la Repubblica
DOMENICA 24 MARZO 2013
■ 36
LA DOMENICA
Next
In fila per 3.0
IL SITO
Tablet e Lim erano soltanto il primo passo
Per adeguare insegnamento e apprendimento ai tempi di Internet si comincia dall’architettura delle vecchie aule. Ecco come. E dove
Per conoscere come sarà la classe del futuro si può visitare il sito dell’Indire, l’Istituto di documentazione, innovazione e ricerca educativa del Miur (Ministero dell’istruzione università e ricerca)
I BANCHI DEL FUTURO
5
4
LE CARATTERISTICHE COOPERATIVE LEARNING La lezione non è più frontale, per questo l’insegnante non siede in cattedra Ogni studente, dotato di computer, potrà intervenire per arricchire i temi e gli argomenti trattati di volta in volta
ROSARIA AMATO a cattedra è scomparsa e la lavagna pure, anche quella in versione multimediale: sono le quattro pareti a far da schermo al proiettore del computer. Quanto all’aula, è diventata “a geometria variabile”: i banchi non sono più rettangoli allineati a due a due, bensì trapezi che si compongono e scompongono a seconda delle esigenze formando delle “isole”. Gli argomenti vengono affrontati in versione multimediale, l’insegnante suggerisce e modera, i ragazzi intervengono utilizzando il loro tablet. Il tema non è banalmente “la lezione”: quella il professore ha provveduto a postarla per tempo, e i ragazzi l’hanno ascoltata attentamente su video, a casa. Quello che si fa in classe è altro: si approfondisce, si affrontano i problemi legati a quell’argomento, si fanno collegamenti con esperienze ed esperimenti di altre classi, della stessa scuola, ma non necessariamente perché potrebbe trattarsi anche di scuole che si trovano all’altro capo della terra.
L
In alcuni paesi, e persino in Italia, la scuola 3.0 si sta già sperimentando Rivoluzionerà il sistema attuale di apprendimento a partire dall’aula Ci saranno: 1. debate, e non lezioni 2. didattica multidirezionale 3. isole, e non più singoli banchi 4. pareti vive, al posto delle lavagne 5. cooperative learning
Senza cattedra né lavagne sarà così la nuova scuola Tutto questo è la scuola 3.0: troppo presto per parlarne, visto che in Italia la 2.0 è ancora in fase di sperimentazione e quella tradizionale cade a pezzi? Può darsi. Però, anche se suona sarcastica fantascienza alle orecchie dei tanti genitori che oggi devono provvedere di tasca propria alla carta igienica per i bagni, esistono già scuole italiane che stanno avviando la sperimentazione dell’aula a geometria variabile. Mentre le classi 2.0 sono ormai in una fase matura, e l’esperienza si va allargando. «Non si tratta solo di introdurre nuove tecnologie nelle scuole — dice Giovanni Biondi, capo dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del
ministero dell’Istruzione e presidente dell’European Schoolnet — dobbiamo creare una situazione di attrattività della scuola per le nuove generazioni. Abbiamo una generazione digitale che apprende a casa attraverso la multimedialità e le tecnologie interattive: quando questi ragazzi arrivano a scuola, trovano un ambiente dove sono soggetti passivi, sono invitati solo ad ascoltare, a prendere appunti, e gli unici linguaggi che possono utilizzare sono quello scritto e quello orale. Mentre la scuola ha l’obiettivo di coinvolgere e far appassionare gli studenti: l’ha sempre avuto, e adesso ancora di più, ora che le nuove tecnologie offrono l’opportunità di superare lo schema sto-
PARETI VIVE Su ciascuna delle quattro pareti dell’aula vengono proiettati con il pc immagini e testi utilizzati dall’insegnante mediante il suo tablet per presentare un argomento (o anche un quadro)
