Gli arditi della Grande Guerra
Origini, battaglie e miti
Libreria Editrice Gorjziana
Prima edizione
© 1981 Felt rine lli , Mi lano
N uova ed iz io ne a m p lia ta
© 1990 LIBRE R IA EDIT RI CE GOR IZ IANA "La Cless idr a di C lio"
Prima Ristampa Marzo 1997
Seconda R ista mpa Settembre 1999
© 1997 LI BRE R IA ED IT RJ CE GOR IZ IANA " I leggeri"
Corso Ve rd i, 6 7 - Gor iz ia
Tutti i diritt i riservati
Grafica di Ferruccio Mo nta nar i
Fotoco m posizi one di fcp fotocompo rre (UD)
Fotol ito di Fotol ito Udinese (UD)
Tipografia Sa rtor s rl (PN)
pag. 11 p ag. 12
I. Fonti e interpretazioni . pag. J 5
I. La documentazione disponibile, pag. 15. 2. Le opere maggiori su gli arditi, pag. 16. 3. Le interpretazioni , pag. 19. Note, pag. 24.
Il . Le origini degli arditi .. pag. 27
I. '"Padri" e "Prec ursori", pag. 27 . 2. Le Sturmtruppen auSl ro - ungariche, pag. 28. Note, pag. 33.
lii . La nascita degli arditi: il campo di Sdricca .. pag. 35 I. Il I reparto d 'assa lt o della 2. armata, pag. 35. 2. L'addestrame nto, l'armamento, gli orga ni ci, pag. 36. 3. Lo spirito di corpo, pag. 38. 4. Il recluta me nto, pag. 41. Note, pag. 44.
IV. L'affermazione dei reparti d'assalto . pag. 4 7
I. I s uccessi del I re parto sulla Bainsizza, pag. 47. 2. Valore e limiti di q uesti primi successi, pag. 49. 3. Lo sv iluppo d e i repa rti d 'assalto nel 1917, pag. 51. Note , pag. 55.
V. Crisi e riorganizzazione . ...... pag. 5 7
I. La ritirata di Capo retto, pag. 57. 2. Ripresa e ri organi zzazione, pag. 60. 3. Lo svi lu ppo dei repart i d'assalto ne l 1918 , pag. 64. Note, pag. 66.
VI. li ruolo degli arditi nel 1918 pag . 71 I . I co mpiti d ei reparti d'assalt o, pag. 71. 2. L'ardito, combattente di tipo nuo vo , pag. 74. 3. La polit ic izzazione d ei repa rti d 'assalto, pag. 78. 4. Canzon i e ri ti degli arditi , pag. 82. No te, pag. 89.
VII. Combattimenti e battaglie degli arditi nel 1918 pag. 93 I . I combattim ent i da gennaio a gi ugno, pag. 93. 2. La battagl ia di giugno: i reparti non indi visio nati , pag. 95. 3. La 1. di vision e d 'assalto s uJ Pi ave, pag. 98. 4. Creaz io n e del corpo d'a rmata d"assa lt o , pag. 100. 5. V inari o Veneto: i reparti non ìndivisionati, pag . 103. 6. Accuse su l tratt amento d e i prigio nieri, pag. 10 5. 7. li corpo d'armata d'assalto a Vittorio Veneto, pa g. 10 8 . Note, pag. 110.
vm. L'immediatodopoguerra(1919) pag.115
1. L'A ssociazione arditi e l'in cendio dell' "Avanti!", pa g. 11 5. 2. Alla ricerca di uno s pa zio politico, pag. 120. 3. Lo scioglimento dei reparti d 'assa lto , pag. 125. 4. L'eredità militare dei reparti d'assalto , pag. 13 1. Note, pag. 132.
IX. Gli arditi e l'affermazion e del fascismo (1921•24) pag. 137
I. A i margini del movimento fascis ta, pag. 137. 2 . U na parentesi: gli arditi de l popolo, pa g. 141. 3. Associazione nazio nale arditi e Federazione nazio nale arditi, pag. 142. No te, pag. 15 1.
X. li combattentismo . pag. 155
I . La " normalizzazion e" dell 'arditismo, pag. 15 5. 2. La Fed e razione nazionale arditi da Bassi a Scorza, pag. 157. 3 . L'arditismo negli anni Trenta, pag. 163. Note, pag. I 70.
Appendice. Testimonianze di arditi pag. 193
Pao lo Giudici, Sdricca di Mani.ano , la patria degli arditi, esime /9/7 . pag. 195
Ed mondo Mazzuccato, Alla scu ola degli ardili. Sdricca di Ma,izano . pag. 201
Paolo Giudici, Gli arditi sul San Gabriele, 4 settembre 1917 .. pag. 2 11
Salvatore Farina. Gli ardili su l San Gabriele, 4 settembre 19 17. Studio e ricordi .. pag. 223
Alberto Businelli, Gli arditi del IX reparto sul Grappa , / 5 giugno 1918 pag. 235
Indice dei nomi pag. 24 7
Origini, battagl ie e miti
ugli arditi della prim a gu erra mondiale è ca1ata da tempo una cortina di silenzio, come reazione compren s ibile all'intenso sfruttamento propagandist ico di cui furono ogge1to in passato. Eppure gli a rditi meritano uno s tudio accu rato, perché ebbero un ruo lo signifi cativo in diversi mome nti d ell a gue rra e del d opoguerra. l repart i d 'assa lto costituiti nel 19 17 otte nn e ro successi folgoranti, che lasciarono credere ad un decis ivo sa lt o di qualità ne lla guerra di trincea; ma il loro sviluppo nel 1918 fu do vut o nn c he alla necess ità di presentare al paese un nuovo modello di comba11c nt e e ntu s iasta e convinto, vaJoroso e vittorioso. Gli arditi ebbero quindi un trattame nto privilegiato nella propaganda di guerra ed acquistarono una co loritura "politica" così marcata di oltranzismo patriottico, che nel 19 19 molti di essi si schierarono col nascente movimento fascista, nss umendo l'iniziativa dell'attacco armato al movimento operaio. I repnrt i d 'assaJto furono sciolti nel 1919-20, anche perché le gerarchie milil a ri non n e apprezzavano l'attivismo e la politicizzazione , s ia pure in 11c nso nazionaJe; ma gli ardili continuarono ad avere una parte di rili evo ne l combatte ntismo e poi nel regime fascista , s uscitando una memo riali111 ica ed una pubblicistica assai nutrit e, anche se in genere di non g rande ll ve llo.
Tutte queste vicende sono state esaltate senza limiti, ma non mai stucllnte in termini scientifici, tanto che ancor oggi le nostre fonti sugli arditi No no dominate dalle leggende e dalla propaganda degli anni di guerra e di regime fascista. In questo volume ci proponiamo di affrontare lo stud io delle imprese belliche e del grosso ruolo po litico degli arditi ne lla prima guerra mondiaJe con tutta la possibile ampiezza e serietà, malgrado le lacune d ella documentazione disponibile; s ulle vicende degli arditi nel do pogu erra e sul combattentismo delrepoca fascista ci soffermeremo più rapidamente, sop~attutto per mette re in luce la vitalità e l' ambij Uità del loro mito. (1)
NOTE
(I) Quc:,;ta ricerci rap presenta la verifica di un"ipotcsi inl c rpreta\Ì \'a del ruolo politicomilitare degli arditi, avanzata nel nnstru volume. La prima guerra momfia/e. Problemi di inl,:rpretaz:ionec ipo1esi di ricerca, Fch rinclli , Mil:ln o 1976, pp. I 16·17. a panirc da alcune osservazioni di Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del rnrc1:n: , E inaudi, Tori• no 1975. pp. 121 -22 e 1999. Anti ci pazioni di qu esrn rice rca furono presentate al convegno d i Villorio Vc nt:to, Operai e comatlini nella gra nde guerra, dicemb re 1978 (a11i a c ura di Mari o lsnc ngh i presso Cappelli , Bologna 1982) e al co1wcgno di Ve rdun. La logis1ique tle.1 armées au wmb<it pe11da11/ la première guerre mo11diale, giugno I 980 (,mi pubblicati con il titolo L<:l'fronts inviJib/eJ a cura di Gérard Canini presso lcPressesuniwrsitairesdeNa ncy , N11ncy 1984).
Un;, prima edizione di qucs to volum e è apparsa presso l'editore Fcltrine lli di Milano nel maggio l 981. Questa nuova cdiziont: ampliata non presenta n1odifiche di soslanza, bensì varie co rrezioni e intcgriu:ioni che tengono COll!o degli sviluppi della riccrca negli a nni recenti , parti co larmcnt t: per le viccndc dei rt.'parti d'assull o nel 1918. Nuovi so no l'apparato iconografico e !"appendice documentaria
Rin graziamo cordial m en te per !"aiuto che hanno fo rnico a questa ricerca il generale Ri na ldo C ruccu. già capo dcll"uHicio storico dello Stato maggiore dclrcsc rcito, il s uo s ucc~ort: generale Oreste Bovio e i loro collaboratori. nonch é gli amici Marzian o Brignoli, Lur.:io Ccva, Piero Del Negro Andrea Fava, Mario [sncnghi, Robeno Morozzo della Rocca, C laudio Pavone. Un ricordo partkolare per il compiamo Vincei\ • io Gallinari. Le. illu~ua :iio ni provengono dall'eccezio nale archivio dd dott. Rem1l o A rtesi, e da quello del signor Alberto Rizzi ai quali va la nostra vivissima riconosce nza .
FONTI E INTERPRETAZIONI
• Il 'J LA DOCUMENTAZIONE DISPONIBILE
La documentazione disponibile s ulle vicende degli arditi nella prima guerra mondiale è del tutto insufficiente. Memorialistica e pubblicis1ica forniscono infatti molle leggend e e poche notiz ie autentiche, gli st udi so no rari e generalmente co ndi1lo nati da es igenze politiche e propagandistiche, le fonti ufficiali 1roppo 1upide e cont raddittorie, gli archivi praticamente inutilizzabi li. I reparti ll 'ossalto, così celebrati durante guerra e dopoguerra, sono in realtà as~nl poco stu diati: un fenomeno che si ricollega sia alla loro breve vita, sia ul ruolo politicizzato che gruppi di arditi ebbero nel dopoguerra e nel 1cgirnc fascista, favorendo mistificazione, sfruttamento propagandistico o stilità sotterranea.
La dimostrazione più evidente dell'insufficienza delle fonti disponibili l' impossib ilità dì ricostruire la for.ta e le vicende organiche dei reparti d 'nssalto: sappiamo solo approssima1ivamente quanti n e furono creati uel 19 l 7 e co n quale composizione, che sorte ebbero nell'inverno 191 7- 18 , quanti furono ricostituiti o c reat i ex-novo nel 19 18. No n siamo privi di notizie per singoli reparti d'assa lt o, i più illustri, ma tutti i 1cntotivi di tracciare un quadro d'insieme o rganico (per esempio i volu1111 cli PaLieri e Farina, esaminati nel successivo paragrafo) hanno trovat o 1111 limite insuperabile .nell'insuffici enza di dati ufficiali. Vale la pena di ri cordare che i reparti d'assalto non ebbe ro mai un comando unico né un 'ummin istrazione propria(1) e furono distinti da una numerazion e per 11rrnata nell'estate 1917, una numerazione unica per tutto l'eserc ito all'ini zio del 1918, una nuova numerazione secondo il corpo d'armata ull'inizio dell'estate; non basta quindi avere il loro numero per rico- 11 uirne le vicende, in assenza di tabelle ufficiali complete. Nella grande l'0 ll cz ione che l'Ufficio storico dell'esercito dedicò alla sto ria delle unità 11! fonteria nella prima guerra mondiale mancano infatti g li arditi: un 'esclusio ne significativa della scarsa attenzione e forse della sorda 1Mi lità loro riservata negli ambienti militari tra le due guerre mondiali(' ).
éi sofferm iamo rapidamente su lle contraddizioni che le stesse fonti ufficiali presentano nell'elencazion e dei reparti d'assalto esistenti in momenti diversi, per dare un'idea delle difficoltà di un'indagine minuziosa.
All'ottobre 1917 risultano costituiti 23 reparti d'assalto secondo la commissione d'inchiesta su Caporet10(3), 22 secondo la Relazione u/Jiciale dell'Ufficio storico dell'esercito ("): senonché l'elenco dei reparti dato da quest 'ultima fon1e contrasta con le testimonianze della memorialistica ed i successivi volumi della Relazione ufficiale fl L'ordine di battaglia dell'esercito al 24 ottobre 1917 fornito dalla Relazione cita solo 17 reparti d'assalto, con una numerazione parzialmente fantastica e almeno una lacuna grave(6); nel corso della narrazione della ritirata di Caporetto compaiono però nel volume altri reparti d'a<;salto non compresi nel citato ordine di battaglia, mentre lo scarso interesse per la specialità è attestato dalla continua variazione delle denominazioni dei reparti, indicati ora con cifre arabe ora con cifre romane(). Secondo il successivo volume della Relazione ufficiale, i reparti d'assalto erano 21 all'ottobre 1917, ripartiti tra le armate in un modo che non trova riscontro nelle alt"re fonti anche ufficiali; dopo una serie di scioglimenti e ricos tituzioni che risultano da un documento del Comando supremo, ma non sempre concordano con la memorialistica, a11 ' 8 gennaio 1918 c'erano 13 reparti d'assalto più 8 in ricostituzione, secondo un'elenco che, anche questa volta contrasta parzialmente con quanto si può trarre da altre fonti(8). Dati più completi sui reparti d'assalto esistenti sono forniti dalla Relaz ione ufficiale per il secondo semestre 1918 , non però per la loro forza e le perdite{9). Ne risulta che si può calcolare con qualche approssimazione il numero dei reparti d'assalto costituiti, ma che è impossibile avere un totale degli arditi passati attraverso questi reparti e delle loro perdite.
LE OPERE MAGGIORI SUGLI ARDITI
Poiché la produzione a stampa è la nostra fonte pressoché esclusiva, non sarà inutile una rapida rassegna delle opere degne di maggiore attenzione(1°) . Il primo libro importante sugli arditi (più esattamente si trattava di un libretto di 64 pagine in 16") fu pubblicato a Milano nella primavera 1919 con il titolo Noi arditi dal capitano Mario Carli, uno degli animatori della neocostituita Associazione ardili così strettamente legata a fascismo , futurismo e dannunzianesimo; e infatti il libretto riporta il testo di una conferenza di Carli letta il 23 marzo 1919 ad un pubblico largamente coincidente con quello che lo stesso giorno fondò ufficialmente il movimento dei fasci( 11 ). ll libro è interessante perché, venendo subito prima dell'impegno diretto nella lotta politica di gruppi di arditi di cui Carli faceva parte (impegno che si qualificò con l'incendio della sede dcli' A vanti! il 15 aprile e con la successiva esaltazione di questa impresa), presenta con molta chiarezza ed efficacia la versione più apertamente politicizzata delle origini e del ruo-
lo degli arditi come forza nuov~ della rivoluz:ione nazionale, sacrificando la precisione della ricostru z:ione storica all'urgenza della mobilitazione politica. Questa impostazione politicizzata si ritrova nella pubbJicistica legata all'Associazione arditi, a cominciare dal settimanale L'Ardito diretto da Carli e Ferruccio Vecchi. Importanza certamente maggiore pe r la diffusione del mito degli arditi ebbero due volumi di memorie e ricostruzione storica usciti poco dopo, Gli arditi di Reginald o Giuliani e Piam me nere di Paolo Giudici( L2), entrambi più volte ristampati e largamente sfruttati dalla pubblicistica successiva, che ne riprende temi e noti zie, fino a trascriverne pagine intere senza nepp ure avvertire il lettoreC3). I due volumi hanno infatti il pregio di fornire u n a prima sistemazio ne della leggenda dei reparti d'assalto e un ma teriale piu t tos to ricco d i no tizie, testimonianze e rievocazioni, ma soprattutto una chiave interprclativa meno politicizzata di quella di Carli e p iù vicina al patriottismo trnd izionale. L'ardito che emerge dalla pagine del cappellano Gi u liani no n è il milite nuovo della rivoluzione fasc ista, ma il soldato buono e valo roso, fiero e talvolta attaccabrighe per spirito di corpo, devoto alla m.i mma ed alle istituzioni, il soldato cioè dell'oleografia patriottica t radi zionale . Il volume di Giudici, assai più preciso come fonte di notizie, prese nta invece l'ardito come un combattente di t ipo nuovo, nato però <.I n una reazione morale più che politica, un "cavaliere della morte" che Insegue sogni purissimi e non comunicabi li, tanto che l'autore non cela un ce rto distacco dai troppi arditi del 1918, rimpiangendo le esperienze elit a ri e del 1917 , e collabora col movimento fascista senza cessare di JiCnt irsi ardito innanzi tutto(1 4 ).
Dopo l' immediato dopoguerra e per tutto il corso deg li anni Ve n ti la prod uzione sugli arditi conosce un netto calo e si riduce sostanzialmente n pubblicazioni agiografiche ripetitive, opusco li in memo r ia d i caduti, di scu tibili rivendicazioni del ruolo sostenuto nello sviluppo dell'arditi111 no d a singoli personaggi. Questo calo è probabilmen te dovuto alla tl'lo nfale espansione del fascismo, ch e tog lieva spazio agli a ltri movi111 cnti e miti di destra (l'arditismo scompare com e forza polit ica, così come il d annunzianesimo) ed al parallelo consol idarsi dell'interpretazione put ri ottica ufficiale della grande guerra, che tendeva a ri assorbire gli arù hi tra le specialità della fanteria anziché esaltarne il ruolo di crit ica e 1cnz io ne politico-militare alla gestione cadorniana del conflitto. Fatto Ji lA che il primo libro importante sugli ard it i dopo il l 919 esce n el 1932: è il vo lume di Mario Palieri, piuttosto eterogeneo e frammentario, ma ricco di documentazione e notizie, o ltre che d i pagine oleo grafiche(15). l' rn i pregi del libro va ricordato il tenta tivo d i ricostruire la storia dei Ji lngoli reparti d' assalto, malgrado le lacune della documentazione utili zln l a.
11 li b ro di Palieri si colloca all'inizio di un rilancio della produzione pub bli ci stica sugli arditi, dovuto e..~senzialmente al nuovo interesse del , cg ime per lo sfruttamento del loro mito. La Federazione nazionale ar-
Gli arditi della Grmule G uerm
diti d ' Ita lia, organizzaz io ne com batten t isti c.i c reata neg li a nn i Venti al post o d ella irrequi eta e di scussa Assoc iaz io ne ardi t i d e l 19 19, con osce ne lla prima me tà d egli a nni Trent a u n no tevo le s vil up po , alm e no a giudica re da l s uo nuovo periodi co L 'ardito d '/talia( 16 ). Diet ro a questo rilancio stava, ci sembra, l'esige nza del regime d i s ottoli ne a re la co nt in u ità tra la guerra vittoriosa e l'affermazio ne del fasc is mo, c he la vicenda degli arditi si pres tava a ce lebra re a prezzo di qualch e fona tura. La pubb li cistica sugli ard it i d egli an ni T re nta presenta a nche q ues to tema: l'ardi to ha comba ttuto la stessa battaglia contro gli austri aci nel 1917- 18 e contro socia lis ti e d e mocratici nel 19 19 ed ha con il mil ite fascis t a u n'assoluta identità morale, politica e spesso fis ica. Si tratta d i u na p ropagan d a monocord e e ripeti t iva , ch e si svo lge second o gli sc hemi o rmai co nso lidati de ll a re t o rica guerri e ra de l regime, ce rcand o una caratte ri zzazion e propria so lta n to ne ll 'esaltazione a o lt ranza d ell e gesta an tisocialiste d el 19 19(").
L 'aspetto positivo di q uest o rila ncio è la comparsa nella seconda me tà d egli a nni T re nta di alcu ni vo lumi in1 eressanti s ulle vi cend e d egli ardi ti, ab bastan za dive rsi co me impostazion e, anche se tu tti gli auto ri p ar t ecipa no att iva men te alla vita de ll a F ederazio ne nazio n ale ard it i e d ell 'Italia fascis ta. Citiamo la sto ria d el XXV/I bauaglìo ne d'assalto, ch e ma lgrad o l'i mpos t azio ne celebrat iva e a lcuni capitoli ed ifican t i presenta un a serie di contributi d i notevo le valore s ull e vice nde d el re parto, :ml s uo addestramento e s ul suo b rill a nte compor ta mento s ul P iave, oltre ch e s ulla _ sua poli tici zzazio ne mo lto ben sotto li nea ta (1 8) Il vo lume di Salva to re Farina s u Le /ruppe d'assalto italiane, senza a lcu n dubbio la più so lida ed ac uta opera s ull' argo mento, rifi u ta invece es plici ta me nt e la tr adi z io n ale s piegazione de ll 'ard itis mo come fenomeno essenzialm ente mora le e spont aneo (e q uindi po li tico) e preferisce cercare la c hi ave del successo in elem e nt i propriame n te militari come l'arm am e nt o, l'addestram e nt o, l'o rganizzazione e l'im p iego (1 9). L 'auto re s i sofferm a p a rtico la rm en te s ulle vicende dei reparti d ' assal to d ell a 2. anna ta nel 19 17, di cui era stato protagon ista, e dedica attenzione assai minore agli avve nime nti seguenti ; limite di fo n do del s uo lavoro è pro prio q uest a d ifferenza d i impegno ne ll'a nali s i degli a vve nime nt i d el 19 18 , ch e t oglie quaJcosa a nche ai capitoli precedenti. U n buon contri b uto su i combatt ime nt i sul P iave nel giugn o e ne ll 'ottob re 19 18 è p o i o ffe rto dal generale Zo ppi , già comanda nte d e lla 1. d ivis ione d ' assalto, che pure vede negli a rditi una b rillant e speci alità de ll a fanteria anzic hé l'avangua rdi a de ll a ri vol uzio ne fascista (1°} . l nfi n e i vo lum i che la Relaz ione ufficiale n el 1940 ded ica all'amp liamento dell 'esercito n el 19 17 p resentano un nucleo assai ut il e d i circolari ufficia li re lative alla creazio ne dei re part i d 'assal t o (1 1 ). Questi i p rin cip ali 1esti s ugl i ardi t i, cui poco si è aggiu nto dopo la seconda guerra mondiale, per quan t o ci const a: citiamo la testimo ni a nza di Rad icati (12) e lo studio di F erdinan do Cordova su l dopog ue rra, interess an te, ma troppo legato a miti e preconcetti ac riti ca me nte ass un ti (1 3).
I. 'ap porto migliore è la biografia che Luigi Longo ha dtdic:ato al generale Francesco Saverio Graziali, che nel 19 L7 e p()inel 19U ebh.! 1111ruolo importante nella nascita dei primi reparti d'assalto e )Xli i:lel corpo d 'arm ata d'assalto, che l'autore illustra ampiamente con una documenlU zio ne in parte inedita e molto interessante (2 4).
LE INTERPRETAZIONI
l: Le opere dedicate agli arditi concordano nella illimitata esaltazione delle loro qualità belliche, fis iche e morali, e nella affermazione della assoluta originalità della loro esperi e nza . È questo un trailo relativamente frequente nella memorialistica d i gue rra , spesso ispirata ad un unilaterale e comprensibile spirito di co rpo ; ma l'esaltazione degli arditi raggiunge vertici inconsueti, tanto pii1 c he, pur con diversi accenti, la si ritrova in tutta la produzione, con una contrapposizione a tutto il resto dell'esercito e del paese molto marCutn. ScriveCarli nel 1919:
C 'è proprio una gradiwtoria del coraggio. Non esiste un tipo unico di l'O mggio. Gli arditi sono sullo scalino pùl alto di questa graduatoria. li ;;<;;0Fc:.t1'~:f~~~:~":i
Ntocratico (2 5).
G li fa eco un altro protagonista delle lotte del 1919, Ferruccio Vecchi:
Che cosa sono gli arditi? Sono i figli delle pattuglie, degli assalti, della Hll erra più cruenta e più fondente, i primi giunti al traguardo della vittoria: l'espressione più pura del coraggio. Sono nati nel solco della trincea sca1'0/ a dal vomere della vittoria. L'ardito è un fante sbocciato, un seme dil'l' ll tato pianta, un uomo comune valorizzato eroe e che, uscito in mille n11 nificati assalti, ha dato i frutti più copiosi di sacrificio. Nacquero neil'o lroforno carsico, dove le armi e le pietre diedero tutto il loro metallo allo sl ampo di undici vittorie. Nel grande crogiuolo si raccolse la lega degli tmliti, la gemma più tersa deli'eroismo di cui la patrU/ si è adornata per lllfli isecoli{..f.
La vigoria rwstra [conclude Vecchi j ci ha semp re isolati e non abbiamo /,o vato dei buoni fratelli che nel fascismo mussoliniano, di cui fummo in og11i occasione parte integrante(16).
Q uesta esaltazione senza limiti non è prerogativa degli espone nti più J>Oli ticizzati. Scrive Paolo Giudici sempre nel 191 9:
Gli arditi deila Grande Gueffa
I nostri reparti furono il fiore della gioveflftÌ italimw e se tra noi ci fu qualcuno su cu i pesasse qualche lieve condanna, la maggior parte delle fiamme nere era costituita dagli elementi migliori della società italiana e le più illustri famiglie avevano fra noi i loro rappresemanti che non smentirono mai la nobilt<i della loro nascita e della loro educazionef. . .J.
In lllfti i tempi, in tulle le guelle, per lunghi o brevissimi periodi, sorsero e si costituirono dei gruppi, delle compagnie, delle legioni d1 'ebbero una certa qual rassomiglianza coi nostri reparti d'assalto, pùì che ne/l'organizzazione nello spirito. I trecemo di Leonida, decisi a resistere o a morire sulle gole delle Termopili, furono gli "arditi~ dell'amica Grecia; i cavalien· di Carlomagno gli "arditi" della vita romanzesca medievale; i crociati gli "ardili" della cristianità; i trecento di Sapri, i mille di Quarto gli "arditi" del nosrro primo risorgimemo. Con umi quelli che ci precedettero noi abbiamo dei punti !>piriluali di contatto; dirò anzi che tutte le doti e tull e le caratteristiche di essi si sono fuse maravigliosamenre insieme per formare il nostro aspeuo interiore (21 ) .
Una s pi egazione della superiorit à degli ard iti , discutibile ma certamente interessante, è quella data da Mario Carli. Nell'u ltima fase del conflitto, egli scrive,
il nostro organismo miliwre /.../ rendeva soprauwro a separare 11ettame111e la massa combattente in due ca tegori e: quella che aveva più auitudine per l'arwcco; e quella che meglio si adtlltava al/a resistenza. Da una parte i pùì giovani, gli spensierati, gli scapigliati, gli spregiudicati, gli irrequieli, i viole111i, gli scontenti, i superatori, i passionali, i frenelici e gli \frenati, i ginnasti e gli spo rtm e n, i mistici e gli !J.jottitori, gli avanguardisti di ogni campo della vita, i futuristi di cervello o di cuore o di muscoli. Da/l'altra gli an zian i, i padri di famiglia, i lenti, i pesami, i passivi, gli sfiduciati, i pigri, magari in gran parte buoni soldati, ma pilì adatti a/l'obbedienza che al/'i11à.iativa, pitifenni a/ !oro posto che impaziemi di scarwre, ottimi puntelli per le trincee, ma po co idonei allo sbalzo in avanti.
I primi venivano i11 generale dalle città, gli altri pitì speciti/mente dalle campagne (211).
Tutta la memorialistica e la pubblicistica negano poi con vigore c he gli ardili derivino da modelli Slranieri e ne proclamano l'assoluia originalità. Scrive ancora Paolo Giudici:
Disse qualrnno che scrive di critica militare e ripeterono altri che i 110.wri arditi furono istituiti dietro l'esempio dei tedeschi dei cui reparti d'assalto sono una copia per[eua. Nessuna opinione [11 pilì emua di questa. L e fiamme nere sono UfUl fioritura preuameme italiana, purameme latina , sravo quasi per dire medirerranea /... f.
Tra le Sturmtruppen tedesche e i reparti d'assalto nostri la differenza è
rnorme. Esse, tult 'al più , hann o ,ma certa affinità coi nostri benaglieri. ('osa \'0110 difaui i reparti tl 'assa/1c della German ia e dell'A 1.1s1Tia? Truppe \rcltissim e, reclutlll e in base al criterio de/Ja resiste,iza fisica; giovani alti e ,ob11s1i, muscolosi e fo rti, esclusi vamente addesrrati all'assaltc,, al manegl{lo della baioneru, e al lan cio della bomb a.
Il c:o lo11el/o Bassi, invece, neJ/a Jon11azio11e degli arditi si basò s u 1111 critrrio esset1 1.ia/mem e m orale. Che imponava avere dei lx,m,glio11i di uomini vigorosi e belli ~·e nei loro petti non albergava un cuore Ji leone? E l'ardit o italiano fu w, volontario tiella morte, un uomo che 11011 conobbe ,mli la paura, che non ebbe mai dubbia l'anima e tremante il cuore, e/re t1111n' e coltivò la religione della ,,mria, un uomo capace di 111t1i i .mcrifizi, 1Iro11I0 a 11111e le loue, refmttario ,, tutte le debole z.z.e {211).
Se t u11e le opere che abb iamo vis t o s ugli a rd it i con cordano nel soste11c 1·e la loro s upe ri o rit à e o rigin a lità, n e sotto lin eano d i vo lt a in volt a w11pe tti di ve rsi secondo linee di interprelazione e valutazione c he, co n 11110 sc hematismo ine vil abile, raggru ppi a mo in t re prin ci paU ten d e nze. A nos t ro avv iso, l'in te r p retaz ione d ich iara tam e nte p o li ti cizza ta d i Carl i t Vecchi, che ne lla primavera de l 19 19 vedeva no nell'ardito l'uomo 11uovo d ella rivo luzio n e naz io na le e fascisla, fu ini zial mente m in o rita ri a , l~pctto a q uella p iù gen erica ment e p at riottica e ''apo lit ica" che esem pliU~•hi amo in padre Giu lian i e Paolo G iudici Pe r il pri mo la vocazione di 111dito nasce <la una d ell e seguen t i mo t ivazio ni : '" pa triot tismo ve ro", q uak1s i es pri me ad esemp io ne ll a fi gura di un con tad ino di cia nnove n ne, " un 1i1g1UZ0 se nza s1udi, ma d i tal finezza e de li catezza n aturale, che a l pri1110 vede rl o non si poteva supporre ch e fosse ca mpagnolo", eppu re ca11uce d i esc la ma re "a bbassa nd o gli occhi " c he "è così b e llo mo rire pe r la p11tria .. ; oppure un istin10 giovanile incapace di lunghe s pi egazion i, ~gio~n ni più degli a lt ri instab il i e insoffere n ti d i giogo. An ime c he resp ingo1111 co me la mo rt e tutt o ciò che è no rm ale e fisso" e che so lo nell a gue r ra luu,no t rovato sfogo alla b ra mos ia d i avve nture; oppu re l'a mb izio ne di un n di visa be lla e ricercata , c ircondala da ll'amm irazio ne delle ragazze e Lln ll a benevo lenza d ei po t e nti; oppu re an co ra l'asp iraz io ne ad una me1!11glia a l valore o i concret i p ri vil egi gara nt iti agli ard ili ne ll e retrovie e nella bauaglia (3°). Queste mo t ivazio ni, in sosta nza, po t rebbero valere per c1ua lsiasi co r po scelto e p rivilegia to; e a nch e gli e nt usias mi lirici di 1ll udici rientrano, ci sembra, n ella t rad iz ione del volontarismo pat riottiltl, se nza pa rt icolari note d i politicizzazione:
Chi ci rllccofse fu il noslro ideale. Poiché tuni noi avemm o e abbiamo ,m itlellle che, pur comprendendolo in sé, non si puO confonde.re con f'Mc"le della ,,arria / .f. li l'ideale nostro è materiato di amore: l'amore Jlf'r l'avvemura, che supera qualsiasi allro amore, quello della patria, ,111dlo della famiglia. L 'anima d ell'ardito è ruua piena d 'un desiderio ine1,irimibiJe, il desulerio del nuovo, delle commot.ioni più grtmdi . EraVllmO
dei so gn atori già p rima della guerra / ...f. t.· llbf1ia1110 vo/1110 riviverlo nei clangore d elle armi il nostro sogno. L e 1ri11cee em110 p er noi troppo anguste/ /. Noi avevamo bisogno d 'aria , di liberuì e di spazio p er co rrere a hriglia sciolta \lerso il nostro destino/ /. No i volevamo la vera, la classica guerra faua non dì pazienza ma d'audacia, la guerra in cui si va inco n tro alla marre come all'amore, fa guerra che sanno Clll 1tare i poeti e sann o fare gli eroi della leggenda. E siamo dive11111i i "cavalieri della morre''(3 1).
Questa inte rpretaz ione, che sotto li nea fortement e l'origin alità e il ruolo degli a rdit i, no n co ntrasta con que ll a po li t icizzata della Assoc iazio ne a rd it i del 19 19, di cui d e l res to lo stesso G iud ici fu p ro tagon ista. Q ualche anno p iù ta rd i, qua n do il regime fascis ta si è ormai affe rm ato , G iud ic i, pur continuando a rive nd icare agli arditi u n ruolo esse nzial e ed autonomo ne lla rivoluzio ne nazio nale, rico nosce p ie name nte la contin uità tra a rdi t ismo d i gue rra e fasc ismo :
L 'Italia d'oggi non è pilì quella che ci derise, che ci vilipe:1:e, che ci cafwmiò, ma Cla patria grande che sognammo nei mesi dell'ansiosa l'igilia, negli sfibranti turni di trincea, negli assalti impewosi della nostra giovinezza /. . .f.
/Mussolini , il duce/ sa c lte noi fummo i primi a riconoscere in fui l'uomo in c 11i vi 1,e 1•a 110, perfe1tam e flle fusi, tulfi i no.uri sogni, tulte le 110s1re aspirazio ni / J. Il fascismo è la cominuazione d ell'arditismo, di cui eredir6 lo spirito, lo s1ile, i segn i, i canti, i ri ti, perché il fascismo è lo sviluppo logico e .~torico de /l 'a rditismo f. .. /. L'a rditis m o inso mm11 è il f ascismo d elle o rigini, il fascismo del '19 e del '20, degli anni memorabili della riscossa in cui f. ..j i vecchi bauag/ìoni d 'assaho scelsero in Mussolini il loro capo (32).
L' interpretazione marcatamente po litic izzata de l ruo lo degli arditi e q ue ll a p iù vici na al pa t riott ismo trad iz io nale fin isco no co sì co l co nfl ui re nel corso d egli anni Vent i, q uan d o vie ne ri conosciuta e consacra ta una cont in ui tà p ie na t ra in te rventi smo musso li niano, vo lontari smo di guerra, arditismo de l ' 17-"18, fascismo de ll e o rigin i e regime d itta tori ale. L' unico e leme nto d i d iffere nziazio ne, no n sem pre co nsap evole, ri man e l'acce n t uaz io ne del ru o lo dei com andi della 2. armata n ell a c reazione dei p rimi reparti d'assa lto , in contrapposizione all a te nd en za a esal ta re l'importanza d ei fa tt o ri pol itico- morali nell a nascita e nello sv iluppo degli arditi Su questo punto si cara lt crizza una terza interpretaz ione che, senza mett e re in du bbio l' o rigi nalità e la su p eri orità deg li ard iti ed i loro legam i col fascismo mu sso lini ano , ri co nduc e la pec ul ia rità e l'e ffi cacia dei reparti d'assalto a precise scelt e de ll 'o rganizzazione mili ta re. Scrive Salvatore Fatina, auto revole espo ne nte di questa inte rp re 1azio ne, in aperta polemica con quanti vedeva no in og ni atto di coraggio bellico il segn o de ll 'ardi tismo :
/aie -spiri/O ardito~, 11011 ceno prerogarim riservala ai fanti tftJ mag,:iore /Jmeggio, era comune e diffi1soin 1111ri; combaue111 i ita/ia11iptuti.olt1rme11re 11ell'an110 1915-16 - 011no degli olocausti vo/01t1t1Ti - nella (f!l(l/e epoca il popolo italiano delle la prov" piti sublime del s110 elei.mo e nobile :spirito di sacrificio. Non quindi ne/I e lemen to uomo, ne/fante ita1/11110 che ojfriva comi1111i esempi di ,in esa/umre eroismo, era da n·un:tJr..·i /{I soluzione di wIa guerra sratirn imposta dal terreno orga11iz;:.a10. ma in 111,01 •i fattori d'ordit1e psichico, addestrotil'O, organico e tatllco die avrebhero J1•iluppato nellt1 preparai.ione e sollello nella lotta, co1ulo1ta al ,li Id di ogni sislem a difensivo nemico, le virtù insite della nostra .virpe (3·1 )
E Maggiorino Radicati, anch'egli ufficial e degli arditi della 2. armata ncll'c.~tate 1917:
I rep"rti d'assalto organicm11e111e cosriwiri si differenzia/rono/ dalle pretrtlemi organizzaz ioni ardite per la selezione meticolosa nel reclllfamemo dei 1'0/ontari; per il metodo di curare e rajfon.ore le qualilà, le doti militari 1• ,mlile dei propri gregc1ri; per l'approprituo organico e tmname1110; per i IWOl'i metodi tattici di comba11ime11to (34).
A nche da queste note ini ziali emerge, ci se mbra, l'in siste nza più o meno consapevole e convinta della maggior parte degli autori su l ruolo politico degli arditi, a scapito delJa definizione del loro ruolo militare. ()ucsto è particolarmente ev idente per l'int erp retazion e politicizzata. d 1e forn isce raramente in formaz io ni concre te e cri ticam e nt e utilizzabi11 su i repa rti d'assalto , insis tend o appunto sulla loro superiorità politirn-rnora le più che su ll a loro preparazione e sul loro impi ego, in termini \'Ulidi pe r le lotte civ ili del dopoguerra ma non certo sufficienti per la ~uerra stessa. Anch e gli autori di im postazione più tradi z io nal e si curano 1>0eo di spiega re le d iffe ren ze tra reparti d'assali o e fanter ia di linea, 111 cfcrc ndo soffermars i su ll e d o ti indiv iduali degli arditi e con nu cndo ,-ul mito poli tic izza lo d ella loro supe ri o rit :1assoluta. Soltanto gli studi 1lclla linea che per brevità chiamiamo "militar e" forni scono d ati e analM concrete, ma sono pochi e in generale pìi:1 attenti alla prima fase dei 1rparti d'assa lto, l'es tat e-au tunno 1917, quando il loro ruol o complcs•l"o fu minore.
NOTE
(') L'amrninistr:izione dei re parti d'assalto fu sempre affidata a depositi di reggimenti di fanteria, che probabilmente affrontarono q uesto nuovo e tra nsitorio compilo con attenzione no11 sempre adeguata. Sta di fatto che l'archivio dell' Ufficio storico dell'esercito, generalmente assai r icco per la prima guerra mondiale, no n conserva carteggi specifici sugli ard iti. Questa nostra ricerca deve perciò prescindere dal pur necessa rio supporto archivistico e contare esclusivamente sulle fonti a stampa, ossia sulla documentazione ufficiale, sulla mcmora \ist ica e sulla pubblicistica.
(2) L'Ufficio storico curò tra il 1926 e il 193 1 una collana d i dieci volumi dedicati alla minuta documentazione delle vicende belliche delle grandi unità (t ra cui le due divisioni d'assalto), delle brigate d i fant.eria e dei battaglioni a lp ini e bersaglieri. Rimase~ ro esclus i dall'opera l'artiglieria e il genio (che ebbero per() pubblicazion i ufficiai, proprie), la cavalleria e, tra le specialità della fanteria, i nùtraglieri e gli ard iti. Non si deve esagerare il significato di questa esclusione, che stabilisce comunque u na graduatoria implicita dell'importanza che le specialità della fanteria avevano negli amb ien ti militari Ira le due guerre.
(3) R. COMMISSIONE n'1Nç1 HESTA SUL Ri1•1EGAMENTO DALL'lsos :w At P IAV E, J)a/l 'lsonw ul Piave, voi. Il: /,e cause e le re.~pom-abilità degli awenimemì, Ministero della guerra, Roma 1919, p. 35. Seçondo l'uso invalso, d'ora in poi citeremo quest'opera semplicemente come Commissione d'inchiesta su Caporello.
(') UFF ICIO S-roruco DELLO STAT O MAG<?!ORE EsERC"ITO, L b ercito italiano ne/ili grande guerra 1915-1918, voi. IV: Leoperauoni del 1917, torno I: L 'ampliamento dell'eMirciw nell'anno 1917. Gli avvenimenti dal gennaio al maggio . Narrazione, Roma 1940, pp. 59-60 D'ora in poi citeremo quest'opera semp licemente come Relazione ufficiale, s' ìntendesull'esercito ita lianonella primaguerramond ia le.
e) Ad esempio, l'elenco in questione p resenta una numerazione progressiva dei reparti d'assal to da I a XXII, mentre tutte le altre fonti attestano che la numerazione unica sostituì quella per armata solo nel gennaio 1918.
(6) Relazione ufficiale, voi. IV, tomo 3 bis: Gli avvenimenti dal/'011obre al dicembre /1917/. Documenti, Roma 1967, pp. 181 sgg. Si tratta del documento n. 91, Compo~·izione particolareggiata de{{e grandi unità italiane al 24 ouob re 1917, che contro tulle le altre fonti assegna alla 2. armata i reparti d'assa lto lii, X, X li , XJll, XIV, XV, e dimentica quelli della 3. arma ta , sulla cui esistenza non è lecito alcun dubbio
(1) Relazi?ne ufficiale, voL IV, t~m~ 3 : Gli awenimenti d:-1ll 'ottobre al dicembre f/917{. Na,razwne, Roma 1967, ad md1cem. La denominaz10 ne di battaglioni d'assalto è largame nte impiegata, anche in documenti ufficiali, al posto di quella corretta di reparti d' assalto, che noi useremo sempre. Ba ttaglioni arditi e simili sono invece termini del linguagg io corrente.
( 8) Relazione ufficiale, voi. V, tomo I bis:Gli avvenimemi dal gennaio al giugno 1918. Documenti, Roma 1980, ree/e settembre 198 1, documento n. 8, pp 24-25.
(9) ~el~zione ufficiai.e, voi.';-/, tom~ 2: La conc/11sio11e_del co~Jlillo (~ cura di AI?erto Rovtgh1) e tomo 2 bis, Documenti, Roma 1988; cfr. 111 pa rt icolare rn ques t'ultimo tomo il documento n. 105 , p p. 402-04, che fornisce l'elenco più completo e attendibile tra quel!i ufficiali (anche' se qualche correzione ~i sembra ancora nece~saria).
(1u) Abbiamo svol to le nostre ricerche nelle b iblu:ite.che nula~~i (in pnmo luogo in quella del Musco del Risorgimento) e presso la B1bhoteca militare centrale di Roma, trovando una quarantina di volumi e vol~etti specificatamen te dedicati agli arditi, di livello assai vario
(' 1) MARIO CARu , Noi arditi, Facchi, Mi lano 19 1~. Il testo fu risiampato:con i p a rticolari della conferenza de l 23 marzo ed alt r i scritti del lo stesso periodo, m MAmo CAR ll , Arditismo, Augustea, Roma-Milano 1929, che ut ilizziamo per le ci tazio ni.
(1 1) R.l'.GJNAl 00 G1 u uAN1, Gli arditi. Breve ~-/oria dei reparti d'a.isalto della Terza ar11J11ta, prefazione di R. Simoni, Treves, Milano I 919; PAOL.O G1 urnci, Fiamme nere. Note di gloria e di pilSsione, Cecconi, Firenze 1920 (nuova edizione ampliata col t itolo Re-
parli d'assaflo, prefazione di P. Bolwn, Alpes, Milano l928, e hc U:ilizziamo per le citazioni). Sulla ligurn di padre Giuliani si veda Ron1;11.To NoRW.LO nn1..A RoccA, La fede e la guerra. Cappe/funi milirari e preti-soldati 1915-19, Stlld l.l rn, Roma 1980, ad indicem
( 1' ) CD mc esempio di utilizzat.ione silòtemiitica, superficiale e non di<:hiarata di Lesti iiltrui si ve<laGJANN!CORS-"RO, Ardili i!lguerro, Ardea,Milano L934-.
( 1i ) Nella prima edizione del suo libro, d~tata giui;no 1919, Giudici non si sofferma sui rapport i tra arditi e movimento fascista, che mvece h.anno sviluppo nella seconda edizione del 1928, in cui l'autore sostiene la colllinuità tra arditismo e fascismo. (") M..I.RJo P>..LJEIU , Gli arditi. G!vrie e :.ucrifici degli assa(/a/cri, Impresa editoriale ed., Milano 1932.
(' ~) l'articolare spieconella pubblicistica combattentistica hanno i numeri unici promossi dalla sezione milanese della Federazione arditi, la più ricca di trallirioni, uomini e mezzi. Citiamo ad esempio Gli arditi di Milano nel XV ann1wle della JondazWne, Milano 1934, numero speciale a beneficio delle opere a~sistenzìali ddla sezione milanese, a1Sai ricco di pubblicità commerciale, incentralo sulla celebrazione delle imprese belliche dei reparti d'assalto e della stretta collaborazione tra arditismo milanese e fascismo mussoliniano nd 1919. Al numero speciale collaborano tutti i più bei nomi dell"arditismo fascista, come Bottai, Bolzon, Parisi, Baseggio, Mecheri, G iuliani, MU7..zuccato, Svanoni, Marinetti, Giudici e poi Zoppi, Grazioli, D'Annunzio. Delcroix. ( 11) Cfr. Cic:sAJu,: SoLARl, Gli arditi di Milano nella rivoluzione fascisia, Tip . Periodica lombarda, Milano 1926; Em,10NJJO MAZZUITAJO, Da anan:hiw a sarisepolcrista, prefazione di P. Bolwn, Marangoni, Milano 1934; G1No SvANONI, Mus:,olini e gli arditi, prefazi one di F.T. Marinetti, Cornaro, Milano 1938. ( 1~) XXVII hauaglione d'assalto Mome Piami, Montello, Viuorio Veneto, prefazione di C Bottai, Carnaro, Milano 1937. li volume fu curato dal colonnello Luigi Freguglia, già comandante del XXVII repano d'assalto ( 1,.) SALVA~Rlo FAR!N-", Le truppe d'assalto italiane, pre_faz!one di _F.~. _G~azioli ,_ tip. Lav_oro fasruta, Roma 1938. l1 volume è corredato da grnd1z1 elogiahVJ di l'aris1, Cavigha, Starace, Zoppi, Valori; ne conosciamo due edizioni, entrambe del 1938, che presentano leggere modifiche (utilizziamo la seconda per le cita?.ioni). Farina si avvalse dic hiaratamente di vari testi che il colonnello Bassi, comandante dei primi reparti d'assalto della 2.armata, aveva preparato per un s uo volume sugli arditi che non vide mai la luce; alcuni di questi Lesti erano stati pubblicati negli anni Trenta sulla stampa combattentistica i:~~ ~;~~:~:,l;~;;,~i:,e :tr~!i~~r~i~i:.11~;~;'.of~~~;l!i, :tr:"::,~:1~ien/o de/l'esercito nell'anno 1917. Gh avvenimenti dal gemwio al rrwgg10. Documen11, Roma 1940, doc. nn. 64, 66, 67, pp. 140 -48.
( 11) MAGGIORINO RADICA"n rn PRIME(H.10, / reparti d'assa/Jo nel/aguem1 (9/5-18, Superga, Torino L957
t i ') FEIU>INANOO CoRJXJV,,_, Arditi e legionari dannunziani, Marsilio, Padova 1969. le pagine iniziali del volumt:, che ria-;sumono le vicende degli arditi nel 1917-18, sono una sintesi di tutti i luoghi comuni della leggenda; più interessanti invece le pagine sul dopoguerra, anche se l'autore accetta con troppa fiducia !e rarte della polizia e insiSIC nel ricercare tenden?.C autenticamente rivoluzionarie nell'arditismo comro !a realtà dei fatti
('~) Lu 1G1 E. LoNGO, Francesco Saverio Grazio/i, Ufficio storico de\J'e.scrcito, Roma 19 89.
( 11 ) M. CA11.1.1, Ardi1L1mo, cit., p. 33. In questa come nelle successhc cita7Joni aboliamo le maiuscole non più in uso. ma rispettiamo scrupolo~amentc le forme lessicali e grnmmaticali anche fuori della norma. I corsivi sono sempre del testo originale ("l l'llltl\UCCIO VECCHI, Arditismo civile, L'ardita, Milano 1920, pp. 38-39. l'' l' G 1uuq Repartid'assa/to, cit.,pp.16- 17.
t" M. CARU, Arditismo, cit., pp. 19-20. Come vedremo meglio in seguito,questa anali-
si di Carli coglie alcune tendenze reali, ma le svil uppa ccct-ssivarncntc È comunque interessante rafferma1.ionc che gli arditi provenissero sopranuuo dn lk duà.
(1Q) P. Gn;1>1c1 Reparti d'a.u11/ttJ, cii., pp. 31-32.
(JO) R. G1uu,1.N1. op. rii., pp. 4-24. L'autore aggiunge a questo elenco di motiva1.ioni anche la possibilità di vocazioni occasionali e la volontà di riabilitazione. Da notare che in queste pagine Giuliani s i riferisce alla massa degli arditi, mentre la memorialistica in genere illustra le motivazioni degli autori, quasi sempre ufficiali di comp lemento.
{3 1) P. G1urnc1, Reparti d'assalto, c it., pp. 19-23.Nel 1919 Giudici, per sua esplicita dichiarazione, militava nella /\ssociazium: nazionale arditi e nei fasci di cornbanimcn10; le sue pagine non celano quindi una critica al fascismo , ma so lo il senso di distacchi poneva la milizin come <1rdi10 prima e sopra ogni allrn scc ha di virn ~ucccs-
(3l) P. G1urnu, Reptmi d'assalto. ci i .. pp. 322-25 (da un articolo pubblicmo ~ti ML'ardico del 27marw 1927).
(lJ) S. FARINA, op. cii., p. 15. Si badi che Farina, çome gli altri e~ponenti di questa interpretazione ~milirnrc". era un leale sostenitore del regime fa'ICism e un esponente del comba1ten1ismo ~ardno" degli anni Venti e T renta.
( " ) M. R,,.nu.:ATI m PRl,\11, GllO. op. cii., p. 16.
LE ORIGJNI DEGLI ARDlTI
"PADRI" E "'PRECURSORI"
Sulle origini degli a rdit i es istono due Jinee d i inierprcrazione in neno contra.~10. La p ri ma e di gran lun ga più diffusa riconosce come padri e precursori degl i arditi, o come arditi a pieno titolo, tuu e le truppe sce lt e costituite nel corso del connit10. gene ra lm e nte con il compito di imprimere una condotta aggressiva olla guerra di trincea con colpi di mano, azion i di pat tuglie, distruzione di reticolati nemici . li p iù no to sos te ni t o re di quest a linea fu Cris to foro Daseggio, un pittoresco personaggio c he, sfr u lta ndo le sue be neme renze di fascista della p r im a ora, r iuscì nel dopoguer ra a farsi rico noscere negli ambienti combattentistici il ruolo di p ad r e degli ardi l i('). Coma ndnntc di u na compag nia alpini in Valsugana nel 191 5, Baseggio diede vha ad una "com pagn ia esplorntor i' ·(2) di 450 volon tari trat1i dai r eparti in zona, che nell.inverno 191 5- 16 svo lsero comp iti di pattugliamento e co lpi di mano in un settore mon tano no n ancora irrigidi10 in s istemi di trincee. A ll'inizio deffapri le 1916 la compagnia es plorawri, impegnata per la prima volta in un a tt acco frontale a posizioni aus t ri ache for tificate, fu distrutta e poi sciolta perché non più impiegab il e con ~uccesso in una guerra che anche in alta montagna era ormai di posi;,io ne. Ciò non impedì a Baseggio e a buona parte della pubb li c ist ica fasc is1a e combattentista di presentare questa compagnia esplo ra tori co me primo reparto d'assa lt o, con una palese fo rzat ura gi ustificata da lIn co n siderazione esclusiva de i cosiddetti fattori mo rali o meg lio ancorn dovuta alla tendenza a battezzare '"ardito" t utt o ciò che diffe riva da lIn fanteria rego lare.
Anc he lasciando da parte il caso Baseggio, chi sostiene che gli arditi " nacquero per fiorit ura s pontan ca"(3) non ha d ifficoltà a trovare loro precu rsori: basti ricordare i repa rt i d i es p loratori reggime ntal i orga niz1ol i nel 1914 per la guerra di m ovim ento, le squad re d i guastatori per la di~truzione dei reticolati nel 191 5, i dis1accamenti si,edali per la guerra di montagna, sopranutto l'istituzione dei ·•milit ari arditi ~ co n una circolnrc del Coman do supremo del lug lio l 9 l6 , che pre,·edeva la concess ione di un distintivo onorifico ai so ldat i segna latisi per coraggio. E s i potre bbero aggiungere i plotoni di ard it i r eggi mentali del l 917-18, di cu i diremo dopo. Ci sembra però che il tentat ivo di unificare una serie d i
esperienze dive1·se della guerra di trincea sotto l'e t ichetta generale di ardit ismo, politicamente spiegabile per ch é tende a iso la r e e sopravalutare le "forze sane" de U'esercito rispetto alla maggioranza passiva dei combattent i, non abbia senso alc uno se si considerano attentamente i fatti dal punto di vista militare. Esploratori, guastatori, mil itari arditi rientrano tutti nella categoria delle truppe scelte, sono cioè combattenti selezionati per compiti di part icolare difficoltà e rischio su ll a base di fatto ri fisic i e morali, ma non separat i dai loro reparti di origine, di cui continuano a d ividere la vita, l'add estramento, l'arm a mento, lo spiri to. Le truppe scelte, in sos tanza, devono trascinare un a fanteria che non ri esce pi ù a svolgere il suo ruo lo di regina delle battaglie, ma non devono mod ificarn e realmente le caratteristiche di impiego.
Ri teniamo perciò che abbia ragione Farina, il più autorevole esponente de ll a seconda linea di interpretazione, qu ando sostiene che i reparti d'assalto che nascono nell'estale 1917 presso la 2. armata sono q ualcosa di diverso dalle truppe scelte, pe rch é costituiscono una specialità della fanteria davvero nuova per addestrame nto e impiego, per spirito e condizioni di vita, concepita e realizzata pe r camb ia re l'organizzaz ione de ll a battaglia offens iva. La nascita degli arditi nel campo di Sdricca di Manzano no n fu affatto spontanea manifestazio ne di genio ita lico o d i volontà guerriera, ma scelta precisa dell 'organismo mil itare, che mise a disposizion e di comandanti geniali gli uomini ed i mezzi necessari per realizzare una svol ta tattica della guerra di trincea. Ciò non significa evidentemente che nella creazione di q ues ta nuo va specialità della fanteria no n contassero tutta u na serie di esperienze precede nti (4) e fattori polit icomoral i che ebbe ro una grossa influenza nel successo e nello svil up po degli arditi; ma fu l'iniziativa dei comandi responsab ili a organizzare tutte q ueste sollecitaz ioni in q ualcosa di nuovo e originale, i reparti d'assalto na t i a Sd ricc a di Manzano.
LE STURMTRUPPEN AUSTRO-UNGARICHE
Tutta la prod uzione sugli arditi, comp reso lo stesso Farina gene ral me nte informato e pr ec iso, nega con la massima energia qualsiasi dipendenza degli ard iti dalle Sturmtruppen, le t r uppe d'assal to dell'esercito austro-ungarico. Dalla doc umentazione disponibile risuJta invece che le Sturmtrnppen furono senza o mbra di dubbio il modell o di partenza dei reparti d'assalto italiani, che pure seppero svilupparsi con un'indiscutibile originalità. Una circo lare del Comando supremo de l 14 marzo 191 7 at tira l'attenzione dei comandi italiani su i "riparti d'assalto presso l'esercito austro-ungarico, affinché la
<:onoscenza dei metodi d'azio ne seguiti dall'avversa.ril> offra il mezzo, :non solo di opporvisi con adeguati proccxlimenti, ma_ altresì di adottare, ogni qual volta se ne presenti la convcttieoza, analoghi sistemi"'. Le Sturmtruppen erano descrit te in quest i termi11i·
Scopo. 1 ''riparri d'assalto" son<J appositamente costitui1i pe, compiere piccole e ardite operazioni mediante azioni di sorpresa tendenti a disturbare il nemico, metterlo in allarme, catturare prigionieri, distruggere riparti, eccetera, o, concorrendo nelle azioni preparate, ad aprire la strada alle colonne d'attacco irrompendo con impeto nelle trincee nemù:he e devastandole. Eventualmente sono incaricati di ricognizioni ardite ed oculate, aventi Io scopo di stabilire l'andamento della fronte del nemico, conoscerne la forza, la dislocazione delle batterie e delle bombarde, l'entità dei /avori difensivi, le vie di accesso alle posizioni, eccetera.
Cost it uzione. Per rispondere a questi compiti complessi, che richiedono intelligenza, calma ed ardire, viene tratto apposito personale tra gli uomini più validi dei reggimenti. li reclutamento di massima è volontario, ma in difetto di domande si as!;egnano d'autorità gli uomini necessari, scegliendoli accuratamente. Il personale destinato ai "riparti d'assalto" è inviato a frequentare speciali corsi di istrnzione della durata, in genere, di ire-quattro ~·ettimane, nei quali si svolge un programma conforme a quello allegato, essenzialmente tendente a perfezionare gli individui nel lancio deile bombe a mano da qualsiasi posizione e ai di sopra di diversi ostacoli, nei lavori speditivi campali, nella distruzione delle difese accessorie del nemico / f. Gli uomini so,w muniti di elmetto e di pinze tagliafi/i, ed armati di pugnale e di numerose bombe a mano che trasportano in apposite U1sche coflocate sul dorso e sul petto. E~·si godono di uno :.peciale trattamento di favore nel rancio e nei servizi e si largheggia molto verso di loro in ricompense (licenze, premi in denaro, decorazioni) .
Impiego. Le modalità d'impiego di questi speciali riparti variano a seco nda che si voglia compiere azione di .sorpresa od azione preparata. Nel primo caso, non vi è preparazione d'artiglieria e l'opera è affidata all'ardire ed alla sagacia singola dei comandante e degli uomini del riparto. Nei ~·econdo caso l'irruzione avviene quando la truppa nemica è costretta ariJJararsi nelle caverne dalla violenz.a del fuoco delle artiglierie e delle bombarde. Mentre l'artiglieria allunga il tiro di quel poco che occorre per per~ m ettere l'avanzata dei riparti d'assalto, questi balzano dalle proprie trince e lanciando a distanza granate a mano contro le trincee avversarie per far credere all'avversario che il fuoco d'artiglieria continuaancora(5).
Come si vede, le somiglianze sono tali da non potere essere dovute al ca so, come del resto è normale in una guerra tra due a,...,·ersari a stretto contatto, entra mbi impegnat i a sviluppare ogni strumento bellico possi-
bile per sorprendere o contrattaccare il nemico; e infatti il successo degli arditi non mancò di influenzare a sua volta l'evoluz ione delle Sturmtruppen. Le chcolari succ"essive dei comandi italiani permettono però di cogliere anche gli elementi di divergenza tra i reparti d'assalto dei due eserciti. Vediamo perciò una circolare del Comando della 3. armata, in data 20 settembre 1917 , basata sullo studio delle istruzioni austro-ungariche per la formazione, l'organizzazione e l'addestramento dei reparti d'assalto e sulle testimonianze dei prigionieri, che illustra le ragioni di fondo all'origine delle Sturmtruppen:
L'esperienza degli ultimi mesi{ / c'insegna che la fanteria austro-ungarica si avvia a gran passi verso la neua suddivisione in due parti:
a. una massa d'urto, costituita dagli elementi più giovani, fisicamente meglio dotati, moralmente più fidi, con armamento leggero (in cui le bombe a mano ed il pugnale vengono ad avere la prevalenza sul fucile e fa baionetta), con accuratissima preparazione militare, risparmiara nei periodi di tregua ed impiegata invece essenzialmente per l'azione (prime ondate);
b. una massa di resistenza, cos1ituita da elementi più numero~·i, ma meno giovani, meno foni fisicamente, meno sicuri moralmente, con armamento più pesante, impiegata specialmente nella cmtruzione, nel rafforzamento, nel presidio e nella difesa delle posizioni e appoggiata - per il disimpegno di questi suoi svariati compiti - da una sempre maggiore copia di anni e materiali da trincea, nonché dal concorso di reparti tecnici. La qualità inferiore degli elementi costituenti que.~ta seconda massa di resistenza - continuamente depauperata dalle perdite e dai/a sottrazione degli elementi destinati alla massa d'urto - troverebbe sufficiente compenso nel suo ufficio prevalentemente passivo: d'altra parte l'incremento ed il pe,fezionamento delle truppe d'assalto, insieme col moltiplicarsi delle armi, degli artifizi, dei materiali di difesa d'ogni specie, dovrebbero controbilanciare il progressivo, fatale impoverimento degli ejfeuivi. in conclusione all'esaurimento del materiale "uomo" si rimedierebbe con la differenziazione delle funzioni, con una più perfetta preparazione tecnica e coll'aumento dei mezzi meccanici. I segni principali di tale tendenza o , per dir meglio, di tale imprescindibile nece~·sità, sono l'accrescimento delle dotazioni di mitragliatrici (trasfomwzione di un plotone di ogni compagnia in plotone di mitragliatrici leggere) e quello delle Sturmtruppen(').
Nel maggio 1918 un'altra circolare del Comando supremo dava un'informazione più ampia dell'organizzazione delle truppe d'assalto dell'esercito austro-ungarico, spiegando che erano di due tipi: le Sturmpatrouillen (pattuglie d'assalto) costituite in ogni compagnia di fanteria facendo seguire un corso di cinque-sei settimane ai migliori soldati, cui
ve nivano concessi p iccoli p1ivilegi; queste pattuglie dm•evano fo rn ire gl i uomini per tutte !e mi nor i azic:mi offen sive e potevano essere tiunite in 1111 plotone d'assa lto di battaglio ne. G li Sturmbrlraillonen (battaglioni ll' nss alto) erano invece reparti organici, assegnati iri ragione di uno per divisione (mezzo b attaglio ne per le brigate autollume e da montagna), che si potevano dividere in co mpagnie in grado di agire autonoma me nte 11 .~o stegno dei singoli reg,gi.mellti. Gli Stunnbatail/onen comprendeva no plot o ni di lanciatori di bombe a ma n o, p lotoni mitrnglieri, lanciafiamme 1,1 la nciagranate, ploton i pionieri c cannonci ni da trincea; doveva n o esseI e co mposti da "uomini giovani, vigorosi, agili e provati ai combattimenti", che non avevano zaino né gi berne, ma portavano elmetto, fucile a h11 11doliera, due sacchi d i bombe a mano a t racoll a, pugnale, accetta , maNC he ra an tigas, tascapane con quattro razio n i d i v iveri e due borracce. Ave vano il comp ito d i con d urre a~sal ti e contrattacchi, aprendo la via 11 11 0 fanter ia(7).
Dai documenti ripo rtati e dagli altri dispon ibi li (pe r es. la circo lar e del Co ma ndo supremo de l 26 gi ugno 1917 che incaricava i co mand i d'ar11\ ùl a d i forma re i primi reparti d'assalto facendo esplicito riferimen to ulln circo lare del 14 marzo già citata)(1' ) risul ta in modo in discu t ibile che I reparti d'assalto italiani derivarono d alle Sturmtruppen inn anz i tutto co me impostazione generale, cioè come tentati vo di ovviare alla diminuit a combattivi tà ed all'i n s ufficiente add estramento della massa della l'u nte ria con lo sviluppo d i u n ità d"urto, selez ionate e conven ie ntemen te iH'C parate, cui era affidato il difficile compito di gui d are gli assalti e d i altn rc il mora le dell'esercito . Le Srurmtruppen fu rono ino ltre certamente p rese a mod e ll o per mo lti aspetti del reclutamento, addestramento, ar111nmento e imp iego, anche se le soluzioni austriac he non erano in gene1C novità asso lute, ma piu ttosto il logico portato de ll 'esperienza bellica (e infatti si ritrovano in grado variab ile in tutti gli eserciti contrapposti). Il pun to d i radica le diffe renza d a cui dovevano der ivare gli elementi di 11U pe riorità degl i a rd it i, fu n el rapporto con la massa de ll a fanteria. Le Str irmtrnppen in fatt i rimasero sempre pa rte integrante de lle unità dì fante ri a dell 'eserc ito austro-ungarico , perché erano indispensabili pe r innerv are una compagine ormai corrosa da una profonda crisi di stand 1czza; furono q ui ndi truppe scelte cui non si chiedeva di modificare l'I mpianto e la cond otta della battaglia, ma di trascinare la massa passiVll, come acutamente aveva messo in luce la citata circolare della Terza nrm ata. La fan teria italiana aveva invece conservato una so lidi tà mag~lo rc e poteva tenere il campo da sola; anche lo sbandamento di Capo1c lt o fu recuperato rapidamente e le cure del nuovo Comando supremo, ~o me vedremo, andarono assai p iù alle division i di fan te tia, considerate pur se mpre lo strumento bellico decisivo, che alle truppe d'assalto. Gli Hrd it i perciò nacquero e si svilupparono come corpo a sé stante, con u n lortc d istacco dalla fanteria e quindi un elevato spirito di corpo e possihlli tà di azione assai maggiori; furono in sostanza t ruppe speciaJi, con u n
ruolo autonomo nella battaglia, e non truppe scelte, destinate soltanto a sostenere la fanteria. Questa fu la loro originalità e la loro forza, come vedremo, anche se le loro potenzialità offensive furono talvolta sopravalutate.
Rimane da menzionare un problema ancora, cioè il ruolo delle truppe d'assalto negli altri grandi eserciti europei. Pur nella varietà di forma e denominazioni, si può dire che tedeschi, francesi e inglesi diedero poco rilievo alle truppe scelte interne ai reparti normali di fanteria, come alle truppe d'assalto organizzate a parte, preferendo puntare sulla crescita omogenea di tutta la massa dei combattenti per quanto riguarda addestramento, armamento, aggressività; i reparti specializzati che vennero creati avevano compiti definiti, connessi in generale all'impiego dì armi nuove come lanciafiamme e carri armati. Nelle grandi battaglie difensive del 1917 ed in quelle offensive del 1918, ad esempio, l'esercito tedesco puntò sull'impiego di numerose grandi unità modernamente armate e addestrate al contrattacco ed alla rottura in profondità, anziché sullo sviluppo di piccoli reparti selezionati, che con le loro sole forze non
salto abbiano avuto un ruolo marginale dove eserciti e paesi erano più forti e compatti e invece un ruolo importante, ancorché diverso, in Italia ed in Austria-Ungheria, che presentavano maggiori elementi intenti di debolezza.
NOTE
( 1) IJa.~cgg io, che in gioventù era stat o ufficiale effettivo, si a rruolò volontariamente nel 19 15 come tenente, malgrado avesse ormai qua.si ci nquani'.mni, raggiungendo la pro1nozione a maggiore. Fu tra i primi esponenti ciel fascismo m:il.anacc eandidatocon Mt1.ssotini alle elezioni ciel oovembre 1919; ebbe poi vicende politiche cootrastatc ( nel 1923 [u addirittura fatto arreslareda Mussolini per risse inlcmeal pani10),ma ,"iusci ugualmenl e a far valere il suo paçsalO dì fascista antcma.rcia negli ambienti combanentistici . Per i suoi 1i1oli di ~pad re~ degli arditi si ved..: Curroro~.o 8AS1oOG10, l..11 c<>mpagnia arditi &seggio 1915-16, cd Pangrazzì e Palla.vicini, Milano 1923; Id., l..11 compagnia arditi !Jaseggio, ls lil uto ed itoriale vene to, Veneri.i I 929. (') U1 compagni.i e~ p loratori de l 1915-16 fu ribattezzata da Ba.seggio nel dopogue rra "compagnia esploratori volontari ar diti' " e poi ~~-ompagnia ard i ti Das.cggio~, per da re fondamento alle sue benemerenze d i Mpadre~ degli arditi. ( 1) L"cspressionet:di Paolo Giudici (Reparti d'IISSaflO, cit., p. 33), che però, senza c urarsi d ella conuadd iiìone, esalta anche il ruolo determinan te del colonnello Bassi e del ca n1po dì S<tricca di Manuno ne lla nasc ita degl i a rdit i. t' I A titolo di esempio , le d irettive del Comando s up remo per l'organizzazione degli as11n lti di fante ria del luglio 1916 dicevano t ra l"alt ro: MS i distribuisca a tutti i mili ta ri del111 lruppa d'attacco, e particolarmente de Ue prime ondate, qualche bomba a mano. Taluni solda ti ne ri cevano un n umero maggiore, siano conte m poraneamente armati d i coltellacci e fatti marciare colla prima o coll a seconda ondat a, coll 'incarico di snidare, d ll c tr!nc~c_succcssi~amem e varcate, i difensori che ancora vi fosse ro, e d i assalire le l'I
11e uf!iciafe, voi VI, tomo 2, Le isrroiWni tallich e de.I cupo di stato maggiore dell'esurilQ 1917- 18, Roma 1980, doc. n. 19, pp. 83-88.Già nel gen naio 191 7 il Comand o de lla l 11 rnmta aveva diffuso dei doc umenti tedeschi bt1sati sulle esperien7,e de l 19 16, in ~111 veniva posta in rilievo la necessità di un migliore a ddestramen to della fanteria per l'tmalto: uLa miglior guida per ristruzionc delle truppe di fanteria (diceva il Comando ile Ila I. annata tedesca), oltre ai regolamenti in vigore, è l'insieme delle istruzioni spe1. lnli per i ripart i d"assalto Bisogna wiluppare, per mezzo d ì numerosi eserciri, la faw hà manovriera de lla 1ruppa e la sua fidu cia nelle proprie armi (fuci le, bombe a mano, pala , p icozw eccetera)" (COMANuo DEu.A T ERU ARM ATA, lnsegnamemi tmlli dal/., loa11aglia della Somme per c ura della I. armata 1ede$Ca, ge nnaio 1917,p. 21)
t' f ('rn,1ANUO DELLA TÉRZA AII.MA'rA, Notù.k .mlfe troppe J'assnlto aus1ro-w1gariche, 20 nm cmb re 19 17,pp. 3-4 (circolare a stam pa).
t ' j \ h 1-10 0 ÙPERAZJON I ni.;1 Co"4A'-'00 SUPREMO, Notizie sulfe troppe e sui servizi del/'eserr/to 1mstro-u11gherae, maggio 1918, pp. 18-20. t'I Htluz io neufficiale, voi. IV tomo I bis.eit., doc. n 65,pp. 143-44; voi. V I, tomo 2, cit doc:. n 56. pp. 243-44. Naturalmeotc la dipendenza iniziale degli arditi da l modello t u ~t riaco non esclude che nel 1918 fos.,;ero le Sturmtrnppena 1entare di ripetere i s uc\Cssi dei reparti d'assalto italiani copiandone l'organizzazione
LA NASCITA DEGLI ARDITI: IL CAMPO DI SDRICCA
WILI REPARTO D'ASSALTO D ELLA 2. ARMATA
Come risulta dall"ottimo stud io di Farina e da que ll o di
Giudici , da cui dipendiamo largamente, i reparti d'assalto n acquero nell'estate 1917 presso la 2. a rma ta per riniziati\l H combinala del genera le Capello, comandant e delrarmata , del gene111l l• Gra zio li , comandante della brigata L1.mbro e poi d eUa 48. di visiolh l, è del tenente co lonnello Bassi, co manda nte d i un batt agl io ne di fanh ·1In , che si era particolarmente imp egnato ne ll a ricerca e speri mc nta1lnu c di nuove tecniche d'assalto ido nee alla g uerra di trin cea(') 11 1.2 ~lt1 >1 no fu cos tiruita a Russig (' hi'), n e ll e re t rovie di Gorizia, un a com1111.14 11ln di formazione agli ordini di Bassi co n q uattro plotoni di fa nte1h1 , uno sezione di mitragliatrici e una d i art iglieria someggiata prove ~ 11h•r11I eia differenti reggimemi della 2. armata; dopo due settimane d i 1111 1• 11 ~0 addestramento, la compagnia fu presentata a G r azioli e poi a t 11pi: ll o, che approvarono ca ldament e i ri s ultali del lavoro di Bassi e 1wd rtl111 e nt e r esercitazi one a fuoco ch e concl udeva la dimostraz io n e. I ju 1•~ 1i es pe rimenti non man carono di fare effett o sul Comando s up re11111 , c he, come abbiamo già vis t o , era assa i interessato alla cos t it uzione 111 t1uppc d'assalto italiane; con la c ir co la r e del 26 giugno già c it ala, il C rnnirndo supremo prescrisse all e armale la formazione di un reparto 1111 ~1,rn lt o su l modello austro-un garico, in te r min i abbas ta nza gene r i11( 1) , l ,c nitre armate non erano in grado d i dare a tt uaz ione imm edia ta ~I !w~ H : ~p~~1~"~:a:~l~a~f'1°1i~]f i: •~~:~~zda<~iiu~~r: ~~s~i~~~ 1w111 le prim e norme di massima per i nuovi reparti d'assalto, che ten e\-111111 co nto sorrattutlo delJe esperienze della 2. amiata(3). L'opera di h1m l ne fu faci li tata: poiché il campo di Ru s s ig era insufficiente , d o po u1111 11c rle di ricognizioni la sede per la creazione e l'addes t ra men t o dcl111 uuo vn unit à fu scelta su lla riva des t ra del Natisene, a Sdr icca di M,i11 111 11 0, dove era possibile dare alle esercitazioni a fuoco tutto lo s vilu~;t1 ~,:~;~l~rs~~~~:s~a{~eparto d'assalto ebbe a~setto defini t ivo e il I.i lu ~ll o battesimo ufficiale al la presenza del re (la data rimase a celeh1t111, In nascila del corpo); da Sdricca partirono gli ~rditi per i primi vit1111111~1 comba1timcnt i, a Sdricca infin e fu cost itui t o in agosto i l I I repar-
lo, seguito tra settembre e ottob re da a ltri quattro re parti , numerati da Ili a VW)- Il campo di Sdricca fu quindi la -cu lla " degli arditi n ella reallà (i reparti d'assa lto delle altre armate prese ro apertamente a modello quelli d e lt a 2. armata) e poi ne ll a legge nda, che ne ampliò ed es altò se nza limiti le caratteristiche, fino a togliere concretezza alle mo lte desc rizioni della vi ta e dell'addestramento dei primi arditi, di cui abbo ndano la memoriaJistica e ancor più la pubblicistica degli an ni successivi. È perciò opportuno utiliu.are le testimonianze e gli studi dei poch i autori che passaro no realmente attraverso il campo di Sdricca (Giud ici, Farina, R adicati), anche se 1cndono a idea lizzare questa esperienza in contrapposizione ai s uccessivi sviluppi de i repani d'assalt o, piuttoslo che le tanle amplificazio ni di arditi e propaga ndi s1 i che di Sdricca co no bbero solo il mito.
Nell'opera di Bassi, che come comanda nte del I reparto e poi di tutti i reparti d'assalt o de ll a 2. armata presiedé sempre alla sc uo la di Sdricca con capacità e autorità unanimemente riconosciute, si possono distinguere alcu ni punti-chiave, c he analizziamo di segu ito, rin via nd o alle opere di G iudi ci e Fari na p er un approfondimento.
L' ADDESTRAMENTO, L' ARMAMENTO, GLI O RGANICI
Fino ad allora la fanle ri a italiana non aveva avuto che l'addestramento tradizionale, limitato essenzialmente agl i ese rcizi in piazza d'armi , a pochi colpi di fucile in po ligono, ed a qualche dimostraz ione di avanzata a sbalzi in lunghe catene parallele; a nche nelle re tro vie del front e le truppe non ricevevano una prepa razione adeguata alle esigenze della guerra di trincea, salvo meritori te nta tivi di singoli comandanti. Nel campo di Sdricca invece l'addestramento era condotto con ser ietà e ampiezza d i vedute: molta ginnast ica di base, elementi di lotta corpo a co r po co n a rmi e senza, intense e r ea lis tic he istruzion i al lancio di bombe a mano ed al liro con fucile e mitragliatrice, quindi, momento culminante, eserc it azioni d"insicme su ll a cosidelta "co llina tipo", che gli ard iti dovevano assaltare sotto il fuoco d i mitragliatrici e canno ni , in con di zioni abbastanza vicine alla realtà. Più a ncora degli studi so no le testimo nianze e la legge nda a darci la misura della novità di questo addestramento, che costituisce oggi la norma per la buona preparazione di qualsiasi fanteria, ma rappresen tava a ll ora un·au1e ntica innovazione e un 'espe rienza ent usiasma nte per chi ne poteva fru ire, traendone finalmente un grado di istruzione adeg uat o a ll e necessità della trincea e un morale altissimo. Vale la pena di sottolineare la larghezza di mezzi di cui godevano gli ardit i e l'efficienza dei metodi di addestramento voluti da Bassi:
In og ni e.~e,,.citazione jscri,,e Farina! 1-e11imno consuma ti i~1 m edia da 12 a 15 mila petardi, da 30 a 40 mila proi.etri/i, da 5 a 6 mila gnmate f n 516 t' \'e rcitaz ioni a fuoco, eseguite dal 15 gi ugno al 24 ottob" 1917, flOM vi fu t•lui 1m ardito morto per impru de nr e 1eme ra rietà. Nessun fuittJ grave; rI1wfche ferito lievissimo dal percuss ore del p eta rdo(.5).
Far ina ri co rd a mol to a proposito le teorie di Ago stino GemelJ i, l'es p e rto di psicologia delle masse d e l Comando s up remo di Ca d orna, che co nside rava po.~it ivo che gli o rr ori della t rincea riducesse ro pro~ress ivamente i so ldat i a oggetti passivi, d iso ri en tati e fra..;;1orna ti , con di1lo na t i infi ne ad un'o bbed ienza su pin a che lì po rt ava a morire senza la 1)0ss ibilità d i una pres a di coscienzc1 o d i una reazione autonoma('' ). A SUricca si segu iva un ' imp ostazione o ppos ta , che facev a ap pe ll o a lla collnho razione degli ard ili , quale po teva nasce re dalla con sapevo lezza di d ove r e poter co mbatte re co n efficacia. ''Le e moz ioni , diceva Bassi , si 1111u1i scon o coll a ripetiz ione molto pi ù rapida men te d ì qu a lunque a ltra No ri e di sen timen to "(7); gli ard iti dovevano r ipetere m olte vo lte ogni geHIO e ogni fase d ell' assali o fino all'a cq ui sizione di un a serie di automatiHml , visti però no n come garanzia di pass iva accettaz ione d el destino, um co me conqu ista d i un a "p rofessio na lità" che no n JX>t'eva non avere wosse co nseguenze s ul morale, co me stru mento per d are li bero cam po 111l 'iniziativa ed all'agg ressività indi viduale. L"in tero addestramento era llnal izzato alla preparazione di combattent i nuo vi sul piano fisico, prolcssio na le e mora le ; alla base di t utt a l'o pera d i Bassi c'era la convi nz ione che un co rpo d 'éli te dovesse nasce re no n da vocaz ioni individuali 11 ll 'cro ismo, ma da una preparazione adeg uata d a tulli i pun ti di vista, li:c nic i e mora li.
Il qua dro trad iz io na le de ll 'ard it o che avanza a colpi d i pu gna le e bo mhç u mano rappresenta solo uno degli aspett i della rea lt à . Bassi infatti intend eva che un re part o d' ass alto fosse in grado d i affrontare sia il comh11ttime nto a distanza che quello ravvicinato; e per quest'ultim o scelse il 11c10rd o Thévenot , una bom ba a m ano offens iva che sq uassava il nemico n) n lo scoppio più c he con le schegge minuti ss ime e quindi no n cost ituivn un pericolo per l'a ttaccante che la lanc iava dinanzi a sé, e il pugnale, m ma idon ea a l corpo a corpo per mo tivi tecnici e più ancora psicologici . ( 'ome scrive Far ina:
Il pugnale, arma bianca nuova , il cui addestramento mrebbe dimostra/ti !tt grande efficacia delta lotta corpo a corpo, suggestionò /'(lj5aftatore 11 t1 ffa convinzione d i una gran fiducia i11 se s1es.w. La sorpresa ne/l 'impie1'fl fl i un'arnia nuova, che ponava l 'urto al comatto materiale - il che 1uol dire desiderio di a"ivare al corpo a corpo-, la sicureu. a ne llo scon/W, fu fama di esser maestri nell'uso del pugnale, costituirorro gJi efementi III HJ; l'Sl ivi pert urbato ri del nemico(,8) .
L'esaltazione del pugna l e e della bo mba a mano,carattcristica del mito degli ardit i, era necessaria perché la lolla corpo a corpo doveva coslituire il momento culminante dell'assalto e perché i nuovi reparti dovevano conquistarsi una fama di terribilità presso amici e nemici; ma un'uguale, anche se meno conosciuta importanza fu data da Bassi alle arm i co llettive. Ne ll 'estate 191 7 un banaglione dì fanteria di mille uomini disponeva di 6 mitragliatrici, 4 pistol e mitragliatrici e 6 pezzi lanciagranate leggeri; i reparti d'assalto costituiti a Sdricca avevano 734 uomini con 8 mitragliatrici, 24 pistole mitragliatrici e due cannoni da 65/17 someggiati(9). Inoltre le armi automatich e erano decentrate alle compagnie (due mitragli atrici ognuna) cd ai plo1oni (due pistole mitragliatrici ognuno). Fu particolarmente l'impi ego delle pistole mitragl iatric i (un'arma corrisponde nte a ll'inc irca all'odierno fucile mitragliatore, ma con molti difetti di funzionamento e di efficacia, difficile da utilizzare e perciò poco apprezzata e valorizzata dalla fanteria) a caratterizzare i reparti creat i da Bassi. li fuoco delle mitragliatrici dalla base di partenza e quello delle pisto le mitragliatrici che prendevano parte all'assalto sparando senza fermarsi (quindi con effetti prevalentemente morali) avevano il co mpito della protezione diretta degli ardit i lanciati contro le trincee nemiche; le pistole mitragliatrici, insieme a i moschetti (una versione alleggerita de l fucile '9 l di cui erano dotati gli ard iti) d ovevano poi fornire il nerbo della difesa delle posizioni conqu istate co ntro il ritorno del nemico. I reparti d'assa lto risultavano crn;ì assai più a rtico lati e potenti degli a hri reparti di fanteria ed assai più idonei a sfruttare terreno e circostanze pe r penetrare in profondità nel dispositivo ne mico senza perdere capacità offensiva; ed e ra il rigoroso e realistico addestramento che permetteva loro di condur re il combattimento offensivo con una dinamicità ed una efficacia nuovee°).
LO SPIRITO DI CORPO
Da queste consideraz ion i emerge già il tentativo di rendere un reparto d'assa lto per quanto possibi le a utosufficiente in campo tallico, ossia capace di raggiungere i s uoi ob iett ivi senza il concorso delle altre armi, in particolare senza la coll aborazio ne della fa nteria Era questo il fruito della decisione (in cui Bassi ebbe parte importante ma non certo unica, perché non potevano non concorrervi i comandi superiori e lo stesso a mbiente di Sdricca, oltre alla logica stessa delle cose) di fare degli ard iti un corpo con una propria auto nomia organica, tattica e politico-morale. I reparti d 'assalto furono c ioè creati e sviluppati non tanto a integrazione deUa fanteria, quanto in contrapposizione implicita, ma evidente alla massa dei co mbatt enti, con un distacco marcato c he non poteva non avere origini profonde e conse-
guc nze di rilievo. Il rendimento insufficiente dei battaglioni di fante ria e ra do vuto, molto schem;aticamente, sia a cause militar i, cloèaU'armarnc nto e addestramento inadeguato delle truppe ed alla insufficien te co mprensione della guerra di trincea da parte dei comandi , sia a cause politiche, ossia all'incapacità della classe dirigente di coinvol.gere realmente le masse in un conflitto voluto e gestito sulle loro teste, se no n co ntro i loro interessi . La creazione deg li -ard iti non affrontava d i petto questa situazione, ma proponeva una so luzione parz iale, vale a dire la fo rmazione di reparti selezionat i e preparati secondo criteri militari (ma co n evidenti implicazioni politiche) destinat i a svolgere con una nuova effic ienza alcuni tra i più difficili compiti d ella guerra di t rincea e ad o fl'rlre un modello positivo di combattente. Come scr iveva nel 192 7 larivl ~ta Esercito e m1zione, nella creazione dei reparti d 'assalto:
/ era/ chiaramente espresso l'ufficio esemplare divulgativo, il quale dim os trasse alla massa la gioia di provarsi ai rischi maggiori, di precedere, rii co ndurre verso il certo morire i fratelli meno temprati f...j. /L'llrdito/ rt hbe presto una efficacia di saldatura morale, di generosa emulazione, di ,folgo rante valor stimulatore, che diventò il presupposto e il perno di talu/t t, Ira le più ardue concezioni in campo tattico. La funzione , per solito, l/tJ/1 era e non poteva essere che di apertura, d 'assaggio, integratrice e però In seri ta e coordinata a un più ampio ordine concettuale f. ..J. Comunque si rn mp rese presto la duplice funzione dell'arditismo come strnmento discifllitwre e, dirò , di esemplare propaganda tra le file delle grandi unità(_ 11 ).
