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Elio Varutti
Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960
Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni
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Provincia di Udine
Provincie di Udin
Principali abbreviazioni e sigle
Archivio della Curia Arcivescovile Udinese (ACAU)
Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli (AORF)
Archivio di Stato di Udine (ASUd)
Archivio per l’Ufficio per le Zone di Confine, Castelnuovo di Porto, provincia di Roma (UZC)
Associazione Nazionale Alpini (ANA)
Associazione Naz. tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia (ANCDJ)
Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD)
Centri raccolta profughi (CRP). Centro smistamento profughi (CSP)
Comitato Alta Italia per la Venezia Giulia e Zara (CAIVGZ)
Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (CNVGZ)
Facebook (FB)
Gioventù Italiana Littorio (GIL)
Gruppo Giovanile Adriatico (GGA)
Opera Nazionale Balilla (ONB)
“Odeljenje za Zaštitu Naroda” (OZNA) = Dipartimento per la Sicurezza del Popolo
Territorio Libero di Trieste (TLT)
Unione Antifascista Italo Slovena (UAIS)
“United Nations Relief and Rehabilitation Administration” (UNRRA) b = busta d’archivio; c, cc = carta/e; cicl. = ciclostilato; cit. = citato; coll. = collezione privata; datt. = dattiloscritto; f, ff = fascicolo/i; int. = intervista a una fonte orale; ms = manoscritto; NdA = Nota dell’Autore; p, pp. = pagina/e; [ ] = in parentesi quadrate precisazioni dell’Autore su testo altrui.
Copertina: Udine, Villaggio metallico, Via Monte Sei Busi, 1952. Da sinistra: Maria Osso, Maria Cerri, Ugo Cerri, Pietro Buttignoni (l’artigliere), Onorina Mattini, Bruno Mambelli, Angelo Totaro (bambino) figlio di Uliana Buttignoni e Maria Buttignoni. Coll. famiglia Mattini, Udine.
Editing: Elio Varutti
Correzione delle bozze: Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti (Capitolo II), Daniela Conighi (paragrafi 5.5.3, 5.5.4, 21.1, 21.3 e 28.1), Fabiola L. Modesto (par. 5.6), Celso Giuriceo (par. 6-6.1), Paola Barbanti (par. 7), Mariagioia Chersi (par. 9-9.2), Martina Finco (par. 11), Graziella Dainese (13.413.4.1), Antonella Mereu (par. 16), Giorgina Vatta (par. 16.3), Giovanni Lupetich (par. 19), Paolo De Luise (par. 35), Luisa Pastrovicchio (par. 38), Claudio Ausilio (Capitolo XIII)
Stampato in Italia. Prima edizione: novembre 2017. Editore © Provincia di Udine, Provincie di Udin
Prima ristampa: Udine febbraio 2018. Seconda edizione, in formato digitale: aprile 2018.
Grafica: S.P. Zucchiatti. Tipografia: Centro Stampa Provincia di Udine Sede dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine: Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine Telef. e fax 0432.506203 – orario: da lun. a ven. ore 10-12 e-mail: anvgd.udine@gmail.com
Introduzione
È una consistente raccolta di testimonianze che ripercorre il dolore di un esodo forzato, uno sradicamento dalla propria terra, dal proprio mondo, dalla propria casa e, insieme, le molte difficoltà di un nuovo inizio in un Paese, l’Italia, che non li accolse a braccia aperte come, invece, loro auspicavano.
Grazie a questa pubblicazione che arricchisce il filone di studi sull’argomento, lo stimato professor Elio Varutti contribuisce ad approfondire la conoscenza di una pagina di storia d’Italia ancora poco nota: quella che riguarda gli esuli fiumani, giuliani e dalmati, il loro passaggio in Friuli e a Udine dove ebbero come principale punto di riferimento il Centro di smistamento di via Pradamano. Centomila i profughi che vi si fermarono – come inciso nella lapide, apposta nel 2007, in quella che è la sede della Circoscrizione – prima di prendere la destinazione definitiva: per alcuni il nostro territorio ha rappresentato la tappa di un viaggio, per altri – varie migliaia – l’inizio di una nuova vita. Impossibile, come emerge dai racconti, sopire la sofferenza dello strappo, della fuga, della paura e la memoria delle grida strazianti provenire dall'abisso, dalle foibe, dal martirio. Di questo doloroso periodo storico, collegato al Trattato di Pace del 1947 che ha segnato in maniera drammatica le sorti delle genti e del confine orientale italiano, si parla e si riflette da troppo pochi anni.
