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SYNAPSI GABRIELE RODRIQUEZ
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VISIONI METAFISICHE DI STRADA Gabriele Rodriquez è un viandante, insaziabilmente curioso; un viaggiatore di lungo corso e un camminatore instancabile. Percorre le vie della fotografia da molti anni, con una pulsione inesauribile di scoperta e di rappresentazione. La sua forza espressiva la declina con dolcezza, senza forzare o spingere alcunché, ma con uno sguardo pacato e un sentimento poetico profondo, come si addice bene a un narratore luminoso. Per molto tempo è stato un bravo e apprezzato fotografo classico, di documentazione realistica; pur con un senso dell’armonia estetica che affonda nella sua cultura e sensibilità musicale. I suoi reportage di grandi viaggi sono per chi li conosce una sinfonia di emozioni, e un caleidoscopio di visioni e colori del mondo; molto amato dai suoi appassionati conoscitori, come chi scrive. Dopo anni di reportage indimenticabili, e parallelamente esplorando mezzi tecnici sempre nuovi, si è lasciato intrigare da iPhone & iPad Apple, dalle prodigiose potenzialità di questi poliedrici strumenti: e naturalmente ci si è tuffato con passione, come suo costume. Ne sono usciti risultati sorprendenti: composizioni figurative nuove, ma unite nella continuità di una sua visione, personalissima; e coerenti alla sua cifra espressiva. Si parva licet, anche Picasso - per chi lo conosca un pò più che sommariamente -6-
- ha percorso molti diversi sentieri espressivi: dal figurativo all’astratto, e in tante differenti modulazioni. Sotto il segno di una ricerca di senso, e di sé, inarrestabile. Anche Gabriele non si è fermato, a godersi il meritato successo della sua fotografia figurativa e documentaria, ed ha percorso una nuova rotta, oltre le colonne d’Ercole della tradizione: per un nuovo astrattismo fotografico, che coniuga le risorse tecniche dei nuovi strumenti con la poetica della propria visione e delle storie, immaginarie e simboliche, che come ogni artista lui ci racconta. Nel ricorrente dibattito, sui complessi e incerti confini tra Fotografia e Arte, Gabriele, da buon globe-trotter, ha attraversato agilmente le linee, di quei confini, ed ha preso la via di una terza dimensione: fare arte con la fotografia, in senso molto concreto; unendo le immagini che incrocia nei suoi cammini, per le vie del suo mondo - che percorre ogni giorno - con le immagini che genera la sua fantasia, il suo gusto, il suo bisogno espressivo. Usa gli strumenti che gli sono più familiari e ormai congeniali, quelli oggi comuni e quasi universali: e con questi dipinge la realtà, con i suoi personali colori; così tratteggia di senso il suo racconto del mondo. Quanto sia interessante e bello questo racconto, lo potete vedere in questa rassegna: che ci parla di una storia personale piena di suggestioni colorate, in cui si sentono racchiusi ottimismo e sentimenti di speranza, lievi e impareggiabili. Questa poetica, che era già presente nelle sue fotografie documentarie, organizzate sempre con impeccabile composizione visuale, qui oggi si sublima in un -7-
astrattismo quasi musicale: musicale perché i suoi segni e i suoi colori sembrano cantare; ed è un bellissimo e originale concerto. Ottenuto tutto da solo, come viandante solitario, e con dei semplici strumenti, che tutto il mondo, o quasi, maneggia ogni giorno. L’uso che riesce a farne lui, però, ha un tocco di magia: ed è quello che gli dà un valore unico e assoluto. Enrico Stecchi Antropologo e Psicologo
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PREFAZIONE Ho impiegato 5 anni abbondanti per capire di aver dissolto tutti i miei temi preferiti fin dall’inizio. Ho abbandonato la fotografia! Non capisco però se questo sia un reato grave. Era la fine del 2014, lo ricordo bene. Reduce da un reportage di viaggio spettacolare, a detta di molti, durante il mio primo viaggio in India. Un riferimento per la mia carriera fotografia iniziata nel 1977. Ricordo bene la “mission fotografica” di quel viaggio, imposta quasi in modo draconiano: “o porto a casa qualcosa di buono o smetto di fotografare”. Mi sono ritrovato alla vigilia del viaggio a ripassare come uno scolaretto i libri sacri di McCurry e Salgado cercando di farne una sintesi. Se sono qui che ne parlo vuol dire che è andata bene. Ma da quel momento è iniziato il travaglio. Ho scoperto a mie spese che quello non era un punto di arrivo bensì un punto di partenza. Eh già! Il senso di appagamento era finito il momento esatto in cui avevo chiuso nell’archivio fotografico l’ultima immagine di quel reportage. E adesso? Sono proseguiti altri progetti di stampo reportagistico con altri viaggi o situazioni similari, sempre di ottima fattura per carità (la mano, o l’occhio, è sempre quello), ma…? Mancava il senso di appagamento, che è poi il senso della vita in termini riduttivi. L’appagamento è uno stato d’animo collegato alla coscienza della propria condizione piacevole risultante dalla soddisfazione dei desideri, cita Antonio Rosmini, filosofo, teologo, presbitero italiano di fine ‘800. Senza scomodare filosofi e beati, vien da se che dopo aver raggiunto un obbiettivo occorre fissarne un altro più oltre (non so se si può usare più oltre). E’ insito nella natura umana (non tutti), cercare sempre nuove situazioni, sfide obbiettivi, - 10 -
