ing lesi durnnte i mesi de ll a Rsi » di cui hanno scri 11 0: Ci1mpini D. , Strano gioco di Mussolini, Milano 1952 e Piazzale Loreto, Milano 1972; Bandini F. , Le ultime 95 ore di Mussolini, Mii.mo 1959 e \lita e mort e seg reta di Musrolini, Milano 1978; Zanella A., L'ora di Dongo, Milano 1993; Andriohi F., Appuntamento sul lago , cit., e Andr iola F. , MunoliniChurchi/l. Cart egg_io segreto, P ie rnrne , Casale M o nferrato 1996; Pet.icco A., Deor Benito, caro \'(linston, Milano 1985; Cavalieri G., Ombre sul logo, Casa le M onfcrrnto 1995; Festornzzi R. , Mussolini-Churchill: le carte segrete, Milano 1998 .-i Taylor T. , Anatomia dei processi di Norimberga, Ri zzo li , Milan o 1993, p. 44 . w Mu ssolini R. , Ult imo allo, cit., pp. 12-13.

" Lo ricorda Mazzali E. nell'introduzione a Anon im o Romano , Cronica Vita di Cola di Rienw, BUR Rizzoli, Mi la no 199 1, p. 42.

n Dalla Cronica, p. 384.

H Milza P., Mussolini , C aroc ci, Rom a 2000 , p. 940. mor:~~bff;ibbii:;:~ }~i:tL:v~~:•i~:!~:c~~J; lc~~1;:~0 1 ; _dopo la

n Morgh en R. , Medioevo cristiano, Lat erz a , Bari 1974, p. 47 . Raffaello Morghen dedica un inten so capitolo alla TYadizion e cristiana e imperiale di Roma. }(, D'Annunzio G., La vita di Cola di Rù•11w , T reves , Milano 1913, pp. 168169.

cord~ Jt t~1i~cf1r~f1~~~:J~~t~1

cosa o per natura o per acc idente term in a e finisce qualche volta; però uno cittadino che si truova al fine della sua patria non deve tamo dolersi della disgrazia di quella e chi11marla ma l fon una1a , quan10 della sua propria: perché alla pa1ria è accaduto quel che a ogni modo aveva a accadere, ma disgrazia è stata di colui a bactersi a nascere a que ll 'età che aveva a essere tale info rtuni o». M a ne ll a seconda metà del Novecen10 \Je r larga parie degli italian i il dolore dell 'orgog lio nazionale fi ni to è s tato i n qua che modo lenito dai va n taggi del consumismo.

18 Mussolini B , Opera Omnia, voi. III , p. 157.

J\l Grcgor A.J., L'ideologia de/fascismo, Il Bo rghese, Roma 1974, p. 12 6 La citazione è da Opera Omnia, voi. III , p. J 13.

,.o Opera Omnia, voi. VII , p. 4 19.

" 1 Ibidem , voi. VIII , p . 32.

~~ae:;!1~Ù~-J~ss1~~d~~7.dp~~~ig~!!::1 ~ !!l?,;~J~ 9J;ila v,0lenza fascùta. 1919- 1922, Mondadori, Milano 2003 , p. 7. Secondo calco li riportati da Franzinelli (p . 169) i cad uti fasc ist i pr im a della marcia su Roma sarebbero s ta t i 425 e secondo altri co nteggi 870, mentre la retorica del regime li aveva enfatizza ti a tremila. Non è stato possibile contab ilizzare i cadut i delhi sinis tra , sistema ticam ente sottovalutati quanto erano sta ti soprawalutati quelli di parte fascista, ma l'o rdine delle cifre dov rebbe comunque agg i rarsi e mro que i limit i "' La p rima teorizzazi one gen t iliana del fascismo è del 1925, mentre uscì nel 1932 la Dottrina del Fascismo per l'En ciclopedia Italiana, di cui Gent il e compose la pr im a e Mussolini la seconda parte. Su Rocco cfr. di Ungari P. , Al/redo Rocco e l'ideologia giuridica del fascismo, Mo rcelliana, Brescia 1974. Co r rado Gini, che fondò nel 1926 l' Iscicuco centrale di sta tistica Ostar), del foscismo mise a punto la visione demografica: cfr. G ini C., Nascita, evoluzione, morte delle 11azioni, Linorio , Roma 1930. La Dottrina del Fascismo (Il ed. UTET) de! g iurista Costamagna C., ancora recentemente ristampata dalle Ed izioni di Ar, è del 1940. Cfr. di Arias G., Corso di economia politica corpo rativa, Soc. Ed. del Foro Ita liano , Roma 1937. Eb reo, dopo le legg i razziali Ar ias si rifugiò in Argentina. Del sindacal ista Panunzio S. cfr. Che cos'è il/ascismo, Alpes, M ilano 1924 e Teoria generale dello Stato fascista, Cedam, Padova I 939. D ello storico Volpe G. , Storia del movimento fascista, M il ano 193 9. Furono di Paglia ro le voci più impegnative, in senso fascista, del Di1.io11an0 di politica e dito a cura del Pnf nell'anno XVIll de ll' ern fascista. Cfr. anche Pagliaro A., Insegn e e miti. Teoria dei valori poli1ici, F. Ciuni librai o ed itore , Palermo 1940

6S Farrell N., Mussolini, cit., pp. 55-56.

'"' M ussol ini B. , Opera Omnia, voi. XV III , pp. 70 e ss.

1'7 Pi ni G., Susmel D., Mussolini. L'uomo e l'opera, c it. , voi. 1V, p. 280. (..s Bosworth R.J.B ., Mussolini. Un dittatore italiano , Mondadori , Firenze 2005, p. IO.

'" Ibidem, p. 1 1. Le i re li ngue: in franc ese era diplomalo, in tedesco quasi perfetto, in inglese, scrivendolo, facev.1 qualche e rrore.

10 Galli G., Sto ria del Pci, Bomp iani , Milano 1976, p. 262

:~gr,~~ 0M~·t~,;:~~~~~;:~.~~;,1t;t~::'F~ki:;~~t ~ù:1~~ 1962. pp. 67-69.

71 Amendola G., li rù111ova111e1110 del Pci. Intervista d i Renato Niccolai, Editori 1~\u,~::,~~:0r~~5',1;,_~1/ei i~~tito comunista italiano - V Lo Resist enza eil partito nuovo, Einaudi, Torino 1975, p. 388. a J e an C., Manuale di studi strolegici, Fraqco Angel i, Mii.mo 2004 , pp. 182- · 184. Sul golpismo J ean a l co ntra rio r ico rda: «E stor icamente co n fermato che gli eserciti di coscritti fanno p ili col p i di Stato di quell i professionali, perché possono pretendere, come è avve n uto in Turch ia e in Grecia, d i rappresentare l' an im a nazionale».

76 Scoppola P., LA repubblica dei partiti, il Mu l ino, Bologmt 1997,JJ. 103. Sulla continuità nelle st rutture part it ich e d i massa cfr an che Accamc G , Una storia della Repubblica, BU R, Milano 2000, pp . 17-22.

71 Sch iavone A., La sinistra del terzo capitalismo, Lnerza, Roma-Bari 1989, p . 84.

:: b 1 j 1 f~~rdc~i\f[~'~r~'~ 1 ;'i~:r;or~~~:;~ad~a:(ti~i~i!i~~~~\~~: i(21 9 ?:;il;· i~Soi, che riprendeva il tito lo defia storica rivis ta d i Fil ippo Turati. Cfr. Accamc G., Socialismo tricolore, Ed it oria le Nuova, Novara I 983 . IVl Mann T., Considerazioni di 1111 impolitico, De Donato, Bari 1967, pp. 224225.

51 Lenin V.I., Opere scelte, Edi tori Ri unit i, Roma 1965 , p p . 1042-1042. Dal Progetto

.: Ibidem , p. 1418.

1 Su Bord iga e i giovani soci a listi cfr. Spr iano P. , Storia del Partito comunista italiano I. Da Bordigo a Gramsci, Einaud i, Torino 1967, cap. II I Il Soviet e i giovam;,1rJ\1~~;:J~o posto da l giur ista U.G. Bales rrino a conclusione d 'u n saggio s u li crollo de/l'Europa. Storia psicologica del '900, Rubbe1tino , Soveria Mannelli 2006: ((Oggi si anal izzano soprn1tu1to i cos ti e gli orrori delle soluzioni temate e folli re; ma pure questo è un modo per non vede re qual è il problema. E, soprattutto, limitarsi alla cr itica serve a non porsi l'imban1zzante domanda: se tanti e così tenaci e così gnmdi sono stati i tentativi di uscire dalla civ iltà capirnlisrica, non vi s.1rì1 - ull ' interno di questa civi lt à - un vizio occulto? Non vi è - pe r caso - nel mondo a ttuale un eccesso d' ind ividu alismo e un a compress ione de ll' es igen za cornunit11ria? Si d ice, con for m u la fo rtunata e diffusa, che l'ult imo seco lo fu " il seco lo d e ll e idee assassine" Ma dep lorare le idee assassine non spiega come nrn i ~ie idee assassine" abbiano av ut o t ant o successo, come mai siano sta te su l punto di dominare il pianeta». s, Cfr. Schmitt C., La tirannia dei valori, presentazione di Accam e G., Antonio Pellicani Editore, Roma 1987, dove il grande politologo tedesco proseguiv.i I.i cri1ica di un'epoca in cui il valore si riduce al prezzo w, Cfr. Accame G., li potere del denaro svuota le democrazie, Settimo Sigillo, Roma 1998.

