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Istituto Italiano di Cultura Madrid
Centro per lo Studio della Fotografia Internazionale
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato Province Cremona e Lodi
In memoria di Leandro e Nicolรกs Crozat
SCATTISPARSI di Fabrizio Bergonzoni Solo fotografie d’epoca originali ebay: http://stores.shop.ebay.it/ScattiSparsi-di-Fabrizio-Bergonzoni
Ricerche e grafica: Roberto Caccialanza www.robertocaccialanza.com info@robertocaccialanza.com
Pubblicato nel febbraio 2015 Seconda edizione maggio 2016
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LEANDRO CROZAT Sistema Crozat Argentina, Brasil, Chile, Egypt, España, France, Italia, Perú, United Kingdom, Uruguay
Biografia di Leandro Crozat e notizie sul brevetto d’invenzione dei ritratti sul doppio fondo fotografico, colorito istantaneo e vernice preservativa
Studio internazionale a cura di
Roberto Caccialanza
Indice 9
Presentazione
11 11 21 22 29
I fratelli Leandro e Nicolás Crozat di Sempére: notizie biografiche I Privilegi di fotografia registrati in Spagna prima del 1862 21 novembre 1862: il privilegio del ‘doppio fondo fotografico’ Il ‘doppio fondo’, il ‘colorito instantaneo’ e i procedimenti similari Diffusione del Privilegio in Spagna
33
Il ‘sistema Crozat’ in Francia
35
Il ‘sistema Crozat’ nel Regno Unito
37 42
Leandro Crozat in Italia Gli scudi che contraddistinguono le cartes de visite realizzate in Italia con il ‘sistema Crozat’
45
Esempi di cartes de visite prodotte in Italia con il ‘sistema Crozat’
63
Il rientro in Spagna: la direzione della raffineria di zucchero di Badalona
63 63 65 71 72 73 73 75 76
Leandro Crozat in Sudamerica Uruguay (Montevideo) Brasile Argentina: la rivendicazione dei diritti del ‘sistema Crozat’ Argentina: la colonizzazione delle terre in Patagonia Argentina: Leandro Crozat fondatore e membro di Società spiritiste Argentina: il ‘Centro Industrial Argentino’ Cile Perù
78
Portogallo
78
Il ‘sistema Crozat’ ad Alessandria d’Egitto: Luigi Fiorillo
Appendice 82
Madrid, 21 novembre 1862: Real Cédula de privilegio de invención (versione integrale in lingua originale)
83
Marseille, 1864: Mémoire sur la photographie à deux teintes ou à double fond, et le coloris instantané d'après le système de Crozat (versione integrale in lingua originale)
88 88
United Kingdom, november 23, 1864: Patents for inventions. Abridgments of specifications relating to Photography United Kingdom, november 25, 1864: Provisional specification left by Leandro Crozat at the Office of the Commissioners of Patents, with his Petition (versione integrale in lingua originale)
90
Torino, 14 febbraio 1865: Descrizione del ritrovato che ha per titolo ‘doppio fondo fotografico’, innovazione al ritratto detto ‘Fond-perdu’ (versione integrale) Torino, 23 febbraio 1865: testo della privativa pubblicata sul Bollettino industriale del Regno d’Italia Torino, 13 marzo 1865: Memoria sul doppio fondo fotografico, sul colorito istantaneo e sulla vernice preservativa ‘sistema Crozat’ (versione integrale) Torino, 23 maggio 1865: Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Bollettino industriale del Regno d’Italia, Torino 1865
90 91 96 97 101 102
La cessione del ‘sistema Crozat’ ai fotografi italiani (avvisi tratti dalla ’Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’) La cessione della Privativa a Felice Tarantola ed Enrico Van Lint Elenco di fotografi italiani abilitati ad esercire il ‘sistema Crozat’
106
Esempi di cartes de visite prodotte in Italia e all’estero con procedimenti similari al ‘sistema Crozat’
109
Note
117
Ringraziamenti
Introduzione In Italia, per gli addetti ai lavori così come per gli appassionati di fotografie d’epoca nonché quelli di storia della fotografia, l’espressione “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat” è alquanto familiare: infatti si trova stampigliata sul retro di centinaia di cartes de visite prodotte essenzialmente fra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima dei Settanta del XIX secolo. Ciò nonostante le informazioni sul procedimento e la biografia del suo inventore, fino ad ora, sono rimaste sconosciute. Eppure il ‘sistema Crozat’, che comprendeva il ‘doppio fondo’, il ‘colorito istantaneo’ e la ‘vernice preservativa’, trasformò e innovò radicalmente la Fotografia, soprattutto in Italia: fu impiegato da decine di professionisti per creare un particolare tipo di ritratto in formato carte de visite (CDV) molto apprezzato dal pubblico per le caratteristiche estetiche generali, di trasparenza e brillantezza, ma anche per il colorito morbido che si poteva conferire ad alcune parti della fotografia. Nella primavera del 1865 Leandro Crozat, di origine spagnola in quanto nato ad Alcoi, si recò personalmente in Italia, dove avrebbe vissuto per un lungo periodo fra Torino e Genova, per registrare, promuovere e diffondere il privilegio d’invenzione industriale che era stato messo a punto e reso ufficiale in terra iberica insieme al fratello Nicolás. Sino dal dicembre del 1862 Leandro aveva intrapreso un lungo viaggio per reclamizzare e vendere il ‘sistema Crozat’ nelle maggiori città spagnole, poi tentò di farlo anche in Francia, nel Regno Unito e in Italia, che fu una tappa intermedia prima di raggiungere il Sudamerica. L’interesse per Leandro Crozat e il suo procedimento fotografico è nato durante le indagini che portarono a realizzare il volume Fotografi a Cremona fra l’Ottocento e il Novecento, edito nell’aprile 2010: uno dei maggiori stabilimenti attivi nel XIX secolo nella città del Torrazzo e dei violini, il ‘Bertarelli e Maruti’ diretto da Aurelio Betri (1839-1904), reclamizzò il ‘sistema Crozat’ sino dai giorni precedenti l’inaugurazione dell’atelier di Contrada dell’Aquila, che si tenne il 15 luglio 1865. Nel libro è stato pubblicato per la prima volta il frontespizio del brevetto ottenuto da Crozat in Italia. Volendo approfondire ulteriormente le conoscenze sia sul procedimento fotografico sia sul personaggio Crozat, ha preso il via un lungo e complesso lavoro di indagine su scala internazionale che, dopo quattro anni e mezzo, ha finito per riservare numerosi e inattesi sviluppi a proposito della vita di un uomo rivelatosi eclettico e sorprendente, coraggioso e intraprendente; inoltre è stato possibile ricostruire con accuratezza la diffusione del ‘sistema Crozat’ sia in Italia che in alcuni Paesi dell’Europa (come già detto, Francia, Regno Unito, Spagna, ma anche in Egitto e Portogallo) nonché del Sud America (Argentina, Brasile, Chile, Perù, Uruguay). Il susseguirsi di scoperte è stato emozionante e ha permesso di allacciare contatti e corrispondenze con studiosi, collezionisti, Archivi, Biblioteche e Uffici civili a vari livelli nonché di rappresentanza diplomatica (Ambasciate e Consolati) sparsi in tutto il mondo. Per ottenere le informazioni e i documenti indispensabili a completare la ricerca è stato necessario scambiare oltre 850 email con Istituzioni e singole persone ubicate in 19 Paesi: Argentina, Australia, Austria, Brasile, Canada, Cile, Egitto, Francia, Germania, Italia, Olanda, Perù, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Uruguay. L’indagine ripercorre la vita di Leandro Crozat e ricostruisce la diffusione del procedimento fotografico da lui inventato, ma non solo: offre un confronto del ‘sistema Crozat’ con metodi similari proposti da numerosi chimici e fotografi in contrapposizione sia al ‘doppio fondo’, sia al ‘colorito istantaneo’ che alla ‘vernice preservativa’; spiega il significato degli scudi stampigliati sul retro delle cartes de visite prodotte in Italia con il ‘sistema Crozat’; elenca numerosi fotografi che utilizzarono tale procedimento in Europa e
Sudamerica (21 in Spagna, 68 in Italia, 18 in Brasile, uno rispettivamente in Argentina e Perù), in molti casi ne presenta brevi biografie (con informazioni spesso inedite); riporta il testo integrale della concessione del privilegio in Spagna (21 novembre 1862) nonché le trascrizioni delle Memorie descrittive -complete delle ‘ricette’- pubblicate nel Regno Unito, Francia e Italia… I testi, in lingua italiana e spagnola, sono illustrati con riproduzioni di documenti in gran parte sconosciuti. Si ringraziano, per la disponibilità e la cortesia, gli Archivi, le Biblioteche, i Musei, le Società e Associazioni, rappresentanze diplomatiche, Uffici, collezionisti, studiosi, ecc. sparsi in tutto il mondo che hanno contribuito in vario modo al compimento della presente ricerca. ROBERTO CACCIALANZA
Abstract Nell’autunno del 1862 Leandro Crozat ed il fratello minore Nicolás, originari di Alcoi, in Spagna, chiesero e ottennero da Sua Maestà la Regina Isabella II il privilegio d’invenzione industriale avente per oggetto il ‘doppio fondo fotografico’, ovvero un “procedimento meccanico utile ad ottenere nella stessa prova fotografica due fondi, uno sfumato e uno generale”, del quale ben presto Leandro iniziò la cessione a numerosi professionisti in terra iberica. Nel corso del 1863 il ‘doppio fondo’ fu implementato dal ‘colorito instantaneo’, proposto nella formula del ‘sistema Crozat’, e successivamente dalla ‘vernice preservativa’ (procedimenti che non furono brevettati ma offerti senza aggravi di costo per gli acquirenti). Nel 1864 Leandro intraprese un lungo viaggio che lo portò prima in Francia e nel Regno Unito, dove il procedimento non ebbe successo, poi in Italia, paese nel quale il ‘doppio fondo fotografico’ venne registrato il 14 febbraio 1865: da quel momento -e per almeno due anni- il ‘sistema Crozat’ si diffuse sul territorio italiano in quanto richiesto da decine di fotografi, più o meno noti, che scelsero di sfruttare questa innovazione per incrementare il proprio successo professionale ed economico. Gli ingenti guadagni derivati soprattutto dalla cessione della privativa ai fotografi spagnoli e italiani, ma anche le retribuzioni provenienti da attività lavorative o commerciali di diversa natura, consentirono all’imprevedibile e poliedrico Leandro Crozat di migrare nel Sudamerica dove, ancora per alcuni anni, avrebbe seguitato a diffondere il sistema fotografico: nel 1867 si trovava a Montevideo, l’anno successivo in Brasile, nel 1870 chiese e ottenne terre da colonizzare nella regione della Patagonia (che poi gli furono tolte per motivi politico-territoriali), negli anni sessantaottanta lavorò come gerente di una raffineria di zuccheri; fra il 1880 e il 1882 ricoprì un importante incarico diplomatico a Valparaíso, successivamente si stabilì a Santiago del Cile… Oltre all’attività di fotografo itinerante (per proporre e insegnare il ‘sistema Crozat’), Leandro fu commerciante, direttore di zuccherifici, fondatore nonché presidente e quindi membro di associazioni spiritiste, viceconsole e infine responsabile della sezione lettura a domicilio della Biblioteca Nazionale del Cile. Visse un’esistenza piena di avventure -a sua detta nemmeno troppo felice- e caratterizzata da frequenti spostamenti. Rimase celibe per tutta la vita.
Nicolás Crozat Dagherrotipo in astuccio con sigla “N. C.” (cortesia del Sig. Miguel Bobo Márquez - Collezione privata)
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I fratelli Leandro e Nicolás Crozat di Sempére: notizie biografiche
I Privilegi di fotografia registrati in Spagna fino al 1862
La famiglia Crozat, di evidente lontana origine francese, proveniva dalla cittadina di Vinarós (Castellón), posta sulla riviera mediterranea, quando, agli inizi del XIX secolo, si stabilì in Alcoy (o Alcoi, regione di Alicante, a circa 270 chilometri di distanza e a sud di Vinarós). Il capo-famiglia, Juan Bautista, probabilmente vi fu trasferito per prendere servizio in qualità di procuratore nel tribunale locale. Qui contrasse matrimonio con una alcoyana, Francisca Sempére, che gli diede cinque figli, il primo dei quali fu José Ramón, venuto alla luce intorno al 1810. Grazie ai registri di popolazione (‘padrones de vecinos’), conservati dall’Archivio Municipale di Alcoy, sappiamo che nel 1846, al civico n. 10 di Calle San Blas, vivevano Juan Bautista, ormai vedovo, di professione procuratore, e i figli Facundo (secondogenito, 24 anni, avvocato), Lesmes (ovvero Leandro, 21 anni), Nicolás (15 anni) ed Eulalia (12 anni). Non esistendo alcuna copia dei documenti parrocchiali è risultato impossibile individuare la data esatta di nascita dei fratelli inventori del procedimento fotografico oggetto di questo studio, ad ogni modo si può ipotizzare che Leandro venne alla luce nel 1825 mentre Nicolás nel 1831. Fra il 1846 e il 1848 il numero civico della residenza della famiglia Crozat diventò 19, mentre nel 1852 Leandro e Nicolás non risultano più inclusi nel nucleo famigliare: si ritiene che per qualche motivo entrambi abbandonarono la propria famiglia intorno al 1848. Uno dei due riapparve dal nulla verso la fine degli anni Cinquanta del XIX secolo: Miguel B. Márquez, in Problemática de la identificación de los materiales y colecciones fotográficas (1993, 1995), inserisce Nicolás Crozat fra i maggiori dagherrotipisti esistenti all’epoca in Europa, alla pari dei più conosciuti Hyppolyte Bayard, John Jabez Edwin Mayall, Jean Gairoard, Francis Frith e François Alexandre Gobinet de Villeholes, alias Franck. Miguel Ángel Yáñez Polo, ricercatore della ‘Società di Storia della fotografia spagnola’ e curatore del volume Historia general de la fotografía en Sevilla, in un breve intervento sul periodico ‘ABC Sevilla’ del 5 aprile 1984 spiegò che Nicolás, prima degli anni Sessanta (1858?), operava già nel suo “celebre studio” aperto in Siviglia, calle Siete Revueltas al civico 10 (in seguito diventò 26). L’Archivio Municipale di Siviglia conferma che, per quanto scritto sul registro del censimento della città del 1865, al medesimo indirizzo è il gabinetto fotografico di “Nicolás Crozat y Sempére”. Dunque sembrerebbe, ad un primo acchito, che il Crozat ‘fotografo’ non fosse stato Leandro ma Nicolás, dato che del primo non si hanno notizie fino al momento in cui venne chiesto il privilegio Reale per il ‘doppio fondo fotografico’. Nella loro ricerca gli studiosi María José Rodríguez Molina, archivista dell’Archivio Generale e Fotografico della Deputazione di Valencia, e José Ramón Sanchis Alfonso, direttore degli Archivi e Biblioteche del Municipio di Torrent, nel testo Una de las principales aportaciones españolas a las técnicas fotográficas del siglo XIX: los procedimientos ‘a dos tintas o de doble fondo’ (1862) y el de ‘impresión instantánea del colorido’ (1863) de los hermanos Crozat,1 dichiarano che i fratelli Crozat padroneggiavano le tecniche fotografiche, in particolare riguardo al ritratto in studio, inoltre che si dedicavano all’insegnamento della fotografia. Ad ogni modo quando, nel 1862, i Crozat presentarono alla regina Isabella II di Spagna la richiesta di ottenere la privativa, Leandro risulta domiciliato a Valencia, mentre Nicolás, come pocanzi detto, viveva ed esercitava la professione di fotografo a Siviglia (“residente el 1°, y vecino el 2° de Sevilla”).
Quello dei fratelli Crozat fu uno dei primi privilegi registrati in Spagna nel campo della fotografia: a quanto risulta dopo una consultazione del database storico nazionale iberico (OEPM, Archivio Storico della ‘Oficina Española de Patentes y Marcas’), il primo fu quello dell’artista pittore e dagherrotipista parigino Marcel Gustave Laverdet, avente per titolo “sistema di fotografia con il quale si riproducono gli oggetti con tutta esattezza” (n. 1138 del 20 febbraio 1854); oltre un anno più tardi fu Jean Laurent, anch’egli di Parigi e attivo a Madrid, fotografo di S. M. la regina Isabella II di Spagna con atelier nella Carrera S. Geronimo 39, a immatricolare il suo “procedimento per colorare i ritratti, vedute e quadri di ogni classe eseguiti con apparati fotografici” (n. 1321 del 20 luglio 1855, con aggiornamento n. 1474 del 29 agosto 1856); seguirono il privilegio di Joaquín Hernández de Tejada (“procedimento per illuminare a olio tutte le classi di fotografie, litografie e acqueforti” (n. 1548 del 2 febbraio 1857), di Adolphe Fargier e Nicolas Charavet (“procedimento fotografico con perfetta degradazione delle tinte”, n. 2280 dell’8 maggio 1861), infine quello dello spagnolo Luis de Roldan de Vizcaíno avente per oggetto uno “strumento fotografico per la misurazione delle distanze inaccessibili e rilevamento aereo” (n. 2316 del 28 giugno 1861). Il 10 settembre 1862 fu la volta di Leandro e Nicolás Crozat, i quali presentarono alla Regina delle Spagne Isabella II la richiesta ufficiale di concessione del privilegio relativo al “procedimento meccanico per ottenere due fondi nella medesima prova fotografica, uno sfumato, l’altro generale, che formano una doppia tinta”. In chiusura del documento compaiono le firme autografe dei richiedenti. Con quell’atto iniziò l’iter burocratico di esame e approvazione della richiesta, intercorso fra la direzione Generale dell’Agricoltura, Industria e Commercio e la direzione del Reale Istituto Industriale (Conservatorio d’Arte). Il 16 settembre il Direttore Generale del Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio, restituì al Direttore del Reale Istituto Industriale l’istanza dei fratelli Crozat assieme al plico che conteneva la formula del procedimento e alcuni esemplari fotografici realizzati con il ‘doppio fondo’, ivi compresi i ritratti di Leandro e di Nicolás (la busta purtroppo risulta oggi non reperibile). L’intera procedura si concluse il 13 novembre a seguito della conferma dell’avvenuto pagamento, da parte dei Crozat, della tassa di 1000 Reales, versata il giorno 6: in funzione di ciò, in base al Decreto Reale del 27 marzo 1826, a distanza di pochi giorni si videro attribuire la proprietà esclusiva del trovato; inoltre Leandro e Nicolás ricevettero l’autorizzazione a utilizzare, cedere, permutare o vendere il privilegio in Spagna per i successivi cinque anni, ovvero fino al 21 novembre 1867. A suggellare l’ottenimento della privativa da parte dei fratelli Crozat è la pubblicazione, sul Resúmen de los acuerdos celebrados por la Junta de Agricultura Industria y Comercio de la provincia de Sevilla, di quanto segue: “23 marzo 1863. […] Verificato dalla Sezione di Industria lo stabilimento fotografico di Leandro e di Nicolás Crozat, in questa Città; si pattuì di informare il Governo che è stato messo in pratica il procedimento grazie al quale si concede loro la Reale attestazione di privilegio, consistente nel produrre nella stessa prova fotografica due fondi, uno generale e uno sfumato, che formano una doppia tinta”.2
A p. 102 è riportato il testo integrale della concessione (in lingua originale) Seguono alcune pagine del fascicolo relativo al privilegio n. 2546 (OEPM)
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21 novembre 1862: il privilegio del ‘doppio fondo fotografico’ Dagli atti di cessione della privativa posti in essere con alcuni fotografi spagnoli dal febbraio all’agosto 1863 risulta evidente che fu Leandro, celibe, ad accollarsi il compito di viaggiare nel paese per promuovere, cedere e insegnare il procedimento fotografico, mentre Nicolás, sposato, rimase a Siviglia per gestire lo stabilimento che gli avrebbe dato lavoro anche negli anni a venire: infatti il 16 gennaio 1863, davanti al notaio Sebastián Pedraza di Cordoba, Nicolás conferì al fratello maggiore tutti i poteri per la gestione del brevetto affinché, nell’interesse comune, potesse liberamente vendere, cedere, trasferire e permutare il privilegio di invenzione fotografica che era stato loro concesso, “in una provincia, o in una nazione o città, o in alcuni o in tutti i territori nei quali non fosse già stato ceduto”, seguendo le prescrizioni stabilite, e con la facoltà di decidere il prezzo più conveniente, nonché selezionare le persone con le quali poter stipulare obbligazioni, atti e altri documenti che ritenesse indispensabili per la validità dei contratti. È in questo momento che Nicolás passò in secondo piano nella vicenda del ‘sistema Crozat’, lasciando al fratello maggiore l’onere della sua diffusione in Spagna e all’estero. Ad ogni modo Nicolás continuò a svolgere una discreta carriera di fotografo professionista nella città di residenza: grazie alla ‘Guía de Sevilla, su provincia’ è possibile circoscrivere il periodo di attività negli anni compresi fra il 18633 e il 1881, precisando che dal 1872 al 1876 così come nel 1880-, egli non compare affatto nell’elenco alfabetico dei fotografi sivigliani. Nel corso del tempo l’atelier fu traslocato numerose volte: da calle Siete Revueltas 10 (come indicato sulle guide del 1865 e 1866) a calle Barcelona 8 (1877 e 1878),4 poi in calle Alhóndiga 86 (1879) e infine in calle Luchana 10 (1881).5 Dal 1875 nelle ‘Guide’ si trova anche il nome di Antonio Rodríguez Téllez, a titolo individuale o nella società ‘Beauchy y Rodríguez’6 (nel 1876 è commerciante in Calle S. Acasio 2 e contemporaneamente fotografo all’indirizzo Calle Sierpes 16): Rodríguez Téllez -secondo Yáñez Polo- diede inizio alla propria carriera come apprendista nello stabilimento di Nicolás Crozat in calle Siete Revueltas e finì per diventare un eccelso fotografo nonché precursore della Scuola dei ritrattisti sivigliani. Rodríguez risulta essere attivo nel 1878 in plaza de S. Fernando 19, mentre dal 1880 al 1893 all’indirizzo calle Sierpes 14; negli anni successivi comparirà solo il figlio Juan.7
Ricostruire la storia della diffusione del ‘doppio fondo’ in Spagna è stato un compito tutt’altro che semplice: la carenza di informazioni ha obbligato a ripercorrere la sequenza degli eventi attraverso i rari documenti ufficiali disponibili nonché gli articoli pubblicati sui periodici nazionali e locali dell’epoca. Il primo avviso che promuoveva il ‘doppio fondo’ dei fratelli Crozat apparve su ‘La correspondencia de España’ dell’8 dicembre 1862, in seguito ripresa sul ‘Diario mercantil de Valencia’ del giorno 21, ove, nella rubrica Diario di Madrid, si legge: “«Abbiamo visto alcuni esemplari di fotografie a due tinte o a doppio fondo che sono da poco stati oggetto di privilegio d’invenzione a favore dei signori Crozat di Siviglia. Facciamo voti, in qualità di spagnoli amanti dell’arte e dell’industria, perché questo progresso abbia un brillante futuro in Spagna. Ci complimentiamo in particolare con i suoi autori, perché grazie alla loro invenzione, alla sua bellezza e al valore artistico, meritano di veder felicemente riconosciuto il lavoro che hanno fatto per scoprire un tale procedimento. Le fotografie in oggetto sono dei ritratti chiamati ‘di busto’, che in realtà sono i veri ritratti; e gli esemplari che ci sono stati presentati sono i ritratti di una giovane donna di Siviglia e degli inventori del procedimento. Come abbiamo detto, queste fotografie riuniscono alla loro bellezza un valore artistico indiscutibile, sia per la limpidezza e omogeneità del fondo generale, si per la buona disposizione ed effetto del fondo sfumato, ma soprattutto per la conservazione limpida e rifinita nei bianchi del busto che fanno risaltare mirabilmente la figura. Tuttavia questo non è il solo merito dell’invenzione; il nostro giudizio riguarda la distinzione dei fondi e le iscrizioni che si ottengono sulle fotografie; perché non si comprende il meccanismo con cui, operando con la semplice azione della luce, possano ottenersi in un unico ritratto due fondi, uno forte e uno morbidissimo, e al centro di quest’ultimo una iscrizione che allude alla concessione del privilegio reale. Concludiamo felicitandoci sinceramente con i signori Crozat per la loro eccezionale scoperta, e siamo persuasi che ben presto potranno essere ricompensati per i loro sforzi; considerata l’approvazione spontanea che questo ha avuto, li invitiamo a non interrompere il lavoro in un settore la cui utilità è incalcolabile». Fin qui il quotidiano di Madrid. Da parte nostra possiamo aggiungere che abbiamo avuto il piacere di vedere e ammirare varie prove della fotografia a due tinte, così belle e artisticamente rifinite che consideriamo dovuto l’intero elogio. La nostra soddisfazione è tanto maggiore perché i signori Crozat, fotografi, inventori, sono Valenziani. Abbiano, quindi, il successo che meritano per il progresso raggiunto, progresso che dà gloria al nostro paese“. Il giorno 12 dicembre 1862 fu pubblicato anche su ‘La Iberia’ di Madrid l’avviso che i signori Crozat, fotografi di Siviglia, avevano conseguito un privilegio d’invenzione per la scoperta della fotografia a due tinte che stava destando l’interesse del pubblico madrileno.
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Il ‘doppio fondo’, il ‘colorito istantaneo’ e i procedimenti similari Lozada, si recò presso lo stabilimento in esecuzione dell’ordine del Governatore datato 3 marzo: i Crozat mostrarono vari esemplari delle fotografie prodotte con i fondi di loro invenzione nonché le attrezzature e i materiali chimici, inoltre realizzarono in presenza degli osservatori un ritratto in ‘doppio fondo’ dello stesso Lozada. Il 14 marzo il Direttore inviò la sua relazione al Governatore, così come il vicepresidente della Giunta di Agricoltura, Industria e Commercio della Provincia di Siviglia, il giorno 27, ufficializzò il riconoscimento del gabinetto fotografico di Leandro e Nicolás Crozat di Calle Siete Revueltas 10. Nel frattempo anche un ufficiale di artiglieria in servizio a Bilbao (Vizcaya o Biscaglia) rivendicò l’invenzione di qualcosa di molto simile al ‘doppio fondo’. La notizia, pubblicata su un quotidiano locale, fu ripresa da ‘El contemporáneo’ di Madrid del 27 febbraio 1863: “a Siviglia i fotografi spagnoli signori Crozat hanno fatto un passo avanti nella fotografia con i loro ritratti a due tinte, ma nella città di Bilbao un affezionato di questo bellissimo ramo dell’industria, il signor Francisco De Selgas y Carrasco, comandante Segretario del comando generale di Vizcaya, non solo ha scoperto il segreto dei fotografi sivigliani, ma anche, a nostro avviso, li ha superati di molto. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere diverse immagini del signor Selgas; alcune sono di busto sfumato sopra un fondo bianco, nel quale si vede una iscrizione in tinta nera. Altre sono sempre di busto sfumato sopra su un fondo generale a mezza tinta, con iscrizioni in lettere bianche. Ma quelli che hanno richiamato maggiormente la nostra attenzione sono uno di busto su fondo scuro sfumato in un secondo fondo di mezzitoni più morbidi, e inseriti in un terzo fondo, che in alcuni è bianco, in altri marezzato e altri ancora fiorato. Tanto nel secondo come nel terzo fondo ci sono scritte, alcune in tinta bianca, altre in tinta nera e altre in tinta grigia o rigate; il tutto è stato ottenuto con la sola azione della luce: nonostante questa diversità di fondi e di iscrizioni, i ritratti conservano tutta la loro limpidezza senza perdere la minima morbidezza dei mezzitoni, né la brillantezza degli alti bianchi. Abbiamo anche visto riproduzioni di mappe topografiche ottenute con tinta nera su sfondo bianchissimo, e altri con tinta bianca su sfondo scuro. Ci congratuliamo con il signor Selgas per il risultato che ha ottenuto grazie all’impegno e al lavoro, e non dubitiamo che la nuova destinazione nel corpo di Stato Maggiore, per il quale è stato proposto da Sua Maestà, otterrà grandi progressi, e anche ci auguriamo che questo illustre corpo sappia premiare il valore dei membri dell’esercito quando lo meritano”. Francisco De Selgas, attraverso una lettera del 13 agosto 1863 indirizzata al direttore del periodico ‘El contemporáneo’,15 rivendicò di avere messo a punto ben prima dei Crozat anche il ‘colorito istantaneo’: “nel mese di marzo di questo anno avevo già ottenuto, attraverso un procedimento di mia invenzione, prove di busti con fondo sfumato, un secondo fondo di colore marroncino molto elegante, color rosa l’incarnato essendo molto bene modellato, neri i capelli e alcuni dettagli, e color seppia l’abbigliamento. Nella parte inferiore del busto ho ottenuto lo stemma della persona ritratta, in quattro tinte, e in altri ho ottenuto figure bianche, color rosa, nere e marroni… Inoltre, prima che i signori Crozat avessero reso pubblica la loro invenzione, avevo già ottenuto anche i colori azzurro e verde…”. Nel numero di settembre 1864 di ‘El Eco de la Fotografia’, De Selgas trattò anche dell’argomento delle cartes de visite di busto smaltate, che si potevano ottenere in due modi da lui stesso inventati: 1 - Si fa un cliché come di consueto; dopo la verniciatura si stampa la positiva sopra carta smaltata, si vira, si fissa e si lava col metodo ordinario, e prima che si secchi dall’ultimo lavaggio si farà come segue: un vetro molto limpido e più spesso della positiva
Nel corso dell’indagine si sono riscontrati, con grande sorpresa, numerosi procedimenti molto simili a quelli messi a punto dai fratelli Crozat, proposti nel periodo 1862-1863, che in alcuni momenti portarono una certa confusione nell’identificare chi realmente aveva inventato il ‘doppio fondo fotografico’ e il ‘colorito istantaneo’. A cominciare da Leopoldo Casiñol Faute, che ottenne il colorito artificiale delle fotografie qualche tempo prima dei Crozat:8 flebotomo e dentista molto apprezzato a Jerez de la Frontera, si distinse per essere un pioniere nello studio di nuove tecniche fotografiche. Nei periodici locali del 1859 era già menzionato come un gran maestro di fotografia: produceva dagherrotipi, ambrotipi, vedute stereoscopiche, ritratti in miniatura su carta albuminata. Casiñol presentò tre miniature e alcune fotografie “miniate e illuminate” alla Esposizione tenutasi a Jerez fra il 1° e il 19 ottobre 18629 ricevendo una menzione d’onore; oltre ad avere partecipato alla Esposizione della ‘Società Economica Jereziana’, Leopoldo presentò eliocromie all’Esposizione Universale di Parigi del 1867,10 a quella della Société Française de Photographie del 1869, a quella Aragonese del 1868 tenutasi a Saragozza (menzione d’onore per “fotografie dipinte con colori americani, detti dall’autore Lavori Eliocromia”),11 ma anche a Bordeaux (1865, stampe fotocromatiche), Siviglia (1874), Filadelfia (1876), Berlino, Dublino, Bayona, Burdeos, Ville de Gand, Oporto…12 Sul retro di uno splendido esemplare di carte de visite in ‘doppio fondo’ e colorata risalente ai primissimi anni Sessanta si legge: “Fotografía Artística – Sobre papel albuminado y sobre papel salado – Colorido sistema Casiñol – Fotógrafo miniaturista premiado – Calle S.n Cristóbal n. 10 – Jerez de la Frontera”. Pur rivendicando l’innovazione, Leopoldo non intraprese mai le procedure per ottenerne il Privilegio. Alla data del 22 gennaio 1863 il professionista Ramón Valls y Benavente, con gabinetto fotografico a Madrid in carrera de S. Geronimo 10,13 registrò il privilegio avente come oggetto un “sistema per dare ai ritratti un doppio o triplo fondo e un colorito permanente” (il procedimento per la coloritura delle fotografie inventato da Valls fu presentato successivamente a quello proposto da Casiñol e venne immatricolato qualche mese prima che i fratelli Crozat lo offrissero in abbinamento al ‘doppio fondo’). La concessione di Sua Maestà la regina Isabella II porta il numero d’inventario 2609, durata prevista di 5 anni.14 Appare curioso che Valls, per quanto sia stato possibile ricostruire, non abbia mai fatto alcuna menzione del suo privilegio sulla stampa locale né su quella nazionale. Una volta che furono rese pubbliche le proposte relative al colorito naturale dei ritratti avanzate da Leopoldo Casiñol Faute e da Ramón Valls y Benavente, in Spagna si aprì un valzer di presunte paternità per quanto riguardava il ‘doppio fondo’ o procedimenti affini (in particolare), ma anche per la coloritura permanente dei ritratti, che gli stessi Crozat nel frattempo stavano mettendo a punto. Con lo scopo di porre fine a queste voci, il 26 febbraio 1863 Leandro e Nicolás, volendo dimostrare legalmente di essere a pieno titolo gli inventori del ‘doppio fondo’, fecero pervenire al Governatore della Provincia di Siviglia una richiesta affinché questi nominasse un delegato da inviare nel loro gabinetto fotografico, sia per comprovarne l’esistenza sia per testimoniare l’effettiva capacità di produrre il ‘doppio fondo’: l’atto rispettava quanto previsto dalla Legge dell’11 gennaio 1849 in merito alla quale, dopo tre vendite e passato il periodo di tre mesi dall’ottenimento della Reale Cedola, gli inventori erano obbligati a far convalidare l’autenticità e la messa in pratica del privilegio. L’8 marzo il notaio e scrivano del Regno, José García Lecomte, insieme al direttore della Scuola Industriale di Siviglia, Germán 22
Nicolás Crozat Carte de visite prodotta da Nicolás Crozat (Collezione Miguel Bobo Márquez)
Leopoldo Casiñol Faute Carte de visite prodotta con il colorito ‘sistema Casiñol’ (Collezione Caccialanza)
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Ramón Valls y Benavente Carte de visite allegata da Valls alla richiesta di privilegio (OEPM, fascicolo n. 2609)
sarà collodionato con un collodio normale non iodurato, che sia però di una consistenza piuttosto densa; il vetro, invece di essere nitratato, sarà posto in una bacinella che contiene una soluzione calda di acqua distillata e gelatina chiarificata nelle proporzioni di 100 grammi di acqua per 4 di gelatina. Il bagno deve essere filtrato prima dell’uso. Quando il cristallo collodionato ha perso il suo aspetto oleoso, lo si ritira e si fa scorrere l’eccesso; ponendolo orizzontalmente con il lato collodionato e gelatinato rivolto all’insù, si poserà sopra di esso la prova con l’immagine verso il basso; si prenderà il vetro con una mano e, girandolo dal basso verso l’alto, lo si premerà con le dita dell’altra mano, delicatamente, passandole da un lato all’altro della carta per eliminare le bolle d’aria interposte fra la carta e lo strato di gelatina. Quando si è certi che la gelatina e lo strato di collodio hanno ben aderito alla carta, con l’unghia si rifila il collodio intorno a tutte le prove, e sollevando da uno dei suoi angoli, si separerà dal vetro, assicurandosi che la carta abbia ricevuto gli strati di gelatina e di collodio; in seguito si fissa per i quattro angoli ad una tavoletta molto liscia e si lascia asciugare spontaneamente. Prima dell’operazione con la quale gli strati di collodio e di gelatina aderiscono alla carta, la si può sensibilizzare con soluzioni di cloruri metallici o con colori liquidi vegetali. Conclusa tutta l’operazione si ottengono prove che resistono all’umidità. 2 - Il secondo metodo prevede l’impiego di un cliché molto limpido e trasparente, di grande purezza; non si rinforza né si vernicia ma solo si tratta con una soluzione fatta al momento e filtrata di acqua distillata e gomma arabica al 5 %. Ottenuto il cliché, si preparerà un vetro al tannino e si produrrà una positiva diretta per trasparenza; dopo avere sviluppato e fissato l’immagine, si laverà con molto scrupolo, in seguito si taglierà un pezzo di carta vetrata dalle dimensioni di poco inferiori a quelle del vetro sul quale è la positiva e lo si immergerà in un bagno di gelatina chiarificata e filtrata al 4 % nel quale rimarrà per un minuto, si toglierà la carta da questo bagno, si eliminerà l’eccesso di liquido, e prima che asciughi si dovrà porlo sulla positiva al tannino, e si faranno tutte le operazioni indicate nel metodo precedente. Dopo l’essiccamento delle prove, che dovranno essere ben asciutte, saranno tagliate con un punzone di forma ovale e attaccate ad un cartoncino liscio o disegnato, e dopo che la gomma o la destrina si sono asciugate, si mette la carte de visite sopra una piastra di rame o di acciaio con la forma seguente:
principal – Cádiz – Ritratti di tutte le classi e dimensioni, con tutti i progressi più recenti – Unico stabilimento nel quale si producono i ritratti in carte de visite con colorito, senza per questo aumentare il prezzo corrente”. In seguito ad un approfondito esame delle privative concesse in Francia prima del 1864 risulta che Antoine Cosmes registrò due soli procedimenti, il primo nel 1857 avente per oggetto la “colorazione e il montaggio delle prove fotografiche” (Cosmes viene indicato come fotografo a Parigi),17 il secondo, l’anno successivo, per la “stampa di soggetti fotografici su tele preparate” (a nome di Cosmes e di Antoine Lacombe, a Lione).18 Si ritiene che i due casi non abbiano a che fare con quanto dichiarato dal professionista e che questi avesse riprodotto un procedimento simile al ‘Crozat’. Nessun privilegio riconducibile a Cosmes o alle descrizioni dei suoi metodi fotografici ‘francesi’ risulta immatricolato in Spagna. Anche Eduardo Ruiz di Valencia si prodigò nell’offrire ai propri clienti le ultime novità in campo fotografico: nell’edizione de ‘La Opinión’ del 20 maggio 1863 si vantava di aver ottenuto i ritratti a ‘doppio fondo’ e che questi avevano una qualità non differente da quelli dei Crozat nonostante avesse seguito un procedimento differente. Tale metodo non fu mai brevettato in Spagna. Il 9 giugno, in un articolo anonimo pubblicato su ‘La Opinión’, venne segnalato l’ennesimo fotografo che a Valencia rivendicava la produzione di fotografie impiegando -con ottimi risultati- un metodo molto simile al ‘doppio fondo’: si trattava del giovane Salvador Siber il quale, però, nella lettera fatta pubblicare il giorno 11, si rivolse al Direttore del periodico affrettandosi a spiegare che quanto riportato non corrispondeva al vero e che egli non era in possesso della privativa del ‘sistema Crozat’. La dichiarazione, in questo caso, servì a Siber per non incorrere in eventuali problemi legali con gli effettivi inventori del procedimento. Nel numero di ‘La Correspondencia de España’ del 16-17 agosto19 viene riportata l’informazione che a loro volta i fratelli Crozat, a Siviglia, avevano messo a punto un procedimento per mezzo del quale si conseguiva l’impressione istantanea del colorito sul ‘doppio fondo’. La circostanza che uno degli inventori (Leandro) si trovava in quei giorni a Madrid aveva permesso a un inviato del giornale di presenziare, insieme ad altre persone che lo stesso Crozat aveva invitato, alla dimostrazione del colorito istantaneo: “il signor Crozat dà il colore, uno dopo l’altro, a otto ritratti in un minuto, fino a un massimo di 480 in un’ora. Tanto soddisfacente e sorprendente risultato è un gran progresso della fotografia, perciò ci rallegriamo con i signori Crozat, dovendo aggiungere che i ritratti finiti e illuminati dal sistema di questi artisti sono di una notevole qualità e bellezza, i migliori che abbiamo visto fino ad ora”. Pochi giorni prima anche ‘El contemporáneo’ aveva parlato del procedimento fotografico “già conosciuto con i nomi ‘sistema Crozat’, ‘a due tinte’ o ‘di doppio fondo’. Soprenderà il nuovo impulso che gli stessi signori hanno dato in questo ramo, secondo le nostre notizie. L’impressione istantanea del colorito, ottenuta per mezzo di un altro procedimento semplice ed economico. […] Possiamo ammirare una interessante collezione di ritratti e in tutti si nota abbondanza di dettagli, morbidezza e dolcezza nelle tinte, perfetta gradazione delle sfumature, regolarità nel chiaroscuro, vigore e naturalezza nella espressione, e una brillantezza sconosciuta fino ad ora; soprattutto si ammira l’intonazione che dà al viso e il risalto che il colorito tanto naturale dell’incarnato conferisce alla figura…”.20 Anche ‘La Discusión’ di Madrid si occupò del medesimo argomento nel numero del 25 agosto: “Progresso artistico – Abbiamo visto alcune prove fotografiche colorite istantaneamente grazie al sistema che hanno inventato i signori Crozat, del quale si occuparono qualche giorno fa alcuni dei nostri colleghi. È certo che, come crediamo e assicurano le persone che hanno assistito alle prove, la facilità, la prontezza e l’economia con cui si dà il colorito grazie al sistema dei signori Crozat, è indubbio
che abbia un ovale concavo delle stesse dimensioni dell’ovale tagliato dalla prova, e questa sarà collocata sopra la piastra con l’immagine rivolta verso il basso; sopra alla carte de visite sarà posta una forma di cuoio o cartone, come la seguente:
e premendo fortemente il tutto, si otterrà una carte de visite con un ovale concavo sul retro e in rilievo sul davanti. Nel maggio del 1863 il fotografo di origine francese Antonio Cosmes reclamizzò sui quotidiani di Cádiz ciò che asseriva essere “un nuovo procedimento di sua invenzione, brevettato in Francia, di cartes de visite meravigliosamente colorate, le quali riuniscono nella delicatezza e cura con cui sono realizzate il vantaggio che i primi tre esemplari non subiranno aumento di prezzo. I ritratti sono fatti con due o più fondi, inoltre potranno godere del vantaggio del colorito…”.16 Nella ‘Guida di Cádiz’ per l’anno 1864, a cura di J. Rosetty, Cosmes presentava i ritratti colorati come una novità: “con privilegio speciale – Fotografia Cosmes – Calle de la Novena n. 7, 24
che in futuro saranno poche le fotografie senza colore che saranno esposte o prodotte, poiché le prove che abbiamo davanti sono tanto belle e perfette che solo vedendole ci si può fare un’idea esatta del valore artistico. Un risultato tanto soddisfacente e sorprendente rappresenta un gran miglioramento nella fotografia, perciò ci congratuliamo vivamente con i signori Crozat, dovendo aggiungere che i ritratti ottenuti e illuminati dal sistema di questi artisti sono di una espressione e bellezza notevoli e, in una parola, i migliori che abbiamo mai visto prima d’ora”. Grazie a ‘El contemporáneo’ del 3 novembre 1863 sappiamo che i Crozat avevano pubblicato una ‘Memoria’ relativa al procedimento del ‘colorito istantaneo’, “un lavoro notevole per brevità e chiarezza” che purtroppo è stato impossibile reperire. Invece di registrare un nuovo privilegio, gli inventori decisero di diffondere la novità congiuntamente al ‘doppio fondo’, accordando agli acquirenti una modica cifra suppletiva. La ‘Memoria’, per quanto risulta, si sviluppava in un prospetto e in una circolare con la quale i Crozat annunciavano l’ottenimento del privilegio (per cinque anni) che i fotografi spagnoli, se interessati, avrebbero potuto acquistare per la cifra di 500 Reales. È particolarmente curioso l’articolo pubblicato il 30 gennaio 1864 su ‘El propagador de la fotografía’, edito a Madrid, che nella Rivista fotografica dell’anno 1863 così recita: “Siviglia. Abbiamo dato notizia del colorito istantaneo e delle prove verniciate dei signori Crozat. Molti di coloro i quali inviarono i 500 Reales -che gli autori chiedevano per spiegare il loro metodo- ricevettero la spiegazione e non ebbero alcun risultato. Altri, che noi conosciamo, hanno realizzato il loro desiderio senza spiegazione alcuna: impiegarono l’anilina per dare il colorito, e con mezzi molto semplici ottennero la stessa brillantezza e il doppio fondo”. Questo giudizio assai negativo arrivò nonostante il fatto che, nei mesi precedenti, i fratelli Crozat avessero avuto modo di difendersi e di dimostrare la semplicità, l’efficacia e l’apprezzamento dei molti fotografi che avevano potuto sperimentare il procedimento: in un numero successivo della medesima rivista quindicinale21 il direttore Gabriel Feliu dichiarava di avere ricevuto e particolarmente gradito gli esemplari inviati da Leandro e Nicolás, inoltre pubblicò stralci di una lettera del 22 novembre 1863 nella quale i Crozat spiegavano di aver inviato ai fotografi della penisola iberica centinaia di campioni del loro sistema e di non avere affatto escluso di indirizzare la loro attenzione anche nei confronti di un periodico destinato a diffondere le conoscenze in materia di arte fotografica. Alla missiva allegarono un certo numero di esemplari di fotografie realizzate in ‘doppio fondo’ e con il ‘colorito istantaneo’, insieme a tre copie della Memoria riservata ai fotografi che avevano acquistato la privativa, affinché il direttore della rivista potesse comprendere la loro riluttanza a svelare pubblicamente i segreti del procedimento. Elencarono i pregi del ‘sistema’, ovvero: la mirabile celerità nell’applicazione potendo ottenere più di 400 cartes de visite in un’ora; la straordinaria economia, in quanto i materiali per realizzare cento ritratti costavano solo 1 Real; la ricchezza di toni e la singolare bellezza; la possibilità di preservare le fotografie dalla solforazione, che agiva negativamente sugli esemplari eseguiti con altri procedimenti; ancora, che il ‘sistema’, oltre a prevenire la solforazione, proteggeva le fotografie dall’umidità in quanto era possibile immergerle in acqua per uno, due o più mesi senza che potessero riscontrarsi modificazioni del colorito e della brillantezza, anche nel caso in cui fossero state strofinate. L’ultima parte dell’intervento dei fratelli Crozat faceva riferimento a un altro articolo apparso su ‘El Propagador’ alcune settimane prima, il 30 ottobre, nel quale si metteva in evidenza una straordinaria somiglianza del loro procedimento con quello messo a punto da Louis de Lucy-Fossarieu: pittore e fotografo nonché direttore della rivista ‘La Photographie Parisienne’, in data 15 febbraio 1861 aveva depositato in Francia il brevetto n. 48524 intitolato “metodi per introdurre degli stemmi, cifre o parole nei
Colorido instantáneo ‘El propagador de la fotografía’, n. 4, 30 novembre 1863
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ritratti fotografici” come si faceva nei dipinti antichi, rigorosamente nell’angolo superiore destro, sia che si incollasse lo scudo sia che questo venisse impresso al momento della stampa oppure direttamente sulla lastra al collodio. Il 28 marzo 1862, al n. 53542, Lucy registrò un’altra privativa che aveva per oggetto un “procedimento per il colorito dei ritratti fotografici”: il metodo consisteva “nell’applicazione, su qualsiasi parte di una prova fotografica non fissata o anche fissata, di una sostanza in soluzione, che, impedendo l’azione del viraggio di queste parti, lascia loro la tonalità rossa, mentre il resto della prova vira al nero. Le sostanze che producono questo effetto sono assai numerose: tutti i sali alcalini e molti altri composti possono essere utilizzati per questo scopo”.22 Dunque, all’ennesima accusa di plagio, i Crozat risposero per le rime: “nelle lettere che abbiamo davanti agli occhi, alcuni fotografi, il cui nome e residenza non riteniamo opportuno citare, tentano di discreditare la nostra ultima invenzione affermando che non esiste impermeabilità né stabilità, inoltre che il lucido sparisce al contatto con l’acqua, e il colore al primo raggio di luce. Però si tenga presente che coloro non hanno visto le nostre fotografie, né hanno la benché minima idea di cosa sono, e si basano unicamente sui risultati ottenuti dai signori Lucy e Bemfield con il cloruro di potassio, i cui colori svaniscono con il freddo e l’umidità, e riappaiono con il calore. Noi facciamo uso di altri sali […] e i risultati ottenuti sono tanto sicuri e costanti che né il freddo, né l’umido, né il calore, né il secco possono alterarli minimamente. […] Intanto esiste un fatto che conferma quanto abbiamo esposto: quasi tutti gli acquirenti (e qui c’è la corrispondenza che lo prova) si sono congratulati per la chiarezza e precisione con la quale è stata scritta la Memoria dei nostri procedimenti, e confermano di averli messi in pratica con esito felice, sia immergendo le prove in acqua, sia esponendole al sole”. In conclusione i Crozat chiesero a Feliu di pubblicare su ‘El Propagador’ un suo commento obiettivo in merito al procedimento. La risposta del direttore fu che gli esemplari ricevuti direttamente dai fratelli Crozat erano “molto belli, con un buon chiaro-scuro, luce ben distribuita e ben dettagliati”, oltre a rallegrarsi di quanti progressi erano giunti dai fotografi spagnoli e a dichiararsi a disposizione per dare loro evidenza attraverso le colonne di ‘El Propagador de la Fotografía’. Ennesima sperimentazione fu quella del presidente della Società Fotografica di Cádiz che ideò un “procedimento molto ingegnoso e allo stesso tempo molto semplice per ottenere un busto sfumato in carte de visite con il fondo color mahon, più o meno pronunciato”. L’ennesimo articolo pubblicato su ‘El Eco de la Fotografía’23 affermava che il contrasto formato dalla tinta mahon con il nero o il violetto del busto era gradevole alla vista, potendo avere una fotografia con due o più tinte differenti. Tale risultato si otteneva virando la prova in un bagno di fosfato o acetato di soda. Dopo l’asciugatura per mezzo di carta buvard o ad un fuoco lento, si sensibilizzava nel bagno d’argento per uno o due minuti e si lasciava seccare. Si collocava quindi nel torchietto, sopra il cui cristallo veniva poggiata una sagoma ritagliata del ritratto, per coprire i bianchi, e lo si esponeva alla luce facendo attenzione di non muovere la silhouette; si ritirava la prova quando questa si era scurita al gusto dell’operatore, si lavava abbondantemente e si fissava nel bagno di iposolfito: il risultato era che le parti non esposte mantenevano il viraggio precedente, mentre il fondo aveva il tono seppia conferito dall’iposolfito. Colorido instantáneo ‘El propagador de la fotografía’, n. 4, 30 novembre 1863
In conclusione si rileva che, ad esclusione di Lucy-Fossarieu in Francia e Valls y Benavente in Spagna, nessuno di coloro che fra il 1862 e il 1863 rivendicavano in terra iberica l’invenzione del ‘doppio fondo’, ‘colorito istantaneo’ e procedimenti affini, giunse mai a registrarne la privativa.
