DOSSIER
INDICE Comunicato stampa
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Grafica informativa Poster Pieghevole Stendardo Colophon Invito Invito di ENTI COLLABORATORI
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Inaugurazione: rassegna fotografica
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Approfondimento Il progetto L’allestimento Il percorso espositivo
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Gli Exhibit: testi e immagini Exhibit 1 - Il paesaggio energetico. Tutto inizia da qui Exhibit 2 - Movimenti cristallizzati Exhibit 3 - I Ghiacciai Exhibit 4 - Doccia acustica Exhibit 5 - Sport ed acqua in Valle del Chiese Exhibit 6 - Buona condotta. Le vie forzate dell’acqua Exhibit 7 - Tunnel dentro la centrale Exhibit 8 - Intervista al fiume Exhibit 9 - L’acqua, una volta, scendendo Exhibit 10 - Il legno della Val Daone Exhibit 11 - Acque, paesaggi e servizi ecosistemici Exhibit 12 - Ripartendo dal paesaggio Exhibit 13 - La polenta nella storia
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Libro firme
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Rassegna stampa
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Comunicato stampa La mostra sarà inaugurata venerdì 9 agosto ore 17.30 a Daone, presso Villa de Biasi
"QUATTRO PASSI NEL FIUME" CONNESSIONI DI PAESAGGI NELLA VALLE DEL CHIESE
Si intitola «Quattro passi nel fiume. Connessioni di paesaggi nella valle del Chiese» la nuova mostra realizzata dall'Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e dal Centro Studi Judicaria. Dopo l'analoga "Quattro passi nel fiume" dedicata al fiume Sarca, che aveva catalizzato l'attenzione di oltre 12.000 visitatori attraverso 5 sedi coinvolte e quasi 70 eventi correlati, una nuova esposizione itinerante propone diverse esperienze per avvicinarsi all’ecosistema fluviale ed approfondire la conoscenza del paesaggio, grazie anche alla collaborazione dell’Ecomuseo della Valle del Chiese - Porta del Trentino. I contenuti della mostra, che sarà inaugurata il 9 agosto alle 17.30 a Daone presso Villa De Biasi nell’ambito del Festival Storico "Altrotempo", sono stati illustrati oggi a Trento nel corso di una conferenza stampa dalla dirigente del settore informazione e monitoraggi dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, Chiara Defrancesco, dal presidente del Centro Studi Judicaria, Graziano Riccadonna, e dalla curatrice della mostra, Fiorenza Tisi. «Quattro passi nel fiume» è un viaggio suggestivo che trae origine dalla sorgente del Chiese, il diciottesimo fiume italiano per lunghezza, fonte di vita fin dai tempi più antichi. Dalle particolarità geografiche a quelle geologiche, passando per storia, tecnologia e prodotti tipici, l’intento è quello di avvicinare i visitatori al grande patrimonio che il fiume rappresenta per la comunità. Si racconta come il fiume abbia inciso sul paesaggio e sulla dimensione sociale ed economica dei luoghi che attraversa. Strumenti interattivi, installazioni sensoriali e pannelli esplicativi con sorprendenti panorami accompagnano il visitatore alla scoperta del territorio: da quello incontaminato del più esteso ghiacciaio delle Alpi italiane a quello conquistato dall’uomo con le opere titaniche delle centrali idroelettriche. Percorso espositivo La narrazione si articola in 13 tappe, corrispondenti ad altrettanti exhibit. Si inizia con il "Paesaggio energetico", che illustra il bacino del Chiese, ricchissimo di acqua: oltre 60 sono affluenti e subaffluenti, 14 i laghetti, 4 i bacini idroelettrici, centinaia le sorgenti, senza dimenticare i ghiacciai dell’Adamello. Queste sono alcune risorse che il territorio del Chiese ci offre continuamente ma che dipendono anche dall’uso che ne facciamo: lo spreco dell’acqua e dell’energia elettrica e perfino l’uso della nostra auto hanno conseguenze sul Chiese e il suo paesaggio. "Movimenti cristallizzati" sono invece le formazioni geologiche che hanno dato origine alle rocce diverse. Due gli exhibit sui "ghiacciai", per parlare del pericolo che stanno vivendo e del loro essere indispensabile risorsa delle Alpi e insostituibile riserva idrica per gran parte d’Europa. Secondo l’ultimo censimento (1989) i ghiacciai delle Alpi italiane sono 807 (di cui 101 glacionevati, cioè prossimi all’estinzione). Il complesso glaciale continuo più esteso è proprio quello dell’Adamello (18 km², di cui 5 nel bacino del Chiese). In particolare, nel gruppo dell’Adamello si contano 24 ghiacciai attivi. I ghiacciai sono una risorsa vulnerabile a causa del cambiamento climatico: la temperatura media in Trentino è aumentata di circa 1 °C dagli inizi del 1900 fino al 1990, poi ancora di 1 °C solo negli ultimi anni. Gli anni 2003 e 2005 sono stati particolarmente negativi per i ghiacciai trentini. Dalla seconda metà del 1800 è in atto una fase di contrazione che ha portato i ghiacciai italiani a perdere circa il 40% della loro superficie, di cui il 19% nei soli ultimi 20 anni.. La "Doccia acustica" propone un’esperienza di riconoscimento sonoro di movimenti lenti e impercettibili o improvvisi e catastrofici legati all'acqua. "Sport ed acqua in Valle del Chiese" -5–
Comunicato stampa
presenta lo sport come modalità positiva per vivere il proprio tempo libero in completo relax. L’exhibit cilindrico chiamato "Buona condotta" illustra le vie forzate dell’acqua: in quota, infatti, le acque del bacino del Chiese sono subito incanalate in tre principali percorsi di condotte forzate e derivazioni. Le più importanti percorrono la Val di Daone e arrivano alla centrale di Cimego, dove confluiscono i due insiemi di derivazioni minori. Nel "Tunnel dentro la centrale" è possibile assistere ad una proiezione di immagini storiche che ci portano nelle viscere della terra, indietro nel tempo, all’epopea della costruzione delle centrali idroelettriche: si racconta così come il fiume abbia inciso sul paesaggio e sulla dimensione sociale ed economica dei luoghi che attraversa. "L'intervista al fiume" propone una ripresa aerea con evidenziati due tratti di fiume, per i quali si cerca di capire se il fiume funziona. Il Chiese e suoi affluenti sono infatti ecosistemi che ospitano animali e piante, e che svolgono funzioni importanti per l’uomo: rispondendo ad alcune domande relative al territorio circostante, alla vegetazione riparia, alla diversità trasversale e longitudinale, è possibile ricavare un giudizio sulla funzionalità; più un fiume è eterogeneo e più significativa è la sua capacità di autodepurazione. L’exhibit "L’acqua, una volta, scendendo" ci racconta della forza del Chiese, grazie ad immagini storiche retroilluminate. Le prime opere di regimazione idraulica risalgono al Medioevo nella piana di Storo e Darzo, ma vanno ricordate anche le piene del triennio 1756-1758, la catastrofe del 1906 e gli allagamenti del 1966. Vi sono poi i mulini idraulici e la fluitazione del legname. "Il legno della Val Daone" presenta l'utilizzo dei boschi, ancora oggi in gran parte proprietà collettive, in nome delle antiche Regole oggi sostituite dalle A.S.U.C. (Amministrazioni Separate dei beni di Uso Civico) o dalle proprietà comunali. "Acque, paesaggi e servizi ecosistemici" per ricordare che l'umanità trae beneficio da una moltitudine di risorse e processi che sono forniti e mantenuti da ecosistemi naturali. Da recenti studi è emerso che le risorse naturali mondiali e la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi sono in forte declino e destinate ad impoverirsi ancora più velocemente nei prossimi 50 anni. "Ripartendo dal paesaggio" presenta la cartografia dell’intero bacino idrografico ed è anche uno strumento ludico e didattico: le sedute a forma di cubo sono anche le tessere di un puzzle da ricomporre. Infine "La polenta nella storia" per ricordare che le acque nel bacino del Chiese alimentano da secoli la produzione agricola, fra cui uno dei prodotti forse più famosi è la polenta, di cui viene presentata una breve storia.