Pe rché gli arditi potessero assolvere q uesta duplice funzione , era ne' t•~s nrio che avessero un morale altissimo e uno spiccato spirito di cor1111 . Fin o a quel momento gli alti comandi avevano cercato di istillare ll cll c t ruppe un alto morale soltanto facendo appello al senso del dove11;1, ol patriottismo, a valori che i soldat i sentivano spesso astratti se non 1•r,1 1rn ne i; sembrava quasi che i comandi considerassero avvilen te offrire In ce ntivi materiali per facilitare l'adempimento del dovere(1 2). Con gli UHJit i fu seguita una politica finalmente più duttile, ch e contemperava Yulo ri morali e vantaggi materiali. l reparti d'assalto si d iffere nz iarono perciò d alla fanteria non solo per addestramento e ar mamento (che pu1\"l cos tituivano in partenza un grosso privilegio, perché ogni repa rto di l11 111 cria avrebbe avuto diritto ad avere le stesse opportun ità di bas e, an,lché logorarsi in combattimenti per i quali non aveva preparazione né 11 1111.z i adeguati), ma per il diverso t rattamento e per la d ivisa. Gli ard iti l11rn t1i e bbero sin dall'inizio l'esenzione dai massacranti t urni in trincea, 111l " lio ri condizioni di vitto e alloggio, u n soprassoldo, un re gime discipllnn rc meno rigido e fonnale e maggior copia di licen ze e permessi, un lnU\rlmento in sostanza di assoluto privilegio , che fu sottolineato d alla 111n <:css io ne di una divisa particolare: giubba aperta e maglione invece +h 1ll ' lnso pportabile colletto chiuso dell'uniforme regolamentare, abo li-
zio ne d ello zaino, equipaggiamento indi viduale pi ù pratico e leggero ( 13). Ecco come Mario Carl i, in contradd izione con la sua visione dell'ard itismo come feno me no essenzialmente spirit ual e, ma, ci sembra, con maggio re aderenza alla realtà, illust ra l'importanza di questi fattoi: i:
In fondo , ognuno sentiva in sé la possibilità di diventare, in certe determ inate condizion4 un ardito [. .} /e pensava/: Toglimi lo zaino, un briciolo di d isciplina formale (wltanto un briciolo), non stancarmi con marce eterne, non lasciarmi troppo in trincea, nutrimi meglio, dammi qualche so ldo in più, damm i un distintivo che dica a tutti che sono bravo, lodami davanti ai compagni, attribuiscimi delle responsabilità e un po' di orgoglio: e vedrai che nessun austriaco mi farà paura, vedrai che non rifiuterò nessuna pattuglia, nessuna incursione, nessuna avanzata Fammi essere italiano, e io sarò ardito( 14 )
L 'addestramento adeg uato, il nuovo ar ma mento, i vari p ri vilegi, le attenzioni d e lle auto rit à, più l'azione di comando d i Bassi e dei suoi ufficiali ed i p rimi su ccessi, t utto ciò concorse a d are agli arditi uno spiri to di cor po elevat issimo e una agg ressività eccezionale , che si ri velava clamorosame nte in ogni mo m ento. A d esempio la partenza per un'az io ne al fronte veniva accolta con ma n ifes tazio n i d i gioia inconsuete e persino scioccant i in u n esercito ch e ormai aveva perso l'en t usiasmo delle p ri me battaglie. Scrive ancora C arli, co n l'appoggio di t utta la m emorialistica:
Gli a rditi delia 2. armata partivano ogni volta per l'azione non colla calma rassegnata di chi comp ie un dovere, non col sorriso forzato di chi vuole imporsi un contegno, ma con esplosioni di gioia barbarica che spargevano odore di orgia carnevalesca anzi ch e di battaglia imminente (. ..) . E si divertivano difatti le ge n erose fiamme. Ogni volta ch e venivano chiamate al fuoco, empivano di giovinezza e di entusiasmo tutta la vallata che li conte n eva a fatica Partivano in camion, tra nugoli di polvere e di esultanza, sa lutando i compagni e giurando, sulla pun ta del pugrwle, di vincere(is)
E G iudici, p iù liricamente :
A ndammo a/le battaglie come mai alcun esercito non andò, perché la guerra fu per noi una festa, la meta del nostro sogno, il punto in cui convergevano le nostre brame, l'oggetto agognato del nostro amore. Andammo alla pugna come vanno gli arabi, come vanno gli ascari, come vanno tutti i popoli nati e vissuti per la guerra , urlando d i gioia, cantando a piena gola, suonando e sparando, suscitando /'entus iasmo al nostro passaggio( 16).
IL RECLUTAMENTO
Per spiegare l'alto morale ed i successi dei reparti d'assalto quasi tutte le fonti disponibili insistono sul fatto che gli arditi erano tutti volontari , per di più sotto(X)S !i é!d un vaglio sevu ri ss im o da parte dei reparti cui erano destinati. Scrive ad esempio padre G iuliani:
/'(lrecc hie circolari emanate dalle diverse autoritiÌ inwmo ai ,wstri re/111/'IÌ h a nno ribadit ai battaglioni {d'assalto} non poteva , 1w•r domanda scritta de/l'interes:,ato ed JO di provenienza e com/1/'tWala, dopo un periodo di esperimento, dal comandante del reparto 1(1 1.1·1·0 a cui il militare veniva destinalo QuesJe condizioni capitali de/ re1 l11m111e 11to, cioè l'offerta spontanea del soggetto e !ti libera accettmione ,Jc,/ .mperiori, hanno fatto rifluire nei nostri battaglioni i/fiore dei combatrrnt~11).
Per cont ro Farina, pressoché solo, ma con l'autorità che gli proviene 1111 11 11 comprovata serietà del suo volume, affenna che gli ufficiali soltanto cru no volontari, mentre la maggioranza degli arditi erano stati sempli1 l' tll Cnt e designati dai comandi dei reparti di origine , secondo disposi110111 s upe riori che richiedevano ad ogni unità un numero definito di 1111 ldu 1i o sottufficiali; né al campo di Sdricca era possibile effettuare una 11•u lc se lez ione tra gli aspiranti ard iti , che vi venivano avviati in numero 11p1lc 1ia s ufficiente per costituire i reparti (1 8)
Il prob le ma non è secondario. Sostenere che tutti gli arditi erano voh111111ri s ignifica ribadire la priorità dei fattori politico-morali nella for11111 1lone e nel successo del corpo, mentre dichiarare che gli arditi si di11 lln gue va no dagli altri combattenti soprattutto per modernità di prepa1111l o nc e impiego, come fa appunto Farina, vuol dire sottolineare l'iml hl 1tn nza dei fattori propriamente militari. Non ci sembra comunque jUl ijNib il e parlare di arruolamenti basati soltanto sulla scel t a individuale, pt ' !' Ché gli arditi furono sempre un corpo di un esercito regolare e non 111111 for mazione irregolare come le camicie rosse di Garibaldi o i legio11111 I (li D'Annunzio; in un esercito di cinque milioni di uomini il volonta• h110 de i singoli deve comunque venire contemperato con le esigenze 11111 ~c ne rali. E infatti anche il reclutamento degli ufficiali veniva regolahl 1!11 i co mandi superiori, che sceglievano coloro che ri tenevano idonei IHI , 111 onti avevano fatto domanda di assegnazione ai reparti d ' assalto. I 10 posto, le due versioni sono meno lontane di qua11to appaia a prima vMu, nel senso che, pur nella varietà di soluzioni che caratterizza la sto1111 dei re pa rti d'assalto anche da questo punto di vista, l'anuotamento 11r1 11cclta s oltanto individuale rappresenta un 'eccezione, perclré il reclul+lllh)nto d egli arditi fu affidato di nonna ai comandi delle un:ità di fante-
ria; secon d o le istru.zioni e una prassi consolida ta, questi comandi dava~ no la precedenza ai volontari, ma in loro assenza non es it avano a d esignare d"ufficio i n uovi ard i ti e, in qualche caso, approfittavano delroccasìone per liberarsi di individui indesiderati. Il reclutamento degli ard iti , in sostanza, fu di t ipo misto, capace di contemperare in grado variabile selez io ne dall'alto, inclinazioni individuali e esigenze della macchina bellica(1 9). Sembra infatti di capi re che nel 1917 gli arditi fossero in massima parte designati dai loro comandi, mentre nel 1918, quando privilegi e successi dei reparti d'assalto furono largamente co nosciuti , i vo lontari furono numerosi, probabilmente assai più delle richicstc(2ll). Non abbiamo dati precisi sulle dimensioni della selezione svolta tra gl i uomini assegnati ai reparti, che la memorialistica vuo le severiss ima. Se però si cercano gl i elementi concreti sotto le leggende, risulta che la selezione fu ampia e sevt:rn soltanto nelrinverno 1918, quando i reparti furono ricostituiti affrettatamen te co n e lementi non semp re idonei, ma abbondan ti ; nel I 9 l 7 e nella primavera-estate 1918 invece la selez ion e fu minima, perché gli uomini assegnati erano di buon li vello e di numero appena suffici ente. Fu comunque sempre possibile rimandare ai reparti di fanteria gli elementi ritenuti non idonei e la minaccia di questo provvedimento fu uno stimolo potente al buon comportamento deg li ard iti, per i vantaggi materiali e mora li che comportava l'appart enenza ai reparti d'assalto.
È poi certamente falso che nei reparti d'assalto fossero acco lti delinquenti comuni, ed in particolare accoltellato ri noti per b ravura e ferocia. La leggenda fu alimentata dagli stessi arditi e dalla propaganda loro ost ile(2 1) e consolidata dalla memorialistica. Questa ambigua testimonianza di padre Giuliani ci sembra più indicativa di a ltre dichiarazioni volutamente provocatorie.
L'esclusione dei co,ukmnari dai bauag/ioni della Terza armata venim praticata severameme; perO con quel discemimemo che sa scoprire il buono ovunque esso ~·ta. Se ~-i considera che gran parte dei reati di guerra consistevano in falli leggeri, clte /Orse non macchiavano punto la coscienza; se si considera che al delinquente sinceramellfe pentito non si può chùu/ere la via del/a riabi!irazione senza peccare di cmdeltà; si comprende come i nostri superiori, saggiamellfe i/Juminari, non abbiano powto respingere qualche figliol prodigo, che cercava la via del ritorno auraverso ai pitì sanguino.çi eroismi. Perdté avremmo dovuto ribuuare quelle anime che nelle rivelazioni d'una rinata coscienza avevano trovmo l'aborrimento della precoce delinquenza loro, frutto, piiì che di propria malvagità, della incuria dei parenti e della infezione degli ambiemi per cui furono costretti a strascinare la lor prima giovinezza? La nostra società deve essere felice che qualcuno abbia s1eso le mani alle viuime pentite della sua malvagità incosciente . Questi elemellli, amorosamente curati e sorretti, hmmo re~·o meravigliosi servigi in guerra e parecchi di quelli che oggi restano sono
t (! r,111ti alla vit11 borghese coi migliori i11te11dime11ti, un.J>ilrdJi 11ella scu ola , lrl \llcriflz.io .wo ,itaneo(- 2).
Questo b ra no, come tutti quelli ana loghi , s i fonda s u Ufl equ ivoc o d i 1,,1 \ c c molta d isinformaz ion e. Sin dall'inizio infatt i i cond annati per rea11 co muni furono esplicitamente esclu s i dall'arruola.mento 11ei r epar ti 1l'1Ma lt o(2 3); né ci ris ulta ch e qu es to di vieto sia mai stato revocato, a n1 hc se no n poss iamo escludere casi iso la t i dì infra:z:io11e. Se11 onch é nell 'c\c rcito c·crnno anc he i condannati per reat i mi litari, in propor.lian e imprecisabi le, ma certament e ri leva nte , po iché ne l corso del co nflitto la ~!u-;1 iz ia mi litare avviò 360.000 processi a ca ri co di soldati alle armi pe r l l'Uli i ra cu i predominavano la disert:ionec il rifiuto di obb ed ienzaf ~)Non s iamo in grado dì calcol a re !"in cid e nza pe rcentuale di quest i proce1llrncnti giudiziari tra la m assa dei combatlenti; ma se si tiene co nt o che , t11111 ie alla sospe ns io ne dell e pene detentive me no gravi, la quasi tot a lità 1kl den unciati e dei condanna t i rimaneva al fronte (l a ga lera era certa111cn1c preferib il e alla trincea e quind i era ri servata alle con dann e di 11111,:;giore e nt it à), s ì può dedurre che ne l 19 17-18 i ''p regiudica t i'" p er H ' U t i militari si co ntavano a cen lin aia di mi gliaia. Per cos toro l'a rruo lamento ne i re part i d 'assalto era poss ib ile, a nz i con sig li ato, perché era 1\p licitamen1e ann unciato che u n briUanl e co mportamento in co mbat tirnc nto avrebbe aperto la poss ibili tà dì amn ist ie o di ridu zio ni de ll a pena. Pur in asse nza cli una docum e ntaz ione s peci fi ca, è perciò probabi le che 111111 no n trasc urab ile percentual e di arditi fosse in auesa di processo o di nplnLione d i una pena detentiva, ma sempre per reati militari; non s i 111111ava quindi (se si tien ment e a l funzionamento dell"apparato repre.,;\l~ tl de ll'eserci to) di "delinque nti " ne ll a comu ne accezione del termine, 11111 piu110s 10 di soldati che si era no ribellati per moti vi abbastanza comuni e senza grav i consegue nze, senza che c iò comportasse necessaria · mente il rifiu to del patriollis mo né dell e ist ilu zio ni.
Ln prese nza di questi "pregiudicat i" nei re parti d 'a,;salt o (come in tulli t1II nitri repar t i dì fan t e ri a) non autor izza pe rc iò a frettol ose squa li fic he tkl corpo, ma va co nsiderat a no r male in un ese rcito ormai al terzo anno 111 una gue rra logo rante e sangu in osa . So no se mmai interess anti le rea· ,Ioni della memo rialistica, che te nta di giu s l'iflcars i in tono ambiguo o 11wvocatorio invece di riport a re il problema nei s uoi giust i ter mini.
NOTE
(') Rinv iamo al volume cit. di S. F ARINA, pp. 25-46, per la narrazi o ne documentata degli studi e degli espe rimenti del maggio re lfassi (che ricordiamo. con t r ibui alla stesura del libro di Farina) e dei successi del suo banaglione, culminati il 7 gi ugno 1917 in un vi!lorioso assalto sul monte San Marco che gli valse la promozione a tenente colonnello pe r merito <li guerra. Bassi aveva ideato e portato a l succes:ro dei plotoni di pistolellicrr, che impiegavano le pistole mi tragliat ri ci come elemento mo b ile di fuoco; la sua 11ni,•ità fu appoggiala da Grazio li, ma fu rintervenlo d i Capello, sem pre alla ricerca di nuovi strumenti offensivi, che permise la nascita dd primi rcpani d'assalto C i sembra quin di che i tre comandanti siano ind issolubilmente legati a ll 'origine degli arditi, ;rnchc se negli anni della diltatura fascista fu messo in ombra il ruolo di Capello, che dop o il 1923 aveva combattuto apertamente il regime, fino a riceverne anni di galera e l'es pul s ione dall'esercito. Sul ruol o di Grazioli, s i ved a la biografia cii. di L. LoNGU,pp.88 - 11 2.
(' "") Russig u Russiz, località di Capriva de l Friuli in provincia di Gorii.ia. Qui fu eretta nel \967un·araagliarditi, inauguratail 24senembre.
(') Con la circolare cita ta del 26 giugno il Comando supremo ordinava ai comandi d'armata di cost itu ire ent ro il I. luglio uno ~speciale riparto d'assalto~. d e lla forza di una compagn ia (a umentabile fino alla forza di un hanaglione), 1rauo prevalentemen te dai ber sagli eri e dotato di ogni anna. Le direttive del Comando supremo sono abbastanza generiche e appa iono ispirate al modello delle Stunn1mppe11: non danno particolari sull'addestramento e sull'impiego dei reparti da costituire, ma rinviano semp licemente alla circolare citata del 14 mari.o. In sos tanza, il Co mando supremo lasciava ai comandi d'armata di concretare un p rogcno assai vago, come avvenne appunto grazie aJropera di Bassi presso la 2. armata.
(1) Cfr. S. FARINA. op. cii., pp. 41-42. che cita un ordine del comando della 2. armata del 10 luglio 1917 . Si vedano poi nella Refatio11e 11.fficiale,vol. V I, tomo 2, cit., doc. nn. 60. 6 1, 62, le ciroolari del Comando su premo sul trattame nto e l'addcs1ra mcn to degli ard iti, in data 4 c 5 luglio 19 17.
(') Una valutai.ione forzatamente app rossimativa dà presenti a Sdricca t ra mille e duemila uomin i in luglio--agosto, da quauro a seimi la in senembre-onob re Benché manchino testim o nian ze in proposito, è sic u ro che il nome di arditi pe r gli uomirù dei reparti d'assa ll o fu adotta to e lanciato a Sdricca.
(5) S. FARINA, op. cit p. 147. Le cifre su l cons umo di munizioni dann o la mi su ra della situazi o ne di privilegio con cui era condo tto !"addestramento dei;li a rd iti : se tutta la fanteria avesse avuto simile dovii.ia di mezzi. sarebbe rimasto assai poco per le grandi offensive. Le cifre sulle perdite non trovano riscontro nella massa de ll a memoriali~tica. che insiste sulla pericolosità dell'addestramento degli arditi. assai più sanguino-so della ,omine d ella trincea; le h!stimoniani.e di seconda mano sono tunavia poco degne di fede e sembrano inDueni.ate dalla situazione del 191 8, quando le perdite in addestramento forse aumentarono, ma so prattutto dalla neccssitia propagandistica di controbilanciare i privilegi di cui godevano gli a rd iti con J"a cccntuazione de i rischi che correvano quotidianamente.
( 6 ) S. FARINA. op. dt., p. 133 , Agostino Geme lli. te ologo e psicologo ca ttolico, fondato re dell'Universi tà Ca ttolica d i Milan o e rappresentante dell'a la più conservatrice del canoli cesimo italiano, durante la prima guerra mondiale ebhc un ruolo di primo piano come esperto di psicologia delle masse, illustrando come l"abbrutimcnto dei soldati in trincea ne garami = l'adauamcnto alle sofferenze e la capacità di sopportazione, a tulio vancaggio d i u na pa n eci pazione al combattimelllo che richiedeva so-prattuuo obtx:d ienza p assiva e rassegnazione. Cfr. AGOSTINO GEMELLI, // nostro soldato, Vitae pensiero, Milano 1917.
(1) S. FIIRIN/1, op. di., p. 134; cfr. M. RJ\1)/ C/ITI rn PRJ).!EGLIO, op. cii., p. 29. Faceva parte dei metodi d i addestra mento del campo di Sdricca anche il cosiddetto ~dondolo" esaltato dalla leggenda in termini mi st ifi canti perché molti autori lavo ravano soltanto
di immagina.zionc. Si trm ta va di un bi ocrn cli legno aJIJ)OO co11 una co rda ad un·aha 1mpaka1u ra, lanciato come un pendolo fino a fa r cad ere il t>trrm o di un ar dito riuo in p iCTl i a una distani:a calcolata. Più che di un a prova di golfa1dic1) cnn.u;io,come appare nel la leggenda.si trattava di Ull 1cnta tìl'o<li mi.sura re, spc.,'1imenta1mentc la capacità di autocnn lro\lo (cfr. S. FAKlr<A, op.<:fr, p. 140)
In realtà forro e armamen to dei reparti d 'assalto presentarono semp re oscillazioni anche notevoli; qu elli ripo rtati da Farina devono in te nde r.si come valori mcdi t ra reparti che contavano lino a mille uomini e altri d i JI-OChe ce ntin aia. Le circolari dd Comando sup remo prevedevano poi una composiz ione parzialme nte din:1:-.1, rcstam però sulla canu: dr Refozioru ufficiale: , voi. IV. tomo 1 bis, ci 1., doc. n. 66, pp. 14 5-48 È com unque i ndubbio che i re patti d'as~alto eb bero un arma m ento assai pili ricco e vario de i n onna li ba ll ag li uni d i fanteria. {11') S i veda in S. Fr.~1NA, op. cii , pp. 63-86, b desc r iz ione detrn.gliut.a de ll11 composizione dei repar ti d"assaho e delle loro manone s ul campo di battagli:i. c he , per la prima vo lta in Italia . riusc ivano a unire dec is i one e veloci tà di esecuiionecon la ricerca della massim a protei ione permessa dal terreno eda ll"a rmamento ( 11 ) 010VANN! Bo~t:.LIJ, l.i11ee per una ~/Oria i/(1/iana degli arditi t deJ/'11rdilismo, in ~Esercito e nazione. Rivista per l'ufftdak im li:mo ~. 1927. aprile, pp. 30-1· 10. t 11) Ad esempio, u na circolare del 18 lugl io 1916 del Comando supremo sull'addes trame nto all'offensiva prescriveva: ··La prcparaiione morale della truppa e dei quadri ~in opera prim a e costante dei capi, nelle loro visite giornali e re al le trup pe, e riesca a pers uadere tuui i co mballt:nti che la vi u oria sa rà certame nte pi ena e completa se essi i 'O rrw m o t'Ùra: re ad ogni costo. Esalta ndo lo sp irito offensivo, s i sfat ino gli eventuali 1ncgiudizi di inespugnabi li tà di posizioni avversarie o di insufficienza d i mezzi, e si foecia desiderare il rnomento dell'attacco·· (Hc/azio11e u!Jìciu/e, voi. VI. tomo I. cit., p. J25 ). l11$o mma. la paro la dei capi e i loro incitamenti erano consid erati lo strumento pressoché unico che doveva persuade re le truppe anche di cose de l tutto irreali, come la certezza de lla vi lloria per chi a,·esse s ufficiente fed e 111 ) 11cr avere un' idea dc ll"importanza dat a a lla divisa, riportiamo alcune ri ghe d i Ferruccio Vecch i: "Ogni idea ha una di vi.sa( ) No n av rei polllto concepire gli arditi ves titi come gli altri soldat i. Lasciare la solit a divisa dell'esercito per l'abi10 bo rghese moral11\Cll le si g uadag na, ma lasciare la divi sa di ar dito per l' abit o borghese si perde.. (F. Vecet 11, op. d1., p. 127). Per i crite ri con cui furono scel ti divisa, equipaggiamento e 1mn:unento e per te resistenze che dovc11ero essere superate dr. S. FARINA, op. cii.; /Hmim. Si not i che il l"ez non faceva pa rte de lla div isa de i primi arditi. ma fu aggiunto ne l 1918. La nuova specialità e bbe le fiamme nere sul bavero della gi ubba (da qui l'appellativo spesso usato di ~fiamme nere" per gli a rditi ); m a in rea lt à a lcuni reparti ebbe ro le fiamme ve rdi o quell e cremisi, perc hé compos ti in prev:dc11za da alpini e dnbcrsaglieri.
l°' IM, CA Rt.1 , Ardi1i.smo,cìt , p p. lO- I I. ( 11 M CA Ru.Ardilismo.cit., pp. 26-27. (1~ 11 . GIU DICI, Reparfi rl"assalw, cit., p. 39 . S i vOOa anche la 1cs1irnoninnza di Piero Mar11 : ~L'allegria crn addosso a tutti: una speci e di elettricità ci avevu invasi. 1 soldati cmbravano imzzi. Per m e poi che era la prima volta che and avo ad (m'a:zione con gli lmJ iti. era un a cosa che mi desrnva grande meraviglia. Gli a lpini vcnivimo al combat1lmcnto, si port.;wano ben issimo, ma non m ost ravano certo un'a llegria simi le'" (P 1tRo MAIUI.I. Alpin i e ardili. Noie di 1m plot o11is1a 1917-18, tip. Bongi , S Miniat o 1920, p. <1 2).
1'' ) lt G 1U1..1AN I. op cii. , p. 3. No n ha impo r tanza che l'autore si riferisca al la silllazione Jd 19 18 ani:ichi a ll"csperienza di Sd ri cca , pe rché affermazioni come quesia to r nano In quasi tutta la memorialistica, comp,e sa quella d i arditi di S d ricca come Giudici e llHd iea ti.
l" I S, FM IN ,\, op. cii , pp. 120-2 1. Second o Farina, che citacircdari e ci fre dettagliate, i l)l hn i due repa rti d'as_sa l to c_ostito iti a Sr.lricc~ furono com pos t i in p art i uguali divouoturi e d 1 coma nd att, ma già nel Ili re parto 1 ,·olontari sce5t!m al 20% e nei succes-
sivi al 10% . Semp re secondo lo stesso autore, il 50% deg li ard it i erano contadini . il 30% operai, mentre il 2(r/o esercitava altre professioni.
('") Che l'asso luta volontarietà dell'arruolamento fosse un mito, è dimostrato a11che dal fatto che g li ardi t i potevano veni re soltanto dalla fanteria e dai reparti di cavalleria già appiedati, e non dal le al t re a r mi e dai servizi. Erano inoltre escl usi dal l'arruolamen to detenninate categorie di militari (cariche speciali, arditi reggimentali) e gli ammoglia ti. Per quanto ci consta, solo i! persona le navigan te dell'aviazione era composto esclusivamente d i volontari , tratti da tutt i i corpi dell'esercito, ma sempre filt rat i dai comandi.
(2") Si tenga inoltre conto che con la costit uzione delle due d ivision i d'assalto nel giugno 19 18 ricevettero le fiamme di ardito interi reparti organic i (battaglioni bersaglieri, squad roni di cavalleria, gruppi di artiglieria someggiata e via dice ndo) che nu ll a di comune aveva no coni reparti d'assalto.
(2 1) Cfr. P. G 1u1J1{_' I, Repani d'as.salio. cit., pp. 14- 16. Le accuse furon o accolte con iron ia e strafottenza dagli stessi ardi ti; presso la 3. anna ta, ad esempio, si cantavano questi stornelli:
~se giri !Ulta Italia non trovi un lazzarone, li ha requisiti nmi i l colonne] Pavone.
Nelle pat r ie ga lere non ci sono più banditi, percht":andaron tutti al battagliond'ard iti.
Sevolctcfar lagucrracondeibravisoldati, andatealcellulare,prcndctci carcerati
Schapiùd i sei anni puoifar!ocaporalc, scècondannatoavita p uoi farlogenera!e." (R.G1UUANl,O{J.CÌl.,p.22).
(1 1) R. G1uuA N!, op. cii., pp. 23-24 Riprendendo ac r iticamente rntte queste leggende , il Cordova giunge a scrivere melodrammaticamente che agli arditi ~non fu da ta, spesso, molta scelta tra la galera e la morte" (op. cii., p. 11 ). Più esattamente, ~pochi sapevano allora e forse ancora oggi molti non sanno che d isposit.ion i rigorose del Comando supremo prescrivevano la fed ina penale netta e rich iedevano per ognuno che voleva en trare negli arditi del le noie spiccatame nte favorevoli dei comandanti~ (l wEnRANOO Frocc A, Le nobili fumerie, Li b reria de l littorio, Roma 1928, p. 12 1). CTr. M PAU!oRI, op. cii., pp. 189-90.
(23) S.FARINA,op.cit.,p.II7.
(2 4) Il reato di diserzione si rife r iva solo in casi eccezionali alla diseuione vera e propria, cioè al passaggio al nem ico. e in casi abbastan7..a rari alla fuga da un reparto in prima linea. Nella grande maggioranza d ei casi i ~d isertori" erano soldati che avevano arbitra r ian1ente prol ungato una regolare liccnza o si crano prcsi una lieenza non aucorizzata, r ipresentandosi poi ai reparti. Non si trattava qu indi di un rifiuto espl icito della guer ra, ma di insofferenza alle dure rego le di sciplinari così come accadeva per la maggioranza dei reat i di rifiuto d'obbedie nza . Cfr. reccellente studio di Monticone su li regime penule nefl'escrciw italiano durame la prima guerra mondiale (d a c ui prend iamo anche le cifre sui reat i m ili ta ri ) in ENZ.O F ORCELLA-ALBERTO MONHCONE, Ploton e d"esernzione. I processi della prima guerra mondiale, Latcrza, Bari 1978.
VL' AFFERMAZIONE DEI REPARTI D ' ASSALTO
lfì. I SUCCESSI DEL I REPARTO SULLA BAINSIZZA
Il battesimo de l fuoco degli arditi di Sdricca ebbe luogo in
occasione dell a battaglia della Bainsizza, quando la 1. e la 2. compagnia del I reparto d'assalto e bbero il co mpito di aprilC la via alla 22. divisione del XXVII corpo d 'armata, forzando l' Isonzo Il Lo ga ed Auzza e conquistando il sovrastante Monte Fratta.
Ne lla notte tra il 18 e i l 19 agosto, mentre le sue mitragliatrici , un !l l'0i ettore luminoso e una sez ione di artiglieria someggiata costringev11 no al silenzio la difesa austriaca ravvicinata, la I. compagnia del capit a n o Radicat i traghettò il fiume a Loga e t ravolse di sorpresa la pri11 111 line a nemica, poi proseguì di s lancio verso il Fratta conquistandolo pr ima dell'alba. La 2. compagnia del capitano Porcari non riuscì invece a passare il fiume presso Auzza per la forte reazione d'artigli eria \I l' ins ufficienza dei mezz i da pont e , ma dovette aspettare il gittamento d i un a passerella a ll 'alba , quin di avanzò con rapidità, conquistò tre li11co d i trincee e raggiunse a sua volta Monte Fratta. Un successo pie110, co n perd ite lievi per la 1. compagnia, maggiori (ma non precisate) por la 2. , e la cattura di 500 p rigionieri e 8 mitragliatrici ; la rapidità di :w ~~~.~~e~r!~ct:::~~~~a2~o;:t~ i~~t~~:~s!~oU:l:~J:i;l;:;1~:~~i~a:~~~j~~~ le Fra tta(1).
Ne lla stessa no t te tra il 18 e il 19 agosto la 3. compagnia del I reparto, llijli o rdini del capitano Pedercini, lanciò un attacco di sorpresa a Betpogg io, propagg ine del Monte San Marco , subito a est di Gorizia. Gli arl)IJi es pugnarono all 'anna bianca due ordini di trincee e le difesero dai rn nt ra ttacchi fino all a sera del 19, mentre i rincalzi di fanteria erano hlocc a ti dal fuoco dell 'artiglieria austriaca. Si trattò di un'azion e a obiet1lv i li mitati assai bene condotta , in cui le perdite abbastanza serie (ma tU )n p recisate) furono dovute soprattutto al mancato arrivo dei rincalzi. l) ue settiman e dopo gli ard iti del I reparto tornarono in azione sulla ll nlns izza. L 'offensiva italiana si era arenata, le brigate di fanteria della 2, urm ata si logoravano nel tentativo di espugnare i monti San Gabriele 1, S11n Daniele, un complesso difensivo potentemente fortificato che ~hf,rra va la via all 'aggiramento da n ord de l Carso. Per venire a capo dellu ~l lu az ione, Capello decise di impiegare gli arditi e diede a Bassi l'ord ì-
ne di preparare d'urgenza un attacco a l San Gabriele con i due reparti d'a'iSalto ormai disponibili; seno nché i comandanti dei due corpi d'armata di s locati nella zona protestarono perché si toglie va alle loro truppe l'onore della conquista d el monte. 11 ruolo degli arditi venne perciò rid imensionato: fu infatti deciso di impiegare solo tre compagnie del I reparto e una sez ione lanciafiamme, 475 uomini in tutto, alla testa d elle tre colonne di fanteria c he dovevano sfe rrare l'attacco vero e propri o(2). Dopo una breve e intensa preparazione d'artiglieria, l'attacco fu sferrato all'a lba del 4 settembre, mentre il re, Cado rna, Capello, le missioni mililari francese e inglese e una rappresentanza della stampa ne seguivano le fa.si da un osservatorio. Gli arditi scattarono con tempestività, ma la 4. compagnia, a destra, dovette arresta rs i dinanzi al caposa ld o di Sania Caterina; la 3. compagnia, a sinistra, prese di slancio il fortino di Do!, aggirando poi da nord il Sa n Gabriele, mentre la 2. compagnia, a l centro, in tre quarti d 'ora conquistò tutte le trincee austriache, giunse in cima a l monte ripulendo il complesso s istema di fortificazioni , gallerie e caverne, congiungendosi poi con la 3. compagnia sulla sella tra il San Gabriele e il San Daniele. Qui gli arditi si trovarono soli, perché il pesant e fuoco di interdiz ion e dell'artigli er ia austriaca distrusse i battaglioni di fanteria mentre muovevano di rincalzo(3); malgrado le forti perdile, l'a rmamento inadeguato aUa dife ns iva (4) e l'esaurimento delle munizio ni, gl i arditi riuscirono a res iste re ai violenti contrattacchi, perdendo le posizioni più avanzate, ma conservando la vetta del San Gabriele e il fort ino di Do! fino a sera, quando finalmente la fanteria riuscì a raggiunger li . Comp lessiva me nt e le tre co mpagn ie d'assa lto avevano cmt urato 3 100 prigionieri (tra cui un generale e due co lonnelli), 55 mitragliatrici e 26 cannoncin i da trincea; avevano avuto 61 morti in combattimento, con i feriti perdite totali da tre a quattro volte superiori, alrincirca metà della loro forza. Il successo ebbe scarso peso sulle sorti della battaglia, perc hé il mancato arrivo dei rincalzi ne aveva impedito l'immediato sfruttamento in profondità; ma gli ard iti de ll a 2. armata avevano dimostrato q uant o potevano fare dinanzi alle maggiori autorità dell'eserc it o . Gli ard iti tornaro no s ulla Bainsizza un'altra volta il 29 sett embre, con la I. co mpagnia del Il reparto, per un'azione a obiettivi limitati a Madoni. Dopo una preparazione d'artiglieria breve e intensa, la compagnia, rinforzata da mezza co mpagnia di arditi reggimentali della brigata Venezia, scattò in avanti col favore della so rpresa, conquistò tre ordini di trincee e le difese contro i succe.,;sivi co ntrattacchi . Le pe rdite furono pesant i (anche questa volta non disponiamo di dati precisi) , ma il successo pie no; furono catturat i 2400 prigionieri e 25 mitragliatric i e ve nne rinsaldata la fresca fama di invincibilità ed efficacia degli arditi. Queste le azioni degli arditi della 2. armata prima di Capo retto(5). Qua nto ai reparti d 'assa lto delle altre armate, l'unico che andò al fuoco prima della ritirata fu il V repar to della 4. annata, che il 22-23 o tt ob re fu impiegato sul Monte Piana, vicino al lago di Mìsurina, per la riconqui-
.sta dì pos izio:n i p e rd u1eln un 'offen s iva di d ivers io 11,e n 1.s. ria.ca . JI r e p a rto cr a a nco ra i n. fa se di organizzazio 11 e, con so li 180 u ()[JUil~ 110 n abbiamo molti d e tt agli sulla sua azi o ne, né sul ruo lo che in_ ~ sa ebbero le altre t ru ppe, sappi a mo so lta_n t o che l'esi to fin a le fu posit ivo e le perd it e degli 11 rd iti pe santi, ol tre sessan ta tra m o rti , fe riti e dis p e rsi. Sembra d i cap ire ct, e il co mbattim e nto fu imposta lo e cond o tto senz a le caratteri stich e di rn p id it ù e d i p enetrazione in profond ità tipi ch e d egli ardi t i, quind i con co sti e te mpi ma ggiori; [>robabil ment e il reparto pagò l'insufficienza d el II Uo a ddes tra m ento(6)
• I VALORE E LIMITI DI QU ESTI PRIMI SUCCESSI
U n a va lutazione d i questi primi co mbattim e nti d egli arditi no n è facil e, perch é man can o studi ad eguati sulle battaglie in cui s i inse ri rono, talch é si co rre se mpre il rischio di sopravvalutar li se, segu e nd o le nos tre fonti , l i si iso la d al contes to, oppure di sotlo vn lut arli se s i guarda alle ce ntinaia di m igliaia d i uomini che si affrontn 1·ono ne lla battaglia della Bainsizza. Le pr ime azion i d ei repa rti d ' asHnlt o de lla 2. armata infatti coinvol se ro un num e ro Limitato di uomini, in NOs ta nza q ualch e ce ntinaio d i arditi , meno di cinquecento sul San Gahric le, loro m ass imo s ucces so. Quest a osser vaz io ne è necessari a p e r in1111 nd ra re li prob le ma : prima d i Ca po retto i re pa rti d 'assalto eran o a n co111 in fase s per ime ntale, q uindi con rid o tt e possib ilit à d i incide re s ull e iu1 rt i de ll a ba tlagl ia .
In seco nd o lu ogo occorre rico nosce re c he g li a rditi d e ll a 2. armata dimos t rarono d i sap e r co ndurre ass al t i e con t ra ssalti co n un 'effi cac ia nu ovn ne ll' ese rcito it a li a no. In situ azioni di ve rse pe r a mbiente e diffi co lt à, mn soprattu tto ne ll 'azi o ne sul San Ga bri e le, senza dubbio la più impormu te d i q ues to p eriodo, i reparti d'a ss alto d el colonnello Bassi riu sciro110 n raggiun ge re e conquistare le trincee a vve rsa ri e e a d ifend erl e con110 i conl ra ttacc hi s uccessivi per il t e mpo s uffi ciente a consol idarn e il posses so. L'add est ra mento del campo di Sd ric ca si dimostra va pi e namente adeguato, poi c hé perm ett eva agli a rd it i di attacca.re co n il favore 1lcll a sorpres a (rinunc ia ai pro lungati bo mba rdame nti, inaspett at a ra pi11 11/'l di movime nt o, ca p aci tà d i fu oco a nch e du ran te l'assalto), d i ri solve, ~ n pro prio favo re il cor(X) a corpo n e lle t rin cee a ust riache , p o i di pe ne1111re in profond ità n e l disp ositivo ne mico se nza atte nde re o rdini s upetlori e d i fro n teggia re con le proprie fo rze i contrattacc hi con u na di fes a 11~ress iva, fatta d i ma n ovre s ui fianc hi e attacc hi a ll'ar ma bian ca. Pe r oth1ncrc ris ultati s imili con truppe men o add es trat e, era s tato necessari o punta re s ul pote nziame 1tto dei mezz i be lli ci e s ull'a umento del nume ro dr! co mbatten ti, fino a tra'>formare la battagli a d e lla Eaias izza in una 111n n d iosa e costos issim a battaglia di mat e ri ale, in cuila fonesuperiorit à
italiana in ogni settore garantiva finalmente un·avanzata s u ampio fronte, ma di scarsa profondità. Di na nzi ai folgoranti successi degli arditi de ll a 2. a rmata, cond otti con for.tc cd ob ie tt ivi lim itati, ma rin nova ti in co ndiz io n i diverse, era d iffici le no n cedere alla spera nza ch e fosse stato fi nalmente messo a p u11 to lo slru mc nto per do minare e risolve re la guerra d i t rin cea.
Qui però in terve niva un li m ite d i fo ndo: la difficolt à, se non l'im possib il ità d i sostenere, co n so lida re e sfrutta re i successi deg li a rd iti co n le norma li uni tà di fante r ia. Era q uesto l'aspetto n egativo della scelta comp iuta daUa 2 . armata di fa re deg li arditi una specialità a sé, anziché in tegra rl i ne ll a fanteria: no n era infatt i stata p resa alcuna misu ra pe r assicurare la collaborazione tra le truppe d'assalto, tese soltanto alla celere conquista dei loro obiettivi, ed i pesanti battaglioni che li seguivano senza poter fruire dei vantaggi degli arditi, dall'addestramento alla sorpresa. Vale la pena di ricordare che la rinuncia ad una massiccia preparazione d'artiglieria facilitava l'assa lto degli ard iti, perché assicurava loro la sorpresa tattica, ma si ri to rceva contro la fanteria di rincalzo, ch e doveva attraversare u na zona batt uta da l fuoco di int erd izio ne dell'ar t iglieria nemica in piena effic ienza.
La circo lare de l Co mando sup re mo del 5 luglio così definiva gli scopi assegnati a i reparti d'assa lt o:
Compiere piccole operazio11i ardite imese ad assumere i11/ormazio11i e cauurare prigio11ieri, ad occupare o danneggiare elementi della sistemaziorie difensiva nemica, ad adempiere ti specit1li incariclii nelle az ioni compiwe da t1itre rmppe, come coslifllire nelle ondate di lesta i nuclei des1i11ati all'assalto di punti ove si pre11ede maggior resl-.renzu , !ltfaccare elememi nemici fiancheggia11ti , eccerera(1).
Ed infatt i i reparti d'assa lto della 2. armata erano stati preparati esse nzia lmente per co lpi di mano, contrattacc hi, azion i a obiettivi li mitat i e assa lti d i sorpresa; ma i loro stess i s uccess i te ndeva no ad am p liarn e le fun zion i, assegnando loro ob ie tt ivi pi ù im po rt a nt i, per i qua li però d iventava indispensabi le u n appoggio che la fa nteria no n poteva dare per mancanza di preparazione e coordinamento. Sono significative le considerazioni con cui Bassi chiudeva il suo rapporto sul combattimento del San Gabriele:
Per la prima volta le tmppe d 'assalto furono incaric(l(e di aprire la strada alla fa11teria che, manlenendosi aderente agli assaltatori, doveva seguire la loro scia. L'esperimento ha dato dei risultati poco soddùface11ti, si è s11a11trato l'impiego defle truppe d'assalto. I fanti della brigata Arno iniz iarono l'azione fuori di tempo, mtmcò lo slancio, la decisione che avrebbero in parte mitigato le conseguenze dell'errore iniziale. Tu(l{1via bisogna riconoscere che fa /omeri" fu sorpresa, come gli stessi austriaci, dal balzo
fulm ineo col quale gfi ardili superarono il San Gabriele, sorpresa che determ inO la perplessità del momento in cui i /ami do ve vano lanciarYi da//,e tri nr,ee.
Pur auspicando che le unità di fanteria destinate in futuro ad agire con gli arditi ne conosces."iero prima le caratteristiche presenziando aUe lo ro esercitaz ion i, Bassi esprimeva un parere nettamente negativo su (IU CStO tipo di co llaborazione:
Mi auguro però che codesto comando /della 2. armata/, vagliate le ras ioni suesposte e le difficoltà di varia natura che si presentano nell'impieHO de lla fanteria in appoggio a tmppe d'assalto , vorrà riprendere in benel'O IO esame il mio criterio già esposto a sua eccellenza il comandame d 'ar• 11 uua /Capello/ e cioi che i reparti d 'assa/lo dovrebbero costituire il mezzo " tlisposizione del comanda111e di un'armata per imervenire con un 'azione personale prima, durante, dopo l'esecuz ione del piano strategico in un rlererminato seltore d'azione. Con forze, mezzi e compiti determinati dal l'O mandante d'armata, con modalità d'esecuzione stabilite dal comantlrmre la gra nde unità nel cui settore si compie !'azione(.8).
Sembra di cogliere in queste frasi di Bassi la co nvinzione che i succes11 1d ei reparti d·assalto aprissero la via ad una nuova organizzazione dellii battaglia offensiva; e infatti sappiamo (ma in termini assai generici) che in settembre-ottobr e Bassi preparò un'az ione di massa dei suoi ardil i e studiò la co llaboraz ione con una brigata di cava lleria(9). La ritirata di Co 1>0 rett o e il siluram ento di Capello, che era stato il più autorevole s01,ctcnitore de lfimportanza dei reparti d·assalto, misero fine a questi tentati vi.
~\\, LO SVILUPPO DEI REPARTI D'ASSALTO NEL 1917
Prima ancora di entrare in combattimento, il I reparto d'assa lt o della 2. annata era diventato il modello per lo sviluppo de lla specialità. D 1O agosto infatti il Comando supremo ordinb all e armate 1., 3. e 4. di inviare per I 5 giorni al campo di Sdricca un ufficia le s uperio re , che avrebbe poi dovuto costitui re i reparti d'assalto 1l clla s ua armaraci 0). I successi degli arditi del co lonnello Bassi increme ntaro no questa tendenza, lanciando e diffondendo la fama e poi il mit o della loro invincibilità e terribilità, con una rapidità che è difficile d eostruire. Quell o cbe il colonnello Gatt i, storico e propagandista del ( ' o mando supremo e uomo di fiduci a di Cadorna, scrive nel suo diario MOilo la data del 6 settembre, all'indomani cioè della conquista della vet111 d el Sa n Gabriele, testimonia quanto profonda fosse l'eco del successo
degli arditi anche n egli alti comandi e coglie sul nascere la loro leggenda:
Nella serata parlo col tenente colonnello Bassi, che comanda il battaglione d'assai/O della 2. armata L'ho conosciuto capitano alla 48. divisione: era già valorosissimo [...J. Il giorno 4 /settembre/, dalle 5,35 alle 6,05 del mattino prese le due quote 552 e 646 del San Gabriele. Gli ~arditi" erano 450, divisi in tre compagnie . Fanno parte del bartag!ione tutti quelli che ne fanno domanda ed altri, comandati, ma, contrariamente a quanto si pensa, tutti con la fedina criminale pulita. Questa gente (in parte composia di scaricatori di porto, di macellai eccetera) vive però in maniera speciale. È impiegata soltanto per conseguire certi scopi importantissimi: conseguitili, scompare, è sostituita da altre trnppe e va a riposo o in licenza. Va all'assalto senza fucile, con bombe a mano e coltelli: ogni compagnia ha una sezione mitragliatrici. Quando c'è una mitragliatrice nemica, una trincea da prendere, i lanciatori di bombe, che lavorano sempre a coppie (uno fornisce le bombe, l'altro le lancia), getta,w una bomba fumogena: poi la squadra rapidamente attornia la mitragliatrice con un fuoco di bombe. I lanciatori riescono a lanciarne ognuno 20 al minuto primo, in modo da fare addirittura una manovra di fuoco d'interdizione. Dietro le squadre dei bombardieri avanzano le squadre dei portatori di lanciafiamme. I bombardieri spauano il terreno : i lanciafiamme, da dietro, lanciano getti di liquido infwmmato su tutto. Gli uni e gli altri agiscono senza farsi male.
Questa gente ha una disciplina speciale: curbasciate, legate all'albero, eJposizione alla gogna, al sole di agosro a testa nuda eccetera. Vive lanciando fucilate e bombe a destra e a sinò"tra, allegramente. Quando ritorna dall'azione i soldati dicono fra loro: ne ho ammazzati sei, otto, dieci. Ognuno vanta il suo colpo di coltello e si esperimenta il migliore per togliere di mezzo l'avversario. Tutto ciò va benissimo per la guerra: ma per la pace? Ahimé: io vedo già cosa potrà fare questa gente, che non conosce più il valore della vita umana( 11 )
In questa testimonianza, interessante per la sua autorevolezza e la sua datazione, si ritrovano quasi tutti gli elementi della leggenda degli arditi: l'esaltazione della loro aggressività ed efficienza, l'incapacità di comprenderne le ragioni vere e addirittura di avere una buona informazione sui fatti reali (la descrizione di Gatti dei combattimenti del San Gabriele è ricca di errori e imprecisioni), la tendenza ad attribuire i risuJtati degli arditi a fattori esterni all'esercito (non sono delinquenti, dice Gatti, ma pur sempre scaricatori di porto e macellai!) , un'ammirazione contrastata per la loro "diversità" rispetto al combattente normale (significativo il lamento che Gatti eleva per lo sca rso rispetto degli arditi per la vita umana proprio in mezzo ai terrificanti massacri del Carso e della Bainsizza).
Questo clima di attesa ed esaltazione dei successi degli arditi determi-
nò il rapido sviluppo della specia lità, d i cu i tuttavia 1XJ n p os s iamo fissare tu tt e le tappe con la pTecisione desiderab ile per la sca rsezz:a delJa docume nt azione. DeUa 2. armata abbiamo già detto: in agosto fu costit1.1ito a Sci ricca il Il reparto d'a<;salto, tra settembre e ottobre i reparti m, JV,V e VI, per un totale di forse 5000 .udit i alla vigilia di Caporetto(12). Presso la 3. armata la creazione dei reparti d'assalto fu organizzata con uguale ln rghezza di mezzi e di idee: nel campo di addestramento di Borgnano, tr.1 Cormons e Medea, predisposto sul modello di Sdricca, ag li o rd ini <le i tenente colonnello Pavone furono costitu iti tre reparti d'assalto, XX, XX I e XXII, che a fine ottobre aveva no organici comp leti, ma non avevn no ancora ultimato l'addestramento(' 3). La 4. armata procedé con mino re sfoggio di mezzi. In agos to nacque a Zortea il N repa rto d 'assalto , subito sc iolto in settembre perché ognuna delle sue compagnie d ivenne Il nucleo attorno a cui dovevano costituirsi i reparti V, VI, VII e Vlll. In o tt o bre la 4 . armata aveva perciò quattro reparti d 'assalto, tutti però di forza ridotta (come abb iamo visto, il V reparto aveva a Monte Piana una so la compagnia)(' 4 ). Addestramen to e disciplina lasciavano a desiderare, tanto che il tenente Businelli scrive:
Molti dei soldati che sono al reparto rivelano sintomi di indisciplùU1. /.,o lontananza del pericolo crea nel loro spirito delle reazioni che si mani/es umo con atti deplorevoli. Siamo costretti ad una severa opera di epurazio ne f. ..J. Facciamo tutti i giorni le solite istrnzìoni, le quali sono faticose, d ve ro, ma non adatte al genere di combuttimemo che dovremo usare noi. I so ldati /Orse s·e ne accorgono e siccome si stancano, si irritano e commettono atti di indisciplina( 15 ).
Pe r le aJtre armate abbiamo informazioni più vaghe. Sembra che la 1. ormata disponesse di 3-4 reparti d'assaJto e che altri 3-4 fossero costilUlti presso gli altri minori comandi, come il III corpo d 'armata, il Coma ndo truppe altipiani e la zona Carn ia . In totale sì avevano alla vigilia di Caporetto venti reparti d'ass<1lto o poco più (22-23 , secondo fonti uffi ci ali assai discutibiliX 16), di forza ed eft1cienza assai variabil i; solo i repu rti del la 2. armata si potevano considerare pienamente addestrati , me ntre quelli della 3. armata erano a buon punto nella loro preparazio11 c. Si può infine notare che in questo primo periodo il Comando supremo lasciò l'iniziativa della formaz ione e della preparazione dei reparti <l 'assalto alle singole armate, che per quanto sappiamo s-i comportarono seco ndo due linee diverse: la 2. e la 3 . armata crearono un campo di adt.J cs t ramento e un comando unico per tutti i loro reparti, che rimancva110 alle dirette dipendenze dell'armata ed erano concessi ai comandi in 1101tordine di volta in volta e per azioni specifiche; si garantiva così un pi li e levato livello di efficienza de:i reparti senza danno della tempestivi1h d i intervento, poiché entrambe le armate combattevano sull' Isonzo, co n un fronte denso di truppe e reJativament e ricco cli comunicazioni ed
un nemico pote ntem ente fortificato , per attaccare il quale erano necessarie truppe d i alta spec ializzazione. Le a ltre arma le, se mbra di cap ire , preferi ro no invece d ecent rare i reparti d ' assalto ai co rpi d ' anna ta per la preparazio ne e per l'impi ego, fo rse perché il te rre no mo ntuoso su c ui operava no no n avreb be consentilo altrime n ti una s u ffi ci ente tempesti vità di inte rve nto, ma ce rt o anche per un minore inte resse dei rispe tti vi com andi pe r la nuova specialità, che comportava una notevole di somogeneità d i o rganizzazio ne e pre paraz io ne tra i d ive rs i re part i d'as sa lto.
( 1) l'c r la descrizione d i tutti i combattJmer::i ti ilaj.ì ;arditi ~rima.d Caroretto lliJJ<Tidìa· mo essenzialmente da S .fAJt~'I A, op ci1.,pp.19L-J24-;dr. 11.nche P. G1 u o10, Reparti d"assa lto, cii ., pp. 79 ~gg. I ,:lue autori preser-0 pa.rte ai p iù irop:oitwti comballimenti del I reparto; in particolue Farina coma.ndi> la 2.compagnfa dtre l'[ .onzo il ] ':) ago· sto dopo la morte del capitano Porcari e il 4- sd:tc:.mb re sul San Gabriele dop::i il feri· me nto del tenente Cri.santi, rino alla co!lquist."l dd lll()nte,dove fua rna vcitagravc· nien te ferito.
( 1) Il ri dimensionamento del ruolo deg l i ardili ndl'ofk11sìm noJJ impedì a Capell o di lnnciarelorounaccesoproclama,chetral"altroilicevt: "A rd i ti! Ho serbato per \ 'OÌ l'impresa più audace e più ~randedeUa!,,uerrn.Andrete a ritro vare il nemico che vi wno,ce e vi teme 1·--1 - Voi rnnquisterete al 11ostro esercito e ull '.halia la montagn11. che ,bar ra alla nostra a_nnata la via di "fricste f: ..]. U n:iontc. ,npp1atelo fm d'ora, è mespugnah ile. L'arte m.ihtare dei nostri av,-ersa11. coadiuvata dnlla natura, ne ha fatto un vero capolavoro insuperabile di difesa. Contro di esso si 1ono provate le nostre brigate in offensive ili cui la storia non registrerà mai più po1cr1 ti. ma i loro sforzi superbi , il loro fulgido valore, il loro sublime sacrificio si sono pur1 roppo inframi. A voi ora l'onore di vincne nel più periglioso cimento. Forse io vi chiedo l'impossibile. Ma so a chi mi rivolgo, so che nulla è insuperabile al vostro 1irdimcnto sovrumano, so che ness1ma sapic117..a d"arte, nessun numero di nemici , ness una potcn7..a di difesa, nessun valore di eserciti , nessuna barriera , potranno rcsi, ierc a ll'impeto vostro Fra qualche giorno tutta l'Italia, i morti di tutte le nos1rcgucrrc. i grand i d i 1u11i i secoli guarderanno a voi. lo sono certo che dalla cresta del monte ri to rnerete vincitor i o non tornerete più" (S. F ARlNA, op. cit ., p . 212). Proclami come questo lasciano capi re che lo sviluppo di un t:Sasperato spirito di corpo e di un senso di usso luta superiorità nei reparti d'assalto era promosso dagli stessi comandi. come c lc tn t ntoneccssarioallaefficienzabellicadegliarditi. I 1 ) osi Giudici descrive la sorte dei hattaglioni della hrigata Arno, che avrebbero do· vu to costituire il nerbo de ll e colonne attaccanti: ~n tiro austriaco di interdizione li 1ro vò part e sulle nos tre linee di partenza, parte ancora nei punti dell'ammassamento /ni zi;tlc. E fu un'ecatombe orribile 1---1- E così le hc\le troppe della Amo, prima anco· rn che potessero svolgere la loro marcia d'avvicinamento verso !a cresta conquistata. ~e n nc ro colpite e quasi interamente distrutte. Gli arditi si trovarono soli"' (P. G1ou1c1, Uepa rti d'w;.:;u/to, cit., p. 99).
11) Seeo ndo Farina, che comandò la 2. compagnia per buona parte della giornata , gli ardit i sul San Gabriele disponevano di una sola mitragliatrice, che arrestò tre contra i· Ut Cc hi austriaci, ma, rimasta scnz.a munizioni, non poté bloccare il quarto. che rcp inse gli avanzi della compagrùa sulla vetta del mome (op cit. , pp. 216-17). Ciò imp lica che le m itragliatrici del I repa r to restassero in maggioranza sulle linee di par· 1c nza,chclepistolcmi t ragliatricifossero utilizzatenell'assal t o,ma non nella difesa (ICI San Gabriele e che nessuna delle tante mitragliatrici austriache catturate potc~,c c11sc re utilizzata; ciò nonostante, gl i arditi riuscirono a mantenere la parte es.sen zialc de lle posizioni conquL'itate. Se quest i dati sono C!;alti, è lecito avanzare qualche d ub· b lo sulla capacità degli ard iti di combinare l'impiego di pugn.'lli , bombe a mano e ar1111 (IUtornat ichc , ma anche sull "efficacia dei contrattacchi austriaci, che dovevano es· u =rc assai poco convinti oppure condotti con for.1e insufficienti. Ciò nulla toglie al M u cccsso delle truppe d'a!Salto, ricooosciuto ed esaltato dai comandi italiani , ma in(l uce a ricordare che l'azione del 4 settembre verùvadopo giorni di sanguinosi e du · tlss im i attacchi reiterati dalle brigate di fanterfa;aochei diferu.o:ri austriaci, in sostan · 11 1, eran o provali da lla lotta aspra e p rolu.ngata. e ciò spiega la debolezza della loro rcnz io nc
l ' j F11rì na ricorda due colpi di mano,J"uno compiuto nellarottedcl6 ottobre d a unplolo ne de l III reparto ndla zona d i Tolmioo, l'altro portato a term.in.e da due squadre 1 l c l Il re parto sulla Bainsil7.a due notti più tanJi, sernJlre COJl l'-Obietti.vo di <:attt1rare
prigionieri J>(!f avere in fonmuion i su l nemico (S. FARINA. op. cii., p. 227). È probabile che altri colpi di mano di piccole dimensioni siaoo stati eseguiti prima e dopo di questi anche da allri reparti, ma non ne abbiamo notizia. È invece ~icuro chi: non furono compiute azioni di un certo rilievo ohre a quelle r icordate.
(") Vedi anche XXVII batmglione d'as.wlto cit., pp. I 1- I 2.
(') Relazione ufficiale, voi. VI, tomo 2, cii., doc 11. 62 cii.
(8) S. FARI NA, op. , cit., pp. 219-20. Il primo progetto che Basi;i aveva preparato per l'at1acco al San Gabriele prevedeva l'impiego di due reparti d"assaltu e di una squadriglia di autoblinda1 e e la disponibilità, come ri serva, di due squadroni di cavalleria (S FARl.'-A. op. cii., p. 209); evidentemente Ba~ i ri1cncva possibile mm rottura in profondità del fronte nemico.
(") Farina accenna alla preparazione del IV, V e VI rcpano d'assaho per un'azione offensiva su Ternova. in cooperazione con un gruppo di squadriglie di irntoblindatc, e ad una speciale preparazione della brigata di cavalleria Filippini , se nw dare più ampi ragguagli (S. F,-,111NA, op. cii., p. 228). Jn tulle queste vicende il colo nnello Bassi ebbe un ruol o centrale di animatore cd organizzatore, col pieno appoggio di Capello, che gli aveva personalmente proibi to di partecipare ai combattimenti del San Gabriele, giudicandolo "insostituibile'" per ris tnnione dei reparti d"assalto e lo sviluppo della nuova spedalità.
(IO) S. F ARINA, op. cit., p. 44.
( 11 ) ANGELO G AT n, Caporel/o, Dal diurio cli guerr" inedito, a cura di Albcr10 Momicone, 11 Mulino. Bologna 1964, pp. 229-30; abbii1mo corretto un errore d i stam pa (20 bombe a mano lanciali: al minuto e non 200!)
C2) Fonti anche uffi ciali danno un numero superiore di reparti d"as sa lto per 1a 2. armata, fino a nove, con una numerazione di fantasia. I nostri dati sono tratti dalla migliore memorialistica, a cominciare dal Farina (' 3) Anche questi dati sono ragionevolmente sic uri, malgrado non manchino altre notizie, fantasiose e contradd ittorie. È possibil e che la 3. annata avesse un quarto reparto d'assalto, il XIX (") Dati probabili (dr. XXVII ba11aglio11 e d'11SS(l/tQ, cit ), ma non del tuuo s icuri, data la discordanza delle font i (1 3) ALBERTO Bus1NE I.U, Gli orditi del IX, Ardita. Roma 1934, p. 45 ; Businclli si riferisce alVlrcparto,cuiappartcneva (' 6) Rinviamo a quanto detto al l. paragrafo del I capito lo di questo lavoro.
ClllSI E RIORGANIZZAZJONE
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LARITIRATADICAPORETIO
Le vio lente polemich e su l co mportamento degli arditi durante la ritirata di Caporetto devono in primo luogo ricord a re la difficoltà di ric ost ruire criticam e nt e gli atteggiamenti dell 'o pini o n e pubblica civile e mili tar e, stretta ne l 19 17- 18 tra ce nsura e p ropaga nda u fficiale e condizionata nel l 9 19 dall ' aspro i.contro poli t ico c he toccava anch e le respo n sa bilit à d e llo sc oppio e della direzion e d e lla guerra . Con q uesta avve r tenza , riport iamo inte~ra lmente il brano dedicato a i re parti d'assalto da ll a Com miss ione d ' inch iesta su Ca poretto, che riass u me con mo lta autor evo lezza e appare nte obiettività le pesanti accu se mosse agli arditi per il toro comport amento n e ll a ritirata:
Molte critiche sono state rivolte all 'organizzazione e a/l'impiego dei no\ /ri reparti d'assalto; tali cri tich e trovano la maggior manifeswzione nelle seguenti crude espressioni di un generale: "/ reparti d 'assa lto era no una mamada di briganti. L 'istiwzione fu ottima, ma l'applica z io11e sbagliata per colpa degli ufficiali preposti, che tra,iformarono i bauag/ioni in reparti di pre toriani. Certament e i reparti d'as\fl/to per il loro ctmmere d 'impi ego debbo no essere costituiti da gente se11t t1 sc mpoli, m a perciò appunto gli ufficiali devono es!>-ere sce lti tra i mijllio ri sotto og ni rapporto, allo scopo di co nseniare una fe"ea disciplina. Ne lla guerra di trin cea i repa rti d 'ass(l/to oziava no troppo: per m esi e mesi no n si videro mai sulle prime lin ee, e ciò al punto d i indurre molri ele111enri a prese mare domanda di passaggio nei battaglioni d'assalto al solo ,l'<"opo di sottrarsi al se rvizio di trin cea. Per queste ragio11i i l,at1ag/ioni t/'(lssalto durante la ritirata furono piU c(lusa di disordin e e di debolezza lk!!lica, anziché essere uno strumemo di guerra". é riferendosi in particolare alla 2. armma, un altro testimone co,rc/ude: •111somma la esperienza fatta con gli ardili, cosi come erano sta ti cos1imiti tlal/a 2. armata e specialmente con i metodi di reclutame1t10 e disciplinari cht vi venivano am~ati, costituì un vero disasJro".
In verità ne lle deposizioni numeros i accenni vennero [twi Ili disgregammro dei reparti di arditi e ad episodi di viole112.a, di saccheggio e di i,uii1'riplina di cui gli arditi si resero colpevoli. La Commi!>'sion e /d 'incliiesta/
deve riconoscere che han no fondamento di verità le cri1iche espresse circa l'organizzazione dei reparti d'assalro fino all'ottobre 1917; tanto pùi che esse trovano una riprova nelle disposizioni dei nuovo Comando supremo pel riordinamento dei repal1i stessi, ai quali il detto Comando seppe altresi' imprimere caraueri di solida disciplina sostanziale e formale, ben diversa da quelfa dei primi tempi, e dai quali con sapiente e opportuno impiego seppe ottenere OJtimi risultati nei combauimenti del 1918, dando loro ,nodo di crearsi in breve una tradizione tra le più nobili e belle dell'esercito(').
Giudizi come questo non meritano una confutazione puntuale, perché la forzatura della polemica è fin troppo evidente nella genericità delle accuse e nella contrapposizione, abile, ma priva di fondamento, tra gli arditi "cattivi" del 1917 e quelli "bravi" del 1918. Tuttavia accuse analoghe sono frequenti nel dibattito del dopoguerra e nella memorialistica(2). Ad esse i sostenitori degli arditi rifiutano di rispondere, ma si limitano, con pari unilateralità e mancanza di senso critico, a ricordare a gran voce le loro benemerenze belliche: i reparti d'assalto si sono ritirati per ultimi, ubbidendo a ordini superiori, si sono sacrificati per coprire la ritirata delle altre truppe, hanno continuato a combattere quando tutti gli altri cedevano. Scrive il capitano Ferruccio Vecchi, in polemica diretta con la Commissione d'inchiesta su Caporetto:
Non è vero. Durante la ritirata i sei unici reparti d'assalto che esistevano si ritirarono in buon ordine ed alle porte di Udine il XVI/?/ tutto si sacrificò. Se requisirono per ordini ricevuti non fecero niente più degli altri. E caso mai, dopo Capo retto quante viuorie non ottennero? Chi vinse per l'Italia? Non c'è reparto d'arditi che abbia subito una sconfitta sola, che abbia una sol volta tentennato. Qual'è quel reggimento che almeno non abbia avuto una giornata ingloriosa?
Ed ora anch'io cito un altro esempio caratteristico. Oltre Udine, ogni cosa abbandonata, sconvolta, saccheggiata. Pioggia dirotta sopra le case croffate e i muri anneriti dall'incendio. Ogni tanto, qualche lercio fuggiasco. Disperazione ovunque. Ad un tratto, verso sera, sulla strada quasi deserta passarono quattro arditi, a testa alta, coi pugnali fermi nei pugni . Dove andavano? Marciavano verso il nemico, unici, decisi, splendidi . Morirono tre chilometri fuori della città in un magnifico episodio dopo aver ucciso più nemici di loro, credo una diecina, e quindi vinto. Morti, ma vincitori! Cosi'sanno morire gli arditi.~ 3 ).
Una ricostruzione di quanto realmente avvenne nel corso della ritirata non può che essere meno netta nelle conclusioni, perché la documentazione è scarsa, ma sufficiente a respingere sia le accuse più dure sia le esaltazioni senza misura. Nulla abbiamo da dire sui reparti d'assalto che non furono coinvolti nella ritirata e anche per quelli della 4. armata e
i.l c llu zona Carnia ab biamo soltanto p>clti cemi.: sa_ppiamo ad esempio c he il VI reparto della 4. armata poté rtirarsi i:n CUXJ C>rdine sostenendo
J~:::o~~~~~~s:~}sc':o~~~~~~!:~ear.~.~b~ p1trto della zona CarniaC')- Quanto ai reparti d'assallo della 3. armata, po terono condurre ana ritirata relativamente ortlin.ita, ma con fat icosi compiti di ret roguardia e perdite a~sù elevate~ probabilment e p iù di frlh ondati e prigionieri che di morti e feriti li XX repano giunse al Piave con soli duece n to uomini, il XXII con poco J>iù di c:ento degli 800 con c ui era partito(7); non sono però le loro vicen<le che attirarono le pole111lc he del dopoguerra.
Sul la ritirata dei reparti d'assa lto deJla 2. arma ta abbiamo notizie detlUgli ate assai opportune, perché proprio q uesti repart i, che s ì erano trovn1i c oinvolti nel la cris i della 2. armata, furono il bersaglio delle critiche pi li dure(B). Nei primi giorni della battaglia i reparti del colonnello Bassi l\1ro no fatt i freneticamente muovere tra la Bainsizza e Ud ine, prima in mHocarro e poi a piedi; vennero quindi posti agli ordi.ni del XXV II co r110 d' armata di Badogli o "senza uno scopo preciso risponde n te a i carattc,: 1i dei reparti d'assalto e senza una ch iara visione dell'u t ilità che essi 11\/ rebbe ro potuto avere in un impiego p iù o ppor tuno"r). Il 28 ottob re il I , e parto d'assalto, agli ordini del capitano Radicati, fu incaricat o de ll a dlrcsa cli Udine, che le avanguardie ted esche stavano raggiungendo; privo cli mitragliatrici, avviate altrove in a u tocarro, e con il solo munizionaH! Cnl o individua le, il reparto r esisté mezza giornata, poi fu travolto, la'"-· lundo su l ter reno 390 tra morti e ferit i e 70 prigion ier i, me ntre u n cen1!n11io cli uomini riuscivano a sfuggire all 'acce r c hiamento( 10 ).
Cìll altri reparti costituirono la re t roguard ia del XXVII corpo, p r od i~n11dos i in picco le ma fatico se azion i di contenimento; s i batterono sul l 11gliamcnto a difesa del ponte di Pimano, poi ripi ega rono su l P iave. Il I nove mbre i reparti, concentrati a Pieve di Soligo, poterono riordina rsi, 1 lrupc rare i d ispersi e ria r mars i ("Domani avremo armi, ind u menti, mu11l 1lo ni, e i reparti, benché un po' assottigliati, r ito rnenmno belli come a \1lrlcca", scrisse Giudici nel suo diarioX 11 ). Si batterono quindi in difesa tli•ll Alesta di ponte di Vidor fino al 1O novembre, poi furono r itirati nelh re trovie, ma non avevano perso la loro efficienza, perché poterono 11-~cre impiegati sul Monfenera poco dopo.
1)11 queste vicende emergono alcune conside razioni. In primo luogo • hC! gli alti comandi, frastornali dal crollo del fronte e ossessionati dal-
1t tl cr co nto che per armamento e addcs tramerno erano assai più idonei 111 con1ra1tacchi che alla difensiva. Ciò malgrado i reparti d'assalto, pur l1m·lnndo dietro a sé buon 11umero di dispersi, oon ii sbaadarono nelle lon l'he marce ( come invece accadde aUa maggior parte delle unità di l1111tcria della 2. armata), ma conservaroI10 un solido 11ucleo combattivo
e riacquistarono efficienza e compattezza non appena la ritirata si fece più lenta e ordinata. Le esaltazioni eccessive del loro comportamento non appaiono giustificate, perché dove ttero condurre solo azioni di retroguardia, sganciandosi secondo gli ordini quando il nemico attaccava con forze consistenti; ma anche le denigrazioni non trovano rispondenza nei fatti, perché nessun reparto d'assalto si sfasciò, ma anzi gli arditi poterono tornare in linea nella battaglia del Grappa. Quanto agli atti di ~~~~~~~~!!~or;~:::nro:~;t:~~r~t~~a~.
ta, quando centinaia di migliaia di soldati rimasero senza rifornimenti, non mancarono furti e rapine ai danni della popolazione ad opera di sbandati e di unità regolari, anche se, tenendo conto delle circostanze, le truppe si comportarono complessivamente bene. Non si può perciò rilevare le violenze commesse indubbiamente dagli arditi e dimenticare tutte le altTe. In definitiva, il comportamento dei reparti d'assalto della 2 . armata nella ritirata fu adeguato alla loro fama di truppe di alto morale, squassate ma non travolte dalla crisi dell'esercito, capaci quindi di ripiegare in relativo ordine e con una disciplina certo non molto diversa da quella delle aJtre unità.
Se queste considerazioni sono fondate, rimane il problema di capire l'origine delle gravi accuse sopra accennate. Per conto nostro il ruolo che gli arditi ebbero nel J918 e le simpatie e le antipatie che si attirarono favorirono la diffusione di leggende sia positive che negative, che con uguale disinvoltura narravano la storia del recente passato in funzione dei sentimenti del presente, gonfiando e generalizzando piccoli episodi realmente avvenuti. Ma sul mito creato imorno agli arditi torneremo tra breve.
RIPRESA E RIORGANIZZAZIONE
La partecipazione degli arditi alla battaglia di arresto di novembre-dicembre 1917 non sollevò particolari critiche né lodi né attenzioni di storici e memorialisti . Abbiamo soltanto notizie a<;sai brevi e disordinate (alcuni reparti sono citati col numero che in realtà ebbero nel gennaio successivo, evidentemente perché gli autori attingono a storie di corpo rapid e quanto agiografiche), da cui risulta con sicurezza soltanto la presenza di reparti d'assalto sul basso Piave, sul Grappa e sugli Altipiani(' 2 ). Occorre ricordare che i reparti d'a<;salto della 2. e 3. armata, i più efficienti e solidamente costituiti, avevano perso nella ritirata la maggior parte dei loro uomini e che quelli delle altre armate avevar10 in partenza una forza ridotta; più che di reparti bisognerebbe quindi parlare di compagnie d'assalto , che furono buttate nella mischia senza risparmio e bruciate nei contrattacchi e nella
difesa delle posizioni, se112a che la drammatica situazione permettesse di i mpiegarle sempre in modo da sfru nare le loro migliori caraUeristic he Sta di fatto che gl i ard iti ebbero una parte secondaria nei combanirne11ti di novembre-<licembre, e infatti la loro leggenda sorvola su questo periodo, che però (anche que.s;to va ri cordato) è risparmiato dalle critiche ostili, evidentemen te perché gli avanzi dei reparti d'assalto si batterono bene ins ieme alla fanteria.
Il 12 d icembre i resti dei se i reparti d'assa lto de lla 2. armata (2000 uomini dei 5000 partiti da Sdricca sei settimane p rima) furono concentr ati nelle retrovie del Vicentino, a Debba e Longara, alle d ipendenze della l. nrn1ata. La spinta offensiva austro-tede.,;ca s i andava esaurendo e il nuovo Comando supremo di D iaz metteva ma no alla riorganizzazione dell'eserc ito. Q ua le sarebbe stata la sorte degli ard iti? I primi segni furono negativi: il colo nnello Bas.s;i fu a ll ontanato dal comando dei sei repar ti e d es tinato ad un reggimen to di fanteria; a l s uo posto venne un colonnello co n evidenti propositi di normaJizzaz ione, ch e ten tò di imporre una d iNciplina e un ord ine trad iz ionali negli accampame nt i e nell e divise. Come scrive G iud ic i, sia pu re con qualche esagerazione, gli alt i coman d i non amava n o gli ardi ti, né l i conoscevano:
Non avevano ma i visto arditi prima d'allora; non sapevano cosa fossero le truppe d'assalto, ignoravano candidamente il nostro spirito, i 11ostri met{)( fi , la nostra vita, e credevano in buona fede che fossimo avanzi di galem , rifiuti della società, macellai e nello stesso tempo came da macello, 1wmini bestiali e sanguinari, rep11rti di disciplina. Si ricredettero presto e ciò torna ad onore del comando della I. annata( 11 ).
Il 20 dicembre il genera le Clerici, capo di stato maggiore della J. armalfl, venne a pass are in rivista i repart i d'assalto accampat i a Debba e Lo ngara. Dopo i cons ueti esercizi, il ge n erale prese la parola: "Arditi d elle fiamme nere ! Una superba fama vi precede: fama di insuperabili s ucrrieri cui nessun nemico sa resistere"(14). Era il segno della decisio n e d egli alti comand i c he i reparti d'assa lt o non sarebbero stati sciolti, ma hc nsì conservati e svilu ppati; dovevano tuttavia aff ro ntare una rio rgani zza zione d i u n certo riLi evo.
Ne l piano ch e il Com ando supremo di Diaz e Badoglio venne pian pin na elaborando per il rio rdinamento deU'esercito, la precedenza era chinramente attribuita a l rafforzamento delle normali unità di fanteria, du cui dipendevano in u lt ima analisi le sort i della battaglia. 1battagl ioni ebbero perciò un a rmamen t o più potente e ar ticolato, un addestramento più curato e condiz ioni generali d i vita meno massacranti, me.ntre il co nsolidamento della divisione, che diventava di norma inscindibile, do11cva garantire un mig]iore affiatamento tra le var ie anni. In questo quallronon c'era spazio per la predilezione che Capello aveva avuto per gli nrcl i1 i, né per l'aut onomia di cui avevano fruito. I reparti d'assalto si era-
no d imostrat i molto efficaci, quindi dovev ano essere conserva t i co n le loro ca ratteristiche ed i l oro pri vilegi, ma d ovevano perdere qualcosa della lo ro a uto nom ia e del ruo lo part ico larissi mo che Cape ll o aveva loro richiesto, e inserirsi senza scosse ne ll e o rd ina te st ru tt ure d el nuovo esercit o co me regolari tru ppe s up p le tive di corpo d ' arma ta. Pertanto no n ve nn ero ricostitu it i i ca mp i d i addes tra mento di arma ta , perc hé il co nce nt rame n to di tanti arditi a Sdri cca a ll e dipendenze dirette di Ca· pell o pareva ave r dato IC>ro tro ppa in dipend enza, ed i repa rti d 'assa lt o pa ssa ro no ag H ordinJ dei co mand i di co rpo d'arma ta, in ra gion e d i un reparto ogn i co rpo d 'a nnata(1s). I lo ro co mp iti riman evano in sostanza invariati , ove si es cluda la ri n un cia im pl icita a grandi offensive co n l'impiego coordinato di più r eparti d'assalt o, come s ta va preparand o la 2. a rm a ta al la vigil ia di Caporetto; e d ive mava poss ibile un 'o rgan izzaz ione unifo rm e di questi reparti per t utt o l'esercito, seco nd o le di re tti ve del Comando s upremo tradotte in atto da i comand i di corpo d'a rm ata, se nza le fo rti diffe renze che avevano ca ratt e ri zzato i repart i d'assalto de ll e var ie a rm ate nel 1917. Co n un gesto s igni ficat ivo, il primo prowed imento d'insieme d e l Comando s up re mo, 1'8 gen naio 191 8, fu d i sta b ilire una numerazione unica pe r i 2 1 repart i d'assalto es is te nti o programmat i, in luogo de ll a numerazio ne per a rma ta ch e li aveva fino ad allo ra co nt radd is t inti , con un'implic ita affermazio ne della loro a uton o mia . Co n un a seri e di scioglimen ti, ricost itu zio ni e ca mbia menti di nu mero, i 2 1 reparti da conservare d o vevan o avere i num eri da I a Xlii , XVI e XV II , da XIX a XXIV(' 6 )
T utt i i repart i d'assa lto venne ro organizzati secondo u no schema un iforme(17): t re com pagnie d i 1 50 ardi ti a rmat i di moschetto, bo mbe Théve no t e pugna le, t re sezio ni mitragliat ri ci. sei sezioni d ì pisto le mitragli at ric i e se i sezioni di lanciafi a m me; in tota le circa 600 uomini. G li a rd iti conservavano la loro r icca dotazione di a rmi auto mat iche, ri un it e però in sezioni appos ite a nziché in tegrate ne ll e compagnie e nei p lo to ni di assa ltato ri , co me s ì praticava a Sdricca; e pe rde vano la libe rt à di spe rimenta re nuovi mezzi e sc h e mi offensivi, di c ui Bassi avev a largam ent e fruito. Immutat i erano equipaggiamento e divisa , che nel 19 18 fu co mpletata co l fez nero e poi fo r za ta ment e modifi cata con l' int roduzione di cam icia grigioverde e cravatta nera in vece del magli one grigioverde, no n di sponib il e nell e quant ità n ecessarie. Furono man tenuti a nche gli a lt ri privi legi, dal soprasso ldo all'abolizion e de llo zaino. E immutato d oveva essere anc he l'addest ramen t o, che però era d i fatto affidato a ll ' iniz iat iva d ei co manda n t i d i reparto, ognun o d ei quali doveva procura rsi e o rganizza rsi il s uo poligono con tanto di ·'coUi na tipo" p e r l'istruz ione prat ica; e quindi s i ebbero ancora di fferenze di preparazione, a seconda della capacità dei coman dan t i e d e ll 'appoggio che trovavano nei ri spett ivi comandi di cor po d'a rmata(' 11). Vale infatt i la pena di ricordare che il Coma ndo sup remo no n ritenn e di c rea re un ispettorato dei repart i d'assa lto, in caricato di dare ugua le im pu lso all'addestramento in t utti i co rpi
d'armata e di sperimentare e introdurre nuove armi e n UO\e mttiche( 111 ~ PoS5i amo seguire la riorganizzazione degli a rdit i soltanlo attraverso le vicende di alcu ni re parti d ·assalto, conservate dalla memorialistica. Sap-, piamo. ad esempio, che nel dicembre 1917 quattro de i sei reparti d'assu lto prnve ni e nti dalla 2. armata ve nn e ro sc iolti per rip<irtare i due più Illu stri a ll a forza normale: i reparti IV e V I co nfluirono ne l I , il Ili e il V nel 11. Gli clementi in soprannumero vennero mandati a costituire un 1n1 ovo JII repano a Santa Caterina di Schio. Po iché s i trattava di ard iti già addestrati, prove nienti tutti dal ca m po di Sdricca, la r io rga ni zzaz ione fu comp iut a in pochigiomi e già in ge nnai o il I e il li repartod'assa lw partiva n o per l'altipi a n o d ì Asiago, dove il 28 e 29 ge n naio parteciparono alla cosiddetta battaglia d ei Tre Monti. I due reparti rientrarono quindi a Longara e D ebba, una sed e grad ita, ma sprovvista di un campo per l'addestramento ; \' 8 m aggio si tras feriro no quindi a Marsa n, presso Marostica, a disposizione dei corpi d'armata XX e XXU, di c ui appu nt o nss unsero il numero. seco ndo le nu ove disposizioni d el Coman d o suprc mo(20) . Non ci risulta che sa lisser o al fronte da febbraio a giugn o. Seguiam o o ra le vicende di un repart o d'a ssalto inizialme nt e me no famoso, il VI d ella 4. armata, che, co me abbiamo visto, dopo una ritirata re lati va me nt e tranquilla, aveva assorbito i r est i di altri du e piccoli re parti, La ri orga nizzaz ione lo assegnò al IX corpo d·armata, s ul Grappa, dove il 15 ge nnaio i s uoi a rdi ti condussero un colpo di man o s ul Monte A,;olo ne per fare qualche prigioniero (ma gli austriaci cattu r a ti ve nne r o uccisi). No n se mbra c he la situazione del reparto (stanzia to a Pove) fosir.e brillante in questo periodo:" La disciplina c rasi rall en ta ta; c'era d e ll'indo lenza pe rsino negli ufficiali ; il repa rto e ra num ericamente povero, i,cn rso di materiale, poco allenato, poco pro nto"(2 1). Poi a febbraio il comando d e l re par1 0 fu assunto dal maggio re Giovanni Messe, ufficiale energico e prova lo, che ottenne i mezzi necessa ri e ri lanciò l' add estrame nto seco nd o le esperienze di Sdri cca: mo lta gi nnas tica , molto poligono, rea li s tiche ese rcitazioni a fuoco , avanzata so tt o l'arco della tra ic uorfa dell'artiglieria e assa lto alla "co llina tipo" (con un mo rt o in quauro mes i). Messe mig liorò anche le condi z io ni di vita d egli arditi e o rga ni zzò lez ioni d i patriottismo e morale, rea Li zza nclo '" un a sagace disc ipl ina c he ch iameremo a ll'italiana , quasi co mpl eta me nte basata sulla s ti ma e l'affc110 verso il superi ore''(ll). 11 IX repa r1o (q ues10 il s uo nu ovo num e ro dul maggio) divenne così un eccell en 1e s trum ento bellico, come dimo11 1raro no le s ue imprese sul Grappa ne l giugno 1918.
A naloghe le vice nd e del V reparto d'assa lt o della 4. armata, sciolto il 6 d icem bre dopo le perdite del combatlim e n to di Mo111e Piana e d e ll a 1ltirata, ma ri cos tituito il IO ge nn a io al le dipendenze del XXVI.I cor po ll'urmata co n uo mini tratt i da sette reggim e nti diversi di fanteria. Quando, il 6 febbra io. il maggiore Freguglia (un altro ufficiale con una brillante ca rri era be llica) ne assunse il comando trovò una sit ua zio n e caotica:
Il rifomime1110 dei complemenri,fatto con criteri errati da parte di alcuni reggimenri, m'em dato luogo ad w, 'accou.aglia di so/d(IJi (la maggior parte dei quali disamiati, da vestire eccetera}, moltissimi da eliminare, ufficiali co mpresi. Taluni re parti /di fanteri a/ si erano slJarau.uti dei loro peggiori elememi, lasciando a ques1i intendere l'arditismo come una sinecura che, senza avere seriameme per c:orrispeuiiv il sacrificio, donwa as.~ic11rare agi di ogni genere, soprassoldi, licenz e, disciplina rilassata, isrruzione superjiciale( 23 ).
A nche in ques10 caso u11 comandante energico e convinto diede a l reparto un nuovo assetto: furono e liminati gli elementi indesiderabili, completato l'armamento, sviluppato !"addestramento ginnico (1'85% degli arditi faceva il saJto mortaJe, nota con orgogli o Freguglia) e quello militare su una "collina tipo" neUe retrovie (su l Piave, dove era sta nziato il XXVII corpo d'armata, non era possibile condurre esercitaz ioni a fuoco per la piattezza del terreno). Pochi gli incidenti gravi ne l corso dell'addestramento. Anche questo reparto d'ai.salto, che in maggio assunse il numero di XXVII, dive n ne un efficace st rum ento di gu e rra e di mobilitazione patriottica, che troveremo più volte nella nostra ricostruzione.
LO SVILUPPO DEI REPARTI D'ASSALTO NEL 1918
Possiamo ricostruire lo sviluppo dei reparti d'assalto nel 191 8 con maggiore prec is ione c he per il 191 7, anch e se non con assoluta certezza, a partire dai 21 reparti di cui nel genna io fu decisa la conservazione o ricostituzione. Il 28 aprile il Comando supremo stabilì che ognuno di essi fosse assegnato organicamente a un corpo d·armat a; e il I O maggio, per souolineare la forza di questo legame, ordinò che ogni reparto assumesse il numero de l corpo d'a r mata da cu i dipendeva (2 4 ). Si ebbe così il terzo sistema dì numerazione dei reparti d'assalto in meno di un anno, con tulli i problemi che ne derivano per la ricost ru zione delle loro vicende; questa fu comunque la numerazione definitiva.
