MINISTERO DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA AFAM ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO CORSO DI DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO IN PROGETTAZIONE DELLA MODA CACCIATORE DI TENDENZA l’applicazione dell’arte per la moda TESI DI DIPLOMA ACCADEMICO Roberta Francoforte RELATORE Prof. Sergio Pausig A.A. 2014/2015
L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust...
INDICE INTRODUZIONE
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1
CAPITOLO I. LA FIGURA DEL COOL HANTING I.1 Previsione di una tendenza
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2
I.2 Cultura e conoscenza del mercato
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14
I.3 La figura del cool hanting
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21
I.4 Il cool hanting e i mutamenti del sistema moda
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27
CAPITOLO II. IL PROGETTO
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35
II.5 Tavole progetto
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36
II.6 Prototipi
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40
III.7 Le parti che la compongono
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54
III.8 La pelle
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60
III.9 La misurazione del piede
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66
CAPITOLO III.
COSTRUZIONE DELLA SCARPA
III.10 La forma
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68
III.11 Caratteristiche delle calzature
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75
Bibliografia
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81
Sitografia
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82
Indice delle illustrazioni
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83
Ringraziamenti
p.
85
INTRODUZIONE
Questo elaborato tesi vuole analizzare la figura del cool hanting e i mutamenti del sistema della moda, cercando di focalizzare una tendenza per calzature. La prima parte della tesi si concentra sull’aspetto del marketing e sull’analisi delle tendenze attraverso un quaderno visivo, sviluppando un trend book di scarpe. Comunicare la moda non è come con un qualsiasi altro bene di largo consumo, e questa tesi lo renderà evidente: comunicare un prodotto di moda è opera tutt’altro che semplice o scontata, e infinite sono le idee che un’azienda può implementare per comunicare se stessa ed il suo mondo. Nella mia ricerca ho voluto poi sviscerare tutti gli elementi che compongono un quaderno di tendenza. Questi hanno un’impostazione simile ad una collezione “classica”, quindi con cartelle colori materali e tessuti. Itrend book però sono composti da diversi temi di varia natura: non seguono un solo tema d’ispirazione per tutta la collezione, ma si tratta di molte mini collezioni complete in tutto e per tutto; Un elemento importante per illustrarei temi è il modo d’ispirazione, ed ogni tema ha il suo. Nella terza parte cercherò di spiegare i vari passaggi nella costruzione di una scarpa, con i vari procedimenti e le parti che la compongono, e analizzare i vari materiali che rendono unico il design Made Italy.
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I.1 Previsione della Tendenza
La grande protagonista dei nostri tempi è la moda, dopo decenni di ribellione e voglia di distinguersi dagli altri, è proprio lei a farla padrone. Con quattro lettere si indica un universo complesso e molto articolato, non si tratta più di modelli irraggiungibili di perfezione, e capi di sola moda; le tendenze non vengono dettate da un èlite, ed è proprio questo che fa destabilizzare sia i consumatori che le aziende produttrici. Oggi le mode e le idee “ si rubano” dalla passerella e si miscelano con le scoperte fatte nei negozietti vintage. Inoltre la moda vive di grandi stilisticome nei negozi, orizzontali (accessori, calzature, profumi, occhiali e intimo) e quelli verticali (fibre e distribuzione), fino all’editoria specializzata. La moda sia solo spettacoli ed eventi, perché essa è un fattore sociale, ambientale ed economico che riesce ad unire, oggi più che mai, mondi diversi fra loro quali la creatività e il consumo. In un scenario così variegato, per vincere la battaglia concorrenziale le imprese devono essere in grado di assecondare le richieste dei consumatori cercando di soddisfare nel miglior modo possibile le loro esigenze. Tali imprese devono quindi, adattarsi velocemente al mercato, puntare all’innovazione sia del processo di produzioneche del prodotto, con una preferenza per la qualità, il servizio e la differenzazione. Comunicare la moda non è come comunicare un qualsiasi altro bene di largo consumo, e questa tesi lo renderà evidente: comunicare un prodotto di moda è opera tutt’altro che semplice o scontata, e infinite sono le idee che un’azienda. estetici, artistici, sociologici,psicologici, economici, linguistici, tecnici, di marketing, di comunicazione, d’espressione, d’uso. 2
Questo è uno degli aspetti più interessanti della moda, ed è questa sua complessità che la rende sfiggente. Il problema è che anche gli specialisti nel proporre quelli che saranno i trend della prossima sono diventati sempre più generici.ritrovandosi a inserire un trend in qualcosa di difficilmente circoscrivibile. E’ stato constatato che oggi il mercato è più volubile, complesso e contraddittorio; di conseguenza , gli stessi clienti cicli della moda, sono molto più variabili, le semestralità non sono più tali perché continuamente spezzate con continui lanci di parti di collezione ogni due mesi, generando forti nervosismi e mettendo a dura prova la flessibilità delle aziende. Il sistema moda ha bisogno di anticipare il mercato, superando quei conflitti tipici delle imprese della moda, tra l’area commerciale, che vuole spingere verso quello che ha venduto l’azienda l’anno passato (ma gli esperti con esperienze decennali nella moda, affermano che non sempre ripercorrere la strada della collezione di prodotti che hanno avuto successo può confermarsi altrettanto vantaggiosa), e l’area prodotto, che seguendo gli elementi estetici riconoscibili, dovrebbe avere unavisione anticipata dei bisogni del mercato. Il concetto di collezione si fonda sul principio di stagionalità e, come la linea, risulta definibile in quanto insieme di prodotti aggregati secondo diversi criteri. può implementare per comunicare se stessa ed il suo mondo. Oggi la moda si presenta come un settore multidimensionale integrato con tanti aspetti della vita che caratterizzano il complesso scenario verso cui è proiettata. Questo insieme di elementi diventa così un punto di riferimento dell’industria della moda, del sistema che ne dipende, ma anche della cultura, dell’estetica, dell’arte della musica ecc. Conoscere lo scenario della nostra società. La moda è un argomento studiato sotto vari punti di vista: secondo la sociologia, è importante rilevare soprattutto i meccanismi e le dinamiche sociali 4
si sono ridotte e ciò ha consentito alle imprese di ampliare le proprie capacità di coperturageografica del mercato e di acquisizione dei fattori produttivi. Molte imprese si sono già dotate delle nuove tecnologie e molte stanno velocemente provvedendo alla realizzazione di strutture che permettono loro di comunicare in tempo reale a livello globale. Al giorno d’oggi quasi tutte le imprese, indipendentemente dalla dimensione, sono quantomeno toccate dalla competizione globale. L’economia odierna, caratterizzata da un contesto in cui l’offerta che ha superato la domanda, è quindi e inevitabile che le imprese si trovano ad agire in un ambiente altamente competitivo. Da qui il carattere planetario delle concorrenza: i mercati nazionali non possono essere più considerati separatamente gli uni dagli altri, ma vanno al contrario ritenuti come facenti parte di uno stesso mercato di riferimento. Nel settore della moda, che più di ogni altro travalica i confininazionali e unisce persone ai poli opposti del mondo, le imprese si trovano quotidianamente a doversi confrontare con i nuovi rivali,nuovi clienti e nuove regole di competizione, dovendosi quindi “reinventare” ogni giorno per non perdere tempo terreno e consenso. La moda è legata alla modernità, sembra assecondare il bisogno umano di essere al passo con i tempi, di saper cogliere la novità e farsene interpreti, di sperimentare il nuovo. E’ anche un meccanismo di regolazione dei cambiamenti culturali, in parte organizzato e sfruttato razionalmente, ma per lo più incontrollato, e almeno in apparenza irrazionale. L’industria e il commercio cercano di sfruttare il ciclo delle mode a loro favore, coordinando l’invecchiamento estetico dei prodotti e la programmazione della produzione. Per questo motivo l’aspetto decisivo delle mode da un punto di vista economico è la loro prevedibilità: capire in anticipo se e quando partirà una certa tendenza e soprattutto quando essa rallenterà rappresenta una marcia in più per un’azienda. 7
