RIPOSATE IN PACE PERCHÈ NOI NON RIPETEREMO L'ERRORE

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RIPOSATE IN PACE PERCHÈ NOI NON RIPETEREMO L’ERRORE

Sebastiano Molon Anno scolastico 2019 – 2020 Classe 3^A Scuola Secondaria di I° grado Sacra Famiglia - Cremona 1


INDICE -

Introduzione PerchĂŠ questo argomento?? (p.3)

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La bomba atomica Fissione nucleare (p.5) Enrico fermi (p.6-7) Come si è arrivati a una potenza cosi distruttiva? (p.8-9-10) Obbiettivo il Giappone (p.10) Hiroshima e Nagasaki(p.11-12) Pace su Nagasaki (p.13-14)

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Conclusione(p.15)

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Sitografia/bibliografia (p.16)

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INTRODUZIONE PERCHÈ QUESTO ARGOMENTO? Fin da piccolo mi ha incuriosito l’argomento della bomba atomica, lo vedevo come una soluzione finale a tutti i problemi e ne ero abbastanza ossessionato. Ne ero talmente ossessionato che mentre viaggiavo pensavo “se una bomba venisse buttata proprio vicino a me sopravvivrei?” Era un pensiero abbastanza folle, ma era la fantasia di un piccolo bambino appena entrato nel mondo dei documentari inerenti alla 2^ guerra mondiale e alla bomba atomica. Mi affascinavano tutte quelle storie sugli scienziati e generali, che studiavano modi per scoprire come mettere fine alla guerra una volta per tutte. Ma come si può intuire, da piccolo non comprendevo molto di termini scientifici; proprio per questo, anni dopo, sono tornato a riguardare tutti quei video che non avevo capito. Anche qui avevo una visione ridotta di tutto ciò che aveva significato veramente lo sgancio della bomba. Solo in questo ultimo anno finalmente, sono riuscito a comprendere ciò che veramente era successo nel corso della storia e per questo, ci tenevo a condividere con gli altri tutto quello che ho scoperto negli anni fino ad oggi. Affrontando questo argomento ho analizzato innanzi tutto gli aspetti fisici e scientifici della bomba atomica, focalizzandomi sulle figure chiave degli scienziati che hanno portato alla sua realizzazione. Infine ho voluto confrontarmi con un libro che mi ha rivelato un aspetto diverso di questa vicenda: non solo elemento risolutore di un conflitto, ma come è stato, una enorme tragedia per il mondo, che qualcuno ha saputo vivere con speranza.

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LA BOMBA ATOMICA Fissione nucleare La bomba atomica si basa su un procedimento chiamato fissione nucleare. Per spiegare come avviene la fissione nucleare bisogna introdurre le basi sulla costituzione dell’atomo. Un atomo è formato principalmente da un nucleo composto a sua volta da neutroni e protoni, ed è circondato da elettroni, disposti ordinatamente attorno al nucleo, che in base alla materia possono variare il loro numero. Prendendo in considerazione la parte più grande dell’atomo, cioè il nucleo, ed in particolare analizzando quelli di uranio-235 e Plutonio-239, si nota che questi due elementi sono gli unici che si possono chiamare flessibili, cioè possono essere sottoposti a una fissione. Brevemente, la fissione indotta artificialmente, avviene quando un nucleo

di uranio

viene "bombardato" da neutroni che spezzano il nucleo in due atomi e liberano tre neutroni e dell'energia. Uno di questi neutroni è assorbito da un altro nucleo di uranio ed è perso nel bilancio. Un secondo neutrone può "fuggire" dal sistema o essere assorbito da un elemento ma non continua la reazione. Il terzo neutrone, invece, viene assorbito da un nucleo di uranio che si spezza in due atomi, liberando due neutroni e dell'energia. I due neutroni liberati si scontrano con due nuclei di uranio e ogni nucleo libera da uno a tre neutroni, che servono per continuare la reazione a catena.

