Annunciate
Nelle Prontie re Educati ve
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1. INTRODUZIONE. Rallegratevi, Scrutate, Contemplate e Annunciate: quattro parole, quattro verbi che hanno accompagnato l’Anno della Vita Consacrata con quattro lettere con l’obiettivo di rinvigorire la vocazione religiosa e renderla più visibile e vicina alle persone, perché venga conosciuta maggiormente e quindi abbracciata. Un cammino iniziato
Rallegratevi
Scrutate
Contemplate Annunciate
nell’imperativo: “Rallegratevi “. Il vieni e seguimi” ha fatto memoria della vocazione vissuta nel mistero della gioia. Una gioia che è presenza e chiamata, scelta e sigillo, trasformazione interiore, trasfigurazione, pellegrinaggio. continuato nell’invito: “Scrutate” la storia con occhi di profeta, ad entrare in un diverso ordine di valori, cogliendo un senso nuovo e differente della realtà, lasciandosi portare dallo Spirito per essere fecondi nell’ apostolato. Dalla gioiosa riscoperta della chiamata alla sequela consacrata all’impegno per capire i segni dei tempi proseguito nella esortazione: “Contemplate”, come dimensione permanente e necessaria di uno sguardo rivolto a Dio, come compito di ogni sequela che trova particolare urgenza e riconoscibilità nella vita religiosa. e concluso nel mandato “andate e “Annunciate”, che cerca di esprimere il convincimento che ciascuno è “missione
Un cammino di riflessione che, attraverso l’uso di 4 verbi, tutti al plurale, la Chiesa ha voluto condurre la Vita Consacrata a rispolverare il punto centrale del suo essere dentro della Chiesa e nel mondo, quello di comunità-comunione e del suo modo di procedere: “insieme”. Il soggetto infatti di ogni verbo è “VOI”. Non esiste una lettera personale, tutte sono indirizzate a una comunità che vive insieme. È in questa ottica di vita di comunità che svilupperò il tema affidatomi: “NELLE FRONTIERE EDUCATIVE “, paragrafi che vanno dall’ 81 all’87, della lettera ANNUNCIATE nella sezione “Fuori dalla porta”. Sono molte le sfide che ho incontrato, ma mi è stato di incoraggiamento la forma con la quale si chiude la lettera: rimane aperta nel suo orizzonte finale perché non ha una conclusione. Ogni consacrata e con essa ogni comunità religiosa, deve maturare il convincimento che “io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”.E ogni giorno lo Spirito Santo mi aspetta per un nuovo passo. Va e annuncia. Io sarò con te, tutti i giorni... (Mt 28,20)”
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2. COLPITE DAL SUO INSEGNAMENTO. A. COMUNITA NARRANTE. La fede appare così come una storia personale, che coinvolge la totalità della persona, come una storia relazionale che unisce i credenti in una comunità, come una storia non terminata ma in divenire . La fede in Gesù si narra nella comunità cristiana che rende attuale la persona e l’opera del Maestro, prolungando nel tempo l’evento centrale della fede con lo stesso spessore di storicità e di esistenzialità. Chi è Gesù in questa narrazione? Gesù ci si presenta come il narratore della storia di Dio e dell’uomo. Anche i primi passi della Chiesa sono oggetto di un racconto dettagliato e avvincente, che rimane il modello e l’immmagine di riferimento delle chiese di tutti i tempi. Un racconto in cui la narrazione non è tanto nelle mani dell’autore, quanto in quelle dei cristiani che descrissero con la loro vitail meraviglisos periodo della prima diffusone della chiesa. ATTRAVERSARE NAZARETH.
