San Domenico Savio

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I BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA

LA GIOIA DI CONOSCERE

SAN DOMENICO SAVIO


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I BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA

LA GIOIA DI CONOSCERE

SAN DOMENICO SAVIO

Anno scolastico 2007/2008 1° ANNIVERSARIO DELL’AFFIDAMENTO DELLA SCUOLA A SAN DOMENICO SAVIO


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www.arcascuole.it info@arcascuole.it

TORINO: via Magenta, 29 – Tel/Fax 011 5612068 Scuola Secondaria di primo grado Principessa Clotilde di Savoia Liceo Linguistico Europeo Carlo Mazzantini PIANEZZA: viale San Pancrazio, 65 – Tel/Fax 011 9661110 Scuola Primaria Parificata Baronessa Domenica Comissetti Scuola Secondaria di 1° grado Fratelli Gualandi Liceo Scientifico Pier Giorgio Frassati

EDITRICE COOPERATIVA DELL’ARCA TORINO: via Magenta, 29

AUTORI VARI Fotografie: Stile Immagine di Renzo Liotta - Pianezza ( TO) Impaginazione: Cabodigraf sas – San Gillio ( TO) Stampa: AGB srl – Pianezza ( TO)

Finito di stampare maggio 2008


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Questo libro nasce dal desiderio di raccogliere le conoscenze acquisite e le riflessioni che i bambini hanno fatto nel corso dell’anno scolastico su San Domenico Savio. Ogni classe con l’aiuto delle insegnanti ha riflettuto su un tema, gli allievi singolarmente o in gruppo hanno prodotto gli elaborati che prima sono stati scritti a mano e poi al computer da ognuno di loro. I bambini sono stati affascinati dalla figura di San Domenico ed hanno lavorato tutti con molto entusiasmo alcuni hanno scritto preghiere, pensieri, riflessioni, poesie, altri hanno cercato notizie in merito alla vita, ai luoghi, al periodo storico ai cibi ed ai giochi dell’epoca. Le insegnanti hanno coordinato il lavoro nelle classi e la sottoscritta ha progettato l’attività cosciente del fatto che solo grazie al lavoro di tutti sarebbe stato possibile donare ai bambini questo libro che è per loro motivo di gioia e soddisfazione. Grazie ai bambini per la genuinità dei loro scritti. Grazie alle insegnanti per aver realizzato il progetto. Un particolare ringraziamento al papà che ha realizzato l’impaginazione. Un caldo augurio dalla direttrice perché aver conosciuto la figura di un giovane santo possa essere motivo per orientare a Lui la propria vita e sentire sempre più forte il desiderio di amare Gesù.

GIUSY DI MARCA

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AFFIDAMENTO A SAN DOMENICO SAVIO

Nell’anno scolastico 2006-07, in occasione, del trentennale della nascita della Cooperativa L’ARCA, della quale fa parte da molti anni la scuola primaria (già elementare) COMISSETTI, la direttrice e gli insegnanti hanno sentito il desiderio di affidare la scuola a San Domenico Savio. La scelta per l’affidamento a questo santo ha 3 motivazioni: – è un santo piemontese; – è morto adolescente, quindi la sua santità è stata raggiunta con uno stile di vita che può essere di esempio per i giovani allievi; – il suo nome, Domenico, è lo stesso della fondatrice della scuola: DOMENICA COMISSETTI.

Nel corso dell’anno scolastico molteplici sono stati i momenti in cui, o nelle aule o in cappella, è stata illustrata agli allievi la figura di San Domenico Savio, puntualizzando, in modo particolare, la ricetta per la santità che don Giovanni Bosco diede a Domenico Savio in occasione della festa di San Giovanni il 24 giugno del 1855 quando Domenico gli chiese: “… MI AIUTI A FARMI SANTO…” 1 La via della santità era semplice, quasi banale, buona a quell’epoca ed attuale ancora oggi …e …noi vogliamo insegnarla ai nostri bambini. Si riassume in 3 punti: – vivere nell’allegria; – impegnarsi nello studio e nella preghiera; – aiutare gli altri anche se costa un po’ fatica.

1. Collana Testimoni libro su San Domenico Savio di Teresio Bosco edizione ELLEDICI pagina 17 4


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Questi tre semplici concetti sono in linea con quanto viene insegnato nella scuola Comissetti; infatti la direttrice spesso ripete ai bambini: «GLI ALLIEVI DELLA COMISSETTI SONO I BAMBINI DELLE “TRE B”: BELLI – BRAVI – BUONI». Il BELLO si identifica con uno stato di bellezza interiore che si concretizza con un senso di gioia e serenità da portare a tutti. Il BRAVO si identifica con desiderio di conoscenza per le cose terrene e per quelle celesti e si concretizza con lo studio e la preghiera, entrambi volti ad un ideale di giustizia. Il BUONO si identifica con atteggiamenti d’amore nei confronti di se stessi e dei fratelli e si concretizza con la capacità di donarsi agli altri e di saper fare una critica costruttiva (correzione fraterna). A seguito di una lunga riflessione, su quanto fin qui esposto, è stata presa la decisione di annunciare ai genitori e di rendere ufficiale l’affidamento della scuola a San Domenico Savio.

Il giorno 26 Maggio, in una meravigliosa giornata di pioggia si è fatta, alla presenza di bambini, genitori ed insegnanti, una breve ma significativa celebrazione; hanno presieduto l’incontro: Suor Annamaria CIA, della Famiglia Salesiana; il Prof. Aldo RIZZA, direttore delle attività didattiche della cooperativa; la Prof.ssa Giuseppa DI MARCA, che in qualità di direttrice della scuola ha promosso e coordinato l’iniziativa. Alla celebrazione ha fatto seguito una festa con giochi che hanno coinvolto bambini, genitori ed insegnanti ed il pranzo comunitario. Durante la festa si è tra l’altro stabilito di affiggere in ogni classe e nella direzione della Scuola Comissetti un’immagine di San Domenico Savio. GIUSY DI MARCA 5


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PREGARE

Pregare è il modo per metterci in comunicazione con Dio, parlare con Lui ed ascoltare quello che Lui vuole insegnarci. Si può pregare con preghiere spontanee o con le preghiere della tradizione cristiana, l’importante è avere il cuore sincero e la mente rivolta al nostro Creatore. A volte durante le preghiere ci rivolgiamo a Maria (la mamma del cielo), all’angelo custode ( al quale siamo stati affidati al momento della nostra nascita), ai santi che conosciamo; è giusto sapere che tutti intercedono per noi presso il Padre. In alcuni momenti la nostra preghiera è di supplica in altri momenti è di ringraziamento, l’importante è pregare sempre ed avere coscienza che il Signore non ci lascia mai soli.

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PREGHIERE (di G. Di Marca)

Segno della croce

Preghiera a San Domenico Savio

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ricordo che: il Padre è Dio il mio creatore, il figlio è Gesù: Dio vicino a me, lo Spirito Santo è Dio dentro di me.

San Domenico Savio protettore della scuola Comissetti Ti guardiamo come esempio per vivere nella gioia in allegria. San Domenico Savio protettore della scuola Comissetti Ti guardiamo come esempio per lo studio e la preghiera. San Domenico Savio protettore della scuola Comissetti Ti guardiamo come esempio per aiutare i fratelli con amore. San Domenico Savio protettore della scuola Comissetti Ti scegliamo come compagno delle nostre giornate. Amen

Caro Gesù Caro Gesù fa che io cresca bello, bravo, buono, gentile generoso, coraggioso e forte.

Angelo mio Angelo divino che sei a me vicino guarda Tu il mio cammino lo sai che son piccino. Io tutti voglio amare Tu non farmi sbagliare indica la via perché io la segua. Così sia.

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La scolaresca della scuola primaria Comissetti di Pianezza 8


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Anno scolastico 2007/2008

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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE IV

CLASSE IV – Anno scolastico 2007/2008

Direttrice: Giuseppa Di Marca

Fallico Cristian Fenili Luca Fenoglietto Federica Fenoglietto Stefania Ferrieri Alessandro Fiore Maria Elena Gadrino Luca Gitto Silvia Migliorero Alessia Morra Beatrice Scutellà Marco Serafino Maria Letizia Spampinato Benedetta Valzolgher Matteo

Insegnanti: Claudia Curto Chiara Canalis Giulia Papais Francesca Sgroi Elena Dibisceglia Suor Mercy Allievi: Ala Claudio Bertolini Romina Di Mola Raffaele Donati Stefano 11


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LA GIOIA DI CONOSCERE SAN DOMENICO SAVIO

LA VITA DI SAN DOMENICO SAVIO

San Domenico nacque il 2 aprile 1842 a Riva di Chieri. Fu il secondo di dieci fratelli, il padre era un fabbro e la madre una sarta. All’età di due anni si trasferì a Murialdo, frazione di Castelnuovo d’Asti. Domenico era un bambino tranquillo e dedito alla preghiera. Nel 1848 iniziò le scuole e l’8 aprile del 1949 ricevette la comunione. Con la sua educazione maturò quattro buoni propositi che lo accompagnarono tutta la vita: – Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione ogni volta che il confessore me ne darà il permesso. – Voglio santificare i giorni di festa. – I miei amici saranno Gesù e Maria. – La morte, ma non i peccati. Nel febbraio del 1853 la sua famiglia si trasferì a Mondonio, una frazione di Castelnuovo. Il 12 ottobre del 1854 San Domenico incontrò don Bosco il quale lo portò a Torino all’oratorio Valdocco. L’8 dicembre 1854 recitò una preghiera particolare per Maria, due anni dopo fondò la “Compagnia dell’ Immacolata”, tutti gli iscritti si impegnavano a vivere una vita intensamente cristiana e ad aiutare i compagni a diventare migliori. Nell’estate del 1856 scoppiò il colera, don Bosco chiese ai suoi ragazzi di uscire per aiutare gli altri, Domenico si offrì senza neanche pensarci, purtroppo si ammalò e ritornò a Mondonio dalla sua famiglia dove il 9 marzo del 1857 morì fra le braccia dei genitori consolandoli. Il 5 marzo del 1950 fu beatificato da Pio XII che in seguito al riconoscimento di due miracoli avvenuti per la sua intercessione, lo canonizzò il 12 giugno 1954. San Domenico divenne il più giovane santo cattolico non martire. I suoi resti sono collocati in un nuovo reliquiario realizzato in occasione del 50° anniversario della canonizzazione nella Basilica torinese di Maria Ausiliatrice a Torino. (CLASSE IV)