e visto che quest’anno scadono i 700 anni dalla morte del sommo poeta come non citare una delle sue più famose terzine “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” la sintesi del profondo pensiero di Dante, il quale considerava la ricerca e il conseguimento delle virtù e della conoscenza, cioè del sapere trascendente, la vera ragione dell’esistenza umana. Ebbene, quanta ragione! Per farla breve e usando parole mie sicuramente più modeste, quello che era fatto era fatto ma occorreva andare oltre cercando di trarre ulteriore soddisfazione in qualcosa di nuovo, di innovativo, di creativo, laddove l’occhio umano lascia il campo alla mente. L’avvento dalla fotografia digitale, del photo editing sia in sede di ripresa che di rielaborazione, permettendo una maggiore creatività, mi è venuta in soccorso, mi ha permesso di fare quello che sto facendo. Vent’anni fa sarebbe stato impossibile per me pensare di fare tutto ciò. Sarebbe occorso il tradizionale sistema del pennello e delle tele. Ore e ore avanti al cavalletto, impiastricciato di colori e con i dolori alla schiena fatte salve le lamentele sacrosante della moglie per lo sporco prodotto. “Digitale Santo Subito”, a differenza di qualche dinosauro che ancora demonizza il suo avvento, ritengo che la sua venuta abbia contribuito ad una ventata di creatività senza precedenti, e siamo solo agl’inizi. Basti pensare che il primo iPhone è stato commercializzato nel 2008. Cito questo strumento non a caso dal momento che tutto il mio lavoro, in senso creativo, è stato prodotto con l’Hardware di Steve Jobs, con tale strumento e il con suo parente prossimo iPad. Potentissime App, figlie di Adobe, viaggiano a velocità pazzesca al tocco delle mie dita sullo schermo. Le immagini precedentemente catturate (sempre e rigorosamente con il telefono), vengono stravolte, svuotate del loro significato originario per essere ricomposte in qualcosa di completamente diverso. - 11 -
L’Ispirazione e di conseguenza l’Arte, sono cellule tratte dal divino: il gesto creativo è ciò che più ci assimila a Dio. La velocità di esecuzione diventa chiave di volta di tutta la progettualità. Diventa l’elemento indispensabile che consente di seguire con la rapidità del gesto l’evolversi del pensiero artistico senza tralasciare nulla. Pensiero ed esecuzione diventano sincroni in una gara di velocità. Il telefonino, per assurdo, diventa lo strumento più democratico mai creato dall’uomo come diceva un amico, non a torto. La tecnologia però è condizione necessaria ma non sufficiente. E’ strumento, ma non si sostituisce al processo creativo. E meno male. La supremazia del contenuto rispetto allo strumento resta ancora qualcosa di riservato alla specie umana, per fortuna, con tutti i limiti connessi. Essì, perché “evviva la democrazia dello strumento” ma se questo non lo alimenti con un insieme di cognizioni intellettuali acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e la rielaborazione personale maturata negli anni il giochino non sta in piedi. Diversamente saremmo tutti artisti visto che è la somma che fa il totale come diceva il principe De Curtis. E non so se sia una buona cosa. Ma questo è un altro argomento. Tornando all’origine di questa noiosa prefazione … non è vero che ho abbandonato la fotografia! Tutte le immagini contenute in questo volume hanno un fondo fotografico e quindi non sarebbe corretto prescindere da questo. Diciamo, prendendo a prestito dagli Artisti con la A maiuscola, che uso una tecnica mista. Si può dire che ho abbandonato il “figurativo”. Va bene, lo concedo. Almeno in questa occasione si. Ma se devo fare un viaggio certamente procederò con un classicissimo reportage magari in Bianco e Nero. Non vedo perché le cose non possano convivere. Perchè SYNAPSI? Come cita Wikpedia la Sinapsi è una struttura altamente specializzata che consente la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra - 12 -