Scrittura privata tra i fratelli Crozat e Julio Planchard y Thenille Cartagena, 4 maggio 1863 (Archivo General de la Región de Murcia, NOT,11451 - folios 507r-511v)
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Diffusione del Privilegio in Spagna sostenerlo con la propria benevolenza sono rimaste estremamente soddisfatte dei progressi del detto signore. I prezzi sono molto favorevoli. Riceve dalle nove del mattino fino alle quattro del pomeriggio. Le esposizioni saranno allestite in Calle de la Libreria, presso la legatoria del signor Martínez. Lavora anche sopra gomma e cristallo, dai 10 Rs. in su”. È del 24 febbraio la firma di un terzo contratto: davanti al notaio Pablo María Olave di Siviglia comparve, oltre ai Crozat, un procuratore in rappresentanza di Juan Ramón Banet, che gestiva un gabinetto fotografico in Calle de Aire 20 (secondo piano). Per la cifra di 5000 Reales vellón, versati in moneta contante, Banet ottenne l’autorizzazione a sfruttare la privativa nella sola città di Cartagena.26 Il 18 marzo toccò al pittore e fotografo Rafael Rocafull di assicurarsi il diritto ad utilizzare il ‘doppio fondo fotografico’ a Cádiz e provincia. Davanti al notaio Manuel de Urmeneta y Parra comparvero Leandro Crozat, che dichiarò di essere temporaneamente residente a Cádiz in Calle de San Francisco 37, e il trentottenne Rocafull, con abitazione e studio al n. 34 della Calle Ancha.27 La cifra sborsata da quest’ultimo ammontò a 8000 Rs., dei quali la metà in contante e il resto tramite una cambiale con scadenza a due mesi.28 Fu il commerciante (non fotografo) Enrique Camaño y Español ad acquisire la privativa per la città e la provincia di Malaga. La scrittura privata, firmata davanti al notaio Manuel Romero de la Bandera, è del 4 aprile 1863: Leandro Crozat risulta alloggiato nell’antica ‘Fonda de la Victoria’ (‘Locanda della Vittoria’) sita nell’Alameda, mentre il trentunenne Camaño, originario di Valencia, celibe, risiedeva in Calle de San Juan 76. Il prezzo per ottenere il privilegio fu di 5000 Rs. Vellón, liquidati con monete d’oro e d’argento. È importante rendere noto che a seguito di accertamenti richiesti all’Archivio Storico Provinciale di Malaga è stato rinvenuto un secondo atto, stipulato nel medesimo giorno dal notaio Romero, per la costituzione di una Società commerciale fra Enrique Camaño e Bernardo Caro y Bera, avente come oggetto lo sfruttamento del ‘sistema Crozat’. L’accordo prevedeva che il quarantunenne fotografo Bernardo Caro, originario di Malaga e ivi residente al civico 4 di Calle del Horno, contribusse con le attrezzature e il proprio lavoro in veste di dipendente; inoltre doveva insegnare a Camaño tutti i procedimenti di sua conoscenza nell’arte della fotografia, specialmente in relazione al privilegio dei fratelli Crozat. Allo stesso tempo Camaño, che partecipava con la proprietà del privilegio del ‘doppio fondo’, si impegnava a non divulgare tali istruzioni ad altri gabinetti fotografici di Malaga e provincia. In base al contratto la Società ‘Caro y Compañia’ avrebbe dovuto terminare il 21 novembre 1867, data nella quale decadeva la privativa quinquennale del ‘sistema Crozat’.29
Come si è accennato pocanzi, alcuni fotografi iberici dimostrarono da subito un vivo interesse nei confronti del ‘doppio fondo’ tanto che i fratelli Crozat iniziarono ben presto ad essere contattati per ragguagli e per la stipula di contratti d’acquisto. Con il passare delle settimane nacque e progressivamente si arricchì il fascicolo n. 2546, piuttosto corposo in quanto formato da circa 110 pagine alle quali si aggiunsero la richiesta di privilegio del 10 settembre 1862, le già citate comunicazioni dei fratelli Crozat, la cedola di pagamento dei 1000 Reales, le lettere della direzione Generale del Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio e della direzione del Reale Istituto Industriale - Conservatorio d’Arte. Il dossier contiene le scritture private di cessione dei diritti di utilizzo del privilegio a nove soggetti sparsi sul territorio nazionale: Juan Ramón Banet y Medina (limitatamente alla sola città di Cartagena), Enrique Camaño y Español (Malaga e provincia), Miguel De Mora y Caballero a favore del figlio Gabriel (Cordoba e provincia), Pedro Ducloux (provincia di Valencia), Manuel Hortet y Molada (provincia di Saragozza), Julio Planchard y Thenille (città di Murcia), Rafael Rocafull y Monfort (Cádiz e provincia), Antonio María Sanchez Carabáca (provincia di Granada), Casimiro Yborra (Santander e provincia).24 Il primo ad avvalersi del ‘doppio fondo’ Crozat fu il pittore e fotografo Casimiro Yborra, che operava in Santander: il contratto fu stipulato a Siviglia il 3 febbraio 1863 dietro corresponsione, da parte dell’acquirente (rappresentato dal commerciante Isidoro Gutiérrez y Gallego), di 5000 Reales vellón. Il documento, composto da ben 12 pagine, stabiliva che Yborra potesse utilizzare il ‘doppio fondo’ per cinque anni unicamente nella città e nella provincia di Santander. Allo stesso tempo i Crozat (nella fattispecie Leandro) erano obbligati dal medesimo atto a comunicare e insegnare al fotografo i segreti del procedimento affinché i risultati fossero del tutto uguali a quelli degli esemplari presentati e che erano oggetto del contratto. I Crozat venivano indicati nel documento con la qualifica di fotografi e così descritti: Leandro, 36 anni, celibe, residente a Valencia; Nicolás, 32 anni, sposato, di Siviglia.25 Il 7 febbraio il signor Miguel De Mora y Almoguera, padre sessantenne di Gabriel De Mora y Caballero nonché proprietario dello stabile di Cordoba, Calle de Abrazamozas n. 2 (ove sarebbe stato allestito il nuovo stabilimento), firmò l’atto di acquisto del privilegio davanti al notaio Sebastián Pedraza. Dall’atto si trae l’informazione che Leandro Crozat, domiciliato a Valencia del Cid ma residente a Siviglia, in rappresentanza del fratello, oltre a cedere il privilegio per la città e la provincia di Cordoba aveva insegnato a Gabriel De Mora a utilizzare il privilegio stesso ed anche due procedimenti fotografici che gli erano sconosciuti. Il pagamento del corrispettivo di 4500 Reales avvenne in parte in contante (1500 Rs.), il rimanente entro un anno con ipoteca sulla casa. Il fotografo De Mora, che era conosciuto con lo pseudonimo di ‘Ritrattista della calle Abrazamosas’, nel ‘Diario de Córdoba de comercio, industria, administración, noticias y avisos’, a partire dall’edizione del 4 marzo 1863, pubblicò la seguente recensione: “Don Gabriel De Mora y Caballero ha il piacere di offrire tutti i suoi lavori in una tanto difficile e delicata arte, eseguiti grazie a un nuovo e straordinario procedimento chiamato fotografia a due tinte o doppio fondo. Alcune persone che in questa città sono andate a
Tremila Reales fu la somma incassata da Leandro il 17 aprile 1863 all’atto della stipula del contratto con Antonio María Sanchez Carabáca, fotografo e litografo quarantenne, sposato, che si assicurò il diritto di sfruttare il privilegio nella provincia di Granada: Sanchez svolse la propria attività nel capoluogo in Calle Carrera de Genil n. 41 certamente fra gli anni 1863 e 1868.30 Il francese Julio Planchard y Thenille, originario di Moulins (dipartimento dell’Allier), cinquantenne, sposato, fotografo con stabilimento in Murcia, Calle de Rillo n. 10, acquistò i diritti per sfruttare il ‘doppio fondo fotografico’ esclusivamente nella città di residenza. Il 4 maggio Planchard si presentò davanti al notaio Juan Macabich y Pavía di Cartagena e a Leandro Crozat (temporaneamente domiciliato al n. 20 di Calle del Ayre) per firmare la scrittura privata che prevedeva il pagamento di 5000 Rs.31
Scrittura privata tra i fratelli Crozat e Manuel Hortet y Molada Saragozza, 23 luglio 1863: copertina del fascicolo n. 2546 (OEPM)
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Alcune settimane più tardi, il 13 giugno, fu il notaio Miguel Tasso y Chiva di Valencia a regolarizzare la vendita del brevetto al fotografo Pedro Ducloux, il quale per 2000 Reales avrebbe potuto farne uso nella sola provincia di Valencia. Ducloux, che come Planchard aveva origini francesi, versò la somma richiesta in monete d’oro e argento. Nel numero de ‘La Opinion’ di Valencia del 7 novembre 1863 si trova: “Fotografie colorate. Pedro Ducloux, Calle de las Baracas numeri 12 e 14. Il signor Ducloux ha acquistato dai signori Crozat, per la sola provincia di Valencia, il privilegio esclusivo per la produzione di fotografie con doppio fondo… tanto questo nuovo procedimento quanto quello del colorito istantaneo si realizzano nel menzionato stabilimento del signor Ducloux, che raccomandiamo agli affezionati e al pubblico”.32 Ultimo fra agli atti facenti parte del fascicolo n. 2546 è quello relativo al fotografo Manuel Hortet di Saragozza, Calle de Ossau Don José Pellicer n. 9, che risale al 23 luglio. Hortet, quarantaduenne, sposato, ottenne la privativa del ‘doppio fondo’ insieme al ‘colorito istantaneo’ per 6000 Reales (versati in monete d’oro e argento), con la possibilità di utilizzarlo esclusivamente nella provincia di Saragozza.33
economici di fotografia nella nuova sede nel viale e Calle San Pablo n. 2.38 Uno dei figli, Antonio Esplugas y Puig, classe 1854, una volta rilevato lo stabilimento continuò a realizzare fotografie in ‘doppio fondo’. Il 21 marzo 1863 lo stabilimento fotografico ‘Torres y Compañia’ era appena stato aperto in Tarragona, Bajada del Rosario n. 2: offriva ai propri clienti i sistemi più aggiornati e la possibilità di farsi fotografare anche nelle giornate di maltempo grazie al fatto di trovarsi al secondo piano. Pochi mesi più tardi, a novembre, il direttore e proprietario dello stabilimento Gabriel Torres promuoveva sia il gabinetto fotografico che la “nuova invenzione” la cui privativa era stata ottenuta dai fratelli Crozat “a forza di costosi sacrifici”:39 i risultati erano stati particolarmente incoraggianti e apprezzati dal pubblico, ed erano in mostra nella vetrina di fronte al parrucchiere De Brù, all’ingresso dello studio fotografico.40 Evidentemente a questo punto si parla ormai di ‘doppio fondo’ associato al “colorito naturale istantaneo”, infatti il 18 novembre un articolo redazionale spiegava che la fotografia spagnola stava facendo “passi da gigante” che l’avevano portata al limite della perfezione: “diciamo la fotografia spagnola perché è in Spagna, nella capitale dell’Andalusia, che si è registrata un’importantissima scoperta della quale andiamo ad occuparci. Consiste nel poter realizzare i ritratti a due tinte o in ‘doppio fondo’, con l’aggiunta del colorito istantaneo, di modo che con questo procedimento sì dà il colore a otto ritratti in un minuto, così come a 480 nel tempo di un’ora. Grande è, come si può notare, questa scoperta per l’arte, e grandi sono gli elogi che ha giustamente riscosso la notizia, sia a Madrid che nelle provincie, e proprio per questo motivo non possiamo tacere una nuova conquista dell’arte fotografica che tanto onora i suoi autori, i signori Crozat, e che inorgoglisce Siviglia, dove ha avuto origine, segnalando la data del 10 settembre ultimo nella quale si verificò la scoperta”. Il 18 novembre la stampa locale informava che Torres aveva appena ricevuto tutta l’attrezzatura per praticare la professione con il nuovo sistema del quale “abbiamo visto alcune prove eseguite su persone conosciute in città, con una perfezione tale che non lasciano nulla a desiderare”.41 Era l’ottobre del 1862 quando il fotografo Gilberto Casteret rendeva noto di avere trasferito il suo gabinetto di Mahón (o Maó, Minorca, isole Baleari) in Calle de Adnover 37, e di essere in attesa di ricevere da Parigi una attrezzatura innovativa.42 Alla metà di dicembre era già in funzione la pressa per albuminare e calandrare le carte de visite per donare loro un aspetto lucido, inoltre Casteret avvisava che si sarebbe fermato in città fino alla fine dell’anno.43 Evidentemente cambiò idea, infatti agli inizi di dicembre 1863 il fotografo annunciava che dal giorno 15 avrebbe traslocato il proprio stabilimento al civico 5 di Calle de Deyá, dove era allestita una nuova galleria di vetro e contava di “poter offrire ritratti con il nuovo procedimento del colorito”.44 Pochi giorni dopo, sul ‘Diario de Menorca’, compariva l’avviso in cui era assai bene evidenziato l’impiego della “Fotografia a due tinte o a doppio fondo. Colorito istantaneo, sistema Crozat. […] Il proprietario di detto stabilimento, mosso dall’apprezzamento riscosso dalle molte persone che lo hanno onorato della loro fiducia, intende allestire un gabinetto fotografico dotato di ogni apparecchiatura e di gran lusso per dare prova di gratitudine a questo rispettabile pubblico, non avendo dimenticato assolutamente nulla al fine di poter lavorare con ogni condizione metereologica. Stabilimento che già da oggi è a disposizione di tutti coloro che vorranno recarsi ad onorarlo, e spera, nel giro di pochi giorni, non solo di poter dare prova degli straordinari risultati di questo grande sistema fotografico, ma anche di poter offrire vedute dei tanti siti ameni e pittoreschi che questa isola offre…”. Altro articolo pubblicato sul medesimo periodico il 3 aprile 1864, oltre a testimoniare che Casteret in quel periodo stava raccogliendo nuove vedute del porto, degli edifici importanti e di panorami pittoreschi dell’interno e della costa, informava che il
Dopo un esame dei documenti conservati nel fascicolo suddetto, i quali sono stati messi in relazione con le aree interessate dalla vendita ‘ufficiale’ del privilegio, è risultato curioso notare che grandi città come la capitale Madrid, oppure centri di rilievo come Barcellona, Pamplona, La Coruña ed altri, sembravano non essere stati inclusi nella diffusione del ‘sistema Crozat’. Forse non erano stati registrati gli atti di cessione? Oppure semplicemente non furono allegati al fascicolo? O, ancora, potrebbero non essere pervenuti fino ai giorni nostri? Effettivamente, in base a successive ricerche, oltre ai nove fotografi iberici pocanzi citati devono esserne annoverati molti altri -spagnoli e non- che certamente utilizzarono il ‘doppio fondo’ e il ‘colorito istantaneo’; per primi i casi del professionista di Buenos Aires Antonio Aldanondo, del catalano Antonio Esplugas e del pittore-fotografo Gabriel Torres di Tarragona. Antonio Aldanondo,34 uno dei primi e più rinomati fotografi ritrattisti porteñi che negli anni Sessanta del XIX secolo operava nell’atelier di Calle Florida 129, ottenne il ‘sistema Crozat’ direttamente dagli inventori. Aldanondo, per quanto si sa, fu l’unico fotografo argentino ad utilizzare il ‘doppio fondo’ (almeno fino al 1870). L’atto di acquisto del privilegio, come lo stesso Aldanondo dichiara attraverso il periodico ‘La Nación’ di Buenos Aires, fu perfezionato a Siviglia il 14 ottobre 1864: “fratelli Crozat, Siviglia. Real Privilegio di invenzione per cinque anni – Fotografia a due tinte o a doppio fondo sistema Crozat – Colorito istantaneo. Come proprietari del privilegio che ci fu concesso con Cedola Reale del 21 novembre 1862, e mediante la somma di 500 Reales che è stata versata dal signor Antonio Aldanondo, lo autorizziamo affinché possa, eccetto (sic) le provincie indicate a lato (sic), avvalersi dei nostri sistemi in qualunque luogo della Penisola, Isole adiacenti e possedimenti spagnoli dell’Africa, con la facoltà di impedirne l’uso a chiunque sia sprovvisto del relativo consenso”. Una nota del contratto recita che “nelle città poste oltre i confini di Madrid e Siviglia e loro province, consentiamo ugualmente al detto signore che possa praticare il nostro sistema Crozat…”.35 Aldanondo, come da lui stesso confermato qualche anno più tardi in una lettera al periodico ‘La Nación’, iniziò a produrre fotografie con il procedimento Crozat a Buenos Aires dal gennaio 1865.36 Di lui e dell’aspra querelle con il fotografo Christiano Junior scoppiata nei primi mesi del 1870 si parlerà in uno dei seguenti capitoli. La ‘Fotografía Inglesa’ di Antonio Esplugas y Gual37 risulta attiva a Barcelona a partire dal 1863 in Calle Puertaferrisa 14; nel 1865 Esplugas promuoveva sul retro delle cartes de visite il “sistema Crozat – Nuovo colorito” e sui giornali locali corsi 30
Cordeiro richiamò l’attenzione sugli impegni assunti all’estero con il “nuovo metodo”48 e informava che avrebbe continuato a lavorare in Madrid, al civico 13 di Puerta del Sol, fino a metà novembre, producendo ritratti con lo straordinario sistema di “smalto di perla” e colorito istantaneo che tanto avevano richiamato l’attenzione del pubblico. Gli esemplari realizzati con il ‘doppio fondo’ costavano 6 Reales ciascuno, quelli con il ‘colorito istantaneo’ 8 Reales. Cordero conservava ancora i negativi realizzati nei “cinque o sei anni” precedenti nella sede di Calle de la Montera 3: eventuali copie smaltate avrebbero avuto un costo di 2 Rs. Cordero fu in seguito attivo anche a León e Astorga.49 Infine è opportuno riportare la notizia del fotografo F. G. Ortega di León, Calle de la Montera 44, che viene menzionato in relazione al ‘colorito istantaneo’ in un articolo pubblicato su ‘La mañana Diario político’ del 12 ottobre 1878: “abbiamo avuto occasione di visitare la notevole galleria fotografica. L’instancabile signor Ortega offre alla sua numerosa clientela tutti gli ultimi ritrovati della sua arte, compresi alcuni ritratti ora molto in voga a Parigi, ed è chiamato a risolvere il difficile problema di ottenere fotografie con colorito istantaneo. D’altra parte le conoscenze artistiche che questo signore possiede sono una garanzia della bontà dei lavori che escono dal suo accreditatissimo stabilimento”.
gabinetto fotografico, dotato di galleria di vetro e sala d’attesa (nella quale erano esposti numerosi ritratti e vedute), forniva servizi alla pari degli stabilimenti installati nelle grandi città europee. Ai primi di dicembre, rientrando da un viaggio a Parigi (dove evidentemente aveva visitato alcuni stabilimenti fotografici), Casteret partecipò il pubblico che aveva rinnovato parzialmente le attrezzature, i materiali e gli ingredienti e che, grazie agli studi fatti per migliorare la propria arte, assicurava una perfetta esecuzione delle cartes de visite, vendute a prezzi ribassati.45 Casteret trasferì di nuovo il gabinetto fotografico in Calle Arravaleta 9, inaugurandolo il 10 gennaio 1869: vi si producevano ritratti di tutte le dimensioni, tanto con il ‘Sistema Crozat’ quanto nei metodi più recenti.46 Il fotografo Lorenzo Llorens annunciò il proprio arrivo e l’imminente inizio dell’attività a Mahón attraverso il ‘Diario de Menorca’ di martedì 4 febbraio 1862, con la previsione di rimanere in città “assai poco tempo” nella casa n. 48 di Calle de la Infanta (già de la Gracia): offriva agli avventori prezzi modici per ritratti sopra carta, cristallo e mica. Sul medesimo periodico, il 19 dicembre 1863, si trova una nuova reclame. In grassetto e in caratteri maiuscoli, per richiamare l’attenzione dei lettori, è scritto: “Meraviglioso progresso!!! – Fotografia a due tinte, o di doppio fondo, e colorito istantaneo – Sistema dei Signori Crozat, fratelli – Con Real Privilegio”. In seguito si spiega che “l’artista fotografo Llorens, autorizzato pienamente dai detti Signori, è orgoglioso di informare i suoi amici e il pubblico in generale che dopo Natale si stabilirà in questa città, volendo affittare la casa Calle de Adnover n. 37 (evidentemente aveva acquisito lo stabilimento già di Casteret). Nella medesima si vedrà da oggi una esposizione dei suoi lavori e una prova fatta col nuovo sistema”. In ‘La discusión’ di Madrid del 14 gennaio 1864 si legge: “Degno di nota – Richiamiamo l’attenzione su una vetrina, rivolta sulla Calle de Sevilla, dove sono esposti i saggi fotografici ottenuti dal signor [Juan José] Fernandez, la cui bravura non lascia nulla a desiderare. Fra gli altri ce ne sono due realizzati con il procedimento che dà il colorito istantaneo, e rivelano così i rapidi progressi che ha fatto questa arte in Spagna, come l’intelligenza con cui il nostro connazionale, il signor Fernandez, è stato in grado di metterli in pratica. Le persone di buon gusto senza dubbio gioiranno nel visitare la vetrina che noi consigliamo, e il laboratorio del signor Fernandez, ubicato nella Calle de la Cruz (civico n. 12, ndr), accanto al Café de Embajadores”.47 Anche se non è esplicitamente dichiarato, si suppone che si stia parlando del ‘sistema Crozat’. Il 21 aprile del 1867 comparve su ‘El Menorquín - Periódico literario, científico é industrial’ la reclame del ‘Jardin Militar’ di Antonio Llombart, situato in Calle Arravaleta 9. Il fotografo si rivolgeva al “rispettabilissimo pubblico di Mahón” informandolo che aveva “dato inizio ai lavori fotografici aprendo il nuovo gabinetto” per produrre ritratti su vetro, ovvero Ambrotipi con il sistema angloamericano, e fotografie eseguite con il ‘sistema Crozat’. Lavorava dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Sul medesimo giornale, il 6 dicembre, la reclame di Llombart non occupava più lo spazio di un trafiletto ma addirittura mezza pagina del Boletin de anuncios. Il proprietario e direttore dello stabilimento ‘Jardin Militar’ offriva al pubblico mahonese, come regalo in vista delle prossime festività natalizie, “all’infimo prezzo di soli 2 Scudi” per quanti si facevano ritrarre entro il 7 gennaio, sei ritratti di busto (“medio corpo”) perfettamente realizzati con il “brillante sistema Crozat”. Coloro che, invece, preferivano avere un numero minore di esemplari creati con lo stesso sistema, avrebbero pagato 40 centesimi di Scudo cadauno. Per ordini superiori ai 12 ritratti era previsto l’omaggio di una fotografia prodotta con il medesimo procedimento a scelta fra quelle di Sua Santità il Papa Pio IX, delle Altezze Reali, del Principe Infante di Spagna o altri personaggi. Nell’ottobre del 1867 anche il fotografo di origini portoghesi J. M.
È possibile elencare ulteriori nomi di professionisti iberici che utilizzarono il ‘sistema Crozat’: le cartes de visite di ‘Abadía y García’ di Orihuela, Alicante, riportavano sul retro la formula ”Abadía y García – Fotógrafos – Con real privilegio – Para la fotografia á dos tintas – Orihuela”, così come la “Fotografía Sevillana – Manuel de la Portilla – Pintor y fotógrafo – Retratos de doble fondo y colorido instantáneo – San Eloy, 47 – Vistas y reproducciones de cuadros – Sevilla”; a queste si aggiungono le cartes de visite realizzate da Álvaro Rosado di Reus, Tarragona, ove si trova l’indicazione “Fotografia – Sistema Crozat – Real privilegio – Álvaro Rosado – Plaza de la Fuente n. 55 – Tarragona”.50 In questi casi è certo che i supporti fotografici presi in esame siano posteriori al 1867-1868. Simile discorso sembrerebbe valere per i fotografi Riudavets e Quintana. Una carte de visite con dedica e data del 1° settembre 1864 prodotta dal pittore, scultore, decoratore e fotografo Antonio Riudavets di Orihuela, porta il ritratto di uomo e la scritta ’A. Riudavets’ impressa in bianco su fondo scuro nella parte inferiore. Il ‘sistema Crozat’ non viene menzionato ma è evidente che si tratti di ciò o di un procedimento molto simile: si può ipotizzare che Riudavets abbia acquistato il ‘doppio fondo’ e che più avanti lo abbia ceduto a ‘Abadía y García’, anch’essi di Orihuela. Zenón Quintana di Santander, attivo con il socio (e suo maestro) Amadeo Courbón certamente dal 1866 in Cuesta Gibaja, negli anni Settanta trasferì lo stabilimento fotografico in Calle del Peso 1 e successivamente in Calle Blanca 28.51 È in quest’ultimo periodo che egli indica sul retro delle cartes de visite l’impiego del ‘sistema Crozat’.52
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Antonio Aldanondo Carte de visite con ritratto in ‘doppio fondo’, finitura lucida e cameo in rilievo (Collezione Caccialanza)
Antonio Esplugas y Gual Carte de visite prodotta con il ‘doppio fondo’ e impreziosita con cameo in rilievo (Collezione Caccialanza)
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Il ‘sistema Crozat’ in Francia Leandro fu a Parigi per partecipare alla sesta esposizione della Société Française de Photographie che si tenne nel Palazzo dell’Industria (padiglione sud-est) dal 1° maggio al 31 agosto del 1864: il nome “Crozat Frères” compare nell’elenco dei professionisti stranieri, al numero 315, per “portraits-cartes”, ovvero ritratti in formato carte de visite.53 La presenza nella capitale fu evidentemente solo una tappa del viaggio che nella seconda metà dell’anno avrebbe portato Leandro in terra anglosassone. Per annunciare il proprio arrivo, analogamente a quanto fatto in patria, Leandro spedì a numerosi fotografi di Francia alcune prove in ‘doppio fondo’ che riportavano il suo nome “scritto con la luce” e una missiva con la quale proponeva di cedere e insegnare loro il procedimento per “la modica somma di cento Franchi”.54 Per tradurre in lingua francofona le istruzioni indispensabili a creare il ‘doppio fondo’, il ‘colorito istantaneo’ e la ‘vernice preservativa’, Crozat si rivolse a un fotografo professionista di Marsiglia, tale Jean Vanel,55 anche se, purtroppo, non è dato sapere con esattezza quando e per quale motivo Leandro fece tappa proprio in quella città, e si possono avanzare solo delle ipotesi, quali la concomitanza di un concorso per ingrandimenti fotografici organizzato nel mese di dicembre dal noto professionista Léon Vidal oppure un eventuale lontano legame famigliare con lo spedizioniere A.-M. Crozat attivo al 18 quai du Canal, che compare su ‘L’Indicateur Marseillais’ di quell’anno (dal 1865 anche “Crozat André, menuisier,56 32 rue Saint-Suffren”). È dunque del 1864 la Mémoire sur la photographie à deux teintes ou à double fond et le coloris instantané, d’après le système Crozat - Par M. Vanel, photographe à Marseille, testo di 16 pagine edito dalla tipografia e litografia Arnaud et C.ie. Nella prefazione Vanel dichiara di avere apportato al procedimento varie modifiche indispensabili per facilitarne la manipolazione: in effetti, con il passare del tempo e l’acquisizione di nuove esperienze, la ‘Memoria’ originale pubblicata in Spagna dovette essere giocoforza ampliata e migliorata sia nella forma che nella completezza delle descrizioni e delle formule chimiche. Il testo francese è pressoché identico a quello che sarebbe stato presentato in Italia qualche mese più tardi, nel febbraio 1865, mentre è assai più esteso e completo di quello depositato per la richiesta di patente nel Regno Unito. Ad ogni modo è certo che, a parte la pubblicazione della Mémoire, né il ‘doppio fondo’, né il ‘colorito istantaneo’ e tantomeno la ‘vernice preservativa’, furono brevettati in Francia. Anzi, il ‘sistema Crozat’ venne perfino schernito dal periodico specializzato ‘Revue photographique’ che si era già mostrato molto distaccato (in particolare nei confronti degli inventori spagnoli) pubblicando talequale, senza alcun commento, nel luglio 1864, la descrizione ripresa da ‘El Eco de la Fotografia’ circa il procedimento di Francisco De Selgas per la produzione di “ritratti a doppio fondo e iscrizioni in tre colori”.57 Nel maggio 1865 ‘Le Moniteur de la Photographie’ commentò che “i fotografi esperti avevano potuto comprendere, rapidamente, senza spendere cento Franchi, in che modo si potevano ottenere risultati simili, e ciò nonostante le prove a doppio fondo sono ancora quasi inesistenti in Francia. Il silenzio dei giornali a proposito di un tale sistema lascia il procedimento nell’ambito della speculazione; ho l’onore di pubblicare un metodo che produce dei doppi fondi impeccabili e che, sicuramente, risparmierà ai miei colleghi i costi di acquisto del brevetto spagnolo. Ignoro come il signor Crozat e i suoi allievi possano ottenere questo genere di risultati, ma operando con il mio procedimento si otterranno senza dubbio dei risultati analoghi a quelli che ci vengono dall’Andalusia…”.58 Di conseguenza non è affatto raro imbattersi in cartes de visite francesi che hanno tutte le sembianze di quelle prodotte con il ‘sistema Crozat’.
Mémoire sur la photographie à deux teintes ou à double fond et le coloris instantané, d’après le système Crozat Par M. Vanel, photographe à Marseille Marsiglia, 1864: copertina del fascicolo (BNF)
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Specification of Leandro Crozat – Photographic portraits Londra, 25 novembre 1864: copertina del fascicolo n. 2953 (Collezione privata)
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Il ‘sistema Crozat’ nel Regno Unito Westminster. È in questa sede che furono prodotti numerosi ritratti in medaglione su carte de visite contraddistinti dal marchio “Heraldic Medal Portrait – Patented”. La petizione di Bernieri fu inoltrata all’apposito Ufficio il 15 novembre 1866 e immatricolata al n. 2997; successivamente il brevetto fu registrato anche in Francia (2 gennaio 1867, n. 74344), ma non in Italia: in riferimento a ciò si ritiene opportuno anticipare che Cesare Bernieri fu il primo italiano ad acquistare il ‘sistema Crozat’ per il suo atelier di Torino (l’atto di cessione è del 28 febbraio 1865). La descrizione del ritrovato per produrre “sfondi fotografici con iscrizioni, monogrammi, stemmi e altri dispositivi in modo da conferire ai ritratti un aspetto di simil-medaglione in rilievo, al posto di bordi semplici e sfumati”, consisteva nello scrivere o stampare dette iscrizioni, lettere, disegni ed altro sul vetro smerigliato o altra superficie semi-trasparente; l’immagine sulla negativa o lastra collodionata veniva in seguito isolata di modo che, una volta coperto o mascherato il ritratto o altre parti della lastra che non dovevano essere colpite dalla luce, le iscrizioni potevano essere trasferite sulla carta così come i toni scuri che formavano le ombre di contorno al medaglione, il quale risultava così in rilievo. Con questo procedimento le scritte e i disegni venivano trasferiti al disco o fondo colorato del medaglione come pocanzi descritto. La disposizione e la composizione delle varie tinte, così come le ombre, i monogrammi e le iscrizioni, potevano variare a piacimento ed essere modificati a seconda delle necessità.
Le notizie relative all’arrivo e alla permanenza di Cozat nel Regno Unito sono assai scarne e per vari motivi non è stato possibile approfondire le ricerche in loco. Senza dubbio Leandro avviò le procedure per ottenere la patente governativa del ‘doppio fondo’ e del ‘colorito istantaneo’, ma l’iter non fu mai completato: nella documentazione si specifica che è stata ottenuta la sola protezione provvisoria (“provisional protection only”). Fu il signor Vaughan, agente procuratore, ad inoltrare la petizione a nome di Crozat, così che l’Ufficio delle Patenti di Londra, in data 25 novembre 1864, emise il certificato di protezione provvisoria n. 2953. A questo non seguirono ulteriori atti al fine di concludere la procedura. Crozat dichiarò di essere originario di Siviglia e di svolgere la professione di “commerciante e fotografo” al n. 53 di Chancery Lane, nella contea del Middlesex,59 inoltre che la natura della richiesta di privativa aveva per titolo “Improvements in photographic processes, and in portraits or images produced thereby” (miglioramenti nei processi fotografici, e nei ritratti o immagini prodotte in tal modo). Si è scoperto che, come peraltro già accaduto in Spagna, qualche tempo prima Leandro si era preoccupato di diffondere tra i fotografi del Regno Unito un abbondante numero di ritratti in cartes de visite eseguiti con il ‘sistema Crozat’, contenuti in buste che riportavano l’annullo postale di Madrid, assieme a una circolare, scritta “in curious English”, con la quale si offrivano le istruzioni e la licenza per produrre esemplari simili. Richard Harmer e Henry Cooper Jr., collaboratori del ‘Photographic News’, sperimentarono e in seguito descrissero il metodo nelle pagine della rivista specializzata (il testo è identico a quello inerente al ‘colorito istantaneo’ presentato all’ufficio brevetti, si veda a p. 109).60 La memoria completa, intitolata Specification of Leandro Crozat – Photographic portraits, composta da un frontespizio di colore azzurro e da 5 pagine di descrizione (dimensioni cm. 18x27), è stata pubblicata a Londra nel 1865 da ‘The Great seal Patent Office’ con i tipi di G. E. Eyre and William Spottiswoode. Nel testo compare per la prima volta una innovazione che accrebbe ulteriormente la qualità del ‘sistema Crozat’, ovvero la ‘vernice preservativa’.
Un atto notarile attesta che alla data del 26 gennaio 1865 Leandro Crozat si trovava ancora a Londra: si tratta di un contratto di prestito con interessi e pegno redatto davanti al Console di Spagna nel Regno Unito, Miguel Jordan y Llorens. I contraenti, ovvero Leandro e Carlos Hingston, entrambi residenti a Londra, fissarono i sette punti cardine dell’accordo lasciando che fossero le Leggi e la giurisprudenza “di Castilla” a regolare eventuali condizioni non previste. Hingston consegnò a Crozat 125 Lire Sterline sotto forma di prestito e in cambio ricevette in deposito 40 dipinti olio su tela, 23 dei quali con cornici dorate (“llamados de lana dorada”): si trattava di venticinque copie di quadri di Murillo con gli originali ‘La Discesa della Croce’, due Boleri (‘dos Boleros’) e dodici paesaggi. La metà dei dipinti si trovava al n. 17 di Golden Square, i rimanenti nell’abitazione del sig. Rees, al civico 34 di St. Martin’s Lane, Charing Cross. L’elenco delle tele fu riportato in dettaglio nella fattura del 19 gennaio, che purtroppo è introvabile. Crozat conferì a Hingston un pieno mandato affinché procedesse entro due mesi alla vendita dei dipinti in una delle gallerie pubbliche di Londra, fissando un prezzo minimo che, nella copia di contratto conservata presso gli Archivi Storici del Protocollo di Madrid (AHPM), non è stato indicato. Se nel termine previsto Hingston non fosse stato in grado di piazzare le tele avrebbe avuto un altro mese di tempo per alienare quanto rimasto in un’asta pubblica, aggiudicando al miglior offerente purché si realizzasse il valore minimo. Una volta venduta una sola parte o tutti i quadri, Hingston si obbligava a mettere immediatamente a disposizione di Crozat il contante realizzato, tolte le spese, gli interessi e il 5 % di commissione; Leandro si impegnò a risarcire la differenza entro un mese dal ricevimento della fattura nel caso in cui la cifra ottenuta dalle aste fosse stata più bassa delle 125 Lire Sterline ricevute da Hingston.62
Purtroppo nel Regno Unito, al contrario di quanto avvenuto in Spagna, non furono conservati né il documento manoscritto originale della richiesta di patente né tantomeno la sua pratica o gli eventuali atti notarili passati fra Leandro e i possibili acquirenti del ‘sistema Crozat’ sul territorio britannico. Il fatto che la procedura di ottenimento della patente sia stata lasciata incompiuta fa capire che la proposta non suscitò l’interesse sperato. Tuttavia è interessante evidenziare la straordinaria somiglianza di alcuni procedimenti circolati nel Regno Unito nel periodo immediatamente successivo alla presenza di Leandro Crozat: fra il dicembre del 1863 e il 1865, Cooper e Harmer, gli stessi che avevano tradotto la Memoria originale del ‘sistema Crozat’, pubblicarono sulle principali riviste qualificate alcuni articoli nei quali spiegavano come ottenere in modo semplice e pratico il “double or fancy printing” o più semplicemente “double printing”, in parole povere il ‘doppio fondo fotografico’: si trattava di un “metodo di doppia stampa e produzione con l’uso giudizioso di maschere per ottenere una serie di effetti molto gradevoli e artistici, introdotto da Harmer e abilmente messo in pratica da Cooper”.61 Altro procedimento per “ottenere ritratti con sfondi, arricchiti da iscrizioni, monogrammi, stemmi, ecc.” fu proposto e brevettato dal professionista torinese Luigi Bernieri, che in quegli anni si trovava nella capitale del Regno Unito all’indirizzo di Victoria Grove, Kensington, contea del Middlesex: Luigi, insieme ai fratelli Andrea e Cesare, ebbe una collaborazione con il fotografo professionista Leonida Caldesi nella società ‘Bernieri, Caldesi & Co.’, studio al n. 13 di Pall Mall East, 35
Leandro Crozat in Italia anagrafiche ufficiali sull’arrivo di Crozat nel capoluogo piemontese, purtroppo, non sono disponibili. Il servizio Archivi del Comune di Torino ha comunicato che non esistono registri anagrafici per il 1865 in quanto l’Ufficio di Anagrafe in quella città venne istituito l’anno successivo; ha comunque proceduto alla consultazione della ‘Rubrica degli atti di domicilio civile’, ma anche in questo caso non è stata trovata alcuna traccia di Leandro Crozat, come pure nelle ‘Guide della Città di Torino’ (edizioni Marzorati-Paravia) sotto la voce ‘Fotografi’. Inoltre la parrocchia di San Massimo Vescovo, nella cui area si trovava il domicilio di Leandro, non possiede i registri degli ‘Stati delle anime’, perciò è del tutto impossibile ricostruirne l’arrivo e la permanenza a Torino. L’unico dato certo è che alla data del 14 febbraio, quando fu inoltrata la domanda per l’ottenimento della privativa, Crozat dichiarò di avere domicilio al numero civico 17 di via Belvedere (oggi via Fratelli Calandra). Tale notizia ci perviene dal Supplemento n. 151 della ‘Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’ del 23 giugno ove, al numero d’ordine 39 dell’Elenco degli Attestati di privativa rilasciati nel 1° trimestre 1865 dal Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio (divisione Industria e Commercio), si trova: “Privativa - Crozat Leandro a Torino, via Belvedere n. 17 – [Durata anni] 2 – [Giorno della presentazione della domanda] 14 febbraio 1865 – [Titolo del trovato] Doppio fondo fotografico”. Attraverso le pagine della ‘Gazzetta Ufficiale’, e quindi degli avvisi di cessione del privilegio ivi pubblicati, è possibile ricostruire la permanenza di Leandro a Torino, ovvero dal 14 febbraio al 28 luglio 1865, e in seguito a Genova, dal 2 settembre al 3 gennaio 1866. Dopodiché, in mancanza di ulteriori informazioni, se ne perdono di nuovo le tracce.
