Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

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PROPOSTA PASTORALE 2014-2015 NOI DUE FAREMO TUTTO A METÀ (Don Bosco) La missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani «La celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco avrà inizio il 16 agosto 2014 e si concluderà il 16 agosto 2015. Il cammino e il tema dell’anno bicentenario, in sviluppo coerente con gli anni di preparazione, si riferiranno a: Missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani. Quest’anno dovrà essere programmato per tempo nelle Ispettorie per concentrarci sul cammino di rinnovamento spirituale e pastorale che intendiamo percorrere come Congregazione, Famiglia Salesiana e Movimento Salesiano» (DonPascual Chavez). 1. OBIETTIVO Dopo aver affrontato nel triennio di preparazione la storia salesiana, la pedagogia salesiana, la spiritualità salesiana, l’idea guida sintetica potrebbe essere quella della MISSIONE SALESIANA, che porta a compimento l’itinerario mettendo al centro il tema di una pastorale giovanile necessariamente missionaria. L’obiettivo di fondo sarebbe quindi quello di far rivivere l’ispirazione e la passione pastorale di don Bosco coinvolgendo i giovani stessi così come lui ha fatto. Don Bosco inizia la sua opera con i giovani (cf. verbale 18 dicembre 1859) e Papa Francesco ha affermato: «Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!»1. L’obiettivo che la proposta pastorale si pone nel Bicentenario è di vivere la «conversione pastorale e missionaria»2 che Papa Francesco ci sta chiedendo facendo sì che i giovani, assieme alla Famiglia Salesiana, siano i protagonisti della missione evangelizzatrice salesiana così come fece don Bosco: «Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!»3. Per giungere a questo obiettivo è necessario riconoscere che «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa»4 e che oggi «tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria»5. Conditio sine qua non è vivere l’intimità con Gesù che è «un’intimità itinerante»6 e la fraternità tra noi che «si configura essenzialmente come comunione missionaria»7. «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri».8 2. UNA CAMMINO DI RINNOVAMENTO PASTORALE

Papa Papa 3 Papa 4 Papa 5 Papa 6 Papa 7 Papa 8 Papa 1 2

Francesco, Francesco, Francesco, Francesco, Francesco, Francesco, Francesco, Francesco,

GMG 2013 - Eucarestia conclusiva. Evangelii Gaudium, n° 25. Evangelii Gaudium, n° 106. Evangelii Gaudium, n° 15. Evangelii Gaudium, n° 20. Evangelii Gaudium, n° 23 Evangelii Gaudium, n° 23. Evangelii Gaudium, n° 273.


La Proposta Pastorale 2014-2015 non è semplicemente un tema da approfondire o una luce che illumina il cammino dell’anno liturgico. Vuole piuttosto essere una risposta salesiana alla richiesta di Papa Francesco che auspica «che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno»9. Il cammino di rinnovamento pastorale passa attraverso il decisivo coinvolgimento corresponsabile dei giovani: se davvero crediamo che la Chiesa nel suo insieme sia il soggetto dell’evangelizzazione, è evidente che i giovani, in quanto parte di essa, non possono e non devono essere pensati come soggetti passivi della loro stessa evangelizzazione10. «Considero questo il punto qualificante della pastorale giovanile, perché il cristianesimo è nella sua essenza un evento di donazione e quindi esso “si impara” solo attraverso il contatto con una testimonianza capace di generare sequela e imitazione: non nel sapere teorico, né nel ripetere scolastico, né nel contemplare spirituale, ma nel servizio concreto, nell’esperienza della dedizione reale si fa esperienza di Dio, della sua Chiesa e del suo Regno che viene. […] Questo sembra essere un punto discriminante e qualificante della pastorale giovanile e per alcuni aspetti è quello che decide della sua verità, perché ha a che fare direttamente con la pratica del discepolato: il segreto della pastorale giovanile consiste nel coinvolgimento corresponsabile dei giovani nella missione apostolica»11. Così scrisse Giovanni Paolo II: «I giovani non devono essere considerati semplicemente come l'oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale. […] La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa»12. Tutto questo fa comprendere come la Proposta Pastorale 2014-2015 richieda la capacità di verificare che le proposte della pastorale giovanile siano coerenti con la “via salesiana” di rinnovamento pastorale che chiede ai giovani di essere apostoli di altri giovani. 3. PAROLA DI DIO Io sono il buon pastore (Gv 10,11-18) Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». 4. ICONA SALESIANA PRINCIPALE: MISSIONE CON I GIOVANI13 L’“icone salesiana” mostra bene come don Bosco ha saputo rendere i giovani apostoli di altri giovani tanto da poter affermare che alle origini della Congregazione i giovani sono stati veri “con-fondatori” insieme a Don Bosco. Il sogno delle tre fermate14 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 25. Cfr. Sala Rossano, Luce e forza per il cammino. Strategia, stile e qualità della pastorale giovanile, XIII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, Genova 10-13 febbraio 2014. 11 Ibidem. 12 Christifideles laici, n. 46. 13 Cfr. don Pascual Chavez, Nel 150° anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana, in ACG 404 (2009). 9

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“La seconda domenica di ottobre di quell’anno (1844) dovevo partecipare ai miei giovanetti, che l’Oratorio si sarebbe trasferito in Valdocco. Ma l’incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un’appendice di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni… Sognai di vedermi in mezzo a una moltitudine di lupi, di capre e caprette, di agnelli, pecore, montoni, cani e uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe’ cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo aver molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri. Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo aver molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri. Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli. Ma essi fermavansi poco, e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili. (…) Volli dimandare alla pastora (…) che cosa volevasi indicare con quel camminare, colle fermate (…) «Tu comprenderai ogni cosa quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente»”.15 Don Bosco sentiva ch’era destinato ad avere sotto di sé molti giovani, vari dei quali si sarebbero trasformati in pastorelli e lo avrebbero aiutato nell’opera educativa. 5. ALTRE ICONE SALESIANE La Compagnia dell’Immacolata Domenico arrivò all’Oratorio nell’autunno del 1854. Divenne subito amico di Michele Rua, Giovanni Cagliero, Giovanni Bonetti, Giuseppe Bongiovanni con cui si accompagnava recandosi a scuola in città. Con ogni probabilità non seppe niente della ‘Società salesiana’ di cui Don Bosco aveva cominciato a parlare ad alcuni dei suoi giovani nel gennaio di quell’anno. Ma nella primavera seguente ebbe un’idea che confidò a Giuseppe Bongiovanni. Nell’Oratorio c’erano ragazzi magnifici, ma c’erano anche mezze teppe che si comportavano male, e c’erano ragazzi sofferenti, in difficoltà negli studi, presi dalla nostalgia di casa. Ognuno per conto suo cercava di aiutarli. Perché i giovani più volenterosi non potevano unirsi insieme, in una ‘società segreta’, per diventare un gruppo compatto di piccoli apostoli nella massa degli altri? Giuseppe si disse d’accordo. Ne parlarono con alcuni. L’idea piacque. Si decise di chiamare il gruppo “Compagnia dell’Immacolata”. Don Bosco diede il suo consenso: provassero, stendessero un piccolo regolamento. Lui stesso scrisse: “Uno di quelli che aiutarono più efficacemente È scritto da Don Bosco stesso nelle sue Memorie dell’Oratorio. G. BOSCO, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico a cura di A. DA SILVA FERREIRA (Roma: LAS, 1991) pp. 129-130. 14 15


