(é)ludere

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Opere di Gian Vittorio Plazzogna



Opere di Gian Vittorio Plazzogna


Le Violon d’Ingres Valerio Dehò

In principio fu il piacere. Qualcosa che ha a che vedere con la sfera privata, confessabile, ma sempre fino ad un certo punto. Suonare il violino era per il celebre pittore francese Ingres, quello che con parola britannica anche noi italici chiamiamo un hobby. Da qui la frase ovviamente francese “Le violon d’Ingres” sta ad indicare un’attività di piacere, forse anche di svago, ma non necessariamente una perdita di tempo. Le parole contano come i fatti da cui nascono o conseguono. Ma certamente ci sembra corretto che si riesca a definire perché una persona brava e affermata nel proprio lavoro, si consenta degli sconfinamenti di vario tipo e genere. Dico si consenta perché, in effetti, si tratta proprio di concedersi qualcosa. I professionisti tendono sempre a “restare sul pezzo” anche a tempo scaduto, si lavora sempre, anche quando nulla lo farebbe sembrare. Così accade a Gian Vittorio Plazzogna il quale creativo lo è da sempre, architetto e designer più che conosciuto, non deve dimostrare altro, eppure…eppure la capacità e la voglia di rimettersi in gioco da qualche altra parte, di sconfinare un attimo in qualcosa che è vicino al design, che gli è parente, lo spinge sempre a cercare altre strade. L’arte è alla fine a portata di mano e allora perché non provarci, con ironia, ma anche con un intero patrimonio d’ esperienza e di capacità a inventare sempre qualcosa di nuovo. Quindi le sue opere d’arte nascono all’intersezione di una volontà di uscire dalla professionalità svolta e acquisita e dall’altro dall’avere davanti un territorio di sperimentazione pressoché infinito e anche libero da ogni problema di committenza. Nascono così vari lavori che grosso modo vanno da dei veri e propri ritratti o a delle evoluzioni del ritratto in forme e personaggi stilizzati, dall’altro a inventare una spassosa galleria di animali da compagnia, che non potevano non prendere la forma dei cani. Sul primo versante la vocazione all’ironia di Plazzogna, l’irresistibile tentazione a sorridere e far sorridere, prende le forme di

una ricostruzione a grandi linee di personalità reali fino alla creazione di vere e proprie maschere. Se l’elemento principale è la carta/cartone piegata, tagliata, sagomata, resa duttile come fosse terracotta, il gioco consiste proprio nella combinatoria del rapporto forme-caratteri. Si tratta di far emergere non tanto l’opera, ma una sorta di serialità, un linguaggio, qualcosa che costituisca da un lato una galleria di personaggi, dall’altro che ne rifletta non solo l’impostazione comune ma anche lo spirito unificante. Gian Vittorio Plazzogna sembra proprio cercare non solo un divertissement barocco, ma sa di creare una serie di occasioni per poter riflettere sui caratteri umani, sui tic che ci affliggono, sulla scomposizione delle psicologie in elementi semplici ma caratterizzanti. I ritratti sono un esempio di come il grafema possa riuscire a districare la matassa delle proprietà individuali. E sono anche una parte cospicua del suo lavoro perché accanto a delle tipizzazioni realizzate con la pittura o con delle sagome di cartone, mette in scena una galleria che oscilla tra l’espressionismo light e la neo pop. La pittura procede sempre con una tecnica collagistica, ma in primo piano lo sguardo, il volto sempre al limite del naturalismo, sono aggettanti sull’osservatore. Il primo che guarda è proprio l’artista-architetto perché il suo sguardo riesce a miniaturizzare i caratteri, a semplificare la ritrattistica in modo conciso e perfetto. Così le sagome dei personaggi diventano una passerella di persone che a tratti sono anche “caratteri”, uomini e donne che vivono una realtà fantastica al di fuori di generi e schematizzazioni. Quadri o sculture? Difficile a dirsi. Tutti e due, in ogni caso un genere nuovo che riprende le forme di cartelli legati alla comunicazione pubblicitaria ma possiedono quella organizzazione visiva che appartiene invece ai paradigmi della pittura. È interessante anche l’aspetto seriale che è implicito in molti lavori di Plazzogna, è opportuno rimarcare la capacità riproduttiva della sua matrice creativa. In questo si vede certamente il professionista, cioè colui che sa ri-