Ca p ito lo Terzo

ta c~nE~~o~•,f:;J,~ J:-':;~f:~~::~d:;;;c1!f:i:~1 ~~s~~~:La 1i~Pubb\~~d~i5 i1~if~b: brnio 1981.

i Canapini L., La repubblica delle camicie nere, G.irzanti, Milano 1999, p. 7. ' Ibidem, p. 17.

Fromm E., Fuga dalla libertà, Edizion i di Com u nità , Milano 1975, p. 215. Edizione o riginale New York 1941.

' Id., Anatomia della dislruttività umana, Mondadori, Milano, I 975, p. 27. '' Ibidem, pp. 27-28.

1 Carli M. , Arditismo, Augustea, Roma-Milano 1929 , p. 26. Citato in Rochat G. , Gli arditi della grande guerra - Origim; battaglie e miti, Feltr inelli , Milano 198 l•C;?(a· F., L'im resa di Fiume, Long an esi, Mi lano 1974, vol. I, p. 24 2 ,, AA.VV., Lo tibe,a muratorio, Su_garCo, Milano 1978, p. 230. V. I. T.R.I.O.L. pe r Visita Int eriora 1èrra e Recti/icando lnvenies Occultum Lopidem.

1° Cfr. Mo la A.A., Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano I 992, pp 226-227, che cita un mio articolo sul sen i nrnnale catto lico « Il Sabato» del 30 giugno 1990.

11 Gli statuti della carboneria, p. 319-320. La sig la B.C. dovrebbe corrispon• de re a tutti i Buoni Cugini ca rbonari.

12 Mastellone S , Mazzini e la 'Giovane Italia ' (183111834), Domus Mazzin iana, P isa 1960, pp. 292-293.

u li Manuale pratico di Carlo Bianco è stato riprodono in Liberti E. (a cura d i) Tecniche della guerra partigia11a 11e/ Risorgimento, Giumi, Fi renze 1972, pp. 425 -5 78 .

11 Praz M., La carne, la mo rte e il diavolo nella le1teratura romantica, Sansoni , Firenze 1988 , p. 39 (mal " ed. 1930).

" Ibidem , p. 356.

16 Proudhon P.G., Lo guerra e la pace, Carabba, Lanciano 1925, pp. 51-52.

17 Amendo la G., La grande illusione, in Prezzo lini G., Lo Voce 1908-1913Cronaca, antologia e fortuna di una rivista, Rusconi, Milano 1974 , p. 701.

1 ~ J-l ubay M., Freud ultimo sogno, Garzam i, Milano 1991.

19 Fornari E , Psicanalisi della guerra, Feltrinelli , M ilano I 966, pp. 88-89.

ltl Freud S., Considerazioni alluali sulla guerra e la morte- Caducità, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. 74-76.

ii Wittgenstein L., Diari segreti, Later,rn, Roma-Bari 1987 , p. 112.

ii Ibidem , p. 114.

ii 1-Iusserl E., Au/siitze 1md Vortriige (1911-1921), p. 269. Ho ricavato questa ci tazione e le due precedenti d i Wittge n stein da L osurdo D., Lo comunità, la morte, l'Occidente. f-letdegger e t''ideologia della guerra', Bollati Boringhieri, Torino 1991. Non t ragga tuttavia in inganno l'origine qui aus t rotedesca (ed ebraica) delle citazioni. La guerra fu vinta dalle democrnzie occidental i, dopo averla combattuta con tale accanimento da lascia rvi il doppio dei caduti : l'attrazione della morte fu trasversa le.

21 Zweig S., li mondo di ieri, Mondadori , Milano 1946 , pp. 234-236.

l ) Ma n n T. , Scritt i storici e politici, Mondadori, Milano 1957 , pp. 38-40.

2 b Arendt H., Le origin i del totalitarismo , Ediz ioni di Comunità, Milano 1967, p. 453.

i ) Riportato ne La culJura italiana del '900 a/traverso le riviste - «l'Unità» «La Voce politica» (I 915) a cura di Go lzio E e Gu e rra A., Einaudi, Torino 1962, p. 768.

i~ Vill ar i P., Lellere 111 ertdionali ed altri scrilli mlla questione sociale in Italia, 2" ed., Fra telli Bocca, 'IOrino 1885 , p . 237. L.1 citazion e è tratta da Ciò che gli stranieri 110n osservano in Italia del 1877.

1" Gilberi M., Lo gra11de storia della Prima gue rra mondiale, Mondadori , Milano 1998, p. 3.

w Ibidem , pp. 650-651.

11 l snenghi M., Rochat G. , La Grande Guerra 1914 -1918, Sansoni , Fire nze 2004, p. 471.

11 Procacci G., Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra, Bollati Boringhieri, Torinu 2000, p. 225.

H Boschcs i 13.P., Enciclopedia della Seconda guerra mondiale, Mond11dori, Milano I 98), p. 569.

"Finley M.I., La democra1.ia degli antichi e dei moderni, Luerza, Roma-Bari 1997 , p. 14.

,s Tu cidide, La guerra del Pelopo1111eso, Lib ro I, 19.

" Ibidem, I , 73.

JJ La guerra di secess ione americana (1861-1865) è considerata la prima guerra mode rn a per l'entità de ll a partecipazione e delle pe rdite. In un Paese c he contava, secondo il censime nt o del 1860, 31 milioni di abirnnti (22 negli Stati nordisti e 9 .al Sud), comba tterono per il Nord unionista ci rca d u e milioni di persone e per il Sud tra settecentom ila e un milione. Gli unionisti persero 360.000 uom ini e i caduti del Sud furono 258.000. In complesso quindi oltre seicentomila morti, come l'Italia nella Prima guerra mondiale.

18 Rostovtzeff M., Storia del mondo antico, Sansoni, Firenze 1965, pp. 260262 .

19 H omo L. , Pericle, dall'Oglio, Milano 1964, p. 9 1.

•o Tucidide, LJ1 guerra del Peloponneso, cir., Li bro V II , 24.

• 1 Canfora L. , Giulio Cesare. Il dii.latore democm!ico, Literz.1, Roma-Bari 200), p. 1)2.

•i Marchesi C., Storia della lellemtum latina, Prin cipato, Milano-Messina 1959, voi. I, pp. 345-346. In questo volume giustamente Marchesi definì Cesare « il p iù grande figlio di Roma». Dal su o nome per seco li derivarono i maggiori t itoli del potere: il Kaiser tedesco, lo Czar russo, lo Csc ià di Persia.

:: ~;~~e~t:s,!;;}~:É:~~::~t:;:,~dj~i!~~~~: ~tl,~hi~

•, Ibidem, pp. 45-46.

p. 45

•~ Losurdo D., Controstorio del liberalismo, La terza, Roma -B ari 2005, p. 246. ,; Gilbert M., Churchill, Mondadori, Milano 1992, p. 57.

4 8 Vasapollo L.,Jaffe H., Galarza H., Introduzione alla storia e alla logica dell'imperialismo,Jaca Book, Milano 2005 , p. 24 .

.oi Bruncteau B. , li secolo dei genoadi, ci t. , p. 42. Il tes10 citato da Bruneteau è Davics M., Olocausti tardovittoriani Il Niiìo, le carestie e la nascita del Terza Mondo, Feltrinelli, Milano 2002.

» Srnnnard D.E., Olocausto ame ricano, Bollati Boringhieri, Torino 2001, p. 262.

' 1 Ibidem, pp. 259-260. ,i Franklin B., Autobiografia, Savelli, Milano 1982, p 127.

H Cfr. Brunctcau B., Il secolo dei genocidi, ci t. ; Gellarely R. , Ki ernan B. , fl secolo del ge11oadio, Longanesi, Milano 2006; Ternon Y. , Lo Stato criminale. I genocidi del XX secolo, Corbaccio, Milano 1997. Ma va ri cordato anche Ludwig G., Massenmord im \l7el!ges chehe n, Friedrich Vorwerk Verlag , Stoccarda 1951, con l'elenco degli eccidi d i massa nella storia mondiale a partire dall'era cristiana.

