Bisacquilandia.it - "L'uomo che donava il Sorriso"

Page 1

L’UOMO CHE DONAVA IL SORRISO di Maurizio Silvestri

Musiche di Luciana Rumore

Disegni di Sebastiano Marino

Raccontata da Ludovico Caldarera

Palladium Editrice



NOTA INTRODUTTIVA Il potere pedagogico delle favole e delle fiabe è stato più volte decantato da tanti autori e narratori, esse costituiscono uno strumento educativo per i bambini perché metafora forte ed efficace della vita stessa, a loro è affidato il compito di trasmettere valori, modelli di comportamento, regole per il funzionamento della società. A questa fiaba è affidato un compito davvero importante ed ambizioso: aiutare i bimbi a dare un senso alla vita assicurandone la continuità attraverso il valore del dono e del sorriso. Piena di messaggi positivamente educativi, la fiaba si presta ad essere letta ed apprezzata non solo dai bambini, assolutamente protagonisti, ma anche da un pubblico più adulto, sollecitato ad apprezzare e a rivalorizzare la semplicità della vita attraverso l'arte del dono, della condivisione e del sorriso. Il “C'era una volta” che contraddistingue metafore e favole, parla direttamente al nostro “io bambino” e ci riporta nella dorata dimensione dell'infanzia dove tutto era semplice, divertente e giocoso; ci predispone favorevolmente all'ascolto e genera in noi un’aspettativa positiva sul messaggio che verrà. Parole, colori, magia, fantasia, tutto sapientemente mescolato dall'autore per permettere ai bimbi di sognare, di sperare che nulla è perduto e che tutto può, con fiducia e impegno, tornare…anche se con una “forma” diversa. L'esito positivo della storia e la soluzione del problema iniziale, infondono fiducia nella vita e nel futuro, e insegnano anche quanto sia importante impegnarsi per ottenere ciò che si desidera. Ha dunque un “dolce” potere questa fiaba, un potere pedagogico importante: quello di essere monito per i “Grandi” affinché si preoccupino di salvaguardare la ricchezza insita nella semplicità del sorriso e di saperla trasmettere ai bimbi che, continuando a sognare e a giocare potranno sempre riscaldare la nostra mente e il nostro cuore… Dott.ssa Patrizia Ragusa Pedagogista


PREMESSA La Storia ha il compito di fornirci messaggi a volte positivi, qualche volta negativi; altre volte succede che la Storia non viene raccontata perchè un messaggio non ce l'ha. La fiaba che sto per raccontarvi narra di un uomo che inconsapevolmente la sua Storia è riuscita a scriverla quotidianamente attraverso gesti semplici e spontanei. Non leggerete dunque di orchi e lupi cattivi, di cavalli alati e di fate, di Principi che salvano le Principesse, leggerete invece una fiaba che racconta un modello reale di comportamento positivo nei confronti della vita. Racconto di un uomo che non è nato per caso, ma al contrario, è nato per donare a chiunque gli stesse accanto il bene più prezioso da custodire: il sorriso. M.S.


L’UOMO CHE DONAVA IL SORRISO di Maurizio Silvestri

Musiche di Luciana Rumore

Disegni di Sebastiano Marino

Palladium Editrice

Raccontata da Ludovico Caldarera



C'era una volta, in un piccolo Regno chiamato Bisacquilandia situato a valle di una grande montagna a tre punte ricca di una buonissima acqua, un uomo di cui nessuno conosceva l'etĂ . Di lui si sapeva soltanto che era sposato con una gentile e incantevole signora dai capelli biondi, che aveva due adorabili figli e che faceva un lavoro difficile: l'aggiustatutto.


L'Uomo senza etĂ , cosi lo chiamavano nel Regno, amava intrattenersi con tutti, grandi e piccini, buoni e cattivi, belli e brutti, simpatici e non, e per ognuno si dice che riservasse ricette magiche che davano allegria e serenitĂ . Tutti gli anni nel Regno si festeggiava con tanto entusiasmo l'antica e variopinta festa del Carnevale, che durava diversi giorni e che si concludeva con il Gran Giorno di Carnevale.


In quell’occasione le strade si riempivano di mille colori, la musica risuonava in tutte le abitazioni e accompagnava un lungo corteo di carrozze decorate traboccanti di innumerevoli ornamenti, mentre tutti gli abitanti, sfoggiando costumi e maschere fantasiose, si riversavano allegri e festanti nella Piazza del Regno dimenticando per un pò tensioni, preoccupazioni e dolori. Era un momento di grande euforia.


