tatarigami atrabile
Secondo il teologo alessandrino Origene, il Diavolo, Re degli Inferi, condiziona la nostra vita sguazzando nei mari della malinconia. Egli fa leva sul nostro subconscio grazie allo stato di malinconia in cui ci confina, gongolandosi del nostro sconforto. L’atrabile, la bile nera, la malinconia, è ciò che ad oggi caratterizza la maggior parte delle culture d’Occidente. Un sentimento che nella società moderna è relegato ad un ambito negativo, al pari di una malattia; estremamente diverso dal ruolo che rivestiva in tempi remoti, fascino che con il tempo è andato perduto of-
-fuscando l’intelletto malinconico con l’angoscia. La malinconia vive la sua vita a ritroso, indissolubilmente legata al ricordo, rivolge i suoi pensieri al passato e presa coscienza dei suoi limiti si rammarica di quello avrebbe potuto fare, di ciò che sarebbe potuta essere. Di nero inchiostro imbratta la carta cercando di esaltare la grandezza del tempo che fu, perdendosi in una disperazione senza tempo. Per Dürer, in un’incisione del 1514, la malinconia è nera, solenne e alata; Ficino regala alla malinconica una dimensione straordinaria, di isolamento meditativo affinché possa riflettere su se stessa, sui propri limiti. Acquisisce quindi uno scopo più alto, incarnandosi nello stretto legame tra il genio e l’artista, il quale, sfruttando il suo sofferto stato d’animo, crea. La malinconia affligge l’artista conferendogli grandezza nel suo dolore. Basti pensare allo spleen di Baude-
laire, alla finestra da cui Petrarca fantasticava su Laura, alle tormentate lettere di Leopardi, alle dolorose pennellate di Van Gogh, al profondo blu di Picasso, al silenzio di De Chirico. Rainer Maria Rilke e Hermann Hesse tessono le doti della malinconia, consigliando all’artista di accoglierla e lasciarvisi trasportare. Ma la malinconia ha origini più lontane e ancestrali, è nella Genesi che essa si concretizza nella figura di Lilith. “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” (Genesi, 1:27; 10). Lilith quindi è della stessa sostanza di Adamo, nata nel suo stesso momento. Ma Lilith non accetta la sudditanza, pretende la parità, non ottenuta, si ritira sul Mar Morto. E da qui che nasce quel sentimento di malinconia, in Adamo come in Lilith, nostalgia di quella parte mancante del loro unicum, così Dio dona Eva ad Adamo. E Lilith?
Ribelle e autoerotica darà vita a orde di demoni, divenendo lei stessa Madre della Malinconia, Luna Nera, portatrice di quell’Umor Nero. E’ energia auto-distruttiva, è quella parte ribelle di ognuno di noi che ci spinge a sovvertire l’ordine delle cose, portandoci a perdere la nostra integrità ed innocenza, di cui, ancor oggi, abbiamo nostalgia. La Malinconia, come Lilith, non è pigra, lavora con tenacia contro il naturale incedere della vita, e con scrupolosa attenzione ne evidenzia le crepe nel progetto della creazione.
Angelica Ferrara
brdln Angelica Ferrara
Estorco al tempo attimi di sopore trafugati al riflesso del sole che si infrange sulle persiane. Come fossi gazza smaniosa di luccichii. L’approdo di ciglia e zigomi troppe volte contro vento. In voli ad ali ferme. Ruzzolo. Inerme. L’incedere fosco accende vampe di giorno soppresse. Un colpo netto al vincolo in vetro. Paziente attendo che il favonio mi porti compagnia. Forse distratto gioco col verbo e pago con l’abbandono. E deposto il blu ricomincio.
brdln Nadia Errico
Se solo riuscissi a scoprire quel maledetto spiffero quel pertugio infame che mi lascia nuda l’anima lo strapiombo su di un nero senza orizzonti intreccerei il più fitto dei rammendi la prima flebile vampa di un inverno che sembra esistere da sempre voi che ve ne servite sovente concedetemi contesa ad armi pari restituitemi la sovranità del patimento libero di stabilire la stagionalità del cuore saggiando la forma del vuoto.
Davide Gaetano Paciello
La stagione che mi sovrasta Non so cosa spinga ad affrontare il giorno e la pioggia, quale arcano tiene legati alla magnificenza dello sparire la quiete dell’alba era sempre un grido contro lo specchio in frantumi. Avrei voluto amarti, in un modo o nell’altro, ma forse sono inadatto a farlo consumato dalla stagione che mi sovrasta. Marco Elia Morea
Malinconia Quanta malinconia, madre; quando viene sera e ho paura, e il sonno è nemico, il vento un urlo, la pioggia un pianto. Non ci sei. Oh madre, se tu potessi stringermi stanotte e dirmi che non morirò non morirò... “non morirai”... (sono ancora il tuo cucciolo, non so crescere). E che orrore quella certezza ultima! Se puoi, —mentimi— io ti crederò; dimmi che ci sarai per sempre e mi proteggerai la notte quando mi prende malinconia e tutto è un ricordo offuscato; tutto, tutto il mio tempo è lontano passato, un estraneo (non mi appartiene). La notte del mondo è vicina, una certezza vicina…
Alessia Di Brisco Federica Occulto
Marco Elia Morea
Sola, nella silenziosa stanza del proprio rumore. Circondata da scheletri dallo sguardo vacuo, cocci di rimpianti e vetri rotti di rimorsi. Sola, con la testa pesante sorretta dalle gracili gambe. Accerchiata da ricordi affissi come quadri, sbiaditi e opachi, alcuni addirittura vuoti, incompleti e abbandonati. Sola, pensieri faticosi e ossa fragili. Le sottili dita tra i capelli premono sulle tempie. Fuori disperazione, dentro silenzioso rumore. Nell’interiorità echeggia il rombo della valanga di preoccupazioni. Il fragore si fa sempre più intenso, fino a divenire incessante. Rimbomba dalle viscere l’urlo della disperazione soffocato. Quanto vale la pena ingoiare le proprie amarezze? Tessere la propria condanna? Sola e debole, non riesce a fuggire dalla propria mente. La cosa migliore è cedere all’espressione pura e sanatoria della propria intimità. Inginocchiarsi dinanzi i proprio turbamenti. Fasciare le proprie ferite. Lasciar fluire le emozioni. Semplicemente accettarsi e, nel silenzio, ritrovarsi. Sola, autenticamente amata, dallo spirito glorioso e dall’immutabile serenità che solamente chi riesce a salvare sé stesso può vivere.
«Esistono infatti quattro umori nell’uomo, che imitano i diversi elementi; aumentano ognuno in stagioni diverse, predominano ognuno in una diversa età. Il sangue imita l’aria, aumenta in primavera, domina nell’infanzia. La bile gialla imita il fuoco, aumenta in estate, domina nell’adolescenza. La bile nera, ovvero la melanconia imita la terra, aumenta in autunno, domina nella maturità. Il flegma imita l’acqua, aumenta in inverno, domina nella vecchiaia. Quando questi umori affluiscono in misura non superiore né inferiore al giusto, l’uomo prospera.»
Alessia Di Brisco
tatarigami atrabile Prodotto, rilegato e distribuito da Ruggine Marzo 2021