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anno IX - n. 26 5 luglio 2011
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Tav: chi è responsabile apra il confronto
Tutti nella stessa casa
foto di Giulia Parri
+ Chi si augurava scontri e feriti per delegittimare il movimento No Tav è stato accontentato: era chiaro che soffiando sul fuoco della militarizzazione del territorio e negando spazio al dialogo lo scontro ci sarebbe stato. Un grande movimento popolare e plurale, che difende il proprio territorio con legittime pratiche nonviolente di partecipazione e disobbedienza civile, rischia oggi di essere oscurato dagli scontri. La nostra condanna della violenza è chiara: la protesta, anche nelle forme più radicali, è sempre legittima, la violenza premeditata no. Ma rifiutiamo di unirci al coro di chi spera di usare i fatti di domenica per criminalizzare il movimento, o relegarlo a puro testimone simbolico del dissenso. Non si può tacere la responsabilità di un potere arrogante che ha voluto la prova di forza rifiutando il confronto che sindaci e valligiani chiedono da anni. Questa vicenda è costellata di troppe mistificazioni e menzogne. Si accusa il movimento di voler impedire, in nome di egoismi localistici, un'opera strategica per lo sviluppo del Paese, ma si evita di rispondere all’obiezione di chi strategica non la ritiene affatto, visto che fu concepita 20 anni fa sulla base di previsioni di crescita del traffico merci rivelatesi del tutto sbagliate. Perché sprecare cifre ingenti e trasformare per 15 anni il territorio in un enorme cantiere per realizzare una nuova ferrovia quando quella già esistente viene utilizzata solo al 30% delle sue potenzialità? Si dice che il blocco dei lavori farebbe perdere all’Italia i milioni dei fondi europei ma non si dice che sarebbero molti di più i soldi risparmiati se la Tav non si facesse, visto che il costo stimato si aggira sui 20 miliardi e non potrà che lievitare. In nome di quali interessi si vincola una cifra così imponente per un'opera sfacciatamente inutile quando non ci sono soldi per la scuola, il welfare, le pensioni? Perché non si vogliono discutere le proposte alternative che associazioni ed enti locali, con l’aiuto di tecnici qualificati, hanno messo in campo in questi anni? Domande senza risposta, che denunciano il fallimento della gestione politica di questa storia e un grande vulnus al diritto dei cittadini di concorrere alle scelte sul futuro del territorio in cui vivono. C’è una sola cosa di buon senso da fare per evitare che la situazione degeneri: bloccare il cantiere e riaprire un confronto pubblico e trasparente fra movimenti, enti locali e governo per cercare soluzioni condivise.
Si è chiuso sabato scorso il XVII Meeting internazionale antirazzista - articoli a pagina 2/3/4
I comitati referendari non smobilitano ustodi del voto di ventisette milioni di italiani. Apripista della società dei beni comuni. I comitati per l'acqua pubblica non smobilitano. Bisogna fermare i tentativi di svuotare il risultato referendario, mentre in Parlamento e nei territori già c'è chi prova a sterilizzare il voto. C'è da conquistare una soluzione legislativa sulla ripubblicizzazione, attualizzare la proposta già presentata con la legge di iniziativa popolare, fare pressione sia sul Parlamento che su Regioni e Enti Locali, e fare chiarezza sulle ambiguità con cui la politica cerca di mantenere il mercato nella gestione dell'acqua. Va approfondita la riflessione sul modello pubblico-partecipativo, farla diventare pratica di nuova democrazia, e nello stesso
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L’AQUILA I PAGINA 9 Due giorni di iniziative organizzate dall’Arci nel capoluogo abruzzese
tempo fornire strumenti per sostenere le transizioni. L'assemblea nazionale del 2 e 3 luglio, che è stata anche una grande festa della partecipazione, ha deciso di dotarsi di gruppi di lavoro, osservatori, sedi di monitoraggio. Sabato 9 luglio a Roma, il comitato per fermare il nucleare aprirà la stessa discussione. Ai comitati locali si propone di continuare a lavorare insieme, di costruire i bilanci energetici locali e nazionali. Al governo, che di fronte alla sconfitta rilancia il carbone, si risponderà con una grande campagna per un serio investimento sulle rinnovabili, sul risparmio, sulla riconversione industriale, sulla rete diffusa e partecipata di piccoli consumatori-produttori.
VERSO GENOVA 2011 I PAGINA 12 Un articolo di Walter Massa, presidente di Arci Liguria
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Riflessioni a caldo sul MIA appena concluso: tante luci e qualche ombra di un evento riuscito per ogni sessione. Il programma culturale e gli spettacoli hanno registrato tutti un grande successo. Ogni sera centinaia di persone, con punte di 1000/1500 presenze nelle due serate con Hendel e Vergassola. Negli spazi preserali, gli incontri con scrittori e scrittrici, organizzati in collaborazione con Feltrinelli, sono stati partecipati e di qualità. Buona la presenza anche agli altri appuntamenti, da Spunti di vista ai tanti laboratori. Ottimo il lavoro dei giovani del progetto Immigra. Per questioni di spazio, mi fermo qui, ma vorrei davvero far arrivare un grande grazie a tutti/e coloro che con passione e spirito di dedizione sono stati/e determinanti per la riuscita del Meeting. Info: miraglia@arci.it
l Meeting Internazionale Antirazzista si è chiuso sabato scorso e non è facile fare bilanci a caldo. Si può però tentare di mettere in fila alcune delle cose successe per poi condividere insieme una riflessione su ciò che ha funzionato e su quello che si potrebbe migliorare. È utile partire da due considerazioni. 1) Siamo arrivati a Cecina con un programma ancora non del tutto definitivo e questo ha pesato sulla partecipazione e sull'organizzazione. Non si può pianificare la presenza di una settimana a un evento senza conoscerne il programma con qualche mese d'anticipo. 2) Prevedere troppi appuntamenti 'interni' rischia di essere controproducente perchè non tutti i nostri dirigenti territoriali hanno la possibilità di fermarsi a Cecina per sette giorni (per esempio, il seminario della presidenza su 'circoli e immigrazione', previsto per il primo sabato, non si è potuto tenere per le troppe assenze). Fatte queste premesse, ecco alcune prime considerazioni che aiutano a capire l'interesse e la dimensione del MIA. Cominciamo con l'Arci. Per non dimenticare nessuno, ci possiamo limitare a dire
che, chi più chi meno, sono stati presenti tutti i comitati regionali, intesi come insieme del gruppo dirigente presente su un territorio. In alcuni casi più comitati, in altri un singolo comitato locale o regionale. A tutti i compagni e a tutte le compagne va il nostro grazie per il contributo che hanno dato sia in termini di lavoro che di partecipazione. La straordinaria tre giorni di incontro internazionale Il vento del cambiamento ha visto la partecipazione di almeno 120 persone, molte delle quali provenienti dall'estero, e tra queste la maggioranza non europee. Si respirava una bella aria e quell'evento, sul quale sarà utile ritornare presto per capirne le potenzialità e le implicazioni, ha rappresentato la prova migliore che il lavoro che facciamo in ambiti tra loro in sinergia è giusto, utile ed efficace. Un grazie va a tutte/i coloro che hanno contribuito a organizzarlo e a gestirlo, sapendo che non è stato semplice. Le scuse a coloro che hanno dovuto subire il peso di ritmi e tempi troppo stretti per una evento così ampio e importante. Molto seguite le due iniziative Unidea e Unida con una media di 40/50 presenze
Con la satira un video per la rete
Conversazione con Dario Vergassola, che al Meeting presenta ‘Sparla con me’
Un video da far girare in rete: questo il risultato del Laboratorio di Satira svoltosi anche quest'anno a Cecina. A dirigere i lavori Francesca Fornario e Simone Salis, giornalisti de l'Unità e conduttori di Un giorno da pecora, trasmissione di Rai radio2. Scopo del video è dimostrare che il razzismo si basa sull'ignoranza e sui luoghi comuni, riprendendo il tema centrale del Meeting. Dal brain storming del primo giorno di lavori è emersa l'idea di sfruttare il mezzo di comunicazione per eccellenza, la televisione, attraverso i giochi a quiz. Per sfatare i luoghi comuni e al contempo fornire informazioni corrette e dati reali sull'immigrazione, si è scelto di assegnare a un attore la parte del finto concorrente di un rielaborato Chi vuol essere milionario. Raimondo Saverio, che fra l'altro è anche l'autore del monologo L'italiofobo, sbaglia intenzionalmente tutte le risposte offrendo così l'opportunità di correggerlo e di fornire le giuste informazioni. Ovviamente, tutte le domande trattano il tema dell'immigrazione e del contributo che i migranti danno alla tenuta del welfare e allo sviluppo sociale e culturale del paese.
