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Premessa
Michele Battini – Guri Schwarz
APisa, e più precisamente nella Tenuta Reale di San Rossore, il 5 settembre del 1938 il re Vittorio Emanuele III firmò le prime norme antisemite del fascismo1. Con quei provvedimenti, l’Italia fascista iniziava ufficialmente la persecuzione razzista rivolta verso cittadini della penisola, dopo che – dal 1933 al 1937 – aveva inaugurato una politica razzista nelle colonie. La politica razzista del fascismo rappresentava il punto di arrivo di un percorso di elaborazione politico-ideologica sviluppatosi in maniera chiara, benché non sempre lineare, dall’inizio degli anni Trenta. Coloro che furono qualificati come appartenenti alla “razza ebraica” furono rapidamente espulsi dalla vita economica, sociale e culturale del paese. Censiti e tenuti da allora sotto controllo, quella condizione di marginalità avrebbe costituito la premessa per l’avvio – dopo l’8 settembre 1943 – degli arresti e delle deportazioni verso i campi di sterminio nazisti. La svolta antisemita del regime fascista fu il prodotto di un percorso politico-ideologico non lineare, ma indipendente e non influenzato da pressioni dirette o indirette di parte tedesca, finendo col proporre una variante italiana, originale e autonoma del razzismo antiebraico2 .
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1. Si trattava del r.d.l. 5 settembre 1938, n. 1390, intitolato Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. L’espulsione dei docenti e degli studenti dalle scuole di ogni ordine e grado fu il primo atto normativo della campagna razzista-antisemita del regime fascista, che anche in questo si distingueva dalle politiche adottate in altri paesi. 2. Negli ultimi trent’anni gli studi dedicati al tema hanno prodotto una vera svolta interpretativa, ponendo finalmente l’accento sull’autonomia e le peculiarità della politica antiebraica del regime. I contributi sono troppo numerosi per poter esser citati tutti, in proposito ci limitiamo a segnalare i lavori più importanti. Per quanto riguarda l’inqua-
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Dal 2010 la città e l’Università di Pisa hanno fatto della data del 5 settembre un’occasione per il ricordo e la riflessione storica, invitando ogni anno degli autorevoli studiosi a tenere lezioni rivolte alla cittadinanza3. In occasione di questo ottantesimo anniversario l’Ateneo di Pisa – in collaborazione con la Scuola Normale, la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola IMT Alti Studi di Lucca – ha promosso un’ampia serie di iniziative articolatesi nell’arco di molti mesi e che hanno portato alla realizzazione di numerose attività di alta divulgazione culturale, con la realizzazione – tra l’altro – di un docufilm in collaborazione
dramento generale del fenomeno cfr. M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, Identità, Persecuzione. Edizione definitiva, Torino, Einaudi, 2018 [ed. or. 2000]; M.-A. Matard-Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, Bologna, il Mulino, 2008; M. Flores et al. (a cura di), Storia della Shoah in Italia. Vicende, memorie, persecuzioni, 2 voll., Torino, Utet, 2010. Sul censimento del 1938 e la genesi della normativa antiebraica cfr. M. Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi razziali, Torino, Zamorani, 2017 [ed. or. 1993]. Alcuni casi di studio locali sono stati particolarmente importanti per verificare l’applicazione delle leggi persecutorie e il contesto socio-culturale in cui si innestava la campagna antisemita; in proposito vedi F. Levi (a cura di), L’ebreo in oggetto: l’applicazione della normativa antiebraica a Torino, 1938-1943, Torino, Zamorani, 1991; Id. (a cura di), Le case e le cose: persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI, 1938-1945, Torino, Compagnia di San Paolo, 1998. E. Collotti (a cura di), Razza e fascismo: la persecuzione contro gli ebrei in Toscana, 1938-1943, Roma, Carocci, 1999; Id. (a cura di), Ebrei in toscana tra occupazione tedesca e RSI. Persecuzione, depredazione, deportazione (1943-1945), 2 voll., Roma, Carocci, 2007. Sulle matrici ideologiche e le premesse culturali del razzismo fascista cfr. R. