Regione Emilia Romagna Provincia di Parma
ENERGIA
IMPIANTO MINIEOLICO DI GENERAZIONE ELETTRICA
AMBIENTE
Impianto tecnologico 60 kWp Località Monte Croce di Ferro - Borgo Val di Taro.
RELAZIONE PAESAGGISTICA
SOSTENIBILITA’
(art. 3 del D.P.C.M. 12 dicembre 2005) Architetto BRUNI Dott. Roberto
Analisi agroambientale Agrotecnico Boglioli Ernesto Richiedente:
Azienda Agricola Boglioli Ernesto
STORIA Collaborano all’iniziativa e al progetto: TECNOLOGIA
Comunalia di Pontolo Comunalia di Baselica Consorzio delle Comunalie Parmensi Associazione Agithermae - Valli e Sapori
11.2015
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“Quando soffia il vento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”.
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In Italia l’eolico fatica a decollare. Eppure il vento c’è, la tecnologia è matura e ... ci sono anche gli incentivi. Troppo spesso si confonde il mini eolico con i grandi parchi del vento ... “Si considera piccolo eolico, o minieolico, la produzione di energia elettrica da fonte eolica realizzata con l’utilizzo di generatori di altezza inferiore a 30 metri. Gli aerogeneratori possono essere al servizio di una utenza isolata non collegata alla rete elettrica o connessi sia per una autoproduzione in scambio che per la fornitura di energia alla rete. La differenza con il grande eolico risiede oltre che nella dimensione delle macchine nella possibilità di operare economicamente con regimi di vento inferiori a quelli richiesti. --La prospettiva che può aprirsi è quello di creare una filiera di aziende agroenergetiche, di distretti artigianali e produttivi rinnovabili, che in parte utilizzano direttamente l’energia prodotta e in parte la scambiano in rete ...” “ La licenza di artisti ha dato loro le ali per rappresentare la velocità in tutto ciò che è loro affidato, così come nelle favole dei poeti i venti hanno le ali, ma per la loro velocità. Ecco perché la Scrittura dice (Sal 104,3): “Colui che cammina sulle ali del vento”. Isidori, Etymologiarum, Lib. VII, V, 5
da LEGAMBIENTE “Proposte per lo sviluppo del minieolico in Italia”
Impianto MiniEolico di Generazione Elettrica Costituito da un dispositivo da 60 kWp. Iniziativa di Azionariato diffuso Località Vighini - Borgo Val di Taro . PARMA
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RELAZIONE PAESAGGISTICA (art. 3 del D.P.C.M. 12 dicembre 2005)
Relazione paesaggistica
IMPIANTO MINIEOLICO DI GENERAZIONE ELETTRICA AEREOGENERATORE da 60 kWp in località Comunalia di Pontolo
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Monte Molinatico
Comune Località
minieolico Comunalia Pontolo
Borgo Val di Taro (Parma) Monte Croce di Ferro
Committente: Azienda Agricola Boglioli Ernesto sede legale: Via Gabbiano 98, 43015 Noceto (PR) Relazione Paesaggistica dott. arch Roberto BRUNI HR www.hrothbor.com + 39.346.2435773 roberto.bruni@eupalino.net Parma I.
Borgo Val di Taro
Analisi agroambientale Boglioli Agr. Ernesto
Indice contenuti Presentazione obiettivi . Enti e soggetti coinvolti nell’iniziativa. Presentazione - azione sinergica di produzione di energia da fonti rinnovabili inserita in un quadro di Azionariato Diffuso. Riferimenti normativi. Pianificazione territoriale
Piccolo eolico, o minieolico, è considerata la produzione di energia elettrica da fonte eolica realizzata con l’utilizzo di generatori di altezza inferiore a 30 metri. Gli aerogeneratori possono essere al servizio di una utenza isolata non collegata alla rete elettrica o connessi sia per una auto-produzione in scambio che per la fornitura di energia alla rete. La differenza con il grande eolico risiede oltre che nella dimensione delle macchine nella possibilità di operare economicamente con regimi di vento inferiori a quelli richiesti dalle enormi macchine industriali.
1924 Una turbina eolica moderna con una apertura alare di nove metri. Progetto dell’inventore maggiore Kurt Bilau [detto anche Fügelmajor]
Impianti minieolici
Che rapporto si stabilisce tra la necessità (il bisogno), e l’estetica che delinea le forme della “tecnologia”? In epoche diverse e in differenti condizioni geografiche, in funzione di diverse caratteristiche morfologiche, la ricerca e la sperimentazione di nuove turbine eoliche ha prodotto una grande quantità di modelli, più o meno “empirici”, ognuno dei quali ha indagato le migliori condizioni con cui poter interpretare la dinamica del vento. E in questa evoluzione dinamica tra il design e la tecnologia, che un determinato momento storico ha potuto offrire, si sono avvicendate “macchine” che quasi mai hanno considerato l’impatto che la loro forma potesse determinare sul paesaggio.
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Ora potremmo chiederci: erano tutte queste tecnologie esteticamente e, per quanto era la loro costruzione, strutturalmente “compatibili” con il territorio, l’ambiente con il quale si sono inserite? Cosa, come possiamo comprendere se e come un impianto, e fino a che punto, è compatibile con il paesaggio all’interno del quale viene collocato, oltre le restrizioni e i vincoli normativi; come possiamo renderci partecipi di un processo di consapevolezza nel rispetto dell’ambiente e del territorio? Su questi principi, di conoscenza ed etici ci siamo rapportati con la strutturazione di questa relazione, compatibilmente al tempo ed alle energie a disposizione. Un processo qui solo introdotto, enunciato, con l’impegno morale che lo deve accompagnare nei confronti sia del territorio, della cultura che lo contraddistingue, qualsiasi essa sia, e della società con la quale stiamo vivendo, della quale siamo partecipi. Un processo di indagine, di studio, di lavoro, nelle proposte di progetto, che và considerato in evoluzione, work in progress come si usa dire oggi. Il contributo non solo sterile a servizio di una cultura dell’economia, ma per una più profonda consapevolezza collettiva sulle trasformazioni in atto e che ci aspettano nel futuro
Bartolomeo Intieri “Nuova invernzione per fabbricar Mulini a vento” Napoli 1716 Impianto MiniEolico di Generazione Elettrica Costituito da un dispositivo da 60 kWp. Località i Vighini - Borgo Val di Taro . PARMA
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Sono coinvolti nel progetto:
Collaborazioni
Comunalia di Pontolo Comunalia di Baselica Consorzio delle Comunalie Parmensi Associazione Agithermae - Valli e Sapori
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Comunalia di Baselica Comunalia di Pontolo
La relazione paesaggistica che si propone ai fini della realizzazione dell’impianto di minieolico si è posta, come obiettivi, di affrontare, secondo le indicazioni e gli indirizzi del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER I BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI SERVIZIO II – PAESAGGIO, la “conoscenza” dei luoghi, attraverso una valutazione analitica dei caratteri della morfologia, dei materiali naturali e artificiali, dei colori, delle tecniche costruttive, degli elementi e delle relazioni caratterizzanti dal punto di vista percettivo visivo, non semplicemente per punti, ma per relazioni; attraverso una comprensione dei significati culturali, storici e recenti, che si sono depositati su luoghi e oggetti (percezione sociale del paesaggio); attraverso la comprensione delle dinamiche di trasformazione in atto e prevedibili; attraverso un rapporto con gli altri punti di vista, fra cui quello ambientale. Diverse di queste problematiche sono state affrontate facendo tesoro, e rimandando per un ulteriore approfondimento, a studi e progetti che sul territorio sono già in essere. Si precisa inoltre come le indicazioni seguite del Ministero, si riferiscano ad impianti eolici di medie-grandi dimensioni, ma che si è ritenuto comunque doveroso seguire per il rispetto che si deve avere nei confronti del territorio, oltre che per una corretta etica nei comportamenti che deve necessariamene rifondare il rapporto fra tecnologia - natura e paesaggio.
Paesaggio e nuove tecnologie.
Il suolo è unico, è il nostro habitat 1, è il solo. La consapevolezza delle tecniche per la nostra coesistenza con l’ambiente, che prima di noi si è consolidata nei secoli, si basa su di una cognizione molto spesso empirica, che deve essere sempre re-indagata, interiorizzata. Come ci suggerisce Bruno Latour riprendendo un metodo proprio dell’antropologia anglosassone: DOBBIAMO CONTINUAMENTE “imparare a trasformare ciò che di solito funge da spiegazione in qualcosa che invece deve essere spiegato” 2 [il paesaggio nella fattispecie]. Perché ogni intervento sul suolo che non tenga conto delle sedimentazioni tecniche che vi si sono consolidate, crea assolutamente un disequilibrio: quando parliamo di equilibrio tendiamo ad associare (e ad abbracciare) quasi esclusivamente teorie di ecologia, senza tener conto del necessario confronto critico che si deve avere con l’estetica ambientale e con i suoi tentativi di dissolvere il paesaggio nell’ambiente. Perché la rapidità con cui si modificano per efficienza e possibilità gli apparati tecnologici impoverisce l’autonomia del linguaggio [linguaggio compositivo es] e il ruolo del manufatto nella costruzione di un gusto estetico. “Il mondo delle formule si sovrappone alla natura e si svuota sia il pensiero geometrico, sia il pensiero delle scienze naturali.”3 La conseguenza sono scenari caotici, disordinati, snaturati oseremmo dire, in cui non siamo in grado di riconoscere la nostra storia, in cui non siamo in grado di riconoscerci, perché vivere nei luoghi ci porta ad interiorizzare con le immagini gli elementi che … . pur parlando la stessa lingua e potendo comunque comunicare bisogni e concetti essenziali, difficilmente sono in grado di trasmettere quanto assimilato.
Tecnologia Paesaggio e sostenibilità territoriale
Impianti minieolici
Affrontare il tema dell’integrazione di nuove tecnologie sul territorio non è il problema principale, o per lo meno non lo è se i principi che metodologicamente animano il nostro fare sono mossi da comportamenti eticamente corretti - e lo sono. Dobbiamo solo spostare il nostro punto di vista sulla possibilità o meno di coniugare (e prima di tutto valutare) l’innovazione, governata da principi estetici che apparentemente e direttamente per i luoghi interessati non sono portatori di valori culturali e storici, con il Paesaggio (che è tutto il contrario). Il ruolo e le competenze con cui ci troviamo coinvolti ad operare non ci autorizza a presentarci come esperti di bionomia, medici dei sistemi ecologici (come ben ci insegna Vittorio Ingegnoli), ma piuttosto, in un processo di continua metamorfosi del territorio, come dei “giardinieri”. Nella necessità di operare un “impianto”, “il giardiniere non deve far altro che mettersi in ascolto, non deve far altro che capire prima di agire, limitando così il suo intervento. Fare il più possibile con il meno possibile contro. Il giardino è sempre l’azione combinata dell’uomo e della natura, ma qui [nel giardino] la spesa di energia contraria è ricondotta alla sua più debole espressione: deve essere collocata al posto giusto perché l’insieme” ritrovi una sua armonia. E allora prima di ogni cosa ci dobbiamo chiedere … Cos’è il paesaggio? Alla domanda Gilles Clément risponde: « ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di guardare; ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di esercitare i nostri sensi all’interno di uno spazio .... ». Dobbiamo necessariamente aggiungere ciò che conserviamo nella nostra memoria e che ci permette di mantenere costante il senso di equilibrio, di armonia collegato ad un luogo (questo per restituire un senso al concetto associato alla parola in lingua italiana – in altre lingue la cultura ne modifica le associazioni semantiche). Quindi per paesaggio non possiamo intendere una percezione soggettiva ma comune, collettiva, e frutto di un sistema sensoriale che tende a radicare le nostre coscienze sui valori di un territorio. E in che modo e sino a che punto possiamo spingerci, possiamo spingere i nostri bisogni e giustificare, accettare, una trasformazione dei luoghi, del paesaggio? Abbiamo imparato a definire i limiti del nostro operare in ragione degli equilibri che il territorio ci presenta?
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Il paesaggio (culturale, antropico) si consolida nel tempo. Uomini e cose tendono ad una reciproca accettazione, sia dell’habitat che dei principi estetici che lo delineano. Ogni intervento che operiamo sul paesaggio costituisce tendenzialmente una forzatura. Rosario Assunto: “L’orizzonte nel quale il paesaggio viene sostituito giorno per giorno da un sistema di impianti industriali, è un orizzonte nel quale la condizione umana può darsi progredisca, dal punto di vista dell’avere: ma dal punto di vista dell’essere, gli uomini vi perdono completamente la loro libertà, in quanto la loro agiatezza è interamente vincolata funzione; e la funzione, quando abbia identificato a se tutto l’uomo, senza residui, lo riduce a un prodotto di serie …” 4. … come in un sistema nervoso in stabilità simbiotica con la natura.
Collaborazioni
Nelle riflessioni di Stefano Rodotà sul concetto di bene comune, possiamo per analogia affermare paesaggio è un bene comune, rappresenta la stratificazione delle nostre memorie, della nostra storia, della risposta ai nostri bisogni. Ne è testimonianza la storia delle Comunalie di Borgotaro, di cui Michele Dellapina è profondo conoscitore e custode tecnico. Una analogia a questo proposito, molto forte, e contestualmente importante citata (da Rodotà): i commons, legati alle piccole comunità, erano [nell’Inghilterra prima delle trasformazioni delle proprietà intervenute dal XVII al XIX sec] i beni comuni, i terreni e i corsi d’acqua dove gli appartenenti ad una comunità potevano liberamente esercitare alcuni diritti – il diritto di pascolare gli animali, quello di legnatico, il diritto di attingere acqua. 5
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Educazione al corretto uso dell’energia Nel rispetto della cultura e delle tradizioni dei luoghi
Si apre … una riflessione culturale che, da una parte, porta ad individuare un fondamento costituzionale per i beni comuni, come concretamente mostra il fatto che l’acqua appartiene a quei “servizi pubblici essenziali” di cui parla l’articolo 43. E dall’altra parte, e più ampliamente, consente di ripensare in questa chiave i riferimenti che l’articolo 42 fa all’accessibilità di tutti alla proprietà e alla funzione sociale. Ma il riconoscimento di un diritto ha sempre posto il problema del passaggio dalla proclamazione alla sua concreta realizzazione, perché possa divenire elemento costituivo della vita di ogni persona. Per questa ragione concreta è indispensabile definire le modalità di quella realizzazione, e in questo processo ha trovato spazio crescente proprio il rapporto con i beni comuni, che individua una nuova modalità di collegamento diretto tra mondo dei diritti e mondo dei beni. 6 Acqua. Settant’anni fa l’Italia era un Paese molto virtuoso dal punto di vista energetico: l’elettricità proveniva quasi esclusivamente da fonti rinnovabili. Dei 15,5 GWh prodotti nel 1938, ben 14,6 GWh derivavano da quello che la propaganda dell’epoca chiamava carbone bianco, cioè dall’energia idroelettrica nazionale proveniente dai bacini alpini e appenninici. Su questa base i più sprovveduti fautori del folle progetto autarchico degli anni Trenta arrivarono a proporre progetti strampalati come l’aratura elettrica. Rimane il fatto che lo sfruttamento delle cadute d’acqua per generare energia meccanica o elettrica è stato di vitale importanza per l’avvio dell’industrializzazione italiana tra Ottocento e il Novecento. …. Oggi il consumo elettrico italiano è 300.000 GWh, ventimila volte più alto che nel 1938, e alcuni degli impianti a carbone bianco degli anni Trenta funzionano ancora in maniera egregia. La fonte idrica copre attualmente il 17% dei consumi elettrici nazionali, una quota molto elevata per un Paese avanzato (in Germania copre soltanto il 3%, negli Stati Uniti il 7% … in Brasile supera l’80%) … [complessivamente] gli impianti idroelettrici occupano il 60% della superficie dell’intera infrastruttura energetica mondiale. … [Si è trattato e si tratta, quando di grandi dimensioni] … di una tecnologia molto invasiva. … In generale dopo un boom negli anni Sessanta e Settanta la costruzione di grandi impianti idroelettrici è andata rallentando sensibilmente, perché i problemi causati da questa tecnologia sono risultati maggiori del previsto. La costruzione di dighe ha infatti notevoli conseguenze sulle persone e sull’ambiente ….7 L’energia delle cadute d’acqua è largamente utilizzata in Europa e in Nordamerica. In Africa e in Asia lo sfruttamento è concentrato in pochi progetti per grandi impianti; il più noto è quello della diga delle Tre Gole in Cina – un progetto faraonico per una potenza elettrica di 22.500 MW (per dare un’idea è un valore superiore alla potenza elettrica complessiva installata in Australia) … [con effetti di impatto ambientale enormi 8 ]. Le prospettive di espansione dell’energia idroelettrica sono indirizzate verso il piccolo è bello, cioè impianti di [piccola potenza] che possono sfruttare flussi idrici piccoli ma costanti, … e queste possibilità risultano interessanti non soltanto per Paesi ricchi, ove difficilmente si costruiranno nuovi grandi impianti, ma anche per le zone rurali non collegate alla rete elettrica (dei Paesi in via di sviluppo). Infine l’energia idraulica può essere immagazzinata per tempi indefiniti, ed è perciò un’opzione interessante per sostenere e integrare tecnologie rinnovabili che producono con intermittenza, come l’eolico e il fotovoltaico.
Relazione Paesaggistica Impianto MiniEolico - Vighini . novembre 2015
Impianto minieolico I Vighini
In Italia abbiamo attualmente 2600 MW di piccolo idroelettrico 9 . Vento. La produzione di elettricità tramite aerogeneratori ha conosciuto in tempi recenti uno sviluppo impressionante. La produzione mondiale è passata dai 197.000 MW del 2010 ai 318.000 MW del 2013. Per la maggior parte gli impianti sono in Europa. (grafico) In Europa da anni la nuova potenza eolica installata annualmente supera quella di tutte le altre tecnologie. L’Europa mira a raggiungere i 250.000 MW eolici entro il 2020, per soddisfare il 12% del fabbisogno elettrico continentale e dare un contributo decisivo all’ambizioso obiettivo di produrre entro quella data con fonti rinnovabili il 20% di tutta l’energia. Nel 2010 il dispiegamento dell’eolico in Europa ha evitato l’immissione in atmosfera di circa 120 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti a oltre un quarto delle emissioni di tutte le auto europee. L’impatto estetico ha frenato la diffusione, e anche soprattutto una cattiva valutazione delle sostanziali differenze tra impianti mini (naturalmente micro) e quelli più devastanti legati alle Wind farm …. Per comprendere … riprendo le osservazioni metodologiche di Martin Schwind che nella sua Analisi del paesaggio culturale osserva che ogni paesaggio attualmente sperimentabile «è la totalità risultante dalla somma di quattro strati formali fondamentali distinti: a) forme prodotte nel presente (città, sistemi di comunicazione, nuovi insediamenti, bonifiche … [nuove tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili] e così via); b) forme prodotte nel passato, ma tuttora vive al presente (nuove città, villaggi, coltivazioni, canali, reti stradali, …); c) forme prodotte nel passato ma oggi non più viventi (castelli, opere militari, canali ormai prosciugati, strade romane, …); d) forme prodotte nel passato, ma oggi constatabili solo nelle loro tracce, come i ruderi, le antiche opere terminali, e simili. …. La stratificazione storica del paesaggio, così come descritto, è una premessa indispensabile per ogni considerazione del [del valore espressivo dell’Appennino] ». La prima operazione prima di installare una mini centrale eolica sta nelle valutazioni relative alla scelta del sito, alle migliori condizioni e opportunità per la messa in opera di un impianto: il lavoro è stato di puntigliosa analisi delle condizioni di ventosità che non si è basato sulle macromappe che già esistono su scala regionale e che non possono restituire le condizioni reali e corrette, ma su rilevamenti mirati. Dati che sono stati opportunamente monitorati e analizzati nell’arco di alcuni anni, con installazione di anemometri in diverse posizioni, con un sistematico rilevamento dei dati e … L’energia primaria da sfruttare, il vento, è intermittente su base giornaliera e stagionale. Le reti di trasmissione e distribuzione devono essere … preparate ad un flusso elettrico intermittente, tipicamente di media e non alta tensione.
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Le reti di distribuzione sono attualmente concepite in maniera opposta: debbono smistare elettricità prodotta da pochi impianti di grande potenza, con flusso prevedibile e controllato. Il passaggio massiccio ad una produzione proveniente da molti impianti di piccola taglia, eolici ma non solo, richiederà adeguate e costose modifiche della rete di distribuzione elettrica. La capacità annuale effettiva di un impianto risulta essere pari al 45% di quella nominale, attestandosi su di una media del 30% a livello globale. Il problema dell’intermittenza può essere mitigato [da una localizzazione oculata, suffragata da indagini e mappature delle condizioni metereologi che del sito, sia stagionali che in base annuale, e dei rapporti di ventosità (intensità, forza).
Relazione paesaggistica
Gli obiettivi di questa iniziativa: Un intervento che possa restituire benefici alla collettività. Un sistema di integrazione della tecnologia che ne mitighi l’impatto, quando (quasi sempre, per scelte globali e complessive) risulta impossibile escluderlo.
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Bionomia . - dottrina delle leggi della vita Possiamo, riconoscere delle strutture e delle funzioni proprie di ogni paesaggio, ossia dei comportamenti peculiari che vanno oltre le classiche relazioni fra le componenti perché dovuti a leggi sistemiche. Si può così parlare di uno “stato di salute” e di una serie di sindromi (o patologie) del paesaggio. Questo fatto è assai rilevante, perché si è dimostrato che le alterazioni patologiche di un paesaggio, o di una sua parte, possono influire sulla salute umana, anche in assenza di inquinamenti! Prestiamo attenzione al fatto che si può intervenire sul territorio con le migliori intenzioni causando invece un danno! Ne consegue la necessità di studiare le “unità di paesaggio” con un metodo “clinico-diagnostico” e di considerare gli ecologi come “medici” dei sistemi ecologici, cioè “ecoiatri”.