Sede Villa de Biasi Via San Bartolomeo, 1 38080 Daone (TN) Date di apertura 10 agosto - 15 settembre 2013 Orario di apertura dal 10 al 25 agosto: 10-13 / 16-20 dal 26 agosto al 15 settembre: martedì - venerdì 16-20; sabato - domenica: 10-13 / 16-20 lunedì chiuso Ingresso libero Inaugurazione venerdì 9 agosto ore 17.30, nell’ambito del Festival Storico "Altrotempo" Seguiranno la presentazione del notiziario del Comune di Daone “Qui-Daone - speciale Storie di acqua” e una visita guidata a cura del consulente scientifico Rocco Scolozzi. -6–
Comunicato stampa
Conferenza giovedì 12 settembre ore 20.30 “La qualità biologica delle acque del bacino del fiume Chiese” a cura di Catia Monauni, biologa Appa Visite guidate estive 11 e 22 agosto per prenotazione e informazione sull’orario tel. 0465 901217 (Consorzio Turistico Valle del Chiese) Visite guidate per le scuole Durata 1 ora per prenotazione tel. 0465 622137 - info@ecomuseovalledelchiese.it (Ecomuseo Valle del Chiese) Informazioni Ecomuseo della Valle del Chiese tel. 0465 622137 info@ecomuseovalledelchiese.it www.ecomuseovalledelchiese.it Consorzio Turistico Valle del Chiese tel. 0465 901217 info@visitchiese.it www.visitchiese.it Villino Campi, Riva del Garda tel. 0461 493763 villino.campi@provincia.tn.it www.appa.provincia.tn.it Enti promotori Centro Studi Judicaria Provincia Autonoma di Trento - Assessorato all’ambiente Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente - Settore informazione e monitoraggi Villino Campi Riva del Garda Collaborazioni Ecomuseo Valle del Chiese Consorzio B.I.M. del Chiese Consorzio Turistico Valle del Chiese Parco Naturale Adamello - Brenta Comune di Daone Hydro Dolomiti Enel Srl - Trento La mostra itinerante “Quattro passi nel fiume. Connessioni di paesaggi nella valle del fiume Chiese” è realizzata dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, in convenzione con il Centro Studi Judicaria, ed è curata da Fiorenza Tisi. Comunicato stampa della Provincia Autonoma di Trento nr. 2276 del 06/08/2013
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Comunicato stampa
COLOPHON
Enti promotori Centro Studi Judicaria Provincia Autonoma di Trento - Assessorato all’ambiente Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente - Settore informazione e monitoraggi Villino Campi, Riva del Garda Collaborazioni Ecomuseo Valle del Chiese Consorzio B.I.M. del Chiese Consorzio Turistico Valle del Chiese Parco Naturale Adamello - Brenta Comune di Daone Hydro Dolomiti Enel Srl - Trento Progetto a cura di Fiorenza Tisi Coordinamento in loco Aurora Mottes Progetto scientifico e ricerca immagini Rocco Scolozzi Testi Aurora Mottes Rocco Scolozzi Fiorenza Tisi Referenze fotografiche Archivio Centro Studi Judicaria Archivio fotografico Consorzio Turistico Valle del Chiese Christian Casarotto Fotografo Alberto Campanile Hydro Dolomiti Enel Srl - Trento Ortofoto digitali TerraitalyTm-©Compagnia Generale Ripreseaeree S.p.A.- Parma Provincia autonoma di Trento - Sistema informativo Ambiente e territorio - Stazione del Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio Rocco Scolozzi Gianluca Tognoni, P.A.T. Meteotrentino Allestimento e graphic design Mi9: Eleonora Odorizzi, Andrea Miserocchi, Marco Lanfranco Ingegnerizzazione Ennio Pepe Legni locali Com.Pi.Legno Srl - Condino -8–
Comunicato stampa
Comunicazione con i media Jacopo Mantoan Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento Visite guidate estive Consorzio Turistico Valle del Chiese Visite guidate per le scuole Ecomuseo Valle del Chiese Segreteria organizzativa Mirella Calza, Marinella Perini, Claudia Zambanini
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Grafica informativa Poster
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Grafica informativa
Pieghevole
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Grafica informativa
Stendardo
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Grafica informativa
Colophon
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Grafica informativa
Invito
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Grafica informativa
INVITO DI ENTI COLLABORATORI ECOMUSEO VALLE DEL CHIESE - PIEGHEVOLE
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Grafica informativa
Invito di Enti Collaboratori
COMUNE DI DAONE - LOCANDINA
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Inaugurazione: rassegna fotografica
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Approfondimento Il progetto La mostra itinerante “Quattro passi nel fiume. Connessioni di paesaggi nella valle del Chiese” è realizzata dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e dal Centro Studi Judicaria, grazie alla convenzione “per la collaborazione nell’ambito di attività di educazione, informazione e sensibilizzazione ambientale nel territorio delle Giudicarie e dei territori finitimi” sottoscritta nel 2007. Il progetto parte quindi da lontano, e la convenzione ha già portato alla realizzazione della mostra itinerante sul paesaggio e sull’acqua del Sarca “Quattro passi nel fiume”. Con 5 sedi coinvolte, la pubblicazione di un approfondito catalogo/guida didattica, la produzione dello spettacolo a tema “Fluidamente” e con 69 eventi realizzati, la mostra sul Sarca ha interessato ben 12.000 visitatori. Filo conduttore di entrambe le mostre è la proposta di diverse esperienze per avvicinarsi all’ecosistema fluviale ed approfondire la conoscenza del paesaggio. Per il fiume Chiese si è cercato, ancora di più che con il Sarca, di puntare l’attenzione sulle tante connessioni che legano le risorse naturali, la produzione e il consumo di energia, e che coinvolgono ognuno di noi nel proprio agire quotidiano. Per quanto riguarda i contenuti, si va dalle particolarità geografiche a quelle geologiche, passando per storia, tecnologia e prodotti tipici. La mostra è stata costruita con l’intento di avvicinare i visitatori al grande patrimonio che il fiume rappresenta per la comunità, anche grazie ai servizi ecosistemici che ci vengono resi gratuitamente. L’organizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Ecomuseo della Valle del Chiese - Porta del Trentino che si è attivato nella promozione dell’iniziativa, nell’elaborazione di parte dei testi, nella realizzazione degli eventi, partecipando a tutte le fasi della realizzazione del progetto espositivo.
L’allestimento L’allestimento costituisce un esempio di recupero virtuoso di strutture preesistenti. Esso è infatti costituito per la quasi totalità degli stessi elementi che componevano la mostra sul fiume Sarca, rinnovati nei testi, nelle grafiche, nei supporti multimediali: si tratta di 13 “exhibit” (mobili tematici o oggetti curiosi) che possono essere fruiti autonomamente, e quindi facilmente adattabili anche a spazi espositivi insoliti. Le forme di alcuni exhibit richiamano forti volumi tridimensionali trapezoidali, sono ispirati a pezzi di ghiaccio bianco, alla foresta, alle connessioni tra uomo e paesaggio. - 18 -
Approfondimento
L’allestimento
Anche la grafica richiama le forme aspre del contesto territoriale. Nelle belle sale espositive di Villa de Biasi la mostra risulta inserita armonicamente: il naturale gioco di luci e ombre valorizza i materiali, le forme e i colori scelti per l’allestimento, che sembra quasi fondersi con gli arredi e le finiture esistenti.
LE SALE
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Approfondimento
L’allestimento
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Approfondimento
L’allestimento
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Approfondimento
L’allestimento
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Approfondimento
Il percorso espositivo I visitatori sono invitati a seguire un percorso ricco di esperienze multisensoriali, anche grazie ad immagini video ed allestimenti sonori. Strumenti interattivi, installazioni e pannelli esplicativi con sorprendenti panorami accompagnano il visitatore alla scoperta del territorio: da quello incontaminato del più esteso ghiacciaio delle Alpi italiane a quello conquistato dall’uomo con le opere titaniche delle centrali idroelettriche. Si racconta come il fiume abbia inciso sul paesaggio e sulla dimensione sociale ed economica dei luoghi che attraversa, in un suggestivo viaggio che trae origine dalle sorgenti del Chiese, il diciottesimo fiume italiano per lunghezza, fonte di vita fin dai tempi più antichi. La narrazione si snoda in 13 tappe corrispondenti ad altrettanti exhibit.