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Enrico Fermi Prima di addentrarmi nell’analisi del periodo storico, mi sono sentito in dovere di fare un piccolo approfondimento sul fisico italiano che mise le basi per le ricerche sulla bomba atomica. Enrico Fermi nasce nel 1901 a Roma, terzo figlio di Alberto Fermi e Ida De Gattis. Compie gli studi universitari presso la prestigiosa Scuola Normale di Pisa e consegue la laurea in fisica nel 1922. Fermi sceglie inizialmente la matematica come materia, per poi dirottarsi invece principalmente sulla fisica, distinguendosi per l’altissimo livello e per la grande autonomia di pensiero. Nel 1929 Enrico Fermi viene nominato da Mussolini membro della Reale Accademia d’Italia, riconoscimento del tutto inaspettato perché il nome di Fermi e la sua straordinaria reputazione erano ai tempi pressoché confinati ad un ambiente puramente scientifico. Per di più, riconoscimenti accademici di quel tipo non erano di norma attribuiti a scienziati di giovane età. Questo cambia notevolmente la posizione finanziaria di Fermi e da una scossa positiva al conseguente sviluppo della fisica in Italia.

Enrico Fermi

Nel 1938 Fermi viene insignito del Premio Nobel per la fisica e raggiunge gli Stati Uniti con la famiglia, per proteggere la moglie Laura Capon, di origine ebraica. Le ricerche di Fermi assunsero in quegli anni una rilevanza militare. Alla fine del 1938 dimostra sperimentalmente la fissione dell’atomo di uranio in seguito ad assorbimento di neutroni. 7


Inizia così a prendere forma l’idea di reattori che contenessero la reazione, per produrre energia o degli ordigni nucleari. All’inizio del 1939, Fermi dimostra la possibilità di attivare una reazione nucleare a catena con una liberazione esplosiva di energia di molti ordini di grandezza, superiore a quella di qualsiasi reazione chimica usata fino ad allora. Nel 1944 a Los Alamos prende parte al progetto governativo Manhattan per la costruzione della bomba atomica. Durante il secondo conflitto mondiale dedica i suoi studi alla fisica nucleare e, nel 1946, si trasferisce all’Istituto di studi nucleari dell’Università di Chicago dove lavora fino al 1954, anno della sua prematura scomparsa per un cancro allo stomaco.

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Come si è arrivati a una potenza così distruttiva? La scoperta della fissione del nucleo di uranio e la spiegazione teorica del fenomeno da parte di Lise Meitner (scienziata tedesca che ha studiato con A. Einstein) furono pubblicate all’inizio del 1939, lo stesso anno in cui iniziò la Seconda Guerra Mondiale. E’ una delle coincidenze più fatidiche nella storia: la scoperta della fissione e la susseguente ipotesi della “reazione a catena” avanzata da Enrico Fermi, aprirono la strada alla realizzazione della prima pila atomica e, anche, alla costruzione di ordigni nucleari. Nel frattempo, il 15 marzo del 1939 i nazisti avevano invaso la Cecoslovacchia. E all’inizio dell’estate del 1939 Szilard (fisico ungherese che ha lavorato in America) e Fermi, avevano appreso che la Germania nazista aveva posto l’embargo sull’uranio cecoslovacco. Molto allarmati dalla possibilità che i tedeschi potessero prepararsi a utilizzare la fissione dell’uranio per sviluppare una bomba atomica,

avevano convinto Albert Einstein a firmare una lettera al presidente degli Stati

Uniti, Franklin Delano Roosevelt, per avvertirlo del pericolo.

Lisa Mentner

Il 25 settembre del 1940 Fermi era concentrato sulla realizzazione di una pila nucleare, per avviare la prima reazione a catena. All’epoca, tuttavia, Bohr (scienziato danese che contribuì allo studio della struttura dell’atomo) e Fermi pensavano che fosse molto improbabile che una bomba atomica potesse essere costruita in tempi brevi, forse mai. Il dubbio però nasceva dal fatto, che si riteneva fossero necessarie tonnellate di uranio. Nessuno pensava che fosse possibile isolare una quantità rilevante del raro fissionabile U- 235, né tanto meno si pensava al plutonio, che ancora non era stato scoperto. L’attenzione degli scienziati era rivolta soprattutto alla reazione a catena controllata, e 9


