SET TEMBRE
03 -11
2016
PROGETTO REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI
programma CONCERTI
SAB
Sociale, ore 21.00 - ingresso libero 03/9 Teatro VIOLONCELLO ROMANTICO ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO CORI RIUNITI DI ROVIGO LUCA GIOVANNINI, violoncello FRANCESCO ROSA, direttore Musiche di A. Dvorak, G. F. Händel, G. Verdi
Concerto realizzato con il sostegno della
DOM
del Conservatorio, ore 18.00 04/9 Auditorium CELLO HITS
MAURIZIO BAGLINI, pianoforte I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City Musiche di R. Schumann, E. Elgar, S. Prokofiev, P. I. Čajkovskij, N. Paganini, S. Rachmaninov, M. Bruch, D. Popper
MER
dei Concordi, ore 21.00 07/9 Accademia DEBUSSY & RACHMANINOV
FLORIS MIJNDERS, violoncello JELGER BLANKEN, pianoforte Musiche di C. Debussy, S. Rachmaninov
GIO
di Sant’Agostino, ore 21.00 - ingresso libero 08/9 Chiesa PROMENADE CELLO QUARTET
Musiche di L. van Beethoven, F. Mendelssohn, J. S. Bach, J. Brahms, R. Wagner, E. Grieg, N. Rimskij-Korsakov
SAB
di Sant’Agostino, ore 21.00 10/9 Chiesa GIOVANNI SOLLIMA & L’Arianna Art Ensemble Musiche di G. B. Costanzi e G. Sollima
DOM
della Rotonda, ore 17.30 - ingresso libero 11/9 Tempio QUANTI VIOLONCELLI….
Concerto realizzato con il sostegno della
con la partecipazione straordinaria di GABRIELE MIRABASSI
I VIOLONCELLI di Rovigo Cello City E LA SCUOLA SUZUKI DEL VENETO
programma
delle MASTERCLASS r iservate
MAR
LUN
05/9 - 06/9 VEN
GIO
08/9 - 09/9
FLORIS MIJNDERS Salone di Palazzo Venezze GIOVANNI SOLLIMA Auditorium del Conservatorio
agli studenti
ROVIGO CELLO CITY 2016 Rovigo Cello City è giunto quest’anno alla Terza edizione, un traguardo importante per questo progetto, nato dall’esigenza di valorizzare una realtà musicale di eccellenza nella nostra città: il violoncello. Il Conservatorio di Rovigo ha, infatti, formato tantissimi talenti e musicisti che sono oggi apprezzati in tutto il mondo, un esempio tra tutti è Giovanni Gnocchi, cremonese diplomatosi in violoncello a Rovigo con Luca Simoncini, e ora docente dello stesso strumento presso il prestigioso Mozarteum di Salisburgo. Rovigo Cello City è un Festival che non si rivolge unicamente agli “addetti ai lavori”, ma propone di far conoscere a tutti lo straordinario universo del violoncello, offrendo eventi con interpreti di fama mondiale. L’attenzione ai giovani talenti emergenti e alla loro formazione rimane comunque il nostro obiettivo prioritario e fondamentale; proprio nella nostra millesima manifestazione Luca Giovannini (16 anni) eseguirà il più conosciuto concerto mai scritto per violoncello e orchestra, il concerto in si minore di Dvorak, accompagnato dalla famosa Orchestra di Padova e del Veneto. Un’altra significativa opportunità sarà quella offerta a otto ragazzi del Conservatorio di Rovigo che avranno il privilegio di suonare assieme a uno dei più conosciuti e apprezzati pianisti italiani: Maurizio Baglini. I giovani studenti seguiranno inoltre delle Masterclass con Floris Mijnders, 1° violoncello dell’Orchestra Filarmonica di Monaco, e con il violoncellista e compositore Giovanni Sollima, che vedremo anche protagonisti di due serate del festival. Un concerto originale e da non perdere proporrà inoltre un Quartetto, composto da tre violoncelli e pianoforte, in cui Luca Simoncini suonerà assieme ai suoi allievi. E per concludere il Festival in tanti, tantissimi violoncelli suoneremo assieme al famosissimo clarinettista Gabriele Mirabassi. Luigi Puxeddu
03
settembre sabato / h 21 Teatro Sociale 1000ma manifestazione INGRESSO LIBERO
VIOLONCELLO ROMANTICO ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO LUCA GIOVANNINI solista FRANCESCO ROSA direttore CORI RIUNITI DI ROVIGO CORO FIAT VOX Elisa Bortolin direttore CORO LIRICO RODIGINO “LE VOCI DELLA MUSICA” Daniele Marabese direttore CORO MELOS Roberto Spremulli direttore VENEZZE CONSORT Giorgio Mazzucato direttore
Concerto realizzato con il sostegno della