Dario Vergassola è tornato per il secondo anno consecutivo al Meeting antirazzista di Cecina, perché, come spiega lui stesso, «In Toscana si sta bene, c'è il cacciucco, e poi c'è questo festival sull'immigrazione promosso dall'Arci in cui si vedono un sacco di stranieri bonazzi…e anche i toscani mi pare siano messi bene!». Quest'anno, Vergassola ha presentato il suo spettacolo Sparla con me, «un racconto della mia infanzia e dei miei genitori 'quasi operai' che lavavano le scale, insomma quello che potrebbe definirsi l'avanguardia degli extracomunitari: loro non arrivavano dalla Libia piuttosto che da altri paesi stranieri, ma si spostavano dalla campagna alla città ed erano costretti a svolgere i lavori più umili». Che dire a riguardo dell'immigrazione, dell'accoglienza e delle politiche del governo? Vergassola è schietto in proposito, anche se come sempre lascia spazio all'ironia e ancora una volta cita i propri familiari: «Mio papà, che è una persona per bene, operaio di sinistra, adesso mi sta chiedendo di mettere gli allarmi alle porte. Me l'hanno terrorizzato, povero ometto! Per il resto non c'è nemmeno da rispondere, basti ricordare gli esponenti
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Il 6 luglio alle 16.30 presso il Cinema Palazzo a San Lorenzo Roma social pride e Roma social club promuovono Welfare bene comune, incontro di riflessione e valutazione sulle politiche sociali e dei diritti delle persone
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della Lega che dicevano ‘Peccato che a questi della Libia non si può sparare’. Per fortuna vale ancora la regola dell'accoglienza, chi è in mare va soccorso e portato a terra. Oltretutto non mi sembra ci sia stato questo 'esodo biblico' di cui si parlava, solo una botta di ansia che di sicuro non risolve la situazione». Per fortuna ci sono eventi, come questo organizzato dall'Arci, che sensibilizzano la gente. Intendiamoci però: «Io faccio parte di quella schiera di persone a cui non piace avere gente che bivacca sotto casa. Probabilmente ai pisani gli stan sulle balle i livornesi, piuttosto che ai livornesi i fiorentini, piuttosto che agli spezzini i massesi, l'importante è non avere rompicoglioni. Poi potrebbero essere maghrebini, indiani, svizzeri, tedeschi, turchi, eschimesi, dipende sempre da chi ti trovi davanti. La mia vicina di casa, Aziza, molto buffa e simpatica, ci porta dei dolcetti dal Marocco che solo a guardarli ingrasso…è una persona davvero perbene, molto più di tanti italiani che conosco, più dei miei parenti che spedirei volentieri in Marocco. Insomma - conclude - fare un tanto al chilo e sparare nel mucchio…mi pare una cazzata!».
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L’Europa deve supportare la transizione democratica e offrire aiuto ai profughi i è chiuso il 29 giugno a Cecina uno degli incontri più interessanti organizzati in questa edizione del Meeting. 'Il vento del cambiamento' ha messo a confronto le due sponde del Mediterraneo, quella che sta scommettendo, dopo la stagione delle rivolte, sul processo di transizione democratica, e quella che la democrazia, almeno formalmente, l'ha conquistata da tempo. Entrambe si trovano però a dover riflettere sul significato da assegnare a questo termine, che oggi necessita di una rivisitazione anche nei paesi dove è data per acquisita. Delle responsabilità dell'Ue e delle sue inadempienze parliamo con Hèléne Flautre, europarlamentare dei Verdi e membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
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CATANIA Il 7 luglio alle 22 in piazza Palestro l’Arci Catania presenta Fuori Luoghi, evento di chiusura del laboratorio teatrale interculturale. Racconti, performance, musica e cucina etinica
Come valuti la condotta dell'Europa di fronte alla crisi umanitaria libica? I Paesi europei stanno dimostrando la loro incapacità nel gestire unilateralmente i problemi interni, mentre Egitto, Tunisia, Nigeria, Sudan e Ciad accolgono migliaia di migranti in fuga dalla Libia. Il tema dei rifugiati non rappresenta la priorità dell'agenda politica. Il Consiglio europeo è piuttosto interessato alla revisione del Trattato di Schengen. Ma dobbiamo chiederci se è davvero necessario rivedere quel Trattato per affrontare il problema immigrazione. Io penso di no. Bruxelles si sta preparando ad affrontare un flusso di migranti più consistente? Finora non c'è stato un afflusso massiccio verso l'Europa e per un Paese comunitario l'arrivo di 20mila tunisini non avrebbe dovuto costituire una emergenza. Gli arrivi potrebbero intensificarsi a causa del prolungarsi del conflitto in Libia. Bisognerebbe decidere se e in che termini aiutare le persone che stanno chiedendo libertà e democrazia e se condividere davvero a livello comunitario la gestione della frontiera euromediterranea, accettando di far entrare in Europa i rifugiati e implementando la direttiva sulla protezione temporanea.
Qual è il ruolo svolto da Frontex, l'Agenzia di controllo delle frontiere dell'Ue? Abbiamo molte navi Frontex nel Mediterraneo che dovrebbero intercettare le imbarcazioni dei profughi e fornire soccorso, non limitarsi soltanto a vigilare le frontiere. Molto sinceramente devo rispondere che a Bruxelles non sappiamo cosa stiano facendo esattamente. Ci dicono che stanno aiutando le autorità italiane a fronteggiare la situazione, ma l'unica informazione che posso confermare è che nessun profugo è stato respinto verso la Libia. Sarebbe assai diverso se diventasse, come alcuni chiedono, lo strumento europeo per salvare le centinaia di persone che stanno morendo in mare. Cosa pensa l'Ue dell'accordo concluso tra il ministro Frattini e il Consiglio transitorio di Bengasi? L'Italia, che nel 2008 ha firmato accordi con Gheddafi, ne firma ora uno con il Consiglio libico transitorio i cui contenuti non sono noti alle istituzioni europee. Su questo ho presentato un'interrogazione, sottolineando che non si devono respingere le persone in Libia, Tunisia o Egitto. Questo è il tempo per cercare di supportare la transizione democratica e offrire un aiuto concreto ai profughi.
Questione di opportunità. Un articolo di Margherita Parigini, della redazione di Immigra iciassettesimo Meeting Antirazzista, evento che da anni fa convergere il mondo Arci sulla tematica della diversità e la paura con cui questa viene recepita o indottrinata ad essere accolta. È un fatto che come la nostra società evolve nella storia, così le sue espressioni più torbide - come il razzismo - ne seguano l'esempio. Quest'anno la tematica scelta per il Meeting è il Luogo Comune, ma la domanda che noi, Redazione di Immigra, abbiamo deciso di porre ai partecipanti di questa iniziativa nazionale, si concentra più su una percezione di opportunità cara agli italiani. Alla luce dei recenti risultati - la conquista delle città Milano e Napoli, il raggiungimento del quorum - è saggio, per il mondo politico della sinistra, spendersi sull'immigrazione? Non potrebbe questa scelta considerarsi un rischio, in quanto dividerebbe il bacino elettorale al momento già favorevole all'opposizione come alternativa di Governo? Emanuele del bar toscano non ha dubbi e spinge la soglia di scelta verso l'estremo. «La
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sinistra non ha vinto per suoi meriti, ma per carenza del Governo. Approfitterà di questa opportunità, rinunciando ai suoi valori. E non dovrebbe, anche a costo di perdere. Come possono pensare di guadagnarsi la nostra fiducia, della gente, senza coerenza? Sono un modello di comportamento. Almeno, dovrebbero esserlo». Frankie Hi-NRG è più ottimista. «Non solo la sinistra si spenderà per una politica d'integrazione, ma dovrebbe farlo anche la destra. Sono infatti convinto che alcuni immigrati, in determinate situazioni, preferirebbero i valori della destra. Riusciremo ad affrontare il problema del diverso, a trovare un punto d'incontro con chi si sente assediato». Ilham ha guadagnato la cittadinanza da 6 anni appena, ma sulle procedure burocratiche che ingolfano il futuro di molti immigrati promettenti si mostra estremamente critica. «Quali politiche per l'immigrazione? Non c'è mai stata una spesa a livello nazionale di un partito, questo perché è solo questione di comodo per loro. No, io sono scoraggiata e non credo
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affatto che la sinistra si spenderà adesso per noi immigrati. Dovrebbe probabilmente, sarebbe giusto, ma quando mai queste sono scelte basate sulla morale?» Ali Baba Faye, sociologo, afferma che siamo in una bolla calda di un mutamento. «C'è una profonda crisi delle modalità di rappresentanza, delle forme di produzione della politica. Io non riesco a leggere i referendum al di fuori di questa crisi. Non si può... proprio perché è la gente che chiede un cambiamento forte. E la sinistra deve rispondere con un modello politico diverso da quello basato sull'individualità, sull'eccesso della personalizzazione. Dobbiamo catturare questa chance, tornare all'essenza grazie alle tre G: Genti, Generazioni, Genere. Il futuro». La volontà che sembra comunque emergere da ognuna di queste risposte è il non essere un paese di lenzuola bianche, su cui versare vernice colorata per poi stenderle ad ogni cambio di vento. Non vogliamo essere rappresentati da un interesse. Info: www.immigra.it
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Il Meeting è stato uno dei luoghi in cui sono state elaborate le strategie del popolo dell’acqua l Meeting di Cecina incontriamo Vincenzo Striano, che per 16 edizioni l'ha seguito come presidente di Arci Toscana, ruolo in cui è stato recentemente sostituito da Gianluca Mengozzi. Con lui chiacchieriamo dei referendum, che anche in Toscana hanno registrato un successo superiore alle aspettative.
è schierato tra i primi per il Sì. Soprattutto è arrivata la straordinaria adesione dei cittadini. In Toscana sono andate alle urne più persone di quante avessero partecipato alle ultime elezioni regionali. Ed è calcolabile in quasi mezzo milione il numero di elettori di destra che ha votato e la gran parte ha segnato quattro sì.
Non credi sia avvenuto qualcosa di assolutamente inaspettato in queste ultime settimane? È ancora difficile coglierne appieno la portata. Cominciano a disgregarsi quei concetti di individualismo, esaltazione dei mercati, che per anni la destra ha imposto al paese. Il fatto più significativo sono stati i referendum, soprattutto quelli sull'acqua, i più votati.