Malauguratamente le aspettative di Leandro sulla vendita del ‘sistema Crozat’ in Francia e nel Regno Unito erano naufragate: il procedimento non aveva fatto breccia ed era indispensabile che avvenisse una svolta… che si materializzò non appena egli giunse in Italia. È qui che il ‘sistema Crozat’, accolto in un primo momento assai freddamente dalla stampa specializzata, incontrò il maggior apprezzamento, fino a rappresentare addirittura una sorta di ‘rivoluzione’ per coloro i quali operavano nell’arte fotografica. Infatti a partire dal febbraio 1865, subito dopo la concessione della privativa, questa novità raggiunse in breve tempo decine di studi fotografici più o meno noti nel panorama nazionale dell’epoca. Bisogna innanzitutto chiarire che nel nostro Paese non erano ancora giunte alcune delle innovazioni relative ai ‘fondi fotografici’ e alle fotografie ‘colorite’ (ad esclusione di quelle artisticamente ‘pitturate’). L’unico procedimento che sembra essere in qualche modo più simile al ‘Crozat’ è quello dei Ritratti colorati di Felice Riccò: cesellatore e argentiere modenese, prese parte all’Esposizione Italiana di Firenze del 1861 esibendo oggetti d’argento63 mentre vinse una medaglia per il procedimento litografico della Stampa al naturale (placche di metalli differenti con impressioni di vari soggetti).64 Nell’edizione per l’anno 1864 dell’Annuario Scientifico ed Industriale65 si accenna al fatto che Riccò, nel frattempo divenuto fotografo con stabilimento in Modena, Contrada (o Corso) Canal Chiaro 542, aveva presentato la nuova invenzione dei Ritratti colorati. La notizia del nuovo procedimento scatenò una vivace polemica con il colonnello Ottavio Baratti di Milano, direttore della rivista ‘La Camera Oscura’, il quale a sua volta ne reclamava la paternità. L’Annuario commentò che il metodo richiedeva tanto tempo e molta pazienza da parte dell’operatore e per di più restituiva pochi colori (“variazioni graduate di tinte dall’aranciato al cioccolato, al paonazzo ed al nero”), perciò era “ben lungi dalla soluzione dell’interessante problema della cromofotografia”. Ad ogni modo, col fine di tutelare la scoperta, Riccò produsse una memoria che fece pervenire all’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena assieme a quaranta saggi di Pittura fotografica: “ottenuta coi processi fotografici conosciuti una stampa positiva, prima del fissaggio s’immerge nell’acqua. Dopo cinque minuti circa, si levi l’eccesso d’acqua con carta sugante, indi con una soluzione di cloruro d’oro a diverse densità si coprano le parti che si vogliono colorate, arrestando col semplice lavacro l’azione colorante del cloruro a quella tinta che si vuole, ripetendo l’operazione per ciascun colore fino al lavoro compito. L’idea di questo processo mi venne sugerita dalle osservazioni fatte, che il bagno di cloruro d’oro usato per dare alle fotografie la tinta nera le fa passare gradualmente per diversi colori prima di arrivare al nero, e prolungandone ancora l’azione si ottengono nuovi colori. Non rimaneva dunque che di arrestare quest’azione al tempo dovuto per averne tutta la gradazione...”. Il documento, autografo, porta la data del 28 luglio 1863. È certo che, pur avendo depositato la memoria, Riccò non diede mai seguito alla registrazione ufficiale del brevetto.66 Ecco dunque che un anno e mezzo più tardi comparve nel nostro Paese il fotografo Leandro Crozat, reduce dal lungo viaggio tra Spagna, Francia e Regno Unito, deciso ad offrire anche ai professionisti italiani la privativa del ‘doppio fondo’: della sua presenza a Torino si ha notizia a partire dal mese di febbraio 1865, ma l’informazione è indiretta e proviene da fonti documentali piuttosto che dagli atti dello Stato Civile, dato che le informazioni
Copia del documento originale della descrizione del ‘sistema Crozat’, il cui frontespizio è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel volume dedicato alla storia dei Fotografi a Cremona fra l’Ottocento e il Novecento (a cura di R. Caccialanza, ed. Fantigrafica, 2010, p. 37), si trova presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma: a pag. 110 se ne riporta il testo integrale. Sfortunatamente non sono reperibili le prove fotografiche allegate al testo, cui Crozat fa esplicito riferimento. L’attestazione del Governo italiano che rendeva valido il brevetto per due anni sul territorio nazionale fu registrata il 23 febbraio 1865, al vol. 6, n. 41. La cessione da parte di Crozat ai fotografi italiani iniziò qualche giorno più tardi; pertanto risulta che, per effetto della scrittura privata del 28 febbraio 1865 registrata a Torino il 1° marzo, il primo ad aggiudicarsi la facoltà di “attuare il ‘doppio fondo fotografico’ ad esclusione d’ogni altro nella sola città di Torino pel corso di due anni a far tempo dal 31 marzo”, fu il noto professionista Cesare Bernieri, fratello di Luigi. Bernieri, con ogni probabilità, testò e integrò ulteriormente il procedimento, contribuendo a formare l’edizione italiana della Memoria sul doppio fondo fotografico, sul colorito istantaneo e sulla vernice preservativa ‘sistema Crozat’, la quale fu depositata il 23 maggio all’Accademia delle Scienze di Torino, che la pubblicò. L’Accademia, fortunatamente, conserva ancora questa preziosa copia superstite, l’unica reperibile in Italia, distinta con il numero “3”: il testo porta la data del 13 marzo 1865 ed è in assoluto il più completo fra quelli presentati in Francia e nel Regno Unito (la ‘Memoria’ originale edita in Spagna, come si è avuto modo di spiegare, non è reperibile). La quarta edizione, edita in Italia quale “proprietà letteraria”, composta di 20 pagine, si conclude con una postilla che Crozat, dopo aver visitato “oltre 200 gabinetti fotografici”, ritenne indispensabile pubblicare onde impedire ulteriori fughe di notizie e utilizzi impropri del procedimento: “per evitare qualunque contraffazione di questa Memoria, tutti gli esemplari
Descrizione del ritrovato che ha per titolo Doppio fondo fotografico (innovazione al ritratto detto Fond-perdu) Torino, 14 febbraio 1865: copertina del fascicolo n. 2647 (ACS)
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provincia), Chiavari (Giovanni Lagomaggiore), Foligno e l’Aquila (Paolino Cavalieri)… Alessandro Pavia, il celebre fotografo dei Mille, ottenne la privativa per tutto lo Stato, ferme restando le condizioni stipulate nella scrittura privata con Crozat e ad esclusione delle cessioni temporanee per città e province già accordate ad altri soggetti. A quanto risulta Crozat non cedette il procedimento a professionisti che operavano nell’ex Regno Lombardo-Veneto, eccetto che per la città di Mantova (Andrea Premi). Dei citati trasferimenti esiste piena conferma sulla ‘Gazzetta Ufficiale’: le trascrizioni integrali degli avvisi e le rispettive date di stipula delle scritture private e di registrazione alle Prefetture o Sotto-Prefetture sono trascritte alle pagine 117-120. Alle pp. 122 e 123, invece, sono pubblicati tre elenchi: nel primo si trovano i fotografi che certamente ottennero la privativa, in base a quanto scritto sulla ‘Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’; il secondo (parziale) di coloro che la reclamizzarono sul retro delle loro cartes de visite, anche se non è stato possibile reperire la documentazione attinente o sapere con precisione quando costoro la ottennero (perché gli atti non sono stati conservati oppure sono difficilmente rintracciabili per il fatto che non si conosce l’identità degli ufficiali rogatori); la terza lista è dedicata agli stabilimenti che produssero fotografie con aspetto, stemmi o iscrizioni simili a quelli ottenibili per mezzo del ‘sistema Crozat’, ma sui quali rimane il dubbio che si tratti proprio di tale metodo: fra gli altri, è il caso della ‘Fotografia Triestina’ di Milano, corso Venezia 77 (“Ritratti a doppio fondo”), oppure di Adele De Giorgis (“Stabilimento fotografico di Adele DeGiorgis – Via Armorari, N. 5 – Milano – Si fanno pure a doppio fondo e glacées”), i fratelli Clerici di Milano (“ritratti a doppio fondo, ingrandimenti e fotografie su porcellana inalterabili per monumenti”; nessuna dicitura che faccia riferimento al ‘Sistema Crozat’). Per tutti si veda da p. 117. In questa sede si ritiene doveroso fare un cenno a proposito del rinomato professionista Giuseppe Allegri di Brescia in quanto, in alcune sedi, si è affermato che questi realizzò stampe fotografiche apportando “una particolare modifica del metodo di Crozat”, quindi con un differente procedimento, reclamizzandone la peculiarità sul retro delle proprie CDV con la dicitura “Nuovo sistema del pittore G. Allegri” oppure “Brevetto d’invenzione – Proprietà artistica – Nuovo sistema”. In base a quanto riportato sui numerosi esemplari reperiti presso vari archivi si può affermare ad esclusione di ogni dubbio che con quella frase Allegri promuovesse proprio il ‘sistema Crozat’; non è raro incontrare cartes de visite con la classica formula “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Giuseppe Allegri – Brescia”, mentre su altri si trova più semplicemente l’espressione “Brevetti d’invenzione di proprietà artistica – Nuovo sistema del pittore G. Allegri – Brescia” ma comunque accompagnata dai caratteristici stemmi che contraddistinguevano il ‘sistema Crozat’. Inoltre, in base alle informazioni attualmente in possesso dello scrivente, nessun altro fotografo di Brescia sembra avere acquisito la privativa in oggetto, perciò si dà per assodato che questa fu ottenuta da Allegri.
porteranno il timbro della Casa, ed il numero corrispondente al Soscrittore cui la invierò; e come proprietà particolare niuno potrà, sotto qualsiasi forma, pubblicarla senza il mio consentimento” (la versione integrale del testo si trova a p. 111). Nel giro di poche settimane il procedimento fu adottato da alcuni rinomati stabilimenti fotografici del nord Italia: da Torino a Novara (Felice Tarantola, atto registrato il 23 marzo), Genova (Gaetano Gallino, 25 marzo), poi Milano e Como (Giulio Rossi, 2 aprile), Casale Monferrato e Valenza (Giulio Casazza, 6 maggio)… A proposito di Giulio Rossi, sempre attento alle novità e straordinario interprete del ‘sistema Crozat’, si crede opportuno segnalare la curiosa sequenza di reclame pubblicate sui periodici milanesi a ridosso dell’ottenimento della privativa. Il 20 marzo, quindi prima che il celebre professionista milanese acquistasse il ‘sistema Crozat’, sulla ‘Gazzetta di Milano’ si trova l’avviso: “Fotografia G. B. Ganzini, via Unione 4, con figliale in Piazza del Duomo – Ritratti a doppio fondo – Nuovo sistema fotografico Ganzini”. Da quel giorno il box pubblicitario apparve altre dieci volte, in media a giorni alterni, fino all’8 aprile.67 Dopo tale data non ve n’è più traccia: evidentemente Rossi fece valere in qualche modo il suo diritto esclusivo, aquisito ufficialmente il 2 aprile. A maggio, però, la storia tornò a ripetersi. Infatti, per tre edizioni (giorni 21, 23 e 24), fu pubblicato in grande evidenza l’avviso che segue: “Fotografia Ganzini – Milano, via dell’Unione N. 4 – Con filiale in Piazza del Duomo – Ritratti Autoscopici Ganzini – Si eseguiscono in tutte le dimensioni – Ritratti a doppio fondo sistema Ganzini”. Rossi, evidentemente irritato, non tardò a chiarire la situazione, questa volta pubblicamente. Dal 9 al 23 giugno, per sei uscite, sulla ‘Gazzetta’ si trova: “Giulio Rossi, pittore e fotografo, via de’ Bigli N. 6 – Ritratti fotografici a doppio fondo – Sistema Crozat, privilegiato con Brevetto Reale 23 febbraio 1865 – Nell’annunziare il sottoscritto l’essere egli il solo investito nelle provincie di Milano e Como del diritto all’esercizio del sistema Crozat privilegiato, che dà tanto risalto ai ritratti fotografici, dichiara che lo farà valere nei termini di legge contro coloro che se ne prevarranno senza di lui consenso, quantunque ne palliassero l’usurpazione con qualsivoglia altro titolo”.68 A seguito di ciò Ganzini cessò di pubblicare ogni reclame relativa al ‘doppio fondo’, ma senz’altro produsse centinaia di fotografie ottenute con quel sistema. Circa un anno più tardi fu il ‘Regio stabilimento fotografico Duroni’ di corso Vittorio Emanuale n. 13, ormai di proprietà di Icilio Calzolari, a pubblicare tre avvisi che tuttavia, apparentemente, non suscitarono alcuna reazione da parte di Giulio Rossi: “si eseguiscono ritratti a doppio fondo tanto per carte da visita che in qualsiasi altre dimensioni, neri e colorati, rimarchevoli per il loro effetto artistico…”.69 Forse Rossi non se la sentì di contrastare il più antico e rinomato atelier di Milano che da poche settimane era passato in proprietà di Icilio Calzolari, genero dell’ottico e fotografo Alessandro Duroni, il primo a portare la dagherrotipia in città nel novembre del 1839. In conclusione è importante ricordare che sul finire del 1869 Giulio Rossi acquistò la privativa dell’Albertotipia, o foto-vitro-tipia (si veda a p. 86): tale procedimento, sommato al ‘Crozat’, permise all’ottimo fotografo meneghino di conferire alle cartes de visite una maggiore limpidezza e uno straordinario effetto-lucido che, ancora oggi, contraddistingue in qualità e in estetica i prodotti dei suoi atelier.
In Italia l’accoglienza per Leandro Crozat e il suo nuovo procedimento fotografico fu in un primo momento molto fredda e la stampa specializzata non mancò di riservargli critiche ed espressioni di scherno. ‘La Camera Oscura – Rivista universale dei progressi della Fotografia’, diretta da Oscar Baratti, fu particolarmente dura riservando all’argomento numerosi articoli il primo dei quali fu pubblicato il 15 marzo 1865: “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico. Sistema Crozat. «Il favore ognora crescente di cui è onorato in Spagna ed Inghilterra questo nuovo sistema fotografico, le continue domande, il grido della spampa», le unanimi, insistenti preghiere di tutti i fotografi d’Italia, il caldo affetto al progresso dell’arte e le cento lire hanno finalmente determinato
Il 2 maggio 1865 Crozat ottenne un prolungamento della privativa, per tre anni, che si estese automaticamente a coloro i quali ne avevano già acquisito i diritti. Le cessioni, nel frattempo, erano proseguite a spron battuto, e si protrassero fino al novembre del 1866: Piacenza (Francesco Sidoli), Perugia (Oreste Bolletti), Voghera (Luigi Carelli), Siena (Paolo Lombardi), Cremona (Beniamino Bertarelli),70 Napoli (Pasquale Biondi), Catania (Corrado Valvo Sortino), La Spezia (Giovanni Morotti), Bergamo (Cristoforo Capitanio per la città e Girolamo Colombo71 per la 38
Fotografia G. B. Ganzini Annunci pubblicati sulla ‘Gazzetta di Milano’ (20 marzo-8 aprile e 21-24 maggio 1865) Giulio Rossi Annuncio pubblicato sulla ‘Gazzetta di Milano’ (9-23 giugno 1865) Stabilimento fotografico Duroni (Icilio Calzolari) Annuncio pubblicato sulla ‘Gazzetta di Milano’ (28 aprile, 5 e 18 maggio 1866)
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il signor Crozat a recarsi fra noi onde rivelare a tutti i cultori ed amatori di fotografia il suo processo il quale assicura vantaggi non ottenuti, non uditi, non sperati finora e degni del più grande interesse. Fuori dunque benigni lettori, fuori la borsa e fate pervenire direttamente all’indirizzo del rigeneratore della fotografia la modicissima somma di it. L. 100 (cento).[…] Il signor Crozat ha pensato a tutto, anche a dissipare i vostri timori. Il Contemporáneo attesta in suo favore; la Correspondencia riproduce l’asserzione del Contemporáneo e vi aggiunge alcun che del suo; la Discusion accenna alla menzione del grande avvenimento fatta dalla Correspondencia e dal Contemporáneo suoi colleghi. È vero che a questi giornali, estranei all’arte fotografica, se le possono far inghiottire grosse. È egualmente vero che El Eco de la Fotografía di Cadice ed il Propagador di Madrid, giudici competenti non ne fecero parola. È verissimo che nessun periodico fotografico inglese, malgrado il favore ognora crescente in Inghilterra, non si degnò di farne un cenno, ma tutte coteste le sono bagatelle, piccolezze a cui non s’ha da badare, massime poi quando si tratta della spesa modicissima di L. 100. Non lo vogliam credere, ma se mai vi fosse per caso fra i nostri associati chi non volesse incomodarsi a tirar fuori il portamonete dalla tasca, o fare la lettera di cambio in favore del sig. Crozat, o spiccare un vaglia postale, o cercare un viglietto sulla Banca Nazionale di Torino, noi gli proporremo un altro mezzo più facile e comodo per conseguire il medesimo intento. Aspetti […] e lo leggerà nelle colonne della Camera Oscura”. Nell’edizione del 30 maggio 1865 la rivista pubblicò la spiegazione, offerta da Baratti a un lettore di Napoli, indicato con la sigla A. R.: “il così detto doppio fondo si ottiene col metodo seguente: 1° Stampate la prova positiva sfumata, oppure fate la negativa sopra un fondo vignettato. 2° Prendete una di queste prove stampate e colla punta del temperino separate con molta esattezza la testa, il collo e la camicia dal busto. Parti che devono poi rimanere inalterate mentre che l’abito ed il rimanente della persona, con questo sistema essendo sempre neri, non importa se acquistino maggior intensità di quella che già hanno. 3° Incollate con gomma questi ritagli ad un vetro, e se desiderate che il vostro nome, lo stemma od altra indicazione qualunque figuri in chiaro sulla carta di visita, fate che siano incise e scritte a rovescio sul vetro medesimo. 4° Ora prendete fuori dal torchietto la prova sfumata, come si è detto, applicatevi sopra il vetro in guisa che i ritagli incollati alla sua superficie vadano a coprire esattamente le corrispondenti parti dell’immagine, esponete alla luce diffusa e quando avrete ottenuto la tinta grigia di quella forza che più vi piace, intonate e fissate al solito. 5° Lucidamento – Servitevi del processo indicato a p. 278,72 ponete molta attenzione alla pulitura dei vetri e prima di mettervi sopra il collodio, onde evitare la soverchia aderenza, spalmateli con polvere di sapone e ripuliteli nuovamente ben bene con un pannilino netto di bucato. Adottando questa precauzione non vi accadrà mai più di perdere le prove per non poterle staccare dal vetro, anzi le vedrete separarsene spontaneamente quando sieno asciutte. 6° Colorazione – Le due prove che vi abbiamo spedite e che voi trovate esattamente conformi a quelle del sig. Crozat, furono colorate con cocciniglia in pastiglie e giallo composto di zafferano, allume e cremortartaro. Però, provando, crediamo si possano ottenere effetti artistici assai superiori ai saggi che avete sott’occhio. Noi ce ne siamo occupati più per il dovere che abbiamo di non lasciare i nostri lettori sotto l’incubo di un segreto che non tutti hanno la volontà o i mezzi di comprare a caro prezzo, che per il valore che diamo a tali corbellerie, le quali, in fin dei conti, rassomigliano esattamente a quelle immagini di santi e madonne che si vedono nelle vetrine dei piccoli librai, lucide assai più di queste, ed a cui nessuno bada fuorché i ragazzi, ai quali sono destinate in premio. Certamente questo commercio che si fa da
anni ed anni non deve essere un segreto e siamo persuasi che chiunque volesse conoscerne il processo informandosi, senza spendere quattrini, potrebbe facilmente riescire a far delle fotografie lucidissime ed appunto per tale ragione molto più somiglianti alle immaginette dei ragazzi”.73 Nel numero del 30 giugno de ‘La Camera Oscura’, a rincarare la dose, fu pubblicata la comunicazione uscita qualche settimana prima in Francia su ‘Le Moniteur de la Photographie’ (si veda a p. 47 e nota n. 58): con tono alquanto schernitorio si faceva notare ai fotografi transalpini che i risultati ottenuti con l’esborso di 100 Franchi a favore di Crozat potevano essere ottenuti con estrema facilità ed in modo assai pratico ed economico grazie ai consigli dell’autore del testo, del quale solo in questa occasione fu svelata l’identità: si trattava di Jean B. Cassan, fotografo attivo a Montauban che pubblicò alcune raccolte di poesie oltre a vari testi relativi a procedimenti fotografici da lui stesso brevettati in Francia nel periodo fra 1863 e il 1887.74 Il noto professionista Icilio Calzolari di Milano sfruttò il sistema proposto dal collega francese, che reclamizzò in contrapposizione al Crozat, acquistato e utilizzato da Giulio Rossi (sul retro di numerose cartes de visite prodotte nella seconda metà degli anni Sessanta e nei primi Settanta è impressa l’iscrizione “Stabilimento fotografico Duroni – di Icilio Calzolari – Corso Vittorio Emanuele 13 – Milano – Ritratti a doppio fondo – Sistema Cassan”). Inoltre veniva pubblicato nel medesimo numero un ennesimo aspro commento circa le cosiddette fotografie magiche di Leandro Crozat: “è arrivato un po’ tardi, ma pure è arrivato a Torino il signor C. De Sempére, il quale, con una circolare stampata in modis et formis, offre ai fotografi la ricetta delle fotografie magiche al prezzo di L. 75. È ben minchiona la Camera Oscura, dice taluno, a contentarsi di L. 12 per centinaia di formole, mentre altri domanda e trova chi paga somme vistose per una sola. Ma, rispondiamo, certe speculazioni che rasentano la frode non sono per chi si rispetta”. Nonostante l’accoglienza tanto ostile, come si vedrà, il ‘sistema Crozat’ riuscì a godere di ampia diffusione. In autunno “un giovine esperto delle operazioni dell’arte Fotografica conoscitore del sistema Crozat sul doppio fondo” chiedeva di essere assunto in uno stabilimento “sia all’interno che all’estero, riservandosi a produrre documenti comprovanti essere egli stato in vari stabilimenti in qualità d’operatore e direttore, unitamente ad attestati di buona condotta”. È interessante riferire il caso del professionista Francesco Sidoli, che nel 1866 chiese e ottenne a Roma un brevetto per “ritratti in fotografia con doppio fondo a velatura lucida”. Sidoli aveva iniziato la propria attività a Piacenza nell’atelier di Via o Strada Diritta 6, ma dalla primavera del 1866 risulta attivo anche nella Città Eterna: fu lui a rispondere ad un “avviso di vendita o di affitto” pubblicato il 5 marzo sul periodico ‘Osservatore Romano’ nel quale veniva posto in alienazione uno “stabilimento situato in piazza di Spagna 32 […] con galleria di cristallo, macchine di tutti i tipi e grandezza dei più eccellenti autori e tutti gli attrezzi necessari…”. Il 21 agosto, una volta installatosi nell’atelier, Sidoli fece diffondere attraverso il medesimo giornale l’annuncio che “il sottoscritto ha ottenuto dall’Ec.mo Ministero del Commercio, Belle Arti e dei Lavori Pubblici, la dichiarazione di proprietà per tre anni del nuovo metodo per ottenere ritratti in fotografia con doppio fondo a velatura lucida, da lui per primo introdotto nello Stato Pontificio; proprietà di cui i diritti intende far valere a norma di legge. Si raggiunge col doppio fondo l’ultimo grado di perfezionamento dell’arte fotografica sia per l’armonia, sia per la morbidezza de’ tuoni e delle linee; la velatura lucida offre ancora il mezzo di conservare sempre intatti i ritratti, sebbene siano continuamente esposti alla luce…”. Sidoli rimase in piazza di Spagna fino al novembre del 1868 quando la Fotografia venne trasferita in Via del Babuino 76, primo piano. 40
In conclusione si fa notare che alcune cartes de visite prodotte in Italia e all’estero a partire dagli anni Sessanta del XIX secolo furono caratterizzate da un ovale in rilievo che aveva le stesse dimensioni di quello impresso con procedimenti fotografici. A tal proposito si rimanda ai metodi suggeriti in Francia da Alphonse Cahagnet, ‘Applicazione alle prove fotografiche del cartoncino glacé’ (1862, si veda la nota n. 176) e in Spagna da Francisco de Selgas y Carrasco nel 1864 (busti smaltati, si veda a p. 30); inoltre si riporta la spiegazione fornita in Italia da Alphonse Bernoud all’atto di registrare la privativa n. 91823 (8 maggio 1871) avente per oggetto un procedimento per creare ritratti fotografici che potessero essere applicati alle arti e all’industria, per mezzo del quale essi acquisivano l’aspetto e la forma dei ritratti-cameo, “glacés et bombés”, detti portraits-camée: “il lavoro comprende due operazioni, la verniciatura e la bombatura. Per la verniciatura, l’operatore versa su un vetro utile a questo scopo una soluzione di collodio neutro e lascia seccare; successivamente prepara una soluzione di gelatina nella quale egli immerge la prova fotografica; dopo un minuto la ritira e la applica sul vetro preparato al collodio neutro, avendo cura di mettere il lato positivo a contatto con il collodio. Quando la prova è ben stesa sul vetro, vi si applica il cartoncino e si lascia seccare il tutto. Dopo avere staccato la prova fotografica dalla lastra di vetro, l’operatore la mette in una pressa per bombatura, la quale ha un lato concavo e l’altro convesso, separati da una piastra a giorno che serve per mantenere il ritratto nella posizione voluta. L’apparecchio viene successivamente chiuso e stretto in una pressa per ottenere la bombatura, e l’operazione è terminata. L’apparecchio è di legno duro con due pannelli divisi da una piastra o telaio nel quale viene praticata un’apertura. L’inventore si riserva altresì la proprietà del doppio fondo, consistente nel fare il fondo del ritratto o l’ovale che lo contorna, del colore che si vuole per delle sagome ritagliate, applicate alla parte che deve essere riparata dalla luce, al fine che ciò che resta esposto alla luce solare possa tingersi della gradazione desiderata”. Questo tipo di portraits-camée non vanno però confusi con i ‘ritratticamei’ di cui si parlò in ‘La Camera Oscura’ del 30 ottobre 1864, ovvero cartes de visite con quattro ritratti ciascuna, disposti a rombo (mm. 25x18) e bombati. Infine, parlando di procedimenti simili o assimilabili al ‘sistema Crozat’, si segnala che Enrico Le Lieure di Torino, nei primi anni Settanta, mise a punto un particolare metodo di ritratto a doppio fondo che venne segnalato dal periodico locale ‘La Stampa’. Nell’edizione del 15 giugno 1872 fu pubblicato il seguente annuncio: “... Ci piace accennare una specialità dal Le Lieure introdotta nella fotografia, cioé i ritratti a doppio fondo scuro d’una squisitezza d’esecuzione e d’effetto ammirevoli...”. Un anno più tardi, l’8 giugno 1873, veniva specificato che si trattava di “una specialità... è il nuovo ritratto a fondo cosiddetto granito, testé ultimato dal Le Lieure. L’effigie vi è ritratta con molta chiarezza e maestria, in modo da fare un magnifico distacco coll’insieme della fotografia. Si possono fare anche riproduzioni dalle negative mediante ingrandimento”.
Alphonse Bernoud Esempio di ritratto-cameo su carte de visite prodotto con il ‘sistema Bernoud’ (Collezione Caccialanza)
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Gli scudi che contraddistinguono le cartes de visite realizzate in Italia con il ‘sistema Crozat’
La prima versione è riportata sul documento Provisional specification left by Leandro Crozat at the Office of the Commissioners of Patents, affiancata dal corrispettivo attuale dello stemma reale di Sua Maestà la regina Elisabetta II; nel secondo caso si mostra lo stemma abitualmente stampato sul retro delle CDV legate al ‘sistema Crozat’, con il corrispettivo attuale, utilizzato dal governo in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
È ora interessante esaminare il significato degli stemmi che si trovano con una certa frequenza sul retro delle cartes de visite prodotte in Italia con il ‘sistema Crozat’. Di norma ne compaiono tre, disposti a triangolo: quello del Regno d’Italia, in alto al centro; quello del Regno Unito, a sinistra; infine quello della Casa dei Borbone (Spagna). Essi corrispondono agli armoriali dei Paesi nei quali Crozat chiese di ottenere la privativa del ‘doppio fondo fotografico’. In alcuni esemplari si trova il solo scudo del Regno d’Italia, mentre nel caso di altre cartes de visite (quali, ad esempio, quelle prodotte dallo stabilimento fotografico ‘Bertarelli e Maruti’ di Cremona), viene aggiunto anche lo stemma del Comune, formando in tal modo una composizione romboidale.
Infine, compare uno dei due armoriali della Casa di Borbone in uso all’epoca in Spagna (fino al 1868), ovvero i Tosoni d’oro, nella conformazione tradizionale o nel piccolo formato con lo scudo di Castilla e Léon. La regina delle Spagne Isabella II di Borbone (1830-1904) governò dal 29 settembre 1833 (ufficialmente dal 10 novembre 1843) al 19 settembre 1868. Dal 2 gennaio 1871, in seguito alla salita al trono di Amedeo I di Spagna (famiglia dei Savoia, eletto il 16 novembre 1870), l’armoriale cambiò.
Lo stemma del Regno d’Italia che di norma è stampigliato sul retro delle CDV fu in vigore dal 17 marzo 1861 al 4 maggio 1870:
Toson d’oro Stemma dei Monarchi dei Borbone (1761-1868, 1875-1931)
Posteriormente al 4 maggio 1870 e fino al 27 novembre 1890 fu adottato un differente armoriale:
Toson d’oro Stemma dei Monarchi dei Borbone (1700-1868, 1874-1930) Lo stemma è quello di Castilla e Léon Per quanto riguarda lo stemma reale del Regno Unito (adottato nel 1837), vengono rappresentati un leone (d’oro) e un unicorno (d’argento) che sorreggono lo scudo munito del nastro con motto del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera (The Most Noble Order of the Garter) Honi soit qui mal y pense, sia vituperato chi ne pensa male. Il tutto è sormontato da una corona imperiale al naturale, mentre alla base si trova un nastro sul quale è riportato il motto dei sovrani britannici Dieu et mon Droit, Dio e il mio Diritto.75
Carte de visite prodotta a Torino da Leandro Crozat de Sempere Stemmi (in senso orario): Italia, Austria, Prussia, Regno Unito, Francia. Al centro la Spagna
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Esempi di carte de visite prodotte in Italia con il ‘sistema Crozat’
Giuseppe Allegri (Brescia) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Pietro Barbieri (Modena) Carte de visite (Collezione privata)
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F.lli Barzotelli (Asti) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Cesare Bernieri (Torino) Carte de visite (CAFMi)
Stabilimento fotografico ‘Bertarelli e Maruti’ (Cremona) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
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Cristoforo Capitanio (Bergamo) Carte de visite (Collezione privata)
Eugenio Chaffourier (Roma) Carte de visite (Collezione privata)
Pietro Codognato (Ferrara, Rovigo) Carte de visite colorata a mano (Collez. Caccialanza)
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Leandro Crozat de SempĂŠre (Torino) Carte de visite (Collezione Raffaello Orofino)
Leandro Crozat de SempĂŠre (Torino) Carte de visite (Collezione privata)
Flli De Mattia (Bari) Carte de visite (Collezione privata)
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Luigi Natale Fariano (Oneglia, Ventimiglia) Carte de visite (Collezione privata)
‘Fotografia Cremonese’ (Cremona) Carte de visite (Collezione privata)
Francesco Galassi (Imola) Carte de visite (Collezione Buraia)
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Mattia Giancola (Sansevero) Carte de visite (Collezione privata)
Celeste Fiori (Iesi) Carte de visite (Collezione privata)
Eugenio Interguglielmi (Palermo) Carte de visite (Collezione privata)
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‘B. Lauro & C.°’ (Napoli) Carte de visite (Collezione privata)
Paolo Lombardi (Siena) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
G. Mariani (Ivrea) Carte de visite (Collez. privata)
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G. Menotti (Codogno) Carte de visite (Collezione privata)
Giovanni Morotti (La Spezia) Carte de visite (Collezione privata)
Antonio Nessi (Como) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
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Antonio Nessi (Como) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Eugenio Parodi (Lecce) Carte de visite (Collezione privata)
Pietro e Silvio Parodi (Lecce, Taranto) Carte de visite (Collezione privata)
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Alessandro Pavia (Milano) Carte de visite (Collezione privata)
Alessandro Pavia (Genova, Milano) Carte de visite (CAFMi)
Alessandro Pavia (autoritratto) Vittorio Emanuele II re d’Italia Stampa su albumina (BSCr, Indice completo dei Mille sbarcati a Marsala)
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Alessandro Pavia (Genova) Stampa su albumina (BSCr, Indice completo dei Mille sbarcati a Marsala)
Giulio Rossi (Milano) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Giulio Rossi (Milano) Carte de visite (Collezione privata)
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Giulio Rossi (Milano, Genova) Carte de visite (Collezione privata)
Giulio Rossi (Milano, Genova) Formato Gabinetto (Collezione Caccialanza)
Giulio Rossi (Milano, Genova) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
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Pio Saccani (Parma) Carte de visite (Collezione privata)
...... Santini (Pinerolo) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
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Francesco Sidoli (Piacenza) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Francesco Sidoli (Piacenza, Roma) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Ferdinando Simonetti (Senigallia) Carte de visite (dal web)
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Giovanni Sismondi (Ancona) Carte de visite (Collezione Marco Trinei)
G. Tamburini (Borgo S. Donnino, oggi Fidenza) Carte de visite (Collezione privata)
Andrea Taramelli (Bergamo) Carte de visite (Collezione Pini)
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Felice Tarantola (Novara) Carte de visite (Collezione privata)
Giuseppe Varoli (?) Carte de visite colorata (Collez. privata)
Antonio Trombetta (Campobasso, Riccia) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
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Noè Vassena (Monza, Varese) Carte de visite (Collezione Ruggero Pini)
Il rientro in Spagna: la direzione della raffineria di zucchero di Badalona
Leandro Crozat in Sudamerica Dopo avere preso conoscenza di questa informazione non sorprenderà affatto di trovare Leandro impegnato nel mercato dello zucchero in Sudamerica, dove probabilmente fu inviato al servizio di qualche Azienda o decise di stabilirsi tentando una attività in proprio. La cosa certa è che, oltre a questo, non mancò di diffondere il ‘doppio fondo’ anche in Argentina, Brasile, Cile, Perù e Uruguay.
Leandro Crozat rimase in Italia certamente fino al 30 novembre 1866, data nella quale il fotografo Paolino Cavalieri dichiara di avere da lui ottenuto il privilegio del ‘doppio fondo’ in esclusiva per le città di L’Aquila e di Foligno.76 Si presume che dopo di allora egli abbandonò il territorio italiano: tale ipotesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che due fotografi professionisti, Antonio Llombart di Mahón (Isole Baleari) e J. M. Cordeiro di Madrid, iniziarono a promuovere l’utilizzo del “nuovo sistema Crozat” a partire rispettivamente dal 21 aprile e 20 ottobre 1867.77 Ha poi una certa importanza il plico che alla data del 15 marzo 1867 risulta in deposito presso la cassetta n. 431 dell’Amministrazione centrale delle Poste di Madrid, destinato a Leandro Crozat in Montevideo. Questa busta, della quale purtroppo non si conosce né il mittente né il contenuto, rappresenta il primo segno certo della presenza di Crozat nel Sudamerica.78 Ma la notizia più efficace e indubbia sul ritorno di Leandro in Spagna, con ogni probabilità legata a quella dell’Uruguay, ci perviene grazie agli articoli pubblicati sui periodici ‘Lloyd de España’ del 12 febbraio79 e ‘El Museo Universal’ del 30 maggio 1868:80 in questo caso Crozat è impegnato nella nuova e inattesa veste di direttore di un grande stabilimento per la raffinazione dello zucchero situato a Badalona in Calle de la Industria. Leandro, al quale non mancavano senz’altro nozioni di chimica, era assai apprezzato tanto per la modestia innata quanto per la competenza, l’intraprendenza, la capacità operativa e la spiccata intelligenza profuse nel buon funzionamento dell’Azienda. Evidentemente, seppure fosse rimasto all’estero per anni (pur non escludendo brevi rientri e frequenti contatti con il paese natìo), Crozat era conosciuto e godeva di ottima reputazione. Per questo i proprietari della Refineria (questo era il suo appellativo) lo chiamarono a dirigere la grande fabbrica inaugurata nel febbraio del 1865. Lo stabilimento di Roget, Fontrodona (o Fonrodona) e Castelló era il primo del suo genere ad essere installato in Spagna: costruito nei pressi della stazione di Badalona, si trovava a brevissima distanza dal mare, tanto che le acque lambivano la facciata dell’edificio principale e le inferriate delle mura di cinta. Le materie prime giungevano da varie località d’oltreoceano al porto di Barcellona e da qui, attraverso la linea ferroviaria che conduceva a Gerona, venivano instradate e quindi smistate all’interno della raffineria. Il complesso era formato essenzialmente da tre fabbricati: l’edificio maggiore, lungo ben 50 metri per 30 di larghezza, alto 5 piani, ospitava la fabbrica propriamente detta, mentre gli altri due, disposti nelle vicinanze, erano occupati dal magazzino per gli zuccheri grezzi provenienti da Barcellona (a sinistra, mt. 30x12x20) e dagli uffici, dalla casa del direttore, dalla sala per le riunioni, dal laboratorio attrezzato con strumenti di precisione (a destra). Nel complesso principale si trovavano altri stabili adibiti a stalla, magazzino di carbone e abitazioni degli operai.
È opportuno precisare che, purtroppo, le Autorità locali solo raramente hanno risposto alle comunicazioni inviate loro sia per ottenere dati anagrafici che per tentare di ricostruire le tappe del viaggio di Leandro in quelle terre; anzi, in alcuni casi si sono ottenuti responsi molto vaghi o addirittura di totale diniego. Ciò nonostante è ipotizzabile che Leandro, dopo Montevideo (marzo 1867), fu a San Paolo nel luglio-agosto del 1868 e da qui, dopo vari spostamenti fra Brasile e Argentina (durante i quali vendette il ‘sistema’ ad alcuni fotografi professionisti carioca), fra il 1870 e il 1872 chiese e ottenne delle terre da colonizzare nei territori vergini della Patagonia. Alla fine del 1880 venne nominato vice-console dell’Argentina in Cile, successivamente lavorò per la Biblioteca Nazionale di Santiago, dove rimase almeno fino al 1891. Andando per ordine, con riferimento all’Uruguay e al Brasile, si riportano le informazioni seguenti.
Uruguay Come anzidetto, la prima traccia di Leandro Crozat in Sudamerica risale al 1867. Il 19 marzo, sull’edizione n. 78 del ‘Diario oficial de avisos de Madrid’, si trova: “Amministrazione centrale delle Poste. Lettere depositate nelle cassette postali il giorno 15 marzo e trattenute presso l’amministrazione centrale per la mancanza dei corrispondenti francobolli, secondo il Regio Decreto dell’8 marzo 1866. N. 431 – [Destinatario e destinazione] Leandro Crozat, Montevideo”. Di questa missiva non si può conoscere né il mittente né il contenuto, ed una possibile spiegazione della sua esistenza verrà data più avanti nel testo (si veda a p. 86). Si ritiene opportuno indicare alcuni fra i principali stabilimenti attivi a Montevideo in quel periodo: la ‘Fotografía Libertad’ di Martinez e Aldanondo in Calle 25 de Mayo n. 233, la ‘Fotografía del Puerto’ di Juan B. Varonne in Calle 25 de Agosto n. 112, l’atelier di ‘Chute y Brooks’ in Calle 25 de Mayo n. 278 (anche a Buenos Aires), Pedro Yriarte in Calle del 13 de Julio n. 137 e quello di ‘Alberto Puig y Cia’. La ‘Fotografía Latorre’ propose il ‘sistema Dolce’, molto simile al ‘Crozat’.