si dubitava che l’energia atomica potesse essere utilizzata per una bomba e che fosse già disponibile a guerra in corso. Tuttavia, queste opinioni ebbero una rapida evoluzione in concomitanza con la scoperta del plutonio e con la dimostrazione delle sue caratteristiche di elemento fissile. Nel frattempo la commissione britannica MAUD, incaricata di seguire il lavoro sull’uranio, aveva concluso che una bomba a uranio 235 era perfettamente possibile e ne venne confermata la fattibilità. Il 6 dicembre del 1941 fu annunciato l’interesse per la fabbricazione della bomba. Il giorno dopo, 350 aerei giapponesi attaccano la flotta americana a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Ora anche gli Stati Uniti erano in guerra, Roosevelt annunciò al popolo americano: “Ci siamo dentro tutti”. Nella primavera del 1942 Fermi si trasferì a Chicago, insieme a Szilard, dove iniziò la costruzione di un reattore nucleare a uranio naturale. Nel mese di giugno il presidente Roosevelt approvò un programma su vasta scala, finalizzato alla costruzione della bomba a fissione e affidò all’esercito la guida di quello che verrà chiamato il Progetto Manhattan. Come primo obbiettivo Fermi si era prefissato di creare una prima reazione chimica a catena, in modo che potesse continuare la sua ricerca. Gli studi portarono ad un risultato il 2 dicembre del 1942, dove nei sotterranei dell’università di Chicago, alle 2 e 20, la pila divenne critica, dando origine alla prima reazione a catena autosostenuta nella storia dell’umanità. L’esperimento della pila di Fermi era stato il momento culminante di anni di ricerche sulle proprietà dell’uranio. Soltanto il 6 dicembre del 1941, il giorno prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, fu presa la decisione definitiva di contribuire con sostegni finanziari consistenti al progetto di costruzione di una bomba. Dopo questa decisione venne istituito un laboratorio per la ricerca sulla bomba nucleare a Los Alamos, che diventò una vera e propria cittadina popolata da fisici nucleari; in altri laboratori spersi per l’America venivano prodotti plutonio e uranio (gassoso) che si rivelarono estremamente importanti nelle ricerche. In ogni caso, l’obiettivo principale era quello di produrre la bomba atomica e di produrla prima dei tedeschi. Il 17 luglio Szilard insieme a 69 membri del Metallurgical Laboratory presentarono una petizione al Presidente degli Stati Uniti per sottolineare la pericolosità dell’esperimento che stavano svolgendo. Nel marzo del 1945, Szilard scrive un memorandum in cui afferma con chiarezza che l’uso della bomba sarebbe stato “un grave errore”. Il 12 aprile muore Roosevelt e Szilard non riesce a farsi ricevere dal nuovo presidente Harry Truman, che il 25 aprile nomina il cosiddetto “Interim Committee” con il compito di studiare il problema del controllo 10


dell’energia nucleare in tempo di guerra e di pace. Il 2 luglio del 1945 fu fissata la data del primo test nucleare e per questo Truman aveva deliberatamente ritardato il suo incontro con Stalin. Il 16 luglio 1945 una sfera di plutonio di 6 mila chilogrammi, il cui potere equivale circa a 20.000 tonnellate di tritolo dal nome in codice di Trinity Test, viene fatta esplodere nel deserto del Nuovo Messico.

Trinity test visto da un satellite

OBBIETTIVO IL GIAPPONE! Nel diario del presidente Truman, alla data del 25 luglio troviamo il seguente commento al Trinity Test che sembra indicare un certo orientamento verso un uso dimostrativo della bomba: “Abbiamo scoperto la bomba più terribile della storia del mondo. Potrebbe essere la distruzione col fuoco profetizzata nell’era della Valle dell’Eufrate”. Quello stesso 25 luglio fu stilato l’ordine scritto che autorizzava l’uso della bomba atomica contro il Giappone dal presidente stesso. L’ordine non menziona obiettivi militari o l’intento di risparmiare i civili. Come obiettivo furono scelte le città. Il 26 luglio 1945 fu trasmessa ai giapponesi da parte delle forze alleate, la dichiarazione di Potsdam, nella quale si esponevano le condizioni per la resa giapponese. Il testo affermava che se il Giappone non si fosse arreso, sarebbe andato incontro ad una rapida e totale distruzione. Il 28 luglio il primo ministro Suzuki annunciò al mondo che avrebbero ignorato l’ultimatum. 11


HIROSHIMA E NAGASAKI Little Boy, viene sganciato dal bombardiere B-29 “Enola Gay” alle 8 e 10 del 6 agosto 1945 su Hiroshima. La forza dell’esplosione fu pari a circa 20.000 tonnellate di tritolo, sfruttando la fissione dell’atomo di uranio. La temperatura al centro dell’esplosione fu di circa 30004000 ºC, più o meno il triplo della lava durante un’eruzione vulcanica. Il 67% di tutti gli edifici di Hiroshima vennero distrutti. Due giorni dopo, l’esercito sovietico attaccò la Manciuria occupata dal Giappone.

