LA GIOVENTÙ ITALIANA TRA LE DUE GRANDI GUERRE

SCUOLA SACRA FAMIGLIA FAMIGLI

A.S. 2019-2020 2019

LA GIOVENTU' ITALIANA TRA LE DUE GRANDI GUERRE

Brignani Luca 3° B 1

INDICE

4 Introduzione 5 Scheda libro "Ribelli in fuga" 6 Gli Scout 8 Cenni storici 9 I valori 10 L' organizzazione 12 Gli Scout oggi 13 I Balilla 15 Cenni storici 16 Principi educativi 17 Organizzazione 19 CuriositĂ 23 Conclusioni 24 Sitografia

2

"Il vero modo di essere felici è quello di procurare felicità agli altri. " Robert Baden-Powell

"...il mondo vede nella vostra disciplina, nella vostra tenacia, nel vostro coraggio, espressione della solenne gioventù di Roma..."

B. Mussolini dal discorso alla celebrazione del 1°decennio dell'ONB

3

INTRODUZIONE

Il mio lavoro di approfondimento è stato ispirato dalla lettura del libro "Ribelli in fuga" di Tommaso Percivale.

Il libro racconta la storia di un gruppo di ragazzi Scout che si ribellano all'arrivo dei Balilla nel loro paese e organizzano una fuga sui monti.

Mi hanno colpito il coraggio e la determinazione dei giovani protagonisti, sia Balilla che Scout, e ho deciso di conoscere meglio i due movimenti.

Il mio lavoro di ricerca si è basato sulla consultazione di siti internet ( documenti, lettere, articoli di giornali), video dell'epoca e di testimonianze.

Ho impostato l'approfondimento dividendo il lavoro in due grandi capitoli: Gli Scout e I Balilla, per ognuno ho scritto la nascita e la storia, l'organizzazione e le curiositĂ .

Nella conclusione ho scritto le mie personali osservazioni sui due movimenti.

I capitoli che introducono gli Scout e i Balilla sono preceduti dalle citazioni riportate nel libro di Percivale.

4

Il libro "Ribelli in fuga" è stato scritto da Tommaso Percivale nel 2013 ed è ambientato a Pruneto, un piccolo paese sull'Appennino, in cui tutti si conoscono, tutti riconoscono il valore dei ragazzi Scout, in grado di mobilitare il paese intero per cercare una ragazzina scomparsa. Nel 1928 il regime fascista scioglie le associazioni Scout, la legge nazionale dice che d'ora in poi il reparto, e le squadriglie, quella maschile dei Falchi e quella femminile delle Api, non potranno più svolgere le proprie attività, ma dovranno riconoscersi in un concetto di onore come quello dei fascisti: tutto sangue e violenza. Tutti devono diventare Balilla. Nel libro vengono raccontate le vite di alcuni ragazzi del paese: Ettore, che vuole dimostrare di valere ed è disposto a lasciare gli scout per diventare capo dei balilla, Ines che è stata tesserata, ma non partecipa alle riunioni, Gianni, caposquadra delle Aquile Randagie, che continua a chiamarsi Scout, per lui è una priorità e significa non avere assolutamente niente a che fare con i fascisti e i Balilla.

Con il sostegno di Don Averno, don del paese che organizzava il gruppo Scout, Andrea, Gianni e Ines riescono a proseguire le proprie attività, a risistemare il rifugio del Bric Polenta e a progettare una vera e propria fuga per rimanere sulle montagne.

I ragazzi conoscono la natura, per loro non sarà difficile sopravvivere tra i monti.

Sembra che tutto vada per il meglio, quando una cricca di nuovi Balilla scopre il loro segreto setacciando monti e valli. Sono i loro vecchi compagni, che hanno gettato via cappello e fazzolettone e hanno indossato la camicia nera perché così è stato detto loro di fare. La squadra li insegue e li bracca. I tre giovani che scappano vivono un’avventura eccezionale di ribellione e sopravvivenza, per riuscire a mantenere in vita i loro ideali di libertà e lealtà.

5

GLI SCOUT

6

"... Non c' era una divisa uguale a un' altra.''

"... Tutti gli scout indossavano pantaloni corti sopra al ginocchio, ma c' era chi li aveva neri, chi blu e chi cachi ..."

"... Gli scout hanno come simbolo il giglio con i tre punti della promessa ... i Balilla anzi i fascisti hanno come simbolo uno strumento di punizione e morte! ..."

"... i due elementi distintivi delle squadre scout, nonchĂŠ il loro massimo orgoglio: il guidone, il bastone con l' animale simbolo della pattuglia e il fazzolettone, che oltre ad essere utile come bendaggio o corda era anche il segno caratteristico del reparto ..."