loro (neuroni) o con altre cellule (cellule muscolari, sensoriali o ghiandole endocrine). Attraverso la trasmissione sinaptica, l’impulso nervoso (potenziale d’azione) può viaggiare da un neurone all’altro o da un neurone a una fibra per es. muscolare (giunzione neuromuscolare). In parole meno tecniche, la sinapsi può ritenersi a pieno titolo la parte fondamentale del cervello umano che trasforma l’esperienza in significato. Questo libro ha la presunzione di trasmettere ai ricettori sensoriali del fruitore qualcosa di più del solo procedimento chimico o elettrico. Vuole trasmettere un’ emozione, o meglio, un retticolo di stimoli e magari di riflessioni, possibilmente piacevoli. Il lavoro che propongo è composto da 3 parti. La prima parte riconducibile all’Astrattismo dal titolo “MURI CHE PARLANO” , la seconda al Minimalismo dal titolo “CONNESSIONI”, mentre la terza e conclusiva dal titolo “GRAFISMI” riprende l’astrattismo aggiungendo ulteriori caratteri pittorici che si rifanno, in alcuni momenti, al grande Wiliam Turner con inserimenti di disegno grafico/ tecnico. Tre situazioni parallele, qualche volta antitetiche che si intersecano nella mia visione d’Artista a seconda dei miei stati d’animo. Infatti i progetti sono stati composti in vari momenti diversi pur sempre nel periodo pandemico del 2021. Le tavole sono intervallate da riflessioni personali che riportano in modo occasionale ai contenuti ma che spesso non c’azzeccano per nulla. Tutto è in transito. Buona visione. Gabriele Rodriquez
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OPERE
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MURI CHE PARLANO (PARTE PRIMA) Un giorno attraverso la corsia di manovra che porta al garage, cosa che faccio almeno 4 volte al giorno da oltre 20 anni e in attesa che la basculante si alzi guardo i muri perimetrali che mi circondano. I segni dei getti di cemento per effetto del tempo e degli scarichi si sono anneriti, come normalmente accade, ma quello che non avevo visto fino a quel momento era la ragnatela che tutto ciò aveva creato. Una sorta di astratto immenso che era li che mi parlava. Ovviamente scendo dalla macchina e con il telefono inizio a fotografare. Il resto è stato aggiunto in modo personale e impulsivo. Già, i muri ci parlano, anche loro. Basta saperli ascoltare. E vedere.
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I MURI DIVIDONO C’è sempre una logica nella narrazione. Esiste sempre un prima e un dopo, ma è il “durante” che interessa, Anche perchè sempre troppo breve.. Filosofia spicciola da quattro soldi e sempre troppo scontata.
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SEMPLIFICARE Ridurre, mettere ordine. Ma è proprio necessario? Arrivare ad una sintesi “per forza” riduce l’espressione a mero esercizio contenitivo. A quel punto sarebbe sufficiente una linea. Ma una linea può dare emozione? Una linea piuttosto genera interrogativi e sicuramente non da risposte. La questione è se possa esistere una convivenza naturale piuttosto. L’antagonismo crea caos e dal caos nasce la vita.
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PIENO PER VUOTO E’ una forma di misura usata dagl’imbianchini per calcolare quanto colore serve per pitturare un locale o una parete con la presenza di porte e finestre (i vuoti appunto). In realtà diventa una condizione mentale frequente soprattutto nel mondo occidentale che ha gradualmente abbandonato le proprie radici storiche legate alla ricerca della spiritualità, questa sconosciuta. La convinzione generale è che debba essere necessario riempire i vuoti, ma forse così non è. Colmare i vuoti emotivi può essere uno sbaglio. Forse è meglio viverli.
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LE FORME GEOMETRICHE Mi hanno sempre appassionato le forme geometriche. Forse perche riempiono gli spazi in modo apprezzabile e sicuro, senza compromessi. Una sorta di “Comfort Zone” mai ribelle. Forse perchè riempiono i vuoti...
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IL CAOS CALMO Una sorta di arricchimento senza causa che scompaggina la maggior parte dei criteri adotti alla naturale comprensione del fenomeno, (e che non c’entra nulla con il romanzo di Sandro Veronesi). E’ la condizione di chi perpetua in modo ossessivo degli schemi mentali derivanti da un subconscio rimasto per troppo tempo nei perimetri della normalità imposta. Troppo semplice pensare che il condizionamento esterno riduca ad uno stato di impotenza il subconscio. Solo la maturità di un percorso ineluttabile piuttosto che ineccepibile e il riconoscimento generalizzato di tale stato permette lo sfogo “borghese” del disordine mentale senza collocazioni penose. Non è più il tempo dei belli e maledetti.