Ecco che il meccanismo delle tendenze acquista il significato di marketing degli atteggiamenti culturali: un tentativo di controllare le oscillazioni del gusto anticipandole e regolarizzandole, usando come pretesto il passaggio meteorologico delle stagioni. La ricerca delle tendenze moda non significa capire che colore va nella prossima stagione, ma va ben oltre o ben più in profondità nello studio dei cambiamenti cultural, sociali, di consumo. Ecco perché lo studio delle tendenze moda non riguarda solo il ricercatore di tendenze e lo stilista, altresì- il marketing, i buyer, la comunicazione. Ecco che i quaderni di tendenza sono uno strumento utile per l’ispirazione degli stilisti o di chi lavora nel mondo della moda; spesso sono creati da stilisti professionisti delle tendenze. Questi professionisti delle tendenze sono i cosiddetti coolhunter, ovvero persone che le aziende mandano nelle città più alla moda e metropolitane, significative anche da un punto di vista culturale. I cool-hunter vivono per mesi in queste città: come Milano, Londra,Berlino, Parigi, cercando i cosiddetti “focali” di tendenza: frequentando mostre, locali, eventi, vanno al cinema piuttosto che nei negozietti vintage. Il termine cool significa tre cose distinte: la prima si riferisce a oggetti, locali edeventi di “culto” della città condivisi o in via di diffusione che i ricercatori individuano e raccolgono discutendone in seguito con lo studio.La seconda chiama in causa la cultura della città presa in considerazione, che si manifesta attraverso la musica, la letteratura, la moda, il tempo libero; ma i cool-serchers corrispondenti più esperti rispetto ai cool-hunter devono prendere in considerazione ciò che producono le punte creative, ovvero la realtà che fanno nascere e “coltivano” i segnali di mutamento presenti nel territorio, con cui devono entrare in contatto. I cool-serchers pronti a inquadrare i segnali interessanti cercano gli attrattori della città quindi negozi, film, eventi ma anche idee, concetti, stili di vita che dicono i quale direzione si sta muovendo lo stile di pensiero della loro città. E’ dalla strada che prendono avvio le prime “mode” e va detto chiaramente da una città all’altra cambia il modo di vestirsi, 8
“travestirsi”, e lo stile di vita di Milano sarà diverso da Londra piuttosto che Parigi. In una società che si muove alla velocità della luce grazie ad internet e con la globalizzazione, è possibile venire a conoscenza in tempo reale dei trend setter diffusi dall’altro capo del mondo;in questo modo tutto cambia velocemente, di conseguenza oggi il mercato è molto più volubile, oltre che complesso e contraddittorio, e gli stessi cicli della moda sono molto più variabili. Le semestralità non sono più tali perché continuamente spezzettate con continui lanci di collezione FLASH ogni due mesi. Le conseguenze vanno a sfavore delle tempistiche, che si accorciano continuamente a ridosso degli eventi e delle scadenze di produzione, mettendo a dura prova la flessibilità delle aziende. E’ in questo contesto che entrano in gioco i quaderni tendenza: uno strumento già pronto che propone quelle che saranno i trend della prossima stagione. Nella mia ricerca ho voluto poi sviscerare tutti gli elementi che compongono un quaderno di tendenza. Questi hanno un’impostazione simile ad una collezione “classica” quindi con figurini, planimetrie, cartella colori e tessuti. I trend bookperò sono composti da diversi temi di varia natura: non seguono un solo tema d’ispirazione per tutta la collezione, ma si tratta di molte mini collezioni complete in tutto e per tutto; Un elemento importante per illustrare i temi è il modo d’ispirazione, ed ogni tema ha il suo. Grazie alle ricerche che ho condotto, alle librerie specializzate che ho frequentato, a biblioteche che comunque possiedono davvero poco materiale poiché è un argomento che non viene trattato pubblicamente, sia perché è una realtà giovane, sia perché si tratta di un argomento prettamente riservato al settore. Infatti leggendo libri che in teoria si propongono a trattare la materia di previsione, possiamo notare che non arrivano mai ad una vera conclusione perché le tendenze sono effimere e, come sappiamo, molti professionisti sono gelosi del loro sapere. Per progettare un quaderno di tendenza è necessario raccogliere l’ispirazione visiva per potere in seguito lavorare con l’acquirente 10
per sviluppare le idee e trasformare la proposta entro un concetto definito. L’analisi delle immagini e la definizione del concetto sono la prima tappa del lavoro. Il concetto sarà sviluppato attraverso un processo di mappatura dei vari collegamenti, analizzando somiglianze e contraddizioni del materiale che si è raccolto e riflettendo sul modo in cui il materiale deve essere adattato per soddisfare le esigenze del progetto o del cliente. Questo processo di sviluppo concettuale non è facile da rappresentare: tutti i praticanti hanno il loro modo personale di interpretare il materiale con cui stanno lavorando. Spesso significa modificare o respingere le informazioni, rifiutando addirittura l’approccio iniziale al problema e ricominciare da capo. l’analisi inizia cercando di focalizzare davveroun’immagine, non solo accettandola, ma cercando di capire e scoprire il messaggio più profondo e i significati interni ad esso. Questa esperienza viene denominata: “alfabetizzazione visiva”, intendendo con questa espressione la capacità di leggere e comprendere le immagini, con qualsiasi supporto siano fornite, dalla fotografia alla pubblicità, al cinema, al teatro o alle performance. Importante, al fine della nostra indagine, è il comprendere cosa significhi il termine “tendenza” e, a questo proposito, non possiamo limitarci unicamente ad un argomento come quello dei quaderni di tendenza: infatti non esiste materiale riguardante i trend book, essi vengono inseriti di solito come fonte da cui carpire idee per creare collezioni.
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I.2 Cultura di prodotto e conoscenza del mercato
In un recente passato si è assistito ad un sempre più rapida velocizzazione delle logiche di rinnovo stagionale delle collezioni: in media ogni sei mesi. Il settore della moda riservava alla qualità del prodotto e agli elementi estetici una grossa preponderanza rispetto al processo di produzione. Il prodotto era il protagonista, con una centralità superiore nei confronti di altri importanti fattori relativi alla variabili economiche e di servizio. Aspetto che ancora persiste in quelle aziende con una posizione di internazionalità e che fanno da traino nel dettare gli orientamenti della moda per i mercati meno elitari e più massificati. La situazione attuale dei mercati è sempre più instabile, subisce cambiamenti repentini, i clienti aspettano a lanciare gli ordini per capire la presa sul mercato instabile: si aspetta di capire cosa viene recepito dalla clientela, perché è sempre più necessario imporre i risultati nuovi sotto il profilo creativo ed offrire risposte veloci. Guardando le creazioni degli stilisti alle sfilate, i prodotti nei negozi e quelli reclamizzati sui giornali, spesso non viene da pensare alla complessità e all’enorme quantità di lavoro che sta dietro al prodotto finito. Nell’analisi che qui verrà svolta si cerca di far venire alla luce proprio questi aspetti fondamentali che servono anche per “costruire” un quaderno di tendenza.poi sviluppate nel resto della penisola), ma soprattutto, per soddisfare le esigenze di un pubblico più giovane. La figura degli stilisti rimanda al concetto di creatività che è elemento più qualificante nelle aziende di moda. Anche se sono loro le figure di maggior fama, non sono i soli ad avere compiti e funzioni di valenza creativa. 14
Gli stilisti sono affiancati da una molteplicità di figure professionali che, in misura diversa, contribuiscono alla definizione complessiva dei concetti stilistici e creativi: uominiprodotto, che svolgono una funzione di contatto operativo tra stilisti, modellisti, funzioni commerciali e di marketing, esperti di comunicazione, creatori e progettisti dell’immagine coordinata (merchandising, packaging), progettisti e arredatori degli spazi commerciali, fotografi (per la realizzazione campagne pubblicitarie), stylist e registi di eventi (fiere e sfilate), sono quelli più importanti. Alla base della creatività possono esserci tre tipi di logica: una associativa, una analogica e una combinatoria, èdalla loro sommatoria che scatta la scintilla creativa, l’elemento di successo su cui ricadono gli aspetti più critici. Un’azienda tessile/ moda, oggi non si basa più solo sulla creatività, ma sulle gestione e la concretizzazione, dall’elemento immateriale e intagibile, al risultato di prodotti mercificabili che permettono all’azienda di sopravvivere traendo una crescita. I quaderni di tendenza sono utili ad aziende che hanno necessità di perenne ricerca cultura del prodotto con l’orientamento del mercato. Una perenne ricerca di un equilibrio tra le due componenti alla base del sistema di offerta nella moda:
1.