GLI EXHIBIT 1. “Il paesaggio energetico. Tutto inizia da qui” Il bacino del Chiese è ricchissimo di acque: oltre 60 affluenti e subaffluenti, 14 laghetti, 4 bacini idroelettrici, centinaia di sorgenti e i ghiacciai dell’Adamello. Queste sono alcune risorse che il territorio del Chiese ci offre continuamente ma che dipendono anche dall’uso che ne facciamo, dalle nostre azioni lontane, ma collegate. Lo spreco dell’acqua e dell’energia elettrica e perfino l’uso della nostra auto hanno conseguenze sul Chiese e il suo paesaggio. Il percorso della mostra accenna al lento movimento delle masse glaciali, all’oro blu del Trentino, alla naturalità dei corsi d’acqua e la conseguente capacità di autodepurazione, all’agricoltura e ai prodotti locali. - 23 -
Approfondimento
Il percorso espositivo
2. “Movimenti cristallizzati” Ogni roccia rappresenta la cristallizzazione di un movimento: l’exhibit propone uno sguardo indietro alle remote ere geologiche nelle quali si è formato il paesaggio del quale oggi siamo parte. 3. “I Ghiacciai” Nei 2 totem tronco piramidali, che richiamano la forma delle montagne, si pone l’attenzione ai ghiacciai e alle minacce che stanno vivendo. “I ghiacciai, una risorsa” I ghiacciai costituiscono una risorsa delle Alpi e un’insostituibile riserva idrica per gran parte d’Europa. Secondo l’ultimo censimento (1989) i ghiacciai delle Alpi italiane sono 807 (di cui 101 glacionevati, cioè prossimi all’estinzione). Il complesso glaciale continuo più esteso è proprio quello dell’Adamello (18 km², di cui 5 nel bacino del Chiese). In particolare, nel gruppo dell’Adamello si contano 24 ghiacciai attivi. La formazione dei ghiacciai dipende da particolari condizioni: sono necessari l’accumularsi e la permanenza della neve per più stagioni per consentire la lenta trasformazione del manto nevoso in ghiaccio compatto. I ghiacciai sono una risorsa vulnerabile a causa del cambiamento climatico. La temperatura media in Trentino è aumentata di circa 1 °C dagli inizi del 1900 fino al 1990, poi ancora di 1 °C solo negli ultimi anni. Gli anni 2003 e 2005 sono stati particolarmente negativi per i ghiacciai trentini, come testimoniavano anche i quotidiani. “I ghiacciai: fine corsa?” Dalla seconda metà del 1800 è in atto una fase di contrazione che ha portato i ghiacciai italiani a perdere circa il 40% della loro superficie, di cui il 19% nei soli ultimi 20 anni. 4. La “Doccia acustica” propone un’esperienza di riconoscimento sonoro di movimenti lenti e impercettibili o improvvisi e catastrofici: -
stillicidio in Val Daone; filo d’acqua sotto un bosco in Val di Fumo; cascatella in un cavo di roccia in Val di Fumo; cascata a monte del Lago di Malga Bissina.
5. “Sport ed acqua in Valle del Chiese” presenta lo sport come modalità positiva per vivere il proprio tempo libero in completo relax, ritrovare la carica o ricercare la tranquillità e il dialogo con se stessi: - trekking, una boccata di aria fresca; - bouldering, emozioni per veri sportivi; - climbing, dove l’uomo si misura con se stesso per toccare il cielo con un dito; - 24 -
Approfondimento
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Il percorso espositivo
mountain bike, valle del Chiese, il paradiso dei bikers; pesca, tradizioni secolari; canyoning, una sferzata di adrenalina; vela e kite surf, farsi portare dal vento sospesi su un tappeto d’acqua.
6. L’exhibit cilindrico, lungo e nero chiamato “Buona condotta” illustra “Le vie forzate dell’acqua”. In quota, le acque del bacino del Chiese sono subito incanalate in tre principali percorsi di condotte forzate e derivazioni. Le più importanti percorrono la Val di Daone e arrivano alla centrale di Cimego, dove confluiscono i due insiemi di derivazioni minori. 7. Nel “Tunnel dentro la centrale” è possibile assistere ad una proiezione di immagini storiche che ci portano nelle viscere della terra, indietro nel tempo, all’epopea della costruzione delle centrali idroelettriche, opere titaniche simbolo della conquista del paesaggio da parte dell’uomo. Si racconta così come il fiume abbia inciso sul paesaggio e sulla dimensione sociale ed economica dei luoghi che attraversa. 8. L’”Intervista al fiume” propone una ripresa aerea con evidenziati due tratti di fiume, per i quali si pone la domanda: “Fiume Chiese funzioni?”. Il Chiese e suoi affluenti sono ecosistemi che ospitano animali e piante, e che svolgono funzioni importanti per l’uomo. Rispondendo ad alcune domande relative al territorio circostante (copertura di boschi, prati, aree urbanizzate), alla continuità e alla larghezza della vegetazione riparia, alla diversità trasversale (da sponda a sponda) e a quella longitudinale (lungo il fiume) ed assegnando a ciascuna risposta un punteggio, è possibile ricavare un giudizio sulla funzionalità: più un fiume è eterogeneo e più significativa è la sua capacità di autodepurazione. 9. L’exhibit “L’acqua, una volta, scendendo” ci racconta della forza del Chiese, grazie ad immagini storiche retroilluminate. Dai prati alti al fondo valle e poi al lago di Idro, le acque del Chiese, oltre che semplicemente scendere, facevano molte altre cose. “Il Chiese distruggeva” Già i primi insediamenti preromanici dei Reti dovevano affrontare le inondazioni del Chiese, le prime opere di regimazione idraulica risalgono al Medioevo nella piana di Storo e Darzo. Si ricordano le piene nel triennio 1756-1758, la catastrofe del novembre 1906 e gli allagamenti del 1966. “Il Chiese muoveva” Si fa riferimento ai mulini idraulici che, molto tempo prima delle centrali idroelettriche, brillavano orzo, pestini per il gesso e per ossa da concime, segherie, mantici, magli delle fucine dei fabbri e telai delle filande… - 25 -
Approfondimento
Il percorso espositivo
“Il Chiese trasportava” Pur non avendo una portata sufficiente per il trasporto su barca, il Chiese era sfruttato per la fluitazione del legname nei periodi di piena: a metà del Cinquecento si sperimentò l’innovazione della piena artificiale. 10. Pedane con prodotti locali: “Il legno della Val Daone” Il legname è stato da secoli un’importante risorsa condivisa dalle genti della Valle del Chiese. I boschi e foreste di questo territorio sono ancora oggi in gran parte di proprietà collettiva, in nome delle antiche Regole oggi sostituite dalle A.S.U.C. (Amministrazioni Separate dei beni di Uso Civico) o dalle proprietà comunali. Regolate nel taglio e nell’uso, le diverse formazioni boschive hanno varie destinazioni. Sui versanti di fondovalle i boschi sono essenzialmente costituiti da faggete con conifere sparse o da latifoglie miste con querce, carpino, orniello, in alcune zone anche da castagno. Questi boschi sono destinati a soddisfare le richieste di legna dei residenti locali per usi domestici. Nelle fasce più alte della valle i boschi sono a dominanza di abete rosso, con larice e abete bianco. Con i vari legni, fino ad un recente passato, si costruivano intere abitazioni, scandole per le coperture (in larice) e quasi tutti gli utensili di uso quotidiano nelle famiglie (come le gerle in fettuccia di nocciolo). La lavorazione artigianale e artistica del legno vanta una tradizione notevole, ancora coltivata dalla Scuola del Legno di Praso. Fregi, volute e decorazioni floreali decoravano i portoni dei palazzi signorili e le chiese. Oggi il legno è principalmente destinato alla fabbricazione d’imballaggi e secondariamente all’edilizia (es. travature di abete rosso, abete bianco e larice). La Valle del Chiese è al centro di una delle filiere produttive promosse da Trentino Sviluppo e Consorzio BIM del Chiese. 11. “Acque, paesaggi e servizi ecosistemici” Già Platone, nel 400 a.C., aveva compreso che la deforestazione può portare all’erosione del suolo e al prosciugamento delle sorgenti. L’umanità trae beneficio da una moltitudine di risorse e processi che sono forniti e mantenuti da ecosistemi naturali. Questi benefici sono detti Servizi Ecosistemici e includono sia i “prodotti” degli ecosistemi quali l’acqua potabile, il legno, gli alimenti, sia i “processi” quali la produzione di ossigeno, l’autodepurazione delle acque, la fertilità del suolo, il controllo biologico degli infestanti.
