LA MASCHERA SECONDO PIRANDELLO

SCUOLA SACRA FAMIGLIA

A.S. 2019-2020

“C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando sei da solo, resti nessuno” La maschera secondo Pirandello

Giulia Gagliardi

Classe 3^B

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INDICE • Introduzione…………………………………………………………….. pag.3

• La biografia………………………………………………………..…….pag.5

• Il pensiero di Pirandello…………………………………………………pag.9

• Conclusione……………………………………………………………..pag.15

• Sitografia /Bibliografia………………………………………………….pag.17

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INTRODUZIONE “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno”.

Questa è una citazione di Pirandello che esplica il suo pensiero.

Pirandello dice che quando noi nasciamo entriamo in una società precostituita regolata da leggi, abitudini, fissate in precedenza indipendentemente dal nostro volere.

Entrando in queste società noi ci assegniamo una maschera, che dipende da un determinato contesto, obbligandoci a muoverci secondo schemi ben definiti che accettiamo o per pigrizia o per convenienza senza avere mai coraggio di rifiutarli.

Con questo approfondimento voglio interiorizzare il concetto di maschera secondo Pirandello e come questa possa impedire così facilmente di essere.

Il motivo per cui ho eletto questo tema è molto semplice ma molto complicato allo stesso tempo.

L’ho scelto perché una delle mie paure più grandi è rimanere sola a causa dei miei comportamenti o dei modi di fare, però allo stesso tempo una delle cose che amo di più fare è essere me stessa.

Mi piace essere me stessa perché portare avanti le proprie idee nella vita significa essere consci che ci sarà sempre qualcuno che si opporrà, perché non tutti siamo uguali.

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L’idea di maschera che ho io è come se questa fosse un limite estremo o una linea massima, che la società definisce impossibile da varcare solo perché questa non è abituata a essere ma si è sempre limitata a stare dietro a essa.

Questo ente non si è mai spinto oltre, per la paura della presenza che si trova dall’altra parte una volta varcata e aver scoperto il mondo vero.

Le mie principali fonti di ricerca sono stati i siti che si trovano su internet, che sono specifici nella sitografia /bibliografia, di particolare aiuto è stato il libro “il fu Mattia Pascal” perché mi ha aiutato molto nel capire, attraverso la lettura di alcune frasi, quale fosse il pensiero di Pirandello e che stile di vita conducesse.

Di grande supporto sono state anche alcune schede accumulate da cassetti, che mi hanno aiutato a capire meglio come strutturare bene le frasi in modo che siano bene lineari e che non siano troppo contorte, anche se in alcuni punti ho trovato alcune difficoltà perché portando come tema principale il pensiero di Pirandello alcune parti erano molto complicate da intendere.

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BIOGRAFIA

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Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867, in una famiglia benestante a Girgenti, ora Agrigento, e muore a Roma il 10 dicembre 1936.

Conclude gli studi classici a Palermo e si iscrive all’università, frequentando contemporaneamente i corsi di legge e di lettere nell’Ateneo palermitano.

Optando per l’indirizzo letterario si trasferisce a Roma, dove segue le lezioni di Ernesto Monaci. In seguito a un dissenso col professore di latino abbandona la capitale e si trasferisce a Bonn, in Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto agrigentino.

Bonn, Germania

Tornato a Roma stringe amicizia con Luigi Capuana che l’incoraggia “ a provarsi nell’arte narrativa in prosa”: nel 1893 scrive il romanzo L’esclusa (1901) e dal 1892 le prime novelle.

Nel 1894 sposa Marta Antonietta Portulano, che gli darà tre figli (Stefano, Lietta e Fausto).

Nel 1897 accetta la cattedra di stilistica alla facoltà di Magistero, dove insegnerà per venticinque anni. In seguito a un dissesto finanziario si trova improvvisamente costretto a vivere del solo stipendio d’insegnante; 6

contemporaneamente la moglie manifesta i primi segni di squilibrio mentale.

Nel 1904 esce a puntate sulla “Nuova Antologia” il fu Mattia Pascal. Gli anni della guerra sono segnati dal l'inasprirsi delle preoccupazioni familiari: il figlio Stefano viene fatto prigioniero, la madre muore e la malattia della moglie si aggrava. Inizia ad affermarsi come autore drammatico: tra il 1916 e il 1918 scrive per il teatro, in parte in lingua e in parte in dialetto.

Il fu Mattia Pascal

Con i Sei personaggi in cerca d’autore e l’Enrico IV, rappresentati in Italia e all'estero, consolida la sua fama internazionale di drammaturgo, scrittore di drammi.