La prima, è legata alle scelte strategiche di ambito/
posizionamento sul mercato, alle scelte stilistiche a medio e lungo termine, la cosiddetta “identità stilistica”. 2.
seconda, riguarda la stagionalità, necessaria a garantire
proposte al consumatore. 16
1.
La prima, è legata alle scelte strategiche di ambito/
posizionamento sul mercato, alle scelte stilistiche a medio e lungo termine, la cosiddetta “identità stilistica”. 2.
seconda, riguarda la stagionalità, necessaria a garantire
proposte al consumatore.
Lo staff commerciale si occupa di monitorare costantemente i mercati che analizza, mediante vari report dai dati del venduto dettagliato per stagioni e periodi. L’obbiettivo di questa attività è circoscrivere le architetture che definiscono le attività dei creativi, e farne dei punti fermi in termini di merceologie, numero dei capi, modelli, varianti cromatiche. E da questi elementi la creatività inizierà a orientarsi per pensare a delle collezioni con proposte che andranno poi industrializzate con il corredo stilistico che identifica il brand/azienda.
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E’ molto importante evitare che le logiche estetiche e di prodotto, spesso troppo d’impatto, prendono il sopravvento, perché un prodotto per quanto bello e innovativo, deve essere prima di tutto vendibile. In genere sono due fonti che alimentano il processo di ricerca interna: la ricerca di mercato con le azioni di marketing; la ricerca stilistica e di prodotto. La ricerca che esplora il mercato con delle azioni di marketing, si avvale di un’analisi dell’evoluzione dei mercati e delle loro richieste. Invece, la ricercaesplorativa dell’area stile-prodotto, fatta dai creativi, si avvale di valutazioni del mercato di riferimento, con visiste ai clienti, partecipazione a fiere specializzate, consulenze stilistiche esterne, riviste, contatti con produttori di fibre, filati che a loro volta propongono innovazioni. Quest’ultimo passaggio è quello che spiega al meglio i compiti di coloro che lavorano in un ufficio stile, produttore di quaderni di tendenza o a sua volta consulente stilistico esterno. Le tendenze della moda si originano e si evolvono dall’interpretazione, interpolazione e restituzione in forma di prototipi. Semilavorativi, o prodotti finiti da personaggi della filiera, secondo delle logiche che non seguono sempre sequenze o schemi predefiniti. Questi possono riguardare: • Gli Uffici stile: che si occupano di ricercare e anticipare le tendenze stilistiche, realizzando libri raccolte di materiali e colori; • i prodotti di fibre • le fiere dei prodotti semilavorativi • fiere non di settore, forse ancora più interessanti Oggi è più difficile capire quali sono le nuove tendenze, non sono chiare ed esplicite come nel passato, perché in esse si incrociano componenti, valenze, criteri, letture, e interessi di natura diversa. 19
I.3 La figura del Cool Hanting
Questo lavoro si prefigge l’obiettivo di analizzare una figura professionale di recente acquisizione nel settore della moda (e non solo) - nata e richiesta dal mutamento dei percorsi e dei meccanismi stessi del sistema industriale - che costituisce oggi, per molte aziende, un valido contributo nelle strategie di posizionamento del brand. Per capire ed accettare la rilevanza di una professione, apparentemente ludica, come quella del cool hunter (letteralmente “cacciatore di tendenza”) è necessario riconsiderare il sistema moda alla luce degli attuali scenari e in generale il significato sociale dei trend nella realtà contemporanea. La società oggi ci svela uno scenario diverso. Siamo in un’epoca che Bauman (2000) definisce modernità liquida, in cui si assiste ad una crescente segmentazione degli interessi culturali all’interno delle classi sociali, che risultano meno omogenee proprio perché frammentate in 6 stili di vita differenti e in continua evoluzione. L’adesione ad uno stile di vita, rispetto all’appartenenza ad una classe sociale, presuppone un più alto livello d’azione da parte dell’individuo. Ecco che anche il consumo dei prodotti riveste un ruolo sempre più importante nella costruzione della propria identità, mentre il soddisfacimento dei bisogni materiali e l’emulazione delle classi superiori diventano secondari.La moda oggi contribuisce sempre di più alla ridefinizione delle identità sociali attribuendo di continuo nuovi significati ai manufatti, rispecchiando e alimentando questa iper-segmentazione di modi d’essere. Diana Crane (2004) parla di passaggio da una moda di classe a una moda di consumo, che non si orienta più in base ai gusti delle élite, ma ingloba gusti e interessi di gruppi che possono appartenere a qualsiasi classe sociale e nella quale vi è una diversità stilistica maggiore. 21
Come ci fa notare Polhemus (1994), dal secondo dopoguerra alla metà degli anni ‘80 (almeno negli Usa e in Gran Bretagna specialmente tra i giovani) un numero sempre più crescente di tribù di stile ha sfidatocome scatole di zuppa istantanea. E’ proprio la moda della strada che a partire dalla fine degli anni Settanta comincia ad essere utilizzata e copiata dagli stilisti. Quel che accade sempre più spesso, è che alcune subculture adolescenziali cominciano a creare look così efficaci, da far presagire il modo in cui l’adolescente medio si vestirà nelle stagioni successive, molto più incisivamente di quanto siano in grado di fare tante aziende del Fashion System. In altri termini, si inizia a fare i conti con un fenomeno nuovo che vede l’innovazione stilistica partire proprio fra quelle categorie di persone percepite come marginali dalla cultura dominante, in aree urbane che si rivelano un vivaio anche per altritipi di innovazione (musica, arte, ecc). I teenagers oggi creano propri codici e se li comunicano reciprocamente; sono diventati i veri decision maker e questo, le grandi aziende del brand system, l’hanno capito. Ma non solo, il consumatore in generale, è oggi un individuosempre più flessibile, abile a districarsi tra le numerose proposte del mercato, spesso incoerente e mosso da motivazioni di consumo istintuali, più che razionali. Si assiste al passaggio da una logica lineare ad una circolare che tiene insieme anche ciò che divide, che interconnette le differenze (Fabris 2003). Ecco il perché della nascita di personaggi come i cool hunter, ‘sguinzagliati’ in giro per il mondo dalle aziende, per intercettare e quindi promuovere quelle che saranno le tendenze future.Non solo la moda però, ma tutto il sistema industriale ha bisogno di cogliere in anticipo le tendenze del mercato, e spesso è proprio questa necessità che sta alla base dei conflitti tipici delle imprese, tra l’area commerciale e vendite (che tende a privilegiare ciò che si è venduto bene nell’anno o nella stagione precedente) e l’area stile e di prodotto che coltiva, o dovrebbe coltivare, una visione anticipativa dei bisogni del mercato. 23
