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Le lettere

Nel corso della guerra le corrispondenze sono state calcolate in quasi 4 miliardi di unità. Si trattò di una vera e propria ossessione postale, si scri veva poco prima di un attacco, nelle retrovie, e si scrisse molto anche da Treviso.

I n questo senso la guerra rappresentò un momento di estrema importanza nella storia della società italiana, costringendo milioni di uomini a confro ntarsi co n la sc rittura come mezzo di comunicazione essenziale. La cosa naturalmente non fu semplice , del resto il cen simen to del 1911 registrava ancora il 40 % di analfabetismo, e comunque l ' insicurezza nel governare la scrittura espose i soldati al ri sc hio concreto di vedere le loro corrispondenze gui date da una serie istituzioni, generalmente controllate dal mondo cattolico, come le case del soldato.

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Questi aspetti, per così dire tecnici, e bbero sicuramente una certa importanza, tuttavia n eU' affrontare la lettura delle lettere dei soldati ci sono degli aspetti che reputo ben più importanti , primo far tutti il fatto che qu esti soldati dovevano mettersi in relazione con persone distanti da loro non solo fisicamente ma anche dal pun to di vista dell'esperienza. Si è già avuto il modo di dire come in definitiva furono i medici a registrare le lo ro vicende belliche, nelle lettere viceversa questi aspetti vengono normalmente omessi. Del resto si poteva raccontare ad una madre l 'immane carneficina che si stava compiendo al fronte? , si poteva raccontare che si era ricoverati in un manicomio? Si attivavano complessi sistemi di autocensura che determinarono materialmente gli esiti degli scritti.

Il tenente Bernardo scrive al fratello

"Caro Fratello

Ti scrivo per dirti che se di salute sto bene , m'è successo la sventura di essere internato nell'ospedale P sichiatrico di Treviso. Non allarmarti per questo anzi anche alla mamma non dire nulla , ci ho scri tto che sono in vece farmaci sta nell'ospedale dove non si può scrivere perchè un ospedale di militari (pieto sa bugia). Se ti potrò vedere a voce potrò raccontarti ma in caso ti terrò informato. Tu scrivimi e può darsi che io abbia biso gno di te. Non ne posso a meno. Scrivimi qualche cosa se sei ancora a Parma, se potessi quando chiamerò fare un sal to fino qui. É purtroppo cosl. Sappi però che in qu esta prova io mi sostengo e non mi abbatto e ho fiducia che tutto andrà bene. Il mio indirizzo è Ospedale Militare Psichiatrico Treviso. La notizia accoglila con calma, se c'è uno che dovesse spaventarsi sono io , eppure mi sono rassegnato".

Vi è poi la cens ura militare che nell 'esercito italiano , in lin ea co n i principi disciplinari imposti da Cadoma , assunse un carattere essenzialmente repressivo, il che significò per molti soldati poco ca uti finire sotto processo. Nelle lettere questo aspetto si palesa chiaramente e spesso i soldati intratten gono un rapporto quasi personale con il censore nell 'es tremo tentativo di impietosire chi aveva il potere di fermare i loro scritti.

TI s oldato Paolo terminava la sua lettera:

" ... che miscusono tanto del mio ri tardo ; e se c ' è dei erori e anche che mi scusano i Signori Uficiali che li passano la censura se o scritto troppo".

Per l ' aspirante ufficiale Marco (Salandra-Taranto) era del tutto ovvio dover evitare di scrivere su determinati argomenti, rinvi andone la discussione in circostan ze meno controllabi li :

" ...Desidero rivederti quando andrai in licenza invernale e di fermarti un paio d'ore a Treviso quando sarai di passaggio e d i venirmi a tro vare affmché io pos sa parlare a voce ,e per darti alcune spiegazioni di quelle cose che tu chiedevi a mio padre. Non mi spiego perché tu mi capisci e q uello che vorrei dirti non posso scriverti perchè andrebbe soggetto a censura ".

Naturalmente l'argomento trattato merita maggior approfondimen to e attenzione, tuttavia è un buon punto di partenza per comprendere nella lo ro complessità gli scri tti dei soldat i e d i n fondo non sorprender si se l 'oggetto esclus i vo d ei loro pensieri era rivol to alla fam iglia. Mi sembra a questo punto piuttosto chiaro che per degli uomini che avevano vissuto l'indicibile, senza più nessun punto di riferimento , travolti da una realtà di cui non riuscivano a delinearn e nemmeno i confini, l ' unica s peranza non po teva che essere rivolta alla sola certezza che ancora li ancorava alla vita: la famiglia.