Nel 1924, subito dopo il delitto Matteotti, aderisce con un gesto che suscitò scalpore al Partito fascista. Pubblica a puntate sulla “ Fiera letteraria” Uno, nessuno e centomila, il romanzo a cui ha lavorato per oltre quindici anni.

Assume la direzione artistica del “Teatro d’Arte” di Roma: per tre anni sarà regista della compagnia in cui avrà il ruolo di tutto spicco l’attrice

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Marta Abba, interprete privilegiata e anche ispiratrice di molti suoi lavori teatrali.

Nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura. Nel 1936 muore mentre sta lavorando al dramma I giganti della montagna.

Esprime nel testamento il suo ultimo desiderio: che le sue ceneri, dopo una cerimonia semplice, vengano disperse nella campagna di Agrigento.

Agrigento, Sicilia Copertina, “Uno, nessuno e centomila�

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IL PENSIERO DI PIRANDELLO

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Fin dagli anni 800 l’uomo si interrogava su cosa fosse la realtà e su cosa fosse l’apparenza; persona in latino significa “maschera d’attore” ed indica la parte che viene recitata dall’uomo nella vita di tutti i giorni, l’uomo è costretto ad indossare una maschera, per la paura di non essere accettato dalla società.

Il concetto che Luigi vuole mettere in risalto è la ricerca continua di un’identità nell’individuo, cosa che è impossibile dato che ci sono più personalità dentro una persona.

Pirandello sostiene che la maschera che noi ci assegniamo dipende dalle circostanze e dal luogo in cui ci troviamo.

Secondo egli la vita dell’uomo è in continuo cambiamento, questo pensiero viene definito da lui stesso ”vitalismo” che significa un continuo cambiamento da uno stato all'altro, chiunque credo di essere “uno”, ma

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la verità è che dentro ognuno di noi ci sono più individui a seconda di chi ci guarda.

Pirandello sostiene che la maschera sia conforme a ciò che gli altri si aspettano di noi.

Ognuno quindi indossa una maschera e continua a farlo fino a quando essa diventa come una trappola e solo quando l’individuo riuscirà a toglierla gli altri lo vedranno veramente, definendolo pazzo e oggetto di disturbo.

Se prendiamo, come esempio, il romanzo “Uno, nessuno e centomila” notiamo che attraverso la vita del personaggio Vitangelo Moscarda come ognuno di noi è “Uno”, quello che noi pensiamo di essere, “Centomila”, perché abbiamo più personalità in base a quante persone ci guardano, “Nessuno”, perché in realtà non disponiamo alcuna personalità.

Questa filosofia sanziona una perdita dell’individuo che diventa la tematica principale nelle opere di Pirandello. Egli stesso nel 1900 scrisse una teoria: “la crisi dell’io”, secondo la quale l’uomo è molteplice di mille frammenti che si uniscono in modo differente, dando vita così a tante personalità.

Solamente una figura, secondo l’ideale di Pirandello, riesce a liberarsi della maschera: il “folle”, l’unico personaggio che riesce ad avere un'esistenza pura e vera.

La follia costituisce uno dei fili conduttori lungo il quale si muove la riflessione più compiuta di Pirandello.

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Essa rappresenta l’unico mezzo della quale l’uomo può fare uso per evadere dagli schemi imposti dalla società, e riuscire ad imprimere un contatto diretto con la natura, riscoprendo il proprio io più nascosto e assaporando la gioia di vivere lontano da una società di massa intesa come trappola, lottando invano per liberarsi.

Alla visione dell’autore profondamente negativa della società, immaginata come artificiosa e fittizia, che isola irreparabilmente l’uomo dalla vita, si oppone come via di fuga e strumento volto a superare questa condizione, il rifiuto della vita sociale, inteso quale bisogno disperato di spontaneità vitale.

Unicamente la pazzia e la follia consentono al povero Pascal di fuggire temporaneamente, divenendo “ forestieri della vita “.

Ma si tratta di una fuga temporanea, poiché sono forti le attrazioni ad una società da cui è impossibile staccarsi del tutto.

Analizzando le cause primarie che spingono l’uomo alla follia, la principale causa si rinviene nel nucleo familiare.

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Ma ancor più rilevante è la stessa situazione familiare dell’autore, costretto ad una vita tormentata dalla progressiva degenerazione della salute della moglie, imprigionata in un sentimento di vera follia, ma completo abbandono di un qualsiasi criterio di giudizio.

Pare instaurarsi in tal modo una duplice definizione di follia: da un lato follia-ingabbiamento e dall’altra follia-evasione, dal carattere liberatorio, salvifico.