Badalona: stabilimento Roget, Fonrodona e Castelló Veduta esterna ‘El Museo Universal - Periódico de ciencias, literatura, artes, industria y conocimientos útiles’ (30 maggio 1868)
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Fotografía del Puerto (Juan B. Varonne) (Montevideo) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
Fotografía del Puerto (Juan B. Varonne) (Montevideo) Carte de visite (Collezione privata)
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Retratos Latorre, ‘sistema Dolce’ (Montevideo) Formato Gabinetto (Collezione Caccialanza)
Brasile ‘Fotografia Campinense’ di Rua Dreita n. 28, fondata nel 1862 e la più antica della Provincia, aveva ora come specialità il nuovo procedimento che permetteva di realizzare “bellissimi ritratti a colori”, anche quelli fatti in precedenza nello stesso gabinetto fotografico, i quali potevano essere riprodotti dagli originali con il ‘Crozat’ addirittura a prezzi scontati. Rosen, che dichiarava di avere alle spalle “12 anni di studi pratici e teorici”, produceva ritratti “colorati a olio da un pittore abilissimo” e vendeva album, cornici, vedute per stereoscopi.87 In un annuncio pubblicato su ’Almanak de Campinas’ del 1872 si legge che fra le specialità di Rosen vi era il “processo nuovo di Crozat, bellissimi ritratti a colori”; ancora, sulla ‘Gazeta de Campinas’ del 6 gennaio 1875 si promuovevano “i ritratti colorati a Crozat e acquerello” assieme alle lavorazioni smaltate, Bombé, Cabinet, “mezza-tinta” e, ultimo progresso introdotto nella provincia di Campinas proprio dalla ‘Fotografia Campinense’ di Rosen, l’imitazione-porcellana.88 Agli inizi del mese di aprile 1870 un altro professionista era approdato sulla stampa locale per offrire i suoi numerosi servizi fotografici: si trattava di Lourenço Antonio Dias. Nell’atelier di Belem, Travessa de S. Matheus 6 (di fronte al ‘Banco Commercial’), Dias produceva ritratti su cartoncino per album con fondo scuro e chiaro, su biglietti di invito per matrimoni, ritratti ingranditi al naturale, riproduzione di ritratti antichi in dimensioni originali o ingranditi, ritratti a “Sinotipo” oppure in miniatura per Bréloc e medaglie, ed ancora ritratti doppi con la persona rappresentata in diverse pose, riproduzione di oggetti, opere d’arte, paesaggi, giardini, parchi, prodotti d’industria, edifici, piazze, ritratti con il ‘sistema Crozat’, su porcellana o in Ambrotipo. Tutte le tipologie menzionate potevano essere colorate. Il fotografo operava dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio, anche nelle giornate nuvolose o buie. Nello stabilimento era appena stata installata una macchina espressa per produrre ritratti dei defunti. Nella corposa reclame si afferma che Dias era stato in Europa a visitare stabilimenti e laboratori di importanti professionisti al fine di acquisire le necessarie competenze e poter offrire ai clienti un servizio ottimale e sempre aggiornato.89 Sul ‘Correio da Victoria’ del 20 aprile 1870 si trova la reclame dell’atelier dei fotografi Henrique Deslandes90 e Francisco Antonio de Faria,91 riuniti nella società ‘Deslandes & Faria’ di Victória, Rua d’Alfandega 6, la cui specializzazione erano i “ritratti colorati verniciati con nuovo processo”, in vendita a 20 Reales. Il nuovo gabinetto aveva iniziato l’attività il 30 marzo e lavorava dalle 9 alle 15; rimase attivo a Victória certamente fino al 31 luglio e nel mese di settembre riaprì a Serra.92 A giugno il ‘sistema Crozat’ era utilizzato anche da ‘Cypriano & Silveira’ di Rio de Janeiro, Rua dos Ourives 34, all’angolo con Rua Sete de Setembro. Per farsi promozione, la grande Fotografia (iniziata nel 1852 da Diogo Luiz Cypriano, ritrattista della Casa Imperiale),93 oltre a proporre sconti sostanziosi, aveva organizzato una grande ‘Lotteria fotografica’: coloro che avessero ordinato una dozzina di ritratti avrebbero avuto diritto a un biglietto; in palio vi era un orologio d’oro con bella catena dello stesso metallo (i clienti avrebbero potuto verificare la qualità dell’oggetto recandosi di persona allo stabilimento). Il gabinetto fotografico era dotato di innovative attrezzature fornite dalla ditta ‘Stahl & Wahnschaffe’ di Rio de Janeiro e produceva cartoncini Imperiali (Portrait Album), ritratti colorati con il ‘sistema Crozat’, ritratti-francobollo semplici oppure su cartoncino o carta. Si facevano ritratti in miniatura o al naturale (in questo caso veniva utilizzata una “eccellente camera solare ovvero macchina per ingrandimento”), ad olio, acquerello o pastello. Si proponevano anche vedute di Rio e sobborghi, al prezzo di 23 Reales per il grande formato, 10 per la misura ridotta. Nella reclame era ben specificato che nell’atelier si parlavano sia
A San Paolo, nel febbraio 1868, la premiata Società tra i fotografi Joaquim Feliciano Alves Carneiro e Gaspar Antonio da Silva Guimarães si presentava col nome di ‘Photographia Academica’ o meglio ‘Carneiro & Gaspar’,81 Rua da Imperatriz 58 (piano terra); nelle reclame pubblicate sui giornali si promuoveva la novità della fotografia su porcellana (denominata “diaphano-typo, su lastre di porcellana”, invenzione che viene data per proveniente dagli Stati Uniti), della quale i due professionisti avevano ottenuto la privativa. Nel mese di agosto, precisamente il giorno 19, sul ‘Corréio Mercantil e Instructivo, Politico, Universal’ veniva presentata un’altra innovazione appena acquisita dalla coppia di intraprendenti fotografi, ovvero il ‘sistema Crozat’: “la fotografia raggiunge con questo metodo una qualità considerevole, sia per la nitidezza che per la delicatezza dei toni, ma anche per la sua conservazione. Il ritratto si presenta ricoperto da uno strato di vernice che gli conferisce una certa brillantezza… Già erano pervenute in questa città alcune prove di questo sistema per il quale il suo inventore ha ottenuto il privilegio per l’Italia; ora potremo averlo anche noi, dato che i signori Guimarães e Comp. hanno prodotto i primi esemplari che non hanno nulla di inferiore a quelli dell’inventore. Volendo mantenere nel loro stabilimento una qualità che sia apprezzata dal pubblico, i signori Guimarães e Comp. hanno acquistato il nuovo sistema senza esitazione, come sempre attenti ad ogni innovazione nell’arte fotografica”.82 Alcuni mesi più tardi, in autunno, fu il ‘Corréio Paulistano’ a promuovere l’ultima novità offerta dal gabinetto fotografico ‘Gaspar e Carneiro’: “abbiamo visto alcuni ritratti realizzati con il nuovissimo sistema di miniature colorate su cartoncino. È una invenzione di grande interesse e un grande passo nell’arte del realizzare ritratti per mezzo della luce...”, inoltre le fotografia “non si rovina col passare del tempo!”.83 Guimarães, come si è detto pocanzi, era socio dello stabilimento ‘Carneiro e Gaspar’. Tuttavia, grazie all’articolo pubblicato sul ‘Corréio Paulistano’ del 13 ottobre 1868, sappiamo che in quel periodo aveva appena inaugurato la filiale ‘Guimarães e Comp.’, a Santos, Rua de Gonçalves Dias 60, simile a quella già esistente a San Paolo, nella quale si producevano fotografie con il sistema del ‘colorito istantaneo’. Nonostante la ‘separazione’ su due sedi, seppur vicine, la ‘Fotografia Accademica’ di Carneiro e Gaspar continuò a spron battuto la promozione dei servizi offerti al pubblico: era il marzo del 1869 quando la reclame annunciava che nello stabilimento, nel quale si lavorava con i metodi tradizionali e moderni, venivano prodotti i Milanotipi (Melainotype ossia Ferrotipi o Tintypes, ndr), le fotografie su porcellana (Diaphanotype, ndr) o su avorio, gli Ambrotipi, fotografie semplici o colorate, a olio, pastello o acquerello, dal formato miniatura al naturale, ritratti con il sistema Crozat (“cartões abrilhantados”). I prezzi dei Ferrotipi andavano dai 2 Reales per 1 ritratto formato carte de visite colorato per album ai 7 Rs. per 12 esemplari; i ritratti grandi molto colorati, con quadro e cornice, 14 Rs.84 Nei primi giorni del 1870 comparve per la prima volta l’attestazione della vincita di medaglie d’argento con le quali i fotografi erano stati premiati all’Esposizione Nazionale del 1866 e dall’Accademia Imperiale delle Belle Arti, inoltre venivano riportati i prezzi dei ritratti colorati con il ‘sistema Crozat’ e i cartoncini Imperiali (Portrait Album), venduti a 15 Rs. la dozzina.85 Il ‘sistema Crozat’ veniva offerto ancora nell’agosto del 1871 quale specialità della Casa: 12 ritratti colorati al prezzo di 15 Rs. Il periodico ‘Dezenove de Dezembro’ di Curitiba del 21 novembre 1868 riporta l’avviso che il professionista teutonico Francisco Heisler, “per la prima volta in città”, fece pubblicare per promuovere la “miniatura fotografica, sistema Crozat”: alcuni esemplari dei lavori erano in vetrina presso lo stabilimento di Rua das Flores n. 13.86 Il 6 gennaio 1870 anche il pittore e fotografo Henrique Rosen aveva lanciato il ‘sistema Crozat’ sul mercato di Campinas: la sua 65
il francese che l’inglese.94 Nel maggio 1871 ‘Cypriano & Silveira’ tornarono a promuovere le creazioni della ‘Fotografia della Casa Imperiale’, che si distinguevano in “perfezione e nitidezza”: ritratti in formato carte de visite a 5 Rs., in formato Album al costo di 12 Rs., con sistema Bombé e con sistema Crozat, 15 Rs.95 Il 24 luglio 1870 il fotografo Bernardo Lopes Guimarães, meglio conosciuto come ‘Lopes fotografo’, avvisava il pubblico e i propri clienti che nei due stabilimenti di Rua do Hospicio 104 e Rua do Ouvidor 62 in Rio de Janeiro produceva ritratti colorati (“systhema Crozait”), ritratti a olio, cartoncini Imperiali, riproduzioni di qualunque ritratto, ingrandimenti al formato naturale, inoltre possedeva una delle migliori macchine solari.96 Agli atelier citati si aggiunse ben presto quello di ‘Christiano Júnior & Pacheco’ (al secolo José Christiano de Freitas Henriques Júnior97 e Joaquim Insley Pacheco),98 situato al civico n. 45 di Rua da Quitanda a Rio. Il 18 agosto 1870 la pubblicità occupava metà dell’ultima pagina del ‘Jornal da tarde’: “a causa degli infimi prezzi che alcuni colleghi applicano alla fotografia ci vediamo obbligati a ridurre anche i nostri. Per quelle persone di buon gusto che desiderano e possono spendere più denaro, offriamo il sistema Crozat, un nuovo procedimento a imitazione della porcellana che il nostro socio Christiano Júnior ha appena portato dal suo negozio di Buenos Aires, dato che fu il primo a introdurlo in questa città. Affinché il pubblico possa giudicare i nostri lavori, compresa la specialità di detto sistema Imitazione porcellana- abbiamo le esposizioni al ‘Lyra de Apollo’, rua do Ouvidor n. 111 e 143, casa del signor Moncada, rua da Quitanda 77, antica casa del signor Laemmert, e presso il nostro stabilimento, rua da Quitanda 45 (2° piano)”. Alla fine di aprile del 1871 l’antico e accreditato stabilimento fotografico accoglieva i propri clienti dalle ore 9 alle 16 offrendo “perfezione e prezzi concorrenziali”: dodici ritratti su cartoncino (formato carte de visite) a 5 Reales, in formato Album e/o realizzati con il ‘sistema Crozat’, 15 Rs.99 Sulle edizioni per gli anni 1872 e 1873 del ’Almanak Administrativo, Mercantil e Industrial do Rio de Janeiro’ si trova pubblicato il medesimo avviso. A Minas, nell’agosto 1871, il dentista e fotografo José Izidro de Magalhães aveva un “completo assortimento di denti artificiali di qualità superiore” e li collocava “con qualsiasi dei sistemi, i più accreditati, quali: oro, vulcanite, piastra smaltata, ecc.”. Inoltre stampava ritratti “per i sistemi di fotografia e Crozat”. In veste di dentista operava in qualunque ora del giorno, come fotografo ritrattista era a disposizione degli avventori dalle 10 alle 16.100 La diffusione del ‘sistema Crozat’ ebbe luogo anche grazie al fotografo Henrique Elias Neves di Maranhão, Rua da Sant’Anna 13,101 che alla Esposizione Maranhense tenutasi nei giorni 15, 16 e 17 dicembre 1872 presentò un quadro contenente 12 fotografie verniciate con il ‘sistema Crozat’: il risultato fu giudicato di buona qualità, inoltre la vernice preparata da Neves era di una trasparenza e di una brillantezza eccezionali tali che rendevano le fotografie mirabili. Dopo che era stato inventato questo sistema si erano viste tante fotografie di questo genere, fatte a Rio e a Lisbona, tuttavia nessuna poteva competere con quelle di Neves. Molte persone apprezzarono e lodarono queste fotografie, ma tante altre, ignare di trovarsi di fronte a fotografie verniciate, rimasero convinte che il quadro fosse ricoperto da un vetro.102 In un articolo di cronaca edito su ‘O Domingo’ del 15 dicembre si affermava che il ‘sistema Crozat’ era il più moderno e allo stesso
tempo elegante fino ad allora conosciuto. Il cronista raccomandava caldamente il fotografo Neves perché i ritratti da lui prodotti avevano una qualità eguale a quelli europei.103 Probabilmente legati al ‘sistema Crozat’ -anche se questo non veniva affatto nominato- erano i ritratti a imitazione della porcellana: molto apprezzati, nel gennaio 1872 si stampavano anche in cartoncini nel formato Imperiale prodotti dal fotografo delle Altezze Reali Imperiali Nuno Perestrello da Camara, con stabilimento a Desterro, Rua da Livramento n. 23.104 Allo stesso modo il professionista di origini anglosassoni -ma nato a Buenos Aires- Walter Scott Bradley105 nel mese di luglio informava il pubblico di avere inaugurato il suo nuovo stabilimento fotografico a Desterro, situato in Rua da Pedreira 2, di fianco agli articoli bellici. Qui erano esposti alcuni dei suoi lavori, come i ritratti al naturale o su cartoncino da visita. Bradley offriva una dozzina di ritratti in formato CDV a 4 Rs. (nel caso di fotografie di gruppo ogni persona avrebbe dovuto sborsare 1 Real), oppure -al prezzo di 12 Rs.ritratti in formato Imperiale, smaltati, a imitazione porcellana.106 Francisco Manoel Da Veiga fu l’ennesimo professionista a impiegare il ‘sistema Crozat’, questa volta nella città di Ouro Preto (Minas Gerais).107 Da Veiga si era trasferito dalla località di Diamantina a Minas intorno alla metà dell’agosto 1873 assieme alla moglie Francisca Augusta da Silva Veiga ed aveva fatto pubblicare, sul ‘Diario de Minas’, l’avviso che presto avrebbe aperto il suo nuovo gabinetto fotografico. L’inaugurazione, in effetti, si tenne il 4 ottobre nel locale di Rua da Policia n. 12. Lo stabilimento era in funzione ogni giorno dalle 9 alle 15. A fine luglio 1874 un nuovo avviso testimoniava che, di ritorno da un breve viaggio, Da Veiga aveva trasferito lo stabilimento in Rua Nova al civico 22; dal 17 di ottobre iniziò a pubblicizzare i prodotti offerti: “fotografia colorata e brillante (sistema Crozat), nuova invenzione con centro ovale; fotografia ordinaria in tutte le dimensioni; fotografia colorata su vetro, con sfondo colorato; fotografia di grande formato; miniature per broches e medaglie, e qualsiasi lavoro legato a questa arte”.108 Sul retro delle carte de visite si trova impresso litograficamente: “Francisco Manoel da Veiga – Photographo – Provincia de Minas – Lith. Waldemar, Ourives, 30” oppure “Fran.co M.el Da Veiga – Photographo – Viajor na provincia de – Minas – Sistema Crozat – Lith. Waldemar”. Il 9 febbraio 1875 fece editare sul ‘Diario de Minas’ che dagli inizi di aprile si sarebbe ritirato in altra sede, ringraziando tutti coloro che lo avevano onorato della fiducia; tuttavia, nei mesi successivi, il suo nome rimase legato a promozioni del gabinetto fotografico, che evidentemente rimase attivo a Ouro Preto, come quella del 19 maggio con la quale offriva una collezione di 6 vedute dei luoghi più importanti della città. Il lungo elenco prosegue con il pittore e fotografo Gabriel Juan y Marroig che, come Bradley operava a Desterro, Rua Alvaro de Carvalho (antiga da Palma) n. 8. In un avviso degli inizi di febbraio 1880 spiegava che, essendo di passaggio in quella città, vi si sarebbe fermato per qualche tempo e dichiarava di essere a disposizione delle famiglie. Nel suo stabilimento si realizzavano tutti i tipi di ritratto, sia a olio che in fotografia, in disegno e in scultura, inoltre si producevano numerose vedute del capoluogo. I ritratti in fotografia potevano essere prodotti nel tipo semplice, smaltato a imitazione della porcellana, cartoncino Imperiale, con camera solare al formato naturale, riprodotti in tutte le dimensioni. Ogni lavoro era garantito.109 Anche il fotografo Joaquim Antonio Correia di Fortaleza, Rua Formoz 31, propose, nel marzo del 1881, una dozzina di ritratti formato carte de visite “a Crozat (smaltati)” per 10 Reales, che scendevano a 6 per mezza dozzina. Il gabinetto di Correia era fornito di una macchina con quattro obiettivi per realizzare otto pose in una sola volta, inoltre proponeva ritratti su Ferrotipo e un grande assortimento di quadri, grandi e piccoli.110
Establecimento photographico ‘Carneiro & Gaspar’ ‘Dezeseis de Julho’, 4 gennaio 1870 Christiano Júnior & Pacheco ‘Jornal da Tarde’, 18 agosto 1870
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A dicembre del medesimo anno Francisco Vidal Pratas aveva appena aperto la sua galleria fotografica in Rua de S. Christovam, presso l’Hotel Economico: di passaggio ad Arcajú, fu Pratas a produrre ritratti con i sistemi Crozat e Bombé, “adottati nelle principali capitali di America e d’Europa”. Il pubblico poteva recarsi allo stabilimento per ammirare i diversi lavori prodotti dal fotografo che proponeva, oltre ai servizi tradizionali, il commercio di vedute su carta albuminata delle maggiori città e dei palazzi della provincia.111 Sempre nel 1881 il fotografo Moura Cabral, successore di ‘N. Olsen & Braza’ con stabilimento a Fortaleza, Rua do Senodor Pompeu n. 61, produceva ritratti semplici e “a Crozat”.112 Cabral annunciò il suo ritiro a partire dal 15 novembre 1882 e offrì una sorta di svendita (9 Reales alla dozzina di ritratti “a Crozat”, 6 per quelli semplici); inoltre proponeva riproduzioni delle lastre ereditate da ‘Olsen & Braza’. Infine, nel 1886, anche la ditta ‘Oliveira Lopes & Comp.’ di Maceió, Rua da Boa Vista n. 8, avendo aperto il nuovo stabilimento fotografico, proponeva ritratti realizzati con tutti i sistemi fotografici, dal Crozat al Rembrandt al Bombé, dalla miniatura al formato naturale, ritratti a olio e a pastello, riproduzioni e ingrandimenti secondo le esigenze del cliente, collezioni complete di vedute, di monumenti e della cascata Paulo Afonso.
Photographia de Lourenço Antonio Dias ‘O liberal do para’, 2 febbraio 1870 Photographia ‘Cypriano & Silveira’ ‘Diario de Noticias’, 10 maggio 1871 Photographia de Christiano Júnior & Pacheco ‘Almanak Administrativo, Mercantil e Industrial do Rio de Janeiro’ (1873) Pratas photographo ‘Echo Liberal’, 8 dicembre 1881 Carneiro & Gaspar (Rio de Janeiro, S. Paolo, Parigi) Carte de visite (Collezione privata)
Photographia de Francisco Manoel Da Veiga ‘Diario de Minas’, 22 ottobre 1874
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Argentina: la rivendicazione dei diritti del ‘sistema Crozat’ Puyrredón.116 In una lettera al periodico di Buenos Aires, Júnior affermò che fu lo stesso Crozat a insegnargli il sistema, e che l’innovazione proposta stava nell’aggiungere un ovale in rilievo e nel dare maggiore lucentezza alla superficie della fotografia grazie alla pressione della macchina; inoltre propose che l’esposizone dei ritratti da sottoporre alla giuria venisse aperta al più presto… addirittura dal giorno 10 febbraio anziché il 1° marzo come stabilito in precedenza, presso il grande negozio dei fratelli Fusoni117 e Achille Maveroff118 in Calle Cangallo 114-126. Aldanondo rispose pubblicando il testo pressoché integrale del contratto di acquisto del ‘sistema Crozat’, stipulato a Siviglia il 14 ottobre 1864 (si veda a p. 42), e nel contempo fece notare che l’utilizzo della macchina a pressione da parte di Júnior introduceva nelle cartes de visite con camée le sole novità dell’ovale in rilievo e della superficie maggiormente lucida; inoltre dichiarò che Crozat aveva chiesto in Uruguay di poter ottenere il privilegio di invenzione per il suo metodo fotografico a due tinte ma gli uffici governativi glielo negarono a seguito dell’istanza ricevuta dal socio di Aldanondo, Martin Martinez, il quale affermò che già da tempo la coppia di professionisti stava elaborando un procedimento simile nell’atelier denominato ‘Fotografía Libertad’ con sede a Montevideo in Calle 25 de Mayo n. 233. Detto stabilimento fotografico aprì il 14 marzo 1867 per offrire al pubblico “ritratti di tutti i tipi senza eccezioni, simili a quelli prodotti in Europa con i procedimenti più moderni”; i grandi ritratti venivano dipinti dall’artista Correja.119 Queste ultime informazioni potrebbero fornire una valida spiegazione per giustificare la presenza di Leandro Crozat in Uruguay giusto in quel periodo e, quindi, l’esistenza del plico a lui destinato, fermo presso l’Amministrazione centrale delle Poste di Madrid. Negli ultimi due articoli dedicati a questa lunga querelle il periodico tornò a mettere in grande evidenza i lavori fotografici di Christiano Jr., il quale chiarì -finalmente- che era riuscito, “con perseveranza, a imitare o copiare le cartes de visite prodotte a Milano e a Genova da Giulio Rossi, inventore con privilegio del Governo italiano”: grazie a questa notizia si è così potuto appurare definitivamente e senza ombra di dubbio che per ‘imitazione porcellana’ si intendeva la combinazione del ‘sistema Crozat’ con l’Albertotipia (detta anche foto-vitro-tipia), procedimento acquistato direttamente dal suo inventore, Joseph Albert, e messo in pratica con eccezionale abilità dal fotografo meneghino sul finire del 1869.120 Infine si apprende che la mostra dei lavori di Aldanondo e Christiano Jr. non si tenne mai, e che quest’ultimo espose comunque, presso lo stabilimento ‘Fusoni F.lli e Maveroff’, le proprie “fotografie dipinte ad olio e cartes de visite di vari tipi”. Come si è visto in un precedente capitolo, nel mese di agosto 1870 Júnior -associandosi a Pacheco- portò a Rio de Janeiro il ‘sistema Crozat’, già conosciuto in quelle terre, assieme alla novità dei ritratti a ‘imitazione della porcellana’, che fu reclamizzata in grande stile.
Nei capitoli precedenti si è parlato di due professionisti che nei primi mesi del 1870 diedero vita, sul periodico ‘La Nación’ di Buenos Aires, ad un’aspra diatriba relativa alla produzione dei ritratti fotografici: nel giro di poche settimane, nel periodo compreso fra il 18 gennaio e l’11 febbraio, lo scambio di comunicazioni fra Antonio Aldanondo e Christiano Júnior fu notevole. Il motivo della controversia stava nella distinzione o meno del ‘sistema Crozat’ (acquistato regolarmente da Aldanondo e utilizzato a partire dal gennaio 1865) da quello ‘a imitazione della porcellana’ reclamizzato da Christiano Jr. La frizione aveva preso origine da un articolo del periodico porteño che illustrava ed esaltava le produzioni dell’atelier di pittura e fotografia di Cristiano Júnior: “lo confessiamo con franchezza, è uno stabilimento che onora il paese, e all’arte cui è destinato. Il signor Júnior dispone di un eccellente pittore a olio i cui lavori di indiscutibile qualità sono all’altezza, nel loro genere, di quelli prodotti non solo nel Pese ma anche nelle capitali europee. […] In quanto ai lavori fotografici crediamo che lo stabilimento del signor Júnior sia il primo per valore a Buenos Aires. Andiamo a motivare questa nostra umile opinione: fino ad oggi si sono realizzate, nelle Fotografie di questa città, cartes de visite («tarjetas») più o meno buone, come tutti sappiamo, però nessuno aveva prodotto quelle magnifiche a imitazione della porcellana, lavoro di gusto, brillante e delicato. Questo progresso della fotografia è molto recente in Europa e il signor Júnior, desideroso di mantenere il buon credito e la giusta reputazione di cui gode, ordinò di costruire una macchina speciale con la quale produrre le menzionate cartes de visite”. Aldanondo di certo trasalì nel leggere queste parole, lui che era stato uno dei primi fotografi di Buenos Aires ed evidentemente desiderava rimanere il più popolare e apprezzato. Prese carta e penna, e a distanza di una settimana fece pubblicare la dura replica: “Signor Redattore, […] ho letto con sorpresa le righe che si riferiscono alle carte de visite imitazione porcellana prodotte dal signor Júnior. […] Ne deduco che l’autore ha bevuto da cattiva fonte o per lo meno è molto disinformato sui progressi che l’arte fotografica ha fatto a Buenos Aires. I ritratti imitazione porcellana non sono stati introdotti dal signor Júnior poiché fui io a portare questa novità a Buenos Aires nel gennaio del ’65, dopodiché il sottoscritto ne ha prodotti a centinaia con questo sistema. I ritratti sopra vera porcellana si fanno nel mio stabilimento fino dall’anno 1868. Per quanto riguarda la macchina di nuova invenzione per fare ritratti imitazione porcellana, bastano e avanzano le macchine comuni. Diamo a Cesare quello che è di Cesare…”. Chiamato in causa, il redattore non tardò a rispondere, nell’edizione di ‘La Nación’ del 27 gennaio, spiegando che il nuovo sistema utilizzato da Christiano Jr. era una innovazione portata in Argentina dalla signora Uberti a seguito del suo più recente viaggio nel ‘vecchio mondo’; inoltre spiegò che, al contrario del ‘sistema Crozat’ -il quale era molto apprezzato in America ma che ormai stava comunciando a scomparire in Europa-, il procedimento di Júnior non necessitava solo di una macchina fotografica ma anche di “un’attrezzatura speciale per la pressione, che per primo Christiano Jr. fece costruire in Argentina, la quale consiste nella vera innovazione del sistema e nella sua indiscutibile superiorità rispetto al ‘Crozat’…”. Il periodico rincarò la dose con l’articolo del 1° febbraio dove si affermava che “l’immortale Aldanondo” era stato preso dall’invidia e dalla gelosia nel vedere elogiato un concorrente,113 altresì veniva proposta una scommessa con 10000 Pesos in palio se Aldanondo fosse riuscito a produrre cartes de visite con una qualità migliore di quelle di Júnior, sottoponendo il giudizio a due fotografi e due pittori di fiducia. I professionisti nominarono così i rispettivi giurati: Aldanondo scelse il fotografo Decap114 e il pittore Ignacio Manzoni, mentre Christiano Jr. propose il collega Bartolomé Loudet115 e l’artista Prilidiano 71
Argentina: la colonizzazione delle terre in Patagonia erano stati occupati territori di sua pertinenza. È datato 20 agosto il primo documento ufficiale nel quale il Cile rivendicava il possesso della regione Patagonica (peraltro semi-deserta) senza tuttavia prevedere alcun obbligo di ritiro dell’Argentina dai territori contesi. In quella data l’inviato straordinario e Ministro Plenipotenziario cileno a Buenos Aires, Blest Gana, consegnò nelle mani del Ministro delle Relazioni Esterne argentino, Cárlos Tejedor, una nota nella quale si dichiaravano nulle e di nessun valore le concessioni rilasciate a Luis Piedra Buena, Rouquaud e Crozat di Sempére a sud del Río Santa Cruz:124 “in contravvenzione allo status quo implicitamente stabilito dal Trattato vigente fra il Cile e la Repubblica Argentina, il Congresso di questo paese ha appena affidato una concessione di cinquanta leghe di terreni a sud del Río Santa Cruz a favore di Leandro Crozat, inoltre aveva già autorizzato identiche concessioni di terre ad altri individui o compagnie, sia nell’area in oggetto che in altre comprese nel territorio della Patagonia che il Cile considera e reclama come proprie. […] La circostanza per la quale il Governo di S. E. sta accordando concessioni al sud del Río Santa Cruz proprio nel periodo in cui si sta trattando la regolamentazione dei confini, e precisamente della stessa zona magellanica la cui occupazione comporta il dominio dello Stretto di Magellano (che rappresenta la porta delle comunicazioni fra i due Oceani attraverso la quale il Cile esercita i suoi commerci, e il cui canale serve alla navigazione di varie Nazioni, a costo di infiniti sacrifici, negli ultimi trent’anni), attribuisce un carattere molto grave ai fatti che si denunciano…”.125 Eppure, quando il Congresso argentino approvò la legge per concedere le terre a Crozat, non era stato fatto nulla di diverso da quanto accaduto fino ad allora, e nulla di cui il Governo cileno non fosse al corrente...126 Ogni atto della sovranità argentina fu esercitato in quanto il Governo del Cile non si era mai esposto in proposito e non aveva mai protestato. D’altronde già il 18 agosto del 1871 il Congresso aveva emanato la Legge relativa all’estrazione e allo sfruttamento del guano delle coste e isole patagoniche, nelle quali erano state concesse terre a coloro che ne avevano fatto richiesta, ma in quell’occasione il Cile non protestò, anzi promise di rispettare il dominio dela Repubblica Argentina: evidentemente riteneva che quelle terre non fossero proprie, mentre rivendicò quelle occupate da Rouquaud, Piedra Buena e Crozat. Ad ogni modo, in attesa che fossero definiti i trattati internazionali, la concessione a Crozat fu revocata. La diatriba si prolungò per decenni, tanto che ancora nel 1912 Augusto S. Mallié, marito di Julia Rouquaud, in rappresentanza degli eredi, presentò una petizione formale contro la Nazione, affinché fossero assegnate loro le terre della concessione rilasciata per Legge del Congresso a Leandro Crozat, il cui concessionario era stato lo stesso Ernesto Rouquaud; sei anni più tardi, il 12 settembre 1916, la Corte Suprema di Giustizia sentenziò a sfavore dei querelanti dunque la causa si concluse per loro in modo negativo.127
Nel 1841 un imprenditore di origini francesi, Ernesto Rouquaud, si stabilì in Argentina, ad Avellaneda, alle porte di Buenos Aires, dove avviò una fabbrica di grassi, oli e altri sottoprodotti di origine animale: l’azienda raggiunse una fiorente attività e, grazie alla qualità dei prodotti, Rouquaud ottenne numerosi e importanti premi, in particolare alla Esposizione Universale di Parigi del 1867. Il 19 ottobre 1868 il Congresso Nazionale emanò la Legge con la quale si concedevano terre a nord del Río Santa Cruz: furono assegnate a Luis Piedra Buena, un marinaio che in solitudine difese la costa patagonica dalle brame espansionistiche cilene, il quale vi si era stabilito già da alcuni anni e che aveva costruito, sull’isola Pavon, a breve distanza dalla foce del Río, una casa stabilmente occupata da lui e dai suoi dipendenti. Nel 1870 la febbre gialla funestò vaste aree del Paese, così che l’industria rimase paralizzata. Il 7 agosto del medesimo anno fu reso pubblico un progetto della Commissione dell’Industria del Congresso che, su richiesta di Rouquaud, ipotizzava di destinare una estesa concessione di terre da colonizzare nella quale avviare un’attività di pesca, con produzione di oli e relativi sottoprodotti, oltre alla preparazione di pesce secco e salato. Il Governo argentino, con il decreto del 25 luglio 1871, permise a Rouquaud di stabilirsi al margine sud del Río Santa Cruz, dove furono costruite le abitazioni -che egli occupò con la propria famiglia- nonché gli edifici necessari ad impiantare lo stabilimento industriale: nacquero così la ‘Colonia del Nove di Luglio’ e la ‘Colonia dell’Undici Settembre’, con una estensione di trenta leghe ciascuna. Una clausola prevedeva che l’atto non avrebbe potuto essere invocato come titolo contro le concessioni accordate, o che erano già state accordate dal Congresso Nazionale. Infatti, nelle vicinanze, e in generale lungo il Río Santa Cruz, si trovavano oramai altri insediamenti, che pertanto, essendo stati autorizzati per Legge, rappresentavano un possesso “reale, effettivo e attuale” dell’Argentina.121 Gli articoli n. 7, 8 e 9 del progetto di Legge dei territori nazionali presentato al Congresso argentino il 24 settembre 1871 stabiliva la divisione territoriale dell’intera Patagonia, ovvero il territorio compreso fra il Río Santa Cruz, a nord, e al sud le acque dello Stretto di Magellano (inclusa la Terra del Fuoco e le isole adiacenti), avendo come limite all’ovest la linea divisoria delle Ande patagoniche e ad est le coste dell’Oceano Atlantico (incluse le isole adiacenti, conosciute con il nome di territorio di Magellano). Crozat inoltrò domanda di poter ottenere una concessione di terre per scopi agricolo-pastorali il 29 agosto 1870. Tale richiesta fu discussa per la prima volta durante la seduta della Camera dei Senatori del Congresso Nazionale argentino il 20 luglio 1871 e approvata.122 Il 12 agosto 1872 fu promulgata la Legge n. 529 che autorizzava la concessione di terre da colonizzare a Leandro Crozat di Sempére (nei documenti viene spesso indicato come di origini francesi): assai meno ‘teorico’ di Rouquaud ma decisionista e competente, Crozat ambiva a tale concessione per negoziarla e venderla (possibilmente) al miglior offerente estero. Gli furono assegnate cinquanta leghe quadrate ubicate sulla costa est dell’Oceano Atlantico della Patagonia, fra il 50° e il 51° di latitudine sud, estese per un fronte di 5 leghe fra il capo nord del Río Santa Cruz e il capo nord del Coy Inlet: le terre si trovavano su entrambi i lati della concessione di Piedra Buena (la definizione dell’area non poteva essere tanto vasta e imprecisa…). Il 22 luglio e il 2 settembre del medesimo anno furono accordate le concessioni ad altri soggetti, fra i quali Julio Haase e J. M. Lieste. Di lì a poco Leandro decise di cedere i diritti delle proprie terre a Rouquaud,123 facendo deflagrare un caso politico internazionale: fu in seguito a ciò che il Governo del Cile, per voce del Ministro delle Relazioni Esterne, Adolfo Ibáñez, protestò con l’Argentina affermando che 72
Argentina: Leandro Crozat fondatore e membro di Società spiritiste
Argentina: il ‘Centro Industrial Argentino’ Il legame con la fotografia e la relativa diffusione del ‘sistema Crozat’ si protrassero negli anni nonostante il peregrinare in Europa e nel Sud America; questo venne a cessare intorno alla metà degli anni Settanta quando Leandro dovette constatare che tale procedimento era ormai sorpassato. Al contrario, il rapporto di lavoro che legava Crozat all’industria zuccheriera rimase costante, per quanto si è potuto scoprire, almeno fino al marzo del 1881. Come si è visto, nel 1868 Leandro si trovava a dirigere la raffineria di Badalona, incarico che senza dubbio contribuì a sviluppare fitti legami oltreoceano e richiese viaggi nei centri di raccolta per valutare la qualità della materia prima e organizzare al meglio la filiera. Perciò non stupirà il lettore di sapere che Crozat, agli inizi degli anni Ottanta, fu impegnato nella veste di gerente del ‘Centro Industrial Argentino’, azienda nata l’8 dicembre del 1878.129 Il 4 ottobre del 1880 Leandro inviò una comunicazione al direttore del periodico ‘La Nación’ di Buenos Aires chiedendo che fosse pubblicata la relazione prodotta il 27 settembre dal noto e rispettato chimico Miguel Puiggari (1827-1889) sulla qualità degli zuccheri prodotti a Santiago del Estero, centro dell’entroterra settentrionale argentino a circa 150 km. dalla catena andina. Il parere incontestabile dell’esperto affermava che quelli del signor Pedro San Germes (o Saint-Germes) soddisfavano appieno “tutte le condizioni con le quali si caratterizzano gli zuccheri di eccellente qualità” essendo “puri e della miglior classe”. Tale giudizio rappresentava certamente un fiore all’occhiello per le piantagioni coltivate a Santiago da San Germes, così come per il ‘Centro Industrial’ che ne raccoglieva i prodotti e per Leandro Crozat, responsabile di quel grandioso stabilimento nato solo pochi anni prima e che non aveva eguali in Argentina.130 La proprietà di San Germes si trovava a qualche chilometro a sud della città di Santiago: la piantagione di canna da zucchero, iniziata nell’estate del 1879, occupava una superficie di circa 700 ettari, altri 100 erano destinati alla coltivazione dell’erba medica destinata all’alimentazione del bestiame, il resto del terreno era occupato da foreste sfruttate come legna da ardere o per carpenteria e manutenzione delle attrezzature e degli edifici; per l’irrigazione veniva sfruttato un canale artificiale di grande portata fatto derivare dal Rio Dulce. Al centro della piantagione di canna si trovava l’edificio che conteneva le macchine per la lavorazione dello zucchero e le abitazioni degli amministratori e operai; sulla facciata principale trovavano posto tre edifici di quattrocento metri quadri, utilizzati come deposito, officina e direzione.131 Nel periodo gennaio-marzo 1881 si susseguirono varie comunicazioni fra il ‘Centro Industrial Argentino’, rappresentato da Agustin Silveyra (nominato presidente nel 1880) e Leandro Crozat, e il Ministro dell’Istruzione Pubblica Manuel Pizarro, circa la costruzione o acquisizione di un edificio da adibire a Scuola Nazionale di Arti e Mestieri: il Centro offrì al Governo il proprio intervento al fine di realizzare l’ambizioso progetto.132 Questa è l’ultima traccia di Leandro in relazione all’attività nell’industria zuccheriera ma, come si vedrà in seguito, contestualmente alla collaborazione con il Centro egli era già impegnato in una veste istituzionale di rilievo.
Una ennesima sfaccettatura dell’imprevedibile Crozat riguarda il suo coinvolgimento nello spiritismo. Non è stato possibile definire quando e dove Leandro vi si avvicinò, tuttavia è certo che agli inizi degli anni Settanta -per la precisione nel 1872- era evidentemente già bene addentro questa dottrina se fu proprio lui, insieme a Justo De Espada, Angel Scarnicchia e Francisco Casares, a principiare in Buenos Aires la società ‘Amor al prójimo’ (amore al prossimo). Grazie a questo primo passo nacquero e si diffusero nella medesima città e nel Sudamerica numerose associazioni, fra le quali ‘Allan-Kardek’, ‘Hijos del Progreso’ e ‘La Luz’. Anche i legami con le consorelle sparse nel mondo si fecero sempre più stretti e frequenti, perciò iniziò la pubblicazione di riviste per scambiare informazioni e mantenere i contatti, fra queste ‘El Espiritista’ di Madrid, ‘La Revelacion’ (edita ad Alicante) e la ‘Revista Espiritista, periódico de estudios psicológicos’ di Montevideo (a diffusione gratuita), il cui proprietario e direttore fu De Espada. Lo stesso De Espada, commerciante originario di Malaga, insieme a Carlos Guerrero, Antonio Gómez, Henri de Llano, Francisco Casares e Trocuato Zubiría (medium), aveva fondato nel 1857 il primo gruppo di spiritismo in Buenos Aires. Nella edizione di novembre 1873 della ‘Revista Espiritista’ fu edito un comunicato, rivolto alle società affini sparse nel mondo, nel quale la ‘Sociedad Espiritista Bonaerense – Amor al prójimo’ spiegava di essere finalmente riuscita a costituirsi dopo “incessanti sforzi”, di avere pronto il regolamento interno e di essere in procinto di istituire un organo per pubblicare i propri lavori affinché potessero essere conosciuti. Grazie a tale articolo è possibile apprendere la composizione del gruppo direttivo appena eletto, formato dal presidente Leandro Crozat, dal vicario Enrique Auzon, dal segretario Teodoro Brasch, dal tesoriere José H. De Llano e dall’elemosiniere (“limosnero”) Francisco Casares, il quale era anche il medium del gruppo spiritista. Inoltre, al fine di evitare che le comunicazioni postali dirette alla Società andassero smarrite, il Presidente invitava a dirigerle al suo indirizzo: Apartado 705, Buenos Aires. Nel numero di gennaio 1874 fu pubblicata la medesima comunicazione a firma di Crozat, rivolta alla ‘Sociedad Barcelonesa propagadora del espiritismo’. Nello stesso periodo la società spiritista di Alicante si rivolse alla consorella di Buenos Aires (che aveva appena istituito “un centro di studi psicologici”) per indirizzare un saluto e assicurare la disponibilità della propria rivista ‘La Revelación’ ad accogliere eventuali comunicati e studi sull’argomento. Nell’ultimo numero del 1878 di ‘El Espiritista’ si spiega che le associazioni formalmente costituite a Buenos Aires erano composte da scrittori, studiosi, professori, commercianti, ecc., e che l’interesse verso tale disciplina si stava diffondendo a tutti gli strati sociali. In quegli anni esistevano diverse realtà spiritiste: ‘La Constancia’, istituita il 9 febbraio 1877 (della quale Scarnicchia fu il primo presidente); il gruppo ‘Allan Kardec’, il cui numero di soci stava aumentando velocemente; la ‘Humildad’, nata anch’essa nel 1877; il sodalizio ‘Jijos del Progreso’, recentemente fondato; erano attivi altri circoli, più che altro a livello familiare, mentre nella provincia esisteva la ‘Sociedad Chivilcoyana de Estudios Espiritistas’.128 È certo che Leandro Crozat, dopo lo scioglimento della ‘Sociedad Espiritista Bonaerense – Amor al prójimo’, proseguì l’esperienza nella dottrina spiritista…
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Cile assegnato, poi tornò nel proprio ufficio. Alessandri descrisse l’impressione avuta da questo primo incontro come la peggiore che avesse potuto aspettarsi, dato che Leandro fu con lui assai burbero, scontroso e pedante: era “un vecchio spagnolo dalla parlata molto veloce, alto, magro, ossuto, viso stretto, fronte breve e solcata da profonde rughe scavate dal passare degli anni; sotto il naso borbonico un baffo bianco, corto e attaccato al labbro, che armonizzava con una capigliatura chiara, folta e ribelle, come di poeta anarchico”. Crozat tornò dal suo subordinato alcuni giorni più tardi, convinto che questi fosse a buon punto con la catalogazione; quando realizzò che nulla era stato fatto e si sentì riferire l’improbabile giustificazione di Alessandri (stava tentando di orientarsi “in quell’immenso oceano di libri”), arricciò il naso con un gesto stizzito, borbottò ad alta voce che sarebbe tornato la settimana successiva aspettandosi che il tempo perso sarebbe stato recuperato e si dileguò oltre la porta. Otto giorni più tardi, quando Leandro si sentì rispondere allo stesso modo, si infiammò fino a sbattere i pugni sulla scrivania di Alessandri: “lei è un malandrino -gli disse-, un ozioso incorreggibile che non sa apprezzare le comodità ricevute. Se lei fosse un giovane con più senno andrebbe a casa sua per sfogare lì il suo formidabile ozio senza limiti. Se ne vada e abbandoni il posto che occupa inutilmente affinché un altro più coscienzioso e volonteroso possa averlo”. Alessandri, di carattere impulsivo, rispose, rosso d’ira, che non era un povero diavolo e che era lì per guadagnarsi il pane di cui vivere anche se suo padre aveva sufficienti mezzi per far fronte alle necessità. Sorpreso dalla reazione, Crozat impallidì, strabuzzò gli occhi ma rinnovò l’invito a lasciare il posto a chi ne aveva realmente bisogno. Alessandri spiegò allora che non aveva chiesto di essere assunto per compilare cartellini ma per studiare a fondo le Leggi al fine di formarsi una conoscenza giuridica solida e completa che potesse essere utile alla nazione. Leandro si dileguò. Poco dopo Alessandri fu invitato a raggiungere l’ufficio del Direttore che, con una leggera tirata d’orecchi e un buffetto sulla guancia, lo richiamò al rispetto del proprio superiore. Da quel giorno Alessandri occupò parte del tempo per studiare e dedicarsi alle letture preferite, il rimanente per compilare i cartellini. Trascorse un mese prima che Crozat tornasse a farsi vivo: senza rivolgere alcuna parola al subordinato, indugiò silenziosamente sugli scaffali controllando le etichette terminate; al termine dell’ispezione, prima di scivolare via con passi minuti e rapidi, borbottò -volendo farsi capire- che non era stato fatto molto in considerazione del tempo trascorso… “ma qualche cosa è qualche cosa”, sentenziò Crozat. Così Alessandri decise accelerare il lavoro in Biblioteca e di portarsi a casa i libri che desiderava leggere, tanto che l’ennesima visita del funzionario lasciò entrambi evidentemente soddisfatti. Una volta superato il primo periodo di incompatibilità Alessandri poté scoprire e apprezzare l’affettuosità, il buon cuore, l’apertura mentale e spirituale di un uomo “che non aveva famiglia e viveva solo al mondo eccetto che per la compagnia delle anime che evocava con il vigore della sua profonda e inalterabile fede spiritista”. Anzi, una volta entrato in sintonia con Crozat, Alessandri non volle nemmeno accettare un trasferimento in altra sezione tanto rimase commosso da quell’uomo anziano che in un momento di profondo sconforto ammise di avere avuto “le pene come uniche compagne inseparabili in una valle di amarezze”.139 Arturo Alessandri Palma rimase alla Biblioteca Nazionale sino alla fine del 1890, quando prese servizio come bibliotecario del Congresso Nazionale. Portò sempre il ricordo di Crozat con grande affetto e stima.
Grazie al ‘Registro Nacional de la República argentina’ è stato possibile apprendere la notizia che il Presidente Nicolás Remigio Aurelio Avellaneda133 nominò Leandro Crozat viceconsole a Valparaíso (Cile) con decreto n. 11673 del 9 ottobre 1880. L’atto, emesso dal Dipartimento delle Relazioni Esterne, era composto di due articoli: il primo ufficializzava l’incarico, il secondo ordinava di estendere il ‘brevetto’ corrispondente, comunicarlo e inviarlo al ‘Registro Nazionale della Repubblica Argentina’.134 A conferma di ciò, in base a quanto riportato sul testo Memoria del Ministerio de Relaciones Esteriores presentada al honorable Congreso Nacional del 1882,135 Leandro risulta facente parte del Corpo Diplomatico argentino con incarico di vice-console nella città di Valparaíso. Un raro documento manoscritto del 2 novembre 1882, firmato dal Console Generale incaricato degli Affari Interni Agustín Arroyo,136 attesta che Crozat aveva rinunciato all’incarico: “Signor Ministro [Luis Aldunate], il Signor Leandro Crozat, che ha svolto l’incarico di Vice-console della Repubblica Argentina in Valparaíso, ha presentato la rinuncia del suo posto, e il mio Governo ha ritenuto di accettarla in data 16 del mese di agosto prossimo passato…”.137 È interessante segnalare che nello stesso periodo, presso il porto di Valparaíso, era attivo il negozio di merci ‘Crozat Hermanos’; tuttavia non è stato possibile ottenere dalle Autorità locali alcuna informazione utile identificare il nome dei proprietari, lasciando il dubbio se erano quelli oggetto della presente ricerca, così come non è dato sapere se i fotografi locali fecero uso del ‘sistema Crozat’: fra gli altri, in quel periodo operavano L. M. Artigue, Jorge Díaz, Ricardo Jiménez, José R. Navarro, Ramón Olave, Carlos Oswald, Eduardo Salaverry, A. Sibelli, Eduardo Spencer, Jorge Valk.138 In mancanza di ulteriori informazioni non è ben chiaro quale fu il motivo dell’abbandono dell’esperienza diplomatica da parte di Leandro e cosa accadde nel periodo successivo alla sua conclusione: tuttavia, qualche anno più tardi, lo si troverà impegnato nella nuova e sorprendente veste di responsabile della Sala di Lettura della Biblioteca Nazionale del Cile con sede a Santiago. È al termine del lungo e avventuroso peregrinare fra Europa e Sudamerica che ci perviene una efficace descrizione fisica e caratteriale di un Leandro Crozat ormai anziano: ne tratteggia il ritratto Arturo Alessandri Palma (1868-1950), di origini italiane, avvocato e influente figura politica del Cile che fra il 1925 il 1938 ricoprì per due volte la carica di Presidente della Repubblica. Il ventenne Alessandri, alla fine di luglio del 1888, fu assunto in qualità di impiegato dal Ministero dell’Istruzione Pubblica. Agli inizi di settembre fu convocato nell’ufficio di Luis Montt, direttore della Biblioteca Nazionale che all’epoca si trovava all’indirizzo calle de Compañia esquina de Bandera, il quale lo accompagnò da Crozat, sessantatreenne, capo della ‘Sezione lettura a domicilio’ e suo nuovo diretto superiore. Una volta entrato, Alessandri trovò Leandro seduto alla scrivania mentre fissava un punto indistinto e lontano, totalmente estraniato: la presenza di Alessandri lo distolse dall’astrazione rendendolo rigido e irritato. Crozat si alzò in piedi con uno scatto e parlando nervosamente lo accompagnò nella sala degli autori americani per affidargli l’incarico di catalogare con cura tutti i libri utilizzando appositi cartellini. Quando Alessandri confessò di avere una grafia poco leggibile, il funzionario si innervosì ulteriormente, lo invitò ad imparare a scrivere e a completare rapidamente il lavoro
Il Console Generale incaricato degli Affari Interni Agustín Arroyo informa il Ministro Luis Aldunate della rinuncia di Leandro Crozat alla carica di vice-console Ministerio de Relaciones Exteriores de Chile (Archivo General Histórico, fondo ‘Argentina’, Archivo Histórico del Ministerio de RR. EE., vol. 67)
Malauguratamente le notizie su Leandro si fermano qui: si può solo supporre che, vista l’età, non abbia più voluto affrontare ulteriori trasferimenti e abbia deciso di concludere la propria vita a Santiago. 75
Perù Notizie dell’utilizzo del ‘sistema Crozat’ giungono anche dal Perú. Nonostante il grande impegno profuso nelle indagini, poche sono le informazioni biografiche reperite in merito al fotografo di origini italiane José Negretti di Lima: di probabili origini italiane, all’inizio degli anni Sessanta intraprese l’apprendistato presso l’atelier del celebre Emilio Garreaud (al secolo Pierre-Émile Garreaud de Mainvilliers),140 sito al n. 239 di Calle de Plateros de San Pedro. Nel novembre del 1864 Negretti rilevò lo studio di Garreaud per intraprendere l’attività in proprio. Grande risalto fu dato all’evento dal periodico settimanale liberale della colonia italiana ‘El Garibaldi’, in particolare nell’edizione del 3 novembre: “quando era di buon umore”, Negretti eseguiva gratuitamente ritratti in carte de visite avendo potuto ottenere, senza spesa, una fornitura di cartoncini provenienti dalla chiusura dello studio del conte Manghi. Alla data del 2 dicembre le cartes de visite prodotte nell’atelier riportavano l’iscrizione “Negretti y C.ia fotógrafos – Sucesores de E. Garreaud y Ca. – Calle del Ucayali, 26 (antes, 239, Plateros de San Pedro) – Lima”: l’atelier si affacciava su una delle più belle strade di Lima, a un solo isolato di distanza dalla Grande Piazza e al centro dei traffici commerciali della capitale. Ben presto, come novità da offrire ai clienti, Negretti presentò il barniztipo, ovvero il ‘doppio fondo fotografico’ verniciato: il professionista rivendicava, sui periodici locali, di essere stato il primo ad introdurre in Perú questo progresso. Sul retro delle cartes de visite iniziarono a comparire gli scudi di Francia, Italia e Perú, successivamente solo quello italiano o del Perú, ai quali si affiancava la formula “Privilegio de Invención para Doble Fondo Fotográfico” oppure, più semplicemente, “Doble fondo fotográfico”. Un esemplare fra quelli reperiti grazie alla collaborazione del signor Michael Valdez Gonzáles, databile presumibilmente ai primi anni di attività del fotografo limegno, riporta sul recto, in ‘doppio fondo’ e al centro sotto il ritratto di busto, uno stemma non ben identificato (forse la sua sigla), assieme alla scritta “J. Negretti – Lima” e all’indirizzo dello stabilimento; sul verso compare l’arma peruviana affiancata da due tondi con teste (maschile e femminile) rivolte una verso l’altra, nonché l’iscrizione “Privilegio de Invención para Doble Fondo Fotográfico” e il nome del fotografo con il suo recapito. L’impostazione della parte anteriore della carte de visite è identica a quella di altre prodotte nell’atelier ‘Courret hermanos’, Lima, Calle Mercaderos (Union) n. 197, che tuttavia non è possibile datare con assoluta certezza. Sempre dei fratelli Achille ed Eugenio Courret è una carte de visite stampata con il ‘sistema Crozat’ (o procedimento similare) che riporta la data manoscritta del 22 ottobre 1866. Di Negretti si è trovato un esemplare di carte de visite con lo stemma sabaudo e l’indirizzo stampati sul retro in inchiostro rosso, senza riferimenti al ‘sistema Crozat’, assieme alla data manoscritta del 29 maggio 1871, il che testimonia lo stato in attività almeno fino a quel momento (alcuni studiosi affermano che si ritirò nel 1879). Nel luglio del 1865 Negretti restaurò e rinnovò l’atelier, ma nel 1867 decise di abbandonare il locale di Calle Plateros de S. Pedro al livello stradale, tanto prestigioso quanto caro, per trasferirsi al piano superiore, con ingresso dal n. civico 26;141 il 18 di ottobre dello stesso anno il suo nome compare fra i passeggeri di una nave approdata a Lima da Lomas.142 Il “pittore” José Negretti (molto probabilmente si tratta proprio del fotografo in oggetto) fu registrato nel censimento di Buenos Aires del 1869. Grazie alle annotazioni è possibile sapere che era originario dell’Italia dove nacque intorno al 1820 (all’atto del rilevamento della popolazione aveva 49 anni, sapeva leggere e scrivere).
