Le Casère del Comelico.

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LE CASERE DEL COMELICO ( LA CIVILTà DELL’ALPEGGIO )

Commissione CAI naturalistica del Veneto Incontro – convegno a Dosoledo di Comelico Sup.re sabato 10 settembre 2011 © (ricerca testo e foto di Achille Carbogno )

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“Nelle solitarie pietraie, fra le montagne, c’è uno strano mercato: puoi cambiare il vortice della vita con una beatitudine senza confini.” (Milarepa, mistico tibetano dell’XI° secolo)

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LE CASèRE DEL COMELICO Sopra la fascia dei boschi – ad una quota di 2.000/2.300 metri – sui terrazzi solivi rivolti a meridione esistono numerosi pascoli alpini, ultima frontiera dell’uomo allevatore/pastore. Pascoli, casère, stalloni e mandre sono i “segni” visibili che rappresentano l’affascinante mondo dell’alpe. 3


Ecco una visione delle casère comeliane secondo la fantasia di Vico Calabrò

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Osserviamo una disposizione più realistica e precisa delle casère, visibili su una mappa reale del Comelico; sono oltre una ventina.

Le casere del Comelico sono una ventina – la successione che vedremo seguirà lo schema orario, da ovest verso est.

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Casère in Comelico • Il sistema delle casère comeliane rappresenta un anello ideale che lega tra loro i vari pascoli alpini. • La monticazione aveva i suoi calendari e riti. 9


LE CASERE DEL COMELICO  Le casère comeliane, che occupano in genere i versanti solivi delle terrazze, sono una ventina.  Sono sorte - nel tempo - vicino ai pascoli antichi di proprietà delle Regole

 Attorno ad esse una vera cultura dell’alpeggio fatta di strutture, segni, riti. Il tutto gestito dalle comunità pastorali delle antiche istituzioni regoliere. 10


CASERA DI AIÀRNOLA (proprietà del Comune di Calalzo) – Si trova a 1612 m. slm, una quota relativamente bassa, ma bisogna considerare che l’esposizione solare non è delle migliori.

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D’estate è spesso meta di gite di famiglie e ragazzi calaltini

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Casèra di Calalzo-Visioni invernali

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Casèra di Selvapiana (m.1568) • Fino a pochi decenni fa esisteva una modesta casèra (detta “sòura la piéna), con riferimento antico alla “piana” di Campotrondo; il pascolo piuttosto povero era utilizzato da giovenche, vitelle ed altro animale minuto. • Oggi al posto di quel modesto capanno sorge il rifugio “M.O.Lunelli”. • Le successive immagini evidenziano il catino erboso su cui gravita il poderoso massiccio del Popèra, i meravigliosi Campanili, il Passo della Sentinella, luoghi carichi di storia e di valore alpino.

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• Ecco la meravigliosa cornice che sovrasta la conca di Selvapiana. • Il sentiero che sale al rif. “Berti” ricalca la vecchia mulattiera di guerra. • Si nota appena la cascata che scende dal vallòn Popèra. 17


Contempliamo allora la cascata nella sua meravigliosa spumeggiante esplosione di forza e di suggestiva bellezza! 18


Non può mancare una visione del rifugio “Antonio Berti” (m.1.950) - anche 19 questi magri pascoli erano frequentati anticamente da greggi di pecore e vitelle.


Casèra di Ciampistrìn – m.1.820 (antica proprietà dei regolieri di Casamazzagno)

La piccola costruzione con mandrä è indicata dalla freccia; magri i pascoli di pertinenza, adatti a vitelle e manze – grandioso il gruppo incombente del Popèra e della Croda Rossa.

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La parte alta del pascolo è piuttosto magra. La casèra è sovrastata dalla “Croda sora i Colesèi” col Campanile sora i Colesèi. Vi passa accanto il sent. 124 (passo M.Croce – ex rif. O.Sala - rif. Berti). Poco più sotto si trova il Lago dell’Orso.