1 ' Mussolini B. , Opera Omnia, voi. I, p. 9 L'articolo era stato pubblicato da <(L'Avvenire del Lavorato re», Monitore del Partito socialista italiano in Sv izzera, il 2 agosto 1902. Nel suo primo scr it10 a stampa Mussolin i si ern invece occupato de Il romanzo russo per [ dirilli della scuola del l O d icemb re 1901.

u R. Ge ll ately R., Kieman B. , ll secolo del genocidio, cit., p. I 6.

S4 Arendt H. , Le origini del totalitarismo, c it., p. 269.

i ; Venturoli M. , La Patria di marmo, N istr i-Lischi, Pisa 1957, p. 470.

11 Croce B. , Storia d'Italia dal 1871 al 1915, La1erza , Bari 1927, p. 270.

" Mola A.A., Giolilli. Lo statista della nuova Italia , Mondadori , M ilano 2003, p. 337.

ro D'Orsi A., li potere repressivo. La polizia. L e fone dell'ordine italiano, Feltrinelli , Milano 1972, p. 19.

' 1 Pirandello L. , I vecchi e i giovani, Oscar Mondadori , Milano I 967, pp. 237238.

1 ~ Croce B. , Storia d'Italia, c it., p. 193 . b , Piran dell o L. , I vecchi e i giovani, cit., p. 405. '" Croce l3 ., Sto ria d' Italia, cit., p p. 196-198. :.t~~e::r ·c:l ~~,11 istoria degli italiani, Mondadori , Milano 1997, p. 25 3. 61 D ' Ors i A., Il potere repressivo, ci t ., pp. 312-319. ,. Dai Discorsi extraparlamentari di Gioliui in Mola A.A., L'impe rialismo italz"an o, La poliJica estera dall'Un ità al fascismo, Editori Riuniti , Roma 1980, pp 161 -162.

t11 S. Romano , La quarta sponda La guer ra di Libia 1911 -19 12 , Bompiani, Mi:~Ì~a

1ra smessa a Rom a da l ge nera le Caneva nell'.1 gosto 1912.

711 Discorsi parlamentari di Vittorio Emanu ele Orlando, Tipografia d e lla Camera dei D epu tati, Ro ma 1965, voi. IV, p . 14 35. Lo r iporta come uno «s1r-.1va• gant e d isco rso>, lànnenbaum E.R. , L'espe rienza fascista. Cultura e società in Il a• !ia dal 1922 al 1945, Mu rsia, Milan o !974, p. 30.

11 Mussolini 8 ., Op era Omnia, voi. XXVII , p. 269. u Jabo ti nsk y V.Z. , Dialogo sulla raua, a curn di V. P in1 0, M&B , Milano 2003, p. 201.

11 L' elogio di Ga ribaldi apre g li sc riui e dis co rsi di po liti ca sionistica scelti e ann o tati da C.irpi L. in J abo tinsk y Z., Verso lo Stato, Giuntina , F irenze 1960.

1 ~ Vardiman E.E. , Il nomadismo, Rusconì , Mil an o 1998, p. 262: «Quattrocento an ni dopo la co nqui sta d i Gerusalemme , gli israeliti non si e rano ancora adegua ti alJ ' ur banesim o . [ ... ] La profonda re pulsione verso ogni struttura c ittadina, di cui era artefice Ca ino , il ma le deu o, aveva indotto loro, d isce ndenti di Abele il pastore, a non fon dare altre ci ttà[ ]».

1 ' 1-lerzl T., Lo sia/o ebra ico, U me langolo , Genova 1992, p 45 .

7 b Ibidem, p. 41.

77 Dall'opu sco lo giovanile del 1844 Sulla queslion e eb raica in Marx K. , Engels E, Opere scelte, a cura di G ruppi L. , Edi1ori Riuniti , Ro ma 1966, p. 106.

18 Da gl i anentato ri fu raccomandato di sgombrare l' albergo , ma g li in glesi «quando riceve tt e ro l' avvertimento , pensarono, con la loro abituale arroganza , ch e fosse un a fa lsa minu cc iu» Lo sos ten n e M. Begin , La rivo lt a e fu Isra ele , Ciur rnpico Editore , Rom a 1981, p. 187.

1 ~ Cfr. Parl,11 0 G. , Fascis ti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in It alia, 1943- 1948, il Mulino , Bo log na 2006, pp. 2 19-220.

80 Ibidem, p. 2 18.

S I M o rri s B., \lit1i111e, ruzzo li , Milano 2001, p. 843.

Il;? Ibidem , p. 266.

a1 Di Mm ol i P. , La des tra sionista Biografia di Vladimir Jabotinsky, Prefaz ion e di Ga d Lerner, M&B, Milano 2 00 1, p. 11 6.

11-1 Ibidem, p. 63.

ai Dulia post fazione di Di Moto li P. aJabotin sky V.Z ., Dialogo sulla razza , c it. , p }2},

!,I, H erzog C., Gichon M , Le grandi battaglie della Bibbia, Newton Comp ton, Rom.i 2003, p. 267 . 1 Ste rnh ell Z., Nascita d' Israele. Mila , storia, contraddizioni, B,ild ini & C astaldi, M il ano 1999, p 21. Ibidem, p. 571.

Va not ,no quant i tru i più interessant i sto ri c i della men talilà fascista sia n o e brei. Oltre all'israeliano S te rnhell , Né destra , né sinislra La nascita dell'ideologia farcisla (Akropolis 1984 e Baldini & Castold i 1989) e La destra rivoluzionaria (Corbacc io 1997), sono e brei M osse G.L., Le origini culturali del Terzo Reich (li Sagg i,Hore 1968 ) e La nazionalizzazione delle masse (il Mulino 1975); Tann e nbaum E. R , L'espp rienzafascista. Cultura e società in I1 alia dal 1922 al 1945 (Mur •

sia 1974 ); Ledeen M.A., L'internazionale fascista (Lnerza 1973 ) e lnteroista sul nazismo con Mos se (Literza 1977 ) e Michaclis M. , Mussolini e la questione ebra ica (Edizioni di Comuniti"i 1982); mentre Re nzo De Fel ice, non ebreo, si è avvicinato al tema cen t rale del suo imp eg no su Mussolini con la Storia degli ebrei ilafirmi rotto il fascismo (Einaudi 196 1)

90 R. De Fe lice, Storia degli eb rei italiani .wtto il fascismo, n uo va edizione Einaudi , Torino, 1993. I d ue dari si trovano rispettivamente a p 6 e 75.

9 1 Ibidem, p. 337.

n Ibidem, pp. 418-419.

91 M. Michaelis, Mussolini e la questione ebra ica, Edizioni di Com uni tà , Milano~}f~~o1iat~e; Il nazismo e lo sterminio degli Ebrei, Einaudi, Torino 1955, p 226. IV b e ra l' ufficio che si occupava de lle question i ebraiche ne ll'Ufficio centrale della sicurezza del Re ich (RSHA) .

?} G. L. Moss e, li razzismo in Europa. Dalle origini all'olocausto, Laterza, Bari 198 : ~~s:~iG (t,gta~~~:;\:,~~:L~rt!,i·,;:i;dù1 al mito dei caduti, Laterza , Roma-Bari 1990, p. 10

91 Ibidem, p. 18.

'

18 Savona A.V., Straniero M.L. , Ca nti della Grande Guerra, Garzanti, Mi lano 1981, voi. II , p. 562. Ma ve di anche di Savona e Straniero, Canti dell'Italia fascista, Garzanti, Milan o 1979, utile nonostante la faz iosità de i ton i .,., Palumbo P., Il ragazzo di Portoria . Le canzoni dell'era fascista, De Ferrari, Genova 2006, p. 32.

!<() Ibidem, p . 39.

1111 Riporto da Savona A.V. , Straniero M.L. , Cant i dell'Italia fascista, cit., p. 338, con lievi varianti che traggo dalla memoria, avendola cantata ragazzo a Spala to n e l 1942- 43 Durant e la Repubblica Sociale il can to venn e riadattato per la Div isione di fanteria di marina S Marco, sostituendo soltanto S. Marco a D almazia e mante ne ndo l'appello alla libe rtà.

l(\l Cfr. in quest o rnpitolo la nota 2

i m Ar iès P. , Sloria della m orte in Occidente dal Medioevo ai giorni nostri , Rizzali, Milan o 1978, p . 24 4

"" Ari ès P., Storia della morie in Occidente, cir. e dello stesso autore L'uomo e la m ort e dal medioevo a oggi, La terza, Roma -Bari 1980

n~ Vovelle M., Piété baroque et déchristùmisation, Plon, Paris 1973 , ma vedi anche Vove!le G. e M., Vision de la mort et de l'au-delà en Provence , Co lin , «Cahiers des Annales», n. 29, Paris 197 0, Mourir au/refoi, Gallimard J., coli. Archives, Paris 1974, I.:heure du gran d passage, Gallimard, P aris 19 93. · ti)(, Gore r G., Death, G rief and Mouming in Co nt emporo ry Britain, Doubleday, Washin g ton 1965.

io; Tenen ti A ., Il senso della morie e l'amo re della vit a nel Rina scim en to, Einaudi, Torino 1957.