Little boy

Del tutto diversa, e più potente, Fat Man, che sganciata dal B29 BOCSCAR il 9 agosto dello stesso anno su Nagasaki, sfruttava invece l'energia prodotta dalla fissione di nuclei di plutonio. Le masse critiche erano disposte secondo uno schema ideato dagli scienziati di Los Alamos. Queste masse erano spinte le une contro le altre a formare una massa ipercritica da alti esplosivi accuratamente disposti. Questa configurazione, chiamata ad implosione, era, ed è, parecchio più efficiente di quella rudimentale usata per Little Boy. Permetteva di usare meno combustibile nucleare e di aumentare lo “yield”, ovvero la potenza distruttiva. Difatti questo schema dava agli Usa la possibilità di costruire più bombe con la stessa quantità di materiale fissile. Entrambe costrinsero il Giappone, peraltro già stremato con città e fabbriche distrutte, alla resa totale.

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La diversitĂ tra Little Boy e Fat Man fa sorgere il dubbio che l'ordigno sganciato dal B29 fosse un vero e proprio test. Il primo era un'arma atomica grezza: un vero e proprio dispositivo di prova nucleare. La bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza stimata di 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate, Fat Man invece aveva uno yield di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate.

Paragone delle due bombe

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Pace su Nagasaki

Per concludere il mio approfondimento volevo presentare il libro “Pace su Nagasaki”, riguardante la vita di un medico giapponese, Takashi Nagai, che ha vissuto in prima persona il conflitto e la tragedia della bomba. Questa parte è molto personale, perché leggendo questo libro ho scoperto una prospettiva diversa attraverso cui approcciarmi alla storia della guerra e della bomba. Infatti avevo sempre considerato la resistenza del Giappone come una buona ragione per giustificare l'uso della bomba atomica. Il racconto di Nagai, la descrizione della tragedia che quella bomba è stata per tante vite innocenti, il suo approccio a quella realtà, hanno cambiato completamente la mia opinione. Ora penso che una simile catastrofe non la meriti nessun popolo al mondo, anche per le ragioni più giuste o per i conflitti più agguerriti; io penso che una tragedia del genere non la meriti nessuno. La vita del medico Takashi Nagai, fa riflettere anche sulle contrapposizioni negli ideali tra storia giapponese e la antica colonizzazione occidentale, che con lei ha portato il cristianesimo. Nagai non accettò fin da subito il cristianesimo, anzi lo ripudiò con fermezza, perché credeva nella scienza e nella materialità delle cose senza eccezioni. Aveva infatti anche rifiutato di praticare la antichissima religione della sua famiglia da secoli, lo shintoismo.

Midori(moglie di Nagai)