Riprendendo alcune riflessioni di Rosario Assunto … “Nell’Olanda del secolo diciottesimo, … nel 1942, « non mancò mai quella che è la più pura e sana fonte del benessere, il miglioramento del suolo con lavori di arginamento e drenaggio, … . Col prosciugamento la superficie coltivabile aumentava continuamente, e perfino il clima contribuiva al benessere, poiché senza il prevalere dei venti occidentali i Paesi Bassi non sarebbero diventati la terra dei mulini a vento, di quei mulini che macinano più acqua che frumento e che dettero un’impronta caratteristica al nostro paesaggio. [Cita] … che arrivando in treno nei pressi di Amsterdam … si potevano contare più di cento mulini. Senza i mulini a vento non solo l’olanda non avrebbe potuto essere il paese dei polder (bassi terreni riscattati dalle acque), ma neppure le energie del vecchio artigianato e di buona parte dell’industria avrebbero potuto essere messe a frutto». Il costituirsi come libertà febbrile della libertà contemplativa, che nasce dalla scoperta di un paesaggio in quanto natura disponibile all’uomo, forma per il suo sentire e insieme materia alla quale la cultura possa dare nuova forma, non poteva essere esposto meglio che in questa pagina dello Huizinga; il quale vi illustrava anche come sia a sua volta orizzonte di libertà nella e per la contemplazione estetica, il nuovo paesaggio, quello prodotto dall’uomo.” Le politiche di conduzione agricola hanno bisogno di nuove strategie, nuovi ordini, che tengano conto della struttura della proprietà, delle situazioni economiche delle aziende, del territorio in cui si trovano ad operare e dei valori che devono condividere e salvaguardare. Anche così si potrà dimostrare di avere cura del nostro habitat. Roberto Bruni
Note: 1. habitat In ecologia, l’insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie. In botanica, l’area nella quale una pianta trova le condizioni ambientali favorevoli al suo sviluppo. Con significato più specifico, lo spazio multidimensionale definito dall’insieme degli intervalli delle variabili o descrittori abiotici entro cui una specie persiste. Concetto teorico, l’h. è un sottoinsieme dell’insieme nicchia da cui si differenzia in quanto non contiene i descrittori biotici che condizionano la persistenza di una specie. Il concetto di h. definisce dunque la relazione tra gli individui di una specie e la componente abiotica dell’ambiente in cui la specie stessa vive. Sia nel caso dell’h. sia in quello della nicchia, gli intervalli di tolleranza per ciascuno dei descrittori vengono determinati dalle caratteristiche morfologiche, fisiologiche ecc. che, a loro volta, dipendono dalla costituzione genetica della specie. [Treccani] 2. “To learn how to transform resourses into topics”, da “Cogitamus” di B. Latour, pag. 25 … 3. Enrico Bellone, “ La scienza negata”, … pag. 34. “E’ in atto un vero e proprio occultamento di senso, poiché si realizza una sovrapposizione del mondo matematizzato all’unico mondo reale, al mondo che si dà realmente nella percezione, al mondo esperito ed esperibile, al mondo circostante della vita.” 4. Rosario Assunto, “Il paesaggio e l’estetica”, … pag. 272 5. Stefano Rodotà, “Beni comuni”, pag.9 … 6. S. Rodotà, op cit. pag. 17 7. … esodi forzati di popolazioni dalle zone che devono essere allagate, sbancamento di enormi quantità di materiale, cambiamenti del microclima, pericoli per le popolazioni a valle della diga, impoverimento delle biodiversità, stravolgimento della fauna fluviale, diffusione delle malattie come la malaria trasmesse da parassiti che prosperano nei bacini d’acqua, drastica riduzione della velocità media di scorrimento dei fiumi con progressiva diminuzione della potenza elettrica erogabile ed elevati costi di manutenzione, diminuzione della fertilità dei terreni a valle. In “Energia per l’astronave Terra”, di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani, … Studi recenti hanno dimostrato inoltre che nelle zone tropicali i bacini idroelettrici possono trasformarsi in grandi produttori di gas serra (CO2 , CO4) … pag.180-183 8. … impatto disastroso sull’ecosistema dell’area interessata, sulla geografia antropica di questa parte di mondo, sull’impatto climatico globale , … senza contare la cancellazione della storia, di siti archeologici, … 9. Per piccolo idroelettrico si intende in Italia e nei Paesi UE-27 una centrale idroelettrica con una capacità di produzione installata fino a 10 MW. Se invece la potenza installata è inferiore a 3 MW, si parla di mini idroelettrico. Con potenze molto più limitate e negli impianti domestici, anche se non esiste una soglia vera e propria, si arriva a parlare di micro idroelettrico. Il piccolo idroelettrico, comprese le applicazioni mini e micro, contribuisce per circa l’8% alla produzione di elettricità nel mix delle energie rinnovabili. Un contributo energetico a bassissime emissioni di gas serra e che non inquina l’acqua durante la produzione di energia, il che ne fa una delle forme più efficienti, affidabili e convenienti di produzione di energia. milli watt (mW) = 10-3 W = 0,001 W chilo watt (kW) = 103 W = 1000 W mega watt (MW) = 106 W = 1 000 000 W giga watt (GW) = 109 W = 1 000 000 000 W tera watt (TW) = 1012 W = 1 000 000 000 000 W
Impianto minieolico I Vighini
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Risorse e Beni comuni
Dalla relazione di presentazione all’iniziativa, ai convegni svoltisi a Colorno e Borgotaro Colorno, Museo dei paesaggi di terra e di fiume - MUPAC . Aranciaia . sabato 11 ottobre 2014 BORGOTARO, Palazzo Tardini . sabato 15 novembre 2014
Il recupero di un manufatto e la valorizzazione del territorio circostante costituiscono sempre una scommessa, che, oltre a porre interessanti problemi di metodologia e di approccio, oltre che di definizione d’ambiti d’intervento, si scontra troppo spesso con la ormai cronica mancanza di fondi che affligge gli organi deputati alla loro conservazione. A volte, come in questo caso, succede di vincere la scommessa, grazie al coinvolgimento di interlocutori da tempo impegnati nella promozione del territorio, come l’Associazione Agrithermae. L’accordo programmatico siglato nell’Agosto del 2012, tra il Sindaco del Comune di Colorno (Dott.ssa Michela Canova) e il Direttore del Dipartimento di Ingegneria civile, dell’Ambiente, del Territorio ed Architettura dell’Università di Parma (Prof. Paolo Mignosa), aveva come principale obiettivo quello di definire una strategia comune di valorizzazione di un interessante manufatto idraulico settecentesco, la Torre delle Acque di Colorno, in collaborazione con altri attori direttamente coinvolti nella gestione del paesaggio e delle acque (AIPO- Agenzia Interregionale per il Po, Consorzio di Bonifica Parmense e ADBPo - Autorità di Bacino per il fiume Po). L’interesse e l’impegno dimostrato dall’Associazione Agrithermae nel recupero del territorio e delle sue potenzialità rappresenta un’interessante possibilità per la realizzazione di questo ambizioso progetto. L’Associazione infatti, venuta a contatto nel 2013 con la rete REScoop 20-20-20 (www.rescoop.eu) – un consorzio Europeo di cooperative ed enti di ricerca impegnato a mettere le comunità locali al centro delle politiche energetiche -, ha visto in tale iniziativa, abbinata ad una operazione di marketing territoriale dei prodotti tipici locali e servizi agro-turistici, un importante strumento di ancoraggio dell’attività agricola al contesto ambientale e sociale, che può rafforzare il ruolo dell’agricoltore a primo e naturale “guardiano” delle risorse del territorio.
Predisposizione di un impianto minieolico a Medesano loc. Varano Marchesi (PR)
Relazione paesaggistica
Se il tutto poi viene supportato da alcuni studi, condotti dai Dipartimenti di Economia e Bioscienze dell’Università di Parma, di valutazione socio-economica delle attività produttive delle aziende aderenti, esaminandone le caratteristiche dello sviluppo economico indotto da strategie, individuali e di gruppo, finalizzate alla valorizzazione dei fattori naturali locali per risolvere le problematiche legate alle scarse alternative economiche, agli elevati costi di produzione, alla scarsa competitività rispetto all’agricoltura intensiva delle zone di pianura, ai processi di abbandono e ai conseguenti effetti di disgregazione del tessuto sociale, queste esperienze si fanno ancora più interessanti, diventando altrettante scommesse vinte, come la progettazione di alcuni impianti mini-eolici e rinnovabili nel Comune di Borgo Val di Taro, eseguiti con particolare attenzione al minimo impatto ambientale e paesaggistico. Quello che ci si propone di presentare in queste giornate, è quindi comunicare i risultati virtuosi di un percorso di dialogoconsultazione, sorta di progettazione partecipata con Università, istituzioni pubbliche, associazionismo e privati, nella consapevolezza che la condivisione della conoscenza del patrimonio sia il punto di partenza per una efficace e duratura valorizzazione.
Gli studi economici dei siti montani nei Comune di Borgo Val di Taro e Bardi relativi all’installazione di impianti mini-eolici fa riferimento agli studi condotti, in collaborazione Agrithermae-Valli e sapori, dal Dipartimenti di Economia e di Bioscienze dell’Università di Parma, da ricercatori e studiosi (Dott. Michele Donati, Dott. Francesco Delnevo, Dott. Brice Sylvestre Kamdem Djemo, Prof. Filippo Arfini e Prof. Corrado Giacomini).
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Gli studi per una migliore integrazione nel Paesaggio dell’Appennino, le indagini e le valutazioni sull’impatto delle nuove tecnologie mini-eoliche ai fini di una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e a beneficio della filiera produttiva a cui le iniziative di produzione energetica da fonti rinnovabili è rivolta, sono stati condotti dal Dott. Roberto Bruni e dal Dott. Michele Donati in concerto con l’associazione Agrithermae-Valli e Sapori. Le ricerche connesse al recupero monumentale e ambientale della Torre delle Acque di Colorno sono state condotte nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Ambiente, del Territorio e Architettura (DICATeA) da studiosi di diversi settori, tra loro in continuo dialogo: dall’ambito storico (Prof. Carlo Mambriani), al restauro (Prof.ssa Federica Ottoni) fino all’idraulica (Prof. Paolo Mignosa, Prof.ssa Francesca Aureli e Ing. Renato Vacondio) con la stretta collaborazione di altre anime del Dipartimento stesso (importanti gli apporti dell’area compositiva, con contributi del Prof. Marco Maretto, e di stima economica, Prof. Mattia Iotti, oltre a quelle delle indagini sui materiali, Arch. Elisa Adorni, e dell’area urbanistica, Prof. Michele Zazzi). Il progetto di recupero della Torre è frutto di una tesi di Laurea in Architettura condotta dai neoarchitetti Lucia Bergianti, Marcello Cesini e Antonio Giulio Loforese.
Impianto Minieolico - Agriturismo Il Cerreto, Noceto (PR)
Alle giornate di studio hanno dato il loro contributo: Diego Rossi Michela Canova Pier Luigi Ferrari Carlo Mambriani Ernesto Boglioli Meuccio Berselli Claudio Ferrari Roberto Bruni Michele Dellapina Matteo Zulianello Michele Donati Filippo Arfini
Sindaco di Borgotaro Sindaco di Colorno Presidente Consorzio Comunalie Parmensi Centro Studi e Valorizzazione Residenze Ducali di Parma e Piacenza DICATeA Università degli Studi di Parma Presidente Agrithermae Valli e sapori Direttore Consorzio di Bonifica Parmense Italia Nostra Architetto . Centro Studi Appennino Settentrionale Direttore Consorzio Comunalie Parmensi Studio Avanzi - Sostenibilità per Azioni . REScoop 20-20-20 UNIPR Dipartimento di Bioscenze UNIPR Dipartimento di Economia
La torre delle acque di Colorno
Impianto minieolico I Vighini
Federica Ottoni, Carlo Mambriani
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La Torre delle acque di Colorno è un manufatto idraulico costruito all’inizio del 1700 dall’ingegnere idraulico Jan Baillieu per alimentare i magnifici giochi d’acqua della vicina Reggia Ducale. Ad un viaggiatore che arrivasse a Colorno in quel tempo, lo spettacolo dei giochi d’acqua delle grandiose e diverse fontane del Giardino doveva sembrare magnifico, sospeso tra leggi dell’idraulica - allora ancora in parte nascoste e confuse tra arte e scienza del costruire - e magia. Già all’ignaro forestiero doveva essere chiara l’esistenza di un ingegnoso meccanismo all’origine di tutte quelle delizie acquatiche, soprattutto considerando il luogo dove sorgevano: una pianura con corsi d’acqua di scarsa sezione e, almeno all’apparenza, alimentati con poca regolarità. Il misterioso artificio di Jean Baillieu era nascosto nella Torre, che, nonostante l’avanzato stato di degrado e abbandono in cui versa ormai da diversi anni, si erge, ancora maestosa ed orgogliosa, in un luogo strategico, nel bel mezzo di un’area tutta dedicata all’acqua, dove altri edifici (l’ottocentesco Mulino della Corona, la più recente Fabbrica dell’Ossigeno e le antiche Case dei Pescatori) diversi per periodo di costruzione e per architettura, risultano tutti accomunati da una medesima funzione: lo sfruttamento, in modi e tempi diversi, proprio di quell’acqua che da sempre ha rappresentato un mezzo di gestione territoriale e di potere. Costruita sui resti di una costruzione idraulica precedente, probabilmente progettata da Aristotile Fioravanti di Bologna a metà del XV secolo, la Torre ha un impianto piuttosto semplice: è costituita da un corpo principale di 18m di altezza, a pianta rettangolare (6x11m), e da due corpi minori, annessi recentemente sulle facciate sud-ovest e sud-est: il vecchio Torchio da Olio e un piccolo pollaio ormai completamente distrutto.
Relazione paesaggistica
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Il corpo principale è chiaramente diviso in due spazi: un unico volume, a sud-est, occupato dalle scale a doppio ginocchio, e il grande spazio voltato che occupa più dei 2/3 dell’intero spazio. Le scale conducono all’estradosso della grande volta ogivale e ai piani intermedi, aggiunti nel corso del XX secolo, tutti in grave stato di degrado e in precarie condizioni di stabilità. La torre poi, quasi inaspettatamente, prosegue sotto la superficie, dove un arco acuto copre il canale Galasso, che un tempo alimentava il meccanismo idraulico in essa contenuto: l’acqua del canale Galasso veniva captata da una ruota idraulica sotto l’arco ogivale a scavalco e quindi veniva pompata, attraverso uno stantuffo, all’estradosso della grande volta ogivale. In questo modo l’acqua raggiungeva l’altezza necessaria per essere utilizzata poi per le fontane, alle quali veniva trasportata attraverso una rete di tubazioni in rame, in parte in quota e in parte interrate, adattandosi alla topografia del sito. Tutto questo era possibile in un complesso regime di acque, ora parzialmente modificato da alcune recenti opere idrauliche, come l’inserimento di due porte Vinciane lungo il Lorno, che hanno assecondato la naturale vocazione del comparto trasformandolo, all’occorrenza, in una sorta di cassa di espansione e di fatto compromettendo ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno dato l’avanzato stato di degrado, la salvezza della torre della acque (unica superstite di un passato di giardini ‘700eschi, non a caso chiamati anche “di delizie”, comune ad altre Regge, non solo in Italia).
Ringraziamenti Il progetto e la ricerca sulla Torre delle Acque di Colorno è stata svolta all’interno di un accordo di collaborazione tra DICATeA (Prof. Paolo Mignosa, Prof. Carlo Mambriani, Prof.ssa Francesca Aureli e Prof.ssa Federica Ottoni), il sindaco di Colorno, Michela Canova e altri attori interessati al comparto (Consorzio di Bonifica Parmense e AIPO). In particolare, il progetto di recupero della Torre a Museo delle Acque è stato oggetto di una tesi di laurea in Architettura premiata con il massimo dei voti, degli architetti Lucia Bergianti, Marcello Cesini e Antonello Loforese, (a.a. 2012-2013, Relatori: Federica Ottoni e Carlo Mambriani)
Premessa . Inquadramento su ortofoto
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Vighini
Impianto MiniEolico
Monte Croce di Ferro
Monte Molinatico
Premessa . Collaborazione UNIPR
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Un progetto per il territorio ad azionariato diffuso Il progetto nasce dall’incontro tra Avanzi e l’associazione Agrithermae/Valli e Sapori*. L’Associazione si costituisce nel 1985 e nasce da un gruppo di aziende agricole che hanno sperimentato e applicato i primi esempi di agricoltura multifunzionale. Nel corso degli anni, è maturata la consapevolezza del ruolo primario che l’azienda agricola può dare come contributo all’ambiente, al territorio ed alla collettività. Le aziende associate si sono impegnate a ridurre il proprio impatto grazie ad un miglioramento consapevole rispetto all’ambiente delle tecniche lavorative adeguando processi produttivi e tecniche colturali alla capacità delle piante di fissazione del carbonio. Gli associati negli anni hanno maturato sempre maggiore sensibilità e acquisito competenze per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomassa, eolico, idroelettrico, solare termico), facendosi carico di un problema gobale: valutare gli impatti sull’ambiente dei cicli produttivi e compensare, come gruppo, le emissioni di CO2 in atmosfera . Lavori in corso di presa sul Canale Maggiore per l’alloggio e la messa in opera di una turbina idraulica a favore delle iniziative di azionariato diffuso in attuazione.
REScoop è un progetto promosso e finanziato dalla Commissione Europea per promuovere l’approccio cooperativo nel settore della produzione e del consumo di energia da fonti rinnovabili che prevede il coinvolgimento delle comunità locali e dei loro abitanti, collegandoli ad una rete Europea. REScoop 20-20-20 vuole mettere i cittadini al centro della politica energetica dell’Unione Europea e questo progetto rappresenta un iniziativa pilota a livello nazionale, proponendosi inoltre l’obiettivo di diffonderne risultati ed esempio. Attraverso il progetto vogliamo dimostrare che è possibile produrre energia da fonti rinnovabili, coinvolgendo le comunità locali dalla progettazione all’esercizio degli impianti, abbinandoli e integrandoli con le necessità del territorio. Il recupero della Torre delle acque di Colorno, da destinare poi a “Museo dell’Idraulica”, e l’impianto mini-eolico di Borgo Val di Taro, abbinato ad un percorso “turistico culturale” delle Comunalie di Pontolo e Basilica, sono un primo punto di partenza concreto verso un nuovo concetto di lavoro totalmente integrato nel tessuto territoriale, sociale ed economico di un territorio. I proventi dell’impianto andranno a sostegno finanziario delle due iniziative territoriali individuate. A questa iniziativa hanno dato un contributo importante e/o partecipano direttamente: Comune di Colorno, Comune di Borgo Val di Taro; Università di Parma con i Dipartimenti di Economia Agroalimentare, Bioscenze, DICATeA; Consorzio di Bonifica P.se; Associazione Italia Nostra; Agrithemae; Avanzi. * In questa fase, in mancanza dei requisiti giuridici dell’ associazione Agrithermae al fine della presentazione del progetto, tale impegno viene assunto dall’azienda agricola Boglioli Ernesto per poi essere volturato alla nuova società per azionariato. Riferimento web:
www.torredelleacque.com
Relazione Paesaggistica Impianto MiniEolico - Vighini . novembre 2015
Premessa . Collaborazione UNIPR
Nell’ambito della collaborazione intercorsa tra i Dipartimenti di Economia e Bioscienze dell’Università di Parma e l’Associazione sono stati realizzati alcuni studi sulla valutazione socio-economica delle attività produttive condotte dalle aziende aderenti. Questi lavori hanno esaminato le caratteristiche dello sviluppo economico indotto da strategie, individuali e di gruppo, finalizzate alla valorizzazione dei fattori naturali locali per risolvere le problematiche legate alle scarse alternative economiche, agli elevati costi di produzione, alla scarsa competitività rispetto all’agricoltura intensiva delle zone di pianura, ai processi di abbandono e ai conseguenti effetti di disgregazione del tessuto sociale. La collaborazione ha avuto, in particolare, l’obiettivo di valutare la convenienza economica ad investire in impianti minieolici e le relative ricadute sul contesto rurale. Questi progetti non offrono solo nuove opportunità alle aziende che vi partecipano ma diventano occasione di sviluppo di un intero territorio. La valutazione è stata effettuata attraverso l’applicazione di strumenti quantitativi, basati sull’Analisi Costi-Benefici (ACB), in grado di misurare da un punto di vista monetario le componenti positive e negative di un progetto restituendo informazioni circa la fattibilità dell’investimento, i suoi tempi di recupero, i livelli di costo legati ai fattori impiegati e le performance ottenute in relazione a scenari tecnologici alternativi. I primi risultati mostrano come le sinergie tra operatori dell’Associazione e il sostegno pubblico alla produzione di energia da fonti rinnovabili siano le determinanti per il successo di tali investimenti. Si segnalano, invece, alcune carenze a livello di procedure amministrative ed autorizzative, probabilmente dovute ad un disallineamento tra obiettivi locali e obiettivi di più ampia scala (nazionali ed europei) in materia di sviluppo delle rinnovabili e riduzione delle emissioni. Si evidenzia la portata innovativa dell’iniziativa di valorizzazione delle energie rinnovabili promossa dall’Associazione. La produzione di energia da fonte eolica si integra con quella generata da altre fonti, come quella idroelettrica, all’interno di un disegno unitario che vede l’Associazione acquisire il ruolo di motore dell’animazione di un territorio secondo un approccio ascendente, non indirizzato dalle politiche, ma determinato dai portatori di interesse (gli agricoltori). A questo si aggiunge il progetto di sviluppo partecipato dell’energie rinnovabili che vede il coinvolgimento degli operatori economici e delle comunità locali nel finanziamento di nuovi investimenti attraverso strumenti di cooperazione innovativi sul modello dell’azionariato diffuso. Si tratta, in ultima analisi, di un progetto collettivo che si pone l’obiettivo di condividere responsabilità e benefici con tutti i soggetti appartenenti alle aree rurali e con quelli interessati alla diffusione di nuove opportunità ambientali, economiche, sociali e culturali per il territorio e le comunità parmensi. L’Associazione rappresenta per i ricercatori coinvolti un interessante “laboratorio” in cui la ricerca operativa si affianca all’attività di realizzazione dei progetti sulle rinnovabili partecipando all’elaborazione di un modello di sviluppo endogeno di una comunità rurale basato sulla valorizzazione sostenibile delle risorse (umane e naturali) locali.