1™Morin E., L'uomo e la morte , Newto n Compton, Roma 1980 (edizione origi rrnl e Paris 197 0).

1 "' Eliade M., Mdologie della morte: un'introduzione, in Occultismo, st rego · 11cria e mode cu lt urali , Sansoni, Firenze 1982 , io Waugh E., Il caro estinto, Bompiani, Milano 1950.

111 Brown N O. , U1 vita contro la morie, Adelphi, Milano 1964 e Bompiani , Milano 1986.

11 ! Gianfranccschi F. , Svela re la morte, Rusco ni , Milano 1980.

11 ) I. Dionigi (a cura di), Morte. Fine o passaggio?, BUR, M il ano 2007.

114 AA VV. , Appunti per il dopo. La carne, la morte e il Diav ol o nella letteratura del Foglio, I libri del Foglio, 2007.

11 ' Anders G., L' uomo è antiquato. 1. Conside ra zioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale, Bollat i Boringhi er i, Torino 2003 , p . 254 .

11 1, Freud S., li disagio della civiltà e altri saggi, Bollati Boringhicri, Torino 197 1, R-280 .

11 7 E conclus:.1 co n questa nrn ss imu b prefazione a Le memorie di Ganbaldi nella redazione definitiva ~el 1873, L. Ca ppelli , Bologna l 932, p. 14

11 ~ Ri dley J., Garibald1, Mondadori , Mi lano 1975 , p. 6 15.

11 ~ Ibidem , pp. 615-6 16.

l,/0 « I b imbi d ' It alia si chiaman Balilla» reci1a un verso dell'i nno di Mameli

Ca pitolo Qu arto

1 De Giovanni B. , Giovanni Genttle nella crisi della coscienza europea, in AA.VV., S1ato etico e manflanello. Giovanni Genttle a sessant'anni dalla morte, a cura1 t0

Bompiani, Milan o 1984. 'Col i D., li fascismo come s/ida/iloso/ica, in AA.VV. , Staio e tico e ,mwganello, c it., p. 44.

i Bobb io N., Profilo ideologico del Novecento italiano, Einaudi , Torino 1986, p. 4. ' Ibidem, p 86.

b Id., Maestri e compagni, Pa ss ig li, Fi renze 1984, p. 24.

1 Id . , Pro/ilo ideologico del Novecento italiano, ci r. , p. 130. Ibidem, p. 141.

, N a to li S., Giovanni Gentile filosofo europ eo, Bo!luti Boringhieri, ' forino 1989 , p. 91.

10 Nolte E. , Martin Heidegg er tra politica e storia, LaterLa, Roma-Bar i 1994, p. VI.

11 M. Venez iani, La rivoluziom' conservatrice in l1alia : Genes i e St1iluppo della "ideologia italiana " ji•no ai nostri giorni, Nuova edizione, Suga rco, Milano 1994, p 189.

ii Gregor A.J. , L'ideologia dc/fascismo, c ir. , p. 196.

11 Mussolini B., Opera Omn ia, voi. XVII , p. 298.

1 ~ Ibidem , vo i. XV III , p. 70. La citaz ione è tratt a da u n breve saggio su Gerarchia, intitolato Da che parte va il mondo?

" Venezia n i M. , La rivoluzione conservatrice in Italia Genesi e St1iluppo della "ideologia it aliana" ji"110 ai nost ri giorni, Nuova edizio ne, SugarCo, C a rnago 1994, p. 181.

11

• Cfr. sul co nvegno il libro del promotore G. Silvano Sp in e tti , Difesa di una generazione, O.E.T. , Roma 1948, pp . 3 1-33.

17 Evola J., li Cammino del Cinabro, Vann i Scheiw ill e r, M ila no 1963 , m a q ui da ll a secon d a e dizion e acc resci u ta 1972, p. 35.

18 Del Noce A. , Giovanni Gentile , il Mulino, Bo logna 1990, pp. 13- 14 . 11 Sternhel l Z., Né destra, né sinùtra, A kropo lis, Napoli I 984, p. 15. :o Ibidem, p. 23 .

21 Cfr. Lenin V. I. , Kar l Marx , urticolo pubbl icato n el Dizionario e11ciclopedico rnsso Granat, V IJ edizione, 19 15 Poi in Lenin V. I., Open·, Leningrado 1948, vo i. XXI , p. 70

ii li sagg io in cui Augusto Del Noce indicò la ge nes i del fascismo negli stu di giova nili di Gentile su Marx fu pubbl ic,110 la p rima voh,1 il 15 aprile I 960, co l tilOloJ, iù generico di Id ee per l'interprelazione del fascismo , dal la ri vis ia catto li ca «Or ine civile» di Gianni Baget Bozzo, come intervento in un dibattito su l fa. sc isma apertavi da una le rtcra di Prim o Siena, dire tt ore della rivista catto li c a missina «Carattere». Il t it olo Fasciswo come ma rxismo senza materialismo comparve una ve nt ina d 'an ni dopo nel la raccolta a cura di Cos 1anzo Casu cc i: Il fascismo. Antologia di scn"tti crùici, il Mu lino , Bolog na 1982.

!J Marx K., Engels F., Ope re scelte, cit., p p. 187 -190. Red an e nel febbraio del 1845, le Tesi di Marx su Feucrbach ven nero pubb li cate d a E ng el s nel 1888. 'c•.,'f1::;,~1 / i~~;~:l:~c~t~tfef~l;·;1sia, Vallecc hi, l'i re nze 1958, p. IX .

u Gentile G., / profeti del Risorgimento italiano, Sa nsoni, Fi renze 19 44 , p p. 151-152. •

! i Russell B., Storia delle idee del secolo XIX, Mo nd ad ori, Milano 1968, pp. 511-5 19.

is Scioscioli M., Giuseppe Mazzini, A. Guida , Napoli 1995, p. 25, c he c it a 10gl iani da Staio Operaio, 1931, pp. 463-473, poi in Tog liatti P., Opere, voi. III , I , Ro m~ii~::~1t J?i.~L:·:;,.: ;•ni del t otalitarism o, cit.

'd C. Schmin, Ln Dittatura, a cura di A. Carncciolo, Sett im o S igi ll o, Ro ma 2006, pp. 248-309.

11 Fis ic he lla D ., Analisi del /otalilarismo, D'Anna, Messi na -Firenze 1978 , pp . 17 - 18. Fisichella ri co rda a sua volta che a rintracciare questi precede nti fu.J c ns Pc tc rsen, Ln nascita del concetto di «Sinio totalit ario» in lt nlin, per gli «A nnali dell' Istitut o storico it alo-ge rmanico in Trento», 1975.

n La dizione esatt a fu «la nos trn feroce volontà totalit.ir ia». Aveva ini ziato dicendo: «Camerati! Stasern sono in vena, e d avendo superato la noia che io debbo superare 1utte le vo lt e c he debbo pronunziare un discorso, ane nd crevene uno c he vi darà un 'o ra di grande allegrezza, pe r ché sarà schi euissi mo nel la forma e ne lla sosia nza». Mu ssolini B., Opern Omnia, voi. XX I, p. 362.

I) Ibidem, p. 362.

1 • Gem il e G., Politicn e cultura, L e le ttere, F irenze 1990, vo i I, p. 36.

" Fi sichclla D., Analisi del totalitarismo, ci1., pp 18- 19, che ricava la citaz ione da D Settemb rini, La Chiesa ne/In politico italùmn, Rizzoli, Milano 1977, p 112.

w. Croce B., Aspetti mornli de/In vita politica, in Etica e politica, Late rLa, Bari 1967, p. 235.

11 Ge nt ile G., Politica e culfllrn, cit., voi. I , p. 114

18 Ibidem, pp. 115-116.

'~ Ibidem, pp. 121 e 123- 124 .

'° Ibidem, p. 150.

• 1 Ibidem, p. 151.

H Ibidem, p. 152

0 Ibidem , vol. II , p. 180.

,, Arcndt H. , Le origini del totnltfarismo, cit., p. 427.