Significa che non tutti i temi in politica hanno lo stesso potere coinvolgente? Solo alcuni hanno valenza epocale, costruiscono identità, riescono a muovere i sentimenti profondi di milioni di persone e possono piegare poteri e interessi forti. Tra questi c'è l'acqua. È elemento sacro in ogni religione. Pur partendo da antiche suggestioni, le lotte sull'acqua appartengono alla modernità. Le vertenze più significative sono nate dopo il 2000. Movimenti per la ripubblicizzazione hanno visto protagoniste comunità indios dell'America del Sud e un paese come la Francia che è la patria delle più potenti multinazionali dell'acqua. Parigi ha deciso di rendere nuovamente pubblica l'acqua. Con questi referendum l'Italia si pone all'avanguardia. L'idea che l'acqua sia un bene comunitario non commerciabile si collega alla consapevolezza che, prima ancora che bisogno primario, essa sia diritto inalienabile. Appartiene alla categoria delle leggende metropolitane l'idea che l'ingresso del privato nel mondo idrico garantisca efficienza,
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Su questo tema che ruolo ha avuto la Toscana? Qui si raccolsero 45mila firme per una legge regionale sull'acqua presentata nel 2004 ma velocemente messa da parte dalla politica tradizionale. L'Arci è stata protagonista fin dall'inizio. Uno dei luoghi dove le strategie del popolo dell'acqua sono state elaborate è stato il Meeting antirazzista. All'inizio apparivamo poco più che uno sparuto gruppo di brave persone malate d'idealismo. Oggi si è vinto un referendum dopo più di 15 anni in cui non si raggiungeva il quorum e questa battaglia ha trovato il rispetto di gran parte del mondo politico. Penso alle dichiarazioni del governatore Enrico Rossi che si
investimenti, abbassamento dei costi, maggiore occupazione. L'esperienza concreta dimostra che è vero l'opposto, come insegna la privatizzazione ad Arezzo. Il successo nei referendum non è anche il segno che stanno cambiando le forme della comunicazione e costruzione del consenso? Si è rotta l'egemonia delle tv. Sono stati decisivi la produzione d'informazione dal basso con il web e sistemi antichi come il passa parola basato sulle relazioni e la fiducia. Nuovo e vecchio che ci riportano a pratiche democratiche di cittadinanza attiva. Senza i partiti non si vince, non sono condivisibili atteggiamenti di aggressiva antipolitica che rischiano di esaltare il qualunquismo. Ma si è aperto con forza un problema di rappresentanza della società civile non assumibile più e definitivamente dai soli partiti. Questo chiama in campo anche noi? Nel quotidiano la gestione dell'acqua si lega agli stili di vita, al modello di socialità e consumo. Questi argomenti entrano facilmente in contatto con la vita dei circoli. Sono anzi tra i temi intorno a cui è possibile immaginare percorsi di rinnovamento. I beni comuni rappresentano il nucleo intorno a cui costruire un nuovo spazio pubblico. Dunque ripubblicizzazione non per ricostruire carrozzoni burocratici ma per avviare percorsi partecipati in cui le associazioni possono e devono avere voce nel merito.
A Cecina il primo luglio 'Fratelli d'Italia', l'evento conclusivo del progetto 'Spunti di Vista’ l progetto, partito nel settembre del 2010, è stato promosso dall'Arci nazionale, col supporto del Dipartimento per le Pari Opportunità, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, e realizzato dal circolo Thomas Sankara di Messina e dal circolo Métissage di Milano in partenariato con Ucca, il Dottorato di Ricerca in Pedagogia e Sociologia Interculturale dell'Università di Messina e Johannes Gutenberg-Università di Mainz (Germania), il Liceo Statale E. Ainis di Messina e l'Istituto Comprensivo Via Prati di Desio (Milano). L'evento corona una settimana in cui circa 60 ragazzi di origine straniera e non sono stati impegnati in attività di formazione, laboratori di video-making, divertimento e socialità. Dalla partecipazione a Unidea, l'università d'estate antirazzista curata da Anna Maria Rivera e incentrata sulla per-
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cezione delle rivolte del mondo arabo da parte dei media e degli osservatori occidentali, a Ciak, si gira!, il laboratorio di videomaking curato dai ragazzi del circolo Thomas Sankara insieme al regista Giuseppe Minolfi, che ha lavorato sulla relazione tra narrazione e percorso creativo. I ragazzi si sono trasformati in video-reporter con interviste ai partecipanti al MIA e ai turisti sul razzismo, il riconoscimento della cittadinanza italiana e sul concetto di luogo comune Sono stati poi i protagonisti del gioco di ruolo sul diritto d'asilo, condotto dagli operatori del Numero Verde dell'Arci, volto a sensibilizzarli sulle tematiche della protezione internazionale e, soprattutto, sulle numerose storie di protezione negata. L'evento finale ha preso il titolo dal film di Jacopo Tartarone, proiettato nei due circoli attuatori in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, e ha rappresentato l'oc-
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casione per presentare i primi risultati della ricerca-azione che ha visto i giovani dei circoli e dell'Università impegnati a ideare un questionario e somministrarlo ad oltre 500 giovani di origine straniera di Milano e Messina. Un'occasione, insomma, per dipingere insieme un quadro dell'Italia di oggi, così come la vedono e la vivono questi ragazzi che sono ormai l'anima del MIA e il presente del nostro paese. I partecipanti all'incontro hanno ragionato insieme su come dare continuità al progetto, rafforzare la rete che si è costruita, mettere a frutto le competenze acquisite dai ragazzi coinvolti e proseguire questo emozionante percorso verso l'autonomia dei ragazzi nella narrazione di sé, la tutela dei diritti e la lotta per l'acquisizione di altri oggi negati, perché è difficile essere giovani in un ‘paese per vecchi’.
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Un documento di organizzazioni israeliane, ebraiche e arabe a sostegno della Freedom Flotilla oi, organizzazioni israeliane, ebraiche e arabe, manifestiamo tutto il nostro sostegno agli obiettivi proclamati dalla Gaza-Bound Freedom Flotilla, che vuole rompere l'assedio israeliano su Gaza di mare e di terra - che è parte dell'occupazione israeliana in corso. Condanniamo la campagna di diffamazione che il governo di Israele sta conducendo contro la Flotilla e coloro che vi partecipano. Abbiamo ragione di credere che le menzogne raccontate dal governo israeliano riguardo la missione, possano essere usate per giustificare futuri attacchi ed ulteriori atti di violenza contro gli attivisti che hanno preso parte ad una legittima azione politica di protesta. La Gaza-Bound Freedom Flotilla è un atto coraggioso di protesta politica, che esprime solidarietà con il popolo palestinese e rifiuta l'occupazione oppressiva di Israele, l'attuale assedio di Gaza e le punizioni di massa dei civili. Oggi la Striscia di Gaza è una prigione a cielo aperto, dove vivono un milione e mezzo di persone private dei loro diritti fondamentali: il diritto di mantenersi in contatto diretto con il resto del mondo, il diritto ad aprire il proprio porto e far arrivare e partire navi, il diritto di importare ed esportare merci e di sviluppare la propria economia per sostentare i propri bisogni. Come parte dei suoi obblighi basati sul diritto internazionale, lo stato di Israele deve porre fine all'occupa-
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zione della striscia di Gaza e consentire l'indipendenza della Palestina. Sottolineiamo che, contrariamente alle dichiarazioni del governo, l'azione della Gaza-Bound Freedom ha carattere pacifico e nel caso di un attacco da parte delle forze armate israeliane gli attivisti sono preparati ad una resistenza non violenta. Uno degli esponenti del coordinamento internazionale della Gaza-Bound Freedom, in risposta alle affermazioni fatte dal sistema di sicurezza di Israele, ha dichiarato che il movimento non è in possesso di armi, che all'interno delle navi non sono presenti armamenti e che ci sono decine di giornalisti internazionali pronti ad affermarlo. Tutti i membri della Flotilla sono stati formati alla non violenza, e hanno firmato un impegno personale al non-utilizzo della forza. Lo stato di Israele sta conducendo una campagna volta a screditare la natura non violenta del movimento, creando un clima di tensione e paura nei confronti della GazaBound Freedom. Inoltre, il Governo di Israele sta esercitato forti pressioni nei confronti dei giornalisti internazionali con il fine di generare disinformazione riguardo al movimento. Questa campagna mediatica, destinata a seminare paura e odio tra l'opinione pubblica israeliana, fa nascere il sospetto che un ulteriore obiettivo sia quello di giustificare futuri atti di violenza nei confronti dei
membri della Flotilla. Inoltre, denunciamo con forza la decisione del Governo greco di fermare la partenza delle navi dai suoi porti in direzione di Gaza. Questa decisione è in contrasto con le leggi internazionali sulla libera navigazione e si tinge di irragionevolezza estrema. Dai report dei media riguardo i contatti tra i Governi di Israele e Grecia, l'impressione ricevuta è che la Grecia soccomba alle inaccettabili pressioni politiche da parte del Governo di Israele. Chiediamo al Governo greco di annullare immediatamente l'ordine che vieta alle navi della Gaza-Bound Freedom di partire dai suoi porti e di consentirne la partenza, garantendo nel contempo la sicurezza dei passeggeri e delle navi. Chiediamo al Governo israeliano e alle forze di sicurezza di permettere alle navi di entrare a Gaza e scaricare il loro carico umanitario, con la speranza che le navi arrivino a destinazione in totale sicurezza. Chiediamo al Governo di Israele di porre immediatamente fine all'assedio di Gaza. Alternative Information Center, Coalition of Women for Peace, Combatants for Peace, Gush Shalom, Hithabrut-Tarabut, Israeli Committee against House Demolition, New Profile, Rabbis for Human rights, Ta'ayush: Arab-Jewish Partnership, Yesh Gvul.