Non si tratta tanto di prevedere ciò che il consumatore vuole, ma piuttosto di proporgli l’evoluzione di un concetto che ha già apprezzato, ma che deve necessariamente evolvere, essere sviluppato per poi essere compreso e quindi vendibile. Le aziende hanno bisogno di guide ‘speciali’ in grado di comprendere il ‘linguaggio’ della cultura e della società. Gli imprenditori d’oggi devono essere dotati di grande sensibilità e soprattutto capire che non basta proporre al mercato quello che il mercato vuole oggi, perché sarebbe già un prodotto superato, out! Occorre, invece, accettare che cosa vorrà nel futuro prossimo, senza però spingersi troppo avanti o su bisogni lontani dai target aziendali. L’apporto dei cool hunters va proprio in questa direzione, riconsiderando la creatività e l’innovazione alla luce di una logica che non è più lineare; procedendo per connessioni mentali che non hanno più a che fare col pensiero verticale, che si occupa di mettere in relazione e sviluppare modelli concettuali, bensì con bensì con quello che viene definito pensiero laterale, cioè quel procedimento attraverso il quale la mente combina le informazioni in modi nuovi al fine di produrre nuove idee (Saviolo-Testa 2005). L’intento di questa ricerca è quello di analizzare la professione del cool hunter, alla luce appunto di ciò che è il sistema post-industriale: la prima parte, quindi, è dedicata ad un escursus storico-culturale delle principali tribù di stile dagli anni Sessanta ad oggi, con una considerazione sull’influenza che gli stili di strada esercitano oggi nel panorama della realtà globale; nella seconda parte si entra nel merito della metodologia di lavoro del cool hunter, cercando anzitutto di capire come agisce il fenomeno delle tendenze, e analizzando poi le fonti da cui trarre le informazioni che permettono di elaborare quei concetti creativi utili alle aziende; nel secondo capitolo si è cercato di inquadrare il profilo professionale del ricercatore di tendenze, attraverso i suoi percorsi formativi. 25
I.4 Il cool- hunter e i mutamenti del sistema moda
La moda si diffonde nella società secondo un meccanismo di ‘gocciolamento’ dall’alto verso il basso; dalle classi agiate poste al vertice, alla massa. Questa teoria risale ai primi del Novecento ed è stata considerata valida per tutta l’epoca della modernità. Una visione classista. Un fenomeno verticale che poteva essere ben calzante per le società moderne divise in classi (almeno fino agli anni Sessanta), ma che per le società attuali postmoderne, più frammentate, risulta oramai obsoleta. Quel che prese il via dal secondo dopoguerra, fu un progressivo cambiamento sociale, culturale ed economico. La segmentazione dei mercati, la democratizzazione dei consumi, l’intensificarsi delle differenze di status, la maggiore libertà dagli schemi prefissati, cominciarono pian piano a ridisegnare il panorama socio-culturale calando l’umanità in una nuova era: la post modernità. Negli anni Cinquanta la moda era ampiamente dominata dall’egemonia di Parigi e dall’alta sartoria; il lusso e la classe erano i concetti portanti e rimasero tali anche nel decennio successivo. La moda aveva un proprio establishment che dettava legge; decideva la forma degli abiti che una donna avrebbe indossato, indipendentemente dalla forma del suo corpo:Vogue annunciava il colore della stagione, e dappertutto i negozi presentavano vestiti banana beige, rosso corallo o quello che era. Quel progressivo cambiamento che era in atto, cominciò a rendersi visibile con il passaggio dall’Haute Couture al prêt-à-porter, negli anni Sessanta. I centri creativi si moltiplicarono e le istanze elitarie e dittatoriali dell’alta sartoria iniziarono a fare i conti con quelle democratizzanti della confezione industriale, in grado di offrire comunque prodotti innovativi e ben curati tecnicamente. 27
Inizia l’epoca degli stilisti creativi e delle griffe (che toccherà il suo apice negli anni Ottanta). La salda struttura centralistica della moda, con le sue norme e il suo orientamento verticale, la sua temporalità uniforme e progressiva, vede affiancarsi un concetto più democratico e personalistico del vestire: lo stile. L’abbigliamento comincia via via a rappresentare uno strumento di costruzione e affermazione della propria identità, svincolandosi dai meccanismi verticali che loattanagliavano a ‘identità preconfezionate’. Lo stile, rispetto alla moda, sfida il cambiamento ricercando qualcosa che sia senza tempo e mettendo l’accento su una diversità pluralistica; indica una condizione, un sistema di pensiero, o uno stato d’animo; è la rappresentazione di un modus vivendi. Così, prendendo come esempio i due più importanti stilisti milanesi, la differenza tra un abito di Armani e uno di Versace era immediatamente riconoscibile, mentre diventava più difficile collocare le loro rispettive creazioni in una stagione precisa: il messaggio era più essenziale del messaggio (Né l’uno né l’altro messaggio, naturalmente, rendeva in alcun modo meno importanti gli stilisti o l’industria dell’abbigliamento. Tutt’altro. Quello che era cambiato era la funzione del prodotto: che ora definiva sempre più dove eri – il tuo stile di vita, il gruppo in cui appartenevi – piuttosto che quando eri: se cioè ti trovavi in anticipo o in ritardo sui tempi. La distinzione semantica tra moda e stile è fortemente legata alla variabile del tempo, o meglio all’esperienza che si fa, attraverso l’abbigliamento, del tempo; lo stile è qualcosa di sostanziale che si genera intimamente negli appartenenti a un gruppo differenziandolo da ciò che lo circonda, ed esprime il grado di immersione in una data realtà sociale, in un dato tempo. La moda, invece, segue una successione cronologica ciclica, in cui il cambiamento del gusto segue una traiettoria calcolabile e prevedibile.Quel che comincia ad emergere in questi anni è una voce dal basso, dalla strada, dalle subculture giovanili che rivendicano autenticità, sfidando l’egemonia in una maniera obliqua e “spettacolare”, sottoforma di stile; 30
“uno stile gravido di significazione che contraddice il mito del consenso una sfida simbolica a un ordine simbolico”. La solida struttura del sistema moda e le teorie sociologiche fino ad allora imperanti, dovettero dunque fare i conti con l’onda crescente delle prime avanguardie giovanili, in un intreccio prevedibile di citazioni e appropriazioni dei rispettivi patrimoni simbolici; e quello che fino ad allora sembrava essere un automatico ‘gocciolamento’ dall’alto verso il basso (trickle down) comincia a trasformarsi in un ‘ribollìo’ dal basso verso l’alto (bubbling up). Le prime forme di avanguardie sottoculturali erano emerse, in realtà, già dalla metà degli anni Cinquanta con la nascita dei Teddy boys, ed è probabilmente da qui che prende piede la storia ufficiale degli street-style. . L’appellativo nasceva in Inghilterra, per identificare alcunedi adolescenti, la cui caratteristica era vestirsi in stile pseudo-ottocentesco, il cosiddetto stile ‘edoardiano’ (da cui il diminutivo Ted e di conseguenza Teddy ): giacche a 3/4, camicie merlettate, pantaloni stretti a sigaretta, ciuffi di capelli a spiovere sul viso e lunghi basettoni. Erano ragazzi della working class, che si distaccavano dai valori della cultura dei genitori e non riuscivano a dialogare con i coetanei della classe media. Fu la prima forma di opposizione simbolica alla cultura dominante, che aprì le porte alla questione dello stile delle subculture come resistenza vitale e contraddittoria alla cultura trazionale, da un lato, e al mainstream della cultura commerciale dall’altro .Dalla metà degli anni Sessanta i giovani diventano i protagonisti di una vera e propria rivoluzione del costume. Le nuove generazioni vogliono affermare la loro autonomia sociale rompendo con il passato e i costumi tradizionali. Sono gli anni dei Mods, dei Rockers, dei Bikers e della Beat generation. Nella moda, l’elemento più visibile di questa mentalità ribelle sono i capelli lunghi dei ragazzi che rifiutano l’immagine convenzionale adottano abiti e accessori inconsueti come stivaletti, pantaloni e jeans attillati; abbinano stili e colori diversi per ostentare un atteggiamento anticonformista, libero da costrizioni e sessualmente provocatorio; 32