José Negretti (Lima) Carte de visite (Collezione Valdez Gonzáles)
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José Negretti (Lima) Carte de visite (Collezione Valdez Gonzáles)
José Negretti successore di ‘E. Garreaud y C.o’ (Lima) Carte de visite (Collezione privata)
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Courret Hermanos (Lima) Carte de visite (Collezione Valdez Gonzáles)
Portogallo
Il ‘sistema Crozat’ ad Alessandria d’Egitto: Luigi Fiorillo
Nel capitolo dedicato alla diffusione del ‘sistema Crozat’ in Brasile si è parlato del fotografo Henrique Neves di Maranhão, il quale nel dicembre 1872 presentò alla Esposizione Maranhense un quadro con fotografie verniciate che si distinsero per la trasparenza e la brillantezza. La recensione pubblicata il 19 agosto 1873 dal periodico brasiliano ‘O Despertador’ affermava che dopo l’invenzione di questo sistema si erano viste “tante fotografie di tale genere, fatte a Rio [de Janeiro] e a Lisbona, tuttavia nessuna di queste poteva competere con quelle di Neves”. La testimonianza appare attendibile, perciò non sarebbe affatto insensato immaginare che Leandro si sia recato anche in Portogallo per diffondere il ‘sistema’ in questo paese. Naturalmente sono stati contattati gli Archivi locali, ma non risulta l’esistenza di cartes de visite che riportino la dicitura ‘sistema Crozat’ o ‘doppio fondo fotografico’; tuttavia sono state rintracciate numerose fotografie apparentemente riconducibili a tale procedimento. Si porta ad esempio la CDV prodotta dalla fotografia Bastos di Lisbona, Calçada do Duque n. 25.
A chiusura del presente trattato e per completezza delle informazioni offerte, si riporta la notizia che sul retro delle cartes de visite prodotte ad Alessandria d’Egitto fra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi novanta del XIX secolo dal fotografo di origini napoletane Luigi Fiorillo, quando l’atelier si trovava in Rue Chérif Pacha, è frequente ritrovare la dicitura “Système Crozat brévété” (esemplare del 3 agosto 1891)143 oppure “Sistema Crozat Brevettato – Ontario, Ottowa, Boston 1884”. Come è noto, Fiorillo seguì l’esercito italiano per documentare le campagne di guerra nel nord Africa e nel 1882 fu tra i pochi fotografi presenti ad Alessandria d’Egitto durante i bombardamenti della città, dei quali fissò la memoria; ottenne riconoscimenti alle esposizioni di Napoli (1871) e di Parigi (1878); inoltre, come si è pocanzi accennato, riportò per un certo periodo il riferimento a Ontario-Ottawa-Boston, ma nonostante ricerche approfondite non si è trovata alcuna traccia di Esposizioni o concorsi che avessero attinenza con la fotografia tenuti in queste città nel 1884, né tantomeno risultano registrazioni di patenti industriali a nome di Fiorillo o di Crozat.144
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Photographia Bastos (Lisboa) Carte de visite (Collezione Caccialanza)
L. Fiorillo & Fils (Alexandrie) Formato Gabinetto (Collezione privata)
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LEANDRO CROZAT Sistema Crozat
APPENDICE
Madrid, 21 de noviembre 1862: Real Cédula de privilegio de invención 21 de noviembre 1862, n. 2546 Doña Isabel Segunda, por la gracia de Dios y la Constitución, Reina de las Españas. Por cuanto don Leandro y don Nicolás Crozat, residente el 1º y vecino el 2º de Sevilla. Me han hecho presente en Memorial de diez de setiembre del corriente año que a fin de asegurar la propiedad de un procedimiento mecánico que han inventado para obtener en una misma prueba fotográfica dos fondos. Me dignase concederles mi Real Cédula de certificado para ello; y habiendo cumplido con lo prescrito en el Real Decreto de veintisiete de marzo de mil ochocientos veintiseis [sic]: por tanto, por esta mi Real Cédula de certificado, concedo a don Leandro y don Nicolás Crozat la propiedad exclusiva para que puedan usar, fabricar o vender la mencionada invención por cinco años contados desde hoy hasta igual día del año de mil ochocientos sesenta y siete en que concluirá; pudiendo ceder, permutar, vender o de otra cualquiera manera, enajenar por contrato o por última voluntad en todo o en parte el derecho exclusivo que se les asegura por esta mi Real Cédula en los términos mandados en dicho Real Decreto: y bajo las penas establecidas prohíbo a toda persona que no sea el referido don Leandro y don Nicolás Crozat o los que de ellos tuvieren derecho, el uso y ejercicio del objeto enunciado en esta mi Real Cédula: la que será de ningún valor, y por lo misma caducará el privilegio, si el citado don Leandro y don Nicolás Crozat no acreditan en el término de un año y un día, contados desde esta fecha, y con las formalidades que previene la Real Orden de once de enero de mil ochocientos cuarenta y nueve que han puesto en práctica el objeto de su privilegio: para todo lo cual he mandado expedir la misma que va firmada de mi Real Mano, sellada con mi sello secreto y refrendada de mi infrascrito secretario de Estado y del Despacho de Fomento. Y esta mi Real Cédula se ha de registrar en la Dirección General de Contribuciones y en el Conservatorio de Artes, poniéndose en este último la correspondiente toma de razón de haber pagado los derechos establecidos. Dado en Palacio a veintiuno de noviembre de mil ochocientos sesenta y dos. Yo la Reyna. Antonio Aguilar y Correa. Hay un sello. V. M. concede Real Cédula Privilegio de invención por cinco años a don Leandro y don Nicolás Crozat, residente el primero y vecino el segundo de Sevilla, con objeto de asegurar la propiedad de un procedimiento mecánico para obtener en una misma prueba fotográfica dos fondos. Direcciones Generales de Contribuciones y Rentas Estancas. Se tomó razón de este Real Título habiendo satisfecho doce reales por la toma de razón. Madrid, 29 de noviembre de 1862. Por delegación de las Direcciones. José Hernández de Riero. Queda registrada en el Conservatorio de Artes con el número dos mil quinientos cuarenta y seis, habiendo pagado los interesados mil reales de servicio en papel de reintegro. Madrid primero de diciembre de mil ochocientos sesenta y dos. El Director Fernando Boccherini
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Marseille, 1864: Mémoire sur la photographie à deux teintes ou à double fond, et le coloris instantané d’après le système de Crozat145 Mémoire sur la photographie à deux teintes ou à double fond et le coloris instantané, d’après le système Crozat Par M. Vanel, photographe à Marseille Typographie et litographie Arnaud et C.ie, Marseille 1864 M. VANEL, photographe à Marseille, après avoir étudié avec soin la photographie à deux teintes ou à double fond et le coloris instantané, d’après le système Crozat et y ayant apporté diverses modifications indispensables pour la facilité de la manipulation, s’est formé la conviction qu’en suivant les prescriptions ci-après détaillées on pourrait obtenir de très-bons résultats; il croit donc devoir propager ce système, heureux s’il peut ainsi contribuer, pour une faible part, à la perfection de la photographie.
Première partie. 1. Pour obtenir les photographies à deux teintes ou à double fond, d’après le système Crozat, il faut faire placer la personne devant un mètre carré de toile blanche, dont le fond devra être peint à la gouache et évanoui; étant soutenu par un appuie-tête, on tirera le négatif par la méthode ordinaire et ce négatif, exposé librement au soleil, donnera le portrait. 2. Pour produire un buste évanoui finissant en blanc, il faut tenir le cliché, appliquer à la partie qui n’est pas collodionnée un petit morceau de papier, calquer avec un crayon la grandeur que le buste devra avoir; découper ensuite le papier sur la ligne faite avec le crayon, afin de marquer aisément le même périmètre sur un morceau de carton bristol fort non transparent, de la grandeur du cristal du châssis-presse; placer ce même bristol dans le châssis-presse, ensuite le cristal, qui devra avoir environ six millimètres d’épaisseur pour qu’il produise un bel évanouissement; enfin placer le cliché de manière à ce qu’il soit vis-à-vis le buste découpé sur le bristol, car c’est par là où il recevra la lumière: deux petits morceaux de papier gomme soutiendront le cliché au cristal du châssis-presse par les deux angles opposés, afin qu’étant toujours dans la même direction, le cliché et le creux du bristol soient égaux en grandeur et évanouissement et donnent ainsi aux portraits tirés la même régularité. Enfin, il faut coller devant le bristol de la presse un petit morceau de papier fin légèrement azuré; dans cette disposition, après avoir mis sur le cliché le papier nitraté, il faut l’exposer en face du soleil pour qu’il produise le buste évanoui. 3. Pour obtenir le fond général, il faut avoir un verre peint sur le derrière avec la peinture blanche de pastel et l’inscription que l’on désire, ou bien par le moyen d’un décalque ou transparent fait par un lithographe. On prend une épreuve tirée avec un papier nitraté quelconque, quoique jaunâtre, on le colle sur un papier jaune ou vert, assez fort, le laissant un peu sécher; on découpera ensuite la tête et le blanc du buste; cette silhouette doit être collée légèrement sur le verre du côté de l’inscription. Enfin on continue d’appliquer les portraits de fond blanc sur le verre, de manière que la tête couvre parfaitement la silhouette, que celle-ci couvre à son tour le blanc de la chemise parfaitement; en soutenant le portrait avec une petite tablette de la grandeur de la carte ou avec un verre doublé avec du papier fort et fin, il faut l’exposer au soleil pendant 12, 14, 16 ou 18 secondes, selon l’heure et la classe du papier nitraté: par ce moyen on a le second fond. 4. La silhouette doit se découper, un peu plus courte du côté des cheveux, régulière du côté de la figure et un peu plus grande du côté des blancs, c’est-à-dire que les ciseaux doivent toujours découper sur le noir, sauf la figure qui devra être découpée sur la même ligne. 5. Lorsque le double fond sera tiré, on virera et fixera par la méthode ordinaire; dès que le portrait sera sec, on couvrira les yeux et le blanc de la chemise avec de la gomme arabique délayée pour préserver les points du coloris qu’on doit donner sur toute la figure et on laissera sécher un peu la gomme. 6. Le coloris instantané se donne avec un pinceau fin de la grosseur d’une plume, il faut prendre le liquide portant ce nom, le passer successivement sur les lèvres de trois portraits, puis le passer sur la joue du premier, à l’endroit où il y aura le plus d’ombre, frotter de manière à agrandir le cercle que l’on veut colorier, après le passer sur la pointe du menton, ensuite à la joue la moins ombrée et enfin sur toute la figure: ces diverses opérations doivent être accomplies dans cinq ou six secondes, sans cela le portrait prendrait trop de couleur; ensuite il faut le mettre dans un vase d’eau, y passer 2 à 3 fois un pinceau dessus très doux pour enlever la gomme et le décharger de la couleur excédante; cela fait, on le met deux fois et successivement entre les feuilles d’un cahier de papier buvard sur lequel cahier on passe la main pour le sécher. Lorsque cette opération est terminée sur le premier des trois portraits, on passe le pinceau sur les lèvres d’un 4me, on prend le second pour lui faire subir la même action qu’au premier; dès qu’il est terminé, on passe le pinceau sur les lèvres du 5me portrait et ainsi de suite, de manière à avoir constamment trois portraits coloriés sur les lèvres et prêts à recevoir ce qui manque sur la figure. 7. Si, par des circonstances spéciales ou défaut de pratique, on préférait le bain de couleur plus faible pour pouvoir colorier plus aisément, mais moins vite, il faudrait alors doubler ou tripler la quantité d’eau, sans y ajouter ni altérer les proportions des ingrédients de la composition. 8. Les portraits étant coloriés, il faut, pour leur donner l’éclat, prendre un cristal un peu plus grand que le portrait et comme si on allait le collodionner, y verser dessus la dissolution n° 1 du vernis préservatif; une minute après, mettre le cristal ainsi préparé dans une cuvette en porcelaine qui contiendra la dissolution n° 2, le lever par intervalles avec un crochet jusqu’à ce que ce cristal soit légèrement couvert de liquide, ce qui sera facile de voir par la cessation des veines aux larmes qui s’observeront sur la couche de la première dissolution. Dans cet état, il faudra tirer le cristal, le laisser sur la table, prendre le portrait par le côté de l’image, le mettre sur le papier buvard; passer sur le derrière du portrait un pinceau doux mouillé avec de l’eau pour bien l’humecter, un moment après l’étendre sur le cristal préparé en passant les doigts légèrement pour l’y ajuster parfaitement, le laisser ensuite sécher, ce qu’on obtiendra plus ou moins vite selon la température du lieu. En temps humide vernir les portraits dans le cabinet, la nuit, afin qu’ils se détachent le lendemain matin; en été on peut les détacher une demi-heure après les avoir vernis, quelquefois avant. 9. Pour lever le portrait du cristal, il faut introduire entre l’un et l’autre la pointe d’un canif ou autre objet de ce genre, le glisser de haut en bas, des deux côtés pour les séparer, prendre ensuite le portrait par l’angle détaché, le tirer avec précaution pour le séparer complètement du cristal. Si, en vérifiant cette opération, le portrait résistait, ce serait la preuve que la première dissolution n’avait pas la consistance voulue ou que le cristal n’était pas propre; dans le premier cas on ajoutera du coton pour épaissir le dissolution, dans le second on jettera quelques moments d’haleine sur la partie collée où on y appliquera la vapeur produite par l’eau chaude. 83
10. Pour qu’un cristal soit en état de recevoir le vernis, il faut le nettoyer avec une dissolution composée d’une partie acide nitrique et deux parties d’eau. De 15 à 30 minutes après, il faudra le laver avec de l’eau, l’essuyer au moyen d’un linge quelconque, le placer sur la tablette appelée polissoir, puis y passer dessus un morceau de bombassine avec du coton trempé dans l’alcool à 35° et l’essuyer avec un autre à sec; ce système doit également être employé pour le nettoyage des verres destinés au négatif. 11. Comme, en hiver, la dissolution n° 2, soit la gélatine, se refroidit et se coagule, on prévient cet inconvénient en passant sur la cuvette qui contient la gélatine une boite de fer blanc dans laquelle est une petite lampe à esprit de vin brûlant avec très peu de flamme. En se servant de 2 ou 3 cuvettes, deux ouvriers peuvent facilement vernir 200 portraits dans une heure, et si on emploie des verres plus grands, que l’on puisse y placer quatre ou plusieurs portraits, le nombre qui pourra se vernir sera considérable.
Seconde partie. RECETTES. MANIÈRE DE LES COMPOSER ET DE S’EN SERVIR. 12. Nous croyons devoir observer que la plus grande propreté et les plus grands soins doivent régner dans toutes les opérations de la photographie et surtout dans la composition des recettes. Toutefois, il est inutile de faire observer qu’avant de se servir des produits que l’on emploie dans la photographie, il faut s’assurer de leur bonté et du bon état de conservation. Collodion. 1er flacon: Ether sulfurique de 60 à 65° Alcool de 40 à 42° Coton photographique
1000 c. cubes. 500 » 20 gr.
2me flacon: Iodure de cadmium Bromure de id. Iodure d’ammoniaque Bromure de id. Iodure de potassium Alcool de 40 à 42° Iode pure
15 gr. 5» 5» 5» 10 » 500 c. cubes. 2 décigr.
OBSERVATIONS. 13. Les trois premières matières mises dans un flacon selon l’ordre indiqué, il faudra les remuer jusqu’à ce que la troisième soit entièrement dissoute; dissoudre alors, dans un mortier de cristal, la 4me et la 5me ensemble en y versant de l’alcool des 500 grammes réservés à cet effet; verser cela dans le 2me flacon. Aussitôt dissous, procéder de même avec les matières 6 et 7, puis avec la 8me seulement et le reste de l’alcool; l’iodure de potassium étant peu soluble dans l’éther et l’alcool, il faudra le dissoudre dans le mortier avec quelques gouttes d’eau distillée (le moins possible) et le reste de l’alcool, puis verser le tout dans le 2me flacon. Dès que le contenu de ce flacon sera bien dissous, il faudra le verser dans le 1er, l’agiter un peu, puis y verser la substance n° 10, en agitant jusqu’à sa complète dissolution, puis mettez-le à l’abri pendant dix jours. 14. On pourrait se servir de ce collodion avant le temps fixé, mais alors l’air atmosphérique a plus d’action pour le gâter, parce que la combinaison peut ne pas être parfaitement accomplie, et c’est ce qui peut produire la décomposition prématurée après un certain temps. 15. Cette recette est composée pour une température moyenne, soit celle du printemps ou automne; il faudra donc, en été, selon le degré de chaleur observée, augmenter la quantité d’alcool plus ou moins, et diminuer celle de l’éther dans la même proportion, de manière à ce que ces deux liquides donnent toujours la même quantité de 2000 c. cubes. En hiver, il faudra faire la modification en sens inverse, soit diminuer l’alcool et augmenter l’éther. Bain d’Argent négatif. Été: Eau distillée Nitrate d’argent Acide acétique cristallisable
1000 c. cubes. 60 gr. 20 gouttes.
Hiver: Eau distillée Nitrate d’argent Acide acétique cristallisable
1000 c. cubes. 80 gr. 20 gouttes.
OBSERVATIONS. 16. Quand on fait ce bain pour la première fois, il faut le laisser reposer pendant 24 heures, puis le filtrer 3 à 4 fois; le faire encore reposer pendant 24 heures, après quoi on pourra s’en servir. La seconde fois et les suivantes, on fait ce bain sur ce qui reste du précédent, puis il faudra le filtrer 3 à 4 fois, après quoi on pourra s’en servir aussitôt. Il serait convenable d’avoir deux flacons de bain d’argent pour s’en servir alternativement, car lorsque celui dont on se sert produira dans le cliché des points noirs, nuages, métallisations ou autres aberrations, il faudra y ajouter quelques gouttes d‘acide acétique, le filtrer deux ou trois fois et le laisser reposer. 84
Révélateur préparatif. Eau de fontaine Saturation de sulfate de fer Acide acétique cristallisable
1000 c. cubes. 250 » 60 »
OBSERVATIONS. 17. Après trois ou quatre jours de la composition, selon le plus ou moins de chaleur de l’endroit ou de la saison, il faut la filtrer trois à quatre fois, et dans cette disposition, elle entre comme simple pour composer le Révélateur usuel. Appelé ainsi parce que c’est celui qu’on emploie pour développer. Eau de fontaine Révélateur préparatif Acide acétique cristallisable Alcool à 40° Acide sulfurique
1000 c. cubes. 500 » 15 » 10 » 50 gouttes.
OBSERVATIONS. 18. Il faudra l’agiter chaque fois qu’on y ajoutera une matière et on pourra s’en servir immédiatement. Renforceur. 1re dissolution (quatre parties): Eau distillée 1000 c. cubes. Acide acétique cristallisable 60 » Acide pyrogallique 4 gr. 2me dissolution (une partie): Le bain d’argent négatif est égal à celui qui sert à sensibiliser le cristal collodionné. OBSERVATIONS. 19. Ces deux dissolutions se mêlent en même temps de renforcer dans la proportion qu’on indique de quatre parties de la 1re pour une de la 2me. 20. L’acide pyrogallique, tant dans l’état solide que dans celui de dissolution, étant sensible à la lumière naturelle, on doit l’en préserver. 21. Le bain d’argent négatif, qui est la 2me dissolution de cette recette, doit s’employer seulement pour renforcer; car celui qui a servi pour sensibiliser la couche du collodion, n’a pas autant d’énergie, et contient des iodures contraires au principe du renforceur. Fixateur négatif. Eau distillée Cyanure de potassium
1000 c. cubes. 100 gr.
OBSERVATIONS. 22. Le cyanure au 10 pour 100 doit se travailler avec plus de rapidité que le collodion; il faut à peine le retenir sur le cliché. Ce court instant est le plus convenable à l’objet pour nettoyer l’argent que la lumière n’a pas réduit, et des surabondances que le renforceur à laissées. Bain d’Argent positif. Eau distillée Nitrate d’argent Vireur. 1er flacon: Eau distillée Chlorure d’or 2me flacon: Eau de fontaine Acétate de soude
1000 c. cubes. 150 gr.
400 c. cubes. 1 gr. 600 c. cubes. 20 gr.
23. Dès que ces substances sont dissoutes dans leurs flacons respectifs on met celles du premier dans le second, par petites portions, en les agitant chaque fois pour qu’elles se combinent parfaitement; puis on les laisse reposer pendant 24 heures; après ce temps, si le bain n’est pas clair, transparent, ou s’il y a précipitation, alors ce sera la preuve que l’or n’était pas en bon état, ou l’eau de fontaine mauvaise, ou bien enfin que l’opération n’a pas été accomplie comme il faut, et, dans ce cas, le bain valant très-peu, ne peut servir. Fixateur positif. Eau de fontaine 1000 c. cubes. Hyposulfite de soude de 150 à 200 gram. 24. On ne pourra l’employer (comme le vireur) qu’après 24 heures. 85
25. Si on en faisait un usage excessif, manquant d’énergie par la surabondance de l’or dont il est chargé, on ne pourrait jamais nettoyer suffisamment les épreuves; il en résulterait que les blancs de celles-ci acquerraient un ton jaunâtre, qu’il ressortirait sur toute la photographie des tâches vert-olive, et dans les deux cas, elles se sulfureraient peu de jours après. Coloris instantané. Eau distillée Alun non calciné Crème de tartre Cochenille fine en poudre Safran Vermillon
1000 c. cubes. 20 gram. 30 » 10 » 2» 100 gouttes.
26. Une fois dissous, dans un flacon débouché, les trois premières matières, au bain-marie, on ajoutera la quatrième, quelque moment après la cinquième; quand le tout sera prêt à l’ébullition, il faudra le retirer et y ajouter la sixième matière: dès que cela sera refroidi, le filtrer et on pourra s’en servir. 27. Lorsque, par la suite, ce bain perd une partie de son activité, on la lui fait recouvrer en y ajoutant quelques gouttes de la dernière substance. Vernis préservatif. 1re dissolution: Ether sulfurique à 60° Alcool à 40° Coton photographique
550 c. cubes. 450 » de 25 à 35 gram. (selon la facilité ou difficulté à se dissoudre).
28. Ces trois substances doivent être mises dans un flacon et agitées jusqu’à leur complète dissolution; le tout ne pourra être employé avant 24 heures de repos, il est même très-désirable que ce temps soit plus long. 2me dissolution: Eau distìllée Gélatine (colle de poisson)
1000 c. cubes. de 40 à 50 gram.
29. Cette dissolution doit être faite dans une cuvette en porcelaine, à petit feu ou à la lampe.
DEUX MOTS SUR LA MANIPULATION. 30. II parait superflu de rien dire sur la manière de collodionner, car cette opération est très-simple, mais à l’égard du temps que le cristal collodionné doit rester dans le bain d’argent négatif, il est bon d’observer que ce temps devra être plus ou moins long selon la relation qui existera entre les iodures, les bromures du collodion, et l’argent que contiendra le bain. Le signe évident du moment convenable pour retirer ce cristal est la cessation de veines ou larmes que l’on observera sur la couche de collodion, lors qu’on lèvera le cristal avec le crochet pour l’examiner; ces veines et couche du collodion paraissant unies, on retirera le cristal du bain en ayant soin (surtout en été) qu’il ne s’écoule pas trop de temps de ce moment à celui de son exposition dans la chambre noire. 31. Après cette opération, il faudra le développer avec le Révélateur usuel, alors apparaîtront les détails; puis le renforcer avant de le laver et sans attendre qu’il détaille trop. 32. Si, après l’avoir renforcé, le négatif reste faible à cause de sa courte exposition dans la chambre, il faudra procéder immédiatement à un second renfort et rejeter le premier déjà gâté; la composition en sera faite comme précédemment, soit avec quatre parties de la première dissolution et une partie de la deuxième; il est indispensable de mettre un soin scrupuleux à ces renforts pour qu’ils aient lieu précisément à continuation du révélateur et avant que l’eau touche le cliché. 33. La beauté, le ton vigoureux ou faible dans le cliché pour les épreuves positives, sont en rapport du plus ou moins de soin qu’on met à observer ces règles; ainsi, pour les résultats désagréables, il faudra renforcer jusqu’à ce que les clairs et obscurs du négatif forment un contraste vigoureux. 34. Lorsque le cliché sera convenablement renforcé, il faudra le laver bien scrupuleusement, puis le fixer, mettre le cyanure comme si on collodionnait (mais un peu plus vite) en le lavant parfaitement à l’instant même. 35. II faut, au papier albuminé, selon la qualité, trois, quatre ou cinq minutes pour se nitrater; après ce temps, on doit le retirer du bain, le mettre entre les feuilles d’un cahier papier buvard, passer ensuite la main dessus légèrement, et le prendre un moment pour le sécher complètement. Ce procédé donne au papier la plus grande égalité possible et le préserve de la multitude de taches qui surviennent pendant l’été généralement. 36. Les épreuves positives retirées du châssis-presse devront être lavées deux ou trois fois pour les décharger complètement de la surabondance des sels; ensuite, il faudra les mettre dans le vireur ou bain d’or pendant cinq ou six minutes, si ce bain est nouveau et le papier actif et plus longtemps, selon la richesse ou pauvreté de ce bain et la qualité du papier; après quoi, ces épreuves devront être bien lavées pour les décharger de l’or non fixé; puis, passées au fixateur positif ou hyposulfite pendant six à huit minutes, si le bain est nouveau, et plus long temps si on s’en est servi. 37. II faudra éviter de se servir d’un vireur neuf et le mêler avec le tiers de celui déjà usé, car, sans ce mélange, il ne produirait pas un ton aussi doux; il faudra virer avec beaucoup de liquide; on pourra ainsi s’en servir six ou huit fois, même davantage, selon le nombre d’épreuves qu’on y aura fait entrer. 86
38. Lorsque les épreuves seront fixées, on les laissera dans l’eau pendant six à huit heures, en ayant soin de renouveler cette eau à chaque heure, après quoi il faudra les retirer pour les placer dans le papier buvard à ce destiné spécialement; puis les étendre un moment, n’importe où, pour les sécher. Du papier albuminé. 39. Si ce papier est bon, il contribuera admirablement à perfectionner l’ouvrage; si, au contraire, il est mauvais, il détruira les effets de tout ce qu’on a fait. L’expérience prouve sans cesse que le bon papier donne, pendant les six premiers mois de sa préparation, d’excellents résultats; ce temps passe, les bons effets commencent à décliner graduellement pendant un an, après quoi il perd beaucoup et finit par ne plus rien valoir; il est donc facile de comprendre qu’il faudra être très-scrupuleux sur le choix de ce papier. 40. II faudra également tenir compte d’une particularité inhérente au papier albuminé, c’est que la chaleur l’attaque et en altère la préparation, tandis que le froid la conserve parfaitement, ce qui explique pourquoi un papier employé pendant l’été pourra donner de très-mauvais résultats, et de passables en automne ou mieux encore pendant l’hiver. De l’eau commune. 41. II est indispensable d’apporter la plus grande précaution à l’emploi de l’eau commune dans les recettes et spécialement pour le vireur et hyposulfite. Sans doute l’eau de fontaine contenant moins de sels que celle des puits, peut être employée; mais il résulte clairement de ce doute qu’il sera toujours préférable de lui substituer l’eau distillée, avec laquelle on est certain de ne pas s’exposer légèrement aux mécomptes que peut produire l’eau de fontaine. Marseille, Typ, et Lith. AHNAUD et C.ie, Cannebière, 10.
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United Kingdom, november 23, 1864: Patents for inventions. Abridgments of specifications relating to Photography, Part II, 18601866, G. E. Eyre and W. Spottiswoode, London 1972, p. 103 N. 2953 23.11.1864 [Provisional protection only.] Producing coloured photographs; printing; finishing; vignetting. To produce portraits in ‘double ground’ - The sitter is placed before a white cloth, the ground of which is coloured and graduated or shaded. The negative is taken in the ordinary way. To produce a shaded bust terminated in white – A piece of paper is applied to the non-collodionized side of the plate, and the size of the bust traced thereon; this outline is marked on a piece of opaque cardboard, and the said cardboard placed in the pressure frame. The ‘shading ground’, a proof of the bust, is stuck on the painted side of the glass. Then continue applying the white ground portraits on the glass so that the head perfectly covers the silhouette, and this in its turn should entirely cover the shirt front, and by thus supporting the portrait with a tablet of the same size as the card, expose it to the sun. The double ground, when obtained, must be toned and fixed as usual. The eyes and shirt front are then to be covered with gum arabic solution to preserve them from the colouring which is to be applied to the whole face. When coloured, greater brilliancy is given to the portrait by stretching it on prepared glass and allowing it to dry; it is then detached from tile glass and stuck on cardboard with a solution of gum arabic. The colouring contains alum, cream of tartar, cochineal, saffron, and magenta. The preservative varnish for preparing the glass contains sulphuric ether, alcohol, and ‘photographic cotton’; the second solution for preparing the glass is a solution of gelatine. [Printed, id. No drawings.]
United Kingdom, november 25, 1864: Provisional specification left by Leandro Crozat at the Office of the Commissioners of Patents, with his Petition A. D. 1864, 25th November. N° 2953. Photographic Portraits. (This Invention received Provisional Protection only.) PROVISIONAL SPECIFICATION left by Leandro Crozat at the Office of the Commissioners of Patents, with his Petition, on the 25th November 1864. I, Leandro Crozat, of Seville, in the Kingdom of Spain, and of 53, Chancery Lane, in the County of Middlesex, Merchant and Photographer, do hereby declare the nature of the said Invention for “Improvements in photographic processes, and in portraits or images produced thereby,” to be as follows: In order to produce photographs in what l call double ground on my system, the sitter should be placed before a white cloth, three feet square, the ground of which should be colored in distemper, and graduated or shaded, the cloth being supported by a head rest when the negative is taken in the ordinary way, which negative being freely exposed to the sun produces the portrait. If I wish to produce a shaded bust terminated in white, I act in the following manner. I take the plate and apply a small piece of paper to the side that is not collodionized, and trace with a pencil the size which the bust should have, then cut out the line so traced by the pencil so as to mark easily the same outline on a piece of stiff opaque cardboard of the size of the pressure frame glass. Place this cardboard in the pressure frame, then the glass, which should be of the ordinary thickness in order that it may produce a fine shading, then place the plate so that it should be opposite the bust cut out on the card, as it is through this that the light is admitted. Two small pieces of gummed paper will support the plate against the glass of the pressure frame by its two opposite angles, in order that the plate and the cut-out part of the card may be always in the same position. All the proofs taken may be of one size and have the same shading or gradation. Lastly, glue before the card on the pressure frame a small piece of thin and slightly azured paper, and in this position, after having placed the nitrate paper on the plate, expose it to the sun in order that it may produce the shaded bust. I have adopted this system for the shaded busts because the system of yellow glasses throws out an oval shading or gradation which is sometimes out of proportion and always rising in the shape of a pyramid surrounding the head in opposition to the rules of art, which prescribe that the shade should only surround the body, such as is seen in the best engravings. I have now obtained the shading ground. To obtain the general ground a glass should be procured, painted on the back with white pastile paint, or, if preferred the desired inscription, by means of a tracing made by a lithographer. Stick a proof taken with any nitrate paper on yellow or green strong paper; let it dry a little, then cut out the head and the white part of the bust, and this silhouette is lightly stuck on the glass on the side of the inscription. Then continue applying the white ground portraits on the glass so that the head perfectly covers the silhouette, and this in its turn should entirely cover the whole of the shirt front, and by thus supporting the portrait with a tablet of the same size as the card, expose it to the sun for twelve, fourteen, sixteen, or eighteen seconds, according to the light and the activity of the nitrate paper. The second ground is thus obtained. It is well understood that the silhouette must be cut out a little shorter on the side of the hair and with great exactitude on the side of the face; it should be a little wider on the side of the whites, which is done by making the scissors run on the black, but the face is to be cut out exactly by following the line. If any hairs should project either from the head or from the beard they must be cut off. The double ground once obtained, it must be toned and fixed by the ordinary method, which will be treated of hereafter. When the portrait is dry, cover the eyes and the shirt front with some diluted gum arabic in order to preserve them from the coloring which is to be applied to the whole face, leaving it a moment to allow the gum to dry. 88
The instantaneous coloring is obtained in the following manner. Dip a brush of the size of a pen into the liquid called the instantaneous coloring, the component parts of which are given hereafter, and pass it successively on the lips of the portrait; then take the first and pass the brush on the most shaded cheek by rubbing and enlarging the circle which is to be colored; then pass it in the same way on the extremity of the chin and then on the cheek that is less shaded; lastly on the whole face. All these operations must be performed quickly in five or six seconds, or else the picture takes too much color and does not succeed. Then put the portrait into a basin of water, and pass over it two or three times a very soft brush to remove the gum and the superfluous color; this done, place it twice in succession between folds of blotting paper, pressing your hands over it in order to dry it. The operation of coloring the first of the three portraits being over, take a fourth portrait and touch its lips with the brush, and leave it to return to the second portrait of the first three; as the legs have already been colored, pass the brush on the cheeks, on the chin, and on the whole face, washing and drying it as explained for the first portrait. Take a fifth portrait; touch the lips with the brush; leave it, and return to the third of the first three, and repeat the same operation as on the first and second. By acting thus you will always have three portraits with their lips colored and ready for the complete coloring of the face. However, either from want of practice or some other reason, some may prefer a weaker coloring in order to be able to paint with greater case but less rapidly; in this case they have only to double or triple the quantity of water without altering the proportions of the components. When colored, the portraits will still require greater brilliancy. For this purpose I take a glass rather larger than the portrait, and pour over it, as if to collodionize it, the solution No. 1 of the preservative varnish herein-after given, and one minute after put the glass thus prepared into a porcelain pan containing the solution No. 2, and with a hook raise it a little from time to time until it is slightly covered with the liquid, which will be seen by the cessation of the veins or tears noticeable on the coating of the first solution; then take out the glass and leave it on the table; take the portrait and place it on the blotting paper and the picture downwards; pass on the back of this portrait a soft brush imbibed with water in order to soak it well; shortly after stretch it on the prepared glass by slightly passing your fingers over it to make it adhere evenly, and allow it to dry, which will take more or less time according to the atmosphere of the place. In damp weather I varnish in the operating room at night, and the portraits are detached in the morning; in summer I detach them half an hour after varnishing, and sometimes sooner. In order to detach the portrait from the glass, pass the blade of a penknife or a similar instrument up and down on each side, then taking the portrait and lifting it by one corner it may be completely separated from the crystal, but if the portrait should not come off properly it is a proof that the glass was not clean, in which case it will be sufficient to breathe on it for a few moments or to expose it to the influence of steam. Once detached, the portrait should be cut out and stuck on the cardboard with a thick solution of gum arabic. In order to render a glass fit to receive the varnish it should be cleaned as follows. Place it in a solution of nitric acid in the proportion of one part of acid to two of water. At the end of twenty or thirty minutes wash it with water, wipe it with a piece of linen, and place it on the tablet called plate cleaner or polisher, and rub it with a piece of bombazine containing some powdered Brianรงhon chalk (glove or boot powder) and then pass over it a soft haired brush. As in winter it will happen that the solution No. 2 or gelatine may become chilled or coagulated, to keep it lukewarm I use a tin box on which I place the basin containing the gelatine, and inside the box is a small spirit of wine lamp with but very little flame. By using two or three basins at a time two men can easily varnish two hundred portraits in one hour, by using glasses large enough to hold four or more portraits they could varnish a much larger number. Images other than portraits may be produced in like manner. Instantaneous coloring. Distilled water Alum (not calcined) Cream of tartar Cochineal (fine, in powder) Saffron Magenta
about 62 cubic inches. 20 gr. 30 gr. 10 gr. 2 gr. 100 drops.
Observations: when the first three ingredients in an open bottle are dissolved by means of a water bath, the fourth is added, and the fifth a few moments after. When it is at boiling point it must be taken out and the sixth ingredient added. When cold it should be filtered, and then it will be fit for use. To dissolve the magenta when in a solid state, put two grains of it into a bottle containing three cubic inches of alcohol at 40 degrees, shaking it for a moment and adding one hundred drops of this solution to the preceding recipe, more or less, according to the activity you wish to give to the bath. If the coloring thus composed is too red to color yellowish or old faces add saffron with discretion. When in time this bath loses some of its strength it may be restored by adding a few drops of the last ingredient. Preservative varnish. 1st solution: Sulphuric ether at 60 degrees Alcohol at 40 degrees Photographic cotton
34 cubic inches. 28 cubic inches. from 30 to 35 gr., according to its greater or less facility of dissolving.
Observations: the ingredients above mentioned are put into a bottle in the prescribed order, and are to be agitated until in perfect solution. This solution should only be used after 24 hours settling; it is still better if it is let stand longer. 2nd solution: Soft water Gelatine (fish glue)
62 cubic inches. from 50 to 60 gr.
Observation: Dissolve it in a porcelain pan on a slow fire or over a lamp. 89
Torino, 14 febbraio 1865: Descrizione del ritrovato che ha per titolo ‘doppio fondo fotografico’, innovazione al ritratto detto ‘fond-perdu’ Reg.ro Gen.le Vol.e 4° N.° 2647 Descrizione e Disegni Vol.e 26 N.° 2301 Descrizione del ritrovato che ha per titolo Doppio fondo fotografico (Innovazione al ritratto detto Fond-perdu) La unita prova fotografica, n. 1, dimostra il processo fotografico ed il sistema comune fin qui praticato per ottenere i ritratti chiamati a Fondperdu. Per ottenere questo risultato l’artista fotografo, ritirando la prova positiva dalla esposizione solare, la sottopone senz’altro all’azione di alcuni bagni onde darle tono e fissarla; operazione che costituisce quel che chiamasi comunemente virage e fixage. Finita questa operazione il ritratto può essere esposto alla luce, ed è compiuto. Posto ciò, ecco in che consiste il ritrovato di cui si domanda la Privativa. Ritirando la prova fotografica dalla esposizione solare, prima di sottometterla ai consueti bagni e processi per ottenere il virage, si applichi un cristallo limpido e terso, n. 2, nel cui centro è dipinta in colore opaco od intagliata ed incollata la silhouette dell’immagine che si vuole riprodotta, dimodoché simmetricamente ed ermeticamente sovrapposta copra totalmente l’immagine e la difenda dall’azione della luce, a cui per una seconda volta dovrà essere soggetta. Avviene così che la carta sensibilizzata che trovasi a contorno dell’immagine, per essere esposta alla luce e scoperta, annerisca in pochi secondi sino al grado che il talento e la pratica dell’artista operatore crederà opportuno. – Finita questa operazione, viene la prova assoggettata ai soliti bagni, e fissata, il che dà il resultato che si verifica colla prova unita, n. 3. Questo processo in apparenza semplicissimo costituisce nonpertanto quel risultato, fin qui cercato invano, di togliere cioé alla immagine quella durezza proveniente dal contrasto dei fondi bianchi, in modo che direbbesi sovente l’immagine tagliata ed incollata su carta bianca. La tinta dunque che si ottiene con questo mezzo, potendo variare il tuono a seconda del soggetto e del gusto dell’operatore, rende morbidi i contorni, si identifica alle mezze tinte ed alle ombre delle immagini, e lasciando staccati e puri i bianchi e le luci diverse, imprime all’oggetto riprodotto quel rilievo, quella intonazione che deve essere scopo precipuo del mezzo fotografico, il quale, richiesto finora dall’arte vera, non è fatto ancora raggiunto a piena soddisfazione del pubblico degli artisti. Ammesso quanto sopra, è agevole capire come una volta condotto su questa via il fotografo s’avveda che qualunque corpo opaco tracciato o sovrapposto sul cristallo dove è incollata la silhouette del ritratto, interdicendo la luce, lasci la carta bianca; in modo che ai piedi dell’immagine ed ovunque potrannosi ottenere inscrizioni, stemmi, etc., come notasi dalla unita prova n. 3, e dal cristallo che porta il n. 2. Torino, il 14 febbraio 1865. Leandro Crozat. Il Direttore della Divisione Industria e Commercio, B. Serra.146
Torino, 23 febbraio 1865: Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Bollettino industriale del Regno d’Italia, Torino 1865, p. 305 Attestato di privativa industriale (23 febbraio 1865 - Vol. 6, N. 41), per anni due, a datare dal 31 marzo 1865, rilasciato al Sig. Crozat Leandro, a Torino, per un trovato che ha per titolo: Doppio fondo fotografico. Per ottenere i ritratti chiamati a fond-perdu l’artista fotografico, ritirando la prova positiva dalla esposizione solare, la sottopone senz’altro all’azione di alcuni bagni onde darle tono e fissarla, operazione che costituisce quel che chiamasi comunemente virage e fixage. Finita questa operazione il ritratto può essere esposto alla luce, ed è compiuto. Posto ciò, ecco in che consiste il ritrovato di cui si domanda la Privativa. Ritirando la prova fotografica dalla esposizione solare, prima di sottometterla ai consueti bagni e processi per ottenere il virage, si applichi un cristallo limpido e terso, nel cui centro sia dipinta in colore opaco od intagliata ed incollata la silhouette dell’immagine che si vuole riprodotta, dimodochè simmetricamente ed ermeticamente sovrapposta copra totalmente l’immagine e la difenda dall’azione della luce, a cui per una seconda volta dovrà essere soggetta. Avviene così che la carta sensibilizzata che trovasi a contorno dell’immagine, per essere esposta alla luce e scoperta, annerisca in pochi secondi sino al grado che il talento e la pratica dell’artista Operatore crederà opportuno. Finita questa operazione, viene la prova assoggettata ai soliti bagni, e fissata; il che dà il risultato voluto. Questo processo in apparenza semplicissimo costituisce nonpertanto quel risultato, fin qui cercato invano, di togliere, cioè alla immagine quella durezza proveniente dal contrasto dei fondi bianchi, in modo che direbbesi sovente l’immagine tagliata ed incollata su carta bianca. La tinta dunque che si ottiene con questo mezzo, potendo variare di tuono a seconda del soggetto o del gusto dell’operatore, rende morbidi i contorni, si identifica alle mezze tinte ed alle ombre delle immagini, e lasciando staccati e puri i bianchi e le luci diverse, imprime all’oggetto riprodotto quel rilievo, quella intonazione che deve essere scopo precipuo del mezzo fotografico, il quale, richiesto finora dall’arte vera, non è stato ancora raggiunto a piena soddisfazione del pubblico e degli artisti. Ammesso quanto sopra, è agevole capire come una volta condotto su questa via, il fotografo s’avveda che qualunque corpo opaco tracciato o sovrapposto sul cristallo dove è incollata la silhouette del ritratto, interdicendo la luce, lasci la carta bianca in modo che ai piedi dell’immagine od ovunque potrannosi ottenere inscrizioni, stemmi, etc.
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Torino, 13 marzo 1865: Memoria sul doppio fondo fotografico, sul colorito istantaneo e sulla vernice preservativa ‘sistema Crozat’ Depositata il 25 marzo 1865 all’Accademia delle Scienze di Torino [esemplare n.] (3) PROPRIETÀ LETTERARIA LOGO ITA
REGII BREVETTI D’INVENZIONE MEMORIA SUL DOPPIO FONDO FOTOGRAFICO, SUL COLORITO ISTANTANEO E SULLA VERNICE PRESERVATIVA SISTEMA CROZAT QUARTA EDIZIONE
Preambolo. 1. Fra le persone che mi hanno onorato ed ogni giorno mi onorano di richieste de’ miei processi, ve ne sono molte più competenti di me; ma molti pure sono i dilettanti, che solo da poco tempo si dedicano a quest’arte gentile. Dovrò adunque servirmi di uno stile elevato per indirizzarmi ai primi, o non sarà meglio ch’io m’adatti al minor grado d’esperienza che potrà avere chi da pochi giorni soltanto vi si è dedicato?
