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La ripresa degli scambi culturali negli anni Venti e il VOKS

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che ottiene un contratto per scambi di film con la Sevzapkino,30 tuttavia l’accordo si scontra da subito con problemi tecnici e burocratici, e soprattutto con l’ostacolo della censura sovietica. Secondo il titolare della SACIR, Giuseppe Reboa, che era stato uno dei primi convinti assertori, anche sulla stampa, della necessità di riattivare i commerci con la Russia sovietica, il suo caso “dimostrerebbe come sia impossibile lavorare con la Russia, pur avendo in mano fior di contratti”, poiché dei molti film tradotti e inviati a Mosca a sue spese quasi nessuno aveva ottenuto il visto della censura (AM, b. 53, f. Rapporti commerciali italo-russi, sf. SACIR-Sevzapkino).31 Il contratto stipulato nel 1924 è oggetto di una vertenza di cui si trovano tracce fino al 1935 (AP, 1931-45, b. 18, f. 13 – Reclami), mentre per uno scambio cinematografico più proficuo bisogna attendere la fine del decennio. Per quanto attiene agli scambi in ambito musicale e teatrale, nel gennaio 1925 l’ambasciatore Manzoni comunica al Ministero l’avvenuto accordo per due concerti a Mosca e due a Leningrado del maestro Bernardino Molinari, direttore del Teatro Augusteo di Roma, che avrebbero dovuto costituire la base di un programma concreto di scambi musicali tra Roma e Mosca, “così come a Venezia, nella scorsa estate sono stati riallacciati i contatti tra la pittura italiana e quella russa”,32 tuttavia la tournée del maestro Molinari è rimandata prima all’autunno e poi alla primavera del 1926 (Affari commerciali, 1924-26, Russia, f. 54/4).

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Nel clima di entusiasmo e rinnovata fiducia nei rapporti con l’Urss impresari privati o sedicenti comitati promotori di scambi con la Russia propongono al Ministero ambiziosi e dispendiosi progetti di tournées italiane, ma né il governo italiano né quello sovietico sono disposti a elargire i finanziamenti richiesti, e almeno in un caso si tratta di progetti di avventurieri, tempestivamente fermati onde evitare il “verificarsi di qualche giro artistico che danneggerà il buon nome italiano e la serietà della ripresa delle relazioni artistico-culturali Italo-russe” (Mosca, 15 gennaio 1926. Affari commerciali, 1924-26, Russia, f. 54/4). Decisamente più contenuti e concreti sono i progetti dell’ambasciatore, che cerca di combinare accordi per tournées liriche di artisti italiani giovani e non ancora affermati, su esplicita richiesta del Bol’šoj Teatr, poiché i teatri sovietici non possono permettersi “i prezzi americani” e i pagamenti in valuta estera. Se l’accettazione di cachet mode-

30 Nome assunto dal 1922 al 1925 dalla casa di produzione cinematografica nota come Lenfil’m, fondata nel 1918. 31 Secondo una lunga memoria senza data relativa alla vertenza della SACIR, Reboa avrebbe fin dal 1919 pubblicato “quasi ininterrottamente” in vari giornali italiani, tra cui «Il Tempo» di Roma e il «Corriere Italiano» (AM, b. 53, f. Rapporti commerciali italo-russi, sf. SACIR-Sevzapkino). 32 Il riferimento è alla XIV Esposizione internazionale d’arte di Venezia del 1924, cui l’Urss aveva partecipato con più di 120 artisti esposti.

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sti è la condizione del successo della ripresa dei contatti artistici italo-russi, Manzoni si fa portavoce di questa linea presso il Ministero della Pubblica Istruzione, del resto “varii nostri artisti, dato che il Rublo Cervonez fa premio sulla Lira (1 Rublo=12,50 lire italiane) potranno trovare proficua occupazione” (Mosca, 18 febbraio 1925. Affari commerciali, 1924-26, Russia, f. 54/4). Inoltre segnala l’imminente arrivo in Italia di due artisti russi (la cantante Nejdanova e il direttore d’orchestra Golovan), incaricati di prendere contatto con quegli artisti italiani giovani e promettenti che si sono detti disposti a esibirsi in Russia attraverso la Corporazione nazionale del teatro (Corporazione Nazionale del Teatro, Repertorio di opere di ogni singolo cantante proposto per la Russia, Roma, 2 aprile 1925. Affari commerciali, 1924-26, Russia, f. 54/4).