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Prof. Michele Donati UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Bioscienze
Impianto MiniEolico di Generazione Elettrica Costituito da un dispositivo da 60 kWp. Località i Vighini - Borgo Val di Taro . PARMA
Introduzione
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Localizzazione Impianto Eolico
Inquadramento cartografico territoriale
La relazione paesaggistica è redatta al fine di valutare la compatibilità dell’installazione di un impianto tecnologico per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, mediante una turbina eolica di piccola taglia, con una potenza unitaria di 60 kW (mini-aerogeneratore). Il progetto di detto sistema ne prevede l’ubicazione in prossimità del Monte Croce di Ferro, in comune di Borgo Val di Taro, in capo all’attività dell’Azienda Agricola Boglioli Ernesto, con sede legale in Via Gabbiano 98, in Comune di Noceto PR. L’analisi paesaggistica è articolata sullo studio del territorio storico-culturale che risulta dall’interazione fra gli aspetti naturali e quelli delle attività umane che si sono susseguite nel corso dei secoli; l’articolazione prevede l’analisi degli effetti della realizzazione del progetto sul peculiare contesto territoriale. Nel caso di specie trattasi di “un nuovo paesaggio” in virtù della realizzazione di un nuovo sistema di micro generazione elettrica.
“Zero Emissioni CO2 cancelled out”
Pascoli Aziendali in quota al Monte Cervellino
Da alcuni anni, con il sostegno della Provincia di Provincia di Parma, si sta lavorando al progetto “Zero Emissioni CO2 cancelled out”. L’Azienda proponente, con l’adesione a “Parma in Valli e Sapori”, insieme ad altri imprenditori agricoli caratterizzati da una forte e concreta sensibilità ambientale, hanno deciso di unirsi per condividere l’obiettivo di fornire prodotti e servizi ad emissione di CO2 compensata; ciò significa cercare di emettere il minor quantitativo di anidride carbonica possibile, grazie all’utilizzo di fonti di energia pulita e a particolari tecniche produttive e colturali, compensando le emissioni e sfruttando la capacità delle piante di fissare il carbonio. Oltre a tutte le tecniche di buona pratica agricola/ forestale, le aziende realizzano anche impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomassa, eolico, idroelettrico, solare termico) in modo tale da compensare, come gruppo, le emissioni prodotte. Parallelamente all’iniziativa predetta, vi è una operazione di marketing finalizzato a promuovere la vendita dei prodotti e servizi ottenuti attraverso il contesto di certificazione appena accennato, in particolare per la vendita del Parmigiano-Reggiano e l’offerta di servizi agrituristici. I prodotti ed i servizi offerti a “Zero emissioni” porteranno un logo di certificazione che attribuisce loro valore aggiunto, in termini di valenza ambientale etica-sociale.
Aziende ad impatto di CO2 pari a zero: come è possibile? Contando su tecnologie avanzate che ci aiutano a produrre energia elettrica verde e riducendo le emissioni di carbonio.
Cantina interna all’agriturismo Il sig.r Boglioli Pierernesto
Presentazione della produzione energetica da fonti rinnovabili
L’Unione Europea, con la comunicazione del Consiglio Europeo nel marzo 2007, si è posta l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20% rispetto al 1990 entro il 2020 e di fissare l’obiettivo vincolante del 20% per il ricorso a fonti energetiche rinnovabili entro tale anno. Per il raggiungimento dell’obiettivo anche il settore agricolo deve svolgere il suo ruolo in quanto può fornire materia prima per la produzione di bioenergia, può sequestrare il carbonio dell’anidride carbonica presente nell’aria attraverso i processi foto sintetici e può ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra. Per questo motivo la politica agricola comunitaria deve favorire l’introduzione di interventi che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei relativi effetti in agricoltura. Sul tema delle energie rinnovabili, gli orientamenti della politica agricola favoriscono la produzione di biogas a partire da residui organici, la produzione di energia rinnovabile utilizzando biomasse legnose, l’energia solare ed eolica e fonti di energia geotermica.
Interno dell’agriturismo
Impianto MiniEolico di Generazione Elettrica Costituito da un dispositivo da 60 kWp. Località Vighini - Borgo Val di Taro . PARMA
Introduzione . Presentazione Azienda
Azienda Agricola Boglioli Ernesto Podere Baffaia - coltivazione arborea aziendale
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Introduzione . Presentazione Azienda
Centro Aziendale Corniglio
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Agriturismo “Il Cerreto” Noceto
Lo sfruttamento dell’energia del vento, al pari di altre forme di produzione pulita, contribuisce alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, impegno contratto dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. Nel nostro Paese, tale possibilità si confronta con un’esigenza supplementare, quella di conciliare l’elevazione di torri eoliche con un paesaggio caratterizzato da straordinari valori storici, paesaggistici e naturali. L’Azienda Agricola
Animali al pascolo dell’azienda agricola
Foto relativa alla storica Azienda “Legnami Boglioli”.
L’azienda agricola Boglioli Ernesto si sviluppa sia in territorio montano che collinare. Con l’indirizzo agro-forestale affianca l’attività del nucleo societario principale (Società agricola Boglioli Ernesto & C.) nella gestione multifunzionale: agriturismo e vendita prodotti . Complessivamente si conduce una superficie di circa 130 ettari controllata dall’organismo di controllo Bioagricert per la certificazione biologica. Da anni si persegue la conversione dall’utilizzo di energie convenzionali, che si basano sul petrolio, alle energie rinnovabili, pertanto i fabbisogni energetici dell’agriturismo sono soddisfatti attraverso impianti fotovoltaici e solare termico. La realizzazione dell’impianto eolico va a incrementare l’attività di compensazione ambientale al fine della certificazione “Co2 cancelled out”. E’ in fase di realizzazione, insieme ad altre aziende con il Consozio Comunalie Parmensi, (coofinanziato dalla regione Emila Romagna) un progetto di filiera per la gestione e valorizzazione dei prodotti forestali. L’azienda agricola partecipa con proprio investimento ad un moderno ed innovativo impianto di segheria per la produzione di sezioni da lavoro (costruzione, falegnameria e da restauro...) con legname autoctono di pregio (castagno, genere quercus, faggio ecc.) derivato dalla gestione ecosostenibile della risorsa forestale aziendale e locale. Con tale impianto si prevede di produrre il materiale necessario per la costruzione del locale accessorio del mini-aerogeneratore.
Il paesaggio apparentemente non cambia, soprattutto in una cartolina: da una foto d’epoca la ferrovia in prossimità dell’imbocco della galleria del Borgallo. I terrazzamenti hanno caratterizzato gran parte dei primi rilievi attorno a Borgotaro; oggi, il loro quasi completo abbandono e lo spopolamento della montagna, hanno contribuito ad accentuare il dissesto. Interventi di trasformazione e controllo non possono che passare attraverso la scoperta di nuove “energie” i cui benefici devono avere ricaduta locale. Interventi non invasivi come il minieolico posso portare un contributo concreto. Il Molinatico in una rappresentazione non propriamente “geografica”.
La vallata prima dell’espansione urbanistica.
Impianto MiniEolico di Generazione Elettrica Costituito da un dispositivo da 55 kWp. Località Monte Molinatico - Borgo Val di Taro . PARMA
“La fotografia è un messaggio senza codice, mentre il disegno è un messaggio codificato” ci insegna Barthes. E allora il disegno, l’incisione ci racconta dei luoghi, dell’asperità delle montagne, dell’impenetrabilità dei passi, della “durezza” della vita, ... Ci restituisce l’”immagine” dei posti, quello che ci portiamo appresso, a cui riportiamo la nostra memoria quando lontano ripercorriamo sentieri o ridelineiamo il profilo delle montagne. Lo scatto fotografico è un attimo breve, ... eppure in quell’attimo, di forte intensità partecipativa, si è visto e capito più di ore e ore passate a guardare. ... quell’attimo resta concluso in sè, irripetibile, irrigidito per sempre, chiuso negli archi che custodiscono le memorie del tempo e della storia. Il fascino e la preziosità delle vecchie fotografie stà in questo: rappresentano un momento breve, fulmineo, attraverso il quale si leggono molte cose, ignorandone altre, del mondo che essi rispecchiano. Tutto ciò che di quel momento si conosce stà in quei paesaggi, in quegli oggetti o in quegli sguardi. ... La ricerca degli iconemi significativi corrisponde, nella lettura di un racconto, ai momenti chiave della vicenda narrata o ai comportamenti dei personaggi per capirne la psicologia. A questa visione orizzontale, spaziale, geografica, della fotografia, si può aggiungere quella che non presupponga il viaggiare, il muoversi per cercare le immagini. Il riferimento va alla foto che si fa e si può ripetere infinite volte nello stesso luogo.”
Paesaggio e territorio
Le trasformazioni del paesaggio
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Estetica delle nuove forme di tecnologia: riflessioni e spunti.
Territorio ed energia
Vista degli impianti eolici del Passo della Cappelletta dal Molinatico
. 21 Monte Penna: preparazione della carbonaia(1920)
Immagine tratta da www.giacomobernardi.it, sito dell’omonimo storico studioso di storia locale
Tralicci delle linee elettriche elementi ormai “accettati” nei contesti paesaggistici montani: un male necessario ...
La presenza massiccia e diffusa di tralicci dell’alta tensione, centrali a carbone, autostrade e capannoni industriali è data per scontata e viene accettata come un semplice dato di fatto. L’eolico, al contrario, appare come un’imperdonabile sfregio al territorio. Intanto, l’urbanizzazione del territorio e il consumo di suolo proseguono inarrestabili. Dal 1950 ad oggi l’Italia ha perso il 40% del proprio territorio naturale e agricolo; solo tra il 1990 e il 2005, sono stati cementificati 3 milioni di ettari di territorio, un’area grande come Lazio e Abruzzo. Ma questo fenomeno non sembra destare grandi preoccupazioni. L’installazione di turbine invece, che occupa concretamente soltanto il 2-3% dell’area complessiva di un impianto eolico e non compromette l’utilizzo agricolo e pastorale del territorio in cui sono installate, viene spesso dipinta come “il male assoluto”. “Poiché gli elettrodotti convenzionali sono già presenti, la resistenza di chi protegge il paesaggio è indirizzata in particolare contro i nuovi impianti energetici. Quello che esiste è già protetto dall’abitudine. E’ del tutto sconsiderato negare un sito, un posto nel territorio dove installare gli impianti di energia rinnovabile. Per assurdo in questo modo si diventa custodi reazionari dell’industria energetica. Chi lo fa perde l’innocenza, ma soprattutto la consapevolezza nei confronti della reale distruzione dell’ambiente”.
H. Scheer, “Il solare e l’economia globale”, 2004
Stralcio degli scritti e dell’intervista a Hermann Scheer, maggio 2006 in occasione della presentazione del suo libro “The Solar and the global energy” a Roma. Il Prof. Scheer è stato un politico tedesco, già membro del Bundestag nelle file del SPD, presidente di Eurosolar e del World Council for Renewable Energy.
"Il rifiuto dell'energia eolica per ragioni estetiche tradisce un ragionamento contorto. C'è chi rimane disturbato alla vista dei generatori eolici e li considera un marchio di infamia nel paesaggio. Ma c'è anche chi trova attraenti e impressionanti i grattacieli, ed altri invece sembrano scostanti e spaventosi. Qualcuno potrebbe anche vedere del bello in un generatore eolico, ma non per questo essere un sostenitore dell'eolico. Lo si può al contrario trovare fastidioso ma essere a favore della sua installazione, perché si capisce la necessità di una produzione energetica a emissioni zero. Attenzione: non si tratta di percezioni individuali, ma di percezioni sociali". “Vi è una crescente presa di coscienza nel mondo verso le fonti di energia rinnovabili, specialmente nei settori eolico, biomasse e fotovoltaico. Tutti parlano a favore di queste future fonti di energia, ma rimane tuttora una grande distacco fra le parole e le realizzazioni pratiche. Questo significa che molte affermazioni a favore delle fonti rinnovabili non sono sincere: mancano politiche ambiziose e la maggior parte delle realizzazioni sono concentrate in poche nazioni. Per esempio quasi la metà dello sviluppo del fotovoltaico è stato realizzato in Germania. Rimane il problema che la maggior parte dei governi non riesce a sviluppare politiche a favore delle fonti rinnovabili senza tener conto delle società che producono energia dalle fonti tradizionali. “ H. Scheer
Siamo spesso portati ad identificare natura con paesaggio, ma la differenza è e rimane sostanziale. “... le interpretazioni poetiche del paesaggio scoprono e consacrano, per così dire, esteticamente certi modelli, certe morfologie del paesaggio naturale, e li istituzionalizzano promuovendoli al rango di poetiche. Definizioni come paesaggio romantico, paesaggio parnassiano, paesaggio simbolista sono entrate nell’uso corrente, vengono adoperate per caratterizzare certe forme paesaggistiche (forme, stili: non - contenuti, soggetti) della natura, che trovarono il loro riconoscimento, ...” Il paesaggio è conseguenza della nostra cultura, questo ormai lo sanno tutti, e prima o dopo tutti si adeguano ad una sua percezione. Ma i comportamenti e la consapevolezza delle azioni possono mitigare o accentuare i risultati e lo stato dei luoghi, la loro conservazione. Esigenze d’uso e “stato in sè” (quel che comunemente chiamiamo natura) possono trovare un loro equilibrio, che in prima istanza và dichiarato, in secondo luogo deve essere realizzato secondo precise indicazioni (ed è nostra intenzione come si evince dal progetto), e per ultimo deve seguire un processo di manutenzione che salvaguardi l’ambiente, cosa che non è visitando il crinale del Monte Molinatico oggi, e così anche per i massicci interventi di disboscamento intercorsi tra la metà dell’ottocento e il primo novecento. “Quindi è possibile affermare che la trasformazione del paesaggio è in stretta relazione con le strategie economiche, che in questo più che in altri casi badano allo sfruttamento delle risorse (in questo caso umane) e non agli equilibri che si modificano e subito dopo vengono incrinati. Una lezione sociale imparata? “
Il ponte della ferrovia sul Taro. La nuova linea oltre a segnare in modo significativo il territorio, ha creato opportunità ma ha anche causato uno sfruttamento indiscriminato del bosco.
Paesaggio e territorio
Come cambia il paesaggio?
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Carta dellUso Storico del suolo al 1850
La realizzazione di impianti idroelettrici in alta Val Taro. Dall’immagine si percepisce la glabra copertura dei versanti che per diversi aspetti hanno rappresentato per lungo tempo per la ricca boscosità una fonte di sostentamento per gli abitanti della valle ...
Paesaggio e territorio - Storia
Il territorio offre le sue risorse ad un uso non più solo riferito geograficamente, locale. La tecnologia si apre ad una produzione vasta, e diventa essa stessa l’obiettivo della produzione. Il territorio rurale dell’appennino è penetrato, dove esistono risorse da sfruttare e condizioni geografiche favorevoli, da interessi economici di grande portata e subisce una brusca trasformazione. Le possibilità di un miglioramento del reddito stravolge gli equilibri ed i ritmi, e le condizioni vengono offerte dalla fabbrica. Tipologie di lavorazione si evolvono, con il contributo della tecnologia, per rispondere a produzioni notevoli, maggiori, e attorno ad essa si costituiscono economie di sistema che coinvolgono sempre più le popolazioni della montagna. Il territorio che per secoli ha offerto il sostentamento e la principale fonte di reddito viene delegato in second’ordine, e subisce la prima fase di abbandono, di allontanamento. Uso del suolo 1976
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Storia L’ampia fascia boschiva che dall’altezza di 600-700 metri raggiunge gli alti crinali dell’Appennino e si stende compatta sulla sponda destra del fiume Taro, tra i torrenti Cogena e Gotra, appartiene quasi interamente, e pro indiviso, alle Comunalie di Baselica, Pontolo, Valdena, San Vincenzo - Rovinaglia (Comune di Borgotaro); Gotra, Buzzò, Albareto, Boschetto, Tombeto, Groppo, Montegroppo (Comune di Albareto), ed è goduta, da tempo immemorabile, dagli abitanti di quelle frazioni. Tali territori, pur appartenendo alla Provincia di Parma, sono collocati quasi a cavallo di tre regioni: Emilia, Liguria e Toscana ed erano, in epoca preromana, abitati dai “liguri” come è testimoniato, tra l’altro, dalla presenza di numerosi e
Uso del suolo 1984
Crinale
Uso del suolo 2003 La diversa connotazione che rappresenta la copertura boschiva non identifica diversità di essenze ma diverse modalità d’uso del legno, della risorsa boschiva, una diversa valutazione economica dell’uso del suolo.
Paesaggio e territorio - Storia
significativi toponimi ed in special modo dal dialetto che ancora vi si parla, ricco di vocaboli e suoni liguri. E’ assai probabile che l’origine delle Comunalie Valtaresi, cioè il godimento in comune della proprietà, risalga alle usanze di questo popolo presso il quale è presumibile fosse in uso un diritto in base al quale il godimento dei beni era comune e le popolazioni, che erano seminomadi, fruivano del bene terra nell’insieme della tribù. Soltanto in epoca successiva con la colonizzazione romana, decisa assertrice della proprietà individuale, le tribù liguri, ormai domate, si stabilizzarono in nuclei abitati e i terreni coltivati - nelle vicinanze delle abitazioni - diventeranno proprietà dei singolo, mentre quelli più lontani e specialmente i boschi continueranno ad essere goduti in comune dall’insieme della popolazione. Ciò sembra trovare conferma in due importanti ritrovamenti epigrafici del periodo romano. Il primo avvenuto in Val Polcevera, presso Genova, risalente al periodo in cui i liguri erano stati da poco assogettati dai romani. Si tratta, infatti, di una tavola bronzea, risalente all’anno 117 a.C. sulla quale stà scritta una sentenza dei giudici romani, in merito ad una vertenza sui confini sorta tra due tribù liguri. Nella sentenza si può, tra l’altro, leggere: “ ... nessuno abbia possesso in quel terreno se non in maggioranza ... quel terreno sarà pascolo comune (ager compascuos erit), in esso sia lecito che genovesi e verturii pascolino il bestiame così come in tutto l’altro terreno comune al genovese; nessuno proibirà, nessuno farà violenza ne impedirà di prendere da quel terreno legna da ardere o da costruzione e di usarla”. Il secondo importante ritrovamento si riferisce alla famosa tavola Alimentaria o Traiana rinvenuta a Velleia nel 1747. Essa reca incisi due “decreti” dei Decurioni di Velleia risalenti al II d.C., epoca in cui l’Alta Val Taro faceva parte della Repubblica Velleiate. I due “decreti” avevano un unico scopo: quello di obbligare un certo numero di grandi proprietari a ricevere - a censo - una somma proporzionata al loro patrimonio, affinchè con gli annui frutti da loro dovuti si potessero mantenere circa 300 minori bisognosi. Allorchè si precisano i fondi ipotecandi, specificando il tipo di proprietà con le denominazioni del tempo in molti casi questi risultano essere confinanti con possedimenti detti “ comuniones” che chiaramente si riferivano alle proprietà comuni, a dimostrazione che anche nel periodo romano, quì come in Val Polcevera, erano rimaste in vigore le antiche usanze dei Liguri. Le invasioni che seguirono la caduta dell’Impero Romano, si presume non abbiano modificato gli usi preesistenti, anzi con l’arrivo dei Longobardi è assai probabile che il principio della collettività fondiaria si sia ulteriormente consolidato, trovando rispondenza favorevole in quelle che erano le abitudini e le tradizioni dei popoli germanici. Di questo periodo ci sono giunti dei documenti trai quali il più importante pare essere quello riferito alla risoluzione di una lite intervenuta tra i Gastaldi di Parma e Piacenza per questioni di confine. Il documento ci fornisce importanti informazioni perchè riferisce che la controversia venne risolta in base alle indicazioni fornite e da persone anziane e da pastori che conducevano per quei luoghi mandrie di porci selvatici. E’ presumibile che allora le montagne della Val Taro aprissero come un immenso mare di alberi, dove era difficile
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Monte Molinatico
Relazione Paesaggistica Impianto MiniEolico - Vighini . novembre 2015
Paesaggio e territorio - Storia
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Il crinale del Molinatico visto dal Maggiorasca
Gli antichi castagni ai Vighen.