, , Cfr. Stag lieno M. , Arnaldo e B enito , Mondadori, Milan o 2003, p. 235, che cita la documemazione raccolta da Adriano Dal Pont, Alfonso Leonctti, Pasqu a le Maiello e L ino Zocchi, Aula IV Tulli i processi del Tribunnle specinle fascista, Ro nrn , Anpp ia, 1961, p. 548. L'Anppia, promotrice de lla ricerca , era l'Associazione Naz io nal e d ei Perseguit ati Politici Itali an i Amifasc ist i, tu tt ' altro c he interessata a minim izza re l'ent it à dei processi e delle con d a n ne.

"' Fisich ella D. , Analisi del totnlitn rismo, ci t. , p. 225.

17 Aron R., Démocratie et tolalitarisme, Gallimard , P aris 1965, p. 290.

,s Gemile G., Politica e cultura, cit., voi. I , p. 48.

•~ Einaudi L. , Le lolle del lavoro, P iero Gobeni edito re, '!o rino 1924, p p. 1516.

kl Vita Fin z i P. , Le delusioni della libertà, Va llecchi, Firenze 196 1, p. 175.

J i Abbagnano N., Ricordi di un filoso/o, a cura di S taglieno M., Ri zzoli, Milano 1990 , p. 11.

' 1 Ibidem, p. 16. L'e pisodio è anche in Vi t,1 Finzi P. , Le delusioni della libertà, c it. , p. 177.

,, In Vit,1-Finzi P., Le delusioni della libertà, cit . , p . 144.

, Mola A.A., Storia della Massoneria italiana dalle o rigini ai giorni nostri, ci 1. , p. 257.

n Ibidem, p. 358

Gentile. Dal sodai,~ zio al dramma, Rizzo li, Milano 1989, p. 152.

) 8 Benedetti U., Ben edetto Croce e ,i Fascismo , Volpe , Roma 1967, p. 207. ,, Lo cita Losurdo D. , Contro sloria del liberalismo , cit. , p. 324.

M Andriola F., Mussolini-Churchill. Cart egg io segreto, cit., pp . 20-21.

1 1 Ibidem, p. 19. Andriola raccoglie il ricordo da W.S. C hurchill , Storia della seconda g uerra mondiale, voi. I , p. 124.

,.z Gentile G., Gen esi e strullura della società, S,mson i, F irenze 1946, p. 161.

'· 1 Gent il e B., Giovanni Ge111.ile. Dal Discorso agli ltalùmi alla morte. 24 gilfgno 1943- 15 aprile 1944 , Sansoni , Firenze 1951, p. 17.

,.,. Ja co belli J ., Croce Gentile. Dal sodalizio al dramma, cit., p. 221. so/t;,s

"'' Gen til e G., Genesi e struttura della società, cit., p. 169.

" 1 Ibidem, p. 143.

611 Ibidem, p. 146.

1 •'' Gentile B. , Giovanni Genlile. Dal Discorso agli Italiani alla morie , cit. , p. 103.

0 Ibidem, p. 72

1 1 lbtdem, p. 71.

12 Sasso G ., La/eddtà e l'esp erimento , il Mulin o, Bologna 1993, p p. 90-91.

71 Ca nfora L. , La sentenza, Sellerio, Palermo 1985.

n G e ntile B., Giovanni Gentile, cit., p. 58.

n Ibidem , p. 55.

1 " Ibidem, p. 62.

;; Cam pi A., Giovanni Gentile e la Rsi. Morte "11ecessa rù1 • di un filosofo, Quaderni Terliaria, Milano 2001 , p. 125 . ;K Ibidem, p. 131.

'i'l Co li D. , Giovanni Ge111ile, il Mulino , Bologna 2004, p. 27.

i.i Croce B., Conlro l'app ro vazione del Dettato della Pa ce, «Belfogor», II , 15 settembre 1947, p. 513.

81 Ja cobelliJ. , Croce Genlile. Dal sodalizio al dramma, cit., p. 4.

Il.? Sasso G. , La 'rimozione' di Geniile, in AA.VV., Gio vanni Gentile. La f,loso/ia, la politica, l'o rganizzazio n e d ella cultura, cit. , p. 54.

8 ' Turi G. , Giovanni Gent ile. Una biografia , Giunti , F ire nz e 19 95, p. 27. «E rn un on o re che da ci rca un seco lo non e ra stato r iservato q uasi a nessuno. Un p iccolo re uangolo di marmo con nome e cognome, senza date , rivela il luogo de lla sepoltura.»

Capitolo Quinto

1 Lo ricorda la madre Ben edetta nella prefazione all 'e d izione usci ta nel trigesimo dalla morte. Prefaz ione c he si conclude con questa esp ress ione di fede ne lla RSI: « M a rinetti , il tuo sa n g ue ha seminaro i ca mpi del c ielo il 2 ge nnaio , per i fiori de lla primavera italiana L'hai promessa con questo poema ai so ldati della nostra Ital ia Rep ubbl icana». Ora in Marin eu i F. T. , Teoria e i11venzio11 e /uturùta, Mond.id o ri , Mila no 1983 , pp. 1197-1199.

1 Ibidem, p . 1201.

1 Ne La Di~ù1a Comm edia è un vermina io di glossa lori del 191 O.

Ne Le Mo11oplo11 di Pnpe del 1912. Pound E ., I Contos, cit., p p. 826 -827.

6 A Piazza Adriana, dietro Castel Sant'Angelo, c'era l \1b itazion e romana di Marineni. li sindaco Francesco Rmelli e l'assessore alle Po liti che culturali Gianni Bor:;a~ , ::;~1:~~d~ 1!'r~~I~! i!I~ 1.;~~~~ 1d1tri~L~dl~1S~l~r~e~:tf~bbcr~1i~pd~

1995. Per gli arti cfr. FT MorinettiArte-\lita, Fahre nh e it 451, Roma 2000.

7 Po und E.,/ Cantos, c it. , p. 828.

' Ibidem, p. 83 I. Ibidem , p. 835.

10 Il punto 15 del Mom/esto di Verona, base programmat ica del Pa rt ito fasc ista repubbl icano , affermava: «Q ue llo d ella casa non è solta n to un diritto d idiroprietà, è unJ ~n,~on~~a s:ll:fJi~~»p~:g~~~di:tdtv:~~~t più volte q uel gioco i parole:

il buon stilista co n serva l'acu me

e l'a cqua de0 u is ce da lla spo nda la cust re si lenz iosa qua nt o mai a Sirm io n e sotto gli archi

La Foreste ria, Sa lò, Ga rd onc

A sogn are la Repubblica». (c. 78, p. 939).

Si rmione e ra g ià c ani a Ca t u llo: vi si sald an o stor ia e poesia . Il moti vo « " a ll a non d e ll a " , nel manifesto di Verona» riappare nel c. 86, p. 1097 e «"non della" (Vero na)» nel c. 100 , p. 1350 s ino a l c. 108, p 1429: « " alla " a Verona>>.

11 Ibidem, p. 827.

i! Mari ne tti F.T. , Teoria e i11ve11zione/u1urista , ci r. , pp. 9 22.923.

11 lb1de111, p. 245.

1 ' Pound E., Opere scelt e, u cura d i M. d e lbch cwiltz , M ond ad o ri , M il ano 1970, p. 46 . 11 Ibidem, p 48 .

1 '· Pou nd E.,/ Canlos, cit., pp.I102-1104.

11 Id. , Lavoro e usura , pre fazi o ne d i P. Savona, Sc heiw ill er, Milano 1996, p. 59.

18 Ibidem, p. 78

1 ' Ibidem, p 82.

:ci Cfr. Accame G., Il pot ere del deJ1aro svuota le democrazie, cit. ;: ~f:.1E~i~~~v;r~é::,J,:;~;,c j;•Jr()gli:~ 1 t ilano 1960, p. 247.

v Marinett i F.T., da l Ma111/eslo dell'I 1 ma gg io I 913 Distruzione della sint assi l mmnginazioJ1 e senza fili - Parole iJ1 libertà, oggi in Teo ria e inveJ1zio11e JuturiSla , c it. , pp 68-69

?• Da Al di là d el co11nmismo, oggi in Mar inetti F. T. , Teoria e invenzione Julurr~~a~!~·~i~ ~;~~Oj\:~t ldeogrnmma di Luce del Mondo. Pound e la metafisica co11/ucù111n, in AA.VV. , Ezra Pou11d per/oratore di roccia, a c ura di D . La zzer i, Società Editrice Barbarossa, Milano 2000, p. 95.

Y, Pound E. , 1 Cantos , c it ., p. I 18 1.

11 Mes se E., Ezm Pound. Metodo e follia, Feltrinelli, Milano 1983, p 258.

lM Pound E., Guida alla cult ura , Sansoni, Fire nz e 1986, p . 48.