Tra i molti concreti impedimenti a uno scambio intenso nei vari settori della cultura vi è la questione del diritto d’autore, che l’Urss non riconosce alle opere straniere per tutti gli anni Venti, creando malcontento e ritorsioni in contesto internazionale, e in specie italiano. In merito è interessante un documento della casa Ricordi di Milano del 1926, scritto in occasione della richiesta del Teatro Accademico “Lunačarskij” di Odessa di rappresentare l’opera Turandot. La Ricordi chiarisce che prima della guerra, pur in assenza di una convenzione speciale tra Italia e Russia, aveva stipulato contratti con le direzioni dei teatri russi, che corrispondevano diritti su ciascuna rappresentazione delle opere di sua proprietà; ma dopo la rivoluzione la casa non si era vista restituire dai teatri i materiali dei propri repertori (di cui si fa una lista circostanziata), che continuavano a essere utilizzati in pubbliche esecuzioni senza autorizzazione né pagamento dei diritti. Pertanto la Ricordi nega altro materiale artistico finché non siano stabilite norme “rassicuranti” su un’adeguata tutela dei diritti, d’altra parte, in tal caso, “appoggerà con tutta la forza del suo prezioso materiale artistico un nuovo e fecondo scambio di rapporti spirituali tra i due Paesi” (AM, b. 82, f. 2 – Rapporti culturali; vedi anche Affari commerciali, 1924-26, Russia, f. 25/4).

Tra le molte cause intentate da enti e autori italiani per veder riconosciuti i propri diritti, ce n’è una degli eredi di Emilio Salgari, di cui due romanzi – I pescatori di Trepang e L’uomo di fuoco – sono pubblicati in traduzione russa nel 1928 dall’editore Molodaja gvardija. L’ambasciata a Mosca risponde all’istanza dei Salgari sui pretesi diritti di traduzione: “la Russia non avendo aderito alla Convenzione Internazionale circa il diritto d’Autore, non è possibile, anche per l’esperienza di analoghi casi, esperire alcun utile pratica nel senso da loro desiderato” (novembre 1928, AM, b. 101, f. 5 – Rapporti culturali). Su questioni di proprietà intellettuale e brevetti nei primi accordi commerciali tra Italia e Russia bolscevica nel 1924, si può vedere AM, b. 53, mentre per il 1927 vedi AM, b. 92, f. 6, che riproduce la normativa sovietica del 1925 relativa al diritto d’autore.

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Nel 1925 viene creato dal governo sovietico un organismo deputato allo scambio culturale dell’Urss con i paesi esteri, denominato VOKS (Vsesojuznoe obščestvo kul’turnoj svjazi s zagranicej),33 canale attraverso cui saranno gestite tutte le relazioni culturali italo-sovietiche ufficiali, presieduto fino al 1929 da Ol’ga Kameneva, ex moglie del politico e sorella di Trockij.34

I primi contatti culturali tra l’Italia e l’Urss tramite il VOKS risalgono al 1926, quando l’organismo si fa mediatore di uno scambio di pubblicazioni con l’ufficio scambi internazionali di Roma e invita i rappresentanti italiani a Mosca per una conoscenza più approfondita dei fini e dei metodi proposti dall’istituzione (Mosca, 17 settembre 1926. AM, b. 82, f. 2 – Rapporti culturali). Nel corso di una seduta aperta del VOKS del 1927 viene esposto il programma per l’avvenire: un’azione di propaganda culturale attiva al di fuori dei confini sovietici per far conoscere quanto viene compiuto dagli scienziati e dagli artisti sovietici “sotto l’ispirazione delle leggi bolsceviche”, con il principale scopo di smentire le calunnie degli occidentali ostili al regime che hanno lo scopo di “isolare l’Urss dal resto del mondo” e al tempo stesso per soddisfare l’interesse “stragrande” che suscita la cultura sovietica in molti paesi, in particolare in Italia (Mosca, 30 luglio 1927. AC, 1927, Russia, pos. 54/4 Propaganda culturale ed artistica dell’Urss all’estero). Nel settembre 1929 un non meglio specificato prof. Lazarev comunica a Giovanni Persico,35 incaricato d’affari a Mosca, l’intenzione di allacciare relazioni con gli studiosi stranieri di un gruppo di accademici di Mosca, i quali avrebbero formato allo scopo una speciale commissione che intenderebbe invitare in Urss una serie di nomi del mondo scientifico italiano, tra cui Enrico Fermi (Mosca, 14 settembre 1929. Ivi).