Il filo rosso della nonviolenza Un articolo di Paola Caridi, giornalista e blogger i sono un po' di cose che succedono, unite dal filo rosso della nonviolenza. Strano, se si pensa a come il Medio Oriente sia diventato nei cliché icona di conflitto, violenza, bombe, morti. Una delle cose che sta succedendo è che a Bil'in deve essere smantellata un pezzo della barriera di sicurezza, dopo il pronunciamento della Corte suprema israeliana. Un successo del Comitato Popolare di questo villaggio palestinese cisgiordano che da anni è a sua volta simbolo della resistenza nonviolenta contro il Muro. Dalla Cisgiordania a Gaza. Una delle imbarcazioni della Freedom Flotilla sta cercando di uscire dalle acque greche, e forzare così la mano alle autorità di Atene. È l'ultimo atto, in ordine di tempo, del braccio di ferro in corso da giorni tra Israele e la Freedom Flotilla, con tanto di sabotaggio di 3 delle 10 navi che compongono la Flotilla. In Marocco, intanto, si è votato il referen-
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dum sulla riforma costituzionale. Il movimento 20 febbraio ne ha contestato le modalità, ma la partecipazione al voto è stata alta. E di costituzione si ragiona molto anche in Egitto, in una transizione che si fa ogni giorno di più difficile, mentre fiammate di violenza segnano i passi determinanti della democratizzazione. I feriti dei giorni scorsi dimostrano che si sta entrando nel periodo veramente delicato. La dinamica degli scontri non è ancora chiara, ma alcuni messaggi sono evidenti. Il primo: le gang pagate dal precedente regime sono ancora in azione e agiscono proprio quando si riescono a prendere alcune decisioni, come - in questo caso - lo scioglimento dei consigli comunali. L'azzeramento dei municipi significa una picconata al potere del partito dei Mubarak, ancora molto diffuso sul territorio. Secondo messaggio: i ragazzi di Tahrir non hanno alcuna intenzione di indietreggiare sulla
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questione dei diritti umani, civili, individuali. Lo scontro (nonviolento) con il Consiglio Militare Supremo è proprio su questo punto cruciale. E la questione della protezione dei diritti, compreso il diritto alla giustizia, è il motivo per il quale ci sono state manifestazioni in cinque governatorati. Manifestazioni per chiedere che i responsabili delle uccisioni di centinaia di ragazzi durante la rivoluzione siano portati in tribunale e condannati. Può sembrare una questione minore e invece è stata la piattaforma della rivoluzione, la spinta sulla quale la democrazia si può costruire. Non bisogna mai dimenticarlo, quando ci si occupa di rivoluzioni arabe. È solo usando questa lente che si può mettere insieme tutto: la Palestina dei comitati popolari e della Freedom Flotilla, il Marocco del movimento 20 febbraio e della nuova costituzione, l'Egitto dei ragazzi che scendono in piazza contro il Consiglio Militare Supremo.
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A Cecina il seminario ‘Protagonismo giovanile: indicativo futuro o periodo ipotetico?’ l Meeting di Cecina è stato anche un'occasione per parlare di protagonismo giovanile con molte altre organizzazioni con le quali intrecciamo i nostri percorsi associativi in maniera più o meno strutturata. L'incontro è stato un'utile occasione per fare il punto della situazione prima della pausa estiva con una discussione sviluppatasi in modo partecipato e informale. È dall'autunno dello scorso anno che il tema generazionale ha assunto una sempre maggiore rilevanza nella discussione politica nazionale e nell'attenzione dei media. Lo stesso discorso di fine anno del Capo dello Stato rappresenta la focalizzazione sui giovani e sul futuro del Paese come questioni prioritarie che debbono interrogare la politica e più in generale lo spazio di discussione pubblica. Le mobilitazioni di fine anno consegnano al Paese un movimento maturo e responsabile che non si chiude in una rivendicazione corporativa ma coagula le contraddizioni di una crisi drammatica che colpisce duramente i soggetti più deboli. La manifestazione Il nostro tempo è adesso è stata l'occasione di emersione e di ponte per le realtà giovanili, di precariato e del mondo della conoscenza che
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insieme hanno messo in mora le politiche del Governo e esplicitato le preoccupazioni per un orizzonte di futuro sempre più cupo e incerto. Il quadro internazionale ha offerto ulteriori spunti di riflessione: saranno i giovani della sponda sud del Mediterraneo a prendere la scena poco dopo rendendosi protagonisti della riconquista della libertà e della democrazia contro i regimi dei loro rispettivi Paesi con un movimento che oltre a interrogarci sul ruolo delle relazioni tra i Paesi rivieraschi può aiutare noi stessi e la qualità della nostra democrazia. Infine le elezioni amministrative e la consultazione referendaria ci mostrano come la grande partecipazione della società civile abbia saputo contribuire al cambiamento in tante città ed essere determinante nel raggiungimento del quorum. Nuove modalità di comunicazione che utilizzano moderne piattaforme tecnologiche basate sui social network e sul web 2.0 sono state affiancate da una riscoperta del dialogo tra le persone e sulla costruzione del consenso avvalendosi di prassi partecipative e inclusive. Sono forti le convergenze di analisi evidenziate lungo tutta la discussione tra i rappresentanti delle organizzazioni presenti
che, nonostante una gran diversità di storie, forme, approcci, modalità d'azione, hanno certamente in comune l'idea di affrontare le tematiche giovanili con un approccio non paternalistico e non direttivo. Non c'è bisogno di un soggetto aggiuntivo, magari di secondo livello, nel quale poter sviluppare le tematiche del protagonismo giovanile, ma concentrarsi invece su due proposte introdotte e successivamente riprese e condivise nella gran parte degli interventi. La prima è quella di superare la dinamica della contingenza e rendere ordinario e continuativo un rapporto reticolare tra le organizzazioni presenti per avere a disposizione un tavolo di confronto sulle questioni emerse (il lavoro, la formazione, la rappresentatività, il protagonismo…) con modalità non strutturate e orizzontali. Inoltre organizzare delle occasioni per la costruzione di una proposta politica che, partendo dalle analisi condivise e proseguendo il cammino tracciato dalle mobilitazioni, metta in campo una proposta unitaria e dal basso con cui si possa procedere al rapporto e al confronto col mondo delle istituzioni e delle forze politiche. Info: uda@arci.it
In Toscana con il Network giovani le radio diventano punti di aggregazione e non solo strumenti di comunicazione etwork giovani in Toscana, un progetto per l'aggregazione e lo sviluppo associativo giovanile. Questo, in sintesi, quanto proposto dal progetto. All'inizio del percorso mai avremmo immaginato che ci saremmo imbattuti in un fenomeno del tutto inaspettato: quello della comunicazione come strumento di aggregazione. Nei primi incontri, quando abbiamo iniziato a confrontarci su quali strumenti avremmo potuto utilizzare per favorire lo stare insieme, lo scambio, la relazione, ma anche la partecipazione e la responsabilità, in modo quasi unanime è stato espresso il desiderio di avvalersi delle radio come strumento di scambio e di relazione. Abbiamo iniziato così a confrontarci e a sostenere le radio, alcune fm e altre web, collegate all'Arci in Toscana. Il punto di attivazione realizzato in un circolo giovanile, l'ex Fila a Firenze, sede anche di una radio fm, è diventato il punto di riferimento per la programmazione e il confronto. Abbiamo realizzato seminari e workshop in tutta la regione. Ma è stato sorprendente constatare che le radio sono punti di aggregazione e non solo
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strumenti di comunicazione. Gruppi di ragazzi si ritrovano per stabilire palinsesti, progettare format di trasmissione ed elaborare strategie, ed anche per stabilire le regole necessarie ad una buona gestione. Con il prosieguo del progetto ci siamo chiesti come fare a diffondere questo nuovo modo di stare insieme senza essere costretti ad aprire nuove radio. Adesso ce ne sono già 5 web e 4 in fm, un numero quindi elevato, e nonostante questo molti territori rimangono scoperti. La gestione di una radio non è semplice e sono necessari strumenti e competenze professionali affinché il prodotto sia appetibile, serve tanta energia e volontariato. Abbiamo cercato di ridurre al minimo i rischi di frustrazione derivante da scarsi accessi, rischio tutt'altro che trascurabile se non si acquisiscono le competenze necessarie. Ai seminari hanno partecipato i ragazzi che già si stavano impegnando nelle radio ma anche altri interessati comunque a dare il loro contributo alle trasmissioni. Sono così nate tante redazioni locali che hanno come obiettivo finale la realizzazione di una trasmissione, frutto del lavoro di tutti, e che
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andrà in onda su tutte le radio collegate. Durante gli incontri seminariali abbiamo riscontrato che oltre alle radio c'era anche un certo interesse per altre forme di comunicazione ed espressione tra cui giornali, riviste web, siti. Abbiamo così organizzato un nuovo incontro di tre giorni sul ‘citizen journalism’, ad Arezzo. Durante il seminario il lavoro in gruppo ha prodotto anche un decalogo per la comunicazione democratica che è stato pubblicato sul sito dell'Arci Toscana e che rappresenta un primo momento di confronto. Il lavoro è solo all'inizio ma date le premesse sembra che dai ragazzi stiano venendo nuove sfide al confronto libero delle idee e su nuove forme associative. Quelle che all'inizio sembravano proposte velleitarie stanno cominciando ad avere le gambe per andare avanti e il fatto che al meeting antirazzista di Cecina ci siano stati oltre 40 ragazzi impegnati nell'ultimo seminario organizzato, dimostra la qualità della strada fatta. L'obiettivo a questo punto è che il percorso si stabilizzi e che l'associazione tutta ne esca arricchita. Info: francesco.giannoni@arci.it
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ambiente
Dalla vittoria referendaria alla ripubblicizzazione dell'acqua ltre 500 persone da tutta Italia hanno partecipato all'assemblea nazionale del Forum italiano dei movimenti per l'acqua, tenutasi nello scorso week end a Roma. Nei volti la gioia per un risultato straordinario, nei cuori la responsabilità del renderlo concreto e reale. Nell'assemblea plenaria che ha visto oltre 60 interventi e un'attenzione costante, si sono affrontati innanzitutto i significati del voto di giugno. È stata, dopo oltre due decenni, la prima sconfitta delle politiche liberiste sancita da un voto democratico e popolare della maggioranza assoluta degli italiani; ed è stato il frutto di anni di lavoro che hanno costruito, per durata, penetrazione sociale e diffusione territoriale, il più importante movimento di massa nel nostro paese. Alcuni dati significativi dimostrano la novità: ai referendum, oltre un quarto dell'elettorato di Forza Italia e quasi la metà dell'elettorato leghista ha disobbedito all'invito all'astensione dei propri capi supremi; straordinaria la partecipazione al voto dei giovanissimi (18-25 anni) che ha raggiunto il 65%; molto significativo il fatto che oltre un terzo dell'elettorato astensionista questa volta abbia deciso di votare. Ma assieme alla
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riflessione sul voto, l'assemblea ha immediatamente affrontato i prossimi passi, con la giusta consapevolezza collettiva che, se la vittoria referendaria è stata una svolta storica in questo paese, ora il risultato dev'essere ottenuto e reso concreto in tutti i territori. Le donne e gli uomini del popolo dell'acqua si sono dichiarati «custodi del voto referendario»: in quanto tali, non se ne ritengono i proprietari, bensì quelli che lo devono esigere, proteggere, mantenere. E cosa questo significhi l'hanno esplicitato i tre partecipatissimi gruppi di lavoro della domenica mattina, che hanno affrontato i prossimi passi a livello nazionale, territoriale e globale. Per quanto riguarda il primo, si è da subito impostata una mobilitazione nazionale per ottenere l'approvazione della legge d'iniziativa popolare, consegnata con oltre 400.000 firme al Parlamento nel luglio 2007 (a questo proposito, è di ieri la notizia della sua calendarizzazione in Commissione Ambiente della Camera per il prossimo 7 luglio); per quanto riguarda il livello territoriale, si sono definite le linee di azione per ottenere da subito l'estromissione dalle tariffe del 7% di profitti sinora garantiti ai gestori e per avviare in ogni territorio, e con le relative spe-