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Approfondimento
Il percorso espositivo
Da recenti studi è emerso che le risorse naturali mondiali e la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi sono in forte declino e destinate ad impoverirsi ancora più velocemente nei prossimi 50 anni. Ecco alcuni esempi di Servizi Ecosistemici: -
di fornitura: produzione di cibo, fornitura di acqua potabile, materie prime; di supporto: ciclo di nutrienti, impollinazione, habitat per la biodiversità; culturali: benefici cognitivi/spirituali, servizi ricreativi, valore estetico; di regolazione: regolazione del clima, mitigazione dell’erosione, mitigazione delle piene.
12. L’exhibit conclusivo “Ripartendo dal paesaggio” presenta la cartografia dell’intero bacino idrografico ma è anche uno strumento ludico e didattico: le sedute a forma di cubo sono anche le tessere di un puzzle da ricomporre. La Convenzione Europea del Paesaggio invita le comunità locali a conoscere il proprio paesaggio e invita i cittadini a prendere attivamente parte ai processi decisionali che li riguardano. Se una risorsa è dimenticata o non più utilizzata (es. un pascolo, un prodotto agricolo locale), scompare il contesto e l’uso che l’ha generata (l’allevamento in quota, la campagna, la piccola attività commerciale). 13. “La polenta nella storia” Nei fazzoletti di terra sui pendii e sul fondovalle, le acque nel bacino del Chiese alimentano da secoli la produzione agricola, oggi ben nota e ricercata. I prodotti e i beni del paesaggio del Chiese sono rappresentati dalla polenta, della quale si presenta una breve storia, anche attingendo ad illustri citazioni. La polenta prima del mais “Dammi polenta e acqua: in tal modo, quanto a felicità, sarò un emulo dello stesso Zeus.” Epicuro, filosofo greco del IV-III sec. a.C. La polenta gialla di Storo “I villani, che abitano nei confini che determinano l’Italia dalla Germania, fanno della farina la polenta, la quale dopodiché è cotta in una massa la tagliano con un filo in larghe fette e sottili, e acconciate in un piattello con cacio e butirro et assai ingordamente se la mangiano.” Pierandrea Mattioli, fine 1500 La polenta del Chiese Nello Storese, la Condotta Slow Food valorizza e conserva la coltivazione del Nostrano di Storo, mais dalle pannocchie rosso corallo, allungate e con granella vitrea, importato inizialmente da Vicenza e poi adattatosi al clima e al terreno locali. Da questa varietà si ricavano la nota farina gialla di Storo e la caratteristica polenta. - 27 -
Approfondimento
Il percorso espositivo
La polenta oggi La polenta, accompagnata in passato dal formaggio e più recentemente da insaccati, oggi viene preparata con varie ricette. Le più note e locali sono: Polenta taragna: viene preparata con l’aggiunta di formaggi durante la cottura e in alcune località anche con farina di grano saraceno; è tipica anche delle valli lombarde (bresciane, bergamasche), il suo nome deriva dal tarai, il bastone usato per mescolarla nel paiolo di rame; Polenta concia: simile alla taragna, è tipica anche di altre regioni (è tra i piatti tipici biellesi, valdostani, piacentini), viene preparata con cubetti di formaggio a fine cottura e burro fuso (nelle altre regioni anche con lardo o formaggio Grana); Polenta carbonera: viene fatta con la farina gialla di Storo e l’aggiunta di salame (fatto rosolare nel vino rosso), burro e diversi tipi di formaggio stagionato. Grazie all’impegno della Cooperativa di agricoltori Agri 90, dal 2000 il Nostrano di Storo è riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole. La Farina gialla di Storo è inoltre riconosciuta nell’elenco delle produzioni tipiche da salvaguardare (Progetto Arca di Noè di Slow Food).
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Gli exhibit: testi e immagini Exhibit 1 - Il paesaggio energetico. Tutto inizia da qui TUTTO INIZIA DA QUI “(Qui) tutto è ampiezza, spazio illimitato, spazio conquistato, spazio di pura natura, contrapposto alla città, dove tutto è spazio limitato, spazio costruito.” Luigi Lombardi Vallauri (in L’anima del paesaggio, Radio Rai3)
Qui inizia il mio percorso, a poca distanza da quello del Sarca. Entrambi arriviamo al mare Adriatico, percorrendo un sassoso letto, cadendo in balzi e gallerie, fluendo su limosi fondali di lago, poi lungo una grande pianura, fino a unire le nostre acque nel fiume Po. In questo cammino, ogni anno si fondono in me ghiacciai, nevi, gocce, rivoli e cascate. Le mie acque muovono pale metalliche (in passato di legno), bagnano campi e boschi, dissetano animali e persone. IL PAESAGGIO ENERGETICO Il bacino del Chiese è ricchissimo di acque: oltre 60 affluenti e subaffluenti, 14 laghetti, 4 bacini idroelettrici, centinaia di sorgenti e i ghiacciai dell’Adamello. Queste sono alcune risorse che il territorio del Chiese ci offre continuamente ma che dipendono anche dall’uso che ne facciamo, dalle nostre azioni lontane, ma collegate. Lo spreco dell’acqua e dell’energia elettrica e perfino l’uso della nostra auto hanno conseguenze sul Chiese e il suo paesaggio. Questa mostra si propone di evidenziare queste risorse e le connessioni a volte impensate. Il percorso della mostra accenna al lento movimento delle masse glaciali, all’oro blu del Trentino, alla naturalità dei corsi d’acqua e la conseguente capacità di autodepurazione, all’agricoltura e ai prodotti locali. - 29 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 1 – Il paesaggio energetico. Tutto inizia da qui
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 2 - Movimenti cristallizzati MOVIMENTI CRISTALLIZZATI OGNI ROCCIA RAPPRESENTA LA CRISTALLIZZAZIONE DI UN MOVIMENTO Immagina un magma incandescente, con temperature fino a 1200 °C, intrappolato in un profondo serbatoio sotto la crosta terrestre. Il magma, dove incontra fessure sotterranee o strati più flessibili, è spinto verso l’alto dal peso enorme della stessa crosta. Nella sua risalita il magma si raffredda, diventa vischioso e rallenta, mentre i suoi minerali disciolti si cristallizzano. Questa fase può durare anni o mesi nel caso dei vulcani attivi o milioni d’anni. Più lento è il raffreddamento e più grandi saranno i cristalli. Il gruppo dell’Adamello, da cui nasce il Chiese, era proprio un serbatoio di lava intrappolata a grandi profondità, o con termine più preciso: un plutone, emerso con la formazione delle Alpi. Nella roccia dell’Adamello si distinguono ad occhio nudo cristalli chiari (principalmente di quarzo o plagioclasio) e cristalli scuri (mica o biotite), formati in un periodo che va dai 45 ai 30 milioni d’anni fa. Immagina un fondale marino dove, anno dopo anno, migliaia d’organismi e milioni di microrganismi, concluso il loro breve ciclo vitale, precipitano e si accumulano, formando degli strati. Se l’accumularsi dura milioni d’anni, si possono stratificare centinaia di metri di sedimenti, a volte migliaia. Negli strati più vecchi, i resti di questi organismi e i sali minerali disciolti nell’acqua, compressi dall’enorme peso degli strati sopra, possono cristallizzarsi. Così si è formata la dolomia, la roccia più comune del gruppo del Brenta, delle Alpi di Ledro e diffusa nella bassa Valle del Chiese. - 31 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 2 – Movimenti cristallizzati
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 - I Ghiacciai I GHIACCIAI, UNA RISORSA I ghiacciai costituiscono una risorsa delle Alpi e un’insostituibile riserva idrica per gran parte d’Europa. Ad esempio, sono migliaia le derivazioni e decine gli impianti idroelettrici alimentati da acque di fusione glaciale. I ghiacciai sono inoltre un elemento caratterizzante del paesaggio alpino, costituendo un fattore di attrazione per l’escursionismo, l’alpinismo, lo sci estivo e invernale. Secondo l’ultimo censimento (1989) i ghiacciai delle Alpi italiane sono 807 (di cui 101 glacionevati, cioè prossimi all’estinzione). Il complesso glaciale continuo più esteso è proprio quello dell’Adamello (18 km², di cui 5 nel bacino del Chiese). In particolare, nel gruppo dell’Adamello si contano 24 ghiacciai attivi.