!'} Cfr. Toa ldo E. , Il ritorno di Confucio, Edit o ri Riuniti, Ro ma 1998

}O T. Redman, Ezrn Pound and ltalian Fnscism, Camb ridge Univers it y Prcs s, New Yor k 19 9 1.

11 Epigrafe a L. F. Cél in e, La scuola dei cadaveri, Ed iz ioni Solei\, S. Lu c ia d i P iave (Treviso ) 1997.

'! Messa in bocca a Virgil io nel Purgatorio XX VI I 17 «fu m ig lior fabbro d el parlar m aterno».

JJ Raboni G., Poesia d egli anni sessanta, Edito ri Riu niti, Roma 1976.

u TCsauro A., Pound Bea t. Ezro Potwd e la Bea t Ge11eratio11, Lib rer ia Ar, Salerno 2003.

" Lo notava Fernanda Pivan o nell'introduzione a Ginsberg A. , Juk ebox al!~-~t;:''(}~~~~1t:~/1~~,~i'IEdi]i ~~ f·Je·11~ti~:o:iT:ri~1~~~fl:~dito~!h~f

The Dha rma Bums di Kerouac aveva individuato delle affinità tra la ri voha am isistema dei giovani d 'u ltradestra in h alia e la ribellione a nticonsumis ta dei bea t ~, Marinetti F.T., Teoria e inven zione futurista, cit., p. 11 99

11 Gallesi L. , Le origini del Fa scismo di Ezra Pou nd, Edizioni Ares, Mii.mo 2 005.

" Cfr. Silbcrner E. , Sozialisten :w r j uden/rage, Berli n 1962.

1 ~ Pound E., I Cantos, cit., p. 49 1.

• 0 Gallesi L., Le origini dei Fascismo di Ezra Pound, cit. , p 187.

;i Ibidem, p 193.

11 Ibidem, p. 206.

H!u e 1;h~t::er;,; f;s~t~?,;}l~}~~,J;;;~~iÀ~~i~i~1)~lti~'3rf~r~;.~,~~~~~l~g99~-, The

• 1 Dall'introduzione di Anthon y L. Jon soon a Yeat s \XI.B., La 'forre, Bur, Mi• !ano 1995 , p. 41.

• J Lo c ita Roberto Sanesi nell' Introduzion e a Yeats \XI.B., Poesie, Mondado· ri, Milano 199 1, p . 23.

; ~:r~th1~~~t~~::~ t~;itrz·a!i~::~·a~i~~ :iE5i~:Ùà della versio ne orig in ale: «Cas i a co ld eye / On !i fe, o n d e ath. / Horseman , pas s by!».

• 11 Hamilt on A., L' rllusione fascista. Gli int ellettuali e rlfascismo : 19 19-1 945 , Mursia, Milan o 1972, p. 276

193;~~:~~.t-z(

Ares, Milano 200 I.

\o Muss o lini B , Opera Omn ia, ci t. , voi. XXV I , p 357

' 1 Cfr. Accam e G. , Ei:ra Pound alla Bocco ni , in AA .VV., Ei:ra Pound e ,l turi• smo collo o Milano, cit.

' 1 Célin e L. •F. , Bagat elle per 1111 massacro, Guanda, Milano 198 1, p. 31.

' 1 Ibidem, p. 33

,.. Ibidem, pp. 154· 156 .

" Ibidem, p. 88.

Cél ine L.-F., Voyag e au bout de la nuù, Denoel e 1 S1eele, P aris 193 3 , p. 280.

11 Id. , I sollo uomini, tes ti sociali a cura di G . Leuzzi, Sha kes pea re and Com• pany, San Casciano I 993 , p. 96

s, Ibidem , p . 106.

' 9 Ford H ., Autobiografia, Rizzo li, Milano 1982, p. 185.

{,(I Ibidem , pp. 336·338.

1 Céline L, . F,, Mea culpa - La bella ro gna, Guanda, Milano 1982, p . 26.

i.i Ibidem, p. 32.

61 Ibidem, p . 28.

1 Ibidem, p. 29.

'·' Ibidem, p. 14 7 .

'"' Id., La scuo la dei cadaveri, Ed izio ni So le i! , S. Lu c ia di Pi ave 1997 , p. 68, ma qui rip reso da P. Séra nt (vedi no ta 64 ).

6 Séran! P., Rom an ticismo fascista, Ciarrapi co Edit ore, Roma 198 1, p . 11.

/>ii Céline L, . f., La scuoio dei ca daveri, cit. , p. 89 .

( ij Ibidem, p. 271.

70 l nteiv is rn in Céline, a cura di G Accam e e S. Ta u, d a ll a ser ie Intelligenze scomode del Novecento, Ra i Ed uca 1i o nal.

; i Célùt e e l'attualità let!eraria, 1932- 1957, a c ura e con uno sc riuo di Po n • ci gg ia G. , SE, Milano 1993 , p. 144.

Capito lo Sesto

1

La frase è cit11rn da Pi etro Ch iodi nel concludere la presentazione a H e ideggcr M. , S entieri inlerrolli, La Nuova Italia , Fi renze 1984.

l Moh le r A., Die Konseroalive Revolution in Deulsch/and 1918-1932, F. Vorwe rk Verlag, Stungart 1950. Ne è poi usc ita u n 'ed izione irn lian:1 ridona (l 'orig i-~. nale aveva o ltre 60 pag in e di bibl iografia tutta di testi in tedesco), La Rivoluzione Conservatrice in Germania, a cura di Luciano Arcella presso Akropol is/ La Roccia di Erec, Firenze 1990.

'J i.in gcr E. (a curn di), Der Kamp/ um das Reich, Essen s.d., ma 1929 nella bibliografia di A. Mohler, p. 226. Trn i collaboratori Ernst von Salomon e Otto Strnsse r, anche lui con un commento su l fallito Putsch hitl eri.mo del 9 novembre. Salomon E. von, lo rcslo prussiano, L onganesi, Milano 1954.

' J. Evola, T testi del Roma, Ar, Padova 2008, p. 202.

1 ' Cfr. Calimani R. , Destini e avventu re dell'intellettuale eb reo, Oscar Mondadori, Milan o 2002, pp. 54 e 165- 167.

7 Veneziani M. , La rivoluzione conservatrice in ltnlin, cit. Vedi anche come estensione del la stessa linea Marcigliano A., / figli di don Chisciotle. UI Rivoluzi one Conservatrice in Spagna prima della Guerra Civile, Editoria le P,mt heon, Roma 2003.

3 Speng le r O., /!tramonto dell'Ocndente, Prefazione e traduzione di J. E vola, LonfQ~!~r~~~h~ ~:;~;1fa~i~4;e~; aprì l'edizion e Bompian i di Anni Decisivi nel 1934.

10 Rip rendo dalla traduz ione di Franco G. Freda: Spe ngler 0., Anni d ella decisione , Edizioni di A r, Padova 1994, p. 18.

11 Ibide m, p. 190.

12 Ibidem, pp. 148-149.

11 Tremont i G., Rischi/ntnli. L'Europa vecchia, la Cina, il merca11tilismo suicida: come reagire, Mondadori, M il ano 2005. Ma vedi anche J ean C., Tremo nl i G., Guerre st ellari. Società ed econom ia nel cybe rspazio , Franco Angeli, Milan o 2000 e Tremon1i G., La paura e /.n speranza. Europa: la crisi globale e In vin per superarla, Mondadori, Milano 2008.

" Lanchester F. (a cura di), Un giurista davanti a se stesso Intervista n Ca ri Schmill, «Quadern i costituzionali», a. III , n. l, apri le 1983, p. 33.

n Schmitt C., Ex Cap tivi/ate Snlus. Esperienze degli anni 1945-47, Ade lphi, Mii.mo 1987 , con un s,1gg io di F. Mercadante, p. 111.

11 ' Predi e ri A., Cari Schmitt, un nazista senza coraggio, La Nuova Ita li a, Firenze 1999. A nt:nTi1Edii~~;,• k~:~~};tg~ , 17 ~~ 111;01 e L'~;:;;~fff na c~~r~1i~1\1~;~~:~:,11;{n~:~i;~,~~ mne ricano uscì il 19 ap rile 1942 su «Das Reic h» e in italiano su «Lo Stiltm) nel numero XIII dello stesso anno.

1 ~ Schmiu C., Sentii su Hobbes, Giuffrè, M ilano 1986, pp. 69-70.

11 La politica oltre lo Stato, a cura di Duso G., Arse na le Coo perativa Editr ice, Venezia I 98 I.

:oo Mar ramao G., Dopo il Leviatano, G iapp ichelli, Torino 1995.

n Sch min C., Ex Captivitate Snlus, cit., pp. 32 e ss.

