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IL PERIPLO DELL’AFRICA DEI SOMMERGIBILI DEL MAR ROSSO DA MASSAUA A BORDEAUX

Nel gennaio del 1941, quando la situazione militare in Eritrea apparve insostenibile, per la pressione delle avanzanti truppe britanniche che, dal Sudan ormai minacciavano anche la Base di Massaua, Supermarina affrontò il problema di trasferire i sommergibili in porti amici allo scopo di evitarne l'autoaffondamento prima che cadessero in mano al nemico. Inizialmente, venne presa in considerazione la possibilità di inviare in Giappone il Guglielmotti, il Ferraris e l'Archimede, ossia le unità di maggiore dislocamento, e di fare internare in Madagascar il Perla, che non aveva autonomia sufficiente per raggiungere quel lontano paese. Nondimeno, all'ultimo momento, allo scopo di evitare che preziose navi restassero tagliate fuori dalla lotta, Supermarina si trovò d'accordo con l'ammiraglio Dönitz di tentare il loro trasferimento a Bordeaux, dove, alle dipendenze di Betasom, potevano essere impiegate utilmente per la guerra al traffico in Atlantico.

Il problema non era di semplice attuazione, poiché sia il personale, che risultava particolarmente logorato dall'intenso impiego e dalle condizioni climatiche, sia gli stessi sommergibili, per difetti nel funzionamento delle batterie e dei distillatori, non si trovavano nelle migliori condizioni per affrontare una navigazione senza scalo di circa 13.000 miglia, che presentava rischi e difficoltà notevoli. Nondimeno, avendo la Seekriegsleitung, la Direzione delle operazioni navali della Marina germanica, assicurato all'ammiraglio Dönitz che i sommergibili sarebbero stati regolarmente riforniti in mare da navi cisterna tedesche operanti nell'Oceano Indiano e nel Sud Atlantico, Supermarina, d'accordo con Marisupao decise di dar corso al trasferimento, adottando accorgimenti tecnici che permettessero di assicurare ai sommergibili la maggiore possibile stabilità di tenuta e di autonomia. Questo imponeva alcuni duri sacrifici in quanto un'aliquota degli equipaggi, non indispensabile per le operazioni di manovra, fu costretta a restare a terra per questioni di spazio, utilizzato per imbarcare un maggiore carico di carburante e viveri necessari per la riuscita della lunga circumnavigazione africana.

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Fu necessario ordinare alle unità subacquee di astenersi da azioni di guerra che potevano risultare controproducenti, e di raggiungere porti neutrali dell'Africa e dell'America Latina, qualora fosse mancato l'incontro con le navi rifornitrici. Inoltre, considerando che anche dopo l'incontro con le navi cisterna tedesche i sommergibili avrebbero potuto trovarsi ugualmente a corto di carburante nel tratto finale del tragitto, in via eccezionale venne loro concessa la possibilità di ricevere nafta dalla petroliera italiana Fulgor (Base C) entrando nel porto spagnolo di Cadice. L'eventuale rifornimento, da svolgersi solo in caso di estrema necessità, avvertendo

Supermarina con ventiquattro ore d'anticipo, doveva avvenire, per non dare nell'occhio, nel corso della stessa notte.

Una volta stabilite queste modalità i sommergibili, presero il mare per la lunga missione di trasferimento. Il Perla (tenente di vascello Bruno Napp) lasciò Massaua il 1° marzo e venne seguito a distanza di due giorni dal Ferraris (capitano di corvetta Livio Piomarta) e dall'Archimede (capitano di corvetta Marino Salvatori), mentre il Guglielmotti (capitano di fregata Gino Spagone) salpò il 4 marzo.

Superato ancora una volta lo Stretto di Bab el Mandeb, lungo poche miglia ma sempre sorvegliato da navi pattuglia e aerei britannici di base nella vicina Aden, i quattro sommergibili si addentrarono nell'Oceano Indiano iniziando il lungo periplo del Continente africano. Subito le maggiori difficoltà furono causate dal mare (per lunghi tratti agitato dai venti monsonici) che causò non poche noie agli equipaggi e agli scafi, mettendo a dura prova i nervi degli uomini e la resistenza del materiale.