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
“Nei periodi di siccità, milioni di persone in Europa dipendono dall’acqua dei ghiacciai.” Wilfried Haeberli, Università di Zurigo (Conferenza CIPRA, 2425 settembre 2009, Crans Montana/CH)
Le Alpi viste il 13 marzo 2007 dal satellite Terra (NASA) a 705 km di distanza. La riserva d'acqua d'Europa
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Exhibit 3 – I Ghiacciai
Ghiacciaio del Mandron La formazione dei ghiacciai dipende da particolari condizioni: sono necessari l’accumularsi e la permanenza della neve per piÚ stagioni per consentire la lenta trasformazione del manto nevoso in ghiaccio compatto. Quando il ghiaccio supera una certa massa, sotto il suo stesso peso, scende lentamente verso valle. Nella discesa, il ghiacciaio raggiunge il limite delle nevi perenni, al di sotto del quale domina il processo di scioglimento. I ghiacciai sono in costante movimento, in un processo continuo di formazione, discesa verso valle e scioglimento.
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
Il Carè Alto, agosto 2010 Il Carè Alto, settembre 2010 È necessaria la permanenza della neve per più stagioni per consentire la formazione di un ghiacciaio, ma ciò avviene sempre meno.
Le grandi masse di ghiaccio, neve e detriti rocciosi dell'Adamello, apparentemente immobili, sono invece in costante movimento.
La discesa verso valle può raggiungere una velocità di 67 cm all'ora (nella parte centrale e sotto il sole).
Raggiunto il limite delle nevi perenni, la massa ghiacciata comincia a scomparire. Per il gruppo dell'Adamello questo limite è posto, negli ultimi anni, tra i 2800 e 3000m. Il laghetto della fotografia si è formato recentemente.
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
Andamento, rispetto alla media, delle temperature estive e invernali tra il 1760 e il 2007
I ghiacciai sono una risorsa vulnerabile a causa del cambiamento climatico. La temperatura media in Trentino è aumentata di circa 1 °C dagli inizi del 1900 fino al 1990, poi ancora di 1 °C solo negli ultimi anni. Gli anni 2003 e 2005 sono stati particolarmente negativi per i ghiacciai trentini, come testimoniavano anche i quotidiani.
Impatto potenziale del cambiamento climatico sull’ambiente e sull’economia (Agenzia Ambientale Europea, 2012)
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
I GHIACCIAI: FINE CORSA? Dalla seconda metà del 1800 è in atto una fase di contrazione che ha portato i ghiacciai italiani a perdere circa il 40% della loro superficie, di cui il 19% nei soli ultimi 20 anni. Dagli anni ’60 nel gruppo dell’Adamello sono scomparsi 12 corpi glaciali e il limite delle nevi permanenti si è innalzato di circa 100 m. Nel corso del 2013 viene condotto un nuovo (terzo) censimento, a cura del Comitato Glaciologico Nazionale, con moderne tecnologie (foto aeree, immagini satellitari), per conoscere la situazione attuale dei ghiacciai italiani e prevedere la loro evoluzione.
1880 - 2003 - 2008 Ritiro dei Ghiacciai dell’Adamello: il Mandrone Per approfondimenti sui ghiacciai si consiglia una visita al Centro Studi Adamello Julius Payer (quota 2439 m), dedicato alla promozione della conoscenza e dello studio dei ghiacciai alpini
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
“L’estate 2003 è stata la più calda in oltre due secoli di osservazioni, nelle Alpi ogni giorno, con temperature che a Milano superano i 35 gradi, in alta montagna il caldo si mangia dai cinque agli otto centimetri di spessore di ghiaccio.“ Tratto dal Corriere della Sera 21 agosto 2003
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Exhibit 3 – I Ghiacciai
Crozzon di Lares
“Siamo quasi nella situazione dell’estate del 2003 a causa delle scarse precipitazioni in primavera e le temperature elevate di giugno e luglio. Un’accelerazione si nota in particolare negli ultimi tre anni. Negli ultimi anni il deficit di neve è stato costante e le conseguenze negative hanno intaccato i fiumi con una riduzione significativa della quantità d’acqua.“ Tratto dal Corriere della Sera 10 agosto 2005
Ghiacciaio del Lares
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 3 – I Ghiacciai
Sviluppo totem
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Exhibit 4 - Doccia acustica TUTTO INIZIA COL MOVIMENTO MOVIMENTI LENTI E IMPERCETTIBILI O IMPROVVISI E CATASTROFICI, QUANTI NE PUOI IMMAGINARE OSSERVANDO UN PAESAGGIO COME QUELLO MOSTRATO NELLE FOTO O RICORDANDO LA TUA ESPERIENZA? PER IMMERGERTI NEL TUO PAESAGGIO TI PROPONIAMO UNA DOCCIA UN PO’ PARTICOLARE... ASCIUTTA E NON TROPPO FREDDA!
1 Stillicidio in Val Daone 2 Filo d’acqua sotto un bosco in Val di Fumo 3 Cascatella in un cavo di roccia in Val di Fumo 4 Cascata a monte del Lago di Malga Bissina
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 5 - Sport ed acqua in Valle del Chiese SPORT ED ACQUA IN VALLE DEL CHIESE LO SPORT ALL’ARIA APERTA È SEMPRE PIÙ UNA MODALITÀ POSITIVA PER VIVERE IL PROPRIO TEMPO LIBERO IN COMPLETO RELAX E SOPRATTUTTO FACENDO DEL BENE AL PROPRIO CORPO. MA PERCHÉ L’ATTIVITÀ FISICA SIA DAVVERO SALUTARE, ED APPORTI I SUOI BENEFICI ANCHE ALLA MENTE, OCCORRE PRATICARLA NEI LUOGHI ADATTI: AFFASCINANTI PANORAMI NATURALI DOVE RITEMPRARE IL FISICO E LA MENTE, ITROVARE LA CARICA O RICERCARE LA TRANQUILLITÀ ED IL DIALOGO CON SE STESSI
TREKKING Una boccata di aria fresca Il trekking ci permette di conoscere i lati più autentici del territorio e rappresenta il modo più sano e genuino per vivere la natura. In Valle del Chiese sono molti i percorsi che accompagnano i visitatori alla scoperta delle bellezze naturali: sentieri sicuri e ben segnalati che coprono, come una rete, l’intero territorio, adatti sia per chi desidera fare una semplice passeggiata, così come per gli esperti che desiderano misurarsi con tracciati più impegnativi o di alta quota.