le donne poi, esasperano la loro femminilità con trucchi pesanti, teste cotonate, pantaloni e magliette aderentissimi, fino alla fatidica minigonna lanciata da Mary Quant nel 1964, icona proprio della libertà sessuale appenaconquistata. La diffusione di questa nuova tendenza, definita “antimoda”, ebbe luogo prima di tutto tra i giovani delle classi sociali meno elevate, pronti ad adottare uno stile trasgressivo giocando con abiti facilmente reperibili nei mercatini dell’usato; ma questo modello da emarginato che rifiutava la funzione classica del vestirsi per differenziarsi da altri status sociali, diventa quasi subito un movimento generazionale che coinvolge i giovani di ogni livello socio-culturale. Quel che probabilmente prende il via in questi anni, è una riconsiderazione del significato sociale dell’abbigliamento alla luce del suo potenziale simbolico.Vestirsi in un ‘certo modo’ era un mezzo per poter fare affermazioni su se stessi, un segno che l’individuo sapeva come sovvertire le regole dell’abbigliamento “alla moda”. Ogni scelta di un abito o di un accessorio era vista come un atto creativo, come parte di un uso sovversivo del consumo. Pertanto questa domanda di mutamento da parte dei movimentigiovanili, almeno all’inizio, difficilmente trovò soddisfazione nelle proposte degli stilisti; e fu il mercato, invece, a rispondere con l’apertura di una moltitudine di negozi in cui era possibile Soprattutto Londra, in questi anni, diventa il nuovo punto di riferimento nell’immaginario giovanile, da qui arrivano gli stili più innovativi e versatili, e qui nascono i primi mercatini che giocarono un ruolo importante nell’interazione tra cultura di strada e giovani stilisti, e quindi nel lancio di nuove tendenze. Ed è sempre a Londra che nascono, intorno al 1962, i primi gruppi di teenagers che si autodefinirono Mod: ragazzi della piccola borghesia e della classe lavoratrice, la cui ribellione si fondava su concetti nuovi, ‘moderni’ (dalla contrazione inglese di questa parola deriva appunto il nome della nuova tribù di stile). Infatti, a differenza dei vistosi Ted e delle precedenti rozze generazioni di ribelli, i Mod curavano in modo ossessivo 33
CAPITOLO II. IL PROGETTO Il progetto nasce da una attenta ricerca e analisi di mercato, analizzando la figura del Cool Hanting. La società di oggi ci svela uno scenario diverso; Siamo in un’epoca in cui si assiste a un crescente segmentazione degli interessi culturali. All’interno delle classi sociali, ecco che il consumo dei prodotti, riveste un ruolo sempre più importante nella costruzione della propria identità, mentre il soddisfacimento dei bisogni materiali e l’emulazione delle classi superiori diventano secondari. La moda oggi contribuisce sempre più alla ridefinizione delle identità sociali attribuendo di continuo nuovi significati ai mutamenti, rispecchiando e alimentando questa ipersegmentazione di modi d’essere, e proprio questo ricerca ha catturato il mio interesse e la mia immaginazione per progettare un “diario visivo”. Il quaderno tendenze mette a frutto tutte le ricerche , cercando di stimolare ulteriori idee; le fonti di ispirazione per il design della moda si trovano ovunque, ed è questa consapevolezza con cui ho affrontato la ricerca per il Book. Immagini di opere artistiche o architettoniche, di arredamento e design d’interni, istantanee, pezzi di tessuto , riferimenti cromatici tratti da riviste o campioni di pittura. Il book va sempre considerato come un contenitore di materiale grezzo e non raffinato, da estrarre e usare in seguito per lo sviluppo di temi più corposi, ben studiati, si suddivide sempre in gruppi omogenei. A seguire dopo aver disegnato il trend book per scarpe, ho realizzato tre prototipi di tomaia per calzature prima in carta per fare sperimentazioni, poi cernit una pasta d’argilla polimerica che una volta cotta in forno si indurisce. Nauralmente i prototipi danno l’dea della pelle. 35
Prototipi
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prototipi in carta e cernit
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II.7 Costruzione della scarpa Le parti che la compongono
La calzatura è un oggetto ideato e utilizzato fin dall’antichtà per la sua funzione di coprire e proteggere il piede. In passato serviva per sopravvivere ; oggi nasce per piacere delle mani entusiaste dello stilista, del confezionista o dalle mani sapienti dall’artigiano. la scarpa è composta da lle seguenti parti principali : tomaia, sottopiede, suola e tacco. la tomaia è la parte superiore della calzatura che viene fissata al sottopiede e alla suola. Essa si compone di ulteriori parti: - la mascherina e la puntina che insieme costituiscono la parte anteriore - i gambetti o i quarti che formano i lati. -il tallone della parte posteriore. le tomaie vengono confezionate con svariati tipi di pellami che variano dai pellami bovini, pellami di capra, pellami di ovini, pellami equini, di rettili,struzzo, emu’, foca, ma anche con tessuti che vengono adeguatamente rinforzati e talati e sottoposti a prove di laboratorio per accertare la resistenza alla trazione e a strappi. Un tempo si usavano solitamente i vitelli, i capretti, i cervi. molto apprezzato era il camoscio che da vent’anni è proibito , vitelli lavorati a camoscio oppure materiali sintetici che ne ripropongono persino l’odore. I rinforzi sono delle applicazioni inserite 54
la pelle e fodera in parti specifiche della tomaia o in tutta la tomaia per aumentare la resistenza agli sforzi prodotti dall’uso della calzatura o per dare maggiore consistenza alla palle.Il rinforzo è un intervento che trova applicazione nella costruzione di calzature complete ed eseguite a regola d’arte. In produzioni di calzature a basso costo è possibile che certi rinforzi siano evitati al fine di contenere i costi di produzione. Il puntale viene applicato all’estremità anteriore delle tomaia e svolge la funzione di irrobustire la punta della tomaia pur senza irrigidirla. Questo irrobustimento serve per impedire l’afflosciamento della tomaia una volta tolta dalla forma. Nelle calzature leggere, ad esempio quelle estive , spesso non è previsto l’inserimento del puntale e quindi la forma ha un aspetto più morbido. il contrafforte è un supporto che viene inserito nella parte posteriore della tomaia, tra la stessa e la fodera. il contrafforte serve come sostegno del tallone e ad irrigidire la parte di tomaia ricoperta, sia per dare una buona calzabilità alla calzatura sia per tenere in posizione il piede impedendogli oscillazioni e spostamentei. Necessità questa particolarmente dovuta e nei modelli a tacco alto dove il piede deve essere in posizione stabile rispetto al tacco. Viceversa, nelle calzature più leggre a tacco basso il contrafforte è morbido e si possono verificare sensibili spostamenti laterali del tallone. Può essere applicato interamente a mano o con l’ausilio della macchina . Il contrafforte prima di essere inserito tra la tomaia e la fodera, viene spalmato su entrambi i lati con collante ad acqua e quindi collocato in modo da ottenere una equa distribuzione dei margini. Il fondo è costituito dalla suoletta , il sottopiede, il guardolo,il girello, il cambrione , un sottile strato di pelle o sughero, la suola, i sottotacchi, i sopratacchi.La è un rivestimento sottile in pelle o altro materiale incollato sul sottopiede allo scopo di nascondere possibili imperfezioni dello stesso. 56
