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3.8 La memoria della strage

Magistratura di indagare in questa direzione e proseguire nelle indagini alla ricerca dei mandanti dell’eccidio di Bologna736 . Nel marzo 2017, la Procura firma la richiesta di archiviazione relativa all’indagine sui mandanti. Inaspettatamente, però, il 26 ottobre 2017, la Procura generale di Bologna avoca a sé l’inchiesta sui mandanti, disponendo che si debba continuare a indagare in merito per altri due anni, come stabilito dal gip Francesca Zavaglia. Si tratta di un nuovo punto di partenza che solleva il plauso dell’Associazione dei familiari presieduta da Bolognesi, da tempo impegnata perché l’inchiesta sui mandanti della strage vada avanti.

La rilettura degli atti giudiziari ha consentito, tra le altre cose, di definire più precisamente il ruolo di Gilberto Cavallini (terrorista dei Nar condannato all’ergastolo per alcuni omicidi fra i quali quello del giudice Amato) nelle fasi preparatorie dell’attentato alla stazione di Bologna. Per lui è stata disposta la prima udienza di un nuovo processo, fissata in Corte d’Assise a Bologna per il 21 marzo 2018 dal gup Alberto Ziroldi.

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3.8. La memoria della strage.

“Scorre il tempo lungo i binari della memoria, della giovinezza perduta, della vecchiaia rattrappita. Il suono di un vecchio boato

spezza i vetri dell’orologio, ferma le lancette, le inchioda ad un presente che in molti hanno voluto.”737

Oltre alle pubblicazioni aventi a oggetto le ipotesi alternative alla strage neofascista e quelle che vi si oppongono esplicitamente, vi è una vasta produzione giornalistica, storiografica e memorialistica che ha contribuito notevolmente a stimolare la riflessione sulla strage di Bologna. Si tratta di una bibliografia in sintonia con le risultanze processuali oppure indipendente da queste e quindi focalizzata sulle vittime e sulle storie individuali coinvolte nel grande mosaico della tragedia collettiva.

736 P. Bolognesi (a cura di), Alto tradimento. La guerra segreta agli italiani da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna, di A. Beccaria, G. Gazzotti, G. Marcucci, C. Nunziata e R. Scardova, Castelvecchi, Roma 2016. 737 D. Biacchessi, 10.25, cronaca di una strage. Vite e verità spezzate dalla bomba alla stazione di Bologna, Gamberetti, Roma, 2000.

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Seguendo un percorso squisitamente cronologico, incontriamo il testo della giornalista Fedora Raugei, Bologna 1980: vent’anni per la verità738 , una puntuale ricostruzione dell’iter processuale sino alla sentenza del ’95, e ampi riferimenti ai documenti della Commissione Stragi. Nello stesso anno Andrea Biacchessi si dedica al suo primo lavoro sul tema del 2 agosto con il testo 10.25, cronaca di una strage, cui seguirà il volume dedicato all’Associazione dei familiari delle vittime, Un attimo … vent’anni.

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Qui la storia delle vittime e dell’Associazione s’intreccia indissolubilmente con quella della città di Bologna e con le alterne vicende giudiziarie. Il focus sulla memoria della strage è l’asse portante del volume: la ricostruzione delle vite infrante si affianca alle memorie dei testimoni, dei sopravvissuti, di chi ha perso i propri cari. I riferimenti alle sentenze sono accompagnati dai comunicati di commento emessi dall’Associazione e un capitolo è dedicato allo scomparso e rimpianto Torquato Secci, che davanti alle salme di suo figlio e delle altre vittime, dichiarò: «Passerò il mio tempo a cercare giustizia e verità».740

Lo stesso autore, l’anno successivo, affronterà più ampiamente il tema del terrorismo di destra nel saggio Ombre nere.741

Il giornalista connette tramite il filo nero dell’eversione di estrema destra, le stragi di Piazza Fontana, di Piazza Loggia, di Bologna e la bomba esplosa contro la sede del quotidiano comunista “Il Manifesto”, nel 2001. Episodi differenti, temporalmente molto distanti rispetto all’ultimo episodio di violenza, ma tutti accomunati dal coinvolgimento di esponenti del radicalismo neofascista.

Nel 2003 esce invece il primo testo specificamente dedicato a uno dei protagonisti dell’inchiesta, Luigi Ciavardini742 . Il contributo del giornalista Semprini è teso a evidenziare le contraddizioni rispetto al coinvolgimento nella strage del giovanissimo terrorista, corredato di una sezione scritta di pugno dallo stesso Ciavardini, una vera e propria memoria che funge da premessa alla ricostruzione dell’iter processuale che lo ho portato prima all’assoluzione poi alla condanna a trent’anni nel 2002.

738F. Raugei, Bologna 1980 vent’anni per la verità. Il più grave attentato della storia italiana nella ricostruzione processuale, Prospettive, Roma, 2000. 739 D. Biacchessi, Un attimo … vent’anni. Storia dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980, Pendragon, Bologna, 2001. 740 Ivi, cit., p. 154. 741 D. Biacchessi, Ombre nere. Il terrorismo di destra da Piazza Fontana alla bomba al “Manifesto”, Mursia, Milano, 2002. 742 G., Semprini Gianluca, La strage di Bologna e il terrorista sconosciuto. Il caso Ciavardini, Bietti, Roma, 2003. 228

Quando il libro esce in libreria, Ciavardini attende quindi un ulteriore verdetto e nel 2007 sarà definitivamente condannato quale autore materiale della strage assieme a Mambro e Fioravanti. L’Associazione fra i familiari delle vittime e il Cedost si sono invece occupati di raccogliere i ricordi del 02 agosto 1980 in un volume edito nel 2004, “2 agosto 1980: dov’eri” ,743 mentre Carlo