http://www.santiebeati.it 12


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LA STORIA DEL PIEMONTE ALL’EPOCA DI SAN DOMENICO SAVIO

San Domenico nacque nel 1842 e morì nel 1857. In Italia in questo periodo si assiste al cammino verso l’Unità Nazionale. Nel 1848 Carlo Alberto re di Sardegna si mosse contro l’Austria nella prima guerra d’Indipendenza, ma fu sconfitto. Per riattivare l’economia, Cavour realizzò molte riforme e fece partecipare i suoi soldati alla guerra di Crimea; infine partecipò al Congresso di Parigi figurando tra le nazioni vincitrici. Il Piemonte si preparò a riprendere i combattimenti, mise le sue truppe sul Ticino aspettando l’attacco dell’Austria e facendo in modo che i francesi venissero in aiuto ai piemontesi. Scoppiò così la II Guerra d’Indipendenza, nella quale gli austriaci furono sconfitti rapidamente nella battaglia di Montebello ed a Magenta. Il 24 giugno furono ripetutamente sconfitti a Solferino e a San Martino, mentre Giuseppe Garibaldi, che marciava verso il Veneto, fu costretto a fermarsi per il rifiuto di Napoleone III di proseguire nel conflitto. In seguito alla pace, la Lombardia passò al Piemonte; rapidamente altre regioni dell’Italia Centrale vennero annesse, attraverso plebisciti, al nuovo Regno d’Italia. Ormai la nuova nazione comprendeva tutte le terre dal Piemonte alle Marche. La Savoia e Nizza, invece, erano state cedute, come da trattato, alla Francia, quale ricompensa per il suo intervento in guerra. Garibaldi, nel 1860 sbarcò a Marsala e conquistò la Sicilia, attraversando poi con le sue mille camicie rosse lo stretto di Messina e raggiungendo la Calabria. La debole resistenza borbonica venne presto fiaccata e molte città insorsero in favore dell’Eroe dei Due Mondi. A Torino, Vittorio Emanuele II decise di raggiungere Garibaldi verso sud, passando per le Marche. Il 7 Settembre Garibaldi entrò a Napoli. Poco dopo, Vittorio Emanuele incontrò il generale Nizzardo a Vairano Scalo prendendo così possesso dall’Italia meridionale. Gli anni che seguirono l’Unità d’Italia del 1861 furono momenti di incredibile sviluppo della società piemontese, così come per l’Italia intera. I bersaglieri sarebbero arrivati a Roma solo nel 1870 e per quasi cinque anni Torino rimase quindi capitale nel nuovo regno fino al 1865. (BEATRICE, ALESSIA, STEFANO, CLAUDIO, MARIA ELENA, LUCA G.) 13


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I LUOGHI DI SAN DOMENICO SAVIO

Le leggende di Murialdo Murialdo è un paesino, sull’origine del suo nome vengono raccontate due leggende. La prima leggenda racconta che il nome Murialdo deriverebbe da Murus Altus un’altura quasi a picco sulla Valle Nera. Un giorno sette spose stavano andando al Castello di Murialdo per celebrare le loro nozze, ma una frana le seppellì tutte. La seconda leggenda racconta che il castellano di Murialdo di nome Aldo era un uomo crudele e prepotente. Un brutto giorno Aldo il Castellano rapì una ragazza. Il suo fidanzato riuscì ad entrare nel castello e lottò con il castellano, infilzandolo gli gridò:”Muori Aldo!” e da questo grido prese nome il luogo. (MARIA LETIZIA, STEFANIA, BENEDETTA, FEDERICA, CRISTIAN, SILVIA, STELLA)

Mondonio San Domenico si trasferisce a Mondonio nel mese di febbraio nel 1853, qui incontra don Bosco. Mondonio è una frazione del comune di Calstelnuovo, è un borgo molto antico di impianto medioevale. Ha una superficie di quattro chilometri quadrati ed è alto 293 metri sul livello del mare. Il patrono del paese è San Giacomo il Maggiore che si festeggia il 25 luglio. Il primo sabato di maggio si celebra la festività di San Domenico Savio, morto proprio a Mondonio il 9 marzo 1857, si tiene una processione con fiaccole alle ore 21, dalla casetta del Santo al pilone votivo del medesimo. Tra i monumenti più importanti del Paese c’è anche la casetta di San Domenico Savio, dove morì. (ROMINA, RAFFAELE, LUCA F., MATTEO, ALESSANDRO, MARCO)

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LE MIE RIFLESSIONI E I MIEI PROPOSITI DOPO AVER CONOSCIUTO LA FIGURA DI SAN DOMENICO SAVIO

“Mi piacerebbe aiutare chi ha più bisogno e andare tutte le domeniche a Messa proprio come ha fatto Domenico Savio. Domenico mi ha commosso quando ha detto che preferiva morire piuttosto che peccare. Quando penso a lui mi viene subito in mente la mia bisnonna Letizia che è morta. Se ci fosse ancora mi piacerebbe diventare un suo amico.” (LUCA G.)

“Quando ho conosciuto per la prima volta la figura di San Domenico Savio ho pensato che è stata una persona molta positiva, lui ha fatto tante cose belle e ha aiutato tanta gente. Io vorrei diventare un bambino educato, gentile e buono con tutti e non essere maleducato.” (ALESSANDRO F.)

“Quando ho conosciuto la storia di San Domenico Savio mi sono stupito, e avrei voluto conoscerlo per diventare suo amico. Sicuramente sarebbe stato un amico simpatico, bravo e dolce. Quando ho scoperto che lui aveva delle regole da rispettare ho pensato che tutto il mondo dovrebbe prendere esempio da lui così, ci sarebbe un mondo senza guerra e con tanto amore. Insomma se tutti ascoltassimo le regole di San Domenico vivremmo in pace.” (STEFANO D.)

“Mi ha colpito molto la generosità di San Domenico, lui aiutava le persone, era buono, intelligente e forte. San Domenico pregava spesso la Madonna e Gesù, io vorrei essere brava come San Domenico” (SILVIA G.)

“Domenico Savio era molto gentile con tutti e se fosse ancora vivo potrebbe aiutare gli ammalati e coloro che muoiono di fame, mi sarebbe piaciuto molto incontrarlo, però purtroppo è morto, ma ci aiuta sempre dal cielo e non ci lascia mai, vorrei che lui giocasse con tutti i bambini.” (BENEDETTA S.) 15


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“Domenico Savio aiutava le persone povere e pregava per i morti. Quando andava in chiesa prendeva l’ostia e pregava per Gesù. Mi piacerebbe diventare come lui.” (CRISTIAN F.)

“Per me Domenico Savio non doveva morire così giovane perchè la sua vita era interessante e avrei voluto che fosse durata un po’ di più. I miei propositi sono cercare di essere più buona e aiutare gli altri. La sua vita è importante perchè è stato generoso con tutti. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo perchè sicuramente con lui ci sarebbe stato più amore.” (MARIA ELENA F.)

“A me Domenio Savio è sempre piaciuto perchè al suo maestro don Bosco chiedeva di diventare Santo. San Domenico Savio è nato nel 1857 però mi è dispiaciuto che sia morto molto giovane. I suoi migliori amici erano Maria e Gesù. A Domenico piaceva molto ricevere l’ostia. Per lui il Natale non era una festa per i regali, ma, era importante perchè Gesù era nato e la stessa cosa valeva anche per la Pasqua. Mi sarebbe piaciuto molto vederlo di persona però quando io sono nata lui era già morto. Sono stata molto felice quando la direttrice ha scelto San Domenico come protettore della nostra scuola.” (BEATRICE M.)

“Domenico Savio per me era un bambino bello, che voleva bene a tutti e andava sempre a scuola e a messa a confessarsi; lui aveva degli amici che erano: Gesù, Maria e Dio. Quando ho conosciuto la sua storia ho capito che lui era santo e se vorrò imitarlo dovrò ascoltare di più la mamma, mia sorella e mio papà.” (MARIA LETIZIA S.)

“Per Domenico Savio la festa di Natale era importante perchè è la nascita di Gesù. A me sarebbe piaciuto conoscerlo e fare amicizia con lui. Domenico chiese a don Bosco di diventare un Santo. A me è piaciuta la sua storia perchè ci ha fatto imparare tante cose.” (RAFFAELE D.M.)

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“Domenico Savio aiutava tante persone, mi sarebbe piaciuto incontrarlo, lui prendeva sempre l’ostia quando andava in chiesa. A scuola penso che prendesse voti belli. Mi piacerebbe diventare come lui.” (FEDERICA F.)

“Per me Domenico Savio era un bravo bambino, aveva promesso di andare sempre a messa, ogni domenica e di fare sempre la comunione. Domenico ha aiutato con amore i poveri e gli ammalati con ciò che aveva. Secondo me Domenico seguiva la strada giusta, lui si confessava spesso. Gli amici di Domenico erano specialmente Gesù, Maria e Dio. Dopo aver conosciuto San Domenico cercherò di diventare come lui.” (ALESSIA M.)

“Domenico Savio è stato un bambino buono. Io ho capito che con mia sorella e con i miei genitori mi comporto male e vorrei essere buona come Domenico Savio. Domenico non doveva morire giovane perchè la sua vita era bella e positiva, ricca di amore. Quando ho saputo che lui aveva delle regole, sono rimasta meravigliata. Penso che se tutto il mondo le seguisse non ci sarebbe più la guerra. (STEFANIA F.)

Domenico Savio era una brava persona, io vorrei essere come lui perché era generoso. Mi sarebbe piaciuto tanto conoscerlo. (LUCA F.)

Domenico Savio era tanto bravo. San Domenico Savio mi comunica di seguire i suoi insegnamenti e di voler bene a tutti. (MARCO S.)

