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anno IX - n. 25 28 giugno 2011
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Bufale, menzogne e manganelli
Tutti migranti!
+ Ormai è chiaro: l'unico scopo di questo governo è restare a galla in attesa che la pausa d'agosto dia un po' di respiro ai suoi timonieri in confusione mentale e crisi di consenso. Far finta di niente, ascoltare solo chi ti dice ciò che vuoi sentirti dire, rimuovere ogni traccia del pronunciamento popolare del 13 giugno, negare l'evidenza delle contraddizioni interne. E intanto nel Paese i problemi incombono e nessuno prova a risolverli. Incombono i rifiuti di Napoli, e sono una seria minaccia per la salute dei cittadini e per l'ordine pubblico. La prima cosa, semplice, che il governo dovrebbe fare è un decreto d'urgenza, in nome di una doverosa solidarietà nazionale, per liberare la città dai rifiuti. Ma non riescono a farlo per i ricatti della Lega. Continuano a sfornare dati ottimistici sull'economia, ma la realtà è che il lavoro non c'è, gli investimenti mancano e la ripresa tarda a venire perché la fine della crisi non può arrivare dal cielo se manca il coraggio delle scelte. L'unica cosa che decidono è una nuova manovra da 45 miliardi, e quindi ancora tagli agli enti locali e ai servizi per i cittadini. Continuano a non voler prendere in considerazione una seria politica redistributiva, a non voler tassare le grandi rendite, ma promettono una riforma fiscale che non faranno mai, perché la matematica non è un'opinione e le contraddizioni fra interesse nazionale ed egoismi localistici sono oggettivamente insanabili. Non ammettono gli errori perché rifiutano il confronto e confidano sulla propria impunità. Ciò che emerge dalla vicenda P4 è peggio di quanto potevamo immaginare: un sistema che si è alimentato di corruzione e clientelismo, inquinando gli apparati dello stato e le responsabilità pubbliche con la cultura dello scambio mafioso. Hanno già pronta un'altra legge bavaglio per metter tutto a tacere, ma non passerà, perché il paese si è svegliato dal torpore e dall'indifferenza, e pretende risposte. Fingono di non capire, ma il messaggio della primavera italiana è chiaro. Coi referendum i cittadini si sono espressi per un diverso modello di sviluppo fondato sui beni comuni e hanno detto che vogliono essere partecipi delle scelte che li riguardano. Il fatto che dopo pochi giorni, in Val di Susa, la risposta dello Stato siano ancora una volta i manganelli dimostra quant'è profonda la distanza fra la società e le stanze del potere. Dobbiamo essere in tanti a costruire il cambiamento se vogliamo sfrattarli da quelle stanze.
Un momento dello spettacolo teatrale e musicale Tutti migranti del gruppo Tatanka, durante la passeggiata inaugurale del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina - (foto: Giulia Parri)
Il corridoio della violenza stata davvero una brutta giornata per la democrazia. Le cronache sono agghiaccianti: dispiegamento di forze sproporzionato (2500 uomini fanno pensare più a Hebron che a Chiomonte), candelotti sparati ad altezza uomo, cittadini presi a manganellate in modo indiscriminato. Un'altra volta l'incapacità di dialogo della classe politica e l'irresponsabilità di chi ha voluto scegliere la soluzione di forza ci obbligano a contare i feriti. Solo la maturità del movimento No Tav, consolidata in vent'anni di lotta nonviolenta, ha impedito che succedesse il peggio. È inaccettabile che si tenti di imporre alla popolazione locale la realizzazione di un'opera costosa e inutile, che stravolgerebbe gli assetti del territorio. La vittoria ai referendum del 12 e 13 giugno ci dice che gli italiani vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano il loro futuro, a partire dalle decisioni che incidono
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MEETING ANTIRAZZISTA I PAGINA 2 Intervista a Gianluca Mengozzi, nuovo presidente Arci Toscana
sulla qualità dell'ambiente. Quei Sì chiedono un diverso modello di sviluppo, fondato sulla tutela dei beni comuni, ma alludono anche alla necessità di una democratizzazione dei rapporti tra istituzioni e cittadini, che pretendono di essere partecipi delle decisioni. Questa istanza non può più essere ignorata, tanto meno messa a tacere con l'intervento violento delle forze dell'ordine. Già ieri sit-in di solidarietà sono stati convocati in tante città italiane e proteste ci sono state in tutta la bassa valle. Stasera ci sarà una fiaccolata 'contro l'aggressione alla Val di Susa' e probabilmente sarà convocata per domenica 3 luglio a Chiomonte una manifestazione nazionale. L'Arci è vicina ai manifestanti feriti, conferma il suo impegno a fianco della popolazione della Val di Susa e sarà presente alle mobilitazioni di solidarietà organizzate in queste ore.
IL VENTO DEL CAMBIAMENTO I PAGINA 4 Intervista a Hamouda Hsoubi, del Forum delle Alternative del Marocco
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‘Il mio primo Meeting Internazionale Antirazzista da presidente di Arci Toscana’ ncontriamo Gianluca Mengozzi al Meeting antirazzista di Cecina, il primo a cui partecipa come presidente di Arci Toscana, carica a cui è stato eletto il 18 giugno scorso.
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Quando inizia il tuo rapporto con l'Arci? La mia storia con l'Arci inizia molto presto, al circolo Arena del popolo di Vada che ho frequentato sin da bambino. Questa zona è stata interessata negli anni '80 da un forte fenomeno migratorio proveniente dal Senegal. L'Arci si è mobilitata moltissimo nel fare accoglienza e io ho collaborato, come tanti giovani del posto. Ho cominciato poi a occuparmi di solidarietà internazionale seguendo alcuni progetti per l'Arci Toscana. Fondamentale è stato l'incontro con Renzo Maffei, che mi ha spinto a trasformare la collaborazione nel mio prioritario impegno di vita. La tua presidenza comincia con uno degli avvenimenti più importanti per l'Arci. Qual è il messaggio che secondo te deve caratterizzare questa XVII edizione del Meeting? Luogo comune è il titolo scelto per l'appuntamento di quest'anno, perché il razzismo si alimenta di luoghi comuni che è necessario destrutturare ma anche perché luoghi comuni sono quelli in cui si promuove lo stare insieme, il fare comunità. L'Arci è l'associazione dei luoghi comunitari, con i suoi circoli, le sue case del popolo, che rappresentano
l'antidoto migliore alla retorica discriminatoria razzista. Come si fa e come si promuove l'antirazzismo oggi? Oggi c'è bisogno di una riflessione e di un aggiornamento dei termini e delle prassi. Bisogna aggiornare i valori, i racconti, il modo di fare antirazzismo. Il Meeting serve anche a questo, altrimenti si rischia di perdere la carica propulsiva che un'associazione come la nostra deve avere anche su questo tema. A partire dalle nostre basi associative, ci viene richiesto un approccio anche molto pragmatico. Alla propaganda della destra che alimenta la sindrome dell'invasione, abbiamo risposto coinvolgendo i nostri circoli in una riflessione sulla necessità del rispetto dei diritti umani, ma abbiamo anche proposto un modello concreto di accoglienza, con l'inserimento in comunità piccole, coinvolgendo insieme enti locali, associazioni, cittadine e cittadini. Un appuntamento centrale di questa edizione è l'incontro Il vento del cambiamento, che consentirà di ascoltare le testimonianze di alcuni dei protagonisti delle rivolte arabe: cosa possiamo imparare dalla loro esperienza? È necessario fare una riflessione molto approfondita su quanto è successo sulla sponda sud del Mediterraneo, un fenomeno che nessuno aveva previsto, né gli analisti, né i politici, né chi si impegna nell'ambito della solidarietà internazionale. Queste rivol-
te hanno avuto caratteri di autonomia e indipendenza, hanno coinvolto soggetti diversi, sono fenomeni complessi. Noi dobbiamo studiarli e capire quali parti di questi movimenti ci sono più prossime per riflettere insieme su come sviluppare un percorso che sia reciprocamente utile, a quella parte del mondo e all'Europa. Abbiamo un'opportunità importante per costruire un ponte e capire cosa sta accadendo realmente in quei paesi. Qual è il compito che consideri prioritario per la tua presidenza? Rafforzare il sistema della tutela e dello sviluppo delle basi associative. Riportare nell'associazione una cultura politica gestionale che ci consenta innanzitutto di continuare a far vivere uno straordinario contenitore in cui inserire le nostre proposte. La nostra associazione è piena di giovani che hanno voglia di ‘fare Arci’ e di ripensarne, rinnovandole, le pratiche e le politiche. Il nostro modello organizzativo è sicuramente interessante ma ormai per certi aspetti un po' stantio; il rinnovamento serve anche per garantire la continuità delle nostre basi sociali; dobbiamo essere capaci di coinvolgere meglio e di più le nuove ‘generazioni di appartenenza’, non solo i giovani, ma anche persone magari già in pensione ma con la voglia e il tempo per fare. Dobbiamo essere in grado di intercettare questa voglia di mettersi in gioco, ma per poterlo fare dobbiamo aprire una riflessione sui modelli di aggregazione che proponiamo.