Tuttavia in Italia è vista con sospetto l’attività dell’Associazione “Amici dell’Urss” (con questo nome era conosciuto il VOKS), sulla quale il servizio stampa dell’ambasciata d’Italia a Parigi redige un lungo pro-memoria (18 pp.) nel novembre 1929 (AP, 1919-30, b. 1554). Nel documento la struttura del VOKS è descritta nei dettagli, l’associazione è definita un’organizzazione ausiliaria del Komintern e le sue finalità culturali considerate una copertura, malriuscita, di interessi politici e di propaganda nel mondo culturale europeo.

33 Sul funzionamento del VOKS nel ventennio 1920-1940 si vedano i capitoli centrali dell’opera: Ludmila Stern, Western Intellectuals and the Soviet Union, 1920-40. From Red Square to the Left Bank, Londres-New York, Routledge, 2007. 34 Una comunicazione all’ambasciata a Mosca del luglio 1929 riferisce l’elezione del diplomatico Jurij Vladimirovič Mal’cev a nuovo segretario generale del VOKS (AM, b. 110, f. 4).

35 Cf. il fascicolo personale di Giovanni Persico in: Personale, Serie I - Diplomatici e consoli, 1860-1972, II versamento, b. 41.

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Con l’istituzione del VOKS gli scambi culturali con l’Urss cominciano a seguire un iter consolidato, meno improvvisato ma non per questo sempre fluido. Entrambi i governi sembrano privilegiare i contatti indiretti, ovvero gli scambi di pubblicazioni, mentre le relazioni personali tra gli esponenti della cultura e della scienza dei rispettivi paesi sono costrette in programmi rigidi e burocratizzati.

La presenza di intellettuali o studiosi italiani in Urss è perlopiù limitata alle occasioni ufficiali, tra le prime dopo la riattivazione delle relazioni diplomatiche vi fu il centenario dell’Accademia delle Scienze di Leningrado, celebrato con grande sfarzo nel 1925, al quale furono invitati otto accademici italiani (la seconda delegazione per numero di invitati dopo quella tedesca), dei quali però nessuno slavista. Trattati dai sovietici con ogni riguardo, secondo i rapporti del console a Leningrado Enrico Bombieri,36 gli italiani furono intrattenuti anche al di fuori dei lavori delle celebrazioni a Leningrado e a Mosca, “presi continuamente in un programma forse non a caso sempre sovraccarico”, spesso avvicinati da agenti bolscevichi che li interrogavano sulle loro impressioni del paese, “gli stessi emissari li misero in guardia di non credere a tutto ciò che sul regime bolscevico potevano loro dire i professori russi non amici del comunismo” (Leningrado, 10 settembre 1925. AC, 1924-26, Russia, f. 54/6 Feste centenarie dell’Accademia delle scienze di Leningrado). A generare un certo scandalo presso i Ministeri italiani fu la notizia che cinque degli otto professori accettarono, oltre alla larga ospitalità russa, comprendente anche tutte le spese dei trasferimenti interni, una somma extra di 500 rubli offerta a titolo di indennizzo. Non meraviglia che i professori lasciarono entusiastici resoconti della loro esperienza russa al rientro in patria (Lettera del prof. Gorini a Benito Mussolini, Milano, 12 novembre 1925. AC, 1924-26, Russia, f. 54/6 Feste centenarie dell’Accademia delle scienze di Leningrado).