Il sottopiede o tramezza è la parte interna della scarpa che ripropone la sagoma del plantare a cui si fisserà tomaia e guardolo; può essere foderata e visibile nei sandali. Il guardolo è una lunga striscia di pelle ricavata dal fianco dell’animale, che segue il profilo della suola fino alla zona del falso (esclusa il tallone) sul quale vengono cucite da un lato la tomaia e la tramezza, dall’altro la suola. Il girello ( un termine tecnico) è un listello di cuoio posizionato sul tallone e funge da complemento del guardolo , dando spessore per poi applicare la suola. Non è cucito bensì inchiodato con i cavicchi. Il cambrione a lamina è realzzato in acciao e ripropone la sagoma dell’arco plantare; serve da sostegno e da struttura portante. La suola è la parte che protegge la pianta del piede. Essa garantisce , a seconda del materiale con cui è ealizzata, caratteristiche funzionali che vanno dall’impermiabilità, all’aderenza sul terreno alla leggerezza , alla resistenza a fluidi ed oli.Ingenere vengono utilizzate suole in cuoio per scarpe classiche e eleganti , suole in materiali espansi (gomma , poliuretano) per calzature più sportive e confortevoli ,suole in gomma per calzature tecniche antinfortunistica. Il cuoio permette la realizzazione di fondi sottili e di gran classe, ma non è adatto per terreni malridotti. Imateriali espansivi invece garantiscono unabuona tenuta ed impermiabilità e risultano particolarmente confortevoli. La gomma compatta infine possiede caratteristiche di grande resistenza, ottima tenuta su tutte le superfici e di assoluta impermiabilità; viene però penalizzata dall’elevato peso.Il tacco è costituito da un rialzo che può essere in cuoio, in legno, in metallo oppure in plastica , e rivestito in pelle o in altri materiali, posto sotto il calcagno delle calzature ha lo scopo di dar loro una detrminata inclinazione. Fra i principali tipi di tacco possiamo annoverare: - tacco a coda (detto anche “Luigi XV”), che è un tacco medioalto, inclinato in avanti. 58
- il tacco a cono, che è un tacco alto, a forma di cono rovesciato , con la parte posteriore molto inclinata. - tacco a campana - tacco a rocchetto, che è usato solamente per la costruzione della calzatura per le calzature femminili, ed è caratterizzato da una superfice uguale sia nella parte inferiore che in quella superiore , mentre nellamentre nella parte parte centrale si stringe sensibilmente. -il tacco a spillo o stiletto, che è altissimo, estremamente sottile e generalmene dotato di un’anima di metallo. -il tacco cubano, che è un tacco diritto , piuttosto voluminoso, di forma semi-cilindrica, usato dai gauchos per osstenere il piede nelle staffe. Nelle sue altezze medie, è molto usato per le scarpe sportive e per gli stivali. - il tacco a zeppa , che è un tacco la cui parte anteriore e raccordata in modo continuo alla suola. - il tacco sbordato, il cui contorno sporge oltre la proiezione della soletta. - zeppa, che è un raccordo a forma di cuneo che viene inserito fra la suola e la soletta, partendo dall’estremità del calcagno fino a circa un terzo della punta della soletta.
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III.8 LA PELLE
Eleganza e robustezza di una scarpa dipendono soprattutto dalla qualità del materiale di cui è composta. La pelle di origine animale è a tutt’oggi il maeriale migliore per costruire una calzatura, perchè protegge il piede dagli agenti atmosferici ed, allo stesso tempo, ha un ottimo grado di traspirabilità ed è di facile lavorazione. Con gli svariati materiali e le più moderne tecnologie, il sintetico ha copiato il conciato riproducendone persino il profumo, il tessuto ha sostituito la pelle anche nelle calzatura, lo stampato ha riprodotto le costose pelli pregiate degli animali in via di estinzione (coccodrilli, rettili) ma chi pretende l’alta qualità ed il lusso ricerca ancora la solidità e la morbidezza della pelle. La pelle animale è composta da tre strati facilmente separabili tra loro: l’epidermide (rivestimento esterno), il derma ( tessuto connettivo) e l’epiderma. Lo strato più pregiato è il derma, denominato anche fiore, caratterizzato dai fori piliferi, che deve essere separato in fase di lavorazione dagli altri due strati. E’ con questa che si realizzano la tomaia, la suola e ulteriori parti della scarpa. Lo strato carnoso della pelle viene utilizzato per foderare, o dà origine alla cosiddetta crosta che però non può definirsi pellame,. 60
L’uomo , fin dalla preistoria , con la scoperta della concia è riuscito a rendere duraturo ciò che, per sua natua,tende alla scomparsa. Grazie a quest’arte migliorata costantemente nei secoli, le pelli animali sfidano il tempo, difendono l’uomo dalle intemperie . Durante il processo di evoluzione dell’arte conciaria saranno adottate soluzioni diverse. Si afferma tre processi principali: concia vegetale (al tannino), all’olio di pesce (scamosciatura) e minerale (concia bianca). Dalla seconda metà dell’Ottocento verranno elaborati nuovi metodi, con il passaggio alla concia chimica del cromo e con gli inserimenti di macchinari per concia rapida, avviata grazie alle botti rotanti. Al contrario della pelle della tomaia, quella della fodera non viene conciata con il metodo dei sali di cromo ma con il procedimento vegetale, per garantire una traspirazione naturale. Il trattamento delle pelli è solo la prima fase per la valorizzazione della materia. Dopo i bagni di concia è la volta della tintura, degli ingrassi, dell’essicamento. Alla fine del processo l’uomo interviene nuovamente, eliminando le ultime imperfezioni e operando le rifiniture. E’ l’ultima fase di intervento umano sulla materia ; ora le pelli sono pronte per essere valorizzate . Sin dal XVII secolo il settore calzaturiero esiste un’unità di misure standard: il punto. esistonodiversi sistemi di misurazione che variano da nazioni a nazioni. Il punto più comune è il punto francese che si diffuse largamente in tutta Europa sin dai tempi di Napoleone e corrisponde: 1punto francese= 6,667 mm (2/3 del cm). Il sistema metrico inglese fu creato nel 1324 in base a un decreto di re Edoardo II che stabilì che tre grani d’orzo corrispondevano ad 1 pollice e che 12 pollici misurano un piede. 64
III.9 MISURAZIONE DEL PIEDE
Prendere le misure è una sorta di cerimonia per la quale sono elementi essenziali il momento adatto, la giusta durata, eventuali disturbi del piede e ogni informazione supplementare riferite dal cliente. le operazioni del calzolaio seguono un rituale e una precisa sequenza . Questa fase è l’aspetto più importante nella preparazione della forma che costitirà il sostituto perfetto del piede durante la lavorazione della scarpa. Il calzolaio prende la misura della lunghezza, della larghezza , dell’altezza e della circonferenza di entrambi i piedi in due diverse posizioni in piedi, sotto il peso del corpo e in fase di non appoggio , ossia da seduto. Entrambi permettono di avere una misurazione più precisa. Tra i calzolai vige una regola d’oro: più sono semplici gli strumenti di misura, più i risultati saranno affidabili; sono sufficenti, dunque, una squadra , una matita , due fogli e un metro da calzolaio Per stabilire la lunghezza e larghezza delle scarpe da preparare , bisogna rilevare il perimetro del piede facendo scorrere la matita con un angolazione di 90° rispetto al pavimento dal tallone senza mai interrompere il tratto. Se l’angolo fosse inferiore il risultato sarebbe una scarpa di un numero inferiore del previsto .Sulla base del contorno, con un nastro su cui è stampata una scala di misura diversa per ognuna delle facce. 66
Si legge la lunghezza o dimensione con una scala a punti francesi. Sull’altra faccia del nastro è utilizzato il sistema metrico decimale con il quale si misura il diametro più largo del piede cioè la distanza fra le articolazioni metarsofalangee. Successivamente, per prendere la circonferenza (la cosiddetta battuta), il calzolaio fa passare il metro sotto la pianta del piede e registra la misura nel punto di maggiore diametro. Infine queste misure vengono controllate con un apposito attrezzo il più noto è il calibro di brannock che riposta le misure su di una piastra. Sin dal XVII secolo il settore calzaturiero esiste un’unità di misure standard: il punto. esistonodiversi sistemi di misurazione che variano da nazioni a nazioni. Il punto più comune è il punto francese che si diffuse largamente in tutta Europa sin dai tempi di Napoleone e corrisponde: 1punto francese= 6,667 mm (2/3 del cm). Il sistema metrico inglese fu creato nel 1324 in base a un decreto di re Edoardo II che stabilì che tre grani d’orzo corrispondevano ad 1 pollice e che 12 pollici misurano un piede. 1punto inglese =0,846 cm (1/3 di pollice).