"... Sul mio onore prometto di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la patria, per aiutare gli altri in ogni momento e obbedire alla legge scout ..."

7

CENNI STORICI La parola scout, che significa in lingua inglese «ricognitore, esploratore», veniva e viene tuttora usata in ambito militare per indicare tutti quei mezzi e quelle attività volte a localizzare il nemico. Fu scelta da Baden-Powell, tenente generale inglese, pensando ai ragazzi e ai molteplici orizzonti che essi potevano scoprire; il termine vuole anche far pensare a delle persone in grado di cavarsela da soli nelle situazioni più svariate. Lo scoutismo nacque nel 1907: è un movimento di carattere nazionale, internazionale e universale che ha come fine ultimo la formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale.

La prima associazione scout laica in Italia a diffusione nazionale e riconosciuta nacque nel 1912 per opera del dottor Carlo Giovanni Colombo. Nel 1916 nasce a Roma, fondata dal conte Mario di Carpegna, la prima associazione Scout a impronta religiosa ( ASCI).

Tra il 1927 e il 1928 il regime fascista sciolse le associazioni scout italiane per far confluire tutti i ragazzi nei Balilla. In seguito all'entrata in vigore della "Legge Balilla", il commissariato centrale dell'ASCI informa i dirigenti locali di sciogliere i reparti, inoltre comunica di applicare sulle bandiere e le fiamme dei reparti rimasti il simbolo del fascio littorio con la scritta ONB (Opera Nazionale Balilla) e di esporre nelle sedi un ritratto di Mussolini.

Nonostante ciò, alcuni gruppi scout, in varie località d'Italia continuarono a praticare clandestinamente lo scoutismo, dando vita alla cosiddetta Giungla silente. Durante gli anni dello scioglimento, gli ideali ed i valori del movimento scout sono stati tenuti in vita da adulti e giovani che hanno partecipato alla guerra di liberazione nei vari movimenti della Resistenza europea. In questa dimensione sono da ricordare in particolare due gruppi: il “Lupercale” a Roma e le “Aquile randagie” a Milano.

Queste ultime hanno avuto particolare risalto anche per le azioni di resistenza in aiuto a rifugiati e ad ebrei, aiutando questi ultimi ad espatriare in Svizzera attraverso valichi alpini conosciuti durante le attività scout.

Alla caduta del regime fascista nel 1943, grazie all'incoraggiamento del Governo provvisorio alleato, le associazioni scout italiane poterono iniziare a riorganizzarsi e riprendere le loro attività.

8

I VALORI Non "si fanno gli scout", ma si è scout. È un vero e proprio stile di vita. I ragazzi e le ragazze che intraprendono lo scoutismo si impegnano, forti della fiducia che sentono riposta in loro dagli adulti educatori, a crescere facendosi artefici consapevoli e responsabili della propria strada. I ragazzi mettono in gioco il proprio onore, vivendo esperienze che sollecitano le domande di senso e aiutano a cercarne le risposte.

In particolar modo, gli scout sono contro tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, di discriminazione, di marginalità e sfruttamento; in favore della cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia, della cultura della responsabilità verso la natura e l'ambiente e dell'equa ridistribuzione delle risorse.

Lo scout guarda al lato positivo in ogni cosa, e non tende soltanto ad "essere buono", ma ad essere attivo nel fare il bene. Lo scout ha il coraggio della lealtà, sa dare senso all'impegno, riconosce le proprie responsabilità nel piccolo gruppo di amici, come nella vita.

Fondamentali sono i principi della solidarietà, dell' altruismo, della legalità, della democrazia e dell' antirazzismo; le azioni saranno mirate a spendersi per aiutare chi vive in situazioni di marginalità e disagio.

9

L' ORGANIZZAZIONE A partire dai 7 anni fino agli 11 si fa parte del branco (Lupetti e Coccinelle), si imparano le fasi importanti della vita, i valori della pace e della convivenza, il rispetto del prossimo.

Dai 12 ai 15 anni si diventa esploratori.

Si assumono maggiori responsabilità e le prove si fanno più difficili e intense. Le uscite non si fanno più in appoggio a strutture ma si esce nel bosco e si imparano le prime nozioni di sopravvivenza.

Dai 16 ai 19 anni si passa ai rover, le uscite si fanno ancora più impegnative e in ambienti ostili: si dorme in montagna e si sta fuori diverse notti. Ognuno deve imparare ad essere autonomo e allo stesso tempo a essere sempre d’aiuto ai compagni.

Lo scout, dopo un periodo iniziale in cui ha dimostrato di voler appartenere al movimento, pronuncia la Promessa, con cui promette, appunto, fedeltà alla Legge scout. Dopodiché, può prendere delle “specializzazioni” in vari campi: natura, scienza, teatro, cucina ecc.