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 5 – Sport ed acqua in Valle del Chiese
BOULDERING Emozioni per veri sportivi Con centinaia di grandi massi erratici, la Valle di Daone è una grande palestra naturale all’aria aperta per gli appassionati di bouldering, ossia la scalata sui grandi sassi. Una disciplina giovane ed in crescita, che consente di tenere in attività tutti i muscoli del corpo e di dare vita ad appassionanti scalate che portano fino alla “vetta” di questi giganti di pietra disseminati fra i boschi della Valle. Un’eredità del ghiacciaio dell’Adamello, che, ritirandosi migliaia di anni fa, si lasciò alle spalle queste “imponenti figure”, la cui grandezza è ora sinonimo di sfida per i coraggiosi boulders. CLIMBING Dove l’uomo si misura con se stesso per toccare il cielo con un dito L’arrampicata libera, più nota come free climbing, pratica sportiva dove l’uomo si misura attraverso riferimenti tattili fatti di piccoli anfratti, minuscoli appigli, frammenti di appoggi, trova in Valle del Chiese ottime occasioni di espressione. Nella palestra di roccia naturale Corna del Vescof di Storo, in quella di Baitoni o nella spettacolare parete artificiale attrezzata per l’arrampicata sportiva presso il gigantesco sbarramento della Diga di Bissina, le emozioni sono garantite. Quest’ultima in particolare è considerata una struttura unica nelle Alpi Orientali ed una delle poche in Europa ad essere stata predisposta con ogni accorgimento per soddisfare le esigenze e le aspettative degli atleti, da quelli già affermati ai nuovi adepti che si avvicinano alla disciplina della libera arrampicata: lo sport in cui la padronanza delle energie e del gesto, il dominio del rischio e della sfida sono gli immancabili ingredienti dello spettacolo. La Valle di Daone in particolare conosce molto da vicino il brivido dell’arrampicata, non a caso ospita ed ha ospitato per molti anni le prestigiose competizioni mondiali: Speedrock-Speed Climbing World Cup ed Ice Master World Cup, incoronando i campioni indiscussi di questo affascinante sport. MOUNTAIN BIKE Valle del Chiese: il paradiso dei bikers Sentieri e strade sterrate accolgono gli amanti della mountain bike con un’offerta ricca e varia, che spazia dal fondovalle ai boschi, da impegnativi percorsi di alta montagna, fino alle porte del ghiacciaio. Le due ruote “grasse” diventano un vero e proprio strumento di scoperta degli angoli più suggestivi del territorio, svelando gli aspetti più autentici e naturali di un contesto incontaminato.
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Exhibit 5 – Sport ed acqua in Valle del Chiese
PESCA Tradizioni secolari Verso la fine di febbraio c’è un appuntamento che popola, nelle ancora fredde mattine invernali, laghi e torrenti: è l’apertura della pesca, che richiama tanti appassionati. Una disciplina antica quella della pesca, un tempo praticata per necessità, ora un modo per vivere la natura. Per gli amanti di questo sport la Valle del Chiese costituisce un’attrazione unica: lungo i sentieri che si arrampicano sulle rive di un torrente, in mattinate trasparenti dove il sole si specchia nell’acqua limpida, è facile incontrare persone armate di lenza e di pazienza che, cullate dal suono dell’acqua che scivola fra i sassi, riposano la mente e dimenticano le nevrosi quotidiane. CANYONING Una sferzata di adrenalina A capofitto nelle acque cristalline con il canyoning: l’ultima tendenza in fatto di sport a contatto con la natura. Un’emozione forte, che consente di vivere la natura sotto un diverso punto di vista, quello del letto del torrente. Incuneandosi in un ambiente fresco e selvaggio, attraversando cascate e piccoli laghetti si scopre la propria affinità con la madre terra: un tuffo tutto da provare! Il percorso corre lungo il selvaggio fiume Palvico, giù per le cascate e le rapide dove l’incedere dell’acqua fresca e pulita di questo torrente di montagna accompagna gli estasiati sportivi. Salti, toboga e belle calate in un’acqua sempre cristallina e limpida… un percorso non troppo lungo, ma non certo alla portata di tutti! VELA E KITE SURF Farsi portare dal vento sospesi su un tappeto d’acqua La vela ed il kite surf sono sport che danno risposte alle nostre istanze di libertà più profonde: sfrecciare a raso acqua, farsi portare dalla forza del vento, mettersi alla prova a diretto contatto con la forza degli elementi. Sul Lago d’Idro è possibile praticare queste discipline, grazie a venti costanti che danno forza alle vele.
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Exhibit 5 – Sport ed acqua in Valle del Chiese
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Exhibit 6 - Buona condotta LE VIE FORZATE DELL’ACQUA In quota, le acque del bacino del Chiese sono subito incanalate in tre principali percorsi di condotte forzate e derivazioni. Le più importanti percorrono la Val di Daone e arrivano alla centrale di Cimego, dove confluiscono i due insiemi di derivazioni minori. Da nord, dalla presa del Rio Danerba (a quota 1829 m) le acque sono convogliate nel serbatoio del Lago di Malga Bissina. Le acque in uscita da questo serbatoio sono unite a quelle prelevate dal Rio Campo (1800 m) e in seguito a quelle dal Rio Rondon (1830 m) e dai suoi affluenti. Tutte queste acque alimentano la centrale di Malga Boazzo. Le acque in uscita dal serbatoio di Malga Boazzo sono unite a quelle provenienti da un secondo sistema di derivazioni che parte dal Rio Adanà (1050 m) ed interseca il Rio Revegler (750 m), il Rio Frugone (725 m) e il Torrente Filos (715 m). Tutte queste acque sono accumulate nel serbatoio di Ponte Murandin, infine convogliate alla centrale di Cimego. Alla stessa centrale giungono le acque provenienti da sud da una terza serie di derivazioni che partono dal Torrente Sorino (1260 m), intercettano il Rio Giulis (1250 m) e altri corsi minori. Tutte queste acque dopo aver mosso le turbine della centrale di Cimego sono ancora sfruttate con un piccolo salto nella centrale di Storo. Cosa può fare l’acqua? Cadere, muovere, erodere o... accendere una lampadina! Dove c’è movimento c’è energia: da secoli l’energia dell’acqua, trasformata in movimento di pale e mulini e oggi in energia idroelettrica, ha costituito una base dello sviluppo industriale e produttivo del Trentino.
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Exhibit 6 – Buona condotta
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Exhibit 6 – Buona condotta
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Exhibit 7 - Tunnel dentro la centrale QUANDO ACCENDIAMO UNA LAMPADINA UN FILO DI RAME CI COLLEGA A LUOGHI LONTANI, MA NON MOLTO
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Exhibit 8 - Intervista al fiume FIUME CHIESE FUNZIONI? IL CHIESE E SUOI AFFLUENTI SONO ECOSISTEMI CHE OSPITANO ANIMALI E PIANTE, E CHE SVOLGONO FUNZIONI IMPORTANTI PER L’UOMO I corsi d’acqua influiscono sul microclima, ricaricano le falde acquifere distribuendo nel tempo e nello spazio l’acqua delle piogge, mantenendo le riserve d’acqua potabile. I corsi d’acqua più naturali sono in grado di autodepurarsi meglio dagli inquinanti organici e di ospitare un maggior numero di organismi. Le differenze tra un corso artificiale ed uno naturale sono nella capacità di svolgere più o meno funzioni utili all’uomo. Da cosa dipende la loro funzionalità? La funzionalità di un corso d’acqua dipende da due fattori: dal suo territorio circostante e dalla sua eterogeneità. Un corso risente della qualità ambientale del territorio che attraversa: la presenza di scarichi e l’urbanizzazione si manifestano subito nella qualità dell’acqua. La eterogeneità di un torrente riguarda la ricchezza di microhabitat per microrganismi, piante e animali che con le loro catene alimentari metabolizzano i composti responsabili dell’eutrofizzazione di mari e laghi (nitrati e fosfati). Più un corso è eterogeneo più significativa sarà la sua capacità di autodepurazione. L’eterogeneità può essere longitudinale (lungo la corrente) relativa all’andamento, meandriforme o rettilineo, e alla corrente che può variare tra raschi o correntini (a corrente veloce) e pozze (a corrente lenta) o essere uniforme e veloce. - 51 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 8 – Intervista al fiume
L’eterogeneità trasversale riguarda la sezione tra le due sponde (perpendicolare alla corrente). Un fiume può avere delle sponde artificiali e a ridosso dell’acqua e un fondale artificiale o, al contrario, delle ampie sponde naturali lontane dall’acqua corrente e con vegetazione naturale e variegata. Se siamo attenti osservatori possiamo valutare la funzionalità del nostro corso d’acqua più vicino, basta “chiederglielo” con un’intervista particolare. Gli studiosi hanno definito un’intervista di 14 domande da rivolgere al nostro torrente, possibilmente stando con i piedi dentro! Si tratta di ricavare le risposte osservando attentamente i particolari del suo andamento, del suo fondale e del suo intorno. Con questa intervista si definisce l’Indice di Funzionalità Fluviale.