PROGRAMMA ANTONÍN DVOŘÁK (1841-1904) Concerto per Violoncello op. 104 Allegro Adagio ma non troppo Finale. Allegro moderato
Luca Giovannini solista GIUSEPPE VERDI (1813-1901) Da “Nabucco” Va, pensiero GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685-1759) Hallelujah dal Messiah Hwv 56
Anche il Concerto per violoncello e orchestra op. 104 di Dvořák viene “dal Nuovo Mondo”, essendo stato composto nell’inverno fra il 1894 e il 1895 a New York, dove il grande musicista boemo era direttore del National Conservatory of Music; ma lo è in un senso diverso rispetto alla Sinfonia n. 9, detta appunto “Dal Nuovo Mondo”, e al Quartetto “Americano”, che traggono ispirazione dalla musica dei pellerossa e degli afroamericani. Nel Concerto, infatti, la nostalgia per la patria lontana è più forte delle influenze autoctone, e si realizza, come è nella natura di Dvořák, coniugando la sua fervida vena melodica originale con l’ispirazione del folclore boemo, senza peraltro mai mettere in discussione il rispetto per l’aurea forma classica, il che fa di lui un epigono romantico piuttosto che un pioniere dell’etnomusicologia. Dunque il Concerto op. 104 non contiene riferimenti diretti alla musica d’oltreoceano, ma è americano perché probabilmente non sarebbe mai stato scritto se Dvořák non avesse conosciuto Victor Herbert, compositore, direttore d’orchestra e appunto violoncellista, che era suo collega al Conservatorio newyorkese. Costui proprio nel 1894 aveva presentato il suo Secondo Concerto per violoncello e orchestra, capace di impressionare Dvořák a tal punto da fargli superare la sua inveterata sfiducia per le doti solistiche del violoncello, a suo dire strumento essenziale nella scrittura cameristica, ma capace da solista soltanto di produrre “un suono nasale nelle note acute e un brontolio in quelle basse”. Invece, dopo tale folgorazione, Dvořák nel giro di tre mesi scrisse il suo Concerto per violoncello e orchestra, che divenne ben presto un banco di prova formidabile per ogni violoncellista di valore, non solo per il virtuosismo impervio che la partitura pretende, ma anche e soprattutto per la bellezza struggente delle sue melodie, sempre in bilico fra la possanza di una scrittura orchestrale sinfonica e lo svettare egocentrico del solista. Il violoncello è così in grado di imporsi con naturalezza sull’orchestra, attraverso un attento e suggestivo impasto timbrico, realizzato facendo scorrere i temi principali dai fiati, clarinetto e corno in primis, al solista. Il legno di oboi, clarinetti e fagotti e l’ottone brunito del corno dialogano da primi attori con la voce umana del violoncello, creando un edificio che somiglia più ad una sinfonia (basti pensare alla durata: circa 40 minuti) che ad un concerto solistico. Eppure, anche un capolavoro di tale, dirompente immediatezza è nato sotto il segno del travaglio, in quanto il grande violoncellista boemo Hanus Wihan, che di Dvořák fu grande amico, nonché dedicatario di questo Concerto, nell’entusiasmo per un’opera da lui tanto attesa, volle discutere con l’autore la parte solistica, aggiungendo fra l’altro una cadenza subito prima della conclusione del Concerto. Ma Dvořák non accettò i suggerimenti e men che meno la cadenza, che oltre tutto si andava ad insinuare subito dopo l’evocazione di una sua romanza da camera, Puisse mon âme (Quatre Chants op. 82 n. 1), molto cara all’amatissima cognata Joséphine Kournicova, gravemente malata proprio nei mesi di composizione del Concerto, tanto da morire di lì a poco, giusto quando Dvořák discuteva con Wihan sulla cadenza. “Non c’è cadenza nell’ultimo movimento. Ho detto chiaramente a Wihan, quando me l’ha mostrata, che era impossibile inserire qualcosa del genere. Il Finale chiude con un graduale diminuendo, come un lamento, con reminiscenze del primo e del secondo movimento; il solista finisce in pianissimo, poi cresce nuovamente e le ultime battute sono affidate all’orchestra e l’insieme conclude in modo tempestoso. Questa è la mia idea e non bisogna allontanarsene”. Queste le definitive parole di Dvořák. Fu Leo Stern ad eseguire il Concerto alla prima, avvenuta a Londra il 19 marzo 1896, con Dvořák sul podio, anche se comunque Wihan lo interpretò in seguito molte volte in numerose città europee. Così come stava scritto. Nicoletta Confalone