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Suggestiva visione della casèra CiampistrÏn con rododendri in fiore e pascolo sottostante. 22


CASERA DI NEMES (m.1877)  La citazione del topònimo Nèmes si trova in antiche fonti ottoniane del X° secolo.  Proprietà del comune di Sesto Pusteria (Bolzano)  E’ collegata con la vicina casèra Coltrondo da un frequentato ed agevole sentiero.  Qui passa la displuviale di bacino (mar Adriatico-mar Nero) 23


Sullo sfondo il gruppo dolomitico dei Tre Scarpèri

In mezzo scorre il torrente Pà dola; a destra torbiere di Nemes, a sin.creston Vallorèra. 24


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Stessa visione dal cippo C3 (collocato con la terminazione 1753 dopo il Congresso di Rovereto)

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CASERA DI COLTRONDO (m.1.879) • Splendido complesso malghivo. Si trova in una posizione panoramica tra le più eccellenti. • Della attuale costruzione si trovano tracce in documentazioni del 1662, segno di struttura stabile e frequentata. Infatti i pascoli circostanti sono ottimi. • Appartiene alla Regola di Casamazzagno, una delle quattro del Comune di Comelico Superiore. • Un secolo fa vi monticava un centinaio di bovine. 27


Eccone una splendida immagine. In fondo, lontano, Pàdola, con evidente richiamo alla probabile origine del suo nome “pàtula” (aperta). 28


Eccola la casèra, la “domus caseària” dove il mìstar faceva il cacio (càseus),ecc. 29


Da notare la netta distinzione tra la casèra a sinistra e il poderoso stallone a destra, la cui copertura è garantita da un complesso ordìto di enormi travature, testimonianza della 30 capacità carpentieristica delle maestranze locali. Si nota anche una parte del “ciampèi”.


31 Le vacche ospitate sono ormai poche, un residuo segno delle antiche mandrie.


CURIOSITà STORICHE: • E’ interessante citare una statistica del 1866 (anno d’ingresso del Veneto nel Regno d’Italia): • popolazione del comune di Comelico Superiore: abitanti 3.625;

• animali: 16 tori, 60 buoi, 455 vacche, 20 cavalli, 14 asini, 600 pecore, 130 capre e 200 maiali.

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Si profilano in alto a destra i lontani pascoli della Spina. Più sopra incombe la scura vulcanica mole del col Quaternà: vi salì Papa Giovanni Paolo II° il 13 luglio 1987.

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Casèra di Rinfreddo (m. 1.887) • Appartiene ai regolieri di Dosoledo, della Regola omonima. • Si trova a poca distanza dalla casèra di Coltrondo, in una ottima posizione soleggiata e protetta. • Da qui le bovine si dirigevano ai sovrastanti pascoli della Ponta e del col della Crodàta, del col Rossòn, della Spina e di Vallarga. 34


Una vecchia immagine della casèra di Rinfreddo all’inizio del secolo. Poco comune è l’impostazione “chiusa” della “mandra” , piena di bovine in attesa del ricovero.La mandra fu distrutta da una valanga 50 anni fa.

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Immagine della stessa casèra colpita dalle bombe austriache nel 1915. Si nota molto bene la sistemazione piÚ in basso degli edifici per il personale della malga e la lavorazione dei latticini.

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Due suggestive immagini della casèra: nel 1.898 la Regola monticava 143 armente.

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Ora la casèra è stata riattata ad uso agrituristico per una funzionale valorizzazione innovativa.

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Veduta meravigliosa dal “brentu� di Pianformaggio

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CASèRA DI CIAMPUGÓN – 1.906 m • Collocata in una posizione assai panoramica, come testimoniano le prossime foto. • Era il riferimento delle manze e vitelle degli allevatori di Dosoledo, ora è riservata a una sessantina di robusti cavalli avelignesi provenienti da allevamenti tirolesi.