INTERVISTA AL FIUME Rispondi ai quesiti scegliendo una delle tre opzioni indicate, ad ogni risposta corrisponde un valore. A fine questionario si sommano i valori delle varie risposte, ottenendo così un punteggio che può essere compreso tra 5 e 100 punti. Il risultato rimanda al giudizio sul fiume preso in esame, secondo lo schema a fondo pagina.
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Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 8 – Intervista al fiume
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Exhibit 9 - L’acqua, una volta, scendendo L’ACQUA, UNA VOLTA, SCENDENDO DAI PRATI ALTI AL FONDO VALLE E POI AL LAGO DI IDRO, LE ACQUE DEL CHIESE, OLTRE CHE SEMPLICEMENTE SCENDERE, FACEVANO MOLTE ALTRE COSE IL CHIESE TRASPORTAVA Il Chiese, pur non avendo una portata sufficiente per il trasporto su barca, era sfruttato per la fluitazione del legname nei periodi di piena. Verso la metà del Cinquecento entrò in atto l’innovazione della piena artificiale. Dopo aver accumulato masse d’acqua, con la costruzione di sbarramenti temporanei o permanenti, chiamati serre o stùe, si provocavano delle piene artificiali con cui si riusciva a far fluitare il legname a valle anche nei torrenti minori, per lo meno a singhiozzo. Il fiume Chiese, come via di fluitazione, costituiva una ricchezza particolare per gli storesi: da Storo passava il legname delle Pievi di Condino e di Bono per il quale era chiesto un dazio. IL CHIESE MUOVEVA Prima delle centrali idroelettriche, le acque del Chiese muovevano mulini idraulici, brillatoi da orzo, pestini per gesso e per ossa da concime, segherie, mantici e magli delle fucine dei fabbri e telai nelle filande. Il primo mulino documentato era attivo già all’inizio del Quattrocento a Condino, mentre la più antica fucina documentata risale al 1507 a Roncone. Nel territorio del Chiese molti lavori, oggi perduti, ruotavano attorno all’acqua e alla sua forza motrice. Un esempio erano i fabbri che venivano chiamati maiari, da “mai” (magli), poiché lavoravano con il maglio idraulico. Un altro tipico strumento del fabbro legato all’acqua era la tromba idraulica, che assicurava un flusso continuo di aria per sostenere e regolare il fuoco della fucina. - 54 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 9 – L’acqua, una volta, scendendo
IL CHIESE DISTRUGGEVA “Un paradiso terrestre se non ci fosse un cielo capriccioso che ogni tanto apre le sue cateratte e rovescia sulla valle uragani da fine del mondo, ingrossa i ruscelli che sgretolano e fanno cadere la montagna, fa impazzire il Chiese che in poche ore distrugge i benefici di anni e rende desertica la piana di fondovalle.” Giovanni Rinaldi di Darzo, 1886 circa
Già i primi insediamenti preromanici dei Reti dovevano affrontare le inondazioni del Chiese e dei suoi affluenti e convivere con le paludi che si ricreavano a ogni piena. Le prime opere documentate di regimazione idraulica risalgono al Medioevo nella piana di Storo e Darzo. Tra gli eventi storici si ricordano tre inondazioni nel triennio 1756-1758 che colpirono duramente Pieve di Bono, Cimego e Storo (nella cui campagna fu ritrovata parte di una fucina di Cimego!). Una successiva catastrofe accadde il 7 e 8 novembre 1906, nella quale il Chiese straripò insieme al Caffaro, al Rio S. Barbara, al torrente Palvico e ai rii Proäs e Dòs, invadendo la campagna e sommergendola di ghiaia, danneggiando anche il palazzo Lodron. Essa provocò una vera e completa rovina di tutta la borgata di Storo. Anche nel 1966, contemporaneamente alla nota alluvione di Firenze e analogamente al vicino Sarca, si ebbero allagamenti e vari danni, nonostante le moderne arginature dei sistemi idroelettrici.
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Exhibit 9 – L’acqua, una volta, scendendo
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Exhibit 9 – L’acqua, una volta, scendendo
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Exhibit 10 - Il legno della Val Daone IL LEGNO DELLA VAL DAONE Il legname è stato da secoli un’importante risorsa condivisa dalle genti della Valle del Chiese. I boschi e foreste di questo territorio sono ancora oggi in gran parte di proprietà collettiva, in nome delle antiche Regole oggi sostituite dalle A.S.U.C. (Amministrazioni Separate dei beni di Uso Civico) o dalle proprietà comunali. Regolate nel taglio e nell’uso, le diverse formazioni boschive hanno varie destinazioni. Sui versanti di fondovalle i boschi sono essenzialmente costituiti da faggete con conifere sparse o da latifoglie miste con querce, carpino, orniello, in alcune zone anche da castagno. Questi boschi sono destinati a soddisfare le richieste di legna dei residenti locali per usi domestici. Nelle fasce più alte della valle i boschi sono a dominanza di abete rosso, con larice e abete bianco. Con i vari legni, fino ad un recente passato, si costruivano intere abitazioni, scandole per le coperture (in larice) e quasi tutti gli utensili di uso quotidiano nelle famiglie (come le gerle in fettuccia di nocciolo). La lavorazione artigianale e artistica del legno vanta una tradizione notevole, ancora coltivata dalla Scuola del Legno di Praso. Fregi, volute e decorazioni floreali decoravano i portoni dei palazzi signorili e le chiese. Oggi il legno è principalmente destinato alla fabbricazione d’imballaggi e secondariamente all’edilizia (es. travature di abete rosso, abete bianco e larice). La Valle del Chiese è al centro di una delle filiere produttive promosse da Trentino Sviluppo e Consorzio BIM del Chiese. - 58 -
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Exhibit 10 – Il legno della Val Daone
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Exhibit 10 – Il legno della Val Daone
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Exhibit 11 - Acque, paesaggi e servizi ecosistemici ACQUE, PAESAGGI E SERVIZI ECOSISTEMICI Già Platone, nel 400 a.C., aveva compreso che la deforestazione può portare all’erosione del suolo e al prosciugamento delle sorgenti. L’umanità trae beneficio da una moltitudine di risorse e processi che sono forniti e mantenuti da ecosistemi naturali. Questi benefici sono detti Servizi Ecosistemici e includono sia i “prodotti” degli ecosistemi quali l’acqua potabile, il legno, gli alimenti, sia i “processi” quali la produzione di ossigeno, l’autodepurazione delle acque, la fertilità del suolo, il controllo biologico degli infestanti. I Servizi Ecosistemici sono diventati popolari con la pubblicazione del Millennium Ecosystem Assessment (MA), il progetto curato dalle Nazioni Unite che ha coinvolto più di 1300 scienziati a livello mondiale (dal 2001 al 2005). Dallo studio è emerso che le risorse naturali mondiali e la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi sono in forte declino e destinate ad impoverirsi ancora più velocemente nei prossimi 50 anni. La modifica degli ecosistemi da parte dell’uomo ha contribuito ad un aumento del benessere mondiale, ma a costo del degrado della capacità degli ecosistemi di fornire gli stessi servizi all’umanità in futuro. Anche la modifica del territorio del Chiese ha dato un indubbio impulso al benessere dei suoi abitanti. Questo territorio ha ancora molto da offrire in termini di servizi ecosistemici, ma non all’infinito.