cificità, i necessari percorsi di ripubblicizzazione da un lato e di gestione partecipativa dall'altro. Infine, anche il terreno globale vedrà impegnato il movimento per l'acqua: dall'appuntamento del prossimo luglio a Genova a quello del Forum mondiale alternativo di Marsiglia nella prossima primavera. In tutte e tutti la grande consapevolezza del fatto che, proprio perché i referendum sull'acqua sono andati a intaccare direttamente l'ideologia del pensiero unico del mercato, ogni passo successivo andrà conquistato: contro i poteri forti delle lobbies finanziarie che già gridano al disastro e che reclamano la sostanziale negazione del risultato referendario, ma anche contro le lobbies politico-istituzionali che, stordite dalla straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, cercano di depotenziarne con ogni mezzo gli esiti. Sarà un percorso ancora difficile e pieno di ostacoli, da affrontare con la stessa allegria e determinazione che hanno sin qui accompagnato questo straordinario movimento. E, dopo l'assemblea appena conclusa, con una nuova consapevolezza: il futuro ci appartiene, la democrazia ci attende. Marco Bersani
Riaprire il dialogo, condividere le decisioni Un articolo di Michele Curto, capogruppo Sel al Comune di Torino al punto di vista simbolico, un cantiere per una grande opera pubblica protetto da reti metalliche alte più di 2 metri, rafforzate da filo spinato, presidiato da più di 2000 lavoratori delle forze dell’ordine, narra di un corto circuito democratico che prosegue ormai da circa 20 anni. Da un punto di vista più sostanziale, i risvolti politici sulla vicenda Tav nell’anno 2011 raccontano del momento di difficoltà e di stallo che i soggetti della rappresentanza istituzionale stanno attraversando, e sempre attraversano, quando tentano di imprimere una decisa accelerazione a processi decisionali non condivisi dalle popolazioni locali. Quando il dissenso legittimo a un’opera infrastrutturale assume caratteristiche di movimento di massa, poiché al suo interno si ritrovano tutte le componenti sociali, dallo studente al docente universitario, dall’operaio all’impiegato di concetto, dal nonno al nipote, dalla mamma al figlio, dall’amministratore all’amministrato, deve prevalere l’idea che il concetto di modernità non è più esclusivo appannaggio di coloro che detengono le pre-
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rogative della rappresentanza e controllano i gangli dello Stato. Se 20 anni non sono stati sufficienti per creare il consenso necessario alla realizzazione di un’opera pubblica, si deve tornare a ragionare intorno al nodo di come si costruiscono le scelte in materia di politiche pubbliche. Siamo consci del fatto che i momenti di scontro, che di tanto in tanto possono anche trascendere il piano dialogico, ma che si spera siano sempre ben gestiti e ricondotti nell’alveo della non-violenza per non rivedere mai più alcune terribili immagini che hanno costellato il nostro recente passato, devono in primo luogo essere colti come il segnale della necessità di riannodare i fili di un rapporto che si è incrinato tra cittadini e politica rappresentativa. È prioritario rimettere al centro della discussione politica la distinzione tra bene comune e interesse particolare e lobbistico. Ancor più in un momento di grave crisi economica e sociale, le forze intellettualmente e materialmente non corrotte e non corruttibili, devono ritrovare forza e modalità per tracciare nuove forme di condivisione del processo decisio-
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nale, e mai dimenticare che non è definibile quale bene comune ciò che viene imposto con la forza, anche in un sistema democratico. Il tema della Tav è una sfida per il centrosinistra, che non può risolversi - come qualcuno pensa - con la normalizzazione del dissenso. Che la Val Susa sia contraria all'opera è una certezza. Un recente studio sui partecipanti alle primarie del centrosinistra a Torino ci dice che oltre il 40% è contrario alla Tav, a conferma che i fatti di questi giorni in Val Susa non sono frutto della testarda resistenza di qualcuno ma corrispondono a un sentire diffuso. Questi cittadini hanno diritto ad essere rappresentati. La tentazione di componenti del Pd all'autosufficienza è sbagliata e ha già provocato danni in passato. Non credo che la soluzione sia escludere Sel, come propone l'ex sindaco Chiamparino, militarizzare la valle e delegittimare i dissidenti sindaci Valsusini, ma piuttosto riaprire il dialogo con loro. La ricerca di una soluzione condivisa può insegnare molto alla politica italiana e al centrosinistra, confermando quanto sia cruciale allargare non solo ai partiti ma anche ai cittadini e ai movimenti il cantiere dell'alternativa al berlusconismo.
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cultura
Culture e tradizioni, danze e canti tipici: a Massa Carrara torna il Mama Africa Meeting
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re un approccio adatto ad un pubblico diversificato: per appassionati e semplici curiosi, per chi si vuole divertire e per chi vuole approfondire un percorso di studio ma, soprattutto, un modo estremamente costruttivo per avvicinarsi ad un'altra cultura. Completano il programma danze, musica e canti del Mali, Guinea, Burkina Faso, Senegal, Costa D'avorio, Congo, Marocco e Tunisia nelle loro forme tradizionali e moderne, stage tenuti da artisti di alto livello e corsi base totalmente gratuiti, rivolti a tutti coloro che, per la prima volta, vogliono avvicinarsi alla conoscenza di una grande, complessa e stimolante tradizione artistica. Tuttavia Mama Africa non è solo cultura africana, ma rappresenta anche un interessante laboratorio di 'etica sociale', un punto d'incontro capace di proporre e realizzare esperienze condivise con le istituzioni su temi di interesse comune. All'interno del Meeting 2011, infatti, prenderanno vita alcune piccole buone pratiche sociali: il laboratorio e percorso di formazione Liberarci dalle spine, per i giovani volontari che presteranno la loro opera nei campi di lavoro antimafia; l'utilizzo di materiali biode-
gradabili e la gestione integrata del ciclo dei rifiuti in collaborazione con le aziende di raccolta e la Provincia di Massa Carrara per la definizione di uno standard da applicare al progetto Ecofeste in provincia di Massa Carrara; l'erogazione gratuita di acqua microfiltrata e refrigerata, sia per i pasti che per l'uso giornaliero, a tutti i partecipanti con la fornitura di apposite borracce e brocche da riempire nei punti di distribuzione. Il Meeting diviene quindi una proposta atipica, capace di coinvolgere persone di ogni età, attraverso il filo conduttore della musica, della danza e dell'accoglienza, capace di emozionare e coinvolgere davvero tutti, senza distinzione alcuna. Info: carrara@arci.it
COMO Per la rassegna cinematografica estiva 35 mm sotto il cielo proposta dal circolo Xanadù, sarà proiettato mercoledì 6 luglio alle 21.30 in piazza Martinelli 127 ore di Danny Boile
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al 25 al 31 luglio 2011, all'interno del Parco del Donatore a Gavedo di Mulazzo (Massa Carrara), si terrà la sesta edizione del Mama Africa Meeting. L'evento, organizzato dal comitato Arci Massa Carrara, con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Massa Carrara e del Comune di Mulazzo si colloca, con più di quaranta corsi e quasi 330 ore complessive di lezione, al vertice delle manifestazioni dedicate alla didattica e alla diffusione della cultura musicale africana. Il Meeting si pone l'obiettivo di stimolare, soprattutto nei giovani, la conoscenza e la curiosità verso un continente in cui si manifestano le più profonde contraddizioni del nostro tempo e le grandi disuguaglianze che caratterizzano la nostra società. In Africa convivono culture e tradizioni molto diverse tra di loro, ma che costituiscono allo stesso tempo un'unità sociale e culturale che contraddistingue i popoli africani e che rappresenta per il mondo occidentale un insegnamento di coraggio, tenacia, vitalità civile e sociale. In programma una settimana di corsi e laboratori per adulti e bambini, organizzati in modo da propor-
Mobilitiamoci contro ‘Il Valle è la metafora di un sistema che la censura di internet calpesta i diritti dei lavoratori dello spettacolo’ L’Arci aderisce alla Notte della Rete contro la delibera ‘ammazza-internet’ che l’Autorità per le comunicazioni sta per approvare. Si tratta dell’ennesimo attacco alla libera informazione, questa volta ad opera dell’Agcom, un organismo di nomina politica, che potrà persino decidere in modo del tutto arbitrario e senza alcun controllo da parte dell’autorità giudiziaria di oscurare siti internet stranieri - da Wikileaks a Youtube ad Avaaz - in base al semplice sospetto di violazione delle norme del copyright. La pubblicazione di un testo o di una canzone potrebbero infatti determinare la chiusura di siti italiani o la limitazione dell’accesso per gli utenti italiani a portali internazionali di informazione indipendente e di software libero, a piattaforme video e di interesse pubblico. Verrebbero così esercitati poteri legislativi e giudiziari da un organo amministrativo le cui funzioni dovrebbero invece essere esclusivamente consultive e di controllo. L’Arci invita tutti a mobilitarsi contro l’ennesimo tentativo di censura attraverso una norma che mette a rischio la libertà di tutti ad informare ed essere informati. Info: www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio
Al Meeting antirazzista di Cecina le attrici Valentina Chico e Gisella Szanizslò hanno presentato un estratto dello spettacolo teatrale Le Beatrici, di Stefano Benni. Si trattava di due dei sei monologhi al femminile, nati da un laboratorio di scrittura che Benni ha realizzato con cinque giovani attrici e portato in scena al Teatro dell'Archivolto di Genova. Ma oltre che per presentare i monologhi, le due artiste erano a Cecina anche per testimoniare le difficoltà economiche in cui si dibattono oggi in Italia il mondo della cultura e dello spettacolo. Il 14 giugno, insieme ad altri lavoratori e lavoratrici dello spettacolo e ai tecnici del teatro, hanno partecipato all'occupazione del Teatro Valle di Roma, una delle culle del teatro di innovazione in Italia, quello in cui è andato in scena per la prima volta Sei personaggi in cerca d'autore, come raccontano con una certa emozione, e che oggi rischia di chiudere. «È un'occupazione in po' particolare - raccontano le due attrici - perché il teatro continua a funzionare regolarmente, gli spettacoli vanno in scena, la programmazione
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rispettata. Però si trattava di un'azione necessaria, innanzitutto per dimostrare solidarietà a chi lavora al Valle, e poi per non far passare la cosa sotto silenzio, come spesso capita». Cosa si fa allora nel Valle occupato? «Ogni pomeriggio si tengono assemblee aperte al pubblico, in cui si discutono tante cose: non solo i problemi concreti di questa struttura, ma anche di come il Teatro Valle sia la metafora di un sistema che non va, un sistema che vede i diritti dei lavoratori dello spettacolo completamente calpestati. Se messi a confronto con quelli dei lavoratori dello spettacolo nel resto d'Europa, sono davvero da brivido: dalle minime sindacali ai diritti di disoccupazione alle agevolazioni quando si è disoccupati, emerge un quadro di tutela della cultura che in Italia non esiste. Quando noi non lavoriamo, ci sentiamo non disoccupati ma fannulloni. Il Teatro Valle è la rappresentazione di una situazione che sta scoppiando e che non possiamo ignorare; per questo, occuperemo altri teatri in Italia per mostrare che c'è bisogno di cultura, ma una cultura che sia attiva, partecipata e trasparente».