Uno degli storici cippi di confine tra il Ducato di Parma e Piacenza e il Granducato di Toscana.
muoversi e orientarsi se non per coloro che vi guidavano i porci selvatici alla ricerca di ghiande e faggiole. Ed è preziosa la testimonianza che già allora l’economia legata al bosco avesse grande importanza. Nel primo Medioevo grande incidenza, anche sotto l’aspetto economico, avevano gli enti ecclesiastici, particolarmente ricchie potenti nella nostra zona. Cosicchè intorno al mille il paesaggio cominciò ad animarsi della presenza sempre più fitta di chiese, oratori, monasteri, ospizi, che avevano proprietò ovunque. La necessità di lavorare i terreni spinse sempre più verso l’alto gli insediamenti, anche se il paesaggio rimaneva sempre dominato dai boschi, nel mentre si formavano i primi nuclei rurali abitati. Questa varia estensione, quasi del tutto incolta, era frequentata da cacciatori, boscaioli, pastori, pescatori, che trovavano di che vivere, in queste vaste proprietà comuni, in presenza di un’economia ancora primitiva. Ad interrompere l’uso pacifico delle proprietà comuni intervenne l’Imperatore Federico II Barbarossa il quale, passando per Pontremoli nel luglio del 1226 fù ivi “da Pontremolesi accolto con sommo onore e singolare dimostrazione d’allegrezza onde per ricompensa concesse alla Comunità il libero possesso di tutta la Giurisdizione cò sui confini, ed altre grazie ...”. In realtà il Barbarossa, male informato o ingannato da quei di Pontremoli, con il suo privilegio attribuiva a quel Comune, per quanto riguarda la parte che interessava il Valtarese, tutto il territorio compreso “ ... a Monte Rotondo et a Monte Goteri intra versus eundem locum Pontremuli: item a loco illo citra qui dicitur Capra Mortua, et a fulmine Tarodine citra, sicut dividuntur terrae Placentinorum a terris Communis Pontremuli et a Cruce Ferrea infra versus eudem locum Pontremuli prout terras ipsas per prenominatos fines, iuset hactenus tenuis noscuntur”. Il riferimento al torrente Tarodine, affluente del fiume Taro, consentiva alla loro giurisdizione di spingersi per qualche chilometro nel cuore di quella di Borgotaro. Ciò diede origine ad una infinità di discordie e di dissenzioni fra gli abitatori delle due parti, dissenzioni che si andarono pericolosamente acuendo allorchè all’interesse di pochi villaggi si venne ad aggiungere quello della giurisdizione di due stati: il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana. Molto significativa è, a questo proposito, una sentenza emessa nel 1351 da Galeazzo Visconti, Duca di Milano, a quel tempo signore tanto della terra di Borgo Val di Taro quanto di quella di Pontermoli in Toscana, confinanti tra loro, come s’è detto, lungo il crinale dell’Appennino. Per dirimere l’ormai ricorrente esecolare lite tra le due popolazioni, così si esprime la sentenza “ ... cun inter communes et homines praedictae terrae nostrae Pontremoli, ex una parte et habitatores terrae nostrae Burgis Vallis Tari ex altera, pluries temporibus retroactis fuerint ortae discorsiae et ad huc vigeant et maxime occasione finium inter utramque terram existentium ... “ e così decide “ ... quod homines Pontremoli et discrictus habeant et haber debeant usum silvae seoboschi de Tocherio, quantucumque sit, ita quod possint incidere, pascularem, laborarem, boscare et lignamiona estrahere de dicta silva seu boscho de Tocherio ad suam liberam voluntatem “. La qual sentenza non poteva certo riguardare una lite confinaria di carattere amministrativo, in quanto il Duca era Signore delle due giurisdizioni, e si fà presente riferimento alle due parti in causa: “ comunes et homines ... Pontremoli, ex una parte” e “habitatores ... Borgi Vallis Tari, ex altera” conciò, risultando chiaro che il Duca interveniva a regolamentare l’uso della proprietà collettiva tra le due popolazioni confinanti. Infatti nella sentenza si permetteva ai Pontremlesi di varcare i limiti della loro giurisdizione per godere dei boschi di Tocherio, benchè questi ultimi fossero collocti nel territorio della giurisdizione borgotarese. Ed è interessante notare la precisione con la quale la sentenza enumera le attività che si potevano allora esplicare nelle comunalie: tagliare, pascolare, lavorare, “sramare”, far legna. Parallelamente, poi, al costituirsi delle parrochie i beni comuni posti all’interno dei confini delle stesse, venivano come svincolati dalla grande proprietà comune, di modo che ogni parrocchia riconosceva e godeva i propri e gli abitanti dell’una non avevano più diritti nei beni dell’altra. Anche in questo caso ci vengono in soccorso documenti del tempo. Dal libro deglli Statuti della Comunità di Borgotaro si apprende che nel 1539 due rappresentant della stessa, nel presentare al Principe Luigi Fieschi alcune richieste richiedevano, tra l’altro, che fosse concesso alle ville di pascolare promisqualmente nelle Comunalie e di potervi condurre bestie estranee. Il Principe rispondeva che le ville potevano pascolare secondo la consuetudine (secundundum consuetum) e che non era permesso introdurre usi nuovi contro la consuetudine ( Nihil ex consuetudine innovetur). E aggiungeva che le bestie estranee non si potevano condurre. (et quod bestiae extranea non conducantur). Da ciò si può dedurre che a quei tempi la consuetudine era la sola norma che si praticava nel godimento della proprietà comune di quei monti. Ciò favorì liti e questioni tra ville diverse, ma comprova che nonostante il susseguirsi in zone della presenza di diversi Principi, Duchi o Signori (Landi, Fieschi, Visconti, Sforza ecc.) sempre furono lasciati in godimento agli abitanti delle varie ville quei terreni che costituiscono le odierne comunalie. All’inizio del secolo scorso [XIX sec.] vi fu un serio tentativo di porre fine all’esistenza stessa delle Comunalie. Si trova, allora, la Valtaro, a far parte integrante dell’Impero Francese, nell’ambito della 28° Divisione Militare, Dipartimento degli Appennini.
Tratto da “Bosco Edule”, Consorzio Comunalie Parmensi, Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali Editore Consorzio Nazionale per la Valorizzazione delle Risorse Forestali e delle Aree Protette - Progetti per il Territorio . Urbania Pesaro 1994
“... la rappresentazione pittorica del paesaggio è parsa, per molto tempo, come un modo di accedere alla natura, di annetterla culturalmente, pur nella “ricreazione” a cui erano spinti gli artisti nelle loro interpretazioni. ... E ciò non solo per inseguire il fine di rappresentare fedelmente il mondo e la varietà dei suoi aspetti ma anche per sentirsene parte attraverso l’atto del rappresentare. Rappresentare come vivere.” Eugenio Turri
I sentieri Via degli antichi passi Il sentiero prende il nome dalla presenza, lungo il percorso, di alcuni valichi che un tempo erano importanti vie di comunicazione. Il percorso qui proposto è molto lungo (quasi 22 km) ed è consigliato a persone ben allenate; tuttavia, essendo un sentiero essenzialmente a crinale, consente al viaggiatore di scendere a valle, verso località raggiungibili dagli automezzi, durante alcuni tratti del percorso, in modo da abbreviarlo ... Naturalmente il tracciato, che viene proposto dallo Chalet del Molinatico sino a Rovinaglia, può essere percorso al contrario; questo soprattutto se si vuole fare una passeggiata in mountain bike, in quanto conviene partire da Rovinaglia (facilmente raggiungibile in bici) piuttosto che dallo chalet (dove, per arrivarci, ci si distrugge lungo una salita terribile, che è meglio fare in discesa...). La Via degli Antichi Passi è un percorso attrezzato, nel senso che è dotato di segnaletica e di cartellonistica, la cui messa in opera è stata finanziata dal piano Regionale di Sviluppo Rurale con la collaborazione delle quattro Comunalie che vengono attraversate, del Comune di Borgo Val di Taro e della Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno. www.comunalie.com
Paesaggio e territorio - Storia
L’Amministrazione Generale delle Foreste, rappresentata in loco dal sotto-ispettore Giovanni Alpi, sostenne che tutta la fascia boschiva compresa tra il monte Molinatico e il Centocroci fosse di proprietà della Camera Ducale di Parma, e quindi, come tale, dovesse passare direttamente al Demanio imperiale francese. Ne prese, pertanto, possesso tanto che, chi volle utilizzare quei terreni come pascolo, dovette pagare un affitto. Contro tale arbitrio ricorse Luigi Barbieri, Maire del Comune di Valdena, il quale presentò al Prefetto di Chiavari, avente giurisdizione sulla Valtaro, quattordici “documenti autentici” attestanti diritti degli abitanti di quelle frazioni. Nel ricorso si reclamava “la proprietà dei monti cominciando dal torrente Cozena fino ai confini di Varese Ligure, ... proprietà contrastante dell’Amm. ne Generale delle Acque e Foreste, avendo essa dichiarato i monti Foreste Imperiali, sottoposti il pascolo ad affitto, privato quelle popolazioni di un diritto dalle stesse acquisito da parecchi secoli “. I documenti prodotti convinsero la pur arcingna e avida Amministrazione francese a riconoscere le ragioni delle popolazioni valtaresi. Così il Consiglio di Prefettura di Chiavari, il 18 marzo del 1809, decretava che “ la parte dei Monti Molinatico, Borgallo e Gotra sul declivio verso Borgotaro e fino alla loro sommità, cominciando dal torrente Cozena ... è dichiarata una proprietà comune particolare degli abitanti delle diverse parrocchie ... come è stata considerata da parecchi secoli fino al presente, senza la minoma contraddizione”. Lo scampato pericolo, il successivo crollo del severo regime napoleonico eil conseguente mutamento delle leggi, sembrano favorire, per alcuni anni, la mancata osservanza delle antiche consuetudini e del rispetto dovuto a quelle proprietà. Il Grilli scrive che “la parola dei sindaci non era più efficace a garantire i prodotto agli agricoltori di quei terreni indivisi; molti volendo godere più degl’altri si facevano lecito tagliare anche piante fruttifere e commettere altri abusi ... e adducevano in loro difesa il diritto di condominio ... “. Questi fatti spinsero i Comuni di Borgotaro e Albareto a dar vita, nella prima metà del secolo ... ad apposite Commissioni Amministrative per ogni Comunalia, nel tentivo di ottenere un più corretto uso delle proprietà comuni. In seguito, con il formarsi del Regno d’Italia, venne approvata una legge con la quale sembrava possibile regolamentare anche la questione delle Comunalie. Purtroppo occorse una sentenza della Corte di Cassazione di Torino (27 dicembre 1906) per stabilire che anche a queste forme di usufrutto collettivo la leggeera applicabile. Dopo tale sentenza si cominciò a promuovere, da parte delle autorità locali, la stesura di regolamenti delle singole Comunalie così come era prescritto dalla legge. Enormi furono le difficoltà incontrate a causa delle differenti consuetudini in vigore nelle varie frazioni. Ne sortirono, non senza fatica, regolamenti diversi. In alcune (Baselica, Groppo, Montegroppo, ecc.) vennero considerati utenti i capi di tutte le famiglie aventi residenza abituale nel territorio della frazione; in altri (S. Vincenzo e Rovinaglia) venne previsto di ammettere al godimento dei beni comuni anche le famiglie i cui capi risiedessero all’estero, e le famiglie dei proprietari del luogo purchè residenti nella frazione; in altri casi vennero considerati acnhe i possidenti delle frazioni, benchè non vi risiedessero più. Per quanto invece riguardava la modalità di godimento in genere i regolamenti prevedevano che ogni utente avesse diritto alla legna da ardere, al legname da lavoro per i fondi e la casa, e al pascolo. Prevedevano anche, quasi tutti i regolamenti, la possibilità di affittare i tagli periodici di legname, la raccolta della castagne, alcuni coltivi, prati e pascoli per poi divider il ricavato fra gli utenti. Di seguito ogni utente aveva poi l’obbligo di concorrere nel pagamento delle imposte.
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Paesaggio e territorio - Storia
. 27 I passi dell’Apennino ... Il passo della Cisa, dov’erano gli estremi avamposti di d’Apice, sul davanti di Pontremoli, giace in un seno, tra monte Molinatico e monte Orsaio, all’elevazione di forse 1,000 metri, Fivizzano, al sud-est della Cisa, è più alto, e raggiunge i 1,360. Questa bocca guida, per Sassalbo e Castelnuovo nei monti, a Reggio e Guastalla, e di là a Borgoforte ed a Mantova, a traverso gli Stati dei due duchi di Modena e di Parma, e quelli della Lombardia austrìaca. Il colle della Cisa congiunge la Toscana con Parma, per mezzo alle valli della Magra e del Taro. Al di là dell’Apennino le due strade trovano sentieri che le uniscono; al di qua, vie mulattiere e carrozzabili che le conducono a Carrara e Massa.
Termine del Gatto (il) [tèrem dal gàt] “Andùma al tèrem dalgàt” Antico cippo di confine che si trova presso il crinale del monte Molinatico a poca distanza dalla Groppa Mora, probabilmente è stato posizionato dai conti Fieschi di Lavagna circa alla metà del XVI secolo. Sulla pietra v’è scolpita una figura raffigurante un felino che potrebbe rappresentare un gatto, immagine adottata dagli stessi Fieschi come simbolo nobiliare in quanto a Gian Luigi, eroe di famiglia, all’epoca fu attribuito il soprannome ‘Gatto Dragutt’. Tratto da “I Luoghi si Raccontano. Toponomastica di Borgotaro” di Sergio Mussi, 2008 . pag. 44
“Gli accennati vantaggi sono mirabilmente presentati dalle due vallate della Magra e del Taro, con un fortuito concorso, veramente rarissimo. La prima per una singolare conformazione di suolo può dirsi cominciare propriamente a Pontremoli, avvallata, profonda, ma ampia d’alveo sin sotto le pendici della cresta dcll’Apennino, pel descrivere ch’essa fa intorno Pontremoli stesso oltre ad un semicerchio del raggio di dieci chilometri, a circonferenza sinuosa di ben quarantacinque dove per quattro grossi torrenti, la Magra, la Magriola, il Verde e la Gordana accumula le proprie acque. Questo singolare bacino si distende poi molto obliquo alla catena dell’Apennino, sempre ampio e regolare abbastanza, insino al mare. Il Taro, gigante dei torrenti del versante settentrionale dell’Apennino, comincia dalla sua origine ad acquistare questa superiorità per una equivalente circostanza; che il tronco suo superiore dal pie della vetta che chiamiamo l’alpe Penna, rasenta per un lungo corso di pressoché cinquanta chilometri insino alla Manubiola, derivante dalla Cisa, il gruppo centrale degli Apennini, per tutto quell’arco a doppio flesso che descrivono slaccandosi dalle coste del mare Ligustico e volgendosi direttamente all’est ad aprire sul Tirreno il gran seno della regione Toscana. Per tal modo allo sbocco del Tarodine appiè di Borgotaro, e proprio nella direzione della vallecola del Verde su Pontremoli, il Taro dopo trentaquattro chilometri di corso si stringe sotto le falde del Molinatico, una delle più depresse vette dell’Apennino lombardo, dai morbidi contorni, deliziosa di castagneti, di faggeti e di pascoli, e presso cui sarebbe da aprire il varco alla ferrovia lunense. Nessuna posizione poteva idearsi più favorevole per attraversare l’Apennino di questa fra i due centri di quelle montanine provincie, agiati d’artieri, d’alloggi, di viveri, di fondaci e locali di deposito per qualunque occorrenza dei viaggiatori e delle merci transitanti per la ferrovia, ma utilissimi specialmente all’atto dell’aprimento della strada, ed alla sua manutenzione. Intorno poi al valico dell’Apennino è a fare una importantissima osservazione; ed è: che ivi appunto, ove indicai doversi ricercare il passo, è un riposo, e quasi direi distacco di due notevolissimi gruppi distinti: l’Apennino ligure soprastante al Mediterraneo che termina al Gottra ed al suo promontorio il monte Rotondo, e l’Apennino toscano, che ha principio all’Orsaio, vetta dirupatissima ed eccelsa: il tratto arcuato intermedio presenta bassi culmini di circa 1500 metri sul mare, e gole facili fra cui quelle della Cisa, e quella di Brattello contro Borgotaro. E qui noto che questi varchi c’indicano appunto quel progresso dell’arte dell’ingegnere che più sopra accennavo. Anticamente erano praticati entrambi i passi della Cisa e di Borgotaro: ma dall’uno e dall’altro pedoni e somieri calavano o sulla Baganza o sul Taro, pei cui alvei riducevansi al piano. Gli ingegneri francesi sul principio del secolo, pressati a rendere praticabile sollecitamente e senza gravissimo dispendio una strada roteabile tra la Spezia e Parma, condottala da Pontremoli alla Cisa, la guidarono giù a fil di costa a cavaliere delle valli del Taro da una parte e di quelle della Baganza e della Sporzana dall’altra insino alla roccia di Prinzeia sopra capo a Fornovo, strada certamente più economica che se si avesse tenuta rasente il Taro, ma deserta, e costringente di necessità a tratti acclivi assai.Tale linea determinò la preferenza del valico della Cisa; non credo però ch’esso presenti la massima depressione, trovandosi a 1,000 metri sul mare, e forse è più basso quel di Brattello, come sicuramente è più al riparo delle intemperie iemali, e più sicuro ne’tempi fortunosi. Oggidì che l’arte e le ingentissime somme che l’industria concede alle ferrovie permettono di tenere il basso delle valli, tengo per fermo che lungo tutta la catena dell’Apennino centrale insino alla bassa Romagna, nessuna posizione si offra così opportuna allo scavo d’una galleria, come quel tratto di monte che ha verso borea parallela a se medesima ed al Taro la vallecola del Tarodine, e ad Ostro le origini del Verde e della Gordana. Quivi un traforo non dovrebbe oltrepassare i tre chilometri, e forse si limiterebbe pressoché a due. Sbucata dall’Apennino la ferrovia, nessuna difficoltà seria a metterla quinci a Pontremoli, o poco sotto sulla Magra, quindi a Borgataro sul Taro. Dall’un punto e dall’altro non avrebbe poi che a seguire due vaste valli, dotate di miti pendenze, il cui massimo è appena dal sette al sei per mille, senza rapide o strozzature imbarazzanti, e capaci di svolte abbastanza ampie. Per tal modo la strada più non richiederebbe lavori straordinarii, se non che di tratto in tratto qualche muraglione di sostegno per fermarla addirittura sugli alvei, onde evitare le frane delle chine adiacenti, che talvolta sono mal sicure, come in ogni paese di montagna; od alcuni ponti per tragittarla dall’una sponda all’altra; lavori di spesa mite colà, ove non è difetto né caro di alcun materiale da costruzione e di legnami. Per quanto poi ai tratti che la strada avrebbe a percorrere dallo sbocco della Magra, per una parte alla volta del golfo della Spezia, e per l’altra in verso Livorno, sono opere da considerarsi come appartenenti alla strada del litorale, che pure per tanti riguardi merita e richiede d’essere aperta. Ritenuto pertanto la strada lunense distendersi da Sarzana a Parma, essa è sicuramente la più breve e facile via che si possa guidare dal Mediterraneo alla strada ferrata centrale italiana, quella che meno si eleva, e tale che presenterà pendenze e svolte più proprie delle strade di pianura o di colle che non delle regioni alpine.” “Rivista contemporanea nazionale italiana, Volumi 22-23”, Torino 1860, XXI Della Importanza di una ferrovia attraverso gli appennini nell’Italia centrale, pag. 351-353.