Domenico Savio nella fondazione e nella stesura del regolamento, fu Giuseppe Bongiovanni”.16 Dai verbali della Compagnia conservati nell’Archivio Salesiano, sappiamo che i componenti che si radunavano una volta alla settimana erano una decina. L’articolo conclusivo del regolamento, che fu approvato da tutti, anche da Don Bosco, diceva: “Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso noi stessi, amorevoli col prossimo, esatti in tutto”. I soci della Compagnia scelsero di ‘curare’ due categorie di ragazzi, che nel linguaggio segreto dei verbali vennero chiamati ‘clienti’. La prima categoria era formata dagli indisciplinati, quelli che avevano la parolaccia facile e menavano le mani. Ogni socio ne prendeva in consegna uno e gli faceva da ‘angelo custode’ per tutto il tempo necessario (Michele Magone ebbe un ‘angelo custode’ perseverante!). La seconda categoria erano i nuovi arrivati. Li aiutavano a trascorrere in allegria i primi giorni, quando ancora non conoscevano nessuno, non sapevano giocare, parlavano solo il dialetto del loro paese, avevano nostalgia. (Francesco Cerruti ebbe come ‘angelo custode’ Domenico Savio, e narrò con semplice incanto i loro primi incontri). Nei verbali si vede lo snodarsi di ogni singola riunione: un momento di preghiera, pochi minuti di lettura spirituale, un’esortazione vicendevole a frequentare la Confessione e la Comunione; “parlasi quindi dei clienti affidati. Si esorta la pazienza e la confidenza in Dio per coloro che sembrava no interamente sordi e insensibili; la prudenza e la dolcezza verso coloro che promettonsi facili a persuasione”.17 Confrontando i nomi dei partecipanti alla Compagnia dell’Immacolata con i nomi dei primi ‘ascritti’ alla Pia Società, si ha la commovente impressione che la ‘Compagnia’ fosse la ‘prova generale’ della Congregazione che Don Bosco stava per fondare. Essa era il piccolo campo dove germinarono i primi semi della fioritura salesiana. La ‘Compagnia’ divenne il lievito dell’Oratorio. Essa trasformò ragazzi comuni in piccoli apostoli con una formula semplicissima: una riunione settimanale con una preghiera, l’ascolto di una pagina buona, un’esortazione vicendevole a frequentare i Sacramenti, un programma concreto su come e chi aiutare nell’ambiente dove si viveva, una chiacchierata alla buona per comunicarsi successi e fallimenti dei giorni appena trascorsi. Don Bosco ne fu molto contento. E volle che fosse trapiantata in ogni opera salesiana che nasceva, perché anche lì fosse un centro di ragazzi impegnati e di future vocazioni salesiane e sacerdotali. Nelle quattro pagine di consigli che Don Bosco diede a Michele Rua che andava a fondare la prima casa salesiana fuori Torino, a Mirabello (sono una delle sintesi migliori del suo sistema di educare, e verranno consegnate ad ogni nuovo direttore salesiano) si leggono queste due righe: “Procura d’iniziare la Società dell’Immacolata Concezione, ma ne sarai soltanto promotore e non direttore; considera tal cosa come opera dei giovani”.18 “Noi due faremo tutto a metà” (Don Bosco) «Don Rua è stato il fedelissimo, perciò il più umile e insieme il più valoroso figlio di Don Bosco »19. Con queste parole dette con tono deciso, il 29 ottobre 1972 Papa Paolo VI scolpì per sempre la figura umana e spirituale di Don Rua. Il Papa delineò il nuovo Beato con parole che quasi martellarono questa sua fondamentale caratteristica: la fedeltà. «Successore di Don Bosco, cioè continuatore: figlio, discepolo, imitatore… Ha fatto dell’esempio del Santo una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, G. BOSCO, ‘Vita di Domenico Savio’, in Biografie edificanti (Roma: UPS, 2007) p. 76. P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870) (Roma: LAS, 1980) p. 481. 18 MB VII p. 526. 19 PAOLO VI, Omelia per la beatificazione di Don Rua, Roma, 29 ottobre 1972. 16 17


della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume». Era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di padre, con un’ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco. Ma a lui invece della medaglia Don Bosco aveva consegnato la sua mano sinistra, mentre con la destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: “Prendila, Michelino, prendila”. E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati, aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della sua vita: “Noi due faremo tutto a metà”. E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e sempre. Il 3 ottobre 1852, durante la gita che i migliori giovani dell’Oratorio facevano ogni anno ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, Don Bosco gli fece indossare l’abito ecclesiastico. Michele aveva 15 anni. La sera, tornando a Torino, Michele vinse la timidezza e chiese a Don Bosco: «Si ricorda dei nostri primi incontri? Io le chiesi una medaglia, e lei fece un gesto strano, come se volesse tagliarsi la mano e darmela, e mi disse: ‘Noi due faremo tutto a metà’. Che cosa voleva dire? ». E lui: «Ma caro Michele, non l’hai ancora capito? Eppure è chiarissimo. Più andrai avanti negli anni, e meglio comprenderai che io volevo dirti: Nella vita noi due faremo sempre a metà. Dolori, cure, responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune». Michele rimase in silenzio, pieno di silenziosa felicità: Don Bosco, con parole semplici, l’aveva fatto suo erede universale. Il sogno del pergolato di rose20 “Nel 1864 una sera dopo le orazioni radunava a conferenza nella sua anticamera, come era solito fare di quando in quando, coloro che già appartenevano alla sua Congregazione: tra i quali don Michele Rua, don Cagliero Giovanni… e don Barberis Giulio… «Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacché siamo qui noi soli, perché ognuno di noi abbia la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinché ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Vergine si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in lei tutta la nostra fiducia …. «Un giorno dell'anno 1847, avendo io molto meditato sul modo di far del bene alla gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole. Vi era un bellissimo porticato, con piante rampicanti cariche di foglie e di fiori. Questo porticato metteva in un pergolato incantevole, fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in piena fioritura. (…) Anche il terreno era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse: – (…) È quella la strada che devi percorrere. Deposi le scarpe: mi sarebbe rincresciuto calpestare quelle rose. Cominciai a camminare, ma subito sentii che quelle rose nascondevano spine acutissime. Fui costretto a fermarmi e poi a tornare indietro.– Qui ci vogliono le scarpe, dissi alla mia guida. – Certamente - mi rispose - ci vogliono buone scarpe. Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni che erano comparsi in quel momento, chiedendo di camminare con me. Molti rami scendevano dall’alto come festoni. Io non vedevo che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai miei passi.(…) Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite; rimuovevo un ramo trasversale e mi pungevo, sanguinavo nelle mani e in tutta la persona. Le rose nascondevano tutte una grandissima quantità di spine. Ciò non pertanto, incoraggiato dalla Beata Vergine, proseguii il mio cammino.(…) Tutti coloro che mi vedevano camminare dicevano: "Don Bosco cammina sempre sulle rose! Tutto gli va bene!". Non vedevano che le spine laceravano le mie povere membra. Molti chierici, preti e laici da me invitati, si erano messi a seguirmi festanti, attirati dalla bellezza di quei fiori; ma si accorsero che si doveva camminare sulle spine, e incominciarono a gridare: "Siamo Don Bosco lo raccontò nel 1864. Narrato da don Lemoyne, venne pubblicato nel 1903, viventi don Rua, mons. Cagliero e don Barberis. 20