All'in izi o di giugno (2 5) i reparti d'assaJto esistenti sul territorio nazionale erano 23 : 2 1 assegnati ai corpi d'annata ( numerati da I a XXX, come appunto i corpi d'armam)(26), uno, il XXXJ, alla I. armata, un altro, il LII, alla 52. divisione a lpin a (non conosciamo la ragione di quest e eccezioni). Erano inoltre stati costituiti 7 reparti d'assalto di marcia, destinati a fornire complementi addes trati (ma in qualche caso furono anche impegnati in combattimento), num erati da I a VU e assegnati uno per armata (il Il e il V rispettivamente all'S. e alla 9. armata, che presero il posto della 2. e della 5.). Inoltre sono registrati tre reparti d'assalto all'este-
li 10 giugno J'impo11 anz::a di un legame stabile tra reparti d'assalto e corpi d'armata venne improwisamente s memita con la destinazion e di nove reparti ( e di altri tre ciuindici giorni d opo) alla cost ituz ione de lla I. e poi della 2. d ivisione d'assallo(28). I primi nove reparti so tt ratti a i corpi d'armata ven nero sostitu iti con altrettanti reparti d i nu ova formaz io ne, con lo s tesso num ero aumentat o di 50 (il LV reparto per il V corpo e via dicendo). Ma so ltant o tre di ques ti nuovi reparti (LV. LXX e LXX U) ve nnero effettivamente costituit i, m entre gli altr i sei fu rono sciolti prima di ave r preso vita, non sappiamo se per la diffi colt à di avere uom in i add es trati in numero ad eguato o per la tenden za che ven iva affermandosi di destinare i repani d 'assalto non indivisionati alle armate a nzich é ai corp i d'armata.
Dal luglio alla fin e della guerra si ebbero pe rciò 26 reparti d 'assa lto ~ul 1e rritori o naziona le , di cui 12 riuni li ne ll e due di visio ni d·assa lto e 14 11ssegna1i alle armatef9). Inoltre 9 reparti d'assalto d i marcia (a i 7 des t inmi a ll e arm.ile si aggiu nser o il X e l'XJ per le d ue d ivisioni d 'assa lto). In lutto 3 5 reparti. più 4 all 'es 1ero (in sellemb re il li corpo d"armata in Francia fu rinforzato con il XXXII reparto d'assalto)(3°). Il tota le di 39 repa rti d'assa lt o (di cui 9 di marcia) non è ufficia le, ma ragionevo lmente ~ic uro; al massimo può esse re aumen tato d i un ' u nità{3 1). U na q uara ntina lii reparti d'assalto con una forza media di 600 uomini corrispondono a drca 24.000 arditi ne ll 'a utunn o 1918, cui so no natura lmeme da aggiu nilc re le perdit e in morti, feriti e prigionieri dall'agosto 19 17 . Ori e ntativamen te possiamo calcolare 30/35 .000 arditi nel 19 17-18, sen za te ne r comod i quanti furono detti arditi senza pie no titol o per ave r serv it o nei plotoni di ardit i reggim e ntali o ne ll e unità d e lle varie armi e serviz i inljUndrate d'autorità ne lle due divisi o n i d 'assalto{32).
NOTE
(1) Commissione d'illchit51a 5U Cuporetto, cit., pp. 186·87 11 2 1 nove m b r e 1917 i l gene• raie Giardino dichiarò al presidente O rlando: "Pu rtroppo è vero c he so ldat i. e spe· cialmcme ardi ti , hanno commesso nei giorni scors i saccheggi, dep redazioni ed anc he peggiori reati. Ma noo sussis1c che reati si siano compiu ti im p uneme nte e che a utorità milita ri a~sistano inerti. ~l(rc a provvedi m enti d i rigore (cioè fuci lazioni! eser citati dai comandi di truppa. dei quali per ora è difficile raccogliere dat i concrc1 i, un ufficiale generale era incaricato di integrare r opera di re pressione con speciali m ezzi a s ua di~posizionc. Soltillll0 q u c~l0 provvedimento condusse all a fu ci lv,.io ne i mmedia• ta e pubblica di 34 mi litari, specialme n te a rd iti, colti su l fatto, cccczio na!mcntc irnposrn da ll a ccc:czionalcgravità del m omento- (ci lam in F CORDOVA, op. cit., p. 31, n. 20).
(l) Si veda ad esem pio Giust:PPE m,L 81ANCO, Ul Giierra e il Friuli, voi. In : Ca[><Jnmo, Del Bianoo. Udine 1952, p. I 50, che a propo$Ìlo del la difesa di Udine sc ri ve che in un rnpporto di polizia come ill molti diari ~si lamenta il comegno d i aJcuni reparti di a rditi che, preced uti da bandiere ne re, sco razzalronol per le vie della città svaligiando dive rsi negozi ed e~ rcizi~. Testimonianze come quesrn probabilm ente confondono episodi anche successivi: nell'autunno 1917 gli arditi non aveva no bandie re nere; ogni reparto d'assalto de lla 2. armata aveva solo u na fia mma nera con u n Icone rosso ram 1>antc,appcsaaduna lan ciadicavall cria.
C)
FERltlX."CKJ V~.cc m, Chi t ilgenerolecul111111iatom.' dei rt'pani d'assalto?, in ~L'ard ito-, 31 agosto 1919. Cosi Vecchi spiega l'animosità d i parte de ll e gerarch ie m itirnri verso gli arditi: KDopo Caporetto m olti generali as piravano, per vanagloria. a l coma ndo d i for1i nuclei di arditi. In segu ito ai ri(hui dei lo ro superio ri , d ivennero feroci nem ici nostri e di noi ne dicevano t u lio il male possib ile. l nfani. era comodo raggiu ngere la gloria ~ nza sforzi cd incitamenti guidando una gente magnifica che non aveva b isogno di capi! Purtroppo ab bi amo tan to sofferto per le calunnie ingiuste provenienti d a ogni parte al l' unico scopo di offusca re la nostra in\focibile grandezza; ma ad ogni calunni;, 11bbiamo sem p re risposto con una n uova villoria~ (ibidem).
(') A.liUSINELLI.OfJ.cil.,p.49.
( ' ) Il V reparto della 4. armata aveva perso un teno dei suoi 180 uom ini nd com battimenti di Mo111e Piana alla vigilia d i Caporeuo; ebbe ahri ouanta tra morti fori li e dispersi nella ritirata (ma dovette t rauarsi sop rattutto d i dispe rsi, po ic hé i com battimenti sostenu ti sembrano poca cosa) e, ridotto a 4 ufficiali e 70 a rditi, venne sciolto in dicembre (XXV/1 ba11agfione d·a»alto. cit.).
(~) n V I re parto della 4. armata assorbì i resti d el XV III repa rto de lla zona Carnia , che nella difesa del pon te di Na\"nrons aveva pe rdu to ol tre il 50% degli effe ttivi il 5 novembre. e del V repar10 de lla 4. armata: cfr Relat.io11e ufficiale. voi. IV. tomo 3. cit., p. 480. e A. BUSINELLI, op. cit.. p. 5 1.
(') R. ÙIULIANI, Op. dt., p. 57;e ÙIUSF.l'l'E GoR.OINI. C11pi degli Arditi: IJaseggio, Vagfiasinr/i, Frrguglio. tip. Porta, l'iactnza 1922. p. 62.
(1) La nost ra fonle p rincipale è sempre S. FAR INA, op. cii pp. 225-46;dr. anche P. G1u. rnn. Rl'parti tl"assafw. cit., p I 07-60.
(") Relazione ufficiale, voi. IV, to m o 3, c it., p. 376; ivi notizie ~parse sui re parti d'assalto, che confermano la narrazione di Farina.
( 111) Nei combattimen ti alt.i perife ri a d i Udine <:ad dc il gencrnlc tedcslu vo n Bcrrer , sembra ptr mano degli ard iti (ma anche aJtrt armi e unità ri vendicano ta le onore).
( 11 ) P.G! UDICI, Rt/H./ftid"11s.salto.ci1 .• p. l 4 1
( 1~) Cfr Rtlat.i011e ufficiale, voi. IV. tomo 3, cit., 11d indicem. e S. FAR INA, op. cii., pp 252-55. da cui risulta un IV ro.::1,arto in azione sulle Mclcttc d i Gallio il 20 novem b re; un V reparto il 16 novembn.' sulle posizion i dì Monte T omba e Monfcncra; un V I reparto al con t rattacco sul Mon lc Fonlana Secca il 19 00\'Cm b re; un V ll reparto su Monfcncra. Tomba c Fontana Secca il 22 e 25 nove m bre e il 12 dice m bre; un IX reparto sugli Altipiani in dicemb re; un X reparto in Val d·Astico a fine novembre; un
XIU reparto in azioneaZcnson rli Piave il 4 dicembre; unX!V reparto su l Morir e Ccngio a fine no,..embre; un X-VI reparto che si cop re d i gloria Sllgli Altipian i nella prima metà di novembre:i reparti XIX , XX, XXI e XXII tiella 3. arnuu in azione.s ul has so Piave, tra Capo Si le e il 1'ltllre; un XXIV e un XXVI reparto i11 a2io11e a fine di · ccmbre sul Co l del Rosso, Col ,rEchele, Monte Mclago. Altre indicru:ioni cmergon<J dalla men1oralistica, ma mue queS!e notizie non consC01<Jf10 di mmere insieme un quadro complessivo di q ualc he attcndibiLità.
( 1') P. G1uD1c1, Ueparti d'tusa/to, cit.,p, 294. ('•) Ibidem.
('')
Dopo la batiaglia del gi tJgno 1918 i! com and o della 3. armata chiese r assegnazione di un reparto d'assalto ad ogni d ivisione '"per fronteggiare gli imprevisti de l combatti· menco··. La richie.ta non fu accolta perché la moltiplicazione degli ardit i ne av rebbe diminui to la qualità e ridol!o il ruolo (S. FARINA. op. cit., p. 249-50}
( 1") La circolare de l Comando supremo dcll"8 gen 11nio 1911:l è riassunta (in un cont es10 peraltro ricco di crrori}in Relatione 11fficia!e, voi. V, tomo l bis, cit.,documento n 8. Risultano assegnali alla 1 annam i repan i I, 11 , 111, lV. IX, XV L XXII] e XXIV, .,Ila 2. armata il X, alla 3. 1umata i reparti X IX, XX , XXI e XX I I, alla 4. armata i reparti V. VI. Vll e Vlll, all a 5. armata i reparti Xl, Xli e XIII, a l m corpo d'armata il XVJI Non si tratta di una riorganizzazione operativa, ma di una distribuzione provvisoria che 1icne conto anche della disponibili1i1 d i campi d i ad dcs 1ramen 10, come evidenzi a l"Msegnazioned i bcn8repartialla I.armata. ( 11) Non disponiamo delle di rettive del Comando su premo per quesca riorganizzazione: anche la raccolta delle is t ruz.ioni taniche del Comand o su premo fornisce parecchie notizie per il 1917 e nulla per il 1918 (cfr Relazione 11fficiale voi. VI, tomo 2, cit.). Siamo quindi costreni a ricostruire !"atti vità riorganizzatrice del Comando supremo dalle trasformazioni attes1atc dalle memorialistica. ( 1•) Dallo spoglio della memoriatis1ica risulta che i comandan ti dei reparti d"assalto e rnno scelti con molta cura tra maggiori e capit ani di p rovata energia ed espe rienza, quasi sempre d i carriera, di età relativamente giovane, ossia sui trent"an ni. I comandanti delle compagnie erano di regola cnpitan i d i complemento con una lunga espericn~.a di guerrn; tenenti e souotcnenti erano invece genera lment e assai g iovani dianni e di guerrn, in molli casi reclutati tra le classi 1897 e 1898. Più anziani cd esperti erano i sonouffici ali, 1ra cu i troviamo anche vecchi intervemisti del 1915, che avevano un peso maggiore c he nelle altre 11ni 1i1; e infani gli unici soctoufficiali che nel dopoguerra ebbero ruoli dirigenti nella lotta politica provenivano dai reparti d'assalto. Sembra infine che la maggioranza deg li ardi ti, co n gradi e senw gradi, provenisse dalle cillà anziché dalla campagna: il fano, non documen tabile con esattena, è de l massimo interesse, perché in tulle le unità di fanteria la maggioranza dei soldati ent di origine contadina
( 1' ) Secondo la memorialistica, nella primavera 1918 vennero crea ti dei comandi di gruppo che riunivano i reparti d'assa lt o assegnal i alla stessa ar mata, d i cu i dovevano c urare l'addestramento. ma non !"impiego, di regola dece11trato. Probabi lmente ques li comand i di gruppo ebbero un rnolo diverso a seconda delle situa7ion i; presso la 3. armata-i! colon n ello Pavone ebbe il coman do de l ITI repa rto d i marcia e l' ispeltorato dei reparti assegnati aU'armata, svolto con popolarità e d efficienza atte<;tate da piùfonti.
i~~~i::/;~~:,at:,~a:;i::~di~Je~~,1!!~~j IX Battaglioned'ru•sa/lQ [111mme ne· re, prefazione del generale G. Giardino. Tip. dell"unione, Roma 1921, p. 19; cfr. a n· c hcA. BlJ"SINEl ll,Op.ci/.
i:~r,~:1~:;1i::; ~:~:~fio, cit., pp. 13-14 (pagi ne scriuc dallo stcsso Fnguglia). (u) Rtfawne 11/ficiale, voi. V, tomo I bis. cit. , d ocumen to 11, 8 cit ( 11) Tutti i dati seguenti prov~ngono dal confronto d i varie fonti Abt,;ano giii: parzia l· mcmc corretto que lli forni ti nella prima edizione di quest"opera con l'al)i,ono del la Rdm;ione ufficiale, voi. V, tomo l e I bis, cit., nella no ta GoRG10 RocJtAT, / rqUJrti
c/'ussuho esisIe11Ii al f5gi11g110 1918, in -Memorie s1orichc militari 1982", pp. S 15·20. Ulteriori correzion i sono rese nccc~sarie dalla pubblicazione dei tomi 2 e 2 bis della cii. Relazione 11f!iciale. vol. V, e in particolare da l documento n. 105 del tomo 2 bis, p. 402, che presen ta un dct tag !iato elenco dei rcpari i d'assa lto nel 1918. Non ci sentiamo pe rò d i accoglie rlo senzudiscussione, come risulta d alle no te seguen ti. f") E precisamente i rcpar li d'assalto Ili e XIV erano assegnati ai corpi d'armata con lo stesso numero della 7.armata;quelli V,X e XXIV alla J.armata;q ue lli Xl ii e XX alla 6. armata;quclli I. VL IX e XV LI I alla 4. armata; quelli VIII e XXVII alla 8.a rmarn; (IUCUi Xl, xxm eXXVIU ali.i 3. armata:quelli Xl i , XX II. xxv. XXVI e xxx alla 9.armatadìrisen·a.
(l 1) Per il Il reparto d'assalto in Francia cfr. Relazione 11J!iciale, voi. V II : I.e opcmtiot1i fuari del territorio 11azio1111/e. tomo 2: Soldati d'lm/ia it1 fell11 di froncia. e turno 2 bis, Docwmmti, Roma 1951, {JCl111,im. I reparti d'as.,alto XVI e XXXV non hanno invece ri lievo nel tomo 3 de ll o stelìSo volume cii., dcd ic.i to alle operazioni nei Balcani. Roma I 983
(21) È precisamen te la divisione d'assal to cos tituita il I O giugno ebbe i seguc111i reparti: V, VW, X, Xli, Xlii , XIV. XX XXII, XXX.1125 giugno assunse la denomi nazione di ],divisìoned'ass;altocpcrse i reparti V.XI VcXXXchc<:oni reparti I, VI e XXV (prelevati a loro volta dai corpi d"annata di nppartc nenz.a) costi tuirono il 27 gi ugno la 2, divisione d 'a;.salto.
{29) La Relazione 111Jicù,le, voi. V. tomo 2 bis, cii., documento n. 281. pp. 854 sgg.. inserisce nell'ordine di bauaglia de ll'esercito di Viuorio Veneto 14 reparti d'assalto non indivisionati, e cioè: I. armata, rt:parti XX IX e XXXI: 3. armata, reparti Xl, XXVI e XXVIII; 4 armata, repar1i 111, IX, XVIII, XXIII e LV; 6. annata, reparti LII e LXX; 8. arma ta, reparti XXV II e LXX.li. T utto ciò cunfèrma i nost ri calco li; rn:1 bisogn a a nche ri cordare che la Uelazione 11fficia/e non è sem pre allendibi le: nel documen to 28 1 cii., ad esempio. il I reparto figura a~scgnato si:1 alla 7, armata che allu 12., mcn1re in realtà faceva partcdclla 2. dh~sione d'ass.1110: 1' Xl reparto viene assegnato al la 3. annata, alla I O. armala e a li' Xl corpo d'armata; e il L n repa r to risulta assegna to alla 6. armata e alla 52. divisione. Diamo questi particolari per evidenzia re i limiti della documentazione ufficiale e i problemi c he ne derivano allo studioso.
( w) La Relazione ufficiale, voi. VII, tomo 2 bis. cii .. documento n, I 32, pp, 242 sgg .. inserisce nell'elenco de ll e truppe e servizi del Il corpo d'armata in Francia al 24 scttem· bre 19 18 anche il XXXI.I reparto d'assalto, in fona dal 2 0 settembre, ma d i o rigine ignota. Vale a dire che non si sa se il XXX U rep.irto d'assalto provenisse dall' Italia o ros~e costilUito in Franc ia con gl i uomini d isponibili.
(JI) La Relazione 1ef!icir1/e, voi. V, to rno 2 bis, cit., documento n. 105, cit., dà un totale di 40 reparti d'assal10 costituiti nell'autunno 1918. perché distingue tra un XXXII reparto della 9. armata. assegnalo alla 4. armata per la bauaglia di Yillorio Ve neto (che f)Craltro non compare in alcuna altra pagina de lla Re/11zio11e, 1am o meno Ira le fonc della 4. arma ta) e un XXXX:ll (sic) reparto costituito presso il n cor po d'armala in Francia nel se\lernbre 1918. l'cr quanto ci risulta. la presenza del XXXII reparto è documentata soltanto presso il U corpo d'am1ata in Francia. E quind i ci fermiam o a 39 reparti d'assalto. Un ug uale totale è dato anche dall'Amwario uffìci11/e delle fon.e 11rm_a1_e 1938(eurato _dall'Ufficio stori co ddl'escrcito), sotto la voce Sunti .~'.orici t' urga111c1 delle anni, dt•i corpi e dei Iervizi (voi. I, parie 3., pp. 680 -90). Tunav1a l'elenco dei reparti d'assalto non è attm dibile , perché ne annovera parecchi di cui non risulta a ltrove l'esisten1.a e invt:ce dimentica i rcpar!i d'11~salto di ma rcia.
( " ) In conclusione, i reparti d"asQJ to esistenti nel 1918, secondo la numerazione introdotla nel maggio. sono i seguenti (cda - corpo d'armata):
I I cda, poi dal giugno 2. divisione d'assallo
Il Il cda, in Francia dall'aprile appunto con il li cda
Ili m cda (7. annata). in autunno 4. a r rnatll
V V cda, poi diti giugno l, e poi 2. d ivisioued'assallo
VI VI cda , poi da l giugro 2. d ivisione d'assali o
VI II
VH1cda.poidalgiugn<1 l.d i\·is1one d'a~tho
IX CX cda(4.anna 1a).i R au1unno4.armata
X X ala. poi da l giug no, I divi sion e d'.ts~al!o
X l Xl cda(l mm n ta), iil auturnm 3. armata
X li X ll cda,po id :11 giugno l. d ivisionc d'11s.<1a lto
Xlll Xfll cda, poi da.I giugno\. di visio ne d';1s.~al10
X IV X:IV cda,poida l giugno I. e poi 2.divbionelfassallo
XVI X VI cda, in Albania (probabilmente cos1itu1 lo sul posto)
XV III KVIII cdl(-' arm.11a), in au tunno 4 armala
XX X.X cda, poi dal gi ugno I di\is1one 1.ra».1IIO
XX II XXII cda. poi d .tl giugno I . d ivislOnc d'u ~)l1ho
XX III XXIII cda(l a rmam). in autunno 4 ar mam
XXV XXV cda, pui da l giugno 2 divi.~ ion c d 'assullo
XXVI X:XVJ cda (9. :u-rnat a), in autunno .l ar'nH1la
XX VII XXVII cda (!:I. a rma ta), in a utunno 8. urmala
XXVIII XXVIII cda (3. armata), in autunno 3. ar m,1ta
XX IX XXIX cda (1 . arma ta). in autun no I. armata
XXX XXX cda,poida l giugn o I.e poi 2.divisione d 'assa110
XXXI I.armata
XXX II da scncmbrc in Francia conii Il cda ; n on ~up pia mo se fu cmt i1u1 10 allora o p r ccetlcmemc11 1c, non se ne hanno co munque notizie prima d el ~c ucmbre
XXXV 35. divisione di fanteria in Macedo nii1 (probabilmente cos1ituito~ul poslo)
LII 52. divbio nc alpina. in autunr,o 6. armala
LV costituito a fine giugno p resso il V cda (I. :1r rnam), in autunno 4. ar mata
LXX cost i1ui 10 a fin e giugno presso il XX cda (6. armata), in autunno 6. armata
!::::::::~:':~:,::,::o:::;;:~:::,;•:(: :•::::):::•:~o::::~::
LX II I sciolti
LX IV LXXX
Reparti d'fJSS(l/to ,ti 11111rc:/11
I I .armala
Il 2. poi 8. armma
lii ).a r ma ta IV 4.amm la
V 5.poi9.a rmma
VI 6.a r mala
VII 7.a rrnata
X cos1i1uit o in gi ug no come reparlodi marcia MA- per la di vb ionc d 'assaf10, poi as.'iègflalo come X a l corpo d 'armata d'assalto
Xl corpo d 'armala d';usallo, coslimiio a fine gi ugno
IL RUOLO DEGLI ARDITI NEL 191 S
I COMPITI DEI REPARTI D ' ASSALTO
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1:: difficile abbozzare anche a grand i linee uno studio su l ruolo dei reparti d'assalto n e ll a guerra del 1918, per c hé non es iste una documentazione sulle intenzioni e le val u,az ioni degli ahi comandi , come non esistono anali si adeguate de ll a loro parte nelle battaglie del giugno e dell'ottobre-novembre, dove l'attivi tà dei repart i d'assalto fu in buona parte dispersa in molte picco le nz io ni di interesse locale, che solo la memoria li stica rico rda e con mo lta parzialità. Per le divisioni e il co rpo d'armata d 'assalto abbiamo p.i recchio materiale, che utilizzeremo n el pross im o capi tol o; si tratta pe rò di un'esperienza che coinvolse so lo una p arte dei reparti d'assalto, a partire dalla metà di giugno, e che pe r molti aspetti si presenta co me alternativa a quella tradizionale, come ricerca di u n d iverso ruolo bellico degli arditi Va però ricord ato che la cr eazione delle d ivis ioni d'assalto no n segnò il declino dei repart i d'assalto non indivi sionati, Ul nto che, abbiamo già visto, ne furono creati di n uovi anche dopo il gi ugno 1918. È appunto il ruolo belJi co de i reparti d 'assalto non indivisionati che tentiamo di capire in q u esto momento, basandoci sopratlutlo sulla lettura critica della memo riali stica degli arditi e della letterntura di guerra di interesse generale.
Un punto da tenere presente è che n el 19 18 la superiorità nel le azion i o ffensive dei reparti d'assalto rispetto ai battaglion i di fan teria era certame nte minore che nel 191 7. I battaglioni di fanteria avevano fruito d i co nsistenti miglioramenti di armamento, condizioni di vita, preparazione morale; i reparti d'assalto per contro avevano perso qualcosa dell'nddest ramento curatissimo del campo di Sdricca, come l'integraz ione a ltvcllo di p lotone di assaltatori e armi automatiche e la continua ricerca di nuovi mezzi e nuove tattiche, e dal punto d i vista dell'organico si diffe renziavano dai battaglioni di fanteria soprattutto per la maggio r dotar ione di pistole mitragliatrici e lanciafiam me. Era questa una conse~ue nza della linea del nuovo Comand o suprem o di p un tare sul rnfforzarn cnto armonico di tutto l'esercito: i repart i d'assalto non erano più lo Jri lrumento privilegiato per risolvere il problema offensi,·o, come era Jrièlllbrato dh·entassero presso la 2. ru-mata di Capello, ma 1rna specialit à. '0c ll a fanteria con compiti importan t i e limitati.
Anche lo svilu ppo d ei p io! oni di arditi reggime n tali co ntrib uiva a d imin uire la di stanza tra reparti d'assalto e fa nteri a d i linea. Questi plotoni , creati nel 191 7 e generali22ati n el 1918 in ragi o ne di uno pe r reggimento (so lo gli alpin i ne aveva no uno pe r batta gli one), erano composti di elementi scelti per d ot i fi siche e morali all'inte rno d e ll 'u n ità cu i continuavano ad appar t enere e di cu i con ser vava n o la di visa, le tradizio ni e ogni a lt ra car atte rist ica . D o po un breve corso d i addestramen to s ul tip o d i q uelli dei reparti d'assalto, i ploto ni di a r diti r eggimen t a li s i assumevano i l co m pito dei p attugliam ent i quo t id ia n i, dei piccoli colpi di ma no , in genere delle azio ni al di là delle tri ncee, e, in caso d i offens iva, guidavan o il reggimen to a ll 'assalto; ave vano cioè gl i s tessi com piti su scala lo cale dei reparti d ' assalto su scala maggiore, senza dis taccarsi dalle un it à di a pp ar te nenza, di c ui co ntinua va no a dividere le sorti, con qualche nùnor e privilegio in cam bio delle fa t ich e e dei rischi che accellavano. In s ostanza, i ploto ni di ard iti reggime ntali eran o truppe scelte di fan teria come la Sturmt rupp e n a u stro-ungariche, e no n tru ppe speciali con proprie caratteristiche e la r ga autononùa come i reparti d'assalto. È quind i errat o eq ui p arare gli ardit i e gli ard it i reggimen tali, co me pure si usò nel dopoguerra, ma è ind ubb io c h e lo sviluppo dei pl o ton i d i a r d iti r eggi mentali ri duceva l'im portanza dei reparti d 'assalto pe r la fante ria, ch e traeva maggiori capaci tà di im pi ego auto no mo da ll a s ua accresciuta preparaz ione e dalla p iù la r ga disponibilità d i mezzi.
Se cerchiamo ora di defin ire i comp iti dei reparti d ' assalto n el 1918, pr escinden d o dalla contraddittoria esperi enza d elle di visio ni d ' assalto, in primo luogo regis t riamo le operazioni a obiettivi limitati condotte in per iodi d i rela t iva cal ma, in cui il fav ore della sorpresa, l'elevato addest ram ento ind ividuale e il fo rt e s pirito aggressivo garantirono q uasi sempre eccellenti risu ltati agli a rditi. Non ebbero invece svil uppo le aspirazioni mat urate nell'ambito della 2. anna ta di Capello, che assegnava no ai reparti d 'assalto un ruolo decisivo nel superamento della guerra di posizione; n elle grandi ba ttaglie del 1 9 l 8, prescinde ndo sem pre dalle d ivisio ni d 'assal to, gli arditi furono impiegati come ava nguardia della fanteria nell'offens iva, co me r iserva nell e mani dei coman di d i corpo d'arma t a nella difensiva. E rano com piti che rien travano nell a logica del l' impos tazione d i Diaz e Badoglio, ch e su bord inava tutto all'azione delle d ivisioni di fan teria. E infatti molti reparti d'assalto furo no man da ti al massacro contro posizioni fo rtificate opp ure sacrificati sull e posizio ni raggiunte pe r l'impossi bil ità d i so rreggerl i tempestivament e con il grosso della fa n teria, poco essend o stato fatto per coordinare la lo ro capaci tà di pen et razio ne in p rofon di tà con la velocità di m ovimen t o della fant eria . Nella d ifensi va infine fu e rro r e frequente d egli alti comandi di impiegarli t roppo presto, quando ancora la spi nta del nemico non si era esa urita(') . Co n JX>Che eccezioni, le caratteristiche dei r eparti d 'assal to no n fu ro no adeg uatam e nte valorizza te nelle grand i b attagl ie del 1 918, tan to c he il loro contri buto alla vittoria fu second ario, conte ved remo in seguito .
A questo punto è t1ecessario chiedersi se questa s.otto-111 iliz232icne degli arditi sia da addebitare. all'incapacità degli alti corna:r1di di oogliernc ap pieno le caratte ri st iche (una spiegazio ne certament e fo ndata, ma in sufficiente) o non pi.uttos to all'organi zzazione stessa dei reparti d'assalto. Se cioè fosse necessario fare d egli arditi una spedalità d e lla fa11ieri a con una propri a fisionomia e un proprio s viluppo, anziché specializzare n ell'assalto aliqu o te de ll e unità di fa nteria (valorizzan<lo i plotoni di a rd iti reggimentali) o ppure un numero limitato d i battaglioni di bersaglieri; o più semplicemente se non fossero s ufficienti per i co mpi ti specia li zza ti loro affidati venti reparti d 'assalt o anziché i quaranta creati ne l 1918. È anche necessario chiedersi perc h é nella situazione che abbiamo sommariamente d elin eato gli arditi continuassero a fru ire di tutti i privilegi loro con~i nel ] 9 17 , dalla di visa ai soprassoldi, dalla disciplina più elas tica all 'ese nzio n e dai turni in trin cea . La pubbl icistica loro favorevole s uo le affermare che questi privilegi erano una coniropart ita soprattu tto morale dei grossi ri schi che g li arditi sostenevano in addestramento e in battaglia. Tali affermazioni non sono però mai corroborate da cifre precise sulle perdite(2). Per quant o ci risulta, le perdite in addestramento erano limit a te per i reparti d·assalto di maggiore effic ienza (un so lo morto, nessun ferito grave in quattro mesi di esercitazioni nel campo di Sdricca), ce rta mente infe ri o ri a quelle che un bauaglione di fa nt eria aveva nei mes i di trincea senza grand i combattimenti; è però poss ibil e che nei re parti impro vvisat i e male inquadrati le perdite in adcl es1ramento fossero più alte, per lo meno ci sono alcune t es timonianze in questo senso, ma sempre troppo vaghe per autorizzare conclusioni pe re ntorie .Quanto alle perdite in combattimento, premesso che nessun ca lco lo preciso è possibile per mancan za di dati confrontabili , è nostra impressione che morti e feriti fossero medi a men te superiori in un repar10 d'assalto che in una divi.-.ione di fanteria presa complessivamente, ma che i battaglioni di fanteria lanciati alfanacco potessero avere perdite non inferiori che gli arditi, i quali potevano co ntare su un migli ore addes t ra mento individual e e s pesso sulla protez ione della sorpresa. Questa nostra impression e non è evidentemente dimostrab ile, così come non lo so no le affermazioni in senso contrario , ma vale forse a rico rdare la necess it à di accogliere cri tica mente leggende e memorie di gue rra.
In realtà, i pri vil egi con cessi agli arditi nel 1918 avevano so prattutto lo scopo di alimentare il loro s pirito di t.-orpo, differe nziandoli dalla massa d e i combatte nti , e di premiare non tanto le loro perd it e quanto la lo ro agg ress ività e la loro proclamata fiducia nella vi tt o ria . L"elevato r·cndimento dei reparti d 'as salto poggiava essenzialmente su due elemcni i: un buon addes tramento e armam e n to e un fort e spi r ito di corpo. Ne l 1918 addestramento e annamento erano forse regrediti , ce rto rmn mig li orat i rispetto al L9 17 , era quindi indispensabile in coraggiare lo spirit o d i corpo in tutti i modi, in primo lu ogo con pri vilegi si.a formali s.ia 11os1a nzial~ che rendessero e,identi a tutti (ed a loro stessi) i meriti degli
ard iti cd i ricono sc imen ti l oro ri servati. I re part i d"assa lt o ebbero perciò u no sp irito d i corpo esas p erato, che, con il co nsenso a tti vo degl i alti comandi. li convinceva de lla loro supe riorità verso gli a ustriaci, ma an che verso le a ltre truppe ita liane.
Rim ane il prob le ma d i fo ndo: lo svilup po dei repa rt i d 'assalto ne l 19 18 ed i p ri vilegi loro co ncess i ri spo ndevano a es igenze esclw ivame nte o preva le nte mente mili tari , era no cioè detta ti dall 'and ame nto de ll e operazio ni bellic he, oppure erano a lme no in parte dovut i a fano r i po li t ici (in senso la to)? Senza vole r in alcun mod o d isconoscere il nio lo mi litare che gl i ard it i ebbero, ci se mbra che il loro s uccesso nel I 9 18 (e in mi nor mis ur a ne l 1917) p r esso gli alt i coma ndi, l'op inio ne pub blica e g li stessi comba tte nti vad a s pi egalo anc he con cons ide razion i pi li generali, polit ic he appu nto in se nso lato(3).
L'A RDITO , COMBATTENTE DI TIPO NUOVO
Nell'u ll ima fa se de ll a guerra, è gene ralme nt e riconosc iu to , il so ldalo italia no con tin ua va a combatt ere con disciplina , fedeltà e u na ce rt a efficienza, a nc he per l'espe rienza accumu lata e la relativa abbondanza d i mezzi, ma senza p art ico la re aggressivit3 né en t usiasmo. Nei prim i mesi d e l 1918 erano ino ltre leciti mo lt i d ubb i su lla capaci tà d i resistenza de ll 'ese rc ito e del p aese: la leggen da che Caporetto s usc itasse s u b it o n uove en ergie, come il cosiddetto "colpo d i sperone ad un cavallo di razzan, è solta nto una leggenda, perché la ripresa fu graduale e contrastata(4). In q uesta s ituazio ne s i p uò capire l'int eresse del Coma ndo su premo a mantenere e svilu ppa re repa rti d 'assalto d i e levato mo ra le, che cost itu ivano un a piccola riserva di sicuro affidame nt o, ma soprattutt o di mostra van o al paese ed a ll'ese rci to che , c'erano ancora combattenti entusia~t i e vitto ri osi.
Se infatti si tenta un confronto tra i reparti d'assalto ed i battaglioni di fanter ia, la differenza che pi ù co lp isce è il diverso atteggiame nto verso la gu e r ra, accettata senza entu sias mo, talo ra co n riluttanz a se n o n co pe rta oppos iz io ne dalla ma ssa de i com ba ttenti, cerca ta invece co n tras porto e oste ntat a convinz ione dagli a rditi . La sce lta in fo nd o che co nt rad d istingueva i reparti d 'assalto era p roprio la proc lamazione del des iderio di fare la guerra e fa rl a bene, fino alla vittoria; e questo li rendeva prezios i per il Co man do s up remo, n on ta nt o come pre toriani da ut ilizz are co nt ro il ne mi co in te rn o, quanto co me co mb atte nt i di t ipo nuovo, e ntus ias t i ed efficaci, mode ll o implicito a ll 'esercit o ed al paese . Nel clima d i m obilitazio ne patriottica dell"uhimo anno del conflino, gli arditi venivano a rappresentare il ricupero di quel volo ntariato politico-morale ch e l'ese rcito aveva scarsa men te app rezzato nel 19 15, ma di cu i o ra sc opriva [' importanza. Cado rn a aveva ce rcato di impo r re com e mode ll o d i co m-
port am en to un tiJX) di combattente eroico ed as tratt«J, 1roppo lon tano dall a sensibilità dell e masse: di fano il modello di c<> mp:irtamento più diffuso deUa guerra italiana. accett at o dagli stessi muu -mt!dia ufficiali, e ra stato l'alpino (o il fa nte cont ad i.no), i l combattente obbedient e e s ic uro, forte però soprattulto nella difensiva. che bestemmiava la guerra e chi l'aveva voluta, ma accettava con rassegnazione il destino e gli ordini di super io ri spesso amati.
A questo modell o si con tra p po neva nel 1918 queLio auovo dell'ardito, l'assaltatore veloce ed efficiente, tutto votato a troffensiva ed alla vitto ria , capace di imporsi all'attenzione dell'opini o ne pubblica; e poco im1>0 rtava o rmai che la s ua moti vaz ione ideologic a fosse più vicina alvolo ntarismo naziona le e da nnunziano ch e al primo interventism o democra tico.
Il ruolo politico degli arditi, in s intesi, consi s té nel rnpprese ntare un combattente di tipo nuovo, che fo sse di stimolo e di riferim ento all'Italia de l dopo-Caporeno; per questo e bbero un o sv iluppo o rgan ico ed una popo larit à m aggiori del loro effeu ivo ruolo be lli co. Con ciò no n int e nd iamo affatto affe r mare c he gli arditi fossero un corpo soprattutto pubbl icitar io, ma soltanto che p o tero no fruire di una pubbli cità maggiore dei loro me riti innegabili. Si noti che questa propaganda fu so lo in parte organizzata dal Comando supremo, dal "servizio P" o dai grandi organi di sta mpa: il mito degli arditi , della loro efficacia e terribilità, della loro di ve rsità, nacq ue nelfes tate d el 19 17 (si ricordi la testim onia nza riporInia d el co lo nnello Gani all'indom ani della conquista del San Gabriele), crebbe e s i diffuse spontaneamente, con ogni ev idenza perché rispondeva a l bisogno dell'opinione pubbli ca e della massa di comba1t e nti di trovare appoggio in un mito " positivo" di soldato vitt o rioso.
C i vorrebbe però un esperto di psicologia delle mas se per analizzare questo mito in tutte le sue implica zioni, perché l'ardito fu se mpre un 1i1mbo lo amb iguo: no n l'eroe se nza macchia né senza paura, né il so ldatino tutto patria e famig lia della tradi zione o\eogrnfica, ma l'eroe tenibile, ricco di qualità così s piccate da diventare anche vizi. Si pens i alla sua fama di accoltellatore: il pugnale d e ll'ardito incuteva fiducia a lui e timore 11gli aus triaci, ma dava qualche brivido e pe ns ie ro anche a ll 'opinio n e pubblica c he pure gli si affi dava. G li s trappi a ll a disciplina concessi agli orditi e la loro ostentata ani mos it à e insubordin azione verso il carabinie· re, tradizionale simbolo della legge e dell'ordine(5), non erano saltan o privilegi come il soprassoldo e la maggior copia di liceru e, ma elementi c.:os titutivi d el mito , esp ressione d e lla vitalità de ll'ardito e della sua volo ntà di affe rmarsi e vin cere ad ogni cost o, anche contro le regole. Pe r ques to acceu iamo co n qualc he cautela le accu se di indisciplina al comportamen t o degli arditi, spesso esage rate, ma che gli stess i ard iti ac ce tlnva no co n orgoglio perché rientravano nel loro mito di uomini ~fuori de ll a norma" saldamente fede li so lt an to ai valori s upremi d e lla patria e
della vittori a a q u alsiasi prezzo. Va a n che r iconosciu to che g li a r diti finirono col rima n ere cond izio na t i dal loro stesso m ito : l'insistenza s ulle loro ca pacità di accolte ll atori, a.d esem pio, fece sì c he ne lle battaglie del 1918 venissero laivo lta sgozza ti anc he i p rigionieri e d i ciò fosse menato p ub bl ico van t o(6)
AJ la d iffusio n e de l mito d egli a rdi ti, abb ia mo d etto, gli o rgani de ll a p ropaganda u ffic ia le d iedero u n con trib uto diretto relativamente rido tto. Forse l'apporto p iù impo rt an te ven ne dai bo lletti ni del Comando s uprem o , c he, no n ave nd o gran che da riportare ne i sei mes i di stasi de lle operazioni tra la b att aglia d el Grappa e q ue ll a de l Piave, d iedero spesso rilievo a picco le operazioni fcLiccmente condotte dag li a rd it i, che in qu esto modo arrivarono a ll'ono re della p rima pagina dei q uotidia n i. Nell a stampa d i trincea. (7) g li ard iti n on han n o pan icolare rili evo (e s i capisce, perché questi gio rna li si rivolg eva no all a massa dei co mba tt e nt i), né i reparti d 'assalto ebbero loro per ioclici. L' uni co fog lio che con osciamo, Le Fiamm e. Numero unico per le tmppe d'assalto, sta mp ato ne l settembre 19 18 da Mo ndad ori in otto grandi pagine illu strate e distribui to gratuita m en te a l fronte, no n esce d alla o leografi a pat ri ott ica tradiz ion a le: riviste e d istribuzioni di pe nno ni e med aglie, poes ie ce lebrat ive di pess ima fa 1ru ra, il d eca logo d egli arditi e un articolo che spiega come i repa r ti d'assalto riuniscano i so ldal i pi ù forti, coraggiosi, a ll eg ri e fo r tunati con le donne, che p ri ma era no d is persi nella m assa in colo re ed ora, riun iti in s iem e, possono d a r prova della loro bra vura(ij).
A nc he su i gra nd i q uo tid ia ni gli ard iti hanno uno spazio lim itato: si parla d e i lo ro co lpi d i mano e d e ll a loro part ecipazione a ll e grandi ba1taglie, si pubb li cano art ico li ce lebrat ivi e resoconti d i riviste , battaglie e pre m iazio ni con u n 'atte nzio ne co mp les siva men te pro po rzio nale al lo ro peso nell'eserci to, mino re cioè d i que ll a ri servat a agli alpi ni ed a ma ggio r ragione all a fan teria(9) . PìU c he essere st r umen to de ll a d iffus ione de l mito, i grand i q uo t id ian i ne offro no la docume ntazione .C i pare ind icati vo un artico lo d el Co rrie re d ella se ra d edicato al XXI reparto d 'assalto:
I:, un reparto glorioso. Costitu ito ai primi di 011obre, si troVO subito, appena do po una venti na di giorni dalla sua formazione, avvolto nel tu rbine dell'offensiva nemica e fu impegnato a trauenere e ad ostacolare l'a vanzata dell'avversario. I suoi 1wmini comba11ero110 con ferrea ostinatezza sul Tagliamento, sul Livenza, a Ces..mlto, per proteggere la ri1irata. Poi/.. ./ il XXI reparto d 'assa/10 fu Ira i valorosi che prima co11tem1ero la irruzi one nemica al di qua del Piave, a Zenwm, la sc h iacci aro n o contro l'argine e poifinalmeme la elimi11aro110( 10).
Fin qui siamo ne ll 'ambito di una celebrazio ne de l tulto trad iziona le, ma il giorna lista , A rn a ldo Fraccaro li, cont in ua ripo r ta ndo la legge nd a degli arditi che, unici, non disperarono d ella patria nei gio rni d i Capo-
retto. Fraccaroli narra le vic-enòe di un profugo quindicerJnc, che nella ritirata scelse gli ard iti come sua nuova casa e famiglia:
Visse in quei giorni l'urgm,.~rno della ritirata, in metw alla gente che sgomberava, alle truppe che ripiegavano sulle nuove linee. Una .sera vide un gruppo di so/dati che non seguivano la cullente, che ami mgliavano, che risalivano, che andavano innanzi incontro al nemico. La cosa deve averlo colpito Nel grigio orizzonte della desolazione sca1tava all 'improvviso ima luce di fede. Non era dunque tutto perduto, si polevu dunque resistere ancora. C'era ancora qualcuno che credeva.' Certo gli balenò nella mente la possibilità di riprendere il suo paese, di rivedere lu sua casa, di ritrovare i suoi. Quei sold.ati c/w passavano, che andavano innanzi, erano gli arditi del X.Xl reparto d'assolto (1 1).
Caratteristico anche un altro pezzo del Corriere della Sera, proprio ~ulla fama di accoltellatori degli arditi :
Ne!l'atte~·a /de/l'assalto} scherzavano fra loro come ragazzi che prepari110 qualche grossa monelleria . Il caporale Verdirose dava fondo a un fw.1·co di vino e ripeteva nel suo schietto romanesco: Ragazzi, oggi me nevoio lavorà anneno cin q ue. È la ''.mgoma" piU famosa fra tutte le fiamme 11ere del battaglione il caporale Verdirose Ha 45 anni ed è ammogliato e fJadre. Prima della guerra era portiere al ministero dell'interno . Partì vol011tario. La moglie gli scrive: Ammazzane quanli più è possibile e v iva l'Ita lia e Roma nostra! (1 2)
È interessante notare che pure il Popolo d'Italia, che dedica ai combattenti molta più attenzione deg li altri quotidiani, non riserva agli ard iti un rilievo particolare . Quando però Mussolini scrive un breve pezzo sugl i ard iti, rivela una p iena accettazione del m ito:
Fiamme nere!
Al nome di ardito si unisce già una teoria infinita di audacie folli e di ~- ublimi eroismi. E l'uomo votato aUe imprese più arris,.:hiate che ha canceUato dal proprio vocabolario la parola impossibile. Le bombe nel tascapane, il pugna/etto al fianco, il cuore saldamente temprato, l'ardito si ge (la allo sbaraglio, celere come il fulmine, inesorabile come il destino Proieuiie umano lanciato a una meta certa, non conosce oswcoli f. ../. Al mo mento fissato , sull'urlo della trincea nemica, si rizza e precipita: le l>0 mbe a mano scoppiano spdventosamente e attraverso il fumigare acre, w!Jocante delle polveri, guizzd con sinistro lampeggio il pugna letto inesombile.
Nessuno potrà mai riassumere l'istoria meravigliosa degli arditi, la va.1,iui delle loro gesta, la profondità del loro spirito di sacrificio. Le "'fiam-
me nere" costituiscono un corpo d'élite che ha per cemento di cameratismo una qualitd-base in tutti i suoi componenh: il coraggio nelle sue forme più sublimi . Essi stanno tra il moschettiere e il soldato di ventura: ma sul primo han n o la superiorità del periglio e sul secondo fu nobile consapevolezza del fine.
Non sarà discaro ai milanesi l'apprendere che un buon terzo degli arditi è daro da ambrosiani autentici, figli di questa Milano che è l'ardente fucina di tutte le piit pure energie f. ../. Milano, che ha voluto la guerra, dimostra coi fatti di saperla anche combattere. Leoninamente(_ 13).
•LA POLITICIZZAZIONE DEI REPARTI D'ASSALTO
Il 15 maggio 19 18 il presiden te d e l com itato d i d ifesa int e rn a, Lanino, s i r ivolse a Diaz con notizie all a r manti:
Ci si riferisce di attivo accaparramento da più parti di elementi componenti il corpo degli 4 arditi". Tale accaparramento è condotto dai partiti estremi, d'ogni tendenza di guerra. Ciò evidentemente per la preparazione, non certo pacifica, della transizione dalfa gueffa al dopogueffa. I metodi russi delle "guardie rosse e bianche"fanno scuola( 14 ).
La lettera f u trasmessa in cop ia a Orlando, che so llecitò una ris posta . Diaz gli scrisse il 1O giugno:
Effettivamente, da parte dei ,wciali~ti inte,ventisti, dei repubblicani, ed anche di qualche comitato d'azione di mutilati, invalidi e feriti di guerra - come quello di Milano - si è palesata una tendenza ad accattivarsi, con allettamenti di ogni genere e con una attiva propaganda, non solo gli elementi dei reparti arditi, ma anche quanti si siano comunque distinti per atti di valore.
La loro opera si svolge col frequente invio di regali, con promesse da effettuarsi dopo fa pace, con la propaganda delle madrine di guerra, con la istituzione di premi ai combattenti e con l'assegnazione di carteffe del prestito /nazionale/ ai reparti d'assalto ed alle brigate citate per valore come hanno praticato, per esempio, 11 Popo lo d 'Italia ed il Comitato miliiare d'azione tra mutilati, invalidi e feriti di gueffa, il cui direttorio, costituito in prevalenza da estremisti, non fa minero dell'influenza che intende acquistare sopra i combattenti.
Che questa tendenza miri ad un vero e proprio accaparramento con intenti sovversivi, non si può asserire; è indubita to invece che essa è riuscita , finora, negli effetti immediari, anche per la fonte popolare da cui emana, come un efficace sprone alle truppe ed un incitamento alla combattività ed allo spirito di resistenza dei soldati; e perciò questo Comando supre -
mo, non poterukJ certo vietar~ che i reparn· d'assalto rice\,essero , a/ pari delle altre unitci, le prove di r~co11oscem.a de( paese, ha c reduto di non osmcolare la tendenzu. stessa, lZmitandosi so/amen,e a dLscip/inarla ed indirizzarla per :i.fn1ttarn e tutti gli inter,ti benefici. Riconosco però cke la creaz ione di que:!l.·ti \lincoli tra g-Ji elementi arditi ed i panici sovversivi possa destare qualche preoccupazi .ine ir1 vista del futuro ri10rno di quegli eleme111i allo vita borghese; e perciò non mancherò di far sor regliareallentameme ruue le m<1ni{esta zioni cii adescamento che possano essere rivolte 1 · erso le truppe da parte dei comitati estremisti es).
Co me ris ul ta dalla lettera, le autorità militari non avevano preso in co nsiderazio ne la possibilità d i una propaganda disfattista ne i reparti d 'assalto; ma in giugno un infonnatore de ll a polizia infiltrato negli ambi e nti della sinist ra fiorentina spacciava notizie preoccupanti su ll'intenzione deg li anarchici di attirare a sé gli a rdit i. Lo stesso E rrico Malatesta, secondo l'informa tore , avrebbe scritto ad Armando Borghi in questi termini: "O rganizzate gl i ardit i! So no questi uomini rotti ai pericoli, audac i, ma nesc h i per in dol e. Sfr uttiamo la loro capac ità i.nsurrezionista trascinandoli nella nostra o rbi ta e sulla nostra direttiva"(' 6). Le rive laz ioni dell'informatore contenevano abbagli così grossolani (ad esempio, gli anarchici sono p rese n tati co me una componenente del Psi) da non meritare c redibilità; e infatti le riportiamo so prattutto per dimostrare la d iffusione del nùto deg li arditi anc he nel paese. La direzion e generale di pubbli ca sicurezut colse ugualmente l'occasione per mettere in a llarme i p refetti cont ro i tentat ivi di accaparramento deg li arditi con la seguente circolare:
Da fomi diverse è staro segnalato che i partiti estremi, di ogni tendenza nei riguardi della guerra, svolgerebbero attiva opera per accaparrarsi elem e nti del corpo degli aarditi", evidememe,ue per la preparazione, non certo pacifica, della transizione dalla guerra al dopoguerra. Tale propaganda :,·arebbe fatta :,pecia/meme in occasione della venuta in licenza degli ardirK17) .
Le risposte dei prefetti furono conco rde mente negat ive: oessuna organizzazione es tremista stava tentando di conquis tare gli ard iti( 18). In effetti i socia listi ed anarchici avevano be n altro a cui pensare , mentre il vario pinto fronte d el cosiddetto interve nti smo patriottico si rivolgeva al co mp lesso dei combatt en ti, senza cercare legami privilegiat i co n i reparti d'assa lto. Come abbiamo già notat o, anche la collezioue del Popolo ,l'Italia non ri vela uno spec ia le interesse per g li arditi, se non nel quadro d i un'attiva ca mpagna rivolta a tutti i combattenti. In febbraio Mussolini rivc va lanciato la sottoscriz ione cui accenna Diaz nella lette ra citata, per di slribuire cartelle d a cento li re del pres t ito nazionale ai so ldati più me-
ritevol i di ogn i u nità; ed a l s uo appell o aveva risposto un arco mo lto a mpio di personalità. tra cui industriali del livello di Alessandro Rossi e Stefano Benni. In marzo le canelle rnccoltc in nume ro cospicuo fu ro no distrib uite a tutte le uniti, di fa nt eria, quind i anche ai reparli d"assa lto, provoca ndo decine e deci ne di lettere d i ringraziamento ed a pprcz7..amento; tra di esse, solo tre sono di co mandanti di reparti d'assa ltoC 9).
No n ci sembra perciò c he si possano antic ipare a l pericxfo di guerra i legami tra M ussol ini e gli ard it i che s i stab iliro no dopo l"a nni s t izio; e infatti la memo ri a lis1ica, che pure fa il poss ibile per va lorizzare quest i legam i, d ata a l nove mbre 1918 i p rimi in co ntri ed acco rd i. E in vece indubbio che tra la linea po liti co-culturale del Popolo d'Italia e l'ideologia de i reparti d'assaho le affinità erano notevolissime: basti pensare alla comu ne insistenza su Ua necessità d ella vill oria ad ogn i cos to, a l rifiuto esplicito delle regole tradizio nali e de l "m ilitarismo"' d ell'eserci l o regolare, alla fi d ucia ne ll a pre minenza dei va lori in di vidual i e del l e minora nze audaci. Affermaz ion i come le seguenti di Mussolini non poteva no non 1rovare il conse nso degli arditi che leggevano il Popolo d'Italia (cioè della maggioranza, come affer ma la memo rialistica):
Fra una 11wut1 d i automi e u n 'a/lm m assa di ,11aom i, riporta vitroria la massa pili a11re1.1.a1a e disciplinata, ma tra una massa bmta e 11110 massa cosciente - anche qumulo l'i sia sproponione di numero ma eg11aglia11w di me:u.i - nessun dubbio che la massa coscieme sgominenì la massa bruta/... /. E che coJa hanno fallo in questi ultimi tempi gli Jtrateghi che guidano gli esercit i se 11011 rendere omaggio a q11e.1·ta verilà co lla creazio n e dei repani speciali d'asslllto, collo scei-erare cioè dt1/la massa lllrnni e/eme111i vo lonlarionis tici fsic/, e/emellli di urto, di dedizione totale e di sacrificio? Tutti gli eJerciri di /ulti i tempi non l,a,1110 ovulo questi gntppi di volontari, q u esti gmppi c:he dovevano fare, essere un più degli altri'?(: 0 ).
Vi11cerci la gue"a quel gmppo di belligerami che pi1ì presto e piti profo11dame,11e 1mmuterà il carmtere della gue"a e convertirà in g11e"a di guerrieri consapevoli e fJro111i a tutto, ciò che è s/(lf0 sino ad oro fatica e .mcrificio di nwsse rassegnate. I mezzi mMeriali e morali per giungere a queste moforma1.ioni esistono. Bisogna far vibrare cerle corde. Bisogna meuere nel gioco carte d 'ordine materiale e carte d'ordine morale. Bisogna comù1cersi che 1111 indi viduo cosciente e coraggioso vi d<ì il rendime1110 di celllo e che 1•iceversa cento indi11idui ig,w11i e vigliacchi 11011 vi d an no il re ndi m ento di 11 1/0 solo(..2').
Se i reparti d·a~salto non furono polit icizzati in senso spec ifico , ebbero però una sensibilizzazione per i gra ndi problem i de Ua guerra che le alt re uni1à deU"eserci(o no n conobbero. Riportiamo come esem pi o la testi monianza a utob iografica del coman da nte del XXV II re parto d'assa l to :
Il maggiore Freguglia éll't?Va curaco ed ottenuto che il reparto avesse 11110 spirito, con substraro politico, rieuamente inlerventista, secondo le idee de/Popolo d~ltalia cJ,e mai, in ce111i11aia di copie, lm lasciato mancare agli ardit( 22 ).
La migliore analisi della politicizzazione degli arditi , a nostro parere, è quella che Giuseppe Bottai , tenente del XXVII reparto d'assalto e poi es ponen t e di primo piano del movimento e del regime fascista, tracciò nel 1937, con tutti i rischi ed i vantaggi del distacco storico e dell'impegno politi co . La riportiamo ampiamen te per la sua luc idità :
Gli "arditi"" non furono 1111a "specialità ~ dell'esercilo, ma Ulla categoria ideale del popolo italiano, che in loro espre.~e certe sue doti nuove, rivelare dal combauimento e ,tal combauimenro trasfuse nel .mo modo di vita / I
Quei battaglioni furo110, intanto, u11a caratteristica manifestazione di mlo ntà politica. Vo/onwrismo , dunque? s,: ma bisogna intendersi. Un 1,0Jo111arismo nuovo, tipic o , rivelatore d"1111a coscienza politica, inusitata ti quei tempi. Basterebbe, se 110n altro, notare questo fatto: che fu un volontarismo di soldati già souo le armi, che da uno, due, tre anni si battewmo. Un volontarismo di "soldati"; 11011 un vo/011tarfamo di "borghesi". (A werto, eh 'io non VOMli0 fare nessuna discrimina z ione di meriti. Mi sforzo di precisare dei caratteri, per comprendere w1fenomeno) . Non una ge11 erica volo11ui di fare la guerra; ma, poiché la guerra già la si faceva, di farla in un certo modo. U11 volontarismo di tendenza; con un indirizzo e 1111 programma: la guerra rapida, a fondo, portata fino a/Je sue estreme (:0 11s egue11ze , esterne ed interne; comb(lftllfa, quindi, \"LI due jromi, l'ester,w e l'intern o, comro i ne mici di fuori e i nemici di demro. 11 banaglione d 'ossalto fu, .~oprattutto, questo: lo strumento d'u11a guerra integrale, de~·1i11ata a risolvere d'un colpo tulli i problemi italiani. Fu, ne/l'esercito "(l p olitico " (e , perciò, roso da tlllti i vele11i della politica) di quel tempo, il 1m· mo campione de/l 'esercito "politico " , come 11oi l'imendiamo e attuiam o (portatore e difensore di una idea; e, perciò, no11 partitante) / ... f. lo penso che dal XXVII /reparto d'assalto/ data la mia vita politica. Fi11 0 al passaggio nei ranghi del XXVII avevo fatta la guerra, come meglio rn 'fvo pot11to, i11 magnifici reggimemi di [ami, dal Col di Lana al Grappa; 111t1 avevo fauosolo la guerra. Col XXVII ero venuto o fare guerra e politit·a, insieme; e la coscien z a improvvisa di quest'unità era, finalmente, r111 e!la coscienza militare nuova, di cui s'aveva bisogno per vincere la Jl ll erra. Oggi, è difficile ridire quanto e c ome fosse inebriame questa nuova mscie11za; oggi, che è di wui. Ma , allora ! Allora , at'eva sapore d 'ere\fa(. 23).
Si noti che Bottai no n prec isa ulteriormente la scelta politica e he colloca alla base deU'esperieriza dei reparti d'assalto ; la sua testimonianza
ci sembra valida anch e perché non è forza ta fino a retrodatare al 1918 i legami tra ard iti e fascisti. La situazione politica italiana era abbastanza flu ida e la tradizion e "apo litica·• dell'esercito regola re abbasianza forte perché nessuno, al fronte o nel paese, potesse pensare a chiedere agli arditi una militanza politi ca attiva; il prob lema non s i pone quindi in questi termini, ma in quelli più ge nerali prospettati da Bottai Si può cioè dire che nel corso del 191 8 nei reparti d'assalto maturò un' adesione co llettiva airìnterventismo patriottico, c h e ne ll e altre unità si aveva so lo a livello individua le : era il logico sbocco dell'impostazione data alla gue rra ed alla preparaz ione moral e degli arditi , c he, si badi , non contra~tava affatt o con la propaganda d el "servizio P" dell'esercito, ma semmai la accettava pien a mente, come certo non avven iva nelle altre unità . Legge re e diffond e re il Popolo d'l mfia, il quotidiano im erven tista che tra tutti più sì interessava ai probl e mi dei combattenti, non aveva un sig nificato eversivo n el 1918, anc h e se poteva dispiacere a ll e gerarchie più legate alla tradiz io ne di chiusura al mond o politico ; ma era proprio questa chiusura (Bottai dice questa "apo liticità" dell 'eser cito) che gli arditi e gli interventisti rifiutavano. Da questa sce lta di fondo non derivava un interessamen to attivo d eg li a rditi alla lott a poli tica int e rna , fino a quando durava la guerra con gli austriaci (e infatli non conosciamo alcuna presa di posizi one in questo senso); era tuttavia impli cito un orie ntamento ostile a1le vecchie forLe po litiche ed a quelle "d isfattiste", che le vicende del dopoguerra avre bbe ro portato a rapid a mat u raz ione.
CANZONI E RITI DEGLI ARDITI
Qualche indizio ult e ri ore s ulla p o liti cizzazion e e s ui miti degli arditi può venire dalle can zon i e dalla co reografia ado ttate dai reparti d'assalto{24 ). li loro inn o Giovin ezza , notissim o perché successivament e fa tto proprio dalle squ adre fa sc is te e poi divenuto inno ufficiale del regime, era in realtà l'adattamento di una canzonetta cantata prima della guerra dagli stud e nt i torines i e poi ripresa dai repart i sciatori d eg li alpini , che diceva:
Son finiti igiomi lieti deg li studi e degli amori, o compagni, in alto i cuori, e il passato salutiamo! "t fa vita 11na battaglia, il cammino è pien d'inganni; sia mo giovani, abbiam vent'anni, l'avvenire non 1emia m.
Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, ,!ella vita nell'asprezza il mo canto squ illa e va.
Stretti, stretti sollo il broccio d'una piccola sdegnosa, trecce bionde, labbra rosa, occhi azzurri come il mare; ripensando a primavera nei crepusco li vermigli tra le verdi omb re dei tigli i patetici vagar!
Giovinezza, giovinezza f. .. /(2 5)
A Sdricca, ne ll 'agos 10-se1 1e mbre 1917, q u es te parole subirono succcs:s ive modificazioni fi no a raggiungere la versione più nota (ricca però di va rianti anesta te, co me mtte le canzo ni c he va nta no più padri):
Del pugnale al fiero lampo, della bomba il grafi fragore, su compagni, llllli al campo, Id si vince oppur si muore. Sono giovane e son forte, non mi trema in pe((o il core, so"idemlo VÒ alla mone pria d'andare al disonor!
Giovinezza, giovin ezza, primavera di bellezza, della vita nell'ebbrezza il tuo canto squillerà.
Allorché dalla trincera suona l'ora di ba((agJia, sa rà pri11 la Fiamma nera che terribile si scaglia. Col pu.g11ale nella mano, con la fede dentro il core, ei s'anu,za e va !omano, pien di gloria e di v,;1/ore!
Giovinezza, gi ovinezza J ./(26)
Se questa fu la più nota, non fu però l'unica, perché gli ard iti cantarono molle al t re canzo ni, per lo più adattamenti d i testi e musiche diffusi tra i combattenti. Ne diamo alcuni rapidi ese mpi:
Siam gli arditi dell'Italia, siam o i fieri a.\'saftaron·, nere fiamme e saldi i cuori, saprem vincere o morir.1 Il pugnale ed il petardo, alla giubbajìammt1 nera, siamo noi /'immagi11 vera dell'italico va/or.
Correndo mpido balzando imrepido fiero travolge l'assaltator, Al grido altissimo: Arditi, a noi/ Fiamma invincibile ~-ei sempre t11! Al grido al!is:i'irno: Arditi,1111oi!/ /
Siam gli arditi volo11tari della morte e della gloria, che col sangue della plebe scriverem la nuova Sforia. Sul pugnale dell'urdito ci sono scriue due parole: Per la fede e la gi11stizia, questo è scritto, iddio lo vuol.
Fiamme 11ere,jìamme rosse, fiamme vive del mio cuore, sia1e il simbolo più puro dell'italico mlor f. .. /
Fiamme nere, avanguardia di morte, son vessillo di fotta e d'amor, son l'orgoglio m111ato in coorle per difender d 'lralia l'onor!
A vanti, ardito, le fiamme nere so n come il simbolo delle tue schiere, scavalca i monti, divora il piano, pugnai tra i d e mi, le bombe a memo! f. .. /
Abbiamo tuui quanti una sola volomli! La volontà santissima di vincere o morir!
Bel battaglione di fiamma nera sta scriu o là sulla tua bandiera (bis) inulto in alto il tuo destino.
A primavera , t1ra11ti, o fiamma n era , le bombe a man \/Olando VQ!l oilìoiltì o fa vittoria, o si morr(Ì / /(: 7)
Fra i de nri il pugnale in braccio il mosche u o col n ome d 'llalia scolpilo nel petto avanzan le schiere da le fiamme n ere.
La Sipe e il petardo acce11do11 la mischia la forte mitraglia impavida fischia uwm za n le schiere da le fiamme nere. Sempn avami o ~vemiseueri battaglione della marre il nemico sani vi mo quando noi l'assa/irem co11 le bombe e col p ugnale lo dobbiamo massacrare e il cadavere nel mare Adriatico burra,(28 ).
Un alt ro t ipo d i canzone fu largamente diffu so tra gli ard iti, lo sto rnell o della tradi zio n e popolare, ch e permetteva illimitati adatt ament i e inve n zio ni sempre n u ove. "Se non ci co noscet e, guardat eci dall'alto /noi s iam le fi a mme ne r e del battaglion d'assalto !", con va rianti infin ite: "Se no n ci con oscete, gua rd a teci dai pass i / no i s iam le fia mme ne re del colonnello Bassi", o p pure "Se no n ci conoscete, guardat eci il maglione / noi s iamo g li a r di tissimi d el colonne! Pavone" e via d icen do, con il r ito rnello "Bom b e a m an e colpi d i pugna l!" (e va r iant i simili). Diamo alcune strofette tra le mille:
Passiamo come fulmini sul campo di battaglia mentre il cannone tuona e scroscia la mitraglia.
li battaglion d'assalto è battaglion di morte avanti a tutti quanti egli è sempre il più fo rte .
Quando si va all'assalto con i petardi in mano par che L'inferno passi, che passi l'uragano.
L'ardito va all'assalto con venticin q ue bombe e venticinque bombe sono cinquecento tombe
Se sentirete un canto apriteci le porte le fiamme nere passano che van verso la morte.
Abbiamo una bandiera ch 'è nera di colo re le fiamme nere al collo e la speranza in core .
Ha p iù di m ille arditi il nostro battaglione ciascuno h a nel braccio la forza di un /eone.
Canta van le civeue /le mi1ragliej là so p ra , in cima al mo nte or le civette tacciono : l'ardito così volle .
St rofe tte del ge nere erano diffus issime . Ne cit iamo an cora alcune di t ono iro nico:
Finita questa guerra , tutti saranno eroi racc onteranno ai posteri quel che facemmo noi .
Un grande male è quello d 'essere decorato gli arditi sono immuni, ch'è il mal dell'imboscato.
Nelle patrie galere non ci sono più banditi
perché a,ularon tutti ar bartaglion d'arditi.
Se ha più di sei anni, pl-loi far io caporale se è condannato a iita, yuoi farlo gt ,ura/e.
Gli arditi sono soldati creduti farabutti ma loro non s'arrendono se non sono mo,rtimtt(29).
E infine una canzone in cui anche ramare cede il passo al mito della fe rocia del pugnale:
Resta mio bell'ardito, non te ne andar lontano, non mi lasciar qui sola ad O!Jpettarti invano.
lo qui restar non posso, son delle Fiamm e ttere e il nostro amor ci aspella di là dalle trinare!
Ricordati in battaglia che t 'amo e swa soffrire.
In guerra non si pensa che a vive re e a morire.
Se tu ritorni vivo riportami un croato!
Ti porterò un pugnale contorto e insanguinato-'(~.
Naturalme nte no n JXlSsiamo sapere quale diffu<sione e quale consenso incontrassero queste canzoni, come tutte le a ltre della guerra, né in quale misura esprimessero davvero gl i umori e i pensieri di ufficiali e soldati. Ciò premesso, una constatazione si impone: le canzo ni degli ardi ti non differiscono per impianto e sostanza dalle altre canzoni della guerra ita· liana, non lasciano cioè pensare a differenze di fondo tra reparti d'assalto e altre trup pe. Si possono però rilevare alcune sfu mature interessant i, come la sca rsezza nelle canzoni degli a rd iti di quelle note di rassegnata melanconia freque nti nelle ca nzo ni degli alpin i e de ll a fanter ia, anche la scarsezza di riferimenti aJla vita ed agli affetti civili (ove si escludano quelli rituali alla mamma), con un'implicita .rottura col mondo e le tradizioni prebe lliche; per contro si hanno invece uno s pirito di corpo esasperato e un'esal tazione della gioia del combattimento che costituiscono i principali valo ri positivi, insieme ad una vena d i spavaldo buon umore.
Anc he se è megl io evitare co nclusioni perentorie, si può forse trarre dall'esame della canzoni degli arditi una conferma d i quanto abbiamo d ello su ll a politi cizzazione de i reparti d'assalto, intesa come adesione co ll e ttiva al l'int erventismo pa triottico ed alla sua volontà di vittoria. con un implicito distacco dalla m in ore aggressività degli altri combattenti. Si può inoltre notare c he i reparti d'assalto in poco p iù di un anno di vita es pressero una quantità e varietà di canti di guerra proporzionalment e molto superiori a quelle della fanteria, pur cosi più numerosa; il che lascia supporre che le canzoni di gue rra fossero molto più cantatee amate nei reparti d'assalto che nel r esto dell'esercito, perché pi.li. rispondenti ullc convinzion i degli arditi.
Per quan to riguard a la coreografi a, il distacco degli ardit i dalla fanteria fu netto e visibile. Abbia mo già detto de lla d ivisa, completata nel 1918 con l'adozio ne de l fez nero , e d ell e clamo rose ma nifes taz io n i di es ultanza a ll 'an nunc io d i un n uovo combatt im ento. Rico rd iam o o ra l'int rod uzio n e del grido A noi.' come fo rma d i saluto e di e salt azione coll ett iva(31), presto co mpletata con la fo rm ul a a responsor io A c hi l'onore? A ,ioi! c he sostituì il tradizional e l p ip ip urrah.'f 2) Il ruo lo tra mis t ico, psicologico e p ropagand istico del pugna le fu poi solennizzato co n l'adozio ne, a l posto d e l tradizionale presentat 'ami, del saluto co ll ettivo con il p ugna le s nuda to e soll evato al cielo (3 1) T utti q uesti ri t i d i stile da nnunziano (an che se D'Ann unzio no n fr equentò i reparti d 'assalt o ne l 191718, p reso com'era d a i mas e d agli aere i) tendevano a sotto li neare il ru olo "fuo ri d e lla n orma" d egli arditi, s'inten de con la pi ena approvazio ne d e i s uperiori coma nd i, e fu ro no po i ri presi e valorizzat i da i legio nari fi uman i e dai fascis ti .
NOTE
( 1 ) Come scrive Farina (op. cil., p. 249), "nella ballagtia(Jffensiva del Piave i reparti d'assalto di corpo d'arTTJata furono uniformemente impi..egati alla Lesl<1 delle colonne d'attacco delle divisioni di prima schiera. Lo S\iluppo dcll'w.io11c in settori difficili, montani o coperti, ha dimostrato come .1ia stato premalUro questo impiego. Quando nel corso della batlaglia comparvero i veri obit:tti,i pe.- truppe d"asmlto, i vari comandi di corpo d'armala dovenero lanciare i tronconi supc.-stitì dd battaglione, indficienti e ,canchi. E così accadde agli austriaci nella baltaglii! offensiva di giu~o~
(1) La pubblicistica sostiene, citando cifre ufficiali, die nella battaglia di metà giugno 1918 gli arditi ebbero il 20"/4 delle perdite contro il l6%del11 fa11teria: queste percentuali non hanno però valore se 11011 si chiarisce su quali to!ali sono calcolate, se cioè si riferiscono soltanto alle truppe entrate cffetti11arnc11te it1 combanimcnto, e nonanchcariscrveescrvizi
(3) Quando parliamo di ruolo poli1ico degli arditi. non chiamiamo in causa forze politiche definite (che pure ebbero qualche parte in queste vicende, come vedremo), ma ci riferiamo all"impossibilità di divi<lere i fattori politico-monili-propagandisLici da quelli tecnico-militari. in questo come nella maggiornnza dei casi. Per chiarirci con esempio concreto, gli arditi 11011 furono l'unica specialità dell'esercito nata nel corso della guerra: i bombardieri. ad esempio. ebbero un ruolo assai lmponallle nelle offensive sull'Isonzo, ma non ottennero mai una notorietà e u n'importanza paragonabili a quella degli arditi, non attirarono l'attenzione dell'opinione pubblica, non si conquistarono una parte privilegiata, né continuarono a far parlare di sé a guerra conclusa. Parliamo perciò di ruolo tecnico-militare per i bombardieri, di ruolo tecnico-militare e politico-morale-propagandistico per gli arditi.
(') Cfr. PTF.RO Mu,<Xòl<.ANI, Storia politica della grande guerra 1915-18, Laterza. Bari l969,pp.459sgg
(') I carabinieri furono largamente odiati da tutte le truppe e furono fatti oggetto di alli di ostilità e anche attacclù, come testimonia la memuriali.~tica più cruda; ma solo gli arditi poterono vantarsi di questa ostilità, facendosene quasi un merito, prima ancora della fine del conflitto e poi sulla memorialistica piÌl diffusa e patriottica. Cfr. M. PA LICRl,Ofl.CÌl.,pp. 186-87.
(~) Citiamo ancora Mario Carli: ~Per un ardito morto, almeno ve111i austriaci dovevano pagare. E prigionieri mai, né da una parte né dall'altra. Lasciarsi prendere da quei cani? Voleva di re vergogna e morte tra i tormenti. Meglio sottrarsi alla prigionia con una buona pugnalata nel ventre. E d"altronde, prenderne qualcuno e po rtarlo giì1? Una zavorra inutile, costosa e pericolosa. Zà! Zà! e non se ne parlava più" ( op. cìt., p. 27). La 1e.5 timonianza è palesemente esagerata (gli arditi si diedero prigionieri come tuue le altre truppe né risulta fossero maltrattali più degli Illiri), ma interess.i proprio per la sua sfrontatezza. Sull'uccisione di prigionieri :omeremopiù avanti. (1) Rimandiamo per un discorso completo a MARIO lsNENGIII, Giomali di trincea 191518, Einaudi, Torino l 977 (" ) Riportiamo il Mdccalogodell'ardico~ (steso nel giugno 1918 dal generale Grazioli, comandante del corpo d'armata d'assalto) per docu1ncntare la mancanza di originalità di questo tipo di propaganda ufficiale: "I. Ardito! Il tuo nome esprime coraggio, forza e lealtà; la tua missione è la vittoria ad ogni costo. Sii orgoglioso di mostrare al mondo intero che al soldato italiano nessuno può resistere. Pensa ai tesori di affetti. di bellezze, di prosperità nazionali che difendi col tuo valore. Ciò infonderà nell'animo cuo una forw irresistibile. 2. Per vincere, numero ç armi non valgono; sopra ogni altra cosa vale disciplina e audacia, Disciplino, è espressio11e di belleu.a e di for7..a morale altissima Audacia. è volotltà fredda e salda dl irnporrela tua superiorità al nemico sempre e ovunque. 3. La Yittoria è al di là dell'ultima trincea del nemico, è nelle sue retrovie; per giungervi adopera violenza e astuzia, né c:ura ,e nell'avanzata imperiosa nuclei awersari ti restano alle spalle. Se il nemico ti aggira mantieni i nervi saldi ed aggiralo a tua volla. 4. Cerca di compren<lere ~empre quanto accade nella
battaglia ed accorri in aiuto <lei compagni sopraffatti. Quando ti accorgi che la situazione vacilla, gettati avanti, punta dritto davanti a te. 5. Nelrassalto usa la bumba e il pugnale, vere armi dell'ardit<i; nella difesa del terreno conquistato, il moschetto e la mitragliatrice. Difendi lt: tue mitragliatrici se vuoi che esse ti difendano. Copri il rumore della valanga nemica clic avanza col canto delle tue mitragliatrici. A quel canto vrorai la valanga disperdersi e il nemico cadere come messe falciata. 6. Se giungi nelle retrovie nemiche gettavi lo scompiglio ed il terrore: allorn. un ardito può va!crc cento uomini; un ardito italiano mille soldati austriaci. 7. li timore che ispiri all'avversario è la tua arma più potente: sappi mantenere alta la tua fama. Sii feroce col nemico finché è in piedi, sii ~encroso con lui soltanto quando è caduto, 8. Se rimani ferito o disperi;o, è tuo debito d'onore dar notizia di te al tuo reparto e far l'impossibile per raggiungerlo, 9 , Non desidernre altro premio al tuo valore che il sorriso delle belle donne d' Italia che avrai difeso col tuo coraggio. Esse ti copriranno di fiori e baceranno la tua fronte ardita allorché ritornerai villorioso, fiero della tua maschia forza, figlio prediletto della più grnndeltalia, W,Corriallahattaglia!Tusei la più fulgida 1:spressionc del genio della nostra ra u a, Tutta la Patria segue come una scia luminosa la tua corsa eroica per l'assalto''' (CTr, aoche S, FAKINA, op, cii , pp. 272- 76).
(') Oltre ad una serie di sondaggi su altri periodici, abbiamo visto ..li popolo d'Italia" e il ~corriere della seran dall"estate 1917 in avanti. Le nostre osservazioni sulla stampa non h_anno quindi pretesa di compktezza e possono fornire soltanto conclusioni provvisorie.
( 1") A1tNALIXJ FRACCAROL.I, L'onorevole Orlando e un ardito di 15 anni, in "Corriere dcUa sera"',8aprilel918
( 11 ) Ibidem L'articolo narra che il presidente Orlando, conosciuto il ragazzo in occasione di una rivista pa~sata al XXI reparto d'assalto, intervenne assicurandogli il suo appoggio per permettergli di arruolarsi tra gli arditi malgrado la giovane età e poi facendogli questa promessa: ~lo mi occuperò di te, ti prendo e ti terrò come un figlio adottivo e penserò al tuo avvenire anche quando la guerra sarà finita". Preferiamo pensare che tanta fa lsa demagogia sia da attribuire all"articolista.
( ' 2) GuELFO C,v1 N1N1, Nervosismi, in ~Corriere della sera~, 23 aprile 1918. Nel gruppo editoriale del ~corriere dcUa sern", e precisamente sulla rivista mensile "La lettura", 1. ottobre 1918, pp. 685-96, apparve un buon articolo di BACCIO BACC1, La grande falange d'as~lto, che tratteggiava le origini, le vicende e la situazione del momento dei reparti d'assalto con una buona informazione, una certa misura e un'intonazione patriottica piuuosto tradizionale, che rivendicava eroismi e generosità degli arditi e non la loro ~divershà''.
('-1) UNo OuALUNQUE [pseudonimo di B. Mussolini!, Fiamme nere!, in ~11 popolo d' Italia~, · 5aprilc1918.
{1 4) La lettera è conservata in: Archivio centrale dello stato, Ministero dell'interno, Direzione generale PS, Categoria A.5.G: Prirrw guem, mondiale, busta 4, fascicolo 7, sottofascicolo 48: Ardili. Accaparramento da par/e dei partiti e1,-1remi(d"ora in poi citato come ACS, A.5.G: Prima guerra mondiale, 4/7/ 48)
C~) La tenera è stata pubblicata in F. CoRrX)VA, np. cit., pp. l 1-12,con la data del 18 giugno; la data del 10 giugno in ACS, A.5.G: /'rima guerra mondiale, 4/7 / 48.
(' 6) La lettera dell'informatore, datata Firenze, 10 giugno 1918, è conservata in ACS, A.5.G: Prima guerra mondiale, 4/7/ 48.
(17) Il ministro dell'interno, Direzione generale PS, ai prefetti, circolare ciclostilata in data 25 giugno 1918, inACS, A.5.G: Primaguerramondiale,4/7/48.
('a) Si vedano in ACS, A.5.G: Prima guerra mondiale, 417/ 48, le risposte negative di 24 prefelti (tra cui quelli di Milano, Roma, Torino, Bologna). scaglionate tra luglio e dicembre 1918.
('") Scrivono i capitano Lommi, XlX reparto d'assalto ("Il popolo d'Italia", 27 marzo 1918), Carctto, [V reparto (10 aprile), Manescalchi, I reparto (16 aprile). Riportiamo la lettera del capitano Caretto: ~Spettabi le direzione, nel rimettere le 12 ricevute delle cartelle toccate in sorte ai militari di questo reparto, porgo al 'Popolo d'Italia' ed agli amici del vostro fiero giornale assertore di italianità e di onestà i più vivi rin-
graziamenti a nome mio e dei bersaglieri tutti. Consci d e ll ' alta sign ificaz:i~ morale del dono che è una ~ferzata ai pavidi e vili, ed uno sp rone per gli altri, i miei bersaglieri cercheranno n1che nell'avvenire di non venir meno al lo ro dovere e <li essere ancora degni del riconoscimento del la patria e del nome di italiani" Come appare e\idente dalla lectern, il IV reparto d"assalto (poi XXVI ) ern composto di •fiamJllc cremisi " ,cioèdi be rsaglieri. (211) Brnno MussouN1 , Verro la grande armala dei ~-o/omari. Torna, torna Garibaldi, in "li popolo d'Italia"', 2 febbraio 1918. (2') Brnno Ml'SSOLINI, O.mre!, in ~Il popolo d'Italia", 13 giugno 1918.
( 21) XXVJJ battaglione d'assaho, cii p. 50 (pagine scritte dallo stesso Freguglia). (2 1) GiusEPf'E BonAJ . Prefazione, io XXVII ba11aglione d 'assalto, cit., pp. 5-9. Le vicende di Bottai nella prima guerra mondiale mcriterehbcro però di essere studiate con più attenzione di quanto non faccia G10JU.>ANO B. G11ERR1, nella sua b iografia Giu.5eppe Botwi, un fascista critico, Feltrinelli, Milano 1976 , p p. 21-22: nominato sottotenente già nell'estate 1915 , Bottai nd 1918 avre bbe dovuto essere capitano e non tenente, salvo cireostanze eccezionali che sarebbe bene specificare. Il silenzio dei biografi lascia il dubbio che la carriera militare di Bottai (e di chissà quanti altri gerarchi fascisti) possa somigliare a quella di Balbo, che, lungi da l vivere tutta la guerra in trincea come vorrebbe l'agiografia, giunse al fronte nel maggio 1917, soggiornò sempre in settori tranquilli e conobbe la drammaticità della battaglia solo alla fine d i ottohre 1918, quando si batté molto bene sul Grappa (cfr. GIORGIO RocHAT, Italo Balbo, Utet, Torino 1986, pp.15-23).
(24) Cll". P. G1uu1u, Reparti d'assaho, cit. , pp . 43 sgg.; RwATo Aurnu LtNAKhS, Del pugnale al fiero lampo, Sergio, Firenze 1930, pp. 47-55; S. FAlllNA, op. cit.,pp. 178-85
(25) R. ALElTO L1NARES, op. cii., pp. 47-48, che scrive: ~11 motivo e i p rimi versi [di Giovineuaj nacquero a Torino una sera d i maggio del J 909 per geniale estro, il p rimo, dell'allora studente Giuseppe Blanc, i secondi , del compianto Nino Oxilia, morto eroicamente sul Monte Tomba il 18 nove m bre !917. Si veda in merito A. VrnGILI0 SAVONA - MICHELE STitANIERO, Canli del/a grande guerra , Milano, Garzanti 198 1, pp. 302-03; come è noto. Giovinezza ebbe nel 1925 una versione uffic iale col nuovo testo d i Salvator Gotta (cfr. A.V. SAVONA-M. STRANIERO, Canti delf'lta/Ulfasci.i·ta, M ilano, Garz:anti 1979,pp. 53 sgg.).
(26) Seguiamo la versione di S. FARINA (op. cii., pp. 182-84), ma n o n possiamo garantire chcsitrattidellapiùdiffusa.
(:7) R ALETfO LINARE.S,Op. cit., pp. 50-55.
(1 8) Inno de] XVII reparto. in XXVII ba/taglione d'a.~sallo, cit., p. 233.
(1~ Rinviamo alle opere cit. di P. Giudici, R. Aletto Linares, S. Farina, A.V.Savona-M. Straniero: si tratta di una produzione così nota e d iffusa che non r ichiede l'indicaz:ione puntuale della fonte.
( 30) S. FAll1NA, op. dt , p. 185.
(3 1) XXVlf battaglione d'assa/Jo, cit. , p. 14; del grido fu il maggiore Freguglia nelfcbbraio 1918.
('Z) CTr. S. FARINA op. cii., p. 185, che attribuisce la formu la al colonnello Alcssi comandante di un raggruppamentod"assalto.
(13) Anche il saluto col pugnale fu inventato nel febbraio 19 18 presso il XXVII reparto e debitamente autorizzato dal comando di corpo d"armata (XX VII baflaglione d'assai/o, cit., p. 101).11 generale Pennella (comandante de l1"8 . anna ta di cui faceva parte il XXVll corpo) lo presentò il 17 aprile 1918 al Comando supremo; in ma rgine alla sua lettera si riscontrano due note anonime: "Ho assistito alle prove di questo movimento, riesce impressionante cd esprcs~ivo, oltre che bello'" e ~Mi pare !roppo espressivo. Gli ard iti sono già 1roppo arditi'" (L LoNGO, op. dt. , pp. 132 -33).Sta di fatto che il saluto col pugnale fu autorizzato e subito diffuso
COMBATilMENTIEBATIAGL IE DEGLIARDffiNEL 1918
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VI COMBATTIMENTI DA GENNAIO A GIUGNO
Per le ragioni già accennate, la ricostruzione dei combatti-
menti sostenuti dai reparti d'assalto non indivisionat i nel 1918 è forzatamente sommaria e discon ti n ua. Gli autori che abbozzano un quadro generale, come Palieri e Farina, presentano differenze e lacune vistose, men t re memori al istica e pubb licistica privilegiano soltanto alcuni reparti, come il IX (Aponte e Bus inelli), il XXI e XXVI (Giuliani), il XX e XXll (Giud ici) , il XXVII (Freguglia) , il XXVIII (F ul mini). Queste font i tendono naturalmente a amplificare il ruolo deg li arditi rispetto a quello dei reparti di fanter ia co n cui erano impiegati. Negli studi generali, a com inciare dalla Relazione ufficia/e d ell'Ufficio storico, le vicende dei reparti d'assalto invece si perdono generalmente in un contesto molto pi ù am pio, che può serv ire a ridimensionare le esagerazioni della memorialistica, ma n on permette di vagliarne l'attendibilità . I cenni che forniamo no n hanno quindi pretesa d i completezza, né di omogeneità di va lutaz ione; non reg istriamo inoltre le az ioni minori, né possiamo seguire con tulta l'attenzione dovuta quelle di maggior successo(1 ).
