IL FASCISMO E LA SECONDA GUERRA MONDIALE. LA STORIA E I RICORDI

Scuola Sacra Famiglia a. s. 2019/2020

Il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale La storia e i ricordi

Cattaneo Camilla 3b

Indice

Introduzione

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Il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. La storia e i ricordi

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Conclusioni

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Introduzione

Qualche anno fa sono stata ad Amsterdam, una città bellissima. Dei luoghi di Amsterdam che ho visitato, uno su tutti mi è rimasto nel cuore: la casa di Anna Frank. Non dimenticherò facilmente le sensazioni che ho provato entrando in quella casa. Lo stupore di sapere che tante persone avevano dovuto vivere insieme in una casa così piccola, la sensazione di angoscia sapendo che dovevano vivere al buio per non essere visti all’esterno, la paura di chi deve vivere in silenzio per non essere sentito e quindi fatto prigioniero.

Questo, oggi, mi fa pensare ai racconti di Selene, quando diceva che da piccola, durante i bombardamenti della guerra, dovevano coprire le finestre con la carta blu, perchè la notte non si dovevano vedere le luci delle case dall’alto. Selene non racconta spesso della guerra, quando lo fa, un po’ si commuove e un po’ prova nostalgia per quella ragazzina che era lei all’epoca.

In questo anno scolastico per metà trascorso a distanza, in storia abbiamo affrontato la Seconda Guerra Mondiale. Giunto il momento di decidere l’argomento da approfondire e da esporre durante l’esame di terza media, ho pensato di raccontare gli eventi del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale intrecciandoli ai racconti di Selene che all’epoca aveva tredici anni, come Anna e come me oggi. E così ho fatto.

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Il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. La storia e i ricordi

“Ero in quarta elementare a Gombito, quando il duce fece il discorso alla radio; annunciava trionfalmente che l’Italia sarebbe entrata in guerra. Provai una forte stretta al cuore. Immaginavo già gli orrori che la guerra avrebbe portato con sé”.

Discorso di Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, 10 giugno 1940, Istituto Luce, Unesco, Roma

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Queste sono le parole di Selene, nata nel 1927, in un paesino della campagna cremonese. Selene nasce nel periodo fascista quello che verrà definito “il ventennio fascista”, è la seconda di tre figli. La sua era una famiglia né ricca né povera.

Andava a scuola, voleva diventare una maestra elementare.

Il fascismo è stato un movimento politico nato in Italia nel 1919 a opera di Benito Mussolini. Andato al potere nell'ottobre del 1922, Mussolini distrusse le istituzioni dello Stato liberale e diede vita a un regime dittatoriale, crollato nel luglio 1943. In senso proprio è un fenomeno italiano. Un movimento diretto ad abbattere le istituzioni liberali e la democrazia, a combattere il socialismo e il comunismo e a instaurare uno stato dittatoriale.

Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò a Milano un fascio di combattimento col proposito di dare vita ad un movimento che, nella profonda crisi politica e sociale provocata dalla Prima guerra mondiale, rivendicava per l'Italia i compensi territoriali e coloniali negati dalle potenze alleate, criticava per la sua debolezza la classe dirigente liberale, attaccava i socialisti come nemici della nazione, si proclamava anticlericale e favorevole alla repubblica. Rimasto dapprima ai margini della vita politica, nell'autunno 1920 il fascismo assunse un carattere accentuatamente di destra.

Costituì squadre armate, attaccando con azioni violente i socialisti, i sindaci, gli scioperanti col proposito di stroncare la sinistra rivoluzionaria e di favorire la restaurazione dell'autorità dello stato. Il che indusse i proprietari terrieri e gli industriali a sostenere e finanziare il fascismo e settori dell'esercito armato. Alle elezioni del maggio 1921 i fascisti ottennero 35 seggi e in novembre diedero vita al partito nazionale fascista. Mussolini dopo la marcia su Roma compiuta dalle sue milizie, il 28 ottobre 1922 ricevette dal re Vittorio Emanuele III l'incarico di formare il governo con l'appoggio dei liberali e del partito popolare cattolico.

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Nel gennaio 1923 fu costituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Venne approvata la legge Acerbo volta ad assicurare la maggioranza assoluta alla Camera ai fascisti, che con le elezioni dell'aprile 1924 diventarono padroni del Parlamento.