Specialmente all'altezza del Madagascar le ondate raggiunsero una tale violenza da costringere i sommergibili a navigare con la prora al mare. Le ondate, che investivano e scavalcavano le torrette, sommergendo il personale di guardia in plancia, resero particolarmente difficile la navigazione del piccolo Perla, già in difficoltà, perché per risparmiare nafta, teneva un solo motore in funzione, mentre sul Guglielmotti spezzarono l'alberello della radio e poiché il sommergibile si trovò nelle condizioni di non poter trasmettere né ricevere fu necessario riparare il guasto senza indugio. Due volontari, i marinai Cuomo e Costagliola, legati con un cavo alla cintura, strisciando sul ponte raggiunsero l'estrema poppa dove si trovava l'alberello, e sebbene fossero stati più volte scaraventati in mare dalle onde e sbattuti contro lo scafo del sommergibile, con il corpo contuso e sanguinante, perseverarono fin quando non riuscirono nel loro intento.

Poi, tutto andò per il meglio. Mentre i tre sommergibili oceanici si rifornirono regolarmente al centro dell'Atlantico meridionale, a 6.600 miglia da Massaua, ricevendo la nafta dalla petroliera Northmark, per il Perla, il battello di minore autonomia, fu necessario organizzare due appuntamenti: una prima volta a sud dell'Isola Madagascar con l'incrociatore ausiliario Atlantis, ed una seconda volta nell'Atlantico meridionale con la Northmark. Inoltre, mentre i sommergibili oceanici seguirono inizialmente una rotta prossima alla costa africana, passando per il Canale di Mozambico, e quindi, doppiato il Capo di Buona Speranza e risalito l'Atlantico, raggiunsero Bordeaux transitando ad occidente delle Isole di Capo Verde, il Perla, per risparmiare miglia, seguì un percorso più breve. Infatti, per arrivare al primo punto fissato per il primo rifornimento con l'Atlantis fu costretto a passare a ponente dell'Isola Madagascar, dove, rispetto al Canale di Mozambico esistevano condizioni atmosferiche più favorevoli; poi per accorciare il percorso, tagliò ad oriente delle Azzorre, anziché ad occidente, che era la rotta percorsa dagli altri tre sommergibili.

L’incrociatore ausiliario tedesco Atlantis che nell’Oceano Indiano rifornì il piccolo sommergibile italiano Perla, salpato da Massaua e diretto a Bordeaux.

La petroliera tedesca Northmark che rifornì nel Sud Atlantico i quattro sommergibili italiani partiti da Massaua per Bordeaux. Catturata dai britannici il 9 maggio 1940 a Copenhagen fu inserita come nave rifornimento d’altura (RFA) nella Royal Navy, prestandovi servizio fino all’ottobre 1955.

Immagini fotografica e pittorica della petroliera Northmark.

Mentre il Guglielmotti, l'Archimede e il Ferraris, che avevano trascorso in mare una media di sessantacinque giorni, raggiunsero Bordeaux fra il 7 e il 9 maggio del 1941, il Perla, la cui navigazione si prolungò per ben ottantuno giorni (record di durata per quell'epoca), arrivò alla base atlantica soltanto il giorno 20.

Bordeaux 7 maggio 1941. Il sommergibile Guglielmotti entra nella chiusa che porta alla base di Betasom proveniente dall’Africa Orientale Italiana

L’ammiraglio Parona e ufficiali di Betasom assistono il 7 maggio 1941 all’arrivo a Bordeaux, da Massaua, del sommergibile Guglielmotti che è seguito dall’Archimede, arrivati insieme dopo il lungo periplo africano.

L’ammiraglio Dönitz si complimenta con il comandante del piccolo sommergibile Perla, tenente di vascello Bruno Napp, che aveva lasciato Massaua il 1° marzo 1941 per arrivare a Bordeaux, dopo due rifornimenti in mare a navi corsare tedesche. Era giunto a Bordeaux il 20 maggio dopo ben 81 giorni di mare

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