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, Firenze, La Nuova Italia, 1999; G. Israel, P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna, il Mulino, 1998; F. Cassata, Molti, sani e forti: l’eugenetica in Italia, Torino, Bollati-Boringhieri, 2006; Id., “La Difesa della Razza”: politica, ideologia e immagine del razzismo fascista, Torino, Einaudi, 2008. Per quanto riguarda l’impatto specifico sulle università cfr. R. Finzi, L’Università italiana e le leggi antiebraiche, Roma, Editori Riuniti, 2003 [ed. or. 1997]; F. Pelini, I. Pavan, La doppia epurazione. L’Università di Pisa e le leggi razziali tra guerra e dopoguerra, Bologna, il Mulino, 2009; V. Galimi, G. Procaccia, Per la difesa della razza: l’applicazione delle leggi antiebraiche nelle università italiane, Milano, Unicopli, 2009. Per quanto concerne l’impatto sul sistema culturale, le accademie e l’editoria cfr. A. Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino, Zamorani, 2002; G. Fabre, L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani, 1998. 3. Alcune delle relazioni presentate in quelle occasioni sono state raccolte nel volume intitolato San Rossore, 5 settembre 1938. Il seme cattivo delle leggi razziali, a cura di M. Toniazzi, Pisa, Pisa University Press, 2018.
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con la RAI4, la pubblicazione di vari volumi5, l’esposizione di diverse mostre, varie presentazioni di libri e un ciclo di film, nonché momenti di approfondimento con gli studenti di diversi istituti superiori della regione. Solenne momento di avvio dell’intera serie di iniziative sono stati una importante cerimonia commemorativa e un convegno scientifico internazionale6 .
Il 20 settembre, in apertura della Conferenza internazionale, il Rettore di Pisa alla presenza di tutti i rettori delle Università italiane riuniti in occasione della sessione della CRUI (Conferenza dei Rettori) e dei Delegati della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), si è svolta una cerimonia unica ed eccezionale nel suo genere. La Cerimonia del ricordo e delle scuse si è articolata con il solenne discorso del Rettore dell’Università di Pisa, Prof. Paolo Maria Mancarella, che ha ricordato le espulsioni dagli atenei dei docenti e degli studenti ebrei italiani e stranieri in conseguenza dell’introduzione delle norme antiebraiche, cui è seguito un discorso della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. Dopodiché i due hanno scoperto insieme una targa commemorativa posta nel cortile del rinnovato Palazzo della Sapienza.
L’evento è stato particolarmente significativo anche perché è stata la prima volta che un’istituzione italiana si è fatta pienamente carico delle proprie responsabilità per il passato. Sebbene dal 2000 il Parlamento della Repubblica abbia inserito nel calendario civile una ricorrenza – il Giorno della Memoria – dedicata anche al ricordo della persecuzione
4. Il docufilm intitolato Figli del destino è andato in onda su Rai1 il 23 gennaio 2019, regia di F. Micciché e Marco Spagnoli, consulenza scientifica M. Battini. 5. Tra cui A. Peretti, S. Sodi, Fuori da scuola. 1938 – Studenti e docenti ebrei espulsi dalle aule pisane, Pisa, Pisa University Press, 2018. 6. Il comitato scientifico incaricato di progettare e coordinare il vasto insieme di iniziative scientifiche e divulgative realizzate era composto da Michele Battini (Università di Pisa, coordinatore); Michele Emdin (Scuola Superiore Sant’Anna); Fabrizio Franceschini (Università di Pisa); Barbara Henry (Scuola Superiore Sant’Anna); Alessandra Lischi (Università di Pisa); Ilaria Pavan (Scuola Normale Superiore); Guri Schwarz (Università di Genova); Alessandra Veronese (Università di Pisa).
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razziale7, ad oggi una piena assunzione di responsabilità per quella vicenda storica non è ancora stata espressa dalle istituzioni dello Stato. Fino ad oggi in Italia non avevamo udito nulla di paragonabile alle parole inequivocabili con cui, ad esempio, ben tre Presidenti della Repubblica Francese – Jaques Chirac, François Hollande e più di recente Emmanuel Macron8 – hanno pubblicamente riconosciuto le responsabilità della Francia tutta, e non soltanto del governo di Vichy, nella persecuzione antiebraica. Proprio per questo motivo quanto è avvenuto a Pisa lo scorso settembre è un evento carico di una forte valenza simbolica.