Domenico Savio mi ha trasmesso il sentimento dell’amore perché aiutava la gente povera e le persone malate. Lui ha dedicato la sua vita alle persone che avevano più bisogno. Mi avrebbe fatto tanto piacere conoscerlo. Inizialmente mi ha stupito il fatto che i suoi amici fossero Maria, Gesù e Dio. (ROMINA B.) 17


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A me piace San Domenico Savio perché è stato un ragazzo buono e generoso, che ha aiutato le persone che avevano bisogno. (STELLA SHESTAKOVA)

Mi ha stupito il fatto che San Domenico Savio fosse buono e si comportasse sempre bene. Io sono tanto felice che sia il protettore della nostra scuola. Mi piacerebbe seguire il suo esempio ed essere come lui. (CLAUDIO A.)

San Domenico Savio è il protettore delle mamme ed aiuta tutti i bambini che sono in difficoltà. Anche da piccolo era una persona davvero santa. Ci sono molte chiese dedicate a San Domenico (MATTEO V.)

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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE V

CLASSE V – Anno scolastico 2007/2008

Direttrice: Giuseppa Di Marca

Candeloro Gennaro El Inabi Meryem Fiore Claudio Giorda Timothy Mascherpa Lara Musmeci Giovanni Carlo Olivero Daniela Pinna Simone Pugliese Giada Raggi Marta Scalia Rosario Schestakova Stella

Insegnanti: Simona Merlo Maria Carmela De Santis Giulia Papais Francesca Sgroi Elena Dibisceglia Allievi: Bertone Tiziana Blasi Caterina Bosco Monica Bruscolini Alessio Camilleri Migliore Daniele 19


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I LUOGHI DI SAN DOMENICO SAVIO

La vita e la storia di San Domenico Savio si svolgono tra la provincia di Asti e quella di Torino. Infatti il Santo nacque nel 1842 a Riva di Chieri e a parte un periodo trascorso all’oratorio di Valdocco di Torino, visse tra Murialdo e Mondonio di Castelnuovo D’Asti (attualmente Mondonio San Domenico Savio) dove morì. Il territorio allora come oggi è caratterizzato da ampie colline e profonde e suggestive vallate, la zona in cui è vissuto il Santo viene denominata Basso Monferrato, a memoria di quando rappresentava l’estrema zona del Marchesato del Monferrato. È situata nella parte nord-occidentale della provincia di Asti, al confine con la provincia di Torino. Territorio per lo più agricolo, sia nell’ottocento che attualmente, mantiene per lo più intatte le caratteristiche dell’epoca, infatti l’economia è basata sull’agricoltura e sull’allevamento, e ora, ovviamente, anche sul turismo. La coltivazione più importante è quella della vite, che dà origine a produzioni vinicole D.O.C., in particolar modo il Malvasia e il Freisa, vini tipici di questa zona. Proprio per questo motivo il Basso Monferrato e la zona intorno a Castelnuovo don Bosco viene da sempre chiamata “Terra di Santi e di vini”. Infatti il vitigno Malvasia, coltivato in questa zona, prende denominazione di Malvasia di Castelnuovo don Bosco e solo le zone limitrofe a questa cittadina sono idonee alla coltivazione di questi vigneti, i quali devono essere posti in terre calcaree. Secondo, solo in ordine di scrittura, è il Freisa coltivato in questa zona fin dal 1500. Il Freisa è un vitigno tipicamente monferrino. Nel 1800, quando Domenico Savio nacque, questa coltivazione si diffuse in tutto il territorio della collina torinese e del Basso Monferrato, in quanto le sue caratteristiche ben si adattavano e si adattano a questa zona del Piemonte. 20


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Sia il Freisa che il Malvasia sono rinomati ed utilizzati nella cucina piemontese. Il primo è ingrediente principale del “coniglio in tegame al Freisa” e tutti e due i vini ben conciliano con la pasticceria secca e con le crostate di frutta. Anche se non molto sviluppata, la zona del Basso Monferrato è rinomata per alcune fonti solforose, che si trovano proprio nella zona di provenienza di Domenico Savio, infatti in località Bardella, a 2 km dal paese si possono trovare le sorgenti fredde utilizzate per la cura dell’apparato digerente e della pelle.

Cartina dei luoghi di San Domenico Savio:

(ROSARIO)

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LA “RICETTA” DI DON BOSCO La classe quinta ha sviluppato in modo particolare le tre regole date da don Bosco a Domenico Savio. Dopo aver letto e commentato in classe la “ricetta” i ragazzi si sono cimentati nell’ ideazione e nella scrittura di poesie.

L’allegria

Poesia dell’allegria

La maestra ci ha dettato un racconto da noi apprezzato. Io di notte ci ho pensato ed infine ho elaborato. Se vuoi vivere in allegria fai un sorriso ovunque tu sia e le smorfiacce lasciale stare quelle sono da dimenticare. Quando incontri un caro amico fagli segno con il dito e regalagli un sorriso che sarà da lui gradito. Ed infine tu ricorda che per vivere in allegria il diavolo devi cacciar via.

Avere l’allegria è come fare ogni giorno una poesia, senza allegria non c’è fantasia; far del bene, ti fa bene, aiutare gli altri non è fatica anzi trovi una persona amica. (MARTA)

(TIZIANA)

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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE V

Allegria

Le tre regole

Allegria. È stare in compagnia allegria, donare un sorriso al tuo triste viso. Allegria, è donare un fiore che ci riempia di amore che ci svuoti dal dolore che c’è dentro al nostro cuore.

L’allegria è la cosa più bella che ci sia. Il dovere di studio e di preghiera ci tocca di giorno e di sera. Se si aiutasse chi è in difficoltà si vivrebbe in un mondo pieno di onestà. (MONICA)

(GIOVANNI CARLO)

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Il santo Domenico Savio santo volle diventare, don Bosco lo aiutò e santo diventò, e nelle braccia di Dio si trovò. Un mondo migliore (CLAUDIO)

Niente più tristezza nel mondo… Solo allegria. Niente più egoismo nel mondo… Solo altruismo. Niente più male nel mondo… Solo del bene. Tutto questo basterebbe per un mondo migliore!

Allegria nel mondo! Si! L’allegria è una cosa che viene e vola via, Ti porta felicità e bontà: ti porta sentimento e voli via con il vento. Ti porta, gioia, amore, cuore, sole, solo, queste sono le parole. Non essere giù di morale, prendi il pallone e vai a giocare. Prendi la bici e conosci tanti amici. Devi essere contento che tu voli nel vento. Sto contento a casa mia, viva l’allegria!

(TIMOTHY)

Poesia su San Domenico Savio Domenico Savio voleva diventare santo anche se gli costava tanto. Don Bosco lesse la lettera e gli diede un patrimonio, Domenico Savio ringraziò e poi se ne andò. Don Bosco gli disse che la strada della santità costa un po’ di difficoltà e si deve coltivare la spiritualità.

(SIMONE)

L’allegria tornerà Essere allegri costa certo un po’ di fatica,

(DANIELE) 24


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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE V

non sempre si riescono a digerire i tanti dispiaceri della vita, ma la fede in Dio dà la forza per superare ogni difficoltà, certo che l’allegria prima o poi tornerà.

Come un santo Tre regole devi imparare se santo vuoi diventare. Domenico quando era bambino faceva le cose per benino. Aveva un grande maestro, don Bosco gli disse questo: allegria devi avere per servire il Signore tanto devi studiare se un buon cristiano vuoi diventare. Infine se gli altri aiuterai il tuo desiderio esaudirai e San Domenico diventerai.

(GIADA)

Importante è l’allegria L’allegria è importante, senza di lei ogni cosa è rattristante. L’allegria è poesia, e con lei ogni giorno vola via. E come disse Domenico Savio, senza allegria triste è la via!

(ALESSIO)

Poesia “Le tre regole di don Bosco” Se usiamo tutti un po’ più di allegria i nostri sorrisi saranno raggi d’amore. Se della preghiera seguiremo la via i nostri cuori non sentiranno più dolore. Impegniamoci nello studio Per raggiungere giusti obiettivi non pensiamo sempre al nostro io ma creiamo continuamente sentimenti di bontà da mantenere sempre vivi.

(DANIELA)

Allegria e compagnia L’allegria non è cosa da gettare via. L’allegria serve per stare bene in compagnia. Ricorda che quando si sta insieme è importante l’allegria.

(LARA) (CATERINA)

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(GENNARO C. E MERYEM E. I.) 26


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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE III

CLASSE III – Anno scolastico 2007/2008

Direttrice: Giuseppa Di Marca

Cimino Alessandro Di Donato Elena Ficili Giorgia Gemelli Roberta Gomez Kevin Ispas Denis Liotta Sara Lorusso Eva Lorusso Marco Antonio Manaila Roxana Mascherpa Carlo Palma Lorenzo Papazzo Sara Puliga Riccardo Raina Federico Romeo Diego Sgarbossa Anastasia Topino Stefania

Insegnanti: Daniela Boetti Adriana Campassi Giulia Papais Francesca Sgroi Elena Dibisceglia Daniela Duranda Allievi: Barbaro Jacopo Bellatorre Sara Bertolini Gianluca Bianco Kenneth Caputo Andrea Caputo Antonio 27


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LA GIOIA DI CONOSCERE SAN DOMENICO SAVIO

LETTERA A SAN DOMENICO SAVIO

Caro San Domenico Savio, l’anno scorso la nostra scuola è stata messa sotto la tua protezione, ragazzo morto a soli 15 anni eppure proclamato santo. Ascoltando il racconto della tua vita sono state molte le impressioni che abbiamo avuto: la tua grande fede, il tuo desiderio di aiutare gli altri, la tua umiltà. Ci sono rimasti nel cuore gli ingredienti per la “Santità”: vivere in allegria, impegnarsi nello studio e nella preghiera, aiutare gli altri anche se costa fatica. Noi ci stiamo impegnando per vivere come te, ma com’è difficile! Non sempre riusciamo a sorridere tra di noi, a volte ci prendiamo in giro, litighiamo e facciamo gli offesi! Troppo spesso pensiamo solo a noi stessi e non aiutiamo magari la mamma o il papà quando ce lo chiedono. Lo studio poi! Essere attenti sempre, impegnarsi, leggere, scrivere è proprio faticoso… spesso diciamo alle insegnanti “fortunati i bambini primitivi che non andavano a scuola!” Forse tu però ci puoi aiutare ! Abbiamo anche capito che tu nella tua breve vita hai avuto dei grandi amici: don Bosco, Michele Rua e Giovanni Cagliero con cui hai condiviso bellissimi momenti nell’oratorio. Inoltre sei “il santo delle mamme e delle culle” perché hai aiutato la tua mamma in un difficile parto e proteggi le mamme e i bambini ancora oggi! Cosa ti possiamo ancora dire ? Sei davvero un “grande”.

