Roberto Alborghetti, giornalista professionista ed autore di saggi e biografie, ha lavorato nel gruppo Sesaab-L’Eco di Bergamo, dove è stato uno degli ultimi cronisti a formarsi alla scuola di mons. Andrea Spada, ritenuto tra i grandi del giornalismo italiano e per ben 51 anni direttore del quotidiano bergamasco. A L’Eco di Bergamo si è occupato di attività editoriali per la scuola ed i giovani, ricoprendo anche il ruolo di inviato. E’ autore di una quarantina tra saggi e biografie, tra cui “Nessuno è cretino”, l’ultima conversazioneintervista del grande pedagogista Aldo Agazzi. Ha curato i due volumi dell’epistolario di Santa Paola Elisabetta Cerioli (“Lettere di una Madre”) ed ha coordinato l’opera “Lombardia / Introduzione ad una didattica dei territori”). Per la popolare “Collana blu” di Velar-Elledici ha pubblicato testi dedicati soprattutto a protagonisti del cattolicesimo sociale tra Ottocento e Novecento, tra i quali Leonardo Murialdo, Leone Dehon, Antonio Maria Gianelli, Annibale Maria di Francia, Francesco Spinelli, Maria Elisabetta Mazza. Blogger convinto, autore di documentari, si occupa di editoria “educational” (è direttore di Atempopieno – periodico dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche - e di Okay!). Ha ricevuto diversi riconoscimenti giornalistici, tra cui l’European Award for Environmental Reporting (il cosiddetto “Pulitzer europeo” per l’informazione sull’ambiente, 1992-1993). Ha creato “LaceR/Azioni”, un innovativo progettoricerca basato sull’osservazione della realtà urbana percepita nei cromatismi dei “segni di strada”, con mostre in Italia ed all’estero.
FRANCESCO
ROBERTO ALBORGHETTI
Roberto Alborghetti
Da Papa Benedetto a Papa Francesco. Nel giro di soli trenta giorni – dall’11 febbraio al 13 marzo 2013 – il mondo vive quella che in molti hanno definito “una svolta epocale per la Chiesa Cattolica”. Jorge Mario Bergoglio è il 266° Papa della storia. Per quindici anni è stato arcivescovo di Buenos Aires, Argentina, dove è nato il 17 dicembre 1936, da genitori di origine italiana. È il Papa dei primati. E il primo ad assumere il nome di Francesco. È il primo eletto tra cardinali residenti fuori dal Continente europeo dai tempi del siriaco Gregorio III (690-741). È il primo Papa sudamericano: arriva dal cosiddetto “Nuovo Mondo”. È il primo Papa gesuita, appartenente all’Ordine religioso fondato da Ignazio di Loyola nel 1534. Si è presentato al mondo fuori dall’ufficialità e dai canoni. Il nuovo Vescovo di Roma ha subito dato una “scossa” alla prevedibilità, già messa all’angolo dall’esito stesso del Conclave, dal quale è uscito un nome che le previsioni della vigilia non avevano considerato, se non marginalmente. E poi la scelta di chiamarsi Francesco. Un nome che riluce di profezia. Come fu profetico il Poverello, chiamato a “riparare la Chiesa”, dagli errori e dalle contraddizioni, a rimetterla nella storia, dalla parte dei poveri, come presenza viva e sale dell’umanità. Nella storica sera del 13 marzo 2013, ha colpito la travolgente semplicità con cui il neo eletto Papa si è presentato alla Chiesa e al mondo, chiedendo preghiera e silenzio. Hanno affascinato la sobrietà e l’essenzialità dei gesti e delle parole. Era così anche da arcivescovo. Era così anche da semplice prete. “Francesco” ci aiuta a conoscere un “figlio di emigranti” diventato pastore della Chiesa universale: la sua formazione religiosa e culturale, l’esperienza alla guida dei Gesuiti in Argentina, le intuizioni pastorali, gli anni trascorsi tra i poveri e le emergenze di Buenos Aires e la sua grande passione: “Annunciare Cristo a questo nostro mondo”. “Francesco” è la storia di una vita straordinaria: da conoscere, anche per vivere un pontificato già entrato nella storia.
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