Arcireport del 21 giugno 2011

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anno IX - n. 24 21 giugno 2011

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Lo spartiacque di una nuova politica L'esito dei referendum, netto nell'affluenza al voto e nella vittoria dei si, insieme a quello delle amministrative delinea il cambio di fase che aspettavamo. Nonostante i goffi tentativi di negarne la portata da parte del governo, questi referendum sono uno spartiacque che apre nuove prospettive per un'alternativa nel paese. Ma un progetto di alternativa ancora non c'è: ci sarà da lavorarci, e la condizione è che nessuno corra a mettere il cappello su questa vittoria. Sarà bene invece analizzare a fondo un risultato costruito con la convergenza di molti fattori diversi. In quel voto, che va ben oltre i confini della sinistra, c'è una forte spinta alla riappropriazione della politica da parte dei cittadini, tanto più significativa in quanto viene anzitutto dai giovani. C'è la critica a una politica di corto respiro, incapace di offrire una visione di futuro, subalterna ai poteri economici e condizionata dalla rincorsa dei sondaggi. Sulle appartenenze hanno prevalso i contenuti, la voglia di obbiettivi concreti e praticabili. Le persone sapevano su cosa si votava e avevano le idee ben chiare in proposito. Non c'è nessuna superficialità in quelle risposte così nette; c'è invece un nuovo bisogno di giustizia, di relazioni sociali, di senso e qualità della vita da parte di chi capisce che il mercato ha tradito l'illusione del benessere. I beni comuni, il lavoro dignitoso, un'economia a misura delle persone e dei territori, il rispetto della legalità sono gli elementi di un nuovo sentire comune che stravolge la mappa dei rapporti fra economia, società e politica. Coi comitati e le associazioni che hanno animato la campagna referendaria è entrata in scena una nuova militanza politica che vede i giovani protagonisti, fa uso sapiente dei nuovi media ma riscopre anche l'azione capillare nel territorio, i banchetti e il porta a porta; che ha saputo imporre temi nuovi all'attenzione del paese e modificare le scelte dei partiti senza il sostegno dei grandi media. Una svolta che spazza via in un colpo solo l'annoso dibattito sul rapporto fra la società civile, a cui si concede di fare proposte, e la politica, a cui spetta comunque di decidere. Oggi c'è una società che si organizza e si fa essa stessa attore politico. Un agire politico che non si esaurisce nelle forme tradizionali della rappresentanza e rivendica dignità, diritto di concorrere alle scelte, redistribuzione di potere dalle rappresentanze istituzionali alla partecipazione popolare.

Basta tagli alla cultura. La facciamo noi la Festa alla musica! l 21 giugno è la giornata della Festa della Musica. Molti eventi si svolgeranno oggi e nelle settimane seguenti. Diversi si sono già svolti. Anche quest’anno centinaia di musicisti metteranno la loro arte a disposizione di pubblico e città. Questa Festa della Musica è sempre più festa di resistenza contro tutto quello che rema contro. Tremonti che non sgancia un centesimo, enti locali al collasso, l’Europa che stringe inesorabilmente la cinghia, un ceto politico che fa fatica a riconoscere alla Cultura il posto che meriterebbe nel futuro del nostro intristito Paese. Neppure la Siae si salva, impantanata in un commissariamento che rischia di essere gestito da pochi e influenti gruppi di potenti autori ed editori a danno dell’accesso alla cultura e della cultura diffusa. È davvero straordina-

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rio come la musica riesca a sfornare ancora talenti, creatività e fantastiche note. Una cosa è certa: non sarà il reintegro del Fondo Unico dello Spettacolo a risollevare le sorti della musica nel nostro Paese. Sono ormai troppi anni che lamentiamo una totale assenza di progetto politico che rilanci le musiche suonate e prodotte in Italia. Tanti sono stufi e tanti mollano. Decine di festival e spazi per la musica chiudono, molti musicisti cambiano paese o mestiere, innovazione e proposte contemporanee lasciano il passo a più redditizie produzioni. Insomma, per dirla con lo slogan della festa della Musica dell’Arci Basta tagli alla cultura. La facciamo noi la Festa alla Musica. Rilanciamo e occupiamo lo spazio: culturale, fisico e virtuale. Ne va della qualità della nostra vita e della nostra democrazia.

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