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società
A L’Aquila l’8 e il 9 luglio il convegno sul ruolo dell’associazionismo nella ricostruzione 8 e 9 luglio saranno due giornate importanti per l’Arci a L’Aquila. Oltre all’inaugurazione delle nuove strutture Arci, si terrà il convegno Il ruolo dell’associazionismo nella ricostruzione, che conclude il progetto Laboratorio L’Aquila di promozione sociale e ricostruzione del tessuto comunitario nei territori colpiti da calamità naturali. A più di due anni dal terribile terremoto del 2009, mentre si sono ormai spenti i riflettori dell'attenzione mediatica, la ricostruzione della città è ancora drammaticamente in ritardo e le condizioni di vita degli aquilani restano particolarmente difficili. L'Arci de L'Aquila, che in questi due anni è stata sempre attiva, pur con mezzi di fortu-
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ROMA Il 6 luglio alle 14 presidio del Comitato per la libertà, il diritto all'informazione, alla cultura e allo spettacolo davanti alla sede della Commissione di Vigilanza Rai a Palazzo San Macuto
na, in numerose iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dal disastro, oggi ha finalmente ultimato la realizzazione delle nuove strutture finanziate con la sottoscrizione lanciata a suo tempo dalla direzione nazionale. In due diverse aree della città è stata realizzata la nuova sede del circolo Querencia, la Bibliocasa, il teatro e gli uffici del comitato territoriale e regionale. Ma «non vi può essere ricostruzione delle mura e degli spazi se non c'è ricostruzione sociale - come ricorda Sergio Giovagnoli, coordinatore del progetto Laboratorio L’Aquila nell’introduzione alla pubblicazione Terra in comune, che sarà presentata nei due giorni - Le funzioni di una città non hanno senso senza il vissuto, le storie, i bisogni, le relazioni delle persone che la debbono abitare. Il mondo delle associazioni potrà contribuire alla rinascita della città se nei luoghi del potere verrà dato impulso - nei tempi e nei modi corretti - ad una ricostruzione dagli obiettivi chiari e condivisi attraverso il metodo partecipativo. Solo così l'apporto dell'associazionismo potrà continuare ad animare la vita sociale in una funzione non solo nostalgica, ma
proiettata verso un futuro più vivo. Se così non fosse ci troveremmo ancora una volta ad incanalare le forze della solidarietà verso la mera funzione riparatoria dei danni provocati da scelte dissennate di organizzazione urbana». L'8 luglio, in occasione dell'inaugurazione delle nuove strutture, è in programma un incontro in Piazza d'Arti, lo spazio appositamente urbanizzato che le ospita. Nella stessa giornata è stata organizzata, per le delegazioni dell'Arci che interverranno, una visita alla zona rossa del centro storico, ancora normalmente preclusa all'accesso. In serata sarà presentato il progetto Quale senso, con cinque laboratori legati ai cinque sensi e a seguire il concerto de Gli zingari felici e le rappresentazioni di ArtistiAquilani e dell’associazione culturale Teatrabile. Il 9 luglio si terrà il convegno sul ruolo dell'associazionismo nella ricostruzione del tessuto comunitario in territori colpiti dalle calamità naturali, momento conclusivo del progetto Laboratorio l'Aquila, gestito da Arci nazionale col finanziamento del Ministero.
‘Laboratorio L’Aquila’, per la riconnessione Apre la Casa sociale del tessuto comunitario del volontariato Con il progetto Laboratorio L'Aquila, l'Arci ha voluto fornire un apporto concreto alle azioni di sostegno alla comunità abruzzese contribuendo alla ‘ricostruzione sociale’ del territorio e mettendo a disposizione il patrimonio di esperienze e strumenti maturati dall'Arci nella sua funzione di associazione di promozione sociale. In termini concreti, si è dato vita ad un laboratorio sociale per la sperimentazione di azioni e pratiche (informazione e orientamento, animazione e sostegno psicologico) in grado di favorire concretamente la riconnessione sociale del tessuto comunitario. Contestualmente, il progetto ha avviato un confronto comparativo tra gli eventi sismici e le catastrofi che hanno colpito diverse località italiane negli ultimi 35 anni (dal Friuli all'Irpinia, dal Veneto all'Umbria fino all'Abruzzo), individuando delle buone pratiche esportabili, riuscendo così a definire modelli positivi di riattivazione ed empowerment sociale da mettere a disposizione della comunità aquilana. In particolare, l’Arci si è soffermata sulla necessità di sostenere la ricostruzione del tessuto comunitario, offrendo un contributo concreto allo sviluppo di questioni
quali la partecipazione democratica del territorio alla progettazione dei nuovi insediamenti, favorendo così un processo reale di ‘ricostruzione delle relazioni spezzate’ e di ‘risarcimento sociale e psicologico’ della comunità; in secondo luogo, la riattivazione della cittadinanza e la promozione dell’auto-organizzazione attraverso interventi partecipati di promozione sociale e culturale. Tra i principali risultati del progetto, sono stati forniti servizi diretti di assistenza, informazione e orientamento attraverso il Camper dei diritti itinerante; è stato realizzato un database di raccolta dei dati più significativi riguardanti le organizzazioni non profit attive sul territorio aquilano, come base per rendere strutturale e permanente la collaborazione tra soggetti diversi; è stata sviluppata una collaborazione fattiva con le attività sperimentate sul territorio dal progetto Link delle Acli; è stato rafforzato il ruolo dell’associazionismo di promozione sociale come soggetto in grado di valorizzare le risorse locali allo scopo di facilitare la connessione e l’attivazione democratica della comunità di un territorio.
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Il 16 luglio apre a L'Aquila la Casa del volontariato e dell'associazionismo, un importante segno di ricostruzione sociale della città, realizzato dopo il terremoto che il 6 aprile del 2009 ha distrutto il capoluogo abruzzese. Si avvicina un traguardo molto importante per la comunità aquilana, frutto di un progetto pensato e realizzato dal CsvAq, il Centro di Servizio per il volontariato dell'Aquila in stretta collaborazione con Csvnet, Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il volontariato e supportato da una raccolta fondi avviata nel 2009. La casa sarà uno spazio funzionale di 1400 metri quadrati, aperto a tutto il volontariato e la cittadinanza non come semplice risposta abitativa per le associazioni che hanno perso la sede, ma come luogo per 'rincontrare' e 'ri-progettare il proprio futuro'. La Casa sarà lo spazio dove il volontariato potrà riacquisire a pieno il suo ruolo di motore di sviluppo umano e sociale, per la rinascita vera di una comunità così gravemente colpita dal sisma. Protagoniste della giornata saranno le associazioni del territorio, con la presenza di esponenti del Governo, degli enti locali, dei donatori, del mondo del volontariato e del Terzo settore.