Tatanka, Hannette Hanneman e Assalti Frontali aprono il Mia 2011 estiamo umani e, passo dopo passo, adoperiamoci tutti per essere parte della soluzione. In quest'ottica abbiamo immaginato l'apertura del Meeting Internazionale Antirazzista 2011, insieme a Uisp e al Tavolo per la pace della Val di Cecina, che comprende 14 comuni e una quarantina fra associazioni, scuole e fondazioni. «La dignità è in cammino e oggi viene dal mare» cantavano al concerto di apertura gli Assalti Frontali. Il medesimo cammino è stato intrapreso per aprire il Meeting attraversando in una simbolica passeggiata per la pace Marina di Cecina, ricongiungendoci idealmente con la Perugia-Assisi e, auspichiamo, con la Palestina, i territori kurdi in Iraq e in Turchia e con tutta l'Africa che si sta risvegliando. Anche per il Meeting è stata una 'prima volta' nonostante il fatto che l'appuntamento antirazzista organizzato dall’Arci con il contri-
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buto della Regione Toscana si stia avviando verso la maggiore età. Stavolta siamo riusciti a coinvolgere i cittadini e i vacanzieri invadendo pacificamente il viale della passeggiata a mare con musica e colori. Ad aprire la piccola marcia per la pace c'era un eclettico gruppo di attori e musicisti di Firenze, il gruppo Tatanka con il loro spettacolo Tutti migranti. L'idea era di promuovere la partecipazione al Meeting e alla Marcia per la pace Perugia-Assisi che a settembre celebrerà la sua 50esima edizione, un anniversario importante. Con questa inaugurazione abbiamo voluto anche ricordare tutti i migranti che per scappare da guerre e soprusi hanno trovato la morte nel nostro mare. La disillusione di chi per la pace e l'antirazzismo lavora da anni è inevitabile, ma non per questo hanno meno valore i principi e gli ideali che animano il movimento per la pace di cui l'Arci da sempre fa parte. È proprio l'indignazione che
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può infondere quella sana dose di rabbia che attraverso le politiche per la pace dell’associazione e della Tavola può fare la differenza. Fra gli ospiti presenti all'inaugurazione Annette Hanneman, fondatrice del Teatro di Nascosto con cui stiamo partecipando a progetti sulla nonviolenza in Iraq e in Palestina. «Lampedusa lo sa qual è la sua verità», cantavano gli Assalti Frontali a tarda sera risvegliando gli animi di tutti i presenti. Come ha ribadito Filippo Miraglia a inizio serata, non basta frequentare il Meeting per essere antirazzisti e non basta far parte della Tavola per la Pace per fare la differenza fra guerra e pace. Vanno riviste le politiche economiche e l'approccio allo sviluppo e si deve pretendere dai partiti del centro sinistra di rispettare la volontà dei cittadini che con i referendum hanno dimostrato il loro rinnovato interesse a partecipare. Info: jeffhoffman@arci.it
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Costruire la 'lobby' degli immigrati per diventare soggetto politico Articolo di Pietro Soldini, responsabile dipartimento immigrazione Cgil giugno 2011, a Cecina c'è un bel sole ed un bel mare, ma al Meeting antirazzista dell'Arci si lavora. Una ventina d' immigrati si sono convocati qui da diverse città. Si tratta di persone che vivono in Italia da qualche anno, ognuno di loro ha sulle spalle una certa esperienza d'integrazione, di militanza, d'impegno sociale. Ci sono sindacalisti, dirigenti dell'Arci, consiglieri comunali, consulenti per l'immigrazione. Quotidianamente, da postazioni diverse, si occupano di diritti e tutele degli immigrati e quotidianamente sono impegnati a contrastare razzismo e discriminazioni. Oggi però hanno deciso di mettere da parte il quotidiano e di confrontarsi su una certa idea che da tempo gli frulla per la testa: costruire la 'Lobby degli immigrati'. Sulla parola lobby si scherza un po', perché i giornali di queste settimane sono pieni di riferimenti alla P4, che qualcuno vorrebbe giustificare come normali attività lobbistiche. Qui si tratta invece di cittadini immigrati che pensano di costruire un Forum, una rete di persone, che pensano di pro-
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muovere iniziative e sollecitazioni alla società italiana. Intendono stimolare partiti, sindacati, associazioni e istituzioni a porsi il problema della rappresentazione e della rappresentanza di quei 5 milioni di cittadini immigrati che sono destinati a crescere nei prossimi anni, che rappresentano una realtà ineludibile, e che tuttavia non sono ancora contemplati dalle nostre regole democratiche: non hanno diritto di voto e quindi non hanno rappresentanza politica e dalla politica vengono usati ed abusati strumentalmente. La risposta a questo vuoto può arrivare soltanto da un'evoluzione della nostra democrazia in cui le istanze degli immigrati, il diritto di voto, la riforma della cittadinanza s'inseriscono in un processo riformatore teso ad arricchire la partecipazione dei cittadini e a valorizzare il ruolo dei corpi intermedi della società civile tutta. Loro hanno deciso di partire da sè, dall'esperienza, competenza e rappresentanza come criteri di fondo per superare steccati e pregiudizi e per liberarsi di una prassi in cui d'immigrazione tutti
parlano, tutti se ne occupano, tranne che i diretti interessati. Quindi l'intento è quello di passare da oggetto della politica a soggetto politico. Parole forti che la discussione si è incaricata di chiarire per sgomberare il campo da possibili equivoci: Il soggetto politico non è né il partito degli immigrati, nè il sindacato degli immigrati. Ferme restando tutte le forme di auto-rappresentazione non solo legittime, ma anche auspicabili in un percorso di partecipazione, l'idea di rappresentanza è rivolta al sistema democratico, proprio partendo dalla consapevolezza che gli immigrati non sono riconducibili ad una classe, né intendono ghettizzarsi come minoranza omogenea di una comunità nazionale autoctona. Sono lavoratori, lavoratrici, medici professionisti, attori, registi, calciatori, piloti, parrucchieri, ballerini e disoccupati, ciascuno ha i suoi sogni e tutti vogliono contare di più per migliorare la qualità della vita di ognuno. Mi pare davvero una buona idea, questo Forum, Rete, Lobby, poi il nome si troverà. Mi sono sembrati determinati, si sono già riconvocati per dopo l' estate e questo è un buon inizio.
Al Meeting ‘Arna's Children’, il più struggente documentario sul conflitto israelo-palestinese Articolo di Paola Caridi, giornalista e blogger unedì sera è stato proiettato al Meeting in corso a Cecina Arna's Children, che rivisto dopo l'uccisione di Juliano Mer Khamis fa ancora più impressione. È una carrellata sui visi dei morti: i bambini del Teatro di Arna, Arna malata che torna a incontrarli, i bambini che diventano ragazzi e poi giovani uomini e poi muoiono. Le madri che rimangono… È il più bello e struggente documentario sul conflitto, uno di quelli sui quali non è possibile non versare lacrime, che scendono giù peraltro inavvertite. Un breve sguardo sulla Palestina ci sta tutto. La questione della Freedom Flotilla sta infatti montando: il governo israeliano ha prima messo in guardia, poi ha minacciato, poi ha fatto la voce durissima, e infine il premier Benjamin Netanyahu ha chiesto alle forze armate israeliane di mostrare ‘moderazione’. Un catalogo delle reazioni che spiega quanto la questione della Freedom Flotilla sia, oggi ancor più di un anno fa, motivo di imbarazzo per Tel Aviv. Dalla Corsica è
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partita la prima delle dieci navi, il convoglio quanto prima si riunirà. Sulla nave canadese c'è anche Amira Hass, grande giornalista, donna coraggiosa, israeliana appartenente a una minoranza coraggiosissima. Ci sono però altre cose che succedono, tra Palestina e Israele, che sembrano lontane dalla Flotilla e e che invece non lo sono. La prima, per esempio, riguarda gli scontri di ieri a Gerusalemme tra destra israeliana ortodossa e polizia. Motivo: l'arresto di Dov Lior, uno dei rabbini più radicali e razzisti. La vera battaglia per Israele, dice Yigall Walt su Ynet, è quella tra laici e ortodossi, tra le diverse tribù di Israele, i diversi gruppi sociali… una battaglia che si combatte mentre in Israele monta sempre di più un altro motivo di imbarazzo. E cioè la decisione della politica palestinese di andare dritta all'Onu a far riconoscere lo Stato di Palestina. Dal punto di vista formale il riconoscimento fallirà, ma sul piano politico la campagna per il riconoscimento ha già messo in
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posizione di seria debolezza Israele. Sulla riconciliazione palestinese, intanto, tutto tace. La questione dell'incarico di primo ministro non riesce a sciogliersi, ed è la dimostrazione che c'è chi rema contro. Spesso fuori dalla politica palestinese. Probabilmente, in più di qualche cancelleria. Torniamo al documentario. Nel fermo immagine, Ala, uno dei bambini di Arna, di fronte alla sua casa distrutta dagli israeliani nel campo profughi di Jenin. Il suo sguardo che tenta di trovare forza spostando gli occhi di qua e di là diventerà poi fermo, da grande, quando sarà il comandante della difesa del campo. Ed è lui, nel documentario, l'ultimo morto, prima della parola fine. Prima di lui, Juliano Mer Khamis (zio Jule, come lo chiamano i ragazzi) mostra i destini terribili di quasi tutti gli altri bambini di Arna. Tra loro, tra quei bambini di Arna immolati al conflitto, c'è anche lui. Ed è per questo che quel documentario, bellissimo, è ora una staffilata. Info: invisiblearabs.com
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La 'rivoluzione tranquilla'. Intervista a Hamouda Hsoubi del Forum delle Alternative del Marocco amouda Hsoubi fa parte del Forum delle Alternative del Marocco, è componente del consiglio allargato del Forum sociale del Maghreb e del comitato di coordinamento del Forum sociale mondiale. Hamouda è a Cecina per partecipare all'incontro Il vento del cambiamento.