stati ingannati! ". Non pochi tornarono indietro… Ritornai anch’io indietro per richiamarli, ma inutilmente. Allora cominciai a piangere dicendo: "Possibile che debba io solo percorrere tutta questa via così faticosa?". Ma presto fui consolato. Vedo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, chierici, secolari, i quali mi dissero: – Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla. Precedendoli mi rimisi in via. Solo alcuni si perdettero d’animo e si arrestarono. Ma una gran parte di essi giunse con me alla meta. Percorso tutto il pergolato, mi trovai in un bellissimo giardino. I miei pochi seguaci erano dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò una brezza leggera, e a quel soffio tutti guarirono. Soffiò un altro vento, e come per incanto mi trovai circondato da un numero immenso di giovani e di chierici, di laici coadiutori e anche di preti, che si misero a lavorare con me guidando quella gioventù. Parecchi li conobbi di fisionomia, molti non li conoscevo ancora… Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: – Sai che cosa significa ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima? – No. – Sappi che la via da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura che tu dovrai prenderti della gioventù. Tu devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le spine significano… gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Con la carità e con la mortificazione, tutto supererete, e giungerete alle rose senza spine. Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera”.21 Come si legge tra le righe Don Bosco si accorse presto che i ‘pastori’ doveva trovarli nel ‘suo gregge’: si chiamavano Rua, Cagliero, Francesia, Cerruti, Bonetti… Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino É il tempo del colera scoppiato all’inizio dell’estate 1854. Fu un momento pauroso per la città di Torino: alla fine dell’estate si sarebbero contati 1248 morti (la città aveva 117 mila abitanti); Borgo Dora fu particolarmente colpito: “la parrocchia dei Ss. Simone e Giuda, la parrocchia dell’Oratorio, ebbe il 53 % del totale dei decessi”. 22 La paura provocava “il chiudersi delle botteghe, il fuggire che tosto moltissimi facevano dal luogo invaso. Che più. In certi luoghi, appena uno era assalito, i vicini e talora gli stessi parenti impaurivano siffattamente, che lo abbandonavano senza aiuto e senza assistenza”.23 Un lazzaretto fu improvvisato a ovest di Valdocco. Ma pochi erano i coraggiosi che si prestavano a curare i malati. Don Bosco si rivolse ai più grandi tra i suoi giovani. Tra essi c’era il fior fiore dei suoi futuri Salesiani. A quattro di essi (tra cui Rua e Cagliero) il 26 gennaio di quel 1854 aveva avanzato la prima proposta di “fare coll’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venire poi ad una promessa; e quindi, se sarà possibile e conveniente, di farne un voto al Signore. Da tale sera fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”.24 Eppure non ebbe paura che la sua prima fioritura fosse distrutta da un temerario gesto di carità. Disse loro che il Sindaco faceva appello ai migliori della città perché si trasformassero in infermieri e assistenti dei colerosi. Se qualcuno voleva unirsi a lui in quell’opera di carità, lo ringraziava a nome di Dio. Si offrirono in quattordici, “e poi altri trenta, i quali si dedicarono con tanto zelo, abnegazione e coraggio, che riscossero la pubblica ammirazione”.25 Il 5 agosto, festa di Maria Vergine della Neve, Don Bosco parlando ai ricoverati disse loro: “Io voglio che ci mettiamo anima e corpo nelle mani di Maria (…) Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi MB III pp. 32-36. P. BRAIDO, Don Bosco, prete dei giovani nel secolo della libertà. Vol. I (Roma: LAS, 2003), 263. 23 G. BONETTI, Cinque Lustri di Storia dell’Oratorio Salesiano fondato dal sacerdote D. Giovanni Bosco (Torino: Tipografia Salesiana, 1892), pp. 420-421. 24 MB V p. 9. Cf. ASC 9.132 Rua. 25 G. B. FRANCESIA, Vita breve e popolare di D. Giovanni Bosco (San Benigno Canavese: Libreria Salesiana, 1912) p. 183. 21 22


assicuro che niuno di voi sarà toccato dal colera”.26 Furono giornate di caldo torrido, fatica, pericoli, puzza nauseabonda. Michele Rua (17 anni) fu preso a sassate da gente infuriata mentre entrava nel lazzaretto; il popolino credeva che lì dentro si uccidessero i malati. Giovanni B. Francesia (16 anni) ricordava: “Quante volte io stesso giovinetto, dovevo animare i vecchi a recarsi al lazzaretto. – Ma mi uccideranno. – Cosa dite mai? Anzi, vi troverete meglio. E poi ci sono io. – Sì? Ebbene portatemi dove volete”. Giovanni Cagliero (16 anni) stava servendo gli ammalati al lazzaretto insieme con Don Bosco. Un medico lo vide e gridò: “Questo giovane non può e non deve stare qui! Non le pare una grave imprudenza?” “No, no signor dottore – rispose Don Bosco – Né lui, né io abbiamo paura del colera e non succederà niente”.27 Giovanni B. Anfossi al processo di beatificazione di Don Bosco depose: “Ebbi la fortuna di accompagnare Don Bosco in parecchie visite che faceva ai colerosi. Io allora avevo solo 14 anni, e ricordo che, prestando la mia opera come infermiere, provavo una grande tranquillità, riposando sulla speranza di essere salvo, speranza che D. Bosco aveva saputo infondere ne’ suoi alunni”.28 Con le piogge d’autunno la pestilenza finì. Tra i giovanissimi volontari di Don Bosco nessuno era stato toccato dal colera. La prima spedizione missionaria A fine gennaio Don Bosco aveva comunicato a Salesiani e giovani che i primi missionari sarebbero presto partiti per le missioni dell’Argentina meridionale; e il 5 febbraio, con una circolare, lo annunciò ufficialmente, chiedendo ai Salesiani la loro disponibilità.29 Suscitò un entusiasmo incontenibile.30 Ma tra i meno giovani suscitò timori e perplessità per un’impresa che sembrava temeraria. Le opere aperte in Italia erano già tante, il personale era il minimo indispensabile. I missionari partenti dovevano esprimere il meglio della giovane e piccola Congregazione. Tra quelli che avevano risposto al suo invito don Bosco scelse sei sacerdoti e quattro coadiutori. Capo della spedizione sarebbe stato Giovanni Cagliero, il ragazzo su cui aveva visto un giorno lontano curvarsi due indi giganteschi color rame. Era difficile immaginare l’oratorio senza di lui: laureato in teologia, era il professore dei chierici, era l’insuperabile maestro e compositore di musica, aveva in mano faccende molto delicate, e dirigeva spiritualmente parecchi Istituti religiosi della città. Sarebbe stata una perdita molto grave la sua partenza. È curioso il “metodo” con cui don Bosco l’arruolò per la spedizione. Dopo essere rimasto soprappensiero e silenzioso, un giorno di marzo don Bosco disse a don Cagliero che gli stava al fianco: « Vorrei mandare qualcuno dei nostri preti più antichi ad accompagnare i missionari in America, che si fermasse lì un tre mesi con loro, finché non siano ben collocati. Abbandonarli subito soli senza un appoggio, un consigliere con il quale abbiano confidenza, mi sembra una cosa un po’ dura». Don Cagliero rispose: «Se don Bosco non trovasse nessun altro, e pensasse a me per questo ufficio, io sono pronto». «Va bene» concluse don Bosco. I mesi passavano senza che si facesse più cenno a quella faccenda. Avvicinandosi però la data della partenza, un giorno all’improvviso don Bosco gli disse: «Quanto all’andare in America, sei sempre dello stesso pensiero? L’hai detto forse per burla?». « Lei sa bene che con don Bosco non burlò mai». «Va bene. Allora preparati, è tempo». Don Cagliero corse via a iniziare i preparativi. In pochi giorni, lavorando febbrilmente, li condusse a termine». Così, con la solita bonaria semplicità, cominciò la sua missione il primo e più grande missionario salesiano. I tre mesi preventivati durarono complessivamente trent’anni. “Chi sa – diceva don Bosco – che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande MB V pp. 83.84. MB V p. 101. 28 MB V Ivi. 29 Lett. 5 febbraio 1875, E II p. 451. 30 Cf. G. BARBERIS, Cronichetta, quad. 3, pp. 3-25: ASC A 001. 26 27


pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non sia per fare un gran bene?”31 6. TEMPI E CONTENUTI INIZIO ANNO TEMA: Io sono una missione su questa terra (EG 273-274) OBIETTIVI: Far cogliere che viene affidata a ciascuno una missione da accogliere. PAROLA DI DIO: Ti ho stabilito profeta delle nazioni (Ger 1,4-10) ICONA SALESIANA: Il sogno delle tre Fermate AVVENTO E NATALE TEMA: Primerear – Prendere l’iniziativa (EG 24) OBIETTIVI: Suscitare nei ragazzi e giovani il desiderio di prendere la iniziativa insieme e di lasciarsi coinvolgere nella missione di Gesù. PAROLA DI DIO: Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa (Lc 1,39-45) ICONA SALESIANA: La Compagnia dell’Immacolata MESE SALESIANO TEMA: La vita si rafforza donandola (EG 9-10) OBIETTIVI: Suscitare nei ragazzi e giovani la decisione di essere soggetti attivi nella missione seguendo don Bosco. PAROLA DI DIO: Io do la mia vita (Gv 10,11-18) ICONA SALESIANA: Noi due faremo tutto a metà TEMPO ORDINARIO TEMA: Evangelizzatori che pregano e lavorano (EG 262-267) OBIETTIVI: Far comprendere che la preghiera è un polmone necessario per vivere una missione più generosa anche quando ci sono le spine. PAROLA DI DIO: Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,1-11) ICONA SALESIANA: Il sogno del pergolato di rose QUARESIMA TEMA: Nessuna periferia sia priva della sua luce (EG 20-23) OBIETTIVI: Aiutare i ragazzi e i giovani ad entrare nella storia e a non vivere distanti dai drammi dell’umanità, a cominciare dal dolore di chi ci è prossimo. PAROLA DI DIO: L'avete fatto a me (Mt 25,31-46) ICONA SALESIANA: Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO TEMA: Marcati a fuoco dalla missione (EG 268-274) OBIETTIVI: Far comprendere che Dio ci chiede di vivere “in uscita” perché tutti hanno diritto a conoscere il Vangelo. PAROLA DI DIO: Andate e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,16-20) ICONA SALESIANA: La prima spedizione missionaria

3.2.- Una proposta originale di vita cristiana: Spiritualità Giovanile Salesiana

MB XI p. 385.

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LA SPIRITUALITÁ GIOVANILE SALESIANA (dal QRPG*) UNA PROPOSTA SALESIANA.

ORIGINALE

DI

VITA

CRISTIANA:

SPIRITUALITÁ

GIOVANILE

a) La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale La carità pastorale educativa è il cuore dello spirito salesiano che vive nell’incontro e nella confessione di Gesù Cristo, il Signore. Il Sistema Preventivo è veramente una proposta di spiritualità per tutti: salesiani, laici coinvolti nello spirito e nella missione di Don Bosco, famiglie e giovani. Don Bosco nella sua esperienza pedagogica e pastorale ha indicato il cammino della santità giovanile e dimostrato nel metodo la validità della sua alta finalità, con risultati ammirevoli. Il segreto dell’esito di Don Bosco educatore è la sua intensa carità pastorale, quell’energia interiore che ha unito inseparabilmente in lui l'amore di Dio e l'amore del prossimo, rendendolo capace di comporre in sintesi l’attività evangelizzatrice e l’attività educativa. La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale, costituisce, dunque, un elemento fondamentale dell’azione pastorale: la spiritualità salesiana, fonte di vitalità evangelica, anima della carità pastorale, ne rimane il principio d’ispirazione e d’identità, il suo criterio di orientamento. Dobbiamo esserne convinti e renderci aggiornati promotori di questa sua saggezza pastorale. Una spiritualità vissuta è l'atteggiamento proprio dei credenti impegnati. Non è uno spiritualismo di fuga, ma una spiritualità di frontiera, di ricerca, di iniziativa, di coraggio, in una parola, di realismo. In don Bosco tutto questo prende il nome di “cuore oratoriano”: fervore, zelo apostolico, effusione di tutte le risorse personali, ricerca di nuovi interventi, capacità di resistere nelle prove, volontà di ricominciare dopo gli insuccessi, ottimismo coltivato e diffuso; è la sollecitudine, piena di fede e di carità, che trova in Maria un esempio luminoso di donazione di sé (cfr. Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.29). b) Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana Una spiritualità adeguata ai giovani, vissuta con e per i giovani, pensata e realizzata all'interno dell'esperienza del giovane, si propone di generare un’immagine cristiana proponibile a chi, inserito nel nostro tempo, ne vive la condizione odierna; si rivolge a tutti i giovani commisurandosi ai «più poveri», capace allo stesso tempo di indicare mete a quelli che progrediscono di più; intende rendere il giovane protagonista di proposte per i coetanei e nell’ambiente di vita. Questa spiritualità si ricollega al Sistema Preventivo; è lo sviluppo del Progetto Educativo-Pastorale Salesiano offerto a tutti i soggetti della Comunità EducativoPastorale, tradotto in itinerari di maggior impegno. I seguenti elementi si compenetrano vicendevolmente; ciascuno rappresenta un’accentuazione che richiama quanto è espresso negli altri: la vita, Cristo, le beatitudini, la Chiesa, Maria, il servizio sono punti di riferimento per riflettere e vivere in unità la totalità dell’esperienza cristiana.


 La vita quotidiana come luogo dell'incontro con Dio La spiritualità giovanile salesiana considera la vita quotidiana un luogo di incontro con Dio (cfr. Cost. 18; CG23, nn.162-164; CG24, nn.97-98; Carta d’identità carismatica della Famiglia salesiana, nn.27-28, 34). Alla base di questa comprensione del quotidiano e della valutazione positiva della vita c’è la fede e la continua comprensione dell’evento dell'Incarnazione: una spiritualità che ci si lascia guidare dal mistero di Dio che con la sua Incarnazione, Morte e Risurrezione, afferma la sua presenza di salvezza, in tutta la realtà umana. Il quotidiano del giovane è fatto di dovere, socialità, gioco, tensione di crescita, vita di famiglia, sviluppo delle proprie capacità, prospettive di futuro, richieste di intervento, aspirazioni. È questa realtà che va assunta, approfondita e vissuta alla luce di Dio. Secondo Don Bosco per farsi santo occorre fare «bene» ciò che si deve fare: egli considera la fedeltà al dovere nella sua quotidianità come criterio di verifica della virtù e come segno di maturità spirituale. Un realismo pratico centrato sul quotidiano, il senso religioso del dovere nei singoli momenti della giornata. Perché la vita quotidiana possa essere vissuta come spiritualità, è necessaria la grazia di unità che aiuta ad armonizzare le diverse dimensioni della vita attorno ad un cuore abitato dallo Spirito di Amore. La grazia di unità che rende possibile la conversione, la purificazione e la forza del sacramento della Riconciliazione, mezzo privilegiato; che fa sì che attraverso “il lavoro e la contemplazione” il cuore si mantenga libero, aperto a Dio e donato ai fratelli, specialmente ai giovani e ai giovani poveri. Don Bosco si ispirò a San Francesco di Sales, come al maestro di una spiritualità semplice perché essenziale, popolare perché aperta a tutti, simpatica perché carica di valori umani e perciò particolarmente disponibile all’azione educativa. Tra gli atteggiamenti ed le esperienze del quotidiano da viversi con profondità nello Spirito possono essere:  la vita della propria famiglia;  l'amore al proprio lavoro/studio, la crescita culturale e l'esperienza scolastica;  la coniugazione delle «esperienze forti» con i «cammini ordinari della vita»;  la visione positiva e riflessiva di fronte alla propria epoca;  l'accoglienza responsabile della propria vita e il proprio cammino spirituale di crescita nello sforzo di ogni giorno;  la capacità di orientare la propria vita secondo un progetto vocazionale.  Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo La verità decisiva della fede cristiana è il Signore risorto. La gloria eterna è la nostra meta ultima, ma anche già fin d’ora perché si è fatta realtà nel corpo di Gesù Cristo. La spiritualità giovanile salesiana è pasquale ed escatologica. Le tendenze più radicate nel cuore della persona sono il desiderio e la ricerca della felicità. La gioia è l’espressione più nobile della felicità e, insieme alla festa e alla


