HO VISTO L'INVISIBILE. I BUNKER E LA MIA ESPERIENZA

Scuola Paritaria di II° Grado SACRA FAMIGLIA

Anno Scolastico 2019 - 2020

“HO VISTO L’INVISIBILE”: I bunker e la mia esperienza

Approfondimento di: Elisa Eusebio Classe: 3°A

INDICE INTRODUZIONE PERSONALE …………………………………………..pag.3 Capitolo 1 ………………………………………………………………….pag.5 Cosa sono i bunker e come sono fatti

Capitolo 2 ………………………………………………………………….pag.8 Le tipologie di bunker

Capitolo 3 …………………………………………………………………pag.11 Il bunker di Dobbiaco

Capitolo 4 …………………………………………………………………pag.15 Cosa si trova al suo interno?

Capitolo 5 …………………………………………………………………pag.18 Perché questo approfondimento?

BIBLIOGRAFIA - ICONOGRAFIA - SITOGRAFIA …..……………..…..pag.20

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INTRODUZIONE

“Piú capaci si è di guardare indietro, tanto più facile è vedere lontano.”

Winston Churchill

Nelle pagine a seguire andrò ad approfondire un particolare argomento, quello dei bunker. Inizialmente spiegherò cosa sono e come sono fatti, successivamente invece ne andrò ad approfondire piccoli dettagli, generati anche da una mia esperienza personale. Il bunker che ho visitato è tornato in vita grazie a Curti Corvi un giovane universitario che propose di trasformare un bunker/dispensa in un museo tutt’ora attivo che genera sapere a tutti coloro che hanno e avranno il piacere di visitarlo. Quando per la prima volta sono andata a visitare il bunker non sapevo bene cosa aspettarmi. Ero forse piccola per capirlo e mi sembrava così strano che in un posto di villeggiatura ci fosse un pezzo di storia. Varcata la soglia della porta, mi ricordo faceva molto freddo, tutto d’un tratto mi sentii come immersa in un film, immaginavo soldati andare da una parte all’altra. Andavo in giro per quelle stanze fredde in cerca di dettagli provando ad immedesimarmi in un soldato che comunicava l’arrivo dei nemici al generale. Sono stata travolta da sprazzi di storia che non avrei mai pensato di vivere. Tornata alla realtà, posso dirvi che ho approfondito questo argomento perché mi ritengo fortunata di aver toccato con mano momenti di vera storia. Mi ha proprio sorpreso come in una cittadina così moderna, con così tanti visitatori, ci sia un “testimone” del passato, nascosto tra le montagne e la boscaglia, e infine perché anche se quei posti raccontano un momento traumatico della nostra vita posso dire che per me ha rappresentato una delle esperienze più sorprendenti. Questo approfondimento ha per me un grande significato, porto un argomento che a mio parere è poco conosciuto sopratutto a noi giovani. Ritengo che sia una traccia, un elemento della nostra storia doveroso da comprendere. Ci sono innumerevoli cose da scoprire su di essi, non sono solo nascosti -3-

fisicamente ma anche visivamente, ai nostri occhi e alle nostre menti. Da questa riflessione ne deriva appunto il titolo del mio approfondimento: “Ho visto l’invisibile”. Ho potuto vedere perciò un qualcosa sconosciuto ad altri, un qualcosa sconosciuto anche ai nemici del fronte opposto. In queste pagine ne è spiegata perciò la storia e la mia esperienza. Dalla mia visita, dunque, è partita l’idea di approfondire questo tema. Ho preso informazioni da diversi siti ma sopratutto da un libro molto interessante, fornitomi proprio dai proprietari e gestori del bunkermuseum. Per concludere poi, ne ho anche realizzato un modellino per rappresentare materialmente e fisicamente i luoghi che ho potuto toccare con mano.

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CAPITOLO 1

COSA SONO I BUNKER E COME SONO FATTI

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Un bunker è una fortificazione militare difensiva. Si differenzia da una casamatta in quanto questa è solamente il locale che alloggia l'arma, il cannone o la mitragliatrice, anche su di una nave, mentre un bunker è un complesso di costruzioni che possono anche comprendere una o più casematte. I bunker sono stati usati a partire dalla prima guerra mondiale, in particolare nella seconda guerra mondiale ma anche durante la guerra fredda.