Takashi Nagai 14


La conversione di Nagai al cristianesimo avviene quando, dopo gli studi, va a vivere in una famiglia cristiana, che era stata perseguitata nel periodo in cui il cristianesimo non era ben accetto in Giappone. Questo incuriosisce molto Nagai, che dopo essere tornato da un periodo passato nell’esercito, in guerra, si innamora della figlia dei Moriyama, Midori, la quale diventerà poi sua moglie. Dopo aver partecipato insieme a loro alla Santa Messa la notte di Natale, inizia a porsi sempre più domande sul significato della vita e sulle risposte che la scienza non riusciva a dargli. Inoltre la sua fede cresce quando torna a casa dalla leva obbligatoria e comincia a frequentare le messe quotidianamente. Questi interrogativi gli erano sorti anche dopo aver letto i testi del grande scrittore francese Pascal. Questa conversione cambierà completamente la sua vita e gli permetterà di affrontare anche momenti molto duri. Con la tragedia della bomba su Nagasaki lui perderà infatti la moglie che tanto amava. Inoltre, a causa del suo lavoro di medico radiologo, contrae una forma di leucemia che lo porterà a non potersi più muovere dal letto. La cosa che mi ha colpito tantissimo è stato proprio come lui ha reagito dopo lo scoppio, a tutte queste vicissitudini. Invece di provare infinito rancore per il popolo americano, che aveva causato la morte della sua adorata moglie, egli si impegnò ancora di più a curare coloro che stavano soffrendo per la tragedia accaduta. Infatti Nagai si mise, insieme ai suoi collaboratori, a curare con tutte le sue forze quelle persone minate nel corpo e nello spirito, fino alla sua morte. Non solo, ma quando ormai non poteva più muoversi, si ritirò in una umile e semplice casa formata solo da una stanza, che divenne però come “il centro del mondo”. Molte persone andavano per incontrarlo e lui, con semplicità ha vissuto e annunciato la sua fede, pronunciando parole che davano conforto e scrivendo anche numerosi libri. La sua fama si diffuse così tanto che venne soprannominato “Il Gandhi giapponese” e ricevette persino la visita dell'Imperatore del Giappone e un dono dal Papa Pio XII nel 1949.

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Conclusione Questo lavoro è stato un vero e proprio viaggio che in questo ultimo mese e mezzo ho percorso con l’aiuto dei prof e della mia famiglia. Adesso sono arrivato alla fine e posso dire che ne sono rimasto più che soddisfatto. In questo tempo oltre ad approfondire un argomento molto interessante, ho anche riflettuto su me stesso e su come affronto il lavoro. Infatti ho scoperto come la ricerca e lo studio arricchiscano dentro e rendano tutto più semplice e leggero. Il lavoro in sé infatti non mi ha appesantito, anzi in un certo senso mi sono anche divertito a confrontarmi con i miei amici e a lavorare insieme quando capitava. Ovviamente l’impegno diventava più pesante quando c’erano tutte quelle date da ricordare, ma sono solo delle piccolo parti, sicuramente sopportabili. In ogni caso quello che più mi ha fatto crescere è stato leggere “Pace su Nagasaki”. Questo libro mi ha fatto cambiare punto di vista su cosa possa significare credere davvero in qualcosa. Soprattutto nelle parti in cui parla della persecuzione dei cristiani in Giappone anni prima della bomba. La scelta di mettere a rischio la propria vita pur di affermare la propria fede partecipando ai sacramenti, mi ha fatto riflettere su come io viva proprio l’andare a messa. Infatti è sempre stato per me un grandissimo peso e mi ha sempre annoiato a morte: era proprio una cosa che facevo solo perché mi obbligavano i miei genitori. Ora invece ho visto realmente cosa significhi credere in qualcosa essendo anche disposti a morire per quello. Sinceramente ammetto di non essere pronto a dare la vita per la mia religione, credo perché io sia ancora molto giovane, e quindi difficilmente riesca a capirlo. In ogni caso un cambiamento in me è avvenuto e adesso finalmente non subisco più come prima ciò che mi veniva proposto ed a vivere veramente ciò che mi si presenta davanti. Infatti d’ora in poi mi sono promesso di vivere la vita pienamente e tutto questo grazie anche a questo viaggio. Quella di Nagai secondo me è una delle più belle e particolari testimonianze mai vissute; mentre leggevo quasi non credevo alle parole scritte, perché se incontrassi una persona come lui, un animo semplice, devoto alla sua religione e disponibile a vivere in quel modo anche le avversità, sarei una delle persone più fortunate del mondo. Mi sento in dovere di ringraziare Nagai e tutte quelle persone che come lui sono riuscite a guardare oltre, a trovare un Bene anche in una situazione di male. Spero un giorno di riuscire anche io a vivere così, e a perdonare come ha fatto Takashi Nagai.

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Sitografia/bibliografia: https://www.studenti.it/enrico-fermi-biografia-e-scoperte.html https://www.galileonet.it/storia-bomba-atomica-energia-nucleare/ https://www.chimica-online.it/download/fissione-nucleare.htm https://www.studenti.it/bomba-atomica.html https://www.scienzainrete.it/italia150/ettore-majorana Enciclopedia seconda guerra mondiale

Foto: https://www.google.it/imghp?hl=it

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