PARTE PRIMA. DEL DOPPIO FONDO, DEL COLORITO ISTANTANEO E DELLA VERNICE PRESERVATIVA. Del Doppio Fondo. 2. Per ottenere la fotografia cosi detta a Doppio Fondo, si posa la persona davanti una tela bianca, della dimensione di un metro quadrato, il cui fondo sarà dipinto a tempera un po’ sfumato, e sostenuto da un poggia-capo (figura prima),147 ed in tal modo, col metodo ordinario, si tira la prova negativa; e questa esposta al sole, dà il ritratto positivo (figura seconda). 3. Ma desiderandosi un busto a fondo perduto e che finisca in bianco, si dovrà allora procedere nel modo seguente: si tenga il negativo, si applichi un pezzo di carta alla parte esente dal collodion, e si calchi con una matita la grandezza che si vuoi dare al busto (figura terza). Si tagli in seguito la carta sulla linea segnata colla matita, per riportare con facilità lo stesso perimetro su d’un pezzo di cartone bristol forte, che non sia trasparente, grande quanto il vetro del chassis positivo come lo indica la figura quarta; si metta lo stesso cartone nel chassis, quindi il vetro (per produrre una bella sfumatura, il vetro dovrà essere di circa sei millimetri di spessore, come lo sono tutti in generale), e finalmente si collochi il negativo davanti il busto tagliato sul cartone: è da quel lato che riceve la luce. Due piccoli pezzi di carta ingommata terranno il negativo fisso al vetro del chassis pei due angoli opposti, di modo che stando sempre nella medesima relazione il negativo ed il vano del cartone, tutti i ritratti che si tireranno resteranno eguali sia per la grandezza che per la sfumatura della tinta. Ed infine si attacchi davanti al cartone del chassis positivo un piccolo pezzo di carta sottile, alquanto azzurrata; il tutto così disposto, dopo aver messo sul negativo la carta nitrata, si esponga direttamente al sole per produrre il busto sfumato (figura quinta). 4. Adottai questo sistema per i busti a fondo perduto, perché quello dei vetri gialli proietta una sfumatura ovale, talvolta per nulla proporzionata, e che monta sempre e contorna il capo in forma di piramide, viziando purtroppo l’arte che prescrive l’ombra solo attorno al corpo, come si vede nelle litografie de’ migliori autori. 5. Noi abbiamo dunque in tal modo il fondo perduto. Per ottenere il doppio fondo, è necessario avere un vetro coll’iscrizione che si desidera (figura sesta), fatta col mezzo di decalco o trasporto dalla litografia. Si prende una prova tirata con una carta nitrata qualunque, quand’anche fosse già un po’ giallognola, quindi si attacca sopra una carta forte, gialla o verde, lasciandola seccare alquanto, e s’intaglia poi il capo ed il bianco del busto (figura settima), attaccando leggermente questa silouette sul vetro dalla parte dell’iscrizione. Finalmente si continua ad applicare sul vetro i ritratti di fondo bianco, in maniera che il capo copra perfettamente la detta silouette, e questa a sua volta deve poi coprire nel modo stesso il bianco della camicia; e così sostenendo il ritratto con una piccola tavoletta larga quanto la carta, lo si esponga al sole per 12, 14, 16 o 18 minuti secondi, in ragione dell’ora e la qualità della carta nitrata; con tal mezzo si ha il doppio fondo (figura ottava). Si potrebbe anche esporre all’ombra, ma s’ impiega maggior tempo e non riescono così vivaci. 6. Resta inteso che la silouette deve intagliarsi un po’ più corta dalla parte dei capelli, esatta dalla parte della figura, ed alquanto più grande da quella dei bianchi, vale a dire che le cesoie devono sempre tagliar sul nero, meno per la figura che si dovrà intagliare sulla medesima linea di contorno. Quindi quando vi sortisse qualche pelo sia al capo che alla barba, si taglierà senz’altro. 7. Tirato il doppio fondo, si virerà e, fisserà col metodo ordinario, e del quale parleremo in seguito; appena il ritratto sarà asciutto si copriranno gli occhi ed i bianchi della camicia con gomma arabica stemprata, onde preservarne i punti dal colorito che si darà poi sull’intiera figura, ma aspettando prima che la gomma si sia un po’ rappresa. Del Colorito Istantaneo. 8. Il Colorito Istantaneo (figura nona) si da nel modo seguente: con un piccolo pennello della grossezza di una piuma si prende il liquido che porta questo nome, e si fa passare sulle labbra di tre ritratti; quindi si prende il primo e si passa il pennello sulla guancia più ombreggiata, 91
fregando ed allargando il circolo che si vuole colorire; in seguito, e nelle stesse condizioni, lo si farà passare sulla punta del mento; poi sulla guancia che ha minor ombra, e finalmente sull’intiera figura: ma tutte queste operazioni devono farsi con prontezza, in cinque o sei minuti secondi, altrimenti il ritratto resta troppo colorito e non riesce bene: in seguito si mette il medesimo in un vaso d’acqua passandovi sopra due o tre volte un pennello ben morbido per togliervi la gomma ed il colore superfluo, e ciò fatto lo si mette due volte di seguito tra carta suga, passandovi sopra la mano per assorbirne l’umido. Una volta finita l’operazione del colorito sul primo dei tre ritratti, sulle cui labbra si era dapprima passato il pennello, se ne prenderà un quarto, e medesimamente si passa il pennello sulle labbra, poi lo si abbandona di nuovo per finirne a suo tempo il colorito; si prende quindi il secondo ritratto dei primi tre, ed avendovi già colorite le labbra, si passa il pennello sulle guance, sul mento e sulla figura, lavandola e facendola seccare come si è detto pel primo ritratto. Se ne prende un quinto, se ne coloriscono le labbra, e poi lo si lascia, e si ritorna al terzo dei primi tre, e si fa quanto si praticò pel primo e pel secondo. Continuandosi in tal modo l’operazione, si avranno sempre tre ritratti coloriti sulle labbra, e pronti a ricevere ciò che loro manca sulla figura. 9. Tuttavia potrebbe accadere che per circostanze speciali o per mancanza di quella pratica che io già posseggo, molti preferissero servirsi del bagno a colori più deboli onde poter più facilmente colorire; ed in tal caso non si ha che a duplicare o triplicare la quantità d’acqua, senza aumentare né alterare le proporzioni delle materie che lo compongono. Della Vernice Preservativa. 10. Coloriti che siano i ritratti, non resta più altro a fare che dar loro quel risalto che si vede sulla carta (figura decima). A tal uopo si prenda un vetro un po’ più grande del ritratto e vi si versi sopra, nella stessa guisa che si fa del collodion, la soluzione numero 1 della vernice preservativa; dopo un minuto si metta il vetro così preparato in un bacino di porcellana, che deve contenere la soluzione numero 2, e con un piccolo uncinetto lo si sollevi di tanto in tanto sino a che il vetro sia leggermente coperto di liquido, ciò che si palesa dalla cessazione delle vene o lacrime che si osserveranno sulla crosta della prima soluzione. In tale stato, si tiri fuori il vetro e si deponga sulla tavola; si prenda il ritratto dalla parte dell’immagine, si metta sulla carta suga, e con un morbido pennello bagnato nell’acqua lo si inumidisca nella parte posteriore; un momento dopo si distenda il ritratto sul vetro preparato, passandovi sopra leggermente le dita per bene aderirlo, e si metta da parte, continuandosi la stessa operazione su tutti gli altri. Poi, onde montarli senza che nulla perdano della loro lucidezza, s’immergano due pezzi di carta forte delle stesse dimensioni del ritratto nella medesima soluzione num. 2, e si applichino, l’uno dopo l’altro, sul ritratto stesso, lasciandolo seccare; e ciò si otterrà più o meno presto a seconda della temperatura del luogo in cui si opera. In tempo umido, nel mio gabinetto si usa di verniciare durante la notte, ed i ritratti si staccano nel mattino seguente; nell’estate basta un’ora dopo ricevuta la vernice, e talvolta anche prima. 11. Per distaccare il ritratto dal vetro, bisogna introdurvi tra mezzo la punta d’un temperino, od altro simile oggetto, facendolo scorrere d’alto in basso dai due lati, onde separarli; si prende quindi il ritratto, per l’angolo staccato, e tirandolo si separa tutt’affatto dal vetro. Se nel fare quest’operazione il ritratto non si staccasse completamente, ciò proverrà da che o il vetro non era ben pulito o la polvere non fu distesa a dovere. Staccato il ritratto, non resta più che a tagliarlo, poiché in tal modo operando sarà già montato sul cartone. È inutile dire che l’ultimo dei due pezzi di carta attaccato sul ritratto dovrà portare stampato l’indirizzo dell’artista. 12. Affinché un vetro possa ricever bene la vernice è necessario pulirlo nella seguente maniera: bisogna metterlo in una soluzione d’acido nitrico nella proporzione di una parte d’acido con due d’acqua. Dopo 15, 20 o 30 minuti si deve lavarlo con acqua ed asciugarlo con un pannilino qualunque, e metterlo sulla tavoletta detta Polissoir; vi si passa sopra, fregando leggermente, un pezzo di tela con entro un po’ di polvere di sapone, avendo cura di ben nettarlo con altro pezzo di tela pulita. 13. Accade soventi nell’inverno che la soluzione numero 2, cioè la gelatina, si raffredda e si coagula; per conservarla un po’ tiepida io adopero una scatola di ferro bianco, sulla quale si depone il bacino che contiene la gelatina, ed in questa scatola una piccola lucerna a spirito, con piccolissima fiamma. Adoperandosi due o tre bacini in una volta, due operai possono comodamente inverniciare 200 ritratti all’ora, e se s’impiegano poi vetri più grandi, in modo che vi si posino quattro o più ritratti, se ne potrà inverniciare un numero considerevolissimo.
PARTE SECONDA. DELLE RICETTE E MANIERA DI COMPORLE E DI SERVIRSENE. 14. Nulla dirò pei pratici; ma mi permetterò di molto raccomandare, particolarmente a coloro che non lo sono ancora, la più grande nettezza e cura in tutte le operazioni fotografiche, e sopratutto nella composizione delle ricette. Tuttavia non è inutile di far osservare che prima d’impiegare i prodotti che si usano nella fotografia, bisogna ben bene accertarsi della loro bontà e dello stato di loro conservazione. Collodion. 1a boccetta: 1. Etere solforico da 60° a 65° 2. Alcool da 40° a 42° 3. Cotone fotografico
1000 c. cubi 500 » 20 grammi.
2a boccetta: 4. Joduro di cadmio 5. Bromuro id. 6. Joduro d’ammoniaca 7. Bromuro id. 8. Joduro di potassa 9. Alcool da 40° a 42° 10. Jodio puro
15 » 5» 5» 5» 10 » 500 c. cubi. 2 decigr. 92
OSSERVAZIONI. 15. Quando le tre materie saranno poste in una boccetta coll’ordine che indicai or ora, si devono rimestare fino a che la terza sia intieramente stemprata. Si scioglie quindi in un mortaio di cristallo la 4a e la 5a col versarvi sopra una parte dei 500 grammi di alcool riservato a questo scopo; ed appena sciolta, si mette nella seconda boccetta. Si faccia in seguito la medesima operazione colle materie della 6a e della 7a e finalmente coll’8a sola e col rimanente dell’alcool. Devo qui osservare che il joduro di potassa (che è l’8a materia) difficilmente si scioglie nell’etere e nell’alcool, e che bisogna stemprarlo nel mortaio con poche goccie (il meno possibile) di acqua distillata; versandovi poi il rimanente dell’alcool, si metterà il tutto nella seconda boccetta. Quando le materie della seconda boccetta saran bene stemprate, si verseranno nella prima, dimenandola alquanto; quindi vi si verserà la sostanza N° 10, agitando il tutto sino a completa soluzione, e si terrà chiuso per una decina di giorni. 16. Con ciò non intendo dire che il collodion in tal modo composto non sia servibile prima di tal tempo: io me ne servii con soddisfacente risultato dopo 48 ore, nel termine di 24 ore, e talvolta anche nel giorno stesso della sua composizione; ma si badi però che l’aria atmosferica può moltissimo danneggiarlo prima della sua perfetta combinazione, ed esser causa di decomposizione dopo un certo spazio di tempo. 17. Questa ricetta è composta per una temperatura media, cioè per primavera e autunno. Nell’estate devesi aumentare la quantità d’alcool, più o meno secondo il grado del calore esistente; e si diminuirà invece l’etere in uguale proporzione, dovendo sempre questi due liquidi formare la stessa quantità di 2000 c. cubi. Nell’inverno poi si farà la modificazione in senso inverso, diminuendo cioè l’alcool ed aumentando l’etere. Bagno d’argento negativo. Estate: Acqua distillata Nitrato d’argento Acido acetico cristallizzabile
1000 c. cubi. 60 grammi. 20 goccie.
Inverno: Acqua distillata Nitrato d’argento Acido acetico cristallizzabile
1000 c. cubi. 80 grammi. 20 goccie.
OSSERVAZIONI. 18. La prima volta che si fa questo bagno, si lascia riposare 24 ore: si filtra in seguito tre o quattro volte, e poi si fa di nuovo riposare per altre 24 ore, dopo le quali diventa servibile. Ma se è già la seconda o più altre volte, si dovrà preparare col rimanente del bagno anteriore; e filtrandolo tre o quattro volte, uno può servirsene immediatamente. Sarà bene di tener due boccette di bagno d’argento da adoperarsi alternativamente; perché se mai quello in opera venisse a produrre dei punti neri sul negativo delle macchie, cristallizzazioni od altri difetti, dovrassi aggiungere qualche goccia d’acido acetico, e filtrandolo due o tre volte, lasciarlo in riposo. Rivelatore preparatorio. Acqua di fontana Solfato di ferro concentrato Acido acetico cristallizzabile
1000 c. cubi. 250 » 60 »
OSSERVAZIONI. 19. Tre o quattro giorni dopo la sua composizione, secondo il grado di calore del luogo o della stagione, si filtra tre o quattro volte, e così disposto entra come materia prima per comporre il Rivelatore comune, così chiamato perché destinato a sviluppare. Rivelatore preparatorio 1000 c. cubi. Acqua di fontana 500 » Acido acetico cristallizzabile 15 » Alcool a 40° 10 » Acido solforico 50 goccie. OSSERVAZIONI. 20. Bisogna rimestarlo ogni volta che vi si aggiunge una materia, ed è servibile sul momento. Rinforzatore. 1a soluzione (quattro parti): Acqua distillata Acido acetico cristallizzabile Acido pirogallico
1000 c. cubi 50 » 4 gr.
2a soluzione (una parte): II bagno d’argento negativo uguale a quello che serve a sensibilizzare il vetro collodionato. OSSERVAZIONI. 21. Queste due soluzioni si mischiano insieme, nel tempo stesso che si rinforza, nella proporzione di quattro parti della 1a per una della 2a. 93
22. L’acido pirogallico, tanto nello stato solido quanto in quello di soluzione, è sensibile alla luce naturale, per cui è necessario di preservarlo. Ed io faccio quest’osservazione appunto perché in generale dai più non vi si bada tanto. 23. Il bagno d’argento negativo, che è la soluzione seconda di questa ricetta, deve solamente impiegarsi nel rinforzare; poiché quello che già servì per sensibilizzare la crosta del collodion, non ha più bastante energia, né sarebbe prudente l’impiegarlo come rinforzatore a causa dei joduri che contiene. Fissatore negativo. Acqua distillata Cianuro di potassa
1000 c. cubi. 100 grammi.
OSSERVAZIONI. 24. Forse taluno si stupirà vedendo ch’io impiego il cianuro al 10 per 100; ma non mi sarà difficile il provare scientificamente che sarebbe peggior cosa l’impiegarlo al 2 o al 3, come fa qualchedun altro, e di tenerlo poi lungo tempo sul negativo, con grave pregiudizio. Il cianuro al 10 per 100 deve usarsi con rapidità più grande del collodion; bisogna appena fermarlo sul negativo; e questo breve tempo è il più adatto per nettar l’argento che la luce non ha potuto ridurre, e dagli avanzi che ha lasciato il rinforzatore. Bagno d’argento positivo. Acqua distillata Nitrato d’argento
1000 c. cubi. 150 grammi.
Viratore. 1a boccetta: Acqua distillata Cloruro d’oro
400 c. cubi. 1 grammo.
2a boccetta: Acqua distillata Acetato di soda
600 c. cubi. 20 grammi.
OSSERVAZIONI. 25. Quando queste sostanze saranno stemprate nelle loro rispettive boccette, si metteranno quelle della prima nella seconda a piccole porzioni, dimenandole ad ogni volta per la loro perfetta combinazione, e lasciandole riposare in tale stato per 24 ore ed allora se il bagno non fosse trasparente, e vi si scorgessero precipitazioni, ciò proverrebbe da che l’oro non era in buono stato, o che l’acqua distillata non era pura, o pur anco perché l’operazione non fu eseguita coi dovuti riguardi; in tal caso il bagno diventa inservibile, od almeno di dubbia riuscita. Fissatore positivo. Acqua di fontana Iposolfito di soda
1000 c. cubi. da 150 a 200 grammi.
OSSERVAZIONI. 26. Come il Viratore, ei non potrà impiegarsi che dopo le 24 ore. 27. Quando se ne fa un uso eccessivo, manca d’energia per la sovrabbondanza dell’oro di cui resta carico, e non potrà mai abbastanza bene nettare le prove; ne risulta che i bianchi di queste diventano giallognoli, e tante volte traspariscono nel complesso della fotografia macchie verdi od olivastre; ed in entrambi i casi dopo pochi giorni si solforizzano. Colorito Istantaneo. Cocciniglia Soluzione di Zafferano Fuchsine148
100 c. cubi. 15 » 10 goccie.
OSSERVAZIONI. 28. Onde stemprare la Cocciniglia, devesi mettere in una boccetta a bagno-maria, sturata: Acqua distillata 500 c. cubi. Cremore di tartaro 15 grammi. Allume di rocca 10 » Cocciniglia fina in polvere 5» Prima che tocchi il grado dell’ebollizione, si ritiri dal bagno, ed appena raffreddata si filtri. Per distemprare il Zafferano, si metta a bagno-maria in una boccetta sturata: Acqua distillata 100 c. cubi. Zafferano 4 grammi. Si ritiri al grado dell’ebollizione, e raffreddato si filtri, e vi si aggiungano 10 c. cubi d’alcool a 40°. A stemprare la Fuchsine, se ne metta un gramma in una boccetta contenente 50 c. cubi d’alcool a 40°, e si rimesti il tutto assieme. 29. La soluzione del Zafferano e della Fuchsine serve inoltre a dar un tono più giallognolo o più rossiccio a volontà dell’operatore; poiché la ricetta è fatta per un tono medio. 94
Vernice Preservativa. 1a soluzione: Etere solforico a 60° 550 c. cubi. Alcool a 40° 450 » Cotone fotografico 30 a 35 grammi. (secondoché più o meno prontamente si scioglie). OSSERVAZIONI. 30. Nell’ordine stesso indicato, si mettono in una boccetta le tre sostanze, agitandole fino a perfetta soluzione. 31. Questa soluzione non dovrà essere impiegata che dopo 24 ore di riposo; e diventerà ancor migliore se starà di più. 2a soluzione: Acqua di fontana Colla di pesce fina
1000 c. cubi. da 60 a 80 grammi.
OSSERVAZIONI. 32. Bisogna stemprarla in un bacino di porcellana con poco fuoco od a fiamma di lucerna a spirito.
DUE PAROLE SUL PROCESSO IN GENERALE. 33. Nulla dirò sul modo di collodioniare perché suppongo che il soscrittore dev’essere pratico di quest’operazione sì semplice; devo però esprimere la mia opinione per quanto riguarda il tempo che il vetro collodionato deve rimanere nel BAGNO DI ARGENTO NEGATIVO. Sarà dunque più o meno lungo a seconda della relazione che passa tra joduri ed i bromuri del collodion, e l’argento che potrà contenere il bagno; il segno però che indicherà il momento di ritirarlo, è la cessazione di vene o lacrime che si osserveranno sulla crosta del collodion, quando si toglierà il vetro coll’uncino per esaminarlo. Se le vene cessano e la crosta del collodion è uniforme e piana, si ritiri il vetro, avendo cura, specialmente nell’estate, che il tempo che scorre tra il ritirarlo dal bagno e l’esporlo nella camera oscura, sia il più breve possibile; e se fa molto caldo, si mettano tra il cristallo collodionato e la coperta del chassis tre o quattro fogli di carta suga della dimensione del cristallo imbibiti d’acqua freddissima. 34. Devesi dopo svilupparlo col RIVELATORE COMUNE; ed appena compariranno i dettagli, SENZA ASPETTARE CHE DIVENGANO TROPPO MARCATI, E PRIMA ANCORA DI LAVARLO, si deve tosto rinforzarlo. 35. Se mai il negativo, dopo rinforzato, riuscisse troppo debole per non essere stato esposto abbastanza nella camera oscura, si procede sull’istante ad un secondo rinforzo, cioè a dire, si fa scomparire il primo rinforzo divenuto inabile, e lo si sostituisce con un nuovo, composto come il primo di quattro parti della la soluzione e di una della 2a; raccomando ancora di avere una cura scrupolosa perché il rinforzo, ed i rinforzi quando saranno più, si dieno precisamente in continuazione del rivelatore e PRIMA CHE L’ACQUA TOCCHI IL NEGATIVO. 36. Mi sono alquanto dilungato sul modo di servirsi di questa ricetta, perché è dessa che stabilisce sul negativo non solo la bellezza, ma il tono vigoroso oppur debole che risulterà poi sulle prove positive; ed anche perché ho visto, in più di 200 gabinetti fotografici che visitai, molte pratiche contrarie al mio sistema, le quali quasi sempre producono cattivi effetti. Così dunque si dovrà rinforzare sino a tanto che i chiaro-scuri del negativo formino un vigoroso contrasto. 37. Quando il negativo sarà ben rinforzato, devesi scrupolosamente lavarlo, e fissarlo mettendo il cianuro come se si dovesse collodionare, od anche più presto ancora, lavandolo ben bene nel tempo stesso. 38. Per nitrare la carta albuminata vi occorrono 3, 4 o 5 minuti, secondo la qualità, dopo i quali si ritira dal bagno mettendolo fra carta suga, e passandovi sopra leggermente la mano; dopo del che si sospende un momento perché asciughi completamente. Questo processo oltreché preparare la carta con maggiore uguaglianza, la preserva pur anche da tante macchie che sortono dopo, specialmente nell’estate, in cui il caldo fa isolare le goccie. 39. Appena si saranno ritirate dal chassis positivo le prove positive, si lavano due o tre volte per pulirle dagli avanzi dei sali, mettendole in seguito nel VIRATORE o BAGNO D’ORO per 5 o 6 minuti se il bagno sarà nuovo e la carta attiva; ed anche per un tempo maggiore secondoché il bagno sarà più o meno ricco, e secondo la qualità della carta. In seguito si laveranno ben bene per scaricarle dell’oro che non si sarà fissato, e si passeranno al FISSATORE POSITIVO od IPOSOLFITO durante 6 od 8 minuti se il bagno è nuovo, e più se ha già servito ad altre operazioni. 40. Mi fo premura di raccomandare di non servirsi di un viratore affatto nuovo, perché così non produce i toni dolci come quando si mischia con la metà di un altro già usato. Del resto è sempre meglio di virare con una quantità di liquido abbondante, attesoché uno potrà sempre servirsene per 6, 8 e più volte, secondo il numero di prove che vi furono immerse. 41. Fissate le prove, si lascieranno nell’acqua, che dovrà essere rinnovata in ogni ora per 6 od 8 ore, qualora non vi fosse acqua corrente, che è preferibile. 42. Nel ritirarli dall’acqua, devono posarsi sopra la carta suga destinata a questo solo scopo, e dopo si stendono per un momento in qualunque luogo per seccarle.
ULTIME OSSERVAZIONI. Della Carta albuminata. 43. Uno degli scogli in cui ho veduto urtare molti professori e dilettanti di fotografia, è la carta albuminata. Se essa è buona, contribuisce mirabilmente a perfezionare l’opera: ma se è cattiva, distrugge tutti gli effetti di ciò che si è fatto. Ho voluto provarne tutte le qualità che si sono offerte al pubblico, ed in tutte osservai costantemente la stessa cosa, cioè che la carta albuminata, se fu ben preparata, dà in generale 95
buoni risultati nei primi sei mesi della sua preparazione; scorso questo tempo, i buoni effetti cominciano a declinare per un anno, dopo il quale perde tanto da diventare inservibile. 44. Un’altra particolarità della carta albuminata è che il calore ne altera la preparazione, ed il freddo la conserva perfettamente; ragione per cui una carta che nell’estate avrà dati pessimi risultati, li darà discreti nell’autunno, e migliori ancora nell’inverno. Dell’Acqua comune. 45. I differenti risultati che in parecchie occasioni mi diede l’acqua comune, mi obbliga a raccomandar qui la più grande precauzione per quella che entra nelle ricette, e più specialmente nel viratore ed iposolfito. Per le ricette sono d’avviso che debba essere di fontana, perché contiene minor quantità di sale di quella dei pozzi; ma ciò non vuol dire che l’acqua di fontana ne sia affatto esente. Epperciò in caso di dubbio consiglierei d’impiegar l’acqua distillata. Della cattiva influenza dell’alta temperatura nell’estate. 46. Due cose sono assolutamente necessarie per ottenere perfette fotografie: il negativo e la carta alluminata. Senza il concorso di questi due elementi, non è possibile la riuscita. Si crede generalmente che il viratore sia quello che dà il tono alla fotografia, e che esso riesca più bello e vigoroso quanto più ricco è il viratore. Ma questo è un errore grandissimo; perciocché una fotografia presa con buona carta da un buon negativo acquista bellissime tinte in un bagno viratore quasi inservibile, tuttalpiù impiegando maggior tempo del solito: mentre le fotografie prodotte da un imperfetto negativo e carta cattiva non possono mai sortire alcun tono lusinghiero. Ebbene, queste due circostanze, perfetto negativo e buona carta, che nel resto dell’anno producono ammirabili prove positive, diventano nell’estate inservibili per la influenza nociva dell’alta temperatura, che per una parte non lascia fissare il nitrato d’argento alla carta, e per l’altra attira dalla terra e sparge per l’atmosfera tanta quantità di vapori, che attraversando la luce, la rendono debole, giallastra e antifotogenica; ed è perciò, che facendo nell’estate più caldo, imprime meno attivamente e con minore bellezza che nell’inverno. Consiglierei dunque, nei due o tre mesi di forti calori, di tirare dalle 4 alle 8 della mattina, di tenere le prove in luogo fresco durante il giorno, e di virare e fissare nella notte; questo è il sistema da me praticato. Torino, il 13 marzo 1865. LEANDRO CROZAT NOTA. - Per evitare qualunque contraffazione di questa MEMORIA, tutti gli esemplari porteranno il timbro della Casa, ed il numero corrispondente al Soscrittore cui la invierò; e come proprietà particolare niuno potrà, sotto qualsiasi forma, pubblicarla senza il mio consentimento. Torino. V. Bona, Tip. di S. M.149
Torino, 23 maggio 1865: Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Bollettino industriale del Regno d’Italia, Torino 1865, p. 375 Attestato di prolungamento (23 maggio 1865 - Vol. 6, N. 130) per anni tre, a datare dal 31 marzo 1867, della privativa industriale rilasciata il 23 febbraio 1865 - Vol. 6, N. 41, al Sig. Crozat Leandro a Torino, per un trovato che ha per titolo: Doppio fondo fotografico.
Per avere ulteriori informazioni sulle caratteristiche principali del ‘sistema Crozat’ si veda: http://www.robertocaccialanza.com/le_caratteristiche_principali_del_sistema_crozat.html 96
La cessione del ‘sistema Crozat’ ai fotografi italiani (avvisi tratti dalla ’Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’) 1865 17 marzo (n. 66): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio – Divisione III – Ufficio Industria. Nota di trasferimento di privativa industriale. Per effetto di scrittura privata del 28 febbraio 1865, registrata in Torino il 1° marzo 1865, al n. 812, col pagamento di L. 11, e presentata alla Prefettura di Torino ed ivi registrata il giorno 1 marzo 1865, al vol. 5°, n. 470, il sig. Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al sig. cav. Cesare Bernieri del fu Andrea, nato a Firenze e domiciliato anche in Torino, la privativa industriale col titolo: Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli dal Governo Italiano il 23 febbraio suddetto, con facoltà di attuarla ad esclusione d’ogni altro nella sola città di Torino pel corso di due anni a far tempo dal 31 marzo corrente, il tutto come appare dallo stesso atto a cui si avrà relazione. Per il Direttore della divisione industria e commercio, O. Casaglia. 6 aprile (n. 83): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio – Divisione 3.a – Ufficio Industria. Per effetto di scrittura privata in data 22 marzo 1865, stata debitamente registrata all’ufficio del registro di Novara il 23 marzo 1865, libro 3, foglio 39, num. 113 degli atti privati, col diritto di L. 6,60, e presentata alla Prefettura di Novara ed ivi registrata il giorno 25 marzo 1865, vol. 1, n. 1, il sig. Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna), domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al sig. Felice Tarantola fu Carlo, nato a Trecate e domiciliato a Novara, la privativa industriale ottenuta con attestato del 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41, avente per titolo: Doppio fondo fotografico, con facoltà di attuarla ad esclusione d’ogni altro, nella sola città di Novara, pel corso di due anni a far tempo dal 31 marzo corrente anno, il tutto come appare dallo stesso atto a cui si avrà relazione. Torino, addì 5 aprile 1865. Il Direttore della divis. industria e commercio, B. Serra. 11 giugno (n. 139): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. In virtù di scrittura privata fatta in Torino il 22 marzo 1865, registrata in Genova il 25 dello stesso mese ed anno, al n. 170 del volume 23, Atti privati del registro n. 1847, foglio 385, col pagamento di lire 17,60, il signor Leandro Crozat fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato in Torino, ha trasferito in favore del signor Gaetano Gallino fu Francesco, nato e domiciliato a Genova,150 proprietario dello stabilimento fotografico sopra l’Acquaverde, la privativa industriale col titolo Doppio fondo fotografico, di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio ultimo scorso, volume 6, n. 41, con facoltà di attuarla nella sola città di Genova pel corso di due anni a far tempo dal 21 marzo 1865. L’atto in parola venne registrato all’ufficio della Prefettura di Genova il 15 aprile 1865, al n. 3, registro 1. Firenze, 31 maggio 1865. Il Direttore della Divisione industria e commercio, B. Serra. 15 aprile (n. 91): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio – Divisione 3.a – sezione Industria. Con scrittura privata passata in Torino il giorno 31 marzo 1865, registrata nella segreteria della Regia Prefettura di Milano al volume 1, n. 31, il 2 aprile 1865, il sig. Leandro Crozat del fu Giovanni, nativo di Alcoy (Spagna), domiciliato in Torino, ha trasferito al sig. Giulio Rossi fu Ercole, nato e residente a Milano, tutti i diritti derivantigli dall’attestato di privativa industriale, vol. 6, n. 41, da esso ottenuto in data del 23 febbraio 1865 pel suo trovato avente per titolo Doppio fondo fotografico, con facoltà al signor Rossi Giulio di attivare tale industria limitatamente nella Provincia di Milano e di Como, escluse tutte le altre provincie del Regno d’Italia e pel termine di anni due a cominciare dalla data dell’attestato, con facoltà però di poter profittare del prolungamento della privativa sempre quando questa venga ottenuta dal signor Crozat Leandro. Il che si notifica per ogni effetto previsto dall’art. 46 e seguenti della Legge 30 ottobre 1859 estesa a tutto il Regno coll’altra Legge 31 gennaio 1861. Torino, il 10 aprile 1865. Il Direttore della 3.a Divisione, B. Serra.151 23 maggio (n. 123): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio – Divisione Industria e Commercio. Per effetto di scrittura privata in data 30 (?) aprile 1865 stata debitamente registrata a Casale il 6 maggio corrente mese, al registro 3, n. 191, vol. 6, col pagamento di L. 2,75, firmato Bruno ricevitore, il sig. Leandro Crozat fu Giovanni, nato in Alcoj (Spagna) e domiciliato in Torino, ha trasferito al sig. geometra Vittorio Casazza del fu Giovanni, nato a Tortona e dimorante a Casale Monferrato, tutti i diritti derivanti dall’attestato di privativa da esso ottenuto il 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41, della durata di anni due a far tempo dal 31 marzo scaduto, per una sua invenzione avente per titolo: Doppio fondo fotografico, con facoltà di attuare la suddetta privativa ad esclusione di ogni altro nelle sole città di Casale Monferrato e di Valenza ed anche di cederla ad altri colle suindicate limitazioni. L’atto privato succitato venne registrato alla Sotto-Prefettura di Casale Monferrato al vol. 1, n. 1. Firenze, il 20 maggio 1865. Per il Direttore della Divisione Industria e Commercio, O. Casaglia. 16 giugno (n. 144): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Per effetto di privato chirografo del 6 maggio 1865, debitamente registrato a Piacenza il 8 maggio 1865 al vol. 4°, foglio 34, n. 216, col pagamento di lire 13,20, il signor Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e residente in Torino, ha ceduto e trasferito al signor Francesco 97
Sidoli, del vivente Antonio, nato a Bardi e residente a Piacenza, la privativa industriale col titolo: Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo Ministero il 23 febbraio ultimo scorso, vol. 6, n. 41, con facoltà di attuarla ad esclusione di ogni altro nella sola città di Piacenza pel corso di due anni a far tempo dal 31 marzo ultimo scorso. Le parti contraenti però rimasero intese che ottenendo il signor Crozat un prolungamento di anni tre, come ne fece apposita domanda, di tale prolungamento ne debba pure fruire il signor Sidoli. L’atto di cui sopra venne registrato alla prefettura di Piacenza al vol. 1°, n. 2. Firenze, addì 31 maggio 1865. Il direttore della divisione industria e commercio, B. Serra.152 15 giugno (n. 143): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Con privato chirografo in data del 6 maggio 1865, debitamente insinuato a Perugia il 23 maggio stesso anno al libro 4, n. 188, foglio 9 degli atti privati, ed inserto al vol. 9, n. 47, foglio 11 dei medesimi, il signor Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al signor Oreste Bolletti del vivente Giuseppe, nato e residente a Perugia, la privativa industriale col titolo: Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo Ministero il 23 febbraio u. s., vol. 6, n. 41, con facoltà di attuarla ad esclusione di ogni altro nella sola città di Perugia, pel corso di due anni a far tempo dal 31 marzo u. s., rimanendo pure intesi che, ottenendo il signor Crozat un prolungamento di anni tre, come ne fece apposita domanda, di tale prolungamento ne debba pure fruire il signor Bolletti. L’atto in parola venne registrato alla prefettura dell’Umbria al vol. 1, n. 2. Firenze, addì 9 giugno 1865. Il direttore della divisione industria e commercio, B. Serra. 15 giugno (n. 143): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Con scrittura privata autentica del notaio Percivalle in data del 9 maggio 1865, debitamente registrata in Voghera il 17 stesso mese ed anno al vol. 2, atti privati, il signor Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e residente in Torino, ha ceduto e trasferito al signor Luigi Carelli del fu Giuseppe, nato e residente a Voghera, la privativa industriale col titolo: Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo il 28 febbraio u. s., vol. 6, n. 41, con facoltà di attuarla ad esclusione di ogni altro nella sola città di Voghera per due anni a far tempo dal 31 marzo p. p., rimanendo pure intesi che nel caso in cui al signor Crozat venga concesso il domandato prolungamento di anni tre, di tale prolungamento ne debba anche fruire il signor Carelli. L’atto che sopra venne registrato alla sottoprefettura di Voghera al vol. 1, n. 1. Firenze, addì 9 giugno 1865. Il direttore della divisione industria e commercio, B. Serra. 15 giugno (n. 143): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Con atto privato in data 14 maggio p. p., debitamente registrato a Siena nello stesso giorno, il signor Leandro Crozat del fu Giovanni, domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al signor Paolo Lombardi,153 possidente e fotografo, domiciliato in Siena, la privativa industriale col titolo: Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo Ministero il 28 febbraio u. s., vol. 6, n. 41, con facoltà di attuarla nel comune di Siena pel corso di anni due a datare dal 31 marzo p. p. Le parti contraenti rimasero però intese che, ottenendo il signor Crozat un prolungamento di anni tre, come ne fece apposita domanda, di tale prolungamento ne debba pure fruire il signor Lombardi. L’atto che sopra venne registrato alla prefettura di Siena al vol. 1, n. 3. Firenze, addì 9 giugno 1865. Il direttore della divisione industria e commercio, B. Serra. 13 luglio (n. 170): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Nota di trasferimento di privativa industriale. Con scrittura privata del 17 maggio 1865 registrata in Cremona il 26 giugno prossimo passato, il signor Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) domiciliato in Torino, ha ceduto e trasferito al signor Beniamino Bertarelli, fotografo in Cremona, la privativa industriale avente per titolo Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo Ministero il 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41, con facoltà di attuarla nella sola città di Cremona per il corso di anni due a datare dal 31 marzo prossimo passato. È stato pure pattuito che, ottenendo il signor Crozat un prolungamento di anni tre alla privativa originaria, tale prolungamento debba pure estendersi al signor Bertarelli. Firenze, addì 10 luglio 1865. Il Direttore della divisione industria e commercio, B. Serra. 30 luglio (n. 187): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Nota di trasferimento di privativa industriale. Con scrittura privata in data 10 giugno 1865, registrata a Napoli nel 1° ufficio n. 1771, il dì 1° luglio 1865, mandamento 2°, vol. 5°, foglio 46, con lire 26,40, il signor Crozat Leandro, nato in Alcoy (Spagna), residente in Torino, ha ceduto e trasferito al signor Biondi Pasquale, domiciliato in Napoli, strada Fontana Medina, n. 59, la privativa industriale di due anni, col titolo Doppio fondo fotografico, risultante da attestato rilasciatogli da questo Ministero il 23 febbraio ultimo scorso, vol. 6, n. 41, stata prolungata di altri tre anni con attestato, vol. 6, n. 130, con facoltà di attuarla per detto tempo, ad esclusione d’ogni altro nella sola città di Napoli. L’atto che sopra venne registrato alla Prefettura di Napoli il dì 5 luglio 1865, al vol. 1°, n. 1. Firenze, addì 29 luglio 1865. Il direttore della divisione industria e commercio, B. Serra. 98
9 settembre (n. 227): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Nota di trasferimento di privativa industriale. Per effetto di atto in forma privata del giorno 22 giugno 1865, registrato debitamente all’ufficio di Catania l’11 agosto 1865 al n. 412, lib. 2, vol. 3, fol. 78, il signor Leandro Crozat fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al signor Corrado Valvo Sortino del vivente Felice, nato e residente in Noto (Sicilia), tutti i suoi diritti risultanti dalla privativa industriale di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio ultimo, vol. 6, n. 41, non che dal relativo attestato di prolungamento del 23 dello scorso mese di maggio, vol. 6, n. 130, ed il cui titolo è: Doppio fondo fotografico. Fra le parti venne pure convenuto che la cessione della privativa in discorso è valevole in quanto al signor Valvo Sortino pel solo Comune di Catania. L’atto che sopra fu registrato alla segreteria della Prefettura di Catania al vol. 1°, n. 1°, dei trasferimenti di privativa industriale. Firenze, addì 4 settembre 1865. Pel Direttore capo della Divisione industria e commercio, Casaglia. 19 settembre (n. 237): Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio – Divisione III – Industria e Commercio. Nota di trasferimento privativa industriale. Con scrittura privata stipulata a Torino il 2 luglio 1865 e registrata a Spezia il 26 detto mese ed anno al n. 92, foglio 107, il signor Leandro Crozat, fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato a Torino, ha ceduto e trasferito al signor Giovanni Morotti fu Sebastiano, nato a Pontremoli e dimorante a Spezia, tutti i suoi diritti risultanti dalla privativa industriale di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio ultimo, vol. 6, n. 41 ed il cui titolo è: Doppio fondo fotografico, con facoltà ad esso signor Morotti di attuare detta privativa nel solo comune di Spezia e per il lasso di anni cinque a datare dal 31 marzo 1865.154 19 dicembre (n. 327): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Divisione industria e commercio). Atto di trasferimento privativa industriale. Con scrittura privata fatta in duplice originale e registrata a Bergamo il 13 novembre 1865 al n. 3058, lib. IX, fog. 99, il sig. Leandro Crozat del fu Giovanni, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato in Genova, cede e trasferisce al signor Cristoforo Capitanio, artista fotografo residente a Bergamo, tutti i suoi diritti derivanti dall’attestato di privativa conferitogli il 23 febbraio u. s., vol. 6, n. 41, per un trovato il cui titolo è: Doppio fondo fotografico, e quelli risultanti dall’attestato di prolungamento del 25 dello scorso mese di maggio, vol. 6, n. 130, con facoltà al medesimo di attuare detta privativa, ad esclusione di ogni altro, nel comune di Bergamo, pel corso di anni cinque, come dagli attestati medesimi, e obbligandosi il Crozat di somministrare al Capitanio tutte le istruzioni occorrenti per l’esercizio di tale privativa. L’atto in parola venne registrato alla segreteria della prefettura di Bergamo al vol. 1, n. 1. Firenze, addì 15 dicembre 1865. Il Direttore capo della divisione industria e commercio, B. Serra.
1866 19 gennaio (n. 19): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Divisione del commercio). Atto di trasferimento di privativa industriale. Con privata scrittura stipulata in Genova il 3 gennaio 1866, registrata a Bergamo l’8 detto al n. 38, foglio 172, libro IX, atti privati, colla tassa di lire 13,20, il signor Leandro Crozat, nativo di Alcoy (Spagna) e dimorante a Genova, ha ceduto e trasferito al signor Girolamo Colombo, di Giacomo, pittore fotografo in Bergamo, contrada di borgo Sant’Antonio, n. 1178, tutti i suoi diritti derivanti dalla privativa industriale il cui titolo è: Doppio fondo fotografico di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41 e dal relativo attestato di prolungamento in data 23 maggio successivo, vol. 6, n. 130, con facoltà di attuarla ad esclusione di ogni altro nella provincia di Bergamo, eccetto Bergamo e Calcinate, compresi in precedente trasferimento. La durata della cessione è di anni cinque a datare dal 31 marzo 1865. L’atto in parola venne registrato all’ufficio della prefettura di Bergamo al vol. 1, n. 2. Firenze, addì 17 gennaio 1866. Il Direttore capo della divisione industria e commercio, B. Serra. 6 febbraio (n. 37): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Divisione del Commercio – Sezione industriale). Atto di trasferimento di privativa industriale. Con privata scrittura stipulata il 3 gennaio 1866, e registrata il 13 stesso mese ed anno, il sig. Leandro Crozat, nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato in Genova, ha ceduto e trasferito al signor Alessandro Pavia, fu Giuseppe, nativo di Milano e domiciliato in Genova, piazza Valoria, n° 4, tutti i suoi diritti risultanti dalla privativa industriale di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41, ed il cui titolo è: Doppio fondo fotografico con facoltà di cederla o di attuarla pel corso di anni cinque a far tempo dal 31 marzo u. s., ad esclusione di ogni altro in tutto lo Stato, ferme restando però le altre condizioni stipulate nella privata scrittura succitata, quanto alle cessioni temporanee praticate precedentemente e per le città segnate nell’originale. L’atto in parola venne registrato alla prefettura di Genova al vol. 1, n. 5. Firenze, addì 4 febbraio 1866. Il direttore capo della divisione del commercio, B. Serra. 99
25 marzo (n. 84): Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Divisione del Commercio). Atto di trasferimento di privativa industriale. Con privata scrittura del 28 luglio 1865 registrata all’ufficio di insinuazione di Chiavari il 26 febbraio 1866, reg. 3, fol. 55, vol. 3 atti privati, il sig. Leandro Crozat fu Giovanni nato in Alcoy (Spagna) e residente in Torino, ha ceduto e trasferito al signor Giovanni Lagomaggiore fu Abramo nato e domiciliato in Chiavari tutti i suoi diritti risultanti dalla privativa di cui è concessionario per attestato conferitogli il 23 febbraio 1865, vol. 6, n. 41, ed il cui titolo è doppio fondo fotografico, con facoltà al medesimo di attuarla ad esclusione di ogni altro per la durata di anni cinque nel solo comune e mandamento di Chiavari. L’atto in parola venne registrato alla segreteria della sotto-prefettura di Chiavari al vol. 1, num. 1. Firenze, 22 marzo 1866. Il Direttore della divisione, B. Serra. 5 dicembre (n. 334): 3281 – AVVISO. Il sottoscritto denuncia per tutti gli effetti di ragione e perché non possa da alcuno allegarsene ignoranza, che dal signor Leandro Crozat, inventore del sistema di fotografia a doppio fondo, gli è stato ceduto il diritto di privativa della detta invenzione per esercitarsi nelle città di Foligno (Umbria) ed Aquila (Abruzzi). Perugia, 30 novembre 1866. Paolino Cavalieri, fotografo.