La famiglia ass umeva un valore taumatur gico, ripercorrere con la fantasia anche i p i ù piccoli gesti legati alla quotidianità aiu tava a ridurre quella fra ttura che si era aperta con la parte nz a pe r il fronte. Una frat t ur a che con il tem po si era fa tt a sempre più ampia tanto da spingere molti soldati sul baratro dell'an nie ntame nto. Nelle lettere si può notare quasi un rapporto fisico con l 'ambiente domes tico. Tra le numerose a mia di sp osizione propongo questa lettera a titolo esemp li ficativo. Il soldato Alfredo (L azzago Brabbia) , che era al fronte dal 1915, stupendosi d i come le notizie potessero gi u ngere a casa "da così lo ntano" , immaginava, quasi assapor ava il gusto delle pere de l suo frutteto:

" 14/ 5/ 16

Caro Padre da p arecchi giorni ho ricevu to la vostra gentil lettera che v i trovate in buona salute op i acere io sto unpo mel io di pr i ma son proprio contento ce siete premuroso verso di me, per !arnia corris p ond enza verso i miei fra te lli . P are unimposibile che voi sapiate le condizioni della mia salute da cosi lon tano epo i ancora col' lavoro ce ciavete midite che della mia malatia sono presto g uarito me ntre invece civo! mo l to temp o. Ma però vi sicuro che vengo a casa anchora, allora velogiuro proprio c h e vi sarò fede le immancabile, per me non pensatec i a altro perde sono curato da un medico ch e mi voi bene intanto la disastro s a guerra senevà, e io saro salvo dogni perico lo mi rincrescie mo lt o di n on poter es sere a casa a mangiare le pera chisà come son saporite questanno mi corre lacolina in bocca di quel dolce fru tto ma voi sazierete . Spero davere q uell i d autunno se avete lin deri z zo di l uigi la prima volta che mi scrivete farete il favo r e di mandarmelo ( ...) ? Se non fate il giesuvitismo come il passato rniresta che disalutarvi d avero tutti che scrive so no Alfredo

Sarete molto gentile adire una curo na di rusario a nome mio ditemi se ce ancora la mis a amante all'opaese" .

Conclusioni

Uno dei meriti di questo convegno credo sia quell o di aprire finalmente un o sq uarcio su degli aspetti della grande guerra rimasti fmo ad ora confinati in amb iti relativame nte ristretti . I morti per malattia nel caso dell'intervento di Daniele Ceschin , le nevrosi di guerra per quanto riguarda il mio intervento, sono in vece te matiche assolu tamen te rilevanti nell ' ambito della ricerca s toriografica sulla grande guerra. In particolare partendo dall'esperienza di guerra dei soldati che manifestarono una qualche forma di disagio psichico, possi amo intraprendere nuovi ambiti di ricerca che coinvolgono aspetti che ancora oggi non sono stati del tutto chiariti. Mi riferi sco in particolare ai fenomeni di resistenza e rifiuto alla guerra. Forse le vicende drammatiche di questi uomini possono aiutarci a co mprende quali fo ssero gli spazi reali che la guerra moderna lasciava al di ssenso. L'errore per molti anni è s tato nel voler vedere solo nei fenomeni più clamorosi i segnali di insofferenza da parte dei so ldati. In realtà nel corso della guerra il di ssenso ha avuto modo di manifestarsi in modi, per cosi dire, non convenzionali, rimanendo legato spesso a gesti individuali più che di massa, basti pensare alla diserzione, all'autolesionismo, alla renitenza e non ultimo alla follia, segnali inequivocabili che spetta a noi ora saper raccogliere.

No i tutti abbiamo un debito verso ques ti so ldati lungo quasi 90 anni. Per troppo tempo colpevolmente un po ' tutti li hanno ignor ati, passati sotto s ilenzio o al massimo ricordati con un misto di compass ione e sorriso, i così detti - mati dea guerain realtà sono lo specchio della cattiva coscienza di tutta l 'umanità.

Fonti Archivistiche

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Idem, fascicolo Personale.

Idem , fascicolo Statistica.

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Archivio provinciale dì Treviso, Manicomi centrali veneti.

Idem , Opere pie - manicomi centrali vene ti.

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Idem, Deliberazioni della Deputaz ione Pro vinciale 1867-1947.

Idem, Verbali del Consiglio Provinciale.

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Pubblicazioni Perio Di Che

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