LE
FRONTIERE
IN
COMPAGNIA
DI
GESÙ
DI
L’immagine biblica che apre questa sezione è quella della conversione di Saulo. (At 9,4-19). All'improvviso mi avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra Udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" “Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: «Alzati e va’» a Damasco; entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Come dire: «Tu devi imparare, ancora». (Atti 22, 8-10). Saulo fu educato dall'incontro forte con Cristo. Saolo convertito e iniziato nella vita nuova dice ai Galati: “ Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!”. Immagine bellissima del compito affidato da Dio a Gesù e da Gesù alla sua Chiesa. Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista»... Ma il 3
Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome»... (Atti 22, 11-17). La storia è il luogo dove Dio si rivela e dove conduce l’uomo alla salvezza. Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo, trasformando l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza: «Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero» (Dt 32,10-12). Di questa storia noi ci sentiamo partecipi. La guida di Dio, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret. S. Clemente Alessandrino, autore del II secolo, gli attribuì il titolo di “pedagogo”. Gesù di Nazaret è : il maestro e il redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo. Clemente individua nella Chiesa, sposa e madre del maestro, la “scuola” dove Gesù insegna, e conclude con questa esortazione: «O allievi della divina pedagogia! Orsù, completiamo la bellezza del volto della Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diventando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grazie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere». B. Vita consagrata agente educativo Tra i compiti affidati dal Maestro c’è la cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Ciò comporta la specifica responsabilità di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, sia nell’orizzonte proprio della fede, che matura nel dono pasquale della vita nuova, sia come prospettiva pedagogica e culturale, aperta alle donne e agli uomini di qualsiasi religione e cultura, ai non credenti, agli agnostici e a quanti cercano Dio. Noi consacrate avvertiamo l’importanza del compito profetico che la Chiesa ci affida? «ricordare e servire il disegno di Dio sugli uomini, come è annunciato dalla Scrittura e come emerge anche dalla attenta lettura dei segni dell'azione provvidente di Dio nella storia». Tale compito esige il coraggio della testimonianza e la pazienza del dialogo: è un dovere di fronte a tendenzeculturali che minacciano la dignità della vita umana, particolarmente nei momenti cruciali del suo inizio e della sua conclusione, l’armonia del creato, l'esistenza dei popoli e la pace. C) frontiera esistenciali. Le frontiere sono territori, per lo più poco definiti, che sono “situati di fronte a noi” (Dizionario della RAE). Generalmente, per attraversarle è necessario il passaporto e, 4
se non l’abbiamo, corriamo molti rischi. Uscire dal proprio territorio provoca sempre una certa paura della insicurezza; pur avendo molte mappe, le frontiere non sono territori frequentati e questo crea un senso di insicurezza. Nella vita cristiana quando siamo invitati a situarci e ad esplorare le frontiere, si suppone che possediamo la capacità di assumere rischi. Presento qui alcuni episodi significativi di frontiere che incontriamo nel Vangelo: •
“Simone, ho una cosa da dirti ...”
“Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca … Simone, ho una cosa da dirti …” Lc 7, 36-50 Gesù si trova a casa di Simone il fariseo ed entra “la peccatrice della città”. Due sguardi, due diverse percezioni della realtà che hanno di fronte. Il fariseo si ritrova nella incapacità radicale di percepire nella donna, ferita nella sua dignità, una creatura del Dio della vita e reagisce con disprezzo ed esclusione. Gesù, oltrepassa la frontiera, percepisce una donna che ha bisogno di essere ricostruita ma che, nello stesso tempo, è capace di mostrare qualcosa di tipicamente umano come la riconoscenza; •
“Che vuoi da me, Gesù?”
“Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo?” Lc 8,26-39 Gesù si dirige verso l’altra riva del lago, entra nella terra dei Geraseni, entra in un mondo diverso da quello da cui proviene, entra nel territorio in cui incontrerà una legione di demoni: la subumanità. In questo momento Gesù oltrepassa un’autentica frontiera. Gesù incontra un uomo che si autolesiona. La gente lo vuole condannare alla morte, legandolo con catene .. Gesù entra nel lato oscuro della società, entra nel caos e nel disordine, passa “dall’altra parte”. •
“Il figlio maggiore si arrabbiò e non volle entrare ...”