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Qual è la situazione dei movimenti sociali nell'area del Maghreb? Prima di rispondere, vorrei fare una premessa: tutti i movimenti sociali del Maghreb hanno relazioni consolidate con quelli dell'intera area del Medio Oriente, che hanno cominciato a porre già quindici anni fa le questioni della giustizia sociale, dei diritti, della dignità delle persone. Quando oggi i media parlano di un 'risveglio dell'area del Maghreb' fanno in realtà riferimento a un movimento che ha radici profonde. Il lavoro iniziato già da tempo nel Maghreb e nel Mashrek ha prodotto quel 'risveglio', che quest'anno è partito dalla Tunisia. In seguito si è allargato all'Algeria, al Marocco, allo Yemen, alla Siria e alla Libia. Questa sommovimento è stato determinato dalla insofferenza verso regimi dittatoriali che per anni hanno vessato i loro popoli. Ha coinvolto giovani delle classi medie, oltre che i più poveri, che chiedevano democrazia e futuro. Cosa sta succedendo in Marocco in questo momento? Il movimento ha acquisito visibilità in Marocco a partire da febbraio, ma anche qui ha radici più profonde. Movimenti sociali si erano manifestati già negli anni '60, '70, '80, '90; c'erano state lotte importanti, che chiedevano profonde trasformazioni soprattutto nel campo della giustizia sociale. Il movimento ha ripreso vigore con la rivoluzione del 14 gennaio in Tunisia. Non va infatti dimenticato che è stata la Tunisia a incendiare tutto il movimento nell'area del Maghreb e del Mashrek. Migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere una nuova Costituzione, un nuovo sistema politico, ma anche il diritto alla casa, al lavoro, alla salute. Tutte rivendicazioni che prefigurano una società diversa. In Marocco, sin dalla prima manifestazione del 20 febbraio, le persone che sono scese in piazza chiedono una nuova Costituzione, chiedono che il re non partecipi al governo del paese ma svolga un ruolo di garanzia. In effetti esiste un progetto di nuova Costituzione su cui saremo chiamati a votare il primo luglio. È un progetto che
introduce novità positive, ma che ha anche aspetti molto discutibili. Passi avanti importanti ci sono sul riconoscimento dei diritti delle donne, positiva è la decisione di adottare la Mazzic come lingua ufficiale, c'è un significativo passo avanti sul piano dei diritti umani e di quelli economici. Ciò che viene soprattutto contestato è il grande potere che resta concentrato nelle mani del re, ma pensiamo che ciò dipenda anche dal fatto che i sette maggiori partiti del Marocco per ora preferiscano usare come una sorta di paravento questa cessione di sovranità. Un punto molto importante contenuto nella nuova Costituzione è anche la possibilità di presentare petizioni e proposte di legge di iniziativa popolare per chiedere la modifica di alcuni articoli, ma soprattutto viene finalmente riconosciuto il diritto di voto ai migranti. Una conquista per la quale ci siamo battuti a fondo. Probabilmente la prossima riunione del Forum Sociale Mondiale si terrà in Maghreb. Come si caratterizzerà? Prima di parlare del prossimo Forum sociale mondiale, vorrei fare alcune riflessioni sull'incontro di questi giorni al Meeting Antirazzista a Cecina. L'idea è quella di farne uno spazio d'incontro e di dialogo tra la regione del MaghrebMashrek e quella euro-mediterranea. Ci sono stati altri tentativi, ma nessuno è andato a buon fine. Stiamo perciò provando a costruire insieme uno spazio di analisi e di confronto fra le due rive del Mediterraneo, ricollegandoci alle esperienze già fatte in passato. Sulla questione del prossimo Forum Sociale Mondiale, invece, la decisione è stata presa a Parigi. Non è stato ancora deciso se tenerlo in Tunisia o in Egitto. Nei prossimi giorni, nella riunione del consiglio internazionale del Forum, si dovrebbero fare dei passi in avanti. Penso che comunque sia importante farlo in Tunisia o in Egitto, come si è deciso, per sostenere i movimenti sociali che lì hanno dato origine alla rivolta che poi si è diffusa negli altri paesi dell'area. Darebbe un importante segnale di speranza per tutti. Qual è stato il percorso che ha portato al progetto di una nuova Costituzione? Quando i movimenti hanno cominciato a chiedere di cambiare la costituzione, il re, dopo due settimane, si è pronunciato sulla richiesta, ha accettato di discuterne e ha nominato una commissione che se ne
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occupasse. Questo organismo è formato da professori universitari, da giuristi, economisti, con l'apporto di soggetti provenienti da ambienti diversi e che non rappresentano né le istituzioni nè il Governo. Il re ha quindi scelto di attribuirgli un carattere neutrale. Nel frattempo la società civile si è incontrata, ha preparato un memorandum che raccoglie le proposte delle tantissime associazioni coinvolte, dei partiti politici e dei sindacati. Queste proposte sono state consegnate alla commissione per essere vagliate. Solo dopo averle esaminate, la commissione ha prodotto un documento completo e articolato. Questo processo è durato all'incirca 5 mesi e ha portato a un'ipotesi di Costituzione che è stata ridiscussa con partiti e sindacati. È stata infine riconsegnata in questi giorni a tutti coloro che hanno partecipato al processo di stesura: sono stati concessi venti giorni per presentare ulteriori osservazioni. Il primo luglio si andrà alla votazione. Alla fine di questo lungo percorso, ci sono partiti politici, sindacati, associazioni che invitano a boicottare il voto perché alcuni degli articoli della nuova Costituzione non sono condivisibili. Altri sostengono invece che non andare a votare sarebbe comunque un errore. Pensiamo - e ci auguriamo - che probabilmente vincerà il Sì. Nonostante le parti negative che indubbiamente contiene, si aprirebbe comunque uno spazio per introdurre successive modifiche attraverso lo strumento delle petizioni e delle leggi di iniziativa popolare che l'attuale Costituzione non prevede. Quel che è successo nel nostro Paese noi lo chiamiamo la 'rivoluzione tranquilla' C'è una particolare vitalità della società civile in Marocco rispetto agli altri paesi dell'area? In Marocco ci sono ben 40.000 associazioni per una popolazione di 30 milioni di abitanti. Ci sono sette sindacati, 30 partiti politici. I movimenti sociali, come dicevo all'inizio, sono attivi già dagli anni '60. Probabilmente il Marocco è uno dei paesi più vitali dell'area. In Egitto, per esempio, i movimenti sono stati fortemente condizionati dai Fratelli musulmani, benché vi siano organizzazioni sociali che lavorano su tematiche specifiche. In realtà, la società civile è stata complessivamente abbastanza debole fino a poco tempo fa, mentre in Marocco si è affermato un movimento sociale più consapevole e politicizzato.
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'Ripartire dal basso per non farci scippare la Rivoluzione'. Intervista all’attivista Yasser Shoukry asser Shoukry, avvocato egiziano, fa parte dell'organizzazione Al Shehab, che lavora in un'area particolarmente disagiata del Cairo. Fa parte della dinamica egiziana del Forum Sociale del Maghreb. L'Egitto è fra i paesi canditati a ospitare il prossimo Forum Mondiale. Shoukry è un grande cantante. È a Cecina per partecipare all’incontro Il vento del cambiamento.