L' unica operazione di rilievo condotta dalle truppe italiane nel periodo antecedente la battag lia del Piave fu la cosiddetta battaglia de i tre monti (Mo nte Valbella, Co l del Rosso, Co l d'Echele su ll'altipiano dei Sette comuni) del 28-29 gennaio, che vide il tentativo di coordinare l'azio n e degli ard iti e della fanter ia(2) . Vi parteciparono i reparti d"assalto I, Il, IV e XVI (ri~pettivamente XX, XXU, XXVI e XXV secondo la numerazione definitiva dell'estate 19 18 )(3), tre brigate di fanteria, tre reggimenti bersaglieri, cinque battaglioni alpini e un notevole schieramento di artiglieria. Non sembra però che fossero risolti i prob lemi di fondo della cooperazione tra arditi e fanteria : un bombardamento breve e intenso permise al II reparto d'assalto di raggi ungere di slancio la cima del Valbella, ma i bersaglieri non riuscirono a seguir lo e gli arditi furono ricacciati dal contrattacco austriaco; dopo u n giorno e mezzo di mischie furiose, cui partecipò anche il IV reparto d'assalto fiamme rosse del capitano Caretta (una delle sue compagnie perse 140 uonùni su 180 in un attacco frontale contro reticolati intatti), arditi e bersaglieri r iuscirono a co nquistare definitivamente la cima. L'attacco contro Col del Rosso e
Co l d'Echele del I reparto d'assalto, che precedeva la bri gata Sassari, fu meno fulmineo, non sappiamo se per la maggior efficienza della difesa austriaca o per la preoccupazione di non p erd e re i contatti; co n tre successivi sanguinosi assalti le due vette vennero però conqui state e poi tenu te contro tutti i contrattacchi. La memorialistica attribuisce agli arditi quasi tutto il meri to dei due successi, cha va in vece di viso con i reggimenti bersaglieri e la brigata Sassari ; se infatti s i e.-.clude il pri mo assa lt o del Il reparto, in tutta la battaglia gli a rd it i co mbatt erono ins ieme alla (an\cria, senza che s i possano distinguere meriti e caratteristiche di impi ego.
Nei mesi seguenti i repart i d'assalto furono impiegati in azio ni di minori dimensioni, anche se non di min ore impegno per i combattenti. In marzo l'Vlli reparto soste nne numerosi combat tim enti s ul Piave, tra Nervesa e Cavazucc herina, nel quadro delle operazion i di rett ifi ca deUa linea ita lia na. Anche i reparti degli altri corpi d 'armata s tanz iati su l Piave furono impegnati in una serie di colp i di mano oltre il fiume per la cattura di prigioni eri e lo st ud io del terreno. ln aprile il Il1 reparto (poi V) fu più volte imp egnato in Vallarsa contro posizioni fortificate austriache; il 13 maggio cond u sse una splendida azione contro monte Co rn o, conquistando una vetta munitissima e strategicam ente importante con la sorpresa e il valore di un pugno di ardi 1i . In a pril e e in maggio l'atti vi tà dei reparti d 'assalto fu intensificala su tutt o il fronte; a Capo Sile, a ll 'estremo limite meridionale della linea italiana, il XX!ll reparto fiamme rosse (già XIX reparto della 3. annata) conq uis tò una serie d i trincee nemic he co n più azioni , l'ultima delle qua li (il 26 maggio) di straordinaria efficacia. Negli stessi giorni in Vallarsa il XXIX reparto del m aggio re Gambara strappò a l nemico con asp ri combattim enti la cima della Zugna Torta, me ntre il nuovo rn reparto fiamme verdi (fino a poco prima noto come XVII) e tre battaglioni alpini conquis1avano imporranti posizioni ne lle zo ne dì Presena, sotto il p asso del T anale. Ai primi di giugno il X III repano condusse un altro brillante colpo di mano su ll e t rincee aus1riache a nord d e l Valbella.
Questo sommario e lenco com prend e solt an to i combattimenti più rilevanti sosten uti dai repa rt i d'assal to in questi mesi, per quanto a lmeno permettono di capi re le nostre fonti, tutte assa i parziali nell'esaltazione degli ardi ti . Rimangono escl u se le mo lt e azio ni minori, anc he se ialvolta c itate addi rittura nei boUeui rù del Comando supremo nei momenti di stasi delle operazioni. Pur con le debite riserve sulla completezza delle nostre fonti, si può asserire che nell a grande maggioranza di queste azioni grandi e piccole i reparti d'as salto raggiunsero i loro ob iett ivi e riaffermarono il loro va lore, il loro addestramento e la loro piena idon eilà a condurre operazioni l ocali di portata limitata (ma di grosso significato mora le e t alo ra stra1egico) basate s ulla so r p resa, la meticolosa preparazione, la decisione dell 'assalto e la capacit à di manovra e infiltrazione di piccol i nuclei di ardi ti.
L A BAITAGLIA DI GIUGNO, [ REPARTI NON INDIVISIONATI
Nella battaglia difens i,,a in iziat a il 15 ,giu_gno i repa rti d'assalt o ebbero sorti diverse. Nove tra i llligliori erano appena passati a costitu ire la 1. divisione d'assalto e di essi pa rliamo nel pro ssimo paragrafo ; altri non furono daJtofiensiva austriaca mentre un a diec ina combattero no co n i corpi d 'annata cui erano assegnati, come r iserva di pronto impi ego e come punte dei contrattacchi . Per molti di essi abbiamo soltanto notizie sommarie(i.). Sugli altipiani si batté bene il LII reparto d'assalto fiam me verdi, che guidò la 14. d ivisione alla r iconqui sta d i Costalunga. Sul Grappa le penetrazioni austriache furono rintuzzate dagli imm ediati contrattacchi d el IV e V] reparto sull'Aso lone e su l Pe rtica, del IX reparto sul Fagheron, Feni!on e Co l Mosc hi n . Sul So laro lo si batté il XVJU repar t o. Sul Montello i repart i XXVI e XXV II furon o lan ciati a fermare il nemico che aveva t ravolto le lin ee italiane. Sul basso P iave, oltre alla ] . divis ione d'assalto furono im p iegati in giorni d i attacch i, contrattacchi e d isperata d ifesa del terreno il XXlII reparto del maggio re Allegrett i, portato più vol te al fuoco fi n o a ri dursi a u n centin aio di uomini (fu l'unico repar t o d'a-.salto decorato d i m edaglia d 'o ro), e poi l'XI (già XX della 3. armat a), il XXV, il XXVIII.
Abbiamo maggiori dettagl i per alcun i di q uesti rep arti d'assalto. li XXVII del maggiore Fregugl ia fu lanciato contro gli aus t riaci che avanzavano attraverso il Mo ntell o nel ta rdo pomeriggio d e l 15; data la d isparità di forze no n ri uscì a res pingere il ne mi co, ma si aggra ppò al t erreno cost ituendo un o dei punti di resistenza attorno ai quali si organizzò la nuova linea italiana. Il re parto manten n e le sue posizioni fino al pomeriggio del 19, res pingendo alc un i ten ta tivi a ustriaci d i sfondamento e s volgendo una vivace attività d i pattuglie. I n co mp lesso il s uo impegno no n fu d issimile da q uello d elle altre unità di fanter ia e genio b ut tate a ri nforza re la resistenza italiana man ma n o che s i rendeva n o disponibili; poté godere di rifornimen ti adeguat i d i viveri e munizioni e dell'appoggio cos t ante delle sua mitragliatrici, oltre che del concorso di alcune compagnie d i fanter ia poste agli ord ini dì Freguglia. Le sue perdite in morti e feri t i furono elev ate: 174 uomin i, c irca un quarto della forza (ma 12 uffic iali s u 28); il reparto e 40 ard it i furono decorati di medaglia d'arge n to(5) . Anche il XXVUI reparto d'assalto del cap itano Vivaldi-Pasqua fu gettato la sera del 15 contro le col onne austriach.e che avanzavano dall'ansa di Zenso n, su l basso P iave, e perse subito duece nto dei suo i o t tocento uomini in u n attacco a posizioni difensive i11 piena efficienza. Fu poi sacrificato nell 'ostinata difesa dell'improvvi1ata linea italiana dinanzi a Villa Premuda, senza ricevere viveri né muniz-ioni per due giorn i interi, cos t retto quindi a combattere con qllanto tr<rvava sul camp:, di battaglia e con i nud i p ugnal i. li pomeriggio de] t 7 apdle l'arrivo della
I . d ivis ione d 'assalt o perm ise fi n alm ente di rit irare ne ll e re t rovie il XXV III reparto, ridotto a duecento ardi ti e 8 ufficiali(6). Anche di questo reparto, in sostanza. i comandi superior i valorizzarono soprattutto l'i mmediata disponibili tà a muove re , bu u andolo in combatt imen. to sin da l pomerigg io d el gio rn o 15, ma poi, per ma nca nza d i a lt re riserve, lo logoraro no in com pi t i d ife nsivi per cu i non era au rezzato. Per q uanto sapp iamo, a nc he gli a ltri repa rt i d'assa lto de l Mo n tello e de l Piave vissero vicende analoghe, co lma ndo col sangue e r allo morale lo svan t aggio d i un im piego d iverso d a q uello p reventivato. Abb ia mo lasc ia to per u lt imo il IX re pa rt o d'assll lto del maggio re Messe, perché s u lla sua brill ante co ndo tta ne ll a battaglia esiste una documentazio ne relat iva me nte ricca, che si presta a q ualc he concl us ione d i inte resse genera le(7) . L'o ffensiva a us t ri aca s u l Gra p pa conseguì in sperati s uccess i s ul ve rsa nte occiden tale, sfondando il IX corpo d 'arma ta de l ge ne rale D e Bo no: a mezzogio rno del 15 le colo nn e a ust riac he avevan o occ u pato la posiz io ne avanza ta d i Col del Miglio, po i Co l Mosc h in , Col Fenilon e Co l Faghero n, ca pisaldi d e lla li nea d i res istenza. La s ituaz ione era gravissima e suscitò un gius tifica to allarme nei coman di italiani, perché gli aus tr iaci q uasi si affacciavan o s ull a p ia nu ra ve neta; no n erano pe rò in con d iz io n i d i alime nta re una penet raz io ne s uperio re a ll e previs io ni, men tre le art iglierie de lla con tigua 6. armata (graz ie a lri niz ia tiva dei gen era li Segre e Ferra ri ) e q ue lle del IX corpo a pri va no u n rormid ab il e fu oco di sba rrame nto su ll e p os izion i pe rd ute, b loccand o l'a fflu sso d i ri ncalz i e ri fo rn ime nt i Il IX repa rto d 'assalt o, messo in movime nt o a l p rimo sent ore dei s uccessi :aus triac i, po té qu ind i sfe rrare l'assa lto a l Col Faghe ro n in co nd izio n i favorevoli, con tro un avversa ri o esausto e fortemente batt uto da ll'artiglie ri a, ri conquistando di sla ncio la posizione nel primo p ome ri ggio. P rocedé qu ind i conl ro il Fe nil on: '"A ll e 22, d o po un t iro d i pre pa ra zio ne a ca d e nza le nta pe r un 'ora e mo lto vio le nto per mezz'o ra, gli ard iti b alzano: co rsa fa ntastica tra le tenebre tagli ate d a ll e lingue d i fuoco dei lanciafiamme''(8). Co l Fenilo n fu raggiunto e conquistato con un centinaio di prigio ni e ri . Sfruttando e nergicamente il fuoco tre me nd o dell' art iglieria ita liana e lo sco ncerto deg li aust riaci, il IX repa r to p ro seguì e all 'a lba de l 16 a ttaccò e o ccupò an che Co l Mosc hi n, pre nde ndo trece nto p ri gio nieri e 25 mi t rag li at rici. Le perd ite dei tre assalti non sono note, ma furono certamente lievi.
Nel volge re di 24 ore, la vitale lin ea di resistenza s u l versante occidenta le del Grappa era stata perduta dal IX corpo d'armata e riconquistata d a l IX repc1 rt o d ' ass alto: si posso n o ca pire le lod i e le di sc uss io ni susc itate dall' episod io, c he per di p iù si in serì ne i co ntras ti i ra i maggiori comandanti italiani. Alcu ni autori in fatti sottolinearono le responsabil ità ne ll o sfondamento del fronte de l generale Giardino, comandante deUa 4. a rmata, e di Dc Bono, attribue n do quasi tutto il merito de ll a resistenza italiana al l'in te rve nto de ll 'a rti g li e ri a de ll a 6. ar ma ta(9). G ia rd in o e D e Bono, p er parte loro, cercaro no di m inim izzare la gra vit à de ll a cris i d e l
IX corpo e, pur riconosc,cndo il brillante comixirtame11to ciel.IX reparto d 'a s salto, gli accomunaro no negli elogi di"ersi reJ>a.rt i di fa.-iteti.i, i.n mod o da far int e ndere che era st.ato rinsiem.e deJle Lruppe a.i loro ordi.Jlj a re sistere e a vincere( 10). Gli arditi, come al solito, e!.al t arnnoi loro meriti con unilateralità, lasciartdo in. ombra l'appoggio dell'artig;lie:ria e della fanccria( 11 ). Un giudizio equanime, ci sernOra, deve partire clal fatto che gl i assalti del IX repano furono sferrati in condizio ni ideal~cioè con il fa vore della sorpresa tattica , contro un nemico che non aveva potuto rafforzarsi sulle posizioni raggiunte e con l'appoggio di un potente e tempestivo concentramento di fuoco d'artiglieria. Con ciò non intendiamo affatto diminuire i meriti del reparto di Messe, che, in un momento cli c risi, riuscì a sferrare <:on splendido tempismo e determi nazione tre assalti vittorios i in diciotto ore. Con tutto il rischio ch e pre.<se11tano simili pnragonl, gli assalti del IX reparto il 15 - 16 giugno furono t ra i più efficaci di tutta la guerra italiana, perché sferrati da un reparto d'assalto bene a ddestrato e di alto moral e, nel momento giusto e nelle condizioni più fa vorevoli, col massimo dei risultati e il minimo delle perdite. Una controprova si ebbe pochi giorni dopo, il 24 giugno, quando il IX re parto d'assalto fu lanciato all'assalto dell'Asolone, contro posizioni ben presidiate e protette da un intenso fuoco d'artiglieria. Scrive il tene nte Businelli:
/Hi trovo di11a11zi a 11uovi reticolati nemici, e quel che pùì importa, e. 1posto a un infernale tiro di mitragliatrici che tmcciano nell'aria una taglie nte lama d'acciaio comro la quale si \'francano i11esorabi/me111e tulli i co raggiosi. E c ome se ciò non bastasse, le artiglierie nemiche bauono ora la cima defl'A s olone nel dis pera/o lentativo di tenerla a costo di am,iemare tutto e lltlli, italiani e austriaci. Le perdite sono considerevoli; i reticolati illlatti 11011 !tanno lasciato passare c/ie pochi fortunati; dalle trincee mu11i1issime ed efficienti le Schwarzlose fitte flue fitte sgranano il loro rosario d i morte, mentre i nemici, 11wnerosissimi, si difendono lanciando un' en o rme quantiui di bombe a mano. La 11os1ra artigli eria non lui prodotto (l lcun danno alle trincee nemiche ben munite e le o ndate d'ass(l/10 s'inf rangono, impotellli, con1ro la granitica dife:.a(1 2).
A prezzo di forti perdite, il IX reparto riuscì ad arrivare ~ulla vetta clc ll'Asolon e cacciandone gli am;triaci , ma non riuscì a resistere al fuoco d' artiglieria ed ai contrauacchi e dovette cedere il terreno conquistato. Ne l combattimento aveva perso quasi tutti i morti e feriti che ebbe neUa battaglia di giugno , l 9 ufficiali e 305 arditi , circa la m e tà della sua fona. L'e pi sodio serve a ricordare che anche negli alti comandi non e ra s tato ca pit o che il valore degli arditi non bas tava a sfondare il fro111e nemico se nza il favore della sorpres a e di una preparazione a ccurata
LA I. DIVISIONE D'ASSALTO SUL PIAVE
Il 1O giugn o il Comando supre mo costituì la division e specia le "A", più nota col nome di I. divisione d 'assalto che assu nse subito dopo , riunendo nove reparti d'assalt o, un gruppo di art iglieria da montagna e un battaglione genio agli ordini del generale Ottavio Zoppi( 13). La divisione avrebbe dovuto far part e del corpo d'armata d'assalto comandato dal gen e rale Graziali (che abbiamo già incontrato nella fa se di nascit a dei reparti cra~salto) in s ieme alla ùivisione cecos lovacca d e l gene rale A. Graziani; ma quando si scate nò l'offens iva austriaca del 15 gi ugno il co rpo d'armata d'assalto fu scisso, perché la divisione cecoslovacca fu inviata di rinforzo alla I. armata e quella d'assalto a lla 3. arm ata (1 4 ).
La creazio ne di una di vis ion e e di un corpo d ·assa ho rappresentava un rovesciamento dell a linea di co ndotta del Co mand o s upremo , c he un mese prima aveva ordinato che ogn i repart o d 'assalto assumesse il numero del corpo d'armata c ui era assegnato per sottolin ea re la stabilità di questo legame e !"importanza de ll"a ffiatam en to tra a rdi t i e fa nter ia ed ora invece togli eva a nove (e poi dodici) co rpi d'armata i loro r e parti d'assa lto per impiegarli a massa s ul campo di battaglia. Non sappiamo quali fossero i propositi de l Comando supremo; furo no probabilmente i successi c he i tedesch i ottenn ero ne ll e grandi o ffen sive d ella primavera 1918 sul fronte occidentale con largo impi ego di grandi unità add es trate e armate pe r l'assalto e la penetraz ione in profondità, a convincere i comandi italiani a riprend e re l'idea c he Capello non aveva fatto in tempo a r ealizzare nell'autunno 1917, ossia la form azione d i una massa di arditi capaci di attuare una ampia rottu ra del front e.
La 1. divi s ione d 'assalto fu costitui1a alla vigilia dell"offensiva austriaca; mancò quindi il tempo per addes trare i re parti ad un'azione coord inata, per definire una dott rina di impiego, per sperimentare quali e quante unità delle altre a rm i fossero necessa ri e per appoggiare gli a rditi. Il 16 giugno la divisione fu assegnata aUa 3. armata per fermare la penetrazio ne austriac a su l basso Piave e il pom e riggio del 17 , appena scesa dagli a utocarri, fu lanci ala a l contrattac co verso Fossa lta di Pia ve; pur co nseguendo successi ta ttici di q ualche rili evo, riu scì a rallent a re ma non ad arrestare la spinta offensiva del nemi co 11 parziale insuccesso fu coperto dalla propaganda e poi dalla retori ca co mball e ntisticaC 5); meritano invece di essere rico rdate le critic he c he Zoppi mosse all'impiego de ll a sua divisione. B ene aveva fano il Comando su premo ad avviare al fuoco la divisione, anch e se tull o ra in cri s i di formazi o ne , dice Zo ppi; sbagli ò in vece il comando della 3 armata a lnnciarla al co ntralla cco s in dal pomeriggio del 17, in modo "affreuato'', •' intempestivo" e "caotico".
'·fo dovevo pe rsuad erm i, in quello s tes so po me riggio del 17 (cont inua Zopp i), che la s ituazio ne del mo me nto non imponeva il grave sacrificio di impegnare e logorare una divi s io ne nuova gettandola , verament e gel·
randola, ne]l a lotta, come si fa con tutto ciò che capita sotto mano per arginare un torrente in piena La situazio ne infatti n on era d isperata, la s pinta offensiva aus triaca si andava es.:'l ure ndo, ma il •·momen10 per una controffen s iva non era ancora muturato"(1 6).
L'i111en1en10 di migliaia di arditi, per quanto lanciali alfa ciea , m-em 11otevo fm ente rinvigorito, com'è owio , fa 110.wra d1fe.,·a e logorato non poro l'av1-ers(lrio, nw quanto avrebbe polllto rendere di pi1ì la divisione se impiegata l'itulm,wni e dopo convenieme preparazione per l'auacco! {.../
La veritci /concl1ule Zoppi} è che la g11ella di trincea ci avem 11111i legmi ad wz solo modo di mncepire la difesa e l'offesa e disabiwati cifla ma1101•ra, e che essa ci ai 1e1 1a troppo avvezz ati all'urto diretto, man-iccio e ma1erù1/e(17).
Nei giorni seguent i, 18 e 19 giugno, gli a rditi furono lasciati in lin ea con la fant e ria e logorat i in una serie continua di minori scon 1ri. La sera del 19, qua ndo o rma i la spinta offe nsiva a ustriaca era finita, la di visio ne dovette esse re ritira ta nelle retrovie perché aveva esaurito la sua capacità comba11 iva. Le pe rdite erano gravi, ma no n drammatiche: s u circa seimila a rditi si avevano 14 3 morii, 649 feriti, 340 dispersi (1 11); e il rapporto delle perdite di uffi cia li (un morto ogn i nove, un ferito ogni tredici, un disperso ogni quaranta) lascia presumere c he la maggior parte dei dii.pe rsi si e ran o sempl iceme nt e arre."i agli austriaci.
Tracciando un bilan cio a caldo de ll a battag lia, il co mando del la 3. armata diede un giudizio eq uili brato e par.tialmen1e au tocri tico:
In 1m settore e in ww fase m, i piti critici della ba tmg/ia ft, per la prima 1•0/w impeg mua ww divisione d'(1s.mlto. Le i11evimbili difficoluì di 1m primo reale esperimemo, l'impiego forse troppo ajJreuaro, l'estrema difficolui di orienmmetlto per truppe ajJauo 11uove del /elleno, non hanno permes,\'O di rical'are da esse lllllO quel wmtaggio che era /edto ripromettersene. I~ certo i11fa11i che la .\pedale, ~u lw organizzm.ione e f'fllt0 spirito aggres· iii-o delle unità d'a..,;saho dei'Ono renderne prezioso tituen·emo in tutte quelle delicme situazioni che ricltiedono, per essere bene risolte, 1111 vigoroso auo c:ontrojjensim. I:, però da evitare l'imp iego frazionato in comratuu:ch i molteplici, lo ca li e successivi; solo /'impiego orgtmico e li massa può dare impanami ri.mltmi(,_ 111).
CREAZIONE DEL CORPO D ' ARMATA D'ASSALTO
Il Co mando supremo died e una valutazione positiva dell'espe ri e nza deUa 1. divisione d'assalto, poiché, prima ancora che la battaglia di giugno fosse terminata , procedé alla sua riorgani zzazione ed alla creazi o ne di una 2. division e d'assalto agli o rdini del generale De Marchi . Le due d ivis ioni, riunite ne l corpo d 'armata d 'assaho del ge neral e Grazi a li , eb bero uguale composiz io ne: tre grup pi d ' assa lto, ognu no composto da due reparti d"assa lt o e u n battagl ione bersaglieri , un gruppo di artiglieria da montagna e un battaglione genio, un battaglion e bersaglieri ciclisti e uno squadron e di cavalleria(20). L'inserimento dei battaglioni be rsaglieri nei gruppi d ' assalto era d ov uto alla nec ess ità di non sottrarre all e armate troppi re parti d 'ass alto e<l alla convillzione che i bersaglieri potessero dare agli arditi maggiore sol idità nella dife nsiva, senza troppo ra ll e ntarne i moviment i. La mancanza di artiglieria ( la do zzina di o bi ci someggiati da 65 mm pot eva soltanto servire a battere p iccoli ostacoli e pos tazioni sul campo di battaglia) dimostrava c he alle divisioni d'assa lto si continuava a chi edere soltanto assalti rapidi , senz a preparazion e diretta d'artiglieria né penetraz ione in profondità. Gli intendimenti del Comando supremo del resto furono precisa ti co n una circolare d e l 26 giugno: con le grand i unità d·assalto, era detto, il Co mando supremo
intende costiwirsi per la manovra offen~fra e controffensiva a/cune potenti masse d'urto dorate di speciali caratteristiche orga niche e tecniche, così da poterle avere, ad un tempo, agili e pronte nei riguardi della rapidità di impiego; elastich e n ei riguurdi della conwmiabilità e della scio lte zz a di manovra; complete n e i riguardi deJ/a composizione, con elementi delle tre armi, e della disp o nibilità di mezzi te cn ici( 21 ).
Le grandi unità d'assalto, continuava la circolare, doveva no costiiuire "come le punte acc iaiate dello schiera me nt o complessivo" ed esse re impi egate seco nd o ques ti criteri:
I. Impiego e!!.·du sivamente offensivo (o comrojJensivo) e di sorpresa Ciò per non souoporle al logorio dell 'azio n e strettamente difensiva ed alle perdite gravi e non redditizie che inevitabilm e nte seguono la man cata wrpresa [...J.
2. Impiego organico in massa e 11e1/a direzione decisu, ciò che esclude tassatimmeme il fraziona men IO f. ..}.
3. Necessità di ririrure al pili presto le w1it<ì d'assalto dopo il primo successo f. ..}.
4. Nece~-ità infine - derivu nte duJ/e caratteristiche della mobilità e del rapido impiego - di 11011 appesantire soverchiamellle le grandi 1111i1J d'assalto con artigli erie e co n mezzi e servizi ch e non siano !!.·trettameme connessi con le esigenze dell'azione ojfemiva / ... /(_ 21)
Nelle se tt imane successive il generale Grazio !i (uno dei comandanti dell'esercito più inteWgenti e aperti al nuovo) (23) lmorò in1cnsameme per definire una dottrina adeguata. Nelle Norme per l'impiego tauico delle grandi imiuì d'asstdto, emanate il I. luglio , Grazial i sos te neva che la riunion e di tan ti repar ti d'assalto mo ltiplicava, ma non trasfonnava le loro pos sibi lità d i impiego. Basti riportare le prime righe della c irco lare:
Bisogna ripormre la ,iostra meme all'idea, nota a nuti, di quel cl1e rappresema nella guella modema il compito di tm bauag/ione d'assalto, e sforzarci di estendere reoricameme mie compito, fino alle dimensioni di tanto pùì mste di una divisione o di 1111 corpo d'armauJ(,_ 24 ).
Veniva quindi ribadito che le grand i unità d'assalto non avevano bisogno di un a loro artiglieria né di servizi propri, perché di rego la dovevano operare su fronti già presidiati e orga nizzat i, in aggiunta alle grandi unità di fanteria e con co mpiti delimitati ; so lo in via eccezionale, per arrestare uno sfondamento nemico, era previsto un impiego in campo aperto, che però avrebbe pur semp r e potuto appoggiarsi all'organizzazione d e ll e retrovie it a liane. Il problema della rottura del fronte era semplificato e sottova lutato: gli arditi avrebbero dovuto atlaccare u n nemico "o in campo aperto o dentro t rinceramenti già sq uarciat i e sconvo lti da un precedente tiro di distruzione'' e quindi d ovevano avere specialme nte "astuzia, destrezza, temerarietà , ferocia" ed essere ''addes t rati, ubriacati d 'offe nsiva; soprattutto rotti alla manovrn in qualunque terreno''(2 5). Come precisava Grazioli:
Impiego tipico, q11asi 1111ico, di wfe repano, sani: l'offensiva (o comroffensiva) travolgei/te.
Modo d'azio ne, il piti semplice possibile: come si conviene a reparti speciali, 1w1i per agire brutalmeme. Marciare dirillo allo scopo per le vie pili spicce e co11 la maggior possibile c:elerirà(:6).
Le indicazioni per il combatti mento offe nsivo che cos1i1uivano il grosso della c ircolare erano realistiche e interessan t i, fruito dell'esperienza maturata dall'esercito italiano in lunghi a nn i di guerra. Era però errata, ci se mbra , l'im1x:>stazio ne di pa r tenza, c ioè la co nvinzione c he basta-.se ampliare le dimensioni dell'assalt o per assicurare la ripetizione su grande scala dei success i degli arditi (2 7). Le grandi penetrazioni offensive realizzate dai tedeschi nella primavera 1918, eviden temente ammirate ma poco studiate daffalto comando ital iano, si basavano s ullo sfru ttamento in profondità d e ll a rottura inizial e permesso da una riorganizzazione dell 'a ddcstramcn10 e deffarmamento della fan teria, imperniata su piccoli nuclei armati di mitraglialrice, e da una revis ione della s ua d o ttrina d' impi ego, basata s ull'infiltrazion e d 'in iziati va nel dispos itivo nemico. G li ard iti era n o addestrati all a manovra su l campo di battaglia ed al-
l'infiltrazione, ed anche Gra:lioli raccomandava nella sua circola re il mass imo rico rso a quest i metodi ; ma come l' esperie nza d imost ra va, il leggero armamento, la scarsezza di mu niz ioni e la ma ncanza di rincalzi e rifornimenti facevano sì che la penetra zio ne dei repart i d'assalto s i esaurisse generalmente su lla seconda posizion e de l nemico, senza possibilità di ul teriori progressi. I gra nd i success i tedeschi si basava no su ll ' imp iego coord in ato di artiglieria, ge!Uo e fanteria e sulla va lorizzazione d i armi nuove come le mitragliatrici leggere; le divisioni d'assalto italiane invece non presentavano sos tanziali progressi r ispetto ai repa rti d 'assa lt o de ll a 2 . arma t a di Capello , ma semmai d iminu ivano l'efficacia dei lo ro r eparti ammassandoli in formaz ioni ric che di uomini e povere di mezzi. Nel 1918, quando anche l'eserc ito italiano aveva be ne appreso a ut il izza re i mat eriali di cui dis p oneva con sufficiente larghezza, non aveva molto senso lancia re all' attacco una massa di alc une migliaia d i ardi t i ar mat i d i bom be a mano, pugnale e mosc hetto, ma pri vi d i artiglieria e poveri di rifornimenti, cos t retti quindi ad un ruolo di troppo inferior e alle loro aspettat ive e trad izioni.
Nell 'addes tramen to del corpo d 'ar mata d'assalto Graziolj sp iegò un 'intensa attività, an che con manovre congiunte con la 1. divisione di cavalleria nella seconda metà di agosto . Si adoperò ino lt re per contemperare lo spirito particolaristico dei repa r ti d'assaJto con le esige nze di u na grande uni t à. Così scriveva il 2 9 giug no :
Non si può f. ../ ritenere che il governo disciplinare delfe truppe d'assalto possa, in tutto e per tutto, essere portato ad un regime analogo a quello delle altre unità. È chiaro che le qualità di energia e di audacia c he si richiedono come essenziali nei militari di simili reparti si traducono, nei riguardi delfa disciplina, in una particolare spigliatezza, né si potrà sensibilmente reprimere quest'ultima senza correre il rischio di menomare quelfe qualità ed in genere le forze morali che oggi animano in grado altissimo i reparti d'assalto/... /. Truppe[...} votate ad eccezionali dispendi di energie ed a larghi sacrifici di sangue possono e debbono godere di un regime disciplinare per alcuni riguardi più tollerante ed agile di quello ordinario f. ..f. Trattasi di togliere ai reparti d'assalto il carattere di ra ra specialità che essi rappresentavano e di ridurli a quello che essi debbono a mio avviso essere nell 'esercito, e cioè la vera e propria fanteria capace della manovra e dell'attacco quale è richiesto dalla guerra moderna (28).
Per togliere agli ardi ti "i l carattere di rara special ità" Grazia li combatté d u rame nte la loro te ndenza a personalizzare l' uniforme regolamentare (2 9), impose loro un "sacco da ardito" da portare a nche in combattime nto con te lo t enda , coperta o ma ntelli na, viveri d i riserva per d ue giorni e effeui personali (poco più di sei chili) e una dotazio ne uniforme di bom be a mano e mu ni zioni per il mosche t to (3°), ord inò che compissero marce di addestrame n to (3 1) e persino t ur ni in trincea (1 2 ) Era no
provvedimenti comprensibili per la trasformazione dei reparti d'assalto indivisionati in quella fanteria moderna che si proponeva Grazioli; ma contrastavano radicalmente con le tradizioni degli arditi e infatti furono accolti con vivaci proteste, re~ìstenza passiva e aperta disobbedienza. La battaglia di Vittorio Veneto e la fine del conflitto intervennero a troncare una trasformazione poco gradita e non sappiamo quanto efficace.
VITTORIO VENETO, I REPARTI NON INDI VISIONATI
Dopo la fine dell'offensiva austriaca i reparti d'assalto furono impiegati per rettificare la nuova linea italiana sul basso Piave (il XXVIII reparto rientrò in azione il 4 luglio, il XXlll si batté dal 3 al 7) (3 3) e per la consueta attività di colpi di mano (il XXVTI a F ontigo l'l -2 luglio) . Il 3 agosto il XXIX reparto riconquistò un'importante quota del Dosso Alto, vicino al lago di Garda (34 ), mentre iJ XJJ e Xlll presero parte tra il 7 e il 9 agosto ad una serie di attacchi sul fronte della 6. armata, in particolare contro Col del Rosso e Monte Valbella risoltisi in un netto insuccesso (3 5). Sempre negli stessi giorni il 1. gruppo d'assalto della 1. divisione (X e XX reparto d'assalto e I battaglione bersaglieri) fu dislocato al Tonale per un'azione combinata con due battaglioni alpini; senonché l'azione iniziò male e fu subito sospesa, per difetto di preparazione, ma soprattutto per il malcontento e l'ostentata indisciplina con cui gli arditi avevano accolto un piano che assegnava loro un ruolo secondario rispetto a quello degli alpini. Un segno questo degli inconvenienti connaturati all'esaltazione senza limiti del loro spirito di corpo (36 ).
Sempre senza pretese di completezza, ricordiamo alcune azioni successive. Il 30 agosto il XXXl reparto guidò un colpo di mano su Monte Majo, che fallì con gravi perdite (3 7). Un brillante successo fu invece ottenuto il 14 settembre dal LXX reparto e alcuni battaglioni di fanteria su Col Carpenedi e lo sbarramento di Grottella in val Brenta. li 16 settembre il VI reparto conquistò due importanti quote nella zone del Roccolo, sul Grappa, ma non riuscì a mantenerle e perse quasi metà della sua forza (38). Un altro sanguinoso insuccesso toccò 1'11 ottobre ai reparti LII e LXX ancora sul Monte Valbella e la linea delle Portecchie (6. armata) (39). Segnaliamo tra le minori azioni l'incursione condotta il 4 ottobre dal XXV reparto su posizioni austriache del monte Pertica, esemplare per rapidità, risultati e piccolo numero di perdite, e quella pure riuscita del LXX reparto sul Monte Meleghetto il 3 ottobre. Ricordiamo infine i reparti d'assalto impiegati all'estero, e cioè il II inviato in Francia nell' aprile 1918 con il Il corpo d'armata, il XXXII che lo raggiunse in settembre, il XVI costituito in Albania e il XXXV in Macedonia. Sulle loro vicende non abbiamo molte notizie, salvo che per il II re-
parto, che si portò brillan temente il 15-17 luglio in occasione dell ' ultima offensiva tedesca.
Nella battaglia di Villorio Veneto i reparti d'assal t o non indivisi.onati vennero im piegati part ico larmente su l Grappa, alla testa di forti att acchi contro un nemico avvertito e ben trincerato, qu indi con grosse perdite e risultati scarsi. li XXlll e il LV reparto si dissanguarono il 24 ottobre sul Monte Prassolan, preso e poi pe rso. Il !TI reparto avanzò il 24 sul Col del Cucco e i Solaroli con gravi perd ite, il 26 conqu istò Col del Cucco, ma il 27 non riuscì a progredire sui So laroli. U XVIll reparto auaccò il 25 il Pertica, occupato dopo sei ore d i combattimento con grosso bottino di prigionieri; il 26 proseguì sul Colle della Martina, ma si trovò isolato, quasi circondato e costretto a una costosa ritirata. Il 25 infine il lX reparto fu lanciato contro Col Beretta , lo conquistò facen d o 600 prigionieri, ma fu lasciato solo a contrastare i contrattacchi nemici e l'intenso fuoco di artiglieria e quindi fu costretto a ri piegare avendo perso metà dei suoi uomin i; ancora una volta erano mancate le muni zioni e non erano arrivati i r incalzi, tanto che gl i ard iti d i Messe poterono res istere per un certo t empo su lle posiz ioni con quista t e solo perché poterono utilizzare armi e munizioni aust r iache. 11 29 ottobre il IX reparto, affrettatamente rinsang u ato con i complementi, fu d i nuo vo buttato contro il C ol Beretta nel quadro di un 'operazio ne offensiva assai complessa, ma poté solo farsi massacrare senza risultati. Partito con 30 ufficiali e 400 arditi, in due giornate di combattimen to ne aveva persi 28 e 410 e s i ri t rovava con una forza d i 3 ufficia li e 100 a rdit i Anche i reparti XXI II e LV vennero ributtati nella m ischia il 29 contro l'A~olone se nza fortuna (40). Nei giorni seguenti gli attacchi ebbero maggior fortuna, perché il fronte austriaco andava ormai cedendo; i reparti d'assalto de ll a 4. armata e quelli della 6. (LII, LXX, VI ma rcia) conseguirono qui ndi successi rela tivamente facili a ll a testa delle colonne ita li a ne che avan zavano in profondità, sui quali non mette conto soffermarsi.
Dei reparti d'assalto schierati sul P iave, l'u nico impegnato sin dall' inizio fu il LXXII del XXII corpo d'armata, che passò il fium e nella notte tra il 26 e il 27 ottobre costituend o a Falzé d i Piave una piccola testa di ponte, s i co llegò con gli arditi della 1. d ivisione d ' assalto e ne divise le sorti. Tra i reparti del basso Piave, sappiamo del XXVIII , che varcò il fiume la mattina del 30 ottobre, quando ormai la battaglia era vinta, ma si trovò a cozzar e contro una difesa attiva e risoluta per tutta la giornata, senza mai riuscire a riordinarsi e organizzarsi; a sera il reparto non contava più di 3 ufficial i e 200 uomi ni e soltanto la ritirata austriaca nella notte su l 31 lo salvò dall'annientamento. Ciò nonostante si pose attivamente a ll 'inseguimen t o del nentico, s ubendo aJtre perdite, fino a terminare la campagna con un solo ufficiale (4 1). L ' XI repar to d 'assalto si batté con maggior fortuna sulle Grave di Papadopoli, raggiunse la sponda sinistra del Piave il 2 7 ottobre e concorse alla difesa della testa di ponte fino al 31 , quando il crollo austriaco gli permise una "marcia
trionfale verso la Live1Ua", pe r usare le parole del Giulia11i (4) Anche il XXV I poté at taccare i I 30 ottobre a Cavazuccherina senza incontra.re soverc hia resistenza
Queste ultime vicende confermano, ci se mbra, che i reparti d'assalto furono uno strumento di guerra efficace e delicato,non sempre impiegato a l meglio. Quando poteron o fruire di un'accurata preparazione, del . favore d ella sorpresa e di un appoggio adeguato dell 'aniglieria, gli assalti degli ard iti ottenn ero quasi sempre un p ieno successo, ch e a ttesta il lo ro elevato add estramento e uno spir ito di corpo persino esasperato, capace di indurli a ins iste re negli assalti anche doJXl perdite che avrebbero demoralizzato qualsiasi altra trup pa. Quando però mancavano la sorpresa e un 'ad eguata preparazione, la determinazione degli arditi poco poteva contro la forza della difesa aust riaca ed i comandanti che, troppo fiducio si nel lo ro valore o troppo am biziosi o incompetenti o soltant o troppo ligi agl i o rdini s uperio ri , la nciavano ugua lm en te i bei repart i d'assalto contro le munite difese nemiche, ne provocavano la distruzione senza con tropart ite.
Un altro limit e s i apriva all 'azion e degli arditi: la loro difficoltà nel conso lidare l'occupaz io ne deUe trincee co nquis tate senza un armamento adeguato alla difensiva (le mitragliat ri ci restavano quasi sem pre sulla li nea di partenza e le pistole mitragliatrici, quand o c'erano, no n valevano molto ed aveva no poc he munizio ni a l seguito), senza rifornimenti dalle linee retrostanti (quan ti reparti rimasero senza bombe a mano e colp i di moschetto!) e senza l'appoggio di rincalzi, sempre troppo lenti a mettersi in mot o oppure sacrificati sul terreno battuto da\1'artiglieria. Si trattava in buona parte di inconvenient i comuni a tutti gli attaccan ti della prima guerra mondiale; co munqu e pe r noi il limite di fo nd o dei reparti d'assalto itali ani, c he negò loro la possibilità di mutare davvero l'andamento d e lla battaglia offensiva,. fu la loro leggerezza, che cost ituiva una co mpo nente essenzia le dei loro successi ne ll'assalto, ma impediva loro di organizzare la difesa d elle posizioni occupate senza eccessivo sacrificio cli vite e di r ea lizza re una penetrazione in profondità t ale da scardinare il dispositivo nemico.
ACCUSE SUL TRATTAMENTO DEI PRI GIONIERI
Un probl ema ancora non poss iamo lasciar fuori da queste pagin e: l'accusa mossa agli ard iti di accoltellare gli austriaci an c h e quando s i erano arresi. L'accusa è ev id entemente un riflesso della fama d i "fe rocia" ch e gli ard iti coltivavano, con l'incoraggia mento d ei comandi, pe rché era componen te essenziale de l loro mi10 e de l timore che incutevano al n e mi co. No n av rebbe però senso tentare di valu ta re se gli assalti degli arditi avrebbero potuto concl udersi con un
num ero minore di morti , dato che in mtti i combatti menti è imposs ibi le sape re, oggetti va mente e soggettiva meme, se !"ultimo co lpo infert o e ra necessa rio o grat ui10 (e in ogni caso un·indagine del genere non potrebbe rife rirsi so lo agli arditi). È invece diverso il caso dell'ucci sio ne a fr eddo del nemico ormai arre sos i e messo in condizione di non nuocere oppure del nem ico che manifesta chiaramente l'intenzione di arre nd e rsi in un mo me nto in cui il combattimcnlo non urge. Dopo aver letto con cura tu\la la produz ione reperibi le degli e sug li ard iti , possiamo attestare che sono fr equenti le descrizi<mi compiaciute di corpo a corpo e acco lte ll ame nti di austriaci e l'insisten za sulla ferocia degli arditi e la loro s pe rimentata bravura nelruso del pugna te; sulruccisione di prigioni eri c'è però so ltant o un cenno compiaciuto in un co ntesto poco atl e ndibi le (la frase di Mario Carli citata ne l capi to lo precedente) e una testimonianza es plici ta e d ettagliata del t enente Marri. Certo, una parte di questa produzione si preoccupa di difendere il b uon nome degli arditi e quindi il suo sil e nzio non è si gni ficat ivo; ma alcuni autori per ingenuità e altri per es ibizio ni smo non avrebb e ro avuto difficoltà a vantare l'accoltellam ento di prigi o nieri. Abbiamo invece ripe tul e testimonianze sulla catlurn di au striac i e sui problemi che pon eva la lo ro sorveglianza, com e sui sentime nt i di d isprezzo e fast idio (qurisi mai di compass ione) che ispiravano agli .irditi.
Ve niamo alla testimonianza di Marri , c he abbiamo già incontrato come tene nt e del Xli.I reparto d'assalto, po i de l LXX. Alla fin e di o ttob re era sugli A ltipiani col Ul reparto della 6. armata, che ent rò in azione la no u e su l I. novembre, quand o o rm ai la grande vittoria italian a era s icura. sfonda ndo facilmente il front e austriaco e pe net rando in Val Fre nzela . L'avanzata non inco ntra ostacoli pe rc hé l'esercito austriaco è in pi ena c ri si. un a sola compagnia fa due mil a prigionieri , uccidend o senza esitare chi oppone resisten za, distruggendo e predando ; "gli arditi, no ta Marri , erano quasi tutti proveni e nti d a l 6 . alpini, quindi ven eti e profughi ; si sfogavano, ed avevano ragio ne; bisognava lascia rl i fare " (4 3). A sera, su ll e Melene raggiunte se nw contrasto, il co lon nell o Rossi , comandante dei repart i d'assalto della 6. mmata (LI I fiamme verdi, LXX fiamme nere, VI marcia) inca rica Marri di liquidare una batteria austr iaca da 152, dicendo agli arditi (un pl oto ne de l LXX reparto) : "Vi ricordo che ques ta , probabilmente, è la batteria c he d a un anno spara su Bassano, regolatevi come credete p iù o pportuno", e poi mettendos i a rid e re quando un ardito gli chiede il permesso di fare una 'iesta·• agli a ust riaci {4 4 ). Il pl o1one no n inconl ra ostacoli ed ha fac ilmente ragion e d egli austriaci che no n avevano capito che il lo ro fronte era crollato; poi nel buio ini zia il massacro:
Alcune 1ende e del/a paglia bmciflvmw ed il!uminava110 benissim o il ca mpo; gli flrditi erano feroci, pugnalavano ferocemente, selvaggiamenre. Pensai per un momenIO di f(1r c:es:.·are questa strage, ma nello stesso 1empo
mi vennero in me me le can11ona1e c:he anfrarnno un anno prima sul mio O!>ped{l/e a Bassano/.../ e lasciai continuare l'eccidio. Gli austriaci morivano da vigliacchi, ertmo armati, ma preferi1'fl110 inginocchiar..i ed implorare grazia; que.wa cosa mi disgustò . lmprovvisamen te un ufficiale mtslriaco si precipitò verso di noi, em m, capitano e JXlrlava l'italiano correttamellfe. Ci venne dai'allli salutandoci e pronum,iando il suo nome ci tese la mano; io misi la mia in tasca guardandolo fisso. Parve offèso, ma non di.\·se pt1ro/a, ci pregò poi di dare ordine agli arditi di cessare la strage ''(0!,'(l a 1'ete fatlo di Bassano?'', risposi. Comprese ed abbassò la testa. Poi di nuovo: "Dare ordine, vi prego''. Gli risposi con 1111 sorriso sardonico [. ..j. Non parlò pùì, si allontanò di alcuni passi dopo aver e<msegnato fa rivoltella a Saibene, e sedmo su liii sasso con il mento appogg iato alfe palme, guardava muto. Volli salvargli fa vita; se lo lasciui·o li so l o lo avrebbero ucciso sicuramente. Chiamai un soldaro e glielo misi acca mo con l'ordine di 11011 lasciarlo roccare da nessuno. Ormai non c'erano più che cadaveri ed i nostri uomini giravano, cercando e frugando. Camminai tra i moni comemplando quella scena funerea, accompagnato dal capitano m1s1riaco. All'imboccamra di un 'ampia galleria mi addùò due cadaveri. "/ miei ufficiali", d1~çse; si chinò, li rivolt ò per es aminarli, erano entrambi colpili da pugnale, uno ai cuore, l'altro alla gola; ii loro sangue inzuppava le uniformi ed a llagava il terreno. li capi· tarw era conmwsso; dovetti chiamarlo forre per farlo venire via f. ..}. il colomieflo Rossi ci aspe/lava ; gli portammo il capitano il quale si ~fo· gò con lui per la nosrra severa condoaa in quella faz ione. "Hanno fallo bene", rispose Ros.ti (15).
È diffici le val utare con esattezza questa tes timonianza: certo occo rre inquadrarla nel clima d i rivincita e vendetta creato dalla villoria italiana, ma non si può non rimanere colpiti da ll a tranquillità con cui Marri mc· conta, senza maggior emozione che se descrivesse il massacro di un branco di lupi , senza una d ifferenza di to no con le pagin e precede nti , in cui ricorro no tutti g li orror i del la guerra, ma no n a t rocità di ques to live l· lo. Probabi lmente la spia gi usta di va lutazione è la casua lità dell'episo· dio: gli ard iti della 6. arma ta rispettava no ab itua lmente i prigionier i per· ché così volevano gli ordini e la prassi, ma non avevano alcun prob lema morale a sgozza rli quando l'eccezional ità d e lla si tuaz ione faceva di me n· 1icare il co mportam en to normal e e anche gli o rdini dei comandanti si adeguavano a ll 'ecc itazi one generale. Come co ncl usione, ci sembra si debba riconoscere che di regola gli arditi rispettavano i prigi onieri, ma che, quando s i verificavano condizioni eccezionali, avevano maggio r fa· cilità ad accoltelJarli che gli altri co rpi d ell'ese rcito (a loro volta non sen· za macchie in questo triste campo), non fosse che per non venir meno alla loro fama dì ferocia.
I L CORPO D'ARMATA D'ASSALTO A VITTORI O VENETO
La battaglia di Vitto r io Ve neto (46) no n offrì una veri fi ca d e lrefficacia del corpo d"armata d' assa lt o, che pure aveva una parte di rilievo nei p iani ita liani : le d ue divisioni d "assa l! o av r ebbero d ov uto passar e il Pi ave l' una a ll 'altezza del Mont ell o co n il XXII co r po d 'arm ata, l'altra p iù a sud , a i ponti d e ll a Pri ula , co n l'VIII co r p o , co stitue n do le du e punte de ll a te naglia d e l1' 8 . ar mat a d i Cav ig lia d es tinata a schiacciare la res istenza aus tr iac a Senonché la pi e na de l Piave im pedì il gitt a me nto dei po nt i della Pri ula e la 2. divis ione ct·ass a h o rimase bl occata sul la s ponda d est ra del fiume con !'V III corpo, senza pote r p art ecipa r e all a battaglia. A n ord in vece ne ll a notte tra il 26 e il 27 ottobre la I. d ivi s io n e d 'assalto riu s cì a passare il Pia ve, s egu ita da l grosso del X X II co r po de l ge ne ral e Vacca ri , e ad avanzare rapi da me n te ne ll a breve p ian ura di Se rn aglia li 27 tuttavia i progressi si are na rono co ntro le co ll in e c h e circo nda no la pianura, ost inat amen te di fese dagli a ustriaci; e intanto i p on ti su l Pi ave ven ivano in te rro tti dalla p ie na e d airartigl ie ri a n emica, bl occando l'afflus so d i r in calz i e rifo rn ime nt i. Fant i e ard iti no n si lasc iaro no pre nd e re da ll o scoraggi amen to e te nn e ro le p os izio ni d i Sern aglia fin o a ll a sera d el 2 8, q ua nd o s i p rofilò il cro ll o del fro nt e aust ria co: le t ruppe it a li a ne infatt i e ra no riusc ite a passare in fo rze il Piave p iù a sud, a ll e Grave di Papadopol i, risalendo qu indi r a pida me nte la spo nda s in istra d el fiume, mentre ne ll'eserc ito aust ri aco, fin o a quel mome nto sa ldo nell a re sistenza, com in c iava no a ri be ll ars i le uni tà . Il 29 l'i ntero fron t e aus triaco s ul P iave fu t r a vo lto: il XX II co r po d 'armata e la 1. di vis io ne d 'assa lto uscirono d a lle co llin e di Se rn ag lia puntand o s u Vi tt o ri o Ve n eto , la 2. divis io ne d 'assalto e l'Vlll co r po (riun iti agli ordi ni di G razia li ) va rcarono fina lmente il fiume ed avanzarono ne ll a pi an ura, men tre l'esercito a ust ri aco e ntrava in una crisi p rofo nda. I successi dei gio rni seguen t i no n me ri ta n o r ilievo, per ch 6 ottenut i cont ro u n nemico che no n s ì hatt eva pili.
Fu ro no le circostanz e (i n primo luogo la pi e na del Piave) a far fallire la manovra a te naglia del corpo d 'arm ata d'assa lto, nega ndo a q uest'u lt imo un ruolo nella battaglia. L'azione de ll a I. divisio ne d 'assa lto n ell a testa di ponte di Sernaglia si prest a invece a q ua lch e co ns iderazio ne. La rapida conqu ista de ll e posiz io ni a ust riache d ina nzi a Se rn aglia, comp iuta ne ll e p ri me ore d e l 27, non va sopravvalu ta ta, perc hé si t ratta va di posizion i ava nzat e debo lme nt e presid ia te; la re sis t enza aus triaca era preparata su lle co lli ne r etrostanti, che non ve nn ero raggiunte d all'avanzata. Le pe rdite de ll a I. divisio ne d'assa lto furono elevate (c irca 1200 uo mini su 8700) ( 17), ma non tali da far cro ll are il morale degli ardi t i; eppure il loro slancio offensivo si esauri rapid a m e nt e e già nel p o me ri ggio del 27 la d ivision e d'a ssalto era passata s ulla difens iva. G io c a rono, ci s e mbra , d ue eleme n t i: i l p rimo b e n noto, la d iffi colt à cl i a limenta re in
profondità 1.t progressione degli arditi, che si trovaron o ad affrontare con il solo anname nto leggero e poche munizioni una difesa bene organizz:ata suUe co llin e; il secondo caratteristico dell' impi ego in massa, ossia iJ mancato coordin amento dell 'azi one de i reparti e dei battaglioni bersaglieri lanciati in avanti nella mattina del 27, che si frammi sc hiarono e dispersero in modo da rendere necessarie pause per riordinarsi. Questa confusione costituisce una novità nella storia degli arditi: evidentemente quando attaccava un so lo reparto d'assalto era possibile lasciare a piccoli grupp i la massima libertà di iniziativu nell'assalto e nell'infiltrazio ne, perc hé le distanze erano limitate e l'azione dei comandant i poteva farsi sentire attrave rso il contatto d iretto e l'azione personal e (è s ignificativo il numero di episodi in cui un singolo , il coman dant e o l'alfiere o un semplice a rdito, si dri zza sotto il fuo co nemico, rincuora i compagni e rilancia un assalto arenatosi contro i reticolati). A Sernag lia invece si trovarono ad agire fianco a fianco 8000 tra arditi e bersagli e ri e l'organizzazione di comando saltò. Senza voler giu ngere a conclusion i p erentorie, l'esperienza della L divis ione d'assalto a Vi1to rio Vene10 conferma la diffi col t à di passare da un'unità eleme n1are di combattimento come il reparto d 'assalto, collaudato ed efficace su obiettivi limitati, a una grande unità co mplessa, con co mpiti assai più ambiziosi e mezzi tecnici inferiori aUe necessità.
NOTE
( 1) La nostra fonte principale è il \'olume cii. di S.F'>R!N ,\, che integriamo quando possibih: con altri testi di mcmorialistic;i e confrontiamo con la Relazione ufficiale. Nerisultano correzioni troppo minute e in parte opinabili perché sia possibile registrarle. Uno studio scientifico sui com battimenti degli arditi è possibile soltanto su base delimitat;i, con l"utiliz7..azionc della documentazione conservata nell'archivio dell'Ufficio storicodell'esercito,manoninqucstanostrasintcsigcncralc.
(2) Cfr. P.GJUUA:-:1, op. cit., pp. 163-56 ; P. G1urnn, Reparti d'assalw, cit., pp. l 71-83; S. FARISA, op. di .. pp. 256-60.
(3) Diamo, quando possiamo. il numero del reparto al momento dell"azione e quello assunto in maggio, ma siamo consapevoli del margine di errori sempre possibile, in cui, ad esempio, cadono ripetutamente Palieri e Farina. Nella Relazione 11jficUlle, voi. V, tomo 2 bis cit., documento n. 108. è indicalo per i singoli reparti il numero che avevano nei primi mesi del 1918 e dopo il maggio; ma. a prescindere da alcuni dubbi possibili, ciò non basta a risolvere tutte le incertezze delle nostre fonti.
( 4 ) Si veda ancora S. FAIU NA, up. cii , pp. 280-300, con le riserve sopra e.~prcssc.
Cl Cfr. XXVII baltaf!lione ,l'analto, cii.. pp.18-45 ( e pas11im).
(6) ANTONIO FHLMINI, Dal Piave a via Ce,va, Memorie di una fiamma nero del XXVIII (gùi XVIII) reparto d"as.m/10. ltalsludio. Mila.no !938. pp. 87-109 Le vicende del XXVlll reparto sono stranamente poco conosciute, mentre le sue perdite sono Ira le maggiori mai registrate.
(1) La nostra ricostruzione si basa sulle opere citate di S. A1uNTlò e A 13 us1Nt;LL1. poi su quelle più generali di GAEJANO G1ARmNO, Rierornzioni e rifk~·!!ioni di guerra, voi. Il: L'armala del Grappa. La battaglia difem-im del giugno /9/8. Studio s11I dUlrio persona/e del comandante, Mondadori, Milano 1929; G1AN.-<1 BAi·MACARI0, Giugno /918, Corbaccio, Milano 1934; ENKJCO CAVIGLIA, Le Ire bmtagfie del Piave, Mondadori, Milano 1935; Pn;Ro P1 1; R1. L "Italia nella primagaerra mondiale 1915-18, Einaudi , Torino 1965.
(~) G. 8AJ·MACARIO, op cii., p. 229.
C) Ci riferiamo in particolare al 13AJ-MM:ARIO, considerato un sostenitore di Badoglio e quindi nemico dei nemici di Badoglio
C 0 ) Rinviamo agli ordini del giorno emessi all'indomani della vittoria, ai bollettini ufficiali e via dicendo, comprese le lapidi poste sui luoghi dei combaltimenti negli anni successivi
(' ' ) Oltre alle opere citate di Aponie, Businel!i, Farina, si veda ~L'ardito d"Italia" di aprile e giugno 1934, che attacca violentemente Baj-Macario per aver sottovalutato il ruolo degli arditi.
( 12 ) A 8USINELLI, op. cit., p. I !4.
{' 3 ) l reparti d'assalto scclt.i per la I. divisione d'assalto (prelevati in generale dalle armate 1. e 6. e dai corpi d'armata di riserva) furono i seguenti: V , X e XX (riuniti ne! I. gruppo d"assalto agli ordini del colonnello Grillo); XII , XIII e XIV (2, gruppo, colonnello Raggio); Vili, XXII e XXX (3. gruppo, colonnello Trivulzio). A loro fu aggiunto il XLIV gruppo di artiglieria da montagna e il XCI battaglione genio. Capo di stato maggiore della divisione fu il tenente colonnello Campi. Cfr. Un1uo SnJRICO STATO MA0010RE ESERCITO. Le gra11di uni1à nella guerra italo-austrùicu 1915-18, Roma 1926, voi. li, pp. 437~39.
(") Sulla l. divisone d'assalto si vedano S. FARINA, op. cit .. pp. 147 -77, 27 1-79. 289-300: O. 2'JPP1, up. cit.; P G1urnc1 , Rtparto d'a.~mlto , cit., pp. 185 - 204
(1 5) Si veda la descrizione della battaglia in S. FARl~A, op. cit., pp. 289 -99, che, pur senza falsificare fatti e cifre, li presenta in modo da attribuire alla divisione d"assalto il successo italiano nella baltagli;i digiugno.
(' 6) O.Zorr1 , op.ci1.,pp. l7-19.
(")O.:ùwr1,op.ci1. , pp.31c25.
(' 8) O. Z0Pr1, op cii , p. 43. 95 morti su 143 erano caduti nell'assallo del pomeriggio del
17 , il che lascia dedurre elle i combmci111cnti 1:kl 18 e L~f10f1 furono t n>ppo duri, se provocarono cinquanta morti sucircalJ(I00 ardit i C") CoMAl'ir>O TERM ARMATA~ lnsegnamrnri della. OOrmgli.J l(endf'~ !Id Pkri-e l5-2#ifugno, opuscoloastarnpadalato lug lio 1918, p. 40. ("') La I. divisione d' assalto fll così fonruita: I grnppo d'a.J;sa.lto(X e XX reparto d':i.,salto, I battaglione bersagl ieri), 2. gruppo (Xli e Xlll reputo. VU bat tagliooe ber.,;a.glleri), 3. gr uppo (Vlll e XXfl reparto. IX baltaglione berniglieri) e poi 1H battagliooe bt:rsaglieri ciclisti, V .,quadrone del 18 reggimento (;U.ii leria Piacenza., LX g.ruppo artiglieria da montagna, XCI battagl ione genio. In sett"111bre i reputi <li fan1eria forono riuni ti nel I raggruppamento d'assal to. La 2. di,is ione d 'assalto fu composla da: 4 gruppo ù"ass111lo (X[V e X:XV re parto d'as5alto, 111 bai.aglione bersaglieri), 5. gruppo (I e V repa rto, XV hatlagliom: bersa~lieri),6. gn.1pp<.1(VI e XXX repartu , LV battagl ione bersagl ieri) e poi Xl b att aglio ne bersagl ie ri cic~sti, VI squadrone dd 18. reggimento cavalleria Piace nza, Xll gruppo artigl ieria da r,1011tagna, XC!l battaglione genio. [n settembre i reparti di fanteria furono riuniti nel Il raggruppamento d"assalt o. Capo di stato maggiore della divisione fu il tenente colon nello Dalmazzo. Le due divhioni erano completate da mi nori reparti dei scni1.i e di comando; per la battaglia di Villorio Veneto furono rinfo rwte con un secondo gruppo di artiglieria da montagna. 11 comando d i corpo d'arma t a non disponeva di tr u ppe supplettive, ma soltanto di reparti d i cl!rahinieri, comun icazioni e trasporto. Cfr . U 1 HCK> SroR1co STATO MAGGIOIU! ESF.RCll{), Le gnmdi unilà, cit., pp . 437-45; S, FARINA, op. cii., pp 15 1-54 ; O ZoPPI op. cit., pp. 110-1 I; Relazione ubiciafe, voi. V. turno 2 bis. docume nto 105, pp. 404-07: L LONGO. op. cii., pp. 141 -44.
(' 1) CoMANDO SUPRl'M0, Grandi unilà d'assa//o, circolare firm a ta Diaz e dira ma ta in data 26 giugno 19 18, pubbl icat a in S. FARINA, op. cit., pp. 148•50, e ora in Relazione uffi· cWle, voi. V,como 2 bis,cit.,documenton. 137, pp. 514-15. (' 1) Circolare del Comando su premo d el 26 giugno I 918, ci t. (1 1) Si r icordi la par te di Grazioli nella nascita dei p rimi reparti d'a ssalto. Nel maggio ! 918 egl i aveva presentato al Comando supremo uno studio sul ruolo della "riserva mobile st rategica" mol to interessante e aperto, trattato di avveniristico da Badoglio (Relazione ujjìciale, voi. V, turno 2 bis, documento n. 136, pp. 491-513).11 26 giugno, a! momento del l'assunzione del co111ando del corpo <l'armata d'assalto, G razi ol i chiese a Diaz l'assegnazi one di cinquanta carri armali leggeri RenauJt, alc une stazioni ra d iotelegrafi che portatili francC!ii, fucili automatici inglesi e fucili mi t raglia t ori francesi al posto delle medioc ri pistole mitragliatrici ital ia ne. Q ueste richi este non furono accolcc, ma attestano la cura con cui Graziol i seguiva i combattimenti sul fronte fra ncese (L. Luw;o, op. cir., pp. 147-4 8) (1 4) OJMAlff)() Dli t C0R l'O Il-ARMATA u-AS\ALIU, Norme per l'impiego l(l((ÌCO delle grandi unirà d"assalro, circolare firmata Grazioli e da tata I . luglio 1918, 32 pp. a stampa in 16°, diffu.-a in buon numero di copie canto da essere reperibile in biblioteca, ristampala in S FAR INA. op cii pp. 155-76; oggi reperibile nella Re/1nio1w ufficiale, voi. V. tomo 2 bis, òL, doc umento n . 138,pp . 516 -35. e in L. LoNGO . op. cil. , pp. 618-4!. (2~) Circolare Gra:doli del I. luglio 1918,cit.
(26 ) Circolare Grazioli del I. luglio 19 I 8, cit. ("') Come risul ta da ll a documrntazionc racco lta da L Longo ncl!a ~ua prcgcvok biogrnfia, Graziol i avveniva i limiti d i incisività de i reparti d"a,s.-ilto, che avrebbe vol uto sostenere con carri armati leggeri, au toblindomitr ag liatric i, ciclisti, cavalleria e mitragliatrici leggere , ma ~però comunque di rimcire a rcali:aarc 1111.1. rottura in profond ità con i rt:parti d 'assalto disponibili.
(28 ) Grazio li al comando della 9 armata, citato in LLoNGO , op. ci1.• p. I 81
(2~) Si vedano in L. Losw. op. dt., pp. 154-57 e 160--63 le prescrizioni per l'uniforme, l'equi paggiame nto e l'armamento degli ardi ti, nonché l"ordinc di non toll enre infrnz1om
(-'0 ) S FARINA. op. cit., pp. t 50-51, e L. l»NGo, op. cir., p. 15.5 11 ~rocco da ardilo" (oltretu tto non disponibile nelle quantità necessarie) fu apertamente boicottato dai repa.rri.
C1J Si veda in L. LoNGO,op. cit. , p. 178, il richiamo di Gnzioli ai comandanti delle d iv i-
sioni d'assalto do[)O l"esito penusc:idi una marcia nott urna della 2. divisione d ' assalto: "Si pt:rsuadanu le truppe che è semplicemente rid icolo il nostro appdlativo di truppe d'assalto, quan d o si trov ino lantedifficohà a marcia re onlinalamenle per 20 km col cari1.:oregulamentare".
(32) Un turno in trincea di 15 giorn i per la 2. divisone d 'assalto fu d isposto d irettamente da l Comando supremo (sembra oltre le intenzioni d i Grazioli) e svolto sul Grappa dal 22 settem b re. Il co mandante ddla 4. armala, G iardino, si premurò di precisare che gli arditi dovevano contin uare anche i lavo ri d ifensivi in corso (L Lo Neo, op. cii. , p.179),
(-1·1) Il XXVIII reparto d 'assa lto aveva perso 600 uom ini su 800 il 15 - 17 giugno; venti giorni più tardi. risalito a 35 0 uomini con i complementi del III reparto di marcia, tornò a! fuoco a Ca' del Bosco subeudo uuovamcutc pei;anli perdite perché, dopo un primo brillante assalto, gli ardii.i furono lasciati .~o li a sostenere i contra\lacchi nemici sulle posizioni conquistate. Il XXV ITI reparto tornò in efficienza in agosto, con uomini e ufficiali quasi tutti nuovi (cfr. A. Fuu,11 :.1, op . cit,, pp . 115-3 I).
(3'1) Oltre alla memo rialistica. si veda anche la Re/azìorieufficiale, vo i. V, tomo 2. cit p. 230
(-1·' ) Farina, che segu iamo con correlioni e integrazioni. cita solo il XII reparto d'assalto sul Col de l Russo e sul Valbella (pp 301-06). mentre sappiamo da una tes timonianza dettagliala (P. MARRJ, up. cit., pp. 41-50) che il XIII repa rto compi un'az ione sul Valbella la nmte tra 1'8 e il 9 agosto, con perdi te pesanti. Si veda anche la Relazione ufficiule, vol. V, tomo 2. eit., pp. 235-37.
(36) Sull'episodio poco noto si veda l'interessante test imonianza d i P. G 1uo 1n, Repurli d'assalto, cit., pp. 259-68. Anche il Comando della 3. armata, pur dando un giudizio assai positivo del concorso de i reparti d'assalto, esprimeva le sue riserve per determinati loro atteggiamcn!i: ~Presso tutte le truppe d'assalto è ormai sancita la consuetudine di rite nersi dispcn:-ate dal presidiare più o meno a lungo le posizioni Sebbene in via di prim;ipio dò .:urrispo m la lld un gius10 criterio di spe,;illlizzazione, tuttavia l'esagerazione di tale presupposto può da r luogo a no tevo li inconvenien ti materiali e morali. tanto più che non sempre la situazione consente una immediata sostituzione di unit à impegnate~ (Co:,.tANDO T ER7.A AR ~A TA, Insegnamenti della b111taglia difensiva, cit., p. 4-0) Queste critiche devono riferirsi al periodo precede nte l'offensiva austriaca, quando gli arditi si rifiutarono anche di eseguire !avori di trinceramento; dura nte la battaglia del Piave però le truppe d'assalto fu ro no largamente impiegate nella difesa di posizioni d i prima linta, specie sul front e della 3. armata, per quanto ci r i:::!~t~enza proteste, ma piuttosto col danno oggellivo d i un loro prematuro logora(37) lnteressall\Ì note sull'azione si possono leggere nella Relazione ufficiale voi. V, tomo 2,cit .. pp.233-34. (3~) Si veda anche la Relazione ufficiale, voi. V, tomo 2, cii. , p p. 249- 51 (39) Per quest'ultima a;,;ionc, che non è c itata da l Farina. cfr. P. MARRI (op. cii .• pp. 5864), che vi partccipù col LXX rcpartu d' assalto. L'insuccesso fu dovuto al ritardo con cui gli ard iti seguirono il bombardamentu d'artigl ieria cd alla mancata distruzione dei reticolati della seconda linea austriaca, oltre che alla consueta ma ncanza d i rincalzi. Il LXX reparto perse un ter.1:0 dei suoi uomini. Cfr. anche Reluzione ufficiale, voi. V,tomo2,cit. ,pp 256-58 ( 40) Cfr. S. FARINA , op . cii .. pp. 309-17 , per la hattag lia nel suo insieme . S. A1-omc e A 8USIN H U , opp , ciii., per il IX reparto d'assalto, nonché G AETA NO G IA ROll,O, Rievocazioni e rijlcssivni di guerra, voi. lll, Mondatori, Milano 1930 (4 1) A. FULMI NI, op. dr., pp. 148 -76. La Relm.io11e uffici(lfes ul!a battaglia di Vittorio Veneto conferma generalmente la memo rialistica. inserendo lob'Ìcamente le a;a;ioni degli arditi nel quadru complei;sìvo. T ace però sui combattimenti de l XXVIII reparto, non sappiamo se per di fetto di documentazione o perché Fulmini ne abbia esagerato l'importanza (4l) R. G1u 1.1 AN1 , op. cir. , p. 147 (e pp. I 16-50 per r X l reparto d'assalto ncll 'uhima batlaglia, pp. 174-80 per il XXVITI rep.'l r to, pp . 2 14-24 per il XXVTTI),
(4l) P.MM10~ O/J.riJ.,p. 71. (") P.MAARJ,.op.ciL.• p.76. ( 4' ) I'. Mi\RRJ~ op. cil.,pp. 71-19.
( 46) Oltre aUe opere ci ta te dì Giuclici, Caviglia, Farina eZop11t cfr. AN [UC) l)u,oNr, Vlt'torio Veneto, Libmia del litturio, Roma J92 8; DoMC"l<O L1XL.l:l"IA, Lu ha1t11g/i11 drcisim della Semaglia, La prom, Milano 1934; P1rR B.ln«D R011'\.~ H IJ , SrmagJia, /() b1111ogli11 tlegli a,·dilÌ, tip. Umbria, Spole10 1937; Rdmiom~ufJìcK.ifc, vo>I. V, !omo 2., cit.,p.mim.
(47) Cfr. s. FARl:<.A, op. cii., p. 328 o. Zoi•1•1, "P · cit., e L. l.or-;GO, 1'/1. C'lf., p. 189.
L'IMMEDIATO DOPOGUERRA (1919)
L'ASSOCIAZIONE ARDITI
E L'INCENDIO DELL'"AVANTI! "
Le gra ndi linee delle vicende degli ard iti neU'imrnediato dopoguerra sono note: la nascita dell'Associazione arditi, i suoi st rettiss imi rapporti col primo fascismo, il co n tributo dato a ll'inasprimento della lotta politica con rincendio dell"Awmrif, e poi una crisi progressiva, fino alla scomparsa dell'arditismo dalla scena poli1ica. Il volum e già citato di Ferdinando Cordova, Arditi e legionari da1111u11ziani, offre una ricostruzione dettagliala, documentata e complessivamenle accettabile di questo periodo, trann e quando tenta di accreditare agli arditi una vocazione autenticamente rivoluzionaria, secondo le esige nze de lla .~c uoia defeliciana(1); ma il limit e di fondo del volume, come delle pagine dedicate agli arditi nell'ambito dei maggiori studi sul dopoguerra, è la polarizzazione sugli avvenimenti del L919, isolati dagli anni di guerra e dagli esiti successivi del combatcentismo degli arditi. Nelle brevi pagine che abbiamo a disposizione ci proponiamo di studiare la co ntinuità tra l'arditismo della guerra e d el dopoguerra, la rappresentatività dei gruppi di arditi che si impegnarono nella lotta politica e la peculiari1à del mito degli arditi n el co mbatte ntismo italiano, tutti problemi generalm ente dimenticati; per la ricostruzione dei principali avvenimenti ci limiteremo invece ad una narrazion e s int etica, rinviando al Cordova ed alle altre pubb licazioni disponibili per maggiori dettagli(2).
L'ingresso degli arditi ne11a lotta politica del dopoguerra avvenn e attraverso la mediaz ione di due gruppi diversi, ma vicini e presto alleati: i futuristi e il Popolo d'Italia di Mussolini. Tra le varie componenti d e ll'interventismo patriottico i futuristi furon o i primi a rivolgersi agli arditi come ad una forza politica autonoma e rinnovatrice, che nelle contese del dopoguerra poteva e doveva continuare l'opera intrapresa in g11erra. Sul sett iman ale Roma funirista uno degli esponenti del gruppo, che era anche tenenlc (e poi capitano) degli arditi, Mario Carli, lanciò il 20 settembre 1919 un Primo appello al/e fiamme, c he a nti ci.pava buona parte del la tematica dell'arditismo:
A me, fiamme nere! C.òn questo grido di guerra d1e non fu mai lanciaIO invano j. /, chiamo 11 raccolta spirituale a nomo a questo foglio tutti gli
"arditi~ d'Italia, tuui coloro che hanno a,iimo di combattemi, orgoglio di italiani, energia di futuristi/.. ./ .
C'è da fare moltissimo quaggiù. C'è da sventrare, .<;paz..zare, ripulire in ogni sen<;o. E finché la mia ferita non mi permetterà di tornare a Col deJ/'OrJo o a Col Moschin, io vi faccio promessa, arditi de/giugno, che darò IUl/a la mia energia, rutto il mio ardimento, tutta la mia passione, apreservarvi le spalle, a garantirvi dal nemico che per caso circolasse nelle nostre troppo o:,pitali città.
Questo nemico non è :solo tedesco, non è solo costituito da spie austriache e pate11tale; è a11che italiano ed osten ta il più puro palrio1ti<;mo per nascondersi meglio. Individuarlo è quindi difficile e pericoloso. Ma noi vi riusciremo egualmente f. ..J.
Ormai r,oi abbiamo una missione. L'lu1lia ha creato gli arditi perché la sa lvù1 0 da tulfi i .moi nemici. Bisogna sperare tutto e chiedere fil/lo agli arditi. Il nostro pugnale è fatto per uccidere i mostri esterni ed interni che insidiano la noMra patria. Bisogna essere fieri di questo divino comp ito f. ..J.
Gli arditi sono dunque la 1iera avanguardia della nazione. A mnguarditl in guerra, per ora . Oggi .1·i batte comro /'austriacu. Domani, tornando alla vim, costruirà con altre armi, ma con lo stesso coraggio ante:,·ignano, i nuovi valori della politica, dell'arte e della ricchezza nazimwle(3).
L'iniziativa dei fu t uris t i trovò un insperato e au to revole appoggio negli alli comandi, se è vero che il leade r del piccolo gruppo, Mari netti, poté parlare in ottobre a t recento ufficiati degli a rditi , incitandol i ad amare appassionatamente rltalia cd a combattere fino alla vittoria, ma anche a pretendere un ruolo privilegiato nel dopoguerra, come risulta dalla s ua conclus ione:
Siete voi i primi, i più alri, i pilì degni. Siete voi i padroni della nuova Italia. lo amo la vostra disinvoltura insolente Si hamw tutti i diritti quando si sgozza un austriaco!/ / L'ultima grande vittoria è vos1ra. L'avete prepara/a mirabilmente con molti colpi di mano, tutti fulminei, tutti fruttiferi f. ..f. Voi non siete soltafllo i migliori fanti d'Italia /...J. Voi siete la nuova generazione d'//a/ia, temeraria e geniale, che prepara il grandissimo Ju111ro d'//alia(_4).
Sempre s u Romafumrista, il 10 dicembre Carli lanciò un Secondo ap· pello alle fiamme per la fondazione di un'Associazione arditi , presentata con demagogia e grand i ambizion i e una singolare d isponibilità di programm i. Diceva Carli:
Arditi! fiamme nere! Fiamme rosse! Fiamme verdi!
Awicinandosi l'ora del ritorno alle vostre case, voi pensate certamente
al domani. Quest<> domani non può essere, per voi, che una continuazione della gloria con~uisrata mi campi insanguinati e un riconmcimento da parte della nazione del vostro valore umano, che dovrà essere utilizzato e incanalalo nei miglior modo possibile nelle opere di pace.
È giusto, è fatale, è necesMJrio che le fiamme -.iano al posto d'onore sempre, dom.ini come oggi e come ieri, e che si riconoscano fra loro ad ogni occasione. Le fiamme non devono scomparire con la fine della guerm / j.
Arditi, fiamme di ogni colore, appunto perché voi avete diritto ai maggiori privilegi e affinché le vostre forze individuali non si sperdano nella totalità, ma si ammassino in un unico blocco che vi tweli e vi aiuti a trionfare in ogni circostanza, io, vostro camerata, compagno ed amico, fondo per voi oggi la Associazione fra gli arditi d'Italia/.--/. Le condizioni di associazione verranno comunicate in seguito. Verrà pure esposto un programma concreto e dettagliato, in base ai quale si inizierà subilo il lavoro J. ../(_5).
L'Associazione fra gli arditi d'Italia fu fondata a Roma il 1. gennaio 1919 per iniziativa d i Mario Carli e pochi altri('). li suo programma, reso noto con qualche ritardoC), era assai più vago degli appelli precedenti, limitato a rivendicazioni di tipo corporativo (riconoscimento dei meriti degli ardili e garanzia di un posto di lavoro a smobilitazione avvenuta) e ad affermazioni generiche come questa iniziale:
L 'Am,ciazione non ha !icopo politico. L'Associazione ha lo ~-capo di riunire in un unico fascio tutti gli arditi autentici, che combatterono volonlariamente e consciamente per la grandezza d'Italia, e di formare con essi una poderosa organizzazione di mutuo aiuto, di lavoro e di Lotta, che cominui in tempo di pace la spinta ascensionale della grande nazione italiana(8).
Malgrado questa genericità di accenti, l'Associazione infrangeva i regolamenti dell'esercito perché si rivolgeva senza autorizzazione anche a militari in servizio; t uttavia le autorità intervennero così blandamente da fornire di fatto un avallo(9) Non erano però i pochi futuristi, noti soprattutto per le loro stravaganze, che potevano dare all'Associazione uno sviluppo(1°): furono Milano e il Popolo d'Italia di Mussolini che portarono gli arditi alla ribalta.
Nel corso dell' ultimo anno di guerra, abbiamo già detto, i contatti tra Mussolini e g!i arditi non furono particolarmente intensi, ma si svilupparono rapidamente a partire dall'ottobre-novembre 1918. Quando un gruppo di ufficiali e sottufficiali del XXVII reparto d'assalto decisero di c reare un organo di stampa che fungesse da coUegamento tra gli arditi nel passaggio dalla guerra al dopoguerra, fu a Mussolini che si rivolsero; fu progettato un periodico intitolato Le fiamme e diretto dal tenente
Bottai, ma l'iniziativa andò a mon te per il sopraggiungere d e ll a smobilitazione e , forse , per l'in tervento dei comandi superio ri , che destinarono in Libia il maggiore Freguglia, animatore de l progetto(' 1). Il 10 novembre, nel q uadro delle celebrazion i milanesi per la vittoria, M ussolini fu al centro d i una manifeslazione di simpatia di un gru ppo d i ard iti:
Terminato il discorso, il nostro direttore r~·crive il Popolo d1taHa/ ha preso posto in un camion che portava alcune diecine di arditi di tutte le fiamme . Tutti lo hanno salutato con una entusiastica acclamazione. Gli arditi portavano distesa fa loro bandiera nera col teschio in mezzo e tenevano in mano i pugnali. In una simpaticissima camera remi che confondeva insieme ufficiali e soldati durante il percorso furono cantati gli inni degli arditi: Giovinezza, giovinezza, primavera d i bellezza! f. .. / Sempre col nostro direttore, gli arditi si diressero al Caffè della borsa, per un brindisi della vittoria . Levati i calici dello spumante, Mussolini ha tenuto questo discorso: · "Arditi.' Commilitoni! lo vi ho difeso quando il vigliacco filisteo vi diffamava. Sento qualche cosa di me in voi e forse voi vi riconoscete in me. Rappresentate la mirabile giovinezza guerriera dell'Italia! Il balenio dei vostri pugnali, o lo scrosciare delle vostre bombe, farà giustizia di tlllti i miserabili che vorrebbero impedire il cammino della più grande Italia! Essa è vostra! Voi la difenderete! La difenderemo insieme! Fiamme nere, rosse, di tutti i colori, a chi l'onore? A noi.'"
Un tenente e un soldato degli arditi risposero alfe parole di Mussolini, affermandosi pienamente solidali con lui per l'oggi e per il domani, con qualunque mezzo, contro chiunque(_ 12).
L'indomani alc uni arditi, in visita al Popolo d'Italia, dichiararono a Mussoli n i: "Ora che la guerra è fi n ita, vogl iamo essere al vostro fia nco per combattere le battaglie civili per la grandezza della patria"( 13). Il Popolo d'Italia prese quind i a pubb li care frequenti articoli di esaltazione degli arditi, ricevendo in risposta lettere di grat itudine e solidarietà d a vari repart i d'assal to( 14 ). li 27 d icemb re pubblicò un a ve rsione un po' amp liata del Secondo appello alle fiamme d i Carli(1 5) e poi assunse d irettamente l'organizzazione degli arditi milanesi, con un appell o del 14 gennaio:
Appello al/e fiamme! fotti gli arditi, ufficiali e soldati di tutte le fiamme nere, rosse, verdi, sono invitati a trovarsi stasera alle ore 19 nel cortile del Popolo d'Italia per ricevere la bandiera. Nò·suno manchi!f6)
11 18 gennaio il giornaJe pubblicò un nuovo ap pell o ai "veri arditi italiani" per la cost it uzione della sezione milanese dell'Associazione a r di t i, firmato da una ventina di reduci. L'indomani costoro fondarono la Casa
di mutuo aiuto dell'ardito, sezione di Milano dell'A-;s(x:i.azione fra gli arditi d'Italia, che aveva come recapito l'abitazione di Marinetti e un program ma soprattutto assistenziale di appoggio morale e pratico agli smobilitati; presi.dente del comitato provvisorio fu il capitano Ferruccio Vecchi, futuris1a(' 7).
Nella Milano tesa e preoccupata dei primi mesi di smobilitazione l'Associazione arditi raggiunse rapidamente una certa consistenza e notorietà, sempre in stretto collegamento con Mussolini e con le forze più irrequiete del fronte patriottico. A marzo l'Associazione contava sezioni a Torino, Napoli, Ancona, Firenze, Palermo, Genova, Mondovì, oltre che a Roma e Milano, e un certo numero di adesioni individuali{ 18); non sappiamo però molto suU'attività di queste sezioni, anche perché sembra che soltanto a Milano gli arditi riuscissero a giocare un certo ruolo. In cambio di un appoggio politico, propagandistico ed economico (fu Mussolini a procurare loro i finanziamenti di industriali che permisero ali' Associazione di vivere e in marzo di aprire una piccola sede propria in via Cerva) gli arditi milanesi accettarono di qualificarsi come braccio armato del nascente fascismo (oggi diremmo che ne divennero il "servizio d 'o rdine"). Squadre di arditi armati presidiarono regolarmente la redazione del Popolo d'Italia in via Paolo da Cannobio e poi la sede della loro Associazione in via Cerva, con la connivenza della polizia; e il 23 marzo due manifestazioni pubbliche riunirono praticamente lo stesso nucleo di militanti, la celebrazione dell'arditismo tenuta da Mario Carli e la fondazione dei fasci di combattimento presieduta da Ferruccio Vecchi(19).
Questo ruolo degli arditi fu consacrato il 15 aprile. Per quel giorno i social isti milanesi avevano proclamato lo sciopero generale in segno di protesta contro l'uccisione di un loro militante per mano della polizia, con un grande comizio ed un corteo nel centro della città. Gli arditi, capeggiati da Ferruccio Vecchi(21 1), si incaricarono di organizzare una risposta con una contromanifestazione patriottica che non superò i trecento aderenti, tra cui però erano una quarantina di arditi armati ed una ventina di ufficiali di complemento iscritti al Politecnico(2 1). Quando il corteo sociaJista si affacciò all'ingresso di piazza Duomo, gli arditi lo attaccarono lanciando bombe a mano e sparando revolverate e lo volsero rapidamente in fuga, poi si diressero verso la sede dell'Avanti/in via San Damiano. Il cordone di soldati che presidiavano l'edificio fu travolto facilme nte (un soldato restò ucciso), la resistenza dei redattori socialisti fu sopraffatta dal nutrito fuoco degli assalitori e la sede del quotidiano operaio fu conquistata, sistematicamente devastata e poi data alle fiamme. I vincitori della "battaglia" si Tecarono indisturbati a omaggiare Musso lini, che era rimasto alla sede del suo giornale per prendere le distanze dall'aggressione degli arditi, non priva di rischi se la polizia o i socialist i avessero reagito con decisione(22). Nei giorni seguenti Vecchi e Marinetti, che avevano diretto le operazioni, dovettero scomparire dalla
ci rcolazione, ma, convocati dal minis tro della guerra Caviglia, giunto apposita me nte a Milano, si senti rono dire che il loro gesto aveva ""salvato la na zio ne"(2 3). In sostanza, le a utorità po li t iche e militari copri ro no i responsab ili de ll 'aggressione e dell'incendio contro la protes ta d i massa promossa da i sociali st i.