Ciao dai bambini della 3 classe primaria

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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE III

GIOVANNI CAGLIERO

Compaesano di don Bosco nacque l’11 gennaio del 1838 a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo don Bosco. I suoi genitori erano contadini. A 13 anni conobbe don Bosco e gli chiese di portarlo a Torino per studiare per diventare prete. Si distinse per l’impegno nello studio, nell’amore per la musica e per l’aiuto dato a mamma Margherita, madre di don Bosco. Ancora giovane entrò nella famiglia salesiana, nel 1862 fu nominato sacerdote. Egli divenne missionario salesiano in Patagonia (Argentina). Nel 1884 fu nominato vescovo e sua mamma Teresa ebbe la gioia di vederlo con le sue insegne episcopali prima di morire. Per evangelizzare gli Indios della Patagonia andava a cavallo, scalava montagne, raggiungeva sperdute tribù, conduceva davvero una vita stancante, ma fu da essi tanto amato e stimato. Nel 1915 Benedetto XV lo fece cardinale a 77 anni riconoscendogli il merito di aver speso una vita a favore degli altri. Vecchio e stanco, rientrò in Italia e morì all’età di 88 anni.

(ELENA, MARCO ANTONIO, KENNETH, SARA P.)

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DON GIOVANNI BOSCO

Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 ai Becchi di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo don Bosco). La sua era una famiglia di poveri contadini. Rimase orfano del papà, Francesco, a soli 2 anni. Sua madre, Margherita, lo fece crescere con tenerezza ed energia. Gli insegnò a lavorare la terra e a vedere Dio dentro la bellezza del cielo, l’abbondanza del raccolto. Da sua madre Giovanni imparò a vedere Dio anche nella faccia degli altri, dei più poveri. A 9 anni, Giovanni ha il primo, grande sogno che cambierà tutta la sua vita. Vede molti ragazzi poverissimi che giocano e bestemmiano. Un Uomo maestoso gli dice: “Con la mansuetudine e la carità dovrai conquistare questi tuoi amici”, e una Donna altrettanto maestosa aggiunse: “Renditi umile, forte e robusto. A suo tempo tutto comprenderai”. Gli anni successivi furono orientati da quel sogno. Giovanni è sicuro che, per far del bene a tanti ragazzi, deve studiare e diventare prete. Ma il fratello Antonio, che ha già 18 anni ed è un contadino rozzo, non ne vuole sapere. Gli getta via i libri, lo picchia. Per mantenersi impara a fare il sarto, il fabbro, il barista, dà ripetizioni. Nel 1830 ricomincia a studiare e a 20 anni, nel 1835, Giovanni Bosco prende la decisione più importante della sua vita: entra in seminario. Il 5 giugno del 1841 l’arcivescovo di Torino consacra prete Giovanni Bosco. Ora don Bosco potrà finalmente dedicarsi ai ragazzi disperati che ha visto in sogno, va a cercarli per le strade di Torino. L’impressione più sconvolgente, don Bosco la provò entrando nelle prigioni. Don Bosco avvicinò il primo ragazzo immigrato l’8 dicembre 1841. Tre giorni dopo attorno a lui erano in nove, tre mesi dopo 25, nell’estate 80. 30


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Nasce il suo oratorio. Cercare un lavoro per chi non ne ha, ottenere condizioni migliori per chi è già occupato, fare scuola dopo il lavoro ai più volenterosi diventa l’occupazione fissa di don Bosco. Alcuni dei suoi ragazzi, però, alla sera non sanno dove andare a dormire: così incomincia a dare loro ospitalità. In quel 1847, i soldi cominciarono a diventare un grande problema per don Bosco. Lo saranno per tutta la sua vita. La sua prima benefattrice è sua madre, Margherita. I ragazzi ospitati da don Bosco erano 36 nel 1854, ma… nel 1861 erano già 600! E tra quei ragazzi, qualcuno chiede di “diventare come lui”, di spendere la vita per altri ragazzi in difficoltà. Nascerà così la Congregazione salesiana: primi a farne parte sono Michelino Rua, Giovanni Cagliero. Nell’autunno del 1853 don Bosco inizia nell’Oratorio di Valdocco i laboratori dei calzolai e dei sarti, accanto al campanile della chiesa che ha appena costruito. Dopo i calzolai e i sarti, vennero i legatori, i falegnami, i tipografi, i meccanici. Sei laboratori in cui i posti privilegiati sono per “gli orfani, i ragazzi totalmente poveri e abbandonati”. Sono le necessità urgenti dei giovani che dettano i programmi di azioni dei salesiani. I ragazzi hanno bisogno di una scuola e di un lavoro che aprano loro un avvenire più sicuro; hanno bisogno di poter essere ragazzi, cioè di scatenare la loro voglia di correre e saltare in spazi verdi, hanno bisogno di incontrarsi con Dio. Pane, catechismo, istruzione professionale, diventano quindi le “cose” che don Bosco e i Salesiani danno con urgenza ai giovani. Tra i tanti ragazzi dell’oratorio, vi è Domenico Savio a cui don Bosco nel 1855 rivela la ricetta della “Santità”. Negli anni che seguono, con un lavoro a volte estenuante, don Bosco realizza opere imponenti. Costruisce il santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco e fonda 59 case di Salesiani in sei nazioni. Inizia le “Missioni salesiane” inviando preti, coadiutori e suore nell’America Latina. 31


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Inventa un “sistema di educazione” familiare, fondato su tre valori: ragione, religione, amorevolezza, che presto tutti riconoscono come “il sistema ideale” per educare i giovani. Morì all’alba del 31 gennaio del 1888. A distanza di cento anni, don Bosco ha un messaggio da rivolgere ad ogni giovane: “…ti ricordo una verità importantissima: la vita, questo grande dono che Dio ci ha dato, bisogna spenderla, e spenderla bene. La spenderai bene non chiudendoti nell’egoismo, ma aprendoti all’amore, all’impegno per chi è più povero di te”. (GIANLUCA, SARA B., KEVIN, STEFANIA, ROBERTA, ALESSANDRO, ANDREA, FEDERICO)

DON MICHELE RUA

Ultimo di nove figli, Michele Rua, nasce il 9 giugno del 1837 e rimane orfano di padre in giovane età. Vive con la madre che ha un alloggio nella azienda dove lavora. Nell’autunno dello stesso anno incontra don Giovanni Bosco. Partecipa fin da subito all’oratorio ed è un entusiasta amico del futuro santo. Spinto sempre da don Bosco decide di diventare sacerdote e il 3 ottobre 1853 riceve da don Bosco stesso l’abito clericale. Nel 1859 Pio IX ufficializza la congregazione salesiana: don Bosco è Superiore Generale, Rua è direttore spirituale e diventa così il “braccio destro” del santo che già da anni serviva nell’ombra. Il 28 luglio 1860 viene ordinato sacerdote. 32


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Nel 1865 torna nell’oratorio di Valdocco a Torino: lì ci sono 700 ragazzi e le vocazioni sono molteplici, ma il lavoro di Rua è molto pesante e nel luglio 1868 sfiora la morte, i medici gli danno poche ore di vita, ma invece guarisce, pare per miracolo compiuto per intercessione di don Bosco. Il peso della congregazione è per metà sulle sue spalle, ma la salute di don Bosco peggiora e nel 1884 si pensa al successore: non ci sono esitazioni, deve essere Michele Rua. Il 31 giugno 1888 muore don Bosco e Rua diventa il superiore generale dei Salesiani. Nel 1889 riprende l’espansione della congregazione in tutti i continenti. Michele è un missionario instancabile, fedele interprete del sistema educativo preventivo istituito da don Bosco. Percorrendo centinaia di chilometri visita le case della congregazione sparse nel mondo, coordinandole come una sola grande famiglia. In tali case erano accolti bambini tolti dalla strada a cui veniva data accoglienza e istruzione. Dopo aver avuto la gioia di vedere don Bosco dichiarato “venerabile” (1907), nel 1908 si ammala ed è costretto a letto: spirerà due anni più tardi. Viene proclamato beato nel 1972 da Paolo VI. (JACOPO, ROXANA, DENIS, ANASTASIA, LORENZO, DIEGO)

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L’ABITINO DI SAN DOMENICO SAVIO

Ecco la storia dell’ABITINO DI SAN DOMENICO SAVIO. Si racconta che il 12 Settembre del 1856 Domenico andò da don Bosco e gli chiese il permesso di andare a trovare sua madre in grave travaglio. Don Bosco gli diede i soldi per il viaggio. Arrivato salì in camera della mamma che però, avendo dolori molto forti, voleva che lui andasse via. Ma Domenico le disse: “Vado via subito, ma prima voglio abbracciarvi”. Abbracciò forte la madre ed uscì. Appena uscito, i dolori della mamma cessarono e nacque una bella bambina: Caterina. Le vicine, che giunsero poco dopo, le trovarono al collo un nastro cui era attaccato un pezzo di seta piegato, con il volto di Maria, cucito come un abitino. Allora alla esclamò: “Comprendo perché mio figlio Domenico mi volle abbracciare e comprendo perché, appena egli mi ha lasciato, io fui felicemente libera e guarita.” Domenico, tornato a Torino disse a don Bosco: “Mia madre è guarita; l’ha fatta guarire la Madonna che le ho messo al collo.” Prima di morire, Domenico raccomandò a sua madre di conservare l’abitino con cura e di prestarlo a coloro che versavano in condizioni pericolose. Purtroppo il primo prezioso abitino del Santo è andato perduto, ma dal 1956 la direzione Generale delle Opere Salesiane ha messo a disposizione delle mamme un artistico “abitino” di seta impreziosito dall’immagine del Santo e munito di nastro di seta. Esso è richiesto dalle mamme di tutto il mondo che l’indossano con fede. Domenico, il “Santo delle mamma e delle culle” continuerà a proteggere i fanciulli dallo sbocciare della vita e a benedire le mamme del mondo nella loro difficile, ma splendida e sacra missione! (RICCARDO, GIORGIA, SARA L., CARLO, EVA, ANTONIO)