04
settembre domenica / h 18 Auditorium del Conservatorio 1001ma manifestazione
CELLO HITS
MAURIZIO BAGLINI pianoforte I Violoncelli di ROVIGO CELLO CITY PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ (1840-1893) Notturno op. 19 n. 4 Anastasia Rollo violoncello DAVID POPPER (1843-1913) Tarantella op. 33 Michele Ballo violoncello SERGEI RACHMANINOV (1873-1943) Dalla sonata per violoncello op. 19 Andante
Marina Pavani violoncello SERGEI RACHMANINOV (1873-1943) Vocalise Marco Venturini violoncello SERGEI PROKOFIEV (1891-1953) Dalla sonata per violoncello e pianoforte in do maggiore op. 119 Andante grave - Moderato animato
Stefano Crepaldi violoncello ROBERT SCHUMANN (1810-1856) Sonata per pianoforte n. 2 op. 22 Vivacissimo Andantino Scherzo Rondo
Maurizio Baglini pianoforte EDWARD ELGAR (1857-1934) Dal concerto per violoncello in mi minore op. 85
Adagio
Alessia Bruno violoncello MAX BRUCH (1838-1920) Kol Nidrei op. 47 Riccardo Giovine violoncello NICCOLÒ PAGANINI (1782-1840) Variazione su un tema dal Mosè di Rossini Luca Giovannini violoncello
IIl pianista Maurizio Baglini coglierà l’occasione per presentare il suo nuovo CD, inciso per l’etichetta DECCA. Si tratta del primo volume di un ambizioso progetto discografico, che abbraccia l’opera competa per pianoforte di Robert Schumann. Il primo CD, uscito lo scorso 29 Gennaio, comprende le Sonate n. 1 e n. 2, la Toccata op. 7 e il Presto passionato.
07
settembre mercoledì / h 21 Accademia dei Concordi 1002ma manifestazione
DEBUSSY & RACHMANINOV FLORIS MIJNDERS violoncello JELGER BLANKEN pianoforte CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) Sonata per Violoncello Prologue: Lent, sostenuto e molto risoluto Sérénade: Modérément animé Final: Animé, léger et nerveux
SERGEI RACHMANINOV (1873-1943) Sonata per Violoncello op. 19 Lento. Allegro moderato Allegro scherzando Andante Allegro mosso
La Sonata per violoncello e pianoforte di Debussy e quella di Rachmaninov sono temporalmente distanti poco meno di 15 anni, eppure le differenze che le percorrono possono fare di loro una sorta di erma bifronte del primo Novecento violoncellistico. Il Debussy che in poco più di un mese, nell’estate del 1915, scrisse per la prima volta per il duo violoncello e pianoforte, è già minato dal cancro e impotente di fronte alla tragedia della Prima Guerra Mondiale, a cui per età e condizioni di salute non può neppure partecipare attivamente, come vorrebbe. La Sonata in questione ha inaugurato un progetto che avrebbe dovuto comporsi di sei sonate per vari organici cameristici, ma che purtroppo ebbe soltanto una realizzazione parziale in un trittico che, oltre a questa, comprende una Sonata per violino e pianoforte ed una per flauto, viola e arpa. Era più di vent’anni che Debussy non si dedicava al repertorio cameristico, e lo fece sotto il segno di una rinnovata classicità, dichiarata fin da una lettera che accompagna l’invio della partitura al suo editore parigino Durand, in cui il compositore loda “le proporzioni e la forma pressochè classica” della sua nuova creatura. Una classicità che va ben più a ritroso della forma-sonata, rivolgendo lo sguardo alla Suite, e al contempo una classicità che si scopre, si affina e si conferma anche in corso d’opera, dato che la prima intenzione di Debussy era legata a suggestioni pittoriche di Watteau, cristallizzate nel sottotitolo “Pierrot faché avec le lune” (Pierrot irritato con la luna), poi sostituito, nella versione definitiva dell’opera, da una raccomandazione per il pianista molto meno evocativa, annotata in calce al manoscritto: “che il pianista giammai dimentichi che egli non deve