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Nessuna posizione poteva idearsi più favorevole per attraversare l’Apennino di questa fra i due centri di quelle montanine provincie, agiati d’artieri, d’alloggi, di viveri, di fondaci e locali di deposito per qualunque occorrenza dei viaggiatori e delle merci transitanti per la ferrovia, ma utilissimi specialmente all’atto dell’aprimento della strada, ed alla sua manutenzione. Intorno poi al valico dell’Apennino è a fare una importantissima osservazione; ed è: che ivi appunto, ove indicai doversi ricercare il passo, è un riposo, e quasi direi distacco di due notevolissimi gruppi distinti: l’Apennino ligure soprastante al Mediterraneo che termina al Gottra ed al suo promontorio il monte Rotondo, e l’Apennino toscano, che ha principio all’Orsaio, vetta dirupatissima ed eccelsa: il tratto arcuato intermedio presenta bassi culmini di circa 1500 metri sul mare, e gole facili fra cui quelle della Cisa, e quella di Brattello contro Borgotaro. E qui noto che questi varchi c’indicano appunto quel progresso dell’arte dell’ingegnere che più sopra accennavo. Anticamente erano praticati entrambi i passi della Cisa e di Borgotaro: ma dall’uno e dall’altro pedoni e somieri calavano o sulla Baganza o sul Taro, pei cui alvei riducevansi al piano. Gli
ingegneri francesi sul principio del secolo, pressati a rendere praticabile sollecitamente e senza gravissimo dispendio una strada roteabile tra la Spezia e Parma, condottala da Pontremoli alla Cisa, la guidarono giù a fil di costa a cavaliere delle valli del Taro da una parte e di quelle della Baganza e della Sporzana dall’altra insino alla roccia di Prinzeia sopra capo a Fornovo, strada certamente più economica che se si avesse tenuta rasente il Taro, ma deserta, e costringente di necessità a tratti acclivi assai. Tale linea determinò la preferenza del valico della Cisa; non credo però ch’esso presenti la massima depressione, trovandosi a 1,000 metri sul mare, e forse è più basso quel di Brattello, come sicuramente è più al riparo delle intemperie iemali, e più sicuro ne’tempi fortunosi. Oggidì che l’arte e le ingentissime somme che l’industria concede alle ferrovie permettono di tenere il basso delle valli, tengo per fermo che lungo tutta la catena dell’Apennino centrale insino alla bassa Romagna, nessuna posizione si offra così opportuna allo scavo d’una galleria, come quel tratto di monte che ha verso borea parallela a se medesima ed al Taro la vallecola del Tarodine, e ad Ostro le origini del
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Monte Molinatico
Impianto minieolico Vighini
Territorio e normativa
Gli accennati vantaggi sono mirabilmente presentati dalle due vallate della Magra e del Taro, con un fortuito concorso, veramente rarissimo. La prima per una singolare conformazione di suolo può dirsi cominciare propriamente a Pontremoli, avvallata, profonda, ma ampia d’alveo sin sotto le pendici della cresta dcll’Apennino, pel descrivere ch’essa fa intorno Pontremoli stesso oltre ad un semicerchio del raggio di dieci chilometri, a circonferenza sinuosa di ben quarantacinque dove per quattro grossi torrenti, la Magra, la Magriola, il Verde e la Gordana accumula le proprie acque. Questo singolare bacino si distende poi molto obliquo alla catena dell’Apennino, sempre ampio e regolare abbastanza, insino al mare. Il Taro, gigante dei torrenti del versante settentrionale dell’Apennino, comincia dalla sua origine ad acquistare questa superiorità per una equivalente circostanza; che il tronco suo superiore dal pie della vetta che chiamiamo l’alpe Penna, rasenta per un lungo corso di pressoché cinquanta chilometri insino alla Manuhiola, derivante dalla Cisa, il gruppo centrale degli Apennini, per tutto quell’arco a doppio flesso che descrivono slaccandosi dalle coste del mare Ligustico e volgendosi direttamente all’est ad aprire sul Tirreno il gran seno della regione Toscana. Per tal modo allo sbocco del Tarodine appiè di Borgotaro, e proprio nella direzione della vallecola del Verde su Pontremoli, il Taro dopo trentaquattro chilometri di corso si stringe sotto le falde del Molinatico, una delle più depresse vette dell’Apennino lombarde, dai morbidi contorni, deliziosa di castagneti, di faggeti e di pascoli, e presso cui sarebbe da aprire il varco alla ferrovia lunense.
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NORMATIVA
Il progetto è redatto in conformità delle norme vigenti, tenendo presente delle relative prescrizioni in materia di sicurezza degli impianti.
Territorio e normativa
L’art.12, , del Dgl.387/2003 comma 1, stabilisce che “le opere per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e esercizio degli stessi impianti… sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti” mentre il comma 7 prescrive la possibilità di ubicare gli impianti in zone classificate agricole. P.T.C.P.- norme di attuazione della provincia di Parma, art. 20 Zone di tutela naturalistica comma 2 “…i PSC individuano, nell’ambito di dette zone, le aree di maggior valenza naturalistica, da destinare a riserve naturali e/o ad aree protette, e quelle in cui l’attività agricola e la presenza antropica sono esistenti e compatibili, mentre i POC definiscono:…. d) le aree appositamente attrezzate in cui sono consentiti il bivacco e l’accensione di fuochi all’aperto.”Nell’ambito dei RUE vengono infine definiti:… g) l’eventuale nuova edificazione di manufatti edilizi, anche ad uso abitativo, strettamente funzionale allo svolgimento delle attività di cui alla precedente lettera f), e comunque nel rispetto delle tipologie costruttive locali prevalenti…
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P.T.C.P. della Provincia di Parma Servizio programmazione e pianificazione territoriale; C.4.2 “Carta del rischio ambientale e dei principali interventi di difesa” per il crinale esteso tra Monte Croce di ferro e Monte Molinatico troviamo indicata e contrassegnata l’area come: “Impianto di produzione di energia rinnovabili”. Pertanto emerge che, quest’area, nella pianificazione provinciale, (successivamente anche Comunale) viene indicata idonea per l’istallazione di impianti eolici industriali (grande eolico). Deliberazione del Consiglio comunale N° 10 del 21/02/2011 “Approvazione atto di indirizzo in materia di energie rinnovabili da parte del Comune di Borgotaro in particolare Linee guida per l’espressione da parte del Comune di Borgotaro, in sede di conferenza dei servizi provinciali, del parere per l’insediamento di centrali per la produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo della risorsa eolica presente sul territorio Comunale.” (Sic) 3.Criteri di localizzazione e definizione del progetto Il Comune di Borgotaro… ritiene dirimente la coerenza della localizzazione con gli esiti degli studi preliminari al Piano energetico provinciale, in cui sono state indicate due zone con rilevante attitudine alla produzione di eolico, in particolare una collocata al confine comunale nord (Bardi) in prossimità del Monte Sant’Adone e l’atra a ridosso del confine comunale sud sul crinale compreso tra Monte Croce del Ferro ed il Monte Molinatico
Lago Martino. foto da Flickr di Riccardo Mussi
Prato Martno [prà martèn] “Anùma a prà martèn” Il nome è del tipo composto, deriva dal lat. pràt(m), ‘prato’ e dal personale Martino (lat. Martinus, ant. Martini). Trattasi di prato acquitrinoso circondato da una rigogliosa faggeta posto a Est del rifugio “Lo Chalet” a 1300 metri d’altitudine sulla costa Nord del monte Molinatico. Nel 1970 il Corpo Forestale dello Stato realizzò in questo luogo un laghetto artificiale per raccogliere le acque di alcuni rigagnoli. Durante gli scavi furono scoperti vari tronchi di abete bianco che in tempi antichissimi era molto diffuso anche sul nostro Appennino. Dopo che il piccolo invaso fu costruito, col passar del tempo, si cominciò a chiamarlo Lago Martino cancellando così il ricordo del prato. Si può pensare ragionevolmente che con questo nome si sia voluto indicare il proprietario del prato e che la sua denominazione possa essere avvenuta nell’Alto Medioevo. Prato Martino è toponimo del tipo evidente. Sergio Mussi, “I Luoghi si Raccontano. Toponomastica di Borgotaro”, 2008 . pag. 18
Legge 04 Giugno 2010 n°96 art.17 (Principi e criteri direttivi per l’attuazione delle direttive 2009/28/CE…Misure per l’adeguamento dell’ordinamento nazionale alla normativa comunitaria in materia di energia…d) semplificare, anche con riguardo alle procedure di autorizzazione, certificazione e di concessione di licenze, comprese la pianificazione del territorio, i procedimenti di autorizzazione alla costruzione a all’esercizio degli impianti alimentati da fonte rinnovabili e alle necessarie infrastrutture di rete, anche sulla base delle specificità di ciascuna tipologia di impianto e dei siti di installazione prevedendo l’assoggettamento alla disciplina della denuncia di inizio attività…per gli impianti per la produzione di energia elettrica con la capacità di generazione non superiore ad un MW elettrico…” DECRETO LEGISLATIVO 3 marzo 2011, n. 28Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’usodell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. Art. 6 Procedura abilitativa semplificata e comunicazione per gli impianti alimentati da energia rinnovabile Si trova opportuno, visto i contesti contraddittori che a volte nascono appresso iniziative progettuali della tipologia in oggetto, riportare quanto ha emanato la Corte Costituzionale con la sentenza n° 119 anno 2010 pubblicata sulla G.U. che
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Verde e della Gordana. Quivi un traforo non dovrebbe oltrepassare i tre chilometri, e forse si limiterebbe pressoché a due. Sbucata dall’Apennino la ferrovia, nessuna difficoltà seria a metterla quinci a Pontremoli, o poco sotto sulla Magra, quindi a Borgataro sul Taro. Dall’un punto e dall’altro non avrebbe poi che a seguire due vaste valli, dotate di miti pendenze, il cui massimo è appena dal sette al sei per mille, senza rapide o strozzature imbarazzanti, e capaci di svolte abbastanza ampie. Per tal modo la strada più non richiederebbe lavori straordinarii, se non che di tratto in tratto qualche muraglione di sostegno per fermarla addirittura sugli alvei, onde evitare le frane delle chine adiacenti, che talvolta sono mal sicure, come in ogni paese di montagna; od alcuni ponti per tragittarla dall’una sponda all’altra; lavori di spesa mite colà, ove non è difetto né caro di alcun materiale da costruzione e di legnami. Per quanto poi ai tratti che la strada avrebbe a percorrere dallo sbocco della Magra, per una parte alla volta del golfo della Spezia, e per l’altra in verso Livorno, sono opere da considerarsi come appartenenti alla strada del litorale, che pure per tanti riguardi merita e richiede d’essere aperta.
Molinatico in inverno. foto da Flickr di Lorusso52
Ritenuto pertanto la strada lunense distendersi da Sarzana a Parma, essa è sicuramente la più breve e facile via che si possa guidare dal Mediterraneo alla strada ferrata centrale italiana, quella che meno si eleva, e tale che presenterà pendenze e svolte più proprie delle strade di pianura o di colle che non delle regioni alpine.
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annulla (per interpretazione) la facoltà delle regioni di porre dei generici divieti all’installazione di impianti alimentati da energia rinnovabile. La Suprema Corte esprime: “La norma si porrebbe in contrasto con l’art. 12, comma 1, del d.lgs. n. 387 del 2003, che dichiara di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti le opere autorizzate per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, comprese le opere connesse e infrastrutturali, e con il comma 10 dello stesso art. 12, in base al quale l’indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti può avvenire solo sulla base di linee guida approvate nella Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali), su proposta del Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per i beni e le attività culturali.” Costituzione italiana art. 3 e 41 nel principio di evitare procedure che recherebbero un vantaggio competitivo a favore di alcuni soggetti, (escludendo altri) non giustificato da ragioni di interesse pubblico o di riallineamento fra concorrenti, con lesione del principio di uguaglianza e del principio di libertà di iniziativa economica. Linee Guida per il procedimento di cui l’art.2 del d.lgs. n. 387 del 29 Dicembre 2003 Parte prima –Disposizioni generali, troviamo 1.2. Le sole Regioni e le Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo programmatorio o pianificatorio per l’installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili ed esclusivamente nell’ambito e con le modalità di cui al paragrafo 17. Ministero per i Beni e attività culturali “Gli impianti Eolici: suggerimenti per la progettazione e valutazione paesaggistica” Carta della Natura in Emilia Romagna al 30 aprile 2009 in colore giallo - Aree studiate in fase sperimentale Fonte ISPRA luglio 2011- Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Monte Molinatico
Monte Croce di Ferro
Passo del Bratello
Borgo Val di Taro
Territorio e normativa
Val Taro
32 . La prima legge nazionale che si è posta l’obiettivo di tutelare porzioni di paesaggio attraverso la protezione di bellezze naturali è la 1497 del 1939 (Norme sulla protezione delle bellezze naturali), che, discendendo da una concezione formale e storicizzata dell’oggetto paesaggistico, riguarda singoli beni, o bellezze d’insieme, che sono tutelati in quanto rappresentativi di un concetto di paesaggio legato esclusivamente al valore estetico. Negli anni ‘70 il concetto di paesaggio si evolve facendo spazio ad una nuova considerazione per l’ambiente all’interno dei processi di pianificazione e trasformazione del territorio, la legge 431 dell¿8 agosto 1985, conosciuta come “Legge Galasso”, varata per bilanciare la controriforma dell’urbanistica e il rilancio della cementificazione del territorio nazionale, rispose a questa nuova esigenza di pianificazione ambientale, dichiarando meritevoli di tutela intere categorie di beni, alle quali fu così riconosciuto un valore primario rispetto a qualsiasi scelta di trasformazione edilizia e urbanistica. Alle regioni, con l¿obbligo di predisporre i propri piani paesistici, fu così affidato il compito di garantire un’efficace disciplina di tutela e valorizzazione e fornita l’occasione per costruire una cultura del territorio.
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La Convenzione Europea del Paesaggio “determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” è la “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale, nonché fondamento della loro identità”.
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ELABORATI DI ANALISI DEL SITO Attraverso l'incrocio di una serie complessa di fattori (costituzione geologica, elementi geomorfologici, quota, microclima ed altri caratteri fisico-geografici, vegetazione espressioni materiali della presenza umana ed altri) il Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Emilia-Romagna individua 23 Unità di paesaggio su tutto il territorio regionale.
Unità di Paesaggio identificate nella regione Emilia Romagna.
Trattasi di un contesto semi-naturale di tipo montano, a circa 1.126 metri sul livello del mare, con elementi agricolo-forestali dove l’attività agricola è assai limitata e i luoghi dimostrano una spiccata vocazione naturalistica, peraltro confermata dall’individuazione dal Piano Territoriale Paesistico Regionale. Il Comune di Borgo Val di Taro ricade in parte nell’unità di paesaggio n. 21/21a detta “Montagna parmense-piacentina”, in parte nella n. 23 detta “Dorsale appenninica in area emiliana”. Nello specifico, il luogo in cui sarà posizionato il generatori dell’impianto minieolico ricade nell’unità di paesaggio n. 23.
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Le Unità di paesaggio rappresentano ambiti territoriali con specifiche, distintive e omogenee caratteristiche di formazione e di evoluzione. Esse permettono di individuare l'originalità del paesaggio emiliano romagnolo, di precisarne gli elementi caratterizzanti e consentiranno in futuro di migliorare la gestione della pianificazione territoriale di settore.
Piano Territoriale Paesistico Regionale dell’Emilia Romagna, Quadro d’unione: zone ed elementi di particolare interesse storico; zone ed elementi di interesse paesaggistico-ambientale; zone ed elementi strutturanti la forma del territorio.
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Le principali componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti:
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Le unità di paesaggio costituiscono quadro di riferimento essenziale per le metodologie di formazione degli strumenti di pianificazione e di ogni altro strumento regolamentare, al fine di mantenere una gestione coerente con gli obiettivi di tutela. ... il paesaggio non è immutabile nel tempo, né sempre uguale a sé stesso; l’impostazione metodologica dello strumento integra nella disciplina paesaggistica i contenuti ambientali che stanno alla base delle espressioni fisiche, biologiche e antropiche percepibili, e afferma negli obiettivi e nelle scelte una nuova cultura dello sviluppo. L’Atlante rappresenta il tentativo di realizzare uno strumento che permettesse la valutazione preventiva delle trasformazioni che le politiche territoriali inducono sul paesaggio. Non ha carattere strutturale ma rimane un documento illustrativo redatto in continuità con le elaborazioni del Piano Territoriale Paesistico Regionale. A ciascun ambito paesaggistico omogeneo sono stati assegnati diversi livelli di significatività attraverso opportuni indicatori sintetici descrittivi del valore paesaggistico e ambientale globale, con attenzione al ruolo ecologico degli ambiti territoriali individuati. La pianificazione paesaggistica in Emilia Romagna Chiara Lanzoni . 2010
Ogni uomo, in quanto partecipe di una cultura, fa le proprie esperienze di paesaggio e quindi scopre e stabilisce relazioni con un suo paesaggio. Per un individuo che non abbia mai girato il mondo i paesaggi che contano o hanno contato sono pochi. Certe vecchie donne di montagna fino ad anni a noi vicini non si erano mai mosse dalla loro valle. Il mondo era la loro valle, un paesaggio preciso e concluso, specchio della totalità del mondo, con i suoi connotati insostituibili e perenni che potevano essere rappresentati dai versanti con i campi, i prati e i boschi, dalla cima sovrana (quella certa cima piegata in un certo modo nella limpidezza del cielo), da fondovalle percorso dal torrente, dai paesi che si ripetevano eguali alla base dei versanti, dall’albero solitario in mezzo al prato, dagli uomini impegnati nei lavori di fienagione o di aratura secondo le stagioni, dei piccoli cortei di gente diretta alla chiesa nei giorni festivi, i giorni della comunità montanara. Uno schema definito, una serie di forme, di linee, di rapporti necessari. Eugenio TURRI, “Antropologia del Paesaggio”
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Dalla relazione al Documento preliminare al Piano Programma per il risparmio energetico, l’uso razionale dell’energia e la promozione delle fonti rinnovabili.
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Dalla relazione sullo studio delle potenzialità degli impianti eolici installabili della Provincia di Parma
Da una prima elaborazione delle caratteristiche del territorio 36 appenninico della Provincia di Parma, e tenendo conto delle limitazioni di carattere ambientale paesaggistico, sono stati individuati crinali sopra gli 800 metri s.l.m. potenzialmente adatti per installazioni eoliche per una lunghezza complessiva di circa 300 km, di cui solo 60 km soggetti a vincoli.
Considerando che su ogni chilometro di crinale, se accessibile per i mezzi e per l’allaccio alla rete elettrica, è oggi tecnicamente possibile collocare circa 4 MW di turbine eoliche, il potenziale eolico teorico in Provincia di Parma risulta pertanto valutabile in circa 1000 MW. Tenendo conto dei vincoli tecnici che il territorio presenta (accessibilità dei siti, distanza dalla rete elettrica, aree soggetto a vincolo), è stata ipotizzato un potenziale eolico installabile pari a 500 MW su tutto il territorio, per una produzione di circa 800 GWh/anno, per cui la risorsa eolica della provincia potrebbe arrivare a coprire 25% dell’attuale fabbisogno provinciale di energia elettrica, equivalente a circa 200 ktep di fonte primaria sostituita.
Vincoli Territoriali
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Zone di divieto per l’installazione di impianti
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Il sito individuato ricade all’interno del sistema dei Vincoli Derogabili Sistema dei crinali collinare-montano (art. 9 PTCP) Sistema Forestale e Boschivo (art. 10 PTCP) Zone di interesse paesaggistico ambientale (art. 14 PTCP)
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Inquadramento territoriale cartografico e fotografico.
Rilievo effettuato con drone dallo Studio Ing. Serpagli
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Rilievo aerofotogrammetrico dell’area interessata alla linea elettrica di collegamento con l’impianto minieolico.
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Individuazione fotografica . punti di vista
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Palo esistente di partenza individuato in planimetria con il nr. 1
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Dal palo nr. 1, per i primi 4 successivi, la linea potrà essere di supporto a edifici esistenti dell’abitato di Vighen.
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La linea esistente che si sviluppa dal palo esistente di partenza individuato in planimetria con il nr. 1. Una nota riferita alla pulizia della vegetazione come evidente nella fotografia: quella esistente, trattandosi di linea con cavi scoperti in rame, ha necessità di continue opere di pulizia; differentemente da questa, non modificando la dimensione dei pali di supporto, è prevista in cavi schermati e protetti, attorno a cui il bosco può rigenerarsi in brevissimo tempo senza problemi.
Un albero di castagno con evidenti segni di “cancro corticale” e che ha subito come tutto il bosco circostante, le gelate (galaverne) degli ultimi anni.
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Dove sono in corso lavori di taglio, a fianco della strada, come la maggior parte dei pali individuati, il diradamento favorisce senza problemi la predisposizione dei nuovi supporti alla linea.
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8 La posizione dell’auto individua approssimativamente la posizione dell’ultima palina, la nr. 21. Da questo punto il cavo verrà interrato, e come si evince dalla fotografia, la canalizzazione avverrà in luogo facilmente accessibile, già pressochè privo di piantumazione.
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9 Nella vegetazione esistente si intravede la palina di partenza esistente limitrofa all’abitato dei Vighen.
11 La linea esistente, analoga a quella proposta, in arrivo al caseggiato dei Vighen.
10 Di spalle alla foto 9 - si intravede la linea esistente
12 Ripetitori e casotti tecnici in cemento presso l’abitato dei Vighen. Gli impianti risultano di notevole impatto e degrado, così come i locali tecnici in cemento. Questi impianti solitamente non sono soggetti ad alcuna valutazione di impatto ambientale e paesaggistico, a cui invece dovrebbero sottostare. Riconoscendone la necessità da un punto di vista tecnologico, non vengono minimante valutate le possibilità di mitigazione delle strutture accessorie come anche un loro corretto decentramento.
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Nelle immagini 13 e 16 due esempi di degrado delle costruzioni rispetto al paesaggio. Il progetto proposto ha come obiettivo soluzioni di inserimento con attenzione rispetto al paesaggio in cui vengono inserite.
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Principali connotazioni territoriali
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… il monte Molinatico contiene del manganese. Pochettino si, ma anche l’amianto v’è; … MOLINATICO, ... . S’è sospettato volgarmente nascondere nelle sue viscere la cagione del tremuoto, che dal febbraio 1834 e ne> successivi mesi ancora, colle ripetute e in parte violenti scosse danneggiò e spaventò di qua i paesi del distrette’ di Borgotaxo, e di là quelli del pontremolese. La scossa ebe con più furiosa e lunga urtiti squassò tutte quelle parere montagne si fu la primiera, avvenuta il giorno i3 febbraio suddetto. Questa e tutte le altre scosse erano, e sono in questi stessi dì che scriviamo, annunziate da un cupo fragore come di lontano cannone, più o meno forte secondo che più leggieri o risolute riescono poi quelle. E tal volti 1’ infausto rombo odesi da solo. 11 nostro villaggio di Pontolo, e il toscano di Cunadi, entrambi prossimi al Molinatico, offrono più degli altri lagrime voli tracce di quell’orrendo flagello. Di tale infortunio usci per le stampa del Donati in Parma una breve ma veridica descrizione. Questo monte offre del calcare siliceo manganesifero. “Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla”, di Lorenzo Molossi, Tipografia Ducale Parma 1832-34. pagine 616-617.