rico-narrativo tradizionale». La rivoluzione è già cominciata nelle scuole ed è partita quando i computer sono usciti dal “laboratorio informatico” per entrare in classe, e diventare protagonisti delle lezioni. Fino ad allora, certo, professori particolarmente avveduti erano riusciti già a far apprezzare materie magari meno digeribili: «Entrare in un quadro di Tiziano e poterne apprezzare i particolari in 3D non è come vedere la foto sul vecchio manuale», dice Biondi. L’arrivo del computer nelle classi, e meglio ancora della Lim, la lavagna multimediale interattiva, ha dato poi inizio alla rivoluzione vera e propria. Una rivoluzione che adesso sta arrivando a mettere in discussione persino la tradizionale architettura scolastica, che non si presta più alle esigenze di quella che sarà la scuola di domani. «Io utilizzo la Lim per la geometria ormai da cinque anni — dice Tiziana Napolitano, insegnante di matematica e scienze alla scuola media di via dei Consoli a Roma — perché mi permette di spaziare: la lezione diventa aperta, ognuno interagisce, dà il proprio contributo». «Gli insegnanti — spiega Daniele Checchi, pro-
I PROGETTI ITEC
Montelupo fiorentino
Book in progress
Uno per uno
Innovative Technologies for an Engaging Classroom: progetto europeo di “classe del futuro” avviato in mille classi di dodici paesi
All’istituto comprensivo Baccio da Montelupo (Firenze) gli studenti delle medie usano regolarmente computer, tablet, Lim e libri digitali
Il liceo Majorana di Brindisi è capofila di un progetto che affianca i libri di testo a una “sintesi vocale”. I docenti usano la Lim e le videolezioni
All’istituto tecnico Pacioli di Crema c’è un computer per ogni studente e si sperimenta anche l’aula 3.0 a geometria variabile
la Repubblica
DOMENICA 24 MARZO 2013
■ 37
1 DEBATE
Tra l’ardesia e il web
Non più interventi disorganici: tutto si svolgerà secondo regole precise apprese mediante il “debate”, una sorta di ars oratoria ai tempi del computer, già conosciuta e codificata nel mondo anglosassone
MARCO LODOLI ome sarà la nuova scuola ormai sembra abbastanza chiaro, almeno nelle intenzioni, nelle aspettative, nelle speranze: un luogo dinamico dove lo studente partecipa e interagisce con l’insegnante presente in classe e con le mille sollecitazione che gli arrivano tramite il tablet, la lavagna multimediale, l’infinito oceano di Internet. Sta per finire la vecchia lezione frontale, quella con il prof in cattedra che per un’ora spiega Leopardi o l’ablativo, che si volta solo per tracciare con il gessetto parole sghembe sulla lavagna d’ardesia, la lezione che soddisfa l’insegnante ma a volte deprime gli alunni, che stanno lì, immobili, inerti, spesso distratti. In Europa questo tipo di insegnamento è superato, e chi ancora si attarda nei suoi comizi culturali viene visto male, come un rottame vanitoso di un tempo tramontato. Insomma, la nuova pedagogia detta regole precise: bisogna che la scuola sia un luogo di dibattito e partecipazione, non banchi da scaldare. Le nuove tecnologie sono pronte per trasformare una vecchia aula in un centro di
C
raccolta ed elaborazione di dati. Ma c’è ancora un problema da superare, almeno qui in Italia. I nostri ragazzi intendono la Rete come uno spazio ludico: scaricano giochetti, accoppano zombie, chattano con gli amici, guardano filmetti dell’orrore, qualche porno, si fanno matte risate navigando tra le follie catalogate su YouTube, ascoltano e scambiano musica, se la spassano. Internet è una giostra infinita che allarga il suo cerchio e i suoi cavallini virtuali fino agli orizzonti più lontani, dove c’è sempre qualcosa che farà divertire. Ora bisogna cambiare atteggiamento, far capire ai ragazzi che la Rete offre occasioni di approfondimento, biblioteche e pinacoteche smisurate, un incredibile allargamento della conoscenza: non si tratta di scaricare la ricerca premendo un tasto e stampando quattro fogli da consegnare a quel babbeo del professore. Ma di trasformare il Paese dei Balocchi in una scuola diversa, più vicina ai ragazzi ma non per questo meno complessa. Insomma: si tratta pur sempre di studiare.