Volantino pubblicato da Paolo A. Crisanti - Montefiascone, 1866 (Collezione privata)
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La cessione della Privativa a Felice Tarantola (Novara) Per virtù del presente atto in forma privata il sottoscritto Leandro Crozat del fu Giovanni nato in Alcoy (Spagna) e domiciliato in Torino cede al sig. Felice Tarantola fu Ing.re Carlo, nato a Trecate e residente a Novara,180 la privativa industriale col titolo Doppio Fondo Fotografico, risultante da attestato rilasciatogli dal Governo italiano il Ventitre Febbrajo ultimo scorso e iscritto al Ministero d’agricoltura e Commercio al Volume 4, N. 2647 del Registro Generale e Volume 6, N. 41 del Registro attestati con facoltà di attuarla ad esclusione d’ogni altro nella sola Città di Novara pel corso di due anni a far tempo dal trentuno corrente Marzo; obbligandosi di fare ogni pratica occorrente affinché questa cessione possa essere validamente registrata ed avere il suo pieno effetto rimpetto ai terzi, e dichiarando che il pagamento delle restanti annualità ancora a decorrere, prescritte dall’articolo 71 della Legge 31 Gennaio 1864, venne già eseguito come consta da ricevuta depositata al sulodato Ministero in occasione di precedente trasferimento inserto nel Giornale Ufficiale del Regno N. 66 dell’anno corrente. Il presente trasferimento è fatto e consentito mediante il corrispettivo di Lire Trecento (300), che il Sig.r Crozat dichiara d’avere già prima d’ora ricevute dal Sig. Tarantola e per cui rilascia a questo ampia quittanza.181 Fatta a due originali ritratti uno per caduna delle parti contraenti. Torino il Ventidue Marzo Mille otto cento sessanta cinque. Sottoscritti agli originali: Leandro Crozat, Tarantola Felice, Pietro Percival (testimonio), Giuseppe Gola Bertolotti (testimonio).182
Scrittura privata fra Leandro Crozat e Enrico Van Lint - Genova, 2 marzo 1865 (per gentile concessione degli eredi Van Lint)
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Elenco di fotografi italiani che utilizzarono il ‘sistema Crozat’ Nella Memoria sul doppio fondo fotografico, sul colorito istantaneo e sulla vernice preservativa..., Leandro Crozat affermò di avere visitato in Italia “più di 200 gabinetti fotografici” (si veda a p. 95). Segue un elenco degli atelier indivituati alla data del 20 maggio 2016. Ulteriori aggiornamenti saranno pubblicati nella pagina http://www.robertocaccialanza.com/elenco_dei_fotografi_italiani_che_hanno_utilizzato.html
Fotografi italiani che acquistarono il ‘sistema Crozat’ (in base agli avvisi pubblicati sulla ‘Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’, in ordine alfabetico): Bernieri Cesare (Torino): scrittura privata del 28 febbraio registrata il 1° marzo 1865, per la sola città di Torino; Bertarelli Beniamino (Cremona): scrittura privata del 17 maggio registrata il 26 giugno 1865, per la sola città di Cremona; Biondi Pasquale (Napoli e Benevento): scrittura privata del 10 giugno registrata il 1° luglio 1865, per la sola città di Napoli; Bolletti Oreste con Verri Francesco (Perugia): scrittura privata del 6 maggio registrata il 23 maggio 1865, per la sola città di Perugia; Capitanio Cristoforo (Bergamo): scrittura privata registrata il 13 novembre 1865, per la sola città di Bergamo; Carelli Luigi (Voghera): scrittura privata del 9 maggio registrata il 17 maggio 1865, per la sola città di Voghera; Casazza Vittorio (Casale Monferrato): scrittura privata del 30 aprile registrata il 6 maggio 1865, per le sole città di Casale Monferrato e Valenza; Cavalieri Paolino (Perugia): scrittura privata del mese di novembre 1866, per le città di Foligno e L’Aquila; Colombo Girolamo (Bergamo): scrittura privata del 3 gennaio registrata l’8 gennaio 1866, per la sola provincia di Bergamo ad eccezione delle città di Bergamo e Calcinate; Gallino Gaetano (Genova): scrittura privata del 22 marzo registrata il 25 marzo 1865, per la sola città di Genova; Lagomaggiore Giovanni (Chiavari): scrittura privata del 28 luglio 1865 registrata il 26 febbraio 1866, per la sola città e mandamento di Chiavari; Lombardi Paolo (Siena): scrittura privata del 14 maggio 1865 e registrata nel medesimo giorno, per la sola città di Siena; Morotti Giovanni (Spezia):155 scrittura privata del 2 luglio registrata il 26 luglio 1865, per la sola città di La Spezia; Pavia Alessandro (Genova): scrittura privata del 3 gennaio registrata il 13 gennaio 1866, “ad esclusione di ogni altro in tutto lo Stato, ferme restando però le altre condizioni stipulate nella privata scrittura succitata, quanto alle cessioni temporanee praticate precedentemente e per le città segnate nell’originale”;156 Rossi Giulio (Milano): scrittura privata del 31 marzo registrata il 2 aprile 1865, per le Provincie di Milano e di Como; Sidoli Francesco (Piacenza): scrittura privata del 6 maggio registrata l’8 maggio 1865, per la sola città di Piacenza; Tarantola Felice (Novara): scrittura privata del 22 marzo registrata il 23 marzo 1865, per la sola città di Novara; Valvo Sortino Corrado (Noto): scrittura privata del 22 giugno registrata l’11 agosto 1865, per la sola città di Catania.
Altri fotografi italiani che certamente acquisirono e/o utilizzarono la privativa del ‘sistema Crozat’ (in ordine alfabetico): Allegri Giuseppe (Brescia); ‘Carlo Antonietti & C.’; ‘Carlo Antonietti e Gerboni’ (Parma): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – Carlo Antonietti & C. – Fotografi – Parma – Borgo della Macina N. 21“; “Brevetto d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – C. Antonietti e Gerboni – Fotografi – Parma”; Barbieri Pietro (Modena);157 Bargis Giuseppe (Saluzzo):158 “Ritratti e biglietti da visita smaltati – Sistema Crozat”; Barzotelli F.lli (Asti): “Diritto di privativa per Asti - Frat. Barzotelli”; Belgeri Salvatore (Sondrio, Tirano): “Fotografia Valtellinese diretta da Belgeri Salvatore, Sondrio, via Fracaiolo. Si eseguiscono ritratti a doppio fondo sistema Crozat a modici prezzi” (‘La Valtellina’, 22 aprile 1871); Benedetti Raffaele (Napoli,159 Benevento): “Ritratti a doppio fondo lucido – Sistema Crozat – Specialità in fotografia a sistema carbone – eseguito solo nel detto Stabilimento”; ‘Bonacina & Co. fotografi’ (Genova): “Doppio fondo sistema Crozat – Bonacina e Co. – Fotografi – Genova”; Bozzetti F.lli (Modena): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Stabilimento fotografico – F.lli Bozzetti – Modena – Corso Canal Chiaro 46”; Bressanini Emilio (Verona): “Brevetti sul doppio fondo – Proprietà artistica – Premiato stabilimento – di – E. Bressanini – Verona – S. Sebastiano N. 1350”; Brunani Francesco (Borgo S. Donnino ossia Fidenza):160 “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat”; Bussi Giovanni (Bra): “Brevetto d’invenzione – sul doppio fondo – sistema Crozat – Bussi Giovanni – Fotografo – Via Gallina – Bra”; ‘Capellaro & Masserano’ (Biella): “Brevetto d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Capellaro e Masserano – Biella”. In ‘Gazzetta Biellese’ dell’11 maggio 1865 Graziano Capellaro e Giuseppe Masserano sono definiti “fotografi residenti a Biella”, inoltre viene annunciato il recente acquisto del “sistema Crozat” con esclusiva per il circondario di Biella; Cella Luigi; ‘Fotografia Romana’ (Messina): “Fotografia Romana – Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo sistema Crozat – Nuovo processo istantaneo alla gelatina – Luigi Cella – Editore-fotografo – Riproduzioni ed ingrandimenti – Vedute di Messina – Messina – Via S. Camillo N.° 36 – Specialità per bambini”; Chaffourier Eugenio (Roma): “Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo sistema Crozat – Stabilimento fotografico – Eugenio Chaffourier – Corso N. 120 nel giardino – Roma”; Codognato Pietro (Ferrara, Rovigo): “Codognato Pietro – Più volte premiato con medaglie – Socio di molte accademie d’Europa – Eseguisce ritratti in Fotografia e dipinti all’olio di qualunque grandezza sino al naturale, miniature, riproduzioni, ecc. – Ferrara – Via Madama – S. Maria in Vado N° 41 – Rovigo – dirimpetto all’Ospitale” (sul recto della CDV si trova lo stemma del Regno d’Italia e la dicitura “Doppio Fondo”); Coen Achille (Modena): “Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo sistema Crozat – Studio fotografico – Achille Coen – Modena”; Cofetti Giuseppe (?): “Cofetti Giuseppe – Pittore fotografo – Decorato con due medaglie d’argento” (sul retro compaiono gli stemmi caratteristici del sistema Crozat); 102
Crisanti Paolo Augusto (Acquapendente):161 in un manifesto del “Nuovo stabilimento fotografico di Paolo A. Crisanti in Acquapendente” situato in via del Papirio n. 39, con galleria coperta di cristallo, si fa esplicito riferimento al ‘sistema Crozat’. Fra le novità si annoverano i “ritratti a doppio fondo colorati e con vernice lucida imitante lo smalto, secondo il sistema del Sig. Leandro Crozat, inventore brevettato dai Governi d’Italia, Inghilterra e Spagna: sistema che il fotografo Paolo A. Crisanti ha ottenuto dallo stesso Signor Crozat con patente di privativa in data di Torino 2 gennaio 1866”;162 Crozat de Sempere Leandro (Torino): “Brevetti d’invenzione – De . Sempere . Torino”; “Brevetti d’invenzione – sul – doppio fondo fotografico – sistema Crozat – Via Belvedere 17 – Torino”; Csaky Giulio (Teramo): “Brevetti d’invenzione – Doppio fondo fotografico – Sistema Crozat”; De Mattia F.lli (Bari): “Brevetto d’invenzione – sul doppio fondo fotografico – sistema Crozat – Fratelli De Mattia – Chimici fotografi – Bari – Strada Sparano N.° 35”; Diotallevi Augusto (Ancona): “Brevetti di invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – Augusto Diotallevi – Fotografo – Ancona – Via Calamo presso il teatro V. E.”; Fabretti Ettore (Ancona,163 Macerata); Fariano Luigi Natale (Oneglia; Ventimiglia);164 ‘Farina e Comp.i’ (Padova;165 Vicenza):166 “Sistema privilegiato – Fotografia Farina e Comp.i – Padova”; Fazzi Giuseppe (Savona): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – G. Fazzi – Corso Principe Amedeo – Savona”; “Fotografia e litografia – G. Fazzi – Riproduzioni – Ingrandimenti – Ritratti a doppio fondo – Grandezza al naturale – Coloriti ad olio – Savona – Corso Princ.e Amed.o 6 – Via Pertinace N. 2”; Ferretti Raffaello (Roma, Napoli): “Raffaello Ferretti – Pittore e fotografo – Brevettato e premiato – Roma – S. Maria in Via n. 50”; Filoni Federico (Roma): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – Filoni Federico – Successore di Raffaello Ferretti – Fotografo – Strada S. Maria in Via N.° 50 – Roma”; Fiori Celeste (Iesi): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Premiata Fotografia – Fiori Celeste – Iesi – Via Pallacorda N. 1299”; Forte Vincenzo (Savigliano): “Con privativa per i ritratti a doppio fondo”; Galassi Francesco (Imola): “Brevetti d’invenzione sul – Doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Galassi Francesco – Via Giovenca N.° 7 – Imola”; Gambina Fici Antonio (Catania): “Imperiale e Reale – Fotografia dell’Artista – Antonio Gambinafici – Strada Stesicorea 120 – Catania” (sul retro delle CDV sono riportati gli scudi del Regno d’Italia, del Regno di Spagna e del Regno Unito); Giancola Mattia (Sansevero, FG); “Fotografia Patria di Mattia Giancola – Sistema Crozat – Sansevero”; Giovara Carlo, (Casale Monferrato, Chivasso):167 “Sistema Crozat – Stabilimento artistico – Litografia Fotografia – C. Giovara – Casale – N. 15, via Vittorio Emanuele II – Casa Treville”; ‘Fotografia Cremonese’ (Cremona): “Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo sistema Crozat – Fotografia Cremonese – in – Cremona”; ‘Fotografia Lomellina’ di C. Panzarasa (Mortara);168 ‘Interguglielmi Eugenio & C.o’ (Palermo): “Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo sistema Crozat – Premiato più volte - Eugenio Ingerguglielmi & C.o – Corso Vittorio Emanuele Largo S. Sofia N°. 15 – Palermo”; Losè Carlo (Milano):169 “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat”; Malliani Achille (Bergamo): “Achille Malliani – Bergamo – Cont. S.t Bartolomeo – N.° 1146” (compaiono gli stemmi del Regno d’Italia, Regno Unito e Spagna); Malusardi Felice (Parma, Bologna, itinerante): sul recto di un un esemplare realizzato a Piadena (CR) l’11 ottobre 1870 si trova il ritratto in ovale e, in basso al centro, lo scudo del Regno d’Italia con la scritta in bianco su fondo scuro “F. Malusardi – Fotografo”; Mariani Federico (Lecco): “Mariani Federico – Pittore Fotografo – Lecco – in Largo Alessandro Manzoni 2 – Ritratti carte da visite – di gabinetto e d’ogni grandezza fino al naturale – Doppio fondo – Sistema Crozat – Camei Gruppi Riproduzioni Vedute ecc. – Operasi anceh a domicilio dei Sig.ri Committenti – Si conservano le negative”. Mariani G. (Ivrea): “Fotografia di G. Mariani – Ivrea” (nessuno stemma e/o dicitura, ma la CDV è stata creata indubbiamente in doppio fondo e colorito istantaneo”; Menotti G. (Codogno): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – Riproduzioni d’ogni genere – Ingrandimento al naturale – Vedute e prospettive – G. Menotti – Codogno”; Montanari Cesare (Lanciano): “Cesare Mont.i fotog. – Lanciano”; Nessi Antonio (Como): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Nessi – Corso Vittorio Emanuele – Vicolo del Piazzolo N° 555 – Como”; “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Nessi – Corso Vittorio Emanuele – Vicolo Casnati N° 516 – Casa propria – Como” (la privativa fu evidentemente acquisita per la sola città di Como, dato che la Provincia era appannaggio di Giulio Rossi). Su ‘Il Corriere del Lario’ del 24 novembre 1866 (avviso ripetuto più volte in varie forme per circa sei mesi) si trova l’avviso di “Ritratti doppio fondo sistema Crozat... Questo stabilimento sempre fra i primi nell’abbracciare le utili innovazioni non volle pur questa volta essere fra gli ultimi...”; Ordioni Michele (Matera): “Sistema Crozat – Fotografia Marchiggiana di Michele Ordioni – Lavori in miniatura e ingrandimenti solari – Matera”; Parodi Eugenio (Lecce; P. Becchetti, in Fotografi e fotografia in Italia, 1839-1880, lo segnala anche a Bari con la ditta ‘Eugenio Parodi e C.’);170 Parodi, Pietro e Silvio (Lecce, Taranto): “Fotografia privilegiata – Sistema Crozat – di Pietro e Silvio Parodi – Lecce Taranto”; Pellicciari Edoardo, ‘Stabil.ti fotografici Edoardo Pellicciari’ (Catania, Acireale): “Sistema Crozat”; Petroli Antonio (Intra); vengono riportati gli scudi del Regno d’Italia, del Regno di Spagna e del Regno Unito, ma non la dicitura ‘Sistema Crozat’; Ponzetti Francesco (Genova, Savona): “F.co Ponzetti – Pittore e Fotografo – Via San Sebastiano N° 15 – Piano Terreno – Genova – Sistema Crozat”; “F.co Ponzetti – Pittore e Fotografo – Via San Sebastiano N° 15 – Piano Terreno – Genova – Passeggiata del Forte N° 315 – Piano Terreno – Ingresso dal giardino – Savona – Sistema Crozat”; Premi Andrea (Mantova): “Brevetto d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Andrea Premi – Fotografo – Medaglia e 103
Brevetto da S. M. Vittorio Emanuele II Re d’Italia – Mantova – Portico S. Carlo 806”;171 “Brevetto d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Andrea Premi – Fotografo – Premiato con Medaglia d’Argento da S. M. Vittorio Emanuele II Re d’Italia – Mantova – Portico S. Carlo 605”; Prinzi Saro (Messina): “Privilegio d’Invenzione – Fotografia S. Prinzi – Sistema Crozat – Strada della Pace – Messina”; Ricci Andrea (Savona): “Privativa d’esercizio sul doppio fondo – Fotografia Ricci – Via Forni, 452 – Savona”; Rizzardi Giuseppe (Mantova): “Fotografia Artistica – Sopra la Farmacia Reale Dalla Chiara – Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – G. Rizzardi – Pittore Fotografo – Mantova – P.co S. Carlo N° 8 – L’Anderluzzi e Girelli Mantova”; Russo F.lli, Gennaro e Francesco (Napoli): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – Gennaro e Francesco F.lli Russo – Fotografi – Napoli – Largo S. Giuseppe a Monteoliveto N. 8”; Saccani Pio (Parma): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Saccani fot. – S.da S. Michele N° 80 – Parma”; Salvati Michele (Castellamare di Stabia): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Torino – diritto di Privativa – di Michele Salvati – Fotografo in Castellamare di Stabia – Corso Vittorio Emanuele – dirimpetto l’Hôtel Royal”; Santini Pietro (Pinerolo): [sul recto, in doppio fondo] “Sistema privilegiato – Santini Pietro – Pinerolo”; [sul retro, in litografia] “Stabilimento fotografico – Santini – in Pinerolo”; Santoro F.lli (Cosenza): “Fotografia dei Fratelli Santoro – Privativa del Sistema Crozat – Cosenza – N°. 4 Largo del Carmine, Palazzo Ferrari”; Simeon Giacinto (giurista e fotografo dilettante in Alba): copia manoscritta della Memoria appartenuta a Simeon, distinta con il n. 3, faceva parte della collezione di Giorgio Ginestra;172 Simonetti Ferdinando (Senigallia): “Brevetti d’invenzione sul – Doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Ferdinando Simonetti – Via delle Orfane N.° 14 – Senigallia – Esercizio di privativa”; Sismondi Giovanni (Ancona): “Brevetti d’invenzione – sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Sismondi Gioanni – fuori di Porta Calamo – Via Marsala, Piano 1° – Ancona”; Tamburini G. (Borgo S. Donnino ossia Fidenza):173 “Fotografia privilegiata – Sistema Crozat – Borgo S. Don.o”; Tangari Ferdinando (Catanzaro): “Tangari Ferd.o – Fotografo – Sistema Crozat – Via Duomo 15 – Catanzaro – Già sotto operatore nei Reali Stabilimenti di Roma: D’Alessandri, Le Lieure, Montabone – Specialità per ingrandimenti della carta da visita, ritratti su porcellana d’ogni dimensione – Si conservano le negative”; Taramelli Andrea (Bergamo): “Brevetti di invenzione – Premiato Stabilimento Fotografico – di Andrea Taramelli – Contrada S. Bartolomeo N° 1157 – Bergamo”; Toffaloni E. (?): “E. Toffaloni – Fotografo” (ritratto in cameo, nome del professionista scritto in doppio fondo) Trevisani Ruggero (Rimini);174 Trombetta Antonio (Riccia, Campobasso): “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo fotografico – Sistema Crozat – Antonio Trombetta – Riccia e Campobasso”; Van Lint Enrico (Pisa): contratto stipulato a Genova in data 2 settembre 1865 con il quale si certificava il pagamento di L. 100 da parte di Van Lint per l’acquisizione del ‘doppio fondo fotografico’ da praticarsi nella città di Pisa e nel territorio nazionale, eccettuate le città elencate nel decreto del 25 luglio (non reperibile), fra cui Torino; Varoli Giuseppe (?): “Ritratti sistema Crozat – del – Stabilimento fotografico – di – Gi. Varoli pittore” (sul retro compaiono gli stemmi caratteristici del sistema Crozat); Vassena Noè (Varese): “Brevetto d’invenzione - Nuovo stabilimento fotografico – diretto dal Pittore – Noè Vassena – Varese – Via dell’Indipendenza N. 30 – Sistema Crozat – dal biglietto di visita al naturale”. Vassena ebbe un atelier anche a Monza: “Brevetto d’invenzione – Nuovo stabilimento fotografico – diretto dal pittore – Noè Vassena – Monza – Via Morigia, 8 Rosso – Casa Galbiati – Sistema Crozat – dal biglietto di visita al Naturale”; Vescovi Giacomo (Lodi): “Brevetto d’invenzione sul doppio fondo – Sistema Crozat – G.mo Vescovi fotografo – Lodi – Corsia Garibaldi N. 10 – Premiato all’Esposizione”.
Altri fotografi italiani che probabilmente acquisirono e/o utilizzarono il ‘sistema Crozat’ o procedimenti similari (in ordine alfabetico): Clerici F.lli, ‘Fotografia di Giuseppe e Claudio Clerici’ (Milano): “ritratti a doppio fondo, ingrandimenti e fotografie su porcellana inalterabili per monumenti”;175 De Giorgis Adele (Milano): “Stabilimento fotografico di Adele De-Giorgis – Via Armorari, N. 5 – Milano – Si fanno pure a doppio fondo e glacées”;176 Falardi Melchiorre (Bari, provincia di Napoli; Lecce); ‘Farina e Comp.i’ (Padova,177 Vicenza):178 “Sistema privilegiato – Fotografia Farina e Comp.i – Padova”; ‘Fotografia Triestina’ (Milano):179 “Fotografia Triestina – Corso Venezia 77 – Ritratti a doppio fondo”; ‘Fotografia Ganzini’ (Milano): ritratti a doppio fondo sistema Ganzini (si veda a p. 38); Guardiani Lucia (Piacenza): ritratti in doppio fondo, coloriti; ‘Lauro, B e C.°’ (Napoli): “Ritratti cameo – B. Lauro & C.° – Napoli. Toledo 393” (ritratto in doppio fondo in cameo ma non compaiono stemmi e/o indicazioni sul ‘sistema Crozat’); Leziroli Giulio (itinerante?).
ATTENZIONE - Archivi, Associazioni, Enti e privati in possesso di informazioni e/o nominativi di fotografi professionisti che utilizzarono il ‘Doppio fondo fotografico – Sistema Crozat’ non inclusi nel presente elenco sono invitati a darne comunicazione a: info@robertocaccialanza.com 104
Esempi di cartes de visite prodotte in Italia e all’estero con procedimenti similari al ‘sistema Crozat’
Fotografo non identificabile Vittorio Emanuele II re d’Italia (1867) Carte de visite realizzata con il procedimento del doppio fondo fotografico con iscrizioni, monogrammi, simboli araldici, ecc., brevetto n. 2997 registrato da Cesare Bernieri nel Regno Unito il 15 novembre 1866 (Collezione Caccialanza)
Melchiorre Falardi (Bari, provincia di Napoli; Lecce) Carte de visite (Collezione Parpani)
Per ulteriori informazioni si veda: R. Caccialanza, Privative industriali [fotografia] rilasciate in Italia dal 1844 al 1885 e corrispettive in Austria, Francia, Regno Unito e Spagna, Roma, Cromografica Roma srl, 2015
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Stabilimento fotografico Ganzini (Milano) Carte de visite (Collezione privata)
Lucia Guardiani (Piacenza) Carte de visite (Collezione privata)
Photographie Artistique (Camille Brion) (Marseille) Carte de visite camĂŠe (Collezione Caccialanza)
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C. W. Carter (Salt Lake City) Carte de visite con doppio fondo marmorizzato (Collezione Caccialanza)
LEANDRO CROZAT Sistema Crozat
NOTE
completamente al buio. La tela è allora pronta a ricevere le stampe fotografiche come se fosse carta preparata con il metodo ordinario. Non facciamo menzione di tutte le altre operazioni di fissaggio in quanto sono le medesime del procedimento tradizionale”. 19 L’articolo è riportato anche sul ‘Diario de Menorca’ del 23 agosto 1863. 20 Edizione del 12 agosto. 21 Edizione del 30 novembre 1863. 22 Nessuno dei ritrovati di Lucy fu registrato in Spagna, nel Regno Unito né tantomeno in Italia. Sul n. 11/1864 della rivista ‘Les Mondes’ curata dall’abate Moigno, p. 286, Lucy afferma: “i fotografi di professione sanno bene quanto è difficile soddisfare il pubblico, soprattutto le donne; non contente di una semplice fotografia, la fanno spesso colorare. Ma il colore del pittore, sebbene leggero e sfumato, rovina il modellato della fotografia, e qualche volta fa addirittura sparire la somiglianza. Ho voluto eliminare questo inconveniente producendo, con mezzi chimici e l’aiuto di alcuni sali incolori, una colorazione intima, incorporata direttamente nella carta o allo strato d’albumina e che lascia, di conseguenza, apparire tutto il modellato della fotografia. I colori prodotti sono il risultato della combinazione del sale impiegato con il cloruro d’argento della carta. […] I cloruri metallici e alcalini mi hanno sempre dato dei risultati migliori degli altri sali. Impiego di preferenza i cloruri di sodio, di potassio, di calcio, d’oro, di mercurio, cobalto, di ferro, di stagno, ecc. Fra gli altri sali, l’acetato di piombo e il cianuro di potassio mi hanno dato degli ottimi risultati…”. 23 N. 5, marzo 1864. 24 Per quanto è dato sapere, dal giorno della concessione (21 novembre 1862) al 23 luglio 1863, l’importo totale riscosso dai Crozat per la cessione della privativa ai suddetti acquirenti ammonterebbe a 43500 Rs. 25 Copia della scrittura pervenne alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 4 marzo si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 26 Le copie delle scritture relative alle cessioni a De Mora e Banet pervennero alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 11 marzo si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 27 In precedenza fu insegnante di disegno. 28 Rocafull si formò come pittore alla Accademia di Belle Arti di Cádiz. Fu premiato con una medaglia d’argento alla esposizione artistica di Cádiz del 1854 e prese parte alla mostra di Jerez del 1858. Nel 1859 aprì l’atelier di fotografia ‘Bellas Artes’ in Calle Ancha. Fu uno degli espositori iberici che parteciparono alla Esposizione Universale di Parigi del 1867 dove vinse una medaglia al merito. All’epoca collaborava con la rivista ‘Ilustración Española y Americana’ in qualità di corrispondente da Siviglia, Alicante, Cartagena e Malaga. Nel 1869 venne eletto accademico delle Nobili Arti di San Fernando. 29 Archivo Histórico Provincial de Málaga, Protocolo Notarial de Málaga Capital, notário Manuel Romero de la Bandera, n. 4693, fol. 505. 30 Le copie delle scritture relative alle cessioni a Rocafull, Camaño e Sanchez, pervennero alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 6 maggio si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 31 Archivo General de la Región de Murcia, Notariado de la Provincia de Murcia, NOT,11451, folios 507r-511v, 4 maggio 1863: “Scrittura privata per la cessione di un privilegio d’invenzione di Leandro Crozat Sempére a favore del fotografo Julio Planchard per lo sfruttamento nella città di Murcia. Leandro Crozat Sempére, nativo di Alcoy e residente a Valencia, residente temporaneo a Cartagena, calle del Aire, n. 20, celibe, di 36 anni di età e di professione fotografo, a nome proprio e a quello del suo fratello Nicolás, residente a Siviglia, cede lo sfruttamento di un privilegio d’invenzione di un procedimento meccanico per ottenere nella stessa prova fotografica due fondi, a Julio Planchard Thenille, nativo di Moulins, Dipartimento dell’Alliers (Francia) e residente a Murcia, calle de Rillo, n. 10, sposato, fotografo, di età superiore ai 50 anni, al prezzo de 5.000 Reales per l’uso in esclusiva nella città di Murcia per cinque anni. Include il trasferimento del potere concesso da Nicolás Crozat a suo fratello a Cordoba, il 16 gennaio 1863”. Copia della scrittura pervenne alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 16 giugno si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 32 Copia della scrittura pervenne alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 11 luglio si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 33 Copia della scrittura pervenne alla direzione del Reale Istituto Industriale che in data 20 agosto si premurò di inviare la propria convalida alla Direzione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (sezione Industria). 34 Antonio Aldanondo (1831-1891) iniziò la propria attività di dagherrotipista a Buenos Aires nel 1849. A partire dal 1856 si associò con i professionisti Jorge Sulzmann e Luigi Bartoli, quest’ultimo di origini italiane, che per qualche anno si specializzarono in ritratti di “defunti e infermi, a domicilio” (stabilimento in Calle Recoba Nueva 56); nel 1861 traslocò in Calle Florida 129, poi in Calle Rivadavia 535 (1872) e infine in Calle Esmeralda 518 (1883). Anche il fratello di Aldanondo, José Maria, praticò la professione di fotografo (http://aldanondo.tripod.com/curiosidades.html). 35 ‘La Nación’, 8 febbraio 1870. 36 Edizione del 25 gennaio 1870.
1 Si ritiene corretto precisare che, nonostante la ricerca sia stata condotta per la quasi totalità dallo scrivente, alcuni spunti e informazioni sono stati ricavati dal testo Una de las principales aportaciones españolas a las técnicas fotográficas del siglo XIX: los procedimientos ‘a dos tintas o de doble fondo’ (1862) y el de ‘impresión instantánea del colorido’ (1863) de los Hermanos Crozat, a cura di María José Rodríguez Molina, archivista dell’Archivio Generale e Fotografico della Deputazione di Valencia, e di José Ramón Sanchis Alfonso, direttore degli Archivi e Biblioteche del Municipio di Torrent. La relazione epistolare con gli studiosi iberici, iniziata nel settembre 2012, ha avuto origine del tutto fortuita rispetto allo svolgimento delle ricerche dello scrivente, essendo queste in corso da lungo tempo (7 gennaio 2010). Un resoconto dell’indagine curata da Rodríguez e Sanchís è stato presentato nel corso della XII conferenza internazionale ‘Image and research’ tenutasi a Girona dal 20 al 23 novembre 2012. 2 Junta de Agricultura, Industria y Comercio de la provincia de Sevilla, Resúmen de los acuerdos celebrados por la Junta de Agricultura Industria y Comercio de la provincia de Sevilla en el año de 1863, sobre asuntos de interés general, impr. Alvarez, Sevilla 1863, pp. 2-3. 3 Nella ‘Guía general de Sevilla, su provincia’, curata da V. Morillas y Alonso, edita nel 1860 dalla ‘Revista Mercantíl’, sono iscritti solo tre fotografi: Francisco Leigonier, Calle Revetilla 8; Alejandro Massari, Plaza de S. Francisco; Gumersindo Ortiz, Calle Muela 8. 4 Probabilmente Nicolás rilevò lo stabilimento fotografico che dal 1874 al 1876 fu di Conceptión Villegas. Tuttavia nel Censo Generale della Popolazione di Siviglia formato nell’agosto 1875 Nicolás, fotografo quarantacinquenne, vedovo, risulta già domiciliato in Calle Barcelona n. 8. 5 La ‘Guía de Sevilla’ è stata edita nel 1865 e 1866, dal 1872 al 1896. Il nome di Nicolás Crozat compare nelle edizioni del 1865 (p. 142), 1866 (p. 129), 1877 (p. 422), 1878 (p. 444), 1879 (p. 422), 1881 (p. 432). 6 Dal 1875 almeno fino al 1881 si trova all’indirizzo Calle Sierpes 16 la ditta ‘Fotografia Universal – Beauchy-Rodríguez’, che operava anche nel 1875 e 1879 quando invece il nome di Antonio Rodríguez Téllez non era nell’elenco dei fotografi di Siviglia. Risulta che nel 1874, quando appare per la prima volta sulla ‘Guida’, Jules Beauchy detto ‘El francés’ in quanto originario della Picardie, aveva uno studio fotografico al civico n. 30 di Calle Sierpes. 7 In una carte de visite dei primi anni Ottanta si trova: “A. Rodríguez – Fotógrafo – de SS. MM. les Reyes de España – de D.a Isabel 2a – y de SS. AA. RR. [la infanta Elena?] – 14, Sierpes, 14 – Sevilla”. 8 Leopoldo Casiñol Faute, nato a Perpignan nel 1812, morì a Jerez nel 1888. Si veda la sua biografia nel volume a cura di E. Pereiras Hurtado, La Fotografía en el Jerez del siglo XIX, Ayuntamiento de Jerez, Jerez 2000, p. 96. 9 L’evento si svolse nei locali appartenenti alla ‘Sociedad Económica de Amigos del País’, situato al piano terra del Casinò Jereziano. 10 Ritratti in eliocromia, la sua collezione era accompagnata da una memoria esplicativa del procedimento. 11 Exposicion Aragonesa de 1868, Catálogo de los expositores premiados a propuesta de la Junta General del jurado, Tipografia de C. Ariño, Zaragoza 1868, p. 21. 12 J. Caballero Ragel, Exposiciones y artistas en el Jerez del XIX: las exposiciones de la Sociedad Económica Jerezana, Jerez 2007, pp. 206-208. 13 L. M. Caballero, Anuario general del comercio, de la industria y de las profesiones, anno III, Oficinas del Anuario, Madrid 1863, p. 511. In alcune CDV che si suppone siano antecedenti al 1863 si trova l’indicazione: “R. Valls y Benavente – Fotógrafo – Luna, n° 6 – Madrid”. 14 Quasi due anni più tardi, nella seconda metà di ottobre 1864, troviamo Valls y Benavente associato al “pittore accreditato” Amici, che offre “all’infimo prezzo di 40 Reales […] una dozzina di ritratti tarjetas (ovvero in formato carte de visite, ndr) e uno dipinto con grande cura in omaggio”. I clienti potevano recarsi al gabinetto di fotografia dalle 7 fino alle 18 (‘La Iberia’, 21, 23 e 26 ottobre 1864). 15 Edizione del 15 agosto 1863. 16 ‘El Comercio’, 3 maggio 1863. 17 Il 16 giugno 1857 Antoine Cosmes, fotografo a Parigi, deposita il brevetto n. 32627 per la colorazione e il montaggio delle prove fotografiche. L’autore mostra una prova non incollata né verniciata in una cornice a giorno (si tratta di una carta salata). Dipinge sul retro all’acquerello senza impiegare il bianco puro o miscelato. Infine olia la prova per renderla trasparente, la vernicia su entrambe le facce e la incolla su un cartoncino bianco o una lastra dagherrotipica galvanizzata. Il prodotto così ottenuto ha preso il nome di Otafanotipo. 18 Il giorno 2 gennaio 1858 Antoine Cosmes e Antoine Lacombe, a Lione, depositano congiuntamente il brevetto n. 34980 per la stampa di soggetti fotografici su tele preparate: “acquistiamo presso un fornitore per artisti pittori una comune tela preparata. Dunque, la prima operazione ha lo scopo di sgrassare la superficie della tela, a tale scopo la sfreghiamo con un tampone di cotone imbevuto di una soluzione acquosa di potassio o di un qualunque sale alcalino fino a che il liquido cola omogeneamente e senza fare degli aloni di grasso sulla superficie della tela. Una volta fatto ciò togliamo l’eccesso di liquido e, immediatamente dopo, versiamo sulla superficie della tela una soluzione di sale marino nella misura di un grammo di sale per 500 grammi d’acqua ordinaria. Lasciamo sgocciolare e seccare la tela completamente. Quando la tela è ben secca versiamo una soluzione di nitrato d’argento al 20 % in acqua distillata, lasciamo sgocciolare e seccare la tela
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collocare il vetro spulito sconvenevolmente e segnarlo con quattro punti corrispondenti ai quattro angoli della prova-schermo), e poso sopra questo una prova sensibile (la figura al dissotto) già stampata a fondo sfumato, osservando che i due lati e l’angolo di richiamo di essa prova corrispondano perfettamente con quelli della prova inferiore (schermo). Essendo così stabilita la sovrapposizione delle due imagini [sic] chiudo il torchietto ed espongo alla luce diffusa sino a che il fondo abbia preso la tinta che desidero; e cosi ottengo un doppio fondo bellissimo col mio nome stampato in lettere bianche. Il vetro che separa le due prove ha per effetto di annullare la leggiera differenza che potrebbe esistere nella sovrapposizione delle due imagini e di produrre una tinta unita, distribuendo egualmente la luce. I neri ed il rosso della prova-schermo impediscono l’azione della luce sul disegno sensibile, che si trova cosi coperto durante l’impressione del fondo. Questo processo, lungo a descriversi, è facilissimo a praticarsi, e con un po’ di attenzione si ottengono risultati perfetti sino dai primi tentativi. Punti di richiamo esattamente segnati, tanto sulla carta quanto sulla matrice, sono indispensabili per ottenere la sovrapposizione delle due (quando si tira il fondo) ed assicurare un esito completo”. 59 Dal 1965 la contea di Middelsex fu inglobata nella ‘Greater London’. Si è accertato che nelle immediate vicinanze dell’indirizzo indicato nella richiesta di patente da Crozat o dal suo rappresentante, precisamente nel medesimo stabile, si trovava la sede dell’Ufficio Brevetti inglese. 60 G. Wharton Simpson, The photographic news: a weekly record of the progress of photography, vol. X, ed. Thomas Piper, Londra 1866, p. 32. Si veda anche l’annuncio apparso su The Chemical news and journal of physical science, vol. 10, 24 dicembre 1864, p. 307: “Notices of patents – Communicated by Mr. Vaughan, patent agent, 54 Chancery Lane, W. C. - 2953. Leandro Crozat, Seville, Spain, ‘Improvements in photographic process, and in portraits or images produced thereby’. Petition recorded November 25, 1864”. 61 “Nel nostro ultimo ‘Year-Book’ abbiamo fornito i dettagli della manipolazione nella stampa combinata, impiegati dal signor H. P. Robinson nella produzione di fotografie da più negativi. Ora diamo alcuni suggerimenti sulla doppia stampa, che non consiste nella stampa da diversi negativi ma nel lavorare con l’aiuto di maschere, motivi e margini colorati, che materialmente possono aumentare la bellezza delle stampe. Riassumiamo i dettagli proposti negli articoli di Mr. Cooper, che sono apparsi nel ‘Photographic News’: procuratevi della carta fotografica sottile che deve essere salata, sensibilizzata, ed esposta alla luce fino a che sia completamente annerita. Questo è per formare le maschere. Il primo metodo che considereremo è la vignetta in un fondo colorato. Stampate la miniatura nel solito modo. La prossima cosa che serve è un’asse, piuttosto livellata, ricoperta di velluto o flanella. Prendete un pezzo di carta per mascheratura destinato ad essere annerito, che non sia ancora stato esposto alla luce, e su di esso si stampi una debole impressione dal negativo che sarà utilizzato per la stampa finale. Con un paio di forbici affilate ritagliate la sagoma della testa e delle spalle, come se fosse un ritratto, rendendolo però leggermente più piccolo rispetto alla stampa originale, di modo che non possa produrre un alone di luce sul bordo della testa; tagliate la porzione inferiore in dentellature o frange; fissatelo rapidamente con un po’ d’acqua gommata al centro di una lastra di vetro priva di macchie o bolle d’aria; esponetela al sole sino a che sia sufficientemente scurita per ostacolare i raggi chimici. Sul lato opposto del vetro gommate un piccolo pezzo di cotone idrofilo e passatelo sopra le frange della maschera, per ‘ammorbidirle’ più efficacemente. Una volta stampata la vignetta, posizionatela sul lato coperto; posate la lastra di vetro sulla quale la maschera è gommata, avendo cura che sia nella posizione corretta, ed esponetela alla luce finché il colore richiesto sia stato raggiunto. L’uso del velluto o flanella sulla lastra serve per evitare che la stampa si muova quando il vetro viene spostato. L’attenzione dei curiosi è stata ultimamente richiamata dal signor Wharton Simpson: condizione è che quando un pezzo di carta fotografica viene esposto ai raggi diretti del sole, il tono prodotto è molto più caldo che se fosse stata posta all’azione di una luce soffusa. La discrepanza fra i toni rimarrà tale in tutti i successivi processi. Se desideriamo che la tinta sia più fredda della fotografia dobbiamo operare in una luce più debole di quella alla quale il negativo è stato esposto, o viceversa. La produzione di un medaglione in una tinta seppiata è ottenuta essenzialmente con lo stesso principio della vignetta. Dalla carta annerita tagliate una maschera di forma ovale o altro e applicatela sul negativo. La stampa prodotta, ovviamente, avrà un margine bianco; noi ora dovremo colorarla. Al fine di non danneggiare l’immagine con uno sfondo troppo scuro può essere utilizzata una maschera ovale. Una certa cura dovrà essere prestata nel prevenire la formazione di aloni sul lato del medaglione. Ove possibile il metodo di colorazione utilizzato con la vignetta produrrà un effetto molto più fine. Lo sfondo poi, essendo colorato, per quanto riguarda il colore, molto simile a quello del margine, cade lontano, per così dire, facendo sì che la figura assuma un’espressione più realistica che sembra essere quasi stereoscopica. Con la giusta illuminazione i cieli bianchi e le luci parassite possono essere eliminati, e la luce e l’ombra di molti ritratti rese molto più armoniose. Il signor R. Harmer, che ha lavorato con molto successo in doppia stampa, suggerisce che quando uno sfondo colorato deve essere introdotto in vignette e altre immagini, cioè dopo avere stampato il ritratto, i nitrati residui possono essere lavati via, e in seguito le esposizioni conferite serviranno per produrre le necessarie tinte. Questo procedimento, egli afferma, dà risultati uniformi e gradevoli senza difficoltà”. Il testo è stato tratto da The Year-Book of Photography
Fotografo della Casa Reale, Cavaliere dell’Ordine di Isabella la Cattolica e Carlos III, grande medaglia della Croce Rossa e Medaglia di ‘Constancia del Somatén’. 38 Le informazioni sono state tratte dall’Indicatore commerciale di Barcellona degli anni 1863-1865 e dal volume Directorio de fotógrafos en España (1851-1936), a cura di M. J. Rodríguez Molina e da J. R. Sanchís Alfonso, Archivo General y Fotográfico de la Diputación de Valencia, Valencia 2013. 39 Sul retro di alcune cartes de visite si legge: “Con real privilegio de invención concedido à los Sres Crozat – G. Torres – Fotógrafo – Tarragona”. 40 ‘Diario de Tarragona’, 24 novembre 1863. 41 ‘Diario de Tarragona’. 42 ‘Diario de Menorca’, 14 ottobre 1862. 43 ‘Diario de Menorca’, 16 dicembre 1862. 44 ‘Diario de Menorca’, 10 dicembre 1863. 45 ‘Diario de Menorca’, 1° dicembre 1864. 46 ‘Diario de Mahón - Periódico de literatura é intereses locales’, 6 e 8 gennaio 1869. 47 Nel Anuario general del comercio, de la industria y de las profesiones, cit., p. 511, si trova: “Caballero de Gracia, 48, 4°, Fotografía de Fernandez (D. Juan José), pintor de historia, discipulo de la Real Academia de S. Fernando. – Retratos de todos tamaños”. Allo stesso indirizzo risulta il fotografo José Maria Nieto. Inoltre, sotto la voce ‘Ritratti in fotografia’ nella città di Madrid: “Postigo de S. Martin, 19, Fernandez. – Gran surtido de cuadritos para retratos, de varias clases; rústicos para fotografías. – Fotografías de varios personages. D. José Fernandez”. 48 Sul retro di alcune cartes de visite si trova: “Porcelana Privilegiado – León”. 49 ‘La Correspondencia de España - Diario universal de noticias’, 20 ottobre 1867; ‘El Cascabel – Periódico para reir’, 24 ottobre 1867. 50 J. Rovira Soriano, En els inicis de la fotografia, in ‘La Vanguardia’ del 1° ottobre 2010. 51 Per una biografia completa di Zenón si veda la relazione di A. Gallego Jiménez, La fotografía en Santoña hace un siglo, pubblicata nella rivista ‘Monte Burciero’, N. 7/2001, pp. 114-118. 52 Bisogna rilevare che a Santander, intorno alla metà degli anni Sessanta, operò anche il fotografo C. Quintana. 53 Société Française de Photographie, Catalogue de la sixième exposition de la Société Française de Photographie comprenant les œuvres des photographes français et étrangers, Imprimerie de Gauthier-Villars, Paris 1864, p. 10. 54 ‘Revue photographique, recueil mensuel exclusivement consacré aux progrès de la photographie’, Paris 1865 ( maggio), p. 131. 55 Vanel compare per la prima volta ne ‘L’Indicateur Marseillais’ del 1850 dove è indicato come sarto (“tailleur d’habit”), operante -e forse anche residente- al civico 32 del Quai du Port; nel medesimo annuario si trova un cambiamento di professione nel 1854 e 1855, quando diventa “sarto e dagherrotipista” (“tailleur et daguerréotype”). In seguito Vanel sparisce dalla guida marsigliese per riapparire nel 1864, quando è “fotografo” all’indirizzo 2, place Vivaux; negli anni successivi, fino al 1873, ha studio in Rue de la Loge 9; nel 1869, secondo quanto riportato dalla lista elettorale, Vanel (all’epoca cinquantenne) risiedeva all’indidrizzo 2, Claux Vivaux ed era “fotografo”. In quell’anno, al medesimo indirizzo, oltre a una Ditta di produzione di Vermouth e assenzio, si trovava il fotografo Émile Camizano, che evidentemente rilevò lo studio e le attrezzature impiegate fino ad allora da Vanel che tornò a dichiararsi sarto. 56 Falegname. 57 ‘Revue photographique, recueil mensuel exclusivement consacré aux progrès de la photographie’, Parigi, luglio 1864, pp. 185-187. L’articolo è stato ripreso da ‘El Eco de la Fotografía’, n. 6, aprile 1864, p. 47 (si veda R. Garófano Sánchez, El propagador y el Eco de la fotografía: publicaciones pioneras sobre fotografía en España: 1863-64, ed. Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía, Sevilla 2005). Si veda a p. 30 (Francisco de Selgas). 58 ‘Revue photographique’, cit., maggio 1865, pp. 131-134. L’articolo fu riportato su ‘La Camera Oscura, rivista universale dei progressi della fotografia’, tip. G. Redaelli, Milano 30 giugno 1865, pp. 66-67: “ecco qua come io pratico [il doppio fondo] con successo: stampo il fondo sfumato come al solito. Quando la prima prova è abbastanza definita, e prima di muoverla dal posto che essa occupa sulla negativa, segno sul collodio un richiamo che coincida perfettamente con due lati e un angolo della carta impressa (la parte inferiore delle sbavature del foglio, il lato destro della prova e l’angolo inferiore a dritta). Se il richiamo è fatto a dovere tutte le prove positive dovranno potersi ricollocare sulla loro matrice esattamente al posto che esse occupavano durante l’impressione dell’imagine. Fatta la tiratura ordinaria, ed ogni prova essendo stata diligentemente segnata a tergo con punti corrispondenti ai richiami della negativa prima dell’esposizione alla luce, prendo una di queste prove, la intono, la fisso e la lavo. Asciutta che sia, con colore rosso (vermillon) ricopro con precauzione la faccia, il collo, la camicia, ed i lumi dei capelli (ma non le parti chiare prodotte dalla degradazione del disegno). Questa prova preparata in tal guisa servirà di schermo per la tiratura a doppio fondo di tutte le altre. È necessario un vetro spulito [sic] di tre o quattro millimetri di spessore, il quale porti sul verso liscio inciso il nome del fotografo (le lettere devono essere in senso inverso come sulla pietra litografica), nello scavo dell’incisione si introduce un poco di colore rosso. Essendo ogni cosa preparata, metto la prova-schermo (la figura al dissotto) sul vetro del torchietto, internamente, la ricopro col vetro spulito, con l’iscrizione volta all’insù (affinché l’iscrizione sia sempre stampata al luogo voluto è d’uopo 37