10

L'uniforme scout è stata creata da Robert Baden-Powell sul modello della divisa usata dalla Polizia Sudafricana, da lui istituita. Essa consisteva in una camicia, pantaloni a gamba corta, calzettoni, un foulard al collo, un cappello boero a falda larga e scarpe pesanti.

11

GLI SCOUT OGGI Oggi gli scout mantengono gli stessi principi del 1907, quando nacque il movimento: la vita all’aperto, lo spirito di avventura, il gioco, il servizio, la fraternità internazionale e la dimensione comunitaria.

AGESCI e CNGEI sono le due principali associazioni italiane. Agesci sta per Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani: ha un'impronta cattolica e i gruppi sono legati a una parrocchia; Cngei è, invece, il Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani e si differenzia dal primo per il suo carattere aconfessionale. Ma i principi e le modalità sono comuni.

Ci sono più di 40 milioni di scout e guide in oltre 200 paesi e in Italia l’AGESCI, Associazione Guide e Scouts cattolici Italiani, è presente su tutto il territorio nazionale.

12

I BALILLA

13

"... Da un giorno all' altro le pareti del paese vennero tappezzate di manifesti.

C' era scritto CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE e poi ONB ..."

"... C' era un fez nero con una nappa vezzosa, un fazzolettone blu con il viso di Mussolini ricamato sopra, finti calzettoni e un paio di scarpe nere alte e lucidissime ... una camicia nera e un paio di pantaloncini color erba secca ..."

"... La casa del Balilla è realmente una opportunità per i nostri giovani. Una volta entrati nei ranghi, i ragazzi conosceranno la disciplina, l' ordine, l' obbedienza e gli ideali del fascismo e di noi tutti ..."

14

CENNI STORICI La denominazione balilla fu ispirata dalla figura di Giorgio Battista Perasso detto “Balilla”, il giovane che avrebbe dato inizio alla rivolta di Genova contro gli occupanti austriaci nel 1746, un'immagine di patriota sfruttata dal regime fascista di Benito Mussolini.

Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, il nascente regime fascista si pose il problema di come "fascistizzare" la società, a partire dai più giovani. Nel dicembre 1925 Mussolini diede all'ex ardito Renato Ricci il compito di "riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico".

L'ONB fu l'organizzazione giovanile del Regno d'Italia, istituita, durante il ventennio fascista, con legge 3 aprile 1926.

Nel 1928 il regime fascista sciolse le organizzazioni giovanili non fasciste, tra cui le associazioni scout.

Fu istituito il sabato fascista, che interrompeva la giornata lavorativa del sabato, in modo che il pomeriggio venisse dedicato ad "attività di carattere addestrativo prevalentemente premilitare e post-militare, come ad altre di carattere politico, professionale, culturale e sportivo". Spesso, per gli studenti, erano previste attività ginniche, per mantenersi in forma e per dare sfoggio della propria abilità e prestanza fisica. Astenersi da queste attività poteva portare a ripercussioni da parte del regime.

I ragazzi, in divisa e inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste, dovevano seguire corsi di dottrina fascista e compiere esercizi ginnici: maneggiare il moschetto (il cosiddetto moschetto Balilla), lanciarsi attraverso cerchi di fuoco, fare volteggi.

L'Opera nazionale Balilla era governata a livello nazionale da un Consiglio centrale, mentre a livello locale vi erano i Comitati provinciali e comunali.

Insieme all'Associazione dei fasci giovanili di combattimento, l'ONB, nell'ottobre del 1937, confluì nella Gioventù italiana del littorio per poi essere definitivamente sciolta il 25 luglio 1943.

15

PRINCIPI EDUCATIVI Lo scopo dell'ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell'educazione militare, renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di "fascisti del domani".

"L'educazione fascista", sosteneva Mussolini, "è morale, fisica, sociale e militare: è rivolta a creare l'uomo armonicamente completo, cioè fascista come noi vogliamo". Fascistizzare le masse significava, anzitutto, fascistizzare i giovani: il loro ruolo per la creazione del consenso era essenziale. La scuola fu l'istituzione nella quale l'O.N.B. tentò di penetrare maggiormente: venne istituito un rigido controllo sugli insegnanti, centralizzò il sistema scolastico. I giovani furono inevitabilmente stereotipati in quanto protagonisti del rinnovamento sociale. Il fascismo doveva creare “uomini nuovi” che fossero “cittadini - soldati “ e che, come tali, s'impegnassero per difendere ed incrementare il patrimonio culturale ed economico apportato dal regime al paese.

«Nel nome di Dio e dell'Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista.»