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PREGHIERE A SAN DOMENICO SAVIO

Caro San Domenico Savio, ci piacerebbe che tu ci aiutassi a diventare buono com’eri tu! (GIANLUCA, ANASTASIA, DENIS)

San Domenico, aiutaci ad essere più buoni nei confronti degli altri, ad essere più ubbidiente e a perdonare invece che vendicarci! (DIEGO, MARCO ANTONIO, KEVIN)

San Domenico, vorremmo che tu ci aiutassi ad essere meno chiacchieroni e ad essere amici con tutte le persone, anche quelle che ci sono antipatiche. (SARA L., JACOPO, FEDERICO)

Caro San Domenico Savio, aiutaci a trovare la concentrazione, aiutaci a fare i compiti più in fretta e a stare meglio con i compagni! (SARA B., ANTONIO, LORENZO)

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Caro san Domenico Savio, tu sei il Santo della nostra scuola, quindi proteggi sempre noi bambini che qui trascorriamo molte ore ed i nostri genitori. ( ROBERTA, ELENA, KENNETH)

Grazie San Domenico Savio, per avere familiari che ci vogliono bene e che provvedono a tutte le nostre necessità! (ANDREA, SARA P., EVA)

San Domenico Savio, porta la pace in tutto il mondo e aiuta le persone povere, soprattutto i bambini, che spesso non hanno una casa. (CARLO, RICCARDO, GIORGIA)

Grazie San Domenico perché abbiamo dei compagni con i quali giocare e delle maestre che ci insegnano e che con noi hanno molta pazienza. (STEFANIA, ALESSANDRO, ROXANA)

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CLASSE I – Anno scolastico 2007/2008

Direttrice: Giuseppa Di Marca

Conti Jacopo Diaz Morgan Evangelisti Chiara Limido Chiara Masiani Samuele Risso Dario Sara Diletta Vaccarino Alessandro

Insegnanti: Daniela Duranda Roberta Badellino Giulia Papais Francesca Sgroi Elena Dibisceglia Allievi: Almondo Erica Bollati Andrea Calcante Luca Castello Salvatore Colucci Jacopo 37


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I BAMBINI DELLA CLASSE PRIMA, DOPO AVER ASCOLTATO LA STORIA DI SAN DOMENICO SAVIO, RACCONTANO CIÒ CHE LI HA COLPITI MAGGIORMENTE RISPONDENDO ALLA DOMANDA: “COSA MI È PIACIUTO DI PIÙ?”

Mi è piaciuto:

Quando Domenico si è inginocchiato per pregare al passaggio dell’ostia consacrata. (ALESSANDRO V.)

Sapere che Domenico Savio è andato all’oratorio con don Bosco. (ANDREA B.)

Quando si è inginocchiato nel fango per pregare. (CHIARA E.)

Sapere che Domenico voleva assomigliare a Gesù. (JACOPO COL.)

Sapere che Domenico ha buttato il giornalino di un compagno perché molto brutto. (JACOPO CON.)

Sapere che Domenico Savio parlava con i suoi amici di Dio. (DILETTA S.)

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Sapere che ha fatto fare la pace a dei compagni che litigavano. (ERICA A.)

Sapere che Domenico dona tutto il suo amore a Gesù. (LUCA C.)

Il coraggio di Domenico Savio. (MORGAN D.)

Quando Domenico ha strappato i giornali brutti di un compagno. (SALVATORE C.)

Quando Domenico saluta il papà di ritorno da lavorare. (SAMUELE M.)

Il momento in cui Domenico Savio ha pensato ai quattro propositi che usò per tutta la vita. (DARIO R.)

Sapere che Domenico era un bambino buono che pregava tanto. (CHIARA L.)

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SCUOLA PRIMARIA COMISSETTI DI PIANEZZA – CLASSE II

CLASSE II – Anno scolastico 2007/2008

Direttrice: Giuseppa Di Marca

Camilleri Migliore Lorenzo Colombo Gabriele Colosimo Alice Dache Andreea Dall'Angelo Elia Druetti Andrea El-Hamdoni Shadè Evangelisti Mattia Marando Sharon Morra Edoardo Raina Alberto Skjetnemark Liv Solimando Giuseppe Vinassa Valeria Zollet Carlotta

Insegnanti: Elisa Strappazzon Sara Acanfora Giulia Papais Francesca Sgroi Elena Dibisceglia Daniela Duranda Suor Mercy Allievi: Aluffi Alberto Borello Ginevra Cabodi Alessandro 41


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N

oi scolari della classe seconda, quando abbiamo saputo che insieme ai bambini delle altre classi della scuola avremmo scritto un libro su San Domenico Savio, siamo stati molto contenti. L’allegria ci ha portati ad avere curiosità per i giochi e per i cibi di quel periodo e la maestra ha soddisfatto la nostra curiosità facendoci fare una ricerca. Abbiamo capito che in quell’epoca si mangiava in modo diverso e soprattutto che i bambini non facevano capricci a tavola. Ci è piaciuto scoprire i giochi che si praticavano e capire che ci si può divertire anche senza giocattoli costosi.

COME SI GIOCAVA UNA VOLTA AL TEMPO DI SAN DOMENICO SAVIO

Una volta la vita in campagna e quella in città erano differenti, pertanto anche i giochi erano diversi. I bambini che abitavano in campagna, come San Domenico Savio, avevano giocattoli quasi sempre fatti in casa, invece quelli che abitavano in città avevano giocattoli un po’ più elaborati, come pattini e veri pentolini che si compravano. Inoltre questi bambini erano un po’ meno liberi, passavano più tempo in ambienti chiusi e quindi anche i loro giochi erano “sedentari”, tipo il gioco dell’oca o la tombola. I bambini delle campagne passavano molto tempo a fare giochi tradizionali all’aperto, come nascondino, il pampano, i quattro cantoni. Dopo esserci documentati sull’argomento siamo riusciti a scrivere due elenchi: uno dei giochi ed uno dei giocattoli che si usavano un tempo. 42


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I GIOCATTOLI erano molti: -

le biglie di vetro le trottole la corda da saltare i pentolini il carretto l’altalena le biciclette i tricicli

I GIOCHI praticati tutti insieme erano: -

pampano nascondino lippa moscacieca gioco del fazzoletto cavallina girotondo corsa con i sacchi palla dorata.

Si giocava anche agli indiani e cow-boy, al gioco dell’oca, che se non lo si possedeva si poteva disegnare col gesso sulla strada, al gioco dell’anello, alle signore, al “giro d’Italia” fatto con le biglie. Ci si divertiva molto a fare gli scherzi, ad esempio si prendeva un portafoglio vuoto, ci si attaccava un filo e poi lo si metteva in mezzo alla strada e quando le persone si fermavano per raccoglierlo si tirava il filo tra le risate di tutti. 43


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Non bisogna dimenticare che spesso diventava occasione di gioco anche del materiale recuperato, come: - i piatti rotti usati come pentolini - i fiori per fare le coroncine, - le foglie - rami e paglia utilizzati per costruire pupazzi - pezzi di legno. Ci è stato detto che alcuni di questi giochi oggi non “vivono” più, o per lo meno non si conoscono più molto bene e noi ci giochiamo molto raramente, come ad esempio giocare a far correre un cerchio di legno dandogli la direzione con un bastone. Al contrario i bambini di oggi giocano con il computer o con la play station e passano molto meno tempo all’aria aperta. Quando si usciva con gli amici, ci si recava nelle piazzette, nei giardini o nei prati, nei cortili e nelle aie, molto spesso in mezzo alla strada, a volte nelle baracche e nelle cascine, vicino ai ruderi o in mezzo al fieno, vicino ai fiumi, dove la maggior parte dei bambini imparava a nuotare. Talvolta, e soprattutto i bambini di città, giocavano sui pianerottoli, nelle stanze vuote, nelle cantine, ai giardini pubblici e nei giardini delle scuole. Trascorrevano in questi luoghi tutto il pomeriggio, finché i loro genitori non li chiamavano per cenare. Durante il periodo estivo uscivano anche la sera dopo cena; i più grandi, però, aiutavano anche i loro genitori nel lavoro. Di solito maschi e femmine giocavano insieme; giocando, la maggior parte delle volte, stavano insieme bambini di età diverse, l’importante era divertirsi, e rarissime volte si dividevano a seconda delle età, soprattutto quando i gruppi erano molto numerosi.

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GLOSSARIO

Bambole. Le più semplici erano di pezza, imbottite di stracci, cotone o addirittura foglie secche; le più elaborate erano costruite con celluloide o porcellana, vestite di pizzi e merletti. Pampano o campana. Gioco che consisteva nel disegnare a terra dei quadrati numerati, nei quali i bambini dovevano saltare a turno. Quattro cantoni. Si giocava in una piazzetta: per ogni angolo c’era un bambino che, al via, doveva cambiare angolo, mentre quello al centro cercava di catturarlo. Trottola. Molto conosciuta con il nome di zarzua, era in legno: attorno ad essa si attorcigliava un filo per lanciarla e farla girare. Carretto. Consisteva in tavole di legno collegate a ruote non molto grandi, per sfrecciare giù dalle discese. Lippa. Si usavano due bastoni: uno con le estremità a cono lo si metteva a terra, con l’altro ci si batteva sopra per farlo saltare e, quando era in aria, lo si colpiva per farlo andare più lontano possibile. Moscacieca. Un bambino veniva bendato e doveva cercare di prendere gli altri bambini e riconoscerli al tatto. Giro d’Italia. Si faceva un percorso con il gesso, si prendevano le grette (tappi di metallo) o le biglie e si faceva a gara a chi completava per primo il tracciato.