L'Uomo senza etĂ amava molto questa festa e ne era, per la sua natura burlona, l'attore principale. Era il momento giusto per svestirsi dai panni di marito, padre e grande lavoratore e girovagare per le vie di Bisacquilandia raccontando con le sue pantomime a tutti i suoi abitanti la magia della vita. Adorava, a volte da solo altre volte in compagnia, travestirsi in modo buffo ed originale. Non era necessario che parlasse o si rivolgesse a qualcuno, bastava la sua mimica stravagante, la sua messa in scena, il suo ciglio espressivo per trasmettere a tutti quanti tanta allegria e serenitĂ .


Ogni anno grandi e piccini si recavano in Piazza e cercandolo si chiedevano: «Tu lo sai come si travestirà quest'anno l'Uomo senza età?» disse una bambina ad un suo amichetto. «Non ne ho proprio idea» ribattè il bambino, «è sempre così originale e imprevidibile!» concluse la bambina. «Chissà cosa si inventerà mai per farci divertire quest'oggi. Non vedo l'ora che arrivi».


Tra i tanti episodi e tra le varie pantomime che si potrebbero ricordare, uno in particolare lasciò tutti letteralmente a bocca aperta. Era la vigilia del Gran Giorno di Carnevale e con grande meraviglia di tutti, dopo essersi vestito di verde e aver dipinto il volto dello stesso colore, si posizionò immobile sopra la fontana posta al centro della Piazza. Il giorno dopo ripetè la stessa cosa cambiando in bianco il colore dei suoi abiti e del viso. La fontana ornata da grosse maschere sui quattro lati, era il simbolo del Regno e da essa scorreva abbondante l’acqua proveniente dalla montagna a tre punte. Vedendolo lassù, così fermo, tutti pensavano che fosse di marmo: invece ogni tanto muoveva parti del corpo facendo d’incanto brillare di gioia gli occhi dei bambini convinti di aver assistito ad una vera magia. «Si è mosso, si è mosso, hai visto anche tu?» disse una bambina al suo papà. «È vero l’ho visto anch’io» rispose il papà. L’Uomo senza età, allegro e pieno di altruismo, per molte persone era diventato un amico, uno di quelli che anche in una giornata storta era capace di strappare un sorriso.



In particolar modo i piccini erano attratti dal fanciullo che era in lui e dalle sue fantasiose trovate. Una sera si recò con la sua famiglia in una casetta immersa in un meraviglioso bosco di gelsi bianchi per partecipare alla festa di compleanno di una bambina figlia di cari compagni di vita. La festa scorreva lentamente: musica, luci, tante buone cose da mangiare e da bere; ma in fondo una normale festa di compleanno.


Quella sera però accadde qualcosa di magico! Le luci della festa all'improvviso si spensero e s'accesero in lontananza, come se al cielo fossero incollate, tante piccole fiammelle; si sentÏ infine un dolcissimo tintinnare di campanellini che produceva una bellissima melodia.


«Mamma cosa sta succedendo, perchè le luci si sono spente?» chiese la festeggiata. La mamma perplessa alzò le spalle e le disse: «Tesoro mio sono meravigliata quanto te» e prendendole la mano non seppe rispondere. L'Uomo senza età si allontanò e dirigendosi verso le fiammelle divenne piccolo fino a confondersi con esse.


Trascorsi pochi secondi i bambini vennero improvvisamente investiti da una forte luce che proveniva da lontano: Ohhh! esclamarono in coro. Rimasero affascinati da ciò che stava avvenendo e meravigliati videro apparire di fronte a loro un enorme pulcino tutto ricoperto di piume gialle.


La bambina con voce incredula chiese al grande pulcino: «Ma sei venuto proprio per la mia festa?». E il pulcino facendo segno di sì con la testa chiese con tono allegro: «Posso giocare con voi?». I bambini entusiasti urlarono: «Sììììì. Evviva, evviva abbiamo un nuovo compagno di giochi». La festa di incanto si trasformò, le mamme e i papà presenti rimasero stregati dalle evoluzioni del pulcino e provarono immensa gioia nel vedere i propri bambini così contenti.


Tutti i bambini si divertirono tantissimo e la piccola festeggiata ringraziando i propri genitori disse loro: «Mamma, papà questa sera ho ricevuto un regalo meraviglioso: la festa di compleanno più bella che ogni bambina possa desiderare». La mamma e il papà si strinsero attorno alla bambina: «Ti vogliamo tanto bene», le dissero, poi incrociarono lo sguardo dell'Uomo senza età e strizzando l'occhio gli sussurrarono: «Grazie per avere reso la festa della nostra bambina indimenticabile». Le luci della festa si spensero e i bambini come d'incanto si addormentarono tra le braccia delle loro mamme. L'Uomo senza età aveva ancora una volta regalato tanta allegria.



