la Repubblica
DOMENICA 24 MARZO 2013
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LA DOMENICA
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In fila per 3.0
IL SITO
Tablet e Lim erano soltanto il primo passo
Per adeguare insegnamento e apprendimento ai tempi di Internet si comincia dall’architettura delle vecchie aule. Ecco come. E dove
Per conoscere come sarà la classe del futuro si può visitare il sito dell’Indire, l’Istituto di documentazione, innovazione e ricerca educativa del Miur (Ministero dell’istruzione università e ricerca)
I BANCHI DEL FUTURO
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LE CARATTERISTICHE COOPERATIVE LEARNING La lezione non è più frontale, per questo l’insegnante non siede in cattedra Ogni studente, dotato di computer, potrà intervenire per arricchire i temi e gli argomenti trattati di volta in volta
ROSARIA AMATO a cattedra è scomparsa e la lavagna pure, anche quella in versione multimediale: sono le quattro pareti a far da schermo al proiettore del computer. Quanto all’aula, è diventata “a geometria variabile”: i banchi non sono più rettangoli allineati a due a due, bensì trapezi che si compongono e scompongono a seconda delle esigenze formando delle “isole”. Gli argomenti vengono affrontati in versione multimediale, l’insegnante suggerisce e modera, i ragazzi intervengono utilizzando il loro tablet. Il tema non è banalmente “la lezione”: quella il professore ha provveduto a postarla per tempo, e i ragazzi l’hanno ascoltata attentamente su video, a casa. Quello che si fa in classe è altro: si approfondisce, si affrontano i problemi legati a quell’argomento, si fanno collegamenti con esperienze ed esperimenti di altre classi, della stessa scuola, ma non necessariamente perché potrebbe trattarsi anche di scuole che si trovano all’altro capo della terra.
L
In alcuni paesi, e persino in Italia, la scuola 3.0 si sta già sperimentando Rivoluzionerà il sistema attuale di apprendimento a partire dall’aula Ci saranno: 1. debate, e non lezioni 2. didattica multidirezionale 3. isole, e non più singoli banchi 4. pareti vive, al posto delle lavagne 5. cooperative learning
Senza cattedra né lavagne sarà così la nuova scuola Tutto questo è la scuola 3.0: troppo presto per parlarne, visto che in Italia la 2.0 è ancora in fase di sperimentazione e quella tradizionale cade a pezzi? Può darsi. Però, anche se suona sarcastica fantascienza alle orecchie dei tanti genitori che oggi devono provvedere di tasca propria alla carta igienica per i bagni, esistono già scuole italiane che stanno avviando la sperimentazione dell’aula a geometria variabile. Mentre le classi 2.0 sono ormai in una fase matura, e l’esperienza si va allargando. «Non si tratta solo di introdurre nuove tecnologie nelle scuole — dice Giovanni Biondi, capo dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del
ministero dell’Istruzione e presidente dell’European Schoolnet — dobbiamo creare una situazione di attrattività della scuola per le nuove generazioni. Abbiamo una generazione digitale che apprende a casa attraverso la multimedialità e le tecnologie interattive: quando questi ragazzi arrivano a scuola, trovano un ambiente dove sono soggetti passivi, sono invitati solo ad ascoltare, a prendere appunti, e gli unici linguaggi che possono utilizzare sono quello scritto e quello orale. Mentre la scuola ha l’obiettivo di coinvolgere e far appassionare gli studenti: l’ha sempre avuto, e adesso ancora di più, ora che le nuove tecnologie offrono l’opportunità di superare lo schema sto-
PARETI VIVE Su ciascuna delle quattro pareti dell’aula vengono proiettati con il pc immagini e testi utilizzati dall’insegnante mediante il suo tablet per presentare un argomento (o anche un quadro)
rico-narrativo tradizionale». La rivoluzione è già cominciata nelle scuole ed è partita quando i computer sono usciti dal “laboratorio informatico” per entrare in classe, e diventare protagonisti delle lezioni. Fino ad allora, certo, professori particolarmente avveduti erano riusciti già a far apprezzare materie magari meno digeribili: «Entrare in un quadro di Tiziano e poterne apprezzare i particolari in 3D non è come vedere la foto sul vecchio manuale», dice Biondi. L’arrivo del computer nelle classi, e meglio ancora della Lim, la lavagna multimediale interattiva, ha dato poi inizio alla rivoluzione vera e propria. Una rivoluzione che adesso sta arrivando a mettere in discussione persino la tradizionale architettura scolastica, che non si presta più alle esigenze di quella che sarà la scuola di domani. «Io utilizzo la Lim per la geometria ormai da cinque anni — dice Tiziana Napolitano, insegnante di matematica e scienze alla scuola media di via dei Consoli a Roma — perché mi permette di spaziare: la lezione diventa aperta, ognuno interagisce, dà il proprio contributo». «Gli insegnanti — spiega Daniele Checchi, pro-
I PROGETTI ITEC
Montelupo fiorentino
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Uno per uno
Innovative Technologies for an Engaging Classroom: progetto europeo di “classe del futuro” avviato in mille classi di dodici paesi
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Il liceo Majorana di Brindisi è capofila di un progetto che affianca i libri di testo a una “sintesi vocale”. I docenti usano la Lim e le videolezioni
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