Ricerca effettuata su testi e siti dai bambini della classe seconda primaria 45


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IL GIOCO DEL FAZZOLETTO COME SI GIOCA Giocatori: 11 o più di 11 Il campo di gioco deve essere grande circa come un campo da tennis diviso a metà da una linea. Con una conta decidete chi deve fare il “porta bandiera”. Formate poi due squadre (ognuna composta di almeno 5 giocatori). Il “porta bandiera” si mette a una estremità della linea al centro del campo di gioco. Le squadre, invece, in fila l’una di fronte all'altra, distanti ognuna circa 15 passi dalla linea al centro del campo (vedi disegno). Ogni giocatore ha un numero, che cambia a seconda della posizione che occupa nella fila. Ad esempio: i primi della fila delle due squadre sono i numeri 1, i secondi sono i numeri 2, e così via. Il “porta bandiera” tiene la bandiera (un fazzoletto bello grande) con il braccio teso e chiama un numero a caso: “Due”. Allora i numeri 2 delle due squadre devono scattare in avanti, raggiungere la bandiera senza superare la linea che divide il campo (altrimenti sono eliminati) cercare di prendere la bandiera prima dell’avversario e tornare di corsa al proprio posto senza mai farsi toccare dall’avversario durante l’inseguimento. Assegna un punto alla propria squadra chi riesce a conquistare la bandiera tornando al proprio posto senza farsi prendere. Se il giocatore è invece raggiunto prima di mettersi in salvo, il punto è assegnato all’altra squadra. A questo punto i giocatori riprendono il loro posto nelle rispettive file e il “porta bandiera” chiama un’altra coppia. Vince la squadra che raggiunge per prima almeno 15 punti. 46


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I QUATTRO CANTONI COME SI GIOCA Giocatori: 5 giocatori Si gioca all'aperto, oppure in palestra. Il campo di gioco deve essere grande almeno come una stanza e di forma su per giù quadrata. I 4 angoli del quadrato devono essere visibili e segnalati, ad esempio con un barattolo, oppure con un segno per terra fatto con il gesso. Con una conta, si sorteggia chi sta “sotto”, in mezzo al quadrato, mentre gli altri 4 giocatori si mettono ai 4 angoli (vedi disegno). Al “Via!” i giocatori agli angoli del quadrato devono scambiarsi di posto molto velocemente. Il giocatore al centro del quadrato deve invece conquistare uno degli angoli rimasti momentaneamente vuoti. Chi perde il posto o, nel caso di chi sta in mezzo non riesce a conquistarlo, deve stare sotto.

Rielaborazione a cura della classe seconda primaria 47


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COSA SI MANGIAVA AL TEMPO DI SAN DOMENICO SAVIO

Ricette povere delle campagne piemontesi ANTIPASTI E SALSE - UOVA RIPIENE ALLE ACCIUGHE Fate cuocere delle uova, quando saranno sode pelatele, tagliatele in due e posate i bianchi su di un piatto da portata. Mischiate i rossi d’uovo con delle acciughe (una per ogni rosso) e metteteli in un padella con un pezzo di burro e girate in modo che il composto sia ben amalgamato. Riempite i bianchi dell’uovo con questa salsa e servite caldo. - UOVA RIPIENE AL PREZZEMOLO Si preparano esattamente come le uova all’acciuga, ma si usa il prezzemolo al posto dell’acciuga. - BAGNETTO VERDE Ingredienti: - 1 filetto di acciuga dissalata - 1 panino (mollica) - 1 spicchio di aglio - 1 manciata di prezzemolo - olio di oliva (quanto basta) - 1 cucchiaio di aceto - 1 pugno di capperi - sale e pepe È una salsa indicata per uova sode o in camicia e per bolliti di carni. Tritare finemente l’aglio con l’acciuga, i capperi ed il prezzemolo. Unirvi la mollica di pane inzuppata nell’aceto e strizzata. Versare un po’ d’olio, aggiungere sale e pepe, mescolare ed amalgamare il tutto. 48


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- ACCIUGHE AL VERDE Ingredienti: 6 persone 200 g. di filetti di acciughe all’olio d’oliva, un ciuffo grosso di prezzemolo fresco, 4 spicchi d’aglio. 1/4 di peperone giallo, 1/4 di peperone rosso, un cucchiaino di aceto di vino rosso naturale, olio extravergine d’oliva quanto basta, sale e pepe quanto basta. Preparazione: Tritare finemente le foglie di prezzemolo, l’aglio e i quarti di peperone. Ottenuto un composto omogeneo, versare nella scodella e amalgamare con l’olio extravergine d’oliva in modo da ottenere una salsa non troppo densa, ma consistente. Aggiungere poi un cucchiaino di aceto di vino rosso e regolare di sale e pepe a piacere. - CARNE CRUDA ALLA PIEMONTESE Ingredienti: dosi per 4 persone 350 gr. di coscia di manzo magrissima, 80 gr. di tartufo bianco, succo di un limone, uno spicchio d’aglio, 4 cucchiai d’olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b. Preparazione: Tritate la carne più volte sino a farla diventare finissima, poi conditela con aglio tritato finemente, sale, pepe, olio extravergine d’oliva e succo di limone. Amalgamate per bene e disponetela su un piatto da portata. Cospargete di scaglie di tartufo bianco e portate in tavola. - FRITTATA ALLE ERBETTE Pulite e tritate delle erbette, prezzemolo, cipolline, sale e pepe, aggiungete le uova, mescolate bene e friggete. (GIUSEPPE S., LIV S., SHADÈ E., ANDREA D.)

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PRIMI PIATTI - AGNOLOTTI (tipico piatto dei giorni di festa ricetta del 1800) Tritate degli avanzi di buona carne (arrosto, lesso, volatili) con della verdura, mettetela in un piatto con del formaggio, un po’ di mollica di pane bagnata nel latte cotta un momento perchè resti spessa, aggiungete un po’ di prezzemolo fritto nel burro, sale, pepe, spezie e delle uova intere mescolate bene affinché si formi una pasta. Fate una pasta con mezzo chilo di farina bianca, 30 grammi di burro, 1 uovo, salate e aggiungete un po’ di acqua, quanto basta per ottenere una pasta molle e cedevole al tatto. Spolverizzate il tavolo con della farina e spianate la pasta formando un foglio molto sottile; tagliatelo in due parti e spennellateli con l’uovo sbattuto. Fate con il ripieno tanti mucchietti grossi come una nocciola ugualmente distanti ed in linea retta sopra una parte del foglio; con l’altro copriteli, premete con le dita intorno al ripieno e tagliateli quadrati. Buttateli in acqua bollente salata e fateli cuocere adagio perchè restino interi. Cotti teneri sgocciolateli bene, metteteli in un tegame di terra con burro, formaggio e spezie. Serviteli con un po’ di sugo o con un po’ di burro fritto di color biondo spolverizzandoli con formaggio grattugiato. - MINESTRA DI FAGIOLI VERDI ALLA PIEMONTESE Ingredienti: 500 g fagiolini verdi, 100 g lardo, 3 spicchi aglio, salvia e lauro, 2 litri di brodo Togliete le punte alle due estremità a mezzo kg di fagiolini verdi, larghi e teneri, rompeteli a pezzetti e gettateli in due litri di brodo bollente (o acqua salata), fate bollire, aggiungete alcune foglie di salvia, una foglia di alloro ed il trito fatto con il lardo e l’aglio. Servite la minestra con dei crostini di pane, se preferite, potete aggiungere riso o pasta alla minestra.

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- TAJARIN Ingredienti: per 6 persone 500 g di farina, 2 uova intere e 4 tuorli, 200 g di fegatini di pollo freschi, 1 cucchiaino di olio e un pizzico di sale, trito di una cipollina e poco rosmarino, 2 cucchiai di olio, 90 g di burro e un poco di brodo, 500 g di polpa di pomodoro tritata 100 g di Grana Padano grattugiato, sale e pepe quanto basta. Preparazione: Lavorate l’impasto come d’abitudine. Bagnate in acqua tiepida un panno ben pulito, strizzatelo bene, avvolgete l’impasto e fatelo riposare per circa due ore. Rimpastate e stendetelo a sfoglie col matterello sul tavolo leggermente infarinato; fate riposare le sfoglie per una decina di minuti, spolverizzatele con un poco di farina, avvolgetele su se stesse e traetene dei taglierini di circa 3 mm. di spessore; metteteli ben aperti sopra un vassoio ricoperto da una salvietta leggermente infarinata e fateli asciugare un poco. Ponete in un tegame il burro e l’olio e fate imbiondire leggermente il trito di cipolla e rosmarino; unite i fegatini di pollo tagliati a fettine finissime e mescolate; aggiungete, appena prendono un colore biondo, qualche cucchiaio di brodo e fatelo completamente ridurre; unite la polpa di pomodoro tritata molto fine, condite con sale e pepe e continuate la cottura sino ad avere una salsa non troppo spessa. Fate cuocere i tajarin in abbondante acqua, leggermente salata, scolateli e versateli in un piatto di servizio caldo, ricopriteli di salsa e ponete a tavola. Mescolate, fate le porzioni e passate a parte il grana Padano grattugiato a piacere. - LA PUCCIA Piatto povero per eccellenza, pietanza unica con cui si sono sfamate generazioni di contadini. Più ricca della semplice polenta, meno elaborata del classico minestrone, adatta ad essere consumata calda o fredda, rappresa e poi fritta nell’olio, meglio ancora abbrustolita sulla stufa, la puccia è stata dimenticata per anni, vittima incolpevole di un effimero benessere che l’ha relegata tra i “piatti della vergogna”. Ingredienti: per 10 persone: - 3 etti di farina di mais - 20 gr. di farina di frumento - 3 etti di fagioli borlotti - mezzo cavolo verza 51


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- una cipolla - un gambo di sedano - un pezzettino di lardo - salvia, rosmarino, prezzemolo - olio d’oliva, sale Tagliuzzate il cavolo e insaporitelo in un soffritto preparato tritando la cipolla e il lardo e facendo imbiondire il tutto con olio a fuoco basso e a lungo. Bollite i fagioli con il mazzo di profumi in un litro d’acqua, fin quando questa si sarà ridotta alla metà. A questo punto aggiungete altri due litri d’acqua, il cavolo ed il soffritto. Riottenuto il bollore, fate la polenta nella pentola stessa in cui stanno cuocendo i fagioli e gli altri ingredienti, usando farina gialla cui avrete aggiunto un pugno di farina bianca. Regolate di sale, togliete il mazzo dei profumi e portate a cottura, mescolando continuamente. In circa tre quarti d’ora otterrete una polentina molto morbida, che potrà essere consumata calda, condita con il burro e cosparsa di formaggio grattugiato, o fredda, tagliata a fette fritte nell’olio. - ZUPPA DI PANE PESTO Fate bollire del buon brodo, aggiungete un po’ alla volta del pane secco pestato e passato al setaccio, rimestate continuamente per evitare che resti granelloso, bollite per qualche secondo, scolate e servite con un po’ di burro fresco. (ALESSANDRO C., GABRIELE C., VALERIA V.)