‘‘
Entrare in un quadro di Tiziano e poterne apprezzare i particolari in 3D non è come vederne la foto sul vecchio Argan Giovanni Biondi capo dipartimento Miur
© RIPRODUZIONE RISERVATA
3 LE ISOLE Via cattedra e banchi singoli o a coppia Gli studenti si siedono in banchi a forma di trapezio, che uniti formano “isole” smontabili a seconda delle esigenze
2 DIDATTICA Diventa multidirezionale: gli input non vengono sempre e solo dagli insegnanti La classe riceve stimoli esterni, che poi però ciascuno restituisce agli altri rielaborati sotto altre forme
fessore di economia politica all’Università di Milano, tra i coordinatori del rapporto “Progetto Cl@ssi 2.0” — dicono che le nuove tecnologie livellano il terreno di partenza degli studenti, agendo come un elemento di innovazione che ridisegna i rapporti all’insegna della classe, permettendo di superare la tradizionale distinzione tra “bravi” e “scarsi”. Molti fanno notare come sia più facile diversificare l’insegnamento e le richieste, e che la varietà delle risorse permette di arrivare a tutte le intelligenze. La seconda osservazione è che l’insegnante perde di centralità come unica fonte di autorità, diventando piuttosto un “facilitatore”, una guida esperta». Ecco perché gli esperimenti che già fanno intravedere la scuola dei prossimi anni non prevedono più aule con la cattedra: «Stiamo progettando l’aula 3.0, a geometria variabile — annuncia Giuseppe Strada, preside dell’Itc Pacioli di Crema — con le pareti “vive”, le postazioni mobili per gli studenti, l’insegnante che gira con il suo tablet, sedendosi in qualunque posto ritenga opportuno. Prevediamo che verrà utilizzata a turno da tutti gli insegnanti,
School of one A New York, offre programmi differenti per ogni studente Alcuni lavorano in gruppi, altri da soli, altri col tutor. Non esiste l’aula, solo grandi isole
che avranno modo così di sviluppare la didattica multidirezionale: non è detto che gli stimoli debbano arrivare necessariamente dal professore, lo studente diventa protagonista della lezione, ma al tempo stesso viene molto valorizzato il lavoro di gruppo. È un sistema che migliora molto i livelli di apprendimento, fino al 25 per cento in più, come emerge dagli studi del Mit». Il
Massachusetts Institute of Technology di Boston sta infatti collaborando con l’Itc Pacioli e con un gruppo di altre scuole italiane per valorizzare nuovi modelli di didattica: «Abbiamo mandato una trentina di nostri studenti in alcune scuole — illustra Serenella Sferza, milanese, docente del Mit — per sperimentare corsi di materie scientifiche cosiddetti custom-tailored, tagliati su misura. Si trat-
IL DISEGNO Ecco come sarà l’aula 3.0 Aboliti cattedra e banchi Per l’insegnante un posto al centro della stanza; gli studenti si sistemano a gruppi in banchi che creano delle “isole” Alle pareti sono proiettati testi e immagini con il computer
ta di un metodo applicativo che mira al problem solving, la ricerca di una soluzione, piuttosto che allo sviluppo di un programma attraverso delle lezioni. Quelle ci sono ancora, ma costituiscono un momento preliminare: si guardano sul computer, a casa, prima di arrivare a scuola, ogni studente lo fa con i tempi che ritiene più appropriati». Tuttavia le sperimentazioni permetteranno di arrivare a una scuola nuova, innovativa, solo se saranno il più possibile estese, diffuse e condivise: la raccomandazione per l’Italia arriva dall’Ocse. All’inizio di marzo due esperti dell’organizzazione, Stéphan Vincent-Lancrin e Francesco Avvisati, hanno presentato al Miur uno studio sul piano nazionale per la scuola digitale. In sintesi, l’indicazione è una sola: uscire dalle riserve indiane della sperimentazione, rendere tutte le scuole 2.0 (dotandole di banda larga) eventualmente anche adottando strumentazioni più economiche della lavagna multimediale («basta un computer con un proiettore»), mettere in Rete i risultati e infine condividere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Modello rovesciato Alla Clintondale High School del Michigan i ragazzi a casa o mentre sono in giro guardano sullo smartphone i video delle lezioni; in classe fanno i compiti