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SYNAPSI (PARTE SECONDA) Un giorno un amico amante dell’Arte contemporanea mi fa conoscere un artista Veronese morto nel 1990, Gino Bogoni, fondamentalmente scultore ma che si dilettava anche di pittura, semplice, lineare, minimale da Artista completo quale era. Erano degli schizzi su carta che rappresentavano delle vacchette per le macchie nere che perimetrava con una semplice linea a matita per dare forma all’insieme. Ho visto rapidamente quei disegni sulle pubblicazioni che lo riguardavano e ne sono rimasto folgorato. C’era molto di più della semplice vacchetta, o meglio, la mia immaginazione è andata oltre l’interpretazione originale dell’Artista. Ho visto delle connessioni tra elementi disomogenei, delle galassie, delle stelle che formavano dei segni zodiacali completamenti nuovi per forme e colori. In questa seconda parte della pubblicazione propongo la mia visione personale, un esercizio estetico piuttosto che delle composizioni originali sul tema delle connessioni e del significato che esso rappresenta.
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QUANTI TIPI DI CONNESSIONE CONOSCIAMO? Connesioni neurali; Connessioni di rete; Connesioni internet; Connessioni amorose; Connessioni intellettuali; Connesioni affettive; Connessioni fattuali; Connessioni casuali; Connessioni causali; Ecc.
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GRAFISMI (PARTE TERZA)
L’ultima parte di questo lavoro riprende in qualche occasione la prima parte ma con elementi aggiuntivi individuabili Le geometrie restano sempre elemento di collegamento e di proposizione. Il colore diventa ancor più importante e marcato. Alcune tavole contengono in sottofondo richiami al grande pittore inglese William Turner nel momento forse più astratto della sua grande produzione. Altre tavole contengono disegni tecnici ovvero schizzi di architettura che si frammentano nella composizione dialogando con le simmetrie piuttosto che con gli spazi. L’insieme rimane gradevole anche in assenza di letture più approfondite.
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TESTO
IL VIAGGIO COME MEMORIA Cosa c’entra? I riferimenti logistici diventano elementi conclusivi nonchè punti fermi rispetto al viaggio personale. Un viaggio della memoria è una esperienza nel tempo e nello spazio, è un viaggio verticale, una discesa dentro una storia, scandagliata, approfondita nel suo quotidiano. Ecco allora che il valore assoluto del viaggio diventa giocoforza percorso interiore nonchè summa dell’essere umano.
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TESTO
LA METAFORA DEL COLORE Esiste una strettissima correlazione tra stato d’animo, energia e colore. In molti casi la natura umana vive di emozioni; sono le emozioni, infatti, che ci fanno vivere e vedere il mondo con colori e luci diversi. La vita può essere rosa, ma anche grigia, bianca o addirittura nera. Secondo una ben nota tradizione popolare, la nascita di un maschio o di una femmina viene ostentata in segno di giubilo con un nastro azzurro o rosa. Si narra anche che l’azzurro venga associato al bambino visto come un angelo disceso dal cielo, mentre si pensa che le femminucce siano portate dalle fate, che utilizzino, come culla, le dolci e profumate rose. Come si può notare il colore diventa, in alcuni casi, metafora della vita. Ogni momento della nostra esistenza è caratterizzato da una particolare simbologia cromatica, un po’ come le stagioni dell’anno. Anche la vita, infatti, ha le sue stagioni, i suoi momenti. Il nostro tempo, probabilmente, si caratterizza per una diffusa carenza di luce e di energia, che investe i campi della conoscenza, della cultura, della vita sociale, politica e religiosa.