Ma nel pomeriggio di un giorno di primavera l'Uomo senza età fu inaspettatamente invitato dal Grande Regista a recarsi in un luogo, apparentemente lontano ma in realtà tanto vicino, conosciuto meglio come il «Regno dei Regni». Al Grande Regista nessuno dice di no, è il più eminente di tutti, di lui si narra che abbia creato un imponente palcoscenico avvolto da un immenso sipario blu trapuntato di stelline luminose. Nel «Regno dei Regni» tutti gli abitanti vivono da protagonisti, ognuno di loro svolge un compito ben preciso. «Tu continuerai l'opera già intrapresa a Bisacquilandia e cioè quella di donare il sorriso a chi ne ha bisogno», disse con voce tuonante il Grande Regista all'Uomo senza età, e continuò: «Sederai di fianco a quest’uomo che nel Regno di Bisacquilandia è stato esempio di forza, vitalità e coraggio alimentando fiducia e ottimismo a chi gli stava vicino».


Fiero del compito assegnatogli l'uomo, accettò ed esclamò: «Grazie per il privilegio che stai concedendomi!».


L'Uomo senza età portò con sè un enorme bagaglio con dentro le cose a lui più care: l'amore della sua famiglia, l'affetto dei suoi amici, la soddisfazione d'aver compiuto tante buone azioni, ma soprattutto il ricordo indelebile di quei bambini cui aveva donato un sorriso con le sue imprevedibili pantomime.


Immediatamente a Bisacquilandia si sparse la voce dell'improvvisa partenza dell’Uomo senza etĂ ; i bambini divennero tristi e privi di energie. Come se non bastasse e senza alcuna spiegazione, uno dei simboli piĂš importanti del Regno, la fontana posta nel centro della Piazza, cessò di fare scorrere l'acqua che da secoli aveva dissetato tutti gli abitanti. Come per un sortilegio Bisacquilandia da ridente Regno divenne un luogo dove governava la tristezza e lo sconforto.


Preoccupati per quanto stava accadendo gli abitanti si rivolsero al loro Sovrano e gli chiesero: «Maestà devi intervenire per riportare le nostre vite alla normalità. Osserva i nostri bambini, guarda attentamente i loro volti». Ma il Sovrano non sapendo cosa avesse provocato tutto ciò non seppe rispondere alle richieste dei suoi sudditi e rattristato si diresse verso il Castello.


Nei giorni che seguirono il Sovrano trascorse molto tempo alla ricerca di una soluzione che purtroppo non trovava.


Rivolgendosi ai suoi più fidati collaboratori disse: «Il Regno ha bisogno del suo Sovrano, devo ad ogni costo spezzare l'incantesimo che si è abbattuto su Bisacquilandia».

I giorni passavano ma nel Regno imperava sempre di più la tristezza; il sole si faceva spesso attendere e dava ampio spazio alle nubi e alla pioggia. Intanto i bambini erano sempre più sconsolati e la fontana della piazza, priva della sua acqua, era ormai in stato di totale abbandono.


Ma una notte accadde qualcosa di strano: al Sovrano apparve in sogno una strana figura vestita in maniera bizzarra che aveva il volto illuminato da un raggiante sorriso.


Il Sovrano chiese: «Chi sei? Come sei entrato nella mia stanza a quest'ora della notte?», ma la strana figura continuava solo a sorridere senza rispondere alle sue domande.

«Cosa vuoi da me?», richiese il Sovrano ad alta voce. A quel punto quella strana figura prese un bicchiere d'acqua e ridendo lo versò per terra, poi lo riempì nuovamente e sotto lo sguardo del Sovrano lo riversò ancora per terra. Come d'incanto la strana figura si dissolse, il Sovrano si svegliò e il sogno svanì.


La mattina, come sua consuetudine, il Sovrano passò dalla piazza del Regno prima di recarsi presso gli uffici del Castello; a differenza delle altre giornate questa volta si soffermò molto ad osservare la fontana priva d'acqua e si accorse come intorno ad essa ormai nessuno sostava: quasi come non esistesse.

Ripensò allora a quella strana figura sorridente e buffa che gli era comparsa in sogno e a quel gesto ripetitivo di riempire il bicchiere d'acqua e di versarla a terra. Pensò tra sè: «Cosa voleva suggerirmi? Perchè mi si è manifestata in sogno?».