speranza, è caratteristica della spiritualità salesiana. La fede cristiana è per vocazione un annuncio di felicità radicale, promessa e conferimento di «vita eterna», senza confini di spazio, di tempo, di limiti nelle aspirazioni. La scoperta del Regno e l’incontro con Cristo diventano beatitudine dell’uomo. Queste realtà, però, non sono una conquista, bensì un dono: Dio è la fonte della vera allegria e della speranza. Senza escludere il valore pedagogico dell’allegria, se ne afferma anzitutto il valore teologico. Don Bosco vede in essa un’imprescindibile manifestazione della vita di grazia. Don Bosco ha inteso, e ha fatto capire ai suoi giovani, che impegno e gioia vanno insieme, che santità e allegria sono un binomio inseparabile. Don Bosco è il santo della gioia di vivere e i suoi giovani appresero bene la sua lezione di vita, nel linguaggio tipicamente oratoriano, che la “santità consiste nello stare sempre allegri” (cfr. CG23, n.165). La Pastorale Giovanile Salesiana propone un cammino di santità semplice, allegra e serena (cfr. Cost. 17; CG23, nn.165-166; Carta d’identità carismatica della Famiglia salesiana, n.33). La valorizzazione della gioia come atto dello Spirito, fonte d’impegno e suo frutto, comporta che si favoriscano nei giovani alcuni atteggiamenti ed esperienze:  l’esperienza gioiosa dell'affetto alle persone in un ambiente di partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne;  la libera espressione nelle feste giovanili e negli incontri di gruppo;  l’ammirazione e il gusto per le gioie che il Creatore ha messo sul nostro cammino: la natura, il silenzio, le realizzazioni compiute assieme nel sacrificio e nella solidarietà;  la grazia di poter vivere la croce e la sofferenza sotto il segno e la consolazione della Croce di Cristo.  Una spiritualità dell'amicizia e della relazione personale con il Signore Gesù La spiritualità giovanile salesiana porta il giovane all’incontro con Gesù Cristo e rende fattibile una relazione di amicizia con Lui alimentata nella fiducia, in un vincolo vitale e in un’adesione fedele. Molti giovani nutrono un sincero desiderio di conoscere Gesù e cercano una risposta alle domande sul senso della propria vita che solo Dio può dare. Amico, Maestro e Salvatore sono i titoli che descrivono la centralità della persona di Gesù Cristo nella vita spirituale dei giovani nel metodo salesiano (cfr. Cost. 11; CG23, nn.167-168; CG24, n.61; Identità carismatica della Famiglia salesiana, nn.24, 36). È interessante ricordare che Gesù è presentato da Don Bosco come amico dei giovani – «I giovani sono la delizia di Gesù», diceva -; come maestro di vita e di sapienza; come modello di ogni cristiano; come redentore che consegna tutta la sua vita nell'amore e nella passione per la salvezza fino alla morte; come presente nei piccoli e nei bisognosi. Ricorre spesso la citazione «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40). Ecco, a modo di esempio, alcuni atteggiamenti ed esperienze da favorire e sviluppare per un cammino di progressiva conformità a Cristo:


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la partecipazione di fede nella comunità che vive della memoria e della presenza del Signore e lo celebra nei sacramenti dell’iniziazione cristiana; la pedagogia della santità che Don Bosco ha mostrato nella riconciliazione con Dio e con i fratelli attraverso il sacramento della Penitenza; l’apprendimento della preghiera personale e comunitaria, mediazioni privilegiate per crescere nell’amore e nella relazione personale con Gesù Cristo. Quella salesiana è una preghiera semplice e per tutti, affonda le proprie radici nella vita quotidiana; l’approfondimento sistematico della fede, illuminata dalla lettura e dalla meditazione della Parola di Dio. «Dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la sacra Scrittura, perché sia come una bussola che indica la strada da seguire» (Verbum Domini 104).

 Una spiritualità ecclesiale e mariana L’esperienza e l’intelligenza adeguata della Chiesa sono distintivi nella spiritualità cristiana. La Chiesa è comunione spirituale e comunità che si fa visibile attraverso gesti e convergenze anche operative; è servizio agli uomini dai quali non si stacca come una «setta» che considera buone soltanto le opere che portano il segno della propria appartenenza; è il luogo scelto e offerto da Cristo, nel tempo e nello spazio della nostra storia, per poterLo incontrare. Egli ha consegnato alla Chiesa la Parola, il Battesimo, il Suo corpo e Suo sangue, la grazia del perdono dai peccati e gli altri Sacramenti, l’esperienza di comunione e la forza dello Spirito che muovono alla carità verso i fratelli. Ci vuole un senso sempre più responsabile e coraggioso d'appartenenza alla Chiesa particolare e universale. Di fatti, la Famiglia di Don Bosco ha tra i tesori di casa una ricca tradizione di fedeltà filiale al Successore di Pietro, e di comunione e collaborazione con le Chiese locali (cfr. Cost. 13; CG21, nn.96, 102; CG23, nn.169-170; CG24, nn.62-64, 91-93; Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.26). Gli atteggiamenti e le esperienze da creare sono dunque:  l’ambiente concreto della casa salesiana come luogo in cui si sperimenta un'immagine di Chiesa fresca, simpatica, attiva, capace di rispondere alle attese dei giovani;  i gruppi e, soprattutto, la Comunità Educativo-Pastorale, che unisce giovani ed educatori in un ambiente di famiglia attorno ad un progetto di educazione integrale dei giovani;  la partecipazione alla Chiesa locale che collegano tutti gli sforzi di fedeltà dei cristiani in una comunione visibile e in un servizio percettibile in un territorio concreto;  la stima e fiducia verso la Chiesa universale, vissuta nel rapporto di amore verso il Papa; nell'informazione sulle situazioni in cui il popolo di Dio è limitato nel suo desiderio di vivere la fede ; nella conoscenza dei santi e delle personalità significative del pensiero e delle realizzazioni cristiane nei diversi campi. La Spiritualità Giovanile Salesiana è una spiritualità mariana. Maria fu chiamata da Dio Padre ad essere, nella grazia dello Spirito, madre del Verbo e a donarLo