lottare contro il violoncello, ma accompagnarlo”. All’asciutta brevità della Sonata di Debussy (11 minuti circa di musica) si contrappone la Sonata di Rachmaninov (36 minuti circa, giusto per puntualizzare), con il suo pathos strabordante e nient’affatto depurato, incurante di qualsivoglia ricerca di una classicità perduta. Non dimentichiamo che per Rachmaninov ogni innovazione linguistica era “cerebrale”, un ostacolo intellettuale capace di snaturare quell’immediatezza sentimentale ed espressiva che a suo parere deve essere lo scopo dell’arte; dunque, quando Rachmaninov afferma che “la musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore.” è evidentemente lontano dalle ricerche di Debussy. E proprio per questo la musica di Rachmaninov, con le sua immediatezza, memore dei grandi Romantici e sferzata da uno slancio doloroso che non ha paura di nascondersi, ha sempre riscosso l’ammirazione incondizionata del pubblico e al tempo stesso una scettica freddezza da parte di molti critici. La Sonata op. 19 per violoncello e pianoforte nacque nel 1901, e fu una delle prime composizioni della ritrovata vena creativa di Rachmaninov, dopo un blocco durato più di 5 anni, e cagionato, nel 1895, dall’esito disastroso del debutto della sua Prima Sinfonia, una delle tante angustie che tormentò la sua vita, pur ricca di successi. E se Rachmaninov ripartì proprio dal violoncello, non è un caso, vista la presenza al suo fianco di un violoncellista, Anatoli Brandoukov, che si meritò la dedica di quest’opera per l’amicizia e l’ispirazione che seppe dare al compositore durante quegli anni difficili. Il famosissimo Terzo Concerto per pianoforte e orchestra è di poco successivo a questa Sonata, che ne anticipa quell’inconfondibile malinconia che entro vi rugge, con toni ancora più taglienti, un’po’ per l’essenzialità dell’organico strumentale, un po’ per l’estrema complessità e segmentazione del movimento iniziale e di quello finale; basti pensare che il primo movimento conta ben dieci indicazioni agogiche diverse (Lento - Allegro moderato - Moderato Tempo I - Con moto - Tempo I - Allegro molto - Moderato - Un poco più mosso - Con moto). Anche il Pierrot di Rachmaninov, a suo modo, si è tolto la maschera. Nicoletta Confalone 11
08
settembre giovedì / h 21 Chiesa di Sant’Agostino 1003ma manifestazione INGRESSO LIBERO
PROMENADE CELLOPIANO QUARTET LUCA SIMONCINI violoncello MARCO VENTURINI violoncello LUCA GIOVANNINI violoncello DAVIDE FURLANETTO pianoforte L. VAN BEETHOVEN (1770-1827) Allegretto dalla Sinfonia n.7 op. 92 F. MENDELSSOHN (1809-1847) Ouverture La Grotta di Fingal op. 26 J. S. BACH (1685-1750) Schafe Konnen Sicher Weiden dalla Cantata BWV 208 J. BRAHMS (1833-1897) Poco Allegretto dalla Sinfonia n.3 R. WAGNER (1813-1883) La Morte d’isotta E. GRIEG (1843-1907) Il Mattino, La Morte di Ase, La Danza di Anitra, Nell’antro del Re della Montagna da Peer Gynt, Suite n.1 N. RIMSKIJ-KORSAKOV (1844-1908) Scena e canto gitano, Fandango Asturiano dal Capriccio Spagnolo op. 34 trascrizioni a cura di David Vicentini
L’idea di creare un repertorio per tre violoncelli e pianoforte è nata dal modello del Requiem di D. Popper, composto per tre violoncelli e orchestra ma noto soprattutto nella versione con accompagnamento pianistico. Sull’esempio delle trascrizioni ottocentesche, destinate alla divulgazione della produzione sinfonica e operistica tramite organici ridotti, si è pensato di rivedere in un’ottica cameristica le più famose composizioni dal barocco al ‘900. I quattro strumenti sono messi sullo stesso piano, alternandosi nel ruolo tematico e, dialogando in un serrato tessuto polifonico. La scrittura utilizzata in questo lavoro di trasposizione sonora si ispira alla tipologia del quartetto con pianoforte classico, mirando a creare non un semplice adattamento ma un’opera dalle caratteristiche originali con una propria fisionomia, collocabile sul medesimo livello di brani destinati alla musica da camera.