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Exhibit 11 – Acque, paesaggi e servizi ecosistemici
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Exhibit 12 - Ripartendo dal paesaggio RIPARTENDO DAL PAESAGGIO “Paesaggio: zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle azioni di fattori naturali e/o culturali e loro interazioni.” Convenzione Europea del Paesaggio
Il paesaggio è un bene comune, fonte di risorse materiali e immateriali per i suoi abitanti, i suoi visitatori e non solo. Il paesaggio è allo stesso tempo un bene privato e un bene pubblico che dipende dalle nostre attività. Esso rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale che richiede una responsabilità per ciascuno di noi. Il mantenimento e miglioramento di questo bene comune dipendono dalla sua conoscenza. La Convenzione Europea del Paesaggio invita le comunità locali a conoscere il proprio paesaggio e invita i cittadini a prendere attivamente parte ai processi decisionali che li riguardano. Se una risorsa è dimenticata o non più utilizzata (es. un pascolo, un prodotto agricolo locale), scompare il contesto e l’uso che l’ha generata (l’allevamento in quota, la campagna, la piccola attività commerciale). Allo stesso tempo, se una risorsa è sovra-sfruttata si rischia di esaurirla o cambiarla drasticamente. E’ una questione di equilibri interconnessi e di conoscenza. Se dimentichiamo le relazioni, se trascuriamo di conoscere e coltivare le risorse del nostro territorio, il Paesaggio Culturale del Chiese può scomparire. Appariranno altri paesaggi, ma con caratteristiche diverse. - 63 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 12 – Ripartendo dal paesaggio
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Exhibit 12 – Ripartendo dal paesaggio
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Exhibit 13 - La polenta nella storia I PRODOTTI E I BENI DEL PAESAGGIO DEL CHIESE NEI FAZZOLETTI DI TERRA SUI PENDII E SUL FONDOVALLE, LE ACQUE NEL BACINO DEL CHIESE ALIMENTANO DA SECOLI LA PRODUZIONE AGRICOLA, OGGI BEN NOTA E RICERCATA LA POLENTA PRIMA DEL MAIS “Dammi polenta e acqua: in tal modo, quanto a felicità, sarò un emulo dello stesso Zeus.” Epicuro, filosofo greco del IV-III sec. a.C.
La polenta costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni italiche. Prima dell’introduzione del mais (dopo la scoperta dell’America) la polenta era prodotta con cereali come orzo, farro, segale, miglio, grano saraceno e anche frumento. Il termine polenta (detta anche polenda o pulenda) è una parola latina derivante a sua volta da pollen (fior di farina) e pultes (pappe), che definisce una pietanza più densa di una minestra in genere di farro (dal latino far, da cui deriva farina). I greci usavano invece solitamente l’orzo. Oggi la polenta viene preparata con acqua, farina di granoturco (la polenta gialla) e sale, cotta in un paiolo (tradizionalmente di rame) per almeno un’ora e servita a fette che un tempo venivano tagliate con un filo di cotone, dal basso verso l’alto. La farina da polenta è solitamente macinata a pietra (bramata) più o meno finemente secondo la tradizione locale. LA POLENTA GIALLA DI STORO: DAGLI AZTECHI ALLA CONDOTTA SLOW FOOD VALLE DEL CHIESE E LEDRO “I villani, che abitano nei confini che determinano l’Italia dalla Germania, fanno della farina la polenta, la quale dopodiché è cotta in una massa la tagliano con un filo in larghe fette e sottili, e acconciate in un piattello con cacio e butirro et assai ingordamente se la mangiano.” Pierandrea Mattioli, fine 1500
La polenta di granoturco, originario del Messico, costituiva la base alimentare di Aztechi, Maya e Inca. Le prime coltivazioni di mais in Europa si ebbero già poco dopo la scoperta dell’America, in Andalusia, inizialmente come curiosità floristica nei giardini. Il mais si diffuse nel XVI secolo in Francia, in Italia, poi fino ai Paesi balcanici e persino in Caucaso. La prima segnalazione, in Italia, risale al 1554 nelle colture del Polesine e del Veronese ad opera dei Veneziani, poi nelle province all’epoca sotto il loro dominio (Brescia, Bergamo e Crema). In Trentino la prima maiscoltura documentata risale al 1657. All’inizio la diffusione fu lenta per lo scetticismo dei trentini verso questo nuovo cereale, ma nel 1752 il mais si coltivava quasi ovunque sotto gli 800 m. Ogni coltivatore riseminava il proprio mais selezionando le pannocchie migliori per colore e forma. Le varietà - 66 -
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Exhibit 13 – La polenta nella storia
locali, originate per incroci più o meno voluti da capostipiti veneti, lombardi, americani e adattate alle condizioni ambientali locali, erano innumerevoli. La grande diversificazione minimizzava i rischi sulla fonte principale di cibo, ciascuna varietà aveva resistenze specifiche ad almeno uno dei tanti nemici che potevano minacciare un raccolto (quali siccità, eccesso d’acqua, insetti, muffe). Oggi la diffusione di poche cultivar ad alta resa su vaste aree mette a rischio la biodiversità delle varietà locali di granoturco. Ciò significa aumentare enormemente la vulnerabilità delle coltivazioni agli stress biotici (es. parassiti) e abiotici (es. climatici). Dal momento in cui un parassita riuscirà a superare le difese di una di queste cultivar si troverà di fronte a grandi distese di piante uguali e molto appetibili! Così per gli eventi climatici: una siccità e una pioggia intensa possono danneggiare un’intera regione se in questa si coltivano solo poche varietà, omogeneamente sensibili. La condotta di Slow Food del Chiese e Ledro nasce nel 2007 anche per questo motivo: proteggere la biodiversità insieme alla produzione locale e alla sua tradizione. LA POLENTA DEL CHIESE Nello Storese, la Condotta Slow Food valorizza e conserva la coltivazione del Nostrano di Storo, mais dalle pannocchie rosso corallo, allungate e con granella vitrea, importato inizialmente da Vicenza e poi adattatosi al clima e al terreno locali. Da questa varietà si ricavano la nota farina gialla di Storo e la caratteristica polenta. La polenta, citata nel 1800 dal Manzoni nei Promessi Sposi e rappresentata persino in un quadro del 1700 da Pietro Longhi, era ed è preparata in diverse forme e varie ricette. Sul suo sapore influiscono soprattutto la varietà del mais (es. il Marano Vicentino, il Pignoletto del Piemonte, il Nostrano di Storo, lo Spin della Valsugana), la macinatura (dalla bramata, a grana grossa, al fumetto di mais, finissima), la cottura ed anche l’acqua usata nella cottura. La polenta, accompagnata in passato dal formaggio e più recentemente da insaccati, oggi viene preparata con varie ricette. Le più note e locali sono: Polenta taragna: viene preparata con l’aggiunta di formaggi durante la cottura e in alcune località anche con farina di grano saraceno; è tipica anche delle valli lombarde (bresciane, bergamasche), il suo nome deriva dal tarai, il bastone usato per mescolarla nel paiolo di rame; Polenta concia: simile alla taragna, è tipica anche di altre regioni (è tra i piatti tipici biellesi, valdostani, piacentini), viene preparata con cubetti di formaggio a fine cottura e burro fuso (nelle altre regioni anche con lardo o formaggio Grana); Polenta carbonera: viene fatta con la farina gialla di Storo e l’aggiunta di salame (fatto rosolare nel vino rosso), burro e diversi tipi di formaggio stagionato. Grazie all’impegno della Cooperativa di agricoltori Agri 90, dal 2000 il Nostrano di Storo è riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole. La Farina gialla di Storo è inoltre riconosciuta nell’elenco delle produzioni tipiche da salvaguardare (Progetto Arca di Noè di Slow Food - 67 -
Gli Exhibit: testi e immagini
Exhibit 13 – La polenta nella storia
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Libro firme
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Rassegna stampa WWW.MOUNTAINBLOG.IT
12 luglio 2013
Continua - 70 -
prosegue da: WWW.MOUNTAINBLOG.IT 12 luglio 2013
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25 luglio 2013
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7 agosto 2013
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7 agosto 2013
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Marzo 2014 Centro Duplicazioni della Provincia autonoma di Trento