Qualcuno volò sul nido del cuculo

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Era quasi mezzogiorno, quando tu prendevi sonno. Dopo una colazione, consumata sul balcone. Il coglione sono io, a non dire proprio niente; ma il ricordo di quel giorno, mi sta in mente senza scampo. Te la prendi con te stessa, e ti scavi già la fossa; già dicendo ch'era stato, solo male, e un disgraziato. Non è bello, ma lo accetto; anche se non c'entro niente. Sono sempre affari tuoi, quel che dici su di lui. Sai non mi ferisci più, come non lo hai fatto mai. Sei soltanto impertinente, prendi in giro tanta gente. Sei sicura dei tuoi errori, certo non ne hai fatti mai. Di certezze ne hai assai poche, e riguardano le spose. Non ti ho dato mai un nipote, e lui, ora, è morto in croce. Ce lo hai messo sì da sempre, anche quando, lui con te, era distante. Non perché fu poveretto, ma vuoi scendere dal letto?



Era uomo di cultura. Si lo so, fa un po' paura. Desta solo gran sospetti. Era solo uno tra tanti. Tuo marito invece è saggio. Compra sali da lavaggio. Gira con macchine nuove. E regale sempre rose. Or regala un braccialetto. Ora sale e fa coraggio. Poi vi assale il solito tormento. Di esser solo di contorno. Di esser stati sempre e solo, un balzello decaduto. Un orpello o un orecchino. Che squallore lÏ vicino.



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