KOBY BRYANT.....ED IO !

SCUOLA MEDIA “SACRA FAMIGLIA” Anno Scolastico 2019/2020

Kobe Bryant …ed io!

Sacrificio Forza di volontà Determinazione Passione Orgoglio …tutto in un’unica straordinaria persona: KOBE BRYANT

Aldovini Andrea classe 3^A

INDICE: - Introduzione - Vita privata di Kobe Bryant - Successi sportivi - Lettera di addio al basket: versione originale in lingua inglese e relativa traduzione in italiano - Conclusione: considerazioni dell’autore - Ringraziamenti - Bibliografia & sitografia

Introduzione: Perché un intero approfondimento sul personaggio sportivo Kobe Bryant?

Ci sono tanti motivi per questa scelta che non è facile sintetizzare in poche righe.

Primo: perché è stato un giocatore di pallacanestro fenomenale e perché questo sport è proprio quello che io pratico, che mi piace, mi appassiona, mi fa sognare di diventare un giorno il futuro Kobe italiano; Secondo: perché Bryant non è stato solo un grandissimo giocatore di basket. Per questo ve ne sono stati tanti altri a partire da Michael Jordan, il contemporaneo LeBron James, Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar, Shaquille O’Neal, Larry Bird….per citarne alcuni. Kobe Bryant è stato unico, un esempio nello sport come nella vita.

La dedizione totale al basket gli ha fatto vincere tutto: come un cannibale si è mangiato il campo, gli avversari, i compagni di squadra, il pubblico, i coach, il pallone...qualunque cosa in un rettangolo di gioco. La pallacanestro per lui non era solo un gioco, era molto di più. Era qualcosa a cui ha consacrato tutta la sua vita e per questo l’ha reso differente da tutti gli altri campioni di sempre.

Lo si capisce bene dalla lettera di addio al basket che ha pubblicato al termine della sua carriera sportiva e che in questo approfondimento riporto in versione integrale per non perderne nemmeno una “virgola”.

KOBE BRYANT: un mito...un eroe per tante persone…ed io sono fra queste!

Kobe Bryant è nato il 23 Agosto 1978 a Philadelphia ed è morto tragicamente a Calabasas, una contea di Los Angeles, il 26 gennaio 2020.

198 cm di altezza per 96 kg di peso, è stato un giocatore professionista nel mondo del basket ed ha giocato in NBA dal 1996 al 2016 (l’NBA è la principale lega professionistica di pallacanestro degli Stati Uniti: National Basketball Association).

Durante la sua carriera ha vestito la stessa maglia per 20 anni: quella dei famosi giallo-viola Los Angeles Lakers.

Il basket è stato un tratto comune anche della sua famiglia, a cominciare dal padre Joe che è stato cestista ed allenatore di pallacanestro.

Kobe aveva una moglie di nome Vanessa e 4 figlie di cui una, Gianna, è stata vittima, con lo stesso papà, di un tragico incidente in elicottero.

Gianna aveva la mia stessa età e la stessa grande passione per il basket.

Kobe è stato uno dei più grandi giocatori di pallacanestro del mondo ed uno dei personaggi sportivi più conosciuti ed apprezzati.

Perché ho scelto di fare l’approfondimento su Kobe?

Kobe aveva un sogno sin da bambino: giocare in Nba e l’ha coltivato sin dalla sua giovane età, piano piano, passo dopo passo, fino a realizzarlo. La sua vita ha ruotato da sempre interamente intorno al suo amato sport.

Ci sono stati tanti campioni in tante discipline diverse, ma che cosa aveva questo campione di diverso da tutti gli altri?

Innanzitutto la determinazione.

La sua forza di volontà e la sua tenacia hanno fatto la differenza fra lui e il resto del mondo sportivo cestistico. La sua voglia era alimentata dal suo orgoglio e dalla sua energia, da una vera e propria ossessione per la perfezione di gioco, negli allenamenti ripeteva gli stessi gesti all’infinito... e tutto ciò faceva sì che in campo si trasformasse in “Black Mamba”, un appellativo che la dice lunga sul suo modo di affrontare ogni sfida dato che il mamba nero è considerato uno dei rettili più velenosi, veloci e pericolosi al mondo.

1.346 partite in NBA in 20 stagioni consecutive.

Due ori olimpici Usa: 2008 a Pechino e 2012 a Londra.

Uno dei migliori marcatori nella storia dell’NBA, solitamente nel ruolo di guardia tiratrice ma all’occorrenza anche playmaker e ala piccola.