Principali connotazioni territoriali
Inquadramento geografico, geologico, geomorfologico e idrogeologico
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“ Ho già in altra occasione indicato quali sono le principali varietà litologiche che presenta il terreno della creta in questa nostra parte d’Italia e le cose ora discorse completano ciò che dissi allora, e in quelle trovano conferma. Le tre suddivisioni che ivi pure indicai e proposi, trovansi rappresentate e distinte in vai di Magra come nella valle fiorentina. Ma in tutto il tratto dell’Apennino che divide la valle del Verde dalla valle Taro, tratto che è, come diceva, straordinariamente basso, e donde il Molinatico appare elevatissima montagna, e straordinariamente elevato poi l’Orsaio che chiude l’orizzonte a levante, non sembra che si incontri la pietraforte. Il che forse dipende dal non essere il sollevamento abbastanza potente per averla portata all’ esterno del suolo. Una forma litologica analoga alla pietraforte vi si incontra; analoga dico perchè in sottili strati e perchè porta sulle superficie di stratificazione quelle concrezioni e que’ corpi cilindroidi propri della pietraforte. Ma non può riferirsi a questa tanto per la mancanza de’ suoi fossili caratteristici quanto per le condizioni stratigrafiche e litologiche. La roccia rarissimamente porta cemento siliceo; è generalmente arenaceomicacea, spesso friabile e poco coerente ; non scisti ferruginosi subordinati ma galestri lionati. Frequenti i passaggi al vero macigno, e nel macigno e nell’ordinario alberese racchiusa. Presso le cascine di Bodiga e dei Travagli si trovano le cosi dette Cornici del Freddano, balze scoscese solcate da numerose fossacce che scendono sulla sinistra del Verde. In quella località si può studiare convenientemente questa formazione i cui strati sono inclinati a nord-ovest da 40° a 50°. Vi si notano curiosi ripiegamenti uno dei quali, veduto di fianco, è indicato dalla figura 4. Superiormente a questa formazione vi è l’ordinario macigno apenninico e inferiormente una bella pietra serena con alberese. Il monte si comporta nel modo che è rappresentato dalla figura 5. In altre località della regione in discorso si trova questa formazione dalla quale, per abbreviare la descrizione, darò meglio una idea collo spaccato del Molinatico, figura 6. Dissi dianzi non potersi incontrare pietraforte in questa regione perchè il sollevamento non la portò alla necessaria elevazione. Ciò non toglie per altro che s’incontri alquanto più giù, vale a dire in parte più bassa della valle come sotto Vignola ecc., “Sulla Geologia dell’Alta Valle di Magra”, di Igino Cocchi, in Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali, Tomo II, n. 5, Milano 1866.
Il sito è ubicato sulla sommità del M. Molinatico, circa 100 m ad W rispetto al punto culminante della cresta in un’area già significativamente insediata di strutture e impianti per TLC. La zona in questione ricade nella struttura appenninica e si inserisce in un contesto geodinamico caratterizzato da una tettonica a stile compressivo, che ha determinato un generale raccorciamento del margine appenninico e dell’edificio padano. È a partire dall’Oligocene superiore che inizia la formazione della catena dell’Appennino settentrionale attraverso il meccanismo di sovrascorrimento della microplacca dell’Arco Appenninico Settentrionale a scapito della microplacca Adriatica e della sua copertura sedimentaria, che instaura un processo di deformazione continentale polifasica. In particolare, nell’ambito di tale processo, si possono riconoscere due stadi compressivi principali, il primo dall’Oligocene superiore al Pliocene inferiore, durante il quale è definita la strutturazione dell’arco dell’Appennino Settentrionale (stadio collisionale) e, in zona antistante (avanfossa padana), il secondo dal Pliocene medio (circa 5,0 MA) in poi coinvolgendo anche il margine meridionale del bacino perisuturale padano nel processo di strutturazione della catena appenninica (in senso geografico dal margine appenninico settentrionale fino a circa l’asse del Fiume Po); il processo deformativo del margine meridionale del bacino perisuturale si sviluppa attraverso la formazione di sovrascorrimenti, faglie, duplicazioni e pieghe, in parte sepolte dalle coperture alluvionali quaternarie e in parte evidenti lungo il margine morfologico appenninico settentrionale. Nell’epoca quaternaria, successivamente al pleistocene medio, la crescente estensione di terre emerse e soggette ad erosione consentì ai corsi d’acqua alpini ed appenninici di colmare di sedimenti il bacino padano conferendone l’attuale assetto e morfologia. Nell’area in oggetto è affiorante l’unità delle Arenarie di Monte Gottero (GOT), Dominio Ligure, un’unità costituita da torbiditi arenaceo-pelitiche a prevalente composizione silicoclastica originate in una ambiente di conoide attivo a partire dal Cretacico superiore. Gli strati risultano spessi, con rapporto A/P > 1, granulometrie da medio-fini a medio-grossolane e diffusa presenza di impronte erosive basali. Le sequenze sedimentarie visibili mostrano una sedimentazione in un’area ad elevata efficienza con presenza prevalente di ghiaia e sabbia. Relativamente all’attuale assetto geomorfologico dell’ambito in esame questo appare ben modellato secondo le tipiche morfologie riscontrabili nelle formazioni torbiditiche con prevalenza di componente lapidea con lo sviluppo di una cresta ben visibile, seppur modellata in forme arrotondate, in senso E-W con fome prevalentemente di orgine gravitativa nel versante N, mentre a S (Regione Toscana) le forme sono meno frequenti e sviluppate anche grazie alle condizioni giaciturali più favorevoli. Le principali forme riscontrabili a N sono frane quiescenti, in genere a matrice fine pelitica e abbondanti forme di detrito di falda con elementi litoidi eterometrici in genere poco profondi (perchè in prossimità della cresta culminante). Le frane quiescenti sono fortemente colonizzate da specie arboree (faggete) e non mostrano, nel sopralluogo operato, forme anche parziali di riattivazione. Occorre precisare che, in fase di scavo, ripristino ed esercizio, occorrerà mantenere il più possibile integro il suolo e limitare al massimo gli interventi al soprassuolo onde evitare di modificare l’attuale assetto geotecnico del versante N che presenta queste forme. Non sono altresi visibili forme di ruscellamento superficiale, grazie alla elevata permeabilità verticale della coltre e del regolite della formazione affiorante, ne scivolamenti superificiali (soil slip). L’area, dal punto di vista idrogeologico, non presenta elementi di interesse come sede di acquiferi permanenti o effimeri, essendo costituita da una sottile coltre pedogenizzata, di spessore compreso entro i 20 cm circa e dalla elevata permeabilità delle Arenarie di Monte Gottero almeno superficialmente, pertanto l’alimentazione meteorica determina flussi sub-superficiali distribuiti con una certa uniformità sull’intera superficie che si distribuisce in modo relativamente omogeneo che non possono originare, in questa area, emergenze idriche, in genere localizzate al contatto tra i livelli lapidei e pelitici più spessi della formazione riscontrabili invece più a valle nel pendio S.
Stralcio della Relazione Geologico-Tecnica per Vincolo Idrogeologico dott. geol. Daniele Sogni
Principali connotazioni territoriali
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La prevalenza di rocce arenaree e marnose nella costituzione litologica dell’Appennino settentrionale conferisce un carattere piuttosto omogeneo alle vallate che ne incidono i versanti, particolarmente nel versante emiliano-romagnolo. Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona del monte Molinatico e parte dell’alta val Taro sita nel comune di Borgotaro. Motivazione: Considerato che la zona del monte Molinatico e della alta val Taro sita nel comune di Borgotaro, riveste notevole interesse perche’ l’area situata all’estremo meridionale della provincia di Parma, confinando per un tratto con la Toscana, racchiude un tratto del versante destro dell’alta val Taro, culminante nella vetta del monte Molinatico (m 1549 s.l.m.). L’orografia piuttosto addolcita nelle pendenze dei terreni immediatamente sottostanti il monte Molinatico e il crinale spartiacque, la varieta’ vegetazionale dei boschi che ricoprono i versanti che scendono verso il fiume Taro, e i numerosi corsi d’acqua che si affiancano ai rii principali (rio Macchia Grande e rio Cogena) solcando con ridenti vallecole i pendii della montagna, fanno di questa una delle zone piu’ suggestive e piu’ caratteristiche di questa parte appenninica del territorio parmense, i cui pregi ambientali e panoramici sono ben apprezzabili per chi percorre il fondovalle, sia in auto lungo la statale che da Borgotaro va verso Ghiare di Berceto e Fornovo e sia in treno lungo la ferrovia Parma-la Spezia. Geologicamente, il terreno posto alla maggior altitudine - monte Molinatico e crinale spartiacque emiliano-toscano - e’ costituito prevalentemente da arenarie, cui segue, scendendo alle quote intermedie, una fascia di copertura detritica e, quindi una ampia zona di formazione morenica glaciale con alcuni cordoni principali. La vegetazione arborea e’ dominata prevalentemente dal castagno, dal nocciolo e dal faggio, per lo piu’ governato a ceduo, anche se un ampio territorio che scende dal crinale fino a quota m 1200 s.l.m. e’ stato trasformato negli anni quaranta in bosco di alto fusto, di rara bellezza. Celebri, infine, sono i castagneti che circondano Baselica e Costaerbosa, i quali secondo la tradizione sarebbero stati messi a dimora dai frati benedettini, ed e’ quindi sottoposta a tutte le disposizioni contenute nella legge stessa. Tale zona e’ cosi’ delimitata: a sud segue per un tratto il confine regionale Emilia-Toscana, indi piega verso nord-ovest seguendo il corso del rio Macchia Grande; in prossimita’ della localita’ Canevari, mantenendo la cura di livello m 600 s.l.m., si collega al rio di Cravile e poi al rio di Buranco e lo segue fino alla sua confluenza nel Taro; seguendo il corso del fiume Taro, va in direzione nord-est e, oltrepassato il groppo di Gorro piega nuovamente verso sud seguendo il torrente Vore e poi il rio Prato Sonno; in prossimita’ della localita’ Bodra di Sopra taglia il crinale fino a casa Farneto e da qui segue la strada che passa per la costa, Cappellazzi, Case Olago (strada Belforte - Gorro) fino a Case Marzora in prossimita’ di Belforte; da qui prende la strada per Mazzasette e la Pietra e, inglobando il groppo delle Tassare giunge fino al mulino del Tonga; da qui, seguendo tutto il corso del torrente Cogena, torna al confine regionale. http://www.regione.emilia-romagna.it/paesaggi/1497
L’ambiente dell’alta montagna dell’Appennino settentrionale conserva tuttora il fascino e le caratteristiche dei luoghi in cui la presenza umana non ha completamene trasformato i lineamenti dell’ambiente come negli alti crinali spazzati dal vento e dominati da distese di verdi pascoli lambiti dalle ultime propaggini delle foreste di faggi e di conifere. L’Appennino settentrionale di Leandro Pedrini in “I Paesaggi Umani”, TCI 1977
Principali connotazioni territoriali
Connotazioni vegetazionali e faunistiche
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MOLINATICO , appennino che s’erge sul confine tra lo stato di Parma ( com. di Borgotaro al S-E) e la Toscana, alto 819 tese sovra il livello del mare (met. 1553,32). Trovasi pressocheè nel centro del semicircolo che da quel lato forma la catena degli appennini che separano il parmigiano dal ponremolese, e della quale fan pare i monti Tocetto, Borgallo, Lusna, Valoria, Tavola e Bruciato. Sull’apice del Molinatico si apre la bella vista della Valle di Magra insino al mare. “Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla” Ibidem, 215-216
L’unità di paesaggio cartografata comprende vari elementi biologici: - Vegetazione molto povera nei serpentini (21) alternati ad aree in cui, anche per le diverse condizioni climatiche (quota), la vegetazione forestale può assumere un’importanza notevole nel paesaggio (21a) [il progetto non prevede alterazioni sostanziali dell’ecosistema]; - Nella montagna parmense presenza di colture cerealicole legate al ciclo di produzione del Parmigiano-Reggiano, [non risultano esservi fattori di incompatibilità con la filiera dei prodotti tipici già in essere]; - Fauna del piano collinare, prevalentemente nei coltivi, alternati a incolti e scarsi cedui del querceto misto caducifoglio [a livello faunistico, si espone nella discussione successiva il tema, quanto ai coltivi non risulta esservene nel luogo indicato per l’allocazione]; - Fauna del piano submontano prevalentemente nei boschi a faggio e conifere, alternati a scarsi seminativi [ nessuna interferenza]; - Fauna del piano culminale, nelle praterie e brughiere d’altitudine [la fauna d’altitudine non risulta significativamente interessata dall’allocazione del sistema, quanto alla fl ora erbacea perenne e annuale, l’area d’interesse è quella impegnata nella realizzazione del plinto di base, che risulta essere di 36 mq (a fine lavori ricoperto e riseminato con erbacce autoctone, come si evince anche dagli elaborati grafici)] ; - Rimboschimenti [nessuna interferenza]. La vegetazione del Monte Molinatico viene classificata nella “carta delle fasce di vegetazione del parmense” come “Vegetazione delle montagne silicee” e comprende: - cerreti - rovero - cerreti - faggeti, oltre i 900-1000 metri. Dall’esame della documentazione floristica a cura di Moroni, Ferrarini e Anghinetti, pubblicato nel 1993, appare evidente che la stazione offre varietà di specie botaniche spontanee comuni a tutta la fascia altimetrica appenninica del contesto. Ciò a signifi care che il pregio ambientale è legato all’insieme dell’ecosistema e non a singole presenze. L’area in cui è previsto il posizionamento degli impianti eolici è una zona caratterizzata da comunità vegetali di radura con vegetazione erbacea d’altura e qualche macchia di ginepro, circondata da bosco di latifoglie con carpini e faggi. Non sono signifi cativamente presenti elementi tipici dell’attività agricola e forestale, ad eccezione delle carrarecce di servizio. Le formazioni boschive più distali (poste a contorno) comprendono anche tipologie di specie sempreverdi, questo elemento contribuisce a mascherare anche la visibilità degli impianti di generazione in discussione. Quanto alle presenze faunistiche, il quadro dei mammiferi ricomprende il riccio, la talpa, le crocidure, i toporagni, i chirotteri (pipistrelli), la volpe, la puzzola, la donnola, la faina, la lepre, il ghiro, lo scoiattolo, la nutria, il cinghiale, il capriolo e il daino. A riguardo degli uccelli l’ambito montano si caratterizza per la presenza di: colombaccio, cuculo, pigliamosche, scricciolo, passera scopaiola, pettirosso, capinera, cincia bigia e cincia mora, fringuello, ciuffolotto, falco pecchiaiolo e allocco, peculiari della comunità della faggeta. Il crinale si caratterizza per condizioni ambientali maggiormente severe e pertanto le presenze di tutte le popolazioni si vanno a ridurre. Si segnalano pertanto maggiori presenze nel periodo estivo dove si ritrovano l’allodola, il prispolone, lo spioncello, lo scricciolo, il culbianco, il picchio muraiolo e il fanello. Quanto ai rettili, sono degni di menzione la lucertola, il ramarro, l’orbettino, la biscia del collare, la vipera. Inoltre sono presenti il rospo e i molluschi terricoli. Quanto agli insetti si rilevano le classiche presenze dei lepidotteri e dei coleotteri di montagna; in termini numerici inferiori gli ortotteri i mantoidei, gli odonati, i rincoti, i ditteri e gli imenotteri; segnalasi altresì gli aracnidi.
Principali connotazioni territoriali
Stralcio PTCP . Tav. C.4.2 Carta del Rischio Ambientale e dei principali interventi di Difesa
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Art. 9 Sistema dei crinali e sistema collinare-montano ... 3. Nell’ambito dei sistemi di cui al primo comma, fermo sempre restando il rispetto delle specifiche disposizioni dettate dal presente Piano per determinate zone ed elementi ricadenti entro la loro delimitazione, vale la prescrizione per cui la realizzazione di infrastrutture ed attrezzature comprese fra quelle appresso indicate è subordinata alla loro previsione nel P.T.C.P. o in un piano provinciale di settore conforme al P.T.C.P. stesso, fermo restando l’obbligo della sottoposizione alla valutazione di impatto ambientale delle opere per le quali essa sia richiesta da disposizioni comunitarie, nazionali o regionali: a) linee di comunicazione viaria, nonchè ferroviaria anche se di tipo metropolitano; b) impianti atti alla trasmissione di segnali radiotelevisivi e di collegamento, nonchè impianti a rete e puntuali per le telecomunicazioni; c) impianti a rete e puntuali per l’approvvigionamento idrico e per lo smaltimento dei reflui e dei rifiuti e impianti di produzione di energia da fonti alternative individuati nella tav. C.4; d) sistemi tecnologici per il trasporto dell’energia e delle materie prime e/o dei semilavorati; e) impianti di risalita e piste sciistiche; f) percorsi per mezzi motorizzati fuoristrada; g) opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico. 4. La subordinazione alla eventuale previsione mediante gli strumenti di pianificazione di cui al terzo comma non si applica alla realizzazione di strade, impianti a rete e puntuali per l’approvvigionamento idrico, per lo smaltimento dei reflui e per le telecomunicazioni, per i sistemi tecnologici per il trasporto dell’energia, che abbiano rilevanza meramente locale, in quanto al servizio della popolazione di non più di un Comune, ovvero di parti della popolazione di due Comuni confinanti, ferma restando la sottoposizione a valutazione di impatto ambientale delle opere per le quali essa sia richiesta da disposizioni comunitarie, nazionali o regionali. 5. Nell’ambito dei sistemi di cui al primo comma e ad altezze superiori ai 1200 metri, fermo sempre restando il rispetto delle specifiche disposizioni dettate dal presente Piano per determinate zone ed elementi ricadenti entro la delimitazione dei predetti sistemi, vale la prescrizione per cui possono essere realizzati, mediante interventi di nuova costruzione, ove siano previsti da strumenti di pianificzione o di programmazione regionali o subregionali, oltre che, eventualmente, le infrastrutture e le attrezzature di cui al terzo comma, solamente: a) rifugi e bivacchi; b) strutture per l’alpeggio; c) percorsi e spazi di sosta pedonali e per mezzi di trasporto non motorizzati; d) strutture di soccorso.
Sistemi di paesaggio e “architettura dei luoghi” Dal punto di vista paesaggistico, i caratteri essenziali e costitutivi dei luoghi non sono comprensibili attraverso l’individuazione di singoli elementi, letti come in una sommatoria (i rilievi, gli insediamenti, i beni storici architettonici, le macchie boscate, i punti emergenti, ecc.), ma, piuttosto, attraverso la comprensione dalle relazioni molteplici e specifiche che legano le parti: relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche, ecologiche, sia storiche che recenti, e che hanno dato luogo e danno luogo a dei sistemi culturali e fisici di organizzazione e/o costruzione dello spazio (sistemi di paesaggio)”. ... Essi sono presenti (e leggibili) in tutto o in parte, nei caratteri attuali dei luoghi, nel palinsesto attuale: trame del passato intrecciate con l’ordito del presente. Essi caratterizzano, insieme ai caratteri naturali di base (geomorfologia, clima, idrografia, ecc.), gli assetti fisici dell’organizzazione dello spazio, l’architettura dei luoghi: tale locuzione intende indicare, in modo più ampio e comprensivo rispetto ad altri termini (come morfologia, struttura, forma, disegno), che i luoghi possiedono una specifica organizzazione fisica tridimensionale; che sono costituiti da materiali e tecniche costruttive; che hanno un’organizzazione funzionale espressione attuale o passata di organizzazioni sociali ed economiche e di progetti di costruzione dello spazio; che trasmettono significati culturali; che sono in costante trasformazione per l’azione degli uomini e della natura nel corso del tempo, opera aperta anche se entro gli auspicabili limiti del rispetto per il patrimonio ereditato dal passato. “Linee-guida per il progetto di paesaggio degli impianti eolici”, Lionella Scazzosi, in Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica”, MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER I BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI SERVIZIO II – PAESAGGIO, Gangemi Editore, Roma 2006
“Il paesaggio e’ una percezione, un modo di guardare. La gente deve assolutamente conservare questa immagine nella testa. Ma l’immagine non deve impedire l’evoluzione delle attivita’ economiche, commerciali e culturali” .
La vetta del Molinatico da cui spicca il traliccio esistente.