• Gli animali spaziano sui sovrastanti pascoli di col Curòdal e col Rossòn e sui versanti della Vallarga. • Questi pascoli appartenevano anticamente alla vicinia di Lozzo che il 21.XII.1191 li vendette per 120 lire e mezza a coloro che “quotidie habitant in fabula candidana, a Tarcòno usque ad Padulam”, in sostanza agli attuali abitatori del Comune di Comelico Superiore.

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Laghetti e pozze d’alpeggio sulla cresta della Spina

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Manze che ruminano tranquille e intanto contemplano il paesaggio circostante‌

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Incontri suggestivi‌

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Eccola la cas. Ciampugòn in basso – lontano il prato di Campotrondo ed il Popèra

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Volgiamo lo sguardo piÚ a destra e verso il passo di M.Croce Comelico‌in fondo le Vedrette di Ries e le Alpi Aurine

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Bella visione dei pascoli del versante settentrionale, sotto colle della Crodata e col Rosson – la freccetta indica i laghi di Ale “ i luminiéras”

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I robusti ed eleganti cavalli avelignesi della casèra Ciampugon spaziano sui vari costoni e si dissetano nelle limpide acque dell’antico lago di Ale – sullo sfondo il m.Cavallino (2.689 m)

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Val Digón • La grande foto panoramica che segue ben evidenzia i pascoli posti alla testata della val Digón; si intravvede lontano anche la casèra di Pianformaggio. • Incombe la scogliera del m.Cavallino. • In alto ruotano le aquile, si odono i fischi delle marmotte. 49


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CASERA SILVELLA (m.1827)

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Casèra Silvella (m. 1827) • Si trova quasi alla testata della Val Digòn e appartiene – con i pascoli circostanti – alla Regola di Candide. • I pascoli di Frugnoni, Peradàl, ecc. pervennero alla diretta proprietà della “vicinia” di Candide ancor nel lontano XIII° secolo. • Poco sopra, a Riguiétu, si trova una “mandrä” adibita un tempo per le manze. 52


Eccola la casèra, al termine di una tortuosa salita tra rigogliosi boschi d’abete rosso.

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Sul versante opposto, poco sopra, tra i larici, si scorgono i ruderi residui dell’abbandonato “cadón d Silvéstar”

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A volte si trovano in alto – nelle zone meno pascolive – antichi recinti circolari di pietre, funzionali alla sosta e alla mungitura delle pecore

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Mandra di RiguiĂŠtu, la piĂš alta (2080 m) al centro di uno scenario eccezionale.

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I muri sono composti da rocce antichissime, tra le piÚ antiche nel panorama geologico d’Italia (da 400 a 500 milioni d’anni fa!...)

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Più vicino…

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CASERA DI PIANFORMAGGIO (m.1802) • Struttura abbastanza recente, collocata appena sopra la fascia boschiva; appartiene ai regolieri di Pàdola. • Anticamente il grande pascolo di Cialiscón (pervenuto in proprietà nel sec. XIII°) comprendeva un’enorme fascia ricadente anche sul versante austriaco. • Accanto alla tradizionale casèra sorgono tre piccoli lindi stalloni.

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Eccola l’elegante struttura malghiva, ripresa in primavera quando i pascoli rinverdiscono al sole di giugno. Subito sopra si notano le “drotelle�, per una prima sosta di pascolo

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Stessa visione, ripresa dalla Spina, ma è ormai tardo autunno: i prati rinsecchiscono e si fanno solitari e vuoti. E’ questo il momento delle solitarie esplorazioni autunnali. Incombe la Cresta calcarea della Pitturina e la scura roccia scistosa della Cima Vallona a oriente.

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Verso est spiccano le Crode dei Longerin, fantastica struttura dolomitica ricca di torrioni, cuspidi, pinnacoli.