22 Schmin C. , L'umtà del mondo e nitri saggi, cic., di c ui l mroduzione alla nuova ediz ione di A. Cam pi , p. 9. Su ques1a lin ea d 'i ndag in e vedi anche Bonvecc hi o C., Decisionismo. La dottrina pohlicn di Cnrl Schmitt, Un icopl i, Milano 1984 e l'acuto sagg io d i Resta C., Stato mondiale o Nomos della Terra . Cnrl Schmitl tra unive rso e pluriverso, Antonio Pellicani Editore, Roma 1999.

21 Sc hmitt C., Le categorie del 'polilico ' , il Mulino, Bologna 1972, p. 90.

2 • Ibidem, p. 162. i) Ibidem, p. 182.

16 Ibidem, pp. 84-85.

11 Schmin C., Tl'rra e mare. Una riflessione sulla storia del mondo, con un sagg io ~i ;i~z:n~-~~1 d~: hi , Milano 2002, p . 18.

·"' Ibidem, p. 104.

}O Ibidem, pp. 40-41.

' 1 Ibidem, p. 48.

' 2 Ibidem, p. 140.

'J Pt:arson H. , Disra eli, dall'Og li o, Milano 1964 , p. 259.

'' Schmitt C., Terra e ma re, cit. , p. 139.

1

di

fu un celebre cabalista ricordato per una sua interpretaz ion e del «banchetto de l Lev iatan o».

I<, Schm itt C., Terra e mare, cit. , p. 98.

r; Im manuel Kant fu autore di un testo su L e diffe renti razze dell'umanità (Von de11 Verschiedenen Rassen der Mensch en, 1775). E , pur ese rcitando per la sua saggezza fort e aurnzione sugl i in telletruali ebrei , e bbe p u n te d 'a nti semi tismo. Addiri tt ura Otto We inin ger, nel capitolo di Sesso e caratlere (Bocca, Tor ino, 1956) su L' Ebraicità e l'odio eb raico di sé, a p 415 sos ti e ne: «Più antisemita

Goe the, Kant , J ean Paul , Schopenh,me r, Grillparter e Wagner.

' ' Disraeli B. , Co nigsby, London 1844, pp. 182- 18), ma qui ri preso da Poliakov L, li mito ariano, Ri zzali , Mii.mo 1976, p. 254 . }~ Are n d t H. , Le origini del totalitarismo, cit., p 96. Ibidem, pp. 105-106. ,i Rip o rtato da Arendt H. , cit., p. 107. ~i D a Gnoli A., Vo lpi F. , / prossimi Ji'tani Conv ersazioni co n Er11St }iinger , Adclp hi , M ilano 1997, pp 69-70. ,, H e id egger M. , Ormai solo un Dio ci può salvare, G uanci a, Parma 198 7 , p. 135.

Volpi F. , Guida a He1degg er, Prefo z ionc alla nuova ed izion e, Laten:.a, Ro ma -Bari, 2005, p. IX.

Krai'; t~~~,;;;l~,.%,~~oe / ;9~1~v;~'.~r:;onserva trice, con la co llab oraz ion e d i

..., Vol/> i F. , Guida a H e1degger, ci i. , pp. V II -V III.

,, No te E., Martin 1-leidegger tra polilica e sloria, ci t., p. 78. 08 L osurdo D ., La comunilà, la morte e l'Occidente, c it. , p. 47 , che a sua volta rip re n de da lla traduzion e italian a di Essere e tempo , p. 361. w Heiclegger M., Ormai solo un Dio ci può salvare, cit., p. 31 .

'kl Volpi F., Guida a H eidegg er, c it. , p 3

' 1 H e idcgger M. , Ormai solo un Dio ci può salvare , c it. , pp. 128-12 9.

H Vo lpi F. , Guida a J-I e1degge r, ci i ., p. 38.

' 1 H ciclegger M. , Ormai so lo un Dio ci può salvare, cit., pp. 108 -109

,, No!t e E., Martin Heidegge r tra politica e storia , c it. , pp. 153-154.

s, Ibidem, p. 353.

,.,, Ibidem, p. 31 1.

}ì Ibidem , p. 134. is lbidem , p.131.

" Ibidem, p.149.

w Ibidem , p 150.

(, Gn o li A. , Vo lpi F. , I prossimi Titani, cit. , pp. 63 -64 .

l,;l Ibidem, p. 27.

"' Ibidem, p . 63.

(,.I Losurclo D. i La comunità, la morte e l'Occide nt e, cic., pp. 17-18, dove i con -

ceni o hre a ll e espressioni vi rgolettare sono tratti da li co111ba 11im e1110 come esp erienza int eriore e da Fuoco e sangue. :12;;re~: ,E~i,:~;'ò-~s~~-d'accù110, Edizioni del Borghese, Mil a no 1966, p. 11.

~; Ibidem, p. 36.

" Ibidem, pp. 185 -186

mJ i.i nger E., Der Friede, 1945, ed izione italiana Guanda 1993 .

10 Ediz ione ita li ana Guanda 1998.

; i Bo nes io L. , Res ta C., Passaggi al bosco. Ernst }Un ge r nell'era dei Titani, Mimcs is , Milan o 2 000, p. 17.

n Evola J , L'Operaio , c it., p. 131.

11 Pirrotta L. , Ln Conosce nza Ribelle, Atanòr, Roma 199 4, p. 13.

7' Ji.inger E. , Trattato del Rtbelle, Adelphi, Milano 1990, p. 50.

n Ibidem, p. 12.

16 Ibidem, pp. 33-34.

11 Ibidem, p. 56.

1 ~ Gno li A., Vo lp i F., / prossimi Titan i , ci t. , p. I 08.

n )i..inge r E., Trattato del Ribelle, c it. , p . 123 .

80 Jlinger E., Heid egge r M ., Olt re In linea, Adelphi, M i lano 1989, p. 104. I due saggi sono stati un iti per la prima vo lt a in qucsrn edizione da Fran co Volp i.

8 1 Ji.in ge r E., Schmi tt C., Il nodo di Gordio, il Mulino, Bologna 1987.

li.:? Gnoli A. , Volpi F. , / prossimi Titani, cit. , p. 102.

8 1 Ji.in gc r E., Il trattato del Ribelle, c it , p. 54.

M Id., Al muro del t empo, Volpe, Roma 1965 , p. 248. Un'edizione a m p li ata è stata pubblicata. nel 2000 da. Adelphi.

8 ' Gnoli A. , Volpi F. , / prossimi Titani, c it. , p. 67.

!il, Ibidem , pp .108- 109.

51 Bon esio L. , Res ta C., Pa ssaggi al bosco, cit. , p. 223.

811 Ritt c r G ., Il volto demoniaco del potere, il Mulino , Bo logna 1958, p. 168.

ll'I Th o ma s H. , Sto ria della gue rra civile spa gnola, Ei naudi, To rin o 1963, p. 18

'IO F ranzinell i M. , Squadristi, c it. , p 169. :~~rl:~2 fe 1m:~~r:,i:X.'. 1J:,:~~~':d}t:,:;1Jfb!~~g1~~ 1 ~; , ~~ 1~2~?i~;t· 335 ·

" 1 M,1r cig liano A., /figli di don Chim"ott e, cit. , p. 182.

? l crr. Ambri M., / falsi fascismi. Ungheria, Jugosla via, Romania 19 19- 1945, con un sagg io introdutt ivo di R. Dc F elice, Jo u vence, Roma 1980 , p. 246 . ,, Sburlat i C., Co dreanu il Capitano, Vol pe, Roma 1970, p. 195.

w. C itato da M utt i C., Le penne dell' Arca ngelo. l 11 te!lettuali e Gua rdia di/erro, Soc. Ed. Barbarossa, M il:mo 1994, p. 57

• 11 Costantini E., lonescu N., E li ade M. , C ioran E., Antilibem lismo nn zio 1111lista alla periferi11 d'Europa, Morlacchi editore, Perugia 2005 , pp . 23-24, che a sua volta ric.iva i dat i d.i Livitze:mu I. , Cultura! Polilics in G rea t cr Romania, Cornell Unive rs ity Press, Ith,Ka 1995.

Ibidem, p. 199.

w Ibidem, pp 199-200.

100 Ibidem, p 172.

m i Cfr. lu p re fazio ne d i Bai llet P. a Mutt i C., Le penne dell'A rc11ngelo, cit. , p. 9. :: ~~:~1!~, tz~~s;;~~~L:g1~;:;/tc:~:;~tdiJ};:i.arj\1Ìij•13i ~9?,9of;:if~: ne editoriale Pad ov,1 1984, pp. 140-14 1

f (\I Ibidem, p. 182. ,o, Cost.intin i E., Ionescu N. , Eliade M. , Ciora n E., A11tilibemlismo 11111.ionalista all11 perr/eria d'Europa, cit., p . 24 . sim~:1<;~~i~~1:~1ri·~~ì1~J~:t;:t~~,;~·;t~~~:·J;-le?,?: 1~~ 1o1~~~}1~t::~i:~~e~~~i~:1;~ bimdiera de ll a Lega pe r la Difesa Nazionale Cr ist iana presieduta da l prof. C uza.