16

L' ORGANIZZAZIONE Dopo un primo periodo sperimentale, l'ONB venne stabilmente suddivisa, per età e sesso, in vari corpi: •

Corpi maschili: o figli della lupa: dai 6 agli 8 anni; o balilla: dagli 8 ai 14 anni (escursionisti fino ai 12 anni, poi moschettieri); o avanguardisti: dai 14 ai 18 anni (moschettieri fino ai 16 anni, poi mitraglieri).

•

Corpi femminili: o figlie della lupa: dai 6 agli 8 anni; o piccole italiane: dagli 8 ai 13 anni; o giovani italiane: dai 13 ai 18 anni.

Esterni all'ONB vi erano i movimenti d'età superiore: • •

Fasci giovanili di combattimento e giovani fasciste: dai 18 ai 21 anni; Gruppi universitari fascisti (GUF): studenti universitari e delle scuole superiori.

17

L' abbigliamento del balilla era costituito dalla classica camicia nera, fazzoletto azzurro, pantaloni grigioverde, fascia nera, fez (il copricapo turco mutuato dai bersaglieri) e infine un paio di scarponi di color marroncino: la divisa dei Balilla era indossata dai bambini delle elementari ed erano come dei militari (e propedeutica alla leva militare vera e propria) dell'ONB. Quasi sempre presente nelle esercitazioni era inoltre il moschetto Balilla (in versione giocattolo per i figli della lupa).

18

CURIOSITA'

19

I lupetti si ispirano alle avventure tratte dal romanzo "Il Libro della Giungla" di Rudyard Kipling. I gruppi si chiamano branchi e i capi sono Akela, il lupo e Bagheera, la pantera nera. Si saluta dicendo "Buona caccia" Le coccinelle sono immerse nel mondo magico del Bosco del libro "Sette punti neri" di Cristiana Ruschi Del Punta.

Qui i capi sono: Arcanda, la grande aquila, e Scibà, il serpente. E il gruppo è chiamato il cerchio. Qui il saluto è "Buon volo".

Il film racconta delle Aquile gruppo di ragazzi svolgevano clandestinamente del fascismo.

la storia randagie, scout che attività all'epoca

20

Il nome balilla è stato usato per il famoso gioco da tavolo: "calcio-balilla".

Negli anni '30 la Fiat diede il nome balilla a una macchina che diede inizio alla motorizzazione di massa in Italia.

21

Fumetto fascista: gli anni dal ’23 al ’36 Nel febbraio 1923, appena quattro mesi dopo la Marcia su Roma (ottobre ’22), nasce a Milano Il Giornale dei Balilla, poi semplicemente Il Balilla. E' stato un settimanale illustrato italiano per ragazzi pubblicato dal 1923 al 1943 per oltre mille numeri. Nei giorni di guerra venivano pubblicate le filastrocche con caricature del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt (chiamato "Rusveltaccio"), del re d'Inghilterra Giorgio VI ("Giorgetto") e del suo ministro Winston Churchill ("Ciurcillone").

22

CONCLUSIONI

23

I Balilla e gli Scout hanno alcuni aspetti comuni: l'organizzazione, entrambi si rivolgono ai giovani che indossano un'uniforme che li fa sentire parte del loro movimento.

I principi sui quali si fondano, invece, li rendono molto differenti: nel giuramento dei Balilla le parole chiave sono ordine al Duce e sangue per la Rivoluzione Fascista; nella Promessa degli Scout le parole chiave sono fare del proprio meglio ed essere d'aiuto agli altri.

Quando ho visto i filmati dell'epoca, mi hanno colpito le immagini dei giovani Balilla, in fila schierati come piccoli soldati, tutti uguali mentre sfilavano in parate imponenti e coreografiche. Quei ragazzi seguivano quello che gli veniva imposto di fare, di dire e di pensare da adulti che avevano l' unico scopo di trasmettere l' ideologia fascista. Facendo questa ricerca ho scoperto anche che il fascismo con l' ONB ha aiutato molte famiglie povere dando assistenza e cure mediche, in estate bambini e ragazzi potevano andare nelle Colonie, al mare o in montagna ( le nostre Colonie Padane ne sono un esempio).

Pur avendo avuto iniziative positive la popolazione il fine ultimo restava indottrinare una generazione al fascismo.

Gli Scout nella loro semplicità rispecchiano la libertà, il loro pensiero è finalizzato a formare i ragazzi al senso civico, all'altruismo e alla collaborazione.

Mentre leggevo il libro ho ammirato il coraggio di Gianni e dei suoi compagni, e in loro mi sono immedesimato, hanno continuato, nonostante i rischi che correvano a credere nei loro ideali. "....perché un ragazzo che rinuncia alle cose in cui crede è un arbusto senza radici...."

24

Sitografia

Archivi Rai, Wikipedia, Nostrofiglio, Repubblica, Treccani, guidafumettoitaliano

25