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Verso ovest spicca lontano l’aguzzo profilo del col Quaternà, in basso la vallata del torrente Digon e la casèra coi pascoli sovrastanti

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Allontanandoci dalla casèra Pianformaggio notiamo in basso un’à rcia, tradizionale e funzionale struttura lignea di contenimento elastico. (Oggi questa antica tecnica viene chiamata col pomposo nome di

bioingegneria)

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Suggestiva visione sulle Crode dei Longerin dal “ciampèi” di Pianformaggio

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Eccola la casèra Melìn (m 1673), vista dall’alto del Forame (la saràia), stretta tra i suoi prati ormai semiabbandonati. Incombe il “castello” delle Crode di Longerin, una vera cattedrale di guglie e pinnacoli, di torrioni e picchi. Visibile a mezza costa il sentiero del passo Palombino che immette a Londo, in Val Visdende.

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Altra interessante veduta ritratta dal costón della Spina; incombe la Cima del Palombino (m 2600) coi suoi “muri”. Lontano il Peralba su Val Visdende.

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Stessa veduta, ma nel periodo autunnale, con la vegetazione rinsecchita dal freddo notturno

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• Il particolare evidenzia il Crestón del Palombino coi suoi pascoli piuttosto ripidi, ma frequentati un tempo da vitelle e manze. • Oggi il bosco avanza a rioccupare gli antichi pascoli. • Numerose trincee sul crinale nordest testimoniano l’apparato difensivo dei “nostri” durante la Grande Guerra. • La casèra è ora riutilizzata per attività di agriturismo. 69


Una suggestiva veduta della casèra in veste invernale, nodo di transito per esplorazioni scialpinistiche.

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Occorre citare il bivacco Piva (2216 m) sovrastante MelĂŹn = in alto sulla forcella Vallona il traliccio Enel, obiettivo dell’attentato che 40 anni fa costò la vita a quattro giovani militari.

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Entriamo ora nel magico mondo della Val Visdende, dalle distese verdeggianti e stupende, e – come scriveva il Castiglioni – “IDILLIACO REGNO D’INCANTO”. Questi sono i prati della costa della Spina di Visdende; sul crinale furono trovate punte di selce di frecce dei cacciatori mesolitici.

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Allarghiamo lo sguardo per altri incanti‌

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Immagine suggestiva e panoramica della Val Visdende ripresa dal m. Franza; la foto evidenzia la parte occid. della valle: al centro le praterie di Pramarino, La Fitta e Costa Zucco, sovrastate dai Longerini e dal Palombino.

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Altra panoramica sempre ripresa dal m. Franza: in basso Costa d’Antola (Plénta) – in quota, sui terrazzi soleggiati, è visibile parzialmente la “strada delle malghe”

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casèra di Londo (m 1643) • La proprietà appartiene al comune di S.Pietro di Cadore. • La citata statistica del 1866 dà per questo Comune i seguenti dati: 9 tori – 250 buoi – 700 vacche – 12 cavalli – 5 muli – 1 asino – 500 pecore – 300 capre e 120 porci. • Gli abitanti allora erano 1828. • Negli anni’ 60 i capi erano scesi a 120 vacche; ora monticano una trentina di vacche. 76


Casèra di Londo (anticamente Londo Arvaglino): questi prati appartenevano in regime di promiscuità ai regolieri dell’Oltrepiave (Vigo e Laggio) ed a quelli di Comelico Inferiore, insieme con i pascoli Degnàso e Ampleto, Razzo e Piova. Nel 1186 la proprietà fu attribuita ai Comeliani, con un accordo che privilegiò la migliore comodità d’accesso.

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Casèra di Londo (anticamente Londo Arvaglino): questi prati appartenevano in regime di promiscuità ai regolieri dell’Oltrepiave (Vigo e Laggio) ed a quelli di Comelico Inferiore, insieme con i pascoli Degnàso e Ampleto, Razzo e Piova. Nel 1186 la proprietà fu attribuita ai Comeliani, con un accordo che privilegiò la migliore comodità d’accesso.