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Qual è lo stato della rivoluzione in Egitto, a che punto la transizione che avete avviato? Siamo ancora nella fase della rivoluzione, perché in Egitto non è stato realizzato fino in fondo ciò che la gente voleva, per cui è scesa in piazza e ha rovesciato il dittatore. La maggior parte degli egiziani chiedevano, e chiedono ancora, tre cose: cambiamenti, giustizia sociale e libertà. Questi risultati non sono stati ottenuti. E, nonostante lotte e mobilitazioni continuino, nonostante scendano in piazza studenti, lavoratori, la stessa classe media, siamo di fronte ad una situazione in cui non solo è in corso una 'rivoluzione', ma anche una 'contro-rivoluzione'. Quest'ultima è agita da un miscuglio di forze differenti: gli ex-uomini del regime rovesciato, gli islamisti, le forze militari sostenute dagli Stati Uniti ma anche da una parte del mondo arabo. Ognuno di loro pensa che dalla rivoluzione potranno e dovranno derivare solo alcuni cambiamenti di carattere democratico. Dal loro punto di vista, il modello da applicare all'Egitto sarebbe quello del Pakistan, dove il potere è in mano ai militari e alle forze islamiste, un modello, quindi, che non dovrebbe mettere in discussione l'agenda neo-liberale, che invece è stata ampiamente criticata dalla popolazione durante le manifestazioni. Adesso noi stiamo lavorando alla costruzione di una grande coalizione, composta da movimenti e forze di sinistra, ma anche da una parte delle forze liberali, per chiedere un periodo di transizione più lungo, in modo di arrivare alle elezioni più organizzati e solo dopo aver approvato la nuova Costituzione. In cosa consiste esattamente il 'rischio di islamizzazione della rivoluzione' di cui parlano molti commentatori anche in Italia? Bisogna innanzitutto considerare che, negli ultimi quarant'anni del regime, era proibita qualsiasi manifestazione pubblica di attivismo politico; solo agli islamisti era concesso di portare avanti il loro lavoro
ideologico nelle moschee. La gente nel nostro paese va in moschea anche cinque volte al giorno. E quindi la possibilità per gli islamisti di fare quello che a tutti gli altri era proibito è sempre stata concreta. In realtà, non hanno mai utilizzato questa opportunità per rafforzare un'opposizione al regime. L'hanno piuttosto usata come uno strumento per costruire egemonia culturale e politica, in un periodo in cui ogni altra forma di libertà d'espressione veniva repressa. I Fratelli musulmani si sono uniti alla rivoluzione tre giorni dopo che era iniziata, senza pronunciarsi chiaramente per la cacciata di Mubarak finché non è caduto. Sono forti per i motivi appena detti e hanno avuto decenni per seminare il loro pensiero. Radicati nella società, arrivano ovunque. Ma anche noi non siamo pochi. La nostra parte coinvolge i movimenti di sinistra e una consistente corrente d'ispirazione liberale, molto importante nel nostro paese. Abbiamo però bisogno di tempo per organizzarci. Dovete considerare infatti che nel nostro paese sono presenti 10 milioni di cristiani, 10 milioni di sufi - la versione laica e democratica dell'Islam -, senza contare le molte ramificazioni dei movimenti interni alla società civile, da quello dei lavoratori a quello dei contadini. Non abbiamo avuto la possibilità di manifestare liberamente le nostre idee in passato, ma siamo quelli che hanno iniziato e portato avanti la rivoluzione. Il rischio maggiore è che dalla grande piazza in cui abbiamo fatto la rivoluzione si venga confinati in un vicolo. E ci sia qualcun altro che occupi quella piazza. Per questo l'8 di luglio faremo una grandissima manifestazione in piazza Tahrir. Chiederemo che, prima delle elezioni, venga approvata la nuova Costituzione e che il processo di transizione sia più lungo. Abbiamo bisogno di tempo per organizzarci. Non possiamo rischiare che qualcuno scippi la nostra rivoluzione. Qualche mese fa c'è stato un referendum su alcune modifiche costituzionali. Voi chiedete però una nuova Costiituzione. Ci spieghi meglio questo passaggio? Ripeto: le tre cose per cui la gente ha fatto la rivoluzione sono il cambiamento, la libertà e la giustizia sociale. Finite le rivolte di piazza, si è insediato un
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consiglio militare che ha imposto un referendum su 7 articoli della Costituzione. Contro i sostenitori del No si è scatenata una gigantesca campagna mediatica, supportata persino da anatemi religiosi. Si è detto che chi era contrario andava a braccetto col diavolo! Si è tentato, insomma, di convincere la popolazione che votare No avrebbe significato tradire la propria fede e consegnare il proprio paese alle forze del male. Chi ha promosso la rivoluzione non chiedeva questo referendum, ci è stato imposto e i risultati lo dimostrano: su 40 milioni di aventi diritto al voto sono andati alle urne solo in 18 milioni. E il 25% ha trovato il coraggio di dire No. Ci siamo sentiti rapinati dai media, dai militari e dagli islamisti. Noi avevamo già scritto la nostra Costituzione, l'avevamo scritta in piazza Tahrir. L'avevamo fatto tutti insieme, con tutti coloro che il dittatore l'hanno buttato giù davvero. È il popolo che deve decidere e non i militari. Non accettiamo che siano loro a dettare le regole della transizione in questo paese. Per questo stiamo lavorando alla costruzione di una grande manifestazione l'8 di luglio, perché rappresenti un momento visibile di convergenza e punto di riferimento per i tanti scontenti. Quali sono le strategie che avete deciso di adottare nella situazione che ci hai appena raccontato? Noi lavoriamo con associazioni, sindacati, organizzazioni di giovani e di donne, ma non rappresentiamo ancora una coalizione grande e strutturata. L'obbiettivo comune che ci unisce è fare in modo che i cambiamenti in Egitto siano determinati da una spinta che arriva dal basso e non imposti dall'alto. Un esempio importante in questa direzione è quanto abbiamo discusso nella giornata del 27 maggio, dove le donne sono state le vere protagoniste: insieme abbiamo deciso di riprenderci la piazza, per riportare la discussione in basso, laddove era cominciata. La mia sensazione è che stiamo procedendo lentamente, ma con continuità e con la volontà comune di andare avanti insieme. Siamo impegnati a costruire un organismo che chiamiamo Consiglio Nazionale, una sorta di contenitore che comprenda e stabilisca relazioni stabili fra le organizzazioni sociali, le Ong, ma anche i partiti più legati alla società civile, i sufi, le organizzazioni religiose. Per ora questo è l'impegno prioritario.
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Concerti, danze e rassegne cinematografiche: continuano gli appuntamenti estivi targati Arci ti che si svolgono dal 24 giugno al 24 luglio a Parco Colonnetti. L'iniziativa nasce dalla collaborazione tra il circolo Dravelli, il circolo 1° Maggio, Guido Rossa, Sportidea Caleidos, Teatrulla, la Scuola di tango El Firulete, la Fondazione Maurizio Collino, La Fucina del Lampadiere. Il punto estivo è aperto tutte le sere dal martedì alla domenica e propone un calendario davvero ricco di eventi che mette d’accordo tutti i gusti: dalla serata brasiliana a quella di danze occitane, dal tango argentino al ballo liscio, dalla serata di animazione cubana alla musica emergente. E ancora, concerti di The B-Four (cover band dei Beatles), dei 74 Fingers (rock-ska), dei Subliminal Verses (tributo ufficiale italiano agli Slipknot).
ncora numerose le rassegne estive che animano circoli e comitati Arci di tutto il territorio. Immancabile anche quest’anno la rassegna Lazzaretto estate promossa dall’Arci di Ancona che ospita eventi musicali, proiezioni cinematografiche, mostre e spettacoli teatrali. Dopo l’apertura il 28 giugno con Gianmarco Fraska e la sua Fly Band, è molto attesa la serata di capoeira e samba del 1 luglio realizzato nell'ambito del progetto Para um protagonismo juvanil e finalizzato a costruire opportunità per i giovani dei quartieri periferici di Salvador de Bahia. Per rendere ancora più ricco e partecipato questo spazio, l’Arci di Ancona ha deciso di promulgare due bandi di concorso. Il primo, Corto teatro, è un concorso rivolto a compagnie e registi, professionisti e non, senza limiti di alcun tipo, in cui si vogliono mettere a confronto idee, sensibilità, modalità e temi con la specifica esigenza della brevità. Le performance saranno ammesse alla gara esclusivamente se della durata di 15 minuti. Il secondo bando è Lazza Paint!, per tutti coloro che vogliono concorrere alla realizzazione del decoro esterno delle strutture che compongono il LazzaBaretto, il bar situato nella banchi-
na che, durante il periodo estivo, ospita il punto ristoro. Lazza Paint! è un concorso rivolto a designer, singoli artisti, studenti delle scuole d'Arte e delle Accademie, studi e collettivi grafici, professionisti e non, al di sotto dei 40 anni. Dal 30 giugno al 3 luglio è festa a Bulgarograsso, Como, con Arcinfesta Luoghi comuni, quattro serate di appuntamenti che spaziano dal cinema all’aperto al rock, al reggae, a pizziche e tarante. Protagonista della prima serata sarà il film grande successo del 2010, Benvenuti al Sud di Luca Miniero, che tra equivoci e situazioni paradossali racconta in chiave ironica i pregiudizi ma anche le ‘alleanze’ che possono nascere tra persone del nord e del sud Italia. Nell’area feste di Bulgarograsso, in via Cavallina, spazio alla musica ogni sera a partire dalle 21.30 con The leeches Gonzales & special guest per la Rock ‘n’ roll High school, Reggae people e Rising Hope per la Reggae night, I briganti per la serata di pizziche e tarante. Un vero e proprio ‘puzzle’ di iniziative con concerti, esibizioni e lezioni aperte di danze, serate di ballo liscio, proiezioni di film, dibattiti, teatro, attività sportive per adulti e bambini per E...state al Sud a Torino, un mese di even-
‘Costellazione’ al Mia 2011
A Roma si riunisce il movimento ‘Occupiamoci di contemporaneo’
Dopo il Cortile del Palazzo dei Priori di Viterbo, l'opera Costellazione (per un elogio della differenza) di Pasquale Altieri verrà esposta dal 25 giugno al 2 luglio al MIA di Cecina. L'opera, che viene presentata il 28 giugno alle 19.30, è un mobile di pani sospesi, realizzato di volta in volta utilizzando le tipologie di pane disponibili nel territorio che lo ospita. La prima versione dell'opera è stata esposta a Torino, città multiculturale per vocazione, nell'ambito del festival Play with Food e, in seguito a Viterbo, durante il Festival Estasiarci. Questa versione dell'opera è stata realizzata utilizzando il pane preparato dai rifugiati che vivono nella Provincia di Viterbo e che sono stati accolti dal progetto coordinato da Arci Solidarietà Viterbo. Si tratta di un'opera lirica, un omaggio al dialogo e alla fusione di culture che si basa sull'uso, in maniera ludica, del pane, alimento base delle differenti tradizioni culinarie coinvolte. Pani diversi, decorati, dolci, dall'Eritrea e dalla Tunisia, dall'Armenia e dalla Siria, tutti sospesi e mobili, come singole tracce di un vagabondare eterno che mischia lingue, usanze, mondi differenti come piccoli pezzi di pane.