Al centenario tolstoiano del 1928 partecipa Ettore Lo Gatto, il quale scrive sull’evento corrispondenze al giornale «La Stampa» (AP, 1919-30, b. 1552), e partecipa in seguito al centenario del teatro Mariinskij di Leningrado, nel 1932: “egli ha colà avuta un’accoglienza molto corretta da parte dei rappresentanti nel mondo teatrale e letterario con i quali è venuto a contatto. Nessun accenno politico è stato fatto nei riguardi dell’Italia nelle varie manifestazioni che hanno avuto luogo” (AP, 1931-45, b. 7, f. Onoranze, festeggiamenti).

Alcune trasferte avvenivano per progetti di studio: nel 1929 chiede il passaporto per la Russia lo slavista Enrico Damiani, allora bibliotecario della Camera dei deputati, allo scopo di svolgere ricerche per una pubblicazione sulla letteratura russa (AP, 1919-30, b. 1557, f. Passaporti; AC, 1929, b. Russia, f. 53/4).

36 Cf. il fascicolo personale di Bombieri in: Personale, Serie I – pos. B18, b. 71, f. 102.

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Programma del centenario dell’Accademia delle Scienze (luglio 1925)

Seguirono molte altre missioni nel decennio successivo, ma salvo casi particolari, le condizioni di lavoro in Urss non erano certo incoraggianti per gli studiosi italiani: l’ambasciatore a Mosca Vittorio Cerruti racconta le condizioni restrittive, con cui nel 1928 erano ammessi alle conferenze scientifiche di Leningrado gli uditori stranieri, cui non era neanche permesso prendere appunti (AP, 1919-30, b. 1551).

In merito ai viaggi in Italia compiuti per studio da accademici russi si possono vedere diversi fascicoli personali conservati nella serie Russia dell’Archivio del Commercio, la cui posizione 27 sembrerebbe dedicata proprio ai viaggi di studio, e alcuni fascicoli della posizione 54, dedicata alle relazioni culturali. Rimando agli inventari del fondo, molto accurati per gli anni 1919-1926, mentre purtroppo manca una guida per le annate successive, di cui si segnalano gli unici due faldoni consultati (AC, 1928, b. Russia; AC, 1929, b. Russia). Per quanto riguarda il 1929, un fascicolo è dedicato al viaggio a Roma del direttore dell’Ermitage, l’antichista di origini tedesche Waldhauer (Oskar Ferdinandovič Val’dgauer, 1886-1935), invitato da Ernst Robert Curtius, direttore dell’Istituto germanico di Roma, e ospitato nell’Istituto stesso, con un certo disappunto della Direzione generale delle

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antichità e delle belle arti del Ministero dell’Educazione Nazionale: “Mentre è perfettamente ragionevole che il sig. Direttore dell’Istituto Germanico di Roma offra ospitalità ai suoi connazionali, o quello di Berlino la offra a quanti voglia studiosi stranieri, sembra un po’ singolare che sia un istituto straniero a offrire ospitalità a cospicue personalità intellettuali straniere, desiderose di studiare cose italiane” (7 novembre 1929. AC, 1929, b. Russia, f. 27/13). A questa osservazione sottende forse anche la protesta per la mancanza in Italia di una struttura decorosa, ove alloggiare gli studiosi stranieri, circostanza riconosciuta nella risposta del Ministero degli Esteri (7 novembre 1929. AC, 1929, b. Russia, f. 27/13).