ALLA RIC ERCA D I UNO S PAZIO POLITICO
Tutt e le interp re tazio ni co ncord ano ne l ri conoscere che l'incendio de lrA l'(lnlif rap p resen tò un grosso successo politico pe r gli arditi; ma me nt re la leggenda combattent istica e il Cordova vedo no questa impresa come l'iniz io di un'attiva presenza degli ardit i sulla scena po litica. a noi se mbra piuttosto che essa segni l'in izio di un d eclino in arrestabile. Quest i giudizi dipendono anche da ll a va lutazio ne c he si dà dei primi mes i di vi ta de ll 'a rd itismo, c he perciò ce rc hi a mo d i fi ssare in alcu ni p u nt i. Il pr imo eleme nto da c hiari re è lo scarso segui to num erico de ll' Associazio ne a rd iti. Co rdova forn isce in me rito da ti con trasta nt i: t re soli com itat i d'a z ione co n t red ici aderenl i al 25 febb rnio{24},a ddi rillura d iec imil a isc ritti a fine marzo (2 5). Q uesfu lt ima cifra, reperita ne lla sia mpa che appoggiava gli ard it i, è del tullo fa ntasiosa, perché tanti arditismobi litati non c"e rano all ora in tutta Italia (so lo le classi anzia ne erano state rin viate a casa) e p iù ancora perc hé ne ll a primavera 1919 d iecimil a iscriu i su sca la n azio na le o a lcu ne migliaia tra Roma e Mi la no av rebbero consentito all"associazione di Carl i e Vecchi di a-.sumere u n ruo lo di primissimo piano nel complesso e fluido quadro del combattentismo italia no. Tutti i dat i d i cu i dispon ia mo, benc hé ind iretti (per es. i quaranta a rd it i in azio ne su ll e p iazze m ila nes i il 15 ap rile oppu re la scarsa capie nza della sede d i via Cerva) lasciano c red ere che l'Associazione a rditi potesse co nta re real me nte s u q ua lche cen tin aio d i milit an t i in tutt a It ali a e fo rse s u un numero d i isc rill i un po' pi ù alto(26). Si Imit ava di una forla no n t rasc urab il e nella pri mavera 19 19, q ua nd o part it i e o rganizzazioni erano a ncora in crisi d i rico nversio ne o di costi t uzione dopo il periodo di strapotere poliziesco; era tulla via inevitabil e che l'Assoc iazio ne arditi dovesse perdere peso po li1ico co l passare dei mesi , se non riusciva ad aumentare notevolmente la sua forza, perché la smobilitaz ione, la fine de ll e limitaz io ni poliziesche e il gra ndi oso svil u ppo della lotta pol it ica av rebbero presto lasc iat o spazio so lta nto alle organ izzazioni di massa. Un altro elemento interessante da notare ech e, sebbene l' A-.sociazione ardit i in questo periodo ri u nisse solta nto una parte esigua degli arditi es is l enti, alle a r mi o già smob ilitati, nessun o mise in dubb io la sua ra pprese nta ti vità e legitt im ilà. Un'assoc iazione alpi ni o artigli eri che avesse assun to posizioni po li tic h e spicca te come que ll e d e ll 'Assoc iazio ne d i
Carli e Vecchi a,,rebbe scandali:zzato l'opiJ1io111e p11bblica e pr°'ocato l'in ter ve nt o de lle autorità militari; gli arditi i11.1ece ebbero via libera, anche quando violava no il regolamento militare e il codice di comportamento non scritto che reggeva i rapporti tra esercito e socie1à civile. Questi falli sono indubbiamente singo la ri e si p,osso,no soltanto spiegare co n la capacità degli ardit i politicizzati dell'Associa2ione di continuare a comportarsi proprio come tutti si aspcltavan.o, anc.he quand o in frangeva n o le no rme tradizionali; lo studio di que. ti avvenimenti pu ò get tare luce ind iretta s u ll 'orientamento dei reparti d'a~llo in guerra. Del res to, già la creazione di un'Associazim,e di corpo assumeva nel 1919 un caratte r e di rott ura e di provocazione coerente con la breve 1radizio ne deg li ard it i, perché in que i mesi i reduci di tut te le armi si andavano organizzando unitariament e nella Associaz ione nazionale mutilati e invalidi di guerra (Anmig) e nella Associazione nazionale combattenti (Anc). Queste due associazioni entrambe di orientamento patriottico e libcraldemocratico, riu scirono a raccogliere buona pane dei redu ci su di un programma di ri forme profonde ma non rivo l uzionarie, che mirava a garant ire una maggiore giustizia socia le e una partecipazione democratica alla ges tion e dello stat o(2 7). In questo quadro il fatto che la più giovane spec ia lità dell'esercito ri tenesse di dover creare una propria organiz7.azione sottintendeva una scelta isolaz ion ista ed e litaria che co ntinua va l'atteggiamento di d istacco e di s uperior ità sem pre tenuto clai rcpani d'assa lto verso gli altri corpi de lfeserci10, così come l'imp licito rifiuto delle scelt e moderate della maggioranza degli cx-combattenti richiamava l'oltranzismo patrionico degli arditi in gue rra. In sostanza, l'Associazione arditi poteva a buon diritlo pre.1;entarsi come la continuatrice dell'arditismo bellico. che ne acquistava indircuamente una co\ori1ura po litica de l tutto insolita per l'esercito iialiano, tradizionalmente sch ierato a destra ma non travag liato da lotte politiche int estine. Per quanto ci risulta, tra i repani d'assalto mantenuti in serviz io att ivo e l'Associazione ard iti non ci furono mai legami organizzativi, ma piuttosto una cont inuit à idea le e politica in senso lato, che non avrebbe scanda lizzato in unit i1di o rigine irrego lare come quelle ga ribaldin e e invece costituiva una nov it à asso luta per reparti regolari a tutti gli effetti come quelli d'assalt o. Cordova ha creduto di rintracciare negli scritl i del 191 9 un quadro abbastanza organico delle aspirazioni delfardi1ismo(!8). A noi sembra invece che le caratteristiche più evidenti dei programmi dell'Associazione arditi, dei futuristi, del movimento dei fasci e d i tutti gLi altri gruppi che nella primavera del 1919 giustificavano con le loro benemerenze belliche la loro ric hi esta di un ruo lo dirigente nella grande Italia nata da ll a vitt oria, fossero l'estrema confusione idedogica e la disponibilità ad ogni compromesso o alleanza, che pcnuette,'l.flo loro di usare gli slogan p iù diversi e spregiudicati, apparentemente ri voluzi onari. In realtà sollo a questa confusione e d isJX>nibi li1à c·era11.o due scelte di fo ndo qua nto mai qualificami: in primo luogo una viviss:im1l pregiudizfalc anti-
socia lista, comune allora a rune le forze d e l fronte che per brevità chia· mcrcmo borghese e palrionico, ma particolarmente int ensa in questi grupp i, che per differe nziarsi dalle forze governative dovevano svolgere un ru olo di punta nell a provocazione con tro movimento opera io e di· sfa tti s mo borghese(2"'). In secondo luogo la decis ione di arrivare ad una affermazio ne a qua lsiasi cos to. anche ideale, neUa co nsapevo lezza che il mancato consolidamento de ll e propri e posiz ioni av rebbe sign if1 cato la mo rte politica per tuni questi n uovi gn1ppi. lega li alrecceziona lità d e llo !-:la to di guerra e non provvisti di quelle tradi z ioni culturali e po litic he (o ltre che spesso clienlelari) che avrebbero comunque permesso la so· pravvivenza dell'interventismo repubbli cano , radicale e sa lve miniano, anche quand o fo sse falli1a la gra nde illu s ion e di un rinn ova me n to democra tico e patriottic o de ll'It a lia. In ques ta si tu az io ne non ha molto senso ct:rcare di capire fin o a che punto arditi e primi fasci st i e poi dannun ziani fossero di destrn o di sinistra analizzando le loro di chiarazioni e s ingoli gesti: al di là delle buone intenz ion i degli individui e dei loro progra mmi talora " rivoluzionari ... tutti questi grup pi erano ..oggettivamente.. di destra , perché per loro non c'era spaz io a s inistra (la vio lenta protesta contro la guerra d ell e masse smobi lita le avrebbe presto approfondito il fossato t ra i soc iali s ti ed il front e bo rghese e patriottico , fino a r e ndere impossib ile ogni convergenza anche momc manca e parzia le), né al ce ntro-sinistra monopolizzato dagli interventisti tradizionali (rep ubblicani, radicali. sa lve miniani e a ltre formaz ioni dem oc rati co- liberali) e dalle associazio ni combattentistiche d i massa (Anm ig e Anc), né a l cen tro e cen1ro-des1 ra, occu pati dalle tradizio nal i fort.e li bera li e d a l nasce nte Partit o popo la r e catto li co. L·uni ca via c he s i apriva ad ardi ti e fascis ti era la con tinu az ione detrintervcnt is mo patriottico del tempo di guerra, ossia il ruo lo di punta nell'offe nsiva co ntro socia li s ti e di sfattisti. Il Popolo d'lralia e il movim e nto dei fa sc i batterono appunto questa via co n una capacità propagandistica e una disponibilità tattica maggio ri che non rAssociaz ionc ardit i, pri vc1 di capi propri di prestigio e riconosciuta abilità e vincolata a miti elitari e molto ri gidi e aggressivi. Se volevano evitare di essere assorbit i del tuuo nel movimento mussoliniano, in cui p ure milita va no, e co nse rvare una id en tità di gruppo, gli ard iti doveva no perciò cercare di a ss um e re l'iniziativa ne ll'uni co ca mpo in cu i erano maestri, lo scontro arrnuto: e fu appun to ciò che avvenne con l'aggress ione a l cor teo socia li sta e poi l'ince nd io de lla sed e d cll ' A vami! il 15 apri le.
Questa sce lt a degli arditi rappresentò un salto di live llo ne lla lotta politica italiana: per la prim a vo lt a pistole e bombe a ma no e rano state im ~ piegat e s u così larga sca la da permettere ad un pugno di uomini bene addestrati e m ilitarmente o rganizzat i di avere ragione di molte migli a ia di scioperanti, con rapenaconnivenza delle fort.e dclrord ine. Fu l'eso rd io clamoroso de ll o sq uadri s mo , c he gli ard iti sfruttaron o per raffort.a rs i. Co me scrive Co rdova , "dopo l'assa lt o alr A vanti! i rappo rti tra ard iti e
indu!.1riali s i intensificarono, ~ì da u asformare gU an..l it i nelle gua rdie bi3nch e del pad r o nat o ita]iano.,.(3°), almeno pote11z:1.a]mcnte, p erdié non ci risulta. un lo ro int ervento direu o ne ll e fabbr ict,.e. 1 finrmziflmenti degli industriali fur o no comunque cop ios i(3 1) , ia nto c.Jie in magiiio Vecchi e Carli poterono fo ndare il settimana le l'ardito, organo di 1>ropa.ganda eh.e intendeva affermare il ruolo pol itico degli arditi e de lla loro Associazione con molta aggressivi tà e demagogia. Ecco alcuni dei titol i di prima pagina, c he ne illustrano s inl eticame nte temi esu le:
18 maggio:
24 maggio:
8 gi ugn o:
15 giugno:
29 giugno:
13 luglio:
2 0 luglio:
27 luglio:
31 agosto:
Gli arditi 11011 sono le ,çemi11 e/le del governo ma della patria!
Vile Francia, oggi è il 24 maggio!
/talifl: né Francia né German ia, ma sp(wdidameme so/a!
Combattenti! Tuili u,iiti saremo ancoro la salvezza della patria
Patria e popolo SO it o estranei al regime a1111afe
Il popolo ha pw1iw gli affamatori
Ardiri, vigilat e opponendovi alle violenze /e11 iniste!
Si voleva demolire la l'ittoria con lo sciopero p1t.\'• sista /socialista/
Il papato sognava fa distn,zione della patria (32).
Questo clamore copriva però un ra pid o e inesorabil e rid ime nsio n amento d el ruol o degli arditi. L 'e le me n to pi ù apparisce n te e s ign ificativo è la rinuncia a lla loro migliore a rm a, l'uso della vio le nza armata e o rgan izzata: dopo l'assa lto all'A vami.1 , infatti , non si ebbe ro più episod i di s quadrismo, m:.1 solo gesti di violenza ind ivid ual e, c he no n cost it uivano u na novità asso luta nella lotta poli tica e no n bast ava no a caratterizza re la battaglia d eg li a rdit i. Alle origini di questo ritorno a ll a legalità no n c'e ra l'intervento delle auto rità, sempre estremamente to ll eranti nei co nfront i di tulio lo s quadrismo di d estra, ma la rapida cresc it a della forza e co mbattività d e l movime nt o opera io. Lo s mantellam e nt o de ll a bardatu· ra po liziesca de l periodo bellico, il r it orno da ll e t ri ncee di centinaia d i m igli a ia di lavora to r i carich i di rabbia con tro la gue r ra cd i s uo i sos teni · to ri, l'esplosio ne delle 1ens ioni socia li a partire da lu gli o prima con i moti spontane i detti del carovita, poi co n lotte operaie e co ntad ine di stra· o rdinaria in tensità e diffusione, tutt i questi element i cambiarono radi · ca \mente la s it u azione politica interna: co ntro la grande o ffe n siva prole· taria che va al l'incirca dall"es t ate 1919 a ll'estate 1920 (i l5·18 mesi del •'biennio rosso") la violenza squadrista di ventava un'arma spu11tata e cont roproducente. L'aggr essività degli a rditi era pe i ciò dcs1 ina.1aa r ima · n ere a livell o puram e nte verbale e quindi il loro ruolo a d ecl inare rapi * damente rispeuo a concorrenti più ab ili co me f asci.s i i e da 11mmz ian i;
no n c·è infatt i alcun indi zio c he la smobilitazione deffeserci to , che implicava il rito rn o alla vita civile d i buona parte degli autentici arditi, abbia rin sanguato \'Assoc iazione arditi di Vecchi e Carli. ch e cont in uò a co nt are su poche centinaia di adere nt i in un'epoca in cui la lotta politica andava assumendo dimens ioni di massa.
Un a ltro avvenimento aggravò la situazione dell'Assoc iazione arditi. Aff inizio dell'estate la p u bblicazione della ministe ri a le inch iesta s u Capo retlo aveva provocato un inasprimento de ll e polemiche tra interventisti e neutralisti, tra cadorniani e moderat i sulle responsab ilità della gestione della guerra, offrendo alle forze deff int ervent ismo oltranzisrn l'occas ione per riaffe r mare il loro ruo lo d i in tran s ige n t i d ifen sor i della guerra e della villoria. Nel corso dell'est ate però, dinan zi alla vio lenza inaspetta ta della protesta popolare, che senza tro ppe disti nzio ni chiedeva conto a tutta la classe dirigente di come la guerra era sta ta vo luta , impostata e condotta, all'i n terno del fr onte borg hese fu operata una riorgan izzazio n e che co mpor ta va il s upe ra me nto di tutte le po le m iche int erne, comprese quel le tra neutra listi e interven ti st i, e l'allineamento di t utt e le forze politiche o rganizzate (esclusi beninteso i social isti, ma loro so lt anto) su posizioni di sostanzia le consenso alta guer ra così come era stata co ndotta, salvo d isse ns i e riserve ma rgina li che no n in taccavano l'u nanimità o r mai raggiunta n ella consacrazio ne de ll a guerra, passa ta così dal campo d el d ibanito politico a quello della celebrazione patriottica(3 3). Questo processo riduceva drasticamente il ruolo deg li arditi , c he a ll a protrazione del clima d i guerra aveva no legato la loro caratterizzaz io ne e le \oro fo rtu ne politich e. Pe r d i p iù a part ire da settembre fu ro no D'A nnunzio e la questio n e fiumana a mo n opo lizza re lo spazio d ispon ibile per le fo rze dell'est rem ismo patriottico e a ntisocial ista.
Neffaurunno 19 19 l'ard itismo era ormai fini to come forza politica auto noma, così come il futurismo e, apparentemente il fascis mo, ma lgrado una frene tica ri cerca d i all eanze a q uals ias i prezzo(34). La sco nfi tta e lettorale d el novembre, quando i tre movimen ti un iti ott ennero poche m igli aia di vot i a Mi lano s u 270.000 votant i, parve sanc ire la lo ro scomparsa. E invece il fa~cis mo sarebbe riuscito a sopravvivere ad un lungo periodo d i crisi, fino al momento in cui la sconfitta del movimento operaio e la volon tà d i rivinc it.i d ella bo rghes ia non avrebbero aperto nuo ve gran di possibili tà alle forze disposte a sferrare l'offe nsiva antisociali sta. L'ardi tis mo non riuscì a resistere fmo a que l momento perché no n aveva un capo con le do ti tattiche e propagandistic he di Mussolini, né i suoi solidi legami con l'industria pesa nt e, né un q uotidiano nazio nale come il Popolo d'Italia e so prattutto pe rc hé la sua capaci tà di mob ilitazio ne ed i s uo i mit i erano lroppo legati all a grande guerra per non perdere efficacia man mano che l'esperienza bellica ve ni va dime nticata o accantonata. Certo, l'arditismo sopravvisse come movimento combattentist ico di secondo piano, al servizio di cause d ive rse e non semp re onorevo li, come cercheremo d i narrare nel prossimo capi t o lo; rna era app unto p assa to da l ruolo d i forza
po litica au t onoma e , per un bre ve periodo, di rilievo na zionale , a quello di mo vim en1 ocombatt entisti co mi nore.
•i':::· 1.. LO SCIOG LIM ENTO D EI REPARTI D'ASSALTO
La fine d eg li arditi come special ità dell'esercito fu pratica· mente decisa dag li a lti comandi affindo mani ~tesso dell'armi · st izio(35). Nel novemb re 191 8 il genera le Graziolj , c he nel J917 era st at o uno dei padri degli arditi e nel 1918 aveva impostato e co mandato i l corpo d 'a rma ta d'assa lto. propose senza mezzi t e rmini l'aho li 7ion e d ei re parti d'assalto. Gli arditi, scri veva G ra zia li in un -- pro· memoria sulla .!>Orte possibil e dell e truppe d"assalto " d el 18 nove mbre, e rano s tat i c reat i per far fronte a esigenze particolari della guerra dì trin· cea ed e rano cara tteri zzat i non da un o speciale a rmamento, ma da un addes1ra me nt o curato ed efficace, che in ruturo avrebbe dovuto esse re 1::s1eso a lutta la fanteria. Si erano comportati mo lto be ne nella guerra, ma, con1 inua va Grazia li,
1111ti questi bei risultati non mi/anno l'elo agli occh i La ragione essenziale per cui 0lle nem m o sia nel fatto capitale per queste m1ppe di e~ere real• mente in una gue rra combattu ta. Cessata la g11ella, cessata /'occ:asio11 e di menar le mani, ,li dar prova del/<t loro audacia, di far bottino, di farsi belli delle loro imprese, la loro mm1ra scapigliaw ed esuberaflfe o si perderà, ed allora dive111 erm1110 ordinaria fameria che rion giustificherebb e le for· me esteme e l'appella1ivo ufficiale loro proprio, owero pen·isterà, ed alto· m sani es1rema111 en1e difficile a chicchessia di co11t e11er/a , di evitare de· plorevo/i infra zio ni disciplùwri e forse reati, che offusch ereb bero la loro sressa gloriosa fama andartLçi formando co n la guella.
Premdo l'obiezio ne: e le belle tradizioni di q11es1e m1ppe dovranno duri· que sparire nel nulla? Orbene, a nessuno piti di me può far pena infrangere così belle tradizio ni di guem1; ma l'esempio di altre fruuerie ~peciali che, in fo ndo .mprawive11do all'uj)ìcio continge11/e per il q1wle /11ro110 crea le, di m1/l'altro vissero che delle loro gloriose tradizioni, a me non attiro niem e af fiuto. Le 1radizio11i re!."teranno dov'C il loro posto 11lllumle, cimi nei musei e nel/li storia, che non numcheni, spero, di cit(lre a titolo d'onore ciò ch e hat1 · 110 fallo le m tppe d'assalto in questa gi1ella; n111 al f11111ro è meglio provvedere preparandosi al momemo opportrmo a cre are cos e 11110\!e, a seconda di ciò che le circostanze e le esige nze delle m,ovt- guerre consigliera nn o. Un bel mu.reo che riunisca tulfi; ricordi, 1Utri i pe1111011~ tuue le numerose ricom[Je11se ch e questi reparti si sono guadagnati s11/ campo, ed il dirilto a chi vi ha appanenuto di co11se n 'are il fregio al bracdo, w , anno ;/ miglior modo di con~e n'Ore le muJ;.z ioui, senza cre(lre imbarazzi futuri.
Nepp ure mi [Jersuade l'idea di lascùire un battaglione modello per ogni
Gli arditi della Grande Guerra - -----
grande unità permanente. A che servirebbe? O il loro ripo di OL/destramento è buono, ed allom vfrto che si trauenì in sosta nza di puro e se mplice addestramento è meglio est enderl o a t11(f(1 la fanteria. Ed ami questo è il mio pensi ero, specie per quanto riguarda !'addestram ento fisico. O se questo non si p01esse, i reparti d'assalto sareb bero un 11 ome vano di contenuto che perpetuerebbe soltanto il ricordo di cosa vissu,a Jervidamenre durame la guerra, ma spema irremis!>ibi/me,11e co11 la guerm(" ) .
Era un giudizio real istico e in larga parte co nd ivisibile, anche se indubb ia mente innu enzmo dalla diffiden za c he g li alti coma nd i continuava no a n utrire verso gli arditi, "i n mezzo ai quali , diceva Graziali , t rovavas i un cont in gente non indifferente dell'ita lica teppa" . Trape lava ;mc he l'a ll arme per le pr ime manifestazioni dell'arditismo politico:
Escludo il loro impiego per la sicurezza pubblica nel pa ese /comimwva Grazio/i/. Forse risponderebbero bene allo scopo in quanto sono truppe decise e senza scrupoli, ma in questo campo e da notizie vaghe c h e mi gù mgono, ed an c h e per l'alteggiamento strano di certa stampa fuwrista c h e, non autorizww, affètta di sposarsi al fasdo degli arditi, io vedo un pericolo grave, quello cioè di cadere in ww !>pecie di pretorian es im o, che p01rebbe essere fame di co me~·e ci vili, piuuo.\'10 che tutelare freddame11te il principio di autorità. Oltre a ciò, mi ri.sulw c h e circolano per l'lwlia buon numero di pseudo•ardùi, che nessuno sa chi siano e che cos1i111isco110 w, pericolo pennaneme per la pubblica tranq11il/iui( 31 ).
L' unico impiego in tem po d i pace che Graziali prospettava per gli ard iti e ra l' inv io in Africa come "truppa co lo niale metropolitana'', co n l' avvertenza che "sono tru ppe ch e per re nd e re molto esigono tratt a me nti s peciali larghi e remunerativi "(38). E questo co lpo finale era forse il pi ù grave. perché m etteva gl i a rditi s ullo s1esso piano della L egio ne s traniera fra ncese.
Le conclusion i di Graz io\! furono pienamente approvate da l ge nera le Caviglia, comandante de ll'8. annata(39), e subito accettate e t rado tt e in pratica dal Comando su pre mo , che de stinò in L ib ia la 1. di vis ione d"ass alto, sciolse in nove mbre il corpo d"armarn d"assa lto e tra gennuio e febbraio 19 19 tutti i repa rti d'assalto no n indivi s io na 1i cd a fin e fe bbraio la 2. divisione d"assaltoe0). Sa lvo ritardi nelle o perazioni burocrat ic he ( ma tutti i repa rti di c ui abbiamo notizia diretta furono sciolti tra dicembre e gennaio), a marzo 19 19 g li unici repar ti d"assa lt o ancora es is tem i e r a n o i sei d e lla J. divisione, sped iti in Tripol itania per una sp ecie d i vacanza forzata, senza rischi né combatt iment i(4 1). Se s i cons idera che in questi mesi la smobili tazione de ll"esercito e lo sciog limento di reparti e gra ndi un ità erano appena agli inizi, il drastico rid im e nsioname nto de lle truppe d'assalto esprimeva c hiara me n t e ravvers io ne degli alti comandi ve rso gli
ard ili, maturata quando la lo ro po liticizzazione era ancora nella fase iniziale.
Paradossa lmente, ru proprio l'affe rmaz ione dell 'As.soc iazio 11e arditi nell e lott e civi li a co1ivinc ere le autori1i1 militari a ril all ciarc la specialità. No n sa ppi amo in quale da ta, ma verosimilm ente in .iprilc, Cavig lia , divenuto ministro d e ll a guerra, decise la ricostituzio ne d i un certo numero di repart i d'assalto (di cui cinque mesi prima aveva chiesto lo scioglime nto); mo lti an ni più tard i il ge nerale scrisse che rida re vita a repar ti rego lari di arditi e ra necessa ri o per con trolla re in certo modo gli arditi smobi litati e politi cizzati, ma probabilmente nella primavera 1919 i suoi piani erano pi ù ambiziosi anche se con fo s i, corne dim ost rano la copertura concessa ai respo nsabili dell'in ce ndio d cll'A vo11ti! e !a s ua circolare degli inizi di m aggio( 42). Il presiden1e O rland o, d eplo ra nd o le vio lenze com mes se dag l i arditi in varie cillà, aveva chiesto a Caviglia urgenti provvedimen ti e in sostanza lo scioglim ento della specialità:
Sarò molto grato all'eccel/e11za vosrm /... / se vorlli farmi co noscere qua li prop oste ella ritenga di porerfarl.' nei rigu ardi di quesro corpo, ma che aedo cerwm ente dovrei essere ,ie/ modo più opporllmo rrosformato, :;e 11011 addiritwm disdolro, in vista defla pro.~sima pace, re1111to c onto che quefl'animo:;o .}piriw di bravura, il quale ero icam en te rifulse nei tanti combattimemi, accenna ora t1d assumere forme degenerative, sopramuro i11 occasione di lolle cMli e di pem,rbamewi popo lan·, dai quali è sempre opporrw10 e desiderabile, 11ell'i111eresse delle 11osrre isritu.z.ion i, che l'e/ememo militare si as1et1ga dall'i111en-et1ire, se 11011 nel caso esc/usit'O che sia adoperato nelle forme legali per il rfapmo della legge e del/Ordine pubblico(4J) .
La circo lare che Caviglia d iram ò ai co mandi d ipe nd en ti pochi giorni dopo andava in direzio ne o pposta . perché il mi ni stro d ep lorava soltanto che gli arditi avessero provocato incidenti con le forze delrord in e e diceva chiaramente:
È inwce mio ime11dime1110 di 11011 llddi1 1e11ire allo scioglimemo di un corpo che ha dato wnto glorioso co,uribwo alla nostra vitroriosa gu erra . E in tale propmiro 111i co11ferma sempre pùi l'atteggiamento o rmai pa/e:.·e dei pa rtiti sowersivi, i quali do p o ìl mno tentativo di attirare daJJa lo ro /Xlflegli "arditi~, cerc11110 di allarmare il pae:;e est1gerando og11i piil piccolo i11cideme in cui i medesimi abbiano preso parte e /di/ indurre il gol'erno a sopprimere un corpo in cui onnai rawisano il pili pericoloso ostacolo a//'auua.z.io11edti foro iniqui piani._~~).
Co me gi us tame nt e r ileva Co rdo va, que.st'ultima dichiarazione rappreM:nlava «una specie di salvacond otto rilascia to C0I mini stro della g uerra pe r la lotta ai sower.~ ivi " condotta dagli arditi, in congedo e in servizio(45).
Tuttavia Caviglia non aveva capilo che g li arditi non potevano accettare una s1rum e 11tali zzaz ione troppo dirella senza perdere prestigio e ruolo politico pro prio; e infatti Mario Carli con un vio lento articolo sull'Ardito del 18 maggio, intitolato Arditi, non gendl1rmi!, denunciò l'intenzion e del ministro di ricos tituire i reparti d'assalto per impiegarli in compiti di polizia ("Voi che dite di co noscere ed amare g li arditi, diceva a Caviglia, ora inniggete loro la peggio re umiliazi one. trasforma ndoli in poliziotti e sgherri..). Gli arditi non si sottraevano al loro dovere, rivendicando a nzi la loro "funzione di regolatori e precursori de lla marcia avveniristica del nostro popolo'' e il loro ruolo di difensori dell'italianità contro il sovvers ivismo socialista , concludeva Carli, ma s i riconoscevano soltanto ne ll'Associazio ne arditi: ..perché, sa ppiatel o. noi sia mo dei volontari, che vogli,\mo interven ire se e quando vogliamo e nella forma che pili ci piace"(46). Caviglia reagì vietando "'vendita e lcuura nelle caserme del giorna le bolscevico L 't1rdito (4 7).
La ricostituzione di alcuni repa rti d'assalto fu portala ava nti , a nche se non abbiamo in merito notizi e precise(411); e in giugno rimpatri ò la I. divisio ne d'assalt o, che fu schierata in posiz ione strategica tra C rem o na, Guastalla e Regg io E milia. Negli s tessi gio rni la crisi d e l governo Orlando obbligava Caviglia a lasciare il ministero; e il suo successore Albricc i ca mbiava politica nei co nfron ti d egli arditi, tanto che in luglio, in un momento in cui veniva accelerato il rit orno in paese delle unità della zo na di guerra, la I . divisione d'assalto fu trasferita al confine orienta le, nei pressi di Postumia, prop ri o per ev itare la possibilità di scontri tra gli ardili ed i socialisti in rapida c rescita e4v).
Anche il nu ovo president e del co nsigli o, N ini , non tard ò a chiedere lo sciogl imento dei reparti d'assa lto, s ulla base di rapporti di polizia che accusavano l'A ssociaz ione arditi di provocare incidenti e sop rattutto di orientarsi "in se nso di ostilità alle istituz ion i" '. Scrivendo al ministro della guerra Albricci, il 6 agosto, Nini dava libero corso alle sue preoccupazioni:
I mezzifi11a11ziari /de/l'Associazione/ sono dmi da :m.s.sidi che i promotori si procurano dt1 geme pavida e desiderosa di trovare ww difesa ai loro interessi colllro pus.sibili agirt1z io11i massima/i::,-te. Ma L'Ardito che così vive della credula paum di ricchi, d'i11d11s1ria/i, ha assumo 1111 cara uere pre11ame111e rivoluzionario, e molti dei suoi articoli co mprendono veri e prof?ri elementi di reato.
E superfluo rilevare che il giornale, sebbene reda110, appare11teme111e, da co11gedmi e da ex ufficiali, ha relazioni direue con gli arditi in servi.zio e serve a fome111t1re le agitazioni ecci1t111done il malcontento e le iniziative. L'eccelle11za W'Jstm /Albriccij compre,ide di quanto sia pericolosa non soltant o per l'avve11ire, ma anche preJe111eme111e ww .simile propaganda tra Je file dell'esercito e qua li effetti tristissimi potrebbe dare fra breve(:5°).
Albricci rispose minimizzando, ma non nega ndo la politicizzazio ne dei repartid'assalto:
Da parecd1io tempo a quesu, parte nessun motivo di fagnanza hanno fornito gli ardili dei reparti, anzi hanno raccolto caldi elogi da rutte le autorità pel loro co megno, specialmeme dt,rante il receme sciopero generale / ...f. Dal comple.uo di noti z ie che mi provengono dai com andi di corpo d'armma risulta che i mi/ilari ardili dei reparti territorit1/i / ...} rappresentano gli e/emen1i sui quali ha minore presa la propaganda sowersiva per l'alto spiri/O di corpo che li anima, per la fierezza che li distingue e per gli elevati .~enlimenli patriottici ognora dimoslrati(_ 51 ).
Non sappiamo se questa cau ta difesa di AJbricci sign ifica sse che gl i alti comandi continuavano ad adoperarsi per il ril anc io dei reparti d 'assalto; in ogni caso l'impresa dannunziana di F iume non poteva non decretare la fine d egli ardi ti , benché il loro apporto alla sedizio ne fosse minore di quanto comunemen te si crede. All' incirca un sesto degli arditi della 1. divisione d'assalto (un decimo de ll a sua forza compless iva) seguì D'Annunzio a Fiume: il tenente co lo nnell o Repello , co mandante de l 3. gruppo d'assalto, il maggiore Nu nzian te con o tto ufficiali e 250 arditi (l a maggioranza) del suo VIII repar to d'assalto e la 2. compagnia del XXII reparto{5 2). La percentuale di diserzioni nella divisione d'assalto non fu maggiore che ne ll e a ltre divisioni stanziate intorno a Fiume, né a ltri reparti di ardi ti passarono in blocco a D'Annunzio nei mesi seguenti(53); i rappo rti tra l'Associazione arditi e Fiume ribelle furono poi a bbastanza freddi, malgrado singole vicende e dic hiarazioni propagand ist iche, perché le somiglianze tra arditi e dannu nziani erano troppe per non alimentare una concorrenza sotterranea. D'A nn un zio però attinse a piene mani nei miti e riti dell'arditismo, s i vestì lui stesso q uasi sempre da ard ito e volle gli arditi intorno a sé come guardia pe rsonale, ch iamò "a rditi " e •'fiamme'' i suoi seguaci, lanciò le grida degl i a rdi ti e ne cantò le canzoni di guerra, fi n o a confondere l'opinione pubblica, che finì co n l'attribuire agli arditi nell 'impresa fiumana un ruolo maggiore del vero.
L'elemento che sa ncì la fine deg li ard iti fu però un altro. Gli alt i comandi dell'esercito, abbiamo detto, dopo aver guardato con d iffidenza e ostilità la politicizzazione dei repa rti d'assalto nel 1918, ne aveva no scoperto gli aspetti positivi nel 19 19: quand'ecco che la sed izione dannunziana veniva a evidenz iare i per icoli per l'uni tà e la forza dell'esercito che venivano anche da quest a politicizzazione. Una parte notevole degli ufficiali , fo rse la maggioranza, simpatizzava con g li obietti vi di D'Annunzio e avrebbe accolto con p iacere il suo co lpo d i mano, se no n avesse coinvolto truppe regolari. E invece intorno a Fiume l'esercito era ~e mbrato sfasciarsi: battaglioni in rivo lt a contro i loro uff iciali, general i urrestati e derisi, co mandanti che confessavano d i non sapere se i loro uomini avrebbero obbed ito agl i ord ini , soldati che sparavano a freddo
su a!L r i so ldai i; e la responsabil ità d i tutt o c iò n on era d ei d isfattisti e d e i socialisti. ma de ll a po liticizzazione patriou ica c he i co m a ndi stessi aveva no to llerato, se no n in coragg ia t o . Non a b bia m o prove doc ume nt a ri e, ev identement e, ma s ia m o convinti c he fu pro p ri o la sed iz io ne fi um an a a dimostrare agli alti comand i dell'esercito (ai "mode rati'' come Di az e Badoglio ed agli "o ltranzisti'' come Giardi no e Caviglia) i perico li della po li ticizzazione dei reparti. Ne d e rivò la rin un cia a tutti i te nt ativ i dì rilancia re i re part i d'assa lt o , avviati o rmai a d un a lin e grad ua le, ma inesorabi le.
Al la vigi lia delle e lez ioni d i nove mbre, quando gli ahi co man d i p roposero di incl udere la I . d iv is io ne d 'assalto (rid otta o rm ai a 4000 uo m ini) ne l nove r o de ll e gra n d i un ità c he rie n tr ava no in paese d a ll a zo na d i confine. furono Nini e A lbricci a porre il veto, chiede ndo di ·'trattenere zona armis tizio divisione assalto perché attuale movimento politico e.<;Ìgc c he t ruppa 0 11 im a co me impi ego s ia te nut a lo nta na a r de nti co n lesc o ra e.'i islenti"(s4 ). S u bi lo d o po Ba d og lio m ise a pu nto u n p rogett o d i t rasfo r mazio ne de ll a divisio ne d'assa lto, che com pre nd eva lo scioglime nto di t r e dei s uoi repa r ti d 'assa lt o e la loro sostitu zio ne con t re ba ttag lio ni alpini( 55). li progetto non fu at tu a to p erc hé la divisio n e d'assa lto ve nne sc iolt a ne l ge nn a io 192 0 . L"ordinamento de ll'eserc it o fa tto approvare da Albricc i ne l nove mbre 19 I 9 non faceva ce nno di repan i d'assalto né d i arditi e così pure q ue ll o s uccessivo vo lu to d a l m inis t ro Bo no mi ne ll'a prile l 920(S6) . T u ttavia a lc uni r epa rt i d 'assal to co nt inuaro no a vive r e ne l 1920, co m e il reggimento d"a ssalto d is locato in F r iu li , c he ne ll a p r im avera 1920 era costit u ito da i repa rti IX, XX e XXJ l e 7). A lt ri repa rt i d 'a ssalt o era no forse dis tribuiti Ira i corpi d"a rmata de ll e regio ni vene1e. In giug no il mi n istero dec ise di invia re il reggimen to d 'assa lto in A lbani a, dove pe r u na serie di tragici er rori l'occupazione ita li ana era avv iata ad una fin e in gloriosa ; ma a Tries te al momento deffimbarco u na parte d egli arditi s i rivo ltò, da ndo lu ogo a d iso rdin i d i un a ce rt a grnv it à(38 ). Il regg im e nt o d 'assa lto giunse a Va lona a metà gi ugn o co n 1700 uomin i, soste n ne a lcune scara mu cce e un sangu inoso combatt ime nto a fin e lu glio e fu re imbarcat o a me t à agos10, ne l q ua dr o del ri ti ro d i tu tt e le tru ppe itali ane da ll 'Alba nia(s9). Nell'a utun no 1920 i reparti d'assal to ancora es isten ti erano concentrat i ve rso il co nfin e j ugos lavo ag li o rdini de l colo nn e llo Bassi(60); e li li raggiunse a ll a fi ne de ll 'anno l'o rd in e defin iti vo di sc ioglimento.
L ' EREDITÀ MILITARE DEI REPARTI D'ASSALTO
Poche righ e per notare che la soppressione dei repart i d'assa lto significò anche la dispers ion e delle espe rienze e degli insegnamenti della loro b.reve, m a densa vita bellica. Gl i arditi e rano stati maestri nell'assalto rapido e brutaJe, nei colpi d i man o, nell a lotta co rpo a corp o; ma tul\o ciò sembrava non int eressare .:i l pur vivace dibattito tec nico del dopo g ue rra, né ag li stessi ard iti , più preoccu pa ti del ri co noscim ento d ei loro meriti che della c reaz ione di una tradizione e di un a sc uol a c apace di rinnovare i loro s uccessi. 11 di ba ltito tecnico del d o poguerra appare innuenzato , anz i dominato dall e es peri e nze fran cesi, c he privilegiavano J.1 capacità cli fuoco più che la r.a pidi1à offensiva; il coordinamento d e l tiro d 'art ig lieria con il mo vimento d egli a ttaccanti e la capacità della fa n teria di affro nta r e i problemi offens ivi con le armi in doiazion e, sempre più num e r ose e variate, questi so no i te mi discussi e approfonditi. Evid e ntemente l'as salto breve d eg li a rditi non poteva ri so lvere il problema dello sfo ndam e nt o in profondità, come dimostrava l'esper ie n za del 1918; ma invece d i impegnars.i a s upera r e questo limit e, nella direz ione indicata dall e vittori e tedesc he del J 9 18 , il dibatt ito tecnico evitava di prend ere in consid e razione questo genere di possibilità offe ns ive. E infatti il battaglione di fanteria fu prima arricchito (s u ll a carta) di rutti i t ipi possib ili di ann i e (sempre sulla carta) pot e n:dato con il ce le brato addestramento degli arditi, per poi essere nella prat ica ricond otto ai li ve lli del 1915- J 6 , o ss ia cost ituit o su tre compagnie fucili eri , una compagnia mitragliatrici pesant i carreggiate su se i a rmi , u n reparto za ppat ori: un im pian to adeguato soll a nl o alle es igenze de ll'ordine pu bblico . Sa lvo ricon oscimenti propagandis1ici sempre più ret o rici, n essu n rilievo fu concesso nell'Italia liberal e e poi fa sc is ta all'esperienza dei reparti d'assalto, co m e a ll a m aggior parte degli insegname nli della g uer ra mondi ale(6 1)
NOTE
(') Nel rr UI?-o volume della sua b iog r.a ~~ d ! M ussolin i, nppa rsa p resso.Einaudi Torino 1965, e mtito lat a uppunto Mus;o lt m 1/ rivul11 z io1111rio, Renzo Dc Fdice sos1enne c he, rnalgrado singo li cedim e nti ed errori . dal 19 14 al 19 19 Mussolini aveva continua to ad essere un aU1c n1ico rivolut.ionario, che vedeva nella gue rra patriouica lo strumen10 per a rri vare ad una rivoluzione sociale di massa. li donr inarismo teorico e ia cecità politica dei capi ~odalisti fece ro falli re questa prospetti va e Mussoli ni ne 1rassc le conseguenze pratiche sposta11dosi a dc.~ lra nel 1920; ma nel 1919 il movi111ento fascista era an cora por ta tore di is tanze democratiche e socialmente rivo luziona ri o:. Non è qui il caso di confutare questa tesi. che del resto ha già suscitato un dibattito supe riore alla sua sca rsaco nsistenza;la ricordiamo tutliwia pcrch Cèi n questo quadro che si colloca l'in terpretazione dell'arditi,mo come forta autcnt icamclltc eve rsiva che d à il Cordova, allievo e 1.,-ollaboratorc d i Dc Felice. (1) Cfr, ~· CORDOV,\, op. cii.: R D E Fmx:E, op. cit.: Ù !ORGI O RoOl"-T, L 'eJadlU i//l/ia110 i/a VillOrlO Veneto a M14.SSoli111 1919-25, Later,:a, [Jari 1967; G10VANNI $Al)ll,\TIJCCI, I combauenti nel primo ,lopoguerra, Laterta, Roma-Bari 19 74; ID., U1 srnmpa del combllllemismo 1918- 25. Cappelli, Bologna 1980; R utJto ll.'fO V1VARELLI, // dopoguerra i,1 /wlia e l'm,i·e,uo ,Id fascismo, voi.. I: Dalla fi11e della guerra a/fimpreso di Fi11me, ES I, Napoli 1967.
( J) M ARIO C~t. /'rimo 111Jpell? alle. fiumme., in ~Ro ma futurista~. 20 scucmhre 19 1lì; ristampato in M CA!(l.l, Ard11ismo. cit.; o ra in F. CORDOVA, op. tlt., pp 20 8-09. /1'1, p. 32 , 11. 51, brevi cenni biografici su Carl i (') 11 discOP.;O è. r ipo rwto in F. Co11.rxwA,_op. cit,, pp. 205-08, senza.a lcun:• riscrv;i s ulla sua autenticuà. A noi sembra impossibile che pe r Marinctti vemssero radun ati 300 uffic iali degli ardi ti. ossia gli e ffettivi di dieci reparti d' a ssalto; i: però possibil e che lo stesso discorso venisse ripeluto in più concentramenti d i ufficiali.
f) MAI{~> <?-RL•, Seco11do.ap~llo al!e fiamme. Fo11,~azio11e clelf'As.Wt.'iazione fr11. '.mliii d'Italia, m ~Roma futunsta, I O dicembre 19 18; nstampalo m M. CARI I, Anlmsmo. ci t. ; ora in F COlll)(JVA, op. cii., pp. 209~10.
(") A nche Cord ova ,so litamentc ben informato, c ita ~oltanto la fondazione dell'A~socia~ z1o ne senza dare no me o numero dei soci fondatori né il suo prugr.imma (F. CORllO· v,-.,op.cit., p.1 4).
(1) li "Popolo d ' l.talia~ pubb lica vari progra mmi cori s uccess ivi aggiornamenti, n partire dal J9 gennaio. Il tcs10 tip rt:$0 da Cordova (op. cir., pp. 21 1- 12) è darnto maggio \ 919 Le differe nze tra le va ti e edizioni non sono comunque rilevami
e) Articolo _2 del programma pubbli~ato da F. CoitOOVA, op. dt .. p. 2 11. L'articolo 1 comradd 1ceva la p rocl amazione da apoli 1icità, perché affermava che l'Associazione era Mappoggiata Mdal giornale MRo ma fut uristaM, o rgano del Mpartito (111uristaM r) In ~arw Carli c.bbe dicci &!orni di ~rrc.~ ù di rigo re, ma fu poi ricevu to dal min istro CaVlgli a ed esplicitamente mco raggiato a proseguire ropem (F. CORDOVA, op. cit., pp. 14-15)
(w) Mln due anni di allività, d al ~ice mb r e 19 18. ~I g~ n1.1aiu I 920 , i futuri sti riusc irono a fondare appenn quind ici scz1oru, con poch, , sc n!\ 1 ' ' (F. CORDOVA, op. Cli. , p. 34, n 74).
(11) Si veda la testimoni anza di Eno Mechcri in XXVI! ba 11uglio11e d'assalw , cit., pp. 26976. Il gru ppo promotore dell'iniziauva compren deva un ufficiale superiore di carriera, Freguglia, vari ufficiali subalterni e va ri sou urficiali d i complemento, uno dei quali, il sergente Mecheri, prese ì primi contatl i con Mussol ini. Nell'esercito ital iano delrepoca, in cui le distanze ge rarchiche e ra no molto fo ni. era dt:l 1ullo eccezionale che ufficiali e sottufficiali di ca rriera e di complemento, si ritro\'assero per un progetto comune, per d i più di carattere politico, e a ddi ri ttura che dei sottoufficiali potessero avere un ruolo trainan te. U1 tutta la storia dd co mbattentismo ardito, del res to, sottufficiali e soldati semplici ebbero posizio11i dir igenti come in nessun' altra associazione di reduci: una conferma sia dc ll 'clcv:ua coesione dei repart i d'assa11u. in cui
1·ascenck:ntc pcl'iOflalc cO•na,11 spesso più del grado.sia dellap.n:scnn in l.'SSi d1 SOl· t11fficiah a~'>ai p1ii qualificati e mo1ivati che negli al tri corpi, vdontan era gli arditi per fare m eglio un a gue rra in cu i credevan o. ( 11 ) .// t1ostrQ direi/ore ugli arditi, in "1\ popolo d'ltalill", 11 novembre 1918 (il pc7..7.0 è verosimi lmente del lo stesso M us.-.oli11i). Sui primi ra pporti ira Mussol ini e gli a nliti, cfr. E. M A7.WCCATO, ap. cit.;C. S<>i.,\KJ, op. cii.; G SVANONI, op. d i (Il) Le fiamme al "J'opolo d'lla/iu", in " li popol o d'ltalia~,12 n ovembre I 918. (1•) P er brevità. citiamo soltan1og.li inter,cnci di Mussolini a favore deg.b arditi~ 14 e 26 n()'l,·cmbrc e il 7 dicembre. un artirokl di Giuseppe Prezzolim del 14 dicembre e la cronaca di una visi ta di Mussolini a bcr,;nglicri e a rdi ti di Tnc~te del 25 dicem bre. ParticoJarment~ inter~cc ques t'u lti m a cronaca. da coi (lppren d i:,mo che Mussolini aveva par law a ll a IV brigala bersaglieri su inv110 fo rm ale del c:om andantcgcnerale Coralli; s uccCS5ivamc n1c era staio condotto dina nzi ad un repa r lo d"ass.-.Jto schierato c he aveva arringato. dupo cht il comandarn e ca pit,mu Prattaroli gli aveva prc~c ntato la forza.
( 11) MARIO CARI I. Auoduz.io11e fro gli tmliti d'/t11/i1i. in -u popolo d'l rn lia- , 27 dice mbre 19J 8;cfr.G.Sv,1. NO!<I.Of), Cll.• pp.40-42. ( 16) -u popolo d'Italia 14 ge nn aio 191 9. ( 17) - u popolo d"haha.., 23 gennaio 1919; cfr. G . SvANON1. op. cit .. pp. 45-50. Cenni biografici su F. Vecc hi in F CO!l.l)(JvA. op Cli • p ]]. n. 54. ('8) Cfr. F. Ù)RDO VA, op. cit., p. ]5. n. 89. e p. 37. n. 109. (' ") Cfr. M CARLI, An/itbmo. Cii . e") T ra le innumerevoli ver:;.iuni dei fatti del 15 ap rile. la più dettagliala è qudla di FER 1u,cc,o Vu.-cm. /.o btmaglia del 15 aprile 1919, in - cardito d"halia. Giornale degli arditi di tulle le fiamme. N um ero speci.,kannua1e 111ilanese~, 19 gennaio 1936. pp. 3136 . e') Un demagogico provvedimento del ministro Caviglia aveva pennesw ag li ufficiali di complemento c he fossero iscritti al l\mive rs1tà di ollcnere il trasferimento a ll a sede pi ù vicina a lh1 loro facoltii.. con facih tarioni straordinarie per la fr equenza de i corsi accelerati e il i;upernmcn lo degli esami. be ninteso con la conservazione d e ll o s1ipc ndio di ufficiale Questo prOV\ edime nto forni ai movime n ti pauiottici un buon numero di militanti nella posizione pri\i lcgiata di ufficiali in servizio. ma scm:a altro impegno che la fre<1ucnza universitaria. All 'i ni zio <1c11'estate il nuovo ministro della guerra Albrkci ridusse ques ti privil eg i demagogici , richiamando ai reparti gli ufficiali studenti in modo da poter congedare gli uffici;1li di comple mento pili an ziani. guad agnandosi però l'ostilità degli am bienti pa t rio uici più accesi (cfr. G. Roc1MT. L'esercì· IO itafitmo da Vì11orio Venl'la II M11ssali11 L cit .. pp. 3 1 e 60). ( 12) Ritorne re mo nell'ultimo capi10Jo sulla "bauaglia" de l 15 apri le anali:a.ando lo sfruttamento che m: foce la stampa combat1cn1istica negli anni di rcgin1c faSC1sta f') F. VECCHI. LA btlllQglia del 15 aprife.cit., p. 34. Qucsla testimonian1.a è smentita nella forma. ma non netta sostanza da Caviglia: cfr . F. CoRoov,1., op. cii.• p p . 26-27. (1•) Cfr. F. Co,uxivA. op. d 1 p 15. ch e ci ta un"informativa della polizia ~c nza accorgersi che dipende sostan zia lmente dal progromm;i ddl"A~iazione ardili pubblicalo su ~n popolo d"hal i:1··del 19 gconaio, con poch e modificazioni e alcuni e rrori grossolani; il caporale Vi11urio Dini,ad cscmr,io diventa il ge nerale Vi1tori o Dini! f ') Cfr. F. CoRDOVA. op. cii .. pp. 29 e 37. n. 109. che ci ta in appoggio il ~l'opolu d"ltaliac "'Rom a fi.uuri~i.,-. senza alc un dubbio su lla loro aueodibilità: eppure o hre 800 a rditi a Firenze e alc une migliaia a Milano non hanno alcun riscontro ne lle fonti :t noi no« {1°) Mancano gli e lcmemi per calcolare da dove venissero questi ardi1i li beri d a obblighi dì servizio prima de l eongedamcn10 delle loro classi (quelle pili po~-nm. cui nppaneneva prcsumibilm1:'11te la grande maggioranza degli a rdil i. tornarono a casa ~ll tanto nell"estatc 19 19). Si tra tta va probabilm ent e di militari in conval csccn:1.a, di imboscati delle r etrovi e e di privilegiali. come g li ufficial i studenti d istaccali a lle uni versi t à, o di llllitari a llontana1iii dai loro reparl i più o m e no ill ccìtameme anche in segui t o allo scioglimento di <1uas i tuu i i rcpa ni d 'assalto all"ini zio dcl 1919. Ad ogn i modo nessu·
no chiese conto della loro situazione militare Gli arditi politicamente attivi nel 1919 erano comunque una minoranrn assai piccola rispetto ai combattenti dei reparti d'assaltonell917-18 (27) Cfr. G. S,\IIIIATlK:ci, I comhauenri ne/ primo dopoguerra, cii. (1S) F. CoRDOvA, OfJ cit., pp. 15-19, che snive: "Usc iti dalla guerra carichi di riscntirncnco contro quanti avevano •sfr111tato' i loro sacrifici, impinguandosi nelle retrovie u nel paese, era logico che gli ardili nutrissero il desiderio di un'equa ricompensa e fossero pronti, per onenerla. a sovvertire l'ordine costituito I loro programmi accolsero pertanto, sia pure in modo confuso e frammentario, molle istanze progressiste e rivoluzionarie" (p 15). Cordova elenca queste richieste progressiste e rivoluzionarie e sottolinea l'aggrcs.~ività degli arditi contro socialisti, disfanis!Ì cauolici e g:iolilliani e contro le istituzioni parlamentari.
( 19) Per un'analisi del ruolo di provocaziooc antisocialista e a01igiolittiana assu010 durante la guerra da!rinterventismo, di destra e di sin istra, democratico e "rivoluzionario", rinviamo a G. ROCHAT, L'Italia nella prima guerra mondiale, cii., pp. 61 sgg (li") F. CoKIX>vA, op. cit., p. 29 ("') Sui finan:àarnen ti degli industriali si veda la documentazione probante raccolta da F. COR[)QVA,Op.cil.,p.29
(") ~L'a rdito ~, paHim. Degno di nota il traftletto redazionale Ai collaboratori <lei 31 maggio, che suo na: " Ci giungono molti articoli inneggianti ai reparti d'assalto e rievocanti le glorie degli arditi. Purtroppo lo spazio non ci permette di pubblicarli. poiché il nostro è un giornale di lotta e di battaglia, Preghiamo i nostri collaboratori di inviarci a preferenza artkoli di a!lualità (situazione politica, notizie, eccetera), Siamo troppo conosciuti per aver bisogno di auto-esaltazione e se qualcuno vuol conoscerci meglio, sa dove abitiamo".
(JJ) Per un'analisi di questi avvenimenti, rinviamo a G. ROCHAT, L 'e!ierciw italiano da VittorU/ Veneto a Mussolini, cit., cap. 11, e ID., L'Italia nel/" prima guerra mondi"/e, cii , cap,1.
e4 ) Una buona de.~crizione dei tentativi degli arditi di trovare nuovi collegamenti e un rilancio politico in F. CoKIX>vA, up. cit., pp. 39 sgg., dove però sono interpretati come espressione contradditoria dell 'anima democratica degli arditi, mentre a noi sembrano soltanto manifestazione della confusione ideologica e del rapido declino del movime010.
(ll) Per i problemi della smobilitazione dr. G. ROCHA'r, L'esercito italia11u da Vi/Iorio Veneto a Musso/in~ cit.; F. COR[)QVA, op, cii,; VINCENZO GALLINARJ, L ·e~·ercito ilaliano nel primo dopoguerra 1918-20, Ufficio storico dello stato maggiore dell'esercito, Roma 1980. Il contrihuto della memorialistica è es iguo e scarsamente attendibile, perché dominato dall'esaltazione del ruolo politico degli arditi.
('") Il promemoria di Grazioli è riassunto sinteticamente in V. GALL!NARI, op. cii., p. 70 , e più ampiamente in L. Lo:-:Go, op. cit., pp. 215-17, dal quale riprendiamo i hrani riportali. I corsivi sono del testo di Grazioli. e1) L LoNGO, op. Cii., pp. 216-17. La frase su!J' ''italica teppa~ in V. GALLINAII.I, Op. cii., p. 70.
(3,.) L LliNOoop.cit.,p. 216.
(3") Caviglia al Comando supremo, 26 novembre 19 18, che riporta in allegato il promemoria di Gra.-;ioli, citala in V. GALLl!<AII.I, op. cii., p. 70, e L LiJNUo, op. cit., p. 217. ( 40) V. GALLINARJ, op. dt., pp. 69-70. Gli arditi dei reparti d'a.~salto sciolti in gennaio e febbra io furono utilizzati come complementi per la I. divisione d'assalto de.~tinata in Libia, scrive Galli nari; ciò è solo parzialmente attendibile. perché i reparti non indivisionati erano ventisette e quelli inviati in Libia soha010 sei. È probabile che gli arditi dei reparti disciolti fossero rinviati ai corpi di origine, come è attestato per quelli della 2. divisione d'assalto; ed è anche possibile che una parte di qucs1i arditi fosse destinata ai depositi in paese e con mezzi leciti o illec iti riuscisse a confluire nelle grandici1tà
('') La 1. divisione d'assalto in Tripolitania comprendeva il I. gruppo d'assalto (X e XX reparto d'assalto e I battaglione bersaglieri), il 2 . gruppo (Xli e Xlll reparto e VII
battaglione bersaglieri) e iU. gruppo (VIII e XXJ I repart o e IX battaglione bersaglieri); i tre gruppi erano riuniti nel I raggruppamento d'assalto. La divisione aveva perso il bauaglione di bersaglieri ciclisti e lo squadrone di cavalleria, 1una rartiglieria e il ge nio, e acquista to invece la 15 squadriglia au1oblindomitragliatrici. Conse rverà questa composizione fino allo sdogl i menco nel gennaio 1920.
( 4 ') Cfr. Em11co CAVICLI/\, Il co11J7i110 di Fiume, Garwnt i, Mi lano 1948, p. 65; G. RoUIAT, L'esercito iwlia1w da Vi11orio Veneto a Muw,/ini, cit.. p. 39; F O)R OOVA , up. cit., pp. 27-28; V. GAlLJ NA RI, op . dt., p. 70. li I. maggio il generale Al~'tndro Pirzio Biroli ru nominato ispe11o re de i repa rti d'assalto sul 1erritorio nazionale.
(u) O r lando a Cavigl ia, leuern in F. Co1u)OvA, op. ci,., p. 27, d atata soltanto "ai primi di maggio" 19 1 9.
(") C aviglia a i comandami d i corpo d'armata , circo lare citata in F. Co11novA, up. cii., pp. 27-28, senza indicalione di data, ma presentata con;ie p rovocata dalla h:ttern di Orlando dei primi d i maggio.
(•' ) F. ColUX.lvA, op. cit. , p 28. Si può osservare che l'approva7fone di Caviglia è espres.-.a in termini più espli citi di quelli posterio ri d el ministro Bonomi per lo squadri~o fascista.
~a:~;i~:~~:;:i!•::~~ig:u":1;'~!~~~~:~:a:i~:l;r~~;~~gc~ 9 c~~ta in F. C ORDOVA. op. cit., p. 39,edatata 26 maggio 19 L9.
(•8 ) Conosciamo soltanto le vice nde de l LX repano d'assalto, sciolto nel d icembre 1918 e ricostilu ito nel gi ugno I 9 19 a Romn, ag li ordin i del maggiore Parisi e poi del lenente colonm: ll n Messe; nell'ap rile 1920 i l IX reparto fu avv iato in Friuli, da giugno ad agos to fu in Albania, poi ancora in F r iuli. fino allo sc iog limen 10 dcfini1ivo nel nove m bre 1920 (S. Al'0,.,11-;, op. cii.).
('9) V,GALLINARI, op.cit.,p. 1 19,
(.l<I) Nif!i ad Alb ricci, lettera citata in F. CoRuovA, op . cit., p p . 43-44, e datata 6 agos to 1919.
(" ) Albricci a Nini, lettera citata in F. C<,11novA, op. cit. , p. 44, e datata 13 agosto 1919 (" ) V. GAlLINAII I op. cit., p. 143; d r. ftROINANOO Gt:RRA, L 'impres6 di Fiume, Longane-si, Milano 1966, passim.
('·1) V. GALLINARI, op. cit,. p. 149, (5•) A lb ri cci a l coma ndo de ll 'S, armala, teleg ram m a citato in V. GAtL INARI, op, dr., p. 131, e datato 2 novembre 19 19. Nel te5to d e l te legramma la parola "movimento" è daleggcre~mornento~.
(ll) V. GAI.I.JNAIU, op. cit., p. 13 1.
C 6 ) Cfr. G. RocHAT, L 'eserciw italiano d11 Vi/torio Venew a Mussolini, cii., capitol i lii e V; OAI.I.INARJ, op. cii., pp. 199 sgg. (' 1) Ibidem, op. cil , p p. 17 5·76. e•) Ibidem, op. cit., p. 175: ~La parten;w del reggimento d 'assalto da Trie.~tc dà luogo a gravi scom ri con gruppi dì es1remis1i, ma è accertato che tra i d imostranti contro la pa rtenza sono a nche una sessantina d i ard iti". Ne lla na rra zio ne di Gallina ri, fondata sull e fon ti militari ufficiali ques ti diso rd ini h anno rilievo maggiore della più nota rivolta di Anco na di un battaglione d i ber saglieri desti na to in Alban ia. il 26 giugno. Il 29 giugno un altro gruppo d i arditi, in viaggio da T r ieste a Valona, si ribellò nel port o di B rindi.~i (ibi4tm,p. 177)
(' 9) Ibidem, pp. 175-79. La I edizione deffopera citata d ì S FAF11 ~A dedica alle operazioni in A lbania un capito lo so ppresso nella 2. ed izione. in cui le operazioni degli arditi vengo no descritte con una certa ricc hezza. Secondo Farina, i reparti d'ass;tlto inviat i in A lbani a erano quattro, e cioè IX. X, XX e XXII, r iuniti in un gruppo d'assalto agli ordini del generale De Gaspari e poi del colonnello Bassi; le pe rdite furono di 312 morti. dovut i in buona parte alla malaria (pp. 322-39). (60) Nell a 1• edizione della citata opera di S. FARINA (pp 340-41) è dello che ncU'otlobre 1920 gli ardi ti attaccarono un comizio socialista in Palmanova; l'intervento de l colonm:llo Bassi sal vò la vita a ll 'orntore, ma le proteste de i socialisti a Roma onennern lo scioglimento dei reparti d'assalto. La versione è certam ente romanzata, perché la
lincdcgli a rd iticrao nna i incvirnb ile. ( 61 ) Ci basiamo per queste osservazioni sulle nostre ricerche pas~atc (cfr. G . R OCHA"I , L •e~·ercito italiano da Vittorio Ve11eto a M11ssoli11i cit.) s ui son<lHggi compiuti rccent<!men te nella produzione del dopoguerra conservat a presso la 8iblio1eca militare centrale e sulle conclusioni di V. GALI INARI, op. cit., pp. 223-29.
GLI ARDITI E L'AFFERMAZIONE DEL FASCISMO (1921-24)
Al MARGINI DEL MOVIMENTO FAS CISTA
"li 2 gennaio del 1920 la sezione di Milano contava appena quattord ici iscritti, tre dei quali sotto inchiesta 1••. J. Delle alt re sezioni fun zionava a stento solo quella di Torino'·('). J poc hi s upers tit i era no dilanfati da violenti con trasti in te rni , accompagna t i da espu ls ioni e reciproche accuse. Per sopravv ivere, quello che restava delrAssociazione arditi dovette co llocarsi sono la tutela di D'Annunzio e di Musso lin i. Nel ge n na io 1920 fu redatto a Fiume (no n sappiamo per ini zia ti va di chi, né co n quali adesioni) un nuovo Progmmmastaluto c he insc riva p ienam e nt e l'Associazio ne nel movimento dannunziano, acce ntua ndo ne il carattere polit ico a scapito d i que ll o co mbattentis tico: po1evano infaui farne parte gli a rdili di guerra e quem reggimentali, i legionari fiumani, ..gli ardili del mare e gli arditi del cie lo" e inoltre t utli quei comba tt ent i che '·abbiano tali meriti intellettuali e morali e così sin golare personalità da meri tare il nome di ardito"(2). D'Annunzio era proclamalo presidente onorario dell'Associazione. Questo tentativo di rilanc io non ebbe però molto successo, malgrado gli ardenti proclami del nuovo p res id e nt e(3), con ogni evidenza perché faceva dell'arditismo una se m pl ice appendice d e l dannunzianesimo. E infatti la sez ion e di Milan o, l'unica ri mas ta sic ura me nt e in vita pe r tutto il 19 20, preferì appoggiarsi a Musso lini; questi si acco ll ò il finanziamento della sezione e del sett im ana le L'ardito, otte nendone in cambio un pieno appoggio nelle lotte interne a l movimento fascista, particolarmente aspre in questo per iodo in cui ra vanza ta del movimento operaio par eva ina rrest abi le. Per avere u n'idea del livello dell'attività di questa sezione, si pensi che l'unica azione di tutto il 1920 tramandata ed esaltata è l'aggressio ne a Serrati, l'anzia no direttore dell'Avami!, che il 16 aprile 1920 fu attaccato a tradime nto da sei baldi arditi, pesta lo bru ta lmente_e poi privato a colp i di forb ice de ll a s ua famosa barba, subito portata m trionfo a Mussolini(4). In tan to a Roma la sezione arditi, dopo mesi d i dure baUaglie tra raia o ltranzista capeggiata da Bottai e quella populista direua da Argo Secondari (un tenente che si proclamava anarchico), con largo intervento di forze esterne e addirittura della ma lavita, si scioglieva tra giugno e luglio 1920.
L'l carta decisiva per la sopravv ivenza e poi il rilancio de l combattcn-
tismo ard ito fu la sua apertura anche a chi non aveva militato ne i reparti d 'assalto, decisa a Fiume con il programma-statuto del gennaio 192 0 e ripresa dalla sezione mila nese. Questo espediente permise di rinsanguare l'Associazio ne ardi t i con ex combattenti politicamente affini (in sostanza, con militanti dannunziani e fascisti), poi, secondo un'interpretazione estensiva delle norme, con giovanissimi che non avevano p ot uto fa re la guerra per motivi di età, infine anche con persone che erano riuscite ad evitare i rischi della trincea, ma chiedevano di di vent are arditi per sfruttare la forza che il mi to conservava. 11 reclutamen to di nuovi iscritti fu facilitato dalla sconfitta del movime nto operaio nell'au tu nno 1920, che aprì la via alla controffensiva delle dest re; la t ravo lgente affermazione dello squadrismo fascista a partire dall'inverno 1920-21 consegnava a Musso lini ed ai suoi la leaders hip inco nt rastata dell a riscossa oltranzista, ma apriva spazi inspe rati anche agli ardi t i. Il successo del movimento fascista era infatti troppo rapido e grande per no n provocare sco mpensi e contraddizion i al suo inte rno e nella vasta area di simpatizzanti e nu ovi seguaci, mo lti dei q uali mossi soltanto dall'arrivismo; e infatti gli an n i 1921-25 videro u n succedersi di regolamen t i d i co nti nell'ambito del fascismo trionfa n te e un pull ulare di fo rze e gruppi d iversi, strettamente un it i nell'attacco al movimento opera io e poi a ll o s tato liberale, ma fe rmame nte dec is i a dife ndere il loro ruo lo e le lo ro fortu n e, se necessario anche contro i fascisti. Per tutti quelli che no n riu scivano a salire subito sul carro dei vinci to ri o ne venivano espuJsi dopo violente lotte di potere o desiderava no condurre una loro battaglia a fia nco, ma no n agli ordini d i Mussolini, per tutt i costoro l'arditismo offri va grosse opportunità. Fondare una sezione ardi ti era fa cile, visto che gli autentici arditi non erano necessari e, come vedremo, i vertici nazional i d ell'a rd it is mo incoraggiavan o questa proliferazione; una sezione ard iti era per definizione p atrio tt ica e favo revole alla riscossa delle forze d i destra, qui nd i poteva contare generalmente sulla benevo lenza d ell e autorità e dell'opinio ne pubblica benpensante ed assume re atteggiamenti d i alleanza o concorrenza con il movimen to fascista a seconda d elle sit uazioni. Natu ral men te t utto ciò presupponeva molta disponibilità ideologica e m olta demagogia, che rie ntrava no pienament e nelle t rad izioni dell'arditismo, fermo soltanto su alcu ni p unti fo n damen tali (la scelta antisocialista, la volontà d i affe rmazio ne a qualsiasi prezzo, l'esaltazio ne della violenza) sempre rispettati. E infatti no n si possono separare le posizioni degli arditi autentici da quelle dei loro numerosi associati, perché tutti si richiamavano (con maggiore o mino re sincerità) agli stessi mi ti e valor i e si battevano per gli stessi ob iettivi non sempre idealis t ici(5)
Torniamo a lla sez ione di Milano, che sotto la guida del n uovo segret ario politico, il sergente maggiore Gino Coletti, condusse per tu tto il 1920 una vita abbastanza s ten tata nella scia del movimento fascista: come scrive Cordova, "la politica ardita perse qualsiasi originalità e l'accordo con i fascisti s i manifestò su ogni episodio d i polit ica interna e
estera"(6). Tuttavia nel novembre 1920 l'ard iti smo milanese nveva riacquistato sufficiente forza per ten tare il rilan cio cl e ll' Associ11zionc nazionale fra gli arditi d'Italia, che si distingueva dalla Assoc iazione fru gli arditi d'Italia fondata nel 1919 e po i subord in a ta a D'A nnun zio (scom parsa per inattività, per quan to ci risulta) forma lme nt e pe r la qualifica di "nazionale" (da qui la sigla ANAI che d 'ora in poi use re mo) e ne lla sostanza per il rifi u to di D'Annunzio e del dannun z ia nes imo. Ne ll o Sta tuto nazio nale app rova to il 21 novembre dall'assembl ea d e i soc i clc ll n sezione d i Milano (il fatto che fosse una sola sezion e a varare un o sta tulo nazionale attesta sia il crollo d i ogni forma di collegamento ne l 1920, sia la vo lontà del gruppo milanese di riprendere il contro ll o d c ll' nrditi smo , evidentemente in ripresa dopo la sconfitta d e l mov im ent o operaio) sco mpa riva infatti ogni accenno al ruolo dì guida di D'Annunz io e la partecipazione degli arditi all'impresa fiumana era rive ndi cata, ma su un piano subordinato rispetto alla grande guerra. Cadeva pure il ri co nosc imen to au to matico de ll a qualifica di ardito per i legionari fium a ni , ma non l'apertura ai combatten ti politicamente affini ("Art. 4. I soci possono essere: a) gli ardi ti di tutte le fiamme, h) gli arditi reggi me nt a li , e) quelli che, mi litando in qualsiasi arma, abbiano titoli di benem ere nza tali da essere riconosciuti ardi ti") e venivano affermati energicam e nt e l'a uto nomia della ANAI e il ruolo del suo comitato Centrale ("Ari. 18. Al solo Comitato centrale spet ta dare disposizioni per il coordinam e nto delle forze , la propaganda e lo studio dei problemi politici e economici [...]. Art . 20. Al Cons iglio nazionale spetta il compito di tracc iare la linea politica deU'associazione"). Quanto agli obiettivi, erano definiti in termini alquan to generali:
Art. 3. Reggono l'associazione i saldi principi dell'italianità e le discipline della lotta a oltranza per l'attuazione e la difesa dei postulati: a) valorizzazione della guerra e della vittoria; b) esaltazione e valorizzazione di tutte le forze di lavoro e d'intelletto palesi o /utenti nel popolo nostro; e) combattimento strenuo contro ogni degenerazione politica, che manifestandosi o teorizzando, dimostri, sia per malafede che per aberrazione, atteggiamento esiziale ai progresso e ai bene dei popoli. {L'Associazione/ ha irwltre i seguenti scopi immeditati: a) offrire al socio il modo di coltivare e sviluppare il coraggio e la forza fisica, rafforzando in pari tempo la propria coscienza di italiano superbo e di cittadino forte; b) soccorrere i soci riconosciuti bisognosi, a mezzo di un fondo di previdenza istituito presso ciascu na sezioneC).
L'orientamento antidannunziano dell'ANAI, che ebbe come segretario po litico Gino Colettì, fu confermato dalla sostanziale accettazione del trattato dì Rapallo e poi della liquidazione dell'impresa fiumana con il cosiddetto "Natale di sangue". La rapida evoluzione della situazione favoriva però una generale ripresa dell'ardit is mo, in margine all'affer-
mazione dello squad rismo fascista, tanto che al I congresso nazionale dell'ANAI, svoltosi a Milano il 13-14 marzo 1921, Coletti poteva annunciare la costituzione di 57 sezioni (alt re 20 erano in preparazione) . Il congresso con fermò l'alleanza di fatto co l fascismo con u n ordine del giorno di Piero Bolzone la condanna del dannunzianesimo, con una d iffic ile distinzione tra la luminosa figura di D'Annunzio e le "malefatte" dei suoi seguaci, accusati di socialismo e internazionalismo; fu r ibadi t o il rifiuto di ammettere nell 'ANAI i legionari fiumani in quanto tali.
Tuttavia il congresso recepì anche l'insodd isfazione di molti per la subordinazione a l fascismo e cttiesc una "linea d i condotta autonoma al d i fuori e al di sopra d i ogni partito polit ico"(8).
Un mese più ta rdi l'ANAJ decise d i presentare propri candi d ati alle e lezioni politiche nelle liste fasciste, incl use a loro volta nel govern ativo Blocco nazionale; ma subito dopo rovesciò le sue pos izioni verso fascismo e dannunzianesimo. Fu D'Annu nz io a prendere l'iniziat iva di un ravvic inam ento, dichiarando il 26 aprile:
Qmmdo mi parlano di dissapori fra legionari e arditi, io mi ribello come ad un G.'isurdo. Non sono forse stati gli arditi a conquistare Fiume? E i miei legionari non erano per ire quarti composti da arditi'! Non intendo perciò che vi siano delle divergenze di sorta perché siamo animmi da una stessa fede, per un so lo idea1e( 9 ).
Buona parte dei dirigenti d ell'ANAI accolse con favore le parole d i D'Annunzio. Dopo un vivace d ibattito interno, il Comitato centrale d ell'ANAl, r iunito a Roma dal 29 giugn o al 3 luglio 1921, ribadì a maggioranza l'auton omia degli arditi da ogni partito, acce ttò come programma la costituzione del Carnaro e come capo D'Annun zio e in vitò espl icitamente "gli arditi che fan.no parte dei fasci di combattimento a dimettersi entro un necessario lim ite di tempo o n de non danneggiare la d isc iplina dell'associazione"(' 11) La grande maggioranza delle sezion i accettò questo rovesciamento di all ea nze (ci furono alc une defezioni, tra cui T orino, ma Coletti poté ann unciare in l uglio che le sezioni de ll 'ANAJ era~~ns~~~naci~~o:~:\~= t~~~:r!~a::t~~
gli iscritti che
Non ci sembra che questo muta mento d i pos izio ni test imon i la crescita di un antifascismo cosciente di ard iti e dannunziani, come vuole il Cordova(1 3): basti con s iderare la vice nda del segreta rio generale Colctti, sosteni tore della subordinazione al movime n to fascista nel 1920, poi dell'alleanza con i dannunzian i nel 1921-24, q uindi di nuovo fascista, come quasi tutti gli esponen ti degli arditi. Non avrebbe senso stabilire un confronto con la coerenza morale degli antifascist i aute n tici: la realtà era che fasci~ti, arditi e da nnunzian i si mu ovevano tutti nella stessa area di destra, "rivoluzionaria" sul p ian o politico quanto conservatrice su l piano economico e sociale, ed i loro contrasti erano limitati alla sparti-
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zione dello spazio che la grande riscossa reazionaria apriva loro. Nel 1920 gli arditi si erano appoggiati a Mussolini per sottrarsi al dominio di D'Annunzio al vertice delle sue fortune politiche; nel 19 21 accettavano la leadership dannunziana, alquanto ridimensionata dagli awenimenti, per sottrarsi all'a-.sorbimento nel movimento fascista in piena espam;ione. Le cause reali ed i limiti politici del rapido sviluppo dall'ANAI nel 1 92 1 appariranno anche dai cenni sulla vita di alcune sezioni, che daremo nelle prossime pagine.
UNA
PARENTESI: GLI ARDITI DEL POPOLO
Nella storia dell'arditismo gli arditi del popolo costituiscono una parentesi, un elemento estraneo e pur utile per misurare la profondità e la diffusione del mito degli arditiC 4). Giungere a conclusioni sicure in merito non è facile, perché sugli arditi del popolo si è sviluppato sin dagli anni Venti un dibattito politico gravido di implicazioni, anche se generalmente basato su dati di fatto del tutto insufficienti, poiché le fonti utilizzabili sulle origini e lo sviluppo del movimento sono essenzialmente quelle di polizia, da prendere sempre con molta cautela. Ricordiamo alcuni dati essenziali: innanzi tutto che gli arditi del popolo nacquero tra giugno e luglio 1921 dalla sezione romana dell'ANAl (ricostituita dopo quasi un anno di inattività), per opera di un pugno di arditi capeggiati dal tenente Secondari, con lo scopo dichiarato di difendere con la forza le masse lavoratrici dalle aggressioni fasciste. Questa nuova organizzazione riunì in formazioni paramilitari in un primo tempo soprattutto anarchici e repubblicani, ma si diffuse con molta rapidità raccogliendo militanti di tutta la sinistra in buona parte del paese. Fu però bruscamente sconfessata prima dall'ANAI, preoccupata per il suo carattere proletario ed eversivo, poi dai partiti socialista e com unista, convinti che i promotori fossero provocatori della polizia, mossi da Nitti in funzione antigiolittiana. Il ripudio dei partiti di sinistra e la pesante repressione della polizia e della magistratura (efficienti come non riuscirono mai ad essere contro lo squadrismo fascista) ne determinaro no il crollo immediato e totale dopo due-tre mesi di crescita tumultuosa.
In questa sede ci interessa soltanto indicare in che misura il caso degli arditi del popolo possa ricondursi nell'ambito dell'arditismo. Indubbiamente i promotori furono arditi e il loro rifiuto del fascismo nacque all'interno della svolta dcll'ANAI, anche se l'ANAT come i dannunziani li ripudiarono drasticamente; pure i loro appelli inizia.li erano ispirati al populismo demagogico della tradizione ardita. Ciò che differenziò il loro da altri tentativi di mobilitazione popolare, tutti falliti, come il cos idddetto "complotto di forte Pietralata" di Secondari nel 1919 e l'insurre-
zione dannunziana di Carli a fine dicembre 1920, fu una rispondenza di ma-.sa che andava oltre tutte le aspettative. Le cause profonde di questo successo degli arditi del popolo e poi del suo fallimento non interessano però in questa sede, perché con ogni evidenza stanno fuori della storia dell'arditismo . Vale la pena di sottolineare che il piccolo gruppo di ard iti di Secondari ebbe il merito di lanciare il movimento, ma non seppe dirigerlo in alcuna delle sue fasi: non appena gli arditi del popolo divennero realmente un movimento di sinistra capace di muovere le masse, gli arditi ed i loro miti persero ogni significato e incidenza.
La vicenda degli arditi del popolo, in sostanza, conferma che in determinate circostanze il mito degli arditi poteva avere una capacità di mobilitazione anche in ambienti molto diversi e più vasti di quelli dell'arditismo; ma se il movimento che nasceva voleva crescere, doveva rompere i ponti con l'arditismo, mito e movimento di lroppo angusto respiro e di chiara connotazione antipopolare.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARDITI E FEDERAZIONE NAZIONALE ARDITI
Sulla vita dell'Associazione nazionale arditi negli anni dell'affermazione del fascismo non abbiamo molte informazioni, in parte perché solo una parte della documentazione relativa è ancor oggi disponibile( 15), ma anche perché la sua attività politica nazionale non fu particolarmente incisiva. Secondo ogni evidenza, le energie disponibili furono assorbite dalla necessità di dare all'Associazione una caratterizzazione e una organizzazione, piuttosto che da una battaglia aperta contro i suoi avversari. li distacco dal fascismo fu ribadito dal Consiglio nazionale del 19 marzo 1922, così come il "voto di devozione" fatto a D'Annunzio(' 6), e illtLstrato in un convegno nazionale dell'ottobre 1922 in termini che vale la pena di riportare:
Noi abbiamo sentito la necessità defia violenza contro tutti i nemici defia patria fino al 1919. Adesso la situazione politica è molto cambiata. Gli arditi d'Italia furono i veri fondatori del fascismo. Ma del fascismo della prima ora che era il vendicatore della guerra rivoluzionaria ed era il più audace movimento verso la sinistra e che prometteva fra le altre cose la terra ai contadini e la gestione delle fabbriche ai produttori. D'altra parte, era imminente il pericolo bolscevico che fra le sue manifestazioni aveva il dV,pregio dei combattenti e l'esaltazione dei disertori. Quel periodo è sorpassato da un pezzo mercé lo sforzo delta minoranza ardita che costituì i primi nuclei fasci~ti che adesso non hanno niente a che fare col partito nazionale fascista. Noi intendiamo adesso garantire la libertà di organizzazione di rutti i sindacati. Noi non vogliamo la guerra ai fasci-
smo, però noi ci consideriamo equidùtanti dai fasci.sii, che per noi sono una degenerazione del fascismo, come dal comunismo, che è un 'aberrazione dell'idea socialista. La nostra posizione è q1'ella di termine equilibrato in mezzo al caos attuale creato particolannente dall'assenza di respomabilità da parte degli organi .\'tawli. Questa nostTa funzione è chiaramente sintetizz ata nel pensiero di D'Annunzio, {'uomo cui i lavoratori guardano ftduciosi(1 7).
Queste dichiarazioni erano destinate a rimanere sulla carta, pe rch é i pochi tentativi di arditi e dannunziani di garant irsi spazio po liti co furono prontamente rintuzzati dai fascist i e dalla polizia. Del resto no n sembra che la direzione politica dell'ANAI fosse consapevole de ll a gravità della situazione, poiché l'unica circolare d e l segretario Caletti servata negli archivi della polizia per il t 922 t ratta la cost ituzio ne in ogni sezione di gruppi di volontari (''arditi d i guerra, legionari e ard iti civili") pronti a marciare agli ordini di D'An nu nzio per d ifendere Fiume('8). Nel 1923 Caletti diramò un'a ltra circolare, chiedendo volontari per una spedizione nei Balcani, disposti però a fi rmare un impegno generico e abbastanza ambiguo come il seguente:
Il sottoscriuo dichiara sin da questo momento di tenersi pronto a partire ad ogni eventuale richiesta dell'Associazione nazionale arditi d'Italia per la difesa d'Italia sotto gli auspici del comandante D'Annunzio(_ 19 )
Appelli come questi non potevano no n avere com e unica con seguenza la messa in allarme delle auto ri tà di po lizia, che a più riprese interve nnero con diffide e circolari, come quell a del diretto re generale della pubblica sicurezza De Bono ai p r efet ti in da ta 13 agosto 1923, c he denunciava il reclutamento nell'ANAI di arditi civili, tra i quali sovversivi di sentimenti antinazionali, e predisponeva un'att enta sorveglianza (2°). In diretta concorrenza con l'ANAI era nel frattempo nata la Federazione nazionale fra gli arditi d'Italia (FNAI). Non conosciamo le ta p pe della sua formazione, ma sappiamo che i contatt i necessa ri furo no presi da un gruppo di arditi bolognesi vicin i al fascismo (o addirittura iscritti al partito fascista), probabilmente ne ll a primavera 1922; sta d i fatto che a metà settem bre 1922 la Federazione era già regolarmen te costitu ita ed il suo segretario generale Pizzirani poteva annu n ciare che "en tro breve tempo le migLiori forze dell'arditismo itali ano saranno saldame nte inquadrate dalla giovane Federazione sorta per raccogliere intorno all'idealità propugnata in guerra e in pace i reduci dei battaglioni d'ass alto" . Nella stessa occasione il Comitato centrale della J."""'NAI ne precisava la linea politica in questi termini:
{. } La federazione continufa/ a inrensiftcare la sua propaganda volta, al di fuori di ogni partito, a valorizzare le energie ardite nell'interesse della
nazione, tenendo conto del fatto che furono gli arditi a dare la scintilla del movimento di reazione al bolscevismo e a tutte le degenerazioni postbelliche della politica e dell'economia nazionali; riafferma la propria simpatia e la propria affinittì !>piri tua le per il fascismo, di cui gli arditi furono pionieri e animatori nei giorni più dijfici!i( 21 ).
La Federazione nazionale fu lanciata con un convegno nazionale del 22-23 ottobre 1922 a Bologna(2 2). I suoi scopi furono esposti con grande chiarezza in un promemoria del 28 novembre 1922, presentato a Mussolini da Pizzirani e da Mario Carli per ottenere il suo avallo. L'arditismo rappresenta ancor oggi una forza politica, diceva il promemoria, che può schierarsi a fianco del fascismo a patto di conservare una sua autonomia:
Premesso che la FNA/, o qualsiasi altro organismo che abbia per scopo la riunione di tutti gli ex-arditi - operanti nell'ambito dei partitinazionali - non può, per fa sua speciale natura, amalgamarsi o farsi assorbire da altre assocùa.ioni; premesso che /'arditùmo, elemento con fi.tru;ione prevalentemente animatrice e precorritrice, non può vivere né agire se costretto dai limiti di un qualsiasi partito politico; considerato infine che la funzione della FNAI è, specialmente oggi, quella di salvaguardare le migliori conquiste fasciste da inevitabili degenerazioni o traviamenti, è necessario che sua eccellenza Mussolini consideri il nostro movimento non con un celato limore di dar forza e vitalità ad un organismo non controllato né ligio agli ordini del partito nazionale fascista, ma con quella serenità e benevolenza che il nostro passato ha diritto /sic/, che il nostro franco, leale, one.~to componamento ci fa attendere.
La FNAJ fa della politica. Oggi, che anche le mcietà di carabinieri in congedo trattano di politica, non si può concepire una associazione - di giovani esuberanti e dinamici - apolitica. Politica sana, s'intende; perfettamente, sentitamente nazionale, educatrice: tutto quello che si vuole, ma politica. La politica che la FNAJ segue è pe,jèttamente fàscista. Lo ha dimostrato, e sempre, coi fatti.
La FNAI è nata principalmente per controbattere l'ANAI, che, degenerando coi pseudo sindacati dannunziani, sarebbe ancora temibile, se altri arditi non ne avessero sconfessato gli atteggiamenti. Quesli arditi siamo noi - della FNAI - che questo primo compito possiamo assolvere solo e perché autonomi, indipendenti. Se appena ottenuto il risultato definitivo - lo scioglimento dell'ANAJ - noi ci costituiamo in plotoni d'assalto dei fasci, è naturale che l'ANAJ ritornerà a vivere, sia pure sotto altra forma, ma sempre con gli stessi scopi e principi(_ 23 ).