La recente occupazione del Teatro Valle ha avuto una reazione a catena nel mondo della cultura. Dopo la mobilitazione di alcuni dei più importanti attori italiani, sabato scorso presso il Macro a Roma si è tenuta la prima assemblea del neonato movimento Occupiamoci di contemporaneo che riunisce artisti, curatori, operatori della cultura e politici di diversi schieramenti. Dopo le dimissioni del direttore del Macro Luca Massimo Barbero, molti professionisti della cultura si sono mobilitati per rivendicare dall'amministrazione comunale un'attenzione maggiore alle politiche di sostegno economico al Macro. Ma la situazione critica del Museo d'Arte Contemporanea di Roma è solo uno dei motivi scatenanti della mobilitazione, non è più tollerabile l'asservimento forzato della gestione della cultura alle convenienze politiche di chi governa. Solo pochi giorni fa è stato inaugurato il Padiglione Italiano della Biennale di Venezia curato da Sgarbi, uno degli eventi più disastrosi che si ricordino nel mondo dell'arte negli ultimi anni. In un contesto nazionale così complesso, la situazione romana preoccupa per i tagli radicali che l'amministrazione Alemanno si appresta ad eseguire.
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Ultimo appuntamento con Avanti attori!, concorso per compagnie teatrali. Il 29 giugno va in scena lo spettacolo La guerra di Troia non si farà. Seguiranno le premiazioni
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Di fronte all'annunciato ampliamento della struttura museale, il nuovo direttore, Bartolomeo Pietromarchi, dovrà faticare non poco per gestire il Museo romano con due milioni di euro fino a fine anno. Una politica culturale, quella romana, fortemente criticata anche dall'ex Assessore Croppi, sostituito alcuni mesi fa da Dino Gasperini. La mobilitazione degli artisti della capitale ha rimesso al centro finalmente la questione dell'arte quale ‘bene comune’. «Un museo - afferma il movimento Occupiamoci di contemporaneo deve relazionarsi con la città, avere un direttore nominato con concorso pubblico e un budget adeguato per svolgere la propria attività culturale; sostenere progetti sul territorio, favorire un'attiva partecipazione del pubblico; essere indipendente dalla politica». Un museo non imbalsamato, ma nodo di un sistema culturale dinamico e democratico che possa effettivamente essere parte integrante del territorio in maniera non esclusiva. Occupiamoci di contemporaneo è un punto di partenza importante per proporre ed immaginare un modello nuovo di gestione della cultura e dell'arte in Italia. Info: marcotrulli@gmail.com
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A Parete e Salerno arrivano quest’estate i primi due campi della legalità promossi dall’Arci artono in Campania i primi campi di lavoro dell'Arci per il recupero sociale dei beni confiscati alla camorra. Il primo appuntamento è in provincia di Caserta, dove dal 16 al 23 luglio saremo nell'Agro Aversano, in piena ‘terra dei fuochi’, zona famosa per gli sversamenti illegali di rifiuti tossici. Il campo prende il via dall'esperienza del Villaggio della solidarietà, che l'Arci di Caserta promuove per il terzo anno a Parete, paese agricolo del Casertano dove confluiscono moltissimi lavoratori stranieri impiegati come braccianti agricoli nella raccolta della frutta. Le loro condizioni di vita sono terribili. Per sostenerli e contemporaneamente sensibilizzare la popolazione e le istituzioni,
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ITALIA Libero cinema in Libera Terra è il titolo del festival itinerante promosso da Libera e Cinemovel foundation che dal 1 al 23 luglio porterà il cinema nei luoghi simbolo della criminalità, con 20 proiezioni in 11 regioni italiane
l'Arci, insieme alla Cgil e allo Spi, l'Unicoop Tirreno e le associazioni locali come La Tribù, Nero e non solo! e con il patrocinio del Comune, danno vita al Villaggio della solidarietà. Una ventina tra volontari e operatori di diverse regioni saranno impegnati nell'accoglienza, distribuzione pasti, corsi di italiano, servizio sanitario, legale e nella socializzazione. Lo scopo è restituire dignità e condizioni di vita e di lavoro accettabili ai lavoratori stagionali. La novità è che quest'anno i volontari saranno impegnati nelle prime operazioni di pulizia ed adattamento funzionali di alcuni terreni confiscati alla camorra, affidati in gestione al circolo Arci Nero e non solo! per la loro riutilizzazione a fini sociali: il primo obiettivo è la realizzazione di una fattoria didattica. Il secondo appuntamento sarà per fine settembre a Baronissi (Salerno) dove l'Arci ha in affidamento dal Comune due appartamenti confiscati al boss Antonio Forte, capo dell'omonimo clan legato alla Nuova Camorra organizzata, negli anni '80 incaricato della scorta di Rosetta Cutolo. I beni si trovano nel luogo di nascita del capo clan, e la loro confisca rappresentò una vittoria importante dello
Sotto attacco alcuni beni confiscati e riutilizzati nella provincia di Caserta Beni confiscati sotto attacco nel casertano? A quanto pare sì, visto quanto accaduto nelle ultimissime settimane: sotto attacco non solo da parte della camorra, con devastazioni e minacce, ma anche delle stesse istituzioni locali, che sembrano volerne contestare il riutilizzo. La scorsa settimana avevamo documentato le minacce di morte ricevute da Renato Natale, presidente dell’associazione Jerry Masslo ed ex sindaco di Casal di Principe, che nelle stesse ore si trovava a rispondere alle accuse delle autorità cittadine che contestavano alla sua associazione l’effettivo utilizzo sociale del bene confiscato. Il primo cittadino di Castel Volturno Antonio Scalzone ha infatti comunicato che la Jerry Masslo deve restituire la villa di Baia Verde, un tempo di proprietà di Pupetta Marasca, oggi diventata La casa di Alice, presso cui è avviato da alcuni mesi un laboratorio di sartoria sociale a cui partecipano donne con precedenti esperienze di grave emarginazione sociale. Circa due settimane fa, il neosindaco del Comune di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, ha ufficialmente comunicato di non voler
rinnovare l’affido alla casa famiglia La Compagnia dei Felicioni della Comunità di Capodarco della villa che lo Stato ha sottratto al boss del clan dei Casalesi Dario De Simone. Lo ha fatto liquidando l’utilizzo del bene come praticamente inutile, visto che, come ha motivato, «non è offrendo ospitalità ai bambini vittime di violenza che si combatte la camorra». Ultimissima, solo in ordine temporale, la vicenda accaduta pochi giorni fa alla cooperativa Eureka di Casal di Principe, su un terreno dove è impiantato un pescheto. Il bene gestito dalla cooperativa apparteneva al boss dei Casalesi Sebastiano Ferraro; dal 2009 è stato affidato a Eureka e intitolato ad Antonio Di Bona, agricoltore e vittima innocente della camorra. Nella struttura disabili mentali lavorano la terra e producono frutta: ignoti hanno tagliato i tubi dell’irrigazione e messo la colla nel lucchetto del cancello. Un danno materiale, ma anche simbolico, dove la gestione dei beni confiscati significa anche e soprattutto sostituire un modello di economia criminale con un modello di economia sociale diverso che aiuta ad uscire dall'illegalità.
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stato, confermata dal successivo pentimento del boss e dalle rivelazioni dei progetti stragisti di Augusto La Torre, capo del famigerato clan alleato dei casalesi (Caserta), nei confronti dello scrittore Roberto Saviano e dei magistrati Raffaele Cantone e Maria Antonietta Troncone. Superare lo stato di abbandono dei beni rappresenta quindi il completamento di un percorso di riacquisizione del territorio da parte della comunità locale. Il cantiere di lavoro trasformerà gli appartamenti in una casa di accoglienza per le donne vittime di tratta e in un centro di aggregazione giovanile. L'idea è mettere in rete le azioni di protezione di coloro che denunciano il racket della prostituzione con una risposta alle esigenze di aggregazione, formazione e socialità delle donne insieme ai giovani del territorio. Le sperimentazioni di questi anni dimostrano infatti che praticare luoghi ‘misti’ di promozione interculturale per giovani e stranieri insieme consente di condividere un nuovo modo di essere cittadini, affermando una legalità ‘piena’ di diritti, e non subalterna alla cultura del ricatto e del favore. Info: coleti@arci.it
Al Mia Claudio Fava presenta ‘Teresa’ All’interno della rassegna Scrittori contro il razzismo, al Meeting antirazzista di Cecina, mercoledì 29 giugno alle 18.30 Claudio Fava presenterà il suo ultimo libro Teresa. Un romanzo che parla di una donna di Sicilia, delle sue scelte e delle sue fughe, ma anche del ritorno con un richiamo sconvolgente nella sua terra d’origine. Teresa scappa dalla Sicilia, terra stupenda, ricca di sole e frutti, ma anche terra infame di criminalità ed emigrazione, di povertà e apatia, di abbandono e vigliaccheria, di arretratezza e superstizioni. Teresa scappa dalla Sicilia perchè la mafia le ha ucciso il padre che si rifiutava di pagare il pizzo e di sottostare a leggi di uomini che si impongono come padroni del territorio. A Roma accettando come lavoro di assistere a malati terminali, a Teresa si schiude davanti un’umanità dalla forza dirompente, che la riempie di gioia e anche di dolore ma che le fa riacquistare fiducia in se stessa. Ma il ricordo delle ultime parole del padre contro il suo assassino sono richiami più forti di qualsiasi stabilità agognata per anni. Si tratta di un romanzo che lascia più di un segno, anche a chi in Sicilia non c’è mai stato.