Fondamentale è stata l’istituzione, nel 2004, da parte del Parlamento italiano, del Giorno del Ricordo, un’occasione, quella del 10 febbraio di ogni anno, per diffondere la verità dei fatti sul massacro delle foibe e sull’esodo e trasmetterla alle giovani generazioni. Ed è proprio ai ragazzi che il compianto Silvio Cattalini, per diversi anni presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) di Udine, voleva rivolgere la divulgazione storica dell’esodo di Zara, impegno che ha rappresentato la sua ragione di vita.
La Provincia di Udine ha sempre appoggiato questa impostazione: la memoria è una risorsa che va coltivata e condivisa, un dono da consegnare a chi non c’era per non dimenticare vicende storiche e drammi umani di una immensa tragedia del Novecento. Ecco perché, tra le tante attività svolte per favorire una maggior conoscenza di quel periodo storico e dei patimenti degli esuli, mi preme ricordare la rappresentazione speciale, rivolta proprio agli studenti delle scuole superiori, di “Magazzino 18”, il lavoro teatrale di Simone Cristicchi inserito anche dal professor Varutti tra gli autori che hanno trattato la tematica dei profughi in modo particolare. “Magazzino 18” è un testo che non fa sconti a nessuno, racconta un dolore che non può avere un colore politico, ha l’obiettivo di farci riflettere sulla nostra storia quale componente della nostra identità e del nostro futuro. Affinché ricordare quel tremendo passato, “una barbarie” l’ha definito Napolitano, contribuisca a costruire una memoria collettiva che osteggi l’odio, le sofferenze, l’intolleranza.
Pietro Fontanini Presidente della Provincia di Udine
Dedico le presenti pagine a: mia moglie Daniela Conighi, nata in una famiglia esule da Fiume, suo fratello Carlo Cristiano Conighi, nato a Fiume nel 1943 e morto esule a Ferrara nel 2010, sua mamma Miranda Brussich, nata a Pola nel 1919 e morta esule a Ferrara nel 2013, suo papà Enrico Conighi, nato a Fiume nel 1914 e morto esule a Ferrara nel 1995, suo nonno, architetto Carlo Leopoldo Conighi, nato a Fiume nel 1894, presidente dell’ANVGD di Udine dal 1947 al 1962 e morto esule a Udine nel 1972, suo bisnonno, ingegnere Carlo Alessandro Conighi, nato a Trieste nel 1853, costruttore edile nel Golfo del Quarnaro, presidente della Camera di Commercio e Industria di Fiume fino al 1915, consigliere di D’Annunzio nel 1919 e morto esule a Udine nel 1950, discendenti e cari familiari esuli a Firenze, Gorizia, Klagenfurt, Roma, Trento, Udine e Vicenza
Prefazione
È con particolare orgoglio ed emozione che mi accingo a scrivere questa presentazione al libro del professor Elio Varutti, stimato e validissimo Vice Presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Ritengo indispensabile ed importante il suo contributo di storico e testimone della storia degli esuli istriani, fiumani e dalmati, e preziosa la sua presenza nei ruoli istituzionali dell’Associazione stessa. Questo libro ne è una palese dimostrazione.
Desidero anche ringraziare l’Amministrazione Provinciale di Udine, nella persona del Presidente Pietro Fontanini, che ha creduto in quest’opera, tanto da volerla finanziare.