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STREET METAPHYSYCAL VISION (english version) Gabriele Rodriquez is a wanderer, insatiably curious; a long-time traveler and a tireless walker. He has been walking the paths of photography for many years, with an inexhaustible drive for discovery and representation. The expressive power of him declines it gently, without forcing or pushing anything, but with a calm gaze and a deep poetic feeling, as is well suited to a luminous narrator. For a long time he was a good and appreciated classical photographer, of realistic documentation; albeit with a sense of aesthetic harmony that sinks into his culture and musical sensitivity. His reportages of great travels are for those who know them a symphony of emotions, and a kaleidoscope of visions and colors of the world; much loved by his passionate connoisseurs, like the writer. After years of unforgettable reportage, and at the same time exploring ever new technical means, he let himself be intrigued by the Apple iPhone & iPad, by the prodigious potential of these multifaceted instruments: and of course he dived into it with passion, as he was used to. Surprising results have emerged: new figurative compositions, but united in the continuity of a very personal vision of him; and consistent with his expressive figure. Si parva licet, even Picasso - for those who know him a little more than summarily - has traveled many different expressive paths: from figurative to abstract, and in many different modulations. Under the sign of an unstoppable search for meaning, and for oneself. Gabriele also did not stop to enjoy the deserved success of his figurative and documentary photography, and he traveled a new route, beyond the traditional Pillars of Hercules: for a new photographic abstractionism, which combines the technical resources of new tools with the poetics of his own vision and stories, imaginary and symbolic, which, like every artist, he tells us. In the recurring debate, on the complex and uncertain boundaries between Photography and Art, Gabriele, as a good globe-trotter, easily crossed the lines of those boundaries, and took the path of a third dimension: making art with photography, in the sense very concrete; uniting the images she crosses on his paths, on the paths of his world - which he walks through every day - with the images that his imagination, his taste, his expressive need generates. He uses the tools that are most familiar to him and now congenial, those that are common and almost universal today: and with them he paints reality, with his personal colors; thus he sketches his story of the world with meaning. How interesting and beautiful this story is, you can see it in this review: which tells us about a personal - 116 -
story full of colorful suggestions, in which optimism and feelings of hope are felt, light and unparalleled. This poetics, which was already present in his documentary photographs, always organized with impeccable visual composition, here today is sublimated in an almost musical abstractionism: musical because its signs and his colors seem to sing; and it is a beautiful and original concert. Obtained all by himself, as a solitary traveler, and with simple tools, which the whole world, or almost, handles every day. The use he manages to make of it, however, has a touch of magic: and that is what gives it a unique and absolute value. Enrico Stecchi Anthropologist and Psychologist
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PREFACE (english version) It took me an abundant 5 years to realize that I had dissolved all my favorite themes from the start. I have abandoned photography! But I don’t understand if this is a serious crime. It was the end of 2014, I remember it well. Fresh from a spectacular travel report, according to many, during my first trip to India. A reference for my photography career that began in 1977. I remember well the “photographic mission” of that trip, set almost in a draconian way: “either I take home something good or I stop taking pictures”. On the eve of the trip I found myself reviewing the sacred books of McCurry and Salgado like a schoolboy trying to summarize them. If I’m here talking about it it means that it went well. But from that moment the labor began. I discovered the hard way that this was not a point of arrival but a point of departure. Of course! The sense of satisfaction ended the exact moment I closed the last image of that reportage in the photographic archive. And now? Other reportage projects continued with other trips or similar situations, always of excellent workmanship, for heaven’s sake (the hand, or the eye, is always the same), but ...? The sense of fulfillment was missing, which is the meaning of life in reductive terms. Fulfillment is a state of mind connected to the awareness of one’s own pleasant condition resulting from the satisfaction of desires, cites Antonio Rosmini, Italian philosopher, theologian, presbyter of the late 19th century. Without bothering philosophers and blessed ones, it goes without saying that after having reached a goal, it is necessary to set another one further (I don’t know if it can be used further). It is inherent in human nature (not all), to always look for new situations, objective challenges, and given that this year the 700 years since the death of the great poet expire, how can we not mention one of his most famous triplets “Facts you weren’t living as brutes but to follow virtue and knowledge ”the synthesis of Dante’s profound thought, who considered the search and achievement of virtues and knowledge, that is, of transcendent knowledge, the true reason of human existence. Well, how much reason! In short, and using my certainly more modest words, what was done was done but it was necessary to go further trying to get further satisfaction in something new, innovative, creative, where the human eye leaves the field to the mind. The advent of digital photography, of photo editing both in shooting and in reworking, allowing greater creativity, came to my rescue, it allowed me to do what I am doing. Twenty years ago it would have been impossible for me to think of doing all this. The traditional brush and canvas system would have been needed. Hours and hours ahead at the easel, smeared with colors and with back pains except for the - 118 -