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Città che cambiano, città di transizione. La ricostruzione all’Aquila guardando al futuro ul tema della transizione della organizzazione sociale, economica e civica delle città contemporanee è attivo un movimento di persone e comunità molto interessante che ha avuto il merito di mettere in pratica delle sperimentazioni sulla base di osservazioni molto concrete relativamente alle trasformazioni in atto in tutte le città del mondo. L'idea di fondo, giocando un po' con le parole, è quella di rivoluzionare l'idea di rivoluzione, nel senso di superare l'idea di un mondo statico, sempre uguale a se stesso come se fosse fermo al modello di città preindustriale ancorata ai ritmi delle società dominate dalle economie rurali di prima del 700. L'urbanizzazione che ha accompagnato la nascita delle grandi città industriali del XIX secolo, provocando un grande esodo dalle campagne e la nascita delle grandi periferie a ridosso delle nuove manifatture, ha fornito il calco delle moderne città e metropoli con il loro corollario di questioni sociali, demografiche, ambientali, civili. La grande intuizione del movimento sulla transizione sta nel leggere le dinamiche della vita socio economica delle città come un flusso continuo di scambi di beni, servizi e soprattutto di scambi energetici. La città cambia sotto i nostri occhi perché la dinamica del PIL vuole che nuovo cemento venga colato nonostante vi sia da anni una crescita
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demografica vicina allo zero e tante aree, cresciute nel disordine urbanistico, non vengono recuperate fin quando non divengono appetibili per la speculazione. Intorno a questi scambi i cittadini subiscono, loro malgrado, le conseguenze di decisioni prese in luoghi impalpabili sulla base di logiche mai condivise. Il punto fondamentale di questo ragionamento è la questione energetica. La recente vicenda nucleare ci restituisce l'obbligo di pensare ad una transizione dall'economia del petrolio a nuove forme di produzione energetica che riescano a garantire uno standard di vita, seppure più sobrio, ma non arretrato per miliardi di persone. Prima che si arrivi al momento del 'picco del petrolio’, in cui comincerà a decadere la produzione petrolifera mondiale, si cercherà di ricorrere ai ripari chiedendo alla scienza e alla tecnologia di proporre nuove soluzioni. Molto probabilmente, se rimarranno sempre gli stessi attori che hanno ancora oggi in mano il mercato dell'energia mondiale, anche l'attraversamento della fine del petrolio sarà dominato dagli interessi delle grandi corporation e non da quelli delle persone e dell'ambiente. Questa profonda trasformazione si potrebbe presentare come la grande occasione per le comunità locali per riprendere in mano il futuro delle proprie città e dei rispettivi territori. Quello che serve è
cambiare mentalità e pratiche, smettendola di delegare il cambiamento, ma cercando di intervenire in una nuova idea di piano partecipato che coinvolga le persone e le comunità su scala ridotta di quartiere, nella pratica quotidiana di azioni di cambiamento concreto. Tutto questo per ragionare anche sulle sorti di luoghi cha hanno subito grandi devastazioni, come nel caso de L'Aquila dopo il terremoto del 2009, e dove oggi si pone una grande questione di ricostruzione. Una volta acquisito il dato non scontato di ricostruire il patrimonio storico architettonico di pregio, tutto il resto come va ricostruito? La questione della partecipazione attiva dei cittadini che dovranno vivere nei luoghi ricostruiti, nella scelta delle soluzioni potrà essere la stessa di quella adottata nel secondo dopoguerra, oppure dovrà tenere conto dei nuovi profili culturali e civici dei cittadini di oggi e soprattutto delle grandi questioni che stanno cambiando il mondo? Ricostruire 'senza petrolio' sarà la stessa cosa di quando si pensava che fosse una risorsa senza fine? Le energie 'ex alternative', la coibentazione delle abitazioni, il ciclo dell'acqua e quello dei rifiuti saranno ancora considerati un lusso da ambientalisti esagerati o la base della città futura? Anche di questo vorremmo discutere nel convegno del 9 luglio a L'Aquila. Info: giovagnoli@arci.it
Antigone presenta il dossier ‘Carceri nell’illegalità, la torrida estate 2011’ llarme sovraffollamento nelle carceri italiane. La denuncia di Antigone, giunta nei giorni scorsi, amplifica l’attenzione su un sistema al collasso. Negli ultimi tre anni la popolazione carceraria è aumentata del 50% passando da 45mila a 67mila persone, superando di oltre 20mila il limite considerato regolamentare. Alcuni esempi: Milano, carcere San Vittore, sesto raggio: celle di 7 metri quadrati in cui sono stipate, per circa 20 ore al giorno, sei persone. Napoli, carcere Poggioreale: in celle 8x4, letti a castello impilati per tre, bagno e cucina uniti tra loro, si sta in dodici, a volte anche in quattordici, per 22 ore al giorno. Perfino nel piccolo carcere di Padova, appena 96 posti di capienza a fronte di 196 detenuti, ci sono sei persone nelle celle da tre o quattro. Tre in quelle singole, nove in quelle da sei. E se aumentano i detenuti, contestualmente calano le risorse a disposizione del sistema carcerario, che diminuiscono del 10,4%. Sono alcuni dei dati presentati nel dossier Carceri
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nelle illegalità, la torrida estate 2011. «Il nostro sistema carcerario è allo stremo», denuncia Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone. A fine maggio i detenuti raggiungevano il numero di 67.174, di cui 14.251 in attesa di primo giudizio, 28.178 imputati e solo poco più della metà, 37.257, condannati con sentenza definitiva. «Una così alta presenza di detenuti sotto custodia cautelare è un’anomalia tutta italiana: abbiamo una percentuale quasi doppia rispetto la media europea, che è del 24,8%. In Italia - sottolinea Gonnella - è una prassi che va al di là dei vincoli di legge e che impone una condanna preventiva». Ma non è l’unica anomalia. Anche la percentuale di detenuti stranieri e quella di chi ha violato la legge sulle droghe è doppia rispetto al resto d’Europa. Il 56.7% dei carcerati sono stranieri (a fronte di una media europea del 38,5%), mentre il 36,9% è in carcere per violazione delle leggi sulle droghe (in Europa appena il 15.4%). Fin qui solo numeri, ma
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l’immagine dell’illegalità viene fotografata dalla Corte europea per i diritti umani che afferma che si è in presenza di tortura quando un detenuto è sottoposto a ristrettezza di spazi, assenza di luce, privazione della libertà di lavarsi, esiguità delle ore d’aria. Tutti fattori riscontrabili negli istituti penitenziari italiani e che hanno portato il difensore civico a presentare alla Corte 350 ricorsi. In questo contesto di emergenza lo scorso anno è stato approvato il Piano carceri, presentato dal Commissario straordinario Franco Ionta, che prevede la realizzazione di 9.150 posti e una spesa di 661 milioni. Il tutto da realizzare entro la fine del 2012. Ma nella Finanziaria 2010 sono stati previsti stanziamenti per 500 milioni di euro, il resto verrà prelevato da un fondo destinato al reinserimento dei detenuti. Con quali tempi? Per Antigone «anche ammesso che il piano parta adesso, al ritmo di crescita dei detenuti, nel 2012 mancheranno ancora 14 mila posti».