Lucarelli nel suo Nuovi misteri d’Italia. I casi di Blu Notte

744 , dedica un capitolo alla strage di Bologna, avvalendosi di una narrazione votata al genere letterario “poliziesco”, la stessa adottata nell’omonima trasmissione televisiva. La narrazione della strage è oggetto d’indagine e ricostruzione in molteplici pubblicazioni del nuovo millennio. Nel 2005 esce Il racconto della strage745 mentre l’anno successivo è la volta di un contributo dedicato all’informazione mediatica sulla bomba del 2 agosto, Le parole nel vento 746 , che affronta l’eco pubblica della strage diffusa da stampa e radio nei giorni immediatamente seguenti all’eccidio. Nel 2010, riprendendo l’iniziativa del Cedost e dell’Associazione di qualche anno prima, “La Repubblica” cura e pubblica un volume di memorie collettive dal titolo Io non dimentico. Più di duecento racconti, brevi testimonianze, commenti, ricordi dei lettori del quotidiano. Nella prefazione leggiamo che

è un giudizio quasi unanime quello secondo cui nella storia di Bologna ci sono, dal dopoguerra ad oggi, un prima e un dopo. Prima della strage, l’immagine è quella di una città intraprendente e sperimentale, anche conflittuale, però profondamente solidale. Ma dalla bomba in poi, è come se quel modello riuscito avesse iniziato lentamente e inesorabilmente a sfaldarsi. Il dolore può unire ma allo stesso tempo dividere747 .

Come il dolore anche la Memoria può dividere. Quella della strage bolognese è la commemorazione pubblica che più, fra tutte le celebrazioni in ricordo delle stragi, fa infuriare polemiche politiche, innesca processi di rivendicazione identitaria, anima lo scontro aperto sul tema della Giustizia e della Riconciliazione.

743 M.Boschi, C. Venturoli, 2 agosto 1980: dov’eri, Pendragon, Bologna, 2004. 744 C. Lucarelli, La strage di Bologna, in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte, Einaudi, Torino, 2004, pp. 190-213. 745 C. Venturoli, M, Boschi (a cura di), Il racconto della strage, Yema editore, Modena, 2005. 746 B. Tedeschi, Le parole nel vento. Stampa e Radio raccontano la strage del 2 agosto, Minerva Edizioni, 2006. 747 Io non dimentico, la città e la memoria del 2 agosto nei racconti dei lettori di Repubblica, Ed. Librerie Feltrinelli, Milano, 2010.

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Delle pratiche pubbliche di Memoria della stagione stragista si renderà conto nella successiva parte di questo lavoro di ricerca, a partire dall’istituzionalizzazione del ricordo nella giornata del 9 maggio. A conclusione di questo percorso avviato fra le macerie della sala d’aspetto di una stazione, proseguito fra indagini ostacolate e criticate, depistaggi e manipolazioni mediatiche, vittime che si fanno portatori di interessi collettivi e colpevoli che si professano tenacemente innocenti, è necessario ricordare che la strage di Bologna è entrata nel patrimonio comune della Nazione insinuandosi da ogni dove: dalla carta stampata alla radio, dalla televisione al cinema, dalla letteratura alla poesia, dal teatro alla musica. Eppure, nonostante questo turbinio di stimoli e di Memoria, pare che, come le altre stragi, anche Bologna sia per i giovani un punto oscuro. Un sondaggio condotto nel 2000 fra più di mille studenti del terzo, quarto e quinto anno degli istituti superiori milanesi, testimonia che se quasi il 63% degli studenti dichiara di aver sentito parlare della strage alla stazione, ben il 32, 1% non sa però indicarne l’anno. Il dato più preoccupante è che ben il 43% dei ragazzi ritiene che a compiere le stragi, da quella in Piazza Fontana a quella di Bologna, siano state le Brigate Rosse748 . Nel 2014 un articolo della sezione bolognese del “Corriere della Sera” rileva lo stesso problema. Leggiamo la frustrazione dell’operatore che vigila sulla lapide: «Devo sempre spiegare perché la strage è stata definita ‘fascista’ e perché si parla di terrorismo». Il dialogo con alcuni giovani in attesa di partire per le vacanze suona invece così: «La strage, certo. […] Lo sappiamo perché siamo della zona. Più che a scuola ne ho sentito parlare in famiglia: io ho 21 anni». E poi cosa è successo, gli chiedono. «Niente, devono ancora trovare i colpevoli…». “Veramente c’è stato un processo, delle condanne …” «Ah, sì ma noi siamo arrivati alla seconda guerra mondiale».749 Anche la scuola italiana, dunque, entra in gioco. Assieme alla responsabilità del fare Storia e di comunicarla, non solo nelle aule scolastiche. Al centro resta sempre il rapporto tra Informazione e Conoscenza, fra Ricordo e Oblio, tra Storia e Memoria.

748 I risultati del sondaggio sono reperibili in www.associazioni.milano.it/isec/eng/memoria/lucidi/1.htm 749 F. Pellerano, «Non so cosa successe il Due Agosto». La memoria corta dei turisti in Stazione, “Corriere della Sera” edizione di Bologna, 29 luglio 2014, consultato in www.corrieredibologna.corriere.it 230

Un rapporto che necessita di tenere a mente il prezioso insegnamento di Umberto Eco, secondo il quale

Non si dimentica per cancellazione, ma per sovrapposizione, non producendo assenza, ma moltiplicando le presenze. Una massa sovrabbondante di informazione fa sì che il lettore o il telespettatore non sia più in grado di ricordare ciò che è avvenuto. Diffondendo sempre nuove notizie si cancellano quelle precedenti.750

750 U. Eco, La dimenticanza nel testo, relazione al Convegno “L’arte della dimenticanza”, Milano, 1990. 231

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