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Casèra Dignàs (m 1686) – Salendo attraverso pregiate abetaie ecco dal basso apparire contro il cielo il profilo chiaro di questa costruzione dismessa fino a poco tempo fa. Mille anni fa qui pascolavano in promiscuità le armente di Comeliani e Cadorini. La proprietà appartiene ora alla Regola di Casada.

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Su questi stupendi itinerari e lungo la strada delle malghe transitano spesso comitive scolastiche (questa è dell’autunno 2000) o gruppi organizzati di alpinismo giovanile del CAI. Ora la casèra ospita un’attività d’agriturismo

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La foto panoramica esalta la bellezza dei luoghi: da sin. i prati della Costa Spina, la valle del Palombino, le creste settentrionali del Palombino, la mulattiera che sale a forc. DignĂ s. Il valico, il piĂš agevole di tutta la Cresta Carnica Occid., mette in comunicazione la Val Visdende con la valle del Gail (Obertilliach). Un tempo fu certamente frequentatissimo.

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Casèra di Ciampubón (m 1941) – La casèra, in posizione assai panoramica, benché ristrutturata di recente è attualmente in disuso. Appartiene ai regolieri di Costalissoio. Vi passa davanti la “strada delle malghe”, un tempo raccordo per mandrie e greggi, ora passeggiata agevole in quota per gli amanti della mountain bike.

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prospettive da Ciampub贸n

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Casèra Cécido (m 2014) – Alla testata della valle è collocata questa casèra con il piccolo stallone. Siamo in autunno, le erbe sono ormai secche; è evidente quindi in alto la magrezza dei pascoli che si confondono con le scurissime rocce del m. Cécido

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Questa era la casèra piÚ alta della vallata. Data la magrezza dei pascoli alti era utilizzata dagli animali piÚ frugali, manze e vitelle. I pascoli e gli edifici appartengono alla Regola di Tutta Danta. Dalla citata fonte statistica del 1866 emerge che Danta (424 abitanti allora) possedeva i seguenti capi: 1 toro, 20 buoi, 130 vacche, 3 cavalli, 22 capre e 16 maiali.

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La casèra di CÊcido, con un gruppetto di scolari delle medie in esplorazione.

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CASERA MANZÓN (m 1890) = Dai prati di Vissada ecco profilarsi lontano la casèra Manzón, il cui pascolo avanzato sui sottostanti prati di Visdende si affaccia come una verde balconata. E’ ancora parzialmente utilizzata ed appartiene ai regolieri di S.Stefano di Cadore. I pascoli sovrastanti la casèra salgono su su fino alle pendici della cima Manzón.

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casèra Manzón (1890 m) • La casèra è ancora parzialmente utilizzata ed appartiene ai regolieri di S.Stefano di Cadore; • i pascoli sovrastanti la casèra salgono su su fino alle pendici della cima Manzón; • la solita statistica del 1866 elenca per il comune di S.Stefano di C. il seguente “patrimonio”: abitanti 2183 = tori 4 – buoi 280 – vacche 436 – cavalli 40 – 10 muli – 630 pecore – 530 capre – 100 maiali. 89


La strada diventa ora più accidentata passando sotto le frastagliate propaggini di Cima Mezzana. Entriamo nella Val Carnia: questo nome richiama un’antica proprietà della comunità di Carnia pervenuta poi – quasi tre secoli fa – ai Comeliani. Ora la proprietà appartiene ai regolieri di Campolongo.

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CASERA DELLE DROTELLE (m 1812) - “Dróta” nel dialetto ladino sta a significare una valletta pascoliva, spesso di qualità magra, per animali minuti. Il diminutivo “le drotelle” accentua il concetto. In fondo alla vallecola ecco la costruzione per i pastori, ormai abbandonata. Il bosco lentamente riconquista il suo antico dominio. La strada per le altre casère passa alta.