solvere dei problemi e sa anticiparne altri. Eppure mai la ripetizione, sempre il tema dominante è la differenza che s’innesta su qualcosa che si avverte come familiare. La quantità dà un senso alle diversità, i giochi diventano possibili perché amplificati dalla stretta contiguità, da quel “family feeling” che è così fondamentale per chiunque, guarda caso, si occupi di design. Una straordinaria composizione di caratteri si potrebbe dire, ma proprio perché con questo termine possiamo anche indicare i caratteri di stampa, cioè quegli elementi che assemblati in vario modo cambiano continuamente pur restando gli stessi. La matrice Dada viene fuori anche da una serie di lavori che sono delle vere e proprie “scatole dei sogni”, oggetti magici perché sono contenitori e nello stesso tempo sono contenuti dallo spazio circostante. Sono delle combinazioni di oggetti (richiamano per certi versi i combine painting di Rauschenberg del periodo New Dada) che ricordano il filo ideale che consiste nel riassemblare immagini, nel riutilizzare oggetti, elementi presi a prestito da usi diversi oppure dimessi, abbandonati una volta terminata la loro funzione. Numeri adoperati in un uso duchampiano di caso (hasard) ripetuto fino alla correzione, o lettere che sembrano mettere in scena una sciarada o un rebus sospeso tra linguaggio e realtà. Ma anche legni, piccoli disegni, questi box hanno un aspetto ritmico e musicale perché sono dei microcosmi in movimento. Indicano un’origine e una tendenza, sono aperti al mondo perché il mondo è felice di farne esperienza. Sono infantili nel senso che si avverte una mano che sa ancora divertirsi e provare stupore dal raccogliere cose semplici e per cercarne il significato o una promessa visionaria. La presenza di elementi della scuola, lavagne, pallottolieri, queste scatole possiedono la convinzione di quelle memorabili di Joseph Cornell, avanguardista di Long Island, anche lui perduto nei giochi senza fine della maturità. Gli “Idoli” sono un elemento intermedio che possiede sempre la vocazione da avanguardia storica del materiale anomalo, qualcosa di sospeso tra il ready made e la storia, ma in più aggiungono quell’ elemento del primitivismo che appartiene interamente al secolo passato ingiustamente chiamato “secolo breve”. Gli idoli mimano una sorta di religiosità bambina, di forme che stanno sul-

la scrivania ma sanno evocare mondi lontani. Così anche i “Guerrieri” che vivono una plasticità di spago, colla e cartone ma sono anche degli elementi primari della cultura e di questo sono fieri. È un mondo in miniatura ma non è così distante dal vero come potrebbe a tutta prima sembrare. Plazzogna ricerca degli archetipi che l’ironia stempera e rende meno crudeli, meno duri, ma nello stesso tempo l’anima rimane anche nella provvisorietà dei materiali, nella rifiutata monumentalità. I cani sono forse la serie di oggetti che ha maggiormente a che vedere con il design ma ereditano anche la loro natura di rispecchiare non solo la natura canina, ma anche quella umana, in quanto nostri amici da sempre. Piccoli, spesso combattivi, méchants, hanno la simpatia dei piccoletti, ma sono tutti dotati di una propria personalità in genere piuttosto irosa. Realizzati con oggetti da riciclo, carta e cartone soprattutto, possiedono una natura che difficilmente li fa mettere da parte. Sono visibili e importanti, si danno delle arie, mostrando denti aguzzi o musi raffinati come cani da buona società e di buona razza. C’è però anche l’istinto a creare una galleria di personaggi. Hanno le spalle larghe dell’apologo, sono metafore degli uomini che li portano a spasso, che li desiderano per una compagnia sempre possibile ma anche problematica. Interessante è anche l’uso come particolari anatomici di oggetti trovati in pura tradizione dadaista. Ma anche i numeri assumono significato pur se il loro essere gratuiti li fa diventare anche più interessanti proprio perché al concetto di numero associamo sempre una certa qualità di esattezza che la casualità manda a carte quarantotto. In fondo quello che caratterizza queste opere che sono distanti tra di loro ma nel contempo tra di loro si sostengono e riflettono, è proprio il filtro della cultura che annulla l’alto e il basso, il giusto e lo sbagliato, il necessario e il superfluo, È Ludere, appunto, giocando si imparano molte cose senza dimenticare perché lo facciamo.