“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro»... Il figlio maggiore si arrabbiò e non volle entrare...” Lc 15, 1-2. 11-32 Gesù mangia con i miscredenti e i peccatori. Condividere la mensa, nella cultura di Gesù, è il gesto e la pratica che esprime che i miscredenti e i peccatori appartengono alla famiglia di Dio. La mensa condivisa è segno del Regno. Gesù torna ad oltrepassare una frontiera pericolosa: la commensalità aperta a tutti. •
“Donna, non lo conosco”
“Anche questi era con lui. Ma egli negò dicendo: Donna, non lo conosco!” Lc 22, 5462
Pietro non vuole assolutamente attraversare la frontiera per avvicinarsi a quel Gesù che si è consegnato fino alla fine: nega tutto quanto ha vissuto con lui. Pietro e i discepoli non vogliono superare certi limiti nella sequela di Gesù. Vogliono seguire Gesù senza dare la vita.
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• “Il velo del tempio si squarciò” Lc 23,45.- Con la morte di Gesù si rompe un limite, si apre una frontiera “una volta per tutte”: non c’è linea di demarcazione tra il “Sancta Sanctorum” e il mondo profano. Si è dissolta la frontiera che separava lo spazio e il territorio tra sacro e profano, c’è un unico mondo ed è il mondo del Dio Compassionevole che è compromesso con il Crocifisso. Non esistono “luoghi” privilegiati per la Presenza Divina; L’invito a situarsi alla frontiera è sempre una chiamata a lasciare il conosciuto, a vincere la prigrizia e la routine, a lasciarsi mettere in discussione da quanto si percepisce come minaccia, ad ascoltare le paure che possono paralizzarci, è un invito a sbagliare e correggere, è un esercizio di libertà e di coraggio, è realizzare la Buona Novella di Gesù. “Situarsi alle frontiere significa chiedere la grazia di uscire: * * * * *
dal proprio amore, dal desiderio e interesse, dal comodo dalla pigrizia delle sicurezze
perchè solo il Signore Gesù sia il Signore della nostra vita. 3. EDUCAR ALLO STILO DE GESÚ. Alla scuola di Cristo per avere i suoi sentimenti La vita consacrata può essere paragonata ad una scuola, che ogni persona consacrata è chiamata a frequentare per tutta la vita. Infatti avere in sé i sentimenti del Figlio vuol dire mettersi ogni giorno alla Sua scuola, per imparare da Lui ad avere un cuore mite ed umile, coraggioso ed appassionato. Vuol dire lasciarsi educare da Cristo, Verbo eterno del Padre, ed attrarre da Lui, cuore e centro del mondo, scegliendo la stessa Sua forma di vita.). Noi siamo coinvolti nell’opera educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi, capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. È questo il punto di partenza e il cuore di ogni azione educativa. Una delle prime pagine del Vangelo secondo Giovanni ci aiuta a ritrovare alcuni tratti essenziali della relazione educativa tra Gesù e i suoi discepoli, fondata sull’atteggiamento di amore di Gesù e vissuta nella fedeltà di chi accetta di stare con lui (cfr Mc 3,14) e di mettersi alla sua sequela. Giovanni Battista posa il suo sguardo su Gesù che passa e lo indica ai suoi discepoli. Due di loro, avendo udito la testimonianza del Battista, si mettono alla sequela di Gesù. A questo punto, è lui a volgersi indietro e a prendere l’iniziativa del dialogo con una domanda, che è la prima parola che l’evangelista pone sulle labbra del Signore.