Nel 1925-26 con le leggi “fascistissime” Mussolini procedette a costituire la dittatura: furono aboliti tutti i partiti all'infuori di quello fascista, sciolti i sindacati socialisti e cattolici, soppressa la libertà di stampa. Mussolini, duce del fascismo, assunse nelle proprie mani le funzioni legislative ed esecutive assumendo così le vesti di dittatore: venne costituito un Tribunale speciale per la difesa dello stato e una polizia politica segreta (OVRA acronimo di opera vigilanza repressione antifascismo). L'11 febbraio 1929 Mussolini firmò i patti lateranensi, che sancirono la riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa.

I Patti Lateranensi, firmati dal Cardinale Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e dal Capo del Governo Benito Mussolini per conto del Regno d’Italia, 11 febbraio 1929, da Vaticano news

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Per combattere la disoccupazione furono avviati importanti lavori pubblici e bonifiche di zone paludose. Mentre il mondo giovanile, dal 1926, fu inquadrato nella gioventù italiana del Littorio che unificava le organizzazioni giovanili del regime, affidando al partito fascista il monopolio dell’educazione delle nuove generazioni.

“Noi giovani eravamo organizzati così: i bambini dai 6 agli 8 anni erano i figli della lupa, dagli 8 ai 14 erano i balilla, dai 15 ai 18 erano gli avanguardisti. Le bambine dai 6 agli 8 anni le figlie della lupa, dagli 8 ai 14 le piccole italiani, dai 15 ai 18 le giovani italiane. Dopo i 18 anni erano tutti giovani fascisti e giovani fasciste. Io ero una piccola italiana. Indossavamo una divisa composta da una gonna nera pieghettata e una camicia bianca. Ci incontravamo al sabato, il sabato fascista. Ci si incontrava a scuola, si faceva attività fisica e un incaricato del municipio veniva a farci lezione sul fascismo, anche la maestra indossava una divisa”.

Piccole italiane in posa, da lombardiabeniculturali fotografie

Nel campo della politica estera, l'Italia fascista ottenne clamorosi successi anzitutto di immagine con la conquista dell'Etiopia (1935-36) che consentì a Mussolini di

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proclamare l'impero, e con l’intervento nella guerra civile spagnola a sostegno del generale Francisco Franco (1936-39).

Dopo la crisi del 1929 (il famoso crollo di Wall Street), l’espansione imperiale era divenuta uno dei progetti più ambiziosi del governo fascista, che mirava alla ricostruzione di un impero in memoria dell’antico Impero Romano. Nel 1935 Mussolini attaccò l’Etiopia, paese africano facente parte della Società delle Nazioni.

L’Italia violò gli accordi di non belligeranza e la Società delle Nazioni applicò sanzioni economiche all’Italia.Mussolini decise per una politica economica di autarchia, sostanzialmente vietò le importazioni e impose che si utilizzassero solo materie prime nazionali al fine di diventare autosufficienti.

Gazzetta del Popolo, quotidiano fondato a Torino nel 1848, chiuso nel 1983, da Mostre virtuali

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“Ci stavamo abituando all’autarchia. Avevo un paio di scarpe, le chiamavo le scarpe autarchiche. Non erano in pelle, erano belle esteticamente. Le indossavo la domenica quando con le amiche si passeggiava chiacchierando del più e del meno.

Quella domenica pioveva. Avevamo compiuto solo pochi passi e io sentivo i piedi più pesanti del solito, non capivo… Erano le scarpe! Erano inzuppate, dalla punta uscivano gli alluci, i piedi erano fradici… Le mie belle scarpe autarchiche stavano andando in pezzi! Con una scusa tornai a casa velocemente, non volevo che le mie amiche vedessero le scarpe rotte. Ora, il problema, era quello di non avere più le scarpe della domenica”.

“Nel periodo autarchico il cibo scarseggiava, non tanto per noi che vivevamo in campagna, ma per la gente di città. Noi avevamo il latte, le uova, le galline e il forno per cuocere il pane. Dall’Etiopia arrivavano prodotti alimentari che non avevamo mai visto prima. Mi ricordo che davanti al piazzale della chiesa una volta alla settimana vendevano cumuli di banane e datteri, non tutti potevano comprare. Si vendevano anche le stecche di cioccolato; me le comprava mia nonna, mia mamma non me le ha mai comprate”.

Il 18 dicembre 1935 le coppie italiane e soprattutto le donne, furono chiamate a consegnare le fedi nuziali allo stato, ricevendo in cambio anelli senza valore. Si consumava così “la giornata della fede”, lo sposalizio simbolico con la patria fascista.