A1

Cartone ondulato, legno, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

S1

Cartoncino colorato Canson, cartone, cartone ondulato, “cartone cuoio�, legno, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

O1

Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, materiali di recupero, legno, policarbonato trasparente. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

N1

Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, cartone ondulato, legno, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)



Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, “cartone cuoio�, legno, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

A1

Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, cartone ondulato, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

F1


Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, materiali di recupero, legno, policarbonato trasparente. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

G1

Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

L1

Cartoncino colorato Canson, cartone accoppiato, “cartone cuoio�, materiali di recupero. cm 41,5 x 41,5 x 12 (2005)

M1


Interferenza “A”

Pannello USB, Das, colori acrilici, cuoio. cm 32 x 56 x 4,5 (2008)


Pannello USB, Das, colori acrilici, cuoio. cm 32 x 56 x 4,5 (2008)

Interferenza “B”

Interferenza “C”

Pannello USB, Das, colori acrilici, cuoio. cm 32 x 56 x 4,5 (2008)


Carta, cartone, legno, das, gesso, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 29 x 40 (2009)

Lanciere

Carta, cartone, legno, das, gesso, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 20 x 42 (2009)

Arciere


CapotribĂş


Carta, cartone, legno, das, gesso, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 20 x 41 (2009)

CapotribĂş

Guerriero Nero


Scudiero

Carta, cartone, legno, das, gesso, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 18 x 43 (2009)

Von Metternich


SW.T9

P3FQ


Ferro, legno, tela di cotone, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 20 x 140 (2007)

Totems


Laminil a più strati, das, colori acrilici. cm 20 x 23 (2009)

Signor”G.”


Laminil a più strati, das, colori acrilici. cm 21 x 21,5 (2009)

Madame “A.”


Laminil a più strati, das, colori acrilici. cm 22 x 20 (2009)

Lady”K.” Laminil a più strati, das, colori acrilici. cm 24 x 21,3 (2009)

Dottor”F.”


Laminil a più strati, das, colori acrilici. cm 19,5 x 22,5 (2009)

Mister “W.”


Frisco

Polistirolo, carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2009)


Sunny

Polistirolo, carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2009)

Doggy

Polistirolo, carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2009)

Punch

Polistirolo, carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2009)

Boby

Polistirolo, carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2009)


Fido

Bottiglie in P.E.T., carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2008)

Sky

Bottiglie in P.E.T., carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2008)


Paco

Bottiglie in P.E.T., carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2008)

Lucky

Bottiglie in P.E.T., carta, tela, colori acrilici, oggetti di recupero. (2008)


Tensioni

Scatola in legno, das, colori acrilici, sughero, spago, oggetti di recupero. cm 30 x 30 x 12 (2008)


Frammenti appesi

Scatola in legno, das, colori acrilici, sughero, legno, oggetti di recupero. cm 30 x 30 x 12 (2007)


Campus Stellae

Scatola in legno, das, colori acrilici, carta, legno, spago. cm 35 x 54 x 16 (2009)

Autunno

Scatola in legno, das, colori acrilici, legno, spago. cm 35 x 54 x 16 (2009)


Bastoni

Compensato di legno, legni, cuoio, terracotta, colori acrilici, oggetti di recupero. cm 50 x 100 x 8 (2000)


Pallottoliere

Scatola in legno, das, colori acrilici, legno, cartoncino, matite colorate. cm 35 x 54 x 16 (2009)