La follia-ingabbiamento persiste e conduce verso una diminuzione irrefrenabile, completo annullamento della propria razionalità, dall’altra la follia- evasione è una condizione di breve termine poiché l’individuo rientrerà presto entro i limiti del meccanismo, riprenderà la sua famiglia, ma affronterà la vita con una salvifica valvola di sfogo: la fantasia.

Dunque follia di attimi, ma capace di sostenere il peso delle forme sociali che imprigionano l’uomo, per poi tornare alla sua routine quotidiana.

La follia- evasione presenta anche un suo inequivocabile simbolo: la maschera, di volta in volta mutevole, adattata alle differenti circostanze che accerchiano l’uomo, liberandolo.

Il tema della maschera trova la massima espressione ne “Il fu Mattia Pascal”, in cui follia e pazzia spingono il protagonista alla creazione di una nuova identità, sfuggevole ad ogni inquadramento predeterminato in base alla propria personalità e famiglia di appartenenza.

Tuttavia, la maschera non tarda a svelare i propri limiti: tra tutti l’oppressione della libertà.

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Ne deriva un’amara solitudine, determinata dall’impossibilità di ottenere un impiego e instaurare legami con gli altri, sino alla mancata realizzazione di una famiglia.

Ecco dunque la manifestazione del più rilevante tra gli aspetti negativi in cui sfocia la follia: l’errore della costruzione di una nuova forma, per di più falsa, pertanto ancor più costrittiva e limitante. A tal proposito sorge spontanea una domanda: ma chi sono i folli pirandelliani?

Sono santi, moralisti filosofi che si votano a una ricerca di autenticità lucida e senza compromessi, fuori da ruoli e convenzioni, martiri di una ricerca, spesso frustrata, d’assoluto e verità.

Essi, prima di altri, hanno notato, in certi momenti privilegiati di silenzio interiore, la supposta unità della personalità razionale scissa in molteplici anime.

In tal modo, se la pazzia-evasione che si legge nelle opere di Pirandello non è causa o conseguenza negativa per la società, certamente si ritorce nella società divenendo causa di drammi familiari e trasformandosi in follia-ingabbiamento, trappola inestricabile da cui non è concesso liberarsi.

Essere o apparire?

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CONCLUSIONE Sono d’accordo con Pirandello quando dice che bisogna imparare ad essere nella vita, e che amarsi per chi si è davvero fa bene al cuore e anche alla mente e una volta imparato ad essere non bisogna aver paura di mostrarsi, perché è solo mostrandoti che gli altri capiranno che oggetto di disturbo non si è ma lo si appare e basta. Sono d'accordo quando dice che noi abbiamo più personalità, perché se fossimo sempre uguali e non avessimo lati di noi che gli altri non conoscono, finiremo noi per annoiarci di essere sempre gli stessi. Sono in disaccordo quando dice che è impossibile trovare se stessi, che è impossibile trovare l’identità perchè se noi non fossimo a conoscenza della nostra identità saremo noi a camuffarci e indossare una maschera per colpa di quello che ci è ignaro. Non sono le personalità ad impedirci di trovarci, perché è proprio con esse che noi riusciamo a identificarci, sono di nostro aiuto quando dobbiamo saperci adattare in alcune situazioni, sono esse che ci fanno dire: “è il mio modo di essere” e a che gli altri piaccia o no, siamo fatti così noi semplicemente siamo. Siamo persone che se non conoscessero se stesse sarebbero impaurite da tutto e da tutti perché, se per essere bisogna diventare folli, pazzi, felici e spensierati allora che tutte questi modi vengano da me e mi facciano finalmente essere me stessa. Ora scrivo con la consapevolezza di una Giulia che ha finito il suo approfondimento, e che prima tendeva, non ha indossare una maschera, ma ad essere eccessivamente cauta perchè aveva paura che i suoi modi di fare ferissero le altre persone. Sò di avere modi di fare che 15

ad alcune persone non piacciono, ed è giusto così perchè non tutti abbiamo questi uguali, però, grazie anche a questo approfondimento, sono consapevole anche del fatto che ci sono persone che mi amano e mi vogliono bene per i modi che ho e per come sono fatta. “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” diceva e Pirandello e io aggiungo: “ma ricordati che volti che incontrerai saranno le persone che ti staranno accanto , e sono quelle persone che meritano il tuo essere”.

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SITOGRAFIA • WWW.WIKIPEDIA.IT

• WWW.STUDENTI.IT

• WWW.MY-LIBRARYBLOG.COM

• WWW.LIBERLIBER.IT

BIBLIOGRAFIA • IL FU MATTIA PASCAL

• UNO NESSUNO E CENTOMILA

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