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‘Chi galera non prova, libertà non apprezza’: 10 tavole in mostra al circolo Zenzero di Genova hi galera non prova libertà non apprezza, 10 tavole sulla vita carceraria liberamente ispirate al libro Il carcere spiegato ai ragazzi di Patrizio Gonnella e Susanna Marietti: questo il titolo della mostra di Riccardo Cima, inaugurata nei giorni scorsi al circolo Arci Zenzero di Genova. L'iniziativa - organizzata da Sandra Bettio, responsabile del settore ‘carcere e giustizia’ di Arci Genova, e da Alfredo Simone, di Arci Liguria - ha fatto registrare una confortante risposta di cittadini e 'addetti ai lavori'. Nonostante i numerosi impegni di questa estate particolarmente intensa Meeting di Cecina, manifestazioni per il 30 giugno, decennale G8 - Gabriele Taddeo, presidente di Arci Genova, ha voluto essere
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BERGAMO Il 29 giugno alle 21 all’Arci Bloom di via Gorizia incontro sul tema No al nucleare, sì alle energie rinnovabili. Interviene Maurizio Colleoni del progetto Punto rosso fotovoltaico
presente all'iniziativa per sottolineare l'interesse dell'associazione verso un tema, quello della detenzione e più in generale della giustizia, che non sempre trova la dovuta attenzione, quasi fosse un problema che non riguarda l'intera cittadinanza. Assente per impegni inderogabili, il presidente di Arci Liguria ha voluto essere idealmente presente mandando un messaggio a Riccardo per ringraziarlo per l'entusiasmo e la serietà con cui ha prestato la sua opera di volontario presso l'associazione, ma soprattutto per il coraggio e la spontaneità con cui ha accolto la proposta di mettere a frutto la sua 'arte fumettara' per raccontare il carcere a chi non ne sa nulla o comunque ne ha una conoscenza molto superficiale ed edulcorata. «Credo che con questa iniziativa abbiamo svolto una volta di più il nostro lavoro di associazione di promozione sociale impegnata da sempre nella difesa dei diritti e contro ogni discriminazione - ha sottolineato Walter Massa - è questo il nostro modo di fare cultura e non possiamo che ringraziarti sentitamente per esserti prestato ad essere nostro prezioso 'strumento' ma, soprattutto, per il coraggio di metterti in
gioco insieme a noi in questa battaglia per far sì che il dettato costituzionale secondo cui ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’ venga rispettato e trovi piena attuazione». Protagonista particolarmente gradito dell'evento è stato Buby Senarega, grande cantautore genovese a cui va il merito di aver tradotto il frutto dei cinque anni di lavoro nel carcere di Marassi in uno spettacolo dal titolo La domandina, in cui Buby canta alcuni brani scritti dai detenuti e da lui musicati, supportato dall'attrice Cristina Campanile e da Fabrizo Dentini, voce narrante. A seguire un aperitivo a sottoscrizione libera a favore della costituenda da associazione Familiari e amici dei detenuti che si prefigge due obiettivi in particolare: sostenere familiari ed amici di detenuti, soprattutto nella drammatica fase del primo impatto col carcere, e sensibilizzare l'opinione pubblica su un'istituzione che oggi è una vera e propria 'discarica sociale'. I circoli interessati possono ospitare la mostra. Info: alfredo.simone@arciliguria.it
Notizie Brevi Cosa cambia LUCCA - Genova 10 anni fa: cosa è successo in quei giorni del 2001? Cos'ha lasciato nelle persone che camminavano per quelle strade spianate dal sole di luglio? A queste domande vuole rispondere il romanzo Cosa cambia di Roberto Ferrucci, che sarà presentato il 30 giugno alle 21.30 al circolo Il lampadiere. Con l'autore discuterà Fabio Lucchesi, all'epoca portavoce della Rete di Lilliput e componente del gruppo di coordinamento nazionale del Genova Social Forum che gestì le iniziative alternative al G8. Info: lucca@arci.it
Nuova vita alle bici! LIONI (AV) - Dai nuova vita alla tua vecchia bici! Questo l’invito rivolto dal circolo Rouge a tutti gli appassionati delle due ruote nell’appuntamento di Ciclofficina pubblica e itinerante, il 30 giugno dalle 17 presso la sede del circolo. Un laboratorio per l’autoriparazione delle bici, un covo per ciclisti urbani e ‘partigiani del pedale’, dove incontrarsi per progettare e realizzare nuovi veicoli a trazione umana, uno
spazio dove trovare tutto, o quasi, quello che occorre per modificare, restaurare, riverniciare e inventare qualsiasi mezzo che non inquini e rispetti l’ambiente. Info: ribellarcilioni@libero.it
Cinema sotto le stelle CARMAGNOLA (TO) - Per la rassegna di cinema all’aperto Stelle sotto le stelle, Arci Life, Arci Life Cinema e circolo Margot propongono la proiezione di un film ogni sera, dal 28 giugno al 31 luglio, nel cortile del liceo Baldessano di Carmagnola. Il 1 luglio sarà proiettato Un gelido inverno, miglior film al Torino film festival, di Debra Granik con Jennifer Lawrence e John Hawkes. Info: www.circolomargot.com
Danze popolari a Rieti RIETI - All’interno della manifestazione culturale Inkiostrarci, Arci Rieti promuove il laboratorio di danze popolari a cura di Raffaella Buccolini, insegnante di pizzica, tamurriata e tarantella. Quattro incontri a cui seguirà uno spettacolo di musica e danza in cui gli allievi e le allieve potranno
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esibirsi co i passi di danza imparati. Ultimi giorni per le iscrizioni. Info: rieti@arci.it
Cinema intorno al Vesuvio NAPOLI - Cinema intorno al Vesuvio è il titolo della rassegna cinematografica promossa dall’Arci Movie presso l’Arena di San Sebastiano, giunta alla XVIII edizione. Per la serata inaugurale, che si tiene venerdì 24 giugno, è in programma la proiezione di Passione. Un’avventura musicale di John Turturro; sarà presente l’attrice Daniela Fiorentino. La rassegna prosegue fino al 5 settembre con grandi successi, cinema di qualità e i lunedì d’autore. Info: www.arcimovie.it
Diario su due ruote UDINE - Il 29 giugno alle 20.30 al Mis(s)kappa verrà presentato il libro Diario su due ruote: dalle Valli del Natisone alle Lagune del Kerala di Pio Domenis. «In questo viaggio mi sono trovato dappertutto come se stessi a casa. Non avevo con me neppure una lama per tagliare la frutta. Solo, vestito piuttosto liso, senza
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gioielli addosso o gadget elettronici, una bicicletta trovata in una discarica. Dimostrazione che l'uomo è tale prima di essere pakistano, zoroastriano, indo-europeo, di lingua particolare, manovale, divorziato. E a questo livello il contatto è possibile, l'armonia pure, la giustizia forse, se riusciamo a vedere tutti come nostri simili su un piano di uguaglianza e interdipendenza» racconta l’autore nel testo. Durante la serata saranno proiettate delle fotografie del viaggio. Info: misskappa@livecom.it
No border fest ROMA - Il circolo La città dell’utopia, in collaborazione con Laboratorio 53, promuove No border fest, una tre giorni per riflettere sui diritti dei migranti. Appuntamento il 1 luglio con la proiezione in prima assoluta di Attraverso il deserto e il mare, documentario multimediale sulle rotte dei rifugiati tra Egitto, Israele, Grecia e Italia. A seguire, dibattito con Keren Shayo e Chaska Katz, media attiviste israeliane. Gli altri due appuntamenti il 2 e 4 luglio. Info: www.lacittadellutopia.it
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Tre incontri per la rassegna ‘I giovedì delle ciminiere’. Si comincia con Enrico Fierro
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imprenditori prima si associano alla mafia e poi a Confindustria». In Calabria alcuni giovani affermano che nella locride il verbo principale è 'non posso' e contro questa realtà si battono con il loro lavoro da 'artisti di strada'. E a Caserta un imprenditore, vittima degli usurai, collabora con la giustizia, ma nel frattempo le banche hanno fatto istanza per farlo fallire e, fra ritardi e richieste, c'è l'impossibilità di accedere al fondo antiracket dello Stato. Sono storie di viltà e di coraggio. Storie di uomini che fuggono dalla legge e di ‘cacciatori’ sulle loro tracce. Latitanti che vivono come topi nei bunker della Calabria o nei paesini della Sicilia occidentale. Giovani poliziotti e carabinieri che, per inseguirli, hanno rinunciato a una vita normale. Malitalia racconta tutto questo. Storie e uomini, spesso dimenticati, di una guerra quotidiana, carnefici e vittime: dall'ultimo capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, alla prima vittima dei casalesi Salvatore Nuvoletta; dal paese più povero d'Italia ai boss globali. La prefazione è di Franco Di Mare, mentre le conclusioni sono affidate al Procuratore naziona-
le Antimafia Piero Grasso. Il dvd è un film dal vero che mostra le ‘facce’, le trame criminali, la lotta quotidiana di chi è stato usurato e di chi ha deciso di collaborare con la legge. Un percorso scandito dalle parole di don Luigi Ciotti e Dacia Maraini. Gli altri appuntamenti della rassegna a Le Ciminiere di Ca' de Caroli sono in programma giovedì 7 luglio alle 20.30 con lo scrittore e cabarettista Flavio Oreglio che presenta la sua Trilogia dell'ignoranza, tre libri editi da Bompiani, e giovedì 14 luglio alle 20.30 con il magistrato Armando Spataro intervistato dal giornalista Pierluigi Senatore. L'ingresso è riservato ai soci Arci. Info: leciminiere@virgilio.it
PIACENZA Per la rassegna Cinema nel parco promossa dall'Arci Piacenza il 28 giugno alle 21.45 sarà proiettata nel parco di Villa Raggio, a Pontenure, la commedia Potiche, la bella statuina