È la terza volta che il professor Elio Varutti si cimenta in una pubblicazione sulla storia degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Nel 2007 aveva pubblicato una approfondita ricerca storico sociologica sul Campo profughi di Udine e sulla vita associativa del nostro sodalizio con la premessa dell’ingegner Silvio Cattalini. Proprio il compianto presidente dell’ANVGD di Udine ebbe a dire di quel lavoro che era “un brano di storia sconosciuta”.
Nel 2015 è stato il turno di un libro edito dall’Istituto “B. Stringher” di Udine e scritto a più mani. Il titolo è “Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e il Centro di smistamento profughi di Udine 1943-1960”. Oltre a Anna Maria Zilli, la dirigente scolastica, hanno collaborato a quell’opera altri tre insegnanti di storia: Roberto Bruno, Elisabetta Marioni e Giancarlo Martina, che era il referente del Laboratorio di Storia di quella scuola superiore commerciale alberghiera e turistica.
È veramente singolare che l’autore sia così attento ai nostri temi solo per una vicinanza familiare acquisita: la suocera nata a Pola, mentre suocero e cognato erano di Fiume. Certo ci sono pure i suoi ricordi di quando era bambino in via delle Fornaci, nelle case Fanfani, e giocava con i figli degli esuli. Quelle abitazioni sono state costruite nel 1950 proprio vicino all’ingresso secondario del Centro di smistamento profughi da dove transitarono oltre cento mila italiani in fuga dal regime jugoslavo, che si era annesso l’Istria, Fiume e Zara. Di più: il suo più caro amico d’infanzia aveva la mamma che visse a Fiume e, nel 1943, vide il rastrellamento degli ebrei da parte dei nazisti.
Appassionato della storia orale, Varutti ha raccolto centinaia di interviste dagli esuli, dai loro discendenti e dai vicini di casa, per portare la viva voce dei protagonisti dell’esodo sul piatto della bilancia, oltre ai documenti scritti, ben s’intende, volendo operare nell’accuratezza scientifica.
Varutti non è profugo. È un friulano sensibile alle tematiche dell’esodo giuliano dalmata. È per questo che riteniamo ancora più importante e di valore il suo interesse per questa tematica e questo ‘mondo’ di storia, valori, emozioni, ragioni. Tale spinta alla verità storica l’ha portato a intraprendere varie attività didattiche nella scuola dove ha insegnato Economia turistica fino al 2016, prima di andare in quiescenza. Le iniziative sul Giorno del Ricordo dell’Istituto “B. Stringher” si sono succedute con cadenza precisa per una decina di anni, coinvolgendo con discrezione dirigenti scolastici, colleghi di lavoro e migliaia di studenti in ricerche innovative, mostre artistiche e con la raccolta di tanto materiale iconografico, spesso digitalizzato e inserito nel web a disposizione di tutti gli interessati.
Quest’opera ha tre grandi meriti. Sviluppa la conoscenza storica sul confine orientale, andando oltre la Cortina del silenzio sui tragici fatti delle foibe. Con maggiori conoscenze si possono prendere decisioni più oculate e vitali. Un secondo valore è riferito al ricordo, su cui si incardina la legge del 2004 che ha istituito appunto il Giorno del Ricordo e da cui ha preso slancio il famoso discorso del presidente Giorgio Napolitano, del 2007, di denuncia del silenzio della storia sui fatti delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata dei 350 mila profughi italiani fuggiti dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Senza memoria quale potrebbe essere il destino di un popolo? Ce lo insegnava anche Silvio Cattalini.
L’ultimo valore emergente da queste pagine si riferisce alla coesistenza pacifica tra i popoli di un grande aggregato economico, politico e sociale com’è l’Unione Europea, cercando di mettere in secondo piano i nazionalismi che tanto hanno nuociuto nel Novecento. Lo sviluppo della pace favorisce lo scambio commerciale e la crescita economica dei paesi contermini. Siamo indubbiamente nell’alveo della politica del dialogo e del disgelo tra le due sponde del Mare Adriatico così tanto voluta e propugnata sin dagli anni ’90 del Novecento dall’ingegner Silvio Cattalini, nato a Zara. È su questa strada che siamo convintamente impegnati nelle nostre attività associative.