SECONDI PIATTI E PIATTI UNICI - BOLLITO MISTO Ingredienti (per 8 persone): 500 g di muscolo di manzo, una coda, 500 g di culaccio di manzo, alcuni salamini, 1 lingua di vitello, 500 g di testina, 1 cotechino, 1 gallina, 1 cipolla, 2 carote, 2 coste di sedano, 1 manciata di prezzemolo, sale grosso. 52


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Preparazione: Lavate le verdure e tagliatele grossolanamente. Lavate il prezzemolo e legatelo in mazzetto. Prendete una pentola capace e mettetela al fuoco con le verdure, il prezzemolo e acqua abbondante, salata. Quando bolle, unite le carni di manzo. Lasciate cuocere per 1 ora. Aggiungete tutto il resto ad eccezione della testina e del cotechino e fate lessare per un altro paio di ore. Mettete contemporaneamente al fuoco una seconda casseruola, con acqua abbondante; in essa fate lessare il solo cotechino e i salamini. Mettete in una terza pentola la testina con metà acqua e metà brodo di manzo. Mettete a scaldare un piatto di servizio grande a sufficienza per ricevere il bollito. Quando tutte le carni sono giunte a cottura, toglietele dalla pentola, ivi compreso il cotechino, e sistematele sul piatto di servizio. Occorre portare sempre in tavola il bollito a pezzi interi. Indispensabile è un tagliere con i bordi per raccogliere il brodo, coltellaccio e forchettone per tagliare a vista le varie parti del lesso secondo il gusto e l’appetito dei commensali. È bene ricordare che appena collocato il bollito sul vassoio di portata, occorre spargere una manciata di sale grosso sulla carne e versare alcuni mestoli di brodo bollente: questo accorgimento servirà per accrescere e far risaltare il sapore della carne. Il bollito misto, non richiede nessun contorno specifico: qualche patata o al massimo verdure secondo fantasia; una buona insalata verde o mista potrà essere servita successivamente. Massima importanza, invece, la rivestono le salse. Le salse infatti sono di rigore e la cucina piemontese ne richiede almeno due: la salsa verde detta “bagnetto verde” e la salsa rossa detta “bagnetto cotto”. Sono però altrettanto classiche e indicate le seguenti salse: mostarda d’uva, salsa al rafano, salsa rubra, mostarda alla senape di frutta. - FRITTO MISTO La nascita di questo piatto è legata al rito della macellazione del maiale e alla necessità di non sprecare nulla. In origine il fritto misto annoverava i sanguinacci, il polmone (fricassà bianca), il fegato (fricassà neira). Col tempo si è arricchito di nuovi ingredienti e numerose sono le versioni: tipici del Monferrato sono i fiori di zucca e gli amaretti. 53


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Ingredienti (per 4 persone): 4 bistecchine di vitello, 4 polpettine di carne macinata, (un lacetto -animella- di vitello), 2 etti di filoni (schienali) di vitello, (mezza cervella), 4 fettine di fegato, 6 pezzetti di salsiccia, 4 amaretti, 3 uova, pane grattugiato, olio d’oliva. Per il semolino: 2 etti di zucchero, 125 grammi di semola, mezzo litro di latte e la scorza di un limone. Preparate prima il semolino. Portate ad ebollizione il latte con lo zucchero e la scorza di limone grattugiata e aggiungete a pioggia la semola amalgamandola con la frusta. Cuocete per cinque minuti, rovesciate in uno stampo e lasciate raffreddare per un giorno. (Sbollentate la cervella, i filoni e il lacetto per tre minuti e scolateli). Tagliate tutte le carni a fettine e il semolino freddo a losanghe. Infarinate gli amaretti. Sbattete un uovo, immergete i semolini e gli amaretti infarinati e passateli nel pane grattugiato. Passate le carni nelle altre due uova sbattute e nel pane grattugiato. Amalgamate l’ultimo uovo con la carne tritata, il parmigiano grattugiato, il pepe; formate delle polpettine e impanatele. Fate friggere tutti gli ingredienti impanati in una padella di ferro, con olio extravergine di oliva bollente: prima il dolce, poi il salato, curandovi di cambiare olio ogni volta. A parte, rosolate il fegato infarinato e la salsiccia. Servite il fritto misto caldissimo. - BACCALÁ ALLA PIEMONTESE Ingredienti (per 4 persone): 800 g di baccalà, grammi 20 burro, olio per friggere, farina, 2 o 3 acciughe, 1 spicchio di aglio, prezzemolo, limone, brodo. Sgocciolare bene il baccalà tenuto a mollo, asciugarlo con un panno e tagliarlo in pezzi abbastanza grossi, infarinarli e metterli nella padella in cui già si è scaldato il burro con l’olio, insieme alle acciughe diliscate e stemperate con l’aglio tritato. Far rosolare su ogni lato i pezzi di baccalà, poi aggiungere poco brodo (vegetale) nel caso in cui fosse troppo asciutto. Lasciar cuocere lentamente per 15 minuti ca. e servirlo con il suo sugo, il prezzemolo e il limone. 54


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- FINANZIERA Ingredienti (per 6 persone): 12 creste di gallo, 2 etti di animelle di vitello, un paio di granelle (testicoli di vitello), 2 etti di filone di vitello, 2 etti di filetto di manzo, una cervella di vitello, un etto e mezzo di funghi porcini sott’olio, 1/2 tazza di farina, olio extravergine d’oliva, burro, bicchiere di marsala, qualche cucchiaio di aceto e sale quanto basta. Preparazione: Lessate in acqua salata per circa 1/2 ora le creste di gallo, le animelle di vitello e le granelle. In acqua salata e acidulata (eventualmente con aggiunta di vino bianco) vanno invece sbollentati il filone e la cervella di vitello. Successivamente tutti gli ingredienti vanno tagliati a dadini e rosolati in tegame. A parte avrete tagliato la carne di filetto di manzo a dadini che infarinerete leggermente e verserete in casseruola a rosolare in olio e burro. A questo punto si può riunire tutto in un solo tegame proseguendo la cottura, rimestando con attenzione, salando e aggiungendo, se necessario, un po’ d’acqua. Intanto avrete scolato e tritato i funghi porcini sott’olio, che unirete alla preparazione in fase di cottura. Aggiungete poi il Marsala, qualche cucchiaio di aceto e una spolverata di farina se volete la salsa più legata. Mescolate con attenzione e servite in tavola ben caldo. - BRASATO AL BAROLO Ingredienti: vino Barolo, vitello da brasato, lardo tritato, uno spicchio d’aglio, burro, una carota, un gambo di sedano, lauro, mezza cipolla, chiodi di garofano, sale, pepe, farina, cannella, un bicchiere di rhum. Preparazione: prendete il vitello da brasato e fatelo rosolare a fuoco vivo con uno spicchio d’aglio, una carota, quattro o cinque chiodi di garofano, rosmarino, burro, lardo tritato, un gambo di sedano, mezza cipolla, lauro, sale, pepe e cannella. Versate e aggiungete ripetutamente vino Barolo. Con acqua calda coprite la carne e fate cuocere per un’ora e mezza a fuoco moderato. Fate condensare verdure e sugo. Infine, alcuni minuti prima di portare in tavola il brasato, unite un bicchiere di rhum e ultimate il vostro piatto tagliando la carne in fettine e coprendola con il sugo. (LORENZO C., ALBERTO R., MATTIA E., ELIA D., EDOARDO M.) 55


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CONTORNI - FAGIOLI BIANCHI IN INSALATA Quando i fagioli sono cotti nell’acqua e raffreddati conditeli con alcune rondelle di cipolle, un uovo sodo ed un po’ di prezzemolo tritato. - FAGIOLI ROSSI STUFATI Fate cuocere nell’acqua i fagioli rossi, quando sono cotti metteteli in casseruola con un pezzo di burro, un pizzico di farina bianca, delle erbette, lardo e cipolla, aggiungete un buon litro di vino rosso, fate bollire una mezz’ora abbondante e servite. - ZUCCA ALLA CONTADINA Prendete un bella zucca, pulitela, tagliatela a fette sottilissime e fatela friggere in padella a fuoco alto con un etto di burro, un po’ d’aglio trito, sale e pepe. Aggiungete durante la cottura un po’ d’acqua se serve. Cotta tenera e bionda mischiatele un po’ di formaggio ed un po’ d’aceto e servitela. (GINEVRA B., ANDREEA D., CARLOTTA Z.)