Pizzirani e Carli rivendicavano per la Federazione nazionale arditi anche un ruolo di stimolo nelle regioni in cui il fascismo non aveva ancora radici e una funzione di collegamento con le altre forze di destra:
Il fascismo in alcune regioni non può non deformarsi e sviare daJJa sua linea di condotta, perché, è inevitabile, elementi incontrollabili, ma polenti per mezzi e clientele lo dominano. Calabria, Sicilia, Sardegna. L 'arditismo, più sugge.wivo per la differente psicologia di quelle popolazioni, dovrebbe avere il compito di servire da trait-d'union e di incanalare le energie di quelle regioni verso la comune fede fascist a / /
Nessun pregiudiz io può portare al fascismo la nostra autonomia e il conseguente passaggio degli arditi tutri nei reparti delta FNAI. Nelle azioni in comune l'unità degli jforz.i, e cioè il fascismo coi suoi organismi, l'arditismo coi suoi reparti, possono completarsi con vantaggio del comune ideale{. . .}
La funzione dell'arditismo - Idea superiore - e che Mussolini ha dimostrato di ben comprendere, è squisitamente spirituale. Rifugge, /'arditismo, dalle paçtoie di partito, dalle combinazioni interessate, vuole essere libero, anche dal partito nazionale fascista, per potere, mercé appwuo la sua indipendenza, educare, criticare, controllare, e tutto ciò perché il popolo non sia ingannato, perché i governanti non siano sorpresi nella foro buonafede, perché ne:i:surw deformazione abbia a prevalere sulle premesse e suiie promesse che ci diedero, finalmente, un governo deciso a seguire una via retta ed onesta per il bene della patria( 24 ).
ln sostanza, la Federazione naz iona1e arditi rico nosceva pienamen te l'egemon ia fascista, ma ch iedeva per sé uno spazio politico e u na certa libertà d'az io n e, proponend o impLicita mente come mod e Uo il rapporto con il fascismo che gLi arditi avevano av uto nel 19 19 e no n quello di subordinazione del 1920. I rapporti di forza erano però cambiati e Mussolini fece r ispondere che "l' azio n e degli ard iti d ifficil m ente si può differe nziare da q ueUa dei fasci [.. .J Meglio dunq ue una co m p leta fusione, come vuo le l a logica"(2 5). l promotori de ll a FNA I non si sen t iro no di accogliere questo drast ico invito e sce lsero il ruolo difficile d i fia ncheggiatori ora riconosciuti ora rifiutati, che però garant iva loro una certa autonomia.
Il primo co ngresso n azio n ale de ll a FNAI po té svolge rsi il 28 genn aio 1923 a Genova con il co nsenso e la regia non tanto occulta di Mussol ini, c he concesse t re ni speciali e ospi talità ne Ue case rm e, a utorizzò la partecipazio ne di uffic ial i in divisa e dei gagliardetti dei disciolti repart i d'assalto con scorta d'ono re armata e man d ò De Vecchi a rappresentare il governo, Ba lbo la milizia e Bianch i il part ito fascista. Il congresso si svolse in un affo ll ato teatro e si concluse senza in cide n ti con un corteo di ard iti e fasc isti, con fanfare e bandiere(26 ). Nella primavera 1923 Mussolini accettò add irittura che una delegazio ne della FNAI gli conferisse il grado di caporale d'onore degij arditi(27 ). Quest i buoni rapporti si guastarono dopo l'estate: in settembre il ministero degli interni aprì un 'inchiesta sulla FNAI, p ur riconoscendo che la sua attività sembrava ,.consona a ll e att uaLi d irettive del governo nazio nale e in oppos izione
al\'ANAr'{211). Il prefetto di Bo logna confermò che la FNAJ '"si dichiara , di massima, apo litica, ma in realtà fia nc heggiava e segue il moviment o dei part it i nazio naJ i" e che t utt i i suo i diri ge nt i " ri s ult ano d i buona condotta in gene re e d i sen timenti sch ietta men te pat ri o n ici"(2 9); ma De Bono, direttore generale della pu bb lica sic urezza, no n s i mostrava convinto, al primo acce nno di c ris i politica dava ordine -'d i d iffidar e il maggiore F r eguglia d a q ua lu nq ue az ione Id i] carattere mili tare o po lit ico"(3° ) e q ualc he te m po d o po t e legrafa va a tutt i i p re fe tti : "Occo r re se mpre megl io osserva re attività Federazione arditi c he sotto apparenza appoggio governo tresca e lavora co nt ro di esso. Sorvegliarn e gli emissa ri "(3 1).
L'appoggio de l governo fascista a lla Fede razio ne nazio nale arditi, in definitiva, fu assai meno convinto e con tinuo di quanto s i potrebbe credere , probabilmente perché lutt o r ardi1ismo era guardato con fastidio e sospetto pe r la sua pre tesa d i co nserva re una cer1a au tonomia , senza troppe d is1 inz.io ni tra fian c heggiatori e dissidenti; evidentemente l' ANAJ non ra pprese nta va una minaccia tale da dover esse re comba u uta a fondo. Le d ue organizzazio ni era no poi mo llo s imili come st rutt u ra, r ec hn a me nto , propaganda e att ività, a l pu nto c h e s pesso le loro sezio ni s i potevan o dis t ingu e re so lo q uand o e me ttevano d ic h iarazioni d i lea ltà o di c ritica verso il governo fascista (e infatt i molti p r efetti le confo ndevano r ego larmente). Il ra pid o svi luppo d ell a Fed eraz ione naz iona le ard iti, c he ne l lugli o 1923 co ntava un centinaio d i sezioni(3 2), era dovu to essenzia lme nte a Ue s tesse ragioni c he abbiamo ind icat o per rA NA I; ma ved iamo d i da re qualche ce nno su lla vita delle sezioni delle due o rga nizzaz io ni, così come ris u lta dalle ca rt e d e i pre fe tti.
11 primo element o che balza agli occh i è la fo rt e diffusione delle sezioni arditi (particolarme nte di q ue ll e ANA I) ne l Mezzogiorno; ne l lug lio 1921 la Sici lia co ntava 23 sez ion i s ull e 90 costituite dall'ANAI e un 'a lt ra d iecina e r a no in Ca la bri a(33). In agosto il congresso regionale calabro-siculo ribadì il d istacco dal fascismo e decise la fusio ne d e ll e sez ioni ard il i co n qu e ll e d ei legio nari da nn unz ia n i, no nc hé lo svil uppo delr a rd il'i s mo civile{34 ), e chi ese a gra n voce lavo ri p ubb lic i e impieghi s ta ta li per gli isc ritti disoccupati. 11 congresso (c he co ntava u n numero di panecipanti assai lim itato: man cava no addirittura i d elegati d elle sez io ni ) s tabili a nche l'espu lsio ne d egli isc ritti c he avessero riporta to "pene in fa mant i'' e richiese la presentazione d i un certificato penale per le nu ove isc riz ioni(3' ). Le sezio ni calabro-siciliane furono per ò 1ravaglia1e da lotte inte rne vio le nti ss ime: nel feb braio 1922 il segre1a rio na ziona le Co le tti d enunciava in 1ermini durissimi la s itu azione pa lermitana, dove il gruppo dirigen t e a lui legat o era stato sost il uit o con ogn i so na cli brogli e im brogli e add irittura esp ulso(36). Pochi gio rni dopo un nuo vo co ngresso regio na le dava la misura d ella crisi dc \l 'ANAJ merid io nal e: il p r efetto d i Palermo info rmava infa tt i che i partecipan t i erano stati una di ecina in tuli o e dava questo resoco nto d e i la vo ri:
l'affermazione
La riun ione /11 assai movimentata perché dege1 1erò in u n reciproco scambio di accuse tra gli intervenuti. Non fu perrant,o appro rato alcun ordine del giomo e la discussione fu rinvia ta all'indo,n<m i. ff giorno app resso non poré però aver luog o sed u ta poiché si presentarorio solo due o tre co ngress is ti, i quali si allontanaro no su b ito dopo. Nessun.a altra riunione a vvenn e in seg uir o( 31 ).
Nel co rso d e l 1 922 la sezioneANAI di Pa lermo passò alla FNAI , ma poi una sc iss io ne dovuta sempre a riva lit à personali ca usò la nascita di una nuova sez io ne a ffi liata all'A N AI co n la riserva esplicita di no n volersi mettere co nt ro il gove rno nazio na le. Ne l marzo 1923 \'i nterve nto del C omi tato cen tra le de ll a FN AI provocò la liqu id azione d e l gr u p po dirigente d e ll a sez io ne FNAI, accusato di furt o, prepote nza e ma lversazio ne; ve nne così riassorbita la secessio ne de lla sezio ne AN AI. Ne l novemb re 1923 !"es plosio ne di nu ove ri val ità personali d eterminava pe rò una nu ova sc iss io ne e la nascita d i un G ru ppo a ut o no mo ardi ti d' It a li a, che si preocc upa va di sottolineare la conti nuità de ll a sua ad es io ne al fasci smo . Ne l 1924 fa ll irono alcuni tentativi di riuni ficaz io ne, sempre per il preva le re di inte ressi persona li ; e quand o in autunn o la riunificaz io ne di tutto l'arditi s mo palermitano pareva ragg iunta , il nuovo segreta ri o po litico si dimi se cl amorosamente{3 8). La co mpl essa sto ria degli arditi di Pale rmo po trebbe continuare, ma c i p re me piu ttos to sottoline are che questo ge ne re d i vice nd e e problemi era com une a b uo na parte de ll'ard iti smo merid iona le, se nza di sti nz io ni t ra ANA I e FNAI. Ne l d icemb re 1923, ad esem pi o, il prefetto di Calta nissetta comu nicava d i aver semp re segu ito con attenz io ne le va ri e sezio ni a rd iti della prov inc ia, "tan to più che a lc une di esse no n d avano sicuro affid a men to per gli ele· men ti equ ivoci dei q uali sono composte"; e infa tti il p refetto aveva scio lto in lug li o la sez io ne di Piazzarm erin a, "la qua le, anziché seguire fini naz io nali , svo lgeva propaganda disfatti s ta co n pe ri co lo di t urbame nt o dell 'ordin e pubbl ico ed inoltre pe rch é compos ta in prevalenza di e lementi pregiudicati per reati comuni " , e in d ice mbre la sezione di Valguarn era , "s ia pe rché spiegava azion e os tile al fas ci smo, sia anche pe rché co mpos ta in part e da disertori di gue rra e in part e da el eme nti affiliat i alla ma lav it a"(3 9). Il prefetto di R eggio Calabria scrive va poi , ne ll'ottobre 1923, c he la provincia con tava tre sezioni ANAl in picco li centr i, tutte co mposte da o ttimi element i, usc iti o cacciati dal parti to fascis ta per questio ni pe rsona li e in aspra lo tt a co n i fascisti lo cali, ma d evoti a ll e istituzio ni ; la sezione FNAI d i Reggio Calabria invece era stata fondata ed era ges1 ita d a d ue fr atelli , espo ne nti d ella mafia po rtu ale, e ntrambi co n un lungo curriculum di d e nun ce, co ndan ne e assoluzio ni per insuffic ie nza d i prove per vi olenza privata e mina ccia a mano armat a, che co nt ava no d i raggiungere il cont ro llo del po rt o ''cam uffandos i d a fasc ista -ardit o" (e infatti avevano portat o la sezio ne dell'ANAI alla F NAI per o pportuni smo)(40)
Beninteso, le rel azio ni d ei pre fe tt i no n meritano un a fid ucia asso luta, perch é sono condizi o na te dagl i o ri entamen ti governat ivi e da1 1e situazioni locali ; ma il quadro che tra ccia no è troppo uniforme (ab bia mo citato solo alcun.i tra i casi più gross i)(41 ) per no n meri t are c r edito . Va le rinche la pena di sottolineare che nell e relazioni d ei prefetti meridionali no n compare ma i l'accusa agli ardi ti di s impatie o lega mi co n i parti ti sovversivi o con l'antifasc is mo autentico, che pur rapp r ese ntava il modo pili faci le per sc redita re un a vve rsario poli t ico ; è evi d e nte per tutt i c he le riva li tà tra gli espo ne nti dell'arditismo sono inte rn e al la borghes ia nazionale e gove rnativa. Na tu ra lmente non tutte le sez ioni arditi e rano terreno di lana per rivalità personali e d i sottogove rno : abb iamo c itato il caso di Reggio Calab ria, ricordiamo a nche Case r ta, c he ave va una sezione FN AJ in r ego la da tutti i pun t i di vis ta, mentre la sez io ne FN A I della vic ina Capua conta va nel 192 3 una ve nt ina dì iscritti , "in d ivid ui quas i tutti tu rbolenti , in gran parte ex gua rd ie r egie e par ecch i p regiud icat i' ' ( e in novemb re fu sc iolta, ''esse ndo ri s ultato c he dei vent i isc ri tti [...] ben q ua t tord ici erano pregi ud icati")(4 2). C i sembra s ign ificat ivo il caso d i Bari, dove il tenente degli ardit i De Stefano aveva fon dato ne l 192 0 il fascio locale e la sez io ne ardi ti, passata dall'ANAl alla FNAJ per cont inuare a sostenere il fa scismo; nell'agosto 1923 costui s i p resen tò al prefetto co me leader d i tu tti g li a rditi pugliesi, mettendo a sua dispos izione i cento iscritti de lla sezione di Bari, "dei quali cinquan ta sem p re pron ti, a ponata di ma no'', e chiede ndo in cam bio sold i, cento div ise, una sede e soprattutto un riconoscimento poli tico. 11 p refetto d ied e un pare re nega t ivo , no n int e nd e ndo incoraggiar e alternat ive a lla Mil izia fascis ta (e il min istero a pprovò)(4 3); ma l'e pis od io rimane ind ica tivo del confu so a rrembaggio a l tre no dei vincitori che s i sca tenò in t utta Itali a (e s pec ialmente nel Mezzogiorno, dove il fascismo no n aveva ancora u n radica mento d i massa) negl i anni 1922 -25, in cu i ap pun to l'ard itismo fu uno d ei mezzi prefe riti .
Nel l'Itali a cen tro-settent rio nale la s trum e ntal izzaz ione d ell 'a rditismo fu meno evidente, perché il ruo lo egemon ico co nquistato s ul cam po dallo squad rism o fascis ta limitava le poss ibili tà di man o vra. Non ma ncarono tutta via lo tte int e rne e scission i personalistiche, che esempli fic hiamo co l caso più rile va nte, c ioè Bologna, roccaforte del fascismo e de Ua FNAL Ne ll 'ott o b r e 1923 il prefetto comunicava che s i e ra appena co stituito il I Gruppo ex ardit i d i guerra, con un a ve nt ina di ard it i c he lasciava no la sezione FNAI per diverge nze p e rsonali; infa tl i il gruppo e ra "di princi p i nazio nali e 1-.. ] intendetvaj svo lge re la sua au ivi tà a ll e dipe nd e nze e second o le dirett ive del fascismo". Nei mes i seguenti il gruppo sembrò penco lare verso l'ANAl, c he (rife riv a sempre il prefe tto) era allor a in ripresa; ma il gruppo finì pe r restare ind ipend e n te e nel se tte m bre 1924 si scio lse pe r diss idi interni(4'").
L'elemento che ha più rilievo nelle carte dei prefe tt i dell'Ital ia cent rose ttentrio na le è il progressivo al linea men to d e ll'ard it ismo a l regime fascista, attrave rso il passaggio d ell e sezioni ANAI a ll a FNAI o la fonda-
zio ne di nuove sezioni dichiaratamente filofasciste. Sono abbastanza tipiche le vice nd e di Trieste, dove il tenenle Farina aveva fondato ne l luglio 1 921 una sezione ANAI di orientamento dannunziano , presto entra t a in co nt rasto con i fascist i locali; nel settembre 1922 la sezione acco lse come arditi civili un certo numero di marittimi usciti dalla Federazione marinara di Giulietti e Fa rin a avviò la costituzione di un sindacato dann un zia no lavora tori del mare, che però ebbe vita brevissima per le p ressio n i della poli zia e dei fascisti. LI crollo del s indacato dannunziano nel dicembre J 922 travo lse anc h e la sez ione arditi delrANAI ; nacque allo ra una sezio ne a rd iti della FNA1 con I 05 soci , benpen sant i e fascisti o fi.lofascisti , dì cui solo una trentina erano arditi autentici("5). La crisi del le sezio ni ANA I no n è da addebitare so lo agli interventi poliz ieschi , rna anche a l rapido declino del movimento dannunziano; certo è che l'appoggio concesso alla FNAJ dalle autori1à polit iche e militari fu mass iccio e per mise ne l 1923 manifestazioni e adunate di un certo rilievo. L'intenzione d ei p romotori d e lla FNA I di manten e re una ce rta autonomia crit ica verso il fascismo ve nne progressivamente meno; al convegno int erregionale tenuto a Ud ine il 30 settemb re 19 23, con largo conco rso di a uto rit à politiche, fasciste e militari , nelle parole del maggiore Freguglia tutto ciò che restava a q ua lificare l'arditi s mo era no un ' islanza mora li zza t rice priva di contenuti co ncret i e l'esa ltazion e della violenza (una specialità in cui lo sq uadrismo fascista non aveva certo bisogno di lezioni). "Io ho sch ifo di parlarvi di politica", diceva Freguglia, che continuava promettendo bo mbe a tutt i i ne mi ci di dentro e di fuori :
Noi le bombe a mano ve le daremo nell'ideale della rigenerazione fascista, che fu e deve rimanere nel suo significato che schematict1mente e11u11ciato significllva e .çignifica: Guerra a tutte le camorre di demro, co mpre!!.·e quelle ipocriticamente (mmumwre di tricolori. Guerra ai nemici ,Jifuori che insidiano i nostri confini!/... /
Ma che il duce, nostro caporale, ci dica 111w parola e noi arditi non at· tendiamo che di collocare a !!."ito le armi della no.Wrll politica, quella che piace a voi!/.../
A chi la villoria? A noi!
A chi Fiume e la Dalmazia? A '10i !
A chi /Jeniro Mussolini? A noi.'(.46)
Unaugurazione delle sezio ni de ll a FNAJ divenne una cerimonia sempre più ufficia le. Ecco come un prefetto ne descrive una tra le tante:
Hanno partecipato le rappresemanze dell'esercito, della milizia e di pll· recchie a~ociazioni di ex comba11enti con gagliardetro. Sono stati prommciati discorsi ùmeggiunti al fascismo e al govemo nazionale ed è staltl tlepos1a ,ma corona al mom,memo di Garibaldi. La cerimonia ha avuto termine senza alcun i11cidente( 4 1 ).
In definitiva, l'elemento più rilevante della vicenda dell 'arditismo negli anni dell'affermazione fascista, all'incirca 1921-24, è la progressiva perdita della sua individualità, della sua capacità di fare politica e di conquistarsi uno spazio proprio. 11 successo organizzativo dell'Associazione nazionale arditi nel 1921 sembra dovuto non tanto alla coerenza della sua azione ideale quanto alla sua disponibilità ad accogliere nuovi iscritti senza, alcuna selezione, anche se ciò voleva dire coprire pesanti interessi e intrallazzi. Anche la diffusione della Federazione nazionale arditi nel 1923 ebbe questa caratteristica di indiscriminata apertura alle forze di destra, rafforzata da un orientamento dichiaratamente filofascista che non poteva non attirare buona parte della eterogenea base dell'ANAI. Pur non disponendo di informazioni dirette, ci sembra innegabile che nel 1923-24 molti arditi e molte sezioni abbandonarono l'ANAI ormai priva di prospettive per pa<sSare alla FNAI in espansione. Malgrado questo rafforzamento organizzativo, lo sbocco della FNAI e dell'arditismo in genere era ormai sempre più chiaramente il combattentismo puro e semplice, privo cioè di uno spazio politico proprio, inquadrato nel regime nazionale che stava nascendo.
N OTE
(') F. Co1u:>0vA op. cit. , p. 56. Dipendiamo dal Cordova per la ma ggio r parte dell e notizie sulle vicende deg li arditi nel 1920, anche se spesso ne diam o u1ùnterpreta:>:ione d iversa.
(1) Il programma-statuto fu pubblicato sen:za grande risalto né de1tt1gli sulla sua stesurn. sulr~Ardito.. dd 22 febbraio 1920 (lo si ved a in F. Co1uX1 vA, up . ci t. , pp. 2 17-2 1); è molto generico e possibilista. a metà suada tra la demagogia co mbatten tistica de ll'immediato dopoguerra e que lla tip ica del dannunzianesimo.
(-1) U n proclama di D"Annun:>:io agli ardi ti fu pubblicato con grand e risalto sull"Ardito" de l I agosto 1920 e stampato come volantino dalla sezione di Milano dell 'Assoc iazione arditi con la data 24 luglio 1920. li testo, lungo e d ispe rs ivo. riafferma il ruolo d irigente deg li a rd iti evoi siete la sola forza intatta del l"Jtalia nuova~) e quello person ale di D 'Ann unzio ("Ora io sono il vostro capo, Fiamme di Fiume, Fiamme d' Italia. E voi non dove t e ascoltare se non la mia parola~).
(~) L'aggressione è esaltata ripetutamente nella stampa combattentistica deg li anni Trenta: cfr. EDMONDO MAZZUCCATTJ, Una beffa!, in ~L'ardito d'Italia~, 11. 28. scncmbre 1934 .1 sci valorosi arditi erano Piero Bolzon, Gino Coletti, Umberto Maure!li , Ed mondo Mazzuccato, Fer ruccio Vecchi e A lbino Volpi.
C) Cordova parla di "doppia anima dell'arditismo , estremista e conservatrice" ( op. cit. , p. 68) L"es p ressione ci sembra fel ice, se indica la capacità del fascismo e, ad un live llo più basso, de ll'ard itismo d i difendere scelte di da%e tradizionali con me todi nuovi . È invece errato utilizzare il populismo e la demagogia di certe prese di posizione de\l"arditismo ed i suoi alterni rappor! i col fascismo per attribuirgli una componente autenticamenteprogressista,anzi rivo luz io naria;neUarealtà , le scelte concrete degli ard iti furono semp re verso destra.
(6) P. CORDOVA. op. cii, p. 62. La sezione milanese perse nel 1920 alcuni dei suoi esponenti più ooti, come Carli e Marinetti, che nel giugno 1920 ruppero con fasc ismo e ard it ismo perché sostenitori di una politica più aggressiva verso le isti tuzioni e la chiesa catto lica. Entrambi r ientrarono in seguito nel fascismo. Vecchi fu espulso nel dicembre, per questioni forse più personali che politiche (poco dopo finì ìn carcere per truffa). Alla testa della sezione milanese rimase però il gruppo dei primi arditi del 1919, che si disgregò solo dopo la rottura col fascismo . Cfr. F. CORDO VA, op . cii., pp. 58 sgg. , e G 1r,10 CotErn , Due anni di pa.~5Ìone ardila. Cronistoria dell'AssocU/.zUJne fra gli arditi d'lta(ia 1919-21, in ''L'ardiw" del 19 marzo 1921. (7 ) Statuto dell'Associazione nazionale fra gli arditi d'Italia, approvato dall'assemblea dei soci della sez ione di Milano il 21 novembre 1920. Questo statuto ebbe larga di ffusione in successive edizioni; la co pia che abbiamo visto è presso l'Archivio ccmrak dello Stato, Fondo minis tero del!' intemo, Direzione generale di pubblica sicurezza, D ivisione affari generali e riservati, Anno 1924, b. 70: Arditi d'Italia per provincia, sf. Como (d 'ora in poi ci tato come ACS, PS-AAGGRR/1924, Arditi, seguito dalla provincia).
n Cfr. F CORDOV A, op cii., pp. 64-66, e il rapporto al mù1iscero del prefetto di Milano Lusignol i, in data 21 marzo 1921 , in ACS, PS-AAGGRR, anno 1922, b. 96: Arditi d'Italia per provincia, sf. Mi lano
C) C itato in F. CORDOVA, op. cìt., p. 66. ("') li nostro convegno nazionale di Roma 29 giugno -3 luglio /921 , in ~L"ardito" , 2-9 luglio 1921; cfr. F. CORDOVA, op. cìt., pp 69-7 1. Il nuovo ruolo di D'Annunzio non provocò però modificazioni dello statuto dcli' ANAI , che rimase quello approvato nel novemb re 1920, per quanto ci consta fino al suo scioglimento.
( ' 1) F, CORDOVA, op. CÌt., pp. 80, 86 (1 1) Lasciarono così l'ANAI buon numero di ardili della prima ora, come Bolmn e Bottai. Non esistevano arditi con tessere di altri partiti.
( 11) "L'ANAI aveva compiuto così la sua parabola (scrive Cordova). Nata con propositi eversivi piuttosto generici, ma chiaramente orientata a sinistra nello schieramento
politico italiano, anche se an t isocial ista, tornava a sinis tra dopo un lungo periodo di invo luzion e Da questo momento affiancò la Federazione nazionale legionari in una posizioni: sempre più cosciente di ostilità al fascismo" ( op. cii., p. 72).
(") Sugli ardili del pofXJlo cfr. PAOLO SPRIANO, Storia de/ partito wmunisla ita/ia110 Da Bordiga a Gramsci, Einaudi, Torino 1967, pp. 139-51
(1 1) L ' arditismo ebbe molti giornali (oltre all"'Ardito" di Mi lano Caletti citava "Fiamma nera" di Bologna, "L'assalto" in Sicilia, il "Giornale del popo lo" d i Genova, ~Bandiera nera" dì Reggio Calabria: ma l'elenco è incompleto), in gene rale di non grande livello cultura le, che rarp rcscntano la fonte di notizie più continua, anche se evid entemente da prendere con cautela critica. Purtroppo ques ti periodici sono andati in buona parte dispcr:si, tanto non che siamo riusciti a utilizzare una collezione completa neppu re per ~L'ardito".
( 16) Cilatoin F. CORDOVA, op cii p 142.
( 11 ) C i tato in F . C 0 RIX! VA, op. cii , pp . 158-59. Secondo il Cordova, il Consiglio ua,:ionale elesse segretario dcli' ANAI il colonnello Giuseppe Pavone; da tutta la docu me ntazione risulta invece che Col e tti continuò a reggere le sorti dcli ' Associa,:ionc come scgrctariofinoa! 1924, ('~) CTr la circolare del ministero degli interni ai prcfcUi in data 17 marw 1922, che cita la circolare del Comitato centrale dcll'ANAI firmata da Coletti in data 4 marzo 1922, in ACS, PS - AAGGRR/ 1922 , Ardi ti/Milano. ('") ACS, PS-AAGGRR/1923 , b. 76: Ard iti d"ltal ia,sf. Firenze , rapporto dell" l 1 settembre 1923 del prefetto di Firenze al ministero. La circolare citata di Colelli è del I . seuembrel923
(2°) Circolare telegrafica di De Bono ai prefcni , 13 agosto 1923, in ACS , PS- AAGGRR/ i 923 , Arditi/Mantova.
(2 1) Il prefetto di Bologna a! ministero , 16 settembre 1922, in ACS, PS-AAGGRR/ 1922, Arditi/Bo logna. Il Comitato centrale della FNA I si era riunito il 15 setlembre; ne facevano parte il tenente Giuseppe Pizzirani, segretario generale, il maggiore Luigi F reguglia, poi nomina to comamlante delle forze ardi te d"llalia, il tenente Giuseppe Leonardi, Luigi Zaccherini e il capitano Mario Carli. Cordova scrive che tutti costoro, tranne Carli, erano sconosciuti o quasi nelle file deU"arditismo ( op. cii., p. 72), ma si trana di una for.rntura polemica, perché Freguglia era stato brillante comandante j i~:il~t~1/~s:t~:a~~ ~1ùri~ria~:tz~~~~~i: 11 ~~:~i~~~~:a~::~t1 ~~~~i~~:~r1:;1i arditi del 192 1- 25 non provenivano dal primo gruppo milanese (rimasto in parte non trascurabi le fedele a Mussolini). Quanto a Mario Carli, la sua complicata vicenda che lo vide fondare e poi abbando nare prima l'Associazione arditi, quindi la Federazione nazionale arditi, poi ancora i Gruppi a rditi fascist i autonomi, ci rico rda lo scarso spessore politico e la grossa componente di fauori personalistici delle lotte interne all'arditismo.
(22) Secondo più fonti, la fonda zione della FNAJ sa rebbe avvenuta p roprio in questa occasione; il rapporto citalo del pre fetto di Bologna dimostra però che a metà settembre la Federa,:ione era già costitu ita in tutti i suoi organi.
("3) 11 promemoria del Comitato centrale della FNAI, datato 28 novembre 1922 e fi r mato da Pizzi rani e Carl i, è conservato in ACS, Ministero interni, Gabinetto Finzi: Ordine pubblico 1922-24, b. I , f. 4: FNAI
(14) Ibidem. l.-0 statuto della FNA I, approvato il 20 giugno 1923 c co nservato in copia presso l'ACS , PS- AAGGRR/1923, Ard it i/Venezia, aveva struttura simile a quello dell ' ANA I , La determinazione del la linea politica era riservata a Consiglio naz ionale e Comitato centrale; era ammessa !"iscrizione di arditi, arditi reggimentali, superdecorati e combatten ti con titoli di benemerenza particolare (di fatto le sezioni furono lasciate libere di decidere ehi arruolare, eou forti d iffercHzia,:ioni), Naturalmente non es istevano preclusioni all ' iscr iz ioue di militanti di altre organizza zioni politiche, cioè di fascisti, ma l' indipcnde111..a della Federazione era affermata con energia.
(2.l) Aldo Finz i a Mario Carli, 19 d icembre 1922, in ACS, Ministero interni, Gahinetto
Fi nzi , bu.~ta e fascicolo c itati. F inzi aveva fatto da intermediario tra Mussolini e; dirigcnti de\la FNAI.
f ~ ) Rinviamo al carteggio in merito tra il prefetto di Ge nova e il minL<.tero. in ACS, PSA AGGRR/19 25 . b. 107 : Arditi d 'Italia. sf. Ge nova. L'unico incid t::nte si verificò nel viaggio di ritorno d el treno speciale per l'It alia centro-meridionale: ad una fermata imprevista ne i pre.,;.~i di Sa r..:ana. gl i arditi, convinti di essere caduti in un ' imboscata, si diedero a sparare all'i mpazzata, benché ufficialmente fossero tutti disarmati
(:7) Non ci è stato possibile accertare la d a ta e le modali là della cerimonia, che C comunque citata in più fonti f ") li ministero al prekuo di Bologna, 2 settembre 1923, in ACS, PS-AAGG RRJ C ategoria G. I: Associazio ni 1920-4 5. b. 17. f. 214: FNAI {d'o ra in poicitatocomc G.l- FNAl ). Dal caneggio risulla che 1'11 settembre De Bon o inviò una circolare a tu tti i p refetti chiedendo notilie sull'attività della FNAI nelle loro province. (29) Il prefeno d i Bologna al ministero, 26 sctt cmh rc I 923, in ACS, PS·AAGGRR/ G.1FNAl.
( "' ) De Bono a l prcfcno di Genova, 16 sc11cmbre 1923, in ACS. P~-AAGGRR/1923 , A rd iti/ Genova. Il giorno prima Frcguglia aveva partato agli arditi di Genova in vitandoli alla calma ed a lla discipl ina, m a anche & 1encrsi pronti a rispondere ad una chiamata del governo per un'azione su Fiume.
(' 1) Dc Bono ai prefet ti, 20 nove mbre 1923, in ACS, PS-AAGGRR/G. J -FNA l.11 16 dicc mhre De Bono teleg rafa al prefetto di Bologna in questi termini: ~Faccia capire maggio re Freguglia della Federazione arditi che il governo pu ò non vietare custitut. ionc so.ioni Fedcrnzione quando ques te includono solo elementi c he rea lmente abbim10 appartenuto reparti arditi di gucrr.1 e sempreché le sezio ni non sorgano con evidemc opposizione fa sci. E lo avverta che arditi non possono vcs1irc divisa nell o stretto senso cioè non possono panare gi ubba con fiamme nere e dis1i111ivo ardi1i sul braccio-(ibidem)
('~ Il prefetto di Bologna al ministe ro, 30 lugli o 1923, in ACS, PS-AAGGRR/G.1FNAI. Le due o rg.1n iz7.azioni arditi ebbero en trambe un centinaio di sezioni; non abbiamo elementi per ca lcolare <1uanti potessero essere gli iscritti.
f. CoRDOVA, op. Cit., p. 8 0 , n. 86 . (1•) L'ardit ismo civile fu uno dei cavalli di battaglia dell"ANAJ, che se ne servì per arruolare anche chi non aveva fatto la guerra (pe r età, ewnero o motivi meno onorevoli). Ne l febbrai o 192 1 il p refeuo di Pale rmo comunicava che era -~lato cos1i1ui10 un corpo dì " p re-arditi w, con wscuola di pugnale, d i bastone, di boxe, di rt:Sistenza, di marc ia, di scherma~, che aveva o llenuto d a i comandi militari 200 divise di ardito a prezzo d i favore; il prefeHo chi edeva la revoca del provvedimento, perché il corpo dei ~prc-a rditi ~ era destinato ad accrescere la tensione delle lotte politiche palennitane e non a combauerc i sovversivi locali, deboli e sotto controllo. Cfr. il prefello di Palerrno al min istero, I . febbraio 192 1, in ACS, PS·AAGGRR/1922, Arditi/Palermo. (l 1) U prefetto di Palermo al ministero, 24 agos10 192 1. in ACS, PS-AAG GRR/1922, Ardi1i/Palcrrnu. Il congresso aveva deci so di "staccarsi completame nte dai fasci di co mbattimemo, la cui azione determinata spesso da intrighi capi talistici, da tornaconti personal i, è in aperto contra.~to con le linee di condolta chiaramente traccia te da D'Annunzio, as.5ertorc de ll'idea ard il a; d i conco rre r e tuttavia con qua lsiasi partito per add iveni re a un reale ri basso del costo d e ll a vita; di segui re fede lmen te le direttive del Comiiato centrale c he regola la propria iwone in conformità del pensiero del comandante D'Annunzio; di fondere lt sezioni arditi con quelle dei legionari dannunz iani'.
(.le) La lettera di Coleni a Giuseppe Biacca d el 9 fc hb raio 1922 fu tras m essa dal prefet to d i Palermo al mini stero il 2 marzo 1 922 ( ACS, PS-AAGGRR/1922. Arditi/Milano).
(l7) I.I prefetto di Palenno a l min istero, 18 mar..:o 1922, in ACS, PS-AAGG RR/1 922, Ardici/Palermo
('•) Rinviamo al caneggio tra il prcfeno di Palermo c il minis1eru, in ACS, PSAAGGRR/1923 e poi 1924,ArditVPalermo.
('~) Il prcfcuo d i Cal1anisse11a al minisicro. 5 dicembre 1923 in ACS, PS-AAGGRR/ 1923. Ardit i/ Caltanissetta.
(<lii) li prcfcno di Reggio Calabria al minis1cro. 2 ouobre e 23 ottobre 1923. in ACS. PSAAGGRR/ 1923, Arditi/Reggio Cal abria. Sui 62 soci della sezione d i Reggio, aggiu ngeva il prefetto. be n pochi erano e,c comba nemi: i due fratelli erano srn li cn 1ramb i cso11era ti.
(' 1) Tra i casi macroscopici andrebbecit:tto anche Napoli. dove rarditismo fu 1ravuglia10 da con1i11uc sc issioni e rivalità, non se n1.:i lega mi col so ttobosco affaristico e la malavita. So prassedi amo per brevità.
(~ 2) Cfr. il caneggio del p refello di Cascr1a co l rninistc ro. in ACS, PS-AAGG RR/1923, urdi 1i/Cascrta.
("J) Cfr. il memoriale d i De Stefano per il prefetto di Ba ri, IO agosto 1923, e la rcla1.ione del prefetto al minis tero, 14 agosto 1923. in ACS, PS-AAGGRR/G . 1-FNA l. li prefetto osservava che ~chi desidera inquadrarsi militannente per la difesa del fascismo può benissimo emrare a far parte della Mili1.ia volontaria per la dife.~a naziona le. senza affannarsi intorno alla costit uzione di nuovi istituti, i qua li non significano ahro che confusionismo e dispcrdimcnto di for,:e, quando non nasco ndono anche i11sidie pericolosissime alla compagine delle ve re e pure forze nazionali"_ Meno prudente il prekuo d i T aranto, che nd marzo 1924 appoggiava la rich iesta di armi e divise per la lolla comro il sovversivism o presentata da ll a sezione FNAJ ap pena cos1ituita a Taranto (era il ministero a porre il veto). Nell'agosto deUo s1esso anno il suo successore presentava un quadro di~astroso dcll'ard icismo locale: la sezione di Taran to era zeppa di cle men t i pessimi. il suo capo e fonda tore cercava soltanto sovvenzioni per sé e affittava i suoi a rditi come schcn111i. La sezione a rditi di Mart ina Frnuca era 11sscrvita a u11a della due faz ioni in loua per il contmllo de ll'a mministrazione comunale; q uella di Grottagli e aveva 250 isc ril1 i , in ma.~sima con tadin i già sovversivi , ~emplicc massa di manovra di alcuni esponenti loca li che volevano arrivare all'ammin istrazione comunale (ì l carteggio re lat ivo in ACS. PS-AAGGRR/1924. Arditi/faranto). ("') Rinviamo al carteggio del prefeuo di Bologna col min istero, in ACS, PS-AAGGRR/ 1923 e 1924, Ardici/Bologna. 11 16 febbraio 1924 il prefetto Bocchin i 1rasmcm.-va informazion i dettagliate sui 18 iscritti al I Grupl)O cx ardi li di guerra, da cui risulta che qua~ i tuni erano delle classi 1897-98-99, in maggioranza di sicura fede fascista (ma sei ven ivano dalle file del socialismo e dell'anarchia, uno era addiriuura sospettato di fede comunista), qua.~i tun i operai o artigiani (ness u110 contadino), tre pregiudica ti per reati comuni, uno solo ufficia le d i complemento (il sospetlo comun isla) e un al1ro sottu ffic iale (espulso d a ll a Guardia regia per sfronamento della pros1i1uzione).
( 4~) Il prefcno di T rieste al millistero. 27 agosto 1923, in ACS, PS-AAGGRR/1923, Ardi ti/T rieste Per liquidare !a sezione ANAI, il prefetto ottenne il trasfc ri111 en10 a Mibno del Farina, funz ionarioJcllc fcnovic sta tali. Successivamcme Farina entrò nella FNA I e ne divenne uno dei più noti esponen ti. oltre che il maggiore studi oso de i reparti d' assallo, tante volte util iz1.ato in questo nos tro !avaro.
(46) La cicazione è tratta dal numero uni co ~La sagra delle fiamme~ , curato dalla delegazione friulana della FNAI e dedicato al convegno di Udine, con il testo de i sa luti di Balbo e Zoppi, l'elenco delle ade.-;ioni, i discorsi ufficiali e articoli d i esaltazione de ll e glorie belliche degli arditi. Una copia in ACS, PS-AAGG RR/ 1923, Arditi/l'ote111.a. (' 1) Il prefetto d i Vicenza al mini s1c ro, 23 settembre 1923, in ACS, PS- 1923. Arditi/Vicenza; il brano si riferisce all'inaugurazio11e del la sezione di Thiene. con 15 ardili d i guerra, quas i tutti mi liti fascis1i. Per la cost ituzio ne della sezione FNAI di Padova. il 27 gen naio 1924, ci furono conca. meua e benedizione, corone ai cad uti, discors i nel tean o Garibaldi con le autorità militari e politiche e l'i nt ervemo del segreta rio fascista, poi banchettonei localidel!amcnsuunivcrsicariaebicchierataoffertada l comune ( Il prefetto di Padova al minis1ero, 27 gen naio 1924, in ACS, PS- 1924,Arditi/ Padova)
Capito lo Decimo
IL COMBATTENTISMO
LA "NORMALIZZAZIONE" DELL' ARDITISMO
Nell'estate 1924 il governo fa,;c is1a, scosso dalla crisi Ma1tcotti, tornò a guardare con preoccupazione l'arditismo organizzato, come in ge nere tutto il combatte ntismo, chiedendo ai prefetti informa zio ni e sorveglianza e dando credito momentaneo alle voci più dis para te di comp lotti e concentrazioni dì arditi. Questi timori era no fuori luogo , perc hé propr io nel settembre 1924, scio lti gli u ltimi gruppi d iss id en ti de ll 'ANAl, la Federazione n arionale ard iti confermava il suo pieno appogg io al fascismo. L'Associazione nazionale arditi (o meg lio, q uel poco che ne restava) decise il _1 O settembre di fondersi con l'U n ione sp iri t uale dannunziana('); tre gio rni dopo il prefetto di M il ano ne dec retò a sua vo lt a lo scioglimento(2 ). Qualche sezione probabilmente sopravvisse, ma una res istenza al fascismo da posizion i di destra come quelle dannunziane non aveva ormai alcun senso (è significat ivo che l'ANAl sco mpari sse proprio mentre \"Associazione naziona le combancnt i assumeva un atteggiamento di opposizione al fascismo: una riprova dell"iso\amento degli arditi e dei dannunziani nello schieramento combattentistico); e infatti gli iscritti dell'ANAJ passarono al fascismo cd a ll a FNAI senza a ltri problemi che quelli personali. Valga la tes timonianza di Co leu i, che tre anni più t ard i rivendicava la continuità di t utta la vice nda che !"aveva parlato a rientrare nel fascismo dopo averlo osteggiato:
Sor10 uscito dal fascismo di mia vo/o,uò nel 1921, ed a testa alta, in seguito ad un urto violemo con Cesare Rossi su una questione eleuorale di principio e di fatto: g iurata fedeltà a D'Amumzio, ho saputo mantenere il mio giurameflfo fino a sacrificare il mio avvenire e a rovinare la mia pos izione socùile; abbandonato, colla mia Associazione di arditi, dal comat1da111e, ho voluto rinumere al mio posto di responsabiliui per salvare quello che 11ell'ANAJ erti salvabile, e cioè il patrimonio politico e spirituale che rende quella msociazione (r1011osw111e fili/e le vicissitudini) sempre degna di figurare nelle più belle pagine della rinascita nazionale del dopoguerra(3).
Più o me no ne ll o stesso periodo terminava anche un'altra organizza-
zinne, i Gruppi arditi fascisti autonomi, d i cui sappiamo ben poco, salvo che era diret ta da esponenti fascisti come Mario Carli (salito al rango d i d irettore del quotid iano Impero), il maggiore Baseggio e il co lo n nello Abatino, e quindi verosimilmente divisa dalla FNAI da questioni di persone più che di idee. In giugno il gruppo milanese fu scio lto dal prefetto per motiv i di ordine pubblico(4 ), in settembre s i disgregò il gruppo bolognese, mentre gli altri gruppi accettavano di rientrare nella FNAI(5).
Qua nto alla FNAI, ne l marzo 1924 aveva trasferito la sua sede a Roma, ev iden te men te per cogliere i frutti del lavoro svo lto. Come precisava in giugno il prefetto Bocchini:
Atteggiamento predetta Federazione si numtiene tuttora favorevolissimo governo nazionale e partito fascista. Dirigenti si professano incondizionatamente devoti sua eccellenza presidente consiglio. Nessun fatto o indizio risulta finora per mettere dubbio tali sentimenti dirigenti Federazione(, 6 )
Perché non ci fossero dubbi sugli orientamenti della Federaz ione nazionale arditi dopo la crisi Matteotti, quando l'Assoc iazione nazionale combattenti s i d istaccava dal governo fascista, il segretario Pizzirani faceva vota r e il 3 settembre il seguente ordinè del giorno alla sezione bolognese:
Gli arditi di Bologna, saldamente uniti nella invitta fede, rimangono gli umili fedelissimi attorno al duce e al governo di Vittorio Veneto, pronti a scattare fino al sacrificio per difendere il patrimonio spirituale ereditato dai gloriosi fratelli caduti che vanno dalla guerra di redenzione alla marcia su Roma().
La "sagra" degli ard it i indetta a Ba ri pochi giorni più tardi attestava il compiuto inserimento della FNA.1 nelle strutture del lo stato fascista: il comitato d'onore comprendeva infatti i comandanti del corpo d'armata e della d ivisione territoriali, un sottosegretario pugliese, il prefetto, il primo presidente della corte d'appello, il procuratore ge nerale e via dicendo. 11 sottosegretario portò alla manifestazione il salut o di Mussolini caporale d'onore degl i arditi, poi seguirono ripetute d ichiarazioni dì lealtà al regime, banchetto, brindi.,;i e nuove dichiarazioni di lealtà. Il prefetto poteva riassumere il senso della manifestazione in questi termini:
Sagra odierna ha asmnto carattere di vera manifestazione politica da parte arditi per precisa solidarietà ripetutamente dichiarata con governo nazionale a qualunque costo e fino a che tutto il programma della rivoluzione fascista non sarà completato(_8).
Con ques te premesse , il Ili congresso na zio na le d e ll a FNAI, s vo lt o s i a Roma dal 14 al 16 settembre 1924 , non poteva c he ut tcs larc il pi e no accordo co l regime. Ai lavo ri dei trece nto delega li part ec iparo no pc r ~onaggi come C iano, Grandi , Farinacci; dopo l'offerta di unu corona a l milite ignoto, gli arditi furono passati in rassegna da Mu ssolini e dn l min ist ro degli inte rni Federzoni nel cortil e di Pa lazzo C higi(9) Il co ngresso segn ava la pi e na "normalizzazione" dell 'a rditi s mo, c he difalli non diede più problemi politici al regime fascista , anticipando di qualche mese l'a llineamento di tutto il combattentismo.
LA FEDERAZIONE NAZIONALE ARDITI
DA BASSI A SCORZA
A lla presiden za della Federazione nazional e arditi fu designato il colonnello Bassi, che aveva lasciato il servizio allivo ed era passato alla vita politica com e deputato fasci s ta di Trevi soe 0). Vicepresidente fu un fa,;cista della prima ora, Edmo ndo Mazzu ccato; segre t ario generale (stipe ndiato a t empo pieno) continuò ad essere Pizzirani fino al 1926, quando gli successe il tenente Gianne tto Ceroni , già collaboratore di Bassi ai tempi di Sdricca( 11 ) Nel febbraio 1927 Mussolini in persona varò il nuovo statuto della FNAI, che la inseriva anche forma lment e ne llo stato fa,;cista. Ne ri portiamo i primi articoli:
Prem essa. La Federazione nazionale ardiri d'Italia riunisce in un unico fascio tutti gli ardiri c h e c:ombauerono vofo11tariame11te e consa p evolmente per la grande zz a delf'ltalia al fine di formar e co n essi una poderosa organizzazione c h e co ntinui in tempo di pa ce la dedizione dello spi riro e ro ico e guelliero segn ato in pagin e d'incomparabile storia e collabori co ,i ogni sua volontà alla marcia in avanti della g rande 11a1.ior1e italiana.
Pertanto fa FNAI dichiara assolwa ed incondizionMa fedeltà al duce Benito Mussolini ed al regim e fascista.
Art. /. Sua eccellenza Benito Mussolini, capo rale d'onore degli arditi , è il capo della Federozior1e nazionale arditi d'Italia.
Art. 2. Posso no far parte deJla FNA I, purché abbiano dato pro va di asso luta fede ltà al regime: a) gli arditi che appartennero ai reparti d'assalto, b) gli ardili reggimentali.
La FNAJ ha sede a Roma.
A rt. 3. Gli arditi a/l'auo de lla iscriz ione alla FNA J dovranno prestare questo giuramento: Giuro di essere ora e sempre fedele esecutore degli or· dini del re e del duce e di offrire arditameme la mia vita per la difesa deJLa pmria e della rivoluzione fascista.
Il 29 /uglio la Federazione celebra l'a,mi1•ersario del/(I cos1imzio11e dei reparri d'assalto.
Art. 4. Gli scopi che la Federazione si proporie sono: a) esaltazione dello spirito di sacrificio e della i11commibile rradizione di :,prezzo del pericolo; b) assistenza sp irituale degli arditi neile /onne deua1e dalle nuove idealità ,wzionali; e) incitamento al klvoro, fonte di ricchezza e di porenza;d) assistenza pratica( 12 ).
Sa ppiamo molto poco sulla co ncre ta attività della Fedcra zion t: t! d ell e sezio ni a rditi dopo il 1924 , perché mancano testimonianze dirette, la stam pa associat iva è scarsa, irregolare e no n facilmeme reperibile e la sorvegl ianza dei prefetti o r ma i d im in uila. Vari indizi lasc ian o pe rò su ppo rre c he la vita associativa fosse rid o tta a poche ri un ioni e ceri monie e c he mo lte sez io ni fossero inatt ive; non mancavan o però le lotte in terne, anc he se non è sempre faci le capire se avessero origine polit ica (se cioè la fascistizzazione della FNA I incontrasse un'opposizio ne reale) oppure fossero d ovute soltant o a co m petiz ion i di perso ne e di mafie clie nte lari. Ad ese mpio, il 2 lugli o 19 25 il diretl o ri o de ll a sezione di Genova propose c he tutti i soci prend esse ro la tessera fascista, ma un 'asse mb lea di se ttant a ardit i, pur confermando l'appoggio a l governo fascisla , respin se a maggioranza q uesta im postaz ione perché avrebbe com portat o la fin e dell'autonomia de ll 'ard iti sm o e nominò un nuovo direttori o (d o minato da torb id i elementi, d iceva il prefetto). G li a rditi fascisti abbandonaro n o a ll ora la sezio ne e fondarono un gruppo auto nomo, facendo appello alla direzio ne n azionale della FNA I, che infatti intervenne, insed iando d·autorità un aJt ro direttorio, c he in breve tempo ri ordi nò la sez io ne e la portò ad aderire pienamente al fascis mo( 13). Le nostre fo nti no n ci per• mettono dì capire se dietro a questi contrast i ci fosse un'opposizione politica, ma non lasciano dubbi s ul fatto che le lotte assai più aspre e confuse c he travagli arono d a l 1925 al 1928 la sez ione di Napoli fossero d ov ut e so ltanto al cozzo di int eress i pe rso nali, tutti int e rni al b locco naz ionu lf.L-.cista(1 4).
Ne l 1926-27 i respo nsa bili della Federazione ne te ntaro no il rilan cio orga ni zzat ivo e p o litico, int ervene nd o a più riprese nella attivit [1 loca le co n la no mina dì commi ssari straordinari per il riordin ament o de ll e se~ zioni(l j). Una d elle loro preoccupazioni era la difesa d e l ruo lo de ll a FNAI, minacciato dalla tenden za di gruppi di arditi sciss io nari ad o rganizzarsi autonomamente nell'ambito d e lla milizia o del partito fasci· sta(' 6). Un altro obieuivo era la revisione de ll e liste di iscri tt i, che, mal· grado le esplici te delibere degli orga ni nazio naJì, co nt inuava no a co mpre ndere soci che non erano stati arditi o add iri ttura non aveva no fatto la guerra o avevano preceden1i penali ; un riesam e generale delle iscrizioni, accom pagnato dalla distribuzione controllata di un nu ovo distintivo di ard it o, fu pro mosso ne ll' estate 19 27(' 7). Anche le sezioni più rie· c he d i tradizion i no n sfuggiro no a ques t'opera di riorgan izzaz ione: a ll a
fine del 1926 il prefett o scio lse q uella d i Roma su ric hiesta di Bass i( 18) , me ntre la ricost ituzio ne d i q ue Ua di Mi lano fu intrap resa nel marw 1927 dal comm issario straordinario Bramante con q uesto appello:
Arditi!
Dopo lo sciog lim en to del , ws t ro vecch io glorioso grupp o, figlio primoge nito del fa:,c:ismo m ila nese , avve n wa /a ricostituzio n e su n u ove e pùì solide basi della FNAJ, per de~"iderio del nostro duce Benito Mussolini, nelle sapienli dire1ti 1ie dettate dall'o n orevole colonnello Bassi, gli a rditi m ilanesi 11011 possono più oltre tardare a riorganiz zarsi e riprendere il loro poslO. Ardili, stringiamoci a twmo alla nostra vecchia bandiera nera; accorriamo compaui a rinnovare il nosrro gi11rame1110 di fedeltà. L 'Italia attende da noi 1111ove viuoriee nuove glorie. A noi! Il tricolore d'Italia fulgido pili che mai, liewmell/e vi salwa(.! 9).
Cinque mes i più tardi Bass i poteva com unica re lo sciogli men to de l Gru ppo a rditi d i gue rra d el fa scio d i M ilan o, che s i e ra svilup pa to in altern at iva a ll a sez ione FNAI(2°); ma la nasc ita d i q ue sta sezio ne s i ri ve lava p iù ard ua d el previsto, se a n co ra ne l febb raio - marzo 1928 il nu ovo commi ssa ri o st rao rdinario Bere tt a si propo neva wia severa epu razione e faceva pubbli care un a ppe ll o a t ulli gli ard it i fascisti a iscri versi, avve rte ndo che non sarebbero pi ù stat i accolt i gli espulsi d a l p artito o da ll a milizia fasc ista, né gru ppi di a rditi fuo ri da1la FNAI{2 1)
Lo s pecch io pi ù in teressante de ll" an ivi tà della Federazione (o per lo me no de lri mmagi ne che voleva n o darne i s uoi d irige nti) è il suo pe riodico L'ardito, pubb licato mo lto irrego la rm e nte dal 1924 al I 928, poi defun to per mancanza d i fo nd i, oggi reperibile con molta d ifficoltà. I n umeri d e l 1927 che ab biamo visto(22) so no d ed icati in p rimo luogo a ll'esa lt az io ne dell' ardi tis mo, d ei suo i va lori e de ll a s ua con t in uità co l fascis mo, no nché all a ricostruzio n e de ll e imp rese be llich e d e i re pa r t i d'assalto. La reto rica combatten t is t ica e il p ieno appoggi o a l regime mu ssolianiano co nosco no però dei limi ti: ad ese mp io la descrizio n e d e i co mbattime nti è ge neralmente accurata e le imp rese an tisociali ste de l dopoguerra hanno scarso rilievo. Anche le pagine politiche h anno una relativa vivaci tà; è inte ressante il ten t at ivo d i avviare u n d ialogo col sindacal is mo fi lofasc ista d i Rigola, che p ure cercava di salvare una certa autonomia. Mo lt a attenzione è n atural mente dedicata all'attività de ll a Federazione ed a ll a riorga n izzaz io ne in corso de ll e sez ioni, con una riaffe r mazione o r mai piu ttosto ve ll eitaria del ruolo de ll 'ard itismo . In co mplesso L'ardit o è un giornale co mbatte ntist ico p ie namente allineato co l regime fascista, c he no n h a p ili un o spaz io po lit ico da di fe nd e re, ma co nserva una ce r ta a uto no mia di tenù e d i to no; le vitto rie della gran d e guerra ve ngo no p rima di quelle d el fascismo e l'esa lt az ion e d e l d uce M usso li ni
n o n ha ancora intaccato la deferenza verso il re, che co nserva il pri mo posto. Po ss iamo co nsidera re ra p presentativo della lin ea del gio rnale q uesto a ppe ll o lanc iato nel decimo annivers ario de ll a fondaz io n e dei repart i d'assa lto:
Arditi d'Italia!
Dieci anni or sono, a Sdricca di Man za ,io, il fiore della giovinezza italiana, in wia nuova scuo la di virtù morale, fisica e bellica, sui primi lembi di terra conquistati al nemico, sollo il cielo gueffeggiato della pa tria, si modellava ardentememe al p ri mato della vo lo ntà eroica e alla vittoria .
Dopo dieci anni di pa!>sione e di amore, gli arditi d 'I talia, che furono consacra ti dalla maestà del re vittorioso fiamme nere, sciolgono al re e al duce, che perpetua fa volontà di vincere, il loro inno di fede.
Essi, sotto le insegne del littorio , rico11oscono oggi la patrio rico,,quistara e /a loro anima è piena della pura gioia d 'essere stati i primi che la sognarono, senza tema e .\'enza dubbio, porente e invincibile. E questo decimo annuale è il primo de lla gio vin ezza della patria .
Per l'lta/ia, per il re, per il duce: a ,wi{23 )
Stand o a ll e informazioni de ll a polizia, ne l di cemb re 1928 la F NAJ coniava 126 sez io ni, dist ri buit e in mod o abbasta nza un iforme s u tu tto il terri torio naziona le ( in genere nei capoluoghi di provi ncia) e nelle città st raniere co n un a forte colo nia ita liana(24); il nume ro d i iscri tti e ra pe rò ca lato d ai 30.000 del period o in iz iale d i attivit à d e lla FNAI a so li 10.0 00(2 5). La causa p rinc ipale d i q ues to cro ll o di iscriz io ni eran o certamente gli sforzi fatti per al lo nta nare ch i non aveva i titoli di ard ito; ma i rapporti d eUa po lizia dell'au lunno 1928 allargavano il quadro, parlavano in term ini assa i d u ri d i c ri si d e lla Fede razio ne e ri b uttavano ogn i responsab ilità sul segretario genera le Ceroni, ch e av rebbe con dotto un a pol it ica d i po tere pe rsonale, con abus i, favor itismi e malve rsaz io ni. A q uesta situ azio ne (sempre secon do la po lizia) sta va reagendo ene rgicame n te il p reside nt e Bass i, il quale, d opo ave r liq uida to ne ll 'estate ri nfede le co llaboratore c he aveva abusato della s ua fi duc ia, aveva sa puto in breve te mpo infondere nuova linfa ne ll e st ru tture dell a Fede raz io ne(26). La sit uazio ne e ra p robabi lmente p iù complicata, pe rc hé le ca rte d e lla polizia registra no anc he la cont roffensiva di Ceroni , c he fo rte d ell'ap_EOggio di u na parte d elle sezio ni si appell ava d irettamente al gove rnoe7), sia una se rie di den unce ano ni me con tro Bassi, che av reb be lasc iato spazio a ma novre masso niche an tigovernativ e(2 8). No n sappiamo se furono la crisi de ll a Federazio ne oppure la r issa all 'inte rn o del gru ppo dirigente che decisero Mussolini a inteive ni re; sta di fatto che il 2 dicem bre 1928 Bassi fu di mi ssio nato d'autorità e la FNAI fu affidata al commissario st rao rd in ario Carl o Scorta, fig ura seconda ria dell' arditismo, ma esponente fascis ta au torevo le e fidato.
Quindici. mesi più tardi Scorza, promosso prcs idc nt c(29), comun icavo di aver felicemente condotto a termine una nu ovu ri o rgn ni zznz io ne d c ll u Federazione:
La lunga e non lieve fatica della riorganizzazio ne della Federa zio n e 11 azionale degli arditi d'Italia è già compiuta . Gli organi ce ntrali e perifel'icl sono tutti costituiti e - salvo rari insignifi canti c asi rig11tmk1111i q11a/ch e nucleo - funzionanti con esemplare esattezza . li co llega m e nto CO I/ le au• torità politiche e militari ovunque raggiunto ed e!Jeuuaro; il rirrow1m e111O dei vecchi fierissimi comandanti dei reparti otterwto co 11 dilige nt e ed amorosa pazienza. La Federazione rimessa nella pubblica co11sidemzio11e a quel livello cui le danno diritto la larga messe di erois mi co mpiuti in guerra e la indiscussa fedeltà alla patria dimostrata in ogni ora. Il du ce d'Italia - il nostro caporale d'onore - guarda con parti co lare si mpatia alla grande famiglia ardita, dandole continuamenre tali testimonirmze da riempire il nostro cuore d'vrgoglio( 30 ).
Due anni più tardi , nel 1932, al momento di lasciare la presid e nza della FNAI Scorza tracciava un bilancio ancora più confortante d e lla sua attività:
La Federazione nazionale arditi d'ftalia oggi è una reale poceriza a ser· vizio del regime : circa 8(X}() tesserati, tra cui 695 ufficiali, 4 ordini militari di Savoia, 13 medaglie d'oro, 541 medaglie d'argento, 665 medaglie di bronzo, testimoniano in 94 sezioni e in 94 nuclei perfettamente inquadrati il cammino percorso[.. .}
Non più beghe, non più dissidi, non più rancori personali: nelle nostre sezioni nessuna più di quelle attività che - nulla avendo di attinente con lo spirito dell'arditismo - ne confondevano il carattere e ne turbavano la indV.pensabile fraternità/ . ..}
Due cose sole voglio dirvi che abbiano a restare nel pensiero di tutte le fiamme:
I) Rammentatevi che - quando più nessuno aveva fiducia nella Federazione arditi, quando nessuno pareva volesse piU nemmeno rammentare il leggendario valore, quando la nostra famiglia stava per andare sommersa nelle fazioni e neff'intrigo - solamente il duce credette, solamente il duce voile, solamente il duce amò gli arditi.
2) Rammentatevi che ii passato deve essere veramente morto, e morto per sempre, se vogliamo che la Federazione continui per la sua strada g/o· riosa; rammentatevi che la legge dell'arditismo - prima l'idea poi le persone - deve continuare ad essere, oggi più che in guerra, la nostra regola divita/ /(3 1).
Bisogna cenamente fare una tara su queste affermazioni di Scorza, che per esaltare i risultati della sua presidenza era indotto a descrivere a
fosc he tinte la si tuazione ch e aveva trovato al momen to d e lla sua nom ina; ma nelle grandi linee Scorza aveva ind u bbiament e ragione a denunciare la gravità dei contrasti pe rsona li e di gruppo ch e avevano co ntin uato a tra vagliare la Fed e ra zio ne anche quando la tri onfale affermazione del fasc is mo aveva tolto ogni possibilità d i dissensi poli tici. Ma lgrad o la cons ue ta in sufficienza dell e nos t re in fo rmazio n i, sembra di ca pire c he per ridurre l'inc ide nza d i q uest i co nt rast i personali Scorza avesse d a to alla ges 1io ne della Federaz io ne un ' impro nta molto burocratica e gerarc hica , in linea. con la trasfo rm azione in atto d el regi me fasc ist a assai più che con le t rad izioni dell'a rd iti smo, c he, senza pote rsi d ire de moc ratic he, avevano se mpre valorizzato le e ne rgie della base. Così come in tu tte le s trutture dello stato e del pa rtit o fascista, i dirigen t i de ll a Federazione di tulli i livelli veniva no orma i d es ignati dall 'alto e so tt ratt i ad ogn i co n tro ll o di base; il loro comp it o era o rmai di ve ntato l'organizzaz io ne d i un consen So di massa che no n ric hiedesse un a mobilitazio ne aute nti ca né una partecipazione democ ra t ica . E infa tt i Scor1.a si d ied e a moltiplica re ce rimonie, rad uni e parat e, predispo nendone con molta c ura gli aspetti ester iori, come le va ri e fogg e de ll e d ivise(3 2), senza troppo preocc upars i d i d istinguer e gli ard it i dagli altri ex combatt ent i. Il num ero u nico curat o d a ll a FNA I per il tredi ces imo a nniversa rio de ll a fo nd az io ne dei rep art i d 'ass alto(3 3) div ide così le sue 16 pagin e fo rma to q uo t idia no: la cope rt ina per una truce foto di Mussolin i in d ivisa, sette pagine e mezzo per sa lut i d'occas ione di aut o rit à d e l regi me (il mi ni s t ro d e ll a guerra Gazzera è al settimo pos to, dopo A Turati, Balbo, Teruzz ì, De Vecchi, De Bono e C. Ciano, me ntre il sa luto de l re compare isolato e con un certo ri salto solo a p. 7) e di co ma n danti e ufficiali dei reparti d 'assa lt o, tre pagi ne pe r le moti vazio ni di med aglie a l valo re, poi t re pagin e e mezza per ar tico li sulle imprese bellic he deg li arditi , celebrativ i ma no n trop po esagerati. L'indicazion e di una li nea politica, se così s i può dire, è affi d ata a ll e fras i dedicato rie che a cco mpagnano la fo t o di Musso lini in copertina ed al mess aggi o d e l pres ident e Scorza, che occup a un'in te ra pagina. Ne ri po rtiamo alc un i b ran i, c he megli o di una lunga ana li s i c hiari scono come la Fed er az ione naz iona le ardi t i fosse ormai rid o tta a combi na re un red ucismo compiaci uto e fine a se st esso con un a p ropaganda trionfalistica e vuo ta:
Arditi di tutte le fiamme!
Rico"e il "edicesimo annate della fondazione dei reparti d'assalto. Questi tredici mmi non portano per noi nemmeno l'ombra della pesantezza e della caducità ; siamo tutti di vem'a1111i - cuore vivo e muscoli tesicome nelle giornate più beJ/e della ges ta. Gli anni sono per no i solo la misura de!Ja nostra fresca gio ia di vivere e d i marciare
Vivere: non vegetare alla ferma lu ce di un passato il cui ricordo ogni
giomo si auet111i: soprattutto, 11011 stagnare t1eJ pigro sfnmamemo di una re,idita il cui C<lpitale è conseg11aro alla storia.
Vivere ùuemameme la vira di ogni giomo, protesi al domani: coi piedi 11e/la realtà che il duce ha creato alla patria; co11 la frame ancora e sempre 1111Jma ne/l 'azw"o de/l'offerta, del sacrificio, dell'eroismo.
Marciare: 11011 al/a cieca f.-./, ma secondo una li,iea rigida, verso un obieuivo riconosciuto ed accettato come posrulmo Jondamemate dello spirito. Marciare/. ../ co n la certezza della viltoria nel cervello e nel sa11g11e. Ecc:o: dietro il segno del duc:e, biwgna soprattutto es:;ere c:erti di gi1111gere. La certezza è attributo della fede f. .. /
Assaltatori! Questo salmo, pili che guardare al passmo, è pieno di Jut11· ro. La s toria si ripete. Quel che foste ieri nei confromi degli eserciti in guerra, oggi è l"ltalia nei confromi di tutto il mondo, ancora e sempre in lotta.
Posizione di privilegio. Oggi, da ttllli, si guarda a/l'Italia di M11ssolit1i con s111pore, invidia, rancore, odio: come ieri nemici e alleati guardavano a voi. Perc:hé l'Italia - oggi - èfaua tu/la "a rdita~perquestosuo fierissi· mo orgoglio; per questa sua ina lienabile coscienza di potenza; per questo suo maschio diriuo a progredire e ad affermarsi.
L'Italia 11011 ha amici? Non im1Jorta: i leoni vanno soli, le pecore a branchi /... /(34 )
Ed ecco la didascalia che accompagna la foto di Mussolini in copertina:
Duce. il 1110 silenzio è come lo squillo inespresso di 1m bronzo immobile. Noi l'i11te,uliamo!
Duce, la 11ostra ansia di marciare e implacabile co me il molo dei Ire mari e il ve/Ilo nelle gole alpine. Noi la dominiamo!
Duce, il sacramenw è immutabile co me il de.wino .wes.w della patria. Noi lo gi uriamo!
Duce, il patto della obbedienza e pe,fetw come il nodo tra la vita e la morte.
Duce , dà a noi l'insegna e la melm\H)
L'A RDITISMO NEGLI ANNI TRENTANe i p rimi anni Trenta, in particola re tra il 1932 e il J 935, l'ardit ismo co nosce un ri lancio a live ll o organizzativo e di prese nza ne l regime fascista, non perché riacquisti una autonomia ed una caratterizzazione propria, ma perché l'attività della Federa zio ne e de l centinai o di sez ioni arditi viene integrata a tulli gli effett i nella bene o li ata macchina fascista di o rgani zzaz ione del co nsen-
so. Cosa più interessante, anche il mito dell'arditismo viene rilanciato con qualche successo, non solo in chiave combattentistica, ma con implicazioni politiche nuove, anche se sempre subalterne alle esigenze del regime.
L'aspetto più evidente (e più utile per lo studioso) di questa ripresa dell'arditismo è la fioritura di pubblicazioni di memorie, di studi, di propaganda; ne abbiamo già detto nelle pagine iniziali dedicate alle fonti di questo nostro lavoro, ci limitiamo perciò a segnalare l'importanza del nuovo periodico della FNAI, L'ardito d'Italia. Si tratta di un mensile di grande formato, con 16 pagine illustrate e tecnicamente pregevoli, che esce regolarmente dal 1932 alla seconda guerra mondiale, alternando buone ricostruzioni storiche e pezzi agiografici, articoli di politica e di propaganda e molte notizie sulla vita della Federazione e delle sue sezioni(36). Il periodico, cui collaborarono tutti i maggiori esponenti dell'arditismo, come Bottai, Bolzon, Parisi, Farina, Giudici, Bassi, Businelli, Baseggio(37) , ebbe una buona diffusione(3 8) e svolse efficacemente il suo compito di presentare un'immagine dinamica e dì successo della nuova realtà della Federazione nazionaJe arditi, uscita dalle tormentate vicende del dopoguerra e dall'immobilismo della successiva "normalizzazione".
L'ardito d'ltafUl è naturalmente la nostra più ricca fonte di notizie sulla vita della Federazione, che proprio in questo periodo conobbe un'evoluzione, passando da associazione combattentistica fiancheggiatrice del fascismo a struttura organica del regime stesso, più o meno a lla stessa stregua delle organizzazioni giovanili o dopolavoristiche del partito. Non si può più parlare di appoggio delle autorità politiche alla FNAI, bensì di un loro intervento sistematico nella vita dell'associazione con compiti di promozione e guida, come scrive nell'ottobre 1933 il presidente Parisi in occasione dell'inaugurazione della nuova sede della sezione arditi dì Vercelli fatta dal segretario del partito fascista Starace: L 'intervem o dei segretario dei partito alfa cerimonia di Verceffi è ii coronamento delta serie già così ricca e sempre crescente delle visite fatte dai rispettivi segretari federali a molte altre nostre sezioni. Esso è l'indice inequivocabile, non solo deflo sviluppo deffa nostra organizzazione e della sua purezza pofirica, ma anche della benevola e costante attenzione delle autorità del regime. È di ieri fa visita di sua eccellenza Starace agii arditi di Trento, la sua presenza afla cerimonia in cui gli arditi di Torino offrirono le fiamme ai reparti celeri dei giovani fascisti, il ricevimento al palazzo del littorio della sezione deff'urbe, la consegna degli emblemi fatta dagli arditi di Aosta ai giovani fascisti e l'indimenticabile giornata della celebrazione napoletana fatta in presenza di sua altezza reale il principe Umberto e deile più alte autorità di quefla metropoli.
Questo rifiorire intenso della vira del/a FNAJ e l'attenzione del regime smw un segno non più retorico, ma onnai tangibile che la nostra organiz-
zazio11e 11011 è considerata uri soda lizio d i mutuo soccorso, ma ww o,ganizzazio rie politi ca il cui scopo è quello di cementare sempre pili al fascismo il virile grupp o di co loro che furono i primi e pùì praticamente fattivi collaboratori d ell'attuaz ione mussoliniana f. ..1(39)
Nei pTiinì anni Trema l'attività d e ll e sezio ni ardi ti (sa lite a 103 nel 1936, s p esso co n un'a rticolazio ne in nucl ei Le rri t oriali)("0) era abbas tanza vivace e composita. Venivano coltivate la memoria delle imprese bellic he e le tradizioni d ell ' arditismo, con gran sfoggio di t esc hi e pugnali e la t ras formazione d e ll e sed i in "covi", ta lo ra dotat i dì fo l klo ri st ic he difese di reticolati e sacc he tti di sabbia, p e r rivendicare l'ered ità del ' 19 milanese, quando era no chiamati covi la sede degli ardit i in via Cerva e quella del Popolo d'Italia. La collaborazio ne co n le a ut o ri tà fasciste vedeva ripe tute visite d ei gerarch i e d e lle orga nizzazio ni fasciste locali (in par1 ico lare quell e giovanili) ai covi , per diffondere e perpetuare le tradizio ni di fedeltà nazio nal e e di lotta degli ardi t i, e frequ e nt i ce rimoni e combattentistiche e politiche; i legam i privil egi ati tra a r diti e fascisti portaro no nel 1935 a re trodatare l'isc r iz ion e al parti to fascista d ei vecch i ard iti a l giorno della lo ro iscrizione a ll 'Assoc iazio ne ardi t i d e l 191.9 . Le sezioni FNAJ avevano una parte attiva ne ll e mob ilit azion i cl i massa del regi me e pot eva no svo lge re anche compi l i di poliz ia co me la miliz ia, per esem pio in occas ion e delle plebisc itari e e lezioni fas ciste. Aveva no poi una nutrita attività dopolavoristica e ass ist e nzial e, con l'organizzaz ione di manifestazioni sportive e paracultura li (le cosiddette " Primave re a r dite", specie di fest e popolari) e la di s t ribuz ione di s ussidi e pacchi-do no ai soci indigenti in occasione del "Nat a le ardi to" o della "Pasqua ardita"(41).
Le luss uose pubb licazio ni c urat e dalla sezio ne ardi t i di M il a n o (tornala in g rande atti vit à) me ritano una segna lazione partico la r e(42) perch é l'abbo ndanza e la ricchezza delle loro inserzioni pubblici ta ri e attestano il pieno inserimento dell'arditismo ne l mo ndo economico e poli tico milan ese( 43). A-;sai significativa è anc h e la nomi na a presid e nt e della FNAI di Alessandro Parisi , comandante di un r e par to d 'assa lt o in guerra, esponente in pace di una delle più grosse soc ie t à romane di lavo ri pubblic i e di costruzion i e speculazioni ed ili zie: eviden temen te la carica d i presidente della Federazione, c he Parisi te nn e co n dedizione, efficienza e successo, ave va orma i un valore positivo nel sottotx>sco governativo di ap palt i e concessioni, non diversame nt e dalle altre cariche del regime(44). Un'altra tes timonianza di come la popolarità d egli ardit i co nservasse una vitalità priva ormai di connotaz ioni n egative è la d ecisione de ll a Fiat di batt ezzare Ardita una s ua grossa autovettura, p ubblic izzata nel 1934 con lo s logan assai poco ard ito Vogliamo star comodi nella ve1111ra senzu ririunciare a/l'eco11omia.
Qua li sono i temi, i co nt e nuti politi ci che caratterizzano questa ripresa dell'arditismo nei primi anni Trenta ? ci sono fratture o sv iluppi con le
esperienze precedenti? L'ardito d'Italia e la pubblicistica legata alla FNAI offrono una buona documentazione, che permette di affermare che i due temi principali dell'arditismo di questo periodo continuano ad essere l'esaltazione delle glorie belliche dei reparti d'assalto(45) e la proclamazione della grandezza dell'Italia fascista. Quest'ultimo tema è sviluppato secondo i canoni acritici della propaganda fascista, mentre il primo è trattato spesso co n una certa dignità per mano di studiosi di buon livello come Giudici e Farina (che anticipa sull'Ardito d'Italia varie parti del suo libro). Si deve tultavia notare che in tutta la stampa ardita vengono affiancate senza commento interpretazioni delle origini e del ruolo degli arditi antitetiche come quelle di Baseggio e di Fatina, con una rinuncia ad un approfond imento o ad una discussione che indica i limiti posti al dibattito daJ clima del tempo( 46).
Un terzo tema si affianca in questo periodo a i due già not i: l'esaltazione delle imprese degli arditi milanesi contro le forze socialiste nell'immediato dopoguerra. Ad essere precisi, il tema non è nuovo, perché fa parte della tradizione ardita; nuovo è però il rilievo dedicatogli, malgrado la sua esiguità . L'incendio dcli' A vanti I n ell'aprile 19.19 ha naturalmente la parte del leone in questo filone, tanto che gli vengono riservati articoli come quello di Vecchi già citato, intitolato addirittura La battaglia del 15 aprile 1919 e corredato da una serie di piantine con i movimenti delle forze contrapposte, come si usa per le battaglie vere(47). li ruolo degli arditi nell'impresa è poi difeso con decisione e indignazione contro le pretese del Politecnico mila n ese di attribuirne il merito ai suoi studenti in divisa(48) La pubblicis tica non ha però molto di più da mettere in conto agli arditi del 1919- 20 ed è quindi costretta a sfruttare sino alla consunzione gli articoli di Mussolini dell'epoca e le testimonianze sui suoi rapporti con gli arditi, nonché le minori imprese antisocialiste; è significativa l'importanza concessa ad un episodio meschino come l'aggressione già citata di sei baldi arditi all'anziano Serrati(49).
Lo spazio dedicato a queste imprese non è fine a se stesso, ma viene a collegare organicamente le glorie della grande guerra e l'avvento del regime fascista, con una continuità non solo temporale, ma anc h e politica . Il ruolo privilegiato degli arditi come protagonisti della grande guerra e poi della rivoluzione fascista è esplicitato chiaramente sull'Ardito d1ta/ia. Ad esempio, il num ero dell'aprile 1934 porta in copertina la seguente didascalia, sotto al disegno dell'ardito di sentinella alla mostra della rivoluzione fascista:
La consegna all'ardito per la guardia alta mostra della rivoluzione:
- Quando sei montato di guardia? -ll23mano 1919.
- Quanto dura il luo tumo?
- Per sempre(_5°).
Lo stesso numero dell'Ardito d 'Italia riporta il discorso di Mussolini agli arditi conven uti a Palazzo Venezia il 16 aprile 1934:
Se vi è qualcuno che ha diritto a montare la guardia alla mostra della rivoluzione, se vi è qualcuno, uno o molti, che hanno il diritto e l'onore di montare La guardia alla mostra della rivoluzione fascista, questi non possono essere che gli arditi di guerra, in generale, e gli arditi milanesi, in particolare/. ..}
Io considero /'arditismo italiano come il mio bauaglione di punta per ogni evento, per ogni lotta, per ogni momenui,5 1).
I dirigenti degli arditi reagivano a questi ficonoscimenti con un entusiasmo ben rappresentato da queste frasi che il Farina dedica alla cronaca della riunio ne sopra citata:
Ecco il gran premio atteso: rivedere il duce da vicino, udirne la voce e l'incitamento, toccarlo magari. "Rivedere il mio dio!" dice un ardito. V'è in questa frase una dedizione completa, una mentalità schiettamente romana. Ché l'ardito è pagano perché adora il genio, il coraggio, la bellez · za, la semplicità( 52 ).
Q uesta com binazione di temi e di toni è abbastanza frequente nella stampa e, riteniamo, nella prassi dell'arditismo dell'epoca. Prima vengono proclamate la con t inuità tra la battaglia contro gli austriaci nel 191718 e quella contro socialisti e democratici nel 1919-20 e l'identità politico-morale (e spesso fisica) tra l'ardito e lo squadrista . In questa posizione è implicita una critica all'esercito regolare, incapace di valorizzare la vitto ria e d i coglierne le conseguenze politiche. Il discorso andrebbe però sviluppato sino a proporre l'ardito fascista come l' unico autentico di(ensore della rivo luzione nazio nale; e invece non giunge a tanto, ma, rinunciando a definire il ruo lo a lt ernativo appena accennato per l'ardito fasc ista, ricade nella demagogia più corrente, riducendo il mito degli arditi a sempli ce supporto del mito del duce. La pubblicistica degli arditi, in sostanza, recepisce elementi d ella polemica del fascismo intransigente all a Farinacci contro l'esercito e lo stato, ma non ha la fprza di sviluppars i e preferisce evitare ogni rischio buttandosi nell'attivismo e nel trionfalismo(5 3).
La fragilità d i questa posizione appare nel 1935: quando l'inizio dell' impresa etiopica viene ad occupare il primo posto nella propaganda del regime, l'ard itismo non ha più la capacità di difendere la sua autonomia e le sue caratteristiche e deve allinearsi.L 'ardito d'Italia dedica per~ c iò uno spazio crescente ai d iritti italiani sull'Etiopia, alle ricchezze della regione ed alle nequizie del governo de l negus, con grande spreco dell'aggettivo "ardito" per nob ilitare le ambizioni ita li ane, mi} senza alcuna d ifferenza rispetto alla propaganda di massa del regi me . Ne l tentativo di
rec u perare un qualche ruolo, il nu mero di luglio 1935 del gio rna le in titola 29 lugfio / 917: Sdricca - 29 luglio Xlii: Africa orientale e an nun cia che "la Federazio ne ard iti presenta domanda co ll ettiva d i arruolamento volontario nelle camicie nere per l'Afri ca orientale. Sua ecce llenza il segretari o del parti to acceua la domanda.. . I numeri seguenti si occupano largament e della preparazione del battaglio ne arditi, che per concessione d ì Mussolini (le autorità mili tari aveva no negato la ricost it uzio ne d ei reparti d'assa lto) doveva inserirsi nella d ivisione Tevere de lla mi li zia con compiti di rapp rese nta nza. Oggi Sdricca rivive alle porte di Roma, a Genazzano, titola L'ardito d'Italia di novembre 1935, e prosegue ce rcando di ill ust ra re il ruo lo degli arditi in Etiopia: Il ,ws1ro preside111e e partito per l 'Africa oriemale. A noi! (a pril e 1936: in realtà Parisi andava ad occuparsi deg li appalti della sua soc ietà); I{ primo governatore di Add is Abeba è un ardito.I (giugno 1936 : ma l'i ncarico di Bott a i era soltanto una sinecura o no r ifica)
l n rea ltà, la guerra d'Etiop ia segnava la fine de ll 'a rditismo. Il suo ri lancio nei primi a nni Trenta era infatti dov uto sostanzial men te a ll 'esigenza sempre viva del regime di crea rsi un consenso d istogliendo l'attenzio ne generale dai prob lem i conc ret i con l'ut ilizzazione dei più divers i mit i, po ssibilmente guerri eri, ma se mpre ri n nova ti man mano c he li logorava la ma ncanza d i rispo nde nza t ra le attese s usc itate e i ri su lt ati ottenuti. Per mobili tare l'opinione pubblica la co nq uista de ll 'impero, poi la guerra d i Spagna era no assai più efficac i de ll e glorie passa le della gra nde guerra; né la polemica con l'esercito regolare implicita nell'esaltazione dell'ardi to fasc ista come nuovo eroe poteva essere sv iluppat a d o po la vitto ria d i Badoglio in Et iop ia e la rotta de i legionari di Roa tt a a G uad ajara. La Fede razio ne naz ionale ar d iti, la sua stampa, le sue sez io ni ed i loro miti e riti co ntinuarono a vivere fino alla seconda gue rra mondia le; ma ormai aveva no perso ogn i mo rde nte ed erano ri caduti nel combatte ntismo tradizio nale, fe rmo a ll e cerimo nie di reduci e bandiere. Non segu iremo la Federaz io ne nazio nale arditi nei suo i ultim i anni d i vita. Preferiamo sa lt are al 1944-45, qua nd o nella ricos ti tuzio ne dell'ese rcito ita li a no into rn o ai gruppi d i combattimento autorizza ti d agli anglo-americani un battaglione fu inti1olato agli arditi, come IX reparto d'assalto fiamme azzurre. Così sc riveva un giova ne cappellano de l ba ttaglione:
Noi giovani, vissut i nell'ultima genemzione, i reparti d'assai/o vecchio stile li ignoravamo. Chi li aveva visti? Ne sentivamo solo parlare da i nostri padri con ammirazione e timore. Ci raccontavano cose meravigliose: eroismi e malefaue, valore e delinquenza. Un misw insomma di gloria e di spensieratezza che iflleressava tanto fa nostra romamica famasia. Con questa gue"a sembrava morire una 1radizio11e del nostro esercito. Ogni alira arma sopravvisse nelle caraueristiche. Bersaglieri alpini fanti artiglieri sono perenni nel cuore e nei/a memoria degli italiani. Gli arditi no.
Concorsero le vicende politiche dell'ultimo i>efllemtio ad adulterare e travisare ftmestame11te la loro co111ù 111ità di tradizione . lnfaui il fas,:ismo parodiò le fiamme nere" della gnmde guerra e di esse si mimetizzò nelle sue plateali parme.
Ecco perché oggi vien da guardare con simpatia mista quasi a 11e 11eraz.io 11e gli arditi di questa risorgeme Italia, barrezzati con le "fiamme mwrre" sul ca mpo di battaglia. Essi luumo riesumato una gloria del fecondo e!;erci to italiano e perpewano l 'arditismo della prinw guerra mondiaM,54).
Queste affermazioni sono certamente ingenue e infatti nel nuovo esercito italiano gli ard it i non trovarono posto, per ragioni militari e po litiche co mprens ibili ; ma ci in teressa rilevare che il mito nato ne ll e trincee de ll a gra nd e guerra, malgrado lutl e le a mb iguità, le strumemalizzaz.io ni e le discutib ili sce lte, non aveva perso tutto il s uo fascino e la sua capaci1à di mob ilitazione ne l 1944-4 5.
NOTE
( 1) F.CoROOVA,Op.cil.,p.181.
(2) ACS, PS-AAGGRR/1925,Arditi/Milano.
(3) Copia della dichiarazione di Culetti, in data 23 ottobre 1928, è conservata in ACS, PS-AAGGRR/G.1 -FNAI. Nel carteggio che la accompagna, relativo ad un presunto complotto di arditi contro il regime, la polizia milanese assicurava che Coletti era fascista convinto e pienamente in linea. Nel 1933-34 lo ritroviamo fiduciario del nucleo arditi di San Remo.
(') Il prefe!lo di Milano al ministero, 15 giugno 1924, in ACS, PS-AAGGRIV\924, b. 70, f. Arditi di guerra, sf. Milano. È interessante rilevare che il prefetto condizionava la ricostituzione del groppo a l consenso del comando generale della milizia fascista.
(~) ll questore di Roma a l ministero, 4 settembre 1924, in ACS, PS-AAGGRR/ 1924, Arditi di guerra/Affari generali.