«Che cosa cercate?» (Gv 1,38): suscitare e riconoscere un desiderio. La domanda di Gesù è una prima chiamata che incoraggia a interrogarsi sul significato autentico della propria ricerca. «Venite e vedrete» (Gv 1,39): il coraggio della proposta. Dopo una successione di domande, giunge la proposta. Gesù rivolge un invito esplicito («venite»), a cui associa una promessa («vedrete»). Ci mostra, così, che per stabilire un rapporto educativo occorre un incontro che susciti una relazione personale. 6
«Rimasero con lui» (Gv 1,39): accettare la sfida. Accettando l’invito di Gesù, i discepoli si mettono in gioco decidendo d’investire tutto se stessi nella sua proposta. Dall’esempio di Gesù apprendiamo che la relazione educativa esige pazienza, gradualità, reciprocità distesa nel tempo. Non è fatta di esperienze occasionali e di gratificazioni istantanee. Ha bisogno di stabilità, progettualità coraggiosa, impegno duraturo. «Signore, da chi andremo?» (Gv 6,68): perseverare nell’impresa. «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6, 67). I discepoli misurano così il prezzo della scelta. La relazione con Gesù non può continuare per inerzia. Ha, invece, bisogno di una rinnovata decisione, come dichiara pubblicamente Pietro. «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 68-69). Egli solo ha parole che rendono la vita degna di essere vissuta. «Signore, tu lavi i piedi a me?» (Gv 13,6): accettare di essere amato. La lavanda dei piedi è un gesto rivoluzionario che rovescia i rapporti abituali tra maestro e discepoli, tra padrone e servi. Il rifiuto di Pietro di farsi lavare i piedi lascia intuire l’incomprensione del discepolo davanti a un’iniziativa così sconvolgente e lontana dalle sue aspettative. Pietro fa fatica ad accettare di essere in debito: è arduo lasciarsi amare, credere in un Dio che si propone non come padrone, ma come servitore della vita. È difficile ricevere un dono con animo libero: nell’atto di essere “lavato” da Cristo, Pietro intuisce di dovergli tutto. «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34): vivere la relazione nell’amore. Prima di congedarsi dai suoi, Gesù consegna loro il suo testamento. Tra le sue parole spicca il comandamento dell’amore fraterno (Gv 13,34-35; 15,9-11). L’amore è il compimento della relazione, il fine di tutto il cammino.
4. NELLE PERIFERIE CULTURALI Oggi, la vita consacrata, continuando l'antica e feconda traditio nel dialogo rispettoso e solidale con tutti gli agenti culturali è chiamata a impegnarsi su due fronti: esperienziale e speculativo, esperienziale ci invita a vivere nel solco della narrazione evangelica la nostra testimonianza di vita, possibile ad ogni età e in ogni stagione. Il racconto amma l'atto educativo ed introduce nell'attualità dell'incontro con Cristo. speculativo, ci chiama ad una riflessione pro fonda sull'uomo contemporaneo per un umaneSimo integrale. Questa sfida profetica chiede di dedicarvi intelligenza, passione, intuizione, beni. La Chiesa ha bisogno oggi di avere contesti, luoghi, forme di educazione che aiutino la libertà profonda della persona a compiere un movimento speculare a quello delle culture del consumo: il movimento generativo. 5. DIACONIA DELLA CULTURA.- Ci chiama ad una nuova e feconda opera di responsabilizzazione culturale della fede, per rivitalizzare, in forma critica e creativa, l’antico e sempre dialettico rapporto tra fede e cultura. “La Chiesa ha bisogno oggi di avere contesti, luoghi, forme di educazione che aiutino la libertà profonda della persona a compiere un movimento speculare a quello delle culture del consumo. 7