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giovedì delle Ciminiere’ è il nome della rassegna di incontri e cene promossa dal circolo Arci Le Ciminiere di Ca' de Caroli, frazione di Scandiano (Reggio Emilia), in collaborazione con il circolo Fuori Orario e Arci Solidarietà. La formula, che prevede la cena seguita dal dibattito, è quella ampiamente sperimentata dal circolo di Taneto e si ripropone per tre giovedì estivi destinando il ricavato delle serate ai progetti curati da Arci Solidarietà in Mozambico. Il primo incontro, giovedì 30 giugno alle ore 20.30, ha come ospite Enrico Fierro, giornalista de Il fatto quotidiano, che presenta il suo docu-libro Malitalia scritto con la collega Laura Aprati. Un libro e un documentario per andare oltre le apparenze e per chi non si lascia travolgere dalla retorica nazionale e dagli stereotipi. Il libro è un viaggio che racconta l'attentato del 1992, a Mazara del Vallo a un uomo dello Stato, scampato, con lucidità e freddezza, ai suoi assassini. Un viaggio che parte dalla Sicilia della 'borghesia mafiosa', con la voce di un dichiarante di giustizia che dice che «qui gli
Letteratura ribaltabile Sconti e agevolazioni con l'Arci Bologna per la rassegna ‘Il cinema ritrovato’ a Vignola Ricchissimo il programma di iniziative del circolo Arci Ribalta di Vignola (Modena), nato circa un anno fa con l'obiettivo di proporre cultura 'altra e alta' e valorizzare l'impegno sociale attraverso l'arte, con riferimento ai valori di giustizia, pace, ambiente, legalità e rispetto della persona. Dal 31 maggio il circolo propone due mesi di appuntamenti con la rassegna Letteratura ribaltabile e altre serate musicali e culturali che si svolgono presso la sede dell'ex lavatoio-lavabo in via Zenzano. Il 28 giugno la serata è dedicata ad Alterugo, che si presenta come «un operaio, poeta, granduomo a volte depresso. Sono nato poco più di 50 anni fa e al momento sono ancora vivo. Finchè sei in tempo approfittane!». Il 5 luglio Andrea Pirondini presenta Volevo vedere le balene, appunti di biologia in viaggio. Un approccio ‘caldo’ alla biologia e un invito ad avvicinarsi a questa disciplina e più in generale alle scienze naturali. Il 6 luglio Cabarè in dialatt, spettacolo teatrale dialettale a cura della Compagnia Gli artristi. L'ingresso a tutte le serate è riservato ai soci Arci. Info: circoloribalta@gmail.com
Fino al 2 luglio sugli schermi dei cinema Lumière, Arlecchino e Jolly e sotto le stelle di piazza Maggiore torna la rassegna Il cinema ritrovato, che permetterà a un pubblico molto ampio di riscoprire i capolavori del passato. In programma tra le proiezioni di piazza Maggiore le primissime opere di Howard Hawks e i film muti interpretati da Conrad Veidt, insieme alle pellicole restaurate Viaggio nella luna di Méliès e Nosferatu il vampiro di Murnau, accompagnate dall'Orchestra del Teatro Comunale. Un tuffo nel passato capace di lanciare, a volte, spunti di riflessione sul presente,
come dimostra la proiezione dei filmati ‘dal vero’ girati tra il 1911 e il 1912 durante la campagna militare dell'Italia in Libia, a cento anni di distanza protagoniste di una nuova guerra. Arci Bologna, grazie alla collaborazione con la Cineteca, riserva ai suoi soci delle agevolazioni per questa edizione. Tra queste, uno sconto del 50% sull'acquisto dell'accredito che permette di accedere gratuitamente a tutte le sale del festival e dà diritto ai posti riservati in piazza Maggiore e varie riduzioni sui biglietti giornalieri o per fasce orarie. Info: www.bo.arci.it
A Lecco ‘Genova2001dieciannidopo’ In occasione della ricorrenza del decennale dei fatti di Genova 2001 ed in concomitanza con le attività organizzate dal gruppo di lavoro internazionale VersoGenova2011, il comitato provinciale Arci Lecco, insieme ad altre associazioni e organizzazioni locali, promuove la rassegna culturale Genova2001dieciannidopo. L'iniziativa, che verrà realizzata sul territorio della provincia di Lecco, sarà composta da svariati
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appuntamenti che dal 29 giugno al 24 luglio 2011 andranno a raccontare e ad analizzare, mediante l'intervento di testimoni ed esperti, i principali avvenimenti accaduti in occasione del G8 del 2001. La rassegna avrà inizio il 29 giugno presso la Festa di Liberazione di Imbersago, con lo spettacolo Sangue dal naso della Compagnia Condizione avversa. Info: www.arcilecco.it
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società
Tesseramento 2012: dobbiamo far emergere con chiarezza il nostro valore associativo o scorso 22 giugno il Consiglio nazionale di Arci ha approvato il regolamento per il Tesseramento 2012. Si tratta ovviamente di un passaggio importante per l'associazione che così potrà dare avvio alla campagna di adesione dei soci già a partire da ottobre di quest'anno. Si tratta senza dubbio di uno dei momenti più importanti per la vita dell'associazione. Forte di più di 1.000.000 di soci e di oltre 5mila circoli, l'Arci è l'associazione di promozione sociale maggiormente radicata sul territorio italiano. A partire da qui ed entro la fine dell'anno i comitati territoriali saranno attivi nella promozione associativa rinnovando il patto costituente tra circoli e associazione attraverso le migliaia di colloqui e discussioni che porteranno al rilascio dell'affiliazione ad Arci. Si tratta di una pratica sostanziale che si rinnova ogni anno e che garantisce a quel milione di soci partecipazione, democrazia, trasparenza, nonché la possibilità di essere parte di un progetto che agisce localmente per determinare una presenza di carattere nazionale. Le sfide per il futuro sono molteplici e importanti. Alcune sono state affrontate in questi anni ed hanno dato risultati importantissimi,
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MC approva le parole del garante Antonio Catricalà che, durante la relazione annuale, ha sottolineato come la mancanza di concorrenza metta a rischio la vitalità del nostro sistema economico. «La relazione dell'Antitrust pone l'accento su importanti criticità che concorrono a fermare la crescita del Paese - afferma Lorenzo Miozzi, presidente di MC - ma ci sembra che in corso d'opera la sua azione sia poco determinata. Sul fronte delle liberalizzazioni c'è insufficiente volontà politica. Il nostro compito è quello di muoverci a fianco dei cittadini per l'affermazione dei loro diritti, per questo da sempre sosteniamo con forza la necessità di un intervento immediato per riaprire la strada alle liberalizzazioni».
Codice del turismo. Tanto rumore per nulla Il Codice del Turismo voluto dal Governo e dal ministro Brambilla rappresenta l'ennesima occasione mancata. «Un Codice che non è in grado di dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini, dal momento che è stato predisposto in maniera superficiale e presun-
tuosa, senza coinvolgere le parti sociali e senza avviare un dibattito con le associazioni che tutelano i turisti né con le associazioni di categoria» sostengono Adusbef, Federconsumatori e Movimento Consumatori. «Un settore così importante e vitale per l'economia come il turismo non può essere affrontato in maniera così approssimativa ed irresponsabile».
RC Auto. Anche quest’anno L’Isvap denuncia aumenti I dati che emergono dalla relazione annuale dell'Isvap, in merito all'aumento dei prezzi RC Auto in Italia, rappresentano ormai un copione che si ripete con regolarità. Quest'anno si parla di un aumento del 6%. «Quello che è inaccettabile - spiega Lorenzo Miozzi - è che questi aumenti sono ingiustificati e liberamente decisi dalle compagnie di assicurazione senza che il Governo faccia qualcosa. Negli ultimi quindici anni c'è stata un'impennata di quasi il 190% e ogni anno si tira fuori qualcosa del sistema cui dare la colpa: il bonus malus che non va, l'indennizzo diretto che non funziona, la patente a punti che fa ridurre gli incidenti, ma non comporta benefici per i premi e via dicendo».
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tà nell'organizzazione sociale e culturale, è assolutamente necessario essere attori protagonisti e determinati. Ci troviamo spesso a fare grandi cose, di assoluto valore e portata, ma in molte occasioni questo valore non sappiamo farlo conoscere. Dobbiamo tutti compiere uno sforzo proprio per rendere riconoscibile quel patrimonio se vogliamo davvero fare in modo che la nostra idea associativa venga valorizzata appieno. Il principio della trasparenza, non solo sulle attività, ma anche sulle modalità di gestione e sulle finalità che ognuno cerca di darsi, servirà sia a renderci maggiormente consapevoli, sia a illustrare compiutamente quelle regole identitarie. Insomma dobbiamo far emergere con chiarezza il nostro valore associativo, certi che questo ci porterà a una maggiore solidità delle nostre pratiche e servirà a mantenere unita l'associazione. Soprattutto se il nostro associazionismo continuerà ad essere fedele ai propri ideali di emancipazione collettiva, libertà, socialità che lo hanno fatto nascere e lo rafforzano. Info: amico@arci.it
Hanno collaborato a questo numero Federico Amico, Paola Caridi, Francesca Coleti, Sergio Giovagnoli, Jeff Hoffman, Gabriele Moroni, Margherita Parigini, Alfredo Simone, Pietro Soldini, Marco Trulli In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini
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Antitrust. Bene Catricalà su liberalizzazioni
altre devono ancora essere vinte. Chiaramente l'aver reso stabile un modello associativo dentro l'Arci non mette comunque al sicuro da insidie che di volta in volta si ripropongono. L'impresa sociale come modello di pratica culturale non è ancora un soggetto riconosciuto nella nostra società e dalle nostre istituzioni. L'impresa come forma di profitto continua a sentirsi minacciata da soggetti ritenuti, ingiustamente, ‘troppo agevolati’, il tesseramento come pratica di auto finanziamento e condivisione di spazi e attività non è sempre facile in una società che sembra confondere la libertà con la non appartenenza e la non identità, la politica fatica a valorizzare queste nuove esperienze di aggregazione. Il risultato raggiunto nel 2000 con la legge 383, che riconosce alle associazioni di promozione sociale un ruolo che va al di là degli interessi dei soci, risale ormai a dieci anni fa e ad oggi scontiamo ancora incertezze sui piano legislativo e carenze nella definizione del nostro status. In un sistema che sempre più affida all'iniziativa del no-profit la capacità di risolvere tensioni e di rispondere ai bisogni, e con gli enti locali sempre più in difficol-
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