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III.10 LA FORMA
Il punto di partenza è la forma ossia la trasposizione in legno o plastica della sagoma anatomica del piede che non è fedele in ogni specifico particolare , ma è un piede standard , di riferimento, con la sola differenza legata alle dimensioni. Un tempo i calzolai si fabbricavano le forme da soli in legno, oggi ci si rifornisce dalle aziende produttrici. Secondo la dimensione del piede si sceglie la forma adeguata, e, sovrapponendola al nostro folio con l’impronta, ci si rende conto delle modifiche da apportare alla forma standard quindi vengono applicate delle parti in cuoio necessarie perchè questa forma contenga corretamente il piede.
La tomaia
Dopo aver eseguito il disegno, si realizza lo stampo o cartamodello bidimensionale in carta; successivamente al decolté di base si apportano le variazioni ed i decori; E’ in questa fase che si sceglie il tacco. Si passa alla trasposizione del carta-modello della tomaia, sottopiede e suola sulla pelle: mascherina, puntina, i quartieri, la fodera ed i rinforzi con la successiva fase di taglio. Il taglio della tomaia è un’operazione certamente più delicata rispetto a quella della fodera e sottopiede poichè chi taglia deve evitare, allo stesso tempo, sprechi di materia prima e difetti che potrebbero compromettere la tenuta della calzature. Il taglio della macchina è più veloce di quello manualee permette una definizione più precisa delle sezioni di materiale utilizzata per lo più nelle industrie ;quello a mano , invece, è più agevole, presenta costi minori e richiede attrazzatura minima.I pezzi utilizzati per le tomaia e per la fodera sono tagliati ad altezze diverse per evitare che le cuciture si sovrappongono stringendo internamente il piede. 68
Inoltre la fodera deve essere composta di un minor numero possibile di pezzi per limitare le cuciture interne. In una fase preparatoria si assottigliano tutti i bordi dei vari pezzi per evitare che le cuciture sovrapposte risultino troppo spesse, e si eseguono, se previste, le relative decorazioni con i fori o la dentellatura. Tutto pronto per la fase di orlatura dove si assemblano i vari pezzi ce compongono la tomaia con l’utilizzo della sola macchina per cucire con vari tipi di ccitura: in giunta semplice, in sormonto, a zig zag, a mocassino, o attraverso una preventiva incollatura. Nella produzione industriale l’orlatura è la fase che richiedela maggior quantità di lavoro nella produzione di una scarpa; è quindi la fase più delicata , perchè qualifica e valorizza il prodotto finale grazie all’intervento ultimata la tomaia con fodera e rinforzi è pronta per essere montata con mani e pinza sulla forma alla quale è già stato appuntato, con dei chiodi, il sottopiede in cuoio. il sottopiede precedentemente sarà stato tenuto a bagno per alcune ore in moda da facilitarne la lavorazione , rifilata e martellata. La tomaia deve accasciarsi bene sulla forma e deve essere tirata al punto giusto anche perchè se uno stampo viene eseguito correttamente , prende velocemente la forma ed eventualin difetti vengono risolti nella fase di montatura.
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Operazioni di montaggio La fase dellq solettatura è la parte più complessa della realizzazione di una scarpa. Internamente alla tramezza si crea un’increna dove, con un pò di pressione e manualità, si preparano i fori con la lesina per passare più facilmente il filo. Il filo bisogna preparalo ed imperciarlo, per suolettare una scarpa di peso medio, ci vogliono otto fili di canapa bianca di misura che varia a discrezione di chi esegue il lavoro. Lo spago, tagliato dal rocchetto, viene diviso in otto fili che lo compongono e vanno tutti banati ed intrecciati, portati al massimo della sottigliezza facilitando così l’inserimento nella cruna dell’ago. Infine lo si compatta, irrobustisce e impermeabilizza facendolo scorrere su gnocchi di pece. Una volta pronto il filo verà legato ad un particolare ago in ferro lungo otto cm e lievemente inarcato in punta; Inizia così la cucitura del guardolo fino alla zona del falso, e successivamente del groppone sulla parte del tallone. A causa dello spessore della tomaia, del girello e del guardalo, tra il sottopiede e la suola si forma un’intercapedine per evitare
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che quest’area resti vuota si inserisce il cambrione mentre lo spazio restante viene rempito con un inserto in sughero o pelle. Con lo stesso procedimento applicato per il guardolo, le suole in cuoio tagliate vengono ammorbidite nell’acqua e avvolte in un foglio di giornale umido per 24 ore in modo che siano più facili da maneggiare. Irruvidite le superfici, in modo da farle ederire meglio , con una colla di caucciù si fissa la suola. Sulla suola si crea un’increna , ossia una fessura con una sezione sessanta gradi verso l’interno, dove si creano i canali per far passare la lesina e si rimarcano i punti sul guardangolo; in tal materia si cuce la suola a tutto l’insieme e noi avremo la caratteristica cucitura esterna lunga tutto il bordo della scarpa. La costruzione del tacco avviene sovrapponendone, al secondo girello montato sulla suola , più strati di pelle dello spessore di 4-6mm. Ed infime modellati per dare la forma desiderata . Il tacco femminile è, invece, preformato in resina o altro materiale e si fornisce dalle aziende produttrici. Per la realizzazione della scarpa solo per la monatura e la suolettatura, senza la fase di stampo e di orlatura ci ogliono almeno 36 ore.
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Fase di fissaggio
Il finissaggioraccoglie tutti gli accorgimenti che rifiniscono il prodotto. Si tratta, quindi,della levigatura della suola, della tinteggiatura con colori all’anilina, o all’esaltazione del colore naturale con dei lucidi speciali e relativa asciugatura per ora. Per molte botteghe artigiane lo stile e il metodo di bordare suola e tacco sono diventati un marchio di fabbrica che sottolineano l’unicità della fattura. Dopo dieci giorni la scarpa può essere estratta dalla forma; la lucidatura è la fase in cui la scarpa si trasforma in un’pera d’arte. Con il lisciatioio (l’incudine) scaldato stira tutta la superficie della pelle levigando le eventuali pieghe. Utilizzando un panno morbido cosparso di lucido per due , tre volte con piccoli movimenti rotatori e impiegando una spazzola morbida o un panno di flanella si riesce ad ottenere un effetto lucido come uno specchio.