Sono formati da diverse stanze, ognuna con uno scopo differente. Il numero di stanze varia ovviamente dalla grandezza del bunker e dalla tipologia di esso. In un bunker difensivo a scopo militare si trovano una stanza per l’artiglieria, una per l a m i t ra g l i at r i c e , u n a p e r l e comunicazioni e le feritoie. Nei bunker in generale, che variano da Soldati all’ingresso di un bunker quelli personali a quelli industriali, si trovano poi la cucina, i gabinetti e le stanze da letto. I bunker usati nelle guerre avevano anche le stanze degli ufficiali. I materiali utilizzati variavano.

La forma variava, le più comuni erano tondeggianti e a tunnel. Lo spessore delle pareti nei bunker poteva diversificarsi a seconda del tipo fra i 0,75 e i 3,5 m quelli in calcestruzzo e tra 2 e 8 metri quelli in roccia. I bunker denominati anche “opere” potevano essere scavati nella roccia (“opere in caverna”) in calcestruzzo (“opere in calcestruzzo”) oppure essere ibride (“opere miste”). Altro criterio distintivo era dato dalla loro grandezza.

Quelle di dimensioni più ridotte erano dotate di una, massimo due mitragliatrici o cannoni anticarro, avevano una resistenza medio-bassa e potevano alloggiare tra i 5 e i 10 soldati. Quelle di dimensioni medie avevano una resistenza medio-elevata, erano dotate da una a quattro postazioni di combattimento ed erano presidiate da un numero di soldati che variava tra le 15 e 30 unità. Quelle più grandi, invece, erano in grado di ospitare anche 100 soldati. La distribuzione dei locali nei bunker tra il 1930 e 1940 era sempre la stessa. L’ingresso o gli ingressi, in caso c’è ne fossero -6-

più di uno, erano ubicati nella maggior parte dei casi sul lato opposto al fronte d’attacco. Nelle opere più grandi l’area d’ingresso era protetta da un avancorpo (caponiera) provvisto di feritoie di tiro che permetteva di sorvegliarla ed eventualmente difenderla utilizzando mitragliatrici leggere.

La porta era realizzata con uno spessore in acciaio di 5 mm di origine navale. Appena entrati ci si trovava davanti ad un corridoio a esse con una postazione di tiro e nelle immediate vicinanze era collocato anche il gruppo elettrogeno, locale nel quale c’era l’impianto elettrico. Subito dopo si trovavano le latrine, il lavatoio e la cucina. Per garantire l’ermeticità dei locali interni ed evitare eventuali perdite di gas, la prima porta stagna era subito seguita da una seconda porta uguale. Nello spazio tra esse si trovava una barella, che per necessità poteva essere reperita più velocemente in caso di ferito. Era poi adibita una stanza più interna dove p o t e v a m o t ro v a re f e r i t i e ricoverati fino ad un massimo di 25 soldati. Si dormiva su grandi Bunker realizzato nella roccia letti a castello a gruppi di 6 uomini ciascuno. Lungo le pareti si potevano poi trovare le nicchie, usate come depositi. La sala di comando fungeva invece come camera da letto per gli ufficiali. Vicino ad essa era adibita una sala radio e telefono da cui si diramavano le comunicazioni interne fra postazioni di combattimento e fra quest’ultime gli osservatori da cui si mantenevano i contatti con il mondo esterno. Nei pressi era ubicata anche, una piccola infermiera dotata di una branda e di cassetta di pronto soccorso. Le postazioni di combattimento erano alloggiate all’interno delle casematte. Ciascuna casamatta era isolata dal resto dell’opera. Le casematte per mitragliatrici dovevano ospitare al loro interno tre persone addette alla loro manovra. A causa dei gas nocivi che si venivano a sprigionare durante l’azionamento delle armi, i componenti delle squadre addette alla loro manovra indossavano maschere anti gas. Le postazioni di combattimento infine erano protette da speciali corazzature provviste di feritoie di tiro.