10
settembre sabato / h 21 Chiesa di Sant’Agostino 1004ma manifestazione
GIOVANNI SOLLIMA & L’ARIANNA ART ENSEMBLE GIOVANNI SOLLIMA
violoncellista e compositore
L’ARIANNA ART ENSEMBLE Andrea Rigano violoncello Paolo Rigano arciliuto e chitarra
barocca
Cinzia Guarino clavicembalo
GIOVANNI BATTISTA COSTANZI “Giovannino del Violoncello” (Roma, 1704 - 1778)
Sonate e Sinfonie per Violoncello e basso continuo Sinfonia re magg per violoncello e basso continuo Adagio Staccato, Allegro, Amoroso I, Amoroso II Sonata in do min per violoncello e basso continuo Adagio, Allegro, Grave, “Capricio” (Allegro assai) Sinfonia in si bem magg per violoncello e basso continuo Adagio, Spiritoso, Sarabanda (Amoroso), Minuè Paolo Rigano, Wayward thoughts Sonata in si bem magg per violoncello e basso continuo Andante, Allegro, “Giga” (Allegro) Sinfonia in do magg per violoncello e basso continuo Grave, Allegro, Allegro con variazioni Sonata in sol min per violoncello e basso continuo Cantabile, Allegro, Presto Giovanni Sollima: “il mandataro”
Costanzi fu probabilmente allievo di Giovanni Lorenzo Lulier. Nel 1721 entrò al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, dapprima come aiuto da camera, e poi, dal 1737 succedendo ad Arcangelo Corelli, come capo d’istrumenti. Nel 1727 debuttò come operista con L’amor generoso al Teatro Capranica di Roma, ma il primo grande successo lo ebbe con la sua opera Carlo Magno nel 1729, anno a partire dal quale venne nominato, grazie sempre alle raccomandazioni del cardinale Ottoboni, maestro di cappella nelle più importanti chiese romane: nel 1729 a San Luigi dei Francesi, nel 1743 al San Marco e a Santa Maria in Vallicella e infine nel 1755 divenne direttore della Cappella Giulia a San Pietro. Contemporaneamente ebbe un’ottima reputazione di musico, la quale fu lodata con diverse onorificenze, tra cui la presidenza della Congregazione di Santa Cecilia a Roma nel 1740, 1754 e 1769. Tra i suoi allievi si ricorda il celebre Luigi Boccherini che studiò sotto di lui nel 1757.” L’anello mancante. Basta provare a chiedere in giro “chi è Costanzi?” magari specificando Giovanni Battista, Giobatta… G.B… Un non musicista penserebbe subito al Teatro Costanzi di Roma. Per il resto resterebbe un nome oscuro o quasi. Giovanni Battista Costanzi, detto “Giovannino del Violoncello” o “Giovannino da Roma” è – per me – l’anello mancante della storia del violoncello. Capo d’istrumenti - succeduto a Corelli - per il Cardinale Ottoboni a Roma, violoncellista virtuoso, stimatissimo autore di musica sacra, oratori, opere, cantate, Maestro di Luigi Boccherini, conoscente di Haydn (al quale è stato erroneamente attribuito qualche brano). I suoi lavori violoncellistici sono intensi, virtuosistici e visionari oltre che, inspiegabilmente, inediti e sconosciuti. Per me, aver scoperto la sua musica, così piena di vita, di teatro, di colpi di scena, così in bilico tra epoche e linguaggi, è un’esperienza unica ed eccitante. Come aver aperto uno scrigno, come aver trovato il tesoro! I suoi lavori violoncellistici sono straordinari per l’evoluzione tecnica e virtuosistica unita a forza lirica, espressiva e addirittura visionaria. Il linguaggio