E finalmente dopo aver tanto riflettuto l'uomo esclamò: «Ecco ci sono!». In quel preciso istante il Sovrano intuì che la sparizione dell'acqua dalla fontana e il sorriso rubato ai bambini del Regno erano legati alla partenza improvvisa dell'Uomo senza età. Allora ebbe un'idea e senza perdere un minuto di tempo fece convocare al Castello un vecchio artigiano del Regno molto abile a scolpire la pietra. Una volta giunto al Castello, lo scultore chiese al Sovrano: «Sua Maestà perché mi ha convocato?». Il Sovrano rispose subito: «Ho una commissione da affidarti, ti chiedo di realizzare quanto prima una statua che raffiguri l'Uomo senza età» e concluse, «ti raccomando di mantenere segreta questa nostra conversazione: nessuno dovrà sapere della statua e ciò che ho in mente di fare».


Il vecchio scultore capÏ che non c'era un minuto da perdere; lavorò giorno e notte per esaudire la richiesta del Sovrano e dopo pochi giorni completò la sua opera.


Allora il Sovrano convocò d'urgenza i suoi più fidati Consiglieri e svelò loro la sua idea per tentare di spezzare l'incantesimo che ormai da troppi giorni affliggeva il Regno. Disse loro: «Voglio porre la statua dell'Uomo senza età sulla fontana della Piazza in ricordo perenne di quel giorno in cui vi si sedette in cima stando immobile per ore per la gioia dei grandi ma soprattutto dei piccini, donando loro sorrisi e felicità!». I Consiglieri non compresero le volontà espresse dal Sovrano, d'altronde lui non raccontò mai a nessuno di quella bizzarra figura che gli comparve in sogno.


E con la massima riservatezza, durante una notte piovosa, vigilia del Gran Giorno di Carnevale, sistemarono la statua sulla fontana della Piazza. Dopo ore di attesa nulla accadde e mesti e sconsolati il Sovrano e i suoi Consiglieri andarono a dormire.


La mattina seguente, come per incanto, il cielo su Bisacquilandia si svegliò privo di nuvole: sembrava una giornata di primavera, auspicio di buone notizie. La proprietaria di una locanda della Piazza, dove spesso l'Uomo senza età era solito incontrare gli amici, come ogni mattina si recò al lavoro molto presto per servire i clienti meno dormiglioni. Quella mattina, dopo tanto tempo risentÏ il fruscio dell'acqua che sgorgava dalle quattro bocche della fontana.


Incuriosita si avvicinò ad essa per accertarsi che si trattasse proprio dell'acqua della fontana e... quale stupore provò nel vedere la statua dell'Uomo senza età posizionata su di essa. Cominciò ad urlare e a saltare di gioia. «Evviva, evviva».


Andò subito a svegliare l'anziano Parroco del Regno per annunciare la lieta notizia. «Ma chi è che bussa a quest'ora del mattino!», esclamò l'uomo sbadigliando.

Si affacciò alla finestra e vide la donna che danzava e saltava all'interno del sagrato. «Scenda subito Padre, faccia presto!» disse la donna. Il Parroco subito si vestì e raggiunse la donna giù nel sagrato.


Osservi il cielo Padre, guardi attentamente la fontana, disse la donna all'anziano Parroco che incredulo, quasi confuso, levò le braccia verso il cielo per esprimere riconoscenza per la grazia ricevuta e corse a suonare le campane a festa.


Gli abitanti allora accorsero in Piazza richiamati dal festoso suono e provarono un senso di liberazione nel vedere l’acqua sprizzare dalla fontana. Increduli, come storditi, si accorsero della statua dell'Uomo senza età posizionata in cima e si chiesero come fosse accaduto un simile prodigio. Come d'istinto corsero subito presso le proprie abitazioni per raccontare ai propri familiari quanto quella mattina si era verificato.


Ma la cosa piĂš bella doveva ancora accadere: i bambini, svegliati anch'essi dal suono delle campane rintoccate a festa, si sentirono subito di buon umore e come tutte le domeniche si vestirono per andare in chiesa accompagnati dai papĂ , dalle mamme o dai nonni. C'era aria di festa.