1 1'7 Ibidem, p 205.

u-. Woolf S.J. (a cu ra di), Il fascismo in Europa, Late rza, Ba ri I 968, p. 183.

1 "' Ibidem, p. 238.

1111 Ibidem, p. 24 L ::: ~:~~'-ttv~~:·N. , The G ree11 Shirts and the Othe rs. A History o/ Fascism in Hungary and Romania, Hoover l nsti t ution P ress, Stanford, 1971, p. 247, in Mutt i C., Le penne dell'Arcangelo, ci t. , p . 18.

111 Mota l on I., L'uomo nuovo, Edizioni di A r, Padova 1978, p. 75.

11 i \Xfoo lf S.J. (;.1 cura d i), li f ascismo in Europ a, cit., p . 182.

1 } C fr Cosmovic i H (a c u ra d i), Il processo Codreanu, traduzione da l romeno di C. Mu ni , Ediz ioni all'insegna del Veltro, P anna 1989.

116 Da un'a p pend ice docu m entar ia a Codrea nu C.Z., Diario dal carcere, E d izioni di Ar, P adova I 982, p. 63

u; Am b ri M., / /alsi/ascismi, ci t. , p. 257.

11 ' Culian u i. P. ,Micea Eliade, Settimo Sigillo, Roma 2008, p. 167.

11 • A ques to lib ro, qui gi à c it ato, va agg iunt o M ult i C., Mircea E!iade e la Guardia di Ferro, Quaderni del Vel t ro, P arma 1989.

i .10 Evola J., La tragedia della Guardia di Ferro, a cura di M u tt i C., Fondazione Evola, Roma 1996.

ui Costanti ni E., l onescu N , Eliade M ., C ioran E., A11tdiberalismo nazionalista olio penferia d'Europa, c it.

lll L aignel -Lavastine A., Il fascismo rimosso: Cioran, Elùule, lonesco . Tre in1el!ettuali rumeni nella bufera del secolo, Ute t , To r ino 2008. L'edizione or igina le francese è del 2002.

w Cfr. l'Appendice li e la prefaz io ne di Marcello De Martino in Cu lianu I.P. , Mircea Eliade, cit.

iii M inc u D ., Scagno R. , Mircea Elia de e l'lta lia,/aca Book, Mila no 1987. M a Cu lian u a p. 163 del libro appena cita to s i riferiva al ' inedita tes i di laurea d i Scagno su E li ade del 1973. iz, M. De M art ino, Mircea Eliade eso t erico, Se ttim o Sig ill o, Ro ma 2008 . 11 ~ Mu tt i C., Le penne dell'A rcangelo, ci t. , p JJ.

i zì Cosrnmi ni E., lonescu N., Elia de M. , Cio rn n E. , Antiliberalismo nnzionalista alla periferia d'Europa, ci t. , p p 132-133.

1 ~ i bidem, pp. 14 8- 149 :: ~fi~~t~~·s,~:,~eJ;ii/~~;J:,~;;g:lJ~lj~·;-Jj;· ~~;;Z~e , Sansoni , F ire nze

198 1,vol. l ,p . 10.

111 Costuntini E., lo n escu N ., Eli ade M., Cioran E., Antiliberalismo nazionalista alla periferia d'Europa, ci c. , p. 153.

111 Cioran E., Schimbareo la fata a Romnniei (La Jras/igurazione della Roma1110), Buc.irest 1937, da M ut t i C., Le penne dell'A rcangelo, c it. , p. 82.

111 Cioran E., S1oria e Utop1'a, t raduzione e p refaz ione di Mi rcea Po pescu , Ediz ioni del Borg hese, Roma 1969, p p 28-29. L'or ig in ale francese era uscito da Ga llimard nel 1960.

11 ' Ibidem, p. 56. in Ibidem, p. 63.

l !l. Cioran E., C. No ica, L'amico lontano , il Mu lino, Bo logna 1993.

111 Mutt i C., Le penne dell'Arcangelo, cit., p. 88

11 ~ i bidem, p 94.

" ~ Evo la J ., La tragedia della Guardia di Ferro, cit., p. 10.

I-IO A p. 16 d i Ciora n E ., 1 nuovi dei, ancora apparso nel 197 1 a destra con tra• duz io ne e pre fa z ione d i Mircea P opescu nell e Ediz ion i del Borg hese, prim.i c he la firma Cioran attirasse anche case editr ici non ghe tt izza te, co me Adclphi e il M ul ino.

" 1 Rao N., Lnfiamma e la celtica, S perl ing & K upfer, M ila no 2006, p. 253.

L'articolo di Sol ina s con il richiamo a Codreanu è citato anche da De T roia M , Fronte della Gioventù, Se tti mo Sigillo, Roma 2001, p. 190.

1 •! Adinolfi G ., Fiore R., Noi Terza Posizione , Settimo Sigillo, Roma 2000, p. 20.

1 " Streccioni A., A destra della destra. Dentro e fuori l'Msr~ dai Fara Terza Posizione, Settimo Sigillo, Roma 2006, p. 151.

"• Ibidem, p . 206.

" ' {bidem , pp. 149-150.

1 "' E qui volu to ed evid en te il richiamo alla coraggiosa e le al e rievocazione , maturata dall'«altra p:irte», nel libro di G iamp aolo Pansa, li sangue dei vinti, cit., e gli altri in cui ha ancora approfondito quel tema :::~:1)~n~~ct .~M~~,;;~:dt:::i1::~;;;;, ~t;?fb~0i, ~ 0 ~:~} ~ft~~!~~-Marchi , Settimo Sig ill o , Roma 19 93, p. 46.

1 " Dri e u la Roch elle P., Ra ccon to segreto, Longanesi, Milano 1965 . iw. Spesso si legge che è morto a 36 anni, ma naco il 3 1 ma rzo 1909, 36 n e avrebbe compiuti un mese e mezzo dopo la fucilazione.

" 1 Da lsorniJ., Le procès de Robert Brasillach, Parigi 1946, ma q ui ripreso da Marchi M., Con il sangue e con l'inchiostro . Seri/lori collaborazionisti n ella Francia occupata, Sett im o Sigillo, Roma 1993, p. 163.

111 Brasillach R. , li noslro anteguer ra, cit., pp. 348-349.

1 " Ibidem, p. 255 is.1 Hcbacet L. , M emo rie d i un fascista, c it , p. 46.

l}l Ibidem, p. 332.

:: t:;~~J\:;cb'\/~ 1 ;;,;;·colori, trnduzione di Orso la Nemi, Ciarrapico, Ro ma 1986, pp. 130-13 1.

1 8 Brasillach R. , Lettera ad un soldato della classe ' 40, Se ttimo Sigillo, Roma 1997 ,p 61.

159 Tbrde m, pp. 61-62

i m Ibidem, p. 62 .

11 • 1 Werth A., La Russia in guerra 1941-1945, Mondadori, Milano 1966, p. 29.

1 4-' Drieu la Rochelle P., Cani di paglia, pp. 109- 11 0.

161 Ib,de m, p. 222.

i&1 Articolo del 10 lu glio 194 1 citat o in P. Serant, Romanticismo fascista, rII ediz. ital. Ciarrap ico, Roma 1984, pp. 211 -212.

lfJ Rebatet L. , Memorie di un /awSta, cit., pp . 32-33 .

111 ' Artico lo del IO lu glio 194 3 ripreso da P. Serant., c it. , p 239.

16 ; R éveuse bourgeosie è il tit olo di un suo romanzo del 1937. ";; C it. in P. Serant, p. 98 .

1 ( 11 L éa uta ud P. ,}oumal Littéraire, voi. Xlll , Parigi, Mercure de France, 1965, pp . 166- 167, cit. in M. Marchi, Con il sangue e con l'inchiostro. Scrittori collaborazio111Sti nella Francia occupata, Settimo Sig illo , Roma 1993, p. 8

RINGRAZIAMENTI

Si rin graz iano pe r l'affe ttu os a co ll ab oraz ione i prez ios i a mi c i Lu ca Ga ll es i, Ali da Ri vera, Ern es to Z u ccon i, Al essandro D ion isi Vici e G iovan ni I m peria li di Fra n cav ill a, ch e con amo re han n o lavorato all a pu b b li caz ion e d ell ' ult im o l avoro d i G ia n o Acca me.

lo Primo

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