sacrosanct complaints of his wife for the dirt produced. “Digitale Santo Subito”, unlike some dinosaurs that still demonize its advent, I believe that its arrival has contributed to an unprecedented breath of creativity, and we are only at the beginning. Suffice it to say that the first iPhone was marketed in 2008. I mention this tool not by chance since all my work, in a creative sense, was produced with Steve Jobs’s Hardware, with this tool and with its close relative iPad. Powerful apps, daughters of Adobe, travel at breakneck speed at the touch of my finger on the screen. The images previously captured (always and strictly with the phone), are distorted, emptied of their original meaning to be recomposed into something completely different. Inspiration and consequently Art, are cells drawn from the divine: the creative gesture is what most assimilates us to God. The speed of execution becomes the keystone of all planning. It becomes the indispensable element that allows you to follow the evolution of artistic thought with the rapidity of the gesture without neglecting anything. Thinking and execution become synchronous in a speed race. The mobile phone, absurdly, becomes the most democratic tool ever created by man as a friend said, rightly so. However, technology is a necessary but not sufficient condition. It is a tool, but it does not replace the creative process. And thank goodness. The supremacy of the content over the instrument still remains something reserved for the human species, fortunately, with all the associated limitations. Yes, because “long live the democracy of the instrument” but if this does not feed it with a set of intellectual knowledge acquired through study, reading, experience, the influence of the environment and the personal re-elaboration gained over the years, the game will not stands up. Otherwise we would all be artists since it is the sum that makes the total as Prince De Curtis said. And I don’t know if that’s a good thing. But that’s another topic. Returning to the origin of this boring preface… it is not true that I have abandoned photography! All the images contained in this volume have a photographic background and therefore it would not be correct to ignore this. Let’s say, borrowing from artists with a capital A, that I use a mixed technique. It can be said that I have abandoned the “figurative”. Okay, I grant it. At least on this occasion, yes. But if I have to go on a trip I will certainly proceed with a very classic reportage maybe in Black and White. I don’t see why things can’t coexist. Why SYNAPSI? As Wikpedia mentions, the Synapse is a highly specialized structure that allows the communication of nervous tissue cells with each other (neurons) or with other cells (muscle, sensory or endocrine glands). Through synaptic transmission, the nerve impulse (action potential) can travel from one neuron to another or from one neuron to a fiber, for example. muscle (neuromuscular junction). In less technical words, the synapse can fully be considered the fundamental part of the human brain - 119 -
that transforms experience into meaning. This book has the presumption of transmitting to the sensory receptors of the user something more than just the chemical or electrical process. It wants to convey an emotion, or rather, a network of stimuli and perhaps reflections, possibly pleasant. The work I propose is made up of 3 parts. The first part attributable to Abstractionism entitled “MURI CHE PARLANO”, the second to Minimalism entitled “CONNECTIONS”, while the third and final part entitled “GRAPHISMS” takes up abstractionism by adding further pictorial characters that refer, in some moments , to the great Wiliam Turner with insertions of graphic / technical drawing. Three parallel situations, sometimes antithetical that intersect in my vision as an Artist depending on my moods. In fact, the projects were composed at various different times, albeit always in the pandemic period of 2021. The tables are interspersed with personal reflections that occasionally refer to the contents but that often don’t get it right at all. Everything is in transit. Good vision. Gabriele Rodriquez
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MOBILE ART MANIFESTO
<<Ho utilizzato degli strumenti, smatphone e tablet, in principio nati per altri scopi quali principalmente la comunicazione fra le genti, come tele digitali sulle quali trasferire il mio pensiero artistico.>> L’immaginazione, la creatività scorre veloce tra le dita che diventano a loro volta pennelli digitali attraverso frame e immagini raccolte in qualunque dove e che danno forma con l’ausilio e la potenza di calcolo di App di editing fotografico ad un lavoro complesso. La velocità di esecuzione consente di non perdere mai di vista il filo conduttore che unisce le varie tavole. I lavori sono quindi collegati uno all’altro in uno sviluppo continuo che a volte diventa ossessione. L’idea scorre veloce tra una composizione e l’altra, fino ad arrivare ad uno Storytelling infinito con continue varianti estetiche, approfondimenti e inevitabili contaminazioni. Lo scatto fotografico, inserito in un progetto più ampio, è il punto di partenza, la riproduzione del reale. Da li inizia l’esplorazione e la dilatazione. Il trasferimento dello scatto, di per sé interessante, viene fuso in altre situazioni articolate, molteplici e multiforme che si sovrappongono e si fondono assieme attraverso la manipolazione digitale. Lo scatto iniziale è stravolto, il significato originale perde i suoi connotati documentali e viene calato in altre realtà che inevitabilmente conducono a spazi interiori di chi li manipola. Sono quegli spazi accessibili solo all’artista dove si stratificano i sogni e si scatenano le fantasie, dove emergono le proprie esperienze e si propaga il proprio sentire. Si intrecciano così l’inconscio dell’artista con l’artificialità semintelligente delle applicazioni le quali procedono autonomamente in base ad algoritmi generativi e originali. L’opera passa naturalmente attraverso la scelta o attraverso l’imposizione della soluzione. La casualità, pur sempre consapevole, può essere governata ma può anche essere forma arbitraria di soluzioni definitive. Spesso la casualità a sua volta è fonte di ispirazione nel proseguimento dello Storytelling. - 122 -
Tutto questo prende il nome di MobileArt ed ha la presunzione di essere un pensiero estremo della fotografia. Forse l’anello che manca per coniugare il mondo fotografico al mondo dell’Arte in modo indissolubile e senza complessi di inferiorità. Questo sito rappresenta la sintesi di un percorso artistico maturato in molti anni di passione fotografica. Le immagini contenute nel sito sono il risultato di una lunga ricerca in un continuo addivenire che, negli ultimi anni si è tradotta in mostre, conferenze e con la stampa di molteplici pubblicazioni sia in versione digitale che cartacea. Non è la conclusione di un percorso ma l’inizio, una direzione che come dice l’amico d’arte Giancarlo Beltrame è frutto di ossessioni visive che si rincorrono: manichini, scritte indecifrabili, orologi dal tempo congelato o assente, icone, spazi museali, panorami urbani, oggetti quotidiani sottratti dal proprio contesto…ossessioni frullate tutte assieme per poi essere ricomposte significando una sola cosa: “Il non senso del mondo in cui viviamo”.