DOLCI - PESCHE RIPIENE Ingredienti (per 4 persone): 4 pesche gialle ben mature, 100 g di amaretti, 30 g di cacao in polvere, 20 g di zucchero semolato, 2 uova fresche, una noce di burro Preparazione: Sbollentate per un attimo le pesche immergendole in acqua bollente, sbucciatele e tagliatele a metà privandole del nocciolo. In una terrina amalgamate gli amaretti sbriciolati con il cacao, le uova intere e lo zucchero. Disponete l’impasto così ottenuto nell’incavo di ogni pesca ( si può aumentare la concavità asportando un po’ di polpa) e sopra lasciate cadere un ricciolo di burro. Sistemate le pesche in una terrina da forno e infornare a 170° per 25 minuti. Lasciate a raffreddate e servite. 56


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- CASTAGNOLE Ingredienti: 500 g farina, 3 uova, 4 cucchiai zucchero, 100 g burro, 1/2 bicchiere vino rosso, cannella e garofano in polvere a piacere. Preparazione: Impastare il tutto a lungo (circa un ora), fare con la pasta ottenuta tante piccole palline (grandi come la punta di un pollice) e friggerle in olio bollente fino a doratura. - PASTE DI MELIGA Ingredienti: 200 g di burro, 200 g di zucchero, 200 g di farina di meliga (farina di mais) e 3 rossi d’uovo. Preparazione: Impastate il burro, lo zucchero, la farina di meliga e 3 rossi d’uovo. Tirate una sfoglia piuttosto spessa e ritagliatene i biscotti dalla forma rotonda che cuocerete in forno di medio calore per circa mezz’ora. Le Paste di Meliga hanno una ricetta antica che si perde nel tempo. - BONET Ingredienti: per 8 persone 1/2 litro di latte fresco, 4 uova fresche, 2 cucchiai di cacao i polvere, 6 cucchiai di zucchero semolato, 50 g di amaretti, 2 cucchiai di rhum. Preparazione: sbattete bene le uova intere in una terrina, unitevi poi 4 cucchiai di zucchero, il cacao, gli amaretti sbriciolati, il rhum e il latte. Amalgamate delicatamente. Passate alla preparazione del caramello. Scaldate due cucchiai di zucchero in un pentolino fino al color nocciola, spruzzate poi un po’ d’acqua e mescolate girando il pentolino sulla viva fiamma. L’operazione è terminata quando il caramello ha consistenza vitrea e si è scurito. Versatelo quindi caldissimo sul fondo e sui lati dello stampo per budino tenuto in caldo per facilitare il suo scorrimento: muovendo e inclinando lo stampo si deve ottenere un velo uniforme che via via solidifica. Travasatevi il composto del bonet e cuocete in forno a 180 gradi, a bagnomaria, per trenta minuti. Raffreddate, sformate e servite. (ALBERTO A., ALICE C., SHARON M.) 57


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- BAGNA CAUDA Ecco il piatto tipico per eccellenza del Piemonte, di cui vi proponiamo anche la ricetta originale in piemontese. Antipasto e talvolta piatto unico gloria e specialità del vecchio Piemonte, simbolo delle amicizie, del focolare nelle vecchie cascine dove sarebbe nata. Incerta è l’origine del nome: BAGNA, che in Piemonte sta per salsa o sugo... e fin qui non si scappa...; CAUDA, che sta per calda, ma che potrebbe derivare da Monsù Coda, il biellese che l’avrebbe inventata. Preferiamo la prima versione, che ci riporta alla vera tradizione agreste piemontese, poiché la Bagna Cauda si deve consumare caldissima. Dopo le fatiche della vendemmia e della vinificazione, vignaioli, contadini, famigliari e amici sedevano attorno al desco con al centro la “scionfetta” (stufetta alla brace) e sopra il “dianet” (recipiente di terracotta) entro il quale stava al caldo – senza mai bollire!- la “bagna”, ed in cui ogni commensale intingeva (“as poncia”) ogni tipo di ortaggio, soprattutto cardi di Nizza e i peperoni, poi pane o crostini. Ingredienti: 100/150 g di acciughe dissalate (meglio le spagnole), 5/6 spicchi di aglio a persona, 200 g di olio extravergine di oliva, 50 g di burro, verdure: cardi (lavati in acqua acidulata con limone), peperoni a pezzi, sedano, cavoli, finocchi, patate bollite, cipolle bollite, ecc..., pane casereccio e crostini. Preparazione: Tritare finemente l’aglio e immergerlo per 1 ora nel latte (ne facilita la digestione), quindi metterlo in un tegame di cotto (mai d’alluminio) insieme alle acciughe dissalate e diliscate a pezzetti, coprendo il tutto con olio e facendo cuocere a fuoco lento, senza che l’aglio prenda colore né l’olio bolla. Mescolare piano e in continuazione con un cucchiaio di legno per ridurre tutto in poltiglia e lasciar cuocere, sempre lentamente, per 10 minuti circa; poi unire il burro, mescolare sempre e, dopo altri 10 minuti di lenta cottura, portare in tavola il tegame. “LA BAGNA CAODA” Ciapulé l’aj, butelo ant un recipient special (scionfëtta) peuj le anciove, l’euli e fé cheuse a fiama bassa. Mescié lentament per rïdue tutt an potija e lassé per 10 minute al feu, gionteje el butir e dòp aotre 10 minute porté an taola. (CLASSE II) 58


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CANTO DELLA SCUOLA

Al chiaror del mattin Al chiaror del mattin, al chiaror del mattin ci sveglia una canzon, ci sveglia una canzon, al chiaror del mattin, al chiaror del mattin ci sveglia una canzon è sorto il sol. Su lodiam, su lodiam c’è un magnifico cielo limpido, su lodiam su lodiam non c’è tempo di esitar. Sempre bravi sarem, belli e buoni noi siam la gioia noi portiam, la gioia noi portiam. Sempre bravi sarem, belli e buoni noi siam studiamo e giochiamo con passion. Su lodiam, su lodiam c’è un magnifico cielo limpido, su lodiam su lodiam non c’è tempo di esitar. Se la pioggia cadrà, se la pioggia cadrà e tutto bagnerà e tutto bagnerà, se la pioggia cadrà, se la pioggia cadrà il tutto ancor più bel sarà. Su lodiam, su lodiam c’è un magnifico cielo limpido, su lodiam su lodiam non c’è tempo di esitar.

Rielaborazione del canto “Al chiaror del mattin” della tradizione scout 59


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PREGHIERE DELLA TRADIZIONE CRISTIANA

Segno della croce Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Preghiera del mattino Atto di adorazione Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, tatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la tua maggior gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

Preghiera della sera Atto di adorazione Ti adoro, mio Dio e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, e se qualche bene ho compiuto accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

Padre nostro Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria Ave, o Maria, piena di grazia; il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

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Gloria Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Credo Simbolo apostolico Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese dall'inferno; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Atto di dolore Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

Al sacro Cuore di Gesù O Cuore di Gesù, a te raccomando in questa notte l'anima e il corpo, affinché dolcemente in te riposino. E poiché durante il sonno non potrò lodare il mio Dio, tu degnati di farlo per me, in modo che quanti saranno i battiti del mio cuore in questa notte, tante siano le lodi che tu darai alla santissima Trinità. Amen.

Angelo di Dio Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.

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L’eterno riposo L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

Gesù, Giuseppe e Maria Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia! Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia! Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia!

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BIBLIOGRAFIA

Teresio Bosco, Libro su San Domenico Savio, Collana Testimoni Ed. ELLEDICI Rivoli Torino Giusy Di Marca, Pensieri e parole per ogni età, Collana Giorni più giorni Ed. L’ARCA Torino Collana Vite di Luce, Domenico Savio un vero amico Ed. Messaggero Padova ELLEDICI Rivoli Torino Rosa Giorgi, SANTI Giorno per giorno tra arte e fede Ed. Mondadori Quaderni di civiltà e di Cultura Piemontese, Santi sociali in Piemonte Ed. Priuli e Verlucca Piemonte in bocca Ed. Gulliver

SITOGRAFIA

www.saporidelpiemonte.it/ricette/povere.htm www.agaverona.it www.santiebeati.it it.wikipedia.org/wiki/mondonio www.comunemurialdo.it www.lacabalesta.it/galleria/sds.html www.viamichelin.It 63


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INDICE

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Premessa ............................................................................................................................................... 3 Affidamento a San Domenico Savio ........................................................................ 4 Preghiere .............................................................................................................................................. 7 Scolaresca anno scolastico 2007/2008 Classe IV

...................................................................

8

.............................................................................................................................................

11

Classe V ................................................................................................................................................ 19 Classe III Classe I

.............................................................................................................................................

27

..................................................................................................................................................

37

Classe II ................................................................................................................................................ 41 Canto della scuola ...................................................................................................................... 59 Preghiere della tradizione Cristiana

..........................................................................

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Bibliografia e sitografia .......................................................................................................... 63

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Questo libro appartiene a: Cognome:

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Questo libro nasce dal desiderio di raccogliere le conoscenze acquisite e le riflessioni che i bambini hanno fatto nel corso dell’anno scolastico su San Domenico Savio. Ogni classe con l’aiuto delle insegnanti ha riflettuto su un tema, gli allievi singolarmente o in gruppo hanno prodotto gli elaborati che prima sono stati scritti a mano e poi al computer da ognuno di loro. I bambini sono stati affascinati dalla figura di San Domenico ed hanno lavorato tutti con molto entusiasmo alcuni hanno scritto preghiere, pensieri, riflessioni, poesie, altri hanno cercato notizie in merito alla vita, ai luoghi, al periodo storico ai cibi ed ai giochi dell’epoca. Le insegnanti hanno coordinato il lavoro nelle classi e la sottoscritta ha progettato l’attività cosciente del fatto che solo grazie al lavoro di tutti sarebbe stato possibile donare ai bambini questo libro che è per loro motivo di gioia e soddisfazione. Grazie ai bambini per la genuinità dei loro scritti. Grazie alle insegnanti per aver realizzato il progetto. Un particolare ringraziamento al papà che ha realizzato l’impaginazione. Un caldo augurio dalla direttrice perché aver conosciuto la figura di un giovane santo possa essere motivo per orientare a Lui la propria vita e sentire sempre più forte il desiderio di amare Gesù.

GIUSY DI MARCA

www.arcascuole.it info@arcascuole.it EDITRICE COOPERATIVA DELL’ARCA


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