L’iniziativa aveva sì finalità economiche ma anche propagandistiche. La donazione dell’oro divenne il tema centrale dei messaggi radio, sui giornali, nei cortometraggi dell’Istituto Luce (istituito nel 1924 con finalità di propaganda politica, per celebrare i fasti del fascismo) proiettati prima dei film. Un ruolo centrale fu attribuito alle donne, nella giornata della fede venne data loro una visibilità pubblica del tutto inconsueta in Italia equiparandola ai tradizionali doveri femminili di moglie e madre. Il primo dono delle fedi fu quello della regina Elena di Savoia che ricevette in cambio le fedi d’acciaio.

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Consegna dell’oro alla patria Cremona, 1935, da lombardiabeniculturali fotografie

“Io ero piccola, mi ricordo che mia mamma un giorno andò in municipio, era il giorno in cui si doveva consegnare l’oro alla patria. Non si era obbligati, ma tutti andavano.

Mia mamma donò la sua vera d’oro, mio papà non la possedeva, una volta la vera nuziale la portavano soprattutto le donne. Mia mamma tornò a casa con la vera in ferro. Ma poi, tutto quell’oro che fine ha fatto? Ce lo siamo sempre chiesto”.

Il 5 settembre 1938 nella sua tenuta estiva di San Rossore in Toscana, il re Vittorio Emanuele III, firmò la promulgazione delle leggi razziali. Fu un controverso passo in avanti nell’alleanza tra Mussolini e Hitler. In Germania i provvedimenti antisemiti erano in vigore da anni, ma da quel giorno l’Italia si divise e il consenso del regime crollò.

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Quotidiano LA STAMPA, 5 settembre 1938, da archivio di stato di Torino

“​Una domenica in chiesa, alla celebrazione della messa mattutina, arrivarono due signore, eleganti nei modi e negli abiti. Si vedeva che arrivavano dalla città. Non le avevo mai viste prima. Qualche giorno più tardi scoprii che erano due professoresse di Milano, due sorelle ebree che avevano dovuto lasciare la città e il lavoro all’indomani della promulgazione delle leggi razziali. Da quel momento vissero con la comunità, tutti sapevano ma nessuno disse mai nulla”.

La seconda guerra mondiale è stata il più grande e disastroso conflitto della storia umana. Durò quasi sei anni, dal 1939 al 1945, e provocò enormi devastazioni umane e materiali. Fu combattuta da un insieme assai ampio di Stati stretti attorno alla Germania, all’Italia e al Giappone da un lato, e alla Gran Bretagna e poi (a partire dal 1941) agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica dall’altro, che risultarono infine le potenze vincitrici.

Ancor più della Prima guerra mondiale fu una vera e propria guerra totale. La sua conclusione, con il bombardamento atomico del Giappone, segnò l’inizio di una nuova era delle relazioni internazionali, caratterizzata dall’egemonia bipolare degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica.

La Seconda guerra mondiale ebbe inizio il 1 settembre 1939 con l’invasione della Polonia da parte della Germania di Hitler. Le premesse di questo conflitto (che provocò oltre 50 milioni di morti e immense distruzioni) sono riconducibili per diversi aspetti ai duri equilibri che le potenze vincitrici imposero alle potenze sconfitte, e in particolare la Germania, all’indomani della Prima guerra mondiale (1914-1918).

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Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra con la strategia di condurre una guerra parallela alla Germania. Attaccò la Grecia, ma fallì per impreparazione militare.

L’Italia si scontrò più volte con gli inglesi a Malta e perse la Cirenaica. La Germania invase l’URSS, pensò a un rapido annientamento della potenza nemica, ma con l’inverno russo la guerra lampo si trasformò in guerra di logoramento. Il Giappone attaccò improvvisamente la flotta statunitense di Pearl Harbour per ottenere il controllo sul Pacifico.

Poco prima i presidenti Churchill e Roosevelt sottoscrissero la Carta atlantica, che stabiliva alcuni principi da seguire una volta arrestata la tirannia nazista: libertà di commercio, diritto dell’autodeterminazione dei popoli, rifiuto della forza nelle controversie. Stati Uniti e Gran Bretagna dichiararono guerra al Giappone.

L’Italia aveva dimostrato la sua impreparazione militare ed economica. E poi, quale potenza sarebbe riuscita a contrastare gli USA? Nei paesi occupati dai nazisti si diffusero movimenti di resistenza, diversi in ogni stato per la composizione e l’efficacia, ma con in comune l’idea di combattere contro i nazisti.