Ha avuto la media di 25 punti a partita, da aggiungere a 4,7 assist, 5,3 rimbalzi ed un totale di oltre 1.800 palle rubate.

Si è molto ispirato al campione Michael Jordan sia nello stile di gioco che nella mentalità, tanto da riceverne i complimenti personali.

Interminabili sedute di allenamento individuale, tutti i giorni, tre o quattro ore di tiri e movimenti senza palla, Kobe ha giocato infortunato, ha battuto due tiri liberi (segnandoli) con un tendine d’achille spezzato, ha modificato la meccanica di tiro utilizzando il dito medio quando l’indice – il dito che governa il tiro – non era più in grado di flettersi, è arrivato a segnare ben 81 punti in una sola partita! Non sembra possibile nemmeno oggi che lui abbia segnato 60 punti nella sua ultima partita e negli ultimi 3 minuti sia riuscito a guidare i Lakers ad una rimonta pazzesca contro gli Utah Jazz! (era il 13 aprile del 2016). A questa partita erano presenti tutti i grandi campioni del basket, compreso O’Neal seduto vicino alla panchina. Bryant ha così concluso la sua carriera da eroe!

Potrei scrivere ancora fiumi di parole per riconoscerne e farne apprezzare la grandezza, ma ora devo riportare fedelmente la sua “perla”, ovvero la lettera di addio al suo amato sport, scritta durante la sua ultima stagione (2015/2016).

Perché?

Semplicemente perché sono parole che fanno riflettere sul significato della vera “passione”, parole commoventi e piene di emozione.

Proprio grazie a questa lettera, nel 2018 Kobe ha ricevuto anche un premio OSCAR per il miglior cortometraggio d’animazione.

“Dear Basketball, from the moment I started rolling my dad’s tube socks and shooting imaginary game-winning shots in the Great Western Forum I knew one thing was real: I fell in love with you.

A love so deep I gave you my all from my mind & body to my spirit & soul.

As a six-year-old boy deeply in love with you I never saw the end of the tunnel.

I only saw myself running out of one.

And so I ran.

I ran up and down every court after every loose ball for you.

You asked for my hustle I gave you my heart

because it came with so much more.

I played through the sweat and hurt not because challenge called me but because YOU called me.

I did everything for YOU because that’s what you do when someone makes you feel as alive as you’ve made me feel.

You gave a six-year-old boy his Laker dream and I’ll always love you for it.

But I can’t always love you obsessively for much longer.

This season is all I have letf to give.

My heart can take the pounding my mind can handle the grind but my body kmows it’s time to say goodbye.

And that’s OK. I’m ready to let you go.

I want you to know now so we both can savor every moment we have left together.

The good and the bad.

We have given each other all that we have.

And we both know, no matter what I do next I’ll always be that kid with the rolled up socks garbage can in the corner :05 seconds on the clock ball in my hands.

5…4…3…2…1 Love you always, Kobe

“Cara Pallacanestro, dal momento in cui ho iniziato ad arrotolare i calzettoni di mio padre e a realizzare canestri vincenti immaginari nel Great Western Forum, sapevo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te.

Un amore così profondo per cui ti ho dato tutto, dalla mia mente al mio corpo, al mio spirito e alla mia anima.

Da bambino di sei anni, profondamente innamorato di te, non ho mai visto la fine del tunnel.

Vedevo solo me stesso correre di corsa. E così ho corso. Ho corso su e giù per ogni campo, dietro a ogni palla persa per te. Hai chiesto la mia determinazione e io ti ho dato il mio cuore, perché l’ho riavuto con molto di più.

Ho giocato fra sudore e dolore, non perché fossero le sfide a chiamarmi, ma perché TU mi chiamavi. Per te ho fatto ogni cosa, perché questo è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu facevi sentire vivo me.

Hai donato a un bambino di sei anni il suo sogno di giocare nei Lakers e per questo ti amerò sempre. Ma non posso amarti ossessivamente per altro tempo ancora. Questa stagione è tutto ciò che mi è rimasto da darti.

Il mio cuore può reggere il colpo, la mia mente può sopportare lo sforzo, ma il mio corpo sa che è il momento di dirti “addio”.

E va bene così. Sono pronto a lasciarti andare.

Ora voglio che tu lo sappia, così possiamo apprezzare ogni momento che ci rimane insieme, bello o brutto che sia, Ci siamo dati a vicenda tutto ciò che avevamo.

Ed entrambi sappiamo che non importa cosa farò dopo, sarò sempre quel bambino con i calzettoni tirati su e il cestino dei rifiuti nell’angolo, 5 secondi sull’orologio, palla nelle mie mani.