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CAPITOLO 2

LE TIPOLOGIE DI BUNKER

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Esistono vari tipi di bunker a seconda delle peculiarità e dell'impiego a cui sono destinati.

Bunker difensivi Il tipo più semplice di bunker è quello impiegato per d i f e n d e re i s o l d at i c h e combattevano in trincea in prima linea, li proteggeva da attacchi condotti dall'alto, ad F. 1: Esempio di un bunker difensivo esempio mediante il lancio di granate o proiettili di mortaio.

Bunker per difesa costiera Un altro tipo di bunker è quello utilizzato per la difesa costiera, molto in voga durante la seconda guerra mondiale. Complessi di bunker di questo tipo, insieme alle trincee, costituivano la struttura difensiva delle coste della Normandia per possibili attacchi via marittima. Attualmente possono essere considerati inutili allo scopo militare perché non si effettuano più attacchi marittimi.

F. 2: Esempio di un bunker per la difesa costiera

Bunker per artiglieria Già più elaborati sono i bunker per le artiglierie. Essi sono costituiti da grosse strutture in cemento armato con pareti frontali e soffitti molto spessi e una grande apertura dove alloggiava il cannone vero e proprio con la sua blindatura F. 3: Esempio di un bunker per l’artiglieria

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protettiva. Questi tipi di bunker furono usati durante la seconda guerra mondiale per difendere le coste dalle unità navali nemici. Solitamente si trovavano in posizioni più arretrate rispetto ai semplici bunker di difesa.

Bunker personali I bunker personali, sono strutture facenti parte della casa, che solitamente si trovano sottoterra per essere usati in caso di uragani o trombe d’aria molto forti. I materiali utilizzati sono adatti anche a proteggere dalle radiazioni.

Possono avere diverse funzionalità oltre che a quelle citate appena sopra.

Vengono perciò anche utilizzate come safe room.

Bunker industriale Un altro tipo di bunker, può essere definito bunker industriale. Si intende con ciò una struttura fortificata adatta a difendere un'industria o più genericamente un'installazione industriale-militare.

Bunker antiatomico Durante la guerra fredda la necessità di prevedere strutture per garantire la sopravvivenza delle popolazione spinsero molte nazioni a investire ingenti risorse nella costruzione di bunker antiatomici che potessero riparare gli occupanti non solo dagli effetti catastrofici di possibili attacchi nucleari ma anche dalle armi chimiche. I bunker antiatomici variano per capienza ed estensione ma la loro caratteristica comune è quella di essere interrati e con spesse pareti di cemento armato, porte a tenuta stagna ed equipaggiati con sistemi di filtraggio e riciclo dell'aria e tute di protezione.

Esempio di un bunker antiatomico

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CAPITOLO 3

IL BUNKER DI DOBBIACO

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Il confine tirolese era protetto da due sbarramenti quello di Val di Landro, costituito dai forti di Landro e Prato Piazza e quello di Sesto con i forti di Mitterberg e Haideck.

Prima dello scoppio della Grande Guerra queste costruzioni erano già di vecchia data e gli armamenti erano considerati poco funzionanti, poco adatti alla F. 1: Piantina bunker Dobbiaco difesa del popolo. Le decisioni che vennero prese perciò furono quelle di ricostruire tutti gli armamenti e le fortificazioni, non prima però della metà degli anni ’80 del XIX secolo a causa di problemi economici. Dopo le ristrutturazioni, vennero considerati nuovamente di vecchia data, in quanto la tecnologia stava sempre più avanzando. Perciò decisero di costruire altri 2 armamenti nuovi, più moderni, così da non ricostruire tutta la linea difensiva. Le fortificazioni di Landro erano tra le prime fortificazioni d’alta quota. Anche queste definite obsolete e con i medesimi problemi appena evidenziati, vennero però tenute “attive” per ingannare così gli italiani, facendo credere che fossero ancora funzionanti, togliendone semplicemente gli armamenti al loro interno. Rimasero perciò illuminate. Questo piano funzionò, gli italiani infatti, continuarono a sparare tutta l’estate mirando a queste fortificazioni desolate.