Il presente volume, oltre a un grande materiale fotografico e documentario, utilizza in veste storica e mostra una serie di lettere, epistolari, diari e memoriali dell’esodo giuliano dalmata. C’è poi il “case history” del Centro raccolta profughi di Laterina, in provincia di Arezzo. Si tratta di un’inedita storia raccolta da tesi di laurea fiorentine, molti ricordi e rari documenti di esuli passati da quel CRP, oltre a disegni e mappe della baraccopoli ricostruiti grazie all’insostituibile collaborazione con il delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo. Il testo presenta poi altre interessanti firme in certi paragrafi, come risulta pure dal blog tenuto da Varutti da diversi anni sui nostri temi e dai profili in Google, Facebook e Yahoo che ha aperto nel 2017 in nome dell’ANVGD di Udine, registrando numerosi contatti e visualizzazioni in regione, in Italia e pure all’estero.
Essendo un esperto in metodologia e linguistica delle lingue minoritarie, con diploma conseguito all’Università di Udine, Varutti affronta e valorizza con uno spirito particolare anche il linguaggio utilizzato dagli esuli nei loro racconti.
Bruna Zuccolin, Presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD)
Ricerca ed analisi dei documenti dell’esodo
Ci sono persone che con accuratezza, semplicità, pacatezza, sanno donarci la consapevolezza del passato, ci insegnano che la grande Storia è vera perché è vita di tante persone, tracce, ricordi, percorsi interrotti, e questa consapevolezza lascia in noi segni che permangono e che ci trasformano. È questo il dono che ci ha fatto Elio Varutti con il suo paziente lavoro di questi anni, con le sue lezioni, con questo volume così analitico, ampio, vero.
Elio Varutti ormai da diversi anni è impegnato infatti in un’attenta ricerca ed analisi dei documenti, in una raccolta delle testimonianze di un esodo drammatico, che in diverse fasi anche lontane nel tempo, e con episodi e momenti terribili, ha coinvolto gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia che lasciavano lavoro, case, beni, affetti per cercare di sopravvivere e per costruire un futuro lontano dai luoghi, sempre cari nel ricordo, che li avevano visti nascere.
Una folla che ha attraversato silenziosamente il nostro Friuli, cui il Friuli e l’Italia hanno risposto con una parca accoglienza, venata di diffidenza.
Per salvaguardare equilibri internazionali c’è stato un assordante silenzio che solo negli ultimi anni è venuto meno.
Tanto più va riconosciuto e apprezzato il ruolo di chi, come il compianto ingegner Silvio Cattalini, già presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), ha sentito come un dovere il mantenere il ricordo trasmettendolo da una generazione all’altra con dolore, con passione, ma senza odio, cogliendo ogni occasione, parlando nelle scuole, nelle associazioni e anche all’Università della Terza Età di Udine, dove proprio Elio Varutti – che ha raccolto il testimone di Cattalini – ha tenuto, nell’ambito delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo, un’apprezzata conferenza su “Il centro di smistamento profughi di Udine a 70 anni dal trattato di pace e dall’esodo di Pola” e sta sviluppando in un corso semestrale che sta appassionando i nostri iscritti su Sociologia dell’esodo giuliano dalmata.
Sono le innumerevoli testimonianze che rendono vive le lezioni e gli scritti di Varutti, e sono state proprio la perseveranza, l’umiltà e la delicatezza dell’autore che hanno facilitato le persone ad aprirsi e a condividere memorie per tanto tempo taciute anche agli stessi familiari; di questo i corsisti e tutta l’UTE gli sono profondamente grati, e sono certa che lo saranno anche i lettori di questo volume.
Maria Letizia Burtulo
Presidente dell’Università della Terza Età (UTE) di Udine
Maggio 1945, come i titini uccidono gli italiani d’Istria nella foiba, da un opuscolo inglese, citato da P. Flaminio Rocchi, 1990