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MOBILE ART (english version)
<< I used tools, smatphones and tablets, originally created for other purposes such as mainly communication between people, as digital canvases on which to transfer my artistic thought. >> The imagination, creativity flows quickly between the fingers which in turn become digital brushes through frames and images collected anywhere and which give shape with the help and the computing power of photo editing apps to a complex job. The speed of execution allows you to never lose sight of the common thread that unites the various tables. The works are therefore connected to each other in a continuous development that sometimes becomes an obsession. The idea flows quickly between one composition and another, up to an infinite Storytelling with continuous aesthetic variations, insights and inevitable contaminations. The photographic shot, inserted in a larger project, is the starting point, the reproduction of reality. From there begins the exploration and expansion. The transfer of the shot, interesting in itself, is merged into other articulated, multiple and multifaceted situations that overlap and blend together through digital manipulation. The initial shot is distorted, the original meaning loses its documentary connotations and is dropped into other realities that inevitably lead to the inner spaces of those who manipulate them. These are those spaces accessible only to the artist where dreams are stratified and fantasies are unleashed, where one’s experiences emerge and one’s feelings spread. Thus the artist’s unconscious is intertwined with the semi-intelligent artificiality of the applications which proceed autonomously on the basis of generative and original algorithms. The work naturally passes through the choice or the imposition of the solution. Randomness, while always conscious, can be governed but it can also be an arbitrary form of definitive solutions. Randomness in turn is often a source of inspiration in the continuation of Storytelling. - 124 -
All this takes the name of MobileArt and has the presumption of being an extreme thought of photography. Perhaps the missing link to combine the photographic world with the world of art in an indissoluble way and without inferiority complexes. This site represents the synthesis of an artistic path matured over many years of photographic passion. The images contained in the site are the result of a long research in a continuous progress which, in recent years, has resulted in exhibitions, conferences and with the printing of multiple publications both in digital and paper versions. It is not the conclusion of a path but the beginning, a direction that, as the art friend Giancarlo Beltrame says, is the result of visual obsessions that run after each other: mannequins, indecipherable writings, watches with frozen or absent time, icons, museum spaces , urban landscapes, everyday objects removed from their context ... obsessions blended together and then reassembled meaning only one thing: “The nonsense of the world in which we live”.
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RINGRAZIAMENTI Devo ringraziare l’Amico Enrico Stecchi che ha aperto questo lavoro con la Sua graditissima prefazione. Mio estimatore della prima ora, persona di vasta cultura, anche fotografica. Grande appassionato di fotografia che ho avuto modo di conoscere in occasione di vari raduni tematici. Troppo modesto per mandarmi un Suo curriculum da inserire in questo spazio. A Lui va il mio sentito e personale ringraziamento nonchè la mia stima incondizionata per il continuo supporto.