Requisizione campane, 1942, da Federazione Campanari Bergamaschi

“Eravamo in tempo di guerra, non ricordo se fosse il 1942 o il 1943. In questo periodo le chiese ebbero l’ordine di consegnare le campane alla patria, perché occorreva il bronzo per fabbricare le armi. Il giorno in cui i fascisti vennero con il camion a prenderle, eravamo tutti in piazza ad assistere a quel sacrilegio.

Caricarono le campane, eravamo smarriti e arrabbiati. Era come se il fascismo avesse voluto tappare la bocca anche a Dio. Gli anziani andavano ripetendo: quando le campane toccano terra, la nazione ha già perso la guerra”.

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Durante il ‘42 le sorti del conflitto volsero a favore degli anglo-americani e dei sovietici, alleati nella lotta per la “resa senza condizioni” della Germania. Il fallimento della conquista della Russia a Stalingrado e la ritirata italo-tedesca furono le avvisaglie dell’indebolimento dell’Asse.

Le potenze dell’Asse e le potenze degli Alleati prima dell’armistizio di Cassibile, da il Messaggiero

Corriere della Sera, 8 settembre 1943, Armistizio di Cassibile, da Focus

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“Chi possedeva una bicicletta doveva acquistare il francobollo per circolare, era in alluminio e veniva fissato sotto il manubrio (e non mancavano i ladruncoli di francobolli). A quell’epoca le strade comunali non erano asfaltate, erano ricoperte di ghiaia di fiume, e i carri avevano le ruote di legno con il cerchio in ferro che spezzava la ghiaia, che a sua volta bucava facilmente il copertone e la camera d’aria delle ruote delle biciclette. I pezzi di ricambio li trovavamo in un negozio di un paese distante 10 km, per non doverli comprare al mercato nero. Avevamo spesso bisogno di pezzi di ricambio. Un giorno io e le mie amiche andando ad acquistare nuovi copertoni, ci imbattemmo, sulla strada, in una tradotta militare tedesca. Una fila di camionette piena di soldati. Da lontano si sentiva il rombo spettrale dei bombardieri in avvicinamento. Eravamo terrorizzate, ma non abbiamo perso la calma. L’unica soluzione era correre il più velocemente possibile e superare la lunga fila di camionette per metterci in salvo… E così abbiamo fatto. Abbiamo acquistato i copertoni nuovi e al ritorno la strada era libera”.

“Una cosa che non dimenticherò mai è il suono tetro e pauroso dei motori degli aerei che volavano a bassa quota, così come ero terrorizzata quando al loro passaggio tutto intorno calava l’ombra che faceva l’aereo”.

Nel 1943 il Consiglio del Fascismo votò la sfiducia a Mussolini e il nuovo governo di Badoglio firmò l’armistizio con gli anglo-americani. Mussolini, liberato dai tedeschi, fondò la Repubblica Sociale Italiana a Salò, di fatto sottomessa alla Germania.

La Seconda guerra mondiale terminò tra il maggio e il settembre del 1945 con la completa occupazione della Germania da parte delle truppe angloamericane e sovietiche e con il bombardamento atomico delle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti.

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Conclusioni

Conosco bene Selene. La conosco da sempre! Lei è la mia nonna materna. La nonna che prepara le marmellate e le zuppe di verdure. E’ la nonna che cuce e rattoppa i nostri vestiti quando si strappano. Ha quattro figli, nove nipoti e tre pronipoti e non dimentica mai un compleanno, ricorda persino l’onomastico di ognuno di noi! Ha 93 anni, ha vissuto la guerra, l’ha vissuta da adolescente l’età che ho io in questo momento. Avrebbe voluto studiare per diventare maestra elementare, ma abitava in un paesino di campagna in cui non c’era la stazione ferroviaria. Il grosso problema era riuscire a raggiungere la città, dove si trovava la scuola che avrebbe voluto frequentare.

Alla scuola per diventare maestra non ha mai potuto andare, questo le crea ancora oggi un po’ di dispiacere… Ma è sempre stata una donna attiva fisicamente e mentalmente, con mille interessi, a lei basta un’occhiata per capire, sempre. Una donna forte e coraggiosa, una grande maestra per tutti noi.

Dopo i racconti di nonna Selene alcuni accadimenti della Seconda Guerra Mondiale rimarranno stampati nella mia mente perché li ricorderò attraverso le parole della nonna. Ricorderò le scarpe autarchiche, il sabato fascista, per esempio, e gli orrori che porta la guerra a cui lei, in realtà, ha voluto solo accennare.

Selene nel 1947, poco prima di incontrare Ferdinando col quale si sposerà nel 1949.

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Sitografia

www.treccani.it www.treccani​ ragazzi www.skuola.net www.lombardiabeniculturali.it

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