è in bilico tra Tartini e Boccherini passando dalla Scuola Napoletana, alla quale egli fu vicino. Le sonate a 2 violoncelli sono senza basso e più avanti nel linguaggio, sfiorano Haydn, di cui egli fu conoscente o amico, tant’è che un concerto in re Maggiore per violoncello e archi è stato attribuito ad Haydn per diversi anni. Da notare la “Sonata da Camera ad usi di corni da caccia” in cui I due violoncelli si inseguono su terze e seste e che rievoca quasi pittoricamente un’immagine apollinea. In molte delle Sonate i movimenti conclusivi sono costituiti da Minuetti, in alcuni casi appena accennati e con la linea di basso costante e che invita a costruire ulteriori variazioni. Questa è la linea l’indizio, che intendo seguire. La notazione, in altri momenti, sembra appena accennata, quasi che l’autore/performer intendesse improvvisare su un canovaccio. Per me è un invito a nozze! Tra la trascrizione in notazione moderna e la decodificazione mi sono trovato – quasi senza accorgermene a riscrivere o a scrivere di sana pianta, fortemente ispirato dal musicista. Dal personaggio e dal contesto romano del tempo intorno a lui. “Il Mandatario” è il brano che ho composto ispirato appunto da uno dei ruoli che Costanzi ricoprì per il Cardinale Ottoboni, ovvero “il mandatario”, capo d’istrumenti, colui che andava in giro a raccogliere musici per formare le orchestra per le grandi occasioni, un vero e proprio casting! Giovanni Sollima
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settembre domenica / h 17.30 Tempio della Rotonda 1005ma manifestazione INGRESSO LIBERO
QUANTI VIOLONCELLI…. con la partecipazione straordinaria di GABRIELE MIRABASSI al clarinetto I VIOLONCELLI DI ROVIGO CELLO CITY LUIGI PUXEDDU LUCA SIMONCINI GIOVANNI PERIN percussioni ENRICO SMIDERLE percussioni
LA SCUOLA SUZUKI DEL VENETO LUCA PACCAGNELLA LUCIA VISENTIN SARA ZALLONI
Concerto realizzato con il sostegno della
Associazione Musicale “F. Venezze” - Vicolo Venezze, 2 - Rovigo - Tel. 0425-21405 info@associazionevenezze.it - www.associazionevenezze.it - www.rovigocellocity.it Seguici su Facebook Rovigo Cello City Ingresso ai concerti: gratuito per i soci e gli studenti del Conservatorio - per i non soci 10 €€ Acquistabili mezz’ora prima dei concerti. I concerti del 3-8-11 sett sono ingresso libero La Chiesa di Sant'Agostino si trova in via Sichirollo, 7. L'Auditorium del Conservatorio si trova in via Pighin. Consiglio Direttivo dell’Associazione Musicale F. Venezze: Presidente e Direttore Artistico Luigi Puxeddu Vice Presidente e Tesoriere Nicoletta Confalone Consigliere e Segretario Luigi Spoladore Consigliere Sergio Garbato Consigliere Leonardo Chini Consigliere Gerardo Felisatti Consigliere Bianca Maria Furgeri Le biografie dei musicisti sono scaricabili dal sito www.rovigocellocity.it Foto © Luca Biasioli Realizzazione grafica: TERAPIXEL grafica - Rovigo Foto pag. 10 e 12: particolari di “Trio con violoncello”, opera di Gabbris Ferrari di proprietà della Fondazione Banca del Monte di Rovigo Si ringrazia per la gentile concessione all’utilizzo delle relative immagini. In stampa Agosto 2016 Opuscolo stampato su carta patinata opaca 135 gr.
COL PATROCINIO DEL