5…4...3...2...1.

Ti amerò per sempre.

Kobe”.

Conclusione: Questa lettera mi ha colpito profondamente, mi ha veramente fatto capire cosa sia una passione e cosa significhi faticare per allenarsi e per vincere.

Soprattutto in questo periodo “particolare” ho capito cosa voglia dire fare fatica e fare sacrifici perché quando cerco di allenarmi, da solo, nel cortile di casa mia, senza la guida di un allenatore che mi sproni e mi motivi, tendo a sfiduciarmi e poi a rinunciare… La figura dell’allenatore ha un ruolo fondamentale, così come i compagni di squadra: solo tutti insieme si arriva alla vittoria, solo tutti uniti per un solo scopo fa sì che questo obiettivo venga raggiunto e diventi realtà.

Devo ammettere però che io ho la fortuna di farmi “seguire” da mio papà che è stato sia giocatore che allenatore di basket quando era più giovane.

Tra l’altro mio papà ha disputato una partita amichevole - negli anni ‘90 – proprio contro una squadra in cui giocava Joe Bryant, il padre di Kobe.

La famiglia Bryant infatti ha vissuto in Italia in quel periodo e proprio nel nostro Stato Kobe ha mosso i suoi primi passi nel mondo della pallacanestro (Kobe è rimasto nel nostro Paese dai 6 ai 13 anni di età).

In Italia ha imparato i fondamentali, ovvero elementi tecnici quali palleggio, passaggio, tiro, terzo tempo, schiacciata, rimbalzo e stoppata e quando ha fatto ritorno negli Usa aveva capito quanto gli erano serviti.

Ringraziamenti: E per finire, come in ogni “vero” libro, termino con i dovuti ringraziamenti anche se so che non sono previsti dalla scaletta di questa “tesina”.

Potete considerarla una licenza d’autore ?!

Inizio con un GRAZIE generico alla scuola Sacra Famiglia in cui ho vissuto ogni giorno dall’età di 3 anni, quando piangevo come un matto per non staccarmi dalla mamma per poi perdermi a giocare all’infinito. Era un asilo colorato e bellissimo, con tanti bambini… Io ero un “ORSACCHIOTTO” nel gruppo degli arancioni. Ho dei ricordi stupendi...

Poi sono diventato grande e ho cominciato la scuola elementare dove non si gioca più (purtroppo!) e dove non riuscivo a stare seduto nel banco per più di 10 minuti di fila!

Ed eccomi finalmente alla scuola media: amici nuovi e soprattutto insegnanti nuovi… e stavolta sono tanti! Il rapporto diventa “fra grandi” (si dice formale, giusto?) e non ci si rivolge più con il TU: ora si deve dare del LEI. Un po’ complicato all’inizio ma poi mi abituo.

La “Sacra Famiglia” è stata da sempre la mia seconda casa!

Sono sempre arrivato la mattina presto e rimasto fino al tardo pomeriggio; sono quasi sempre l’ultimo ad uscire… ma va bene così perché mi piace.

Mi piace far giocare i bambini piccoli, aiutarli coi compiti e sapere che mi vedono come “uno grande”, da copiare e a cui chiedere qualunque cosa gli salti in mente. E’ una sensazione che mi fa stare bene perché per loro mi sento importante!

Anche alle medie la fatica a stare seduto in un banco per tanto tempo mi fa impazzire...ma miglioro e mi obbligo al rispetto delle regole.

Grazie a tutti voi professori, compresa la Preside, che mi avete sopportato e supportato per 3 lunghi anni!

Spero di rimanere nei vostri ricordi per sempre come voi nei miei!

Andrea

Bibliografia e sitografia: - Bryant Kobe: “DEAR BASKETBALL” – https://www.theplayerstribune.com; - Fabbri Fabrizio e Caianiello Edoardo: “KOBE BRYANT - IL MORSO DEL MAMBA” – 2015 Lit Edizioni Srl; - Giberti Alessandro: “CHE COSA E’ STATO KOBE BRYANT” – https://www.rollingstone.it; - https://www.mondiali.it : “COME IN UN FILM, LA PERFETTA ULTIMA PARTITA DI KOBE BRYANT IN NBA DA 60 PUNTI”; - Pop Economy: “DEAR BASKETBALL, IL CORTO DI KOBE BRYANT” – https:// www.popeconomytv/video/dear-basketball; - Poroli Francesco: “LIKE KOBE – Il Mamba spiegato ai miei figli” (audiolibro).