( 6) Il prefetto di Bologna, Bocchini, al ministero, 7 giugno 1924, in ACS, PSAAGGRR/1924, Arditi/Bologna. Bocchirù rispondeva a Dc Bono, che il 21 maggio aveva chiesto dove fosse la sede della FNAI e quale il suo orientamento.
(7) La prefenura di Bologna al ministero, 4 settembre 1924, in ACS, PS- AAGGRR/ 1924,Arditi/Bologna.
( 8) U prefetto di Bari al ministero, 7 settembre 1924, in ACS, PS -AAGGRR/1924, Arditi/Bari.
(9) Carteggio in ACS, PS-AAGGRR/G. 1-FNAI.
(1°) Il maggiore Freguglia fu messo da parte; parlando di lui alla Camera dei deputati il 22 novembre 1924, Mussolini diceva: "È un valoroso eroe; ha mancato; è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione" (8 1oi,;1m MusSOllN!, Opera omnia, a cura di Edoardo e Duilio Susmc l, La Fenice, Firenze 1951 sgg., voi. XXI, p. 183). Non abbiamo trovato particolari sulla condanna di Freguglia; negli anni Trenta il maggiore fu ancora protagonista rispettato dell'arditismo.
(' 1) Pizzirani proseguì la sua carriera come dirigente fascista e fu segretario federale di Rovigo e poi di Padova e poi nel 1944 vicesegretario del partito fascista repubblicano. Di Ceroni sappiamo che era stato tra i fondatori del fascismo milanese
( 1") Non abbiamo trovato il testo ufficiale dello statuto del 1927, ma solo questi articoli nella stampa combattentistica; sappiamo comunque che lo statuto riservava le maggiori nomine e decisioni a Mussolini, capo del governo e della Federazione.
(' 3) CTr. il carteggio del prefetto di Genova col ministero, in ACS, PS-AAGGRR/1925, Arditi/Genova.
(' 4 ) Si veda il carteggio del prefetto di Napoli col ministero, in ACS, PS-AAGGRR/ 1925, Arditi/Napoli, e G.l: FNAI.
(H) Ad esempio il prefetto di Bologna comunicava al ministero il 26 giugno 1926 che il 29 avrebbe avuto luogo nella città un'assemblea straordinaria degli iscritti della FNAI dell'Emilia Romagna, con l'intervento di Bassi e Pizzirani; ·•scopo della riunione (aggiungeva) è quello di iniziare la ripresa dell'attività della FNAI nel momento politico del paese, in appoggio alle direttive del governo e del PNF" (ACS, PSAAGGRR/G.1 - FNAI).
(' ") CTr. "L'ardito",27 marzo 1927.
( 17) Si vedano gli appelli di Bassi su "L'ardito" del 31 luglio e del 28 agosto 1927.
( 18) Cfr. la comunicazione del prefetto di Roma al ministero in data 28 dicembre 1926 in ACS, PS-AAGGRR/G.1-FNAl.
(' 9) Cfr. ~L'ardito", 27 marzo 1927, Movimento federale. Non è chiaro se dopo lo scioglimento della sezione ANAI nel settembre 1924 Milano fosse rimasta priva di sezioni arditi fino al 1927 o se una sezione FNAI fosse nata e poi defunta.
(1-0) Cfr. "L'ardito", 29 agosto 1927.
(1 1) TI prefetto di Milano al ministero, 5 marzo 1928, in ACS,PS-AAGGRR/G.1-FNAl; si veda anche !"appello agli arditi fascisti di Milano pubblicato dalla stampa cittadina de122febbraio 1928.
(2 2) I numeri dell' ~A rdito" del 1927 che ab biamo visto lo presentano come settimanale al JV anno di vita ; in realtà la sua frequenza è tutt'altro che regolare. 11 giornale usciva a quattro pagine formato quot idiano, era stampato a Milano e diretto dal segreta· rio generale Ceroni. Organo della FNAI nel 1922- 24 era stato il periodico bolognese ~Fiamma nera' '; l' inizio della nuova serie de L'ard ito'" ri~le verosimilmente alla fine del 1924, quando l' ANAI uscì di scena.
(' 3) Cfr. "'L'ardito", 31 luglio 1927. Il messaggio è firmato Bassi, Mazzuccato, Ceroni. Anche lo stile, che del dannunzianesimo conserva solo i difelli, è purtroppo rappresentativo de l livello letterario e giornalistico dell' Ardito". (24) L'elenco completo delle sezioni FNAI è dato nella lettera del prefetto di Roma al ministero, 15 dicembre 1928, in ACS, PS·AAGGRR/G 1- FNA I (2 1) Il prefetto di Roma al min istero, 17 novembre 1928, in ACS, PS·AAGGRR/G.1FNAI.
(lii) Si veda la lettera del p refetto di Roma al ministero, 17 novembre 1928, cit., che conclu de così: .,La situazione generale e specialmente politica della Federazione può, pertanto, conside rarsi notevolmente 1nig!iorata, sia per l'aumento del nume ro degli iscritti, sia per l'eliminazi one d i correnti dissidenti, che erano fomentate dal Ceroni, anche dopo la s ua destitu.done dalla carica di segretario generale".
(27 ) Si veda la le ttera di Ceroni a Bocchini, 27 ottobre 19 28 (in ACS, PS- AAGGRR/ G. I: FNAI) che attacca pesantemente Bassi per una serie di irregolarità formali e so· stanzia li commesse per eliminare le correnti dissidenti della FNAL '"Il miserando tentativo di cambiare le carte in tavo la, di sorpr(èndere la buona fede degli ignari della real tà della situazione, perpetrato da l colonnello Bassi. è dunque abortito damo· rosamente'", concludeva Ceroni, c he chiedeva la nomina di un commissario straordi· n ano
('6 ) Si veda in ACS, PS-AAGGRR/G.1-FNAJ il carteggio re lativo dell'ottobre 1928, paleseme nte privo di serietà, ma ugualmente valido per indicare il livello morale delle lottc interneallaFNAI.
(1") Scorza fu nominato presidente della FNAI con decreto di Mussolini del 17 se\lembre 1929; in novembre gli fu affiancato un Comitato centrale composto da l vicepresidente colonnello A. Martelli e dai membri conte Cao di San Marco, maggiore A. Parisi, consoli generali della mili.da A. Dupanloup e R. D'Orazio. Si noti che Scorza non era stato ardito dei re parti d'assalto, ma solo ard ito reggimentale; per q ua n to ci consta, fu l'unico ardito reggimentale a raggi ungere posizioni di ril ievo nell'arditismo, il che conferma il carattere governativo della sua nomina
(3'!) Lt!ttera circolare de l presidente Scorza, 10 febbraio 19 30, conservata nell"archivio del generale Giuseppe Pavone, cortesemente apcrtoci da l profo.~sore C laudio Pavo"'·
(3 1) Lettera circolare de l presidente Scorza, 12 marzo 1932, presso l'archivio Pavone. Scorza rivendicava anche l'estinzio ne dei debiti della FNAI.
Cl) Lo statuto della FNAI vietava l' uso della divisa militare, ma Scorza ne inventò una parami li tare: panta loni grigioverdi, fasce mollettiere grigioverdi, camicia di flanella grigioverde con tasc he e colletto rovescia to con fiamme nere e distintivo federale, fascia nera alla vita, c ravatta nera a farfa ll a, fez nero, e per gli uffic iali gambali neri e berretto con distintivi del grado (citiamo da una circolare del l. luglio 1930 de lla sedane arditi d i Salerno, presso !"archivio Pavone). In realtà le stesse prescrizioni ufficiali a\lestano buon numero d i varianti, come la camicia nera oppure grigia e una banda nera sui pantaloni Per un raduno a Roma di dirigenti della FNA I una circolare di Scorza del 28 maggio 1931 (presso l'archivio Pavone) prevedeva quattro diverse unifonni: "I partecipant i al rapporto potranno indos~rc: a) la divisa mi litare, te nuta o rdinari a; b) la div isa MVSN, tenuta ordinaria; e) gli iscriHi a l P NF: camicia nera con distintivo d"ardito sulla manica sinistra, fez d'ard ito, pantaloni grigioverde, fasce o gambali neri, decorazioni di guerra; d) gli altri come sopra cd invece della camicia nera maglione nero. Tali presc rizioni non sono strettamente obbligatorie ma si raccomandano vivamente~. Ne doveva risultare una bella varietà di fogge e figure! (3l) ··L'ard ito" aveva interrotlo le pubblicazioni nel 1928 per mancanza di fondi. Il nu-
mero unico "Fiamme ardite" del luglio 1930 (presso l'a rchivio Pa\·onc) è runica pubblicazione a Slamp:1 della FNAI c h e conosciamo per il periodo Scor7.a. (s,) "Fiamme ttrdil e , numero unico dd lu gli o 1930, cit. (3 5) "Fmmme_ ,_ird i tc'', numero unic? del luglio 19~0 , cit. La pcrsi~t<:nrc vitatitit del mito degli arditi è a11cs1ata da un c p1 s.odio secondario s ul quak esiste un n utr ito carteggio in ACS, PS-AAGGRR/G.1-FNAI. Nel 1929-30 la sezione di Roma. rella dal commissario strao rdinario D'Orazio. aveva creato dei gruppi rionali di arditi. subito di\'Cfllati piccoli ccmri di potere per clementi locali. che sotto la proterione del nome di ardilO oornmcuevano pre-potcnu ricatti e p iccole malversazioni. Nclrestate 1930 O'Or.u:io fu costretto a dim issionare e s,ostituito con Navarra Viggiani. dinamico urficiale della milizia. che sì affrettò a scioghere i g ruppi ri onal i, Ne nacq ue molto malumore. che trovò sfogo il 9 agosto nell'aggressione di du e age nt i in borghc.~e compiuta da un gruppo di arditi e militi fascist i. Le autorità, preoccupale per l'ordine pubblico. intervennero co n molta durc 1.za : ci furono una vcntirrn di n rresti, un proces.~o e sci conda une a 12-24 mesi senza la condizionale. Cinque dei coodannati erano ardi{i, pregiudic:lli come delinquent i comu ni e come arditi del popolo, tutti fasc is ti ai margini del pani10. L ' imero episodio, c he conosciamo soh a1110 auravcrso le fonti di polizia. apre un in 1eressan 1e spiragl io s ul son obosco che anco ra nel 1930 si riuniva intorno alla FNAI e su lla vitalità che il mi to degli ardili con,;en1ava. (J6) -L'ardito d' lta li n. rassegna de gli a rditi di 1une lè fiam.me- usci per la prima \'Olta il 16 giugno 1932. Era stampa to a Roma e dire110 dal capitano Pigmi telli, capo dell'ufficio s tampa ddla FNAI e 1 ) Negli a nni Trcnw militano nella FNA I 11111i g li c.sponenti delrardi1brno del do pog uerra, senza di stinzio ni tra fascisti e d:1nnunziam; l'unico assente di rihevo ci sembra Mario Ca rl i. Anc he D ' Annunzio vie ne ricuperato: su lla co pe rl ina d e~ L'a rdito d' l lalia- di o uohre 1933 compare la s u:1 de fini zione dell'ardil o come - 1a più polenl e scultu ra c he il genio latino abbia compiuta nella migliore sos1anza della w.za-. No n panecipa ro no im·ecc a ll e ~•icen de dcll'ardì 1i!. m o ger.rrchi che pure ne av rebbero avu10 i ti to li. com e llalbo (a rdil o reggimcn1ale) e Bastianini.
(.lf) -L·ard i!O d' ltaliaM non ripona dati sulla sua tiratura, anzi c hiede a p iù riprese ma~gio re di ffusione e abbo nament i. Sappiamo inoltre che aveva ann ualm en te un deficu. copeno di tasca propria dal pres iden te Parisi (28500 lire per il 193 4. come risulta dal n ume ro d el ge nnaio 1935). Abbiamo ugualmente l'impressione c he la sua diffusione fosse buona, e infani lo s i lrova senz:1 difficoltà ne lle bibliotec he pubbliche, a differe nza dei suoi semi -clandes tini prcd1.-ccssori
(»> uL'a rdi to d ' ltalia-,ottobre 1933, IL PR ESIDENTE DELLA F NA I !PARIS I], Commenti. (~°) Cfr. ML 'a rd ito d ' Italia" dell'agosto 1936. che dà l'elenco delle 103 sezion i esistenti, in genere nei capoluoghi d i provin cia. più a lc uni cen tri stranieri com e 13e ngasi. Il Cairo, M ogadiscio. New Yor k , Ma.~saua. Rodi . Tri poli, Tunisi. (' 1) Non mancano sutr'·Ardito d l ta lia" le ope ra zio ni sc micommercia li , com e l'offerla -a prezzi di inverosimile economia- d i disiinti\i della FNAI mo n tali s u gc 111clli da polso in o ro, anelli dorati. pugna.letti a spi llo pe r cravatta e, per le signore. spille con distintivo d'oro. dorat e e a rge ntate e2) Cfr. Gli orditi di Mi/(1110 nel XV 011111u1/c delfo fo,rdozio 11 e (numero s p(:ciale a beneficio delle opere ass is1e nziali della Federnzio ne a rdi ti nùlanese), ci t .: e ML 'ardit o d'ilaJia-, numero ~pedale a nnuale milanese , 19 gennaio 1936. ln e n1rambi i casi si ua\l a d i fascicoli di 70-80 pagine patinate. con n1ohe illustrazioni e pubblicità.
( 0 ) Anc he -1.:·ardito d'I talia- ha un cerio nu mero di inserzion i pubblicitarie. specialmente di formtori de ll 'ese rcito. però d i d imen~ioni ridotte e non g rande risu h o complcss1vo.
( ) Alessandro P arisi fu pre.~id entc d e ll a F NA I da l marzo 1932 al 1938. quando mo ri in un incidente (si \'eda la biografia agiografica di P.A. Col.OMSINI, Af=mdro Parisi comondonlt dti reparti 11,diti d'ltalio, Sejmand . Milano 1939). Ressero con lui la F NA I il vicepresiden1e A. Mar telli, il segrewrio ge nerale conte Radicali di Primegl io (comandante de l I repar1o d'assalto di Sdrieca) e gli altri memhri del Co rnitalo centrale
D 'Orazio, conte Rossi-Passavant1 I! principe Pig.nat c lli ('~) Si noti che ness una attenzione fu mai rivolta alle imprese degli ard iti reggimenta li. pur accolti nella FNA I a fianco dct;li ar di ti au ten tici; il c he confe rma il ca rattc restrumcru:'lle d i 4 uesta inclusione. dovuta al l'esigenza d i a u me n tare il numero d i iscrini. (''") È in1cn:!ss:u11e notare c he ne l 1933 l'Ufficio s torico d ell 'esercito affron tò per la prima cd ultima volt a la s toria d ei rcpitr1 i d 'assa lt o, programnrnndn t1 11 vol um e di Pietro Capo rilli dal titolo IX fi(lmme lll!rf' nella sua pregevole collana di manog rafie SIOri• che ~ulla grande gue rra. Il lavoro di Caporilli fu però rifiutalo perché compilat ivo e romanzato, come dimos1rano le postille sulle bo1.zc consen.i te dall"Ufficio, che ce ne harorte.,;cmcntcinformalo.
(~ 1) F. V1c.c<.1t1. an. cit. in -L'ardito d ' Ita lia-, nume r o speciale am111:1lc milanese del 19 gcnnnio I 936. cit. Articoli del lo slc~so genere lii ri trovano in tutta la s tampa ard ila dì qucstinn n i.
e8) Sivedalacollciionedell...A rdi tod'l la lia-dd 193 4 . e~ Rin vi:uno alla colle-.cione dell A rdil o d'Italia ", ai nume ri unici milanesi già cirn 1i ed alle o pere ci tate di C. SoLAKI. E. M11V.1Jlnno. G. SvAN01'J. ( 0 ) "L'ardito d ' Italia ", apri le 1934. cope rt ina.
(s 1) "L'ardi to d'Italia", aprile 1934, Oli rmliti a f'alazzn Vene.:i11. Il discorw del duce 11gli 11rditi di g11em,, /6 aprile 19.34. La data deU'udit-nxa era \tata sce lta pe r rievocare -repicaazionedd 15aprilc 1919-.
(' 1) -L'ardito d'Italia-. aprile 1934. S111 \'ATORE f11R1,,A, Nella glori11 dei loro gagliarde1ti gli ardili monumo 111 guardiu alla 111os1ra della rivol11 zio11e.
(l.l) U n c._~em pio della debolezza ideologica dell'arditismo è il ~uo atteggiamento sulla questione ebraica. ~L'a rdit o d' l 1alh1" del ge nnaio 1934 prende po:sizione con tro l'a ntisemitismo tede:;co, in modo però assai volgare e con vig ne n e ~o,,;1a117jal men 1e antisemit e (~i veda rar ticolo Il n111i(l/e e /11 ra~w ) Nel n umero d i giugno 1934 la polemica contro Baj -Maca ri o (di cui abbi:11110 &ii de tt o nel capi!olo Vll ), accusato d i aver fa lsato la storia della battaglia di g iug n o 19 18 a danno d egli a rditi per esaltare il ruolo del suo correligionario generale Scgre. comandante l'artiglieria de ll a 6. armala, giunge a far scrivere frasi come questa: -Se ciò fosse, sarebbe questo altro argomento alk tesi hit leriane di far piau.a pulita. una volta per ~mp re, di tum d 1discendenti di MosèM. Due mesi più tardi. la copcnina del n umero d i agw;to raffigura sotto il ti tolo Razzi.imo un ardito c he dire: MM:i va lii!" a uu best ione scmimuJo con c im o tt'<icsco e svastica al braccio. Queste O!IC Ìll azioni rilevan o la dipcndcn, a del giumalc da ll e dire ll ivc e d ;1g li umori d e l gove rn o fo.',CÌsla. m a a nche u n ra zzi..mo la te nte.
(1•) l..oR.1:J<11.o IJ uJu;nu. u, ,ws1m gmirm ,li libe.razione. Gli "'riiti. l.r fì11mme au11rre tld IX rl'/Xlf/0 1f1ust1/10, Savio, Ravenna, senza data (ma 19 451. pp. 13- 14.
O Arditi!
llllt'1pk.Gqplllllasltle1111'16tflmdalcaontk11P1, ml.,...dl
O Arditi!
81111'-,kt dflP1' lllknle dl R' esllt amn Hl 1111'1 ca eonlrt 11 stlllhl bi -~le s'mall • 1111• I IIIIM - M •lbe dt1llril1tllllrll
Per I' unl~a Italia,. hl Ml t fm. di Inni. ,mlt N mrt t ,ali11 lllaill 1ulsifilllfS[iltflldt,-fti,t'lflrilaalnaaNillQIIII.
O Arditi! ,,... ml 1111 N1N1t laldl bt _,. lii btlbl t WIIII lii stlalll Il dml 1111'1111 faullt
O Arditi! ti sai,tff. rmtllllmll, lldril taa1taulllllll mlii San Giorgio!
Dtdl<-a alla &ndicr& otrcrui al :n.- Reputo d'A~&alto laUe Donne Genovesi, dcu.:na da littore Cozzani.
Cnnolina del te mpo d i guerrn ediu, dnl XXV III reparto d'ass:ilto.
C:1rtolirw del tempo di gue rra edi ta da l la I divi.~i1, nc d';1ssalto.
Cmtoli na de l tempo d i guerra ed ita da l corpo d'armata d'assa ltoCa rtoli na del 19 19, che su l retro reca il timbro "Comando divisione
ASSOCIAZIONE
FRA GLI ARDITI D'ITALIA
e decol'a/o co11
l!Segret,ulo
lèsscr..tdcllaAssoc iazionefragli ard iti d' Ita l ia, 1919.
SEZIONE DI ROMACanolina commemorativa della adunata promossa a Geno va nd 192J dalfo Fedcra1.ionc nazionnl c fra gli arditi d'Italia
Le illustrazioni sulle uniformi degli arditi hanno un valore indicativo per le numerose variazic documentate. Gli arditi ebbero sempre la giubba aperta e i pantaloni dei reparti cidisti, ma il maglione grigioverde del 19! 7 fu soSlituito nel 1918 ,on la camicia grigioverde e la cravatta 1 sembra per man!.:am;adi materiali. 11 là nero fu introdotto nel 1918 per la truppa (gli ufficia avevano il herretto della fanteria), ma in combattimento fu sempre portato l'elmetto. Molti re~ avevano fregi e distintivi "personalizzati". malgrado nel 1918 i comandi tcnta~scro di imporre uniformità arn.:he nei dettagli.
1917- REPARTI D'ASSALTO Tenente i11 uniforme da guerra Berretto i.:on fregio in lana nera rappresentato da un gladio circondato da un ramo di quercl ed uno di alloro: gradi in seta g. v. Giubba della foggia usata dai bersaglieri cidisti ma con ba· aperto. Sul bavero fiamme nere a due punte. Sul braccio fregio come al berretto. Gli ufficia degli arditi portavano tutt'attorno ai distintivi di grado sulle manopole una filettatura di panno
Le i llustr.11.ioni 10.11.12,13. di Elio e Vittorio Del Giudice, sono pubblicate su: U11ifun11i militari i1aliu11e dal 186111i giomi nostri (Brarn:amc E<l itrkc)
19
17-
REPARTI D'ASSA LTO
Ardito nell'u11ifon11e ,la cm11110g11a
Al posto tlcl berretco la truppa indossava un fez nero con fiocco.
!917 - REPARTI D'ASSALfO - Fiamme Verdi (Alpini)
Aspirante Ufficiale nefl'11nifarme di guerra
Gli aspiranti uflkiali di tutle le anni o corpi portavano i distintivi di grado in seta o lana nera, Per tutti gli utlkiali il fregio al berretto o al cappello èinlananeracomclatlllppa
19 17 - REPARTI D'ASSA LTO. Fiamme Cremisi (Bersaglieri)
Tavole di Yilloriu Pisani pcr la serie: Esaltazione de/l'eroismo ardiro", edi t a nei primi anni Trenta dalla Federazione nazion::ile arditi d'lta lia.!\dcssanp parti cncanche l'imrnaginedellacopc n ina
APPENDICE
TESTIMONIANZE DI ARDITI*
•Queste testimonianze di arditi sulla lo ro guerra, scelte ira le più significative della memorialistica. vanno lette con il rispetto dovuto ai combattenti autentici , ma anche con un'attenzione critica al mito creato e alimentato sugli arditi ,l urante e dopo il conflitto mondiale
SDRICCADIMANZANO,LAPATRIA DEGLI ARDITI, ESTATE 1917*
a strada che conduce a Sdricca s'apre in una piazzetta ghiaiosa d i S. Giovanni di Manzano, quasi all'estremità orientale del paese. Non c'è da sbagliarsi. Anche i picco li la conoscon o e la insegnano a chi ne chiede. Si riconoscerebbe fra mille, del res to. C'è sempre gente che vi s'avvia: volontari che vengo no dalla trincea e par che tornino a casa loro, col pie' leggero e il cuor conten to; ufficiali di cavalleria che vanno su, og ni giorno, al campo degli arditi a guarda re e a imparare, soldati di t utte le armi, isolati o inquadrati, che i comandi di lutti i settori della fronte mandano lassù per assistere al le cotid ian e esercitazioni ardite; fo tografi ed operatori cinema tografici, generali italiani e ufficiali di tu tti i paesi all eati e neutrali, giornali sti nostrani e giornalisti di fuori e qu alche borghese che procede circospetto e teme di sent irsi fischiare all'orecchio una p all a di moschetto o scoppiar tra i piedi un petardo.
Da quella strada, a tu t te l' ore del giorno, sbuca q ualche ardito, ma nel tardo pomeriggio, quando lassù non c'è più nulla da fare, sciamano numerosiss ime le Fiamme Nere, come api da un alveare, e si spando no per le vie del paese e visitano le case e si recano in rumoroso pell egrinaggio alle osterie. Qualcuna, desiosa d'orizzonti più lontani, fa la posta, sulla via maestra, agli autocarri; e gli a utomobilisti, questi nemici spietati del povero fante, sono d'una cortesia so rp rendente con l'ardito, fermano di botto la macchi na, lo fanno salire e lo portano dove gli piace.
A un lato de ll a strada un vituno bianco dalle imposte verdi, divenuto ospedaletto da campo; dall'altro un palo e in cima, inchiodato, un cartello con un tesc hi o nero e sotto la leggenda: Scuola d'assalto.
La strada sale dolcemente lungo il pendio d'una rampata di colli, serpeggia pittoresca tra gli alberi, si llascond e tra il groviglio delle macchie, s'affacc ia improvvisa su alture aperte dalJe q uali guarda la valle fertile del Natisone, va su, sempre su, fino a un pianoro delizioso, dove le vigne so n diven ute selvagge. Un grup po di case a ma n ca, custodite da cipressi,
• Articolo pubblicalo su "L"ardito. Bollettino de lla Federazione nazionale arditi d ' Italia", Ro ma, 18 settembre 1927. Prese ntato come note di diario dell'es tate 1917. Possibili rie· la borazioni successive no n diminuiscono l'au t en ti cità d ella testimonianza, malg rad o le evidemi concessioni al mito creato intorno al campo di Sdricca di Manzano, dove nac· q ueroirepartid'assalto.
poi più in là, dove la strada vecchia finisce, altri cipressi ed altre case con enormi biche di fieno da presso e spose fiorenti e bimbi mocciosi sulle soglie: Sdricca. Ma Sdricca, la vera Sdricca degli arditi, non è in quelle case. Comincia di là con la strada nuova e corre fino in fondo, tutta viti, filari di pioppi, siepi di salici e boschelli di robinie, limitata ad oriente da una scarpata naturale ai cui piedi scorre il fiume e ad occidente da un succedersi di groppe che chiudono l'orizzonte. Fra il verde, nella campagna, biancheggiano gli accampamenti di sei reparti d'assalto, circa seimila diavoli dalle fiamme nere e rosse sul bavero delle giubbe aperte; dietro le ultime case il Quarto, poi il Sesto e il Quinto, alle radici dei colli il Primo, il Secondo e il Terzo. Tende da campo in pittoresco disordine fra i tralci deUe viti, all'ombra delle robinie, sulle sponde dei fossi pieni d'acqua; tende enormi come hangars per i magazzini e le mense; baracchine minuscole tra le macchie. Il comando è in baracche di legno alle falde delle colline: stanze piccole contavolini e scranne rusticali e un bel disordine di carte e d'uniformi a mucchi e fasci di moschetti agli angoli e fastelli di pugnali sulle panche e cassette aperte di petardi sul pavimento. Più in là il magazzino centrale e il carreggio e il tenente Gaviraghi, gigantesco, che tira moccoli ogni minuto; più in qua la cucina, piena di odori e di fumo e, accanto, la mensa del Primo, aU'aperto, e di faccia il recinto per gli empiastri esposti alla berlina.
Sveglia fragorosa ed esercitazioni mattutine
Prima che cantino gli uccelli suona fragorosamente la sveglia un colpo di bombarda . Dopo dieci minuti gli arditi hanno bevuto il caffè e i ranghi sono composti. Non un minuto di più . Le quadriglie, le squadre, i plotoni, le compagnie, i reparti prendono le varie formazioni con una rapidità fulminea, prima ancora che i capi abbiano finito di gridare i comandi. Son molle che scattano, non soldati; corpi fatti di muscoli, portamento elegantemente spavaldo, teste alte, visi fieri ed occhi accesi e velocità ultrabersaglieresca. Le colonne in marcia divorano gli spazi del campo e quando corrono sembrano meteore. I polmoni sono d'acciaio e la volontà inflessibile. Scoppierebbe l'ardito ma non si butterebbe da canto nelle rapidissime marce e nelle corse infinite. Spunta l'alba e il campo ferve di vita, spunta il sole e la vita si fa più intensa e quando il sole è alto par che le esercitazioni siano cominciate appena. Il poligono è quanto di più perfetto e di più complesso si possa immaginare. Pertiche su cui gli arditi s'arrampicano come gatti, parallele, funi, anelli; fossati lunghi e profondi, grovigli di reticolati, mucchi di sacchetti pieni di terra, da saltare da fermo o in corsa, ad uno ad uno o a gruppi, un ostacolo dietro l'altro, un ostacolo diverso dall'altro, con una velocità verti-
ginosa ed una -precisione sconcertante. Qua fantocci imbottiti di paglia contro cui gli arditi si esercitano a im mergere le lame dei pugnali: ritte le chiome, dilatato l'occhio, urlante la gola, il viso t rasfig u rato, l'ardito si slancia e l'acciaio penetra furibondo su l nemico fittizio, dalla parte del cuore. Là squadre che fanno scherma di coltello, di pugnale e di ba~tone; più in là lotta greco-romana, ju-itsu, pugilato. Più in là ancora la mi.rnra del sangue freddo. L'ardito s'impala tra due pertiche conficcate al suolo; di fronte, a qualche metro di dista nza, dal trave d' u na forca pende una fune che regge un blocco enorme. Dalla parte opposta l'istruttore tira a sé il blocco, poi lo lascia andare contro l'ardito che deve star fermo , immobile e non batter ciglio e vedersi venir di faccia il macigno e lasciarsi sfiorare i capelli.
Il capitano Racchi, istruttore del campo, piccolo, segaligno, infaticabile, va da un punto all'altro del poligono , osserva, dà consigli, corregge Si vede anche girare tra i gruppi il co lonnello Bass i, a piccoli p assi, flemmatico come un inglese, tutt'occhi. Ma il pu nto che il co lonn ello preferisce è un altro, poco discosto, dove - secondo il gergo ardito - fa caldo. Qui le esercitazioni so no pericolose per la ghirba e fanno istan taneamente ricredere tutti coloro i qua li hanno pe nsato essere la vita dell'ardito un ozio beato e sicuro . Chi viene a Sdricca per godere di quesi'ozio e di questa sicurezza ne ripa rte dopo ventiquattro o re e se ne to rna in trincea convinto che per chi t iene alla pelle è preferibile far sei mesi il fante tra il fango e i pidocchi che un giorn o so lo l'ard ito tra le bombe, la mitraglia e le cannonate.
Alla conquista della "collina tipo" a colpi di Thévcnot
In questa parte del campo domina sovrano il Théve,wt. Qui è la vera scuola d'assalto. I petardi si manovrano come giocattoli; si lanciano e si corre dietro a loro, verso lo scoppio . Qualche scheggia penetra nelle carni e il sangue S{'rizza; ma l'ardito lo succhia e no n ci pensa più. Più pericolosa è la scherma col petardo , che consiste nell o schivare con sorprendente destrezza i Thévenot lanciati dagli altri. C'è chi ev ita il colpo mettendosi fuori il raggio d'azione delle schegge con un prodigioso salto indietro o con sveltissimi scarti all 'un dei lati; ma c'è chi, pellaccia più arrischiata degli altri, prima che il petardo tocchi terra, con b alzo ful mineo è addosso a chi l' ha lanciato e lo spaccia per burla con un colpo di pugnaJe a vuoto.
Poi c'è l'assalto alla collina tipo, una groppa brull a, calva, tutta martoriata, dalle radici alla vetta, dalle cannonate, contro cui vanno ogni giorno, a turno, le compagnie. È un assalto in pi e na regola, vi si è feriti e si muore anche, ma non c'è il gus to di ficcare nella pancia al n emico un palmo di lama e di portar giù il bottino.
Ne l colle vari ordi ni d i tri n cee con camminament i e reticola l i; sei pezzi da 65 e una mi t rag li atrice ti r ano su ll e linee; la rghe ondate di ard iti a coppie assa lgo no le t ri ncee, procedono im petuosamente sotto l' arco de lla traie t to ri a, giungo no fin o a sett e metri da ll o scoppi o d e i pro ie ttili, men tre da tergo il tene nt e Bravi, m it rag li ere sapi en te, sventagli a raffi che a pochi cent imetri sul capo delle tr u ppe avanzan ti o pwlleggia magistralme n te tra uomo ed uomo; varcano l'intr ico de i reticolat i, superano le linee, fra u n s ibilare incessante d i proiettili, un tempesia re di gra nate e un rovinio di schegge; s'arrampican o su per l'erta, eseguendo sca r iche viole nte di petardi, e raggiungono dopo poch i mi n uti, sporchi, laceri, insangu in ati, la cima.
D uran te l' az ione il colonn ello è sempre fra i suo i a rd it i, osserva il contegno co ll ett ivo e que ll o d i ciascuno, sc ru ta tra le fi le, figge gli occhi sui vo lti per scoprirvi un segn o che trndisca il dubbio, la t it ubanza, la paura, poi fa ve nire al comand o quelli che sa lu i e li spedisce ai corp i di prove nienza perc hé non adatti a lle t ruppe d"assalto.
A Sd ri cca non è solo il colonnell o a vigi lare perché ri mangano solt anto gli uomin i di fegato; tutt i, uffic ia li e so ldati, hanno inte resse c he i compagn i ab b iano vera me nte la t empra d'ard ito e in dagano e mettono i nuovi ve n uti a ll a prova e stann o semp re all'e rt a e la selezione, ri go rosissima, vie n fa tta o gn i o ra, ogn i gio rno in ciasc un a t ra le mill e eserc it az io n i
V<! rso la glor ia.
Un bel giorno - e ta li gio rni ricor rono spesso in un mese - il colo nn ell o an nun zia che c'è d a men ar le ma ni d avve ro. Sd ri cca s i co mm uove, il su o po po lo d i fi am me s i agit a, è pervaso da fo lle en t us ias mo, urla e can ta d i gio ia. Ciascuno vo rreb be andare, ma no n t utti posso no spera re tan t a fortu n a.
to.~e~~~~r;i~:tr~~~~:s~ 0 ~f~nucn~:s~ 1 :v~~:[afa1~g~: ,r~r:;~i~o~t:~ festa d e l fuoco e del sangu e; i p ioppi, i sal ici, le ro b ini e d e i boschetti fo rnisco n o fronde e fro nde, d alle tende ve ngono fu o ri i dra p pi ne ri co i t esch i bian chi ne l mezzo e la ce rimo n ia comi ncia . Ridd e se lvagge, salve d i mosc hetteria, corse pazze d all a scar pata de l Nat iso n e a ll e co lline, lancio indiavo lato di bombe. Poi, d iet ro co loro che partiranno, il co rt eo ard ito si fonna, e con band iere e rami fro n dosi fa il giro del campo cantando, e davanti alla baracca del comando accl ama a lun go, fragorosame nte, al capo delle Fiamme Ne re. Poi rombano i mo tori e gl i au tocarri inghi rla ndati partono , accompagnati e preceduti da spari e da sco p pi, da urli e d a ca nt i, i canti della giovinezza e dell'ardimento. E Ma nza no è 1utta sulla via maestra ad aspeltare, a veder passare, ad augurare, a salu ta re , a be· ned ire, né le fanci ulle che sono là ed han no tra i partent i l' amat o riesco-
no a imperlar di lacrime il ciglio tanto è divina la gioia e stupefacente la sce na della part enza:
O Sdricca! Sdricca, tu sei la mia palria! Tu sei la patria dell'ardito, di tutti gli arditi, o solita ria campagna sui co lli friulani. A te da tutte le terre d'Italia, navigando i mari, valicando i monti, attraversando i p iani, siamo venuti e veniamo per ritrovare tutti i fratelli sconosciuti, fratelli nell'audacia, fratelli nell'amore dell'avventura, per dimenticare in grembo a te, come in seno a una madre teneri ssima, tutte le fortunose vicende della nostra vita, e trovarvi l'eterna gioventù dell"anima, per disciplinare il nostro divino ardimento e preparare la più grande, la più eroica, la più luminosa vicenda della nostra esistenza, della nostra stirpe, della nostra èra. Ogni giorno noi partiamo dal tuo campo e andiamo verso il nostro destino e rit orniamo ca richi di gloria, non per noi, ma per te . E chi più no n ritorna ha avuto, cadendo, di te l'ultima visione e l'ultim a nostalgia. Quando, finita la tragica danza, ti lasceremo per sempre e tornere mo alle nostre terre lontane e riprenderemo il cammino per vie senza meta, tu dei nostri pensieri, dei nostri desideri, dei nostri sogni sa rai la meta, e l'anima dei tuoi figli sospirerà e canterà: Sdricca, tu sei la mia patria.
Edmondo Mazzucc nto
ALLA SCUOLA DEGLI ARDITI. SDRICCA DI MANZANO '
• La no,trn Patda
erso l'estremo limite d i Manzano, dopo una casetta ad un piano, dalle persiane ve rd issi me, in cui gli ard it i ne combinarono una delle solite che vi racconte rò, a sinistra una stradicciola dolcemente inerpicantes i conduce a Sd ricca, alla nos tra patria! All'inizio un cartello: Scuola degli arditi.
Prima di giungere al Campo, a destra, un casone a due piani, ove ad una finestra occhieggiava trepidante, preferibilmen te nelle ore piccine, una formosa Giulietta in attesa febbrile del suo Romeo: ard ito, si in tende!
Più innanzi una sentinella, con ta n to d i moschetto, vi avverte che si è giunti: a sinistra, laggiù, la baracca in legno del comando, ba%a e lunga, più in fondo, sempre a sinistra, la famosa collina tipo ove d p rod igavamo nelle esercitazioni non sempre in cruente I n u n angolo qua ttro pali infilati nel terreno, formanti un quadrato, circondati da numerosi fili d i ferro spinato, ed un cartello con caratteri cubitali una sola parola: Impiastri. La prigione ... A destra il fiu me Nat isone e un a ba racc hetta: lariservetta dei petardi Thévenot in c u stodia del sergente Pace ... Sparse ovunque, in un pittoresco disordine, le nostre tende.
Caro ed ormai vecchio camerata Pace quanto ti sono gra ti gli ardi ti della tua generosissima prodigalità! Ricordi gl i strappi a l tuo dovere di geloso custode, quando ci fornivi le bo m be per la pesca... d etonante nelle acque chiarissime del bel fiume? E le sco rpacc iate di pesce freschissimo nella osterietta di Manzano in cui flirtava mo - in q u anti? - con la bella, esile biondina figlia dell'oste perché ... perché ... fosse discreta nel conto? E volevamo che lo facesse sempre le i, le i sola ... Ah! che b ri cconi gli arditi! L'ho rivista nel 1920 sposa e roto ndetta. Mi disse: - Ah sior! El ma tradìo!...
Poveretta, non sapeva che io ero sposato e padre e che le mie p remurose attenzioni riguardavano unicamen te i prezzi delle viva n de... A quei tempi di soldi ve n'eran pochini! ...
* Pubblicato in L'Ardito d'Italia, numero speciale 19. 1.1936. Il testo. cronachistico e di colore, viene riproposto come testimonianza d d la produzione agiografica degli anni Trenta sugli arditi.
Sveglia e giornata ardita
Vuu ... Vuuu ... Vuuuu ... Craaaac!... Vuu ... Vuuu ... Vuuuu ... Craaaac!
.È la svegl ia mattina del campo: s i spara allegramente con bombarde di grosso calibro. Ah! la tromba di caserma com'era più gentile ed arm oniosa, cullante dolcemente gli ultimi istanti del sonno ristoratore ci permetteva il comodo sbad igli o e lo stiracchiame nto delle membra e l'ultimo pisolino, di corsa, per essere pronti, poi alle noiosissim e esercitazioni intern e cd este rn e... Altro genere di sveglia questa , più spiccia, ardita: non si ha tempo da perdere. Al primo Craaaac, gli arditi son già al largo al sic uro dalla pioggia dei perico losi farfa ll oni che possono giocare qualche b ru tto scherzo: nudi e mutande in mano, risate lezzi e rincorse e pernacchie al vento!. ..
In pochissimi minuti ogni pl oto ne è al completo: disc ipl ina1issimo!
Le esercitazion i alla co llina tipo s i svo lgono a turno: è un addestramento pericolosissimo, ma che abitua magnificamente gli arditi al rischio. Pensate: avanzare carponi sotto le raffiche delle mitragliatrici che sventagliano a non più di un metro dal terreno non è cosa piacevole, ma il ten. Bravi era talmente specializzato nel tiro che s i era sicuri, sicurissimi che non avrebbe sbagliato. Una so la vo lt a ci fu un morto dovuto unic.1mente alta spavalda noncuran za di u n ard ito che si alzò quando avrebbe dovuto starsene accoccola10 su l pend io della collina.
Non crediate che l'interven10 d e lle mitragliatrici non avesse un degno accompagnamento: avanzando carpo ni, gli ard iti erano preced uti d i non più d i una diecina di metri da llo sco ppio d i autentic i proietti li da 75, ch e davano l'impressione di part ec ipare ad una vera avanzata; e buche da lu po e trincee e reticolati senza contare la pioggia assordante dei petardi e le pittoresche sbruffate dei lanciafiamme completavano la poco a rmoniosa sinfon ia! Peccato che mancasse la ... materia prima: il nemico!
All'osservatorio o fra gli arditi, il co l Bassi trasmetteva ord in i a mezzo dell'allora suo aiutante maggiore, il ten. Gaviraghi, alto, dinoccolato, con due stivaloni alla Buffalo Bill: correva da un capo a ll 'altro del campo con dei salti d a camoscio. Ora, spi.rito avve nturoso, è a Teheran, in Persia a ve ndere cappeUi italianiss imi.
Quando l'azione era terminata si respirava ed a ll ora via per il campo a sgranchirsi le membra nel sa lto in a lto o in lungo, nella scherma a pugnalate, nell'ascesa delle pertiche, alla boxe. Il padreterno di questo sport era nientepopodimeno che il sergente Bruno Frattì ni , dopo la guerra campione d'ltalia de lla sua categoria e - più tardi - uno dei più quotati pugilatori del mondo. Un giorno - memore di qualche seduta praticata prima della guerra - ebbi la malinconica id ea di calzare i guantoni. Quel diavolo di Bruno era uno scoiattolo: non riuscivo a colpirlo. Al contrario, u n s uo magi stra le diretto mi persuase a ritirarmi in buon ordi ne ed a non avere mai più simili velleità.
La prova del fuoco
In un angolo del campo il ten. Max di Mont ignacco - dopo la ba ttaglia del gi ugno fu condotto, in aeropla no, in territorio invaso da dove inviò prezios iss ime notizie di indole m ilitare e gli buffarono la medaglia d'oro - d irige un accanito tiro alla fune tra arditi del suo plotone: g ri da, incit a e taglia l'aria con le sue rispettabili mani che escono da due man iche troppo corte per le sue bracc ia eccessivamente lunghe. Era il più scalcinato degli ufficial i di Sdricca, ma uno dei più valorosi. Jl ten. Cat ala no, a rdentissima e focosa anima siciliana, si p r odiga d i preferenza nel salto con l'asta, fino a che q uesta s i spezza ed il "brigante" - così lo chiamavamo - capitombo la Attualmente è volon t ario in Africa Orientale.
Al cem ro de lla Scuola il cap. Rachi, piccolo, segaligno, t utto nervi, dir ige il pendola. l'ha inventato lui questo strumento d iabolico . B l'esam e d i laurea per poter fa r parte della famiglia ardita: un segmento di tronco d'albero dal diametro di sessanta centimetri ed a lto un m e t ro - pesava u n q uinta le - ass icurato ad una grossa fu ne: il sold a to doveva m etters i, da u n lat o, su ll 'attenti, immobile, con il berretto un po' a lzato. Il cap. Rachi poneva il suo uomo ne lla posiz ione da lui so lo conosci uta: at t irava da ll 'altro lato il pendolo e lasciava anda r e. Nel m ovimen to di oscillazione il grosso peso sfiorava la testa dell'aspiran te ardito tan to da farg li cadere il berretto. Se stava lì impalato, fe rmo, impassibile gli esami di laurea erano andati benone; se accen nava ad un ... ab bassamento dell a sua statura, o chiu deva gli occhi o, comunque, si muovesse era fritto: ritornava al co rpo di p rovenienza perché : "non idoneo al bauag/ione d'assalro"
Vi assic u ro c he era u n giochetto che faceva im pressione . R icordo quando capi tò il m io turno: quell'affare non mi persuadeva . Pensavo: è mai poss ib il e che quell'omino di capitano non sbagli mai la misura, col pericolo d i spaccarti la testa con q u e l coso lì così poco s impat ico c h e minacci a d i fart i crepare come un fesso? Pri m a di m e, su u na diecina di aspiranti arditi, due non superarono la prova. Io ero a i uta nte d i battaglia ed avevo, q ui nd i, il dovere di fare b uo n a figura. Ma che fifa ragazzi: sembravo, però, p ietrificato . Q uando i l famoso pendolo me lo vid i avanza r e sem pre p iù s icuro, ecco - pensai - il capitano ha sbagliato la misura ed io vado dritto all'inferna. m acché, il berr etto viene proiettato lont a no ed io - il pericolo era o rmai scompar so - sempre lì, impa lato come una mummia e con un freddo su per la sc hiena c he non vi so descrivere ...
L'istruttore Rachi ha un dubbio : s u ppone ch'io ci provi gusto:
- Aiutante, vuol provare ancora?
- Grazie, capitano, non ribevo
Un giorno, una delle frequenti visi t e di alti papaver i degli esercit i a lleati, onorò la Scuola degli arditi; fra tutti saranno stati una ventina. Ho ancora presente lo stupore dipin t o sul loro volto , qua ndo si trovarono dinanzi alla genialissima trovata del capita no Rachi : erano entusiasmati.
L'ufficialetto inglese
L'esercizio s i ripe teva con vecchi arditi per non esporre gli ... asp ira n t i a d una infelice prova, quando u n generale inglese invitò un suo ufficialetto a sottopors i all'es perimento . Il giovane cercò rispettosa me nte esimersi dall'in vito poco grad ito, ma fu n ecessario obbedi re: un centi naio di arditi con alla testa il col. Bassi, il cap. Pedercini, il cap. Radicati, il sott. T ampato, il sott. Trinch ier i - morto ques t'ultimo a Nuova York un anno fa-, il sott. Max di Montignacco, il sott. Pu lzelli , il cap. Abbo ndanza, il ten. Cao di S. Marco, il ten. Gaviraghi, il sott. Catalano, il buon Steffanoni - che cadde, poi al S. Gab riele - ed altri nost ri uffici a li, facevano degna corona all'interessante spettacolo.
Ecco che l'ufficialetto è lì , pronto, su ll'attenti. li cap. Rachi prend e la solita misura ed ha parole rassicuranti che dovrebbero incoraggiare ... l'allievo ardito inglese a... tener duro!
L'istruttore attira a sé il pendolo, sembra accarezzarlo dolce mente e lo molla ...
Quando, nel .movimento oscillatore, il galeotto strumento avre bbe dovu t o incont rare la visiera del berretto dell ' imberbe ufficiale non trovò ostacoli: il giova ne inglese era piegato ... a m età.
Non vi descrivo le m alle risate nostre e - que ll e assa i pi ù rumorose - de i nost ri ospiti...
Le nostre canzon i
Ma le o re p iù belle e spensierate degli ard iti erano q ue lle ded ic ate all'azione: quando si profilava la necessità d i menar le man i, i suon i, i ca nti, le grida più allegre e pittoresc he ech eggiavan o pel Campo ...
Se 11011 ci conoscete guardateci dall'alto
Noi siamo gli arditi dei battaglion d'a.Halto.
Bombe a man a colpi di pugnai...
Se vuoi trovar l'Arc:angelo, da fante travestito, Ricercalo a Manzano e troverai l'ardito ...
oppure:
Se non ci conmcete guardate i nostri passi
Noi si.amo gli arditi del colonnello Bassi
Bombe a man a colpi di pugnai...
Come sian nate ques te vecchie strofe su l motiv o del più popolare rito rnello della guerra, non so: sgorgarono forse dal cuo re di un umile ardito in un attimo di pura pass io n e, come zampilla, cristallina, l'acqua dalla roccia? .. .
Ma q uan ti morti lassù: ad Auzza, a Belpoggio, al San Marco, alla Bainsizza, al Ro mbo n, al San Gabriele
Non Vi abbiamo dimenticat i, fratelli nostri...
Al t re ore allegre erano quelle della libera uscita: ... alla nostra Scuola degli arditi di Sdricca non si badava troppo alla ritirata: aveva un valore re lat ivo. Ma a lla sveglia tutti dovevano essere presenti. Si chiudeva un occhio, anzi t utt i e due: quando, dopo il silenzio si portavano a l comando le Novità tutt i figuravano presemi anche se sotto le tende non ci fossero che pochissimi arditi intenti a sognare ad occhi aperti le provocanti fo nn oseue friu lane...
Gli spaghetti della sussist enza
Ora ve ne raccon to una: all'inizio d i ques to scritto ho ricordato una civett uola casetta ad un piano dalle persiane verdissime, situata alla sinistra dell'estremità di Manzano.
Una bell issima sera, un gruppo di arditi, dimentichi della ritirata ed in giro per... rifornime nti, passa dal lato destro della strada, perché al buio co mpleto, ed attraverso le fines tre aperte del piano rialzato del famoso villin o vede una lunga tavo la apparecchiata su cui campeggiano quattro belliss ime e provocant i bottiglie di vino: ... una elegante signora, ad ogni posto, stava delicatamente depo nendo un fumante ed abbondantissimo piatto d i spaghetti. Degli invitat i n emmeno l'ombra . I nostri masnadieri si guardano : in giro no n anima viva. Attendono che la genti le padrona abba ndo ni la sala e poi, come scoiattoli, attraverso le due finestre, calano nella vas ta camera da pranzo , si assidono - nel p iù assoluto silenzio - a lla tavola, mangiano saporitamente la gustosissima pasta asciutta mentre da una sala vicina gi ungono le aUegre risate degli ospit i; prendono le bottiglie e se la svignano ... insalutati ospiti. In quell'istante compare u n invitato, appena in tempo per ri conoscere un ardito ...
Non vi racconto la grana scoppiata al nostro comando, tanto più che il succulento pranzo era stato preparato per un gruppo di ufficiali della sussistenza...
Ma il pasticcio grosso capitò dopo l'azione del San Gabriele: vis to il felice impiego del battaglione alla conquista dell'insidioso monte, il Coma ndo Supre mo autorizzò la formazione di altri cinque reparti: erano q uasi cinquemila uomini che dovevano affluire a Sdricca. Figuratevi qua le aspetto aveva assu nto il nostro campo: se prima eravamo comodissimi, dopo l'invasione di migliaia di aspiranti arditi noi - orma i vete-
rani - non aveva mo più la possibilità di muoverci a nostro agio. Era un inferno: ad ogni passo erano Théve,wt che scoppiavano. I nuovi arrivati - che noi g uardavamo con senso di ...commise razione perché già provati nelle azioni di agosto e del 4 settembre - vo levano superarci in ardimento: di qui una serie intermin abile di incidenti che, immancabilmente, finivano in una bevuta dal nostro vivandiere, un omaccione grosso, biondo, co n due baffoni alla moschettiera che accontentava tutti: accon1entò anche il sottoscritto che per d uemila corone- botti no di guerra del San Gabrie le - mi diede in cambio, bontà sua, ce nt o miserabi li lirette, bevute - si intende - dal mio assetato ploton e...
li ..pasticcio" grosso
Veniamo a l ··pasticcio".
Un pomeriggio, all'ora della libera uscita verso le 17 la slraduco la che da Sdricca conduce a Manzano comi ncia ad accogli ere i vecchi e nuovi arditi. A circa metà strada l'usc e nt e avanguardia si imbatt e in due nostri camerati condotti al Campo da tre militi della Benemerita, fra i quali un Vice-Brigadiere.
Stupore ...
- Cosa avei e fallo?
- Ci ha11110 pescali ieri sera a Buurio: se ci lascim-w10 tmdare quesla notte eravamo al Campo pronti per la sveglia
- Molla! Molla! Moooolla/. ..
Le "fiamme" affluiscono a diecinc: grida no, imprecano, serrano da vi-' cino i due ardit i: q ualche pugno in comincia a volare. La Benemerita cerca fuggire con la preda, ma la marea ardita si fa più minacciosa, impreca, inveisce, urla il suo sdegno, libera i prigionieri e rincorre i militi che se la svignano a gambe levate. Conclusione: lancio di bombe - queste canaglie di arditi portavano i fedelissimi petardi anche dura nte la libera u scita ... -, carabinieri feriti, scompiglio generale ...
Figuratevi la grana
Alle 21 di quella sera tutti gli arditi di Sdricca erano adunati nel Campo in attesa deffinchiesta . Dopo quattro ore, alle una, il rompete le righe ein branda ...
Quella notte, la baracca del Comando era illuminata: nei piccoli am~ bienti il col. Bassi sfogliava - forse per la prim a vo lta - il Codice Mi litare... Il suo volto era severo. Qualche minuto di lettura e po i a passi lenti e misurati usciva a ll 'aperto a respirare a pieni polmoni: aveva il cuo re gonfio...
Dopo pochi minuti ritornava ne ll a baracca, più nero di prima...
Laggiù negli Impiastri, tre arditi attendevano che si compisse il loro destino ...
- Te11eme ha mai letto il Codice Miliwre?
- Colon11ello, mai!
Era il n uovo a iuta nte maggiore, u n volonta ri o di gue rra.
- Lo legga. Pausa.
- Legga dei doveri che le i11combo110 nella sua qua/iuì di aiutante maggiore, nel ca:,-o di una fucilazione ... li tenente. vecchio repubblicano romagnolo, rabbrividisce: non ha mai pensato ad una simile eventualità...
A ll a mattina alle cinque la sveglia: le bombarde non si so no addorme n tate.
Il Ca mpo però no n ha la so lita allegra risposta. È sil e nz ioso : n on si grida, non si can ta, gli ard it i sono mu t i, me la nconici. Sembra di essere in un monastero...
Un comando:
- Ufficiali, :,-ououfficiali adwuua!
Parla il cap ita no Pedercini:
- Que.'>-W mattina alfe ore otto si ri1111inÌ il Tribuna le di Guerra per giudicare gli arditi colpevoli del gravissimo incideme di ieri. L'ordine è questo: I/lilli la rruppa assisterà al processo, disarmara! Avete inteso? D1SAR-MA '/:A! Rompe/e le righe!
Alle otto precise i Reparti so no allineati in quadra to ne l vasto ca mpo : ahimé! G li ardil i han no il carn iere pieno di '/1iéve11or. a ltro che disarmal i!
AJ cen tro u n lungo tavolo e delle sed ie.
Ecco en t rare ne l vasto recin to il Pres idente d e l Tribunale: il colo nnello co ma ndante il 7° Fanteria: è alto, magro, con due baffi gr igi alla Vittorio E ma n ue le U. È seguilo dagli uffic ia li che funz io nera nno da gi udic i. AJla sin istra del tavolo de Ua presidenza i tre a rdi ti co lpevo li , sorvegliat i da d ue loro camerat i, a rm at i di mòsc hetto.
L'int errogato rio degli im puta ti è spiccio.
E ntra a deporre un co lo nn ello de i carab in ieri: a lt o, tozzo, cigli a e baffi folli e nerissim i. Squi lla r a11enti! L·ord ine viene eseguit o accompagna~ to da oh!oh! p ro lu nga to: è il sal uto degli ard it i!
Depo ne. - Ecco il co l. Bassi:
Taaaa tara raa!
Un irri gidirs i, un batter di tacc hi secco, impe rioso...
La sua deposizio n e è m isurata, se rena: q ualche ardito ha gli occ hi umidi ...
Ecco a lza rsi ravvocato fisca le: dopo un b reve p reambo lo chiede la fucilazione ...
Parla ora r awocato in d ifesa degli imputati: è il ten . ardito di Sdricca aw. Cao d i San Marco. Sardo, giovane, una fo lta bar ba c he lo invecchia!
È impc1uoso co me la sua terra:
lo Vi dico che la disciplina degli arditi è immensa, smi.wmua: le nostre
'j,amme ., non sono ligie alla discipli11t1 casermesca a/la quale 11011 badiamo, ma a quella che rende consapevoli i nostri uomini deJla 11ecessiuì di porre a repemaglio il pùì gran do110 che Dio ha concesso alle sue creat ure: la Vìta! Se l'A rma benemerita ave:Jse t.:ompreso questo, avrebbe n o n arrestaro i nostri arditi a Buttrio, per condurli ammanettati come volgarissimi delinquenti alla nostra fucina di eroismo, a Sdricca, ma ii avrebbe invitati a ritornare al loro campo, e cerri:.·silna mente avrebbero ubbidit o/ Sono pùi di due anni che siamo in guerra e 11011 si è ancora studiata e co mpresa l 'anima del soldato: è una vergogna!
- Bene! Bravissimo!
- Silenzio! Qui siamo dinan zi ad 1111 Tribunale di guerra ... - ammonisce con energia il Pres idente...
La commozione ha in vaso tutti : molti piango no... Qua le sarà l'epilogo? Ecco la fine. Il Pres id e nte s i a lza:
- In nome di S. M. il Re d'lwlia, ecc. ecc. si condannano gli llrdiri ecc. ecc., a vew'anni di reclusio11 e militare!
Dopo tanto soffrire ec heggia, squilla nte il canto:
Se non ci cono.1·cete guardllte i nostri passi Noi siamo gli arditi del co lonnello Bassi. .. /Jombea man a colpi di pugnai. ..
Trascors i sei giorni i nos1ri arditi - condannati a vent'anni di reclusione militare - erano nuovame nte fra noi: destinati però ad altro Reparto! Peccato, perché fra quei tre ve ne era uno del mio plot o ne, un va lo roso, che al Piave lasciò la ghirba!
La musica
Finora non ho parlato della mu sica. Sicuro : a Sdricca funzionava, e come, la ... banda.'Era composta da una ventina di .. . professori! L'unico s trumento conosciuto da tutti e ra una bellissima ocarina fatta acquistare appositamente da un ardito virtuoso, a Buttrio. Gli al!ri st rume nti musica li , che avrebbero dovuto ser vire da accompagnamento al ... maest ro, nessu no sapeva definirl i con esa ttezza: erano stati fabbricati a Sdricca con lau e di petrolio, di sa lsa di pomodoro , co n deUe pelli scova le chi ssà dove...
Di musica non me ne intendo: vi assic uro, però, che era un concerto piacevolissimo anche se di stonature ve ne fossero parecchie. Dopo una infinità di prove e controprove s i decide di prendere il loro p er le co rna: alla sera il nostro corpo ... musical e avrebbe affro ntato la prova d e l fuoco a Manzano!
Nella minuscola piazzetta del paese tto friul a no, al co mando deL Direttore d'orchestra - l'ardito Somigli, un toscano scanzonat o, - dinan zi ad un pubb li co propenso alla più mansueta lo nganimità , il successo non poteva essere più completo e clamoroso: lan cio di patate, cavo li, carote ed altri generi commestibili persuase i nost ri arditi a piantarla definitivamente ed a rifugiarsi in una ospitale osteria del luogo ove.,. suonarono più co modam e nte qualche fiasco di vino offe rto dalla fraterna generosità degli ufficiali di Sdricca...
Ma di mus ica non se ne parlò più!
Alle ore 2 I del 25 ottob re 19 l 7 i sei Repart i di Sdricca di Manzano abba nd onavano, can tand o, il loro Cam po per arginare l'avanzata nemica che da poc he ore aveva invaso il suo lo della Patria.
Non vi ritornammo più: passammo, dopo aver combattuto sul Corada, per Manzano la sera del 27 onobre di reni a Udine
A Sdricca il vuoto! ...
Aveva n o combattuto il 19 agosto 1917 a l Monte Fratta, ad Auzza, a l Som me r, a Belpoggio, al S. Marco, alla Bainsizza, il 4 scnembre al San Gabriele, semp re nel sette mbre a quota 800 su ll a Bainsizza, il 18 ollobrc a Yhr-Sc utz (quota 8 14 di Kal.) e a l Mon te Rombon, ovunque coprendosi di g loria .
Il te n. Paolo Giud ici, vete rano di Sd ricca, in un a sua appassionata rievocaz io ne così scriveva:
'·Fra cinquant'anni, nelle lunghe e rigide sere d·inverno, quando la tormenta infuria s ulle Alpi e sulla pianura soffia il rovaio, intorno al fuoco delle case il canuto genitore narrerà ai figli:
"Negli mmi /omani della nostra passione, quando milioni di barbari calaro no gilì dai monti e demstarono i nostri campi e le nostre citui e tentarono distruggere la nostra stirpe, uno .~ruolo mimeroso di genii sorse dal seno della patria dolorante. Etano belli come Arcangeli, audaci come leoni, forti co me giganti. Le loro pupille lampeggiavano come acciaio sa• euato dal sole di luglio. Portavano al bavero tlefla giubba le fiamme nere, le tasche ave\lllll ricolme di bombe e alla cù ,ro/a il pugnale. Anda\lano afl'assa lto fra urli e canti e seguivano w1a bandiera nera nel cui drappo era ricammo 1m teschio d'argento. Passa\lllnO veloci come il vento, avevano l'impeto della tempesta, la potenza di tma mlanga. Ponarono ovtmque la morte e la strage. Vinsero, salmrono la Patria e dal loro sn11gue sbocciò il fiore meraviglioso della libertà e della grandeua d'Italia. Poi scomparvero, né pùi si seppe nulla di loro. Ma dicono che il loro spirito vigile, sui momi, sui piani, sui mari nostri tuteli le sorti della nostra Patria. l:.'rano i Cavalieri della Moner
GLI ARDITI SUL SAN GABRIELE, 4 SETTEMBRE 1917 *
.:![H!!f!~ i andrà alla conquista del S. Gabriele, di quel torrion e d i
• ferro, che par sia diventato il ca lvario della pass ione d'llalia. Ma su quel calva ri o le Fiamme Ne re celebreran no domani la loro pasqua d i sangu e e di vittoria.
Oggi, ri poso e libertà comp leta alle trup pe. Ne Ue vi gilie sole nn i l'ardito deve godere, d are lutto se stesso a ll a vi ta con vo luttà intensa Doma ni, con più int ensa voluttà, darà tullo se s1esso alla morte.
Vie ne da lo ntano l'eco indi stinta del bombardamento violento.
Dura da qualc he giorno e par che vogli a radere al s uolo la cate na di mo nt i s u cui il nemico ci contende aspra ment e il passo.
Si se nt e con gioia che le n ostre artiglierie la vo rano per rend e r più bella la fes ta degli a rd it i.
Mattino de l 2 se tte mb re 191 7
Il tempo è maravigliosamente bell o, il cielo è senza una n ube e una gloria di sole ride da ll 'azzu rro profondo.
Stam ane si so no ultimati i preparativi per la partenza, si sono di stribu iti i vive ri e le munizjoni , poi le truppe sono state passate in rivista. Prendera nn o parte alla azio n e tre co mpagni e soltanto de l I reparto d'assall o poiché una, la prima, è già partit a per un colpo di mano s ull a Bainsizza. La seco nda è comandata da l te nente G io rgio Grisanti, la te rza da l capita no Carlo Pedercini, la quarta dal tenente Luigi Stefanoni.
Né gli e ffett ivi sono al completo. Quattrocento uomini circa di forza com plessiva. Dopo la ri vista s"è dato sfogo a ll 'entusiasmo e s'è celebrato il co ns ue to rit o della vigi lia. Le compagnie si son radunate sotto le loro ba ndie re ed in processione hanno fatto il giro dei campi emettendo i lo-•arano tratto dal volume d i Paolo Giudici, Repurti d'assa{/0, ed. Alpe5, Milano, 1928, pp. 88- 10 5 ( I . ediz. 1920, col titolo Fiamm e. nere, cd. Ceccon i , Firenze). Note dì diario stese o comunque rielabora te dopo la battaglia. senza perdere in autenticità, an che dove la narrazione è influenzat a da un mi to fortemente vissuto.
ro gridi di guerra, acclamando al colonnello [Bassi], ai loro comandant i, ai loro ufficiali .
Sera del 2 settembre 1917
A mezzogiorno una colonna, d i tre nta camions aspettava a Manz ano . Le compagnie sono partite alle ore 15 dal campo di Sd ri cc a. Il co lo nnello era là a vederle partire. Non ha detlo che due parole: Fatevi onore.
E dette da lui valevano più d'una l unga arringa. Sappiamo q uanto egli sia parco di parole e sa anche lui che per i suoi arditi no n c'è bisogno di tante chiacchiere. Non sono essi i volontari della morte? E no n li ha visti egl i balzare, come leoni, all'assalto ad Auzza, a l Sommer, al M . Fratta, a Belpoggio , nell 'epi che giornate di quell'agosto famoso che consacrò, pe r sempre, alla gloria di Fiamme Nere?
Manzano risuonò di grida, di can t i, di spari q uando gli autocarri, verd i di fronde e neri di bandiere ondeggianti, partirono per la battaglia.
S. Giovanni, Brazzano, Cormòns, i cento paeselli lungo il per corso han no visto passare la colonna de liran te e come un vento di folle e n tusiasmo li ha avvolti e inebbriati.
Poi è calata la sera, calma, afosa, sull'Isonzo cerulo e con le pri me ombre è scesa nei petti la quiete.
Le compagnie nere hanno risali t o la sponda a sinistra del fiume oltre Salcano e si son fermate nel greto, dietro l'argine , a d aspettare.
Ma la notte rugge.
Dal Sabotino a l Peuma, al Grafenberg, a l Podgora, fino al San Mi c hele lontano, l ungo la cerchia dei mo nti e dei co ll i che coronano Gorizia, le artiglierie nostre tuonano a festa.
Di faccia, sul Santo, sul S. Gabriele, sul S. Daniele, sul S. Marco, è un acce ndersi continuo e fantasmagorico d i vampe e di b aglio ri, un alzarsi di strane colonn e bige impennacc hiate, simili a giganti paurosi levati si dal sonno, per poco, a spiare m is te riosamen t e intorno .
Dalla cresta brulla di S. Cater ina e dalla cima del Faiti, due rille ttori frugano ne lla no tte. S'accendono, s'allungano, s'incrociano, si spengono, mentre qua e là, nelle tenebre, fioriscono corolle bianche di razzi ed echeggiano le fucilate delle vedette insonni . 3 settembre del 1917
La notte è stata t utta ripiena del fragore delle cannonate. Stamane il b o mbardamento è con tinuato e d ha raggiu nto u na int e nsi tà violentissima.
Per tempissimo alcuni ufficiali sono andati su, in prima linea, a prendere accordi con le fanterie che La presidiano e a ric evere tutti gli altri che oggi, a ll a spiccio lata, raggiungeranno le trincee.
Pare che l'azione avrà inizio domani e che saremo spalleggiati dalla brigata Amo dell'l 1. divisione .
li pr imo rancio s'è consu mato sul greto dell'Isonzo: carne in iscatola e pagnotta.
La salita è co minciata nel pomeriggio, due ore circa dopo il mezzogiorno, a gruppi di quatlro o cinque, sotto una pioggia fitta di piombo.
Il neffilco, messo in allarme dal nostro tiro insistente di artiglieria, che tempesta le sue posizioni e le sue immediate retrovie, ha iniziato, fin da stamane, un bombardamento rabbioso di tutti i suoi calibri, battendo di p referenza questa st retta va ll e isontìna da cui si aspetta l'attacco.
La salita è stata fa t icosissima, in terreno quasi scoperto, dove i camminame nti so n pochi e poco profondi; e si son dovute lamentare delle perdite for tunatamente lievi: q ualche morto e parecchi feriti.
Ma - come Dio ha voluto - s'è giunti quassù, prima di sera, in tempo per da re uno sguard o - prima che il sole si nasconda dietro il Sabotino - alle li nee avversar ie e farsi, di volata, un'idea del terreno sul quale domani si dovrà operare.
Terreno aspro e difficilissimo, tutto balze, tutto rocce alte e in più punti a picco come torrioni inespugnabili da cui i tedeschi dominano le nostre posizioni; qua e là picchiettato da boschetti che si prestano meravigli osamente all e insidie; tutto intersecato di trincee e camminamenti e coperto da retico lati p rofondissimi .
La linea nos t ra è ten uta dal 213. reggimento dì fanteria, va dalla Sella di Dal e giunge fino all 'altura di S. Caterina: una trincea poco profonda, ripara ta alla meglio da m assi e da sacchetti pieni di terra.
I soldati nostri visi so no istallati come in casa propria , hanno consuma to il secondo ra ncio a secco e si son messi a dormire.
Ma parecchi, che non hanno sonno ed hanno in corpo il demone della curiosità, hanno vo luto fare una capatina fuori, tastare il terreno, prender conoscenza con le difese del nemico.
A sera ino ltrata, i comandanti dei tre battaglioni di fanteria e delle tre co mpagn ie d'assalto si sono riuniti in una caverna poco distante dalla linea ed hanno d iscusso l'ordine di operazione.
Sempl iciss imo: do mani, all'alba, gli arditi attaccheranno; la terza compagnia a sin istra e a l cent ro, la seconda e la quarta a destra. A vranno di rincalzo ciasc una un battaglione del 213. Un plotone della terLa cercherà di impadronirsi del Fortino di Dol; poscia, riversatosi nella valle, seguirà la rotabile che conduce a Ravnica, appoggiato da una squadrigl ia di automitragliatrici che verrà da Salcano .
Superata la cresta del monte, si discenderà il versante opposto fino alle pendici de l San Daniele e d i Ternova.
L'azione non sarà preceduta che da un brevissimo tiro di distruzione
dell e nos tre artiglierie.
È tardi: tutto è in ordine e un po ' di riposo, sia pur su lJa nud a te rra alla luce delle s1e lle, bi sogna prenderl o.
I canno ni c he hanno infuriato fino ad ora se m brano an ch·essi s ta nch i e tacc io no. Solo qu a lcuno, a lung hi int e rva lli , lan cia a ncora qualc he colpo.
C'è, t utt'int orno, una s t ra na cal ma .
Pa rreb be di esse re cento miglia lo ntano dal ne mi co se qua e là , tratto tra il o, non risuonasse qua lc he sparo c he rende più profonda la quiet e, se per l'aria no n s i a lzassero co m e fi ori d'argento i ra zz i, se questi benedetti rifletto ri no n irraggiassero nella notte silenziosa i loro fasci d i lu ce bia nca c he accecano.
Trincea del Sa n Gab ri e le. 4 scllcmbre del 191 7, ore 6
Ai primi, in ce rti c hiarori d e ll'alba, tutti gli arditi e rano in pi ed i ne ll e tri ncee, pronti a ll 'a ttacco.
La c alma e ra immensa. impressio na nte. Non uno spa ro . Fra i bosc hett i di faccia qualche uccello matt in iero canta va perftn o.
M a verso le cinque e mezza, senza che a lcun o se lo !\Spellasse, s"è udito come il muggire fragoroso d"u na te m pes ta improvvisa.
Un sacttìo di s ibi li pauros i per raria e un te rribil e, accelera to rombare di cannonate. Era no i segni forieri de lla battagl ia. Le nos tre artigli e ri e hann o infuriat o e infuri a no con una viole nza inaudit a.
Me ntre i cannoni tuonano senza un istante di tregua, gli arditi sono appoggiati a lle trincee, col moschett o a 1rac0Ua, il pugnale tra i denti, i pet a rdi in pugno, s ilenziosi , ed aspettano !"o rdin e di sa lta r su.
Negli occhi passano bagliori di sang ue più vivi e più s ini s tri di quelli dell e g ranate.
Sera del 4 sellcmbrc 191 7
È stato un giorno d i glo ri a né penna umana avrà la pote nza di d esc river lo, né genio di poe ta avrà pari l'es tro a ll a vittoria nos tra pe r immortalarla ne l canto.
Le Fiamme Nere hann o vinto.
Metà dei nost ri ha fatto sacrificio sub lim e del suo sa ngue, ma la m o ntagna terribile, che nessun d isperato va lo re di eserciti aveva potuto fino a ieri es pugnare, è stata conquistata, dopo una misch ia fo rmi dabile, da quattrocento u om ini votati a lla m orte, né sono va ls i il num e ro s tragran-
de dei difenso ri , la sapienza insuperabil e delle difese, l' osti lità della natura e i molt ep lici ri to rni nemi ci.
L' at tacco d egli arditi cominciò stama ttina poco prima del le sei, circa vent i mi n ut i dopo l' inizio del fuoco di tutte le nostre artig lierie.
Il so le so rgeva dietro la cima del mo n te nel cie lo puriss im o; sono, nella valle, l'Isonzo se rpeggiava come un nastro di sme raldo e Gorizia rideva incantevole ne lla pianura e da ll a Sella di Dol si Vedeva un triango lo del vall one di C hiapova no t u tto sc int ill ante al primo sole come una p romessa.
Ma nel sorriso meraviglioso d e l mattino il S. Gabriele era torvo, corrucciato, fosco , impennacchiato di cento colon ne di fu.mo che lo facevano assomigliare ad un favoloso vulcano.
E i cannon i nostri lo tempes tavano fu riosamente di co lpi, lo scheggiavano, lo dilaniavano, lo sconvolgevano. tò.
E sotto la vio lenza del fuo co nostro l'assal to del le F iamme Nere scat-
Un o rdine passò nella trincea da Dola S. Cateri na:
- Tenersi pronti!
Un secondo ordine volò rapido come il pensiero:
-Avan t i!
E i para petti de ll e trincee fu rono scavalcal'i co n uno sba lzo e l' assalto passò velocissimo, tinse di verd e e di nero i fianc hi aspri della mon tagna, s'a rrampicò s ulle rocce , si fr astagliò fra i macigni , sco mparve nei bosc hetti , dritto ve rso le trincee del nemico.
E prima ancora che il vol to e la baionetta d'un tedesco si most rassero, fu versato il pri mo con t ributo di sangue ita liano.
Caddero i primi s ull'ert a, sotto le raffich e furiose delle n ostre artigl ierie, perch é s'erano spinti troppo olt re , perché avevano vo lu10 gareggiare con le nos1re gra nate e s'eran cacciati sono la pioggia mic idia le dei proie ttili , sotto l'infuriare de lle schegge e dei sassi, impazienti di affo ndare le lame ne lle carni de l nemico.
Poi, a un t ratto, i can non i tacquero e sì fece, per poco, una calma sin istra, sepo lcra le. Poi fu un ur lo im menso e lo sen tirono ceno i nost ri dal Santo, dal Sabotino, dalla va lJ e.
E la vera, la grande, la immane battaglia, co minciò.
Ap riva la s1 rada alla prima co lon na, quella di s inistra, un plotone di F iamme Nere de ll a 3. compagn ia comandato dal tenente con te Max di Mo ntegnacco, fr iulano d i Sa n Giorgio di Nogaro, alto, castagno,simpaticissimo. Compi to suo era qu e ll o d'impadronirsi della linea nemica, oltre passarla, conq ui stare il "fortino " a ustriaco, scende re giù nella rotabile e, aggirando d a sinistra il monte, puntare risolutamente su Rav nica, segu ito da un ba tt aglione del 213.
La t rin cea fu raggiunta al primo balzo, sotto il tiro violemiss imo delle nos t re artigli e ri e. Successe un breve, accan itiss imo corpo a corpo con le
vedette nemiche che furo no tu tt e trucidate, poi il plotone si slanciò avanti.
Ed ecco, lu ngo u n camm iname nto, veni re una schiera d i portatori austriaci: era la corvée c h e portava il caffè al nemico. Fu raggiu n ta e lì, sott o il t iro de ll e m itraglia t r ici del fort in o, gli ardi t i vollero fare o nore a lla cortesia tedesca che offriva loro il caffè e bevve ro.
Poi fu da to, fulmineo, terribile, l'assalto al fortino.
Lo difendevano una ci nquant ina d i uom ini e qu attro mi t raglia t rici sapient emente appos t ate, era t utto c ircondato da re t icolati, cavalli di fris ia e gabbioni spinosi, inespugnab ile per i suo i m u r i, i mac igni, le putrell e di fe r ro, i sacch i pien i di terra e gli scudi d'acciaio.
Una vera ridotta che dominava tutto il terreno all 'imorno e che avrebbe po tu to resistere co n s uccesso all'attacco non dì u n solo plot one, ma di un battagli one inte ro .
Ma le Fiamme Nere non esi tarono un istante e lo attacca ro no con la vio le nza d i un uraga no da tutte le part i. La m ischia fu oltremod o asp ra ma brevissima. Sorpassati i reticolati, gli arditi ruinarono nel fortino come belve e i pugnali assolsero magnificamente il loro compito.
I nemici si d ifesero con accanimen to inenarrabi le, ma dopo pochi istanti i superstiti, una d iccina, dovettero arrendersi.
La~ciata una squadra a p resid ia re il fort ino, il p lotone Montegnacco, proseguendo n ella s ua ava nzata vittor iosa, calò giù nella valle. Ed in breve fu oltrepassata la strada di Ravnica e cominc iato l'aggiramento.
Nella furia dell'assalto non s'era avuto il tem p o d i effett uare una "pulizia", sia pur sommaria, del terreno con q uistato, ed il nemico, che d urante il nos t ro bo mbardame nto aveva lasciato nell e s ue t rincee un velo sottile di vedette e s'era rifugiato col grosso delle sue forze nelle caverne retrosta n t i, accortosi dell' es iguo numero degli assalito ri ita liani, uscì dai suoi rifugi e con una mossa improvvisa circondò gli arditi .
Sole, senza riparo alcuno, le tre squadre de l Montegnacco, bench é strette come in una morsa da u n nem ico sei vo lte super iore d i n u mero, non si arresero, anzi, ai u late da una nostra batteria da montagna c he, piazzata su lle pend ici orie ntali del Santo, accortasi de ll a situ azione dei nostri, a veva iniziato un t iro vio lento e ben e aggiustat o, cont ratt accarono con veeme nza e costrin sero gli avve rsa ri a ri t irarsi e a prender posizione in un vicino bosch etto d'aberi .
Dell'eroico p lotone non ri manevano che l'ufficiale, otto a rd iti e un caparai maggio re; le fanterie di rincalzo e le auto mi tragli at rici non giungevano e dal bosco il nemico ri tornava più furioso.
Bisog nava contrattaccare ancora e s i contrattaccò. 11 capora l maggiore Oliva cadde fe ri to ad una coscia, ma si rialzò e continuò a combattere e il nemico fu respinto ancora con gravi perd ite.
Scattarono le a lt re compagnie alla medesima ora, come una molla d'acciaio da lungo temJXJ piegata, mentre il so le spun tava quasi volesse
dal firmamento azzurro assistere all'audacia, all 'eroismo, al sacrificio degli arditi d' Italia.
AJ centro la terza; alla destra, verso Santa Caterina, la seconda e la quarta compagnia .
E l'assalto fu epico. E le rocce del Carso e i monti del Trentino e le pianure della Francia e del Belgio non videro mai e mai più non vedranno nei secoli furia stupenda di maravigliosi guerrieri slanciarsi con tale impeto verso la morte e la gloria.
Nessun indugio, nessuna titubanza. L'erta era scoscesa e faticosa; qua e là roccioni a picco insuperabili; fra i macigni reticolati profondi, intatti; su, nelle trincee nemiche, l'artiglieria nostra diluviava una tempesta di granate e la montagna martoriata centuplicava le schegge.
E l'erta fu sfidata, addentata, percorsa, e l'ascesa fu rapida, superba, maravigbosa, e nessun ostacolo, frapposto trn noi e il nemico dalla natura e dall'arte, valse a rallentare, a spezzare, ad arrestare l'impeto sovrumano dei nostri.
La quarta compagnia trovò nel suo cammino uno sbarramento insormontabile: rocce altissime che scendevano a picco, levigate come una lavagna, senza una crepa o un ciuffo d'erba o una radice che permettessero di scalarle. Qualsiasi manipolo d'uomini, per quanto ostinati ed audaci, si sarebbe fermato davanti all'impossibile. Gli arditi no . Dovevano andare avanti anche se quelle rocce fossero alte mille metri e lassù stesse un esercito di giganti vomitante fuoco. E piegarono a destra, non pensando che potevan venir tagliati fuori, non pensando che la stretta del S. Daniele su cui puntavano era una trappola pericolosissima.
E a destra, molto a destra, trovarono i passaggi e s'arrampicarono e salirono e irruppero nelle linee nemiche e le sconvolsero e le superarono.
Non per nulla un ufficiale francese che oggi guardava, da un osservatorio del Sabotino, lo svolgersi dell 'azione , esclamò: "Ces soldats ne trouveront jamais, devant leurs paupières, la déroute" , e il generale Capello chiamò questa del S. Gabriele "l'azione fantastica" .
L'artiglieria nostra allungò il tiro che già gli arditi erano sotto le trincee nemiche . Su l monte non si udirono che l'urlo spaventevole delle Fiamme Nere e le grida di terrore del nemico. I nostri cannoni oramai battevano località lontane, il S. Daniele, T ernova, la conca di Gargaro. Durante il tiro di distruzione delle nostre artiglierie, le truppe nemiche s'erano ritirale nelle caverne retrostanti e nelle trincee erano soltanto rimaste numerose vedette , le quali, al nostro fulmineo attacco opposero un'accanitissima resistenza con mitragliatrici, bombe e cannocini. Fu una mischia ferocissima di pochi minuti. La resistenz a fu vinta e i difensori tutti massacrati, le trincee conquistate e superate.
Alle sei e mezza eravamo sulla cresta della montagna orribile e cominciava la lotta contro i rincal zi nemici che sbucavano da tutte le parti, salivano fra le rocce, pei camminamenti, su pei sentieri.
A lle ore sette precise co min ciarono a parlare le artiglierie ne miche. Fu un co ncerto spaventevole. Tutti i pezzi piazzati sul San Daniele, s ulla Se lva di Ternava, di là dal vallone di Ch iapovano, su ll e co llin e ad est di Goriz ia, comi nciarono a tuonare ininterrottamente , concentrato il fuoco distmttore sul versante sud occidentale del S. Gabriele che in breve divenne un eno rme vulcano dai mille crateri in eruzione. Era l'ora in cui batrnglioni della brigata Arno iniziavano la loro avanzata per rincalzare gli arditi. Il tiro austriaco d'interdizione li trovò pane sulle linee nostre di partenza. parte ancora nei punti dell'ammassamento inizial e. E (u un 'ec atombe orribile.
Mancavano completament e le caverne; i pochi esistemi furono presto sco nvolti , le nostre trincee appena abbozzate difese da pochi sacchett i pie ni di terra non erano ripari s ufficie nti a lla furiosa violenza d e l bo mbardamento.
E così le belle truppe dell'Arn o, prima ancora che potessero svolgere la loro marcia d'avvicinam e nto ve rso la cresta conquistala vennero colpite e quasi interamente distrutte. G li arditi si trovarono soli, con una ins uperabile barriera di piombo di fuoco alle spal le, con un nemico numeroso dì fronte e ai fianchi, soli con la loro audacia e le loro armi nel più terribile campo di battaglia che si possa immaginare.
Da quel momento la lolla divenne gigantesca e disperatamente eroica.
Sole, a coppie, a gruppi , a squadre, le Fiamme Nere lavinaron o giù dalla cresta lungo il difficile pendio come valanghe, contro infinite schiere di nem ici che uscite dai loro ricoveri venivano su alfa riscoss a.
La battaglia s i frazion ò in ce nto lo tte feroci, infuriò fra le rocce, arse nei camminamenti cupi , divampò nelle go le, nell'intrico d ei retico lati e d ei fossi, inasprì nelle ga ll e ri e e nelle caverne. E le va langhe ne re tutto rovesciarono e travolsero al loro pasaggio.
Verso le ore nove la battaglia assunse un aspetto nuovo e stra no. li pendio orientale del monte era quasi completamente sgombro di nem ici; soltanto alcuni gruppi si ostinavano a resistere.
Ma le visceri del monte erano piene di nemici. Le numerose gallerie, profonde e vaste come caserme, fornite di duplice uscita, sapientemente mascherate, difese da reticolati e mitragliatrici, erano piene d'austriaci i quali forse aspenavano c he gli ardi t i andassero oltre per sbucar fuori e prenderli alle spalle.
Furono miracolosamente scoperte a tempo e venne loro dato l'assa lto. Fu la fatica più grand e d e lla giornata. Gli arditi , abituati a combatte re in ca mpo aperto, si trovarono cost re ni ad una dura lotta di pazienza e di astuzia, ad assediare quelle fortezze so tterranee che si difendevano a vicenda. a sventare e vincere tutt e le insidie d'un nemico nascosto, appostato, introvabile, che non cedeva e non dava quartiere. Fu qui che si rivelò in tutta la sua grandezza il valore degli arditi lanciafiamm e. Di sedici apparecchi tredici furono messi fuori uso e soltanto tre rit ornarono.
Ma diedero tutti risult a ti st upefacem i. Le galle rie vennero b loccate, le mitragl iatrici sco nqua ssate a co lpi di petardo, grimbocchi terribilment e innaffiati da getti m icidia li di liquido infiammato.
E così, a viva forza, si penetrò dentro. E quando parve che le caverne fossero espugnate e c he tutti i difensori si fossero arresi e fossero usciti, la lo tt a si imp egnò più vivace e più aspra dentro le gallerie in cui molt i nemici erano rim asti.
E si combattè n el b u io, in un labirinto ines1ricabile d i passaggi sotterra ne i a co lp i di bombe, a p ugnalate, a mors i, a calci, contro m itragliatric i che avve n tavano raffiche da terribili buc he misteriose .
Dopo le dieci tu tte le gallerie erano in nostro potere; erano state conquistate o ltre quaranta mitragliatrici e ven t i cannoncini, e più d i d uemilacinquece nto aus triaci, incolonnati e scorta ti da pochissimi ardi t i, si di· rigevano verso le nostre linee di partenza.
Poi fu continuata l'avanzata . La terza compagnia, scesa rapidamente, raggiun se in breve il tratto nord-orientale della st rada d i Ravnica; la q uarta, cala tasi nella valle, verso le undici aveva comi nciato a sca lare te pend ici de l S. Daniele.
Gli obb iettivi erano stati raggiunti e di gran lu nga oltrepassati.