F. 2: Ingresso bunker Dobbiaco Dopo aver accennato qualche curiosità legata alle fortificazioni in Alto Adige passiamo ad affrontare l’argomento centrale legato al bunker di Dobbiaco. Il bunker in questione è un’opera che faceva parte dello sbarramento difensivo ideato negli anni ’30, facente parte dei 350 bunker in tutto l’Alto Adige ideati per proteggere l’ampia - 12 -

valle Pusteria da un’invasione proveniente da Est. Tali opere costruite lungo tutta la frontiera, furono denominate “Vallo A l p i n o d e l L i t t o r i o ”. A s e g u i t o d e l l ’a n n e s s i o n e d e l l ’A u s t r i a a l l a Germania, della costituzione dell’alleanza tra Roma e Berlino e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ci fu prima un rallentamento dei lavori e successivamente ne venne decretata la sospensione. Dopo la guerra, con l ’e n t r a t a d e l l ’ I t a l i a n e l l a N AT O (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e lo scoppio della “Guerra Fre d d a” s i p ro v v i d e a d u l t i m a re , restaurare e riarmare molte delle vecchie postazioni in funzione di contrasto di F. 1: Interni bunker Dobbiaco un’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia, che avrebbero rapidamente attraversato la neutrale Austria. In particolare, questo bunker fu riattivato con il nome in codice “Emma” e, insieme ad altri nove bunker, faceva parte dello sbarramento di Dobbiaco. Il “Vallo Alpino” cessò definitivamente la sua funzione con il crollo del muro di Berlino e la fine della “Guerra Fredda”.

Dal 1992 le opere furono dismesse e passate in proprietà alla Provincia di Bolzano. Il bunker situato tra San Candido e Dobbiaco, primo bunker di tutta la fortificazione, fu poi riacquistato dai proprietari del maso a cui apparteneva inizialmente e venne usato come deposito per le patate. Curti Covi, giovane laureato in storia, dopo aver effettuato diversi tentativi, riuscì a convincere i proprietari che del F. 2: Vista esterna delle feritoie bunker in questione, se ne poteva fare un uso migliore. I proprietari, a seguito di questa fase di convincimento, acconsentirono e da deposito di patate lo trasformarono in un museo. Un curioso particolare costruttivo è la totale assenza di porte nei vari locali - 13 -

interni compresi i gabinetti, con la sola eccezione delle porte blindate in ferro. Questo è dovuto al fatto che, nel dopoguerra, le opere furono costruite a risparmio, in quanto non erano destinate a fermare l’avanzata del nemico, ma solo a rallentarla (un giorno in più, era già ritenuto un risultato più che accettabile). Non valeva la Camerata - ad oggi museo del bunker di Dobbiaco pena quindi di realizzare nulla di più che lo strettamente necessario.

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CAPITOLO 4

COSA SI TROVA AL SUO INTERNO?

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L’armamento dei bunker nel Vallo Alpino prevedeva, prima di tutto, almeno un carro armato interrato per aumentare ulteriormente la potenza di fuoco degli sbarramenti più importanti. A causa della crisi economica lo Stato dovette riorganizzare poi le scorte dell’anteguerra, riarmando tutti i carri armati disponibili. Altre attrezzature che era possibile trovare e di particolare rilevanza erano poi i cannoni a n t i c a r ro, i n g ra d o d i i n c re m e n t a re notevolmente il valore difensivo e le F. 1: Giacca e borraccia di un soldato maschere antigas collegate all’impianto di ventilazione.

F. 2: Cassetta farmaci - infermeria

Nel bunker di Dobbiaco attualmente sono presenti solo pochi armamenti rimasti nelle camere di combattimento: due cannoni anticarro e una mitragliatrice. Nella stanza del centralino, invece, possiamo tutt’ora trovare dei vecchi ricevitori radio e un paio di cuffie ancora intatte. Il bunker poteva ospitare una guarnigione di 30 uomini tra ufficiali, sottufficiali e soldati che tuttavia non occupavano stabilmente l’opera.