al mondo. La Chiesa guarda a Maria come esempio di fede: Don Bosco ebbe questo sguardo e noi siamo chiamati ad imitarlo in comunione con la Chiesa (cfr. Cost. 34, 92; CG23, n.177; CG24, nn.68, 188; Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana, nn.11, 37). Siamo convinti che lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, l’opera salesiana (cfr. Cost. 1): Ella indicò a don Bosco il suo campo di azione tra i giovani, lo guidò e lo sostenne costantemente ed è presente tra noi e continua la Sua missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani (cfr. Cost. 8). Nell'Oratorio di Valdocco Maria era una presenza viva: l’ispiratrice, la guida, la maestra. Domenico Savio, Michele Magone e tanti altri giovani non l’hanno contemplata come un ideale astratto o un semplice oggetto di culto e devozione, ma come una persona viva e operante, che riempie la casa e fa sentire e sperimentare la vicinanza dell'amore di Dio. La spiritualità giovanile salesiana stimola un affidamento semplice e confidente all'assistenza materna della Vergine Maria. Essa è anche riconosciuta come Madre di Dio e nostra; come l'Immacolata, piena di grazia, totalmente disponibile a Dio, santità, vita cristiana vissuta con coerenza e totalità; come l'Ausiliatrice, aiuto dei cristiani nella grande battaglia della fede e della costruzione del Regno di Dio, colei che protegge e guida la Chiesa; sostegno e appoggio della fede, considerata da Don Bosco «la Madonna dei tempi difficili». In Maria Ausiliatrice abbiamo un modello e una guida per la nostra azione educativa ed apostolica. Viene proposta con amore-ammirazione al culto e all’imitazione, nella condivisione delle celebrazioni e nella memoria dei suoi messaggi. Madre e maestra della nostra esperienza formativa, noi la invochiamo in modo speciale nella preghiera (cfr. Cost. 84.87.92; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.37), meditando nel Vangelo i suoi atti e le sue parole.  Una spiritualità del servizio responsabile La vita assunta come incontro con Dio, il cammino d’identificazione con Cristo, l'impegno per il Regno, la Chiesa percepita come comunione-servizio dove ciascuno ha un posto e dove c'è bisogno dei doni di tutti, fanno emergere e maturare una convinzione: la vita si porta dentro una vocazione di servizio (cfr. Cost. 7, 19; CG23, nn.178-180; CG24, nn.94-96; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.35). Ciò trova largo riscontro nell’esperienza di Don Bosco, giovane e apostolo. Egli, a partire dal sogno dei nove anni, ha percepito e vissuto la propria esistenza come vocazione. Ascolta e risponde con cuore generoso a un invito: mettersi tra i giovani per salvarli. Don Bosco invitava i suoi giovani ad un “esercizio pratico di amore al prossimo”. La Spiritualità Giovanile Salesiana è apostolica: ha la convinzione che siamo chiamati a collaborare con Dio nella Sua missione, con dedizione, fedeltà, fiducia e disponibilità totale. Un impegno concreto al servizio del bene secondo le proprie responsabilità sociali e i bisogni materiali e spirituali degli altri. Il servizio responsabile comporta alcuni atteggiamenti ed esperienze da favorire. Essi possono enuclearsi attorno a quattro aree:


 

apertura alla realtà e al contatto umano: Don Bosco chiedeva ai suoi giovani di diventare “bravi cristiani ed onesti cittadini”. Essere onesto cittadino comporta oggi per un giovane che egli promuova la dignità della persona e i suoi diritti, in tutti i contesti; che viva con generosità nella famiglia e si prepari a formarla sulla base della reciproca donazione; che favorisca la solidarietà, specialmente con i più poveri; che sviluppi il proprio lavoro con onestà e competenza professionale; che promuova la giustizia, la pace e il bene comune nella politica; che rispetti la creazione e favorisca la cultura (cfr. CG23, n.178); impegno serio per individuare il proprio progetto di vita; maturazione graduale e scelte progressive e coerenti, di servizio alla Chiesa e agli uomini. Questo servizio responsabile si sviluppa nella testimonianza della vita e si concretizza in molti ambiti: l’animazione educativo-pastorale e culturale, il volontariato e la missionarietà; prontezza nell’affrontare situazioni nuove e capacità di rinunciare a cose secondarie per far propri i valori essenziali.

La Spiritualità Giovanile Salesiana vuole quindi aiutare ciascun giovane nel cammino vocazionale, perché scopra il senso della propria vita, nella verità, in dialogo con Dio. *dal Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO (dal QRPG) I Movimenti sono costituiti da coloro che, nel grande e unico “movimento” della Chiesa, vivono la loro esperienza cristiana, ecclesiale, missionaria... partecipando a un carisma particolare. I giovani del MGS vivono la loro vocazione-missione ecclesiale secondo il carisma di Don Bosco. Infatti, dal 2004, il MGS è parte del Repertorio delle Associazioni Internazionali di fedeli (Pontificio Consiglio per i Laici). Il MGS non è una associazione, ma è costituito dai giovani che appartengono a varie associazioni o gruppi, animati dalla Pastorale Giovanile Salesiana. Non essendo una associazione, apre le porte a tutti, poiché il suo servizio è rivolto alla Chiesa e a tutti i giovani. Questo, infatti, non ci impedisce di testimoniare Cristo, di condividerne il Mistero con altri giovani accomunati dalla medesima fede e di annunciarlo con gioia a chi ancora non lo ha accolto. Il MGS partecipa del carisma salesiano, ne è l’espressione nell’ambito laicale giovanile. La pratica associativa, la vita dei gruppi, l’azione comunitaria delle “Compagnie” è stata un’esperienza quasi spontanea nella vita di Don Bosco, portatovi naturalmente dalla sua indole alla socialità e all’amicizia. Don Bosco, guidato dal suo intuito dell’anima giovanile, scopre la grande opportunità offerta dai gruppi e dalle associazioni: adattandosi alle diverse e molteplici esigenze dei suoi ragazzi, creò per loro forme associative molteplici. L’associazionismo giovanile è indispensabile nel progetto preventivo e popolare di Don Bosco. Luogo educativo e pastorale di assoluta importanza per il protagonismo dei giovani. I gruppi e le associazioni di vario tipo sono allora “opera dei giovani”, pur


promossi dagli educatori i quali stimolano con la loro azione il reale protagonismo dei giovani che ne fanno parte e che ne assumono a modo proprio la responsabilità della conduzione. Attraverso una pluralità di gruppi e di associazioni giovanili vogliamo assicurare una presenza educativa di qualità nei nuovi spazi di socializzazione dei giovani e animarli ad una significativa esperienza di vita ecclesiale. a) Identità e natura del MGS Sono due gli elementi d‘identità che caratterizzano il MGS: da una parte, il riferimento alla Spiritualità Giovanile Salesiana e alla pedagogia salesiana; dall’altra, il collegamento tra i gruppi e associazioni per cooperare vicendevolmente nel proprio impegno di formazione secondo la proposta educativo-pastorale salesiana:  Il MGS unisce in comunione i giovani dei differenti gruppi, associazioni e settori animati dalla Spiritualità Giovanile Salesiana, secondo la proposta educativoevangelizzatrice di Don Bosco: è movimento giovanile ispirato a Don Bosco, concepito non solo come “organizzazione”, ma come dinamismo spirituale avente un nucleo comune di valori evangelici che suscita iniziativa apostolica ed entusiasmo di vita. Dunque l’identità del MGS è la Spiritualità Giovanile Salesiana (v. capitolo IV), proposta di santità nella vita ordinaria quotidiana. È la santità raggiunta da Domenico Savio, Laura Vicuña e tanti altri della Famiglia Salesiana.  I gruppi sono i soggetti primi del MGS, in cui i giovani si incontrano e si aiutano nel loro cammino di crescita. È necessario collegare in una rete ispettoriale i gruppi esistenti e quelli che vanno sorgendo. L’attenzione prima non è allora al tipo di gruppo. Il MGS li valorizza tutti: da quelli sportivi a quelli dediti ad attività espressive; da quelli che curano il semplice stare insieme a quelli che privilegiano attività pratiche; da quelli occupati in attività di servizio a quelli rivolti alla preghiera e al confronto esplicito col messaggio cristiano ed ecclesiale; da quelli centrati su interessi sentiti importanti dagli adolescenti a quelli disponibili a misurarsi con le esigenze della fede; da quelli al confine tra comunità cristiana e territorio a quelli in cui il senso di appartenenza ecclesiale è più forte. Essendo tra loro comunicanti, costituiscono come una rete, dove tutti sono connotati dalla valenza educativa. Questo legame tra i gruppi si attua nella condivisione dei valori salesiani e nel coordinamento di iniziative comuni, occasioni significative di dialogo, di confronto, di formazione cristiana e di espressione giovanile (cfr. CG23, nn.275-277). Si tratta, pertanto, di un Movimento di riferimento, dove ciascun gruppo mantiene la propria specificità, unito ad altri da molteplici elementi comuni. Il MGS è un movimento giovanile, educativo e mondiale:

giovanile, perché i giovani sono i veri protagonisti dello sviluppo educativo del movimento, accompagnati dai propri educatori, nella responsabilità che è loro propria e all’interno dell’unico progetto pastorale del territorio;


educativo perché offerto a tutti i giovani per farli soggetti e protagonisti della loro crescita umana e cristiana, con slancio missionario, aperto ai lontani, con una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e d’inserimento e apporto alla Chiesa locale; mondiale perché, andando oltre le singole realtà, è esteso a tutto il mondo nei differenti contesti culturali. L’orizzonte, dunque, del MGS è rappresentato da tutti i giovani che si muovono o vivono nei differenti ambienti e settori d’animazione pastorale delle opere salesiane, con diversi livelli e ritmi di coinvolgimento e di impegno. Il “cuore” del movimento è indubbiamente costituito dai giovani animatori, i leaders giovanili, che hanno assunto con chiarezza e decisione la proposta educativa-evangelizzatrice salesiana e fanno della loro vita una testimonianza per gli altri giovani. I giovani animatori del MGS sono oggetto di speciale attenzione da parte dei SDB, delle FMA, dei SSCC e degli altri membri adulti della Famiglia Salesiana che li guidano e li accompagnano. b) Campi di azione privilegiati del MGS Il MGS ordina tutta la sua attività in funzione della persona dei giovani e prediligendo i seguenti campi di azione: 

   

l’educazione e l’evangelizzazione, accompagnando il giovane verso la pienezza della vita cristiana mediante ambienti positivi di sostegno (concreti modelli alternativi di vita cristiana), dove si respirano familiarità e confidenza; l’associazionismo e la vita ecclesiale, stimolando i giovani ad impegnarsi nella vita della Chiesa, con attiva collaborazione; l’impegno apostolico, personale e comunitario, al servizio gratuito degli altri e con una “lettura salesiana” della realtà quotidiana secondo il Vangelo; l’impegno socio-politico, specialmente in quelle istituzioni civili che promuovono iniziative per i giovani; i processi di comunicazione e di condivisione (informazioni, notizie, esperienze) e anche gli incontri comuni ai diversi livelli, secondo le possibilità.

c) Funzionamento e visibilità del MGS Anche se le realtà sono molto diverse, sono fondamentali nell’animazione i seguenti aspetti: • il MGS si rende visibile attraverso le differenti equipes di coordinamento locale, ispettoriale, nazionale e dei vari continenti (qualunque sia il grado di sviluppo e costituzione); attraverso la partecipazione comunitaria alle differenti convocazioni ecclesiali di ordine diocesano, nazionale o mondiale, come può essere la Giornata Mondiale della Gioventù; attraverso una significativa rappresentanza presso le istituzioni civili che elaborano politiche a favore dei giovani. È importante, per questo, creare una rete di informazione e di collegamento tra i diversi gruppi e associazioni del MGS e anche tra essi e gli altri gruppi e associazioni nella Chiesa e nel territorio;


• accanto alle riunioni e alle singole attività di ciascun gruppo del MGS, si riconoscono come momenti forti di esperienza comunitaria di Movimento gli incontri giovanili ispettoriali, nazionali, internazionali e mondiali, le celebrazioni liturgiche e le feste salesiane, la formazione degli animatori. Gli incontri giovanili sono fra gli elementi caratterizzanti il MGS, come occasioni significative di comunicazione tra i gruppi e di circolazione dei messaggi e dei valori della Spiritualità Giovanile Salesiana. • sebbene a differenti livelli e ciascuno secondo la sua specificità, i membri del MGS si identificano in modo particolare con le figure di Don Bosco e Madre Mazzarello. Occorre perciò progettare una proposta formativa salesiana da offrire ai diversi gruppi ed associazioni come punto di riferimento per il loro piano di formazione, nella prospettiva della Famiglia salesiana; • l'Ispettoria, in coordinamento con le altre forme di presenza della Famiglia Salesiana organizzata nel territorio, ha cura che il Movimento sia considerato nel contesto del PEPS, nel quale il delegato della pastorale giovanile con la sua équipe è riconosciuto promotore della totalità del MGS quale espressione giovanile dell’azione pastorale dell’Ispettoria stessa. CONSULTA MGS LOMBARDIA EMILIA Premessa La programmazione sensata, la preparazione ben organizzata e la buona riuscita dei cammini ispettoriali per fasce d’età che si realizzano negli eventi proposti dal MGS sono frutto del lavoro condiviso all’interno della Consulta MGS. Identità La Consulta MGS è un organo che garantisce che le case e le associazioni salesiane della nostra Ispettoria abbiamo un tavolo di confronto, di riflessione e comunicazione su temi relativi alla vita del Movimento Giovanile Salesiano nelle nostre regioni e alla sua conseguente organizzazione attraverso il coinvolgimento di confratelli, FMA, membri della FS e giovani. Lo scopo Lo scopo della Consulta MGS consiste nel favorire un collegamento, fatto di scambi reciproci e relazioni di stretta collaborazione, tra il livello locale e quello ispettoriale. Essa si trova ad essere quindi il luogo: 

di rappresentanza del maggior numero di realtà locali e delle associazioni/gruppi presenti sul territorio, attraverso la presenza di giovani significativi, per avviare uno scambio reciproco di proposte, istanze, contenuti …;

di incontro per coloro che accompagnano gli animatori della SFA ai weekend formativi e alle iniziative in cui sono coinvolti, attraverso la partecipazione alla consulta si valorizza la possibilità di creare una effettiva ed efficace continuità tra locale e ispettoriale oltre che facilitare la trasmissione delle comunicazioni;

di formazione, riflessione, dialogo e confronto per la crescita umana e cristiana dei membri che compongono la Consulta, in un cammino di acquisizione sempre più profonda della Spiritualità Giovanile Salesiana (SGS);


di studio ed elaborazione di proposte e contenuti per le iniziative e le attività educative e pastorali promosse dal MGS sul nostro territorio;

di scelta di rappresentanti che siano portavoce del nostro territorio negli organismi di coordinamento nazionale;

di riflessione e scambio con le realtà di coordinamento a livello nazionale del MGS (consulta nazionale, segreteria, centri nazionali di PG SDB e FMA, …);

di rielaborazione e traduzione delle proposte nazionali per i livelli locali;

di impegno personale, da parte di alcuni membri, nell’animazione ispettoriale diretta dei gruppi di animazione delle fasce d’età.

