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LA FINE DEL REGIO SOMMERGIBILE MURENA
Qui di seguito riportiamo il testo inviato nel 1987 da Longanesi Cattani alla redazione di "Notiziario della Marina" in cui si precisano le dinamiche relative ali ' autoaffondam ento del sommergibile Murena . La versione dell'amm i raglio Longanesi Cattani trova piena conferma nei documenti conservati presso l'archivio dell ' Ufficio Storico della Marina Militare.
«Gentile Diretto re , ho letto sul n. 8/9 (Agosto-Settembre 1987), del "N otiziario della Marina", alla pagina 171 , una versione del tutto inesatta, della fine del regio sommergibile Murena di cui io ero il comandante.
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L'inesattezza di tale versione è stata rilevata, oltre che da me, anche dal sommergibilista che diede dir et ta assistenza al capitano del Genio Navale Ma- rietti (Capo Servizio Genio Navale del nostro battello) durante le operazioni di autoaffondamento dell'Unità, l 'allora sergente mitragliere Italo Tarca, imbarcato con me prima sul Da Vinci e poi sul Murena, attualmente residente a Sondrio.
In effetti gli awenimenti che portarono all'autoaffondamento del Murena, ed alla dolorosissima perdita del capitano Marietti, si svolsero in modo completamente diverso da come vengono riportati sul "Notiziario". Come si può rilevare nell'opera Decima Flottiglia MAS del comandante Junio Valerio Borghese (Garzanti 1965, Dodicesima edizione, pagine 349-350) il giorno 8 settembre 1943 il regio sommergibile Murena, al mio comando, era pronto per eseguire un attacco a Gibilterra, previsto per il 2 ottobre 1943. Preciso che il giorno 8 settembre 1943 facemmo con il Murena l'ultima uscita in mare, che concludeva la preparazione della suddetta operazione d'assalto, con risultati pienamente soddisfacenti sia nei riguardi del grado di addestramento raggiunto dal personale, che del funzionamento dei materiali.
Rientrammo alla nostra base presso la Decima Flottiglia MAS nella notte poiché avevamo concluso quest'ultima giornata di preparazione con un'esercitazione di tiro notturno che ci aveva impegnati in mare per le prime ore di oscurità dopo il tramonto. Al nostro rientro ci colse del tutto impreparati ed increduli la notizia dell'armistizio trasmessa dall' emittente radiofonica civile. Tale notizia appariva del tutto inverosimile a noi che, proprio quel giorno, avevamo appena ultimato la preparazione di un'imminente azione di attacco particolarmente impegnativa.
Nell'incertezza della situazione decisi di approntare il battello per una missione prolungata, imbarcando siluri, munizioni, viveri, carburante, e di uscire appena possibile in mare aperto, ove avrei potuto prendere le migliori decisioni a ragion veduta, con le indispensabili garanzie di legittimità degli ordini ed in piena libertà .
D iedi quindi gli ordini conseguenti all ' ufficiale in seconda ed al direttore di macchina che avevano entrambi condiviso, senza alcuna riserva , la linea di condotta da me adottata in quell 'incerta situazione. Nelle prime ore del mattino successivo, 9 settembre, mentre erano in corso le operazioni per l' approntamento del battello, d'accordo con il comandante della Decima Flottiglia MAS, C.F. Junio Valerio Borghese, dal quale dipendevo direttamente, mi recai a Lerici con l'intento di ottenere da Generalmas qualche chiarimento sulla situazione che a noi appariva tuttora incerta e confusa .
Al mio rientro alla Decima Flottiglia MAS, al Muggiano, ove avevo lasciato il mio sommergibile ormeggiato alla banchina, in fase di approntamento, fui informato dal comandante della flottiglia che, per ordine del comandante in capo dell'Alto Tirreno, il mio Murena , insieme ai sommergibili gemelli Sparzde e Grongo, era stato inviato verso una zona interna alla diga foranea con l'ordine di autoaffondarsi. Operazione che veniva svolta sotto la direzione del maggiore del genio navale Sanna, capo dell'ufficio di sorveglianza della Marina presso i cantieri O.T.O. Melara .
Evidentemente, per le rigorose norme di assoluta riservatezza, sempre strettamente osservate anche verso i Comandi del livello più elevato, nel caso di missioni di sommergibili trasportatori di mezzi d'assalto, al comandante in capo dell'Alto Tirreno, era stato deliberatamente celato che il Murena (a differenza del Grongo e dello Sparz'de tuttora in corso di allestimento) era già pronto ed addestrato per un'imminente missione di assalto. Ignorando la situazione, il comando in capo dell'Alto Tirreno aveva emanato un ordine di autoaffondamento unico per i tre battelli che gli risultavano tutti in corso di allestimento.
Appena chiarita telefonicamente la nostra diversa situazione rispetto agli altri due sommergibili gemelli, il comando in capo dell'Alto Tirreno accettò la mia richiesta di annullare, per il Murena, il suo ordine di autoaffondamento, ed io diressi immediatamente con un velocissimo M.T.S., messomi a disposizione dal comandante della Decima Flottiglia MAS, verso il miobattello (che vedevo fermo, insieme ai due sommergibili gemelli Grongo e Sparide, in prossimità della diga foranea), per comunicare l'annullamento dell'ordine di autoaffondamento e confermare gli ordini di approntamento all'uscita in mare aperto .