Ora il nem ico, pur ma ntenendo int e nso il t iro d'interdizione su l versante occiden ta le, cominciava a battere furiosamente co i med i e co i p iccoli calib ri, il versante orientale, mie tend o fra le nost re file n u merose vitti me.
li fron te si ve niva sen sibilm en te a ll arga ndo e il numero d ei nostri era affauo,insufficiente a tener l'amp iezza della lin ea raggiunta e a vincere le d ifficoltà de lle linee s uccessive c he resisteva no sa ld ame n te ai nost ri assalti .
Alla sinistra i pochi uomini d i Montegnacco facevano prodigi per tener testa a l nemico che li fronteggiava e che, ove li avesse vinti, avrebbe avvolte tragicamente le al t re compagnie. La situaz io ne fu salva mercé !"audacia del Montegnacco che, sfidando la fitta corti na d i fuoco, recatosi ne ll e linee nostre, rito rnava con una m itrag liatr ice, m unizio ni e una trentina d i uom ini. Fu postata l'a rma, vennero improvvisate delle tr in cee e la si n istra, sorretta d a Ua volontà in cro ll ab ile di poch i uomini, d ivenne un caposa ldo inespugn ab il e .
Il tiro nemico d' interdizione si mant en ne vio lento fino al tramon to. A ll e ore 14 , dal S. Ca te rina e dal S. Daniele, fu sferrato il primo contrattacco del nemico , le cui forze furono calcolate di t re battaglion i. Calarono giù , protetti dalle loro art iglierie, a plo toni compatti e il cozzo fu fo rmidabile. Furono accolti dal fuoco vivissimo di alcune m itragliatrici a ustriache conquistate, dagli spezzoni della sezione Bettica, da lanci nutriti di petard i e da colpi di moschetto.
La lotta durò accanita una mezz'ora circa e terminò con u n cont rattacco nostro a lla baio n etta che respinse sa ngu ino samente i tedeschi fin o all e lo ro linee d i partenza. U n secondo a tt acco p iù terribile del primo si
ebbe alle ore 15 e durò con alterna vicenda venti minuti, ma anch' esso s'infranse contro la muraglia di bronzo delle Fiamme Nere e terntinò con uno scacco cruentissimo del nemico, che, decimato dalla moschetteria e dalla mitraglia prima, fu poscia volto in fuga a colpi di baionetta e di pugnale.
Un terzo attacco, preceduto da un brevissimo tiro di piccoli calibri, si dovette sostenere alle 15 ,45.
Per un momento parve che il nemico dovesse aver ragione dell'esiguo numero nostro e già la quarta compagnia , accerchiata da forze preponderanti , si credeva perduta, quando una violentissima irruzione di pochi elementi della terza e un fulmineo disperato scatto della quarta liberò questa dalla stretta e mutò radicalmente a nostro favore le sorti della battaglia. Gli episodi della giornata furono varì e tutti gloriosissimi.
Un ardito pugliese penetrò solo in una galleria, in cui era la sede d'un comando di reggimento, dopo avere ucciso la guardia ed alcuni ufficiali; indi impegnata una vivissima lotta con un colonnello tedesco, che si difendeva a colpi di pistola, riuscì a pugnalarlo.
Due ardili della quarta compagnia, superata, senza esser visti, la prima linea nemica, preceduti oltre, piombarono di sorpresa in un osservatorio d'artiglieria, ne massacrarono le sentinelle e fecero prigionieri due ufficiali.
Nel primo contrattacco austriaco il capitano Carlo Pedercini, comandan te della terza compagnia Fiamme Nere, spintosi troppo avanti, fu fatto dopo ostinata resistenza prigioniero. Condotto indietro sotto buona scorta, a pugni e a calci riuscì ad abbatlere due nemici e, fattosi largo, spiccò un salto da un roccione alto dieci metri sa lvandosi.
L'aspirante Pulzelli, anche lui della terza, trovò morte gloriosa nel secondo contrattacco, durante il quale, slanciatosi da solo contro un forte nucleo tedesco che tentava aggirare la destra della compagnia, riusciva a sventare l'insidia nemica fugando gli avversari a colpi di petardi, poscia avventatosi contro una mitragliatrice, che faceva un fuoco d'inferno, cadeva trafitto da baionetta mentre, dopo aver pugnalato due serventi, stava per impadronirsi dell'arma.
Più fortunato, se non più audace, fu un aiutante di battaglia della seconda che, fatto prigioniero, riuscì a liberarsi e, capitato, mentre tornava fra i suoi inseguito da un numeroso drappello nemico, alle spalle d ' una mitragliatrice tedesca, l'attaccò , massacrò i serventi, ind i, rivoltata l'arma, mise in fuga gli inseguitori.
Narrare, uno per uno, tutti gli episodi di oggi è impossibile, poiché la sanguinosissima battaglia, ha dato luogo a fatti che sembrano creati dalla fantasia d ' un romanziere bizzarro.
E poi sarebbe inutile citare i particolari: ogni ardito, nel breve giro di un giorno, ha avuto la sua mirabo lante odissea e tutti insieme possono andare orgogliosi di aver combattuta e vinta la più aspra battaglia.
Peccato che siano mancati i rincalzi!
Oggi avremmo espugnato il S. Danie le e gran parte d i Ternova.
Alle ore 16,30 invece, soverchiati da trup pe fresc he e n umerose, decimati da un giorno intero di feroce lotta , ridotti a meno di duecen to, senza difese. senza munizioni, senza u n riparo a lle art iglier ie nemic h e che bombardavano orribilmente, s'è d ovut o d i nos tra in iziativa pre nd er posizione sulle pendici orientali del S. Gabriele.
Alle 17 la nostra linea correva da ll a strada d i Ravnica fin quas i alla cresta, alla sinistra del S. Caterina.
E qui si dovette far fronte a tre contrattacchi.
Per tre volte il nemico attaccò furiosamen te e per tre volte fu respi nto e inseguito fino alle sue linee di pa rtenza, poi le pr ime ombre cominc iarono a discendere e con la sera il tiro d' interd izione rall e ntò e si d iradò.
Alle 18,30 cominciarono ad arrivare i pri mi rinca lzi, a ll e 19 le nostre compagnie, ridotte a 180 uomini e a 6 uffic ia li, co nsegnata la li nea alla fanteria, discendevano verso Salcano .
Era là, ad a~pettare, il generale Bona ini, comandan te l'undecima divisione, che ha voluto vedere i super st iti glo ri osi e tributar loro, sul campo, l'encomio solenne.
Salcano, notte del 4 settembre del 1917
Il bottino è stato enorme. I prigio nieri ascendono a p iù di tremila, le mitragliatrici a cinquantacinque, i cannon cini a ven tisei.
Lassù romba ancora il cannone e lassù si ritorne r à d oman i per a ll a rgare la nostra conquista e vendica re i nostri mo rti d 'oggi.
C'è qui l'attendente del povero Stefanoni, morto eroicamen te,c he giura rabbiosamente di voler fare la pell e a mille austriaci pe r vendicare il suo ufficiale. Ed è uomo che sa mantenere la parola.
Salvatore Farina
GLI ARDITI SUL SAN GABRIELE, 4 SETTEMBRE 1917*
Monte San Gabriele
I 29 agosto 191 7 il nos tro Co mando supremo ord ina la sospensione delle operazioni sull'ah ipiano de ll a Bainsizza e dispone che un nuovo sforzo sia compiuto dalle truppe della 2. armata, contro le formidab ili posizion i cost it u ite dalle alture a nord-est di Gorizia.
La battaglia della Bainsizza, che s'era svolta ininterrottame nte dal 18 agosto, per quanto ci avesse portato fino a oriente dell'alti piano, q uasi a sporgere sulla Valle di Chìapovano, no n aveva dato i risultati che c'era da aspettarsi . Caduto il Monte Santo, restavano purt ut tavia nell e mani del nemico due potenti baluardi: il S. Gabriele e il S. Daniele, ch e da soli sbarravano la via della Valle del Fr igido (Vipacco), attraverso la quale si sarebbe potuto far cadere tutto il sistema dìfen~ivo austriaco da Go ri zia al mare.
,Per tali operazioni, vengono con cen t rati, in poc hi chi lo met ri di fronte, circa 700 peizi di artiglieria di vario ca li bro. L 'azione viene affidata alle truppe del VI corpo d'armata. Gli attacc hi si susseguo no agli attacchi mentre violentissimi bombardamenti fanno ri bollire la terra.
Tutto è inutile: la resistenza nemica è incrollabil e.
Riuscito vano ogni tentativo, i l comanda nte dell 'armata vuol prendere il S. Gabriele con un assedio di fuoco che avvolga t utto il mo n te con una ininterrotta pioggia di proiettili affi nché sia impossibile agli austriaci rifornirsi di viveri e truppe fresche . Per t r e giorni consecutivi ve ngono sparati circa 15.000 colpi al giorno. Si inizia alla fine un altro attacco che è ributtato sanguinosamente.
Così dal 29 agosto intere brigate s'erano an date frant umando, polverizzando, contro il formidabile baluardo. Una vera e propria ecatombe senza alcun risultato! Il valore dell e t ruppe, la te n ac ia dei cap i, no n avevano potuto aver ragione delle d ifese e della res istenza nemica. Eppure bisogna passare: bisognava vince re , dist ru ggere il sistema d ifons ivo au-
*Brano tratto dal volume di Salvatore Farina, Le troppe d'as.mito italian e, ed. Associazione naz. arditi, Roma 1938 , pp. 207-222 . Studio steso sulla base d i rice rch e e t estimonianze, nonché dei ricordi dell'autore, che tenne per l a maggio r parte del l'azione il comando della 2. compagnia. Senz'altro il lavoro più ser io e atte ndi b ile in materia
striaco S. Gabriele - S. Caterina - San Marco per ottenere il cedimento di tulla la linea.
Il Comando supremo aveva dato ordini assai precisi: il S. Gabrie le deve essere preso ad ogni costo!
Ma ad annullare gli ordini, c'è la solidità delle difese austriache: ogni nuovo assalto accatasta, fra le rocce del monte, cumuli enormi di cadaveri. Anche il tentativo compiuto da un battaglione di bersaglieri ciclisti, s'è risolto in una nuova strage.
Le cose stanno a questo punto quando alle ore 1 del 2 settembre, il ten. Campello, ufficiale d'ordinanza del comandante della 2 . armata, chiama a Cormòns, sede del comando, il col. Bassi.
L'l rapidità e la bravura con la quale gli arditi avevano svolta l'azione sulla Bainsizza, avevano fatto pensare al comandante dell'armata di valersi di essi per compiere un ultimo disperato tentativo. li generale accoglie il Bassi nel suo ufficio con queste parole: Gli arditi debbono pren· dermi ii S. Gabriele. Raggiunga questa notte stessa il comando dei VI cor· po d'armata ai cui comandante è stata preannunciata la sua visita. Studi un piano d'attacco e lo sottoponga al mio esame entro questa sera.
li colonnello la stessa notte del 2 si porta a Salcano e quindi al comando del VI corpo ove giunge alle 3 del mattino. Alle prime luci del· l'alba, accompagnato da una guida, inizia la sua ricogrùzione . Uno spettacolo imprestiionante si pre:senta ai suoi occhi. Mitragliatrici, fucili, bombe, biciclette, materiali di ogni genere abbandonati in quantità e di· sordinatamcnte sul terreno, carogne di muli carichi e cavalli insellati spaccati dalle cannonate; numerosi nostri caduti tuttora insepolti; barelle con feriti gravi che scendono, gli contrastano il cammino per raggiun· gerc la prima linea. E oltre i divelti reticolati altri cadaveri italiani ed austriaci riuniti nel sacrificio supremo . Ed i vivi, consunti dalla lotta e dai digiuni, inebetiti dalle cannonate e dalla vicinanza dei compagni uccisi, i cui corp i fanno scudo alle offese, sfiduciati per i numerosi attacchi più volte tentati senza risultato, attendono la mgrte o una ferita come una liberazione.
La ricognizione verso le ore 7 diviene difficile e pericolosa.
Il Bassi si avvicina al settore del II corpo d 'armata ove reparti dell'8. divisione stanno sviluppando un attacco contro le opposte posizioni au· slriache. La sua presenza nelle trincee e la visita ai vari comandi in linea, sollevano non poco gli animi. Ovunque gli si chiede quando verranno gli arditi. E quando il Bassi risponde con un arrivederci presto sui vo lti emanciati dei fanti e dei capi appare, in segno di sollievo, un sorriso.
Alle ore 14 il colonnello rientra al comando del VI corpo per ragpoi l'osservatorio e completare così l'esame del terreno av-
La profonda e formidabile sistemazione difensiva nemica del S. Gabriele si poggiava su due capisaldi avanzati: quello di Dal, e precisamen· te il fortino di quota 367, ricavato in roccia e l'altro di S. Cater in a, forti-
no pur esso ricavato in roccia a quota 307.11 fonino di Do! aveva il dominio su ll'im portante nodo strada le o monimo mentre quello d i S. Caterina controllava e dominava ogn i p rovenienza da Salcano-Grazigna ed era inolt re la punta avanzata del retrostante caposaldo del S. Dani ele, in part e apprestato a difesa. 1 due capisaldi erano costihliti su più ord ini d i trinc ee e di reticolati con num erose mitragl iatrici, cannoni da trincea, lanciabombe protetti in caverna, le quali trincee erano co ll egate in mod o da favorire il reciproco appoggio. Le trincee de l fortino di Do ! andava no ad unirsi a quelle del Veliki Krib che a mezzo di camminamen ti sotterranei, erano in comunicazione co l caposaldo cen trale: il S. Gabriele (quota 646), e questi a sua vo lta, con cam min a menti profond i e mascherati , con il caposaldo di S. Cateri na.
Le visceri del S. Gab riele erano state t rasforma te in un vero a lvea re con nume rose, profo nde galle rie-dormitorio, capaci di ri coverare una brigata di fa nteria, co n i vari comandi e serviz i, i depositi di muniz ion i e v iveri no nché l'infermeria. U na vera fo rt ezza sotterra nea, illuminata a luce ele tt rica, con t u tto il confor to per gli ufficiali e per la 1ruppa. Innumerevol i m it ragliatrici e numeros i cann on i da mo ntagna, protetti in caverna, erano stat i all ogati in modo da poter battere tutt o il setto re avversar io an t ista nte all a quota. Le gallerie avevano una duplice usc it a su l fronte ed ognuna di esse era opportuname nte mascherata e difesa da reticolati e mi tragliat ri ci e d era in comun icazio ne con le trincee a mezzo di camminamenti sotterranei.
La difesa di ques to munitiss imo setto re era stata affidata alla 57. div isione aus t riaca, le cui t rup pe era no a contatto con quelle d ell a 58. che guardavano il setto re di S. Ca te rin a fino al S. Marco escluso. Punto di con tatto fra le d ue d ivisioni, la "Sorgente". Le due divis ion i fo rma va n o il XXIV corpo d'a rmata austriaco.
A tergo della quad ru plice zona difens iva del S. Gab ri e le no n es istevano che alc un i ele me nti di trincea con poch i ret icolat i tra Zago ri e e Ravnica. Altr i elementi staccati con fuochi incrociati eran o a d ifesa delle numerose art iglierie in batter ia sul S. Dan ie le.
Queste notizie sommarie e rano state fornite in part e da un ufficia le datosi prigion iero la notte del 28 agos to e completa te dalle osservaz io n i terrestri e dalle ricogn izioni aeree.
Un sis1ema d ifens ivo quasi in espugnabile, in un terreno ri pido, roccioso, rotto, in tensamente batt uto da l tiro d e ll e mit raglia trici, delle art iglierie e dai getti d ei la nc iafiam me, ma, ch e nella sua stessa impo nenza, conteneva gli elemen ti della s ua vulnerabi li tà.
La cadu ta del balua rd o sarebbe stata deter mi nata so ltanto dallo stroncamento simul taneo dei tre organi principali i qual i si sos ten evano a vicenda per reciproco appoggio. Isolati i gangli vitali, si sarebbe prodotto in ciascuno di ess i un immediato squilibrio nei mezzi di offesa con · conseguente paralisi della manovra delle riserve b loccate nelle ga ll er ie del caposaldo cent ra le.
L'o rdine d'o pernzione seguì il predetto co ncetto d i azio n e.
Una colonna forma ta da l J reparto d'assalto (capitano Radicati) travolto il caposaldo di Do l, doveva dilagare n ella vall e d i Ra vnica, occupare il paese omonimo e con s imu ltanea ma n ovra aggira nte, co nquistare il caposaldo de l S. Gabriele. L'azione del I r e p a rto sarebbe s t ata appoggiata da una sq uadr igli a di au tob lin date pe r la rot a bile Se ll a di Do l- Ravnica e da d iec i ap parecc hi portat ili la nciafiam me p er fac ili tare il compito dell'espugnazio ne de lle num erose caverne.
U na seconda colonna formata d a l II re part o (capitano Abbondanza) per la "So rgente" - punto di congiunzio ne delle d ue d ivis ioni austriac he - rinfomna da cinque apparecc hi la n ciafiam me (ceduti da l I repa rto d 'a-.sa lto) espugnat o con manovra aggirante il S. Ca te rina, d oveva conte m poraneamen te p un t a re s ul S. Dani e le, co nquista r lo, ra fforzarv isi, prendendo collegamento con gli ard iti del cap. Radicati che da ll 'oste ria di Ravnica, per quola 395 e 391 avrebbero costituito dei ce ntri di resis tenza.
Uni tà d e ll'8. di visio ne (Settore del Ga r garo - IJ corpo d'armata) d ovevano pun ta re su Zagori e per premere s ul ro ves cio d el Sa n Gabriele e nel cont e mpo garantire il fianco de ll a co lo nna Radi cati e l'azione de ll e a utob lindate. In di pre nd e r e co n tatto con gli ard it i del I r epa r to a Ravn jca . La b rigata E lba (col. brig. T is i) c he doveva essere trasferita n el settor e del V I co r po d'ar ma ta , ad ob iettivi raggiu nt i, sotto la protezio ne d ei d ue repa rti d'a-.salto, d oveva assu me r e s ul ter re no co nquis t ato una d islocazione offensiva secondo le direttive d el coman d a nte del VI cor po d'armata. Due squadroni d e ll a b rigata di cavall eria F ili ppini doveva no dislocarsi ne i p ressi d i Salca no per un evemuale tempest ivo imp iego su ob iettivi c he si fossero ri ve lat i ne l co rso de ll a battaglia.
So ppresso il fu oco d i p r eparaz ione, l' impiego d e ll'ar t igli eria e d e ll e mit ragliatrici in post o, delle sez ioni someggi a te e de ll e sq uad re mitraglieri d'assalto, d oveva segu ire i crite r i già e nunc iati . Ora d'a ttacco: 4 d el 4 settembre l 91 7.
L'ordi ne d'operazio ne s tudi ato dal col. Ba-.s i ed app rovato d al coma n dante d'armata, ven ne t ra-.messo la nolte d el 2 sette m b r e ai comandi de l Il e V1 corpo per l'esecuzione. In detto o rdine, o lt r e a lle varie disposizioni per la fa nteria in posto e que ll a d i r in calzo, per il co nco rso delle a rti glierie ecc. era specificato c he le un ità de l Il corpo, inca ricate dell'azione su Zagorie, sa r ebbe r o passate a lle d irette d ipende nze del co l Bass i per cos titui r e con i du e repa r ti d'assalto e la sq uadriglia a utob lindata la massa d i rott u ra e d i manovra.
Il mallino del 3 settembre il co lonnello, subito dopo la svegli a, comun icò ai due co mandanti di reparto inte r essati l'ord ine d'operaz ione e le disposiz ioni per l'esecuzione dell'o rdi ne stesso, fra le quali il Bassi aveva prescritlo che nel pomeriggio t ulli gli ufficiali e i coma ndanti delle s quadre d'assalto av r ebbero raggiunto il setto re del S. Gabriele per s t ud ia re
s ul posto l'o.-dìn e di operazione.
La notizia diffu sasi tra gli arditi diede origine ad un'esplosione di gioia. Canti, grida di evviva, scoppi di petardi ech eggiarono da un capo all'altro del campo. Le richieste da parte di ufficiali, di coppie, di intere unità c he avrebbero dovuto rimanere a Sdricca d i essere aggregate ai reparti prescelti fur ono così numerose ed insistenti che il co l. Bass i fu cos tretto a ricorre re alla soli ta minaccia di rinviare i richieden ti ai co rpi di provenienza.
Verso le ore 11 ,30 un mo1ociclista d e l co mando d'ar mala ponava a lla scuola di Sdricca il seguente fonogramma riservato a mano:
Cormons, settembre 1917;ore I 1 a mez.zo motociclista
AL TEN. COL. G. A. BASSI
Scuola d 'assalto
2315 O.P.F. Mella disposizione VI corpo d'armata tre compagnie d'assalro. Vostra Signoria divenuta insostituibile prosegua istruzione reparti - Ge n. CAPELLO.
Qua le nuova circos tan za era venuta a modificare gli o rdini precedenti ? 11 colonn e llo salì in auto mobil e e ragg iunse Cormons d ove non trovò il comandant e d'armata che si era recato a Udine per conferire co n il genera le Cadorna. Egli ap prese dal colonn ello brigadiere Egid i, capo di S.M., c he al mattin o, in due su ccessivi co ll oqui tel efonici i ge n . Mo ntuo ri e Gatti , rispetti va m en te comand a nt i del Il e V I co rpo avevano insist e nteme nte chiesto al comandante d 'a rmata che l'on ore della conquista del S. Gabriele fosse riservato alle loro tmppe. 11 ge n. Capello ced e tte alla decisa volontà dei du e generali a condizion e che tre compagnie d'assalto precedessero le truppe dei due corpi d'armata.
È facile compre nd ere come le due concez ioni , quella del Bassi e quella dei ge nerali , fossero d iametralmente oppos te. Il primo vo leva far agire truppe adeguatam ent e preparate, fr esc h.issime, s nelle, seguire da elementi veloci (autobl in date e cavalleria) che av rebbero saputo s futtare il sicuro s uccesso: gli altri, per un malinteso quanto encomiabile s pirito dì co rpo, intendevano ingaggiare una nuova battaglia proprio con quei reparti che combattendo valorosamente g io rno per giorno, avevano lasciato sul S. Gabriele gran part e dei loro e ffettivi e si prese ntava no perciò a lla lotta logori e sfiduciati.
Il coma ndan te d ' armata so rpreso ed e ntus ia,;ta che d opo tanti cruenti comba ttimenti , le trup pe in linea c hi ed essero l'onoredeUa vi tt oria, scelse una via di m ezzo, che non è sem p re la mi glio re.
Il concetto d'azione e le modalità d'esecuzione rimasero invariate. Le tre com pagnie d'assalto avrebbero formato rispettivamente tre colonne d'attacco contro i tre capisaldi della sistemazione austriaca. Ad immediato appoggio di ciascuna colonna d'attacco, un battaglione del 213. fanteria (brigata Arno, 11. divisione, VI corpo) ed un battaglione del 115. fanteria (brigata Treviso, 8. divisione, Il corpo).
Non appena le tre colonne d'attacco avessero superato il monte per dilagare ve rso i rispettivi obiettivi, i tre battaglioni del 213. fanteria dovevano raggiungere le pendici orientali del S. Daniele. Il battaglione del 115. fanteria, superato il fortino di Dol, doveva dilagare su Zagorie, per premere sul rovescio del S. Gabriele. La direzione dell'operazione venne affidata al comandante dell' 11. divisione . Il comando effettivo dell'azione fu assunto, per le truppe del VI corpo d'armata, dal comandante della brigata Arno che si trovava sul posto, e dal comandante della brigata Treviso, pure sul posto, per le truppe del li corpo.
L'ora d'attacco venne protratta alle ore 5,45 del 4 settembre.
Il piano d'operazione era accompagnato da un indirizzo dei rispettivi comandanti di corpo d'armata alle truppe dipendenti alle quali, con infiammate parole di incitamento, veniva comunicato che l'autorità superiore aveva concesso l'alto onore della conquista del baluardo.
Alle ore 1 4 del 3 settembre le tre compagnie incaricate dell'operazione: 2. (ten. Crisanti), 3. (cap. Pedercini) e 4. complementi (ten. Stefanoni) del I reparto d'assalto con la sezione lanciafiamme (sottot. Aimè) composta di 15 apparecchi portatili, lasciano su autocarri la Scuola salutate dai canti e dagli evviva degli arditi che rimangono a Sdricca.
Il col. Bassi raggiunge le Fiamme Nere al ponte numero 13 di Salcano, quando esse, avendo già consumato il rancio, stanno procedendo ad una larga distribuzione di petardi offensivi e fumogeni.
Egli raduna i suoi uomini intorno a sé e da una tribuna improvvisata con due cassette di petardi, legge il fiero messaggio del comandante de l 2.armata:
Arditi!
Ho serbato per voi !'1'.mpresa più audace e più grande della guerra. Andrete a ritrovare il nemico che vi conosce e vi teme. Sono sicuro che ritornerete, come dalle gloriose giornate de1la Bainsizza, vittoriosi. Affiderò al taglio dei vostri pugnali, alla forza del vostro braccio, aJl'insuperabile coraggio del vostro petto, un compito gigantesco. Voi conquisterete al nm-tro e~·ercito e all1talia, la montagna che sbarra alla nostra armata la via di Trieste; il baluardo da cui il secolare nemico guarda Gorizia e ne distrugge giorno per giorno, col suo je1To e col suo fuoco, sistematicamente, la bellezza e W vita.
li monte, sappiatelo jìn d 'ora, è inespugnabile.
L'arte militare dei nostri awer.mri, coadiuvata dalla natura, ne ha fatto
un vero capolavoro insuperabile di difesa. Contro di esso si sono provare le nostre brigate in offensive di cui la storia non registrerà nwi più potenti, ma i loro sforzi superbi, il foro fulgido valore, ii loro sublime sacrificio, si sono purtroppo infranti. A voi ora l'onore di vincere nel più periglioso cimento. For!;e io vi chiedo l'impossibile. Ma so a chi mi rivolgo, so che nulla è insuperabile ai vostro ardimento sovrumano, so che nessuna sapienza d'arte, nessun numero di nemici, nessuna potenza di difesa, nessun valore di eserciti, nessuna barriera, potranno resistere all 'impeto vostro. Fra qualche giorno tutta l'Italia, i morti di tutte le no.,tre guerre , i grandi di tutti i secoli guarderanno a voi. Io sono certo che dalla cresra del monte ritornerete vincitori o non tornerete più.
Ci voleva anche meno per entusiasmare gli arditi: un grido formidabile, giuramento d'uomini decisi a vincere ad ogni costo, accoglie l'a lto messaggio.
Il colonnello stringe la mano ad ogni uffic iale ed agli arditi più vicini e lancia il grido di ewiva il S. Gabriele, grido di sfida e certa vittoria. Le compagnie sfilano quindi davanti al loro creatore il qua le è l'unico che in quel momento abbia una segreta, intima amarezza. Ne è causa l'ingiusta esclusione dalla battaglia o un vago presentimento sul risultato dì essa?
La dislocazione delle truppe per l'attacco , alle ore 3 del 4 settembre è la seguente :
Obielfivi: Fortino di Dol-S. Gabriele.
3 . compagnia d'assalto (con 5 apparecchi lanciafiamme): rotabile Sella di Ool.
3 . battaglione del 213. fanteria: nelle trincee di Sella di Dol.
2. battaglione del 115. fanteria: nelle trincee d i Sella di Do\.
Obiettivo: S. Gabriele.
2. compagnia d'assalto (con 10 apparecchi lanciafiamme): a ridosso dei roccioni del S. Gabriele.
1. battaglione del 213. fanteria: ne ll e trincee di prima linea.
Obiettivo: S. Caterina.
4. compagnia d'assalto: nelle t rincee di prima linea .
2. battaglione del 213 fanteria: ne lle t rincee di immediato rincalzo.
Espugnati i tre capisaldi le colonne d'attacco dovevano raggiungere i seguenti obiettivi finali :
3. compagnia d'assalto: Ravnica.
2. battaglione del 115. fanteria: Z1.gorie.
2. e 4. compagnia d'assalto: S. Daniele.
L'artiglieria italiana, che per tutta la notte ha eseguiti i soliti tiri lontani sulle retrovie nemiche, pochi minuti prima dell 'attacco investe col suo ferro e col suo fuoco il S. Gabriele. È qualche cosa di terribile!
Alle 5,45 precise, sotto la traiettoria dei proiettili delle proprie mitragliatrici, le compagnie scattano all'assalto . Gli uomini, avvolti dalla vampe delle granate e delle bombe, avanzano in una linea sottile.
Tutti gli scoppi si confondono .
Pochi minuti passano: quanti bastano per superare di corsa veloce il tratto che separa la nostra linea da quella nemica. Il ten. Crisanti, ferito, è costretto a lasciare il comando della 2 . compagnia, ed è sostituito dal ten. Farina.
Superata la prima linea, occupata solo da qualche vedetta che viene sollecitamente eliminata con pochi ben aggiustati colpi di pugnale, gli arditi procedono oltre e d'un balzo raggiungono la contesa cresta del monte, sulla quale la nostra artiglieria continua ancora a sparare. E poiché gli scoppi dei petardi si frammischiano con quelli delle granate, gl i austriaci, che credono ancora di essere nella fase preparatoria, si trovano improvvisamente, come era stato previsto , davanti agli arditi, nella impossibilità assoluta di difendersi.
Ma poco dopo l'allarme è dato . Si sa che il monte è forato da caverne con numerose uscite e si sa pure che gli austriaci vi si nascondono per compiere poi delle improvvise sortite alle spalle degli assalitori. Gli arditi, in piccoli gruppi, bloccano tutte le caverne e con le bombe e i lanciafiamme, costringono il nemico alla resa. Non c'è pietà per nessuno. Chi non alza subito le braccia, viene pugnalato senza esitazione, ché ogni incertezza è in questo momento pericolos issima.
Al le 6,30 il S. Gabriele cade in mano degli arditi ed il comandante della 2. compagnia issa sul monte la nostra bandiera. L'aiutante di battaglia Amilcare Corsetti, in mancanza di un 'asta, fornisce all'ufficiale un fucile austriaco sul quale viene legato il drappo.
Si dice che S. M . il re, i generali Cadorna e Capello, i componenti le missioni militari francesi e inglesi, e i giornalisti Barzini e Piva seguendo l'azione dal Sabotino, osservatorio del VI corpo d'armata, non riuscissero a nascondere la commozione che li invase nell'assistere alla magnifica lotta degli arditi. Mai, sino allora, essi avevano visto un assalto del genere!
A sinistra intanto, la 3. compagnia si spinge avanti assalendo il fortino di Do! e annienta, in una mischia a corpo a corpo, il presidio austriaco. Una corvè nemica catturata in marcia verso la prima linea, offre ai vincitori il caffè. Ora gli arditi dilagano verso la rotabile di Ravnica .
Un plotone della 4. è impegnato frontalmente contro le difese del S. Caterina, mentre il resto della compagnia inizia l'aggiramen to del caposaldo stesso.
La lotta si estende per tutto il monte: la 2. compagnia, debellate le ultime resistenze, discende velocemente le pendici del S. Gabriele e si but-
ta ve rso il San Daniele, assa le nd o un ul timo trincerone scarsamen te difeso. AJcune squadre deUa compagnia si occupano del rast re llamento de l terreno. In alc un e caverne, grupp i nu merosi di auslriaci anco ra resistono. La lotta si frantuma, ogn i ricovero d iventa un forti lizio da espugnare, perché gli aus tr iaci rispondono vivacemente e si battono con grande va lore. L'ardito Ca lacci, già mutilato di due dita, viene in un corpo a co rpo co n il gen erale Hon , coma nda nt e la 4. brigata di fanter ia aus tri aca, ma il pugnale de ll 'ita liano è più veloce d e lla pisto la d el tedesco, che paga con la vita il suo ard i mento. li Ca lacci, fatto il be l co lpo sta per rit orna re t ra i su o i, quando si imbatte in d ue uffic iali del comando di brigata. Per q u anto già feri t o a ll a s palla ed al fianco da d ue colp i di rivoltella del genera le, egli s i abba tte come u n a ri et e sui due, scaraventa nd ol i a te rra tramort iti . D ' un balzo li disarma. G li ufficia li doci li, ad u n cenno di preced e rlo, si rial za no e ubbidiscono, attoniti di fro nte a t an ta a ud acia. Questa vo lta la part it a per gl i a ustr iaci è perduta. Inebet iti da l bo mbardamen t o, t er rorizzati dai lanciafiam me che p rocura no una morte at roce, este nuati dalla lotta, essi s i arre nd on o al p iù fo r te. Lunghe colonn e d i prigioni e ri s'incammin a no verso le nost re linee scortate da alcuni ardi t i fe riti.
In tan to anc he l'u lt imo trin cerone nem ico vie ne occupato e s iste mato a d ifesa. La fa n teri a non segue e d occo rre arrestarsi.
Cos'è accaduto?
I ba ttagl io ni di fant e ria che avrebbero d ovu lo im media ta me nte rinca lza re gli ardi ti ed occ upa re le posizioni raggi u n te pe r dar modo alle Fi8.mme Nere d i proseguire n ell'azione si sono atta rdati ne ll e nos tre linee d i partenza . No n abituati a l modo d i comb attere deg li arditi i comanda n ti d e i b attaglion i so no rimasti ess i st essi so rp res i da ll a rapidità dell'az ione e n on han no segu it o le Fia mme Ne re con la necessaria celerità. Q uando i fa nti inizian o l'avanzata è t roppo tard i.
Infatt i gli aus t riaci, ap pena si acco rgo no che il mo nt e è perduto, aprono u n vio lento bo m ba rda me nto che partendo d a ll e nostre trincee s'irrad ia per t utto il mo nte. Essi no n s i p reoccu pano neppure delle co lonne di prigio nie ri , c he ve ngo no colp it e in pieno. Il tiro s i fa semp re più intenso, terrib ile, e non c'è metro che non s ia battu to. I ri n ca lzi o r ma i no n s i possono più muovere. Le F iam me Nere restano so le!
I mo r ti sono stati numeros i e così. pure i fer it i. Gli arditi che hanno a<;sa lit o la cres ta hanno catturato migli a ia d i p rigio ni eri che è sta to giocoforza scortar e sia p ure con i feriti leggeri. A d ife sa del S. Gabrie le, appen a occ upa to, rest ano qui nd i poch.i uo min i che l'ent usiasmo della vittoria, la feroc ia della lotta hann o tra.sformato in leo ni .
Ogni tentativo d i collegamento con la fa n teria riesce infruttuoso. I por taord ini non t o rnano. Ma gli arditi non tremano: raccolgo no armi e m un izio ni e si p reparano e resistere. Soli!
Alle I Oil ne mi co sferra un primo attacco. So no due ballagl ioni alme-
no, che si spingono sotto in formazioni serrate. L'unica mitragliatrice nostra fa strage. Gli austriaci avanzano sempre: a trenta metri li investe una scarica di bombe. Dapprima resistono con eroismo e stoicismo sublimi ma poi, ridotti a pochi uomini, si ritirano disordinatamente , lasciando sul terreno centinaia di morti e di feriti.
Cessato l'attacco, ricomincia il bombardamento. Poi improvvisamente tutto tace: solo continua, insistente, violento, il tiro sulle nostre trincee di partenza.
Il monte S. Gabriele è nostro!
La notizia, come in un baleno, si propaga di trincea in trincea.
A mezz ogiorno, S.M. il re lascia l'osservatorio, esprimendo al col. Bassi il suo compiacimento per lo svolgimento dell'azione.
A quell'ora la situazione delle tre compagnie è la seguente: la 3. compagnia ha raggiunto la rotabile di Ravnica; la 2. compagnia è in posizione sulle prime pendici del S. Daniele; la 4 . compagnia continua con difficoltà l'aggiramento del S. Caterina.
Intanto nelle trincee conqLListate gli arditi sorvegliano .
Profittando del terreno assai roccioso, gli austriaci inviano grossi pattuglioni con lo scopo di portarsi alle spalle dei difensori. L'operazione ha molte probabilità di riuscita perché gli arditi sono distesi su un fronte vastissimo. Ma l'occhio vigile dei nostrj uomini sventa ogni manovra e i pattuglioni vengono ad uno ad uno circondati e catturati. Lo sforzo maggiore del nemico è rivolto contro le posizioni tenute dalJe Fiamme Nere della 2 . còmpagnfa.
Piccole, brevi lotte, che si risolvono sempre a nostro favore. In una di queste, muore l'aspirante Pulzella, colpito in fronte.
Alle ore 14 preceduto da un brevissimo tiro d'artiglieria, s'inizia un nuovo attacco austriaco. Si vedono i reparti nemici scendere dal S. Daniele e inerpicarsi su per il monte. Sono non meno di cinque battaglioni. I nostri armati di moschetto, sparano maledettamente : la mitragliatrice canta.
Anche gli arditi feriti sono in linea: essi che erano di guardia ad alcuni prigionieri austriaci , raccolti in una caverna, se ne liberano e partecipano alla difesa. Il nemico rallenta, tentenna, s'arresta, fugge.
È tempo . Mancano le munizioni. La mitragliatrice non ha più proiettili; restano poche bombe, ultima difesa per ogni evenienza . È proibito adoperarle senza un preciso ordine. Si vuotano le giberne ai morti : si rastrellano le caverne vicine. Due cassette di bombe austriache sono salutate con gioia.
L'attacco austriaco ricomincia: non è una mezz'ora che è finito l'altro . Letteralmente decimati, gli austriaci raggiungono fin quasi la linea. A pochi metri sono arrestati dalle bombe. Nel contrattacco cade gravemente ferito il comandante della 2. compagnia, che resta così senza ufficiali.
Gli arditi sono ridotti a poche decine, esauriti dalla lunga lotta.
Ad un nuovo attacco austriaco, che si sviluppa in forze verso le 16, essi lasciano combattendo il trincerone, tropJX> lungo per essere difeso da pochi uomini e si ritirano nel fortino sulla cresta del monte. Colà il nemico viene nuovamente respinto e per sempre.
A sera la nuova fronte eone dalla strada d i Ravnica all e pendici orientali del S. Gabriele per vo lgere JX>i decisamente ad occidente del caposaldo di S. Caterina.
Alle ore 19 questa linea viene data in com;egna a ll a fanteria.
3127 prigionieri, tra i quali UJ1 generale feri to e due colonnelli, 55 mitragliatrici, 26 cannoni da trincea e numerosi lanciabombe, costituiscono il bottino di guerra conquistato da 475 Fiamme Nere, il totale d ella forza delle tre compagnie impiegate in questa azione.
Ma centinaia di altri austriaci, che non vollero arrendersi, rimasero nelle caverne trafitti dai pugnal i degli arditi del I reparto d 'assalto.
A guardia d'onore dei valorosi nemici montarono le an ime eroiche del ten. Stefanoni, dell'aspirante Pu lzell a e di 59 arditi[...].
La relazione del col. Bassi sulla battaglia del S. Gabriele trasmessa i I 6 s:ttembre al comando d'armata, c hi udeva con le seguenti consideraziom:
Per la prima volta le truppe d'assalto furono incaricate di aprire la strada alta fanteria che, ma111enendosi aderente agli assaltatori, doveva seguire la loro scia.
L'esperimento ha dato dei risultati poco soddisfacenti, si è snaturato l'impiego delle truppe d'assalto.
I fanti della brigata Amo iniziarono l'avanzata fuori di tempo, mancò lo slancio, La decisione che avrebbero in parte miligato le conseguenze deil 'errore iniziale. Tuttavia bisogna riconoscere che la fanteria fu sorpresa, come gli stessi austriaci, dal bal.z.o fulmineo col quale gli arditi superarono il S. Gabriele, sorpresa che determinò la perplessità del momento in cui i fanti dovevano lanciarsi dalle trincee.
La scelta del momento dello scal/o della fanteria in appoggio a truppe d'assalto non è facile; un errore di calcolo può dare luogo a due inconvenienti irrimediabili.
Se lo scatto è prematuro, la fameria, coinvolta nella prima fase dell'assalto, la più importante, verrà ad intralciare la gloriosa fatica degli asmltatori per quell'inevitabile, tumultuario frammischiamemo che ingenera ogni auacco pletorico
Se lo scatto è ritardato, l'appoggio deilafanteria è annullato frustrando il successo definitivo.
Ma ne/l'ipotesi che l'appoggio dei fanti avesse seguito il corso previsto, si sarebbero raggiunti gli obiettivi prestabiliti? Non lo credo: il modo di combattere delle truppe d'assalto è in antitesi con la rigidità della fanteria.
Se codesto co mando imende di riremare l'esperimemo, sarebbe opportuno che /'1111ità di fanteria incaricata de/l'appoggio, presenziasse almeno ad un'eserciwzione d'im:ieme a fuoco alla Scuola d'assalto in modo che ufficiali e truppa, dall'esperimento pratico ritraggano gli ammaestramenti sulle modalit<i neces~·arie per seguire fa scia degli aHaltawri.
Tali modaliuì., a mio modo di vedere, si rLmlverebbero in 1111'avanzata a sbalzi di compagnia, efjetmati subito dopo lo scatto degli assaltatori, e di tm'ampiez za tale da mettersi sollo l'arco del tiro d'i111erdiz io11e delta artiglieria nemic(I. Per proseguire a sbalzi nella .mcces.~inne del/'arracco, fino ad innesto con le truppe d'm;salto.
Mi auguro però che codesto comando, vagliate le ragioni suesposte e le difficoltà di varia narura che si pre.\·emww nell'impiego della fanteria in appoggio a !ruppe d'assalto, vomi riprendere in benevolo esame il mio criterio già esposto a S. E. il coma11dm11e d'armala e cioè che i re pani d'assalto dovrebbero costilllire il mezzo a disposizione del comandante di un'armata per intervenire con un 'azione personale prima , durante, dopo l'esecuzione del piano slrategico in 1m detem1inato sellare d'a z ione. Con forze, mezzi e compiti de1enninmi dal coma11da11te d 'armma, con modali• rà d'esecuzione stabiliti dal comandante la grande unità nel cui sei/ore si compie l 'm:ione.
Questo criterio fu seguito nei successivi impieghi de ll e truppe d'assalto della 2. armata, fino alla battaglia di Caporetto.
GLI
ARDITI DEL IX REPARTO S UL GRAPPA , 15 GIU GNO 1918 *
Ba tt ute d' aspetto
I S GIU GNO . io rnata tre me nda! No n so se sarò cap ace d i fe rmare ne ll e pagi ne di q ues to mi o di a ri o so ltanto un rugace as petto dt= ll e impress io nj c he h o p rovato oggi.
Abbiamo passato la none a tradd iaccio. Freddo inten'io. Miriadi di ste ll e palp itava no nel cie lo ne ro. So no stato a co nt emplar le lungame nte. Ho pen sat o a i m iei e h o spe rat o che mia madre d o rmi sse t ranquill a e so rr id esse sogna nd o il m io rit o rno . Gua i se presenti sse...
C he cosa ? l o non ho alcun present ime nto ! A nzi, t ulli q ui siamo a ll egri e gli uffic ia li deb bo no fati ca re no n poco a te ne re a fr e no gli uomini ch e vorre bbe ro canta re. I ntorn o intorn o c'è u n sile nzio che no n pro mette n ulla d i buono . E me ntre si d istrib uisco no petardi s u pc ta rd~ che gli uo mini ric hiedono incessant e me n te , gu ardo in s u, i p ro fili dei monti, ind ecis i ne ll a na ti e ri sc h iara ta da ll a d ebole lu ce sid era le e occullati , vo lt a ·a vo lta , d a co rtine d i ne bb ia c h e, de nse, si s p ostan o velocemen te seco nd o la d irezio ne d el ve nt o.
Il coma ndant e (maggiore M csse j è se mpre fr a no i, insta nca b il e. seguito dai portaordi ni e dai cicl ist i. Ved e tu tt o e p rovv ed e a tutto, se nza un attim o di sos ta, senza u n mo m e nto di stan ch ezza. Si ved e che è sicu ro di sé e del s uo reparto. Egli lo ha p re parato s pirit ualm e nte e ma te rialm e nte; ne ha fatt o un' ar ma s upe rba a nc he pe r l'affia ta me nto c he cement a u rfici a li e so ld a ti sì da fa m e u n tutt o orga nico. I so ld a t i lo gua rdano con fid uc ia e le es press io ni di orgogliosa sicurezza con le q uali ris pond o no ai s uo i in ci ta me n t i si sent e c he par to no d a animi sicu ri
A un tratto un sibil o e un ro mbo che fanno s uss ultare il cuo re. È il segna le, p erché immedi a ta men te l' infern o si squarcia s u ll e n ostre teste. Il n em ico iniz ia il s uo fu oco di d istru z io n e. Sono le 3 p recise.
In un a tt imo s pari sce l'accampa me nto e gli uo min i so no p ro nti ne i ranghi L' ap pe llo è inutile. St rin go la mano ai miei uo mini c he esamino uno pe r uno nel tascapan e e negli occh i.
*B ra no tralt O dn l volum e di Al berto B u~i nelli , Gli ardit i dc! IX, L-..1. Ard 1rn , Rom a 1934, pp. 74 -99. N01e d i d iar io, s tese o co m unque rie labo rate d o po i comtm11i mc nti, senza perd er e in a utentici tii..
C i appoggiamo ad uno sbancamento del monte per ev itare eventuali inutili perdite. L'a rtiglieria nostra - che evi dentemente attend eva il segnale dalla s tessa artiglie ri a nemica - ri spo nde con una violenza da uragano. Sono ce ntinaia di bocc he da fu oco che da una parte e dall'altra frugano ogni metro quadrato di qu es to martoriatissimo terreno, tutto sco nvolgendo e distruggendo. Così da lontano il rumore assomiglia a un rombo continuo e uguale ; ne lla grandi osa sinfonia dei pezzi di ogni calibro, talvolt a una nota s i so prel eva all e altre e allo ra s i immagina, in una visio ne apocalittica, qual e debba essere s tata la rabbia distruttiva di quel colpo che è riuscito a dominare tutti gli altri fusi insi e me . Le batterie italian e sono abbastanza vicine e si individuano i loro !-ipari e ci se ntiamo so llevati.
Ve rso le ore 5 giunge a l co mandant e il seguente ord in e: " Vossignoria si trasferi!;ca wbito col proprio battaglione sul rovescio di (.'asera Campeggio ove al/enderà ordini. Pregasi dare assicurazione indicando ora partenza . Appena giunto :,·i presenti a q11e.\'fo comando. Generale Arrighi".
Ci siamo. Si parte rapidi tra il grandinare dei colpi ne mici; si ca mmina come se si avesse fretta d'arrivare e infatti leggo negli occhi degli arditi l'impazienza di en trare in azione. Giungiamo sul rovescio del Colle senza perdite.
Nuova sost a sotto w1 ciclo color cenere, immers i in una fitta nebb ia gelid a che mi irrita e mi fa d es iderare il sole. Ho freddo. Un ardito mi offr e un po' di caffè della sua borraccia. " Prenda, signor tenente, s i riscaldi".
- No, grazie, ca ro. Bevilo tu. Fra poco andremo al fuoco e ci sa rà da arrostire, non dubitare.
La lotta d eve essere incominciata , ormai, anche tra le fanteri e, ma non se ne sa nulla. Genio , san ità, artiglieri, non ci eortano che notizie contraddittori e. L'attesa è lunga, lunga , snervante. E curioso come anc he l'attesa d ella morte sembri lunga.
L'incitamento del comandante Messe
Finalmente s i s a che gli austriaci hanno attaccato a lle 7 s u lutto il fro nte.
- Ebbene?
- Sono rimas ti respinti.
Poco dopo: - No. Non è vero . Qua e là il nemico è riuscito ad infiltrarsi , ma è con 1en uto.
E poi anco ra: "Pare che abbia preso tutto !'Asolane... Avanza per la valle di S. Lorenzo... Ha oltrepassato il Ponte S. Lorenzo!... Palluglie au~ s triache son o sta te catturate a S. Nazario s ul Brenta '' A sentir qualcuno
ce li dobbiamo vedere d inanzi da un mome nto a U'altro so lo affannati dalla lunga corsa.
G li arditi nel frattempo chiacchierano. bevono caffe, fumano, cantano, e pernacchiano tutti i pendoloni che vedono pa<;sare in aria.
Un gruppo è lì che giu oca a sa lta laquaglia C'è chi osserva il tiro di art igli eria e scommette se sarà co lpi to o no un certo a lbero, una cresta , un cucuzzolo; e siccome le scom messe hann o per posta litri di vino, il pagamento è rimandato a dopo l'azione, con una sicurezza che ha dello sconcertante.
l ntan10 però le no tizie si fa n no sem pre p iù a ll arman t i: pare certo c he sieno cadute t utte le resistenze e che sieno state infra nte la linea A lba, la Bianca , la Clelia e la marginale , quesfuilima d i estrema res istenza. Nulla si può controllare perché il fuoco infernal e che continua se mpre a rintronarci gli orecchi, h a tutto di st rutto. Non esistono più case, casere. trincerame nt i, camm in a men ti , baracc he, linee te lefonic he. A causa della nebbia le segnalazioni non posso no essere fatte nemm e no co l teleg rafo ottico.
lo non credo a t utta la gravità de l momen to se non quando lo apprendo più d a l si le nzio c he d a ll e pa role del co man da nt e. 11 nemico ha travolto , vera me nte le difese de l Co l Mosch in , de l Fenilon , de l Faghcron; ha occupato Pa lazzo Neg ri , Casa d e i Pastori e Ca' dei Brigant i. Ora marcia s u Col Raniero per avvolgere e far prigioniero tutto il IX co rpo d'armata. Non c'è più null a davanti a lui!
C ioè: c'è il IX reparto d 'assa lt o. 500 demoni, Messe.
Nell 'incertezza del momento , il comandan te si reca rapidamente a l co ma nd o di divis ione a prendere ordini . Verso le IO torna e raduna il reparto.
;,Ragazzi! Il nem ico ava nza. Bisogna co ntrattaccarlo, re.c; pinger lo, anni e nta rl o. Di una cosa so la dovete ricordarv i: che sie te 'Fia mm e Nere'. A no i!".
Gl i arditi sono trasfigurati: digrignano il loro grido di guerra e partono veloci 1... ].
Ma n ma n o c he ci si inoltra ne l te rreno deUa lo tt a, lo s pettaco lo si fa terrificante: tutt o è dist ru tto; ved iamo solo cadaveri e carogne; buche innumerevoli , chi azze d i gas asfissian ti, proie u ili inesp los i. grosse schegge di granate ancora tepide.
Ma gli arditi ha n no le ali ai piedi; il gagliardetto garrisce al vento ecolora d i spe ra nza e cl i fede la passio ne che agi ta i nostri cuori.
Sono impazien te di ent rare a contatto co l nemico. di piegarlo, di abbatter lo, come se ormai la cosa fo sse tutto un fatto personale.
L'assalto a l Faghcron
Ben prest o siamo a destinazione; ma mentre ci disponiamo per l'atta cco, giunge trafelato un uffici a le di Stato Maggiore a portarci un co ntr'ordine. Durante la nos tra marcia sono avvenuti falli nuovi ed è necessa rio che il reparto occupi al più presto Col del Gallo.
Questo girovagare del reparto in cerca del nemico mi fa pensare ad un mastino che cerca affannosament e la preda.
Evid e ntemente si vuol togliere il Co l Maschio al ne mi co; da quel punt o gli austriaci dominano Bassano e sono a mezz'ora appena dalla pianura. O li si ricaccia, o tutto è perduto.
Alle 12, I 5 s iamo s qlla vetta de l Co l d e l Gallo. Il maggio re Messe non si fa alcuna illus io ne su ll a s it uaz ione, né la fa fare ag li ufficia li ch iamati a rapporto. Egli ci comunica il seguem e fonogramma c he pochi minuti prima era giunto a mano d a l co mand o d ella brigata Ba~ilicata:
" li nemico ha occupato Palazzo Negri ed avanza minaccia ndo ii tergo ed il fianco delle nostre trnpp e. ii /batraglione/ 1191 ha avuto ordine di opporsi a llllfi i costi dell'avan zata del nemico" ( ].
- Bisogna contrattaccar lo subi to e res pingerlo, continua M esse; la 1. e la 2. compagnia saranno in test a; la prima, a s inis tra, dopo ave r preso Palazzo Negri, Casa d el Pas t ore e Ca' d e i Briganti si affe nne rà sulla quo 1a I 3 18. La seconda, a d es tra , prenderà il Faghe ro n e la c hi esa di San Giovanni. La terza sarà di rin calzo.
Occorre ch e s i faccia presto e co n mo lto impeto. Nessun quarti ere al ne mico ! Bi sogna vincere . As-so-fu-ta-men-te. Siamo int esi? A no i! ".
H o notato con piacere che, qu es ta volta, le parole avevano uno stra no sapo re di retorica. Erano le so lit e parol e di prammatica d e1] a quali proprio non c'era bisogno. E in fatti so tto il sole trionfante, gli arditi s i sono gettati s ul nemico come be lve fe roc i Mentre la mia tcrla compagnia è di rinca lzo, pronta e frem ente, vedo le Fiamme Nere d ella prima correre impetuosa mente verso pal azzo Neg ri , Casa del P astore, Ca' d e i Briga nti, awolge rle in un cerchio min accioso, sos tare un p oco dina nzi ad esse, esegu ire il lancio_ dei petardi e sco mpa rire nel fumo dei lo ro sco ppi.
Dopo poch i secondi di attesa c he sembnmo eterni , eccoli riapparire al di là, e co nve rgere s ull a quorn 1318. Su di essa, alcuni uomini del genio comandati dal capitano Rossoni e minuscoli reparti d e lla brigata Abruzzi, res istevano sald amente al nemico che perde va sei preziosissime ore per tentare di catturare que i leoni. Il capitano Pin ca, comandante della prima compagnia, piomba addosso al nemico e in pochi istanti uccide o fa prigionieri tutti que lli c he incontra. Ma la glo ri a e la morte lo baciano insieme, ché due pa ll o tt ole lo colp iscono pro prio a ll a fronte mentre, in piedi sulla trincea, d irigeva le operazioni d 'attacco.
Contemporaneamente a qu e lli d ella prima, gli arditi de ll a seco nda
compagnia s'avventano rabbiosi verso la chiesa d i San Giovanni e verso il Faghero n. Qui la resistenza è maggiore e i bravi rngazzi debbono p rodigarsi in diversi corpo a corpo prima d i prendere le due posizioni; ma alfine - tutto è durato poch i minuti e sembra che sia trascorso tan to tempo! - a lfi ne vi riescono e catturano molti prigionieri con cinque mitragliatrici.
Altra lotta s'accende nella Chiesa e ne l bosco che la c irconda: gli austriaci si fanno scudo dell'a ltare, si dife ndono dietro gli al beri e de nt ro le caverne, ma co nt ro ques t i ultimi entrano in azione i lanc iafiamme e in breve la pulizia è co mpleta.
Finita l'operazione, Messe lancia a l co mando de ll a brigata Bas il icata i segue nti fo nogra m mi :
~Palazzo Negri, ore J5".
''Comunico la riconquista di Col Fagheron dove è stato liberato il cap itano Rossoni con 10 soldati ivi asserragliati, e della ridotta di quota 1318. Ness1m gruppo alpino opera da queste parti. Tutta la zona di Palazzo Negri, Casti del Pastore e Casa del Brigante è stata spazzata dal nemico. Gli austriaci che non si sono arresi sono stati a1111iemati sul posto. S'inviano n. 17 fortunati prigionieri, fra cui u11 ufficiale, con tre mitragliatrici. Comunico con dolore la morte eroica del capitano Pinca comandante la primq compagnia del reparto. - Maggiore Me!cre"
"Col Fagheron, ore 17".
"'fotta fa zona de lla Chiesa di San Giovanni è s tata pulira dal nemico! La linea San Giovanni-Col Spiazzo/i è stata ricostituita. Ho preso contatto sulla destra con reparti della brigata Calabria. E :.·tato costituito il colle· game11to tra la ridotta di quota 13/Se Col Fagheron. Ho ordinato al maggiore Valleui di sostituir~ nelle rrincee riconquistale le mie compagnie perché il battaglione possa essere disponibile per le ulterion· operazioni. hl trincea si trovano anche valorosi nuclei della brigata Abrnai. Pattuglie lanciate verso il Fenilon e Col Moschin danno tali località forrememe tenute dal nemico. Urge fare allungare il tiro della nostra artiglieria. Morale elevatissimo. - Maggiore MesJe~.
La conqu ista de l Fe nilon
Conquistate le posizioni era necessario sistemarle a difesa e perciò ent riamo in campo anc h e noi. La terza compagnia si stende fra le altre
due alle quali tributa entusiastici app la us i e lavo ra , in s ieme co n loro, a tracciar trin cee secondo la linea: quota 1318 -Faghero n-Col Piazza li.
Me ntre gli uomi ni lavoran o vengo a conoscenza d i alcu n i e pisodi di valore: Ciro Scianna, eroico fig lio d e ll 'a rdente Sici lia, viene invia to a cercare un col lega mento; ad un tratto incontra un uffic ia le nemico con du e so ldati. c he s i e rano infiltrati nell e nostre lince. Scianna. so lo, non fugge. non si arrende, ma intima la r esa ai tre uomini ; ucc id e \"ufficia le che si rifiuta di darsi prigioniero e mene in fu ga i due so ldali . (Avrà per questo la medaglia di bronzo).
11 serge nte Maccone, con altri se ll e od otto ard it i, attacca un intero plot one ne mico a co lpi di pelardo; part e ne distrugge, parte ne fa prigioniero. G li austriaci non si re nclevan con to di q ue l c he fosse loro successo. (Avrà per qu esto la medaglia d 'a rge nto).
Il serge nt e Saputo, dopo la lotta, viene mandato ad esplorare il Fen ilon per accertarsi della quantità delle for.:e che lo difendono. Per compiere diligentemente la sua missione gira e rigira diverse volte intorno a l colle e quando crede di saperne abbastanza, s'impadroni sce di una colonna di muli abbandonati da l nemico e ritorna tri o nfa lment e fra noi, a cavallo, d o po a ve r messo di galoppo tutta la colonna.
A ll a s ua appari zione le pe rn acchie, gl i evviva, gli u r li sa lgono al cielo come un fanlasmagorico fuo co d"artifizio e d anno a l nemico l'imp ress ione che s ul Fagheron s ia cominciato un fes tival. (Avr~ , pure lui la medaglia d'arge nt o).
Il se rgente Antonio Gracefa incontra una pattu gli a di '"a rditi ., austriaci e, co n !"aiut o di due Fiamme Nere li attacca, li b locca in una caverna, li stordisce col lancio di petardi all'imboccatura del ri cove ro, finché no n l i ved e ven ire innanzi terrori zza ti , con le braccia a lte, borbottando: "Bono ta liano! Bo no!''. (È stato pro pos to per la medaglia d'argen t o).
Intanto gli uffi cia li medi ci hann o il lo ro bel da fare co n i fe rit i meno gravi c he si rifiutano di andare all'ospedale per riman e re col reparto, a comban ere.
Finito il com bauimento , prima c ura delle fiamm e della prima compagnia è stata quella di raccoglie rs i intorn o alla salma de l loro amato capitano, Umberto Pinca. È d is1eso su u na barella . I n mancanza di fior i, a l~ cuni a rdit i gli han no gettato vicino dei rami fron z uti. Molti pia ngono. Tutt i ha nno voluto baciar lo. Uno ha escla mato: ';G uai a chi mi capita sotto!"'.
E un a ltro: "Cento per un o!''.
L i ho gua rdati negli ocdti; ho gua rdat o q uelli c he e rano intorno all'unico nostro morto: non c'è dubbio: manterranno la promessa. La gio ia della prima villoria sa d'amaro. Buon o e bravo Pin ca! Modesto quanto valoroso! Per tutt o il giorn o ho avuto negli occhi il tuo vo lto sereno rigato di sangue. E penso sempre a i t uoi occ h i: Chiusi!
Sulrimbrunire , alcuni reparti d ella b rigata Abruz zi e d ella brigata Basilicata ci vengono a da re il cambio. No i dobbiamo prepara rci ad un nu ovo ba lzo in avan t i verso il Fen il o n che pare sia presidiato molto fortemente.
Penso che in ogni mod o, "la pratica sarà evasa in poc hi min ut i". Ripeto la frase ai colleghi e fa fortuna.
AJle 20,30 l'a rtiglieria nost ra , secondo il piano stabili to, apre il fuoco sul Fen ilon. Noi dovremo scauare a ll e 22 e av remo d i rinca lzo un battaglione de l 92. fa nteria comandato dal co lonne ll o Man i.
li maggiore Messe si fe lici ta co n le fiamme che ha nn o tanto brill an temente asso lto il loro co mp ito oggi e si dim ostra sic u ro del repart o che crede pronto ad ogn i cime nto. Paro la d'ordi ne: ''Messe". Va rr à a fa rci riconoscere nell'oscurità e a fa rci conoscere dal n emico.
So no p iù cal m o. Le troppe e mozioni d ella g io rnata m i han n o forse prostrato un po'. I r iforni ment i sono gi unti fin qu i con una regolari tà sorprendente e abb iamo mangiato a llegramen te. Dopo iJ cambio, abb iamo avuto un gran da fare per riempi re tasc he e tascapani di petard i, le giberne di munizioni, e pe r p uli re le a rmi . R ibadiamo nella me nte d eg li ard it i il co ncetto che la veloci tà ne ll'attacco d imin ui sce il nu me ro d e ll e perd ite.
Ma in tanto il tem po passa , il battaglione Mon i no n si fa vede re e no i non ne abb ia mo alcuna no l izia. Alle 2 1 il maggiore Messe invia a l comando della brigata Basilica ta il seguen te dispaccio:
"L 'artiglieria ha gitì iniziaro il fuoco di repressione. Del battaglione Moni nessuna notizia. Io a tt acco lo stesso. Ho ordina/O che una compagnia del 91. segua il movime1110 per proteggere la deslra de l ba ttaglione di assalto che dura nte l'azione rimarrà scoperta. Siamo an imati d a u na ferrea vo/onlà di rimcire ad ogni cosro. Viva l'Italia!".
Alle 21.30 il reparto esce da i ret icolari ne l massimo sil e nzio : seco nda e terza compagnia in testa; la prima di riserva. Ro toliamo gi ù per la china del Fagheron e risaliamo le pe ndici del Fenilon; sopra le nost re teste l'art igli eria tracc ia mos t ruose ragnate le d i acciaio, sotto le q uali ci sembra d i ca m min a re p iù sicuri.
Il n em ico ci attende sicuramente, perch é d ietro le de nse co rt in e d i nebbia c he ci separan o d a lui, nessun rumore si sent e c he ri veli la s ua presenza. Egl i vigila, ma che cosa potrà con t ro la nostra fu ria?
C i avvicinia mo più che ci è possib ile alle s ue lin ee pur sono il tiro dell'artiglieria , tiro che si fa tambureggiante. Ad un tratto sco ppia un fo rm idab il e ··A noi!". L'artiglieria cessa come per inca nto di sparare e centinaia di petardi, dopo uno o due secondi, si abbatto n o sulle trincee nemic he. È u n boato immenso che p resto viene rotto da l cre p iti o secco e rabb ioso delle mit ragliat rici. G li ard it i so no in pied i; mo lt i perciò ca-
dono feriti dal fuoco nemico; cade pure feri to il capirnno Van tini della mia terza compagnia . Ora il Fenilon è tutta una ga la di fuochi ovattati dalla nebbia densa nella q ua le i lanciafi a mme d ipi ngo no v ivide pennellate sanguigne; gli arditi ha nno scavalcato i reticolati e si sono sparsi a ventaglio sul cocuzzolo del mo nte cercan do il ne mico in o gni anfrattuosità del terreno, in ogn i t rincea, in ogni camminamen t o, in ogni caverna, e gridand o: "Messe! Messe!". Sembrano invasati dal dem o ne dell a velocità, che no n pe r mette loro d i d iscutere con i nemici riottosi a d uscire dalle caverne: un colpo d i petard o, un gelto d i lanciafiamm e e via d i corsa, affannosame nte, verso altre caverne e altre trincee . I m iei uomini della terza ruggono : "È cad ulo Vantini! È cad uto Vantini!" e la nciano petardi con tale rabbia che credo debba far pi ù male la contus io ne che lo scoppio.
ln breve tutto è travolto, schia ntato, spezzato, d ist rutto. Gli aust riac i si trovano gli ardi t i ora davanti, ora d i di etro,ora a d estra, ora a s in istra, sì che le loro mitragliatrici sparano spesso a vuoto me nt re i serven ti sono attaccati da og ni parte.
Nella notte buia, solo il fuoco dei petardi, le fi ammell e dell e mitragliatrici e il bagliore dei lanciafiamme riescon o a far vedere nella spessa nebbia sagome di fan ta~mi lan ciati all'attacco . In queste co ndiz ion i la lotta dura un'ora, ma alla fine il Fenilon è ne Ue nos tre mani. P iù di un centinaio di prigionieri, fra cui 7 uffi ciali, e numerose mitragliat ri ci catturate formano il nos t ro bottino di gu e rra. Abbiamo pure li berato alcu ni italiani che erano stati fatti prigionieri nei giorni an t ecedenti e che no n erano ancora stat i inviati ai luoghi di co nc entramento.
Disavventura di un ufficiale austriaco
D urante tutta l'azione, no n un solo colpo d i artigli eria . Le nos t re sapevano di non dover sparare, le avversa ri e non sapevano che cosa stava succedendo e dove, quind i, dovessero colpire. Ci fermiamo perché no n troviamo più nemici d in anz i a noi. Siamo ansimanti, eccitati. Tent iamo di riorga nizzarci per d isporre il co ll e a difesa. Al tumulto infernale del combattim ent o s uccede una calma profonda. Solo il cannone brontola ogni tanto e il rotolio dei suoi pro ietti li sembra an acronis tico in tanta pace. li fresco della notte mi fa bene. Mi trovo vicino soldati della seconda e del la terza compagnia. M i oriento co me meglio posso e m i avv io a ll e ricerca degli altri plotoni della mia compagnia, seguito dag li arditi della seconda, non senza aver dato d isposizion i a l mio sergente perch é o rganizzi a difesa il te rre no antistante. Rapidament e ci rio rdi niamo. C'è in tutti una fretta e una buona volontà le qual i si vanno accen t uand o ma n mano che ci si inoltra nella lotta .
Messe invia intanto il seguente fonogramma a mano : ;, Dal comando IX reparto d'assalto, 15 giugno ore 23.
li Fenilon è preso. Lotta breve ma aspra e violenta. li nemico è annientato. Sono stati ca/turati J()() prigionieri, fra cui 7 ufficiali, e 5 mitragliatrici. I{ reparto rimane a presidiare la posizione fino al giungere del battaglione Moni dei quale è necessario a!Jreltare l'arrivo perché il reparto d'assailo possa riordinarsi, prendere un po' di fiato per poi muovere all'artacco del Col Moschin. - Maggiore Messe"
Momento di sosta. Ne <,1pprofittiamo per riposare un poco. Sediamo . Si invia quaJche pattuglia in avanti, per riconoscere quale linea occupi il nemico, quali sieno le sue forze, le s ue intenzioni. Ad un tratto dinanzi alle nostre linee si ode un rumore. Tendiamo l'orecchio. Il rumore si ripete più distintamente, segu ito - questa volta - da q ualche parola tedesca energicamente pronunciata. Un gruppo di arditi si s lancia senz'altro, nel buio fitto , verso il punto sospetto. Si odono prima due colpi di moschetto e poi le voci dei nostri che gridano: "Tira! Forza! Lascia a me!" . Non sappiamo che cosa stia avvenendo. Finalmente eccoli di ritorno con un elegantissimo ufficiale austriaco in gambali gialli, divisa nuova fiammante, monocolo pendente da un cordoncino di seta. Viene s pinto davanti al maggiore Messe . Il signor ufficiale austriaco è irritato oltreché sdegnato, del trattamento poco riguardoso che gli hanno usato gli arditi. Alla presenza di Messe saluta con gesti compassati, sommamente preoccupato dell 'evidente quanto deplorevole disordine che quegli · screanzati di arditi hanno messo nella sua uniforme; viene interrogato e fa finta di non capire; gli ripetono le domande ed egli rimane con la solita sua faccia melensa finché il capitano Zancanaro, rosso in viso, lo prende per le spalle, lo rivolta per metterselo faccia a faccia e - senza lasciar la presa - gli s ignifica, in tono, che non ammette equivoci che non è il caso di continuare a fare il nesci.
Per farla breve, il malcapitato ufficialetto di Stato Maggiore l'avevano mandato - ché certo lui non ci si sarebbe venuto SJXmtane a mente - a prendere collegamento con le truppe che avanzavano e che, dai comandi austriaci, si credeva fossero giunte per lo meno a Bassano; era venuto su pian piano col suo attendente - il quale era fuggito al momen to della cattura - e, nella oscurità, si era impigliato nei reticolati. Sicuro che lì non ci fosse nessuno, s'era lasciato sfuggire un "Terteufel!" che era stato la causa della sua cattura.
Ora chiede, meravigliato: "E gli austriaci?". "Avanzano", risponde calmo il Messe. "A quest'ora debbono essere già al campo di concentramento" e i suoi occhi sprizzano malizia. "Ora lei vada a prendere collegamento con loro,.,.
Col Moschi n preso in 10 min uti
Poco dopo alc une p att uglie nemiche ten tano di infiltrarsi nell e n ost re lin ee, ma ness una riesce ne ll ' inte n to perché vengo no cattu ra le o dist ru tte. I tentat ivi d i aggiram ento e d i infiltraz io ne s i ripeto no così spesso c he non ci sapp iamo spiegare la ragio ne per la q uale il nem ico preferisc a questo st illi cidio ad un regolare a ttacco in fo rze. F o rse s aggia la nostra resistenza. Finalmente abbiamo il cam bi o d al battaglion e Moni del 92. reggimento fanter ia e n o i ci portiamo s ul rovescio de l Faghero n per riordinarci e riposarci. Ne sento proprio il bisogno. App rofi tt o d i qua lche minuto di sosta per fa r m i dare dall'attendente il suo iascapane go nfio di petard i e me ne faccio o rigl iere pe r un po' d i riposo. No n d a nno p e rò. G ua rdo le stelle e penso a casa. U na fo lla di pensieri mi turb ina per il capo e pen so alla mamma che q uas i s icuramente sogna di me; p enso ai mili o ni d i persone che, a qu est'ora, godo n o sfre natame n1e nelle gràndi cit1à; penso a l capi ta no Pinca ch'è ve nuto a do r mire quassù .. .
" I signor i ufficiali a rapporto!" g ri da un porta o rd ini .
Co rro. È gi u nto un fono gramma a ma no dal co man do de ll a brigata Bas ili cata , c he dice:
"Al maggiore Messe, coma,ulmue il IX reparto di assalto.
La linea marginale deve essere riconquistata nella sua i11terezz.a e soprauutto l'intero Col Moschin deve ritornare in nostro saldo possesso. H o ordi11a10 al ,:olo1111ello Marioui di far avanzare 1111 altro battaglio11e per meglio appoggiare l'azione d'a.ssalro .ml Col Moschi11 - Colonnello brigadiere Boccacci" .
La sorte d el Co l M o sc hi n è segn ata. Q uindi , non c'è d a fa re a h ro che cont in uare n e ll o s t ile col quale abbiamo com in cia to. Fra d ue ore partiremo. A noi!
Ce ne and iamo persuasi che co n Messe tutto è faci le e c he anc he la rioccupazione de l Col Moschin sarà una pratica da evade re in poch i minu ti.
A ll e 3,30 infalti, Messe in via a l comando della b riga ta Basi licata il seguente dispaccio:
.. Accuso ricevuta fonogranmw a mano senza numero spedito o re 1,45. In questo momento ba1taglio11e Mo11i ha sostituito bauag/ione d'assalto su l Fenilon. Battaglione d'assalto si sta ammassando rovesc io quota 1318 per ,utendere annunciato ba1rag/io11e 92. che dov rà seguire e sostitu ire ba11aglione d'assalto sul Col Moschi11 ad occupazione av vemaa. Pregasi prendere accordi con artiglieria per esecuzione fuoco .ml Col Moschin ".
Alle ore 6 il comando de ll a brigata comu n ica:
"Artiglieria aprirà fuoco repressione sul COl Moschin ad ore 5,30. Alle ore 7 allungamento dei tiro e scatto del battaglione''.
Qualcuno fa osservare che il fonogramma è stato scritto alle 6 e l'artiglieria dovrebbe essere in azione già da mezz'ora e invece ...
E infatti il maggiore Messe risponde immediatamente:
"È giunto battaglione 92.. L'artiglieria non ha ancora !>parato un colpo".
A'>pettiamo ancora mezz'ora. Alle 6,30 Messe informa il comando di brigata:
"L'artiglieria non sifa viva. Battaglione d'assalto, seguito battaglione 92., muove ugualmente per attaccare''.
Dire che gli arditi sieno scontenti del silenzio dell'artiglieria è dire una bugia. Essi contano molto sulla propria vclociLà e sull'elemento sorpresa e perciò non ristanno dal manifest.ue a noi ufficia]j la gioia che procura loro il sonno degli artiglieri.
Ma è destino che le delusioni non debbano mai mancare. Ci siamo appena portati nella selletta che divide il Fenilon dal Col Moschin che l'artiglieria apre il fuoco. Gli arditi sbuffano come mantici. Ho per un momento il dubbio che nuovi ordini spostino l'ora dell'attacco, ma alle 7 precise, senza attendere il segnale degli ufficiali , sotto l' intenso cannoneggiamento gli arditi scatlano e si lanciano all'attacco delle munitissime posizion i nemiche.
. 11 momento è tragico. Si corre il rischio di essere distrutti dalla nostra artigl ieria che non ristà dal bombardare il colle: sembra che gli artiglieri vogliano riguadagnare il tempo pe rduto. E gli arditi avanzano di corsa, fra colpo e colpo, e si vedono in mezzo agli scoppi le loro figure simil i a mostruosi demoni.
Ad un tratto - in pochi minuti - siamo sulle trinc ee; un uragano di fuoco - circa 8000 petardi - si abbatte sul nemico che, ancora sotto l'impressione ùel bombardamento, non si aspettava che in sieme con le granate arrivassero gli arditi. Qualche colpo di fucile, una sgh ignazzata di mitragliatrici, questo è tutto quello che hanno potuto fare i nemici. Pochi scampano ché, inseguiti, vengono raggiunti dai colpi dei petardi. Gl i altri sono morti o prigionieri.
Ora gl i arditi, nella dolce mattinata piena di sole, si sono dati alla caccia degli austriaci come si caccia la belva nella foresta; li fiutano al pari di segugi puro sangue, li az7.annano e li catturano con rapidità spaventosa, incuranti de l micidiale fuoco di mitragliatrici che ad un certo punto ci sorprende ai fianchi. Ma per JX)CO; ben presto ogni velleità di resistenza è spezzata dalla furia di questi invincibili. "Fate presto!", urla un sardo piccolo e tremendo, "Presto! Presto! Messe! SavoiaP' urlano gli altri. Ancora qualche balenio di pugnale, qualche lacerante scoppio di petardo e poi... l'inutile corsa affannosa alla ricerca di un nemico che non è più.
Sono le 7 e I O minuti.
Abbiamo raggiunto e conquis tato la quota in dieci minuti.
Rimangono ne ll e nostre mani 27 ufficiali, 400 uomini di truppa, 17 mitragliatrici, un ca nnone da trincea; abbiamo riconqui sta to due batterie da montagna con l'intero muni zionamento e preziosi ss im o materiale di ogni genere.
L'azio ne è finita ; ci riordiniamo mentre il baltaglione de ll a brigata Basilicata, che ci ha seguito nell'azione, ci sostituisce nel pres idio della linea. Ci disponiamo sul rovescio d ella quota 13 l 8; preceduti dallo stendardo e dai prigionieri, ci avviamo ve rso il Noselari cantando, pronti a nuovi sba lzi e a nuovi morsi. Ma pare che le linee, con le nostre tre azioni, sieno stat e completam ente ristabilite.
Di qui, ormai, il nemico non passerà pii1.
Aba tino , colonnello 156
Albrlcci. Alberico 128 , 129. 13 0, 133. 135
Alcssi, colonnello 91
Aletto Lin ares , Renato 91
A lleg rcni, maggiore 95
Aponlc, Salvatore 67, 93, 110, 112 , 135
Artesi, Renato 12
Bacci , Baccio 90
Bad oglio, Pietro 59, 61, 72, 1 10. ! 11. 130,168
Baj-Ma ca rio. Gianni 11 O, 17 3
Balbo, lt alo91, 145, 154 ,162,172
Bascggio, Cristoforo 23, 25, 27, 33, 66, 156 , 16 4 , 166
Bassi. Giuseppe 21, 25, 33, 35. 36 • 37, 38. 40, 44, 47, 49, 50, 5 1, 52, 56, 59, 61, 62, 86, 9 1, 130, 135 , 157 , L59, 160, 164,170 , l7 1
Bastianini. Giuseppe I 72
Bedeschi, Loren zo 173
Benni, Stefano 80 llcrcua,A. 159
Bcrrcr, von, Oskar 66
Biacca, Giuseppe 153
Bianc hi ,Michclc !45
Bl anc, Giuseppe 91
Bocchini, Art uro 154 , 156 , 170, 17 1
Bolzon , Picro25 , 140,151 ,164
Bonomi , lvanoc 130, 135
Borel1i , G iovanni 45
Borghi. Ar mando 79
Bottai , Giuseppe 25, 81, 82, 91, 11 8, 137,1 5 1, 164,1 68
Bovio , Oreste 12
Bramante. Carlo 159
Brignoli, Marziano 12
Businclli, Alberto 53, 56. 66, 67, 93 , 97,110,112,164
Cadomu, Luigi 37. 48, 51 , 74
Campi, Mario 1 IU. 171
CaodiSanMarco 17 1
Capell o. Luigi 35, 44, 47, 48, 51 , 55, 56,61 , 62, 71, 72,98, 102
Caporilli. Pietro I 73
Caretta. Aminl o 90, 93
Carli, Mario 16, 17, 19 , 20 , 21, 24. 25, 26 , 40, 45, 89. 106 , 115, 116 , J 17 , 118, I 19, 120. 121, 123. 124. 128, 132, 133, 135, 142, 144, 14 5, 151,152,156 , 172
Canini , GCrard 12
Caviglia, Enrico 25, l08. I IO, I I 3, 120 , 126. 127, 128, 130, 132, 133. 134 , 135
Ceroni , Giannetto 157,160.170, 171
Ceva.Lucio 12
Ciano,Costanzo 157, 16 2
Civinini. Guelfo 90 eterici , Ambrogio 61
Cole11ì , Gino 138, I 39, 140 , 14 3, 146, 15 1,152 ,153,155. 170
Colombini, P.A. 172
Coralli.generale 133
Cordova , Ferdinando 18. 25. 46, 66, 90, 11 5 120, 121, 122, 127, 132 , 133, 134 , 135 , 13 8, 140, 151, 15 2, 153,170
Corsaro. Gianni 25
Crisanti , lenent e55 çruccu, Rinaldo 12
Oaln111uo, Lorenzo 11 J
D'Annunzio. Gabriele 25 , 41, 88, 124, 129, 13 7, 139 , 14 0, 141, 142 , 143,1 5 1, 153,155,172
Dc Bono. Emilio 96 , 143. 146 , 152, 15 3, 162,170
Dc Felice, Ren zo ! 32 De Gaspari. Oreste 135
Del Bianco, Giuseppe 66
Dclcroix , Ca rlo 25
Del Negro, Piero 12
De Marc hi, Ernesto 100
De Stefano , tenente 148, 154
Dc Vecchi, Cesare Maria 145. 162
D iaz , Armando 61. 72, 78, 79, 1 11, 130
Dini , Villorio 133
D'Orazio. Raffaele 171. 172, ! 73
Dupanloup. Amilcare 171
Dupont , Amelio 113
Farina, Salvatore 15, 18 , 22, 25, 26, 28, 35. 36, 37, 41. 44, 45, 46. 55, 56, 66, 67. 89, 90, 91. 93. I lO. 111. 1 12, 113, 135 , 149, 154, 164, 166, 167, 173
Farina,·ci. Roberto 157, 167
Fava.Andrea 12
Federzoni, Luigi 157
Ferrari , G iuseppe Francesco 96
Finzi ,Aldo 152 ,153
Fiocca, Ildebrando 46
Forcella , Enzo 46
Fraccaroli, Arnaldo 76, 77, 90
Frattaroli,ca pitano 133
Freguglia, Lu igi 25, 63, 64, 66, 67 , 8 1, 9 1, 93, 95, 118, 132 , 146, 149, 152, 153 , 170
Fulmini,Antonio 93, 110, 112
Gallinari , Vincenzo 12 , 134. 135, 136
Gambara , Gastone 94
Garibaldi, Giuse ppe 41, 91, 149
Gatti,Angclo51,52,56, 75
Gazzera,Pictro 162
Gemelli , Agostino 37 , 44
Gcrra , Ferdinando 135
Giardino, Gaetano 66, 67, 96, 110, 112 ,130
Giudici, Paolo 17 , !9, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 33, 35, 36. 40, 45, 46, 55 , 59, 61, 66, 67. 91, 93, IIO, 112,1 13, 164,166
Giuliani, Reginaldo ! 7, 2 1, 24, 25, 26, 41, 42. 45, 46. 66, 93, 105, I IO. 112
Giulieni , Giuseppe 149
Gordini, Giuseppe 66
Gotta,Salvatore91
Gramsci, Antonio 152
Grandi, Dino 157
Graziani, And rea 98
Grnzioli, F rancesco Saverio 19, 25, 35, 44, 89, 98, 100, IOl, 102, 1()3, IU8 , 111,112,125,126 , 134
Gritlo,colonncllo 110
Gucrri, Giordano B. 91
lsncnghi , Mario 12, 89
L1111ino, P. 78
Lanzetta, Domenico 113
Leonardi, Giuseppe J 52
Lommi, capitano 90
Longo, Luigi E. 19, 25, 44. 91 , lii, 112,113,134
Lusignoli, Alfredo 151
Malalesta,Errico79
Mancscakhi , capitano 90
Marine11i, Filippo Tommaso 25, l 16, 11 9, 132,1 51
Marri,Piero45, 106 ,J07, 112,113
Martelli,Achillc 171,172
Ma1teott i,G iacomo 155 , 156
M;rnrelli, Umbe rto 151
Mazzuccato, Ed mondo 25, 133 , 151, 157,17 1, 173
Mecheri, Eno 25, 132
Melograni, Piero 89
Messe, Giovanni 63, 96, 97,104, 135
Monticone, Alberto 46, 56
Morozzo della Rocca, Roberto 12, 25
Mussoli ni , Benito 22, 33, 77, 79, 80, 90, 91, 11 5,117,1 1 8, 11 9,124,132, 133, 137, 138, 141, 144, 145, 149, 152, 153, 156 , 157, 159, 160, 162 , 163,166,167 , 168,170,171
Ninarra Viggi11ni, Franco 172
Nitti, Francesco Saverio 128, 130 , 135. 141
Nu nziame,Giuscppe 129
Oriundo, Vit10rio Emanu ele 66, 78, 90,127, 128,135
Oxilia,Nino91
Palierl,Mario 15, 17,25,46,89,93,110
Parisi, Alessandro 25 , 135, 164, 165, 168.171, 172
Pavone.Claudio 12,17 1
Pavone, Giuseppe 46. 53. 67. 86. 152, 171,172
Pcdercini, capitano 47
Pennclla.generalc91
Picri, Piero 110
Pignatclli, Valerio I 72. 173
Pirzio Diroli, A lessandro 13 5
Pizzirani. Giuseppe 143, t 44, I 52, 156. 157.170
Porc.1ri. capitano 47, 55
Prczzolini, Giu~cppe 133
Radicali d i P rimcglio, Maggiorino 18, 23, 25, 26. 36, 44.45, 47, 59. 172
Raggio. colonn ello 11 O
Repct1o, Raffaele 129
Rigo la , Rina ldo 159
Rizzi. Alberto 12
Roana, Mario 168
Rochat , Giorgio 67, 91, 132, 13 3, 134, 135, 136
Romanelli, Pier Bartolo I I 3
Rossi. Alcs._~ndro 80
Rossi, Carlo l06, 10 7
Rossi, Ccsa re 155
Ross i-Passavanti. E lia 173 _Rovighi , Alber1o 24
Sabba t ucci , Giovanni 132. I 34
Savona/\., Virgilio 91
ScorLa, Ca rlo 157 , 160, J (,t , 162, 171 , 172
Sccondari,Argo 137, 141,142
Segre, Roberlo 96. 173
Scrrati,G iacin10Mcn0Ui 137, 166
Simon i, Renato 24
Solari.Cesare 25. 133. 173
Spriana, Paolo 152
Staracc, Achille 25, 164
S1rnnicro, Michele 91
Susmcl. Dumo I 70
Susmel, Edoardo 170
Svanoni,Gino25, 133,173
Tcruui .Attili o 162
Trivulzio. colonnello I IO
Turati,Augusto 162
Um rn)rlo, principe 164. 169
V11ccari. GiuS(;ppe l 08
Va lori, Aldo 25
Vt-cchi, Ferruccio 17 . 19. 2 1, 25, 45, 58,66, 119 ,120, 121.1 23, 124, 133, 151,166,173
Vc rdirose. capo rale 77
Viuorio Emanuele Hl 48. 160
Vivaldi -Pa.sl1ua, capita no 95
Vivarclli, Roberto 132
Volpi.Albino 15 1
Zaccheri nì, Luib,j 15 2
Zoppi. O11avio 18, 25, 98, 99, I IO , 111 ,1 13, 154