Arrivati in Piazza i bambini, si accorsero che l'acqua era tornata a scorrere, si avvicinarono alla fontana per bere il solito sorso d'acqua e cominciarono a giocare, a ridere e a saltare intorno ad essa. «Evviva, evviva, l'Uomo senza età è tornato e rimarrà per sempre insieme a noi», urlavano e cantavano i bambini in coro. Le loro voci ricordavano il canto degli uccelli che annunciano il ritorno della primavera; erano finalmente contenti perchè quell'uomo era tornato per ricordare loro con le sue magie quanto la vita fosse meravigliosa.


Anche il Sovrano apprese la notizia e provò un senso di grande soddisfazione per il lieto evento: così quel pomeriggio diede il via ai festeggiamenti del Gran Giorno di Carnevale. In quella occasione i cari compagni dell'Uomo senza età, vestiti con abiti luccicanti, colorati e bizzarri, decisero di partecipare al tradizionale corteo delle variopinte e allegre carrozze che sfilavano a suon di musica e balli per le vie del Regno: il loro obiettivo era quello di continuare a divulgare la filosofia di vita dell'Uomo senza età. Un messaggio positivo per tutti gli abitanti del Regno: a suscitare un sorriso sarà sempre un altro sorriso.


Fu una grande festa, le luci, i suoni, i colori riecheggiavano dappertutto, i sorrisi e la gioia

si riflettevano su tutte le

finestre del Regno che come specchi incantati proiettavano l'immagine di un luogo felice, allegro e sorridente molto lontano e molto in alto; fin lassĂš nel ÂŤRegno dei RegniÂť, dove anche l'Uomo senza etĂ poteva scorgere con grande soddisfazione che ancora una volta aveva svolto un buon lavoro.


Il Sovrano orgoglioso della sua intuizione provò un’immensa gioia nel vedere che a Bisacquilandia era tornata la serenità e l'allegria e che i bambini, tanto amati dall'Uomo senza età, avevano ritrovato il sorriso e la voglia di divertirsi. Non svelò mai agli abitanti del suo Regno il prodigio della statua sulla fontana ma ad essa volle dare un nome: Mimmo, l'uomo che donava il sorriso.


Mimmo da quel momento cominciò a far parte di quelle cartoline in bianco e nero di una Bisacquilandia che non c'è più ma che sopravviverà nei ricordi e nei racconti di tutti quelli che lo hanno conosciuto.



Anche la moglie e i figli ritrovarono la serenità dopo aver appreso, con l’amore manifestato da tutti gli abitanti del Regno, che il valore dell'esistenza di ogni individuo si misura non dal numero dei giorni vissuti ma dalle opere compiute. Da quel giorno la vita a Bisacquilandia volse alla normalità, i bambini tornarono ad essere bambini con la loro vivacità, le infinite energie, le immancabili monellerie, gli abitanti del Regno ripresero il loro duro lavoro, il Sovrano continuò ad occuparsi con cura dei suoi sudditi. Tutti con la comune convinzione che bisogna apprezzare come non mai la virtù della vita e in nessun caso dimenticare l'importante significato di un sorriso donato.



RINGRAZIAMENTI Un grazie illimitato voglio rivolgerlo ad Anna, Doriana, Vincenzo e ai loro familiari per avere accettato ed incoraggiato questa mia inedita iniziativa. Ringrazio Mimmo per avermi regalato i suoi appunti di vita grazie ai quali ho scritto questa fiaba. Ringrazio i familiari, gli amici, i conoscenti di Mimmo che hanno sostenuto e che ancora sosterranno economicamente la stampa della fiaba. Abbraccio Mariella, mia compagna di vita, Giulia e Guido, mie stelle comete, che per primi hanno letto e apprezzato la fiaba. Ringrazio Luciana, Sebastiano, Ludovico, Enza che con grande entusiasmo . anno arricchito ed impreziosito questo mio racconto. h Ringrazio Rita N. che mi ha aiutato a rendere la fiaba sicuramente migliore. . ingrazio Giuseppe P. per i suoi inestimabili consigli. R Ringrazio Giuseppe C. per l’assistenza tecnica durante il montaggio del video. Ringrazio R.A.B. per aver messo a disposizione la sala di incisione e per aver f.ornito assistenza tecnica durante la registrazione audio e video. Ringrazio, infine, tutti i bambini che hanno letto questa fiaba perchè con la loro semplicità sapranno raccontare alle generazioni future la storia di quest’uomo, che mi piace definire «senza età», in grado di trasmettere allegria e serenità donando a grandi e piccini un indelebile sorriso. Maurizio Silvestri


Finito di stampare nel febbraio 2014 presso Centro Stampa di Chiarelli ViaTeatro, 2 Bisacquino (PA)



ISBN 978-88-904550-9-4

€ 8,00


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.