Claude Raffestin
Valutazioni paesaggistiche
Si tratta … di un valore estetico che rinvia alle sensazioni e ai sentimenti. Il valore di scambio applicato all’estetica rappresenta un giudizio di valore, che però non è definito una volta per tutte. … Sia l’arte che la scienza, come scriveva Merleau-Ponty, manipolano le cose e rinunciano ad abitarle: è la grande differenza tra il territorio che si abita e il paesaggio che si manipola. Il territorio riassume la totalità delle tracce della territorialità messa in movimento per soddisfare i bisogni umani, mentre il paesaggio, come oggetto di pensiero, ricapitola solo la parte superiore della piramide dei bisogni umani cioè quelli estetici ... La confusione tra territorio e paesaggio, ormai molto generale nelle scienze umane e forse anche nelle scienze naturali, è indicatrice di un . 51 cambiamento nel lavoro umano che non abbiamo tenuto sufficientemente in considerazione. Infatti, come ha mostrato Serge Moscovici, se si ritorna alla composizione del lavoro – energia/informazione – scopriamo, che nel corso della storia, l’energia biologica dell’uomo ha svolto nel tempo, un ruolo sempre più debole. Il lavoro di riproduzione diventa sempre meno importante mentre quello di invenzione impone sempre di più la sua presenza. Si consideri la confusione tra territorio e paesaggio. I vecchi territori rurali e industriali che abbiamo ereditato ad una territorialità che non esiste più o che si è trasformata quasi completamente. Questi territori, quando erano ancora il prodotto dei sistemi di relazioni precedenti, per la gente che li abitava, non erano paesaggi. Erano i territori dell’esistenza, i luoghi della vita quotidiana, cioè quelli del lavoro inteso nel senso tradizionale. Questi territori di una volta sono diventati paesaggi dopo la scomparsa delle territorialità precedenti. Ciò significa che, nella nostra società, un territorio diventa paesaggio quando le relazioni che lo hanno creato iniziano a comparire. I resti di queste relazioni diventano oggetti di conoscenza che chiamiamo paesaggi. Il paesaggio dunque si costruisce su degli elementi del territorio che non hanno più un significato generale come testimonianze delle attività attuali, ma come reminescenze dei tempi passati. Il territorio diventa paesaggio, cioè immagini, nel momento in cui i prodotti delle attività spariscono. Si può dire che, per lo sguardo contemporaneo, il paesaggio nasce quando la territorialità che l’ha creato si trasforma e non è più vivente nel mondo rurale o industriale. Il paesaggio è il prodotto mentale mentale dello spostamento nel tempo dei resti di un territorio abbandonato. … Nella nostra cultura, il paesaggio è, per il momento, l’immagine di un territorio differito nel tempo. Il meccanismo è ancora più forte nelle vecchie città, nelle quali si conservano solo le facciate dei palazzi che non hanno più la funzione di un tempo. In questo caso, siamo di fronte alla messa in scena della nostra nostalgia, che si nutre d’immagini materializzate. … “Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. – Elementi per una teoria del paesaggio.”, Claude Raffestin, Alinea Editrice, Firenze 2005.
L’impianto minieolico proposto. Raffronto percettivo rispetto alla torre già esistente.
Di un luogo si conserva nella mente un ricordo, un’immagine. Dobbiamo fare in modo che questa immagine non venga stravolta, che rimangano fissi i riferimenti con i quali lo identifichiamo.
L’impianto minieolico raffrontato ad aerogeneratori simili a quelli già realizzati al passo della Cappeletta.
Quando gli elementi si ripetono e diventano “ingombranti” allora il “paesaggio” si trasforma, e si modifica anche la nostra percezione dei luoghi, il ricordo che accompagna la nostra memoria.
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Valutazioni paesaggistiche
Nell’immagine tridimensionale del territorio si sono riportate le distanze d’impatto visivo che si riferirebbero alla torre di minieolico. Assieme ai fotomontaggi e alle misurazioni successive si intende evidenziare come il minieolico proposto si inserisca nelle strutture a bassissimo impatto sul territorio. Da diversi punti circostanti si percepisce solo la torre esistente di oltre 40 matri sul monte Molinatico.
Molinatico
minieolico
52 .
Borgo Val di Taro
Arrivati sulla cima del Molinatico questo è il primo spettacolo che ci si presenta. Al di là dei tralicci in sè, la cui funzione è comprensibile, ed anche la loro fattezza, frutto di un processo di tecnologia costruttiva applicata che ogni periodo, anche a noi vicino, è stato in grado di esprimere, quello che lascia perplessi è lo stato di abbandono e disordine delle attrezzature presenti ... che in nessun modo cercano di migliorare la loro presenza. Anche la Croce di ferro a celebrazione della vetta scompare, è un accessorio superfluo, quasi d’ingombro.
Un esempio, riferito ad un impianto eolico di grandi dimensioni, in rapporto alla sua percepibilità visiva dai percorsi di fondovalle.
Valutazioni paesaggistiche
Dalle valutazioni d’impatto sul Monte Molinatico.
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Misurazioni a confronto con alcune delle strutture verticali presenti in sito (tenuto conto anche degli scorci prospettici con i quali si inquadra l’immagine). I tralicci molto spesso risultano molto più invasivi, e le opere di posizionamento non seguono nessuna procedura di mitigazione o sistemazione del luogo, rimanendo spesso anche molto tempo oltre l’uso effettivo dellla messa in opera.
La lettura delle relazioni tra gli impianti Non sono da sottovalutare gli effetti generati dalla compresenza di più impianti. Se, infatti, un unico impianto può avere effetti piuttosto ridotti sul paesaggio in cui si inserisce, la presenza contemporanea di altri impianti può moltiplicarli. Considerare gli effetti cumulativi sul paesaggio significa, come emerge dalle linee guida scozzesi, valutare la distanza tra gli impianti, le relazioni tra le rispettive zone di influenza visiva oltre che i caratteri generali del paesaggio. La presenza di più impianti può generare: co-visibilità, quando l’osservatore può cogliere più impianti da uno stesso punto di vista (tale co-visibilità può essere in combinazione, quando diversi impianti sono compresi nell’arco di visione dell’osservatore allo stesso tempo, o in successione, quando l’osservatore deve girarsi per vedere i diversi impianti); o effetti sequenziali, quando l’osservatore deve muoversi in un altro punto per cogliere i diversi impianti (è importante in questo caso valutare gli effetti lungo le strade principali o i sentieri frequentati).
Linee-guida per il progetto di paesaggio degli impianti eolici. in “Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica” a cura di Anna Di Bene e Lionella Scazzosi .
Valutazioni paesaggistiche
Vincoli L. 1497/39 D.lgs 42/2004 art. 136
su base cartografica fisica
Decreto ministeriale 1 agosto 1985. Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona del monte Molinatico e parte dell’Alta Val Taro sita nel Comune di Borgotaro.
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... considerato che la zona del monte Molinatico e della Alta Val Taro sita nel comune di Borgotaro, riveste notevole interesse perche’ l’area situata all’estremo meridionale della Provincia di Parma, confinando per un tratto con la Toscana, racchiude un tratto del versante destro dell’alta Val Taro, culminante nella vetta del monte Molinatico (m 1549 s.l.m.). L’orografia piuttosto addolcita nelle pendenze dei terreni immediatamente sottostanti il monte Molinatico e il crinale spartiacque, la varieta’ vegetazionale dei boschi che ricoprono i versanti che scendono verso il fiume Taro, e i numerosi corsi d’acqua che si affiancano ai rii principali (rio Macchia Grande e rio Cogena) solcando con ridenti vallecole i pendii della montagna, fanno di questa una delle zone piu’ suggestive e piu’ caratteristiche di questa parte appenninica del territorio parmense, i cui pregi ambientali e panoramici sono ben apprezzabili per chi percorre il fondovalle, sia in auto lungo la statale che da Borgotaro va verso Ghiare di Berceto e Fornovo e sia in treno lungo la ferrovia Parma-La Spezia. Geologicamente, il terreno posto alla maggior altitudine – monte Molinatico e crinale spartiacque Emiliano-Toscano - e’ costituito prevalentemente da arenarie, cui segue, scendendo alle quote intermedie, una fascia di copertura detritica e, quindi una ampia zona di formazione morenica glaciale con alcuni cordoni principali. La vegetazione arborea e’ dominata prevalentemente dal castagno, dal nocciolo e dal faggio, per lo piu’ governato a ceduo, anche se un ampio territorio che scende dal crinale fino a quota m 1200 s.l.m. e’ stato trasformato negli anni quaranta in bosco di alto fusto, di rara bellezza. Celebri, infine, sono i castagneti che circondano Baselica e Costaerbosa, i quali secondo la tradizione sarebbero stati messi a dimora dai frati benedettini. ...
Posizionamento puntuale dell’impianto
Carte con sovrapposizione dei vincoli. Vincoli L. 1497/39 D.lgs 42/2004 art. 136 Vincoli L. 431/85 D.lgs 42/2004 art. 142 In riferimento all’applicazione dei vincoli, ai fini di maggiore dettaglio, di seuito si inseriscono foto aeree a bassa quota del sito. Stralcio della cartografia SITAP. http://sitap.beniculturali.it/sitap/
Valutazioni paesaggistiche
Vista del culmine del monte Molinatico, dal versante toscano
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1
Lo studio dell’impatto visivo degli impianti eolici costituisce un’indagine fondamentale presente in tutte le indicazioni metodologiche sia italiane che estere. La visibilità, con le sue conseguenze sui caratteri di storicità e antichità, naturalità, fruibilità dei luoghi, è, infatti, l’effetto più rilevante di un impianto eolico. ... Poiché l’impatto visivo è tra i più rilevanti dal punto di vista paesaggistico, vari sono gli strumenti da adoperare al fine di stabilire e verificare gli effetti in dettaglio. Il primo modo, quello più semplice, per rendersi conto della futura visibilità dell’impianto, è realizzare un rilievo fotografico compiendo un giro d’orizzonte da alcuni punti notevoli attorno all’area di installazione. Tale rilievo fotografico potrà poi tradursi in montaggi computerizzati, filmati, animazioni e simulazioni che suggeriscano l’impatto visivo delle centrali eoliche nei diversi punti del territorio. Va predisposta una carta delle interferenze visive, o una carta dell’influenza visiva dell’impianto che, tenendo conto anche dell’orografia dei luoghi, permetta di valutare le diverse aree su cui è più o meno alto l’impatto visivo del progetto in esame.
Il ripetitore in vetta.
2 La ripresa dall’alto, talvolta la ripresa aerea stessa, si conferma come modo per ottenere una visione d’insieme notevolmente ricca di particolari e soprattutto capace di mettere in relazione fra loro le parti e di collocarle nel contesto, aspetto imprescindibile quando si intenda parlare di documentazione. Metodo altamente descrittivo del resto applicato fin dall’Ottocento dai fratelli Alinari. Così come è fondamentale la considerazione del contesto e dell’insieme (che consente di valutare le differenze e analizzare le contraddizioni presenti nella scena) ed è invece sempre sconsigliabile adottare inquadrature molto strette sul soggetto o addirittura rivolte a dettagli (a meno che non sia intenzione esplicita fotografare i particolari stessi di un scena o di un oggetto), non è utile né metodologicamente corretto realizzare singole fotografie, senza istituire un preciso legame fra uno scatto e l’altro. Sarà dunque consigliabile lavorare sempre per serie di fotografie, e in particolare molto utile utilizzare il piano-sequenza, che grazie ai riferimenti presenti di inquadratura in inquadratura permette la ricostruzione di un percorso nel paesaggio. Accanto al piano-sequenza, è interessante in alcuni casi utilizzare il campo e il controcampo, per ottenere una visione dinamica e dialettica del paesaggio. da “APPUNTI DI TECNICHE PER LA FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO” in “Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica” op. cit. pag .48
Le foto sono state gentilmente concesse in uso dal prof. Roberto Dellapina
3 Vista dei tralicci che popolano il crinale in prossimità della vetta. Riteniamo che il problema principale non siano tanto le strutture in ferro, i tralicci di supporto alle varie strumentazioni di trasmissione o rilevamento, quanto i fabbricatelli accessori e la complessiva sistemazione - manutenzine dei luohi. Certo non si puà pensare che questi vengano mantenuti a “giardino”, ma è altresì vero che dovrebbe essere impegno morale e civile dei titolari degli impianti porsi in diverso rapporto con la montagna e i suoi valori naturalistici e paesaggistici: questo contribuirebbe sicuramente a diffondere una diversa consapevolezza del rapproto tra necessità tecnologiche e rispetto della cultura dei luoghi. Il crinale è spesso meta di escursionisti che per diversi motivi percorrono i sentieri e le carrabili presenti: il crinale deve accogliere e gratificare, e non suscitare sdegno e indignazione per gli impianti di cui anche noi beneficiamo nel quaìotidiano ipertecnologico in cui siamo immersi.
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Impianto Mini Eolico proposto reffronto con gli elementi presenti sul Molinatico
Fotoinserimento
Il fatto che in Italia si parli di “accettabilità sociale” dell’eolico, come se si fosse di fronte all’ipotesi di un nuovo polo petrolchimico o a un sito di stoccaggio di scorie radioattive, è un ulteriore indizio dell’arretratezza culturale del dibattito nostrano. [soprattutto quando si parla di mini-eolico - ndr] Mentre all’estero le comunità locali fanno spesso a gara per ottenere l’installazione di un impianto eolico all’interno dei propri confini, considerandolo un motivo di vanto oltre che fonte di entrate economiche, in Italia si innalzano spesso veti giustificabili in molti casi solo in termini di disinformazione o di visibilità elettorale.
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Ma per fortuna anche in Italia non mancano gli esempi positivi. Il comune di Varese Ligure (SP), primo in Europa ad ottenere la certificazione ambientale ISO 14001 e vincitore del premio europeo “100% sostenibile”, ha voluto fortemente l’installazione nel proprio territorio di due grandi generatori eolici. Grazie ad un accordo con l’azieda che gestisce l’impianto, il piccolo Comune ricava circa 30.000 euro l’anno, che vengono utilizzati per migliorare i servizi e la qualità della vita dei cittadini. www.nextville.it
Barriere allo sviluppo dell’eolico in Italia: • Mancanza di decreti attuativi della direttiva generale; • Disomogeneità negli atteggiamenti regionali; • Carenza d’informazione; • Limiti tecnico-economici e sociali connessi all’allacciamento alla rete elettrica; • Orografia complessa del territorio italiano; • Aspetti politici locali; • Mancanza di consenso locale; L’impatto degli impianti eolici sul paesaggio e sul patrimonio storico, architettonico ed archeologico sembra avere connotazioni del tutto diverse da quelle riscontrate per la componente naturalistica e per questo trattato in maniera distinta. Le trasformazioni del paesaggio, oltre ad interessare l’aspetto percettivo, costituiscono il risultato diretto del rapporto tra l’uomo e la natura. Spesso l’ambiguità degli atteggiamenti e la diffidenza nei confronti di tale tecnologia, deriva dal ritenere le opere umane slegate e sovrapposte ai contesti ambientali. Si è potuto constatare che in merito alla questione paesaggistica esistono almeno due atteggiamenti culturali: - la prima strada interpretativa, oramai consolidata, prevede una serie di misure di mitigazione e di compensazione rivolte a moderare l’interferenza visivopaesaggistica, a rendere il meno visibile possibile l’oggetto tecnologico. - la seconda, di recente costituzione, e culturalmente più consapevole della questione energetica, vede, a differenza della prima, nella realizzazione dei parchi eolici la modifica consapevole e temporanea di una porzione del paesaggio, arricchita di un nuovo elemento culturale antropico. Dipartimento di Energetica. Facoltà di Ingegneria Università delle Marche
Confronto tra l’impianto minieolico proposto e una torre di grande eolico.
Fotoinserimento
“Tre persone passeggiano assieme nei campi, si fermano su di un’altura e guardano: uno scorge potenzialità commerciali, un altro un sito per contemplare trascorsi storici, il terzo forme che lo stimolano al disegno e alla pittura. Tutti e tre percepiscono la stessa realtà empirica; ma nelle immagini che confluiscono nelle loro rappresentazioni e sensazioni, possono comparire cose molto diverse, poichè l’occhio non apprende semplicemente, come fà una macchina fotografica, quel che compare davanti al suo obiettivo, ma viene guidato dall’attenzione, che a sua volta è determinata dagli interessi, dalle inclinazioni e dalle avversioni di coli che guarda.”
Riflessioni sulle condizioni di degrado E’ possibile innescare un meccanismo virtuoso di recupero dei luoghi? e al contempo, senza negare a priori ogni forma di “tecnologia”, è possibile prevedere un uso dei luoghi che si possa definire in armonia con il paesaggio?
Affinchè il paesaggio, in questa accezione, si realizzi, deve prima accadere qualcosa con la realtà contemplata. In primo luogo, che
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le configurazioni presneti si riuniscano in una unità visiva e sentimentale. ... Oggetti, lontani dalla natura di colui che contempla, perdono consistenza, oppure scompaiono completamente; altri, che gli sono affini e importanti, acquistano peso e imponenza. Il tutto entra in una prospettiva che lo articola, e che è il sentire vitale della personalità che contempla. da “Holderlin e il paesaggio” di Romano Guardini
La vetta è sempre un traguardo ambito, ... la ricompensa alla fatica è di solito all’arrivo, nei luoghi, in un rapporto incontaminato tra uomo e natura, attraverso la contemplazione “romantica” del paesaggio; sentirsi immersi in una dimensione di spiritualità che comincia dal luogo stesso. ? Sicuramente gli interventi che si incontrano sul crinale del Monte Molinatico non rappresentano un modello da seguire. Gli studi, numerosi, che permettono di considerare e determinare i “valori di impatto” di tralicci e o elettrodotti (un esempio “Sviluppo sostenibile. Tutela dell’ambiente e della salute umana” all’interno degl’Atti del 10° Congresso Nazionale CIRIAF, Perugia 2010), non riescono, a nostro modesto parere, ancora a integrare principi di calcolo che con grande perizia scientifica consentono la determinazione dei fattori inquinanti (in diverse fascie di contaminazione sensoriale) con le buone pratiche con le quali cittadini, tecnici, amministratori ... si devono confrontare, oltre ogni schieramento ideologico, con un’etica del territorio che lo guidi nel processo di trasformazione necessaria. La necessità dell’innovazione non deve e non può negare la storia dei luoghi, materialmente, per il processo antropico e fisico che ce li ha portati ad oggi. Una consapevolezza etica che si deve radicare nel “bisogno”, ancora troppo spesso solo filtrato dall’economia, di realizzazione di nuove strutture in punti strategici del territorio, deve portare l’uomo a valutare con attenzione i risultati delle proprie azioni.
Una bonifica dei luoghi implicherebbe una rimozione dei volumi che non sono più in uso e una necessaria sistemazione che preveda una mitigazione delle strutture con l’intorno, con il paesaggio. ?
Relazione Paesaggistica Impianto MiniEolico - Monte Molinatico . luglio 2011
Un interessante obiettivo che si intende proporre a corredo della realizzazione dell’impianto di minieolico, anche in ragione delle finalità che ha come principio etico e sostenibile la riduzione dell’emissione di CO2, è riferito alle attività di studio e didattiche che si intendono attribuire alla piccola struttura in quota che ospiterebbe i locali di conversione dell’energia. Un punto privilegiato di osservazione in quota, al servizio delle scuole, dell’Università edi studiosi o escursionisti. Il sito e le sue strutture si propone di renderle gratuitamente disponibili per finalità che possano favorire la conoscenza del territorio e il suo studio, la sua fruizione. Il Monte Molinatico potrebbe diventare meta di percorsi alla scoperta della cultura naturalistica della montagna, e nel contempo sarebbe veicolo di maggiore responsabilizzazione nei confronti delle giovani generazioni ad un uso corretto e rispettoso delle risorse. Inoltre si pensa potrerbbe stimolare un completo ripristino dei luoghi dall’incuria manutentiva in cui versano attualmente gli impianti esistenti.
Indagine del sito
Una diffisione consapevole e corretta delle conoscenze e delle tecnologie di produzione energetica ecosostenibile contribuisce alla crescita culturale di un ambito territoriale, indipendentemente dalle condizioni di naturalità e dalla storia che lo contraddistinguono o che è in grado di esprimere. Quando questi elementi sono ancor più forti e radicati nella identificazione che le persone hanno con il territorio che abitano, è indispesabile fare in modo che nuove progettazioni si integrino completamene con le aspettative, l’economia, e possano anche essere, diventare veicolo di formazione e di crescita. La realtà attorno a cui gravita il centro di Borgotaro riguarda una porzione di Appennino che coinvolge diversi comuni circosanti: scuole, presenza di servizi, sede di enti a riferimento della gestione territoriale, ... La migliore comprensione di come innovazione e territorio possano trovare un giusto equilibrio è, in territorio di Borgotaro, una opportunità che con questo progetto proponiamo, come tassello, in attuazione a quanto, già per analoghi contenuti, è parte di iniziative promosse dal Consorzio delle Comunalie 58 . Parmensi. A migliore chiarimento di questi obiettivi si restituisce di seguito sintesi dell’interessantissima pubblicazione “Bosco Edule” annotata a piè pagina:
La valorizzazione ambientale di un territorio non può prescindere da una azione coordinata di iniziative aventi scopo conoscitivo e didattico, ma per ottenere ciò non è pensabile ad interventi estemporanei od isolati, ma ad un complesso organico di atti ed interventi che presuppongono un “fondo culturale” ampiamente articolato che potrebbe svilupparsi nelle seguenti iniziative: a) b) c) d) e) f) g) h)
“sentieri natura” per la conoscenza dell’habitat attraverso gli ambienti più caratteristici, escludendo le aree dove l’afflusso del pubblico potrebbe essere dannoso alle comunità vegetali ed animali presenti; stampa di depliants illustrativi per gli itinerari naturalistici, e per la conoscenza del giardino botanico; corsi illustrativi, sia per studenti, sia per allievi della zona, anche in funzione di preparazione di operazioni specializzanti (guide ecologiche, guide turistiche); organizzazione di stages per scolaresche della zona, della provincia e della Regione, con alternanza di lezioni didattiche e visite guidate; pubblicazione di un “vademecum” contenente le norme comportamentali da osservare nella fruizione dell’area del Bosco Edule e da offrire a quanti si recano nei boschi; realizzazione di almeno due centri visitatori, ove raccogliere il materiale documentale de illustrativo del Bosco Edule, da collocarsi in ciascuno dei due territori di Albareto e Borgotaro; cartellonistica esplicativa, indicatrice di direzione, didattica, avvertimenti e divieti; osservatori e torri di avvistamento per la fauna.
Tratto da “Bosco Edule”, Consorzio Comunalie Parmensi, Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali Editore Consorzio Nazionale per la Valorizzazione delle Risorse Forestali e delle Aree Protette - Progetti per il Territorio . Urbania Pesaro 1994
Il progetto del minieolico, le opere a corredo per l’inserimento in sito, la proposta educativa per il futuro dell’impianto e per una consapevolezza delle energie pulite e dell’eolico sull’Appennino.