Esagramma

Scatola in cartone, carta, colori acrilici, legno, matite colorate. cm 35 x 45 x 6 (2008)


Idolo Femminile 1

Scatola in cartone accoppiato, cartoncino Canson, das, polipropilene, colori acrilici. cm 22 x 22,5 x 10,5 (2009)

Idolo Maschile 2

Scatola in cartone accoppiato, cartoncino Canson, das, polipropilene, corpo illuminante a led, colori acrilici. cm 21 x 21,5 x 12 (2009)

Idolo Femminile/Pachamama

Scatola in cartone accoppiato, cartoncino Canson, das, polipropilene, colori acrilici. cm 22 x 22 x 10,5 (2009)


Idolo Maschile 1

Scatola in cartone accoppiato, cartoncino Canson, das, polipropilene, colori acrilici. cm 22 x 22 x 10,5 (2009)


Laszlo

Colori acrilici su legno, grafite, oggetti di recupero. cm 46 x 46 (2006)


Interno

Gessetti colorati ContĂŠ su cartone. cm 50 x 35 (2004)



Gian Vittorio Plazzogna Architetto Gian Vittorio Plazzogna nasce a Treviso e si laurea in architettura a Venezia. Inizialmente art director presso lo studio Quadragono, apre a Treviso il proprio studio professionale occupandosi di product design, graphic design e architettura. Plazzognadesign è uno studio di progettazione interdisciplinare con un ambito progettuale che spazia in settori produttivi diversificati. Il settore del product design, si occupa prevalentemente della progettazione di mobili, nonché di programmi d’arredo componibile di produzione industriale. Il design del prodotto è strettamente legato alla realtà produttiva delle singole aziende, il cui orientamento costituisce uno stimolo costante lungo l’articolato percorso progettuale. Il graphic design, sotto la firma Hogne&Platz Design trova espressione compiuta nella realizzazione di marchi e logotipi, immagine aziendale coordinata, cataloghi, packaging e tutto quanto riguarda la comunicazione visiva off-line.

Il progetto di architettura abbraccia realtà diversificate. Il punto di partenza è sempre l’idea della trasformazione, la relazione tra l’elemento nuovo e quello preesistente, la forma e la funzione, la luce e la superficie. Ogni progetto è un percorso mentale attraverso un’attenta lettura dei luoghi, delle preesistenze, della possibilità che si manifesta come combinazione di materiali e superfici, di luci e di ombre, di pieni e di vuoti. L’interior design è rivolto alla progettazione di nuove realizzazioni e ristrutturazioni di spazi esistenti. L’ambito operativo va dall’abitazione privata allo spazio commerciale pubblico, con interventi stilistici volti a risolvere le specifiche esigenze progettuali e costruttive. Il disegno, la pittura, l’arte: una costante sempre coltivata un po’ di nascosto, timidamente, ma con grande passione, trova ora espressione in questa mostra che per la prima volta espone i segni, gli oggetti, le opere, i luoghi, ritagliati negli anni a fianco del lavoro professionale.




Fotolito e stampa Eurotipo, Sommacampagna, Vr Fotografia Contratti Company Lazzari Forma 3 Thanks to Spazio Paraggi / Nicola Giuliato Valerio Dehò Un ringraziamento a tutto lo staff dello studio Plazzogna, in particolare: Alessandra Genovese, Mirella Ghedin, Roberto Papparotto, Roberto Passuello, Francesco Schirato, a Diomiro Brunelli di Eurotipo, a Maurizio e Paolo Contratti, a Tino Lazzari per aver sostenuto il nostro progetto.

Š 2010 Gian Vittorio Plazzogna Tutti i diritti riservati www.plazzognadesign.com www.plazzognadesign.com/eludere

Spazio Paraggi 30 gennaio / 27 febbraio 2010 Mostra realizzata con il patrocinio della CittĂ di Treviso

Opere di Gian Vittorio Plazzogna

Art direction Gv Plazzogna, Roberto Papparotto Hogne&Platz design, Tv



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