Ogni nostro agire in campo missionario e diaconale, afferma o nega l'atto educativo: incontra la storia di ogni persona, dubbi, fede, opacità, bellezza. Educare nello stile di Cristo risuona come compito profetico che la Chiesa ci affida: «Ricordare e servire il disegno di Dio sugli uomini, come è annunciato dalla Scrittura e come emerge anche dalla attenta lettura dei segni dell'azione provvidente di Dio nella storia.(A.82) 6. Un’accoglienza formativa. . Invitiamo a recuperare l'attitudine a imitare Gesù Maestro attraverso l'umile servizio della cultura e del discernimento in rapporto alla Verità, esteso a tutti gli aspetti della vita umana. Attualmente percepiamo che molti adulti hanno rinunciato a proporre alle nuove generazioni ragioni e regole per vivere con libertà e responsabilità. Risvegliare la loro inderogabile responsabilità educativa, ha valore per tutte le aree della presenza delle persone consacrate. Noi consacrate debbiamo avere una profonda esperienza di Dio che marque la vita dei fratelli, sem questa experiencia la nostra vita é una noia, insipida é liquida Quando l’esperienza di Dio si stempera in una fede solo intellettuale e non esperienziale, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù. Quando l’esperienza di Dio è soffocata dall’abitudine e da una routine senz’anima, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù. Quando l’esperienza di Dio si riduce malauguratamente in un insieme di pratiche devozionali, formali ed esteriori, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù. Quando l’esperienza di Dio non è nutrita e sostenuta dai tempi prolungati della preghiera e del silenzio, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù. Quando l’esperienza di Dio è messa da parte per essere sostituita da quella degli uomini, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù. Quando noi permettiamo che l’esperienza di Dio sia insidiata da affetti e legami ambigui e pericolosi verso persone o cose e da ogni genere di stimolazioni esterne, allora anche noi consacrate rifiutiamo Gesù.
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7. CONCLUSIONI. Di fronte ai nodi e alle difficoltà dell’educazione non dobbiamo dimenticare che la nostra risposta deve essere sempre orientata all’annuncio di un Dio amico dell’uomo, che, in Gesù Cristo, si è fatto vicino e prossimo a ciascuno. La trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della persona. Quindi, l’educazione è parte integrante dell’evangelizzazione, ne è l’anima e ne rappresenta uno degli obiettivi specifici su cui ogni comunità è chiamata a puntare con tutte le sue forze. Termino convidando a tutte a pregar esta orazione. Padre, rendici degni di servire i tuoi figli e i nostri fratelli, che in mezzo al mondo vivono e muoiono nella povertà e nella fame. Dà loro, attraverso le nostre mani e il nostro cuore, il pane quotidiano, la pace e la gioia. Padre, donaci oggi e sempre la fede che sa vedere e servire Gesù , tuo figlio, nei poveri. Fa, O Padre, che diventiamo un tralcio genuino e fruttuoso di Gesù, vera vite , accettandolo in noi come la verità che dobbiamo annunciare, come la vita che dobbiamo vivere, come la luce che dobbiamo accendere, come l'amore che dobbiamo comunicare, come la via che dobbiamo percorrere, come la gioia che dobbiamo donare, come la pace che dobbiamo diffondere, come il sacrificio che dobbiamo offrire per la salvezza del mondo. Signore, insegnaci a capire che la nostra esperienza di Chiesa è vuota se non genera servizio. Facci comprendere che il nostro servizio è cieco se non nasce dalla comunione. Quando ci impegniamo in un servizio concreto senza vivere la comunione con gli altri, facci capire che cerchiamo solo noi stessi e che non siamo capaci di amare. Quando ci limitiamo a pregare e a discutere e abbiamo paura di sbracciarci per gli altri facci capire che tradiamo la tua chiamata e che deformiamo la tua immagine di Servo. Dacci la tua forza perché possiamo imparare da te ogni giorno ad innalzare le nostre mani al Padre mentre le allarghiamo verso i nostri fratelli in un'unica offerta, in uno stesso dono. Amem.
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INDICE 1. INTRIDUZIONI 2. COLPITE DAL SUO INSEGNAMENTO. a. COMUNITA NARRANTE. b. COLPITE DAL SUO INSEGNAMENTO. c. COMUNITA NARRANTE. 3. EDUCAR ALLO STILO DE GESÚ. 4. NELLE PERIFERIE CULTURALI 5. DIACONIA DELLA CULTURA 6. UN’ACCOGLIENZA FORMATIVA. 7. CONCLUZIONI
SUOR ROSA MARCELLA CALLE ALTUNA COMUNITÁ DE RIO DE JANEIRO
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