Come già osservato, la dimensione commemorativa e rituale era parte di uno sforzo culturale più vasto. Al termine della cerimonia si è poi aperta la Conferenza internazionale intitolata A ottanta anni dalle leggi razziali fasciste: tendenze e sviluppi della storiografia internazionale sull’antisemitismo e la Shoah, che ha avuto luogo presso l’Aula Magna dello stesso Palazzo della Sapienza nei giorni 20 e 21 settembre. In apertura del convegno è stato letto il messaggio di saluto inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre.
Quell’iniziativa pisana costituisce il punto di arrivo di un processo di approfondimento critico e di revisione del rapporto con il passato
7. La legge 20 luglio 2000, n. 211, intitolata Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti identifica nel 27 gennaio, giorno dell’arrivo al campo di sterminio di Auschwitz dei soldati dell’Armata Rossa, la data in cui commemorare la Shoah e le leggi razziali italiane, ma anche i deportati politici e gli internati militari italiani nonché coloro che prestarono soccorso ai perseguitati. Sul processo che ha portato alla genesi di quella norma e sulle implicazioni simboliche insite nella scelta di una data slegata dalla specifica vicenda storica italiana cfr. M. Sarfatti, Notes and Reflections on the Italian Law insituting the Holocaust Remembrance Day. History, Memory and the Present, in «Quest. Issues in Contemporary Jewish history», 12, 2017, pp. 112-134 (consultabile online all’indirizzo http://www.quest-cdecjournal.it/focus.php?issue=12&id=393); R.S.C. Gordon, The Holocaust in Italian Collective Memory: Il giorno della memoria, 27 January 2001, in «Modern Italy», n. 2, 2006, pp. 167-188. Per il quadro politico-culturale europeo in cui si inserisce anche la normativa italiana cfr. T. Judt, Postwar. A History of Europe since 1945, New York, Penguin, 2005, in particolare cfr. l’epilogo; A. Sierp, History, Memory and Trans-European Identity. Unifying Division, London, Routledge, 2014. 8. Elementi utili per un’analisi comparativa delle stagioni della memoria in Italia e in Francia sono offerti da R. Clifford, Commemorating the Holocaust. The Dilemmas of Remembrance in France and Italy, Oxford, Oxford University Press, 2013.
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fascista e razzista che ha alle spalle una storia lunga e in cui – vale la pena rilevarlo – sono stati proprio alcuni importanti anniversari a offrire l’opportunità non solo per un riconoscimento pubblico della rilevanza della questione, ma anche per un significativo sviluppo degli studi. Dopo lunghi decenni di disattenzione, caratterizzati dalla tendenza a minimizzare le responsabilità italiane in materia, una nuova stagione di studi sull’antisemitismo fascista si è andata sviluppando a partire dal 1988, anche grazie alla promozione di un fondamentale convegno da parte dell’allora Presidente della Camera dei Deputati, Nilde Iotti9. Da allora, e per alcuni decenni, la storiografia italiana ha conosciuto una vivace stagione di indagini dedicate alla persecuzione razziale, nei suoi vari aspetti. Le indagini non hanno solo prodotto enormi passi avanti nella ricostruzione puntuale delle origini, dello sviluppo e delle conseguenze della politica razziale e antisemita del fascismo, ma hanno altresì portato alla radicale revisione dei convenzionali paradigmi interpretativi. Una maturazione storiografica che si è verificata articolandosi anche, in qualche misura, in relazione ai vivaci sviluppi della storiografia internazionale sul fenomeno della Shoah complessivamente inteso.