Partecipanti e struttura Partecipano alla Consulta MGS: 

Il Delegato SDB e le due Consigliere di PG delle FMA (quella dell’Ispettoria ILO per la Lombardia e quella dell’Ispettoria ILS per l’Emilia Romagna);

I SDB e le FMA che animano gli staff per le diverse fasce d’età (preadolescenti, adolescenti, giovani);

Alcuni tirocinanti SDB e alcune giovani FMA;

Almeno un giovane rappresentante per ogni casa salesiana; nel caso di opere complesse è auspicabile un rappresentante per ogni settore e/o associazione presente nella casa SDB o FMA;

Alcuni giovani invitati dal Delegato e dalle Consigliere di PG che si contraddistinguono come significativi e preziosi per mantenere sempre alta la qualità e migliorare costantemente l’efficacia degli eventi MGS.

Il giovane rappresentante del locale: 

è attivamente inserito nella realtà locale;

partecipa su esplicito invito del responsabile locale;

si fa portavoce del proprio centro;

riporta le comunicazioni del MGS nella propria realtà locale;

viene avvisato via mail, insieme al responsabile locale, delle iniziative MGS.

Si prevedono alcuni incontri assembleari e altri divisi per staff per le fasce di età, in particolare si sfruttano i pomeriggi della domenica in occasione dei week-end della SFA a Bologna e Sesto San Giovanni. I membri della Consulta Nazionale MGS e i referenti degli staff per fasce di età compongono, insieme al Coordinatore Nazionale MGS, la Segreteria MGS Lombardia – Emilia Romagna, che insieme al Delegato e alle Consigliere di PG ha una particolare responsabilità nel coordinamento del lavoro di tutta la Consulta MGS. Per la riunione della Consulta MGS e i suoi lavori si prevedono 3 incontri assembleari all’anno, cui se ne aggiungono altri divisi per staff di fasce di età. Qui sotto, riportiamo le date degli incontri assembleari previsti per l’Anno Pastorale 2014-2015 e le date degli eventi del MGS:


 13-14 settembre 2014 – Consulta MGS a Milano (in occasione della 2 Giorni Giovani)  7 febbraio 2015 – Consulta MGS a Milano  29 marzo 2015 – Consulta MGS a Bologna  8 febbraio 2015 - Forum MGS a Milano  22 marzo 2015 - DL Day a Chiari  17-19 aprile 2015 - Weekend lungo e Festa MGS a Treviglio

SEGRETERIA MGS 2014-2015 FASCIA DI ETÀ (EVENTI DI COMPETENZA) INCARICATI STAFF PER LE FASCE DI ETÀ

PREADO (DL DAY)  Bisin sr Simona  Ambrosi Arianna  Baronti sr Sonia  Bariselli Clara

INCARICATI  Chiessi Teresa CONSULTA MGS  Rocca Federico NAZIONALE

ADO (SFA E FESTA MGS)    

Cesari don Elio Carli Simona Caglioni Marco Sosio Chiara

GIO (FORUM GIOVANI E KOLOSSAL)  Menozzi sr Luisa  Foschetti Paolo  Sandionigi sr Maridele  Schena Paolo


CONSULTA MGS 2014-2015 N

COGNOME

NOME

STAFF

CASA

1

ALBIQUE

VALENTINA

SESTO ORATORIO

ADO

2

AMBROSI

ARIANNA

PG ILE

PREADO

3

ARMENTO

SR FLAVIA

FMA MELZO

ADO

4

BACA'

NICCOLO'

MILANO S. AGOSTINO

ADO

5

BARDIANI

CARLO

PARMA ORATORIO

ADO

6

BARILI

ELISA

PAVIA

ADO

7

BARISELLI

CLARA

CHIARI

PREADO

8

BARONTI

SR SONIA

BOLOGNA MA

PREADO

9

BELFIORI

GIULIA

BOLOGNA SC

PREADO

10 BERNARDELLI FRANCESCO

CORREGGIO

PREADO

11 BERTOLI

DAVIDE

TREVIGLIO

PREADO

12 BIANCARDI

STEFANIA

MILANO S. AGOSTINO

ADO

13 BISIN

SR. SIMONA

PG ILO

PREADO

14 BRAGA

NADIA

BRESCIA ORATORIO

PREADO

15 CAGLIONI

MARCO

TORINO CROCETTA

ADO

16 CAMONI

LETIZIA

CHIARI

PREADO

17 CASALI

ANNAMARIA

CHIARI

PREADO

18 CAPPA

ANDREA

MILANO S. AGOSTINO

ADO

19 CAPUTO

GABRIELE

PARMA ORATORIO

ADO

20 CARLI

MARIA VITTORIA BRESCIA ISTITUTO

ADO

21 CARLI

SIMONA

PG ILE

ADO

22 CESARI

DON ELIO

PG ILE

ADO

23 CHIESSI

TERESA

FMA CORREGGIO

24 CORTESI

FEDERICO

BRESCIA ISTITUTO

GIO CONSULTA NAZ. ADO

25 CRIPPA

GIULIA

SESTO ORATORIO

ADO

26 CUROTTI

ALESSANDRO

TORINO CROCETTA

PREADO

27 DALLADEA

SARAH

28 DE VINCENTI

GIANLUCA

FMA CINISELLO S.PIO X ADO GIO MILANO S. AGOSTINO

29 FOSCHETTI

PAOLO

PG ILE

GIO

30 GALANTI

ELISA

PAVIA

ADO

31 GNOCCHINI

EDOARDO

MILANO S. AMBROGIO

GIO

32 GREPPI

ALESSIA

SESTO ORATORIO

PREADO

33 GRUPPIONI

ANNALISA

BOLOGNA SC

PREADO

34 MAFRICA

ANNA

MILANO S. AGOSTINO

GIO

35 MAGRI

SILVIA

MILANO S. AMBROGIO

GIO

36 MARCHIONNI

LUCIA

BOLOGNA DB

GIO

37 MASSA

ALESSANDRA

FMA BONVESIN

PREADO

38 MASSAROTTI

CATERINA

FMA BONVESIN

PREADO

39 MASTELLARI

MICHELE

FERRARA

ADO

40 MENOZZI

SR LUISA

PG ILS

GIO

41 MESSA

MATTEO

MILANO S. AGOSTINO

PREADO

42 MISTÒ

PAOLO

VARESE

PREADO

43 MOLINARI

SR ELISA

FMA MELZO

PREADO


44 PAGANINI

LUCA

SESTO OSDB

ADO

45 PAPARELLA

FRANCESCA

PAVIA

ADO

46 PAVANELLI

GIACOMO

FERRARA

GIO

47 PEDNA

FRANCESCO

FORLÌ

ADO

48 PILOTTI

GIULIA

CHIARI

PREADO

49 PLAZZI

FEDERICO

BOLOGNA SC

GIO

50 PONTE

DON ENRICO

AV ILE

PREADO

51 PRETI

DAVIDE

BOLOGNA SC

ADO

52 ORIANI

GIUSEPPE

FAENZA

GIO

53 RIZZI

SARA

MILANO S. AMBROGIO

GIO

54 RONDELLI

GIOVANNI

PARMA

ADO

55 ROCCA

FEDERICO

MILANO SA

56 SALA

STEFANO

ARESE

GIO CONSULTA NAZ. GIO

57 SANDIONIGI

SR MARIDELE

FMA CASTELLANZA

GIO

58 SCHENA

PAOLO

SONDRIO

GIO

59 SILVESTRI

TANIA

FERRARA

PREADO

60 SOSIO

CHIARA

SONDRIO

ADO

61 STEFANI

GUGLIELMO

FAENZA

GIO

62 VASSALLO

LUCA

SESTO ORATORIO

ADO

63 VARENNA

MARCO

SESTO OSDB

ADO

64 VARRAZZA

ELISA

65 ZAINO

MARA

FMA CINISELLO S.PIO X ADO ADO FORLì

66 ZOLLO

MARTINA

FORLì

ADO


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