Diversi sono i fascicoli dei fondi AP e AM dedicati a “Congressi” o “Mostre”, che raccolgono documentazione su reciproci inviti a conferenze, fiere o esposizioni internazionali, che di prassi avvenivano per il tramite delle ambasciate. Fascicoli analoghi si trovano tra gli Affari Commerciali, è il caso per esempio dell’invito da parte dell’Urss a partecipare alla Mostra bibliografica internazionale svoltasi nell’aprile 1928 presso la Biblioteca Centrale di Mosca (AC, 1927, Russia, pos. 10/2). In una buona parte di casi, il VOKS declina gli inviti italiani senza tanti complimenti. A tal riguardo è significativa una sorta di statistica, compilata dall’ambasciatore a Mosca nell’agosto 1927, degli inviti che hanno avuto esito negativo poiché, osserva l’ambasciatore, “il Governo dei Soviet declina di prender parte a qualunque di queste riunioni che abbia un lontano carattere politico. Accetta invece di prender parte a quei congressi nei quali spera o crede di aver ragione di sperare che la sua partecipazione possa ottenergli un utile immediato vuoi economico, vuoi sotto forma di stabilire legami che ritiene sfruttabili in seguito ai suoi fini”. L’ambasciatore chiede quindi l’autorizzazione a filtrare le proposte provenienti dall’Italia, dando corso solo a quelle politicamente neutre “specialmente nell’intento di tutelare il nostro prestigio, che certo non guadagna presso queste autorità messe troppo di frequente nell’occasione di opporci dei rifiuti pei quali non è data alcuna giustificazione (Mosca, 5 agosto 1927. AM, b. 92, f. 2 – Conferenze, congressi).

Per fare solo alcuni esempi degli eventi scientifici e culturali organizzati in Italia che videro la presenza sovietica, si ricorda la partecipazione dell’Urss nel 1924 alla Biennale di Venezia, dove invia come rappresentante l’artista e teorico dell’arte Boris Šapošnikov, che aveva trascorso un periodo di formazione a Roma e negli anni Venti era venuto diverse volte in Italia (AC, 1924-26, Russia, f. 25/1 - Mr. Chapochnikoff Boris. Libero ingresso musei, gallerie d’arte, ecc.); la partecipazione di alcuni studiosi sovietici al IV Congresso internazionale di limnologia, tenutosi a Roma nel settembre 1927, nel quale due di loro, Gleb Vereščagin e Boris Perfil’ev dell’Università di Leningrado, ricevettero riconoscimenti e medaglie al merito scientifico (descritti e motivati in AM, b. 92, f. 2); la presenza nel 1927 di alcuni artisti sovietici alla II Esposizione internazionale dell’incisione moderna di

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Firenze, il cui comitato si era impegnato perché alla Russia fosse riservato uno spazio espositivo di rilievo (circa trecento opere), condizione esplicitamente segnalata nell’invito, che troviamo inspiegabilmente in un fascicolo del 1941 (AM, b. 284, f. Culturali).

Tra le altre iniziative si annovera nel 1929 a Roma il primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia cui partecipa per l’Urss Genrietta Karlovna Derman, interessante figura di donna e intellettuale, allora a capo della Commissione biblioteche del Glavnauka presso il Commissariato del Popolo della Pubblica Istruzione (AM, b. 110, f. 3 – Mostre e congressi).37 Ma l’Unione Sovietica non partecipa, anche se invitata con largo anticipo e insistentemente sollecitata, a eventi italiani apparentemente innocui dal punto di vista ideologico, come il Congresso di zoologia di Padova del settembre 1930 (AM, b. 120, f. Mostre e convegni) o la IV Fiera internazionale del libro di Firenze del 1932, ufficialmente “per mancanza di preparazione” (AM, b. 147, f. 2 – Mostre e congressi).

Se è vero che le istituzioni sovietiche tendono a partecipare solo alle manifestazioni da cui ricavano il maggior profitto d’immagine, è pur vero che quelle italiane dimostrano una certa ingenuità nell’inoltrare le proposte alla sede di Mosca. In alcuni casi gli inviti a iniziative culturali fasciste sono rivolti all’esigua comunità di connazionali in Urss, che addirittura l’ambasciatore omette di informare per non esporla a rischi o sospetti politici, di cui evidentemente in Italia non si aveva chiara cognizione. Si vedano a titolo di esempio due casi del 1927: la pubblicità al concorso per un libro educativo dal titolo L’Italiano di Mussolini, a cui, risponde evasivamente Cerruti, “nel territorio consolare di Mosca non vi sono persone capaci o interessate a partecipare”, o l’invito dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista a “indicare una persona nota per serietà morale” cui affidare l’incarico di corrispondente dell’Istituto per l’Urss e di collaboratore della rivista «Educazione fascista» (AM, b. 92, f. 6 – Rapporti culturali). Per altro materiale su inviti preliminarmente scartati dall’ambasciatore Cerruti si può vedere anche AM, b. 120, f. Mostre e convegni.