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Una manovra antipopolare e recessiva Un articolo di Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci! a manovra finanziaria di Tremonti è antipopolare e recessiva. È antipopolare perchè con una serie di misure - dalla reintroduzione dei ticket all'innalzamento dell'età pensionabile, dal congelamento dei salari dei dipendenti pubblici alla riduzione dei trasferimenti agli enti locali, dai futuri licenziamenti dei docenti nella scuola ai tagli alle spese sociali - colpisce gran parte della società italiana: non solo le fasce sociali più deboli, ma anche il cosiddetto ceto medio. È una manovra recessiva perchè l'effetto sarà un'ulteriore contrazione dell'economia, della produzione e dei consumi a causa della diminuzione della domanda interna: si potrebbe produrre un pericoloso mix di recessione ed inflazione con ulteriori pesanti conseguenze sulle condizioni sociali e materiali di vita di lavoratori, pensionati e giovani. Avendo un impatto recessivo, la manovra non servirà nemmeno a risanare i conti pubblici. E infatti le varie agenzie internazionali di rating (che sono il megafono degli interessi della finanza internazionale) hanno già rilevato che questi provvedimenti potrebbero non bastare, se non torna a crescere il Pil. Questa manovra, in realtà, non è che la logica conseguenza di tre anni di politiche economiche attendiste e scioccamente ottimiste. Sono stati tre anni di politiche
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minimaliste, mentre si stava producendo uno sconquasso sociale: chiusura di aziende e operai licenziati, aumento della cassa integrazione, crescita della povertà assoluta e relativa, diminuzione del potere d'acquisto, aumento della disoccupazione e della precarietà giovanile. Ma non si tratta solo di ignavia o incapacità. Nel frattempo privilegi, patrimoni, redditi più alti, evasori (vedi scudo fiscale) sono stati salvaguardati, garantendo quella redistribuzione 'a rovescio' della ricchezza dai salari ai profitti, dai redditi ai patrimoni, dal lavoro alle imprese. Intanto si è fatto strada (bonus bebè, social card…) un welfare compassionevole, fondato su interventi puramente assistenziali, residuali e lesivi dei diritti costituzionali. Ecco perchè Sbilanciamoci ha prodotto una sua 'contromanovra' in tre anni, dal 2012 al 2014, da 50 miliardi che capovolge la filosofia e l'indirizzo delle politiche del governo. Proponiamo di trovare queste risorse attraverso la riduzione della spesa pubblica che non ci piace (27 miliardi di tagli dalla riduzione delle spese militari, dalla cancellazione dell'acquisto degli F35, dalla eliminazione delle grandi opere e dei finanziamenti alle scuole private, dal passaggio all'open source nella pubblica amministrazione, ecc.) e con una politica fiscale ispirata a criteri di giustizia (23 miliardi dall'in-
troduzione di una tassa patrimoniale, dalla tassazione delle rendite al 23%, dall'aumento dell'aliquota al 45% per lo scaglione più alto dei redditi…). Questi 50 miliardi potrebbero essere investiti da una parte nella riduzione del debito (12 miliardi) e dall'altra (i restanti 38 miliardi) in interventi rivolti alla protezione sociale dei lavoratori e dei cittadini (ammortizzatori sociali, salvaguardia dei redditi, lotta al precariato, difesa dei servizi sociali, del diritto alla casa, del welfare). Ma anche nel rilancio dell'economia, della produzione e dei consumi sostenibili e di qualità. Bisognerebbe investire nella green economy, nello sviluppo locale, nell'economia sociale, nelle nuove produzioni che coniugano sostenibilità ambientale, equità e qualità sociale. Quella di Tremonti è in realtà una manovra elettorale (il grosso degli interventi è rinviato a dopo le elezioni), fondata sull’inderogabilità del pareggio di bilancio nel 2014, trasformando così in obbligo quella che era un'indicazione a livello europeo. In assenza di una visione di politica economica lungimirante, la scelta è stata quella di un massacro della spesa pubblica ed in particolare della spesa sociale, cioè dei diritti dei cittadini. È una scelta 'di classe' alla quale va opposta l'idea di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, la giustizia e la qualità sociale.
Welfare, lavoro, scuola: la contromanovra di Sbilanciamoci! he fare di 50 miliardi? Come attrezzare un paese migliore e più giusto? Ecco il dettaglio della soluzione trovata da Sbilanciamoci. Per il welfare sono previste sei voci, per un importo totale di 9,150 miliardi. Nel corso del triennio la spesa prevista è: livelli essenziali di assistenza 4,5 miliardi; piano nazionale asili nido 1,5 mld; fondo per la non autosufficienza 1,2 mld; accoglienza e integrazione migranti 450 milioni; medicina preventiva e territoriale 400 milioni. Per Lavoro, ambiente, economia le voci sono 10. È il capitolo principale. Il totale previsto è di 23,650 miliardi. Nel corso del triennio: restituzione fiscal drag, aumento delle pensioni, reddito minimo 10,5 miliardi; ammortizzatori sociali co.pro. e parasubordinati 3,6 miliardi; sostegno innovazione e ricerca 2,1 mld; produzioni e consumi green economy 3,6 mld; agricoltura biologica 300 milioni; sostegno 'altra economia'
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(ces, distretti, ecc) 150 milioni; programma nazionale piccole opere 1,3 mld; ferrovie per i pendolari 750 milioni; finanziamento fondo Protocollo di Kyoto 600 milioni; mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale 750 milioni. Il terzo capitolo riguarda scuola e università. Sono previste 4 voci per un totale di 5,7 mld. Nel triennio: fondo ordinario funzionamento università 2,1 mld; borse di studio 1,2 mld; edilizia scolastica 1,2 mld; offerta formativa 1,2 mld. Il totale per le tre categorie di intervento è di circa 13 miliardi annui. Per arrivare ai 50 disponibili, si deve tener conto dei 12 miliardi complessivi utilizzati per ridurre il debito pubblico; una proposta responsabile, desiderosa di mostrare come si possa, anzi si debba, sbilanciarsi, tiene conto anche di questo. Si delinea nella contromanovra di Sbilanciamoci una società abbastanza diversa da quella che i potenti
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del governo in carica si immaginano esista. Essi vogliono impostare la manovra addossando al futuro governo, destro o sinistro che sia, il compito di distribuire un bel po' di pesi, soprattutto sulle spalle più deboli. Quello che conta è evitare quanto più è possibile ogni screzio con l'elettorato più sicuro. Una manovra, per loro, serve, nei limiti del possibile, a distribuire vantaggi alla propria base, caricandone i costi sulla parte avversa, soprattutto in un momento di recessione generale come quella che oggi attraversa l'Europa. Inutile spiegare ai governanti attuali che la loro non è l'unica politica possibile, ma che ne esiste anche un'altra, semplice, onesta e, nonostante il nome, assai equilibrata. Speriamo che almeno l'opposizione capisca che è venuto il momento di non darsi il solito contegno, ma di sbilanciarsi un po'. Info: www.sbilanciamoci.org
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A Padova ‘Parlami di me - Differenze positive’ dedicato alle vittime dei viaggi della speranza i apre il sipario sulla VII edizione del Festival Parlami di me - Differenze positive, che a Padova, nello scenario suggestivo del Bastione Alicorno proporrà appuntamenti con il cinema, la musica e il teatro volti a sensibilizzare alle pari opportunità e alla ricchezza delle differenze culturali, etniche, religiose e sessuali. Dedicato quest'anno alle vittime dei viaggi della speranza dei migranti, il progetto è promosso da Arci Padova in collaborazione e con il sostegno del Comune di Padova, insieme al Consiglio di quartiere 4 e al circolo Carichi sospesi, con il contributo della Camera di Commercio di Padova. Tre gli appuntamenti con il cineforum, e con film pluripremiati che difficilmente si vedono sul grande
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CIVATE (LC) Il 7 luglio alle 21 per la rassegna Genova2011dieciannidopo al circolo Arci Bellavista sarà proiettato il film Carlo Giuliani Ragazzo di Francesca Comencini
schermo e accompagnati da aperitivi multietnici: dopo l’inaugurazione del cartellone il 4 luglio con Nuovomondo di Emanuele Crialese, lunedì 11 luglio, sempre alle 21.30, il docu-film Madri di Barbara Cupisti darà voce alle testimonianze di madri israeliane e palestinesi che convivono quotidianamente con il terrore di non veder tornare a casa i propri figli per colpa della guerra infinita in quella terra dilaniata. È firmata da Barbara Cupisti anche la regia di Vietato sognare, che lunedì 25 luglio chiuderà il ciclo cinematografico: ancora lo sguardo sulla vita nei territori occupati, la condizione dei bambini alle prese con la violenza quotidiana, le speranze dei giovani attivisti israeliani e palestinesi che si battono per un futuro di pace. Cuore del festival è sicuramente la rassegna teatrale: venerdì 15 luglio, alle 21.30 Grazie! Senza gli immigrati saremmo perduti, a cura dei Carichi sospesi, che con la lettura di alcuni testi dimostreranno come può esistere un solo sentimento lecito nei confronti degli immigrati: la gratitudine. Sabato 16 luglio va in scena La nave fantasma del Teatro della Cooperativa, con Bebo Storti e Renato Sarti (che ne cura anche la
regia); i due, in un cabaret estremo e scioccante, coinvolgeranno gli spettatori nella rievocazione di una drammatica vicenda, il naufragio, avvenuto il 25 dicembre 1996 al largo delle coste siciliane, di 283 migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Domenica 17 luglio Isabella Ragonese sarà sul palco con Lady Gray, una riflessione sull’identità femminile, in un monologo in cui l’ordinario e il quotidiano vengono trasformati da una voce che riesce a rivelare quello che giace sotto la superficie. Infine, lunedì 18 luglio Giuliana Musso conclude la rassegna con Sexmachine, ovvero ‘del bisogno di ricerca di sesso altro’. Premio della critica 2005 dell’Associazione nazionale Critici di teatro, analizza come si stia concretizzando, sotto forma di leggi dello Stato, la voglia di ridurre la libertà delle donne e di limitare il loro diritto ad esercitare con dignità e sicurezza il loro mestiere. Tutti gli spettacoli iniziano alle 21.30. Le serate sono a ingresso con offerta libera: il ricavato sosterrà un corso di alfabetizzazione per stranieri promosso dall'associazione Incontrarci e in avvio il prossimo autunno. Info: www.arcipadova.org