Progetto
Il “castagneto da legno” è ubicato in località “Tagliata” della Comunalia di Pontolo ... Di interessante valenza paesggistica, il castagneto da legno merita di essere salvaguardato, anche se richiede interventi selvicolturali di restauro.
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La capacità di promuovere le caratteristiche intrinseche nell’area, il suo valore simbolico, la sua vocazione specifica sono altrettanti elementi che contribuiscono a promuovere lo sviluppo: infatti conservare le componenti che formano la qualità dell’ambiente e conservare le risorse che hanno qualità, è strumento per lo sviluppo economico sociale.
Vighen
Quello che è cambiato è il rapporto fra uomo e legno, fra uomo e profitto. Molti strumenti sono rimasti inalterati a testimonianza che la mano ha ancora un indubbio, vitale ruolo. E’ arrivata l’elettrificazione introducendo nuovi ritmi, è arrivata la meccanizzazione togliendo all’uomo i residui di una atavica fatica, le strade sono arrivate fino al cuore dei boschi. Da questo nasce una profonda esigenza: che i documenti tecnologici patrimonio di tante genti nel corso dei secoli siano conosciuti non solo nei musei, ma nella scuola, che queste testimonianze di archeologia [pre] industriale siano conservate, ove è possibile, a ricordo, prezioso, dello stretto rapporto fra la struttura e comunità circostante. La memoria viene meno, l’umile strumento di ieri lascia il posto a forme nuove di tecnologia. L’importante è sempreche le condizioni nuove dei nostri giorni siano inserite nel lungo discorso generazionale, nella storia sociale della tecnica, in cui il legno e il bosco siano considerati complemento dell’uomo alpino e sempre fonte di vita. Risorsa Legno: Tecnologia, architettura, arte. Università degli Studi di Trento . Provincia Autonoma di Trento.
Le emergenze architettoniche. Le case paleate. ... Questi edifici monocellulari hanno un manto di copertura costituito da fascine fi paglia di segale, affiancate l’una all’altra e debitamente legate fra loro. Tipico e necessario poi il camino che fuoriesce in orizzontale sul retro dell’edificio, a piano terra e non a tetto, per ovvi motivi antincendio.
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Progetto
La piccola costruzione a ricovero delle attrezzature di trasformazione dell’energia eolica, adeguata con un portico: una possibile integrazione funzionale a servizio di escursionisti.
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La popolazione agricola residente ... trasmigrava da maggio a novembre ... per dedicarsi alla pastorizia, alla coltivazione delle segale e delle patate. Questo fenomeno dell’utilizzo stagionale dei pascoli di montagna crea quell’indispensabili legame fra agricoltura e pastorizia, al fine di sopperire alle esigue scarsità di reperimento dei mezzi di sostentamento. Da ciò nasce la differenziazione esistente fra l’alloggio permanente vissuto costantemente, e l’alloggio temporaneo (alpeggio) vissuto periodicamente. Questo uso differenziato del suolo genera tipiche formazioni di paesaggio per cue le zone boscate o pascolive sono colme di edifici sparsi (caselle) costrituiti da semplici fabbricati monocellulari di un unico vano abitabile ...
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Divulgazione ed educazione. Tecnologia e ambiente.
Progetto
“Accompagnare” la realizzazione e l’integrazione di un nuovo sistema tecnologico all’interno di un ambito territoriale implica sempre l’assunzione di consapevolezze culturali che si devono integrare con le scelte di progetto. L’inserimento di un impianto eolico, per le tradizioni che si porta appresso, evoca romantiche suggestioni che non sempre trovano riscontrano nella realizzazione: sistemi che per esigenza di rendimento non rispecchiano luoghi e caratteri paesaggistici. La scelta di realizzare un casottino in legno di castagno con molteplice funzione rispecchia la volontà di chi propone l’installazione dell’impianto, sia per la cultura aziendale che esprime, che per tradizioni famigliari, di integrare quanto più possibile la struttura al paesaggio circostante, alla cultura dei luoghi: questo è, riteniamo, interpretare il paesaggio. E con questo spirito, raccogliendo iniziative e pensieri già in essere interpretabili dalle strumentazioni urnìbanistiche e dai programmi provinciali e regionali, si introducono in queste schede alcuni dei caratteri portanti con i quali si auspica possano essere integrati usi e funzioni di un punto di sosta sul Molinatico con aspetti divulgativi, didattici di conoscenza.
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Pianta di riferimento della costruzione accessoria e della base dell’aerogeneratore. In pianta una superficie accessoria destinabile al ricovero e a temporanee funzioni didattiche esplicative del territorio, dell’energia eolica, dei caratteri geomorfologici, naturalistici e storici, riferiti al punto in cui ci si trova. Il casottino potrebbe anche strumentazioni per la raccolta di dati meteorologici elementari, in modo da poter offrire a giovani comitive di escursionisti, opportunamente guidate, opportunità di sperimentazioni dirette. Integrare le necessità funzionali con le tradizioni lavorative delle costruzioni tipiche, anche nella loro semplicità, può rappresentare un significativo messaggio di consapevolezza nei confronti delle nuove generazioni e di un diverso modo di rispondere ai bisogni di un’economia in divenire. Uno stimolo a rileggere le costruzioni, spesso in critiche condizioni di degrado, che sono una parte delle testimonianze dell’antropizzazione dell’Appennino. La lavorazione delle castagne.
Una costruzione in legno a Rovinaglia.
… Il terreno è in generale ben coltivato. La natura in esso è varia; trovandosi per lo più dominato dalla silice, qualche volta dalla calce, e rado dall’argilla. Produce grani di varie specie, vino, castagne, fieno, patate, e frutta saporitissime. Dalle uve se ne raccolgono ne’ contorni di Borgotaro, e sono per lo più primaticce; in alcuni luoghi non giungono sempre a maturità: in molti nemmeno esistono viti, non essendo a ciò confacente l’indole e la posizione del suolo. Assai vino si trasporta del piacentino, alcun po’ dal pontremolese. I boschi sono in gran parte di castagni, e da taglio: i castagni sarebbero più produttivi, se tanto non li danneggiassero i freddi precoci, e i morsi delle capre. Sui monti più alti lussureggiano i faggi, e i noccioli, spesso frammisti ai pruni, alla marruca bianca, e ad altri arbusti che crescono nei luoghi freddi. In alcuni boschi che hanno un terreno siliceo-calcare con poca argilla cresce spontanea la centaurèa minore (eritraea centaurium) il nibbio (ebulus sambucus) l’eleborus viridis, l’elèboro bianco (veratrum album), etc. Vi ha una quantità di terreno incolto e abbandonato in causa delle frane, della pendenza o della temperatura. Si allevano buoi, capre, pecore e molti porci. Le donne … filano assai bene ed a buon mercato lino, canapa e lana. “Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla”, di Lorenzo Molossi, Tipografia Ducale Parma 1832-34. pagina 38
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Nell’incastro dei tronchi si armonizzano le direzioni: agili curve sorreggono l’altana e una protuberanza pende comunicando l’insieme di crescita e voluta, prima ancor che le assi equilibrino la differenza di alto e basso. Qui il tronco parla il nostro linguaggio. ...
62 . Christian Norberg-Schulz “La Poetica del Legno”
Alloggio temporaneo (Alpeggio) Edificio monopiano ... sfrutta la pendenza del terreno . Di dimensioni variabili dai 20 ai 30 mq - derivanti dal modulo (4x5) o (6x5) o (5x5) - l’edifico presenta una pianta rettangolare, con i muri perimetrali in pietra a vista di spessore variabile dai 50-60 cm., stuccato a calce, sormontato da una copertura con struttura lignea a capanna e manto variabile da piagne a paglia (varia nella zona). Destinato alla residenza presenta l’ingresso sul prospetto principale (lato corto) con una o due bucature di piccole dimensioni sui prospetti laterali (lati lunghi). Il pavimento internamente è in terra battuta o in lastre in pietra (più recente) ... Le funzioni abitative si svolgono in un unico ambiente ... ove il focolare viene posto direttamente sul pavimento o addosso ad una parete ... con una canna fumaria esterna e non a tetto. da “Bosco Edule” op.cit.
Progetto
Tutto questo è presente nell’edificio che qual “forziere” ripone i frutti della terra e dell’opera dell’uomo, e come solaio si eleva rispecchiando la tensione del suolo verso il cielo. I tronchi orizzontali echeggiano le chiusure del poggio, l’altana apre alla luce le assi verticali.
Minieolico come forma di integrazione dell’economia delle piccole aziende con ricadute economiche che rimangono sul territorio, che hanno possibilità di essere reinvestite.
Progetto
Siamo completamente partecipi della natura, dalla quale siamo generati e nella quale viviamo. Pur vivendo nella natura e della natura, abbiamo tuttavia la particolarità di di potercela rappresentare e di poterci rappresentare la nostra vita come un’avventura che si svolge nel tempo. Siamo dunque costruiti nella storia che noi stessi creaiamo. Negare l’evidenza dei limiti fisici, dimentica la terra, l’acqua, il clima, la funzione insostituibile delle api e, più in generale, della biodiversità: ecco che cosa fanno gli economisti. Il guaio è che ormai siamo diventati, più o meno, tutti economisti.
. 63 Bioregioni: la bioregione o ecoregione può essere definita un’entità spaziale coerente che traduce un’entità geografica, sociale e storica. Può avere caratteristiche più omeno rurali o urbane. La bioregione urbana, costituita da un insieme complesso di sistemi territoriali dodati di forti capacità di autosostenibilità ecologica, mira alla riduzione delle diseconomie esterne e del consumo di energia.
Bobbio
Borgo Val di Taro
Rimodellare lo spazio-tempo. Una città ecologica composta da villaggi urbani, dove ciclisti e pedoni utilizzeranno un’energia rinnovabile, è verosimilmente destinata a sostituire le odierne megalopoli. Le città “puntano in primo luogo all’autosufficienza energetica ... e più in generale alla resilienza. Tale concetto, mutuato dall’ecologia scientifica, può essere definito come la permanenza qualitativa della rete di interazioni di un ecosistema, o la capacità di un ecosistema di assorbire le perturbazioni e di riorganizzarsi conservando sostanzialmente le proprie funzioni. La resilienza designa più semplicemente la capacità di un ecosistema di un ecosistema di resistere ai cambiamenti del proprio ambiente. Per esempio, come rieusciranno i grandi agglomerati urbani ad affrontare l’esaurimento del petrolio, l’aumento della temperatura e tutte le catastrofi prevedibili? La risposta dell’esperienza ecologica è che la specializzazione, se permette di accrescere le prestazioni in un ambito, incide negativamente sulla resilienza dell’insieme. Viceversa, la diversità rafforza la resistenza e le capacità di adattamento. La reintroduzione di orti urbani, della policoltura, di un’agricoltura di prossimità, di piccole unità artigianali, e la moltiplicazione delle fonti di energia rinnovabili rafforzano la resilienza. Sul piano politico, tra democrazia diretta e bilanci partecipativi si sperimentano forme di autoprogresso per la difesa dei beni comuni, riprendendo l’idea del “villaggio urbano” o quella dell’ecomunicipalismo libertario di Murray Bookchin. L’autorganizzazione di “bioregioni” si colloca nel solco di queste varie iniziative e ne rappresenta lo sbocco. Queste “città di città” o “città di villaggi”, costituite da un insieme complesso di sistemi territoriali locali, dotate di una grande capacità di autosostenibilità ecologica, puntano alla riduzione delle diseconomie esterne e dei consumi energetici. Una gestione nuova dello spazio e dell’abitare che segna già una rivoluzione nell’uso del tempo. ... Tutte queste esperienze rappresentano altrettanti laboratori di un’alternativa e sono parte di quei “monasteri del terzo millenio” che preparano la civiltà di domani.”
Cartografia del Ducato di Parma e Piacenza La storia ha delineato nell’uso, i segni distintivi del paesaggio. Ma oltre a questo ne ha segnato profondamente il carattere che tutt’oggi ne sottolinea costumi e tradizioni.
P2
P1
Valutazioni d’impatto
P4
64 . P7
P3 P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7
non tenendo conto della morfologia del terreno e della vegetazione
P8
P5
P6 CLASSE
Livello di visibilità dell’impianto
0 Non visibile colore chiaro 1/3
visibile fino al 33%
verde chiaro
2/3
visibile dal Verde scuro 33% al 66%
arancione
1
visibile dal 66% al 100%
rosso Relazione Paesaggistica Impianto MiniEolico - Monte Croce di Ferro . novembre 2015
La rappresentazione della visione Molinatico Croce di Ferro
1. La mappa di intervisibilità teorica dell’impianto proposto MIT. 2. La mappa di visibilità (MVPO) e l’individuazione dei punti di osservazione.
Valutazioni d’impatto
Nelle indicazioni Ministeriali relative ai suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica di un impianto eolico sono dati i principi secondo cui si considerano visibili, a seconda dell’altezza, gli aerogeneratori inclusi il rotore: in questa tabella di riferimento non sono considerati impianti di altezza inferiore a 50 metri.
. 65
minieolico i Vighini presso Monte Croce di Ferro “ La presenza visiva delle macchine, pressoché inevitabile, ha come conseguenza un cambiamento dei caratteri fisici, ma anche del complesso dei significati associati ai luoghi dalle popolazioni locali e extralocali (storicità, antichità, naturalità/ wilderness, tranquillità, simbolicità, ruralità, fattore di identità, ecc.). Tale cambiamento di significati costituisce spesso il problema più rilevante dell’inserimento di un impianto eolico. Per esempio, un luogo che ha prevalenti caratteri naturalistici e, proprio per tale ragione, è fruito o ha potenzialità di valorizzazione con l’inserimento anche di una sola macchina eolica può perdere completamente tale specificità nella percezione di popolazioni locali e di fruitori esterni, senza acquisire nuovi significati; in questo caso l’impianto si sovrappone senza aggiungere qualità o senza trasformare qualitativamente i luoghi. ... Gli studi sull’area di influenza visiva –indicati come fondamentali da tutte le linee-guida italiane e straniere- permettono di conoscere su quali zone la presenza degli impianti eolici incide: si tratta solo di un primo passo, preliminare ad una indagine sui caratteri e sui significati paesaggistici dei luoghi e a una progettazione che tenga conto di essi.
La tabella Ministeriale riporta: Altezza aerogeneratore incluso il rotore in metri
distanza di visibilità in Km.
Fino a 50 51-70 71-85 86-100 101-130 Km. 2.301
escursione 704 m
1554 mslm
850 mslm
15 20 25 30 35
La distanza di visibilità rappresenta la massima distanza espressa in km da cui è possibile vedere un aerogeneratore di data altezza (l’altezza del raggio del rotore sommata a quella della struttura fino al mozzo).
Cartografie di valutazione ambientale
66 .
Nell’ambito del Piano Straordinario di Telerilevamento (PST), la Direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche nel 2008 ha avviato, in collaborazione con le Regioni, un’attività di raccolta dei dati appartenenti all’inventario IFFI che le Regioni stesse, con proprie risorse, continuano ad aggiornare. Al fine di fornire un quadro completo ed aggiornato della distribuzione dei fenomeni franosi, sono stati predisposti strati informativi organizzati secondo le geometrie e alcune tipologie di movimento a partire dai database regionali, opportunamente omogeneizzati. Il progetto Catalogo frane contiene le seguenti informazioni aggiornate al 2009: Punti Identificativi Fenomeni Franosi (PIFF), Frane lineari, Frane poligonali, Aree, Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV), Direzioni. In particolare, lo strato informativo Aree rappresenta tutte le frane poligonali classificate come aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi; aree soggette a sprofondamenti diffusi; aree soggette a frane superficiali diffuse. Lo strato informativo riporta quei fenomeni franosi con superficie significativa e cartografabile alla scala 1:25.000 (dimensione minima= 1ha). http://www.pcn.minambiente.it
Ministero dell’Ambiente . Geoportale Nazionale Stralci della cartografia relativa al Molinatico.
Cartografie di valutazione ambientale
. 67
“ ... I danni sono stali gravi in città, gravitimi nella campagna. Molli villaggi furono poco meno che annichilati. Bratto, Braja, Guinadi, Carezzana d’Antena, Groppo d’Alosio, Succisa e Valdantena patirono una crudele devastazione. Tenendo dietro alla traccia delle maggiori ruine, tanto al di qua, che al di là dell’Apennino ( dove fra gli altri il villaggio di Porolo presso Borgataro, restò quasi interamente distrutto ) può stabilirsi che la sede del fenomeno calamitoso fosse sul Monte Molinatico. “ localizzazione minieolico
Annali Universali di Statistica, Milano 1834 Legenda PIFF - Punti Identificativi dei Fenomeni Franosi Frane poligonali . scivolamento rotazionale/traslativo Tipologia di frana complessa
“Il clima è temperato e salubre; i cangiamenti atmosferici sono frequenti e rapidi. Vi dominano comunemente i venti d’Ovest, di Sud-Ovest, e di Nord-Est.” L.Molossi, Vocabolario dei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, pag. 247
Cartografie di valutazione ambientale
68 .
Progetto Natura . stralcio cartografico.
Rilievi collinari con materiale parentale definito da rocce sedimentarie terziarie indifferenziate (litocode 5) e clima temda mediterraneo subcontinentale a mediterraneo continentale (clima code 43) .
Rilievi prealpini con materiale parentale definito da rocce sedimentarie terziarie indifferenziate (litocode 10) e clima temperato montano (clima code 38) .
Carta ecopedologica . stralcio cartografico.
Molinatico
Esemplificazione dell’impatto visivo di Vighini (P3 sulla mappa - MIT) verso il Monte Molinatico.
minieolico i Vighini presso Monte Croce di Ferro
Valutazioni d’impatto
Vighen
Sezione sintetica da Vighen verso il Molinatico. La ricostruzione è stata realizzata dalla cartografia IGM recuperabile al sito Geoportale Nazionale.
Sezione da Vighen verso il Molinatico.
. 69 Molinatico 1554 mslm
Molinatico Croce di Ferro
Si è scelto, per le dimensioni dell’aerogeneratore (di piccola taglia) di effettuare le verifiche di visibilità, oltre a quanto già elaborato in fotoinserimento, solo per le posizioni da considerare più vicine e per questo a maggiore “impatto”. Questi principi in questa documentazione vogliono solo rappresentare un esempio e testimoniare la consapevolezza della trasformazione nel paesaggio che un impianto può generare, e della necessaria attenzione che si deve sempre porre per la realizzazione di una infrastruttura tecnologica nel momento di progettazione e di
Si omettono tabelle di riferimento indicate dal Ministero che per la percezione visiva prendono in esame impianti di altezze che partono da 40-50 metri. L’impianto minieolico proposto è di altezza di 30 metri, naturalmente le pale, di
Km. 3.950
1554 mslm escursione 735 m
inserimento su di un ambito geografico, siano impianti eolici, siano diversamente tralicci per diverse funzioni, e ancor più quando non unici ma parte di un sistema, di una linea.
Località Vighen . 820-840 mslm
minieolico i Vighini presso Monte Croce di Ferro
819 mslm
ridotta sezione rispetto al traliccio portante, risultano di difficile visibilità già dai 700-800 metri, ed in favorevoli condizioni di luce. Altresi non si sono considerate le coperture arbustive presenti e che nascondono quasi completamente la percepibilità del piccolo aereogeneratore.
70 .
Monte Molinatico
sito minieolico Monte Croce di Ferro
Vighen
Borgotaro
Rilievo e progetto della linea studio Ing. Sterpagli
72 .
BIBLIOGRAFIA principale ▫ Relazione paesaggistica impianto fotovoltaico da 300, 96 kWp denominato IFV0022 per la produzione di energia elettrica e [ l’immissione nella rete elettrica nazionale loc. Coenzo di Sorbolo ▫ Piano Territoriale Paesistico Regionale – tavola 1-23 ▫ Valutazione di un impianto eolico - Dr. Enrico Mozzanica - A.R.P.A. PARMA 2008 ▫ Guida naturalistica del Parmense – Angelo De Marchi – Graphital Edizioni 1997 ▫ Guida naturalistica del Parmense – Angelo De Marchi – La Nazionale Parma 1974 ▫ Itinerari turistici della provincia di Parma 2 – Enrico Dall’Olio – Artegrafica Silva 1976 ▫ Guida all’Appennino Parmense – Giuliano Cervi – Battei 1987 ▫ Flora spontanea dell’Appennino Parmense – A. Moroni, E. Ferrarini, W. Anghinetti – Fondazione cassa di Risparmio di Parma 1993 ▫ La relazione paesaggistica, analisi e valutazioni per la redazione degli elaborati – Roberto Banchini – Dei 2009 ▫ Itinerari storico-naturalistici del parmense - ITIS Galileo Galilei, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma 1990-1991
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▫ ▫ ▫
Il tempo della decrescita - Serge Latouche . Didier Harpagès - Elèuthera - Cremona 2011 Bionomia del paesaggio - Vittorio Ingegnoli - Springer-Verlag Italia - Milano 2011 Risorsa legno: tecnologia, architettura, arte - a cura di Antonio Frattari . ed. Saturnia . Trento 1991
▫ ▫ ▫ ▫ ▫ ▫
Guida alla vegetazioni d’Europa – O.Polunin, M.Walters - Zanichelli 1987 http://www.regione.emilia-romagna.it/paesaggi/ptpr/ google earth http://ptcp.provincia.parma.it/ http://www.comunalie.com Ministero per i beni e le attività culturali – gli impianti eolici, suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica – Di Bono, Scazzosi
Aerogeneratore Esemplificazione modello 3D