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Qui si deve aver tutta la cura di mettere le due superfici perfettamente a contatto ed evitare le bolle d’aria, ciò fatto si carica la prova con aluni fogli di carta soffice ed una lastra di piombo e si mette ad essiccare. Se molte lastre fossero trattate in tal modo ad un tempo stesso, si collocherebbero le une sulle altre intromettendovi dei fogli di carta. È poi facilissimo separare le prove dal vetro: basta tagliar la carta all’ingiro, ed esse si staccano da sé. Così si ottiene quella superficie brillante che dà alle fotografie il nome di smalti. Questo è il nostro metodo, e probabilmente sarà quello stesso per cui si pagarono dieci dollari. In ogni caso i risultati sono identici (abbiamo trovato nelle nostre esperienze che è più comodo e risponde meglio allo scopo il far galleggiare per un mezzo minuto la prova sulla gelatina liquida evitando, s’intende, bolle d’aria, invece di versar questa sopra lo strato di collodio…”. 73 30 maggio 1865, p. 47. 74 Le notizie biografiche a proposito di Cassan, anche conosciuto come ‘K100’ (a partire dal 1870 circa), sono assai scarse. Fu certamente attivo a Montauban in Rue des Cordeliers 14; negli anni Sessanta viene indicato come “Direttore rappresentante del Panteon dell’Ordine Imperiale della Legione d’Onore per il dipartimento di Tarn-et-Garonne”. Sul retro di alcune CDV si trova: “Médaille d’argent – 1er prix – Décerné à la photographie (Exposition des produits de l’industrie – 1865)” oppure “Médaille d’argent – Brévété S.G.D.G.”. In campo fotografico pubblicò i manuali: Méthode pour dégrader les épreuves photographiques (1863); Nouveaux procédés photographiques brevetés: méthode descriptive des procédés - Système Cassan (1875); Nouvelle méthode de développement des plaques au gélatino-bromure, supprimant l’examen par transparence des clichés photographiques (1885). Le poesie sono state raccolte nei volumi a suo nome: Bonheur et tourments d’amour: poème en huit tableaux ou romances (1867); La France et le Quatre septembre: poésie (précédée de) Napoléon III et nos paysans, vers dédiés aux laboureurs (1871). 75 Solamente Dio avrebbe potuto privare il Sovarano dell’autorità ereditata, non esistendo sulla Terra altro potere cui egli potesse essere sottomesso. 76 ‘Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’, 5 dicembre 1866. L’atto è stato firmato a Perugia. 77 ‘El Menorquín - Periódico literario, científico é industrial’, 21 aprile 1867; ‘La Correspondencia de España - Diario universal de noticias’, 20 ottobre 1867; ‘El Cascabel – Periódico para reir’, 24 ottobre 1867. Si veda a p. 44. 78 ‘Diario official de avisos de Madrid’, 19 marzo 1867. 79 Si veda l’articolo Desarollo y progreso de la industria Catalana pubblicato sul ‘Diario de Barcelona’ dell’11 febbraio 1868. 80 ‘El Museo Universal – Periódico de ciencias, literatura, artes, industria y conocimientos utiles’, anno XII, n. 22, 30 maggio 1868. 81 Anche ‘Photographia Academica de Carneiro & Gaspar’. Oltre alle sedi di San Paolo e Santos, sul retro delle CDV è riportato l’indirizzo della filiale parigina situata al 79, Rue de Rivoli (“Casa em Paris, Rua de Rivoli 79”). 82 Edizione del 19 agosto 1868. 83 Edizioni del 4 e 11 ottobre 1868. 84 ‘Corréio Paulistano’, 10 marzo 1869. 85 ‘Dezeseis de Julho’, 4 gennaio 1870; ‘Jornal de tarde’, 11 febbraio 1870. 86 W. Martins, Um Brasil diferente: ensaio sobre fenómenos de aculturação no Paraná, Editora Anhembi, São Paulo 1955, p. 212. 87 ‘Gazeta de Campinas’, 6 gennaio 1870. 88 Nel 1875 Rosen possedeva una filiale della ‘Photographia Campinense’ a São João do Rio-Claro, Rua do Commercio 20. Per una biografia di Rosen si veda il volume A cidade: os cantos e os antros - Campinas, 1850-1900, a cura di J. R. do Amaral Lapa, Editora da Universidade, São Paulo 1996, pp. 118-120. 89 ‘O liberal do para’, 1° aprile 1870. La reclame, che occupava lo spazio di metà pagina, è stata pubblicata in varie occasioni fino al 17 gennaio 1871. 90 Deslandes iniziò la professione come dagherrotipista a Curitiba nel 1857; due anni più tardi si trasferì a San Paolo, nel 1865 a Ouro Preto. La collaborazione con Faria si dissolse dopo pochi mesi, pertanto Deslandes si trasferì a Cachoeiro do Itapemirim, una località nell’entroterra a nord-est di Rio de Janeiro (B. Kossoy, Dicionário histórico-fotográfico brasileiro: fotógrafos e ofício da fotografia no Brasil (1833-1910), Instituto Moreira Salles, São Paulo 2002, p. 130). 91 Dopo la separazione da Deslandes, Faria continuò a lavorare in proprio fino alla morte, avvenuta precocemente nell’ottobre del 1876 (B. Kossoy, Dicionário histórico-fotográfico brasileiro…, cit., p. 130). 92 ‘Correio da Victoria’, 5 e 6 aprile, 27 luglio e 24 settembre 1870 (in quest’ultimo caso l’avviso pubblicato ha la data del 19 settembre). 93 In base a quanto riportato su ’Almanak Administrativo, Mercantil e Industrial do Rio de Janeiro’, Cypriano avrebbe iniziato a promuovere lo stabilimento di Rua dos Ourives 34 nel 1855 (l’anno precedente l’intestazione era ‘Officina de Guilherme Telfer’). La società con il venticinquenne Pedro Satyro de Souza da Silveira, nobile Cavaliere della Casa Reale del Portogallo, nacque nel maggio 1870 e la lotteria fu organizzata appositamente per promuovere l’atelier. Cypriano non è più segnalato dopo il 1877, mentre dall’anno seguente Silveira aprirà una succursale in Rua das Laranjeiras 136. Morì il 26 agosto 1895 all’età di 50 anni. 94 ‘Jornal de tarde’, 25 giugno 1870. 95 ‘Diário de Noticias’, 5 maggio 1871. 96 ‘Diário do Rio de Janeiro’, 24 luglio 1870. Secondo G. Ermakoff, O negro na fotografia do século XIX, ed. George Ermakoff, Rio de Janeiro 2004, Bernardo
and Photographic News Almanac for 1865, G. Wharton Simpson ed., London 1865, pp. 45-46. Si vedano anche: R. Harmer, ‘Double or fancy printing’, in The Photographic News: a weekly record of the progress of Photography, vol. VII, 22 maggio 1863, G. Wharton Simpson, London 1863, p. 243; C. Waldack, American Almanac of Photography, H. Watkin, Cincinnati 1864, pp. 58-61 (articolo tratto dal ‘Photographic News Almanac’). 62 Archivos Históricos de Protocolos de Madrid, Contrato de préstamo otorgado por Leandro Crozat, vecino de Sevilla, y Carlos Hingston, vecino de Londres, Londra 26 gennaio 1865, T. 31935, f. 2r.-3v. 63 Classe VII, sezione I, ‘Lavori di metalli preziosi e gioielli’: una guantiera lavorata a ornato, una tazza con piattello d’argento, un candelabro con figura rappresentante l’amicizia e un vaso da tavola per fiori. Si veda: Esposizione Italiana agraria, industriale e artistica tenuta in Firenze nel 1861 – Catalogo officiale pubblicato per ordine della Commissione Reale, tip. Barbera, Firenze 1861, p. 107, n. 2077. Riccò prese parte anche alla Esposizione internazionale di Dublino del 1865 con un album a stampa naturale e fu premiato con medaglia (‘Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia’, 22 novembre 1865). 64 Esposizione Italiana…, cit., p. 199, n. 4645. Nella motivazione si spiega che Riccò aveva perfezionato il metodo inventato da Luigi Auer di Vienna per “imprimere la figura degli oggetti naturali su lastre metalliche con pressione diretta. Semplicissima è la preparazione delle lastre, notabile la compressione…” (Esposizione italiana…, cit., vol. III, Classi XIII a XXIV, tip. G. Barbera, Firenze 1865, pp. 249-250). 65 Ed. F.lli Treves, Milano 1864, p. 271. 66 Il figlio di Riccò, Annibale, ingegnere e socio ordinario della ‘Società dei naturalisti e matematici di Modena’ presentò, nel corso dell’Adunanza Generale del 19 dicembre 1875 tenuta presso il Museo Civico, lo stroboscopio a colori, detto anche Cromostroboscopio: si trattava di uno strumento dotato di due dischi rotanti, uno con fessure radiali, l’altro nero con linee bianche; essendo il secondo disco fortemente illuminato da dietro per mezzo di una lampada ad olio, ruotando dava l’impressione all’osservatore che le linee si moltiplicassero e diventassero colorate nello spettro che forma la luce bianca. L’ing. Riccò eseguì davanti ai Soci alcuni esperimenti. Una descrizione dettagliata dello strumento è pubblicata sull’Annuario della Società dei naturalisti in Modena, serie II, anno X, tipi Paolo Toschi e C., Modena 1876, pp. 26 e 31-43. 67 Edizioni del 20, 21, 22, 24, 26, 28, 30 marzo; 1, 3, 6, 8 aprile. 68 Edizioni del 9, 10, 13, 17, 19, 23 giugno. 69 ‘Gazzetta di Milano’, 28 aprile, 5 e 18 maggio 1866. Il 25 ottobre 1866 Calzolari inviò un manoscritto alla Camera di Commercio di Milano dichiarando che il precedente 31 marzo, in seguito a regolare scrittura, era diventato proprietario dell’atelier fotografico di Alessandro Duroni. 70 Aprendo il nuovo Stabilimento Fotografico ‘Bertarelli e Maruti’ di contrada dell’Aquila a Cremona, il direttore Aurelio Betri si premurò di rivendicare pubblicamente l’esclusiva per Cremona del sistema ‘Crozat’: il giorno 1° luglio 1865 sul ‘Corriere Cremonese’ apparve l’annuncio che “col giorno 15 Luglio verrà aperto un nuovo stabilimento fotografico a Doppio Fondo sistema Crozat, Privilegiato con Brevetto Reale 23 marzo 1865. Contrada dell’Aquila, dirimpetto alla Stamperia Feraboli in Cremona. Il sottoscritto, quale rappresentante di detto stabilimento, annuncia essere il solo investito nella città di Cremona all’esercizio del sistema Crozat, privilegiato, e dichiara che lo farà valere a termine di legge contro coloro che se ne prevarranno senza di lui consenso quantunque ne usurpassero il sistema con qualsivoglia altro titolo. Il Rappresentante Betri Aurelio”. Informazioni sullo stabilimento fotografico ‘Bertarelli e Maruti’ e la biografia di Betri sono pubblicate sul volume Fotografi a Cremona fra l’Ottocento e il Novecento, a cura di R. Caccialanza (Fantigrafica, Cremona 2010). 71 “Fotografia con privilegio del Pittore Colombo – Novara – Viale della Stazione”. Colombo vanta premi alle esposizioni di Napoli 1870 e 1877, Pavia 1873 e 1877. Ebbe altro atelier in Bergamo (P. Manzone, Un repertorio dei fotografi piemontesi tra il 1839 e il 1915, Cuneo 2001-2009; P. Manzone, Fotografi e fotografia di provincia – Studi e ricerche sulla fotografia nel Cuneese, Biblioteca Civica di Cuneo, Nerosubianco, Cuneo 2008). 72 ‘La Camera Oscura’, 31 marzo 1865, p. 278, articolo tratto da ‘Humphrey’s Journal’: “Processo per smaltare le fotografie semplici o miniate. Qualunque prova positiva sopra carta, che sia coperta da una superficie lucida e brillante, si può annoverare tra le fotografie smaltate. Per conseguirle fate la seguente miscela: alcoole grammi 31, acqua gr. 7,08, acido nitrico goccie 16. Coprite di questa soluzione una lastra di vetro ben netta, fate asciugare, stendetevi il collodio nel modo consueto e lasciate che di nuovo si asciughi. Il collodio adoperato a quest’uso dovrà essere denso e contenere di preferenza un eccesso d’etere, il quale produce uno strato tenace e glutinoso. Prendesi poi: gelatina grammi 31, acqua gr. 124. Si lascia per più ore a bagno nell’acqua fredda, poi scaldasi finché sia disciolta e si filtra a caldo. Con questa soluzione si forma un nuovo strato sopra quello di collodio (il metodo annunciato serve egualmente per le fotografie che fossero miniate; così le saggie osservazioni del giornale americano valgono anche per noi, tanto che ce le facciamo nostre, credendo in tal guisa aver adempiuto in modo autorevole ed imparziale alla promessa da noi fatta nel precedente numero, parlando del così detto sistema Crozat). La prova montata che vuolsi smaltare è in pari tempo inumidita da ambe le parti indi compressa tra due fogli di carta bibula e distesa, coll’immagine in giù, sopra la gelatina che ha già avuto tempo di coagularsi, se non di seccare affatto.
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di rilievo: vi eposero, fra gli altri, Pueyrredón e Manzoni. La ditta ‘F.lli Fusoni’ pubblicò anche diverse litografie (D. Petriella, S. Sosa Miatello, Diccionario Biográfico ItaloArgentino, Asociación Dante Alighieri de Buenos Aires, Buenos Aires 1976). 118 L’imprenditore, nato a Milano, e Fusoni, furono i primi negozianti di carte da parati (importate dall’Europa), di legno per cornici, pitture e vernici nonché vari articoli del ramo. Nel 1872 intervenne di sua iniziativa e con l’influenza che esercitava per costruire l’Ospedale Italiano, del quale fu il primo presidente; nello stesso anno fu iniziatore, vicepresidente della commissione direttiva e direttore della ‘Banca d’Italia e del Río de la Plata’ (D. Petriella, S. Sosa Miatello, Diccionario..., cit.). 119 ‘El Siglo’, 28 aprile 1867. 120 ‘La Nación’, 18, 25, 27 gennaio; 1, 2, 4, 6, 8, 9, 11 febbraio 1870. 121 Memoria del Ministerio de Relaciones Esteriores presentada al Congreso Nacional de 1875, Imprenta de la Unión, Buenos Aires 1875, pp. 136-137, 154-155. 122 República Argentina, Congreso Nacional, Cámara de Senadores – Sesiones de 1871, imprenta de la H. Cámara de Diputados, Buenos Aires 1930. Si vedano anche: República Argentina, Congreso Nacional, Cámara de Diputados – Año 1872, imprenta de P. E. Coni, Buenos Aires 1984, pp. VI, 120-128, 892-893; Registro Nacional de la República Argentina, tomo XI, Imprenta Americana, Buenos Aires 1872, pp. 154-157. 123 30 dicembre 1872: con questo atto Crozat “cedeva e trasferiva a favore del sig. Ernesto Rouquaud e Cia. tutti i diritti e azioni che gli spettavano in virtù della concessione che gli era stata rilasciata dal Governo Nazionale...”. 124 C. Keller, El tratado de 1881, in ‘Nuestra frontera en el Canal Beagle’, Anales de la Universidad de Chile, Chile 1959, p. 19. 125 Memoria del Ministerio de Relaciones Esteriores presentada al Congreso Nacional de 1873, Imprenta de la Unión, Buenos Aires 1873, pp. 575-577. 126 V. F. López, J. M. Gutiérrez, Revista del Rio de la Plata; periódico mensual de historia y literatura de América, tomo XIII, Imprenta y Librerías de Mayo, Buenos Aires 1877, pp. 434-439. 127 Suprema Corte de Justicia de la Nación, Fallos de la Corte Suprema de Justicia de la Nación, con la relación de sus respectivas causas, tomo n. 129, Buenos Aires, 1918-1919, pp. 120-121. 128 ‘Revista Espiritista, periódico de estudios psicológicos’, n. 11, novembre 1873, pp. 253-254 e n. 1, gennaio 1874, p. 21; ‘La Revelación - Revista espiritista alicantina’, anno III, n. 1/1874; ‘El Espiritista’, n. 12/1878, p. 276; ‘Constancia’, vol. 6, ed. 117, Buenos Aires 1884, p. 691. 129 Fra il 1880 e il 1882 il ‘Centro Industrial Argentino’ pubblicò il periodico quindicinale ‘El agricultor industrial’ e nel 1882 diede impulso alla istituzione del ‘Museo Industrial’. Il 7 febbraio 1887, 407 soci del ‘Club Argentino Industrial’ e 470 del ‘Centro Industrial Argentino’ diedero vita alla ‘Unión Industrial Argentina’. 130 L. Fazio, Memoria descriptiva de la Provincia de Santiago del Estero, Compañia Sud-Americana de Billetes de Banco, Buenos Aires 1889, pp. 323-325. 131 Pedro San Germes y el ingenio contreras – Según la memoria descriptiva de Santiago del Estero de Alejandro Gancedo (1885), in http://historiacriticammt.blogspot.it/2012/01/pedro-saint-germes-y-el-ingenio.html 132 M. D. Pizarro, Miscelanea – Discursos, escritos forenses, memorias, mensajes, notas, cartas y articulos de diario, vol. 1, Alfonso Aveta Editor - ‘La Minerva’, Córdoba 1897, pp. 161, 168-169. 133 Avellaneda (1837-1885), avvocato, giornalista e politico, fu ministro della Giustizia e Istruzione Pubblica durante la presidenza di Domingo Faustino Sarmiento (1868-1874); ricoprì la carica di Presidente dell’Argentina dal 12 ottobre 1874 al 12 ottobre 1880. 134 Registro nacional de la República Argentina que comprende los documentos expedidos desde 1810 hasta 1891, vol. 8, Imprenta especial de obras ‘La Rep/u\blica’, Buenos Aires 1896, p. 318. 135 Establecimiento tipográfico de ‘La Pampa’, Buenos Aires 1882, p. 386. 136 A vari gradi fu rappresentante dell’Argentina in Cile: a partire dal 1° aprile 1873 ufficiale della delegazione nominato con decreto n. 9132 del 15 aprile 1873, poi viceconsole e Console Generale plenipotenziario; dall’ottobre 1884 almeno fino al 1902 ricoprì la carica di Ministro per le Relazioni Esterne in Brasile, Cile (11 dicembre 1893), Bolivia (dal 17 ottobre 1888), Perù (1895), Ecuador (10 aprile 1901). 137 Ministerio de Relaciones Exteriores de Chile, Archivo General Histórico, Fondo ‘Argentina’ dell’Archivo Histórico del Ministerio de RR. EE., vol. 67. 138 Eduardo Cavieres Figueroa, Alberto Fagalde - El puerto de Valparaíso y sus obras de mejoramiento, Biblioteca Fundamentos de la construcción de Chile, Cámara chilena de la construcción Pontificia Universidad Católica de Chile, Producciones Gráficas Ltda., Santiago de Chile 2011, p. 131. 139 A. Iglesias, Alessandri, una etapa de la democracía en América – Tiempo, vida, acción, Editorial Andres Bello, Buenos Aires 1960, pp. 132, 135-138. 140 P. Garreaud, con atelier a Parigi, Boulevard des Capucines n. 13, partecipò alla Esposizione Universale del 1867 (prove fotografiche, viste diverse). 141 ‘El Comercio’, 10 maggio 1867. L’avviso è firmato ‘J. Negretti y Cia’; oltre all’avviso di cambio ubicazione dell’atelier Negretti avvisa che il nuovo locale è stato attrezzato con ogni comodità. 142 ‘El Garibaldi’, 3 novembre 1864; ‘El Comercio’, 7 agosto e 20 novembre 1865, 19 ottobre 1867; K. McElroy, The history of photography in Peru in the nineteenth century (1839-1876), University of New Mexico, 1977, pp. 595-598; https://www.facebook.com/FotografiaPeruanaSigloXIX 143 “L. Fiorillo & Fils – Alexandrie – Rue Chérif Pacha – Ontario Ottawa, Canada
Lopes Guimarães iniziò l’attività nel 1865 nell’atelier di Rua do Hospicio e aprì la succursale in Ouvidor 62 nel 1870, mentre su ’Almanak Administrativo, Mercantil e Industrial do Rio de Janeiro’ Lopes comincia ad apparire nel 1868 e nel 1871 risultano addirittura tre sedi: Hospicio, Ouvidor 62 e Primeiro de Março 27. Quest’ultimo indirizzo sparirà nell’edizione del 1873, Rua do Hospicio nel 1875; dall’anno successivo sarà aperto il solo stabilimento di Hospicio 93, fino al 1879, quando è segnalato il fotografo Antonio Salgado Guimarães, presumibilmente figlio di Bernardo. 97 Christiano Júnior (1832-1902), nato nell’arcipelago a Ilha das Flores (Isole Azzorre), arrivò nella città argentina di Mendoza nel 1861, poco dopo che questa era stata colpita da un disastroso terremoto. Nel 1862 si trasferì in Brasile, a Maceió (Alagoas); nel 1863 aprì un gabinetto fotografico a Rio de Janeiro, Rua d’Ajuda 57b; nei due anni seguenti si associò con Fernando Antonio de Miranda (nel 1864 ‘Christiano Jr. & Miranda’ erano in Rua de S. Pedro 69, nel 1865 la fotografia ‘Christiano Jr. & Fernando’ si trovava in Rua da Quitanda 53). Nel 1866 lo si ritrova in proprio (Rua da Quitanda 45), mentre dal 1867 è associato a Pacheco (stesso indirizzo). Alcune fonti dichiarano che a partire dal 1864 Júnior e Miranda gestirono la ‘Photographia do Comercio’, Rua de S. Pedro 69, ma le informazioni reperite in ’Almanak Administrativo, Mercantil e Industrial do Rio de Janeiro’ attestano che questa cominciò ad apparire solo nel 1869 in Rua da Carioca 40 (fino al 1874), mentre Christiano Jr. continuò ad essere in società con Pacheco fino al 1875: fra il 1866 e il 1868 al medesimo indirizzo si trovava il fotografo A. F. Bernassi. Nel dicembre 1867 Júnior aprì una succursale a Buenos Aires nella elegante Calle Florida, civico n. 159; nel 1871 vinse una medaglia d’oro alla Esposizione Nazionale di Córdoba, nel 1876 ottenne eguale riconoscimento dalla Società Scientifica Argentina per la qualità e importanza dei suoi lavori fotografici. Morì in Paraguay (Asunción). 98 Pacheco (1830-1912), di origini portoghesi, a partire dal 1857 produsse Ferrotipi e fotografie su carta in Rua d’Ouvidor 40; dal 1859 al 1862 compare nell’Almanacco di Rio de Janeiro al medesimo indirizzo ma come “ambrotipista e fotografista della Casa Imperiale”. 99 ‘Diário de Noticias’, 23 aprile 1871. 100 ‘A Reforma’, 19 agosto 1871. 101 ‘Almanak Administrativo da Provincia do Maranhão’ per gli anni 1870, 1871, 1872, 1873, 1874, 1875. 102 ‘O Despertador’, 19 agosto 1873. 103 Neves fu attivo in Maranhão almeno dal 1867: nel settembre di quell’anno nel suo gabinetto fotografico di Rua Gonçalves Diaz 14, “assai frequentato”, era appena arrivato un apparecchio nuovo con il quale si potevano tirare quattro ritratti su un solo foglio; questi erano realizzati all’istante e in rilievo, grazie al sistema denominato camée-diamant (‘Semanário Maranhense’, 15 settembre 1867). 104 ‘O Despertador’, 23 gennaio 1872. 105 Nato nel 1834, battezzato presso la chiesa della Mercede, Libro n. 32, Foglio n. 197. 106 ‘O Despertador’, 13 luglio 1872. La diatriba nata a Buenos Aires nei primi mesi del 1870 fra Antonio Aldanondo e Christiano Jr. verteva sul fatto che non era ben chiara la distinzione fra i procedimenti che i fotografi affermavano di utilizzare per produrre i ritratti: secondo quanto è emerso dai periodici dell’epoca, le cartes de visite realizzate con il sistema ‘a imitazione della porcellana’ non erano altro che il risultato dell’impiego del ‘sistema Crozat’ associato all’Albertotipia, la cui privativa in esclusiva fu acquistata da Giulio Rossi di Milano nel 1869 (negli articoli vi si fa esplicito riferimento). La questione è trattata in modo più esaustivo nel capitolo dedicato alla vita di Crozat in Argentina. 107 ‘Diário de Minas’, 19 ottobre 1874. 108 ‘Diário de Minas’, 31 luglio 1874. 109 ‘O Despertador’, 11 febbraio 1880. 110 ‘O Cearense’, 15 marzo 1881. 111 ‘Sergipe’, 6 dicembre 1881; ‘Echo Liberal’, 8 dicembre 1881. 112 ‘Gazeta do Norte’, 21 dicembre 1881. 113 Nel 1870 Aldanondo aveva sede in Calle Florida al civico n. 120, mentre Christiano Júnior si trovava al n. 159 (Impuesto de patentes, Rejistro de los contribuyentes de la ciudad de Buenos Aires per l’anno 1870, pubblicazione ufficiale, Imprenta Argentina de ‘El Nacional’, Buenos Aires 1870). 114 Nel 1870 la Fotografia ‘Decap y Benza’ era attiva in Calle Piedad n. 316. 115 Bartolomé Loudet (1823-1887), chimico originario di Tolosa, si trasferì a Buenos Aires sul finire del 1852 dove si affermò pioniere della fotografia; lavorò come aiutante nello stabilimento fotografico di Emilio Lahore fino al 1861, quando aprì uno studio in proprio nella Calle de la Piedad n. 344: qui, alla fine degli anni Settanta, accolse Alejandro Witcomb che, alla sua morte, gli sarebbe successo nell’attività (tratto da ‘Wikipedia’). 116 Prilidiano Pueyrredón (1823-1870) fu un rinomato pittore e architetto che realizzò importanti opere di ingegneria e restauro nella città di Buenos Aires. Dopo avere iniziato gli studi nella città natìa, nel 1835 si trasferì in Europa dove visse per alcuni anni con la famiglia e completò la preparazione. Morì prematuramente all’età di 47 anni prima di poter vedere realizzata la sua maggiore opera in campo ingegneristico: l’innovativo ponte girevole sopra il Riachuelo (tratto da ‘Wikipedia’). 117 Il più conosciuto, Fernando Stanislao Massimiliano, nacque a Como nel 1821. Stabilitosi a Buenos Aires, nel 1855 avviò con i fratelli un grande magazzino di articoli navali, pittura, ferramenta e altri rami minori; lo stabile era stato dotato persino di una sala degli specchi che Fusoni offriva gratuitamente per ogni manifestazione artistica
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1884 – Boston Nordamerica 1884”: compaiono gli stemmi del Regno d’Italia, quello del Regno Unito e della Spagna. 144 Si veda: M. G. Stasolla, Italiani in Egitto: osservazioni e riflessioni sulla base di materiali nuovi o poco noti, Università di Roma ‘Tor Vergata’, Roma 2005; http://badigit.comune.bologna.it/mostre/eritrea/fondo_gandolfi.htm
N. 4 – Genova – Dà lezioni e vende apparati fotografici a prezzi bassi”, su altre ancora si trovano sia gli stemmi caratteristici del ‘sistema Crozat’ che la dicitura “Diritto di privativa”. Si è poi trovata una CDV con etichetta sul retro, racchiusa in doppia cornice nera, sulla quale è scritto: “Alessandro Pavia – Fotografo – Con diritto di privativa sul doppio fondo e raccolta ritratti dei Mille – Eseguisce qualunque lavoro anche a domicilio dei Committenti, dà lezioni – A prezzi ridotti – [angolo inferiore sinistro mancante] 21, piano 1° – Genova”. 157 Via Zono n. 8; secondo P. Becchetti in Fotografi e fotografia in Italia, 1839-1880, ed. Quasar, Roma 1978, a Modena ‘Barbieri e Vandelli’, fotografi pittori, Castellaro, contrada dello Zono n. 8; anche a Lecce, via Templari n. 14. 158 Via dei Macelli n. 15. 159 Via Chiaia n. 171. 160 Oggi Fidenza (PR), via ai Bagni di Tabiano n. 6. 161 Paolo Augusto Crisanti è nato nel 1828. Di lui si conoscono alcuni dagherrotipi, acquisiti dall’Archivio Alinari di Firenze: si tratta di 56 ritratti di persone di Acquapendente, tra i quali due prelati e un ciabattino al lavoro, oltre a una piccola immagine con la nota: “La prima prova della mattina 18 ottobre 1859 fatta nel cortile Leali sulla nuova macchina [fotografica]” (M. Rossi, Ricordi in seppia Acquapendente dagli albori della fotografia agli anni ’20, Archivio Storico del Comune di Acquapendente, Acquapendente 2008). 162 Tipografia del Seminario – Presso Leonardi ed Argentini, Montefiascone 1866. 163 Piazza del Plebiscito n. 8. 164 Oneglia, via dello Statuto, casa Sarati, piano 1°; Ventimiglia, sob.o S. Agostino, casa G. Biancheri, piano 1°. P. Becchetti, in Fotografi e fotografia in Italia, 18391880, lo segnala anche a Cuneo, via Canale, casa Cerutti e successivamente in via Saluzzo n. 28, casa Javelli. 165 Via Toricelle. 166 Piazza Vittorio Emanuele. 167 Piazza dell’Addolorata, casa Ceriola. 168 Contrada Bressa n. 147. 169 Corso Garibaldi n. 86. 170 S. Leonardi, Fra realtà e fotografia c’è un ponte, girevole - Storie di ritratti e di scatti nella Terra d’Otranto di fine ‘800, in ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’, 7 agosto 2010, p. 22, si trova: “a Lecce si ha notizia di dagherrotipi eseguiti dall’editore, libraio, fotografo Pietro Parodi, un genovese presente in città già dalla prima metà degli anni Quaranta e padre di Eugenio Parodi, anch’egli fotografo”. 171 In una CDV con data del 13 aprile 1866, Premi non promuove ancora il ‘sistema Crozat’: “Fotografia A. Premi – Mantova – Portico S.t Carlo N° 806”. 172 I. Zannier, Segni di luce: La fotografia italiana dall’età del collodio al pittorialismo, ed. Longo, 1993, p. 189. 173 Oggi Fidenza (PR), piazza del Duomo n. 47. 174 Piazzetta S. Innocenza n. 918; piazza G. Cesare n. 2. 175 ‘Guida Savallo’, Milano 1880. 176 Il 22 settembre 1862 Louis-Alphonse Cahagnet (1809-1885) registrò una privativa in Francia avente per oggetto Application aux épreuves photographiques du cartoncarte glacé (brevetto N. 55646). Così Cahagnet spiegò il procedimento: “la carta preparata al bianco di zinco, così come è in vendita al pubblico, mi ha offerto -dopo infruttuosi tentativi- degli ottimi risultati. Ho immerso tale-quale la carta in un bagno di vecchio iposolfito, il quale l’ha sensibilizzata allo stesso modo che se fosse stata posta in un bagno d’argento. Ho così ottenuto delle prove molto belle che di conseguenza non hanno dovuto essere sviluppate con il nitrato d’argento né virate con il cloruro d’oro, né tantomeno fissate con iposolfito; è sufficiente lavarle nell’acqua ordinaria, separarle dal cliché e farle seccare”. Nel certificato addizionale del 27 giugno 1864 Cahagnet aferma che pure le carte impiegate dagli stampatori per le cartes de visite non necessitano di essere preparate al bianco di zinco affinché il procedimento funzioni. Cahagnet, scrittore francese, ardente adepto dello spiritismo, pubblicò vari testi, fra i quali: Thérapeutique du magnétisme et du somnambulisme appropriée aux maladies les plus communes (1883), Bible et ses idiots défenseurs au tribunal de la philosophie moderne (1885) (P. Larousse, Grand dictionnaire universel du XIXe siècle: français, historique, géographique, mythologique, bibliographique..., Administration du Grand Dictionnaire Universel, Parigi 1866-1877). 177 Via Toricelle. 178 Piazza Vittorio Emanuele. 179 Corso Venezia n. 77. 180 Il gabinetto fotografico ‘Tarantola Felice e comp.’ si trovava in via Carmine n. 555. 181 Il valore, se attualizzato al 2014, si aggirerebbe intorno ai 1130 Euro. 182 Archivio di Stato di Novara, Ufficio di Insinuazione di Novara, Atti Privati, anno 1865, vol. 1996, c. 108.
Appendice 145 Nel volume a cura di A. Davanne, Annuaire photographique pour l’année 1865, Gauthier-Villar imprimeur-libraire, Paris 1865, p. 38, si riporta: “Crozat (2,953). Lustrage des épreuves par le collodion”. Si veda anche G. Wharton Simpson, Photographic news: a weekly record of the progress of photography, vol. X, ed. T. Piper, London 1866, p. 20. 146 Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, fasc. n. 2647. 147 Anche in questo testo si fa riferimento a figure che evidentemente illustravano le operazioni da compiere, ma la copia della ‘Memoria’ è sprovvista di tale appendice. 148 Fuchsine corrisponde a Rosaina fuchsina. 149 Accademia delle Scienze di Torino, Memoria sul doppio fondo fotografico, sul colorito istantaneo e sulla vernice preservativa - Sistema Crozat, V. Bona, Torino 1865. 150 In F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, vol. II, tip. L. Sambolino, Genova 1866, p. 406, si legge: “Crebbero nella scuola di Santino i sigg. Antonio Seghezza e Giuseppe Crovo, passionati cultori dell’arte e coscienziosi ristoratori di tavole antiche: e di tal maestro si vanta pure il sig. Gaetano Gallino, non ignobile pittore e degnissimo del maestro alla diligenza delle opere e alla vaghezza del colorire”. Nel vol. III, pp. 431-432, è scritto che “all’Isola e al Fraschieri sopraccrebbero molti anni addietro due pittori non degni di far seguito a sì onorata coppia. Gaetano Gallino, reduce d’America, non pure riportava in Liguria il bel gusto contratto in gioventù nelle stanze del Tagliafichi, ma raffermato e ringentilito per un lungo periodo in paesi lontani. Ed è una tavolozza che splende all’occhio, tutta vita ed amenità, sia che inventi del suo, o la consacri a ritratti, come acccade più spesso. Né ai lieti impasti è sempre avara di sé l’armonia; gradevoli sempre la facilità del pennello, la somiglianza dei tratti, la ricchezza degli accessorj ond’egli adorna i suoi quadri. Volgendosi (com’egli ha fatto) alle pratiche del fotografo, concede alle nuove meccaniche un’indebita vittoria sopra quel gentil magistero che egli fece e gli fa, e, se ci è dato sperarlo, gli farà tanto onore...”. 151 Camera di Commercio di Milano, Archivio atti dal 1861 al 1920, Categoria C – Proprietà industriale, Classe 1 – Privative industriali, Sottofascicolo 1f, Brevetti d’invenzione – Trasferimenti, registri. Alla p. 1 si legge: “Facoltà concessa dal Sig. Crozat al Sig. Rossi di attuare, a sensi della vigente Legge sulle privative industriali, la privativa intitolata ‘doppio fondo fotografico’, di cui nell’attestato rilasciato dal Governo Italiano al Crozat in data 23 febbraio 1865, volume 4°, art. 2647 del Registro Gen.le al Vol.e 6° N° 41 del Registro = attestati, ad esclusione di ogni altro, nella Prov.a di Milano e di Como nel corso di due anni decorrenti dal 31 marzo 1865. Veggasi la nota in data d’oggi / 4 aprile 1865 / di questa Prefettura al N° 34 colla quale si trasmette al Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio la domanda di trasferimento di cui contro”. 152 Sidoli aveva il proprio atelier a Piacenza in Via o Strada Diritta 6 ma fu attivo anche a Roma in Piazza di Spagna n. 32 senz’altro dal 1866 (‘Guida civile, artistica, commerciale della Città di Roma’, stab. tip.G. Aurelj, Roma, 30 giugno 1866, p. 304) all’aprile 1879, mentre fra il maggio 1870 e il 1875 (anno in cui la consorte morì e Sidoli fece ritorno a Piacenza) lo stabilimento si trovava in Via Babuino n. 76 (primo piano); certamente alla data del 24 maggio 1872 il fotografo promuoveva ancora il “diritto di proprietà per i ritratti col nuovo sistema a doppio fondo”. 153 Sul recto di alcune CDV si trova in sovraimpressione il solo stemma del Regno d’Italia e la formula “Diritto di privativa – P. Lombardi”, mentre sul verso “Esposizione provinciale senese di arti e mestieri fatta in occasione del X° congresso dei dotti italiani – Diploma di premio – Conseguito da Paolo Lombardi di Siena”. 154 “Brevetti d’invenzione sul doppio fondo sistema Crozat – Giovanni Morotti – Fotografo della Regia Direzione del Genio Milit. e della Real Marina – Spezia – Piazza Vitt.o Em.le 18 – Carrara – Via Monterosso di fianco al nuovo Ospedale”. 155 Fotografo della Regia Direzione del Genio Militare e della Real Marina, via Ferruccio n. 4, dietro l’Albergo Nazionale, successivamente anche in piazza Vittorio Emanuele 18; Carrara, via Monterosso di fianco al nuovo Ospedale. 156 Su alcune CDV appartenenti al Civiche Raccolte Fotografiche di Milano si legge “Fotografia dei Mille – Alessandro Pavia – Con diritto di privativa”, su altre “Fotografia di Alessandro Pavia di Milano, con diritto di privativa – Piazza Valoria
Bibliografia (aggiornamento) M. J. Rodríguez Molina, J. R. Sanchis Alfonso, Los Crozat y otros fotógrafos alcoyanos del siglo XIX, Alcoi, Ajuntament d’Alcoi, 2015. Per informazioni sui brevetti in tema di fotografia registrati in Italia nel periodo 1844-1885 si veda R. Caccialanza, Privative industriali [fotografia] rilasciate in Italia dal 1844 al 1885 e corrispettive in Austria, Francia, Regno Unito e Spagna, Roma, Cromografica Roma srl, 2015 114
Ringraziamenti Argentina Ambasciata d’Italia in Argentina Archivo de la Gran Logia Argentina de Libres y Aceptados Masones Archivo General de la Nación, Departamento de Documentos Escritos Asociacion Espiritista ‘Constancia’ (Buenos Aires): BRUNETTI, Nilda Y. Biblioteca del Congreso de la Nación Argentina Biblioteca Nacional, Hemeroteca (Buenos Aires): BRAGA, Laura N. Biblioteca Pública Provincial 'Juan Hilarión Lenzi' (Río Gallegos) Consolato Generale d’Italia in Argentina Consulado General de España en Argentina FERRARI, Roberto GONZÁLEZ, Fernando J. Honorable Càmara de Diputados de la Nación, Archivo Parlamentario Instituto Nacional de la Propiedad Industrial Ministerio de Relaciones Exteriores, Archivo Histórico de Cancillería: LOMBARDI, Alba Patapedia: COLOMBATTO, Luis TENTI, Maria Mercedes
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Archivio Centrale dello Stato, Roma (Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) Archivo Histórico de Protocolos de Madrid Archivio di Stato di Novara (Ufficio di Insinuazione di Novara, Atti Privati, anno 1865, vol. 1996, c. 108) Bibliothèque Nationale de France Comune di Milano, Civico Archivio Fotografico presso il Castello Sforzesco Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di Milano Institut National de la Propriété Industrielle (Paris) Oficina Española de Patentes y Marcas - Archivo Histórico
Roberto Caccialanza Ricercatore e storico della Fotografia, nel corso degli anni ha stretto importanti collaborazioni con Archivi a livello nazionale e internazionale, in particolare si occupa di consulenza ad Istituzioni in Francia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti per il riconoscimento e la corretta attribuzione di fotografie scattate in Italia nel XIX secolo. Appassionato di fotografia fin da bambino, vanta la realizzazione di numerose ricerche e volumi storici e storico-fotografici nonché l’organizzazione di svariate iniziative aventi per oggetto la Fotografia. Dal 1998 ha prodotto mostre a livello locale, fra il 1994 e il 2009 ha collaborato per molteplici attività e indagini storiche, compresa la redazione dell’inedita biografia del mecenate della liuteria Walter Stauffer, uno svizzero cremonese e la sua Fondazione (Centro di Musicologia ‘Walter Stauffer’, 2002). Nel 2005 ha realizzato la mostra e il catalogo Fotografie Cremonesi, antologia di Autori a livello provinciale. È del 2008 l’inizio della collaborazione con il Touring Club Italiano, insieme al quale sono state presentate conferenze e due guide illustrate. Nel 2010 ha pubblicato la monografia dedicata alla storia della fotografia e dei Fotografi a Cremona fra l'Ottocento e il Novecento, curandone le ricerche e i testi, la grafica e l’impaginazione. Nel 2012 è stato chiamato a collaborare all’iniziativa Ricordi di famiglia nelle fotografie d’epoca (mostra e catalogo), ideata e promossa dal Comune di Cremona. Recentemente ha pubblicato le monografie I ponti sul Po fra Cremona e Castelvetro (1862-2012) e I ponti sul Po dirimpetto a Piacenza (1801-2013). Nel 2014 ha fatto parte del Comitato Scientifico del convegno Il fiume e la città: il Po, idrovia e fiume urbano. Analisi storica, opportunità di sviluppo e itinerari di visita dal lungo Po al centro di Cremona. Nel 2015 ha pubblicato il manuale PRIVATIVE INDUSTRIALI [FOTOGRAFIA] RILASCIATE IN ITALIA DAL 1844 AL 1885 E CORRISPETTIVE IN AUSTRIA, FRANCIA, REGNO UNITO E SPAGNA, un censimento dei brevetti in tema di Fotografia depositati in Italia nel XIX secolo (curiosità e testi integrali di 155 privative industriali registrate in Italia per quanto riguarda le attrezzature, i prodotti chimici, i procedimenti e gli oggetti relativi o comunque legati al mondo della Fotografia). Sue fotografie sono state edite su riviste a tiratura nazionale e internazionale e nei siti web di importanti musicisti e artisti che si sono esibiti a Cremona dal 2010 ad oggi.
Info e contatti: www.robertocaccialanza.com info@robertocaccialanza.com
Biografia completa: http://www.robertocaccialanza.com/biografia.html Pubblicazioni: http://www.robertocaccialanza.com/pubblicazioni.html
Seconda Edizione (italiano): 5 luglio 2016 Prima Edizione (italiano-spagnolo): 24 febbraio 2015 Š2015 Roberto Caccialanza (www.robertocaccialanza.com) Tutti i diritti riservati - L’utilizzo di testi e immagini è vietato
Nell’autunno del 1862 Leandro Crozat ed il fratello minore Nicolás, originari di Alcoi, in Spagna, chiesero e ottennero da Sua Maestà la Regina Isabella II il privilegio d’invenzione industriale avente per oggetto il ‘doppio fondo fotografico’, ovvero un “procedimento meccanico utile ad ottenere nella stessa prova fotografica due fondi, uno sfumato e uno generale”, del quale ben presto Leandro iniziò la cessione a numerosi professionisti in terra iberica. Nel corso del 1863 il ‘doppio fondo’ fu implementato dal ‘colorito instantaneo’, proposto nella formula del ‘sistema Crozat’, e successivamente dalla ‘vernice preservativa’ (procedimenti che non furono brevettati ma offerti senza aggravi di costo per gli acquirenti). Nel 1864 Leandro intraprese un lungo viaggio che lo portò prima in Francia e nel Regno Unito, dove il procedimento non ebbe successo, poi in Italia, paese nel quale il ‘doppio fondo fotografico’ venne registrato il 14 febbraio 1865: da quel momento -e per almeno due anni- il ‘sistema Crozat’ si diffuse sul territorio italiano in quanto richiesto da decine di fotografi, più o meno noti, che scelsero di sfruttare questa innovazione per incrementare il proprio successo professionale ed economico. Gli ingenti guadagni derivati soprattutto dalla cessione della privativa ai fotografi spagnoli e italiani, ma anche le retribuzioni provenienti da attività lavorative o commerciali di diversa natura, consentirono all’imprevedibile e poliedrico Leandro Crozat di migrare nel Sudamerica dove, ancora per alcuni anni, avrebbe seguitato a diffondere il sistema fotografico: nel 1867 si trovava a Montevideo, l’anno successivo in Brasile, nel 1870 chiese e ottenne terre da colonizzare nella regione della Patagonia (che poi gli furono tolte per motivi politico-territoriali), negli anni sessanta-ottanta lavorò come gerente di una raffineria di zuccheri; fra il 1880 e il 1882 ricoprì un importante incarico diplomatico a Valparaíso, successivamente si stabilì a Santiago del Cile… Oltre all’attività di fotografo itinerante (per proporre e insegnare il ‘sistema Crozat’), Leandro fu commerciante, direttore di zuccherifici, fondatore nonché presidente e quindi membro di associazioni spiritiste, vice-console e infine responsabile della sezione lettura a domicilio della Biblioteca Nazionale del Cile. Visse un’esistenza piena di avventure -a sua detta nemmeno troppo felice- e caratterizzata da frequenti spostamenti. Rimase celibe per tutta la vita.