Notizie Brevi Tiromancino in concerto TRECASALI (PR) - I Tiromancino saranno gli animatori della seconda serata, in programma per venerdì 8 luglio, di Viarolo in piena 2011, festa giunta alla sua XII edizione che si svolge presso il parco del circolo Arci Viarolo. Ad aprire la serata, in attesa della band di Federico Zampaglione, saranno dj Marco Pipitone e dj Prince, che torneranno on the stage a fine concerto. Info: la.eventi@gmail.com
Signorina Papillon CREMONA - La Nuova compagnia stabile Arci Cremona presenta Signorina Papillon, spettacolo teatrale liberamente tratto da testi di Stefano Benni. Appuntamento venerdì 8 luglio alle 21 presso la sede di Arci Cremona in via Speciano 4. Come si legge nella presentazione, «La Nuova compagnia stabile Arci Cremona, dopo l'immane sforzo creativo per darsi un nome sorprendente e accattivante ha esaurito le energie. Per questo è esausta di presentare uno spettacolo leggero e disimpegnato, incentrato su due aspetti
secondari e accessori nella vita di ogni persona: l'amore e la responsabilità etica e civile. A questo punto dovremmo illuminarvi con citazioni erudite e argomentazioni stringenti sulla condizione, doppia e a volte contraddittoria, di ogni essere umano...dovremmo, ma non lo faremo: siamo troppo stanchi». Ingresso libero con tessera Arci. Info: cremona@arci.it
Il workshop Inkiostrarci RIETI - L’Arci Rieti promuove Inkiostrarci, stage introduttivo al metodo Boal attraverso l’utilizzo delle tecniche classiche del Teatro dell’Oppresso. Tre giorni di workshop, dal 6 all’8 luglio, rivolti ad attori e operatori del sociale che lavoreranno insieme nella ricerca di situazioni oppressive da mettere in scena, individuando quella maggiormente percepita dalla comunità locale e quindi da elaborare nella rappresentazione finale. Verrà anche svolto un lavoro di rafforzamento dei personaggi e affrontata la spiegazione teorica del Teatro dell’Oppresso e in particolare il funzionamento e gli scopi del Teatro-
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Forum. Info: rieti@arci.it
Festa della musica con Paisà MARUGGIO (TA) - È arrivata alla sua quinta edizione la Festa della musica organizzata dall’Arci Paisà. La rassegna musicale si terrà il 9 luglio alle 21 nel suggestivo contesto del Giardino di Palazzo Caniglia, presso la Biblioteca comunale di Maruggio. La lineup vedrà sul palco i Quadrophenix, band tarantina guidata da Alessandro De Vincentiis; a seguire i maruggesi N’ice Mint, mentre la conclusione della serata è affidata ai Leitmotiv. Info: info@arcimaruggio.it
I giovedì delle ciminiere SCANDIANO (RE) - È lo scrittore e cabarettista Flavio Oreglio a inaugurare giovedì 7 luglio alle 20.30 la rassegna I giovedì delle ciminiere, promossa dal circolo Le Ciminiere di Ca’ de Caroli. Oreglio presenterà il suo ultimo libro Aprosdoketon, mentre il 14 luglio alle 20.30 tocca al magistrato Armando Spataro, intervistato dal giornalista Pierluigi Senatore. Info: leciminiere@virgilio.it
5 luglio 2011
Trieste dormi? TRIESTE - Il 9 luglio a partire dalle 20 presso il giardino del Centro diurno di Aurisina si tiene l’iniziativa, promossa dal comitato territoriale, dal titolo Trieste dormi? cantautori e poeti in dialetto. Si inizia alle 20 con Rebechini, alle 21 canzoni e poesie con Massimo Serli, Stefano Schiraldi, Paolo Paolin, Alessandro Mizzi, Pietro Isoni, Toni Bruna e con Chiara Minca e Laura Comuzzi. Ingresso gratuito. Info: triestedormi@libero.it
Paradise now IMPERIA- Il 12 luglio al Guernica cena popolare a partire dalle 20 e a seguire approfondimento culturale che prende spunto dal film Paradise now, storia di un terrorista palestinese di Nablus che deve compiere la sua missione suicida a Tel Aviv. Il ritratto che emerge è quello di un uomo che sceglie di dare la vita per i suoi ideali e per il suo popolo, rinunciando all’amore e all’affetto della sua famiglia per continuare la resistenza all’occupazione. Ingresso riservato ai soci Arci. Info: www.guernica.imperia.it
arci
arcireport 12
società
Recuperare lo spirito di Genova 2001 guardando al futuro che dobbiamo costruire e iniziative relative al decennale del G8 2001 sono ormai già in pieno svolgimento, con l'attivo coinvolgimento di realtà genovesi piccole e grandi che hanno saputo interpretarne in pieno le indicazioni emerse dalle discussioni preparatorie: recuperare, allargare ed aggiornare lo 'spirito di Genova', guardando avanti, al futuro che abbiamo, tutti e tutte, la responsabilità di costruire. Guardare avanti, ovviamente, senza dimenticare il passato, anzi. E un prezioso contributo in questo senso viene da Cassandra, una mostra su questi dieci anni di storia, dal primo forum sociale mondiale di Porto Alegre alla rivolta nel Maghreb. Una mostra il cui percorso comprende una sezione cronologica, una sezione sui fatti di Genova e quattro grandi aree tematiche: guerra-repressione, economia-lavoro, beni comuni, società. Una scelta riconducibile a una delle parole d'ordine che ci siamo dati: «guardare l'oggi anche con gli occhi di ieri». Il percorso che ci ha portati a realizzare il fitto e ricco calendario di eventi è iniziato nel luglio 2010 in un clima politico ben diverso, con una consultazione regionale in cui non c'era stata quella netta affermazione del cen-
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tro-sinistra che si sperava - 7 regioni su 13 anche se non mancavano timidi segnali di risveglio politico del nostro paese. Il percorso è stato lungo e complesso, così come impegnativo è stato il confronto tra le diverse componenti - i soggetti che allora c'erano, altri che all'epoca non esistevano e altri ancora che hanno deciso di esserci oggi tutti concordi nella scelta di 'contaminarci tra diversi'. Elemento sicuramente di rilievo se pensiamo, ad esempio, al significato del coinvolgimento di una realtà importante come la Cgil in un percorso come questo. Come Arci abbiamo svolto, anche in questo contesto, un ruolo di primo piano, come già avvenne nel 2001; un ruolo attivo per rispondere positivamente alla grande fiducia che da molti settori c'era, e permane, nei nostri confronti. Uno dei punti di eccellenza di questo percorso è stato aver voluto rendere il più possibile partecipe la città coinvolgendo tutte quelle realtà piccole e grandi che sono presenti nel tessuto sociale di Genova. Una sorta di 'risarcimento', si potrebbe dire, a una città che si è vista infliggere ferite profonde che
Cultura... scontata
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i tanti vantaggi di avere in tasca la tessera Arci
non sono ancora completamente cicatrizzate. E abbiamo voluto farlo coinvolgendo quanto più possibile le periferie della città in tutto il periodo che va da giugno al 19 luglio, giorno in cui inizierà la 'settimana clou' con gli eventi nazionali, e non solo, che si concluderà con l'assemblea internazionale del 24 luglio. È possibile consultare il programma dettagliato e aggiornato sul sito www.genova2011.org. Tra le numerose iniziative che ci vedono coinvolti una in particolare merita di essere ulteriormente segnalata: la realizzazione della prima edizione del Laboratorio di formazione La transizione ad un'altra economia e ad un'altra società, riservato a giovani dirigenti di associazioni e organizzazioni 'under 35'. Saremo in tanti quindi a Genova, per ricordare certamente ma, soprattutto, per ripartire e ritrovare una speranza e una voglia di futuro mai sopite. Info: walter.massa@arci.it
Hanno collaborato a questo numero Raffaella Bolini, Marco Bersani, Paola Caridi, Michele Curto, Enzo Di Rienzo, Francesco Giannoni, Jeff Hoffman, Giulio Marcon, Walter Massa, Filippo Miraglia, Margherita Parigini, Franco Uda In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini
www.arci.it/associarsi - convenzioni@arci.it
All’Altare di Dio
Dante poeta e italiano
ROMA - Palazzo Caffarelli, Musei Capitolini fino al 25 settembre. L’esposizione raccoglierà 150 fotografie, firmate dal noto fotografo Vittoriano Rastelli, accompagnate dalle descrizioni in tre lingue (italiano, polacco e inglese). Inoltre, grazie alla collaborazione con la RAI, saranno proiettati diversi video che racconteranno la vita, gli insegnamenti e il percorso di fede di Papa Giovanni Paolo II ma soprattutto i viaggi, i grandi discorsi, gli incontri istituzionali con le più grandi autorità ecclesiastiche e politiche e l’infinito abbraccio di Karol Wojtyla con i giovani, il suo popolo. Info: www.museicapitolini.org
ROMA - Palazzo Incontro, fino al 31 luglio. Frutto di trent’anni di passione per i libri e i cimeli danteschi, la collezione spazia su ben sette secoli di tradizione, manoscritta e a stampa, delle opere di Dante Alighieri e, formata da più di mille volumi, costituisce oggi la raccolta dantesca più vasta e importante di proprietà di un collezionista privato. In essa figurano, oltre alle principali edizioni della Divina Commedia le prime edizioni delle altre opere del grande poeta fiorentino. Info: www.fandangoincontro.it
Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16
Guariento e la Padova Carrarese
Picasso, Mirò, Dalì: le origini dell’arte moderna FIRENZE - Palazzo Strozzi, fino al 17 luglio. La mostra è dedicata alla produzione giovanile di Picasso, Miró e Dalí, artisti che hanno avuto un ruolo decisivo per gli esordi dell’arte moderna. Ciascun artista sarà rappresentato da un nutrito gruppo di lavori scelti per indagare aspetti precisi della produzione giovanile, opere raramente esposte al pubblico eppure dense di suggestioni e conseguenze per gli sviluppi futuri. Info: www.palazzostrozzi.org
Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
PADOVA - Palazzo Del Monte, fino al 31 luglio. La mostra riunisce per la prima volta la maggior parte dei capolavori del Guariento, provenienti dai più prestigiosi musei internazionali. Il progetto mira a far conoscere la pittura dell’artista e un’epoca che, per lo straordinario sviluppo culturale, economico e sociale cui diede vita, viene considerata il secolo d’oro di Padova. Info: www.mostraguariento.it
n. 26
5 luglio 2011
Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio Editore Associazione Arci
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