E' possibile trovare perciò tra i vari accessori rimasti esposti varie giacche di u f fi c i a l i e s o l d a t i e u n s e t c h e comprendeva tutti gli utensili che un soldato doveva portarsi dietro per mangiare e prepararsi il pasto come la forchetta, cucchiaio e una ciotola.

Il bunker oggi …

Per fortuna la catena di fortificazioni non è mai stata chiamata a svolgere attività di difesa. All’inizio di questo millennio i bunker furono disarmati e poco dopo F. 3: Cucina con utensili

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F. 1: Cartello informativo

divennero proprietà della Provincia autonoma di Bolzano, che ne indisse un’asta pubblica. Uno degli oltre 350 bunker eretti in Alto Adige tuttavia è stato adibito a museo, il “Bunker Museum”, situato a ridosso della strada statale tra San Candido e Dobbiaco, nei pressi dell’agriturismo Baumannhof.

Grazie al recupero della vasta rete di gallerie sotterranee è stato possibile ripristinare in parte lo stato originale dell’opera.

Q u e l l o c h e d a l l ’e s t e r n o appare come una costruzione di dimensione ridotta, all’interno si presenta in tutta la sua vastità. La costruzione ben mimetizzata, dall’aspetto misterioso, si schiude sotto terra con un’altezza di 10 metri e con muri in calcestruzzo dallo spessore che arriva fino a 7 metri.

Infatti, immergersi in un posto che in passato era sottoposto alla massima segretezza è in F. 2: Centralino telefonico realtà molto di più di una semplice visita al museo.

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CAPITOLO 5

PERCHE’ QUESTO APPROFONDIMENTO?

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In conclusione di questo mio approfondimento, ci tengo a sottolineare che innumerevoli sono le sensazioni che porto ancora con me. E’ da sempre stata una mia grande passione scoprire posti che hanno fatto la storia, dove è possibile assaporare momenti vissuti da uomini e donne nella loro epoca.

Ho imparato scrivendo questo testo e andando a ricercare informazioni che nei posti più nascosti e imprevedibili si possono trovare dei tesori. Sapere cosa ci ha portato qui oggi è stato per me un onore e vivere l’esperienza sulla mia pelle ancora di più. Mi ha impressionato come già a quel tempo si potevano creare costruzioni così imponenti al cui interno si nascondevano esseri umani. Ho compreso come la storia non sia solo scritta sulle pagine di un libro ma la storia è soprattutto ciò che ci circonda. Ho capito infine come i Bunker, tanto distanti dai giorni nostri, abbiano salvato la nostra umanità.

E adesso dopo aver spiegato il perché di questo approfondimento vorrei dire una cosa… “oggi noi abbiamo fatto della nostra casa un bunker, certo senza mitragliatrici o feritoie, ma dalle nostre finestre come vedette e dai nostri telefoni abbiamo visto il nemico e rifugiandoci nel nostro bunker ci siamo protetti”.

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BIBLIOGRAFIA - ICONOGRAFIA - SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA “Confini Di Pietra” di Curti Covi

ICONOGRAFIA Pagina 5: www.wikipedia.org

Pagina 13: www.bunkermuseum.net

Pagina 6: www.repubblica.it

Pagina 15:

Pagina 8:

Foto 1 archivio personale di Elisa Eusebio

Foto 1 www.venosta.it

Foto 2 archivio personale di Elisa Eusebio

Foto 2 www.wikipedia.org

Foto 3 archivio personale di Elisa Eusebio

Foto 3 www.wikipedia.org

Pagina 16:

Pagina 9: www.startmag.it

Foto 1 archivio personale di Elisa Eusebio

Pagina11:

Foto 2 archivio personale di Elisa Eusebio

Foto 1 archivio personale di Elisa Eusebio Foto 2 www.bunkermuseum.net Pagina 12: Foto 1 archivio personale di Elisa Eusebio Foto 2 www.bunkermuseum.net

SITOGRAFIA www.ansa.it www.bunkermuseum.net www.entrenchedita.sorumfree.it www.montagnando.it www.startmag.it www.wargamespezia.org

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