Fine della Conferenza internazionale del 20 e 21 settembre è stato dunque di inserirsi nel solco di quella tradizione, con l’obiettivo di compiere ulteriori passi in avanti, cogliendo l’occasione dell’importante anniversario del 2018 per mettere una volta di più in relazione il dibattito italiano con quello internazionale. Con il coinvolgimento di studiosi italiani e stranieri, si sono esplorate le tendenze attuali degli studi, mettendo a fuoco alcuni nodi tematici centrali nel dibattito scientifico internazionale, quali: il nesso tra la tradizione antigiudaica e il moderno-antisemitismo, il rapporto tra persecuzione dei diritti e persecuzione delle vite, la funzione analitica del concetto di genocidio; l’utilità del ricorso alla comparazione; la valenza euristica delle testimonianze delle vittime; i processi di costruzione della memoria di una tragedia che ha assunto ormai una valenza paradigmatica nello strutturare visioni del mondo e concezioni etiche a livello globale.
9. AA.VV., La legislazione razziale in Italia e in Europa, Roma, Camera dei Deputati, 1989.
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Questo volume raccoglie gli interventi di quelle due intense giornate di riflessione e di studio. La Cerimonia del ricordo e delle scuse e la Conferenza internazionale erano due momenti distinti di un comune progetto culturale. Pertanto sono qui raccolti – suddivisi in quattro sezioni distinte – gli interventi presentati in quelle due giornate, tanto quelli legati alla dimensione cerimoniale e commemorativa quanto quelli di carattere più strettamente scientifico.
La prima sezione propone i testi dei discorsi letti nel pomeriggio del 20 settembre dal Rettore dell’Università di Pisa e dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Nella medesima sezione è stato collocato anche l’indirizzo di saluto inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre.
Seguono poi tre parti in cui sono raccolti gli interventi dei relatori che hanno partecipato al convegno, presentati qui tematicamente. Nella sezione intitolata Antisemitismo e razzismo: continuità e rotture si trovano quattro interventi che, in forme diverse, ruotano attorno al tema della continuità storica dell’antisemitismo e del razzismo. Il contributo di Gad Lerner si muove con acume su un terreno tanto sdrucciolevole quanto ultimamente assai battuto, articolando un ragionamento sulle possibili analogie tra il razzismo dell’era fascista e le manifestazioni di xenofobia dei tempi recenti. Stefano Levi della Torre sviluppa invece alcune considerazioni che ruotano attorno al tema, oggetto anche di recente di significativi approfondimenti storiografici10, dell’antisemitismo come tradizione, sottolineando tra l’altro le differenze strutturali tra antisemitismo, come odio del simile, e il razzismo, descritto invece come odio del diverso. Chiude questa prima parte del volume il contributo di Adriano Prosperi il quale, dopo aver accennato nelle premesse del suo contributo alla disturbante attualità di certi fenomeni, si rifà alle lezioni di Bloch, di Yerushalmi e più recentemente di Nirenberg, per misurarsi con l’annoso problema delle diversità e delle connessioni tra l’antisemitismo contemporaneo (politico e razziale) e l’antigiudaismo religioso di età moderna.
10. Cfr. in particolare il fondamentale saggio di D. Nirenberg, Antijudaism. The Western Tradition, New York, W.W. Norton & Co, 2013.
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Michele Battini riprende qui il tema della sua ricerca, sviluppata sin dal 2010 e ampliata nel 2016 in occasione dell’edizione di Socialism of Fools, il libro apparso per i tipi di Columbia University Press: la reazione all’emancipazione giuridica nell’Europa occidentale, come nucleo della critica della democrazia e della cittadinanza, fondata sull’accusa agli ebrei di profittarne per occupare posizioni dominanti nella finanza e nell’economia di mercato.