Le relazioni cinematografiche, musicali e teatrali

In ambito cinematografico, dopo le prime difficoltà degli anni 1924-26, alcune notizie sull’importazione di film russi in Italia risalgono al 1927 (AC, 1927, Russia, f. 25/1), ma è solo alla fine del decennio che ha inizio un proficuo scambio italo-sovietico in campo cinematografico grazie alla mediazione dell’Istituto internazionale di cinematografia educativa (ICE). L’Istitu-

37 Cf. Gabriele Mazzitelli, La delegazione sovietica al primo Congresso dell’IFLA, «AIB studi», vol. 53, 2013, n. 1, pp. 39-44.

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to, fondato nel novembre 1928 per volere di Mussolini e affiliato alla Società delle Nazioni, si dimostra da subito particolarmente interessato al cinema sovietico:

Uno dei paesi che richiama in modo specialissimo la Nostra attenzione è la Unione delle Repubbliche Soviettiste Socialiste. In Russia il cinema negli ultimi anni ha preso uno sviluppo eccezionale anche e specialmente per il diretto intervento dello Stato nella costituzione di appositi speciali organismi (Roma, 16 novembre 1928. AM, b. 110, f. 4 – Rapporti culturali).

Attraverso l’ambasciatore a Mosca Cerruti, che interpella a sua volta il Commissariato del popolo degli Affari Esteri, l’ICE si procura informazioni sull’industria cinematografica sovietica, sulle normative per l’esportazione dei film e su tutte le disposizioni legislative in materia di cinema, poiché “tutto questo complesso di elementi e di realizzazioni sfuggono, per la Russia, alla conoscenza di coloro che sono preposti, in Italia, alla direzione dell’Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa” (AM, b. 101, f. 5 – Rapporti culturali).

L’Istituto avvia quindi attraverso il VOKS uno scambio che dura fino alla metà degli anni Trenta, che ha tra i suoi frutti la partecipazione dell’Urss alla Mostra internazionale del cinema di Venezia nel 1932 e nel 1934, e un viaggio del direttore dell’Istituto, Luciano De Feo, in Unione Sovietica nel 1932.38 De Feo è entusiasta dell’invito a recarsi in Urss e scrive all’ambasciatore a Mosca pregandolo di coadiuvarlo durante il soggiorno con l’auspicio di “prendere contatti con tutti gli elementi più rappresentativi anche e specialmente perché – d’intesa con il Segretariato Ginevrino – vorremmo se possibile che in sede di rinnovazione del Consiglio di Amministrazione dell’ICE (nel gennaio 1933) anche un elemento del mondo artistico-cinematografico Sovietico possa entrare” (AM, b. 147, f. 3). Dall’Urss sempre nel 1932 l’Istituto riceve materiale cinematografico, pacchi di fotografie e pellicole. L’ambasciatore Cerruti invia nel 1929 materiale informativo sul cinema in Urss, oltre che all’ICE, al presidente dell’Istituto Luce, Alessandro Sardi, che ha in preparazione uno studio sul tema (AM, b. 110, f. 4).

Alcune circolari del Ministero degli Esteri o del Ministero per la Stampa e la Propaganda giungono a Mosca, come alle altre rappresentanze italiane nel mondo, in merito al divieto fatto in Italia, e da farsi possibilmente anche nei vari territori esteri, di proiettare alcuni film di produzione estera, in prevalenza americani, di contenuto anti-italiano. Nel novembre 1927 l’ambasciatore a Mosca assicura che nel caso la pellicola La prigioniera dello

38 Sul tema vedi lo studio di Stefano Pisu, Stalin a Venezia. L’Urss alla Mostra del cinema fra diplomazia culturale e scontro ideologico, 1932-1953, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Università, 2013. Il lavoro di Pisu, sostenuto da un notevole apparato bibliografico e archivistico, non prende in considerazione il materiale presente in ASMAE.

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