Quando ero ormai a poche centinaia di metri dal mio sommergibile lo vidi immergersi scomparendo repentinamente dalla superficie.
Dal pontone che forniva la necessaria assistenza ai tre battelli per le operazioni di autoaffondamento , sul quale si trovava il sergente mitragliere Italo Tarca, mi fu comunicato che il capitano del genio navale Marietti, capo servizio G.N. del Murena, che stava eseguendo personalmente le operazioni di autoaffondamento del nostro battello, sotto la direzio- ne del maggiore G.N. Sanna, era rimasto nell ' interno del sommergibile affondato. Fu chiaro , in seguito, che la causa di tale imprevisto, repentino affondamento del 1\1.urena, era stata l'apertura degli imbarchi siluri predisposta dai siluristi in attesa dei siluri da imbarcare che l ' ufficiale in seconda stava cercando di procurare in Arsenale, mentre il battello era ancora ormeggiato alla banchina.
Tali aperture degli imbarchi siluri erano sfuggite ali' attenzione del personale che successivamente aveva compiuto i preparativi per l' autoaffondamento, perché erano nascoste dal pagliolato che era stato rimesso a posto per consentire il traffico degli altri materiali da imbarcare.
Con ogni probabilità, il capitano Marietti, per non essere travolto dall ' ingente violento afflusso di acqua , che entrava nel battello in modo del tutto imprevisto dagli imbarchi siluri aperti, si era rifugiato nella camera motori , adiacente alla camera di manovra in cui si trovava, chiudendo dietro di sé la porta stagna. Da quel locale, infatti, il capitano Marietti continua lungamente ad indicare la sua presenza battendo colpi sullo scafo, colpi ai quali rispondevano, con colpi dall 'esterno i migliori sommozzatori della Decima Flottiglia MAS, guidati dal T.V Massano, prontamente accorsi su nostra urgente chiamata per procedere ai tentativi di salvataggio dello stesso capitano Marietti. Tentativi resi molto difficili dal fatto che la camera motori ove si era rifugiato il capitano Marietti non aveva garitt e di fuoriuscita in corrispondenza della porta stagna che la divideva dalla camera di manovra, allagata su un fondale di 18 metri per cui, quando finalmente fu possibile ai sommozzatori aprire quella porta stagna, rag- giungere il capitano Marietti e riportarlo alla superficie, questi era già senza vita ed a nulla valsero, purtroppo, i prolungati tentativi di rianimazione che il servizio sanitario della D ecima Flottiglia MAS, accorso insieme ai sommozzatori, iniziò immediatamente.
Il sergente Italo Tarca ed io seguimmo dall'inizio tutti gli awenimenti successivi ali' affondamento del lv!urena: i tentativi di salvataggio, e quelli di rianimazione del mio sventurato Capo Servizio Genio Navale, al quale ero legato da profondo affetto, così come lo ero a ciascun uomo del nostro equipaggio.
L'equipaggio del Murena era composto esclusivamente da volontari, ed in larga misura da sommergibilisti che avevano operato con me per tutta la durata del conflitto, prima sul Brin (in Mediterraneo ed in Atlantico), subito dopo sul Da Vinci (in Atlantico) ed infine (dopo una breve parentesi in Mar Nero) si erano offerti per costituire l 'equipaggio di un sommergibile destinato alle missioni con i mezzi d' assalto, del quale io ero il comandante designato.
Di questo nuovo battello curammo l'allestimento in tutti i dettagli, sulla base delle esperienze che avevamo maturato insieme in tre anni di operazioni di guerra sui diversi fronti; uno dei più valorosi era proprio il sergente mitragliere I talo Tarca (nella foto pubblicata sul "Notiziario" è il quarto da destra della prima fila in basso) intrepido combattente nelle azioni di fuoco in superficie che determinarono alcuni successi.
Più di ogni mia parola, l'espressione che si può cogliere sul volto di ciascuno, in questa foto scattata alla vigilia della nostra prima missione di assalto, esprime qual era lo spirito del nostro equipaggio composto di uomini animati dallo stesso ideale, ed uniti tra loro assai più di quanto lo si possa essere in qualsiasi altra famiglia umana.
Essi non avrebbero mai tollerato che uno di loro venisse soppresso con la barbara azione ingiustamente attribuita ai tedeschi nella versione riportata sul "Notiziario". A differenza di quanto viene erroneamente asserito in tale versione, né prima, né durante le operazioni di autoaffondamento, né successivamente durante i tentativi di salvataggio e di rianimazione del capitano Marietti, prolungatisi complessivamente per alcune ore, si verificò mai alcun intervento, né si delineò alcuna minaccia di intervento, da parte dei tedeschi.
L'unico portello aperto, quello della torretta non fu mai chiuso, né dal maggiore G.N. Sanna, che dirigeva le operazioni di autoaffondamento, né dal sergente Tarca che dava diretta assistenza al capitano Marietti, mentre io stavo sopraggiungendo con un M.T.S., unità di un tipo di dotazione alla Decima Flottiglia MAS, di cui facevamo parte, ben noto a ciascuno di noi, sicuramente identificabile come Unità italiana dal personale che dirigeva o eseguiva le operazioni di autoaffondamento.
Ed infatti il Sergente Tarca mi ha recentemente confermato che non solo l'Unità con la quale io sopraggiungevo era stata da loro riconosciuta quale appartenente alla nostra flottiglia, ma che avevano notato la mia presenza a bordo. Roma