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L'attacco a Taranto e la fine della guerra parallela. Capo Teu
Dopo il ritorno di Benedetto Brin alla direzione del Ministero della Marina il 30 marzo 1884 e il quasi contemporaneo inizio del colonialismo italiano, con la penetrazione in Eritrea, fu ripresa nel nostro Paese la politica delle grandi costruzioni navali e fu dato conseguente impulso all'industria pesante nazionale, sorretta proprio dalle commesse della Marina. Si svilupparono pertanto le acciaierie di Terni, la fabbrica cli cannoni "Armstrong" a Pozzuoli, il silurificio di Venezia e gli stabilimenti meccanici "Ansaldo" di Sampierdarena e "Guppy" cli Napoli. Di conseguenza, tra il 1892 e il 1895, la flotta militare italiana giunse a collocarsi al terzo posto nella graduatoria mondiale.
Gen !spett. (G.N.) Benedetto Brin
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Nonostante questi successi, la difficile protezione delle estesissime coste dello stivale e delle isole contro una sempre paventata invasione francese dal mare continuò a turbare i sonni dei responsabili civili e militah italiani, problema non risolto neppure dall'accennata stipulazione della "Triplice Alleanza", dal momento che né la Germania né l'AustriaUngheria disponevano allora di flotte tali da poter garantire a Roma un accettabile sostegno navale. Infatti solo nel 1900 e ancor più nel 1913, con il sopravvenuto sviluppo delle Marine austriaca e tedesca, furono raggiunte convenienti intese tra i tre soci membri della Triplice, che assicurarono all'Italia un sufficiente appoggio mediterraneo, poi non operante a causa del noto rovesciamento delle alleanze nel 1915. 5
Tra le grandi Marine della seconda metà dell'Ottocento quella britannica manteneva di gran lunga il suo antico primato, minacciata a distanza solo da quella francese. Il Regno Unito conduceva allora, come si è detto, una politica estera di assoluta neutralità, intendendo con essa evitare un indesiderato coinvolgimento nelle beghe continentali europee, così da
5. Gabriele M.: Le convenzioni navali della Triplice, Roma, Ufficio Storico della Marina militare, 1969, p. 352-398
potersi dedicare tranquillamente all'ampliamento del suo già immenso impero coloniale. onostante però questo "splendido isolamento", il Governo di Londra si sforzò di mantenere sempre buoni rapporti con l'Italia e, almeno fino alla fine del XIX secolo, anche con la Germania, nazioni che esso vedeva acutamente come naturali antagoniste della Francia, sua immediata concorrente sul piano marittimo e coloniale.
Un'altra rivale della Gran Bretagna era da tempo la Russia zarista che, a dispetto di Londra, mirava insistentemente a penetrare nel Mediterraneo attraverso una guerra vittoriosa contro la decadente Turchia e che inoltre contrastava gli interessi inglesi in Afghanistan, in Cina e nell'oceano Pacifico. 6
Lo "splendido isolamento" britannico perdurò fino alla morte della regina Vittoria e, più precisamente, fino al gennaio 1902, quando il Governo di Sua Maestà decise di stipulare un trattato di amicizia con il lontano ma emergente Giappone, garantendo ad esso quel sostegno diplomatico e materiale che due anni dopo servì a Tokio per muovere guerra alla comunemente detestata Russia. Ma su questo tema, così come sui mutati rapporti tra Londra, Parigi e Berlino all'inizio del nuovo secolo, ritorneremo dettagliatamente più oltre.
La politica navale della Gran Bretagna, cioè della prima Potenza marit.tima del mondo, non poteva discostarsi dai eiettami nelsoniani che prevedevano una grande flotta d'alto mare, capace, come nel passato, di controllare tutte le vie marittime del globo, di salvaguardare il Paese da ogni tentativo di invasione nemica e cli far risparmiare fondi per il mantenimento di un grande Esercito, indispensabile invece a tutte le altre Potenze continentali. Era questa la dottrina della cosiddetta · 'Blue water school", cioè della scuoi.a dell'alto mare, che tradizionalmente intendeva difendere gli interessi inglesi non alle porte di casa, ma direttamente nelle acque del nemico, attraverso il '·blocco navale" dei suoi porti e la soppressione dei suoi commerci.
Ebbe invece scarso seguito e breve vita in Inghilterra un'altra teoria marittima, quella della "Brick and mortar school" . cioè della scuola del mattone e del calcestruzzo, che chiedeva di ridurre le spese per una flotta d'alto mare e raccomandava una strategia difensiva, basata in prevalenza su fortificazioni costiere. Tutto ciò perché a qualcuno sembrò
6. Morris J.: Pax Rriltmnica. 7be climax ofan t:mpire. New York, Penguin Books, 1980. p. 238. -