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CASERA CIASTELÍN (m 1961) Ad una svolta della strada spicca in alto questa casèra, orma da tempo abbandonata ed ora riattata per usi alternativi. Non fosse per lo stallone sottostante potrebbe ormai definirsi una villetta. Appartiene alla regola di Campolongo. Incombe l’onnipresente Peralba. Al centro – lontano – è il passo Oregóne col piccolo cocuzzolo scuro del monte omonimo. Subito sotto emerge il lungo costone boscato del col della Varda. (Ed ecco uno splendido esemplare di sempervivum aracnoideum trovato nei dintorni!)

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Casèra di Àntola (m 1872) = Continuando sulla “strada delle malghe” si perviene alla casèra suddetta. Esisteva un tempo – più bassa – un’altra casèra in questa storica zona di Àntola, poi abbandonata. ► Un tempo questi pascoli erano proprietà di friulani (Antola Cargnella) e pervennero alla regola di Oltrerino (attuale S.Pietro di Cadore) alla metà del XIV° secolo per complessive 104 lire venete.

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Altra panoramica dal m.Franza - spostandoci più a est ecco il col de Varda e – sotto – la casèra Ciovión. In alto i denti caratteristici del m. Pietra Bianca (2573 m).

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CASERA DI CHIVIÓN (1752 m) = Siamo ora nel settore nordorientale della valle in cui spiccano i pascoli e la casèra Chivión; in dialetto ladino “ciovión” indica la carex paniculata, un’erba corta e dura che si ritrova più in alto. Questi pascoli sono ora proprietà del comune di San Pietro ed hanno seguito le vicende storiche della vicina Antola. Qui vediamo uno scorcio invernale della casèra e dintorni. La zona si presta per escursioni di scialpinismo.

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Pianta di ciovi贸n, assai resistente; cresce sulle alte creste ventate e resiste ai peggiori climi.

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CASERA RINALDO (m 1617) = Questa casèra, abbandonata da tempo, rappresenta una testimonianza storica dell’incredibile capacità di adattamento alle difficoltà ambientali. Si trova al centro di una valle selvaggia tra la Cresta del Ferro e le pendici meridionali del m. Rinaldo, con uno sviluppo di 1200 metri di dislivello; la parte più bassa è dirupata, orrida ed incassata; la parte medio/alta appena utilizzabile. ►La foto rappresenta un “isolotto” verde sul quale il pastore/casaro nei primissimi anni del secolo rinserrava gli animali affidatigli quando doveva scendere a valle per rifornirsi di qualche cibaria o ricambio.

► La foto evidenzia la festa di inaugurazione, con massiccia presenza di soci e simpatizzanti della locale sezione C.A.I. “Val Comelico”. Dopo anni di silenzio ed abbandono un momento di gioia corale, una riflessione sulla dura vita del montanaro pastore in queste impervie zone.

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Ecco il passo Dìgola (1674 m), incuneato tra la Terza Media e la Terza Piccola; i prati sono ormai assediati dal bosco che avanza. Più sotto, sul versante comeliano, si trova la casèra Dìgola(1.562 m)

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CASèRA DI PRAMARINO (m 1289) = Al centro della incomparabile valle Visdende, i prati più ricchi e fertili erano veramente il “cuore” dell’economia pabulare, con probabili turni di rotazione per l’attività delle vacche da latte, il che giustificherebbe il termine di Visdende “montes vicitendæ”, pascoli turnari. L’affresco di Vico Calabrò, nella sala assemblee della regola di Costalissoio, con le casère di Pramarino e Ciampubón appartenenti al patrimonio di quella Regola, ben rappresenta questo antico mondo di civiltà contadina. E degnamente conclude questo excursus agreste.

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Cari amici della natura e del C.A.I. grazie per l’attenzione!


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