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III.11 Caratteristiche delle calzatura I modelli
Esistono vari modelli base della scarpa da uomo classica ed è determinato dalla foggia con cui sono state confezionate. Esistono alcune categorie di base per distinguere i vari tipi di Scarpa: in base al metodo di chiusura - Scarpa con stringa ( con allacciatura aperta o chiusa) - Scarpa con fibbia -Mocassino L’esempio di scarpa con l’allacciatura chiusa è la Oxford o francesina, com’è spesso chiamata in Italia. Di origine inglese, è il modello di scarpa da uomo più elegante, i gambetti vengono cuciti sotto la mascherina, le stringhe infilate nelle cinque coppie di occhielli, chiudono l’imboccatura delle scarpe in modo così perfetto da lasciare intravedere solo l’estremità superiore della linguetta. Questo tipo di scarpa è adatta ad un piede sottile con il collo basso. Il prototipo di questa calzatura è stato fabbricato per la prima volta nel 1830 e tutt’oggi rappresenta un classico immancabile nel guardaroba di un uomo elegante. La tipologia di scarpa con allacciatura aperta è la derby molto diffusa in Europa. ideale per gli amanti delle calzature a pianta larga e per chi ha il collo più alto della media, infatti, grazie all’allacciatura aperta il piede si infila più facilmente . I gambetti sono sovrapposti alla mascherina e alla linguetta e la distanza tra i due gambetti, dove si infilano le stringhe, può essere regolata più efficacemente. 75
Come altro aspetto distintivo è da considerare la mascherina che può essere spezzata o a coda di rondine o dalla presenza di punzonature decorative (brogueings) che sin dall’Ottocento hanno inciso sulla moda delle scarpe da uomo. Inizialmente la versione più semplice della Oxford e della Derby non prevedeva alcun tipo di decorazione; furono un’invenzione dei contadini irlandesi che, per far asciugare più velocemente la parte interna delle scarpe, praticarono dei fori sulla parte anteriore e laterale. Una volta divenuto modello preferito tra la nobiltà le punzonature sulla punta (il cosiddetto fiore della punta) persero il loro compito originario e assunsero una valenza decorativa. Nacquero così la Brogue e semi-Brogue: la differenza tra le due sta nella forma della punta; nella prima è a coda di rondine, nella seconda è invece dritta. Il loro effettivo successo a livello mondiale risale agli anni Trenta del secolo scorso quando il principe di Galles sbalordì l’alta società presentandosi al pubblico con un paio discarpe Brogue da golf. A tutt’oggi, secondo il galateo, non vanno mai indossate dopo le sei del pomeriggio. Il modello di scarpa con fibbia è la Monkstrap è un modello a se stante e si chiama cosi dall’inglese Monk poiché ricorda i sandali dei monaci. La fibbia viene fissata ad uno dei due gambetti mentre l’altro ha il cinturino di pelle con il quale viene allacciata. Il grande vantaggio di questa calzatura è la comoda chiusura. Il mocassino, dal modello leggero e flessibile, dalla suola sottile e la pelle morbida, è talmente comodo che quasi non ci si accorge di indossarlo. nasce come calzatura degli Indiani d’America che utilizzavano un solo pezzo di pelle per la costruzione di questa scarpa leggera. In Inglese si chiamano Slipper che deriva dal verbo To Slip: tutto ciò che si deve fare è semplicemente infilare il piede dentro!Per comprendere il gusto di un uomo basta guardare che scarpe porta, per il principio che indossare una calzatura di un certo livello presuppone facoltà personali che vanno ben oltre 76
l’acquisizione delle nozioni relative alla qualità del prodotto.Non esistendo, di fatto, una scarpa che vada bene per tutte le tipologie di abito, l’assenza del paio giusto nel guardaroba di un uomo vanifica lo sforzo di risultare elegante, poiché soltanto quandosu una scarpa di qualità si può parlare di completo perfetto. La scarpa, in generale, può definirsi di qualità quando viene realizzata con pellami di prima scelta e quando la manifattura prevede la maggior parte dei passaggi a mano. Per quanto possa sembrare retorico, in assenza della giusta preparazione sull’argomento, i due parametri principali per accordare la preferenza ad un marchio piuttosto che ad un altro sono il prezzo e la marca.Nel primo caso perché il prezzo rende l’idea del pregio dei materiali e della manifattura del prodotto; nel secondo perché una buona marca è sinonimo di qualità, a maggior ragione se è presente da molti anni sul mercato e con una reputazione alta. Nella “geografia della calzatura” esistono moltissimi marchi che offrono scarpe di qualità, principalmente collocati in Italia (Santoni, Tod’s, Moreschi, Fratelli Rossetti, Peluso, Gatto, Lattanzi, Artioli, ecc.), Inghilterra (Church’s, Tricker’s, Edward Green, Crockett & Jones, ecc.), America (Allen–Edmonds, Alden, Bass, Florsheim, ecc.) Francia (John Lobb, Berluti, ecc.), Belgio, Spagna (Lotusse) Austria (Ludwig Reiter) ed Ungheria (Lazlo Vass). Per quanto ormai le scarpe confezionate offrano comfort e qualità di altissimo livello ancora chi non riesce a rinunciare al lusso della scarpasu misura per garantire al piede una calzata d’autore. I piedi, infatti, devono sopportare un notevole carico nel corso della loro vita ed è per questa ragione che, coloro che se lo possono permettere, ricorrono alle sapienti mani del maestro calzolaio per ottenere dalla scarpa il massimo della comodità raggiungibile per per la propria calzata. Molti, però, ritengono che non sia necessario indossare scarpe su misura in considerazione del fatto che il piede modifica la propria conformazione sia nel corso della giornata che nel corso degli 78
per cucita sul proprio piede, calzi alla perfezione nel tempo. Resta comunque il fatto che la scarpa su misura gode di tutta una serie di vantaggi (fra cui la durata superiore nel tempo) dovuti alle tecniche di realizzazione che la distinguono. Che sia di confezione o su misura riuscire a combinare le scarpe con il resto dell’abbigliamento può risultare semplice come può risultare difficile; tutto dipende dai criteri che si intendono seguire. In ogni caso la scelta di una scarpa deve essere influenzata dal colore, dal pellame e dal tessuto dell’abbigliamento; vale, infatti, la regola che la scarpa e l’abito non sono mai di per se sbagliati, poiché l’errore sta nell’abbinamento dell’uno all’altra.
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Bibbliografia - Salviano Stefano., le imprese del sistema moda. il manegement al servizio della creatività , Milano, Rizzoli Etas,2008 - Pedroni Marco., cool hunting.genesi di una pratica professionale eretica, Milano, Franco Agnelli, 2010 -Rizzoli., i modelli che hanno fatto la storia della moda, disegno, arti decorative e minori,Milano, manuali italiani, 2010 -Steven Faem., corso di design della moda, esercizi e tecniche,Milano, il castello, 2009 -Linda O’keeffe., scarpe, Milano, Konemann, 1999 -The Kyoto Costume Istitute, La moda, Storia della moda del XX secolo, Milano, Taschen, 2008 -Marine Fogg, Il piccolo libro della grande moda, Bologna Atlante, 2013
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Sitografia
http://www.tendenzialmente.com/tendenze/109-cool-hunter-cacciatore-di-tendenze-lavoro/ http://www.studenti.it/lavoro/comediventare/cool_hunter.php http://www.fashionblog.it/categoria/scarpe-da-donna https://www.pinterest.com/
http://www.vogue.it/trends http://www.vogue.it/beauty/the-now-idea http://archiviostorico.corriere.it/2015/agosto/01/cacciatori_tendenze_arrivo_bomber_nero_co_0_20150801_fac92db8-380e11e5-8113-034d75fdab01.shtml
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Indice delle illustrazioni Fig. 1 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.2 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.3 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.4 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.5 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.6 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.7 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.8 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.9 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.10 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.11 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.12 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.13 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.14 Fotografia di moda, Pinterest.com
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Fig.15 Valentino Garavani, Fotografia di moda, 1980
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31
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Fig.16 Collage, Pinterest.com
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34
Fig.18 Cristian Louboutin,Fotografia
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55
Fig.20 Fotografia, Pinterest.com
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57
Fig. 21 Fotografia, Pinterest.com
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61
Fig.22 Fotografia, Pinterest.com
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62
Fig.23 Fotografia, Pinterest.com
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63
Fig24 Fotografia, Pinterest.com
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65
Fig.25 Fotografia, Pinterest.com
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69
Fig.26 Fotografia, Pinterest.com
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Fig.27 Fotografia,Sscarpe Pinterest.com
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Fig.28 Fotografia, Scarpe Pinterest.com
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Ringrazio il mio Prof. Sergio Pausig per avermi guidato in questo progetto di tesi, la mia famiglia per avermi sosteuto e incoraggiato in questo percorso di studi.
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