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Gabriele Rodriquez - 1960 Vive a Verona con la moglie e 3 figli. Docente di materie aziendali fino al 1997. Esercita la professione di Dottore Commercialista dal 1990. Prestato alla fotografia, fin da giovane questa è diventata un’attività che via via si è rivelata più che una passione, più che un semplice hobby. La fotografia ha riempito probabilmente un’area della propria vita culturale che gli studi seguiti hanno solo sfiorato. Al suo attivo la pubblicazione di 7 volumi stampati, dal reportage alla Mobile Art più estrema. Amante di reportage in genere e di viaggio nello specifico, da qualche anno si è dedicato alla fotografia creativa conosciuta come Mobile Art. L’uso del cellulare, per il fatto di averlo sempre addosso e per la sua semplicità di utilizzo consente di registrare le immagini in tempi e luoghi in modo immediato. Nell’ambito di una progettazione ampia, le immagini così registrate vengono poi rielaborate con particolari App su IPad . Lo strumento, assieme alla penna capacitiva, diventa così una tela digitale sul quale fare scorrere le proprie fantasie o i propri fantasmi interiori, quasi fossero ossessioni visive che si trasformano in creazioni che rispetto all’immagine di partenza hanno poco da spartire. Si discute molto se il prodotto finale sia ancora ascrivibile alla fotografia, vero è che il punto di partenza è sempre un sensore fotografico, poi per il resto è giusto che ognuno dia la propria lettura. - 128 -
Come scritto da Giancarlo Beltrame, critico d’arte e cinematografico, in una prefazione all’ultimo libro presentato dall’autore: …“Gabriele, senza più i limiti dettati dalla necessità della riproduzione del reale che ogni macchina fotografica ontologicamente contiene in sé, ha iniziato ad esplorare nuovi territori dell’immagine e dell’immaginario a partire sempre da uno scatto comunque fotografico. Perlustrazioni che inevitabilmente conducono in spazi interiori. Quelle zone in cui si depositano le memorie, si stratificano i sogni e si scatenano le fantasie.”. Gabriele Rodriquez - 1960 He lives in Verona (Italy) with his wife and 3 sons. Teacher in economics and business matters until 1997. He has been practicing the profession of Tax and Legal Advisor since 1990. Lent to photography, since 1977 his youth this has become an activity that gradually turned out to be more than a passion, more than a simple hobby. Photography has probably filled an area of one’s cultural life that the studies followed have only touched upon. To his credit the publication of 7 printed volumes, from reportage to the most extreme Mobile Art. Lover of reportage in general and travel in particular, for some years he has dedicated himself to creative photography known as Mobile Art. The use of the iPhone, for the fact that it is always on him and for its ease of use, allows you to record images in times and places in an immediate way. As part of a broad design, the images recorded in this way are then reworked with particular apps on the iPad or directly on iPhone. The instrument, together with the capacitive pen, thus becomes a digital canvas on which to slide one’s own fantasies or inner ghosts, as if they were visual obsessions that are transformed into creations that have little in common with respect to the original image. There is much debate as to whether the final product is still attributable to photography, it is true that the starting point is always a photographic sensor, then for the rest it is right that everyone gives their own reading. As written by Giancarlo Beltrame, art and film critic, in a preface to the last book presented by the author: ... “Gabriele, no longer limited by the need to reproduce reality that every camera ontologically contains within itself, has started to explore new territories of the image and the imagination always starting from a photographic shot. Explorations that inevitably lead to inner spaces. Those areas where memories are deposited, dreams are stratified and fantasies are unleashed”.
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BIBLIOGRAFIA Paperbook LOST TIME – Il tempo perduto (Amazon) BLACK&WHITE INDIA (Amazon) IL SEGNO (Storia, Arte e Tradizione nella vita dei Campanari Veronesi) DE RATIONE ARTIS – LINGUAGGI A CONFRONTO VOL.1 FRAME – LINGUAGGI A CONFRONTO VOL. 2 RURALITY JESUS – UNA STORIA PER UN’ICONOGRAFIA CONTEMPORANEA E-Book presenti su ISSUU (https://issuu.com/rodriquezgabriele/docs/) QUADERNI DI METAFISICA (2021) SAPIENS (2021) QUADERNI DI MINIMALISMO ASTRATTO (2021) POLAFAKE (2019) MIRABILE (2018) GEOMETRIE VARIABILI (2018) BULB (2018) NEI LUOGHI DELLA MEMORIA (2018) FRAME COME IN UN FILM (2018) IL SEGNO (2018) DE RATIONE ARTIS (2018) LOST TIME: IL TEMPO PERDUTO (2017) BLACK & WHITE INDIA (2017) - 130 -
IMAGES (2016) PAINTING (2016) GREETING FROM FLORENCE (2016) JESOLO JESOLO (2016) BACANAL DEL GNOCCO (2016) GUGGENMUSIK (2016) STREET (2016) LA LOGICA DELLE FORME (2016) MAGICHE FIGURE (2015) 56° BIENNALE (2015) RAINING (2015) INCREDIBLE INDIA (2015) RURALITY (2015) THE EARTH COLORS (2015) EXPO 2015 (2015)
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CONTATTI
e-mail: rodriquez.gabriele@gmail.com https://www.instagram.com/gabrielerodriquez/ http://www.gabrielerodriquez.com/home https://www.flickr.com/photos/gabriele_rodriquez/albums https://issuu.com/rodriquezgabriele/docs/ - 132 -
SYNAPSI
Copyright 2021 - 07- 07 Gabriele Rodriquez * Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta In qualsiasi forma, sia meccanica che elettronica o altro, senza il permesso scritto dell’autore
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