Segue poi un’altra sezione, intitolata Fare storia della Shoah: prospettive a confronto. Qui il tema in oggetto è considerato attraverso diverse prospettive analitiche che riflettono le tendenze più recenti di un dibattito storiografico internazionale che è spesso segnato da vivaci contrapposizioni. Apre questa parte il contributo di Omer Bartov, che riprende temi chiave toccati nel suo ultimo libro, Anatomy of a Genocide: The Life and Death of a Town Called Buczacz11 un saggio che illustra la valenza euristica di approcci che mettono a fuoco specifiche dinamiche locali per la comprensione dei processi che resero possibile l’eliminazione delle presenze ebraiche dell’Europa Orientale. Nella fattispecie, analizzando le interazioni socio-culturali nella cittadina della Galizia orientale di Buczacz, dove convivevano tre gruppi – ucraini, polacchi ed ebrei – che avevano lingue e religioni diverse, ma anche un comune vissuto fatto di intensi scambi e profondi intrecci da un tempo lunghissimo, mette in evidenza il ruolo avuto dalla guerra, e poi dalle duplici occupazioni sovietica e poi nazionalsocialista, nel far crollare il delicato equilibrio su cui si reggeva la coabitazione delle diverse comunità. Una prospettiva completamente differente è invece quella adottata da Dieter Pohl, il quale passa in rassegna alcuni dei temi centrali al dibattito storiografico sulla Shoah e si preoccupa in particolare di leggere il fenomeno in una dimensione globale, ampliando sia l’orizzonte geografico di riferimento sia quello cronologico, per proporre alcune considerazioni che ruotano attorno alla categoria di genocidio e all’utilità di approcci comparativi che colleghino lo sterminio degli ebrei ad altre vicende. Di tutt’altro tenore il contributo di Barbara Henry, che si sofferma sulle delicate implicazioni etiche ed
11. New York, Simon & Schuster, 2018.
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epistemologiche connesse coll’interpretazione prospettica e la rappresentazione filosofica della Shoah. Infine, chiude questa parte il saggio di Donald Bloxham, che si misura con una questione che – da un punto di vista metodologico quanto etico – è stata al centro del dibattito storiografico sin dagli albori della storiografia sul tema: la valenza euristica che possono assumere le testimonianze delle vittime nella ricostruzione storica. Lo fa confrontandosi in particolare col lavoro di Saul Friedländer, uno degli studiosi che, in anni recenti, ha posto con maggiore energia e convinzione le testimonianze dei perseguitati al centro della sua proposta analitica12 .
Nell’ultima parte di questo volume, intitolata Storia e memoria del razzismo fascista, dedicata alla vicenda storica italiana, sono raccolti contributi dedicati alle caratteristiche ideologiche e alle normative persecutorie italiane, viste anche in chiave comparativa, nonché studi che riflettono sulle stagioni della memoria e le fasi che hanno contrassegnato lo sviluppo della storiografia sul tema. Pier Paolo Portinaro, partendo anch’egli da considerazioni sugli allarmanti echi contemporanei del razzismo, propone una riflessione interdisciplinare, a cavaliere tra diritto, filosofia e storia, sulle relazioni tra colonialismo, razzismo e antisemitismo, proponendo una lettura comparativa delle diverse esperienze storiche e delle traiettorie ideologico-politiche italiana e tedesca. Robert Gordon si addentra in una riflessione che riguarda i tempi e i modi in cui il tema dell’antisemitismo fascista è stato affrontato dalla cultura italiana del dopoguerra: muovendo da alcune considerazioni riguardanti il dibattito sulle date in cui collocare la ricorrenza del Giorno della Memoria, riflette non solo sulla difficile assunzione di responsabilità della società italiana per la svolta antisemita ma mostra – attraverso l’identificazione di alcuni passaggi nodali – come l’emergere del 1938 nell’immaginario collettivo comporti una più ampia ricodificazione del rapporto con il passato, e in particolare con l’esperienza fascista e con la guerra. Da ultimo, il saggio di Guri Schwarz illustra in che contesto politico-culturale maturò, dalla
12. Il riferimento ovviamente è a S. Friedländer, Nazi Germany and the Jews. 19331939 The Years of Persecution, New York, Harper, 1997; Id., Nazi Germany and the Jews. 1939-1945 The Years of Extermination, New York, Harper, 2007.
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seconda metà degli anni Ottanta, la messa in discussione del «mito del bravo italiano». Sottolineando le connessioni tra l’emersione di nuove inquietudini per i primi, evidenti segni di xenofobia legati all’avvio dei flussi migratori, la maturazione di un impegno antirazzista (con un conseguente tentativo di rilancio del discorso antifascista tramite l’antirazzismo) e l’avvio di una nuova stagione di studi dedicata agli anni Trenta e Quaranta.
Il Palazzo Reale delle Cascine Vecchie